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163.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 27 SETTEMBRE 2022

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5397

Interpellanza relativa alle azioni necessarie per realizzare un monitoraggio della situazione legata all'utilizzo del Poligono di Tiro foce Reno (località Casal Borsetti - Provincia di Ravenna), destinato ad attività di addestramento dell'Esercito e di altre Forze Armate, che limita le attività di pesca. A firma del Consigliere: Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

MASTACCHI (RCPER)

MAMMI, assessore

MASTACCHI (RCPER)

 

OGGETTO 5452

Interpellanza per conoscere il giudizio della Giunta sulle dichiarazioni recentemente rilasciate dal Consigliere del Comune di Bologna, con delega al Turismo e alle Politiche giovanili, alla luce dell'impegno della Regione Emilia-Romagna nella prevenzione e nel contrasto al consumo di droghe da parte dei giovani. A firma dei Consiglieri: Facci, Liverani, Rancan, Stragliati, Montevecchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Lega)

DONINI, assessore

FACCI (Lega)

 

OGGETTO 5496

Interpellanza relativa all'impossibilità di prenotare alcune prestazioni sanitarie presso le strutture regionali, con particolare riferimento alle visite pediatriche allergologiche. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 5401

Interpellanza relativa all'effettiva vigenza della variante 2/2013 allo strumento urbanistico del Comune di San Martino in Rio (RE). A firma dei Consiglieri: Catellani, Delmonte

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CATELLANI (Lega)

LORI, assessora

CATELLANI (Lega)

 

OGGETTO 5477

Interpellanza per conoscere le tempistiche previste per il recepimento delle Linee Guida Nazionali per la Valutazione di Incidenza (VIncA) - Direttiva 92/43/CEE "HABITAT". A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

GIBERTONI (Misto)

LORI, assessora

GIBERTONI (Misto)

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 5719

Comunicazione dell'assessore Colla, ai sensi dell'art. 76 del Regolamento dell'Assemblea, su: "Tutela della salute e sicurezza sul lavoro".

(Discussione e conclusioni)

PRESIDENTE (Petitti)

COLLA, assessore

MUMOLO (PD)

CATELLANI (Lega)

ZAMBONI (EV)

MORI (PD)

PICCININI (M5S)

CALIANDRO (PD)

AMICO (ERCEP)

PRESIDENTE (Zamboni)

COLLA, assessore

PRESIDENTE (Zamboni)

SABATTINI (PD)

PRESIDENTE (Zamboni)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,45

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 163 del 27 settembre 2022.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza l’assessora Salomoni e la consigliera Bondavalli,

Ai sensi dell’articolo 102-bis del Regolamento interno, partecipa in modalità telematica la consigliera Maletti.

 

Svolgimento di interpellanze

 

OGGETTO 5397

Interpellanza relativa alle azioni necessarie per realizzare un monitoraggio della situazione legata all’utilizzo del Poligono di Tiro foce Reno (località Casal Borsetti - Provincia di Ravenna), destinato ad attività di addestramento dell’Esercito e di altre Forze Armate, che limita le attività di pesca. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

PRESIDENTE (Petitti): Iniziamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interpellanze, e più precisamente dall’interpellanza 5397, relativa alle azioni necessarie per realizzare un monitoraggio della situazione legata all’utilizzo del Poligono di Tiro foce Reno, destinato ad attività di addestramento dell’Esercito e di altre Forze Armate, che limita le attività di pesca.

L’interpellanza è a firma del consigliere Mastacchi. Prego, consigliere.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente. Buon pomeriggio.

Anche se apparentemente il titolo dell’interpellanza tratta di pesca e di altri argomenti, purtroppo si interseca con l’argomento della crisi energetica tra gli effetti che l’argomento trattato ha sulla crisi energetica, in particolare nell’ambito della pesca nella zona della nostra Regione.

Vado quindi a leggere l’interpellanza. “Visto che il Poligono di Tiro Foce Reno, in località Casal Borsetti, in provincia di Ravenna, è un Poligono permanente dal 1975 per le attività di addestramento dell’Esercito e di altre Forze Armate e Corpi armati dello Stato e limita fortemente l’attività di pesca, vengono lamentate le difficoltà derivanti dalla disciplina dei divieti esistenti nell’area marina (ECHO 346), che, a causa della sua estensione, che è di circa 11 miglia marine dalla costa, comporta l’obbligo per i pescatori di Porto Garibaldi di effettuare lunghi tragitti di navigazione, necessari ad aggirare e ad evitare le zone di mare vietate antistanti al Poligono.

Premesso che nell’anno 2013 la Regione Emilia-Romagna ha concluso un accordo relativo all’annosa problematica concernente la revisione dei limiti alla navigazione vigenti nella zona di mare denominata ECHO 346, che l’aggravio dei consumi di carburante che i lunghi tempi di manovra per raggirare l’area del Poligono rende quasi anti economica l’attività di pesca professionale, che già soffre di scarsa resa del pescato e di una normativa sempre più vincolante e rigorosa.

Evidenziato che il periodo complesso che stiamo vivendo a causa dell’elevato prezzo del combustibile non è più ritenuto sostenibile da parte della Marineria di Porto Garibaldi, di Ferrara, e a distanza di ormai otto anni è auspicabile una revisione dell’accordo in termini meno restrittivi per la pesca, anche alla luce dell’effettivo utilizzo del Poligono.

Si rende necessario un monitoraggio della situazione legata all’utilizzo del Poligono di Tiro foce Reno, nonché la possibilità di individuare un nuovo accordo che consenta una maggiore flessibilità nelle giornate di pesca per i pescatori di Porto Garibaldi.

Le Commissioni Finanze e Bilancio della Camera hanno approvato l’emendamento, del valore di 23 milioni di euro, che estende il credito d’imposta del 20 per cento sugli acquisti di carburante anche per il secondo trimestre 2022. L’Agenzia delle entrate ha già comunicato i codici per scontare il credito d’imposta del primo trimestre 2022.

Si chiede alla Giunta se non ritenga opportuno promuovere in tempi brevi un’interlocuzione con il Comando Regione Esercito di Bologna, il Comando della Guardia costiera di Ravenna, le Amministrazioni locali e il comparto dei pescatori per realizzare un monitoraggio della situazione legata all’utilizzo del Poligono di Tiro foce Reno, finalizzato ad aggiornare l’accordo del 2013 concernente la revisione dei limiti alla navigazione vigenti nella zona di mare denominata ECHO 346; se è intenzione della nostra Regione, vista l’approvazione definitiva del DL 50/22, attesa per metà luglio, chiaramente alla data della scrittura di questa interpellanza, sollecitare il Governo affinché il credito d’imposta venga esteso anche al terzo trimestre 2022; se è intenzione della nostra Regione attivarsi ‒ e con quali modalità ‒ per sostenere le nostre imprese, che risultano duramente colpite dal caro carburante, che in molti casi mina la stessa sopravvivenza delle piccole e medie imprese del territorio.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Risponde l’assessore Mammi. Prego, assessore.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere Mastacchi, per l’interpellanza. Mi preme aggiornare lei e l’aula, ovviamente, su quanto stiamo facendo.

La Regione Emilia-Romagna è da tempo impegnata in una interlocuzione con il Comando Regione Esercito di Bologna, il Comando della Guardia costiera di Ravenna e le Amministrazioni locali. L’accordo del 2013 prevedeva monitoraggi periodici, anche in relazione ai reciproci impegni e all’effettivo utilizzo da parte dell’esercito in relazione all’attività militare. Ma se i monitoraggi sono stati effettuati non ne abbiamo avuto riscontro. Il Poligono di Tiro foce Reno è rimasto uno dei pochi poligoni attivi in Italia, al servizio della contraerea leggera di Bologna e della contraerea missilistica di Ravenna.

Oggi è usato anche dalle forze di polizia, soprattutto con armi leggere. Stante l’utilizzo dell’esercito, non è agevole stabilire quanti e quali residui di armamenti inesplosi vi siano esattamente nelle acque antistanti. Pertanto, l’Esercito è propenso a consentire la navigazione, ma molto più restio a consentire la pesca.

L’assessorato competente informa che la Regione partecipa al Comitato misto paritetico per la Regione Emilia-Romagna, composto dal Ministero della difesa, dal MEF e dall’Agenzia del demanio, che viene convocata dal Ministero della difesa con cadenza semestrale. Dal 2018 in poi ci sono state azioni finalizzate ad aggiornare l’accordo del 2013, concernente la revisione dei limiti alla navigazione vigenti nella zona di mare denominata zona ECHO 346.

Le azioni condivise fra l’Autorità militare, le amministrazioni locali e i portatori di interesse hanno cercato di trovare modalità che consentissero di continuare a svolgere le attività di tipo militare, aumentando lo spazio marittimo disponibile agli altri usi del mare, come il turismo, il trasporto marittimo e, ovviamente, la pesca e l’acquacoltura.

Ad esempio, a fine 2018 è stato condivisa con i militari una riduzione in via sperimentale della fascia di interdizione alla navigazione, spostando dalle 8 alle 9 del mattino l’inizio dell’interdizione nelle giornate di martedì e giovedì, a fronte di una richiesta di riduzione per tutti i giorni, compresa la fascia notturna nei mesi invernali.

Tale sperimentazione si è conclusa a fine 2021, poiché il Ministero della difesa ha ritenuto indispensabile ampliare nuovamente le fasce orarie necessarie per le esercitazioni militari.

In occasione delle ultime riunioni del Comitato, il Ministero ha proposto di valutare la possibilità di ricercare altre possibili soluzioni per contemperare alle diverse esigenze. Siamo in attesa quindi che ci arrivino anche delle proposte, ma sarà anche nostro compito richiedere ovviamente la riconvocazione del Comitato e confrontarci con il Ministero della difesa, per cercare di andare incontro alle esigenze che anche lei ha richiamato nell’interpellanza.

Per quanto riguarda la situazione della pesca, la Regione negli scorsi mesi ha scritto al Ministero delle politiche agricole e agroalimentari con delega alla pesca per mettere in luce la situazione drammatica in cui versa la piccola pesca artigianale sulle coste dell’Adriatico settentrionale, con particolare riferimento al nostro territorio.

La prima missiva risale allo scorso 15 maggio e già in quell’occasione veniva rimarcata la necessità che le tempestive disposizioni attivate dal Consiglio dei Ministri possano trovare a breve esecuzione, in particolare per il rapido utilizzo del credito d’imposta previsto dall’articolo 18 del decreto-legge n. 21 del 21 marzo 2022, oltre a un’eventuale proroga del contributo anche al secondo trimestre del 2022.

Sempre nella missiva che abbiamo mandato a maggio al Ministero abbiamo chiesto che le imprese potessero vedere sospeso il pagamento dei mutui e riconosciuti indennizzi dovuti al momento di crisi, come è avvenuto durante il complessivo periodo pandemico.

Non abbiamo solo chiesto al Ministero di attivarsi in questa direzione, abbiamo preso provvedimenti anche come Giunta, abbiamo deciso di stanziare 1.500.000 euro di indennizzi, anche attraverso l’ascolto delle parti sociali, delle rappresentanze delle imprese di pesca, garantendo quindi una boccata di ossigeno e di liquidità ad un comparto in sofferenza da mesi.

Queste risorse verranno approvate nelle prossime settimane, mi pare il 12 o 13 ottobre, dall’Assemblea legislativa, perché abbiamo bisogno di un articolo di legge che ci consenta di erogare questo milione e mezzo. Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse, verranno applicati criteri oggettivi in base alla stazza delle barche.

Nello scorso mese di luglio si è poi tenuta una riunione tra le parti sociali e il Ministero delle politiche agricole circa il riconoscimento della CISOA, ovvero dell’estensione degli ammortizzatori sociali riconosciuti in ambito agricolo anche al settore della pesca, sempre privo delle garanzie della Cassa integrazione.

È fondamentale che questo strumento sia effettivamente adeguato a rispondere in maniera efficace alla specificità del settore, per garantire la continuità occupazionale in un comparto fortemente in sofferenza per l’inattività dovuta all’eccessivo costo del gasolio e per tutti gli altri problemi che conosciamo, compresa la riduzione delle giornate di pesca, decisione assunta a livello comunitario che ci ha sempre visto contrari, in piena sintonia con tutte le imprese del comparto della pesca.

È importante per lavoratori e imprese che la CISOA per la pesca riconosca tutte le motivazioni che implicano la sospensione dell’attività per motivi non imputabili alla volontà di lavoratori e datori di lavoro, compreso l’aumento dei carburanti. Naturalmente questa richiesta la porteremo sul tavolo anche del nuovo Governo e del nuovo Ministro dell’agricoltura e della pesca.

La crisi della piccola pesca artigianale mette poi a rischio la tenuta economica e sociale di centinaia di famiglie emiliano-romagnole dedite a questa attività tradizionale.

La pesca rappresenta un mestiere identitario per il nostro territorio. È un comparto che crea lavoro e indotto per alcune migliaia di persone. Indirettamente, il suo buon funzionamento influenza anche il turismo nella costa e garantisce pesce fresco dell’Adriatico anche al sistema della ristorazione e della riviera romagnola. Quindi, un grande comparto, per noi irrinunciabile e che continueremo ad accompagnare e sostenere direttamente. Come abbiamo fatto con questo provvedimento da 1,5 milioni di euro, che erogheremo, lo abbiamo fatto con gli indennizzi agli allevatori di vongole della costa adriatica colpiti dalla morìa l’anno scorso e lo facciamo anche dal punto di vista politico-istituzionale, ribadendo e richiedendo al Governo i provvedimenti, come il credito d’imposta, la CISOA e altri che ho richiamato. Quindi, continua a esserci questo impegno a favore del settore da parte nostra.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Mammi.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, assessore. Sono molto soddisfatto dello stanziamento di 1,5 milioni, del quale ero al corrente. Rispetto ai tempi che sono trascorsi dal deposito della mia interpellanza ad oggi ci sono state delle evoluzioni. Per cui, su questo molto bene.

Bene anche il tema dell’interlocuzione in corso per il tema della riduzione delle limitazioni. Mi rendo anche conto che non sarà facile parlare con organismi di quel tipo, in particolare in un momento molto particolare della storia nostra europea, che stiamo vivendo in questo momento, che si intreccia un po’ con il tema guerra e il tema energia. La cosa importante è che la Regione sia presente in una trattativa di questo genere e che faccia tutto il possibile per far sì che questa riduzione di queste limitazioni possa essere realizzata e possa, sommata al milione e mezzo che verrà stanziato, migliorare la situazione di partenza di questa categoria, che, come ha giustamente molto ben sottolineato lei, è strategica per il nostro territorio.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

 

OGGETTO 5452

Interpellanza per conoscere il giudizio della Giunta sulle dichiarazioni recentemente rilasciate dal Consigliere del Comune di Bologna, con delega al Turismo e alle Politiche giovanili, alla luce dell’impegno della Regione Emilia-Romagna nella prevenzione e nel contrasto al consumo di droghe da parte dei giovani. A firma dei Consiglieri: Facci, Liverani, Rancan, Stragliati, Montevecchi

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’oggetto 5452: interpellanza per conoscere il giudizio della Giunta sulle dichiarazioni recentemente rilasciate dal consigliere del Comune di Bologna, con delega al Turismo e alle Politiche giovanili, alla luce dell’impegno della Regione Emilia-Romagna nella prevenzione e nel contrasto al consumo di droghe da parte dei giovani. L’interpellanza è a firma del consigliere Facci e altri.

