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10.
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 21 LUGLIO 2010
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
OGGETTO 119
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001 n. 40 in coincidenza con l'approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010 - 2012. Primo provvedimento generale di variazione» (2)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 120
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del Bilancio pluriennale 2010-2012 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione» (3)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
PRESIDENTE (Richetti)
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza
LOMBARDI, relatore di minoranza
LEONI (PDL)
VECCHI Alberto (PDL)
MANFREDINI (Lega Nord)
POLLASTRI (PDL)
NOÈ (UDC)
MEO (SEL - Verdi)
PRESIDENTE (Aimi)
SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)
VILLANI (PDL)
FILIPPI (PDL)
PARIANI (PD)
BARBATI (Italia dei Valori)
Interrogazioni oggetti 298 - 299 (184 - 185)
(Annuncio)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato B
Interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 10,08
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la decima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa e nomino scrutatori i consiglieri Casadei, Ferrari e Filippi.
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna il consigliere Carini.
OGGETTO 119
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001 n. 40 in coincidenza con l'approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010 - 2012. Primo provvedimento generale di variazione» (2) (Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 120
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del Bilancio pluriennale 2010-2012 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione» (3) (Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
PRESIDENTE (Richetti): Siamo in seduta contingentata ed esclusiva sugli oggetti 119 e 120.
I testi (n. 1/2010 e n. 2/2010) sono stati licenziati dalla Commissione Bilancio Affari Generali ed Istituzionali nella seduta del 13 luglio 2010.
Relatore di maggioranza è il consigliere Luciano Vecchi.
Relatore di minoranza è il consigliere Marco Lombardi.
Diamo quindi la parola al relatore di maggioranza, consigliere Luciano Vecchi.
Prego, consigliere Vecchi.
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza: Signor presidente e cari colleghi, esaminiamo oggi la manovra di assestamento del bilancio della nostra Regione per il 2010.
Tecnicamente, lo dico per coloro che come me sono nuovi di questa Assemblea, l’ordinamento contabile, che è disciplinato con la L.R. 15 novembre 2001, n. 40, assegna all’assestamento di bilancio le funzioni di: aggiornare i residui attivi e passivi, la giacenza di cassa e il saldo finanziario sulla base delle definitive risultanze contabili dell’esercizio precedente. I risultati conseguiti nel 2009 saranno peraltro compiutamente analizzati in occasione della relazione annuale sul rendiconto generale della Regione.
Ma l'assestamento non è, come è ovvio, soltanto un puro fatto tecnico di aggiornamento dei dati derivanti dal conto consuntivo, ma rappresenta anche un momento di valutazione complessiva delle dinamiche delle risorse delle spese intervenute nella prima parte dell’anno e di rinnovata attenzione alla gestione del bilancio mediante la quale vengono perseguiti gli obiettivi di governo prefissati.
Attraverso l’assestamento, quindi, debbono essere operate quelle rettifiche e quelle integrazioni alle previsioni delle entrate e delle spese, con riferimento sia alla competenza che alla cassa, necessarie al fine di aderire alle esigenze emerse nel corso dei primi mesi di gestione, aggiornando i profili finanziari delle politiche da perseguire, in coerenza coi mutamenti del quadro delle risorse disponibili.
Dal lato delle entrate, le previsioni di competenza e di cassa sono riviste alla luce del quadro di riferimento, tenendo conto anche della più recente evoluzione del gettito di ciascuna entrata.
Le previsioni di cassa tengono conto, in particolare, degli eventuali scostamenti della consistenza effettiva dei residui rispetto alla consistenza presunta utilizzata in sede di formazione delle previsioni iniziali.
Nell'ambito dei lavori preparatori all'adozione dei provvedimenti oggi in esame, come prima commissione, pur nella ristrettezza dei tempi a disposizione di un anno elettorale, abbiamo voluto convocare l'udienza conoscitiva per conoscere gli orientamenti e le valutazioni dei rappresentanti della società civile e delle categorie economiche sia rispetto all'assestamento del bilancio della Regione, che per quanto riguarda le priorità da seguire nelle politiche del nostro territorio.
Il confronto con la società civile è per noi sostanza del nostro modo di concepire la politica al servizio dell’interesse comune. Si tratta di meglio definire gli obiettivi politici, ma anche di valutare la corrispondenza tra gli strumenti a disposizione con i risultati concreti dell’azione di governo.
Questa discussione - sul completamento del bilancio regionale per il 2010 - avviene mentre, a livello nazionale, si sta definendo una “manovra” finanziaria che - se non cambiata - rischia di modificare la “Costituzione reale” del Paese, espropriando le Regioni e il sistema delle Autonomie Locali delle risorse per assolvere ai compiti che sono loro assegnati. Per l’Emilia-Romagna - allo stato attuale delle cose - si tratterebbe di un taglio di oltre 780 milioni di euro, che rappresentano quasi un quarto del bilancio extra-sanitario. Se così fosse gli scenari futuri sarebbero inediti ed inquietanti e ne abbiamo discusso in occasione della sessione straordinaria della nostra Assemblea legislativa regionale.
Pieno sostegno quindi va all’iniziativa, promossa unitariamente dai presidenti delle Regioni italiane, per cambiare profondamente una manovra ingiusta ed iniqua che va, peraltro, in direzione opposta ad una federalismo che rischia di soccombere prima di vedere la luce.
Sulla nostra Regione questa manovra, come ho detto, inciderebbe per almeno 780 milioni di euro, rischiando di disarticolare non solo politiche che si sono dimostrate vitali per il nostro territorio, ma anche privando cittadini, enti locali, imprese, università di strumenti indispensabili per la vita civile, sociale ed economica. E ciò è reso più grave dall'assoluta mancanza di politiche attive nazionali per lo sviluppo e l'occupazione.
Vale la pena di ricordare che la manovra di assestamento, che è di poco più, come dirò, di 210 milioni di euro, si inserisce ovviamente in più ampio quadro della finanza regionale determinato dal bilancio di previsione 2010, che ammonta complessivamente a poco oltre 14 miliardi di euro e che è teso a sostenere il sistema emiliano-romagnolo per l'uscita dalla crisi e a creare le basi per la ripresa che salvaguardi i posti di lavoro, la qualità ambientale e sociale, e lo sviluppo della società regionale come realtà moderna e socialmente coesa.
In quale situazione economica si inserisce la manovra che stiamo discutendo oggi? Nonostante qualche timido segnale di ripresa delle esportazioni in alcuni comparti e nonostante gli annunci trionfalistici poco credibili fatti anche in precedenza del Presidente del Consiglio (ovviamente non mi riferisco al nostro Consiglio), purtroppo la crisi non è finita e rischia, anzi, soprattutto sul piano sociale ed occupazionale, di manifestare i suoi aspetti più negativi nei prossimi mesi.
La manovra di assestamento, quindi, si sviluppa in un momento particolarmente difficile per l’economia italiana, a causa anche della crisi economica internazionale.
Se guardiamo a quanto accaduto negli ultimi due anni, possiamo vedere che sono nel nostro Paese centinaia di migliaia le imprese che denunciano la riduzione di ordini e commesse e anche in alcuni casi hanno dovuto chiudere i battenti. A livello nazionale il ricorso alla cassa integrazione è 10 volte più alto di due anni fa, la disoccupazione è attorno al 9% e supera il 28% tra chi ha meno di 30 anni e l'Italia per di più continua ad avere i più bassi livelli di occupazione femminile. Per non parlare poi di quei tanti giovani che perdono anche quel lavoro precario o a termine che faticosamente avevano trovato, dopo lunghe e umilianti attese e che rischiano di essere collocati definitivamente fuori dal mercato del lavoro. Risulta quindi quanto sia poco responsabile e propagandistico far credere, tentare di far credere ogni giorno agli italiani che la crisi sia alle nostre spalle.
Basti pensare che nel 2009, a livello nazionale, diversi sono stati gli indicatori negativi, come evidenziato anche dalla relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia dello scorso maggio: il PIL è calato di oltre il 5%, l'inflazione è calata su valori storicamente bassi, in particolare per la forte decelerazione dei prezzi dei beni e dei servizi, quindi dei livelli di consumo e l'occupazione si è ridotta di 815.000 unità (da aprile 2008 a marzo 2010) e il tasso di disoccupazione è tornato ai livelli dello scorso decennio.
Di fronte a ciò non serve coltivare illusioni o fare giochi di prestigio. Quelle che servirebbero sono politiche concrete anticrisi e cioè un accesso più facile al credito bancario per le imprese; sostegni alle aziende per aiutarle a investire, a innovare e a esportare; apertura di cantieri di opere pubbliche.
Al nostro Paese serve un piano straordinario per l'inserimento dei giovani al lavoro, un sistema di tutele per tutti i lavoratori a rischio, oltre che incentivi per favorire i consumi. Infine, ma non ultime, misure a favore dei redditi delle famiglie, a partire da pensioni e salari più bassi, così come occorrerebbe investire sulla formazione, l'istruzione, la ricerca e l'innovazione.
Sono misure prese da tempo e con efficacia in altri paesi europei e che bisognerebbe adottare anche in Italia, battendosi conto l'immobilismo del nostro Governo. Solo così, rimettendo in moto l'economia del Paese, sarà possibile restituire dignità e certezza al lavoro di ogni persona.
A partire dal secondo semestre 2009 vi sono stati alcuni segnali di una moderata ripresa, soprattutto nei settori più legati alle esportazioni e agli scambi internazionali, ma il clima di fiducia dei consumatori è tornato a peggiorare, riflettendo le accresciute preoccupazioni sulla situazione economica e sulle prospettive del mercato del lavoro.
Sulla base delle stime preliminari pubblicate dall’Istat, nel primo trimestre di quest'anno il PIL è cresciuto dello 0,5% sul periodo precedente. È aumentato in alcuni casi e per alcune imprese il portafoglio degli ordini manifatturieri, soprattutto di fonte estera, ma secondo Unioncamere dell'Emilia-Romagna, i primi dati relativi al 2010 sembrano confermare che la crisi sia ancora lontana da una sua conclusione. Ricordo che la cassa integrazione guadagni nel primo trimestre di quest'anno ha registrato, rispetto allo stesso periodo del 2009, che già era negativo, una crescita del 384% e la cassa integrazione straordinaria del 1424%.
I dati Istat sulle forze lavoro indicano che in Emilia-Romagna l’occupazione nello scorso anno è diminuita dell’1,2% (in Italia dell’1,6%), arrivando a sfiorare quasi quota centomila. Oltre alla CIG, un altro aspetto che ha caratterizzato negativamente questa fase congiunturale complessivamente presa è stato l'andamento delle esportazioni che ha colpito in particolare il settore metalmeccanico.
La grave situazione congiunturale determina sulla finanza pubblica, da un lato, una forte flessione delle entrate tributarie e, dall’altro, l’esigenza di incrementare le risorse a favore dei ceti sociali più colpiti dall’andamento occupazionale.
Si deve registrare negativamente, in questo contesto, il permanere di vincoli imposti dal patto di stabilità interno che, di fatto, limitano fortemente la possibilità di interventi anticiclici, particolarmente riferibili all’impossibilità di procedere all’incremento delle spese per gli investimenti ed al rispetto dei tempi nei pagamenti ai fornitori.
Il nostro assestamento di bilancio per l’esercizio 2010 e pluriennale 2010-2012 è stato quindi elaborato nel rispetto del contesto sopra enunciato, che è il combinato disposto della congiuntura economica e fiscale con la vigente legislazione nazionale sulle Regioni e la spesa pubblica e pertanto non può che confermare la rigorosa impostazione tenuta nella predisposizione del bilancio di previsione. Inoltre, essendo strumento della programmazione finanziaria, è chiamato a svolgere anche una funzione propositiva attenta e allineata con tutte le disposizioni in materia finanziaria. Rimando alla relazione scritta che ho consegnato l'illustrazione dei dati contabili che sono oggetto della presente manovra.
Per rispondere all’attuale situazione di crisi servono scelte di medio e lungo periodo capaci di affrontare in modo adeguato i grandi cambiamenti in atto, attrezzandosi per quella che sarà l’economia del futuro. Con questa direzione di marcia, nel maggio del 2009 la Regione ha sottoscritto con le istituzioni e le parti sociali il Patto per attraversare la crisi, rinnovato negli scorsi giorni, decidendo di investire sulle capacità e le competenze delle persone, per mantenere il livello competitivo dell'economia regionale e la coesione sociale, nel presupposto che competitività e coesione sociale si rafforzano vicendevolmente e quindi salvaguardando insieme capacità produttive e lavoro, occupazione e capacità professionali, sicurezza sociale, allo scopo di individuare e promuovere concretamente le scelte per rilanciare una nuova fase di sviluppo più equa e solidale.
Con l’assestamento di bilancio 2010 provvediamo ad assicurare finanziamenti volti a rispettare, nei limiti delle disponibilità, gli impegni politici assunti nei documenti e nelle occasioni precedenti. I principi ispiratori possono essere così sintetizzati: contenimento delle spese di funzionamento e individuazione di scelte volte a massimizzare e porre in sinergia tra loro le risorse da destinare al perseguimento delle politiche di questa Regione, che sono basate evidentemente sulle trilogia equità, sviluppo e governo del territorio.
Per quanto riguarda le spese di funzionamento della macchina regionale si è proceduto al riordino, alla razionalizzazione e al contenimento, nonostante le complessità ed i vincoli insiti nello svolgimento delle attività istituzionali dell’ente. In questa Regione, unica a livello nazionale, andiamo a una riduzione nell’ordine del 20-25% rispetto al bilancio 2009 su una serie di voci legate alle spese di rappresentanza, per consulenze, per comunicazione. Non sono spese inutili, ma su cui giustamente credo oggi facciamo uno sforzo di contenimento della spesa per destinarle evidentemente ad altri settori che riteniamo prioritari.
Inoltre, con l’art. 28 della legge finanziaria che adotteremo oggi, proponiamo di apportare modifiche alla legge regionale n. 42 del 1995, abrogando quelle disposizioni che introducevano le indennità di missione per i consiglieri regionali e gli assessori, da cui si attendono ulteriori riduzioni alle spese di funzionamento.
