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Legislatura XI - Commissione I - Resoconto del 11/04/2023 pomeridiano

     

    Resoconto integrale n. 9

    Seduta dell’11 aprile 2023

     

    Il giorno 11 aprile 2023 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. PG.2023.8560 del 05/04/2023, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali in seduta congiunta con la Commissione Politiche economiche in modalità “mista”, cioè con la presenza dei seguenti membri per Gruppo assembleare: Bessi, Bulbi, Costi, Gerace, Montalti, Pillati (PD); Bondavalli (BP); Catellani, Marchetti D. (Lega); Castaldini (FI); nonché degli altri partecipanti in via telematica in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26 (Disposizioni per lo svolgimento in modalità telematica o mista delle sedute delle Commissioni assembleari).

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    5

    presente

    BARGI Stefano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    4

    presente

    SABATTINI Luca

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    8

    assente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    assente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    COSTI Palma

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    assente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    GERACE Pasquale

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    assente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PILLATI Marilena

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Massimo BULBI in sostituzione di Luca SABATTINI, Antonio MUMOLO in sostituzione di Francesca MARCHETTI.

     

    Sono, altresì, presenti Vincenzo COLLA, Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali e Paola SALOMONI, Assessora alla scuola, università, ricerca, agenda digitale.

     

    Partecipano alla seduta il dott. Stefano Versari, Direttore generale Ufficio scolastico regionale.

    Patrizia MONDIN di ER.GO, Marina SIVERI di ART-ER, Francesca BERGAMINI, Settore educazione, istruzione, formazione, lavoro e Patrizia BERTI, Settore educazione, istruzione, formazione, lavoro.

     

    Presiede la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI

    Assiste la segretaria: Agata Serio

    Funzionario estensore: Daniela Biondi


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    -          Coordinamento tra le Commissioni assembleari I e II, relativamente all'approfondimento delle azioni previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): governance e attuazione sul territorio dell'Emilia-Romagna.

     

    -     Informativa di Vincenzo Colla, Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali e di Paola Salomoni, Assessore alla scuola, università, ricerca, agenda digitale su “Scuola, formazione professionale e università: le riforme previste dalla Missione 4 “Istruzione e Ricerca” del PNRR”;

     

    -     Intervento di Stefano Versari, Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna, sulle riforme collegate alla Missione 4 “Istruzione e Ricerca” del PNRR.

     

     

    COSTI. Siamo riuniti oggi la Commissione I e la Commissione II. Presiedo io la Commissione II al posto di Manuela Rontini.

    Il primo oggetto che tratteremo sarà l’oggetto che riguarda proprio il tema del PNRR, infatti attendevamo i nostri ospiti.

     

    COSTI. Passiamo al primo oggetto per cui ci siamo riuniti in seduta congiunta, in attuazione dell’articolo 124, comma 4 bis, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa, a seguito della delibera dell’Ufficio di Presidenza. Svolgiamo la seduta, come dicevo prima, in forma congiunta.

    Il primo ordine del giorno è il Coordinamento tra le Commissioni assembleari I e II, relativamente all'approfondimento delle azioni previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): governance e attuazione sul territorio dell'Emilia-Romagna.

    La parola alla collega Castaldini.

    Nel frattempo ringrazio – ne approfitto mentre si avvicina – il dottor Versari, l’assessora Salomoni, la dottoressa Mondin per ER.GO, la dottoressa Siveri per ART-ER, ed è arrivato in questo momento anche l’assessore Colla. Questi saranno i nostri ospiti.

    Prego.

     

    CASTALDINI. Grazie, presidente. Grazie ai presidenti, anche chiaramente alla presidente in pectore di questa Commissione che non è presente, ma è collegata, per cui ringrazio anche per la disponibilità.

    Ci tengo moltissimo a questa Commissione chiaramente per i relatori autorevoli, anche per la presenza di Versari a cui do il bentornato in questa Regione, siamo tutti molto felici. Credo che siamo su un livello di attualità, ma cercherei, proprio come coordinatrice di questa Commissione, di provare a spostare l’attenzione su un tema altrettanto fondamentale, che è il tema delle riforme.

    Sulla stampa si parla giornalmente di PNRR, il problema della rendicontazione, dell’aumento dei prezzi dei materiali, il dibattuto utilizzo dei consulenti a fronte di una incapacità degli uffici a far fronte agli impegni e credo che una parte essenziale del PNRR, quella delle riforme sottoscritte, probabilmente, perché è a costo zero, e quindi, in un certo senso, date per scontate, manca sul tavolo e anche nell’ambito della politica, della discussione e del dibattito politico. Ricordo, non sono io a doverlo fare, ma è sempre utile, che per accedere ai fondi PNRR ogni Stato ha dovuto presentare un Piano di riforme coerente con gli investimenti del programma e senza le riforme per cambiare il volto di questo Paese rischiamo che gli investimenti del PNRR siano solo altri debiti sulle spalle delle nuove generazioni.

    Il Piano italiano, appunto, il Piano nazionale di cui parliamo in questa Commissione, si articola in sei Missioni e sedici componenti. Ogni componente si articola in due misure, le riforme e gli investimenti.

    Questa Commissione oggi è interamente dedicata a una Missione a cui molti tengono per i temi trattati nella propria vita politica, che è quella dedicata alle riforme previste per istruzione e ricerca. L’istruzione, come ho appena detto, è un tema molto caro a molti di noi e se, come ha titolato il Corriere lo scorso venerdì, uno studente su dieci anche in questa Regione abbandona gli studi, anche con risultati di performance buoni, è evidente che forse una riflessione seria su queste riforme, sulle ipotetiche riforme che verranno attuate, io credo che sia fondamentale.

    Al PNRR Istruzione sono destinate risorse pari a quasi 18 miliardi a titolarità del Ministero dell’istruzione. Nel dettaglio ci sono sei riforme e undici investimenti, sei destinati alle infrastrutture e cinque alle competenze.

    Sono attuatori, oltre al Ministero, gli Enti locali, le istituzioni scolastiche e gli enti di formazione. Mi preme sottolineare che ci troviamo di fronte a un sistema di riforme complesso, fatto di step integrati, che vanno guardati nel loro complesso e non singolarmente. Le cinque riforme che riguardano la scuola, e da qui il mio interesse e credo l’interesse di tutta la Commissione di invitare il dottor Versari, che conosciamo per la sua professionalità e anche per la sua storia legata a questa Regione. In particolare, ci troviamo di fronte a una sesta riforma, quella del sistema ETS, che in realtà ha visto delle novità già al 3 aprile, come è stato comunicato dal Ministero. Partirei provando ad analizzare i punti che riguardano la riforma della scuola e l’importanza.

    Dopodiché, secondo me, c’è tempo e spazio per il dibattito anche su un coinvolgimento per quello che riguarda la riforma universitaria. Innanzitutto sulla riforma del sistema di orientamento si prevedono moduli di orientamento di almeno trenta ore annue rivolte alle classi quarte e quinte della scuola secondaria di secondo grado.

    La riforma prevede la realizzazione di una piattaforma digitale di orientamento. Infine si prevede l’ampliamento della sperimentazione relativa a percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado, passando da cento a mille classi. Il reclutamento del personale docente sarà, credo, un tema molto dibattuto in futuro, perché la riforma mira a istituire un nuovo modello di reclutamento dei docenti, un ripensamento della loro formazione iniziale lungo tutto l’arco della carriera, al fine di migliorare la qualità del sistema educativo. Si introdurranno requisiti più rigorosi per l’accesso all’insegnamento, la limitazione dell’eccessiva mobilità e un chiaro collegamento tra la progressione di carriera, la valutazione delle prestazioni e lo sviluppo professionale continuo.

    Sono anni e anni che in Italia si dibatte su questo. In un certo senso, guardo con molto favore il fatto che l’Europa ci costringe a fare quello che molte volte la politica non ha mai voluto fare, non è riuscita a fare, per vari lacci, per vari motivi. Posso immaginarli, delinearli, ma non è questa la sede.

    Insegnare ho sempre pensato che sia una vocazione. Un bravo insegnante ha bisogno di luoghi che lo rimettano sempre in movimento. La scuola di alta formazione, formazione continua, quella che è sempre delineata nella formazione, per quanto mi riguarda, la costruzione di un sistema di formazione di qualità per il personale della scuola è in linea con un continuo sviluppo professionale, di carriera.