Prego, consigliere Facci.

 

FACCI: Grazie.

La vicenda che ha visto protagonista il consigliere con delega Santori, assessore con delega del Comune di Bologna, in realtà offre lo spunto per una riflessione più ampia.

La riflessione oggetto di questa interpellanza è la seguente: vi è un’ampia attività della Regione Emilia-Romagna (programmi regionali sulle dipendenze patologiche, protocolli sottoscritti) finalizzata a contrastare la diffusione del consumo di cannabis, evidenziandone, come leggo dal programma regionale, dagli atti regionali, la nocività del consumo, e naturalmente evidenziando anche l’illegalità di questa diffusione.

Ora, non solo però la Regione evidenzia questo, ma la Regione elabora ciclicamente una serie di atti, in particolare l’assessorato alla sanità, sottolineando l’importanza della prevenzione come obiettivo politico essenziale della Regione Emilia-Romagna – leggo testualmente –: “prevenzione dei problemi connessi al consumo di droga, in particolare fra i giovani, rappresenta un obiettivo politico essenziale della Regione Emilia-Romagna, in linea con la strategia europea in materia di droga per il periodo 2013-2020”: questo era il programma regionale 2017-2019.

Poi abbiamo la delibera di Giunta n. 1533 del 2006, “Prime linee di indirizzo regionali in tema di prevenzione e contrasto del consumo e abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope”, dove sostanzialmente si evidenzia la necessità di controllare il territorio, di ripristinare la legalità, regole di convivenza, buona educazione. Soprattutto, ci dice che gli enti locali devono sviluppare interventi di prevenzione e tutela della salute pubblica e assumersi la funzione di regia degli interventi orientati alla sicurezza, eccetera, eccetera.

La scarsa percezione – leggo ancora testualmente il passaggio della delibera di Giunta – della pericolosità e dei rischi connessi all’utilizzo delle sostanze da parte dei consumatori rende necessario un nuovo impegno in campagne di comunicazione e informazioni capillare, tanto che con questa delibera la Regione si impegna a mettere in campo una campagna di comunicazione regionale, sia generale che specifica a promuovere e valorizzare le funzioni di prossimità, garantendo il coordinamento degli interventi, la connessione fra i saperi, le diverse esperienze, eccetera, ma soprattutto la Regione precisava delle raccomandazioni ai Comuni.

Oltre a costituire i tavoli di concertazione per diversi soggetti, per garantire l’integrazione e la coerenza delle politiche sociosanitarie rivolte ai giovani, anche a sviluppare interventi di prevenzione e tutela della salute pubblica e assumere la regia degli interventi orientati alla sicurezza delle comunità locali. Non solo, ma raccomandazione ai Comuni a definire, nei Regolamenti comunali per il rilascio delle autorizzazioni di pubblico spettacolo, le norme di sicurezza igienico-sanitarie e le condizioni di prevenzione e protezione della salute in relazione all’uso e abuso di sostanze.

Potrei andare avanti leggendo tutti i vari passaggi. Tutto questo per dire che da parte della Regione c’è un’attenzione e raccomandazione agli Enti locali in questa direzione e abbiamo contemporaneamente l’assessore del Comune di Bologna, figura cardine insieme agli altri, consigliere con delega che comunque ha una delega delegata dalla Giunta, quindi ha un’importante materia di riferimento, delega al turismo e alle politiche giovanili, e questa persona cosa ci dice? Ci dice che fondamentalmente è coltivatore di cannabis in casa propria, ne è assuntore dall’età di 18 anni, e, siccome l’auto coltivazione è equiparata allo spaccio, quindi è consapevole del reato che sta commettendo, dice “invito le forze politiche di opposizione a denunciarmi”. Questo è l’esempio che offre il Comune di Bologna.

Ora vorrei sapere dalla Regione come giudica tutto questo, che noi riteniamo ovviamente gravissimo dal punto di vista del messaggio che si dà, soprattutto alla luce delle politiche che la Regione Emilia-Romagna si sforza di portare avanti da diversi anni a questa parte in questa direzione. Questo è il senso dell’interpellanza.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Risponde l’assessore Donini. Prego, assessore.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Scusi per il disguido tecnico.

Grazie, consigliere Facci. Io non entro nella polemica politica. Visto che lei ha avuto anche nella sua introduzione l’ambizione di collocare il tema in un ambito più vasto delle politiche della Regione Emilia-Romagna contro le dipendenze, non posso che confermare quello che lei citava come diversi atti, cioè l’impegno della nostra Regione per contrastare, anche con politiche di prevenzione, le dipendenze.

Infatti, il tema di cui parliamo ha bisogno di un confronto approfondito, senza strumentalizzazioni e senza banalizzazioni, essendo tutti consapevoli delle difficoltà riscontrate sull’argomento, acuite dall’emergenza pandemica. Da diversi anni la Regione Emilia-Romagna collabora con il CNR per realizzare delle indagini sulla popolazione in merito all’uso di sostanze e comportamenti come il gioco d’azzardo patologico e via dicendo. Le inoltrerò, poi, anche i risultati, che evito di leggere nel dettaglio, che sono ovviamente riportati in sintesi.

Nel Piano regionale della prevenzione 2021-2025 è dedicato un intero programma per la prevenzione delle dipendenze. Il programma è fortemente orientato all’intersettorialità, raccordando tutte le energie istituzionali e sociali per garantire un sistema di intervento appropriato e sostenibile.

In Regione Emilia-Romagna operano 43 servizi per le dipendenze, quindi contro le dipendenze, un sistema integrato che coinvolge anche le strutture private accreditate, gli Enti locali, il volontariato. I servizi si occupano di prevenzione, riduzione del danno, diagnosi, trattamento riabilitativo e reinserimento sociale delle persone con disturbi correlati all’assunzione di sostanze psicoattive oppure sostanze stupefacenti e anche il gioco d’azzardo.

Nel corso del 2021 l’utenza affluita nelle strutture regionali ha contato 29.330 persone, in leggera crescita dopo il calo del 2020, in relazione alla pandemia e alle misure restrittive. Osservando l’ultimo decennio, in generale si nota come l’utenza sia lievemente aumentata anno dopo anno, fino a raggiungere un picco di oltre 34.000 soggetti nel 2019.

Analizzando l’utenza per tipo di comportamento, l’area droghe e/o farmaci costituisce la parte più consistente dell’utenza, con oltre 19.000 utenti durante il 2021, il 65 per cento a livello regionale. Le dipendenze da cannabis come sostanza prevalente caratterizzano l’8,9 per cento degli assistiti, mentre complessivamente il 21,6 per cento di assistiti utilizza la cannabis come sostanza primaria o secondaria.

Le reti curanti hanno affrontato l’emergenza pandemica con modifiche e cambiamenti organizzativi, sia tra i professionisti che nel confronto tra gli stessi professionisti.

In questo contesto si sono sperimentati degli interventi innovativi, che si sono successivamente consolidati nell’esperienza clinica organizzativa dei servizi per le dipendenze dalla telemedicina, al rafforzamento delle collaborazioni organizzative con gli enti locali e le comunità terapeutiche, dalla nuova formazione del personale al potenziamento dell’attività domiciliare.

Gli ultimi due anni sono stati molto intensi in merito alle politiche e agli interventi nell’ambito delle dipendenze, in cui la Regione ha partecipato e promosso alcune importanti conferenze nazionali sul tema, appunto, delle dipendenze.

Oggi emerge chiaramente come nel corso degli anni si sia sostanzialmente modificata la tipologia degli assistiti che si rivolgono ai servizi per le dipendenze, dal punto di vista sia quantitativo, sia qualitativo. Negli anni Novanta nei servizi accedevano prevalentemente assistiti con dipendenza da eroina, nel 1991 erano 7.114 gli assistiti, nel 2021 sono aumentati di quattro volte.

Oggi è rilevante la presenza di assistiti con dipendenza da cocaina, in netto aumento alcolismo e gioco d’azzardo patologico, ed è in atto una sostanziale modifica delle forme di dipendenza e dei bisogni di cura dei cittadini.

Detto questo, con i dati che poi vi fornirò più complessivamente, si evince quello che lei sosteneva, cioè che questa Regione è impegnata in tutti gli ambiti, prevenzione, cura, riabilitazione, in interazione coi servizi, anche con gli enti locali, a far sì che vi sia un’attenzione sempre più forte nel contrasto ad ogni forma di dipendenza.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Donini.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Però non funziona così, assessore. Io faccio una domanda, lei mi risponde… Anzi, io faccio diverse domande, e lei mi risponde dicendo: “non posso entrare in una polemica politica” e poi mi ha dato tutta una serie di dati.

In maniera forse troppo frettolosa non ho riassunto i quattro punti finali dell’interpellanza. Io semplicemente ho voluto richiamare l’impegno della Regione, e lei lo ha ricordato. Ma chiedere se quelle che sono state le dichiarazioni dell’assessore al Comune di Bologna siano in linea con gli obiettivi perseguiti dalla Regione Emilia-Romagna, di contrasto e prevenzione, non è entrare in una polemica politica, ma è dire se sono in linea o non sono in linea. poi, la polemica politica la facciamo noi, eventualmente sule risposte. Ma l’interpellanza è questa.

Non solo. Gli altri tre punti, o meglio, i punti 2 e 3 dell’interpellanza chiedevano una cosa alla quale non avete minimamente accennato: se le indicazioni della delibera di Giunta 1533 del 2006 sono ancora valide, che riguardano le raccomandazioni nei confronti degli Enti locali in materia di interventi orientati alla sicurezza, alla cultura del rispetto delle norme e delle regole.

Non solo, impegno della Regione a monitorare l’applicazione nelle realtà locali, quindi sono valide o non sono valide? Perché se non sono più valide, ci dite che questa delibera di Giunta è ormai datata, è del 2006, la buttiamo in un cassetto, ma ce lo dovete dire voi.

Se la Regione abbia mai effettuato le dovute verifiche in ordine al rispetto da parte delle Amministrazioni comunali del dovere di definire, nei Regolamenti comunali per il rilascio delle autorizzazioni, le norme di sicurezza igienico-sanitarie e le condizioni di prevenzione e protezione della salute.
In sostanza, quando le Amministrazioni comunali rilasciano ai vari spettacoli e alle varie manifestazioni, che siano temporanei o che siano permanenti, le autorizzazioni, prevedono misure di prevenzione per quanto riguarda l’uso e abuso di sostanze, come la vostra delibera prevedeva? Il controllo su questi Regolamenti spetta a voi, secondo la delibera, e anche qua è ancora valida o non è più valida? Ce lo dovete dire voi.

Da ultimo, se non ritenga di dover aggiornare il programma regionale sulle dipendenze patologiche, che è fermo al triennio 2017-2019, approfondendo il concetto della nocività dell’uso delle droghe, anche quelle erroneamente definite leggere, e promuovendo maggiormente la cultura della legalità. Lo volete aggiornare o non lo volete aggiornare? Queste sono le risposte che lei non mi ha dato, o meglio che i suoi funzionari non hanno dato, però, siccome l’ha letta lei, ovviamente mi rivolgo a lei.

La ripresenterò, la ripresenterò tale e quale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

 

OGGETTO 5496

Interpellanza relativa all’impossibilità di prenotare alcune prestazioni sanitarie presso le strutture regionali, con particolare riferimento alle visite pediatriche allergologiche. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo con l’interpellanza 5496: interpellanza relativa all’impossibilità di prenotare alcune prestazioni sanitarie presso le strutture regionali, con particolare riferimento alle visite pediatriche allergologiche, a firma della consigliera Castaldini.

Prego, consigliera.

 

CASTALDINI: Caro assessore, grazie della presenza.

Già diverse volte ci siamo intrattenuti dibattendo di liste d’attesa e tempi di accesso alle prestazioni sanitarie, e molto spesso io qui da lei riportavo rimostranze e anche rispetto alle sue varie risposte c’era da parte sua l’impegno che l’attesa per alcune prestazioni e il recupero di certe prestazioni sarebbe arrivato a un punto finalmente ridotto in questo periodo post-pandemia.

Le racconterò una storia. Prima di raccontargliela, proviamo anche a capire che nel momento in cui le segnalazioni non sono più di una sola persona, ma di tanti casi, per cui non è un’unica storia, ma più storie che si intrecciano, nasce in me una preoccupazione. Ma soprattutto provo anche ad andare in una direzione, cioè quella di provare a capire qual è il bandolo della matassa e provare a sbrogliare questa matassa.

Ho deciso di trattare questa tematica e di concentrarmi su una prestazione in particolare, ovvero sulle visite allergologiche pediatriche. Anche se potrei parlare di altrettanti esempi (ecografia alla tiroide e altri esami che riguardano la pediatria). Da quello che mi hanno riferito diversi cittadini che hanno figli con problemi di allergia, anche gravi, e che hanno portato diversi shock anafilattici, è impossibile prenotare una qualsiasi visita allergologica in regione. La prestazione non è prenotabile su CupWeb, al CupTel. Viene detto di chiamare un numero di telefono del Centro prenotazione ospedaliero. Chiamando l’ospedale, viene riferito che la lista d’attesa è chiusa e di riprovare a chiamare prossimamente. Questo avviene sia per le prime visite sia per il follow up, sia per chi deve prenotare le challenge di sensibilizzazione in day service. C’è gente che attende quasi due anni per prenotare una visita di controllo e si sente solamente dire che la lista è chiusa. Nel frattempo, deve far seguire ai figli diete particolari, deve stare attenta a dove fare le vacanze. Immagino che lei sappia già. In caso di uno shock anafilattico, praticamente l’unico modo di garantirsi una visita allergologica in emergenza è passando dal pronto soccorso.

Io temo che lei possa rispondermi che questo è un caso isolato, che c’è un problema di personale e che la situazione è già in fase di risoluzione. Però il problema è reale. Da quando ho depositato questa interpellanza, cioè a luglio, mi hanno scritto diversi cittadini, raccontandomi storie, anche drammatiche, che vanno tutte nella stessa direzione, cioè l’impossibilità di prenotare visite ed esami per liste chiuse.

Chiedo, quindi, quali sono le prestazioni per le quali non è possibile prenotare perché le agende sono chiuse e quante sono le richieste di visite allergologiche, in particolare al Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna, che è centro di riferimento di terzo livello, per le quali è stato chiesto, ma non dato un appuntamento.

Una nota finale vorrei puntualizzare, perché mi interessa con lei aprire la possibilità di un dialogo serio per migliorare le cose. Non vorrei che questa mia interrogazione instillasse dubbi sulla professionalità del nostro personale sanitario.

Dietro queste prenotazioni a singhiozzo ci sono medici eccellenti, che vanno avanti facendo turni massacranti e non potendo andare in ferie, lo so benissimo, lo sa anche lei. È un problema organizzativo e gestionale che va risolto in fretta. La invito a guardare il numero di medici che si stanno licenziando dalle strutture pubbliche: non lo fanno per denaro, ma perché la situazione sta diventando insostenibile. Allora vanno benissimo le risorse per far rientrare i migliori talenti in Regione, i cervelli, ma altrettanta attenzione va posta nel rendere fattibile al meglio il lavoro di tante eccellenze che già ci sono e sono nei nostri ospedali.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliera Castaldini. Da diversi anni in questa Regione viene promossa la presa in carico assistenziale da parte dello specialista, laddove necessario, per evitare inutili ritorni da parte del cittadino dal proprio medico di base per la prescrizione e gli sportelli Cup ordinari per la prenotazione, come indicato e promosso anche dall’ultimo Piano nazionale del governo delle liste d’attesa ancora vigente.

