Risoluzione
Visti
la Risoluzione, approvata il 18 settembre 2024, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiede a Israele di porre fine alla presenza illegale nel Territorio palestinese occupato entro 12 mesi, in conformità con il parere emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) a luglio 2024;
la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2735, adottata nella seduta del 10 giugno 2024, che tra l’altro riaffermava “il suo incrollabile impegno a favore della visione della soluzione dei due Stati in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano in pace l’uno accanto all’altro all’interno di confini sicuri e riconosciuti, in conformità con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite”;
premesso che
La questione israelo-palestinese ha origine nel 1948-1949, subito dopo la nascita dello Stato di Israele, ed era stata preceduta da tensioni e rivendicazioni fin dal primo ‘900 tra la popolazione araba autoctona e i primi insediamenti ebraici. In quel periodo, circa 700.000 palestinesi – circa l'85% della popolazione araba dei territori conquistati da Israele – furono espulsi dalle milizie israeliane e non fu mai permesso loro di tornare. I palestinesi chiamano questo esodo Nakba, cioè "catastrofe", un evento ancora oggi al centro della loro memoria collettiva. Molti dei profughi e dei loro discendenti vivono ancora, dopo più di 70 anni, nei campi creati in Cisgiordania, Gaza, Giordania e Libano.
come affermato dalla segretaria generale di Amnesty International, il 18 settembre 2024 commentando l’approvazione della sopra citata risoluzione, “l’offensiva senza precedenti di Israele contro i palestinesi a Gaza sta producendo gravi danni alla popolazione civile, causando morti, feriti, la distruzione di infrastrutture, la devastazione delle città e conseguenti ondate di sfollamenti forzati, tutto questo ha reso la Striscia di Gaza praticamente invivibile, facendola piombare in una delle peggiori crisi umanitarie al mondo e aggravando una situazione già disastrosa”.
Considerato che
da giorni a Gaza centinaia di palestinesi, malgrado lo stato di guerra, hanno protestato nel Nord di Gaza contro Hamas e per la prima volta hanno invocato apertamente la fine del loro controllo, mostrando quanto la volontà di ribellarsi ad Hamas sia aumentata tra la popolazione civile nonostante le ritorsioni prontamente messe in atto dai miliziani;
da giorni migliaia di israeliani stanno manifestando a Tel Aviv e Gerusalemme contro il Governo, accusando Netanyahu di violare i principi democratici e di stare prolungando la guerra a Gaza per mero interesse politico, mettendo a rischio la vita degli ostaggi ancora in mano ad Hamas;
numerose risoluzioni internazionali, anche risalenti agli accordi di Oslo, hanno affermato il diritto del popolo palestinese alla costituzione di uno Stato, ma tale diritto non ha mai trovato piena attuazione nella realtà, anche a causa della persistente assenza di una volontà politica concreta da parte della comunità internazionale e degli attori direttamente coinvolti, capace di trasformare quelle dichiarazioni in azioni effettive;
anche le più recenti proposte di mediazione rischiano di rivelarsi compromessi al ribasso, se non partono dal pieno riconoscimento della volontà e dei diritti del popolo palestinese.
L’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna
impegna la Giunta regionale ad esercitare ogni azione, in tutte le opportune sedi, anche nei confronti del Governo, affinché si giunga:
- a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e la liberazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, la protezione della popolazione civile di Gaza, la fine dei crimini di guerra e contro l’umanità in atto e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah; il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;
- a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 con il ritiro degli insediamenti coloniali israeliani dai territori della Cisgiordania e di Gerusalemme Est e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell’ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei “due popoli, due Stati”;
- a promuovere – forte dell’impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;
- a sostenere il cosiddetto “Piano arabo” per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania;
- a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (ATT) dell’Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
- a provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla Relazione dell’anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all’art. 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185);
- a sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;
- a esigere la tutela dell’incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l’occupazione militare illegale di tali territori e l’illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;
- a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele, per le ripetute violazioni dell’art. 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;
- a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previso obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;
- a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale;
- a rafforzare nell’ambito delle competenze regionali, le azioni di cooperazione internazionale già avviate e recentemente confermate con il bando dedicato alla emergenza Palestina approvato dalla Giunta e pubblicato nelle scorse settimane, che consentirà di confermare la presenza della cooperazione internazionale dell’Emilia Romagna nei territori palestinesi, compresa la Striscia di Gaza, anche attraverso ulteriori iniziative e bandi dedicati alle emergenze umanitarie nei territori palestinesi, in coerenza con i principi di solidarietà e con l’obiettivo di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione civile;
- a promuovere, in ambito educativo, culturale e sociale, una cultura della pace, del rispetto dei diritti umani e del riconoscimento reciproco, con particolare attenzione al coinvolgimento dei giovani e delle comunità più esposte a tensioni sociali.