    Per quanto riguarda la riforma degli istituti tecnici e professionali, è chiaro che questo punto mira ad allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo, come per gli ITS citati in precedenza. La riorganizzazione del sistema scolastico. Questo è un punto fondamentale. Abbiamo avuto modo di discuterne anche qui in Regione Emilia-Romagna. Su questo punto sono molto curiosa di sentire il parere dei relatori che abbiamo invitato. È necessario avere un chiarimento istituzionale su cosa significa questa riorganizzazione, in cosa consiste, come verrà attuata nella nostra regione e quale sarà il reale impatto. Credo che questo sia uno dei temi fondamentali. Ricordo, infatti, che su questo punto la Giunta ha aperto un ricorso formale il 16 febbraio nei confronti della Corte costituzionale e si è ritornato a parlare di temi di cui per molto tempo non si è più discusso, come la questione “classi pollaio”, decisioni prese dal vertice senza considerare le Regioni, e tante altre parole che si sono rincorse.

    Senza la presunzione ‒ anche perché non ne sarei in grado ‒ di anticipare i contenuti di Versari, dico solo una premessa da non dimenticare: questa operazione, almeno a mio modo di vedere, può permettere, come previsto dall’articolo di legge specifico sulle scuole, alle Regioni di procedere in piena autonomia a una pianificazione a livello locale adeguata alle esigenze del territorio e, contestualmente, al Ministero di programmare un piano di assunzioni sulla base dell’effettivo fabbisogno, tenuto conto del personale attualmente in servizio e della stima delle cessazioni per i prossimi anni.

    Credo che la riforma sul dimensionamento organizzativo vada a sanare una discrepanza all’interno del territorio nazionale. Questa è una mia idea, ma credo che il dibattito tra noi in questa sede possa aiutarci a capire che cosa significa dal punto di vista dell’impatto sul territorio.

    Chiaramente, vorrei in questo momento focalizzarmi sull’aspetto scolastico, ma l’ambito universitario, su cui relazionerà l’assessore Salomoni, in particolare la riforma delle classi di laurea, la riforma delle lauree abilitanti e, in particolare, gli alloggi per studenti, la riforma della legislazione sugli alloggi per studenti credo siano i temi centrali in questa discussione, oggi.

    Ricordo che non pochi giorni fa ‒ prendo l’esempio della mia città, quella di mia elezione ‒ a Bologna c’è stata la presentazione di un piano da 10.000 alloggi presentata dal sindaco Lepore. Credo sia molto importante comprendere, capire quale sarà l’impatto anche sulla politica edilizia universitaria.

    Non voglio dilungarmi, proprio per dare spazio e modo ai nostri relatori di intervenire.

    Grazie.

     

    COSTI. Grazie, consigliera Castaldini.

    Nel frattempo comunico che si sono collegati Delmonte Gabriele, Montevecchi Matteo, Pigoni Giulia e, se non sbaglio, è arrivato anche Liverani in presenza.

     

    (interruzione)

     

    COSTI. E Lia Montalti per la I. Perfetto.

    Come eravamo d’accordo, chiedo al dottor Versari di fare la prima presentazione.

     

    VERSARI, Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna. Intanto mi fa un gran piacere ritrovarvi e ritrovarmi in questa sede. Per me è un onore ‒ non lo dico con infingimenti ‒ essere qui con voi.

    Il tema è particolarmente complesso. Non è una excusatio non petita, ma può darsi che le mie parole risultino meno chiare anche perché non mi era completamente chiaro quale fosse l’obiettivo e perché ‒ aggiungo ‒ la materia ha una gestione corale.

    Mi spiego. Il Ministero dell’istruzione, del merito, prima il Ministero dell’istruzione e prima ancora il Ministero dell’istruzione, università e ricerca, ha deciso ‒ il Ministero dell’istruzione, università e ricerca nella parte finale del suo mandato ‒ che tutto il tema del PNRR fosse affidato ad una unità di missione che fa capo al Gabinetto del Ministro. Forse vi è chiara la distinzione tra Amministrazione attiva e Gabinetto del Ministro, che ha una funzione di indirizzo. Con una scelta legittima, sennò non sarebbe stata registrata dalla Corte dei conti, ma abbastanza forte, anche sospinta su situazioni, pressioni, pure legittime, della Presidenza del Consiglio, in particolare della Presidenza di Mario Draghi, si è ritenuto fosse opportuna una struttura che potesse più facilmente riferire alla funzione di coordinamento complessivo, cui si è fatta garante la Presidenza del Consiglio.

    Come ogni scelta, vi sono i pro e i contro. Il pro è questo, quindi una possibilità di maggiore e migliore coordinamento. Il contro è un certo iato che si è determinato tra le unità di missione e le Amministrazioni. In realtà, è proprio il contrario di quello che che forse vi immaginate. Ve lo dico anche in virtù dell’ampia conoscenza dei due anni precedenti. In realtà, l’Amministrazione attiva è stata poco attiva sul PNRR, non per indolenza o per incapacità, ma per diversa struttura organizzativa. Questo comporta il fatto che vi sia veramente una molteplicità di soggetti anche dentro lo stesso Ministero. Da una parte l’unità di missione e dall’altra parte l’Amministrazione attiva, quindi in particolare il Dipartimento istruzione e formazione del sistema educativo, che ho avuto l’onore di presiedere per due anni, e poi le varie direzioni generali.

    Mi concentro velocemente sul tema delle riforme. Poi mi riservo di integrare, sulla base di quello che vi potrà servire, con ogni possibile materiale. Qui il rischio non è la mancanza di informazioni, ma l’esorbitanza di informazioni. Il mio obiettivo è cercare di darvi delle informazioni più puntuali.

    Mi sono concentrato, quindi, sulla base dell’intervento che mi ha preceduto, mi sono appuntato le questioni, che sono sette (sei più una). Se avete notato, le riforme previste dal Piano M4C2, dal Piano dell’istruzione, riguarda sei aree, ma ne è stata citata una settima, che è quella dei quadriennali. Così la togliamo subito di mezzo. I quadriennali sono un obiettivo del PNRR. Integrare fino a 1.000. Non sono stati collocati in maniera evidente dentro le sei missioni, ma devono essere comunque perseguiti e ricercati come obiettivo dal Ministero dell’istruzione nel merito. Fui io a sottoscrivere il decreto relativo e nel dicembre 2021 avviammo la sperimentazione, per ampliare fino a 1.000 istituzioni scolastiche l’ampliamento della sperimentazione. Alla sperimentazione ha aderito, però, un numero ridotto di istituzioni scolastiche. Era una di quelle questioni per cui non ero preparato, quindi in questo momento non me lo ricordo, ma siamo nell’ordine di grandezza giusto di 350 istituzioni scolastiche.

    Se si vuole chiedere un parere – io qui esprimo molti pareri, per questo il mio intervento deve essere considerato tecnico, quindi anche da un certo punto di vista soggettivo, perché i pareri tecnici sono sempre l’enfatizzazione di alcuni aspetti rispetto ad altri – il motivo per cui non vi è stata un’amplissima adesione alla sperimentazione è che una sperimentazione che preveda, a parità di ordinamenti, di fare in quattro anni quello che normalmente si fa in cinque anni, per sua natura, tende ad essere limitata ad istituzioni scolastiche con un’utenza scolastica particolarmente qualificata. Se abbiamo le dispersioni in cinque anni, non è facendo in quattro anni quello che si deve fare in cinque che si ottiene il recupero della dispersione.

    Questa cosa è ben evidente a tutti, ed è ben evidente sia al Ministro Bianchi sia all’attuale Ministro Valditara, con cui, nel rispetto della norma, ho collaborato per i primi tre mesi perché la previsione, appunto, è che mentre cessa il gabinetto del Ministro, cessa immediatamente al cambiare del Governo, il Capo Dipartimento cessa trascorsi novanta giorni. I novanta giorni servono per introdurre il nuovo gabinetto alle problematiche e per non lasciare un vuoto assoluto di continuità amministrativa.

    Sia il Ministro Bianchi che il Ministro Valditara sono consapevoli che, a invarianza di ordinamenti, la sperimentazione in quattro anni non potrà avere grandi frutti, anche se io la valuto tecnicamente una strada assolutamente da percorrere, da perseguire, ma con i necessari aggiustamenti, così come si è fatto, per esempio, con i CPIA nei quali è possibile realizzare un percorso quinquennale con il conseguimento dell’esame di Stato con moduli articolati che possono essere fra i 3 e i 5 anni, quindi che prevedono annualità e percorsi in frequenza e obiettivi formativi leggermente ridotti rispetto a quelli ordinamentali.

    Se si è fatto per il CPIA proprio in un’ottica di recupero dell’espressione, se non lo si realizza anche per il quadriennale, il quadriennale non andrà a mio parere avanti.

    Le altre sei linee sono quelle chiaramente definite nel PNRR, ripeto anche quadriennali, ma in una riga del PNRR e quindi quello lo abbiamo raggiunto. Gli altri sei obiettivi sono stati già tutti avviati dal Ministro Bianchi, tranne quello dell’orientamento e il dimensionamento che sono stati portati a un punto di definizione formale dal Ministro Valditara nei due mesi di insediamento, novembre e dicembre, dal 26 ottobre.

