Espandi Indice

Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 5577

Share

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Premesso che

 

        il 28 giugno scorso il Comune di Ravenna ha approvato la deliberazione di Giunta “PUA 2° STRALCIO ATTUATIVO E VARIANTE AL PIANO URBANISTICO ATTUATIVO (PUA) GENERALE DEL COS12 CASAL BORSETTI - GOLF (SCHEDA COS12 POC)”;

        si tratta dell’approvazione del secondo stralcio (il primo stralcio è stato approvato con deliberazione della Giunta Comunale n. 62 del 16/02/2016) di un progetto che prevede complessivamente l’insediamento di una superficie edificatoria pari a 28.253 m² per una popolazione potenziale di 1.150 persone: 19.283 metri quadrati per l’edilizia abitativa, 7.000 per l’edilizia alberghiera, 819 per il golf e i relativi servizi, 611 per l’edilizia commerciale;

        numerosi media locali hanno in questi giorni evidenziato una serie di criticità legate alla realizzazione del progetto. Le più eclatanti sono l’enorme consumo di suolo in aree sensibili del territorio e il consumo idrico legato alla realizzazione del nuovo campo da golf;

        questa lottizzazione occupa infatti, a fini edificatori, una superficie territoriale di quasi 163 ettari, posta tra il corso inalveato del fiume Lamone e la foce del Canale in destra del Reno, peraltro interamente classificata dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio come area di notevole interesse pubblico. Tre dei suoi subcomparti, facendo parte del sito denominato “Pineta di Casal Borsetti, Pineta Staggioni, Dune di Porto Corsini”, sono compresi nel perimetro del “Parco del Delta del Po”, finalizzato dalla Regione alla conservazione, riqualificazione e valorizzazione degli ambienti naturali. Gli altri due subcomparti rientrano addirittura nella Rete natura 2000 in quanto zona sia SIC che ZPS (Siti di Interesse Comunitario; Zone di Protezione Speciale);

        per quanto riguarda la realizzazione del campo da golf, si rileva che per manutenere l’erba del campo il progetto prevede la realizzazione di una condotta che preleverà acqua dal fiume Lamone e che si utilizzerà altra acqua proveniente dai canali irrigui del Consorzio di Bonifica.

 

Considerato che

 

        secondo quanto si legge sui vari report annuali “Stato dell’Ambiente” di Ispra, la realizzazione di un campo da golf genera una serie di criticità sull’ambiente in cui insiste che vanno dal consumo eccessivo di suolo e di acqua ad alterazioni degli equilibri biologici di flora e fauna:

        i campi da golf richiedono una grande quantità di acqua ogni giorno e, come per le altre cause di estrazione eccessiva, questo può comportare un deficit idrico;

        secondo la Federgolf, nelle condizioni climatiche italiane, si può stimare un consumo medio annuo di circa 100.000 metri cubi per un impianto medio con una superficie totale di circa 60-75 ettari, considerando un consumo idrico incentrato soprattutto nei mesi di luglio e agosto (dove si possono prevedere sino a 24-25.000 metri cubi di acqua consumata per ciascun mese)”;

        oltre al consumo di acqua, un campo da golf può indurre forti impatti anche sulla qualità delle acque sotterranee, ossia quelle contenute nella falda acquifera - in funzione della quantità di pesticidi, fitofarmaci e diserbanti necessari al mantenimento del green;

        la costruzione di un campo da golf comporta un incremento dell’uso del suolo, per esempio, un campo di medie dimensioni da 18 buche usa o consuma circa 60 ettari di suolo, di cui il 50% circa richiede un’attività manutentiva di intensità medio-alta o altissima. Inoltre, l’abbattimento del manto vegetativo esistente, l’eccessivo trattamento chimico del terreno, nonché la rilevante richiesta idrica possono essere all’origine di un processo di desertificazione o del peggioramento dello stato del suolo;

        un altro fenomeno è quello della salinizzazione della falda idrica. Accade spesso che la realizzazione di un campo da golf in prossimità delle aree costiere comporti l’apertura indiscriminata di nuovi pozzi, atti ad assicurare la sua conservazione, con conseguente aumento del rischio di salinizzazione della falda idrica sotterranea e pericoli per l’uso potabile e agricolo;

        in termini di biodiversità, la costruzione di un campo da golf inevitabilmente modifica la vegetazione e gli habitat preesistenti nell’area, con ricadute negative sui delicati equilibri biologici di flora e fauna, sulle catene alimentari e sulle nicchie ecologiche e, complessivamente, sul paesaggio.