In merito alla pediatria specialistica, abbiamo proceduto ad un’analisi con l’azienda coinvolta per indagare i percorsi complessivi di prenotazione sulla specifica realtà. In merito al caso citato, ma anche in riferimenti più precisi, la vista di controllo prescritta dallo specialista successiva alla prima potrebbe essere impostata per accedere ai servizi di prenotazione aziendali che prenotano i controlli disposti dagli specialisti dell’azienda su apposite agende interne, cioè la presa in carico prenotativa di strutture e non su agende Cup che non gestiscono tali richieste.

La pratica, la direzione, l’input delle agende chiuse da parte nostra non esiste, questo lo voglio assolutamente affermare, come peraltro facilmente riscontrabile anche dalla reportistica di Lepida, che documenta la prenotabilità delle agende in disponibilità Cup, prenotabili di mese in mese, almeno al 90 per cento.

In relazione alla domanda relativa a quali siano le prestazioni per le quali non è possibile la prenotazione attraverso il sistema Cup, CupWeb, CupTel, si informa che nel corso degli ultimi anni le aziende di tutta la regione hanno incrementato il numero delle tipologie di prestazioni prenotabili su CupWeb, oltre che su Cup ordinario (call center, sportelli, farmacie), quindi siamo comunque in aumento. Pertanto, tutte le prestazioni erogabili come primo accesso sono inserite in prenotabilità Cup, CupTel e CupWeb. Fanno eccezione, per il canale web quelle prestazioni per le quali la prenotazione è subordinata ad una particolare indicazione data dal medico nella ricetta, o ad una particolare tecnica di esecuzione della prestazione che richiede preparazione specifica. In questi casi la prenotazione necessita dell’intervento di un operatore dedicato.

Sul tema della prenotabilità online, il coordinamento delle azioni di implementazione degli obiettivi regionali è in carico all’azienda ASL, che coinvolge i propri fornitori pubblici e privati per garantire la messa a disposizione di tutta l’offerta disponibile nell’intero ambito territoriale.

In merito alla domanda relativa a quante siano le richieste di prenotazioni di vista allergologica al Policlinico S. Orsola-Malpighi alle quali non è stato concesso un appuntamento, nel caso specifico dell’allergologia pediatrica sono estraibili per il periodo che va da marzo 2021 a luglio 2022, compreso il numero dei pazienti prenotati che dimostra la continuità di prenotazioni sulle agende Cup e interne (ovviamente le do tutte le tabelle in allegato).

Da questo punto di vista non posso che ribadire che la pratica delle cosiddette “agende chiuse” non è una pratica che noi abbiamo indicato alle aziende, come è riscontrabile dalla reportistica di Lepida.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Donini.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: C’è qualcosa che non va, assessore, ma lo dico per lei, perché questa cosa mi preoccupa, nel senso che avrei voglia di fare quelle cose da opposizione e chiamare il numero verde in diretta e capirebbe che è così (casomai andiamo di là e lo facciamo in maniera più elegante, perché non sono cose che amo), però quello che sta raccontando non è il sogno di una notte di mezza estate, per cui in sogno mi è apparso qualcuno, ma sono storie vere, di carne viva, di bambini ai quali è stato risposto che le agende sono chiuse, e non mi basta la reportistica, sono molto felice che queste persone abbiano a disposizione le visite, ma non può bastare a non mettere almeno in lei il dubbio che evidentemente, come accade e come sto cercando di dire da questa estate, mentre lei dà un’indicazione politica fondamentale, come ad esempio si può andare a visitare i parenti, basta la scusa del Covid per non dare un sostegno a chi è in ospedale e muore da solo e mangia da solo, così questa mi sembra che vada nella stessa direzione.

Le visite sono state fatte, sono contenta che Lepida mi dia un report delle visite che sono state fatte grazie a Dio, perché sono bambini a rischio di una crisi di shock anafilattico, però il punto è che non deve esistere neanche una telefonata a cui si può rispondere che le agende sono chiuse, perché questa cosa purtroppo va contro la narrazione che sistematicamente viene fatta, cioè che siamo i migliori del mondo, mentre no, evidentemente qualcuno non è così attento ad una risposta importante che ci deve essere, per cui è chiaro che utilizzerò il rapporto politico di mediazione personale. Non mi piace mai indicare singoli casi, perché, in realtà, il nostro compito è quello di dare un miglior servizio a tutti i cittadini. Partiamo da quei singoli casi, evidentemente, non per cercare il responsabile, ma per evitare che ci sia una risposta superficiale quando ci sono casi come questi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

 

OGGETTO 5401

Interpellanza relativa all’effettiva vigenza della variante 2/2013 allo strumento urbanistico del Comune di San Martino in Rio (RE). A firma dei Consiglieri: Catellani, Delmonte

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interpellanza 5401: interpellanza relativa all’effettiva vigenza della variante 2/2013 allo strumento urbanistico del Comune di San Martino in Rio, a firma dei consiglieri Catellani e Delmonte.

Prego, consigliera Catellani.

 

CATELLANI: Siamo a San Martino in Rio, un piccolo Comune della Provincia di Reggio Emilia, 8.000 anime, gestito da sempre dal PD.

Il PRG di questo Comune risale all’anno 2001. Dal 2001 ad oggi sono state assunte molteplici varianti. Questo Comune prende parte, negli ultimi anni, ad un accordo territoriale con i Comuni dell’Unione dei Comuni (ad eccezion fatta che per quello capofila) per cercare di predisporre il PSC. Circostanza che, però, non si realizza. Quindi, a tutt’oggi è vigente il PRG del 2001.

Succede che nel 2013 vengono adottate due varianti, la 26/2013 e la 27/2013, che chiameremo “prima” e “seconda” variante. Con delibera 2/2014 viene disposto l’abbandono della prima di queste varianti, la 26/2013, mentre l’altra rimane viva. A tutt’oggi, però, agli interpellanti, anche a livello comunale, non è dato rintracciare la delibera, né da parte del Consiglio né da parte di altri Enti, di approvazione. Nulla sull’approvazione neanche sul Bollettino Ufficiale della Regione. Quindi, abbiamo una variante adottata e non approvata.

La variante in discussione è stata, ovviamente, oggetto e protagonista di tante azioni (oggetti cartografici, normativi, previsioni edificatorie). La legge regionale n. 47/78, quindi una legge molto vecchia, prevede un iter e delle tempistiche ben precise per quelli che sono i passaggi di adozione della variante (quindi, adozione e anche approvazione).

Verso la primavera di quest’anno (marzo-aprile) si assume questo difetto legato a questa variante. Quindi, ai consiglieri comunali giungono notizie di sospensioni di procedimenti e revisioni di pratiche edilizie anche già concluse, notizie che giungono dai tecnici del paese e, chiaramente, anche dai cittadini. E poi ci si informa di conseguenza.

Prima di andare alle domande specifiche, che sono evidentemente, assessore, domande molto, molto tecniche, segnalo, ancorché oggi io non possa effettivamente parlarne, perché non è oggetto dell’interpellanza, che abbiamo scoperto ‒ io sono un consigliere anche di opposizione del Comune ‒ un’ulteriore variante dell’anno 2020 che va ad aggravare ancora di più il caos normativo sulle varianti che c’è in questo Comune, a nostro modo di vedere, ovviamente.

La domanda quindi è se la Regione ha contezza di tutto quello che io ho appena narrato, quali sono le conseguenze di una variante adottata e non approvata, efficace, vigente, decaduta; quali sono le sorti dei titoli edilizi nati in grembo ad una variante adottata e non approvata; nel caso in cui la variante sia decaduta, com’è possibile che in forza di una variante decaduta, siano stati rilasciati dei titoli edilizi; se sono state informate le autorità amministrative e giudiziarie: Sono tantissime, quasi 600, le pratiche che sono interessate, di cui cinquanta molto gravi; se è vero che ci sono procedimenti urbanistici ed edilizi sospesi, e se è vero che si sta facendo attività di revisione di pratiche già concluse.

Quali iniziative la Giunta regionale intende assumere per quanto appena detto, perché noi sappiamo per certo che ovviamente l’Amministrazione comunale si è rivolta anche alla Regione per essere sostenuta rispetto al problema che è nato da questa variante, un problema che noi abbiamo scoperto, purtroppo, in Consiglio comunale quasi in estate, ma che la Giunta ci ha detto di conoscere già dal mese di marzo 2022. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Catellani.

Risponde l’assessora Lori. Prego.

 

LORI, assessora: Grazie, presidente.

Naturalmente parliamo di una questione sicuramente complessa, con una natura molto tecnica. Provo a ripercorrere, per dare riscontro alle sollecitazioni della consigliera Catellani, quanto abbiamo acquisito dal Comune interessato.

Relativamente a questa variante urbanistica del Comune di San Martino in Rio, adottata con atto di Consiglio comunale n.  27 del 2013 e degli eventuali titoli edilizi conseguenti. La Regione Emilia-Romagna, come dicevo, ha chiesto al Comune e anche alla Provincia di Reggio Emilia di fornire chiarimenti per quanto di propria competenza in merito ai quesiti che sono stati posti dall’interrogante.

Infatti, si rileva che le competenze attribuite a livello comunale, e che per la legislazione nazionale e regionale in materia urbanistica e dell’Amministrazione comunale, ogni responsabilità decisionale in merito al processo di formazione e attuazione degli strumenti di pianificazione urbanistica, la Regione non interviene nel procedimento di approvazione della variante degli strumenti conseguenti, salvo l’eventualità che questi comportino modifiche alle previsioni dei piani sovraordinati, tanto meno la Regione esprime giudizi in merito agli atti di competenza degli enti interessati, per cui abbiamo provato a percorrere e anche a fare il punto rispetto allo stato dell’arte, ma tenendo conto di quello che è il quadro normativo di riferimento.

Attraverso le note pervenute da parte del Comune e della Provincia gli Enti hanno chiarito quanto viene di seguito riportato.

La variante 2 del 2013, adottata nel giugno 2013, non è mai stata approvata. Al momento della pubblicazione dell’avviso dell’avvenuta adozione scattavano però le misure di salvaguardia, di cui all’articolo unico della legge 3 novembre 1952 n. 1902, oggi trasfusa nell’articolo 12, comma 3, del Testo unico dell’edilizia, in particolare il n. 380 del 2001, le quali, in prospettiva cautelare, condizionano nel periodo intercorrente tra l’adozione e l’approvazione di un atto di pianificazione il rilascio di provvedimenti comunque trasformativi del territorio.

Decaduto inutilmente il termine di cinque anni del periodo di salvaguardia previsto da detta legge senza che il Comune abbia prodotto atti di impulso del procedimento urbanistico, a suo tempo interrotto con richiesta di integrazioni da parte della Provincia di Reggio Emilia, quest’ultima, in data 7 febbraio 2019, ha proceduto all’archiviazione, né risultano al Comune atti successivi di risposta alla Provincia di Reggio Emilia o proposte di controdeduzione.

Pertanto, il procedimento amministrativo urbanistico avviato dal Comune non risulta ad oggi concluso, mentre è concluso il periodo di salvaguardia.

Lo strumento ad oggi vigente ed efficace in ragione del fatto che la variante è stata solo adottata e sono decorsi i tempi di salvaguardia è dunque lo strumento urbanistico, così come modificato dalla precedente variante urbanistica approvata il 28 luglio 2010, così come integrata dall’approvazione della variante puntuale, avente ad oggetto l’impianto fotovoltaico di cui agli atti del 28 marzo 2011 e alla ratifica della variante al PRG nell’ambito del procedimento unico, ai sensi della legge n. 24.

Considerato che la variante non ha concluso il proprio iter amministrativo, il Comune ha in corso approfondimenti e valutazioni con il supporto di un esperto in materia giuridico-amministrativa, al fine di individuare il percorso più idoneo ad adottare e superare la problematica. Secondo una prima indagine espeditiva, sussistono titoli edilizi formatisi in maniera erronea, ritenendo la variante del 2013 vigente, che non hanno altresì rispettato il periodo di salvaguarda disciplinato dalla legge.

Premesso che la variante n. 2 del 2013 non risulta decaduta, non essendosi concluso in alcun modo il procedimento amministrativo, è al momento in corso di verifica e comunque sarà oggetto di accertamento da parte delle autorità competenti come sia stato possibile il rilascio dei titoli edilizi, ma anche il formarsi degli stessi, senza rispettare la salvaguardia di legge.

L’Amministrazione comunale ha provveduto ad affidare due incarichi di consulenza legale, uno per la parte penale, con il quale ha potuto procedere con l’esposto, presso il Ministero di Giustizia, il Tribunale di Reggio Emilia, in data 6 luglio 2022, e uno per la parte amministrativa, al fine di fare chiarezza sullo stato vigente della pianificazione, per avere supporto all’individuazione del percorso più appropriato e per la conclusione della vicenda, nonché per tutelare l’interesse dell’Ente, del territorio e dei cittadini nella loro interezza.

In data 14 luglio 2022, con deliberazione n. 51, la Giunta comunale, nel prendere atto dell’articolato parere legale formulato dall’avvocato amministrativo su variante al PRG, ex articolo 15 della legge n. 47/78, solo adottata e mai approvata, ha fatto proprie le risultanze finali, che propendono per l’obbligo di conclusione del procedimento amministrativo a suo tempo intrapreso, con l’adozione della variante, salvaguardando l’affidamento del terzo.

Con la medesima deliberazione dà mandato al settore competente di redigere gli atti coordinati dei PRG vigenti e di dare istruzioni operative agli uffici comunali e ai professionisti privati e dà mandato ai legali di procedere con gli eventuali atti conseguenti a salvaguardia dell’interesse dell’Ente pubblico.

Le sospensioni delle istanze pervenute riguardano di norma carenze documentali rispetto a quanto previsto dalle disposizioni legislative vigenti.

Gli uffici hanno comunque dovuto sospendere alcuni procedimenti, in quanto in contrasto con le norme vigenti, di cui alla delibera di Consiglio comunale n. 47/2010, e non assentibili in assenza dell’approvazione della variante 2/2013.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessora Lori.

Prego, consigliera Catellani.

 

CATELLANI: Grazie, assessore. Ovviamente sono soddisfatta, e spiego perché. Non certamente per la lettura del testo, perché lo conoscevo già bene. Il parere rilasciato dall’avvocato del Comune di San Martino, ovviamente, è il parere dell’avvocato del Comune San Martino. Se io facessi o pagassi un altro avvocato magari mi darebbe un parere diametralmente opposto, perché gli avvocati ‒ lo sono anch’io ‒ tirano dalla loro parte. È normale. Ecco perché sono venuta in Regione. È giusto che, oltre agli uffici tecnici, questa bella partita, che secondo me aumenterà, arrivi anche nelle vostre mani. Quando arriveranno fuori le responsabilità, almeno in Consiglio regionale ne avremo parlato.

Sono parzialmente contenta. Non per la risposta. Ho fatto accesso agli atti. Noi, anche per avere l’esposto che l’Amministrazione ha fatto al Comune, chiesto ormai più di un mese fa... Non abbiamo ancora avuto risposta. C’è stato un esposto, quindi. Vedremo che cosa succederà, anche a livello giudiziario.