Le politiche di spesa, delineate nel bilancio di previsione, sono state integrate al fine di meglio corrispondere alle necessità di finanziamento delle decisioni programmatiche di legislatura e le variazioni proposte, che andranno ad incrementare le disponibilità di spesa sia corrente sia di investimento, evidenziano che le “scelte di qualità” effettuate, che si prefiggono di onorare gli impegni politici assunti, riconfermano e rafforzano gli indirizzi fondamentali del bilancio di previsione.
La nostra Regione ha posto per il 2010 in primo piano, in un contesto generale, come dicevo, di difficoltà della finanza pubblica, gli interventi per vincere la battaglia in difesa dell’occupazione, finanziando gli ammortizzatori sociali posti a tutela del posto di lavoro, gli interventi a sostegno delle persone, delle famiglie, del lavoro e delle imprese, per salvaguardare il sistema del welfare e dell’ambiente, attraverso lo sviluppo sostenibile.
Tre sono le priorità su cui la Regione propone di concentrare la propria azione ed i propri finanziamenti autonomi: interventi finalizzati a contenere gli effetti della crisi economica ed occupazionale, investimenti nel settore della green economy e interventi per la viabilità e per la messa in sicurezza del territorio, anche per fronteggiare i gravi fenomeni di dissesto causati dagli eventi atmosferici che nei recenti mesi hanno interessato la regione.
Per quanto riguarda la prima priorità, le linee d’intervento nell’azione politico-amministrativa della Regione riguardano, con l'assestamento: 60 milioni di euro destinati a garantire il mantenimento dell’equilibrio della spesa del Servizio sanitario come obiettivo prioritario di sistema, conservando fermi i principi di qualità, adeguatezza e appropriatezza delle prestazioni; 15 milioni di euro a sostegno del programma di investimenti per la realizzazione, ristrutturazione, acquisto, completamento di strutture, relativi impianti e attrezzature, nonché di tecnologie a destinazione sanitaria, anche al fine dell’adeguamento alle normative in materia di sicurezza e accreditamento del patrimonio sanitario e socio-assistenziale; 7 milioni di euro per interventi nel campo dell’assistenza sociale, per garantire ai Comuni la possibilità di rispondere tempestivamente ai bisogni dei propri cittadini.; la crisi economica, infatti, ha prodotto un forte aumento di domanda di servizi alla persona da parte della popolazione, in particolare in relazione ai soggetti più deboli. Questa crescente pressione sui servizi garantiti dai Comuni si accompagna ad una diminuita disponibilità complessiva di risorse a valere sui bilanci comunali, dovuta anche alla forte riduzione dei trasferimenti statali finalizzati al sostegno delle politiche sociali; 3,5 milioni di euro per la costruzione, l’acquisto e il restauro di edifici da destinare a servizi educativi per la prima infanzia; 1 milione di euro per il sostegno all’affitto delle famiglie economicamente disagiate, che si aggiungono a quanto già stanziato nel bilancio di previsione allo scopo di integrare il ridotto intervento statale su un settore su cui si rileva un preoccupante aggravarsi del disagio abitativo; 1 milione di euro per la costituzione di un fondo di garanzia finalizzato a superare le emergenze abitative e per la sospensione dell’esecuzione delle procedure di sfratto già convalidate; 1,5 milioni di euro per azioni per la qualità del sistema scolastico, anche attraverso interventi per valorizzare l’autonomia delle scuole e sostenere progetti innovativi; 1,2 milioni di euro per le borse di studio a studenti universitari; 4,66 milioni di euro per l’edilizia universitaria e l’acquisto di attrezzature e strutture per studenti universitari; 6 milioni di euro come misure specifiche per migliorare la competitività del sistema produttivo e per il sostegno alla qualificazione delle imprese attraverso la costruzione di reti di imprese; 3,5 milioni di euro per la riqualificazione delle strutture ricettive presenti sul territorio della nostra regione, per offrire un sostegno a uno dei settori portanti dell’economia italiana e regionale in un momento di difficoltà per il Paese; 2 milioni di euro per la riqualificazione di aree commerciali e mercatali.
Con l’assestamento di bilancio si procede inoltre all’attuazione dell’accordo di programma per la realizzazione di interventi in ambito urbano per la realizzazione di alloggi a canone sostenibile, mediante l’utilizzo di fondi statali per oltre 16 milioni di euro e di fondi regionali per 15 milioni di euro.
Per quanto riguarda la seconda priorità, al fine di mantenere l’impegno assunto dalla Regione con il bilancio quest'anno di potenziare la green economy, nuova industria delle tecnologie, del risparmio energetico, dell’utilizzo di fonti rinnovabili e delle nuove forme per la produzione elettrica, sono previsti 12,2 milioni di euro supplementari per il potenziamento di investimenti specifici per la dotazione energetica delle aree, mediante impianti a fonti rinnovabili e la sperimentazione di moderni sistemi energetici territoriali presso edifici pubblici.
In relazione alla terza priorità individuata per la manovra di assestamento al bilancio, con l’obiettivo di ridurre la vulnerabilità del sistema ambientale garantendo la sicurezza del territorio, i principali interventi su cui si è concentrata l’azione della Regione sono: 22,4 milioni di euro per interventi di ristrutturazione straordinaria delle strade, anche comunali e provinciali; 5,3 milioni di euro per potenziare il sistema di Protezione civile; altrettanti 5,3 milioni di euro per i lavori urgenti di messa in sicurezza del territorio e per la difesa del suolo e della costa; 2,3 milioni di euro destinati ad interventi di prevenzione, tramite opere di sistemazione idrografica superficiale e di bonifica.
Con l’assestamento vengono inoltre destinati 4,6 milioni di euro di spese correnti e 4,5 milioni di euro di spese di investimento per il settore della cultura, dello sport e per i progetti per i giovani. La Regione, nella consapevolezza che la cultura e l’attenzione ai problemi delle giovani generazioni siano elementi imprescindibili di civiltà, nonché elementi fondamentali del sistema economico e del welfare emiliano-romagnolo, ha mantenuto gli impegni che aveva assunto con gli operatori per far fronte alla attuale situazione del settore, caratterizzata da un generale decremento delle risorse finanziarie, sia ministeriali, che degli enti locali.
Prosegue inoltre l’impegno della Regione per garantire a tutto il territorio l’accesso alla rete veloce internet grazie al piano telematico e per l’adeguamento del sistema informativo-informatico regionale nella prospettiva del rinnovamento e della razionalizzazione dell'informatizzazione interna.
Le risorse complessivamente destinate all’agricoltura sono di 3,80 milioni di euro, destinate ad iniziative di promozione dei prodotti agricoli, anche per sostenere le agro biodiversità, a interventi per combattere le fitopatie e a prevenire i danni arrecabili alle produzioni agricole da interventi faunistico-venatori. Sono inoltre previste risorse destinate a contributi ai consorzi fidi per facilitare l'accesso al credito e il potenziamento degli interventi per la manutenzione delle opere di bonifica.
Mi preme poi sottolineare, infine, presidente, che attraverso la discussione svolta nella prima commissione e nelle altre commissioni della nostra Assemblea legislativa, sono stare introdotte altre significative novità rispetto al testo di legge iniziale.
Si sono stanziati, e questa è una richiesta che è venuta in maniera molto forte da quest'Assemblea, i primi cento mila euro a favore del finanziamento della legge regionale 9 febbraio 2010, n. 3, “Norme per la definizione, riordino e promozione delle procedure di consultazione e partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali”, cioè, quindi, la legge sulla partecipazione. Credo che questo impegno faccia onore alla nostra Regione e penso sia fortemente condiviso anche dai nostri cittadini.
Con l’assestamento dli bilancio vengono inoltre resi disponibili, per l’attuazione del Piano di azione ambientale regionale 2008-2010, 5 milioni di euro per contributi ad imprese per la realizzazione di opere ed interventi di risanamento ambientale.
La legge 3 agosto 2009, n. 117, ha disposto il distacco di sette comuni della Valmarecchia dalla regione Marche e la loro aggregazione all'Emilia-Romagna. Gli interventi previsti dall’assestamento del nostro bilancio tengono conto quindi del mutato assetto regionale. Per gli interventi specifici sul territorio della Valmarecchia sono previsti 1 milione di euro per progetti in materia turistica e di riqualificazione commerciale non finanziabili dalla Regione Marche e 2,5 milioni di euro per la manutenzione straordinaria della strada provinciale marecchiese.
La manovra di assestamento nel suo complesso, con riferimento specifico ai mezzi regionali propri, ammonta quindi complessivamente a 214,2 milioni di euro, di cui 104,9 milioni per spese correnti e 109,3 milioni per le spese di investimento in conto capitale.
Pertanto, alla luce anche del parere positivo espresso dalla I Commissione in sede referente nella seduta del 13 luglio scorso, chiedo all’Assemblea legislativa di approvare l’assestamento di bilancio per l’esercizio 2010 e la proposta di legge finanziaria ad esso collegata.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Vecchi.
Relatore di minoranza è il consigliere Lombardi, che ha fatto riserva di chiedere l'autorizzazione alla relazione orale. Ricordo ai consiglieri che occorre il voto favorevole di 2/3 dei consiglieri presenti.
Ai sensi dell'art. 80, comma 7, del Regolamento interno, procediamo alla relativa votazione mediante dispositivo elettronico.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico ora il risultato della votazione:
Presenti
29
Assenti
21
Favorevoli
29
Contrari
--
Astenuti
--
L'autorizzazione alla relazione orale è accolta.
La parola al consigliere Lombardi.
LOMBARDI, relatore di minoranza: Presidente e colleghi, due sono le questioni di fondo che in questa occasione vanno preliminarmente chiarite. La prima attiene all’ottimismo espresso a più riprese dal Presidente del Consiglio in merito alla nostra situazione economica ed alla ripresa dalla crisi internazionale. Tutti i parametri relativi alla situazione degli ultimi 15/16 mesi in Italia denotano una situazione migliore che in molti altri Paesi europei solitamente citati ad esempio come la Francia e la Spagna. Ciò non significa certamente che noi non abbiamo avuto e non abbiamo problemi, ma significa che stiamo meglio che altrove. I dati di oggi del 20% di aumento degli ordinativi dell'industria e del 5,7% del fatturato, sempre nell'industria, credo lo possano attestare.
Il Governo, pur senza dare un euro alle banche, ne ha garantito la solvibilità salvando i risparmi dei cittadini e ha allargato enormemente il campo d’azione degli ammortizzatori sociali per garantire comunque un reddito a chi era a rischio del posto di lavoro.
Nel comparto pubblico, come è chiaramente emerso, si è assistito in questi ultimi anni ad aumenti salariali che hanno certamente garantito il potere d’acquisto di quei lavoratori.
In questo contesto, ogni economista, di qualsiasi estrazione, suggerisce che un clima di ottimismo e di fiducia diffuso può rimettere in moto i consumi e quindi accelerare la crescita. Se, viceversa, questa affermazione la fa il Presidente Berlusconi, la sinistra ironizza, si richiama al qualunquismo, specula sulle difficoltà oggettive del momento buttandola in politica.
La seconda considerazione riguarda la presunta contraddizione tra l’affermazione di una soddisfacente situazione economica interna e la necessità di provvedere ad una manovra così pesante come quella proposta. In questo caso, per comprendere l’assoluta compatibilità delle due posizioni, va chiarito che la manovra non si fonda sulla necessità di fronteggiare una crisi interna, ma di prevenire una crisi interna che potrebbe colpire come un uragano il nostro Paese sulla base di valutazioni internazionali legate alla credibilità del nostro debito pubblico. Di qui le fondamentali esigenze di equilibrio di bilancio, dimagrimento dello Stato, rilancio della crescita.
Il decreto di finanza pubblica del nostro Governo, rivolto a mettere in sicurezza i conti pubblici italiani, con la sua tempestività e il suo rigore, ha mirato principalmente alla riduzione sostanziale del rischio incombente sul nostro debito pubblico. Ma le tensioni permangono per il debito pubblico nell’area euro ed il sintomo più evidente è il cambio dell’euro: era arrivato quasi a 1,5 con il dollaro, esso oscilla ora attorno a 1,20 - 1,25 euro per dollaro.
Il mondo, a causa dei salvataggi di banche dovuti allo scoppio della bolla finanziaria delle successive incaute politiche neokeynesiane di espansione della domanda, è invaso da una enorme offerta di titoli del debito pubblico.
Nel 2000 il rapporto fra debito e Pil dell’Unione si aggirava sul 70%, nel 2009, il rapporto debito/Pil dell’euro zona, per effetto dei deficit di bilancio, era balzato al 78,7% del Pil. Il debito pubblico nell’euro zona era a fine 2009 di circa 7 mila miliardi di euro.
Prima delle recenti manovre correttive, la previsione di deficit di bilancio nell’euro zona per il 2010 era di 675 miliardi, con un rapporto debito/Pil all’88,5% su un Pil di 9.120 miliardi di euro.
Per il 2011, prima di tali manovre, l’Unione Europea prevedeva 610 miliardi di nuovo debito pubblico, causato da un deficit pubblico del 6%, con la stabilizzazione del rapporto debito/Pil valutato in 9.385 miliardi.
Queste dinamiche non sono apparse sostenibili. Di qui la crisi della Grecia, del Portogallo, della Spagna, le loro manovre correttive e quelle dell’Italia, della Francia e della Germania , per ridurre l’offerta di nuovo debito pubblico e il rapporto debito/Pil.
Nel 2010, i nuovi debiti pubblici dell’euro zona si sarebbero sommati ai ben 1.100 miliardi di euro equivalenti di nuovo debito Usa. In totale 1.750 miliardi di euro di nuovo debito pubblico nel mondo occidentale.
Si è scatenata così una competizione fra debiti pubblici dell’Unione Europea e degli Usa, che ha coinvolto gli operatori dell’area del dollaro e i risk manager delle banche e degli altri intermediari finanziari che danno le direttive sulle gestioni dei portafogli titoli, con automatici modelli matematici, sulla base delle valutazioni delle agenzie di rating.