    Sugli ITS Academy la legge è legge dello Stato, legge approvata dal Parlamento. L’Amministrazione sta predisponendo tutti i numerosissimi decreti attuativi.

    Purtroppo e comprensibilmente, ma sarebbe il caso di trovare una maniera per semplificare un pochettino, da prassi cresciuta negli anni, non vi sto a spiegare il motivo per cui è cresciuta, ma nella sostanza il susseguirsi di sentenze che vedono perdente l’Amministrazione, hanno progressivamente suggerito al legislatore di legiferare su tutte le materie possibili per evitare la soccombenza in sede di contenzioso.

    Come risultato abbiamo risolto il problema di una minore soccombenza, ma poi soccombiamo in tutte le decine di decreti attuativi. Il problema forse è più legato alla giustizia amministrativa, visto che è un problema che riguarda tutti i Ministeri, non solo il Ministero dell’Istruzione. Sono in fase di predisposizione i numerosissimi decreti attuativi quasi tutti interministeriali e questo introduce ulteriori complessità.

    Quando ho lasciato l’incarico – in realtà qui non vi sto parlando come direttore, ma più come portatore del vissuto precedente - a fine gennaio eravamo in fase avanzata di predisposizione di gran parte di questi decreti, che però devono seguire un iter particolarmente complesso e che dovranno essere predisposti entro il 31 dicembre del 2023.

    L’obiettivo degli ITS era la legge entro il 2022 e i decreti entro il 2023. Adesso faccio questa rapida disamina e poi vado su alcune questioni di merito, oppure mi fate tacere voi perché io veramente qui potrei parlare ore.

    Nuova formazione iniziale. Credo che la tratterà sicuramente l’assessore Salomoni, anche in relazione alle competenze dell’Università. Il principio è quello di consentire l’acquisizione della abilitazione professionale all’insegnamento antecedentemente, ove lo studente lo desideri e si organizzi in tal senso, alla laurea. Quindi, sarà possibile, una volta definito il percorso e i DPCM, percorso che è in divenire, nel quale il Ministero dell’istruzione è più soggetto collaborante, perché il Ministero competente in materia è il MUR, che chiede al Ministro dell’istruzione alcune collaborazioni. Noi abbiamo collaborato in quella fase. Io l’ho passato al Gabinetto che l’ha passato al Gabinetto del MUR il profilo delle funzioni del docente, cioè alcuni aspetti che sono relativi a quale figura il Ministero dell’istruzione chiede debba essere il docente.

    Il DPCM, che deve fare sostanzialmente il MUR, è atteso da almeno un anno. Non conosco lo stato attuale, ma sicuramente vi sono notevoli complessità per il MUR in relazione all’autonomia delle sedi universitarie.

    Si tratta di definire standard precisi che, al contempo, lascino l’autonomia alle Università.

    D’altra parte, l’obiettivo è sostanzialmente di fare in modo, se vogliamo dire dal punto di vista simbolico, al di là di descrivere le difficoltà, come ci sono i centri di Ateneo linguistici o di inter-Ateneo linguistici, creare in ogni Ateneo o nei piccoli Atenei o strutture eventualmente aggregate lasciando che decidano le Università dei centri che si occupino della formazione disciplinare del docente, non dal punto di vista della disciplina, ma dal punto di vista della disciplina didattica, che pure è disciplina.

    Per far questo, in ogni Ateneo ci dovrà essere un Centro di Ateneo che si occupa di quello per cui l’ingegnere o il laureato in chimica o il laureato in lettere può, presso il Centro di Ateneo, presso questa struttura, che adesso sto chiamando Centro di Ateneo per intenderci, ma poi, insomma, questo non c’è ancora scritto, quindi deve uscire nel DPCM, potrà, lo studente, anche prima di laurearsi oppure dopo la laurea, iscriversi per conseguire l’abilitazione.

    D’ altra parte quando qualcheduno – anche questo è un parere, cerco di distinguere i dati oggettivi dai pareri – mi diceva “ah, ma come si fa a prendere l’abilitazione nel mentre si fa il percorso universitario?”, adesso abbiamo una legge che prevede che ci si possa iscrivere a due lauree contestualmente.

    Giusto o non giusto, direi che uno può, eventualmente, se portato, se vocato, già curvare nel percorso curricolare qualche credito per l’insegnamento e poi conseguire già durante il percorso di studi oppure dopo i sessanta crediti necessari per poter avere l’abilitazione all’esercizio della professione docente, così come in tutte le categorie professionali, poi sostanzialmente. Quindi, formazione iniziale. Questo è in divenire. Ovviamente, fintanto che non parte, dovremmo lavorare in transizione e oltretutto si porrà il problema, anzi si pone il problema di come fare con coloro che già sono fuori, da anni sono fuori e già hanno lungo tempo di insegnamento o almeno tre anni di insegnamento in qualità di supplenti.

    Noi siamo esperti nel fare – in questo caso parlo del mio Ministero – iniziative di recupero di procedure concorsuali specifiche per le diverse situazioni. Non è questo che mi spaventa. Le faremo. Il problema è che il Parlamento decida che cosa vuol fare e quando lo vuol fare. Però non vedo grandi problemi.

    Il vero punto non è pensare alla transizione, che va gestita, ma che non è l’obiettivo del Paese. L’obiettivo del Paese è come formeremo i docenti. Oggi ci sono docenti che sanno che cosa significa insegnare nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria e altri docenti, competentissimi nelle proprie discipline, che non hanno la più pallida idea di cosa significhi insegnare in una scuola secondaria di primo grado o in una scuola secondaria di secondo grado. Perché? Perché nessuno glielo ha insegnato. Dove lo hanno acquisito, quelli che sono molto bravi? Lo hanno acquisito dall’esperienza. Forse, se avessero un po’ più basi, sarebbe meglio.

    Tema istruzione e formazione professionale. Anche questa è stata una legge approvata ancora sotto il Dicastero Bianchi. Mi risulta vi sia l’orientamento, qualche intenzione di intervento che, dal punto di vista tecnico, io ho ritenuto, valutato essere interventi correttivi positivi. Sostanzialmente due o tre. Qui stiamo parlando di una proposta che ancora non è stata presentata, quindi non vi sto a dire.Non so se nel frattempo è evoluta oppure no. Comunque, l’obiettivo dell’attuale Dicastero Valditara sostanzialmente è, almeno per quanto mi riguarda, da quanto noto, conservare l’impianto, eventualmente apportando alcune migliorie.

    Il tema del dimensionamento è stato oggetto dell’intervento nella legge finanziaria. Mi permettete di non intervenire in materia, perché è una questione che è stata oggetto di confronto e di discussione sicuramente nell’ambito di questa Regione, in ragione del ricorso alla Corte costituzionale. L’attuale impianto prevede, sostanzialmente, che si definisca, con dei meccanismi che non sono stati valutati positivamente [...] si valuta che venga definito il numero di istituzioni scolastiche di spettanza di ciascuna Regione e, sulla base di queste, poi, la Regione definisca dove istituire le istituzioni scolastiche, così da evitare il tema del meno 400, meno 500, meno 600, a seconda delle norme e delle aree, ma che la Regione possa definire che se ritiene vi sia una zona montana particolarmente disagiata nella quale istituire un’istituzione scolastica da 100 studenti lo potrà fare, rispettando, però, il numero complessivo. Questo risolverebbe moltissimi problemi, a parte in Emilia-Romagna, ma per esempio nelle aree delle isole. Vediamo isole dove le istituzioni scolastiche sono sottodimensionate, quindi non ci va il dirigente, e dove hanno provato a far crescere, perché non sia sottodimensionata, accorpandola a sedi di terraferma. Il risultato è che tutti i docenti di quelle istituzioni hanno chiesto la mobilità per non rischiare di essere mandati sull’isola. Quindi, uno si fa le istituzioni scolastiche per l’isola e si risolve il problema. Questo era l’obiettivo dei dimensionamenti. Tenete presente che questo obiettivo è legge dal 2009, legge dello Stato. Si era tentata una definizione di questo numero minimo, numero di istituzioni scolastiche per Regione, già nel 2010 o 2011, non ricordo più, ma non fu raggiunto l’accordo tra Conferenza delle Regioni e MEF. Tra l’altro, se non ricordo male, per poche decine di unità. Ricordo 950-1.000, una cosa di questo genere. Tipo che le Regioni chiedessero almeno un’istituzione ogni 950 studenti e il MEF dicesse una ogni 1.000. È un ricordo. Ci si bloccò su questa questione molto di base, poco elevata. Credo che il problema possa essere questo anche in questa occasione.

    Ultima questione: il reclutamento. La legge è stata fatta. Una discussione sui 70.000 è che a mio parere (questo è il parere tecnico che ho espresso in tutte le sedi) nei 70.000 da reclutare secondo le nuove norme dobbiamo decurtare un certo numero che abbiamo già assunto nel 2022 e anche nel 2021 e che assumeremo nel 2023 a scorrimento, sulla base di norme che il Parlamento aveva già modificato. Su questo, però, sono in corso interlocuzioni con la Commissione, per capire se l’orientamento tecnico è il medesimo. Perché questo vorrebbe dire che non sono da assumersi 70.000, ma meno.