Sono qua per dire che la partita non è finita, che il 2013 avrà consequenzialità anche del 2020 e che adesso anche voi avete perfettamente contezza di quanto è accaduto. Cosa mi aspettavo? Sì, forse una risposta tecnica. Ho detto: vengo qua in Regione e mi spiegano come va declinata questa benedetta variante, che ha creato “n+1” problemi, anche a livello di risarcimento.

La risposta non arriva perché la risposta non esiste, quindi giustamente i tecnici della Regione, per voce ovviamente dell’assessore, non possono dare una risposta, perché non c’è una soluzione plausibile. La risposta che io volevo in realtà è questa: a me è servito, lo dico molto chiaramente, proprio non avere nessuna risposta.

Posso andare avanti con il mio mandato e procedere con tutti gli atti ispettivi che conseguiranno, sia a livello comunale che a livello ovviamente regionale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Catellani.

 

OGGETTO 5477

Interpellanza per conoscere le tempistiche previste per il recepimento delle Linee Guida Nazionali per la Valutazione di Incidenza (VIncA) - Direttiva 92/43/CEE “HABITAT”. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Petitti): Siamo arrivati all’ultima interpellanza, l’interpellanza 5477, per conoscere le tempistiche previste per il recepimento delle Linee Guida Nazionali per la Valutazione di incidenza della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, a firma della consigliera Gibertoni.

Prego, consigliera.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Buongiorno, assessora.

Aspetto che l’assessora si liberi. Se potete fermare il tempo, però, perché io lo sto perdendo mentre l’assessora è impegnata.

 

PRESIDENTE (Petitti): Glielo do, non si preoccupi. Lo recuperiamo qualche secondo.

 

GIBERTONI: Il momento giusto è adesso…

 

PRESIDENTE (Petitti): Ci sta un attimo di confronto.

Prego, consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Però, presidente, è questo il momento di andare a chiedere informazioni all’assessore che risponde a un consigliere?

 

PRESIDENTE (Petitti): Forse la consigliera Soncini non lo sapeva, si è fermata un secondo, non credo che…

 

GIBERTONI: Basta guardarsi intorno, non ci siete soltanto voi. Comunque, lo offro come momento di riflessione a lei, che deve gestire l’aula. Abbiamo comunque assistito… Non abbiamo interrotto né la consigliera, né l’assessora…

 

PRESIDENTE (Petitti): Io passerei all’interpellanza, consigliera. Grazie.

 

GIBERTONI: Io sarei passata anche prima, all’interpellanza.

 

PRESIDENTE (Petitti): Allora non facciamo passare altro tempo.

GIBERTONI: Purtroppo non gestisco io l’aula. Lei però rifletta su questa cosa, non è la prima volta che dobbiamo fermarci.

Assessora, tra poco festeggiamo i due anni del gruppo di lavoro creato ad hoc per recepire le Linee Guida della Valutazione di incidenza ambientale, un gruppo di lavoro che doveva molto velocemente applicare delle Linee Guida decise tramite un’intesa tra Stato e Regioni.

Le settimane che dovevano portare la Regione ad approvare una nuova direttiva regionale, che deve sostituire integralmente la regolamentazione urgente sono già diventate più di 65, quindi due anni di gruppo di lavoro e l’inerzia totale da parte della Regione, che pure abbiamo interpellato diverse volte a fronte praticamente di tutte le altre Regioni che hanno già svolto il loro compito.

Cito Regioni come l’Abruzzo e la Basilicata che non vanno mediaticamente ad esporsi come modelli per il Paese, non vanno in giro a sfoggiare la loro perfezione amministrativa perché il Paese le prenda a modello, però intanto silenziosamente hanno già svolto il loro compito Abruzzo e Basilicata, che cito tra tutte le altre che l’hanno già svolto, mentre la Regione Emilia-Romagna renitente non adempie a questo.

Ormai stiamo arrivando a quasi tre anni, come riconosciuto dalla stessa Regione Emilia-Romagna, stiamo raggiungendo la data in cui era necessario predisporre i vari documenti, tra cui l’elenco delle tipologie di interventi e attività di modesta entità da sottoporre alla pre-valutazione di incidenza regionale, l’elenco delle condizioni d’obbligo in materia di screening VIncA, la modulistica per l’effettuazione degli screening delle VIncA sia per i soggetti proponenti che per i soggetti valutatori.

Andava poi aggiornata la direttiva regionale 1191 e analogamente non c’è traccia alcuna dell’annunciato Portale regionale, dove tutte le valutazioni di incidenza, compresi gli screening, saranno inseriti dalle rispettive Autorità VIncA e potranno essere consultati sia dai soggetti pubblici che dai cittadini interessati. Il recepimento quindi, nonostante in varie altre risposte che ho ottenuto su questo tema, su cui già stiamo da due anni, è sempre stato nelle intenzioni... ne cito una: “è quindi intenzione della Regione modificare nelle prossime settimane”, che sono però diventate già 65, “anche l’attuale direttiva in materia di VIncA, in modo da poter recepire completamente le linee guida nazionali in materia di valutazione di incidenza”.

È un esempio che faccio, perché la VIncA è molto importante e per i cittadini il recepimento di queste linee, perché fatte come chiede lo Stato finalmente consentirebbero... faccio l’esempio del Jova Beach Party, dove se le linee guida fossero state recepite al momento giusto, secondo l’intesa tra Stato e Regioni in cui invece non c’è stato nessun adempimento corretto, quella valutazione di incidenza sarebbe stata pubblicata con i 30 giorni che avrebbero consentito ai cittadini di proporre le osservazioni e poi di ricevere le risposte da parte dell’Ente Regione.

In realtà, questo non è stato possibile perché, essendovi rifiutati di recepirle, avete potuto farla 48 ore prima o circa, senza però permettere ai cittadini né di leggerla, visto il tempo, né di proporre osservazioni che voi avreste dovuto leggere, né di rispondere alle osservazioni dei cittadini.

Questo è quello che è successo a luglio rispetto alle due giornate dell’8 9 luglio del Jova Beach Party. Quanto ancora possiamo continuare a far finta di niente, a non recepire qualcosa su cui c’è un preciso accordo in Conferenza Stato Regioni? Se ci può aggiornare, assessora, grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Gibertoni.

Prego, assessora Lori.

 

LORI, assessora: Grazie, presidente.

Aggiorno volentieri in merito allo stato dell’arte e rispetto al recepimento delle linee guida nazionali sulle valutazioni di incidenza, con la consapevolezza che parliamo comunque di un lavoro che è in una fase avanzata di elaborazione e ha comunque una certa complessità.

È stato licenziato l’elenco delle tipologie di attività e interventi di modesta entità da sottoporre alla procedura per la valutazione di incidenza, al fine di poter semplificare le procedure di VIncA per molte attività o interventi a basso impatto.

Questo documento, che contiene anche le condizioni attuative che consentono di minimizzare gli impatti e costituiscono le prescrizioni che il soggetto attuatore deve rispettare, è ad oggi in pubblicazione sul sito web regionale, dove dovrà rimanere per almeno 30 giorni per eventuali osservazioni, prima di procedere all’adozione della definitiva delibera di Giunta regionale.

È a buon punto la definizione tecnica da parte del gruppo di lavoro dell’elenco delle condizioni d’obbligo che i soggetti proponenti una qualunque attività o intervento soggetto alla procedura di VIncA possono inserire nei loro progetti, al fine, ancora, di minimizzare i relativi impatti su habitat e specie di interesse comunitario presenti nei siti della Rete Natura 2000. Dopo l’inoltro al MITE per eventuali osservazioni, la Regione potrà adottare il testo definitivo con un’ulteriore delibera di Giunta regionale.

A breve saranno disponibili il format proponente e il format valutatore previsti dalle linee guida nazionali, che consentiranno ai soggetti proponenti di sottoporre a screening i loro progetti e alle autorità VIncA di poter effettuare i relativi screening. Il portale VIncA è in fase di realizzazione e consentirà l’accesso alle procedure di screening di valutazione di incidenza in corso o già evase, che saranno consultabili anche da parte dei cittadini e delle loro associazioni.

Ci si è, infine, impegnati nella predisposizione della nuova direttiva regionale, che recepisca tutte le novità in materia di VIncA derivanti dal recepimento delle linee guida nazionali, così sostituendo anche l’attuale disciplina autorizzatoria.

Consideriamo che tutte queste attività, che sono in uno stato avanzato di elaborazione, possano concludersi entro l’anno.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessora Lori.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Assessora, io non ho sentito una data. Lei dice “entro la fine dell’anno”, quindi ipotizzo che sia questione di due mesi al massimo. Una data esatta non c’è. Il ritardo è già talmente grave che anche una settimana, in realtà, è tardiva.

Con tutta la buona volontà, non si riesce... Siete rimasti praticamente l’ultima Regione a non aver recepito le linee guida, e io non capisco il perché, data l’importanza della Regione e dato che dite in continuazione di essere la Regione della transizione ecologica. E poi non recepite la valutazione d’incidenza ambientale. Io questo non lo capisco. Non vi mancano i collaboratori, non vi mancano le competenze tecniche dentro gli Assessorati. Per me è incomprensibile ancora prendersi due mesi, e poi magari fino a quando dovremo ritrovarci e confrontarci – o forse lei ci darà un aggiornamento di sua iniziativa in aula – scavalleremo, invece, l’anno e andremo ancora al 2023.

Io comincio a pensare che ci sia una qualche forma di non consonanza politica, da parte vostra, con questa richiesta dello Stato. Non comprendo però il motivo, visto che tutte le Regioni a guida Centrosinistra o Centrodestra – Campania, Marche, Liguria, Trentino, Toscana, Sicilia, Puglia, Lazio – le hanno recepite: tutte le Regioni, tranne il suo assessorato.

Anche soltanto dal punto di vista della giustificazione, come si fa a pensare che la Basilicata ce l’ha fatta, che magari è una Regione più piccola, e l’Emilia-Romagna non ce la sta facendo, dopo tre anni di attesa e due anni di gruppo di lavoro?

Lei ritiene che questo gruppo di lavoro abbia lavorato in modo efficace, cioè che due anni di gruppo di lavoro per recepire Linee Guida che chiede lo Stato siano…? Lei che valutazione darebbe? È un gruppo di lavoro che è stato efficace? Che ha fatto bene il suo lavoro? I cittadini possono essere contenti di una Regione che fa partire un gruppo di lavoro da due anni, quasi tre ormai, e non ha recepito nulla?

Io quindi devo sottolineare ancora una volta… Avrei pensato che dopo tanto tempo oggi veniva in Aula con una data, vedo invece che si sta prendendo ancora altro tempo, quindi devo concludere che la Regione su questo è inadempiente, mette ostacoli ai cittadini che possono in trasparenza esercitare il proprio ruolo anche di attenzione, quindi scrivere osservazioni rispetto ad una serie di documentazioni e pretendere che voi le leggiate, ma state impedendo questo. State impedendo anche, tra le altre cose, uno strumento di trasparenza e di partecipazione ai cittadini sui fatti ambientali, sugli eventi di cui vi occupate, quindi sulla normativa ambientale.

Non riesco a capire come sia possibile, quindi, continuare a presentarsi come la Regione della transizione ecologica quando non si riescono a recepire Linee Guida. I fatti sono questi: le normative ci sono, lo Stato chiede di applicarle, la Regione Emilia-Romagna le rifiuta, la Basilicata ce le ha già da più di un anno.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Abbiamo concluso con le interpellanze perché la 5406 è rinviata per un accordo.

 

OGGETTO 5719

Comunicazione dell’assessore Colla, ai sensi dell’art. 76 del Regolamento dell’Assemblea, su: “Tutela della salute e sicurezza sul lavoro”.

(Discussione e conclusioni)

 

PRESIDENTE (Petitti): A questo punto passiamo alla comunicazione 5719: comunicazione dell’assessore Colla, ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento dell’Assemblea, sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Chiedo un po’ di silenzio in aula e di accomodarci a tutti i consiglieri.

Passo la parola, per la sua comunicazione, all’assessore Colla. Prego.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio di questa possibilità di relazionare in Assemblea su un tema così sentito da tutti noi, trasversale, e consegno anche un testo per correttezza anche rispetto ai punti che voglio focalizzare, a disposizione, ovviamente, di chiarimenti e valutazioni.

Penso che siamo di fronte ad un’assunzione di responsabilità collettiva e vi faccio il resoconto dell’accordo che abbiamo fatto con tutti i firmatari del Patto per il lavoro e per il clima sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. È stata una discussione di grande responsabilità di tutta la rappresentanza, dei corpi intermedi e delle Istituzioni su un fatto che ha uno spessore, un versante politico per le implicazioni, ma certamente d’impatto sociale.

Nel 2021 sono stati denunciati in Emilia-Romagna 74.066 infortuni sul lavoro, di cui 63.034 in occasione di lavoro senza mezzo di trasporto, 1.574 in occasione di lavoro con mezzo di trasporto, 9.458 in itinere, 5.578 malattie professionali, con un coinvolgimento di donne pari al 35 per cento per gli infortuni e del 38 per cento per malattie professionali.

Nello stesso periodo 110 persone, di cui 9 donne, sono morte sul lavoro. Di questi, 25 infortuni in intimare e 23 in occasione di lavoro con mezzo di trasporto (questi sono dati INAIL).

Questi numeri... scusate...

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, magari da fuori...

 

COLLA, assessore: Questi numeri evidenziano una tragica realtà, che ci impone di compiere ogni sforzo utile per ridurre drasticamente le dimensioni.

L’Emilia-Romagna da sempre si distingue a livello internazionale per una forte propensione ad innovare, anticipare i cambiamenti, cogliere le sfide, anche le più complesse, sapendo coniugare sviluppo del territorio e coesione della società, ed è tempo di mettere alla prova questa nostra grande capacità affermando una nuova cultura della prevenzione, che permetta di assicurare livelli più elevati di salute e sicurezza a tutte le lavoratrici e i lavoratori, a partire dai più deboli.

Nel Patto per il lavoro, patto per il clima abbiamo preliminarmente condiviso che in Emilia-Romagna per il lavoro, sia esso dipendente o autonomo, intendiamo lavoro di qualità, ovvero il lavoro stabile, adeguatamente remunerato e tutelato. I primi requisiti di un’occupazione di qualità sono la salute e la sicurezza.

Dopo una riunione straordinaria convocata a fine 2021, la Giunta e i firmatari del Patto hanno pertanto condiviso la necessità di assumere il diritto alla salute e sicurezza sul lavoro come priorità del sistema territoriale, attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva e la condivisione di una strategia integrata d’azione che permetta di agire su tutte le principali leve che possono concorrere al raggiungimento dell’obiettivo.

Per farlo, abbiamo avviato un percorso che ha visto i firmatari confrontarsi e, seguendo lo stesso metodo di partecipazione e condivisione, giungere all’elaborazione di un documento, che presentiamo qui oggi. Un documento che rappresenta, come il Patto per la semplificazione, uno di quegli accordi operativi e strategie attuative che nel testo del Patto avevano già messo in conto di elaborare, a partire dalla cornice strategica delineata dal Patto stesso. Una strategia integrata d’azione. Tale strategia si deve fondare su una conoscenza approfondita del fenomeno e delle sue dinamiche, sull’impegno e sulla piena valorizzazione dei ruoli e delle competenze di ciascuno dei firmatari del Patto per il lavoro e per il clima, su una più stretta collaborazione con gli Enti e le Istituzioni con competenze in materia di salute e sicurezza e con tutti gli attori che possono integrare e qualificare la nostra azione.