La manovra correttiva ora attuata era essenziale per le ragioni appena indicate. Essa, fatta per decreto, opera già nel 2010, soprattutto per la lotta all’evasione fiscale, incide soprattutto sui bilanci del 2011 e del 2012, per attuare entro il 2012 il rientro sotto il 3% del rapporto debito/Pil.
Nel 2010, senza i miglioramenti che ci saranno, grazie alla manovra di finanza pubblica, ci sarebbe stato un saldo negativo del bilancio primario dello 0,6 e le agenzie di rating, se tale saldo negativo prosegue, degradano il debito di quel governo, che diventa meno appetibile per i futuri investitori.
Occorreva quindi correggere questo saldo senza aumentare le imposte, che hanno effetti negativi sulla crescita. Ed è ciò che è stato fatto, oltre a provvedimenti per il recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale.
La ragione principiale della carenza di crescita dell’area euro va però cercata nei difetti strutturali di gran parte della sua economia. Quest’area, quando nel 2006 ebbe finalmente una crescita del 3%, aveva il tasso di disoccupazione dell'8,3%. E quel tasso di crescita era un fenomeno inusuale. Come mai questi dati? La risposta sta nella inconciliabilità del corpulento e rigido stato del benessere europeo, cui si aggiunge un’ampia sfera di imprese ed enti pubblici soprattutto degli enti locali e delle Regioni o degli Stati membri nei paesi a struttura federale.
La spesa pubblica dell’euro zona, prima della crisi, era pari al 46% del Pil, con una estensione dell’economia pubblica, considerando il settore degli enti e delle imprese pubbliche che non opera sul mercato aperto, pari a circa il 50% del Pil.
L’area di mercato vera è quindi solo la metà del Pil e nel complesso la crescita della produttività del sistema nell’area euro risulta scarsa proprio perché l’area del mercato è limitata. Infatti, dato che il luogo della crescita della produttività è il mercato, se esso è metà del Pil, il tasso di crescita è dimezzato.
Studi econometrici dimostrano che per l’Italia la crescita ottimale del Pil si avrebbe con una spesa pubblica intorno al 38% del Pil e risultati analoghi emergono per gli altri Stati membri dell’Unione Europea.
Nel 2009 le società per azioni pubbliche minori (ciò diverse da Eni, Enel, Finmeccanica, Ferrovie, Anas) sono aumentate da 4.461 a 4.741, con un incremento del 6,3%. I consorzi, quasi tutti di enti locali, sono aumentati da 2.291 a 2.365, cioè del 3,2%.
Ci sono così 15 mila amministratori di società pubbliche, 9.700 amministratori di consorzi, di cui solo alcuni necessari. Fra imprese controllate e partecipate le Regioni ne hanno 141. Questa selva di società pubbliche e consorzi va disboscata, eliminando quelli inutili, ridimensionando quelli sovradimensionati e privatizzando quelli che si possono cedere sul mercato, con simultanea riduzione del debito pubblico.
Il governatore Draghi ha recentemente denunciato l’eccesso di pressione fiscale sulle imprese di circa 6 punti rispetto alla media europea e di altrettanto per i redditi di lavoro più bassi.
Bene! È possibile ridurre questi pesi solo riducendo in modo strutturale la spesa pubblica e sostenendo la crescita con maggiori investimenti in infrastrutture e minori ostacoli alla libertà di impresa.
La stessa Regione, del resto, ha destinato nel 2010 circa 56 milioni di euro alla riduzione del proprio stock del debito rispetto all’anno precedente, sottraendo risorse importanti a scuola, incentivi, ammortizzatori sociali, servizi di base, dimostrando di considerare, esattamente come fa il Governo, prioritaria la riduzione del debito anche in funzione dello sviluppo.
Come è noto, l’assestamento, oltre ad avere una funzione tecnica di aggiornamento dei residui attivi e passivi e delle giacenze di cassa, svolge anche una evidente “funzione ricognitiva delle tendenze in atto” e, dopo un breve esame sulle prime, è su queste ultime che mi vorrei soffermare.
Rispetto alle risultanze tecniche, vorrei fosse immediatamente chiaro l’ordine di grandezza dei numeri che stiamo esaminando, e per essere il più corretto possibile in questo primo intervento su una importante manovra di bilancio, vorrei fosse palese il fatto che, almeno per quanto mi riguarda, non intendo criticare l’impostazione tecnica della manovra. Non voglio cioè mettere in dubbio la prudenza con cui il bilancio è stato tenuto in questa Regione, perché se mai le critiche, anche molto forti, intendo dedicarle, a suo tempo, alla impostazione "politica" del bilancio di questa Regione.
Però, proprio perché il nostro è un bilancio che si può definire tecnicamente virtuoso, mette in luce la strategia portata avanti dal ministro Tremonti, e la sproporzione, al limite della pretestuosità, delle proteste delle Regioni, che paiono essere più animate da atteggiamenti corporativi, che non dall’interesse di mettere al sicuro il Paese con i minori oneri possibili per i cittadini.
Entrando nel merito dell’assestamento oggi in discussione, non vorrei addentrarmi nei tecnicismi degli stanziamenti degli impegni e delle spese per evidenziare una scarsa capacità di programmazione politico-finanziaria, perché entreremmo in un teatrino per addetti ai lavori poco interessante per i cittadini della nostra regione.
Vorrei, viceversa, evidenziare come i residui attivi, rideterminati in riduzione in quasi 11 miliardi di euro, in netta controtendenza rispetto ai precedenti esercizi, e i residui passivi, rideterminati in aumento in circa 9,5 miliardi di euro, contribuiscono a far emergere un avanzo di amministrazione, che seppur ridotto rispetto alle previsioni iniziali per via di valutazioni assai prudenti, si attesta oggi in oltre 3,5 miliardi di euro (lo scorso anno erano oltre 7 miliardi di euro).
Sappiamo bene che l’avanzo di amministrazione non è quello che in un’azienda verrebbe definito l’utile di gestione, ma si può certamente dire che questa cifra rappresenta la disponibilità di spesa della Regione oltre la sua normale amministrazione, qualora non vincolata da determinati investimenti o bloccata dal patto di stabilità.
Nel nostro caso dovremmo essere abbastanza tranquilli sulla utilizzabilità dell’avanzo definito dal rendiconto 2009 e riportato in assestamento, considerata la normale entità della nostra disponibilità di cassa, e quindi dovremmo essere abbondantemente al riparo dai tagli del Governo in quanto, come viene giustamente ricordato nella relazione al rendiconto 2009, "il principio di unitarietà e di continuità temporale che caratterizza la gestione della Regione fa sì che i risultati di successivi esercizi siano strettamente collegati ed interdipendenti."
A questo punto però sorge spontanea una riflessione che sottopongo all’Aula.
Considerando l'incremento di spesa delle Regioni dal 2001 al 2009, accertato dalla CGA di Mestre nel 50% e quello specifico dell'Emilia-Romagna certificato nel 107%, e con un avanzo di amministrazione quantificato nel nostro assestamento di bilancio in oltre 3 miliardi e mezzo di euro, il Governo, per mettere al riparo i nostri conti pubblici per le ragioni che dicevo all'inizio, avrebbe dovuto aumentare le tasse agli italiani che, come diciamo tutti, non arrivano a fine mese e lasciare questo tesoretto da spendere alle Regioni virtuose, o chiedere un sacrificio proprio alle Regioni e magari alle più virtuose sapendo di non intaccare la loro capacità di spesa corrente e di investimenti?
Non siete forse voi che denunciate i pericoli a cui un federalismo insensibile nei confronti degli enti più poveri sottoporrebbe il Paese?
Del resto la prova di questa disponibilità (su cui non si discute in termini di opportunità) è plasticamente dimostrata dalla capacità della nostra Regione di predisporre due cospicue anticipazioni straordinarie di cassa per la sanità, che lo scorso anno ammontarono a 420 milioni di euro e quest’anno ammontano a 200 milioni di euro. Guarda caso esattamente l’entità del taglio che si teme ci toccherà come Regione, taglio che, è bene ricordare, ammonta al 3,5% del nostro bilancio di previsione 2010 e sfido chiunque di noi a non essere in grado di risparmiare in un momento di crisi il 3,5% del nostro bilancio familiare.
EmblematicHe a tal proposito sono però le parole dell'assessore Peri, nella sua veste di presidente di Federmobilità: mentre da un lato denuncia che l'evasione tariffaria del settore del trasporto pubblico locale ammonterebbe a 450 milioni di euro, dall'altro annuncia che i tagli previsti in questo settore potrebbero diventare un problema per i bilanci pubblici. Io, viceversa, penso che un maggior rigore nei trasferimenti obbligherà le amministrazioni locali ad un maggior rigore sui "portoghesi", per recuperare questa enorme evasione.
Noi non siamo per la regola “tassa e spendi”, ma per il principio che prima bisogna ridurre le spese di un sistema pubblico bulimico e troppo grasso e poi valutare quanto chiedere agli italiani per il funzionamento dello Stato. E questo è il principio ispiratore della manovra.
Vogliamo dire che sono penalizzate le Regioni più oculate nella gestione? Lo possiamo dire assieme se volete, ma con altrettanta onestà intellettuale dovrete dire con noi che è meglio questa soluzione, che andare nelle tasche dei cittadini in questo momento di crisi.
Dai dati dell’assestamento emerge poi una chiara tendenza, già evidente in sede di bilancio preventivo: non c’è una strategia globale della Regione, ma semplicemente l’assemblaggio di tanti budget, ormai consolidati in una visione ingessata e senza anima, che si autoriproduce negli anni e che considera un attentato ogni sua modifica.
Non si parte dalla considerazione sulla utilità del servizio offerto o dalla valutazione dei suoi risultati, ma dalla sua esistenza pregressa, che va comunque salvaguardata. Non è così, il mondo cambia, le esigenze dei cittadini e dei comparti economici evolvono ed anche i capitoli di bilancio possono, e a volte dovrebbero, subire rilevanti modificazioni.
Lei, presidente Errani (anche se non c'è), rivendica un migliore trattamento da parte del Governo, dando per scontato che la situazione torni come prima, invece tutti sappiamo che un’epoca di spese incontrollate ed indiscriminate è definitivamente tramontata, ed ora siamo in maniera definitiva in un'epoca di spese compatibili e finalizzate al miglioramento della vita reale.
Credo che anche questa Regione dovrà passare da una impostazione conservatrice delle manovre di bilancio, a qualcosa di più innovativo, ispirato non solo al necessario rigore, ma anche alla valutazione dei risultati e non alle esigenze degli apparati “amici”.
Veniamo ora all’esame di alcuni singoli interventi dell'assestamento.
All'art. 1 sono previsti circa 35 milioni di euro in tre anni per lo sviluppo della rete veloce internet, per garantirvi l’accesso a tutto il territorio. Di questi, 9,8 milioni di euro per automazione e manutenzione del sistema informativo regionale solo per il 2010. Sarebbe interessante fare il calcolo di quanto si è speso negli ultimi anni in questo settore, dove fra l’altro è molto difficile calcolare il valore dei servizi e dei materiali acquistati, ma resta il fatto che il nostro sistema informatico non è certo il più moderno sul mercato, è basato ancora su “sistemi chiusi” invece di usufruire di “software a sorgente aperta”, come ad esempio l’Umbria, che in tal modo ha risparmiato, dal 2007 ad oggi, circa 500 milioni euro. Noi siamo ancora legati ai sistemi Olivetti dell’epoca De Benedetti ed ai sistemi IBM che oggi sono comunemente considerati marginali. La chimera poi della rete veloce internet presente in tutta la regione è, appunto, ancora una chimera tutta da dimostrare.
All'art. 6 si parla di sostegno all'innovazione delle imprese, 2 milioni di euro come integrazione regionale al POR FESR 2007/2013 per nuove imprese innovative, ma come al solito sono “escluse le imprese turistiche”.
Almeno nella nostra regione il turismo dovrebbe essere considerato un comparto industriale e come tale trattato, anche nelle politiche di sostegno regionale, valutando a seconda dei momenti congiunturali se insistere più su questo o quel settore manifatturiero o su quello agricolo. Non si può in questa Regione continuare a trattare il turismo come qualcosa di residuale, perché altrimenti ogni critica al Governo nazionale risulta strumentale e inutile. A tal proposito, quindi, considero irrisorio il rifinanziamento della legge 40 per la riqualificazione delle strutture turistiche con 3,5 milioni di euro.
Non si capisce perché se il Governo stanzia meno risorse rispetto all’anno precedente taglia lo sviluppo, mentre se voi invece degli 8 milioni di euro del 2009, prevedete solo 3,5 milioni di euro nel 2010, pretendete di sommarli a quelli precedenti e vi scandalizzate se diciamo che avete tagliato oltre il 60%.
Il turismo risentirà quest’anno più ancora di quello precedente della coda della crisi ed avrebbe quindi bisogno di un sostegno straordinario per aggiornare l’hardware (le proprie strutture) e migliorare il software (la promozione). Risulta quindi ridicolo l’aumento di circa 1,8 milioni di euro per la promozione turistica di cui all’art. 7, in quanto proprio in questo campo e proprio ora sarebbe stato necessario un poderoso piano di rilancio del nostro prodotto turistico.
L’assestamento poteva essere l’occasione per un colpo d’ali che questa Regione non ha voluto proporre sclerotizzata com’è nelle sue poste di bilancio.
All'art. 10 è il fondo di garanzia per l'emergenza abitativa. Diciamo le cose come stanno, si mette 1 milione di euro per garantire i crediti assunti dalle banche nei confronti degli inquilini con in corso uno sfratto, denari che se offerti in garanzia a chi è residente da almeno 5 anni in regione, non verranno spesi e che contribuiranno a rimpinguare l’avanzo di amministrazione che poi la Regione gestirà a suo piacimento. Se, viceversa, come è già accaduto, saranno dati dalle Province, senza alcuna attenzione verranno consumati nella quasi totalità da extracomunitari, che dopo averne approfittato faranno perdere le loro tracce.
All'art. 11 si parla di alloggi a canone calmierato. Si aggiungono 15 milioni di euro ai 16,6 già previsti dal Governo, che evidentemente non è cosi insensibile al problema come la propaganda di sinistra vorrebbe far credere. Il problema resta poi quello di indirizzare questi sostegni non solo agli stranieri, ma anche alle famiglie italiane in difficoltà.