    Il problema è ridurre il numero? No. Bisognerebbe aumentare? Sì. Il problema, però, è che quel numero, se oggi bandissimo il concorso, non lo copriremmo. Questo è un obiettivo, dei 70.000, secondo nuova procedura, così come teorizzato, che non è realizzabile. Perché non è realizzabile? Perché non abbiamo i candidati nei posti dove servono. Quindi, se facessimo oggi un concorso a 70.000, 80.000, 100.000 ‒ possiamo bandire quello che vogliamo ‒ non li avremmo. Noi sappiamo già dove sono le persone interessate. Basta andare a vedere le supplenze, le graduatorie.

    A noi conviene ridurre questo numero secondo nuova procedura e, per non andare in violazione all’obiettivo fissato, far conteggiare gente che abbiamo già assunto. Non so se è troppo complesso.

    Ultima questione: l’orientamento. È l’unica che veramente non era ancora stata sostanzialmente avviata dal precedente Dicastero. Io ho fatto presente, appena arrivato il nuovo Ministro, che c’era stata una stasi su questo, perché c’era stata un’attenzione su tutte le altre enormi questioni. Quindi, in trenta giorni abbiamo predisposto ‒ “abbiamo” perché questo è stato un atto predisposto dal mio Dipartimento ‒ le nuove linee guida, che sono una modalità un po’ diversa dallo stile ministeriale. Le linee guida del Ministero sono sempre state decine e decine di pagine. Se voi andate a vedere, sembrano quasi scritte da un ingegnere, sono sette paginette. Era l’unica maniera per fare qualcosa di sintetico che non chiedesse un confronto eccessivo, perché non c’era il tempo tecnico, perché noi entro il 31 dicembre dovevamo ‒ come Paese ‒ approvarle. Sono state, quindi, sottoscritte dal Ministro Valditara il 23 dicembre. Adesso sono in fase di predisposizione tutti i decreti attuativi.

    In queste linee guida si parla di orientamento, si parla di temi che ho sempre sentito molto forti in questa Regione. Orientamento, sostanzialmente, sin dall’infanzia e non negli ultimi anni. Questa dicitura è precisata. Moduli anche extracurricolari. Non quarta e quinta, terza, quarta e quinta, ma fin dalla prima media, sempre nella logica non del modulo solo ai fini dell’orientamento professionale o terziario, ma proprio ai fini del riconoscimento delle proprie talentuosità per potersi orientare. In quarta e quinta è già tardi. Quindi, cominciare a conoscere meglio se stessi fin dai primi anni del percorso scolare, quindi dall’infanzia, con percorsi modulari fin dalla prima media.

    Questo è uno dei sei scenari. Di questi scenari, quello che coinvolge anche, come competenze, direttamente, oltre ad altre questioni, è il percorso di istruzione tecnica e professionale, che si innerva strettamente con la formazione professionale. L’orientamento che avevamo condiviso, che io ho rappresentato, poi vedremo cosa emergerà, sentita la Conferenza delle Regioni, è che in questa filiera di istruzione tecnica e professionale possa rientrare a pieno titolo, se le Regioni lo vogliono, anche l’istruzione e formazione professionale, in una logica di filiera tecnologico-professionale, così da avere non più una penta-quadri-ripartizione scolare, ma una bi-ripartizione, licei e istruzione tecnologico-professionale. Da questo punto di vista, in questo momento, stante la legge approvata con il Ministro Bianchi, che ‒ ripeto ‒ non mi risulta vi sia volontà di stavolgere, non cambierebbe nulla se non un’immagine simbolica di due filiere, una tecnologica professionale in cui, se le Regioni vorranno, potranno eventualmente far rientrare la formazione, istruzione e formazione professionale, e un’altra, quella liceale. Questo è un obiettivo. Il testo del dicastero Bianchi lo consente già. Questo potrebbe essere una ulteriore caratterizzazione più comunicativa simbolica che sostanziale, ma che io vedrei molto dal punto di vista tecnico favorevolmente, perché se non andiamo in quella strada lì noi la dispersione l’avremo sempre.

    Questo è un altro tema di cui parleremo un’altra volta, quando e se vorrete. Vi ringrazio.

    Se serve, ci sono per tutto.

     

    COSTI. La ringrazio tantissimo, dottor Versari.

    Procediamo con la parte dell’informativa, con l’assessora Salomoni, assessore alla scuola e all’università, che continua sul tema della scuola, formazione professionale, università, con le riforme previste dalla Missione 4, istruzione e ricerca.

    Prego.

     

    SALOMONI, assessora. Grazie mille.

    Sentita anche l’illustrazione del dottor Versari, cercherei di andare sulle componenti delle riforme che più intersecano le competenze regionali o quelle su cui in qualche modo abbiamo avuto o tentato di avere un impatto di recente, magari riprendendo, attraverso le domande, quelle che sono invece più o in fieri o lontane, comunque, dall’azione della Regione perché, per esempio, riguardano in modo esclusivo l’università.

    Parto dalla 1.3, “Riforma dell’organizzazione del sistema scolastico”. Questo è il titolo. Il titolo è anche molto ampio. Parla di tanti temi il titolo della riforma, inclusa la riduzione del numero degli alunni per classe, ma poi si sostanzia, al momento, in un articolo della legge di bilancio del 2023 che parla sostanzialmente del dimensionamento, quindi non riguarda direttamente il numero di alunni per classe o il numero di insegnanti dei contingenti.

    Come abbiamo avuto modo di relazionare nelle Commissioni e anche in aula, questa Regione ha fatto ricorso alla Corte costituzionale fondamentalmente su due elementi, che riassumo rapidamente, e che in qualche modo sono elementi da un lato tecnici nel senso che sono stati validati e ragionati sia dal nostro ufficio legale che dai consulenti, dall’altro, però, hanno anche un risvolto politico, nel senso che rappresentano dei princìpi in qualche modo e di conseguenza, dal nostro punto di vista, andavano sottolineati.

    Il primo è quello del mancato coinvolgimento delle Regioni. In realtà è stata fatta un’informativa subito prima di Natale, ma a legge di bilancio già circolante e sostanzialmente di fatto scritta. Non è stata invece fatta una richiesta di nessun genere alle regioni, né mi permetto di dire a quel momento condivisi i dati rispetto né ai contingenti né alla popolazione studentesca, e quindi dati che consentissero poi di dare una valutazione di questo approccio utilizzato dal Ministero.

    Partivamo da una situazione in cui il Governo precedente aveva invece aperto un tavolo, mandato una proposta e la proposta aveva ottenuto il consenso di tutte le Regioni, quindi si era pronti a dare un’intesa; intesa che era stata in qualche modo anticipata dal presidente Fedriga attraverso una lettera al Ministro. Poi, la caduta del Governo ha fatto sì che quel processo si interrompesse. Però, il passaggio da una soluzione numerica condivisa completamente e basata su dei numeri anch’essi condivisi a una soluzione numerica non condivisa, non annunciata e basata su dei numeri mai presentati, a tutt’oggi non presentati, determina da parte della Regione una volontà di maggior coinvolgimento che noi abbiamo sostanziato anche attraverso il ricorso.

    L’altro elemento di ricorso che ci è stato sottolineato dai nostri costituzionalisti è che quest’articolo inizia con l’obiettivo di ridurre la spesa.

    Nessun articolo sulla scuola, a nostro avviso, può iniziare dicendo che si vuole ridurre la spesa, perché sennò si chiude la scuola e si riduce molto la spesa. Bisogna dire che certamente ci deve essere un principio di buona amministrazione, di riparto corretto del numero delle autonomie rispetto alla popolazione studentesca, cosa che ha anticipato, ha spiegato molto bene il dottor Versari, principio sul quale noi siamo assolutamente d’accordo, così come siamo d’accordo sul fatto che le Regioni possono autonomamente gestire il proprio contingente, cercando di dare, in maniera più generosa, laddove ci sono delle criticità maggiori. Nel nostro caso isole non ne abbiamo, però abbiamo la montagna e le aree interne, che soffrono di fenomeni come quelli che ha descritto il dottor Versari.