Per produrre risultati concreti si richiede, inoltre, di agire su più fronti contemporaneamente. Per questo il documento individua quattro obiettivi strategici, indicando per ognuno di essi linee di intervento, ovvero azioni che i firmatari del Patto considerano prioritarie e che ognuno, nel rispetto del proprio ruolo, contribuisce a realizzare. Una priorità trasversale, funzione della piena attuazione della strategia condivisa. Gli obiettivi strategici: cultura, informazione, formazione, qualità del lavoro, dell’impresa e dello sviluppo, ricerca, innovazione e digitalizzazione.

Quando dico “digitalizzazione” penso a quel ragazzo dell’Interporto, Yaya: se avessimo avuto la tecnologia, i sensori, che già sono stati brevettati dall’Università di Bologna, da poter mettere sulla tuta e sul mezzo, non ci sarebbe stato lo schiacciamento. Abbiamo bisogno di utilizzare la tecnologia quale nuova idea della prevenzione sul sistema degli infortuni. Assistenza, vigilanza e controllo. Priorità trasversale. Condivisione, monitoraggio, analisi. Queste sono le leve prioritarie da agire per comporre una strategia integrata ed unitaria volta a rafforzare salute e sicurezza sul lavoro in ognuno dei comparti dell’economia.

Un’attenzione e un impegno straordinario mirati, tuttavia, sono richiesti per alcuni settori in cui, nonostante le azioni di prevenzione abbiano prodotto risultati importanti, il rischio infortuni, in particolare infortuni mortali, continua a essere elevato.

Quali sono i tre settori su cui focalizzeremo maggiormente le nostre azioni? Le costruzioni, la logistica, l’agricoltura. Questi tre settori fanno il grosso del problema che abbiamo di infortunistica, anche mortale.

Contesto: prima di affrontare i contenuti del documento segnalo alcuni importanti provvedimenti normativi e ulteriori iniziative istituzionali avviate a livello europeo, nazionale, regionale. Abbiamo ridisegnato un canovaccio integrato, anche di operazioni legislative che la strategia delineata assume e prende a riferimento: quadro strategico dell’Unione europea 21-27, la legge n. 215 del dicembre 2021, il Testo Unico per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, il protocollo d’intesa per la promozione e la diffusione della cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nell’ambito dei percorsi e delle competenze trasversali, sottoscritto nel maggio 2022 dal Ministero dell’istruzione del lavoro, dall’Ispettorato nazionale e dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni del lavoro (INAIL), ai fini di ridurre drasticamente gli infortuni.

A livello regionale – arriviamo noi – diversi provvedimenti varati di recente concorreranno a dare piena attuazione a questa strategia. Il più importante è il Piano regionale della prevenzione 21-25 su cui ha operato il sistema della sanità, ha l’obiettivo di promuovere la salute in tutte le politiche, la sicurezza e una delle quattro macroaree in cui si è articolato il piano, che prevede piani mirati di prevenzione per l’edilizia, la logistica, l’agricoltura, con un rafforzamento anche degli organici e delle competenze.

Altri provvedimenti regionali sono in stretta relazione con gli obiettivi di questo documento. Tra questi, l’istituzione della nuova logistica semplificata. Per noi quelle zone logistiche non devono essere solo un fatto economico, ma devono essere volte a recuperare il controllo democratico del territorio, anche dal punto di vista della sicurezza.

Passiamo ora ai contenuti del documento. Obiettivo strategico: cultura, informazione e formazione. Faremo un’operazione preventiva in rapporto col sistema scolastico, che ha già dato la sua disponibilità, a partire appunto dalla scuola, dall’istruzione, dalla formazione professionale, e dunque, a che tutte le persone, il primo giorno d’ingresso nell’organizzazione del lavoro, abbiano la possibilità di avere una vita lavorativa e competenze che permettano di acquisire il valore della prevenzione, e soprattutto della formazione quale vincolo preventivo.

Non si possono prendere ragazzi e ragazze, giovani, stranieri, che entrano in un luogo di lavoro e non sanno nemmeno riconosce la tabella stop. Guardate che il tema della prevenzione in questo settore diventa fondamentale. Tra le diverse linee di intervento condivise, da segnalare, in particolare: sostenere le autonomie scolastiche nella qualificazione e il rafforzamento della componente formativa e percorsi di competenze trasversali e l’orientamento; garantire percorsi formativi finanziati dalla Regione rivolti sia agli inoccupati e ai disoccupati, ma anche a quelli che sono tuttora nel mondo del lavoro. Faremo un investimento dedicato con l’FSE, non abbiamo problemi di risorse, quelli sono soldi spesi bene (penso che condividiate questa affermazione).

L’altro punto è realizzare un piano straordinario di alfabetizzazione della lingua italiana quale precondizione per una piena comprensione dei contesti organizzativi e dei rischi collegati, con particolare riferimento a questi tre settori, rafforzare la formazione degli Istituti tecnici e professionali con particolare attenzione agli Istituti agrari, dare piena e tempestiva attuazione agli adempimenti della formazione obbligatoria già prevista per legge.

L’altro punto è garantire l’adeguatezza della formazione obbligatoria su conoscenze linguistiche delle condizioni di apprendimento, prevedere formazione aggiuntiva nei contratti di apprendistato.

L’obiettivo 2 è qualità del lavoro, dell’impresa e dello sviluppo. Abbiamo bisogno di fare investimenti coerenti con il progetto di sviluppo sostenibile delineato, contrastando ovviamente la precarietà, l’utilizzo illegittimo dei contratti precari, pratiche di appalto elusive della normativa, nonché l’eccesso di esternalizzazione. Molti infortuni arrivano dentro la precarietà, è noto questo dato, quindi quanto più sei precario, tanto più sei soggetto a rischio.

Tra le diverse linee di intervento ovviamente contrastare lavoro irregolare, caporalato e sfruttamento lavorativo, ma anche una novità: avere la possibilità, con particolare riferimento alle costruzioni, alla logistica, ai porti, alle fiere, di coordinamenti specifici tra le rappresentanze dei lavoratori della sicurezza delle aziende operanti con le rappresentanze dell’impresa, rappresentanze di sito produttivo. Questa è la novità che abbiamo concordato, non ci sono accordi firmati da tutti i soggetti ‒ mi permetto ‒ di un accordo di tale portata e dire che in quel sito nominiamo le rappresentanze condivise dal sistema delle imprese, condivise dall’organizzazione sindacale, che quei soggetti guardano all’insieme di un porto, di un interporto di un aeroporto guardate che questa è una grande novità per fare prevenzione, per fare trasparenza e per portare i nostri investimenti, che lì vogliamo portare.

Abbiamo bisogno di rafforzare anche gli osservatori paritetici, come ci sono nell’edilizia, e gli Enti bilaterali stanno facendo un lavoro enorme, ma abbiamo bisogno di stringere i morsetti dal punto di vista dell’applicazione normativa.

Obiettivo 3, ricerca, innovazione, digitalizzazione. Stiamo discutendo con l’INAIL e con l’INPS di fare un grande investimento per un Centro di ricerca sulla sicurezza e sulla prevenzione, d’istinto mi verrebbe da dire “mettiamolo al porto di Ravenna”, lì c’è anche una simbologia, che non ho bisogno di dire a voi, Mecnavi, ma c’è anche il miglior accordo di sito già vigente, che permette di essere emulato. Ci sono accordi bellissimi in imprese, in luoghi che devono essere emulati, conosciuti. Non si conoscono nemmeno tra gli operatori che l’hanno fatto. Non è possibile dire sempre che c’è un infortunio e dire che non c’è un patrimonio per risolverlo.

Obiettivo 4: assistenza, vigilanza, controllo, trasparenza, equità, uniformità, prevenzione, consapevolezza, rafforzamento di vigilanza e controllo. Lo facciamo. Incrementeremo i nostri servizi di vigilanza, ma ‒ diciamoci la verità ‒ l’impegno istituzionale del patto è prima dei Carabinieri. Noi dobbiamo arrivare con la cultura diffusa dei comportamenti che divengono la rigidità culturale del come vogliamo operare e stare in questa regione. Promuovere, ovviamente, la costituzione di Nuclei interforze per la vigilanza in materia di salute e sicurezza, anche questo è un dato condiviso, per la legalità e la qualità. Così come abbiamo fatto nell’ambito del terremoto. Priorità trasversale. Condivisione, monitoraggio, analisi. Anche il sapere, la trasparenza delle informazioni e qualificare ulteriormente l’attività di monitoraggio delle malattie professionali. Sempre più abbiamo rischi di malattie professionali. Ci siamo dati la novità di avere una governance che sta nel territorio tecnico-operativa, ma politica, governata dalle Istituzioni. Sarà governata dai presidenti delle Province, che convocheranno i soggetti, le prefetture, gli ambiti ispettivi, tutti coloro che sono indispensabili per fare una discussione a sistema.

È la prima volta che associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali si trovano nella disponibilità di fare dei luoghi dedicati in ogni territorio, perché è lì che avvengono i fatti. Mi sembra una grande novità. Coordineremo, ovviamente, il sistema come Regione. Lì abbiamo linee di finanziamento sia su investimenti e sui progetti che arriveranno da lì, sia sulla formazione e sui progetti che scaturiranno da questi tavoli. Siamo a disposizione e aperti a questa Assemblea per raccogliere tutte le vostre sollecitazioni. Pensiamo che su questo terreno non ci debba essere A o B. Ci deve essere un grande sistema culturale per tutti noi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Colla.

Dibattito generale. Chi si iscrive a parlare? Consigliere Mumolo, prego.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Intanto mi sia permesso di esprimere soddisfazione per le attività messe in campo dall’assessore Colla e dalla Giunta per migliorare la qualità e le condizioni di lavoro, favorendo e diffondendo la cultura e la pratica della sicurezza e della salute in ogni ambiente di lavoro, al fine di elevare il livello di informazione, comunicazione e di conseguenza anche la produttività delle imprese nel rispetto però del principio di tutela della salute.

Con queste attività credo che la Regione dia piena applicazione alle proprie competenze legislative e amministrative in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nel rispetto delle competenze statali e degli indirizzi dell’Unione europea.

La tutela della salute e sicurezza sul lavoro, oltre che un valore etico è un principio affermato esplicitamente nel nostro ordinamento, in particolare nella nostra Costituzione. Ricordo l’articolo 32 della nostra Carta costituzionale, che recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. L’articolo 41 dice che “l’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.

Poi c’è l’articolo 2087 del codice civile, che è norma di chiusura del nostro ordinamento, ed è l’origine di ogni normativa antinfortunistica, che dice che “l’imprenditore è tenuto ad adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure che secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”, quindi, ogni misura necessaria e, anche sulla base dell’innovazione tecnologica, ogni misura che diventerà necessaria nel momento in cui si scoprono nuove possibilità per tutelare la salute dei lavoratori.

In materia di sicurezza e vigilanza, sulla base dell’articolo 13 del decreto legislativo n. 81/2008, la Regione concorre con più organismi, con le proprie aziende sanitarie per tutti i comparti che si occupano di prevenzione dei rischi lavorativi attraverso l’attività di vigilanza nei settori più soggetti e infortuni particolarmente gravi (ne ha parlato prima l’assessore Colla), settori come la logistica, l’edilizia, l’agricoltura. Se ne occupa anche l’Ispettorato territoriale del lavoro, che è emanazione del Ministero del lavoro, con il Corpo dei Vigili del fuoco per la prevenzione incendi.

Per quanto riguarda le aziende sanitarie, in termini di aziende da controllare, la Regione Emilia- Romagna ha fissato il proprio standard sulle aziende da ispezionare annualmente al 9 per cento del totale delle imprese attive, percentuale superiore a quanto prevedono i livelli essenziali di assistenza definiti a livello nazionale.

Contrariamente a come interpretato da alcuni, la promozione della salute e sicurezza sul lavoro non è solo un obbligo imposto dalla legislazione, ma un fattore fondamentale di garanzia per un lavoro sicuro e continuativo, e un incentivo per la competitività e la produttività delle imprese.

Purtroppo, in alcune aziende noi assistiamo a un approccio alla sicurezza sul lavoro più formale che sostanziale, volto più a tutelarsi da eventuali sanzioni e penalizzazioni che a ridurre concretamente i rischi cui sono esposti i lavoratori.

Tutto ciò si trasforma in un aumento del fenomeno infortunistico. Solo attraverso un’intensa attività addestrativa e formativa di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, che dia al lavoratore una reale percezione di investimento sulla sua sicurezza, si può sviluppare un impegno attivo del lavoratore nelle attività lavorative, con partecipazione attiva agli obiettivi dell’azienda, con un contributo innovativo di proposte e attenzioni tese a migliorare le performance delle aziende, nella convinzione che la crescita dell’azienda crei un vantaggio anche per tutti noi e non solo un vantaggio per l’imprenditore.

Questo modo di approcciarsi al lavoro determina vantaggi competitivi per le aziende, che sfociano in utili per le aziende e in maggiori garanzie per i lavoratori. Io esprimo soddisfazione personale, ma anche a nome del mio Gruppo consiliare per gli interventi in atto e quelli nuovi che la Regione si appresta a mettere in campo, illustratici dall’assessore Colla, a partire da quelli destinati alle scuole, al piano straordinario di alfabetizzazione della lingua italiana (come tutti sappiamo, molti degli infortuni sono causati proprio dalla mancanza della conoscenza della lingua italiana da parte dei giovani lavoratori provenienti dall’estero), per i nuovi strumenti contro le false cooperative alle false S.r.l., dove il livello degli infortuni è molto più elevato rispetto alle altre aziende, per l’estensione del meccanismo delle white list, gli elenchi delle aziende in regola, per l’assunzione di nuovi ispettori, per l’utilizzo delle risorse provenienti da sanzioni per finanziare la prevenzione, per il nuovo Nucleo interforze e la sperimentazione di presìdi fissi nei siti e distretti strategici, per una vigilanza che coordini tutti i soggetti in campo per incrementare la quantità e la qualità degli interventi ispettivi, perché anche questo è necessario, misure rafforzate nei settori più a rischio, quali logistica, agricoltura, costruzioni.

Siamo assolutamente consapevoli che l’illegalità è strettamente connessa al fenomeno infortunistico e che la legalità possa portare maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro e un lavoro di qualità. Riguardo al contrasto all’illegalità, esprimo apprezzamento per le forme di collaborazione con le autorità competenti al fine di contrastare il caporalato e gli altri illeciti, attuato con i protocolli d’intesa con i sindacati in materia di legalità e di appalti, per le attività di vigilanza congiunta dei servizi regionali e dell’Ispettorato del lavoro in occasione delle quali sono controllate sia la regolarità del lavoro, sia la sicurezza. Controlli garantiti anche nel nuovo Piano regionale della prevenzione dell’edilizia logistica e all’agricoltura.

In proposito si concorda sulla necessità di mantenere il coordinamento e arricchire il confronto con l’Ispettorato del lavoro, consolidando le collaborazioni intersettoriali con altri Enti e associazioni che si occupano a vario titolo di prevenzione nei luoghi di lavoro, sia nell’azione pratica, sia attraverso seminari, incontri, corsi di formazione per tutte le figure coinvolte.