All'art. 16 ci sono interventi sulla sanità. 60 milioni di euro per le Aziende sanitarie regionali, compresa Forlì, e magari altre Asl di cui ancora si negano le difficoltà. Siccome si tratta di risorse regionali proprie, quanto altro si poteva fare con tali somme se non si fossero dovuti ripianare deficit attuali o in divenire?
Art. 20 emergenza occupazione. 10,4 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali ai lavoratori colpiti dalla crisi. Sia chiaro, non sono 10 milioni in più rispetto a quanto previsto nel bilancio di previsione, lo scostamento in realtà è un aumento di solo 500 - capite bene -, 500 euro rispetto al preventivato!!! E si tratta di risorse statali!!! Cioè mettere questa cifra di 10 milioni sembra che siano dieci in più rispetto a quanto preventivato, sono esattamente quelle con 500 euro in più di soldi statali.
Nonostante i proclami e le previsioni nefaste sull’occupazione regionale, in questo assestamento la Regione fa poco o nulla e si limita a riportare semplicemente le risorse statali. Viceversa, in questo ambito, come ben sappiamo, è determinante l’apporto della formazione professionale, tipica competenza della Regione e, quindi, proprio per ottimizzare le risorse, si rende indispensabile un “coraggioso” riordino complessivo del settore.
Oggi gli uffici di un centro di formazione occupano più spazio delle aule, i costi gestionali e amministrativi dei progetti sono ormai il 50% dell’intero costo dei progetti medesimi, la rendicontazione burocratica, compresa quella prevista dal nostro assessorato, ha generato una montagna di adempimenti che appesantiscono gli enti e rendono quasi impossibili i controlli.
All'art. 21 si continua a perpetrare lo scandalo della Fondazione Toscanini, offrendo un ulteriore milione di euro, anche se ci sono state assicurazioni in tal senso di porre fine a questa moda abbastanza strana.
Bene sulla riduzione delle spese di funzionamento della nostra Regione, ma questo dato va rivendicato con forza come una presa di responsabilità dell'intera Assemblea regionale. Non dimentichiamoci che noi con i 50 consiglieri siamo l'Assemblea legislativa certamente meno costosa rispetto alla popolazione di tutto il nostro Paese e questo è un risultato che dobbiamo rivendicare tutti assieme.
All'art. 23, bene le spese per i sette comuni dell'Alta Val Marecchia, 3,5 milioni di euro. Qui si tratterebbe, ho già sensibilizzato l'assessore, di aggiungere pochi spiccioli per alcuni comuni in difficoltà nel passaggio su legislazioni diverse in tema di asili nido.
In conclusione, questo assestamento evidenzia ancora una volta una visione conservatrice della società emiliano-romagnola, una impostazione dirigistica dell’azione amministrativa, la difesa aprioristica di un modello che prevede un apparato pubblico costoso ed invadente e l’incapacità di questa Giunta di adattare la propria azione alle mutate esigenze del contesto economico e sociale nazionale ed internazionale. Quindi alcune preoccupanti conferme ed alcune importanti occasioni perse.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
È aperto il dibattito generale sui due oggetti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Leoni. Ne ha facoltà.
LEONI: Questa manovra di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2010 è pari al 5% dell'intero bilancio già approvato nel dicembre 2009. Esclusa da questa manovra la spesa sanitaria, rimane una manovra di assestamento quantomai importante sotto il profilo della quantità e della qualità economico-finanziaria del provvedimento, ma prendendo spunto proprio dall'oggetto che l'Assemblea è chiamata a votare oggi, vorrei rappresentare il tesoro che esiste sul territorio regionale, che sono le 45 aziende quotate a Piazza Affari, un tesoro da 15,5 miliardi di euro. Una capitalizzazione complessiva che si avvicina alla metà della manovra varata dal Governo Berlusconi e questo nonostante lo scandalo Parmalat, che oggi è tornato comunque ad essere un gruppo appetibile, e anche nonostante il più recente dissesto di Mariella Burani, sospesa dalle quotazioni.
Gli identikit delle aziende della nostra regione sbarcate al listino della Borsa italiana sono di piccole e medie dimensioni, ad eccezione di Unipol, messa comunque a dura prova dopo le vicende scaturite durante la gestione di Consorte.
Questa digressione - mi si potrebbe obiettare - è perché credo che si debba partire dall'esistente, cioè da quelle realtà presenti sul territorio che possono e che devono fare la differenza. Queste eccellenze non possono essere soltanto una medaglietta da appendersi al petto per far sapere che la regione Emilia-Romagna ha questo tesoro, ma credo che le politiche di bilancio della nostra regione debbano, nel proprio architrave, che non è solo di carattere economico e contabile, partire da questi punti di eccellenza e mettersi al servizio di un servizio privato di impresa, che può generare benefici e vantaggi di tutta la comunità e che deve essere sostenuta non con provvedimenti una tantum, ma con una scelta di bilancio che tenga presente queste realtà, che devono essere incentivate e che devono trovare gli spazi necessari per la propria crescita e per il proprio consolidamento. Una regione si dice ricca non per definizione ma per la realtà che la connota.
Sempre in questo provvedimento poi si fa riferimento ai tagli per le consulenze, ma chiedo all'assessore Saliera se ha trovato nei cassetti del proprio assessorato una seria ricognizione riguardo alle competenze e alle professionalità esistenti all'interno dell'ente prima di procedere a questi tagli, che si sommano ai tagli già fatti e già avvenuti negli anni passati e che regolarmente riappaiono sia in sede di presentazione di bilancio, sia in sede di previsione che di assestamento, anno dopo anno.
Allora il sospetto diventa una certezza, perché se in tutti gli anni si procede ai tagli per le consulenze, è evidente che queste consulenze non sono indispensabili e che non si sfrutta appieno il potenziale legato alle competenze, all'esperienza e alla professionalità dei nostri quadri e dei nostri vertici apicali.
Nella relazione di maggioranza poi si legge: “I profili finanziari delle politiche da perseguire debbono essere aggiornati in coerenza dei mutamenti del quadro delle risorse disponibili”. Se è così, allora vorremmo capire che cosa è avvenuto a chiusura dell'esercizio 2008, che con l'assestamento portarono alla nostra Regione un avanzo di amministrazione effettivo di 7 miliardi e 112 milioni di euro, qualcosa come mezzo punto di Pil nazionale.
La situazione d'emergenza dello scorso anno, con la crisi economica globale in atto e, aspetto meno negativo, le regolazioni contabili a favore delle Regioni effettuate dallo Stato, dopo anni d'attesa anche da parte dei Governi di sinistra, hanno portato a quanto sopra descritto.
In questo quadro si presenta l'ultima manovra del Governo Berlusconi, che ha voluto mettere un paletto oltre al quale per la prima volta non vi saranno deroghe, non verrà aumentata la manovra di oltre 22 miliardi di euro perché è un punto non di arrivo ma di partenza, per cominciare una salutare inversione di tendenza della spesa pubblica, che non può più essere esponenziale rispetto alle reali esigenze del Paese, che ha un debito pubblico gigantesco e che non può più essere messo fra le variabili, ma che deve essere la prima pietra su cui costruire un sistema di spesa legato alla qualità e non all'entità, dove ognuno si deve assumere il principio fondante della responsabilità.
Presidente Errani, anche se è assente, ho voluto tratteggiare, mi auguro in maniera comprensibile, la critica politica a questo provvedimento, che ricalca nella forma e nella sostanza un vecchio modo di intendere la finanza pubblica e che invece credo, dagli spunti che mi sono permesso di enunciare, debba divenire un nuovo modo di approccio alla stesura e alla presentazione di bilanci di previsione, che non possono nella realtà divenire in sede di assestamento il vero bilancio di previsione, ma che deve essere lo strumento di assestamento un documento solo di riposizionamento delle scelte fatte e degli impegni assunti che debbono essere credibili e non più stravolti.
Il tempo della liturgia, consacrata da decenni di governo di centrosinistra in Emilia-Romagna, deve trovare un adeguamento culturale e politico in una fase che non è solo nuova, ma è soprattutto un'altra cosa, che rappresenta un modello di società di un Paese reale sempre distante e lontano dal Paese legale che anche oggi qui, con questa manovra, voi rappresentate.
Sempre al presidente Errani vorrei fare una proposta fuori dai crismi e dalle formalità, una proposta che mi auguro la Giunta regionale voglia prendere in considerazione. Sto parlando di prodotti da filiera agroalimentare, che sono per la nostra regione uno dei biglietti da visita più qualificati e importanti con i quali noi ci presentiamo in questo complesso sistema globalizzato. È di qualche settimana fa la proposta di chi lavora davvero la terra e che è disposto a sporcarsi le scarpe nel denunciare che cosa arriva sul nostro territorio nazionale e regionale a livello di prodotti alimentari, che in modo truffaldino vengono spacciati per made in Italy. Tanto è stato fatto per quanto attiene la rintracciabilità del prodotto, ma evidentemente quello che è stato scoperto dai nostri agricoltori nei vari confini sia terrestri che marittimi del Paese non è sufficiente.
La nostra regione è un punto di eccellenza a livello mondiale nel campo agroalimentare e credo che la Regione debba diventare il soggetto capofila, coinvolgendo tutte le altre realtà istituzionali competenti perché si dichiari guerra al falso made in Italy, si apra un tavolo permanente nel quale, sulla base di questa dichiarazione di guerra condivisa, si studino e si mettano a sistema tutte le iniziative possibili per arrivare a una lotta senza quartiere contro le contraffazioni alimentari. Se, come dicevo prima, le aziende punte di eccellenza debbano godere anche di protezione, che non vuole dire protezionismo, a maggior ragione la filiera agroalimentare della nostra regione non può subire più o meno passivamente questo vergognoso spettacolo del parmigiano-reggiano prodotto in Australia. E credo che su questo il presidente e la sua Giunta debbano fare una riflessione ed essere in prima fila in questa battaglia, che è prima di tutto culturale, di rispetto e di lavoro nei confronti dei nostri produttori, dei nostri agricoltori e di tutto quel mondo che collabora a fare grande la nostra regione. Sono certo che ne avremo anche un grande ritorno economico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Leoni.
Ha chiesto di parlare il consigliere Vecchi Alberto. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: In riferimento all'argomento che stiamo trattando avrei alcune considerazioni da fare. Innanzi tutto emerge dalla cifra che anche quest'anno, per il terzo anno consecutivo, viene erogata per il Corno alle Scale e in parte utilizzata anche come promozione turistica regionale, il fallimento della politica di questa Regione sul Corno alle Scale. Sappiamo perfettamente tutti come da tre anni a questa parte si è aperto un contenzioso sul territorio, peraltro io, in prima persona, ho chiesto ed è poi stata fatta una seduta del Consiglio regionale sul tema, dove per un'intera mattina abbiamo parlato di questo, avevamo detto e io avevo predetto che non ci sarebbe stata, una volta allontanato il gestore che per anni aveva ridato vita al Corno alle Scale, più nessun'altra persona che si accollava questa importante stazione sciistica, mi è stato detto a più riprese che sarebbero stati fatti dei bandi e che anzi c'era la fila per andare a rilevare il Corno alle Scale, invece vediamo che per il terzo anno consecutivo siamo noi - Regione Emilia-Romagna - che stiamo sostenendo economicamente la stazione sciistica, dopo avere estromesso l'imprenditore che la stava gestendo. Direi che questo, a distanza di tre anni, è un fallimento clamoroso, e oggi, in assestamento di bilancio, stiamo aggiungendo ulteriori risorse su questa attività, anche perché nessun imprenditore privato, dal momento che quello precedente è stato estromesso, deciderà di investire un euro sul Corno alle Scale, con il rischio che poi dopo anche lui negli anni successivi sia poi espropriato del bene del Corno alle Scale. Questo è evidente.
Abbiamo assolutamente già appurato che la sostenibilità economica per riuscire a gestire questa stazione è troppo onerosa per la Regione Emilia-Romagna, però noi continuiamo a investire centinaia di milioni.
Andiamo oltre, volevo anche fare un ulteriore appunto per quanto riguarda il fondo di garanzia sull'emergenza abitativa, che è certamente importante, però noi veniamo da un fallimento, che è il fallimento del bando per le giovani coppie. La Regione ha tanto decantato questo bando per le giovani coppie, siamo andati su tutti i giornali, la Regione Emilia-Romagna all'avanguardia su questo argomento, poi praticamente abbiamo visto che nessuno ha partecipato al bando per le giovani coppie. Perché? Perché economicamente era assolutamente disincentivante, infatti se tu dai 10-15 mila euro a una giovane coppia quando poi gli mancano gli altri 200.000 per comprare la casa è come non dargli niente, chiaramente nessuno ha partecipato e allora chiedo che su questo argomento ci sia una rivisitazione di quel bando, cambiando radicalmente i presupposti, perché poi diventi realmente efficace.
La chiusura del mio intervento, per stare nei cinque minuti, la vorrei dedicare alla politica aeroportuale. Anche in questo caso, vediamo l'art. 15 di questa variazione di bilancio, noi buttiamo altro denaro sull'aeroporto Ridolfi di Forlì e qui non è tanto il tema di Forlì o non Forlì, qua il tema è della politica regionale sugli aeroporti. La Regione sta continuando ad elargire tutti gli anni dei soldi per degli aeroporti che tutti gli anni ciclicamente sono un buco nero per la Regione stessa. Allora voglio dire che se noi dobbiamo continuare questo tipo di politica, è evidente che quando si parla di sprechi, di riuscire a razionalizzare le risorse, dobbiamo poi dopo anche valutare qual è un'efficace, reale politica regionale sugli aeroporti e allora dobbiamo cominciare a vedere quello che fanno le altre regioni europee, gli altri Paesi europei, partire da un grande aeroporto regionale e poi privatizzare gli altri piccoli aeroporti, come in maniera eccezionale sta facendo Parma.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Vecchi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Signor presidente, colleghi consiglieri, signor assessore, a nome della Lega Nord intervengo sulla proposta di assestamento del bilancio regionale con l’intenzione di dimostrare che, nonostante i pianti e le lamentele di molte Regioni (non tutte, ma l’Emilia-Romagna in primis), persistono sprechi, elargizioni clientelari e stanziamenti che sanno molto di propaganda, più che di spese utili e necessarie ai cittadini.
