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Legislatura X- Atto di indirizzo politico ogg. n. 3353

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo al fine di assumere iniziative volte a tutelare la produzione del grano ed i soggetti occupati nel settore, ad intensificare i controlli fitosanitari sulle importazioni dall'estero del grano e tutelare i consumatori italiani, rendendo inoltre obbligatoria l'indicazione della provenienza di tale prodotto nella realizzazione di pane e pasta. (10 10 16) A firma del Consigliere: Foti

Testo:

RISOLUZIONE

 

ex articolo 104 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna.

 

L'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna

 

premesso che:-

 

il crollo dei prezzi del grano, rispetto allo scorso anno, ha causato agli agricoltori italiani perdite per circa 700 milioni di euro: infatti, le quotazioni del grano duro destinato alla produzione di pasta hanno perso il 43% del valore, mentre si registra un calo del 19% del prezzo del grano tenero destinato alla panificazione. Ne segue che, oggi, il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo, mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura a 16 centesimi al chilo;

 

tra le ragioni che hanno portato a prezzi equivalenti a quelli di 30 anni fa, vi sono anche le manovre speculative di quegli operatori che acquistano sui mercati esteri grano da trasformare - poi - in Italia in pasta o pane. Ne è riprova il fatto che si assiste ad un'importazione sempre più massiccia di grano straniero, con conseguenti gravissimi danni alla produzione nazionale, con negativi effetti sia sui livelli qualitativi assicurati sia sull'occupazione;

 

almeno il 30% di grano duro proviene, dunque, da Paesi stranieri, tant'è che in un pacco di pasta su tre il grano utilizzato è importato dall'estero: l'industria alimentare italiana - nel 2015 - ha moltiplicato infatti le importazioni di grano straniero, che risultano quadruplicate dall'Ucraina e raddoppiate dalla Turchia. Si registra - altresì - un aumento del 315% dell'importazione di grano tenero (per il pane) dall'Ucraina, mentre il Canada resta in testa per le spedizioni in Italia di grano duro (per la pasta);

 

in pericolo oltre alla produzione di grano e all'attività di oltre 300mila aziende agricole che lo coltivano, ci sono anche gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione made in Italy e un territorio di 2 milioni di ettari, il 15% di quello nazionale;

 

mentre dai pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende il futuro della filiera più rappresentativa del made in Italy, i prezzi dal grano alla pasta aumentano di circa il 400% e quelli dal grano al pane addirittura del 1.450%;

 

esiste un problema importante che incide notevolmente sulla crisi del settore, ovvero la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine del grano impiegato nella produzione. Appare pertanto indispensabile mettere in atto misure adeguate che tutelino sia i produttori sia i consumatori e che consentano di restituire un futuro al grano italiano (obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima utilizzata nella pasta e nei derivati/trasformati; indicazione della data di raccolta; divieto di utilizzare un prodotto extracomunitario oltre i 18 mesi dalla data di raccolta; necessità di fermare le importazioni selvagge a dazio zero);

 

non è giustificabile in alcun modo il fatto che il primo fornitore di grano duro dell'Italia (il Canada) possa esportare a dazio zero, quando detto Stato applica una aliquota fino allo 11% all'ingresso della pasta in arrivo dall'Italia sul proprio territorio. Appare altresì necessario estendere i controlli al 100% degli arrivi di grano da Paesi extracomunitari quali l'Ucraina, ove sono utilizzati prodotti e fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa;

 

i produttori dell’Emilia Romagna hanno perso più di 70 milioni di euro per il crollo dei prezzi del grano diminuiti rispetto allo scorso anno (come detto: il 43% per il grano duro e il 19% per il tenero), senza che questo abbia portato nessun beneficio per i consumatori;

 

l'articolo 23-bis del decreto legge 24 giugno 2016, convertito con modificazioni in legge 7 agosto 20167, n. 160, ha istituito un Fondo (con una dotazione iniziale di 3 milioni di euro per il 2016 e 7 milioni di euro per il 2017) volto a favorire la qualità e la competitività delle produzioni delle imprese agricole cerealicole e dell'intero comparto cerealicolo. L'istituzione di detto Fondo, ancorché significativa, non appare - tuttavia - risolutiva del problema evidenziato. E' qui il caso di evidenziare che i soli produttori dell’Emilia Romagna hanno perso più di 70 milioni di euro per il crollo dei prezzi del grano, situazione che mette fortemente a rischio le 30.000 aziende agricole che in Regione producono 357.000 tonnellate di grano duro e 782.000 tonnellate di grano tenero, occupando una superficie di quasi 200.000 ettari;

 

impegna la Giunta Regionale a volere intervenire nei confronti del Governo affinché siano assunte idonee iniziative volte a:

 

  • tutelare gli occupati nel settore in questione, le produzioni agricole regionali e la qualità del made in Italy, messi a rischio dal ribasso dei prezzi del grano e dall'invasione di prodotto straniero che, a volte, risulta di scarsa qualità e privo di controlli;
  • fare sì che le competenti autorità intensifichino i controlli fitosanitari sulle importazioni di grano dall'estero, in particolare da Paesi extracomunitari quali l'Ucraina (ove sono utilizzati prodotti e fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa), e ciò al fine di una maggiore tutela della salute dei consumatori;
  • rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta della provenienza geografica del grano utilizzato per la realizzazione di pane e pasta, lasciando così ai consumatori la libertà e l'opportunità di scegliere consapevolmente quali prodotti consumare e di premiare quindi - o meno - la qualità del prodotto al 100% made in Italy.

 

Il presidente

Tommaso Foti

 

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