Questa attività e altre sono richiamate nel Patto per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, costruito dalla Regione insieme a tutte le parti sociali e alle componenti della società regionale alla guida Patto, Enti locali, sindacati, imprese, mondo della scuola, delle professioni, Università, Terzo settore e Camera di Commercio.

Credo che vada apprezzato l’approccio strutturato con cui vengono affrontate le criticità presenti nei vari settori, nel nuovo Piano regionale della prevenzione, recentemente approvato, che contiene gli elementi fondanti per il contrasto del fenomeno infortunistico. Una particolare attenzione e valutazione penso vada data al fatto che si registra una proliferazione di organizzazioni sindacali e datoriali di dubbia rappresentatività, che siglano contratti collettivi di lavoro nazionali, che esercitano dumping contrattuale e concorrenza sleale tra le imprese. 59 CCNL solo nel settore agricolo depositati al CNEL contro i 6 sottoscritti dalle categorie CGIL, CISL e UIL e dalle principali associazioni datoriali.

Ripeto: 59 contro 6.

Attenzione utile per contrastare la diffusione di organizzazioni sindacali e datoriali di limitata rappresentatività che siglano contratti collettivi nazionali, che esercitano dumping contrattuale e concorrenza sleale tra le imprese.

E poi ci lamentiamo dei lavoratori che prendono 3 euro o 2,50 euro all’ora.

In proposito, credo che tutti noi concordiamo sul fatto che occorra una disciplina nazionale sulla rappresentanza che dia maggiore valore generale ai contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali, comparativamente e maggiormente rappresentative a livello nazionale, e che vincoli la concessione di contributi pubblici al rispetto delle condizioni stabilite dai contratti collettivi nazionali e territoriali di lavoro per il personale dipendente, sottoscritti dalle suddette parti sociali comparativamente e maggiormente rappresentative a livello nazionale.

In proposito, non posso che esprimere grande soddisfazione per quanto evidenziato dall’assessore Colla, ovvero per il fatto che nell’ambito degli appalti pubblici si promuove, come già condiviso nel Patto per il lavoro e per il clima, l’applicazione dei contratti collettivi nazionali inerenti all’attività oggetto dell’appalto e delle concessioni e la relativa contrattazione territoriale di secondo livello, contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente e maggiormente rappresentative sul piano nazionale, e questo anche per i subappaltatori, nonché il rilancio delle funzioni delle centrali uniche di committenza e il superamento della pratica al massimo ribasso a favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa e per l’applicazione della clausola sociale nei cambi d’appalto e per il rafforzamento dei sistemi di controllo nelle fasi esecutive degli appalti e per il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza.

Un approfondimento dobbiamo farlo anche noi, come Regione Emilia-Romagna, sui vari contributi che eroga la Regione verificando ‒ e questa è una verifica che noi dobbiamo fare, dobbiamo prenderci l’impegno di fare ‒ se noi possiamo vincolare i benefici normativi e contributivi nazionali al possesso da parte dei datori di lavoro oltre che del documento unico di regolarità contributiva... Se possiamo vincolarli anche al rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali, nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, laddove sottoscritti, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Questa è una verifica che noi dobbiamo fare, perché certamente una verifica del genere ci aiuterebbe a eliminare il fenomeno delle cooperative spurie, delle SRL fasulle e ci aiuterebbe anche a combattere più efficacemente il fenomeno degli infortuni sul lavoro.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mumolo.

Consigliera Catellani, prego.

 

CATELLANI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore Colla. Chiaramente, è molto complesso riuscire a ripercorrere tutto l’intervento dell’assessore. Ci riserviamo di leggere con molta calma quelle che sono le linee che stanno dentro a questa comunicazione.

Assumiamo che lavoro di qualità significa salute e sicurezza. Conveniamo, assumiamo che il diritto alla salute sia prioritario: meno male.

Un po’ meno contenta rispetto al fatto che colleghiamo tutto al Patto per il lavoro e per il clima e per la semplificazione, perché per me è talmente tanto ondivago che non vorrei che ondivago fosse anche poi l’intervento sulla sicurezza sul lavoro.

Non sarò aulica quanto il collega Mumolo, non citerò la Costituzione, non mi soffermo su appalti e subappalti. Però mi soffermo su alcuni interventi che invece hanno fatto sulla materia colleghi del mio Gruppo, il Gruppo della Lega. Facci e Rancan – siamo al 20 ottobre 2021 –, perché l’assessore Colla ci dice “non abbiamo problemi di risorse, stiamo sereni”, perché è una materia, un argomento rispetto al quale vanno messe queste risorse, soprattutto su quella che chiaramente è la formazione. A ottobre 2021, i colleghi interrogarono chiedendo per l’appunto qual era la situazione.

Ad oggi raccogliamo diversi dati INAIL, quindi fa piacere anche la comunicazione perché ci dà conforto rispetto ad una preoccupazione sulla quale noi siamo arrivati ben prima della giornata di oggi.

All’epoca, però, la risposta dell’assessore Colla rispetto alla contestazione che fecero i colleghi fu: spendiamo per l’Asse 3 125 milioni per la formazione, ma questi infortuni sono talmente tanti… “Forse non sta funzionando qualcosa?” chiesero all’epoca i colleghi. La risposta non arrivò. La risposta di tutto punto dell’assessore Colla fu: calma un attimo, tavolo di lavoro, arriveremo, faremo delle concertazioni. Siamo così arrivati alla giornata di oggi.

La risposta a tutt’oggi non c’è, nel senso che l’assessore Colla ci dà i dati degli infortuni, che per noi sono la conferma del fatto che probabilmente il denaro che viene stanziato dalla Regione è utilizzato, ma forse non indirizzato veramente bene. Non arriva, oggi, perché di questo oggi non si parla. La risposta quindi non arrivò allora e non arriva oggi.

Il collega Montevecchi fece un emendamento al DEFR recentissimo (2023) per richiedere misure accessorie aggiuntive a quelle obbligatorie per la formazione dei tirocinanti, peraltro, con l’utilizzo anche degli enti bilaterali. Fu bocciata in Commissione, si chiese addirittura il ritiro dell’emendamento, non fu fatto, e votaste contro.

Sugli Enti bilaterali ci siamo mossi anche sull’FSE, perché sapete che noi, come Gruppo Lega, ci sentiamo e anche parecchio sulla tematica, e anche lì nessuna bocciatura.

Mi domando quindi oggi che noi conveniamo rispetto a questi contenuti, che però mi auguro siano concreti, cioè non torniamo a un Patto per il lavoro per il clima, speriamo che questa volta ci sia qualcosa di concreto, e le risorse è giusto che vengano messe, la domanda è: procederemo veramente come ci sta dicendo l’assessore Colla oppure no?

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore per questa comunicazione. Giustamente l’assessore ha ricordato che quasi un anno fa si è verificata la tragedia, ovvero la morte di quel giovane ventiduenne della Guinea Bissau, Yaya Yafa, che era al lavoro da poche ore e ha perso la vita, non ha potuto fare ritorno a casa. Noi dobbiamo creare (sono le imprese in primo luogo che devono farlo e le autorità pubbliche devono controllare e monitorare) delle condizioni di lavoro per cui dal lavoro si torna a casa, non si finisce dentro una cassa da morto.

Il documento che ci è stato presentato a parere di Europa Verde va nella direzione giusta, anche perché quello che oggi preoccupa è che alla ripresa post Covid, che è ancora in corso (non bisogna cantare vittoria sul fatto che sia ormai chiusa), corrisponde un aumento preoccupante delle denunce di infortunio sul lavoro. Prima l’assessore si riferiva all’anno 2021, io ho qualche dato che riguarda i primi sette mesi del 2022, che ci dice che le denunce di infortunio sono passate a livello nazionale da 312.762 a 441.451, quindi c’è un aumento del 41,5 per cento, mentre a livello regionale si è passati da 41.667 a 49.372, quindi siamo a più 19,49 per cento.

Questo è un fenomeno che non si può spiegare interamente con le denunce di infortunio legate al Covid-19 e dobbiamo anche prendere atto che si nota un aumento rilevantissimo nella logistica e nel settore dei trasporti, dove si parla di un aumento del 119,35 per cento, passando da 2.274 episodi 4.988. Non a caso il ragazzo di cui prima ha lasciato la propria vita proprio in un’impresa di logistica.

È chiaro, quindi, che bisogna fare di più e fare meglio. Da questo punto di vista, la valutazione di Europa Verde sul Patto è positiva, con alcune precisazioni, quindi la sottolineatura di alcune questioni che, a nostro parere, restano aperte. Con la legge n. 215/2021 si è dato il potere all’Ispettorato del lavoro di svolgere le ispezioni sul rispetto della normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro, al pari di ciò che viene fatto anche dalle AUSL fino alla fine degli anni... Scusate, ho sbagliato. Fino alla fine degli anni 1970. Quindi, non era la legge del 2021. Da questo emerge una questione su cui è necessario operare. Il coordinamento tra le AUSL e l’Ispettorato. Come si sta lavorando concretamente su questo aspetto?

Un altro punto che pensiamo utile sottolineare è che al centro della strategia regionale c’è, giustamente, il Piano di prevenzione, fatto molto bene e, a quanto ci risulta, condiviso anche con il sindacato confederale. Quindi, sarebbe utile, proprio alla luce di questo Piano di prevenzione, che la Giunta presentasse un rapporto trimestrale sui risultati del Piano, per dare un segnale che è necessario dare un’attuazione delle misure che sia sistematica e in tempi congrui rispetto a quelli dell’emergenza.

Per quanto riguarda l’ex alternanza scuola-lavoro, che anche di recente ha fatto una vittima, se ricordo bene, nel Veneto, oggi sono stati trasformati, questi percorsi di alternanza scuola-lavoro, che in realtà procuravano manodopera non preparata adeguatamente e a basso prezzo alle imprese, oggi sono stati trasformati, dicevo, questi percorsi di alternanza scuola-lavoro, in percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

Qui le formulazioni si sprecano.

La proposta rispetto a questo è di creare ‒ sarebbe utile, a nostro parere ‒ una sorta di circuito di aziende qualificate per accogliere gli studenti. Quindi, non trattarli da manodopera impreparata a basso costo, ma veramente accoglierli in una maniera che sia formativa e non di sfruttamento. Ma anche i tirocinanti, quindi quelli che sono usciti da questo percorso alternanza scuola-lavoro, prevedendo per le imprese che offrono questo tipo di accoglienza e di formazione reale agevolazioni specifiche.

Infine, ci permettiamo, per così dire, di rilevare che il Patto manca di un’azione specifica a supporto dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Sarebbe utile riproporre una campagna di informazione, quindi a consolidamento di competenze, appunto per questi rappresentanti, cofinanziato dalla Regione e dall’INAIL, in modo da dare ulteriore concretezza alle azioni previste dal piano, quindi ai risultati che si possono attendere davvero dal Piano dal punto di vista della riduzione degli infortuni sul lavoro.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Altri? Consigliera Mori, prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Il Patto per il lavoro e per il clima della Regione coinvolge tutta la società regionale sull’obiettivo del lavoro di qualità, ovvero stabile, adeguatamente remunerato, e tutelato sotto il profilo della salute e della sicurezza, ridurre quindi le disuguaglianze, in primis di genere e generazionali, promuovendo e valorizzando pienamente la partecipazione attiva delle donne e delle giovani generazioni allo sviluppo e parte integrante della strategia inclusiva che stiamo portando avanti in Emilia-Romagna. Che oggi si arricchisce di questa puntuale assunzione di responsabilità collettiva, nell’ambito di questo patto sulla tutela della salute e sicurezza da malattie infortuni sul lavoro. Quindi, non un esercizio stilistico, ma una declinazione necessaria perché più si è chirurgici nell’individuare gli obiettivi, più si può essere misurati, pesati e ci si espone nelle responsabilità. Devo dire che il 35 per cento degli infortuni e il 38 per cento delle malattie professionali rispetto a quelle che sono state illustrate riguardano le donne. Considerato che nei settori più martoriati da infortuni, incidenti e purtroppo morti, ovvero le costruzioni, la logistica e l’agricoltura, le donne lavoratrici sono, come noto, presenti in misura minore, è chiaro che l’incidenza femminile appare assai rilevante, senz’altro da approfondire, come del resto altri dati e indicatori.

Ecco perché è così importante articolare questo Patto e aver coinvolto tutti gli attori in campo. La sicurezza sul lavoro va interpretata in modo dinamico, in modo allargato e aggiornato. Proprio per questo riteniamo fondamentale quella che viene indicata dal Patto quale priorità trasversale, cioè, diceva l’assessore, condivisione, monitoraggio e analisi, in particolare su due linee: qualificare ulteriormente l’attività del sistema informativo regionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro a cui afferisce l’Osservatorio regionale, rafforzando sinergie e interoperabilità, e la prevista attivazione di un monitoraggio coordinato e di ricerca mirata in grado di registrare l’evoluzione dei fattori di rischio presenti nei diversi settori. Questa è la vera sfida: anticipare i temi della prevenzione valutando i rischi e quindi migliorando tutti i processi.

Il lavoro sta cambiando e occorre presidiare in tempo reale i mutamenti che producono insicurezze e patologie. È fondamentale per valorizzare le buone prassi ed essere efficaci nelle misure. Ho particolarmente apprezzato, abbiamo particolarmente apprezzato il riferimento a pag. 17 nella narrativa di questo Patto alla promozione delle pari opportunità, con particolare attenzione alla parità salariale e alla conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, perché anche per la cosiddetta “certificazione di genere”, che può essere un tassello ulteriore per il miglioramento della qualità della prevenzione, costituiscono aspetti di valore intrinseci alla premialità previsti anche dal PNRR.

Per lo stesso motivo riteniamo centrali gli aspetti della prevenzione, ben motivati ed evidenziati nella strategia degli interventi dall’assessore Colla, che ringraziamo, prevenzione che va agita con politiche attive per l’occupazione di qualità, contro il lavoro irregolare, la precarietà, il dumping contrattuale, per superare il nero e l’eccessiva esternalizzazione e frammentazione delle pratiche di appalto.

Prevenzione che va agita per affrontare, contrastare e superare anche le discriminazioni e le violenze nei luoghi di lavoro, prima fra tutte il mobbing, che viene all’uopo citato all’interno di questo patto. Ricordo infatti che l’ordinanza n. 8948 del 2020 della Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che la malattia derivante da mobbing rientra a pieno titolo fra le malattie professionali indennizzabili da INAIL. Sottolineo come il mobbing determini in chi lo subisce non solo danni alla vita di relazione, ma spesso all’integrità psicofisica della lavoratrice e del lavoratore, in particolare depressione e disturbi dell’ansia sul piano fisico, patologie correlate all’esposizione a stress prolungato, come malattie agli apparati non soltanto cardiovascolare, ma anche gastrointestinale.

Perché dico questo? Perché studi autorevoli definiscono il mobbing come una forma davvero di terrore psicologico e, visto che abbiamo avuto nelle emblematica tragicità della vicenda della ginecologa forlivese Sara Pedri, piombata nelle depressione e scomparsa il 4 marzo 2021 in Trentino, dove lavorava presso l’ospedale Santa Chiara di Trento, un esempio di cosa possa significare il mobbing (i vertici sono attualmente a processo, quindi si verificheranno ovviamente alla fine le responsabilità, ma le premesse sono inquietanti), bene si è fatto ad indicare il mobbing tra gli elementi non solo da monitorare, ma da presidiare con fermezza.