 

Considerato inoltre che

 

        si assiste sempre di più alla cancellazione di partite e tornei di golf a causa di eventi meteo estremi quali siccità (che secca il manto erboso), inondazioni (che li trasformano in fanghiglia), erosione costiera (che minaccia numerosi impianti costruiti a ridosso del mare), incendi (che in più di un'occasione hanno sfiorato o colpito i percorsi). Esempi lampanti di questi impatti arrivano da due zone dove il golf è molto praticato, Florida e California. In Florida, come ha ricordato l'American Society of Golf Course Architects (ASGCA), i campi sono costantemente minacciati dalle inondazioni e in aree come quelle di Miami anche dall'erosione costiera dove alcuni impianti "fra 10 anni diventeranno una palude" ha detto alla Cnn Jason Straka, presidente dell'associazione. In Ohio e Utah le ondate di calore e la carenza d'acqua, unite alla crescita di piante infestanti che resistono al caldo, hanno costretto alcuni club alla chiusura. Idem in California, dove gli incendi - come quelli della zona di Oroville - hanno bruciato parte dei terreni, lambendo le buche. Dall'altra parte del mondo, in Australia, il golf soffre degli stessi problemi: allagamenti hanno inondato i country club vicino Sydney e diverse strutture hanno dovuto rinunciare alle proprie riserve d'acqua per destinarle a combattere gli incendi boschivi che soffocano varie zone del Paese. In Scozia, l'innalzamento dei livelli del mare in meno di trent'anni rischia di far scomparire persino i famosi campi di St. Andrews;

        un insieme di fattori - aumento delle temperature, pandemia e calo di giocatori (sette milioni in meno in quindici anni) e difficoltà economiche di gestione - hanno portato sempre più campi alla chiusura. La statunitense National Golf Foundation ha segnalato recentemente la chiusura di almeno 60 campi da golf.

 

Evidenziato che

 

        in Emilia-Romagna, secondo quanto si legge sul sito della Regione - Assessorato Turismo e Commercio ( https://emiliaromagnaturismo.it/it/sport/golf ), sono già presenti 25 campi da golf.

 

Evidenziato inoltre che

 

        il Comune di Ravenna, contemporaneamente all’approvazione del progetto descritto in premessa che prevede anche la costruzione di un campo da golf, ha emanato un’ordinanza che vieta per 90 giorni ai cittadini ravennati di usare l’acqua del rubinetto per innaffiare giardini, orti e prati;

        a inizio luglio la Regione Emilia-Romagna ha ottenuto dal Governo, su sua richiesta, la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la grave crisi idrica in atto sull’intero territorio regionale.

 

TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO

INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

 

        se il progetto complessivo che prevede, oltre alla realizzazione del campo da golf, anche edilizia abitativa, alberghiera e commerciale in aree di pregio tutelate (come ricordato in premessa), sia stato sottoposto a VIA, e se se ne possano conoscere gli esiti, le prescrizioni e le misure di mitigazione e di compensazione ambientali e/o monetarie previste;

        se la Giunta non ritenga inopportuna la realizzazione di un nuovo campo da golf in un momento di grave crisi idrica quale quello che stiamo vivendo, che ha spinto il Comune di Ravenna ad emanare un’ordinanza che raziona l’acqua ai cittadini, e che ha costretto la Regione a dichiarare lo stato di emergenza nazionale;

        cosa preveda nel dettaglio il progetto di costruzione del campo da golf per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico necessario, in particolare, a manutenere il manto erboso.

 

Espandi Indice