Le proposte, che presentiamo come gruppo Lega Nord, vogliono essere un esempio su vari fronti di come: è opportuno spostare le risorse per investimenti sul territorio e non sugli immigrati (vedi proposte di emendamenti); occorre razionalizzare l’apparato di uffici e servizi (vedi risoluzione sull’accorpamento delle biblioteche); è indispensabile erogare finanziamenti con severi criteri di selezione e controllo (vedi ordine del giorno per il fondo sfratti).
Si tratta di esempi lampanti di come milioni di euro potrebbero essere spesi meglio o risparmiati, di questo desideriamo renderne partecipi gli emiliani-romagnoli.
Proponiamo di eliminare 4.545.000 euro di contributi per la realizzazione di centri di accoglienza per cittadini stranieri e di destinarli alle strade dissestate e che necessitano di interventi urgenti nei comuni, in particolare quelli della montagna che sono i più penalizzati, maggiormente esposti al dissesto idrogeologico e spesso tagliati fuori dall’economia regionale.
Sui centri di accoglienza anche il ministro Maroni ieri ha detto che ne verrà costruito uno per regione e dato che qui in Emilia-Romagna ce ne sono già 2 non vediamo l’utilità.
Devo dire, con grande rammarico, che in questa nostra terra regna un conservatorismo istituzionale duro a morire e che fa carta da macero di ogni cambiamento proposto. Anche questa volta il Governo regionale non perde occasione per dimostrarlo, così come fece 5 anni fa quando il centrosinistra boicottò assurdamente un referendum che avrebbe dato avvio al federalismo fiscale.
Le autonomie locali non possono più aspettare le riforme e tanto meno i cittadini, oberati da tasse e rincari, a fronte di servizi che nella nostra regione sono costantemente in fase di peggioramento, così come testimoniano le graduatorie di autorevoli quotidiani finanziari. Viene da sorridere che oggi il PD ci venga a riproporre le stesse idee allora snobbate.
Veniamo all’assestamento di bilancio. Leggere ogni anno un bilancio che si basa prevalentemente sull’Irap (invenzione, se non sbaglio, dell’allora ministro Visco, che da sempre è stata fortemente avversata dalla Lega Nord), su addizionali o bolli auto e quant’altro, oltre che dalle compartecipazioni ad altre imposte “machiavelliche” (Irpef, Iva, Irpeg e chissà quant'altro) è l’unica fantasia che la Regione riesce a mettere in campo.
Non da ultimo le polemiche sulle voragini della spesa sanitaria in quasi tutte la Ausl regionali, una spesa che non ha più argini e che la Regione continua a finanziare, come accade anche in questa proposta di assestamento, con ben 60.000.000 di euro, senza che si siano prodotti risultati migliori, poiché, a quanto risulta, i disservizi restano e le liste di attesa non si accorciano.
Inoltre, con 3 miliardi e mezzo di avanzo si specula sulla pelle della gente, privando i piccoli ospedali del servizio di pronto soccorso, sguarniti di personale medico qualificato del 118 che possa garantire il servizio e quindi la salute dei cittadini, lasciando solo la guardia medica (vedi l’esempio dei comuni di Fanano, Castelfranco Emilia e molti altri).
Sulla sanità deve essere chiarito in modo dettagliato a cosa servono questi 60.000.000 di euro: servono per migliorare i servizi o servono per tappare i buchi delle varie Asl locali? Abbiamo visto che sui bilanci delle Asl i controlli della commissione competente e dei revisori dei conti si sono rivelati completamente inefficaci. Abbiamo preso atto che i vari direttori generali delle Asl sono sempre gli stessi che lasciano buchi e inefficienze alle spalle.
Chiedo che provvedimenti intendete prendere: intendete mantenere un sistema sanitario come quello attuale, che fa acqua da molte parti e che continua ad assorbire tutte le risorse?
Scendendo ulteriormente nei dettagli dell’assestamento, è evidente come sia possibile rivedere e limitare o azzerare una moltitudine di spese: 1) studi, incarichi, consulenze e collaborazioni costituiscono ancora un volume di spesa enorme, che potrebbe essere notevolmente ridotto utilizzando e valorizzando il numeroso personale alle dipendenze della Regione, riducendo così 4.000.000 di euro annuali per incarichi e 3.200.000 euro di spese legali. Chiediamo: a cosa serve il nutrito staff dell’Ufficio legale della Giunta?
Enti, agenzie, consulte, istituti, questo proliferare di soggetti collaterali finanziati dalla Regione disperde risorse in modo illimitato, moltiplicando sedi, poltrone, adempimenti, personale, eccetera. Per citarne alcuni: l'Ervet, mitico ente di valorizzazione di sé più che del territorio, con 3 milioni e 100 mila; il fantomatico “Cinsedo”, centro studi premiato con mezzo milione; le Arpa, quasi 10 milioni, per non dire di tutte le risorse che in passato sono state destinate all’Arni, poi commissariata. Una vergogna, quasi 8 milioni!
E che dire di Lepida? Qualcuno vuol spiegare come mai è stato deliberato l’aumento di capitale in un momento critico come quello attuale? E come mai i costi di tale società sono assolutamente fuori controllo, con voci che nell’ultimo anno sono aumentate dell’800%, così come triplicati i costi per il personale, gli acquisti e i servizi amministrativi? Perché la Regione e gli enti locali sono chiamati ai tagli e Lepida, come tutte le altre società, agenzie, istituti regionali, no?
Da non dimenticare i mitici “Osservatori” in Emilia-Romagna. Qui si osserva di tutto e di più: dagli appalti ai giovani, agli immigrati, ai disoccupati, ai prezzi, all’agricoltura, ai servizi, eccetera. Mi chiedo se tanti osservatori siano così indispensabili, quando i problemi sono sotto gli occhi di tutti e molte delle politiche regionali non sortiscono gli effetti positivi sperati. Per esempio le politiche per i giovani (legge regionale n. 14 del 2008), che vorrebbero promuovere stili di vita sani e la libera fruizione culturale, ma che in realtà sono uno strumento di indottrinamento clientelare, modello “dalla culla alla tomba” e che fanno prolungare la fase giovanile fino a trasformare le persone in consumatori passivi di iniziative.
Si finanziano poi “teatri erranti”, “giovani artisti per la musica”, multimedialità, pari opportunità di genere, eccetera, con esiti tutti da provare, ad eccezione dei costi totali che vengono sostenuti a spese dei cittadini.
Per quanto riguarda il bilancio pluriennale, le cifre contestabili sono da capogiro: un salasso di 10 milioni di euro per il triennio 2010-2012 a beneficio del personale comandato, più che altro di provenienza ospedaliera, e che a mio avviso sarebbe meglio impiegato sul fronte sanitario di provenienza; 22 milioni e passa di generiche spese d'ufficio, quasi triplicate rispetto allo scorso anno. Evidenzio la nostra realtà regionale che è, per quanto riguarda i redditi, sorprendentemente inferiore alla Lombardia, che pure ha una città come Milano ipercompetitiva.
Per quanto riguarda i costi delle pubbliche amministrazioni regionali, l’Emilia-Romagna è stata “bacchettata” anche dal Governatore della Banca d’Italia, che ha appena reso noti i dati del 2009 e che registrano un aumento dei costi pubblici qui in Regione Emilia-Romagna.
Nell’ambito di questo quadro finanziario, si continua a finanziare la Fondazione Toscanini (5.500.000 euro all’anno), una dolente nota, visto che siamo in tema “musicale”: perché non si ha il coraggio, di questi tempi, di dare una sforbiciata a questo ennesimo faraonico contributo?
Altri finanziamenti per obbiettivi demagogici, strumentali e parassitari sono anche quelli destinati a “integrazione europea”, “collaborazione tra i popoli di tutti i continenti”, all’indefinita “cooperazione internazionale con paesi in via di sviluppo”: si tratta di elargizioni tutt’altro che prioritarie in questo difficilissimo contesto economico-finanziario, anche e soprattutto perché le risultanze di simili sforzi restano tradizionalmente ignote a Pantalone che allora, giustamente, ha buon gioco nel considerarli sprechi tipici della Regione. 3 miliardi di avanzo, ripeto, non sono noccioline.
Per tutti questi motivi e altri, perché ci sarebbe ancora molto da dire e vi risparmio, il gruppo della Lega Nord voterà contro la proposta e si augura che in futuro vengano effettivamente attuate politiche di rigore, di tagli e di ottimizzazione della spesa.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Signor presidente, colleghi consiglieri, spiace segnalare l'assenza del presidente Errani e di altri assessori in un dibattito così importante, perché è un'occasione di confronto e spesso devo registrare, anche per altri argomenti, che in Aula la Giunta non è quasi mai presente al completo, su argomenti che riguardano l'amministrazione regionale nella sua interezza.
Dopo questa premessa, per entrare nel vivo del dibattito, in maniera molto chiara ed esaustiva il relatore di minoranza e presidente della prima commissione ha spiegato la situazione dentro la quale ci stiamo muovendo a livello complessivo, quindi su questo non voglio fare ulteriori sottolineature.
Per quanto riguarda gli interventi di questa variazione, ce ne sono ovviamente, ed emergono anche dalla relazione che ha fatto in commissione la vicepresidente Saliera, alcuni che non possono che essere condivisibili, perché evidentemente il tentativo di sostenere l'occupazione in questo momento congiunturale, stanziare risorse dopo eventi atmosferici importanti come quelli che abbiamo avuto nell'ultimo anno e ridurre le spese sui costi di rappresentanza e quant'altro sono obiettivi che per dovere di verità vanno sottolineati.
Certamente però appare poi un po' eccessiva e fuori luogo quella che è la parte dell’enfasi e della propaganda che è stata data sui siti e nei comunicati ufficiali su questo provvedimento: la Regione su questi temi nulla altro ha fatto che il suo dovere.
Poi non si può concordare su alcune questioni, alle quali è stata fatta ampia propaganda, ma in effetti, poi, non sono state date, rispetto a quanto si poteva fare, maggiori risorse. Parlo evidentemente di quelle destinate allo sviluppo economico.
Vi è poi il problema, già sottolineato da alcuni colleghi, di dove e come vanno a finire la stragrande maggioranza di queste risorse, cioè nel sistema sanitario per la manutenzione delle strutture, acquistare attrezzature e per spese che riguardano le Asl, le quali, appare chiaro, dovrebbero provvedere a una razionalizzazione delle proprie spese, tagliando gli sprechi, senza avere continuamente e necessariamente bisogno di continue boccate di ossigeno da parte dell'amministrazione regionale, senza le quali le Asl non riescono ad autosostenersi. Quindi rientriamo, per fare una riflessione di natura politica, in un modello tipico della sinistra, un assistenzialismo che dovrebbe man mano essere temperato: è stato detto tante volte, ma qui si continua a percorrere la stessa strada.
Malgrado poi le lamentele che il presidente Errani fa circa la situazione generale, qui voglio fare riferimento a uno studio, non del Popolo della Libertà o di un giornale di Berlusconi, dell'Ufficio studi della CGA di Mestre, che, analizzando le spese negli anni 2001-2008, definisce l'Emilia-Romagna una Regione spendacciona. Questo non lo dice il centrodestra, ma un ufficio studi molto rigoroso, che analizza oggettivamente, comparativamente i dati e dopo che nel 2001 sono state conferite funzioni e competenze nuove alle Regioni e agli enti locali, soprattutto la materia sanitaria, per quanto riguarda l'Emilia-Romagna si ha un aumento di spesa del 100,7%, superata solo dalla Basilicata. Sono le due realtà che hanno registrato nel Paese le variazioni di spesa più importanti.
I numeri infatti dicono, rileva il segretario Giuseppe Bortolussi, che sono le Regioni del centro a spendere di più e alla fine di questa analisi purtroppo vi è un cartellino giallo per la nostra Regione. Quindi invito anche i colleghi della maggioranza a rendersi edotti di questo studio piuttosto dettagliato.
Per quanto poi riguarda i cosiddetti “pozzi senza fondo”, già è stato detto da altri consiglieri, ma spero e auspico sarà oggetto di alcuni emendamenti che l'opposizione presenterà alla Presidenza per cercare di correggere e migliorare il provvedimento oggi in Aula, per quanto riguarda le spese sull'aeroporto di Forlì, sulla Fondazione “Toscanini”... Io ho un'esperienza purtroppo a Piacenza: lo posso dire perché ero componente della commissione servizi sociali e cultura del Comune di Piacenza e, a detta di tanti consiglieri, non solo della minoranza, ma anche della maggioranza, quanto investito in termini di soldi pubblici dalla Toscanini ha avuto poi uno scarso ritorno. E poi via via anche sulla Fiera di Bologna e su altre partite, come ben detto da altri colleghi consiglieri prima di me, si tende a spendere troppo.
Vi è poi un'altra questione che vorrei porre all'attenzione anche dell'assessore che normalmente si rapporta su queste questioni con grande correttezza, cioè l'investimento per gli alloggi a canone sostenibile per gli universitari a fronte di un mercato dell'affitto. Anche da parte dei privati ci sono tantissime abitazioni vuote, ci sono problemi proprio sul mercato dell'affitto, investire così tanto per creare studentati pubblici potrebbe portare - questa è la mia preoccupazione - a una difficile e costosa gestione in futuro di questi ultimi.
Concludendo sottolineo come scarse, secondo me, sono state le risorse destinate ai progetti giovanili e al recupero degli edifici monumentali, il cui restauro è molto costoso e che costituiscono un valore e un’attrattiva turistica per tutto il nostro territorio regionale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di parlare la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Oggi noi veniamo chiamati ad esprimere un giudizio rispetto all'assestamento del previsionale 2010 e discutiamo quindi di un assestamento che all'incirca si aggira nell'ordine di circa 210 milioni di euro. Abbiamo quindi aggiornato residui attivi, passivi, abbiamo verificato saldi di cassa e comunque sia è interessante prendere atto di che cosa? Che da questa operazione di assestamento c'è una voce che sicuramente balza all'occhio, che è quella del risultato della gestione 2010, un risultato che da oltre 7 miliardi di euro si dimezza e viene assestato in circa 3 miliardi e mezzo.