C’è infatti un legame indissolubile tra la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e la buona occupazione, nelle situazioni di precarietà e illegalità contrattuale, dove mancano tutela sindacale e servizi di welfare e sostegno, nei lavori poveri sono in particolare le lavoratrici, lo dicono i numeri, ad essere più facilmente ricattabili, discriminate, fatte oggetto di molestie e di sfruttamento. A rischio, perciò, anche sotto il profilo della salute e della sicurezza.

La ratifica da parte dello Stato italiano della Convenzione ILO 190, approvata all’unanimità dalle forze politiche in Parlamento e in vigore dal 25 giugno 2021, sta rafforzando gli strumenti di tutela e prevenzione contro le molestie e le violenze sui luoghi di lavoro, che colpiscono in stragrande maggioranza la popolazione femminile. I dati sono evidenti. Sono circa 1.400.000 le donne che hanno subìto violenza nella propria vita lavorativa, con una maggiore incidenza nel settore dei servizi, nella fascia di età medio-giovane e con un livello educativo medio-alto, e comunque prevalentemente al momento del colloquio di lavoro e in fase di assunzione (fonte ISTAT).

Le molestie, quindi, sono state non soltanto tracciate attraverso il mobbing in questo Patto, ma sono state inserite nel Piano 2021-2023 contro la violenza di genere della Regione Emilia-Romagna e costituiscono uno strumento avanzato di prevenzione e contrasto, quindi di salute e di sicurezza soprattutto per le lavoratrici nell’ambito del lavoro. Ecco perché in questa Regione, lo sappiamo bene, problemi complessi e strutturali richiedono politiche integrate e sinergia tra competenze diverse che vi incidono.

Quindi, nel ringraziare la Giunta per lo sforzo di declinazione, che ‒ ripeto ‒ non è un esercizio stilistico, speriamo, condividiamo e confermiamo la volontà di rafforzare la strategia condivisa in questo Patto, integrando, ovviamente, il Piano regionale contro la violenza che insieme al Piano regionale della prevenzione 2021-2025, in modo coerente, tracciano una visione di sistema e di ciò che per noi è qualità del lavoro.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Mori.

Altri in dibattito generale? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore Colla per questa informativa. Nel 2020 l’INAIL ha registrato 1.684 morti sul lavoro, dei quali 145 in Emilia-Romagna, pari all’8,62 per cento del totale. Nel 2021 il numero dei decessi si è ridotto sia a livello nazionale (1.361) sia a livello regionale (120), ma il peso percentuale delle morti sul lavoro nella nostra regione è aumentato, arrivando all’8,82 per cento del totale. I numeri del 2021 sono scesi rispetto alla grande terribile impennata del 2020, ma sono ancora superiori a quelli del periodo pre-pandemico: 1.294 e 115 rispettivamente in Italia e in Emilia-Romagna nel 2019.

Il bollettino trimestrale INAIL relativo al periodo gennaio-giugno 2022 fornisce indicazioni che se confermate per la seconda parte dell’anno potrebbero essere incoraggianti, registrando 39 decessi rispetto al corrispondente periodo del 2021.

Ma il dato di fatto tragico e incontrovertibile è che in Italia e in Emilia-Romagna lavoro significa anche la possibilità, inaccettabile, di morire. Dobbiamo avere la consapevolezza che i numeri delle statistiche INAIL corrispondono a persone, forse più che per qualsiasi altro ambito di analisi, persone che non ci sono più, o che a seguito degli infortuni subìti o delle malattie professionali contratte subiscono pesanti invalidità.

Se scorriamo le statistiche INAIL nel corso degli anni, per esempio nell’ultimo decennio, vediamo come il numero degli infortuni mortali resti drammaticamente una costante con poche variazioni nello scenario sia nazionale che regionale.

Sono cambiate tante cose, nel lavoro: dalle stesse modalità di partecipazione e contratti in uso alla durata dei rapporti. Ma il fatto che il lavoro in Emilia-Romagna e in Italia possa comportare infortuni mortali o gravissimi, è purtroppo una terribile costante. Tutto questo è semplicemente inaccettabile. Tutti devono fare la propria parte per invertire con decisione la rotta.

Sotto questo profilo, credo debba essere sottolineata e apprezzata la scelta del documento relativo alla strategia attuativa del Patto per il lavoro e per il clima, nella parte ovviamente relativa alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, di dedicare i primi due paragrafi a un’assunzione di responsabilità collettiva, e a una strategia integrata di azione. Infatti, solo con la consapevolezza comune di dover agire e di doverlo fare insieme, ognuno per le proprie competenze può risultare efficace rispetto all’obiettivo di abbattere il numero degli infortuni sul lavoro con esiti mortali o gravi.

Per questo serve davvero un’assunzione collettiva di responsabilità per realizzare una strategia d’azione integrata. Alcuni interventi sono ovviamente in capo innanzitutto allo Stato, come nel caso della vigilanza, o quello della definizione delle condizioni contrattuali che possono rappresentare il terreno meno propizio al determinarsi di infortuni e malattie professionali. Il potenziamento degli organici ispettivi è senza dubbio discendente in via diretta dalle scelte operate a livello normativo, finanziario e organizzativo dalle istituzioni dello Stato.

Ma in questo campo la Regione può e deve svolgere la propria parte in ragione del ruolo decisivo esercitato dai servizi per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro, dando la possibilità di coordinare e orientare l’attività ispettiva. In questa logica penso svolga un ruolo ineludibile il quadro delle condizioni giuridiche retributive, attraverso le quali si concretizza la partecipazione al lavoro.

La precarietà di moltissimi contratti, l’assenza per diversi settori ed attività, di retribuzioni minime dignitose, la conseguente costrizione ad accettare ogni tipo ed ogni modalità di lavoro sono direttamente connessi all’assenza delle condizioni di sicurezza sul lavoro.

Non dobbiamo nasconderci che la battaglia per il salario minimo ora più che mai è urgente (tra l’altro, all’ordine del giorno c’è anche una risoluzione che spero discuteremo a breve) ed è anche una battaglia per la sicurezza sul lavoro, in particolare per quei settori di attività nei quali i contratti di lavoro nazionali sono assenti o insufficienti o inadeguati nei fatti vessatori.

L’introduzione del salario minimo legale, pur valorizzando il patrimonio della contrattazione collettiva, è anche una misura chiave per abbattere il numero degli infortuni sul lavoro. Un’esigenza, questa, particolarmente sentita in settori a forte rischio quali quello della logistica, nel quale non dobbiamo nascondere che è più elevato anche il potenziale di infiltrazione della criminalità organizzata.

Il salario minimo - voglio ricordarlo - è anche il tema, come dicevo prima, di una risoluzione a mia firma, una risoluzione sulla quale, se vogliamo assicurare coerenza con il dibattito che sta accompagnando la comunicazione dell’assessore, mi auguro si possa trovare un reale e ampio consenso. Anche in questo la strategia attuativa del Patto per il lavoro e per il clima, la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro propongono un obiettivo condivisibile, individuando alcuni settori sui quali effettuare focus mirati.

Se logistica, agricoltura e costruzioni sono da sempre gli ambiti nei quali gli infortuni sono spesso più frequenti e connotati da maggiore gravità, penso che meriti una riflessione particolare il ruolo che le politiche di rigenerazione urbana ed edilizia e di riqualificazione energetica possono esercitare rispetto all’obiettivo della piena sostenibilità, innanzitutto sociale, del nostro territorio e delle nostre comunità.

Faccio riferimento alle diverse misure di incentivazione operative nel campo delle costruzioni, fra le quali, come sapete tutti, il Super bonus. I numeri dei cantieri aperti, la quantità e varietà di competenze professionali necessarie, gli stessi tempi, spesso molto stretti, di realizzazione degli interventi possono aver contribuito al proliferare di nuove imprese prive di esperienza, spesso non in grado di far fronte alle prescrizioni normative sulla sicurezza, per usare parole chiarissime utilizzato dalla strategia, documento che oggi l’assessore ci illustrava.

Il ruolo fondamentale che la Regione sta cercando di esercitare proprio nella direzione della riqualificazione e dell’efficientamento energetico deve quindi essere accompagnato da una forte attenzione alla formazione delle professionalità necessarie, valorizzando una delle più consolidate competenze della Regione, vale a dire la formazione professionale. L’obiettivo deve essere quello di garantire che alle strategie dirette ad assicurare la sostenibilità ambientale ed energetica nel nostro territorio corrisponda anche una crescita netta della sostenibilità sociale, non invece delle attività a rischio di infortuni.

Voglio soffermarmi ancora sul tema della formazione, perché, oltre agli infortuni e alle morti sul lavoro, abbiamo dovuto assistere a una serie di eventi se possibile ancora più inaccettabili e odiosi, vale a dire le morti avvenute durante la formazione, direttamente connesse ad attività lavorative. Penso agli incidenti avvenuti nei contratti di apprendistato, finalizzati, quindi, anche all’acquisizione di competenze da parte di giovani apprendisti, o durante i tirocini o durante gli stage facenti parte di percorsi di formazione. Si tratta di contratti e attività sicuramente indispensabili ai giovani che intendono acquisire sul campo le competenze necessarie al completamento delle loro professionalità. Proprio perché in questi casi le attività lavorative costituiscono parte ineludibili del percorso formativo, è assolutamente indispensabile assicurare, anche nel confronto con le imprese in cui queste si realizzano, la massima attenzione perché un’attività di crescita professionale non produca, invece, esiti inaccettabili.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare. Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Devo dire che la comunicazione fatta dall’assessore Colla offre la possibilità di riflettere in maniera più approfondita, più tonda su un argomento che, invece, è spigoloso. La relazione che ci accompagna, evidentemente, come studio verticale di quello che è il Patto per il lavoro e per il clima offerto alle relazioni sindacali di questa Regione, rappresenta, a mio giudizio, un’occasione in cui quella cabina di regia, che è necessaria e che cerca di governare anche la lotta alle diseguaglianze di questa Regione, ha cercato di normalizzare, di cristallizzare in un percorso politico-amministrativo.

Sì, è vero, il capo dell’impresa è una figura verticale. Come pure è stato ricordato dal Codice civile, viene riconosciuto come il primo responsabile di ogni forma di violazione dei doveri di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Tuttavia, la trasversalità del problema e anche ‒ consentitemi ‒ la gravità del problema hanno consegnato dei numeri inquietanti. A un certo punto, forse, andrebbe detto che lo sono proprio perché siamo la regione che ha il PIL più alto d’Italia. Noi sappiamo che la crescita economica, evidentemente, si declina attraverso grandi investimenti, grandi attività, grandi sudori, grandi impegni. Allo stesso tempo, però, vi è quello che accompagna il lavoro, cioè il sacrificio, lo sforzo e l’infortunio.

I numeri, più di 74.000 infortuni sul lavoro, rappresentano un esercito di persone che ha dovuto accedere ai servizi di assistenza, e che ripongono, come giustamente fa questa relazione, questo documento, l’attenzione su cosa si può fare per prevenire.

Credo che una delle cose più pregevoli dell’analisi che è stata offerta dall’assessore Colla, stia nella discussione su quello che possiamo fare noi, cioè gli obiettivi strategici che sono stati messi in campo, e che a un certo punto cercano di mettere insieme i vari settori. Le relazioni introduttive, infatti, narrano, espongono evidentemente tutti i settori della produzione in cui questa vicenda si articola dal punto di vista della sua crescita, ma soprattutto si cerca di comprendere quali possono essere gli strumenti con cui agire. Uno tra tutti, peraltro all’interno di una discussione più complessa, pare essere a mio giudizio la volontà di agire contemporaneamente su più fronti. Questa contemporaneità, questo movimento trasversale che è stato illustrato, che si declina poi in cinque obiettivi, si accompagna con la nostra stagione. È la stagione in cui si rivendica il lavoro dignitoso, di qualità dignitosa, ed è evidente che discutere di qualità del lavoro comporti una presa di responsabilità.

La scelta che viene fatta col Patto per il lavoro, evidentemente, è quella di dire che il concetto di qualità del lavoro, così come declinato a livello comunitario viene declinato a livello regionale, ma viene fatto su alcuni pilastri fondamentali. La cultura, l’informazione e la formazione: penso a quel primo obiettivo strategico che è stato illustrato. Non vi è dubbio che vi sia un problema di formazione nella prevenzione degli infortuni, e su questo evidentemente occorre non soltanto offrire un atteggiamento politico, ma dare degli investimenti politici programmatici. Per cui, l’incontro tra sindacati datoriali dei lavoratori è evidente che cerca di partorire una discussione che è quella sulla qualità del lavoro, lo sviluppo dell’impresa stessa.

D’altro canto, c’è un limite. Una certa cultura liberista che ci ha accompagnato in questi anni, ci ha abituati a pensare che il problema della produttività non potesse essere accompagnato al problema della qualità del lavoro: come se il mercato, come se la competizione potesse necessariamente offrire più occasioni anche di infortuni. La discussione sugli infortuni è tutta qui.

D’altro canto, c’è una fotografia che emerge immediatamente dal documento. La fotografia è quella per cui, dei 74.000 infortuni occorsi, 63.000 sono avvenuti in occasione del lavoro senza mezzo di trasporto, cioè sono avvenuti nei luoghi dell’infortunio stesso, nei luoghi di lavoro, non in itinere, del quale pure si parla nel documento, e neanche nella logistica, ma sono avvenuti perché vi è stata incuria e non vi è stata politica preventiva.

Da qui il mio giudizio e il senso stesso dell’obiettivo strategico n. 4, nel quale cerchiamo di mettere insieme una vera e propria cabina di regia tra Vigili del fuoco, ispettorato INPS e tutti gli attori che sono stati ricordati nel coordinamento tecnico operativo.

C’è però un aspetto sul quale, a mio giudizio, dobbiamo cercare di portare l’attenzione nei prossimi anni. Questa Regione deve crescere, ha il dovere di crescere, non può permettersi di non crescere, ma ha bisogno di educare il lavoratore, quindi offrire forme di formazione alla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ma allo stesso tempo ha la necessità di formare anche l’imprenditore.

Questa partita, che è la partita vera in cui si tiene insieme il Prodotto interno lordo regionale e la qualità del lavoro che cerchiamo di declinare, sarà sintesi stessa del Patto per il lavoro e per il clima nella sua versione odierna, ossia quella della tutela della salute e sicurezza. Lo sarà perché è evidente che il contesto di transizione verde digitale e demografica nel quale si muove il nostro sviluppo nel Piano industriale regionale è uno strumento nel quale evidentemente la sinergia tra scuola, sicurezza e cultura della sicurezza ha la necessità di interagire.

Da questo punto di vista è di una certa importanza il fatto che sia stato evidenziato come ci sono alcuni lavori che evidentemente si prestano più al rischio sul luogo di lavoro. Penso ad esempio al settore delle costruzioni, dove si è registrata una media di oltre 4.914 casi di infortunio nel periodo 2015-2019, che è una cifra enorme, prima ancora del periodo del Super bonus, per cui sui prossimi dati con i quali dovremo ragionare con Prometeia o con chi ci fornirà i nuovi dati dovremo capire quanto siamo riusciti ad intervenire non soltanto nello sviluppo del settore delle costruzioni, ma nella tutela del lavoratore e dell’infortunio stesso. Un calcolo matematico intorno al quale si può costruire la qualità del lavoro è quello della prevenzione, quindi quanto investo in prevenzione, ma soprattutto quanto mi costa la cura. Penso agli incidenti mortali, ma penso anche alla rimessa in posizione del lavoratore nelle condizioni di poter tornare sul luogo di lavoro.