    Questo è lo stato della riforma. Per correttezza e completezza, anche perché molti di voi hanno già sentito queste mie parole, la Conferenza delle Regioni ha aperto un tavolo tecnico con il Ministero, un po’ in ritardo, ma c’è un’interlocuzione tecnica. Questa interlocuzione tecnica, però, non ha ancora fornito dati, né dati rispetto ai contingenti studenteschi della popolazione prevista, perché qui si tratta di una previsione statistica di cosa succederà nel 2025, né dati riguardo a quale sarà l’effettiva ripartizione. Gli unici numeri, che sono quelli poi su cui noi abbiamo basato il ricorso e i vari comunicati, fanno riferimento a un riparto potenziale che ci è arrivato con la carta intestata del Ministero verso la fine dell’anno scorso. Da quel momento noi numeri non abbiamo più avuti. Invece, in questo momento pare che ci sia, da qui alla fine del mese, un momento in cui ci verranno ufficializzati sia i contingenti previsti sia i dati della popolazione studentesca a cui questi contingenti devono essere legati, proprio perché la norma questo prevede.

    Seconda delle riforme, che è molto legata alla Regione, dopo lascio ovviamente tutta la parte degli ITS all’assessore Colla, è quella degli alloggi per gli studenti. Qui le riforme sono state attuate. Avevano l’obiettivo sia di rendere più flessibile la modalità di acquisizione e di rendere più flessibile anche le tipologie di alloggi possibili e anche di consentire degli accordi pubblico-privati che potessero estendere il numero di azioni. L’obiettivo della riforma è indicato proprio nella prima riga dell’obiettivo, ovvero triplicare i posti per gli studenti fuori sede. Quindi, un obiettivo che possiamo dire è davvero molto sfidante, perché è legato a un tema edilizio e quindi non uno di quei temi che si risolve. È apparentemente una riforma a costo zero. In sostanza, dobbiamo immaginare che sia una riforma che prevede dei grossi investimenti.

    Sono state fatte sostanzialmente due misure per il momento. La prima è quella del bando 338, anche di questo abbiamo parlato sia in questa sede, direi proprio la Commissione PNRR, sia, penso, in aula varie volte. Sul bando 338 abbiamo sostenuto sei interventi pubblici di strutture emiliano-romagnole, uso questo termine generale perché si tratta di cinque università e dell’ACER di Reggio Emilia. Gli interventi sono due su Bologna, uno su Ferrara, uno su Parma, uno su Modena e uno su Reggio, quindi distribuiti sulle province e gli atenei in modo abbastanza ragionevole. Il nostro impegno complessivo di cofinanziamento è 1,4 milioni. Ne abbiamo parlato io direi quasi un annetto fa, forse un po’ meno, subito dopo la chiusura del bando, che era a maggio e non abbiamo riscontro ancora. Sappiamo che sono in esame le domande e che dovrebbero essere a un punto tale da avere più o meno definito quali sono quelle idonee, ma non ancora quali sono quelle finanziate.

    Il finanziamento a livello nazionale è nell’intorno di un terzo della richiesta complessiva, forse qualcosa di più o qualcosa di meno. In realtà anche la graduatoria è un elemento per noi molto sensibile. Complessivamente i posti potenziali in questa manovra, perché non abbiamo ancora gli esiti, sono 545 sul territorio regionale.

    Ci tengo a dire che questi si aggiungono a un insieme di cantieri aperti che abbiamo in questo momento, alcuni dei quali hanno impiegato anche molto tempo ad arrivare alla fine del cantiere, per cui perdo due minuti e ricordarveli. Lo studentato del Lazzaretto di Bologna prevede da solo 382 posti, quindi è una struttura imponente. È partito il cantiere. Lo stesso vale per il completamento di Villa Marchi a Reggio Emilia, e lo stesso vale per lo studentato del Baricentro sempre a Bologna. Invece, ci sono ancora da espletare le gare oppure da rifare le gare, perché in alcuni casi sono andate deserte, e questo vale per l’Osservanza di Imola, dove ci sono altri 51 posti e per lo studentato del Battiferro, a Bologna, dove ce ne sono altri 131, quindi sono di nuovo dei numeri significativi, e qui la gara deve essere espletata. Invece, a Parma, sullo studentato di San Francesco, è stata espletata la gara.

    Una parte molto significativa, soprattutto se andiamo a vedere il numero dei posti, di questi cantieri è finalmente partita. Il PNRR, però, riguarda solo i primi che ho citato, cioè i primi 545. Questi ulteriori 785 sono più vecchi. In questo senso dico che PNRR e alloggi ‒ sicuramente la riforma snellisce e aumenta la capacità dei sistemi ‒ è un tema che ha ancora delle complessità, essendo un tema di questa portata di investimento

    Poi ci sono stati due bandi rivolti all’acquisizione della disponibilità di posti letto per studenti universitari mediante acquisizione di diritto di proprietà o instaurazione di un rapporto di locazione a lungo termine. A questi due bandi potevano partecipare anche i privati. Quindi, noi non abbiamo, al momento, una capacità di raccogliere una situazione regionale, poiché sono bandi che ha fatto il Ministero e al momento non è pubblico un elenco delle strutture. Abbiamo due bandi: uno e due. Vi faccio un report veloce dei posti che abbiamo raccolto come ER.GO, che abbiamo messo a disposizione degli studenti meritevoli, seppur privi di mezzi, che sono quelli tutelati dal sistema pubblico regionale. Sono 25 a Ravenna, dove è stata aperta una residenza a Santa Teresa, che è la prima struttura della città (pubblica, ovviamente, ER.GO); 55 a Bologna in un immobile di via San Donato, che è stato preso in sublocazione dalla società dove vivo; 40 in locazione dalla Fondazione CEUR; 30 in convenzione con ACER. Questo lo abbiamo fatto con questi due bandi PNRR.

    Negli ultimi due anni, però, insieme a questi ci tengo a citare il fatto che abbiamo raccolto complessivamente 319 posti. Questi che vi ho citato più altri 80 a Cesena, altri 2 con ACER, altri 32 con CEUR, altri 10 a Piacenza in locazione dal Collegio Morigi e 5 in locazione dalla Fondazione “Dopo di noi” di Bologna. Abbiamo, quindi, approfittato della possibilità di lavorare con privati per riuscire ad aumentare il numero di posti letto. Questo è lo stato attuale di applicazione.

    L’ultima riforma, che mi sembra molto legata anche a delle azioni regionali, seppur le nostre azioni regionali abbiano dimensioni diverse da quelle nazionali, è quella dei dottorati. La riforma dei dottorati è stata una delle prime a essere portata a compimento. Siamo già al secondo ciclo di dottorato, che parte sotto l’egida di questa riforma. Per guardare l’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza sulle strutture regionali dobbiamo dirci che le strutture regionali di ricerca, quindi Enti di ricerca e università, hanno vinto molti bandi, però partecipando a questa struttura Hub and Spoke, che delle volte opera sul territorio, ma più spesso diventa riferimento a livello nazionale.

    Quindi, non possiamo dire che tutti i dottorati che queste strutture gestiranno, avranno in seno, ricadranno sul territorio regionale. Ci tengo a dirlo. Adesso vi do questi numeri. Sono davvero abbastanza impressionanti, ma dobbiamo concepirli come numeri che le nostre università distribuiranno sul territorio nazionale, immaginiamo, quindi, anche con una forte ricaduta locale, ma anche con una prospettiva rivolta verso l’esterno. Ovviamente, questo discorso vale anche per gli altri. Avremo dottorati che si sviluppano a livello territoriale, ma che potrebbero provenire da strutture di altre Regioni.

    Per quanto riguarda i dottorati sulla nostra Regione, il PNRR sulle nostre università ed Enti di ricerca risulta che operi con 786 nuove borse di dottorato. Ce ne sono 119 dai campioni nazionali, 39 dal Fondo integrato per le infrastrutture di ricerca e innovazione, 132 dai partenariati estesi. Sto andando misura per misura, della 4-2, sostanzialmente. 150 dottorati innovativi per la Pubblica amministrazione. Chiaramente c’è una forte speranza che ricadano davvero tutti qui. Così come i 311 dottorati innovativi industriali. E poi ce ne sono 35 sull’ecosistema dell’innovazione Ecosister. Questo per definizione regionale.

    Do qualche altro numero dell’impianto della 4-2 sul territorio regionale, ovviamente, possiamo andare molto più in dettaglio. Grazie ad ART-ER, c’è un censimento puntuale dello stato di attuazione del PNRR sulle nostre università. Se servono altri dati sul lato delle borse di studio posso chiedere, ovviamente, ad ER.GO, che fa analogo ottimo lavoro sul fronte del diritto allo studio.

    Qualche altro dato aggiuntivo. Sono 413 i ricercatori a tempo determinato. Sono dei numeri che l’università di qualche anno fa ‒ ve lo posso certificare ‒ non teneva neanche nel cassetto dei sogni, quello che non si apre mai. Ci sono su infrastrutture e attrezzature, rispettivamente, 16,6 milioni e 45,2 milioni. Queste attrezzature e infrastrutture sono a disposizione dei nostri Spoke. Per cui, mi sento di dire che possono essere localizzati.

    Il contributo totale che passa dai nostri Enti è di 581,3 milioni. Anche questo è un numero assolutamente incredibile.