Quindi, con estrema obiettività prendo atto che con questo assestamento, a fronte comunque di un calo di quelle che sono le entrate tributarie regionali, effettivamente in questa Regione si è cercato di mantenere alcuni impegni politici assunti, che ovviamente hanno richiesto che cosa? Il ricorso anche a quell'avanzo che, grazie a Dio e comunque grazie anche all'attenta gestione di questa Regione virtuosa, ci permette comunque di pensare che abbiamo ancora delle risorse cui attingere per mantenere, almeno per il 2010, inalterato il livello dei servizi e delle prestazioni che vogliamo garantire alla nostra regione.
Però, cari colleghi, vi confesso che, lo dicevo prima con l'assessore Saliera e le ho chiesto di perdonarmi se in questa relazione rischio di andare fuori tema, a differenza forse di come mi sono comportata negli esercizi precedenti, dove mi preparavo a questo momento facendo una disamina attenta di quelle che erano le singole voci, per cui una disamina attenta che mi portava ad essere certamente critica rispetto ad alcune poste che venivano preventivate nella loro entità, successivamente anche assestate, arrotondate per eccesso. Ma volutamente vado fuori tema, perché mi rendo conto che questa è l'ultima occasione in cui io potrò probabilmente commentare un assestamento di bilancio con una certa serenità, perché inevitabilmente sono condizionata da un futuro - non so se possiamo definirlo futuro, comunque un presente futuro - che a brevissimo mi dà già un ordine di idee di tutta una serie di riduzioni e di arrotondamenti per difetto, che nei confronti di alcuni capitoli di spesa incideranno profondamente sulla qualità dei servizi e anche sulla sua quantità.
Certo con questo però voglio dire che non vorrei nemmeno che in questa Regione si facesse un eccessivo allarmismo, o comunque sia si avesse una reazione sproporzionata, perché, lo dico quantomeno da operatore economico, è da alcuni anni che anche all'interno della mia struttura, ma come all'interno di tantissime altre strutture imprenditoriali, è da diversi anni che si sta facendo riferimento e si stanno attingendo risorse accantonate in riserva piuttosto che a risorse proprie. Questo è un momento molto delicato a tutti i livelli, cioè a tutti i livelli nei confronti di chi deve fare i conti con sostenibilità economiche. Oggi è giunto il momento in cui bisogna mettere in pratica le riserve che sono state accantonate, però quello che chiedo a tutti voi e a tutti noi è di non fare però eccessivo allarmismo.
Io non sto retrocedendo rispetto a delle posizioni nazionali o posizioni che ho ribadito l'altro giorno, perché il mio collega Lombardi parla di un taglio del 3%, che è un taglio plausibile, ragionevole, rispetto a un 100% di bilancio. Istintivamente mi viene più da dire un 20-25% sulla spesa extra sanitaria, però, come vi dicevo, nel commento che andrò a fare a questo assestamento di bilancio io andrò un po' fuori tema e andrò fuori tema perché voglio sfruttare questa occasione. Sì, sfruttare. Voglio sfruttare questa occasione di luglio in cui sono assieme a voi, questa occasione di luglio in cui posso contare sull'ascolto di questa Giunta e del presidente Errani per dare anche un certo tipo di messaggio che secondo me deve essere assolutamente dato oggi, non il primo di settembre, oggi. Dobbiamo darci forse per il domani, per settembre, per ottobre, dei compiti delle vacanze.
A che cosa mi riferisco? Mi riferisco al fatto che secondo me per la fase 2, quella relativa alla stesura del bilancio preventivo, colleghi, dobbiamo auspicare e dobbiamo chiedere ai nostri assessori di essere messi in condizioni di poter lavorare in modo diverso rispetto a come abbiamo lavorato negli anni passati. Credo che noi non possiamo permetterci, sulla base di questi tagli, sulla base del fatto che noi dobbiamo pensare, inventarci un modo di riorganizzare alcuni servizi, che necessitiamo di maggior tempo. Dobbiamo cambiare le modalità di rapportarci alla prestazione di un servizio e questo sia in termini di contenimento della spesa di quel servizio, sia probabilmente, anche in alcuni casi, sulla modalità di resa del servizio stesso.
E allora, purtroppo, io non posso pensare che per discutere del bilancio preventivo verrò chiamata a farlo a novembre. Io vi chiedo, le chiedo, assessore, questo è il mio compito, è il mio messaggio, è il mio appello: attiviamoci da subito a settembre per incontrarci, per ascoltare la società, per indire delle udienze conoscitive, per dare modo a questa società, che inevitabilmente prenderà atto di tutta una serie di tagli, di partecipare, di darci dei contributi. Vedo che ci sono associazioni che in questo momento già danno delle anticipazioni sulle strategie, credo che sia fondamentale, lo dico soprattutto a voi della maggioranza, oggi c'è bisogno di un raccordo partecipato, ma di un vero raccordo partecipato perché, colleghi, noi nei giorni scorsi in commissione siamo stati chiamati a prendere atto di come certe poste dell'avanzo in sede di assestamento erano state deliberate dalla Giunta. Ben venga, però credo che oggi, se è vero che il taglio non è del 3%, ma è del 25% sull'extra sanitario, dobbiamo organizzarci in modo talmente responsabile e talmente il più possibile condiviso che dobbiamo parlarci e dobbiamo quindi avere occasioni di confronto non solo fra noi, ma anche con la società civile, che nella consapevolezza dei tagli delle risorse deve darci delle indicazioni.
E allora le dico anche una cosa e lo dico senza alcuna forma di imbarazzo, io nel mandato precedente ho ricoperto quattro anni colleghi, ho già fatto quattro volte il commento alla relazione di assestamento, però, ripeto, la mia testa è proiettata rispetto a questi tagli che dovranno arrivare.
Vi confesso che mai come questa volta nel cercare di analizzare l'assestamento di bilancio ho preso atto di una cosa: che è molto difficile per noi consiglieri regionali fare analisi di bilancio, soprattutto, lasciatemelo dire, con questa sorta di bollettino telematico, con 1.300 pagine sparate sul computer, che per me quest'anno è stato ancora più rigido. Sicuramente in un giorno potevo stampare e anche, come si dice, rilegare queste pagine, però non è stato facile. Allora io chiedo, anche se sono consapevole che la contabilità pubblica rispetto alla contabilità privata è una cosa diversa, però c'è un articolo del Codice civile, il 2423/ter, che dice che nella redazione di un bilancio, quando si indicano le poste nello stato patrimoniale e nel conto economico, inevitabilmente debbono essere indicate anche le relative poste dell'anno precedente, proprio per poter fare un'analisi comparata. E noi a maggior ragione nel prossimo preventivo dobbiamo essere proprio in queste condizioni, di poter comparare con una logica, con il senso anche delle voci aggregate.
Andate per piacere ad analizzare il fondo regionale per la non autosufficienza e ditemi voi come si fa a raggruppare, sulla base dell'UPB, tutta una serie di capitoli e di voci di spesa. Io faccio venia, chiedo aiuto. Chiedo aiuto. Sono ragioniera, dottore commercialista, ma chiedo aiuto su questa contabilità pubblica, proprio per prepararmi all'anno prossimo. Chiedo, per piacere, e me lo sono anche segnato, che si possano avere non solo i dati comparati dell'anno precedente, in modo che ci aiutate voi a fare tutta una serie di agglomerati nei capitoli di spesa, ma soprattutto forniteci anche delle analisi extra contabili, forniteci degli indici con i quali possiamo forse anche analizzare meglio quello che un bilancio pubblico ci vuole dire. Organizziamoci, organizzateci, per piacere metteteci nelle condizioni di capire e di essere ancora più utili del passato. In futuro abbiamo bisogno di lavorare ancora meglio, con delle nuove tecniche, abbiamo bisogno di dare suggerimenti nuovi, ma dobbiamo farlo sulla base di dati reali.
Chiedo, quindi, che ci possano essere delle riclassificazioni extra contabili di bilancio e, perché no?, ancora paragonate a quelli che sono i dati precedenti. Io sono diventata matta per riaggregare delle voci di bilancio, sul fondo regionale per la non autosufficienza credo anche di non esserci riuscita. Non è possibile!
Allora, io, assessore, ho compreso nelle parole del presidente Errani, quando si è insediato nel nuovo mandato, così come ne ho avuto la conferma l'altro giorno dall'assessore Peri, che finalmente oggi ci si pone più criticamente nei confronti di alcune logiche che hanno ispirato la politica di questa Regione. C'è una sorta di superamento del policentrismo, però, e mi fa piacere, e di questo forse devo darne atto anche a Tremonti, che di fronte a dei tagli questo ha anche stimolato a ragionare finalmente sulle priorità, con l'attenzione però, colleghi, che noi a breve dovremo ragionare sulle priorità delle priorità.
Allora, in questo esercizio, chiedo scusa se sono andata fuori tema, ma le confesso avevo già visto che ancora c'era la presenza dell'aeroporto di Forlì, che peraltro ho capito che forse sarà la cronaca di una morte annunciata, quindi che a breve si procederà diversamente; ho visto che ancora sulla fondazione slittano... Peraltro le dico anche una cosa, assessore, io ho una cartina di tornasole in questo bilancio. Ecco perché dico attenzione a non fare sempre eccessivi allarmismi, perché fintanto che vedrò che dentro a un bilancio, addirittura anche in fase di assestamento, ancora si continuano a stanziare risorse per la Consulta degli emiliano-romagnoli all'estero in un momento in cui abbiamo bisogno di privilegiare gli emiliano-romagnoli che sono rimasti qua, io ancora penserò che c'è ancora un po' di grasso inutile che cola in questo bilancio. Non ho nulla contro gli emiliano-romagnoli all'estero, però oggi da leghista emiliano-romagnolo nazionale, mi sento di privilegiare quegli emiliano-romagnoli che con fatica oggi sono qui con noi.
Concludo dicendo che rinnovo, così, le mie scuse se sono andata fuori tema, ma sono consapevole e convinta di quello che ho fatto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di parlare la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: La manovra di assestamento al bilancio 2010, come è stato bene illustrato dal relatore, il consigliere Vecchi, si sviluppa, a nostro parere, in un momento particolarmente difficile, palesemente e particolarmente difficile per l'economia italiana.
Volevo aggiungere agli indici macro economici segnalati appunto da Vecchi, anche qualche dato, sempre di provenienza Bankitalia, che sono apparsi recentemente su un volume sull'andamento del credito delle Regioni italiane nel primo trimestre del 2010. Secondo questo studio, appunto, di Bankitalia, recentissimo (marzo 2010), i prestiti alle famiglie consumatrici sono aumentati del 4,2% rispetto ai dodici mesi precedenti e questo aumento dei prestiti ha riguardato tutte le Regioni italiane ed è stato più sostenuto nelle Regioni del sud, ma anche Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto lo registrano.
Opposta invece la situazione delle imprese: a marzo 2010 i prestiti, corretti con gli effetti delle operazioni di cartolarizzazione, sono diminuiti rispetto all'anno precedente, un bel 3,3% e il calo in questo caso ha riguardato esclusivamente il centro nord.
Questa fotografia di Bankitalia ci dice che il sistema creditizio ha diminuito i prestiti alle imprese, soprattutto nelle regioni settentrionali, e ha aumentato quelli delle famiglie per finanziare il consumo e questo sinceramente non mi sembra un dato di un trend molto positivo, tutt'altro.
E sempre per rimanere sul tema della situazione economica delle famiglie italiane, cioè del Paese vero, di recente l'Istat ha segnalato che nei primi tre mesi del 2010 il reddito disponibile per le famiglie in termini reali è diminuito dello 0,5%, ma se rapportiamo questo dato al primo trimestre del 2009, vediamo che la flessione è molto più grande, è del 2,6%.
Scende anche, ovviamente, la propensione al risparmio e anche, ovviamente, agli investimenti, gli investimenti diciamo fissi, lordi, delle famiglie - la casa, l'abitazione -, investimenti strumentali, eccetera. Questo calo si attesta addirittura all'8,5% nel primo trimestre, ma segna un -10% nel periodo corrispondente del 2009. Addirittura questa flessione è superiore a quella registrata sul reddito disponibile.
Quindi, insomma, al di là di questi numeri, che si possono elencare e che provengono comunque da fonti più che ufficiali, è evidente che tutte le dichiarazioni governative secondo cui la crisi sarebbe alle nostre spalle è pura propaganda e le condizioni reali del Paese e delle famiglie sono tutt'altro che rosee. Non basta dire che occorre ottimismo, occorre veramente molto, molto di più, ce ne accorgiamo quotidianamente.
In questo contesto si inserisce la manovra finanziaria di cui si discute in queste settimane e a questo proposito voglio dire che condividiamo il contenuto delle prese di posizione espresse alla Conferenza delle Regioni dal presidente Errani. La manovra finanziaria è stata costruita dal Governo senza condivisione né sulle misure, né sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto nella sua definizione e riducendo in tal modo i margini della riforma del federalismo fiscale, sia nel percorso istituzionale previsto, sia nei fatti con tagli lineari senza nessun concetto di premialità per i comportamenti virtuosi, che pure molte Regioni hanno messo in piedi.
La manovra preclude l'esercizio di molte delle funzioni di competenza regionale, di assoluta sensibilità sociale ed economica, nonché qualsiasi azione di sviluppo del proprio territorio, inibendo di fatto tutte le politiche di investimento.
Più in generale, inoltre, alle Regioni è chiesto un risparmio nel 2011 di 4,5 miliardi di euro su un totale di riduzioni previste dalla manovra di 10 miliardi. Ciò equivale ad addossare il 40% della manovra sulle Regioni per il 2011 e per il 2012 sono chiamate per circa il 30%. Nel biennio, quindi, i tagli per il solo patto di stabilità sono di 10 miliardi, a fronte di una manovra pari ai 12 miliardi per il 2011 e 24,9 per il 2012. È prevista quindi una riduzione della spesa pari circa al 35% della manovra.