Un altro tema. Lo dicevo prima. La logistica. In logistica, secondo i dati, il codice ATECO H52, quello famoso per ovvi motivi, dei quali ci siamo occupati anche in altre sedi, nel settore dei trasporti, consegna nei dati di Prometeia una media di 3.182 casi nello stesso periodo. Si tratta, evidentemente, di un tema che non accompagna soltanto il modo o la modalità dell’infortunio, così come era stata accompagnata fino a qualche anno fa l’idea stessa della prevenzione dell’infortunio. Guardate, il Novecento si è caratterizzato per il fatto che il grosso degli infortuni avvenivano nelle macchine, negli strumenti di macchinazione, nei quali il lavoratore rischiava di farsi del male.

La transizione digitale, la transizione, evidentemente, di un nuovo tipo di impresa produce nuovi tipi di infortunio. Prima la collega Mori, in una scelta verticale, evidentemente, del suo intervento, ha esposto quali sono le problematiche connesse alla malattia della mente che si generano nei luoghi di lavoro attraverso vessazioni continuate e ripetute. Bene, potremmo dire che lo stesso tipo di problematica lo riscontriamo all’interno dei settori più colpiti dalla diseguaglianza sociale ed economica.

Forse la parte più forte, effettivamente, della documentazione che è stata offerta, della riflessione che l’assessore Colla ha illustrato, credo stia nella caduta dall’alto. Cade dall’alto il lavoratore, ma cade dall’alto anche la responsabilità della prevenzione. Se è vero che l’impresa è una struttura piramidale, con una certa responsabilità, con una certa modalità di contenimento della responsabilità, sia dell’imprenditore che del lavoratore, è vero che la scelta di questa Regione di essersi messa intorno a un tavolo per cercare di promuovere un coordinamento tecnico, che si pone un orizzonte che arriva al 2025, è una scelta di grande lungimiranza politica. Su questa lungimiranza politica, evidentemente, la sfida dovrebbe essere anche quella legislativa. Questa buona pratica che mettiamo in campo oggi è già la base di un progetto di legge.

Credo, infatti, che se l’esperienza del Patto per il lavoro ci sta dando e consegnando qualcosa di utile nel corso degli anni, quello che noi potremmo fare da legislatori, evidentemente, è anche finanziare i percorsi di prevenzione. Lo spirito stesso col quale si va a trattare nelle sedi confindustriali, o nelle sedi sindacali dei lavoratori, la tutela della salute deve diventare un impegno per questa Assise.

Vi ringrazio.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Caliandro.

Altri? Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Io volevo esprimere la nostra soddisfazione rispetto a un piano che qui oggi l’assessore Colla ha presentato su uno dei temi che sappiamo aver contrappuntato gli scorsi anni in maniera drammatica, cioè gli infortuni sul lavoro e le malattie sul lavoro, che abbiamo ripreso in diversi atti anche all’interno di quest’aula.

Penso a tutto il tema legato alla prevenzione, allo smaltimento dell’amianto all’interno dei luoghi di lavoro, all’interno degli edifici scolastici, al lavoro che la Regione ha condotto nel corso degli anni, nel seguire questa traiettoria, di identificazione di un principio di lavoro di qualità per quanto riguarda il territorio emiliano-romagnolo come obiettivo da perseguire in maniera decisa, che passa anche attraverso gli elementi legati alla sicurezza in ambito lavorativo.

Volevo soffermarmi, perché molto i miei colleghi hanno già detto e riassunto con dovizia di particolari, dati e indicazioni molto puntuali rispetto a questo punto. Qualcosa che è stato attraversato, ma che credo valga la pena ribadire e riaffermare, ovvero, quel passaggio importante che riguarda tutto il tema della cultura della legalità, dell’attenzione all’esecuzione degli appalti, dell’attenzione alla costruzione di strumenti da un lato concertativi, dall’altro di sorveglianza, relativi alle infiltrazioni della criminalità organizzata all’interno del nostro contesto regionale. Sappiamo che questo è avvenuto nel passato.

Non siamo, oggi, così sprovveduti, non ci mancano degli strumenti per monitorare, però sappiamo anche che una serie di risorse, anche piuttosto ingenti, arriveranno sul nostro territorio, legate ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sappiamo che questo coinvolgerà le amministrazioni pubbliche, una serie di interventi strutturali presenti sul nostro territorio e sappiamo anche come, rispetto a questa gran messe di risorse, gli appetiti della criminalità organizzata non siano del tutto fugati, quindi dicendo qua che, nel momento stesso in cui la gara al massimo ribasso, l’intervento delle aziende spurie presenti sul nostro territorio di solito sono appannaggio di questi soggetti criminali, osservare da vicino questi fenomeni e contrastarli attraverso dei Regolamenti attuativi molto precisi, che abbiano come elemento la tutela per quanto riguarda i lavoratori, ma anche il tessuto economico emiliano-romagnolo è assolutamente importante e centrale.

Noi abbiamo un Testo unico per la legalità, abbiamo un tavolo di confronto, che è quello del Patto per il lavoro e per il clima, abbiamo la capacità dimostrata nel corso degli anni di costruire dei meccanismi concertativi con le forze sindacali, con le forze della rappresentanza dei lavoratori.

Credo che soprattutto da questa parte arrivi la necessità di mantenere molto attenti e aperti gli occhi e le orecchie su fenomeni che hanno attraversato nel passato la nostra Regione e che non vogliamo vedere ripetersi, perché queste si traducono anche dentro gli appalti della logistica, dentro il lavoro agricolo, dentro le manifestazioni di caporalato, dentro una misura che va a minare il tessuto produttivo nel suo complesso e non solo in arricchimento delle organizzazioni criminali, ma introduce degli elementi distorsivi profondi da cui ci vogliamo preservare.

Quando si è trattato di governare la ricostruzione dopo il terremoto nella parte modenese che ha colpito l’Emilia-Romagna, credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro in termini di vigilanza e monitoraggio, credo che altrettanta vigilanza e monitoraggio debbano essere garantiti quando le grandi risorse del PNRR arriveranno sul territorio emiliano-romagnolo e credo che questo sia un altro degli elementi di tratto distintivo del documento che oggi l’assessore Colla ci presenta, che richiede un concorso collettivo della politica, dei sindacati, delle forze produttive, ma anche della società civile che si organizza e stimola la politica stessa a tenere alta l’attenzione su questi punti.

Credo che questa sia una traccia e un programma non solo di cornice, ma anche fattivo e positivo, che trova assolutamente il mio interesse e la mia approvazione.

Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

PRESIDENTE (Zamboni): Non vedo altri iscritti.

Se nessuno chiede la parola, chiedo all’assessore Colla se vuole replicare. Grazie.

 

COLLA, assessore: Grazie.

Velocissimo. Per comunicare che raccolgo veramente tutte le sollecitazioni che sono state poste, ma anche il grande consenso di tutti a un’operazione di stampo prima di tutto culturale, di comportamenti. Quando si fa un’analisi sul sistema della sicurezza e della salute sul lavoro bisogna sempre fare anche un’analisi dell’evoluzione della morfologia del sistema economico.

Avete visto che, ad esempio, abbiamo un grande sistema manifatturiero, ma devo dire che lì non ha un impatto su… Là dove hai più innovazione di processo, meno hai infortuni. Anche la nuova progettazione di macchine, di processo... Noi siamo una regione a grande densità di processo innovativo. Là dove hai investimenti nuovi, di processo... Ovviamente la progettazione dà molte più garanzie oggi rispetto al passato. Vale per le grandi imprese, come per le piccole imprese. Ovviamente, sto parlando di fattori macro, non di soluzioni micro.

In questa operazione, però, diciamoci la verità, ci sono anche delle accelerazioni. Se io dico “bonus” nel settore dell’edilizia, è ovvio che è un’accelerazione economica importante, forte, ma, attenzione, lì si opera molto spesso su lavorazioni tradizionali. Si può avere il bonus, ma le impalcature sono uguali. Ad esempio, avere un’impalcatura, fare operazioni di impalcatura, se non sono fatte bene, se non hai... C’è il tema climatico, c’è il tema delle condizioni di lavoro, c’è il tema dei carichi di lavoro. Dalle analisi che abbiamo, molti infortuni in questi settori avvengono il primo giorno, il venerdì. Fa riflettere, ovviamente, anche la collocazione temporale degli infortuni.

Penso che dobbiamo discutere così. Sono preoccupato di un’evoluzione delle malattie professionali, molto anche di carattere psicologico, sui processi. Abbiamo bisogno di ragionare come ci fosse un reflusso dopo il Covid, di senso, soprattutto anche sulle donne, così come veniva posto. Anche quella è un’attenzione. Mentre c’è un miglioramento sulle malattie professionali da intossicazione. Anche lì, dire “green” vuol dire “green” anche nella sostenibilità, nei processi produttivi. La chimica che utilizzo fa la differenza anche per le condizioni di malattie professionali.

Raccolgo le valutazioni del consigliere Mumolo rispetto all’applicazione dei contratti collettivi nazionali e le organizzazioni maggiormente rappresentative. È ovvio che già nell’applicare un contratto con correttezza c’è anche la declaratoria della sicurezza. Devo dire che in Regione l’accordo che è stato fatto su Intercent-ER, no al massimo ribasso, applicazione dei contratti, valutazione dei progetti e la sicurezza non fa competizione nel prezzo, non una banalità. Vuol dire che abbiamo dei vuoti tra privati, ma almeno di questa Regione andiamo un po’ orgogliosi: quell’accordo va nella giusta direzione, anche per essere emulativo.

Raccolgo le sollecitazioni della consigliera Catellani. Mi permetto di dire che il Patto per noi è un fattore strategico, non usciamo da lì, e dentro il Patto c’è l’impegno a fare il Patto per la sicurezza. Qui quindi siamo in una fase attuativa, però raccolgo le sollecitazioni e le preoccupazioni: mi impegno direttamente a fare non un censimento, ma una verifica della formazione e degli utenti che faremo per consegnare non solo la quantità ma la qualità empirica tra la formazione e le risorse che mettiamo in campo. Abbiamo finanziato fino adesso tutti i progetti, abbiamo il vincolo nei moduli, istruzione, formazione, ITS, IFTS, apprendistato, non è un problema. C’è il vincolo di legge, ma noi abbiamo messo i vincoli anche nelle declaratorie dell’accreditamento, nel sistema della formazione, però non lasciamo niente al caso, quindi raccolgo la valutazione di presentare report diretti tra quantità finanziaria messa in campo e andamento della formazione, come raccolgo il tema… Abbiamo strumenti come l’alternanza scuola-lavoro, ovviamente lì siamo nell’educazione, non siamo nel lavoro. Se è educazione va trattata certamente con i vincoli ovviamente normativi, ma lì ci sono dei vincoli ulteriori: non puoi star vicino a macchine operative, se non con il tutor, se non protetto, se non per educare e guardare. Non puoi fare opera operative. Cerchiamo di fare grande attenzione: lì forse il ruolo dei tavoli provinciali rispetto alle dinamiche tirocini, alternanza, che hanno anche dei vincoli nel sistema dell’istruzione, lì avere un monitoraggio di cosa avviene nel territorio penso che ci possa aiutare.

Condivido alcune valutazioni. Ovviamente, c’è un settore a cui dobbiamo guardare con grande attenzione, perché lì avvengono infortuni mortali, soprattutto in itinere, perché lì i mezzi della logistica non sono una banalità. Lì la tecnologia ci può veramente aiutare, ho fatto una discussione con le associazioni imprenditoriali della logistica e anche con le organizzazioni sindacali e guardate che, se andassimo applicare la tecnologia negli interporti, che già esiste sia sui mezzi, sia sulla strumentazione, eviteremmo una miriade di schiacciamenti anche mortali, è come l’auto nuova che si blocca di fronte all’ostacolo, non si capisce perché non lo dobbiamo utilizzare negli ambienti di lavoro, visto che è già tutto conclamato e risolverebbe molti problemi.

Penso che quei tavoli provinciali siano una novità, perché il tema non è fare un tavolo. Il tema è andare nel luogo dove avvengono i fatti. Lì ci deve essere un osservatorio e un monitoraggio, ma si deve anche portare la fotografia per cui, se c’è un soggetto che sappiamo che non si comporta adeguatamente, questa è concorrenza sleale, non si può competere se non applico la sicurezza, se non applico la legalità e vado fuori mercato, e, siccome la stragrande maggioranza dei soggetti vuole stare nella legalità in questa Regione, e già questo è un fatto culturale, attenzione a non buttarli fuori, perché quando non applico la legalità faccio competizione sleale. Quando poi sono soggetto di infortuni, creo costi umani, sociali, sanitari.

Il costo per questo Paese degli infortuni e dell’invalidità ha una durata nel tempo incredibile, quando si parla di bilancio dello Stato, se vogliamo risparmiare lì, sono soldi ben spesi, quindi quando dico tratto culturale mi riferisco anche a queste sembianze di direzione.

Concludo veramente. C’è un patrimonio di accordi sindacali fatti con le associazioni datoriali...

 

PRESIDENTE (Zamboni): Scusate, per cortesia, lasciate svolgere il suo intervento all’assessore con un po’ più di attenzione e silenzio. Grazie.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente. Ho finito.

Stavo dicendo che ci sono degli accordi sindacali in questa Regione che vengono presi da altre strutture nazionali. Ho detto quindi “tirate fuori dai cassetti e spiegate in quei tavoli provinciali come si fa a mettere in sicurezza un processo, perché l’avete già fatto”, rendetelo visibile, altrimenti non può essere che arriviamo soltanto... poi lo faremo sempre, quando succede il fatto, ovviamente la solidarietà, ma c’è un fattore prima: bisogna dire che qui ci sono anche dei fatti innovativi e che siamo tutti in quella direzione, per far sì che gli accordi che sanciscono la possibilità di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro diventino emulativi. Qui faremo la più grande operazione per abbattere le statistiche.

Grazie veramente per la vostra discussione. Ovviamente consegnerò questa grande responsabilità dell’Assemblea a tutti i componenti del Patto, con grande sensibilità di tutta la Giunta, che ha condiviso questa discussione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, assessore.

Siete tutti favorevoli a proseguire i lavori? Proseguiamo con il progetto di legge 5320 o c’è una richiesta di sospensione dei lavori? Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Grazie, presidente.

Visto e considerato l’orario e l’importanza del PDL che andremo a discutere dopo, anche in accordo con il relatore di minoranza, chiederemmo di cominciare la discussione del PDL domani mattina, come primo punto. Chiediamo la chiusura anticipata dell’Assemblea.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliere Sabattini.

Chiedo agli altri Capigruppo se sono d’accordo con questa modalità di procedere, quindi di rinviare la trattazione del PDL a domattina. Non vedo segnali di obiezione. Quindi, la decisione è condivisa.

Sospendiamo i lavori. Riprendiamo domattina. Grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 17,04

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario Davide BARUFFI;

gli assessori Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Elena SCHLEIN.

Hanno comunicato di non partecipare alla seduta l’assessora Paola SALOMONI e la consigliera Stefania BONDAVALLI.

 

LE PRESIDENTI

 

I SEGRETARI

Petitti - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

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