    I numeri aggiuntivi sono a disposizione per farli avere alla Commissione magari anche su delle domande specifiche.

    Chiudo velocemente dicendo che riguardo i Centri per la formazione dei docenti siamo in contatto con gli atenei, ma, in mancanza di indicazioni, nessuno giustamente riesce a capire come muoversi. Quello che posso garantire è che i nostri atenei sono pronti, come sempre, a scattare nel momento in cui avranno tutti i mezzi a disposizione. Per quanto riguarda, invece, le lauree abilitanti, avete visto che lauree abilitanti hanno aperto ad alcuni ambiti professionali molto alti, con delle lauree magistrali, quindi Odontoiatria, Farmacia, Veterinaria, Psicologia, ma dovrebbero uscire decreti anche per l’apertura alle professionalizzanti, che rappresentano, invece, un tema su cui, come Regione, abbiamo cercato di coadiuvare processi, di dare supporto, anche in correlazione con gli ITS, perché vogliamo tenere un passo in più ancora nella filiera che citava il dottor Versari. Siamo in attesa di capire se e come, all’uscita di questo decreto, possiamo accompagnare il nostro sistema delle professionalizzanti, che è sicuramente quello più sviluppato d’Italia, a portare i loro studenti neo-laureati direttamente negli Ordini professionali. Ci sono sia a Parma che a Bologna che a Modena lauree, per esempio, che darebbero accesso al nuovo Albo dei geometri, che ‒ come sapete ‒ devono, a questo punto, diventare geometri laureati. È fondamentale che si intervenga il prima possibile, appena ci sarà la decretazione, perché i ragazzi possano immediatamente accedere a questa possibilità di sviluppo.

    Grazie.

     

    COSTI. Grazie, assessora. Grazie mille.

    Per l’ultimo intervento, do la parola all’assessore Colla. Il tema è lo stesso, quindi il pezzo mancante.

     

    COLLA, assessore. Grazie, presidente.

    Intanto mi ha fatto piacere sentire l’ingegnere Versari, che saluto con affetto e ringrazio per il lavoro fatto prima, durante e dopo, ma anche per la qualità e il coraggio. Devo ringraziare anche la consigliera Castaldini, perché il tema non solo è attraente e indispensabile nella discussione, nello scenario che abbiamo di fronte. Propongo io un aggiornamento, dal punto di vista temporale, rispetto anche alla casistica dei decreti attuativi che avremo, quindi a seguire a questo percorso. Quando parliamo di istruzione, formazione e università, parliamo del cuore della possibilità di far reggere anche la qualità delle nostre comunità. Siamo nella sfera dell’economia, della conoscenza. Il tema non è solo fare PIL, ma anche capire i soggetti come stanno dentro al PIL. Questa è la discussione principe. Le disuguaglianze partono sempre da come si esercita la qualità, il diritto e l’opportunità del sapere, della conoscenza, dell’intelligenza delle mani, come direbbe uno che si chiamava Tullio De Mauro.

    Io sto al mio campo. Mi esercito su tre filoni, che si intrecciano. Ne discutiamo sempre Paola ed io. Il primo è l’ITS Academy, il secondo l’IFP e il terzo l’orientamento. Mi intriga l’orientamento, quindi dirò qualcosa sul tema dell’orientamento, altro punto che sembrava nascosto rispetto alle nostre dinamiche, ma che penso sia, invece, fondamentale.

    Sul tema ITS Academy intanto bisogna precisare un fatto di grande novità. La legge del 26.07.2022, bipartisan, votata da tutte le forze politiche, ha tolto dalla clandestinità uno strumento che è uno strumento molto forte dal punto di vista di incrociare domanda e offerta di lavoro.

    I ragazzi che entrano nei percorsi ITS, almeno in questa Regione, ma mi si dice anche in altre Regioni, trovano sempre un percorso di lavoro di dignità e di qualità. Lì non c’è dispersione, si è in grado di trovare una soluzione. Il modello del trittico che tiene insieme, ovviamente, istruzione, tiene insieme formazione accreditata di qualità e tiene insieme, soprattutto, qualità dell’impresa, quel trittico io penso che sia una novità anche di esempio del come vogliamo percepire una scuola di Stato nazionale, pubblica. Guai a chi me la tocca, ma quella scuola nazionale di Stato, pubblica, se non sta in rete con la sua comunità, diventa autoreferenziale, si chiude su se stessa e non è alla portata di un cambiamento che ha una velocità incredibile. Il cambiamento vale sia per i ragazzi e le ragazze a cui c’è bisogno di dare l’opportunità di quel cambiamento, ma soprattutto lo devi fare anche all’interno del sistema dell’istruzione, di tutta la filiera del sistema dell’istruzione, altrimenti c’è lo spiazzamento. Quando c’è lo spiazzamento partono le rabbie, partano i problemi che molto spesso dobbiamo affrontare.

    Gli ITS sono un esempio proficuo di questa operazione. Permettetemi di dire che la storia di questa Regione sugli ITS è stata anche pioniera. Ci sono dei soggetti che parlano rispetto alla volontà degli ITS. Uno certamente è anche il Ministro Bianchi. In questa operazione, di cui, tra l’altro, per nota di cronaca, il primo firmatario della legge è uno che si chiamava Serse, onorevole Serse, oggi è direttore dell’associazione degli ITS che gestisce e che coordina le sette fondazioni in questa Regione. Ovviamente, è un’associazione autonoma che prende le sue decisioni, ma penso che abbiano fatto una scelta di qualità anche per modalità relazionali del soggetto.

    Siamo dentro a un’operazione di grande crescita in questa Regione sugli ITS. Da venti ITS nel 2019 oggi abbiamo in essere quarantatré ITS funzionanti. Però, attenzione, il tema non è tanto di incrementare i numeri, facciamo attenzione a mantenere sempre la qualità. Quando si parla di ITS e incrociamo ragazzi e ragazze è molto importante far capire loro che è veramente una nuova opportunità e che di fronte a loro hanno la possibilità di incrociare non solo un’impresa qualsiasi, ma hanno bisogno di poter incrociare, così come abbiamo messo in tutta la modulistica degli ITS, anche la possibilità di fare scambi con altri Paesi.

    Io dico sempre che gli Erasmus non possono essere solo un fatto dell’università. La capacità di relazionarsi con il sistema europeo deve partire dalla conoscenza, devo dire anche prima, non solo dentro un ITS dovrebbe esserci uno scambio molto più forte, ma abbiamo messo la modulistica che va in quella direzione. Finanziamo con 12 milioni di euro come Regione di risorse che ci arrivano una parte dall’FSE e una parte anche da noi direttamente. Non siamo pentiti per niente di queste risorse che abbiamo messo in campo, perché vanno tutte a buon fine.

    In questa operazione siamo molto interessati a seguire i decreti attuativi interministeriali che, se avessero un po’ più di velocità, sarebbero ovviamente anche più efficaci. Ma ci mancherebbe, ce n’è per tutti, nel senso che quello è uno dei Ministeri più difficili dal punto di vista di applicare riforme strutturate. È possibile, ma difficile. È uno dei Ministeri più difficili. In questo scenario abbiamo una novità molto importante che rafforza questo scenario sugli ITS. Alcune decisioni sono state prese. Il primo riparto che avremo sui laboratori è di 27 milioni di euro. Vi ricordate quando Draghi è entrato in Parlamento a dire “dobbiamo fare più ITS”, che detto da lui che arrivava da quella storia non era una banalità, ma un salto di qualità anche per lui.

    Da lì ho capito che stava succedendo qualcosa. Tutti abbiamo capito che stava succedendo qualcosa, non a caso, poi, siamo entrati con una legge e siamo passati, perché questo è un Paese anche strano, da un fondo di 48 milioni a un fondo di destinazione da 1,5 miliardi. Quindi, chapeau. Provate a immaginare cosa vuol dire gestire quel miliardo e mezzo se non cambi la macchina, e qui vedo Francesca che mi dà ovviamente le veline sempre rispetto a questo cambiamento. Attenzione a non lasciare al caso il fatto del dove appoggiamo quelle risorse e di mostrare trasparenza su come siamo in grado di utilizzare quelle risorse.

    Ecco, un tema certamente che avevano gli ITS è che hanno bisogno di laboratori della qualità. Lì la commistione tra imprese e risorse per fare un laboratorio di qualità è la sfida che dobbiamo giocare entro maggio. Avremo una riunione a breve con l’associazione, con tutte le sette fondazioni, per fare un check-up non per fare piccoli laboratori, quelle robette tutte piccole, tutte non all’altezza. Dobbiamo dimostrare che siamo in grado di dare alcuni laboratori di prossimità che siano di qualità, anche in accordo con la prospettiva di manutenzione del sistema delle imprese di questi laboratori.