Considerando che le spese regionali sottoposte a patto di stabilità sono intorno ai 60 miliardi, al netto della spesa sanitaria già disciplinata dalle norme del patto sulla salute, possiamo dire che equivalgono a circa il 7% della spesa complessiva della pubblica amministrazione e quindi il taglio prospettato è del tutto irragionevole.
Il taglio dei trasferimenti a qualunque titolo spettante per i 4 miliardi nel 2011 e per i 4,5 a decorrere dal 2012 azzera praticamente tutti i cosiddetti Bassanini, cioè le deleghe, cancellando di fatto quei trasferimenti per le funzioni regionali. E pure questa soppressione dei trasferimenti comporta l'impossibilità di esercitare tali funzioni, interrompendo pertanto le politiche nei settori chiave, fra cui viabilità, trasporto pubblico locale (appunto ne abbiamo parlato molto), trasporto ferroviario, edilizia residenziale, incentivi alle imprese, mercato del lavoro, agricoltura, ambiente, insomma, il nostro vero stato sociale.
Questo taglio, disposto unilateralmente dallo Stato, va per la prima volta ad intaccare pesantemente il principio della necessaria corrispondenza tra funzioni conferite e risorse necessarie per il loro esercizio, già affermato dalle leggi che ne hanno disposto il conferimento di funzioni e soprattutto riconosciuto a livello costituzionale dall'art. 119, quarto comma che recita: “Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche a loro attribuite”.
Le riduzioni di spesa prospettate dunque, con questa manovra finanziaria, sono a nostro parere inique rispetto ad altri comparti della pubblica amministrazione, soprattutto alla luce dell'evoluzione della spesa pubblica nell'ultimo periodo e in considerazione anche del fatto che il debito delle Regioni ha addirittura un trend di crescita negativo e costituisce solo il 2,8% del Pil rispetto al totale del debito, che rappresenta il 115,8% del Pil nel 2009.
Per venire al nostro assestamento, noi ci sentiamo di dire che il provvedimento di assestamento al bilancio di previsione per questo esercizio, con riferimento specifico alla parte finanziata con i mezzi regionali, che ammonta, appunto, complessivamente, come è stato detto, a circa 214 milioni di euro, si tratta di una manovra quindi, anche, possiamo dire, tutto sommato contenuta rispetto al bilancio previsionale; vede questa manovra una serie di incrementi negli interventi finalizzati a contenere gli effetti di questa crisi economica ed occupazionale e a rafforzare il sistema regionale di welfare e di questo ovviamente noi siamo abbastanza soddisfatti. In particolare però ci interessa citare i 60 milioni di euro destinati a garantire il mantenimento dell'equilibrio della spesa del servizio sanitario regionale, i 15 milioni di euro per interventi di realizzazione e acquisto di strutture e attrezzature a destinazione sanitaria. Poi uno può vedere anche cose che possono essere migliorabili nella manovra nel suo complesso, però secondo me va data un'occhiata io credo veramente importante a questi numeri, che sono i numeri grossi di questa manovra.
7 milioni di euro per consentire ai Comuni di intervenire attraverso azioni di assistenza sociale a favore dei cittadini più svantaggiati, che sono in crescita anche nella nostra regione; 3,5 milioni di euro per strutture destinate a servizi educativi e per la prima infanzia necessari ovunque. Il milione di euro per il sostegno all'affitto per le famiglie disagiate e il milione per la costituzione del fondo di garanzia, finalizzati a superare l'emergenza abitativa e la sospensione delle procedure di sfratto. E potremmo continuare a lungo enumerando gli interventi a sostegno e a favore del diritto allo studio, oppure alla riqualificazione delle attività produttiva, o anche, molto, molto importante e sottolineato da Vecchi, per ridurre la vulnerabilità del nostro territorio.
Però volevo anche precisare e sottolineare come durante il percorso del progetto di legge in commissione, e quindi rispetto all'impostazione iniziale, sono state introdotte alcune modifiche che noi giudichiamo molto positivamente. Ad esempio, vengono resi disponibili altri 5 milioni di euro per l'attuazione del piano di azione ambientale 2008-2010 per contributi alle imprese, al fine di realizzare opere ed interventi di risanamento ambientale. Devo dire che questo piano negli anni ha, a mio parere, prodotto risultati molto, molto positivi sul piano dell'energia, dei rifiuti e delle aree protette; sono stati stanziati 300.000 euro a favore delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma su progetti specifici e molto finalizzati e saluto anche con soddisfazione, ma questo più relativo all'arrivo dei sette comuni dell'Alta Val Marecchia, piuttosto che alla voce economica in sé. Questo assestamento ha previsto anche 3.500.000 euro a favore appunto di questi comuni per progetti in materia turistica, riqualificazione territoriale, commerciale e manutenzione anche stradale.
Infine, e concludo, con piacere registriamo che sempre in commissione, su proposta del nostro gruppo assembleare, si sono stanziati 100.000 euro per finanziare la legge regionale 3 del 2010, approvata alla fine della scorsa legislatura, grazie all'impegno, che ringraziamo, del consigliere Ugo Mazza, che ha fra i suoi obiettivi quello di favorire la regolare partecipazione delle persone, singole o associate, affinché, come possiamo dire, da soggetti amministrati diventino soggetti attivi, alleati con le istituzioni nel prendersi cura dei beni comuni, quali territorio, ambiente, sicurezza, la legalità, la salute, l'istruzione, i servizi pubblici, la regolarizzazione del mercato e le infrastrutture.
L'effettiva attuazione di questa legge regionale consentirebbe di incrementare la qualità democratica delle scelte delle Assemblee elettive, delle Giunte a livello regionale, ma anche locale, e di ridurre quel distacco fra cittadini e istituzioni che mina la coesione sociale ed aumenta la conflittualità anche nella nostra regione.
Per tutti questi motivi il gruppo SEL-Verdi garantirà il proprio voto favorevole al provvedimento.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di parlare il consigliere Sconciaforni. Ne ha facoltà.
SCONCIAFORNI: Anch'io voglio fare alcune brevi considerazioni su questa manovra di assestamento e parto anch'io da una riflessione generale, sollecitato anche dalla relazione introduttiva, perché credo che sia importante inquadrare questa manovra nell'ambito di quello che sta succedendo nel nostro Paese con la discussione sulla finanziaria e francamente mi fa sorridere quando continuo a sentire che questa finanziaria, voluta da Tremonti e dal Governo, in qualche modo sollecita tutti quanti alla riduzione degli sprechi. Questa è proprio la classica cortina fumogena per non parlare della sostanza del problema: questa è una finanziaria che non serve a stimolare la riduzione degli sprechi, questa è una finanziaria che ha una ben altra finalità, evidentemente, ed è quella di far pagare prima di tutto la crisi che stiamo attraversando da un punto di vista economico e finanziario, farla pagare a determinati soggetti sociali, cioè i lavoratori e il mondo del lavoro e farla scampare completamente a chi questa crisi l'ha provocata e parlo del sistema industriale, degli industriali, delle banche, dei finanzieri. Cioè coloro che hanno provocato la crisi sono quelli che non pagheranno praticamente niente, mentre coloro che la crisi l'hanno subita, cioè i lavoratori, i pensionati, i precari, sono quelli che praticamente pagheranno tutto.
Questo è il quadro nel quale noi ci inseriamo e questa finanziaria serve proprio a questo, a smantellare quel sistema, quel poco di sistema di welfare state che abbiamo ancora e che garantisce un minimo di dignità e un minimo di vita decorosa a tanti che altrimenti non l'avrebbero, non ce la farebbero neppure ad arrivare alla fine del mese, e serve a smantellare questo.
Certo, questo per alcuni nel Governo è uno spreco. In questo senso forse il fatto che molti pensano che Tremonti stia stimolando la riduzione degli sprechi, perché per questo Governo il welfare state è uno spreco, per questo Governo i costi per garantire la sicurezza dei lavoratori nel posto di lavoro è uno spreco, qualsiasi legge che limita il libero mercato e la libera volontà dei padroni è uno spreco. Allora, in questo, sì, capisco il ragionamento di chi dice appunto che questa finanziaria serve a ridurre gli sprechi.
Questa finanziaria non serve a ridurre gli sprechi, serve invece a colpire pesantemente chi già oggi fa molta fatica ad arrivare alla fine del mese. Quindi considero importante, l'ho detto già in altre occasioni, in altri momenti di discussione, lo ripeto in questa e avremo modo di farlo invece in maniera più approfondita evidentemente quando inizierà la discussione sulla finanziaria regionale, va messa in campo ogni tipo di iniziativa che contrasti non solo questa finanziaria, ma che contrasti gli effetti nefasti di questa finanziaria soprattutto per i ceti sociali più deboli.
Entrando velocemente, alcune cose sono già state dette anche dalla collega che mi ha preceduto, nell'ambito dell'oggetto della discussione di oggi, cioè della manovra, penso che vi siano, pur evidentemente parlando di una manovra molto ridotta in termini quantitativi, appunto, dicevamo parliamo di circa 200 milioni, tuttavia voglio sottolineare che ci sono tutta una serie di segnali positivi e di provvedimenti positivi all'interno di questa manovra, perché vanno appunto nella direzione che auspicavo prima, cioè quella se non altro di contenere i danni che i soggetti più deboli stanno subendo dalla crisi e che subiranno sempre di più dalla finanziaria.
Quindi voglio anch'io, oltre a sottolineare i provvedimenti che sono già stati detti, sottolinearne altri due in particolare. Ad esempio, il fatto che sono state stanziate ulteriori risorse per finanziare azioni a sostegno del reddito e politiche attive a favore dei lavoratori colpiti dalla crisi. Questo credo che sia un provvedimento importante per venire incontro a chi, appunto, stenta ad arrivare alla fine e nei prossimi mesi non sa neanche se ci arriverà alla fine del mese, perché voglio ricordare che, lungi dall'essere al termine questa crisi, probabilmente nelle prossime settimane e nei prossimi mesi entrerà nella fase più acuta per migliaia e migliaia di lavoratori nella nostra regione, perché come forse non tutti sanno, io spero qua dentro lo sappiano tutti, sta per scadere per decine di migliaia di lavoratori la cassa integrazione, sia quella ordinaria, sia quella straordinaria, sia quella in deroga, quindi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per decine di migliaia di lavoratori, anche nella nostra regione, finirà ogni forma di introito, ogni forma di sostentamento familiare. Quindi, come dire, tutto ciò che la Regione riuscirà a mettere in campo per venire incontro a queste esigenze sono, come dire, azioni che noi consideriamo estremamente positive, così come consideriamo positiva l'attivazione del fondo di garanzia per l'emergenza abitativa. Ovviamente i soldi messi a disposizione non sono tanti, e questo è inutile non sottolinearlo, e tuttavia è importante l'iniziativa che viene fatta e credo che anzi nei prossimi mesi, a partire dalla prossima finanziaria, vada rafforzata, perché una delle conseguenze della crisi, uno degli aspetti della crisi e anche questo sempre più evidente anche nella nostra regione, è l'aumento degli sfratti per morosità, perché appunto nel momento in cui migliaia di lavoratori stanno perdendo il loro posto di lavoro o stanno vedendo notevolmente diminuite le entrate, attraverso appunto redditi da cassa integrazione, che spesso coprono solo il 70% del proprio stipendio, è evidente che una delle conseguenze di questa situazione è che tante famiglie non ce la fanno più a pagare l'affitto e quindi, non a caso, anche nella nostra regione stanno aumentando gli sfratti per morosità o le procedure di sfratto per morosità.
Quindi la questione degli sfratti sta diventando un'emergenza sociale anche nella nostra regione, ci sono realtà provinciali dove lo è già un'emergenza sociale, sicuramente Bologna è una di queste, ma in generale nella nostra regione il problema degli sfratti sta diventando un'emergenza sociale. Quindi bene che la Regione abbia individuato tra le sue azioni di intervento la costituzione di questo fondo di garanzia per appunto arginare, provare ad arginare gli sfratti. Ribadisco, sicuramente un intervento non esaustivo, ma che va nella direzione giusta e, appunto, a partire dalla prossima finanziaria regionale, secondo me va ragionato un intervento più strutturato e strutturale evidentemente su questo tema.
Altri interventi ci sono, voglio sottolineare anch'io come un segnale significativo, soprattutto da un punto di vista non solo concreto, ma anche politico, l'intervento solidaristico a favore dell'Abruzzo. Proprio in questi giorni sta emergendo come quella popolazione vive una situazione sempre più martoriata vista l'assenza di intervento strutturale da parte del Governo, è bene quindi che l'Emilia-Romagna, nonostante i tanti problemi che ha, lanci un segnale di solidarietà verso quelle popolazioni martoriate, lo considero un fatto anche solo politicamente estremamente importante.
Quindi, noi diamo una valutazione evidentemente positiva nel suo complesso di questa manovra. Una nota negativa però la voglio sottolineare e anche questo, per quello che riguarda il nostro gruppo, sarà uno dei temi di intervento nella discussione della prossima manovra finanziaria regionale e cioè il fatto che sono stati previsti, ad esempio, in questa manovra due milioni di aiuti alle imprese legati a percorsi innovativi. Ora, noi non siamo in linea di principio contrari al fatto che la Regione sostenga e finanzi le imprese appunto, anche le imprese per uscire da questa crisi, tuttavia pensiamo che non sia sufficiente il vincolo di questi cosiddetti percorsi innovativi, ci deve essere un vincolo di carattere sociale molto più forte e cioè il fatto che le aziende che ricevono soldi dagli enti pubblici o dalla Regione devono vincolarsi, vincolare se stesse al mantenimento dei posti di lavoro. Cioè quello che non ci possiamo più permettere a Bologna, ma anche nella nostra regione, è la perdita di ulteriori posti di lavoro, perché l'espulsione di lavoratori dall'ambito dei processi produttivi è un elemento che continuerà a rinfocolare la crisi, è un elemento che impedirà di uscire in maniera strutturale da questa crisi. Quindi il mantenimento dei posti di lavoro deve essere una prerogativa da un punto di vista politico anche di questa Regione e quindi l'erogazione di aiuti, di finanziamenti alle imprese, che di per sé può essere positiva, va secondo noi però assolutamente legata a un vincolo di mantenimento dei posti di lavoro da parte delle imprese che ricevono questi finanziamenti.