    Vogliamo investire anche noi. Quei laboratori, quando hai un laboratorio di quella portata, li puoi utilizzare per un istituto tecnico professionale, per un IFP, certamente per gli ITS, e perché no, non posso utilizzare e investire su un laboratorio di una laurea professionalizzante.

    I laboratori fanno la differenza nella capacità del come io sono in grado anche di intrigare famiglie, ragazzi e ragazze. Questa è un’operazione di certezza.

    L’altra certezza è che dei 700 milioni che verranno destinati a breve, sono già stati definiti, abbiamo già le tabelle, di quei 700 milioni, 42 milioni, quindi, oltre i 27, 42 milioni arriveranno in questa Regione. Quindi, passiamo da un investimento di 12 che continueremo a fare a un investimento nei prossimi tre anni di più di 100 milioni di euro, a disposizione.

    È un’opportunità strategica per qualificare il sistema dell’istruzione, essendo oggi gli ITS dentro a tutti gli effetti nel sistema dell’istruzione.

    In questa operazione, ovviamente, con anche un po’ di turbolenza, l’ultima riunione che è stata fatta tra gli assessori mi risulta che il Veneto impugni il provvedimento di riparto, noi siamo per l’unità d’Italia, ci mancherebbe e quindi teniamo tutti insieme anche la discussione, vuol dire grande attenzione del come si muovono tutti, però, insomma, vorremmo che questa operazione, il tema non è avere 1 milione in più, il tema è dimostrare di spendere bene tante risorse nuove che stanno arrivando e avere un’idea del come tu hai i ragazzi, le ragazze e sei in grado di convincerli per incrementare e qualificare quei numeri.

    Se io voglio solo spingere la macchina per fare dei numeri, guardate che il progetto non funzionerà. Se, invece, io faccio un orientamento di qualità, che è il vero punto di debolezza in questo Paese, un Paese che ha sempre discusso di ammortizzatori, di pensioni e non ha mai discusso il corpaccione centrale fondamentale che fa la tenuta di un sistema, che è il corpaccione delle politiche attive per incrementare il numero degli occupati. È questa la sfida, e oggi ancora di più.

    Non ho bisogno di ricordarvi l’indicazione ISTAT dell’altro giorno, non ho bisogno di informarvi che già adesso abbiamo una riduzione delle prime classi elementari. Non ho bisogno di evidenziare a voi che l’Istituto Ambrosetti ha già dichiarato, non io, che nei prossimi dieci anni noi perderemo 1,5 milioni di ragazzi e ragazze. Lì si gioca la sfida della tenuta di un Paese che vuole essere sì un Paese manifatturiero, ma vuole avere anche una tenuta del suo welfare dal punto di vista della tenuta della dimensione tra età e politiche generazionali.

    La scuola è fondamentale, l’orientamento diventa fondamentale. Non ci possiamo permettere di perdere un ragazzo o una ragazza. Anche in questa Regione li perdiamo. Non è vero che non li perdiamo. Alcuni vanno di là dalla frontiera, ricerca bellissima, quando abbiamo fatto insieme la legge dei talenti, per attrarre i talenti, andiamo orgogliosi del voto di quella legge, me la stanno chiedendo tutti, stiamo dando il testo a tutti gli assessori in giro per l’Italia, ci mancherebbe, ci fa solo piacere. Però, quella legge ci ha insegnato una cosa, che questa Regione, se vola dal punto di vista del modello di sviluppo, quel modello di sviluppo, per poter reggersi, dobbiamo concentrarlo oggi sulla tenuta di quel sistema dal punto di vista demografico, dal punto di vista dell’istruzione, dal punto di vista dell’orientamento, perché nel 2021 noi abbiamo avuto 3.500 ragazzi che sono andati di là dalla frontiera. E smettiamola di dire che erano i camerieri. No, vanno di là i laureati. E vanno di là perché c’è tanta roba. Potrei continuare la discussione: stipendi, senso, qualità. Ci mancherebbe. Tutto agli atti della discussione che abbiamo fatto sulla legge sui talenti. Ma com’è che ha retto il nostro sistema? Ha retto perché siamo in grado di integrare: nel 2021, 8.000 ragazzi che sono arrivati da tutte le regioni del sud e si fermano nel nostro sistema di istruzione, nelle nostre università, nel nostro sistema produttivo, e 7.500 ragazzi che arrivano da tutte le parti del mondo e che si fermano in questa regione. Non a caso questa regione è un po’ più alta delle altre dal punto di vista dei dati demografici. Non è che non mi preoccupa, però. Sono molto preoccupato.

    L’orientamento diventa la cifra, intanto, di accorciare quella forbice. Noi abbiamo una disoccupazione al 5 per cento. Direbbero “fisiologica”. A me non importa più il dato ISTAT. Non è più un indicatore per questa Regione. L’indicatore di questa Regione è se siamo in grado di far parlare domanda e offerta. 5 per cento su 2 milioni di occupati sono 100.000 persone cui abbiamo bisogno di dare una risposta. Per far incrociare domanda e offerta l’orientamento diventa fondamentale, a partire dalle medie. Noi abbiamo un mercato del lavoro in cui abbiamo sempre discusso così, anche nel rapporto dell’istruzione. Un mercato del lavoro familistico, parentale, amicale, anche un po’ baronale quando arriva in alto. Quel mercato del lavoro non regge più se io non vado a dire la verità a quei ragazzi e a quelle ragazze: guarda che tu sei bravo, stai dentro un percorso alto perché devi fare l’università, se tu stai in questa direzione, vai a fare un ITS, vai dentro quella scuola, vai dentro un istituto tecnologico-professionale ‒ anche le etichette sono importanti ‒ giochi una partita, che è un futuro dignitoso per te e per la tua famiglia, che ha investito per farti studiare.

    Ecco perché mi intrigano i passaggi che qui sono stati fatti.

    Se guardo istruzione, formazione e lavoro, ragioniamoci insieme. Abbiamo 187 corsi in questa regione di istruzione, formazione e lavoro. Spendiamo 55 milioni, se non sbaglio. Anche quelle sono risorse pubbliche spese bene. Lì si gioca la fragilità. Lì ci sono le figure più difficili. Lì si allunga la mano a coloro che sono in una situazione difficile non per colpa loro, ma per provenienza, per censo, per situazioni, per condizioni. Se noi lì siamo in grado di allungare la mano, qualificarli, riportarli dentro dalla C nella B e nella A ‒ perché di questo si tratta ‒ vuol dire allungare la mano alle persone che ne hanno più bisogno, vuol dire che non mi importa il 9 per cento quale media di dispersione europea. Mi importa, anche lì, vedere la qualità che diamo di disponibilità al sistema di istruzione e formazione dal punto di vista di queste fragilità.

    Queste sono le valutazioni che mi sembrava corretto portarvi. Su istruzione e formazione, anche lì, stiamo lavorando con i soggetti accreditati. Abbiamo fatto un accreditamento perché non è più sufficiente fare formazione. Non è possibile che tu avevi dei docenti che facevano dalla cucina al digitale. Abbiamo certificato, abbiamo accreditato. Bisogna comportarsi bene. Devi avere un po’ di patrimonio. Devi sapere che ti controlliamo. Devi sapere che se vai in aula devi dare un computer a tutti i tuoi ragazzi, non che con un computer eri accreditato.

    Bene. Ma la sfida è tutta davanti. Penso che anche la discussione che abbiamo fatto con SUPER, qui, soprattutto Paola, che incrocia. SUPER è la scuola universitaria per le professioni tecniche, le lauree professionalizzanti. C’è sempre una critica a questo Paese, che abbiamo un problema di laureati. In Germania ‒ noi ne facciamo 8.000 ‒ ne fanno 80.000, perché hanno le lauree professionalizzanti. La possibilità di espandere le lauree professionalizzanti non è solo un fatto tecnico. Io sono per l’umanesimo, la piattaforma dell’umanesimo e di tutti noi, ma c’è un ultimo miglio. Devo dire anche lì la verità. Anche ai ragazzi che vogliono andare all’università. L’ingegnere lo sa: nei primi anni di università in questa regione abbiamo il 25, quasi il 27, a volte, di dispersione scolastica, al primo anno di università. Quando quel ragazzo, che hanno spinto a fare una cosa che non voleva fare, si impianta, questa diventa la sua sconfitta per tutta la vita. Mentre noi con gli ITS li possiamo prendere, ma nello stesso tempo abbiamo fatto le passerelle con le lauree professionalizzanti: se c’è uno bravo perché non deve andare a prendere la laurea professionalizzante? Lo dovremmo affinare, ma non c’è nessuno in Italia che ha un progetto di tale portata, con un investimento di tale portata. Lo abbiamo votato insieme. Andiamone orgogliosi e comunicateci quando ci sono delle interferenze negative, perché siamo disponibili ad intervenire sempre, ma dentro la logica che questa per noi è la priorità.

    Grazie.

     

    COSTI. Grazie anche all’assessore Colla.

    Noi abbiamo terminato con il dottor Versari, l’assessora Salomoni e l’assessore Colla.

    Se siete d’accordo, apro il dibattito, la discussione. Domande? Interventi?

     

    POMPIGNOLI. Prego, consigliera Catellani.

     

    CATELLANI. Grazie, presidenti.

    Ringrazio gli assessori per i loro interventi puntuali. Chiedo una cosa molto pratica.

    Chiedo scusa perché durante qualche intervento, purtroppo, sono uscita e poi rientrata.

    È molto pratica la domanda. PNRR. Ad esempio, sulla stampa reggiana oggi sono usciti tutti i contributi che sono stati assegnati ‒ chiaramente non ancora erogati ‒ ai vari Comuni reggiani. Tanti soldini. La domanda è, in termini pratici, come la Regione, gli uffici della Regione supportano i Comuni rispetto alla presentazione di questi progetti. Si tratta soltanto, ad esempio, di recall, nel quale si dice “guarda che c’è questa scadenza” oppure c’è proprio un supporto fattivo ai Comuni? Tanti Comuni sono in difficoltà. Abbiamo detto che è un corpaccione, assessore Colla. Alla faccia del corpaccione. Ci sono tante cose da fare.

    Chiedo, quindi, come la Regione sta affrontando il rapporto diretto con gli Enti, quindi con i Comuni, i più grossi e anche i più piccoli. Magari qualche esempio pratico mi potrebbe essere d’aiuto, chiaramente se potete darmelo.

    Grazie.

     

    (interruzione)

     

    CATELLANI. Anche tutti, assessore. Ci sono quelli nei quali supportate e quelli nei quali non supportate? Se mi date qualche informazione in questo senso.

     

    COSTI. La domanda è super-legittima, però credo che siamo fuori tema rispetto a quanto oggi era da approfondire. Su questa parte, se vi ricordate, la consigliera Castaldini mi potrà dire se sbaglio, l’assessore Calvano e il sottosegretario hanno informato sulle modalità di supporto sia alle Province che ai Comuni. Quindi, credo che su questa parte probabilmente sia opportuno rinviare ad un approfondimento con gli assessori competenti.

     

    CATELLANI. Visto che, magari, è già stato detto, un remind forse poteva essere utile. Comprendo che non sia, forse, la sede opportuna. Se lo chiedo è perché evidentemente qualche Comune, proprio perché è un impegno importante, si è, in questo senso, lamentato. Qualche doglianza in questo senso forse c’è stata.

    Comunque, rimando la domanda a quando potrete rispondermi.

    Grazie.

     

    COSTI. Sul territorio questo tema c’è, è stato posto e viene posto. Sappiamo anche, però, che il PNRR è stato costruito in un modo abbastanza verticale, per cui ci sono alcuni interventi che vengono mediati dalla Regione; su alcuni interventi la Regione è diretta interessata. Pensiamo, per esempio, al tema della sanità. Su altri interventi, invece, c’è il passaggio diretto con i Comuni. Il tema comunque c’è. Volevo tranquillizzare. È stato posto anche ad altri consiglieri, compresa me. È opportuno che in un altro momento si faccia un approfondimento su questa parte specifica

     

    CATELLANI. Grazie, presidente. Poi magari converremo quando sarà il momento opportuno.

    Grazie.

     

    POMPIGNOLI. Consigliera Castaldini, prego.

     

    COSTI. Chiedo scusa. Nel frattempo è arrivato anche Marchetti Daniele. Volevo dirlo, perché prima non era presente, al fine dei verbali.

    Prego.

     

    CASTALDINI. Chiaramente ringrazio per il lavoro, anche in un certo senso aggiornato, che gli assessori hanno fatto e anche per il quadro generale, con una funzione di racconto di un’esperienza passata e anche presente, fatto dall’ingegner Versari.

    La mia intenzione era proprio quella di raccontare che cosa avverrà certamente in Italia, ma in particolare, perché così siamo abituati, a delineare il profilo di una Regione come quella dell’Emilia-Romagna e immagino di altre tre Regioni alle quali arriverà questo impatto. Quello che oggi abbiamo descritto è quello che vivremo nei prossimi anni. Immaginate le borse di dottorato, immaginate le residenze universitarie, immaginate il grande tema della formazione professionale. In un certo senso chiedo all’assessore Colla nella descrizione di quello che avverrà nella Regione Emilia-Romagna anche di cogliere le norme spunto che oggi abbiamo avuto qui in Commissione dell’ingegner Versari, cioè di finalmente parlare di due ambiti di educazione, quella professionale e quella liceale, quella legata al mondo tecnologico semplicemente per un fatto, che noi abbiamo spostato il modo di vedere anche la formazione, perché qui è accaduto qualcosa a pochi passi nel Tecnopolo.

    In un certo senso quello che noi andremo a costruire, le politiche che andremo a fare, evidentemente, dovranno tener conto della realtà. In un certo senso la qualità sarà la nostra capacità di servire i tanti mondi che hanno deciso di investire in Emilia-Romagna e non essere un ostacolo, cosa che io tendenzialmente dalla politica ho sempre visto e ho sempre cercato invece di sbrogliare matasse piuttosto che ingarbugliarle.

    Credo che tutto il tema centrale che riguarda la nostra Regione sia esattamente questo, cioè riuscire a dare risposte in maniera sistematica, per tempo, immaginando il futuro. È per quello che la domanda che la consigliera Catellani ha fatto è la domanda che noi sempre facciamo, alla quale però chiediamo che non venga data la stessa identica risposta, cioè “aspettiamo il Governo”, perché la legge dei talenti non ha dovuto aspettare il Governo. Preparare delle strade non chiede l’attesa di un Governo. Ho come la sensazione, ed è per questo che ho cercato di porre il tema sulle riforme, che negli ultimi mesi, forse anche legati a una campagna elettorale per le primarie, si sia presa un po’ quella strada, cioè la strada di dare la colpa a qualcuno dell’aspettare l’azione politica di qualcuno, mentre noi abbiamo sempre raccontato che siamo i primi a fare determinate cose, che non aspettiamo, ma in un certo senso acceleriamo e appunto prepariamo una strada.

    Io sollecito a questo, e lo dico guardando anche alcuni dati che è giusto dare in questo momento. In particolare, la mia preoccupazione va in certi ambiti, quello universitario, ad esempio, dove i privati e le fondazioni hanno risposto ai bandi disponibili in modo solerte e, invece, per quanto mi riguarda, io da parte di ER.GO, pensando appunto alle residenze universitarie, mi sarei aspettata una maggiore visione, cioè che i fondi PNRR potessero servire per mettere a terra progetti già nei cassetti, che aspettavano solo di essere aperti

    Il problema degli alloggi fuori sede non è una novità dell’oggi, seppur oggettivamente amplificata post-Covid. Credo che l’inizio di una offerta di alloggi universitari sia ancora un’offerta fortemente timida, sicuramente non caratterizzata da una visione che ci deve essere soprattutto guardando il PNRR.

    Su tutto il tema che ho sempre posto, anche in Consiglio regionale, sul ricorso che è stato fatto alla Corte Costituzionale riferito all’organizzazione dei plessi, in un certo senso oggi ho tirato un sospiro di sollievo perché ho inteso in maniera molto elegante e raffinata che fosse l’affermazione di un principio.

    Temo che il PNRR non ci conceda il tempo di affermare principi. Temo, soprattutto in un momento come questo, che una organizzazione che credo che in Emilia-Romagna riguardi all’incirca quindici persone non debba essere tema così dibattuto dal punto di vista mediatico e giornalistico.

    Abbiamo, ed è questo che volevo fare emergere, molte cose interessanti di cui discutere. Abbiamo il futuro che io ritengo fondamentale, che è quello dell’educazione, e abbiamo la possibilità invece, finalmente, di riparlare di temi che, secondo me, sono fondamentali.

    Chiaramente ringrazio, anche a nome dei presidenti, credo, i relatori che hanno avuto modo di confrontarsi con noi e mi piacerebbe ancora una volta prendere la socializzazione della consigliera Catellani e avere anche la possibilità di fare una discussione su com’è lo stato di avanzamento e l’aiuto che si può dare ai Sindaci, soprattutto dopo l’udienza che ci sarà in Senato, perché credo che sia uno dei temi centrali, non solamente per quanto riguarda le riforme, ma chiaramente gli investimenti, il PNRR. Ringrazio per la disponibilità delle due Commissioni per aver dato centralità a un tema, almeno per me, ma anche per molti consiglieri qui presenti, così importante.

     

    COSTI. Se non ci sono altri interventi, possiamo lasciare libera la Commissione I, mentre chiedo che la Commissione II si fermi per continuare.

    Sospendo cinque minuti. Volevo dire all’assessore Colla di fermarsi un attimo, perché se non sbaglio c’è un’interrogazione per lui.

     

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