Questa cosa oggi non c'è, secondo noi è un limite, è un problema a cui bisogna porre rimedio, e quindi anche in questa sede lo voglio sottolineare ribadendo appunto che sarà uno degli oggetti della discussione che faremo rispetto alla finanziaria regionale nei prossimi mesi.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Sconciaforni.
Le rammento che al suo gruppo rimangono ancora venti minuti a disposizione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Io ho molto apprezzato la relazione del collega Lombardi, la relazione di minoranza, che devo dire ha chiaramente evidenziato quelli che sono i limiti di questo assestamento, evidenziando soprattutto un dato che mi preme sottolineare e il dato più significativo, a mio modo di vedere, è il fatto che noi oggi procediamo alla votazione di un documento che è stato redatto come se nulla fosse successo.
Sostanzialmente noi non abbiamo cambiato il modo di redigere questo documento, il che significa che non abbiamo cambiato il modo di governare questa Regione e questo credo che sia il dato politico più significativo in un momento nel quale, oltre alla crisi che fa ancora sentire i suoi effetti, è richiesto un cambiamento, un'inversione di rotta, un cambiamento che molti definiscono, anche a livello europeo, epocale, un cambiamento che prende in considerazione una governance diversa, una governance che si basa sulla primazia dei numeri rispetto alle valutazioni politiche, che appartengono alla conservazione del secolo scorso e al modo di intendere il governo dei Paesi e il governo anche, ovviamente, di una Regione così importante come è l'Emilia-Romagna.
Questo è un collage, una sorta di abito arlecchino nel quale vengono individuate poste di spesa che hanno un andamento storico e rispetto al quale c'è la pura conservazione delle valutazioni prospettiche che invece occorrerebbe fare. Credo che sia del tutto evidente. E credo sia del tutto evidente quando noi andiamo a verificare alcuni passaggi molto importanti: andiamo a verificare, ad esempio, che vi è un avanzo di tre miliardi e mezzo, un avanzo che naturalmente indica alcune questioni molto importanti, soprattutto nel momento in cui si è fatta una grossa bagarre politica sulla manovra economica che il Governo sta varando a livello nazionale, soprattutto nel momento in cui si sono accesi i fari sui costi degli sprechi che negli enti locali e in Regioni come questa sono del tutto evidenti. I 3,5 miliardi di avanzo, consigliera Noè, lei ha toccato questo argomento, credo da un punto di vista prospettico non sia del tutto oggettivo, perché i 3,5 miliardi di avanzo sono al netto della spesa sanitaria, sono al netto del mantenimento dei servizi come li abbiamo individuati storicamente. Il che significa che c'è un ampio margine di recupero e il che significa anche che quel 3,5, se non oculatamente utilizzato, ci vedrà in quest'Aula essere attori di variazioni di bilancio che consentiranno a questa Regione di sopravvivere a se stessa rispetto al vecchio modo di gestire le risorse pubbliche.
Il vecchio modo è un modo molto dispendioso. Io voglio fare solo alcuni esempi, ve ne sono ovviamente moltissimi, ma alcuni che mi paiono emblematici. Abbiamo parlato ieri della necessità di una manovra che riguardi l'Istituto per i Beni culturali, abbiamo visto quante sono le iniziative assolutamente risibili, che non godono evidentemente dell'interesse dei cittadini emiliano-romagnoli, ma che richiedono più di un milione di euro per essere implementate; abbiamo e presentiamo un ordine del giorno anche rispetto a questo, la Giunta del presidente Errani spende 5,8 milioni di euro per campagne di comunicazione e mi sembra che sia una cifra molto importante; abbiamo visto che la Regione continua a partecipare agli aumenti di capitale della società aeroportuale di Forlì, facendo un lavoro che non le è proprio e mettendo anche in questo assestamento risorse pubbliche che sostengono un'attività che dovrebbe gestirsi in un modo diverso; abbiamo visto che la Regione ha ancora questo atteggiamento dirigistico rispetto ad alcuni settori importanti, sensibili, delle attività economiche e non solo della regione, laddove finanzia con diversi milioni di euro l'ulteriore sviluppo del polo fieristico di Rimini o mette a disposizione per il polo di Bologna 3 milioni di euro, che sono fondi statali, quindi trasferimento a rimbalzo, per la maggiore accessibilità, ma nel contempo non utilizza gli altri 3 milioni di euro, che sono sempre fondi statali, per consentire ad esempio al polo fieristico di Parma di potersi ristrutturare. Perché? Perché c'è un atteggiamento direi, passatemi il termine, “ricattatorio”, in quanto che la Regione dice questi fondi, che sono statali, io te li do esclusivamente se tu mi fai entrare nel capitale sociale dell'ente fiere di Parma.
Ecco, vedete, tutti questi sono esempi, poi ve ne sono tanti altri, noi continuiamo a parlare in ogni finanziaria, in ogni assestamento del sistema informativo regionale, credo che Lombardi abbia fatto un'analisi molto accurata di quanto noi abbiamo speso e in parte sperperato in tutti questi anni, e parlo di decine e decine di milioni di euro, per un sistema informativo che informa poco, in quanto un sistema datato, che avrebbe necessità di essere più aperto.
Abbiamo visto qual è stato il risultato di questa grande operazione annunciata dall'ex assessore alle Attività produttive, portata avanti con molto dispendio di energie, che è Lepida, e siamo ancora nelle condizioni in cui eravamo esattamente quando questo ulteriore carrozzone è partito, il problema è che questo ha necessitato, ovviamente, di decine e decine di milioni di euro per essere implementato.
Abbiamo poi un capitolo che io guardo oggi, ovviamente, con molta preoccupazione perché rispetto a quei 3,5 miliardi di avanzo, credo che si aprirà una necessità: la necessità è quella di continuare a rincorrere un servizio sanitario regionale che evidenzia oggi innumerevoli fonti dispersive di risorse importanti, e non mi riferisco, ovviamente, oramai al trito e ritrito scandalo dell'Asl di Forlì-Cesena, per cui scopriamo improvvisamente un disavanzo di oltre 30 milioni di euro rispetto a un annunciato disavanzo di pochi milioni di euro, ma mi riferisco anche a quello che sta emergendo in situazioni che sono sempre state considerate di equilibrio. Guardate, è di oggi un intervento della Regione rispetto all'Azienda sanitaria territoriale di Parma, la quale Regione dice “va bene, approviamo questo bilancio, però fate attenzione perché siete fuori misura rispetto a due voci di spesa che sul servizio sanitario regionale gravano in modo molto consistente: gestione del personale e spesa farmaceutica”. Se tanto mi dà tanto, significa che di quei 3,5 miliardi, posto che non si vada a una ristrutturazione della governance di queste Aziende, avremo necessità di metter mano perché la situazione evidentemente non è così ben controllata.
Mi pare che da questo punto di vista, peraltro, l'assessore appena arrivato non abbia ancora prodotto degli atti, prodotto delle iniziative che vadano nel senso di una maggiore oculatezza e quindi nel recupero di tante energie economiche che dovrebbero andare a vantaggio dei cittadini alzando la qualità dei servizi che ha margini di qualità importanti e che noi non disconosciamo, ma che evidentemente oggi sta mangiando molte risorse che vanno per la macchina, ma che non vanno per gli utenti della macchina.
Abbiamo anche altri capitoli che, credo, questo assestamento di bilancio ha ignorato. Cioè una delle enunciazioni importanti nella campagna elettorale del presidente Errani, e che noi naturalmente abbiamo anche sempre sostenuto, occorre che si vada verso un riequilibrio territoriale più significativo e mi pare che da questo punto di vista in questo assestamento vi sia veramente poco. Io non vedo risorse straordinarie messe a disposizione, pur avendo un avanzo di questo tipo, 3,5 miliardi di euro sono una cifra consistente per un riequilibrio territoriale che tocchi in modo significativo le zone marginali della nostra regione, segnatamente quel 40 e passa per cento di popolazione che vive in montagna, che vive nelle terre alte. Questo è un passaggio politicamente molto significativo, perché vuol dire che al di là delle enunciazioni non produciamo degli atti concreti e non c'è nulla di più concreto rispetto a un assestamento. Non c'è nulla di più concreto sempre rispetto a quei 3,5 miliardi di euro.
Credo anche che si debba fare un'altra considerazione rispetto alla pesantezza dell'apparato pubblico, della gestione burocratica di questa Regione. Alcuni colleghi hanno fatto degli esempi che ormai sono un must ricorrente quando si parla di queste cose, qualcuno ha tirato fuori ancora Ervet, ma come Ervet vi sono tantissimi altri enti, altre istituzioni che hanno poca incidenza sulla vita delle nostre comunità, hanno una forte incidenza nei capitoli di spesa che riguardano l'autofunzionamento, quindi quello che serve per l'automantenimento di queste situazioni.
Allora ne voglio tirare fuori una che mi sembra abbastanza emblematica e da questo punto di vista, per segnare una posizione politica che sia oggettivamente riconoscibile, abbiamo anche presentato un emendamento. Qualcuno dei consiglieri che con me hanno condiviso l'avventura e l'esperienza delle passate legislature ricorderà la grande discussione attorno alla legge che riordinava i servizi alla persona e in particolare che istituiva le ASP. Bene, quello è un classico esempio di una legge che oltre che essere antisussidiaria, pur riempiendosi spesso la bocca Errani di questo concetto, che non trova poi in realtà nessuna applicazione pratica nelle politiche vere di governo del suo esecutivo, è una legge che ha prodotto certamente un unico effetto riconoscibile dai cittadini, molto significativo: quello che necessita per il suo automantenimento di circa 6 milioni di euro per pagare direttori generali di cui non si sentiva la necessità, poltronati di vario tipo che siedono nei Consigli di amministrazione, eccetera, eccetera. Oltre a questo, quella legge ha prodotto anche delle altre questioni che sono ancora più sostanziali, perché mi pare che attorno a quella legge ci sia un ragionamento che sta facendo anche un certo numero di amministratori di centrosinistra, i quali dicono "noi oggi ci troviamo ad affrontare una situazione di spesa a cascata rispetto alla prima applicazione di questa legge che non ha confronti rispetto allo storico della gestione dell'ex Ipab", eccetera, eccetera, eccetera. Quindi, peraltro, io formulo nell'emendamento la necessità di rivedere alcuni passaggi di questa legge, che consentano alle amministrazioni locali che hanno aderito a questa imposizione, perché di questo si tratta, della legislazione regionale di potersi ravvedere dopo un anno di applicazione e credo che in tutte le ASP sia esplosa la spesa non solo per il mantenimento di quella casta che ci costa circa 6 milioni di euro, ma anche per una gestione che evidentemente ha centralizzato, ma non è stata in grado assolutamente di produrre nessuna economia di scala.
Ecco, questi sono degli esempi che mi sembrano abbastanza emblematici di quanto non sia cambiato l'atteggiamento di governo rispetto a un mondo invece che sta cambiando vorticosamente, rispetto a un'Europa che, finita definitivamente un'era post coloniale, non ha un significato se non riesce a cambiare proprio l'utilizzo delle risorse pubbliche e soprattutto l'alleggerimento degli apparati burocratici pubblici, che oggi pesano moltissimo sui cittadini e che non danno, non liberano quelle risorse necessarie per l'innovazione, per la modernizzazione.
Questa manovra è una manovra che ridisegna sostanzialmente il vecchio modo che noi abbiamo appreso in questi anni di gestire questa Regione, credo che rispetto a questo avanzo vi saranno delle sorprese, credo anche che sia veramente necessario che si proceda con politiche di riequilibrio, si proceda con politiche meno dirigistiche (ho fatto alcuni casi) e si proceda anche a un'uscita della Regione da quelle realtà economiche per le quali è assolutamente incapace di produrre innovazione, ma è soltanto l'esempio di un sostegno pubblico a qualcosa che non sta in piedi rispetto all'attività economica stessa e vi ho fatto alcuni esempi che credo siano sostanzialmente indicativi, oggettivi perché sono inseriti in questa manovra, e credo anche che sia giunto il momento di fare una seria riflessione su quella che è la possibilità di continuare a mantenere un sistema sanitario regionale universalistico con alcune caratteristiche di qualità, ma che oggi sta perdendo colpi e sta soprattutto perdendo risorse che sarebbero meglio utilizzate per innalzare la qualità dei servizi e dare veramente riscontro ai bisogni dei cittadini emiliano-romagnoli.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, presidente Villani.
Ha chiesto di parlare il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
Le rimangono 14 minuti, consigliere.
FILIPPI: Con cinque minuti me la cavo, grazie presidente.
Quello che la Giunta chiama assestamento in realtà mi sembra una vera e propria manovra. È evidente l'uso, improprio, che viene fatto di tale strumento, che in tutta evidenza vanifica alcune finalità del bilancio preventivo 2010. Sembra quasi che ci sia stata una recente elezione amministrativa, con delle promesse fatte, che ora dovranno essere rispettate, specie a favore di alcuni amici e di alcuni enti particolarmente vicini alla Regione.
L'assestamento di bilancio non è solo un mero fatto tecnico, ma un momento di valutazione complessiva e di rinnovata attenzione sulla gestione del bilancio complessivo, è il perseguimento degli obiettivi fissati che dovremmo rispettare.
Nella relazione della maggioranza si parla di profili finanziari delle politiche da perseguire in coerenza dei mutamenti del quadro delle risorse disponibili. L'anno scorso, nella presentazione della manovra di bilancio, c'erano due elementi chiave da considerare e da non sottovalutare: 1) la crisi economica in atto; 2) le regolazioni contabili effettuate a favore delle Regioni dallo Stato a chiusura dell'esercizio 2008.
In tutta Europa sono noti gli effetti della crisi, in particolare quanto è successo in Grecia, situazione che potrebbe espandersi anche in altri paesi come Irlanda, Spagna e Portogallo. Le manovre finanziarie della Francia e della Germania sono ben più pesanti della manovra economica portata avanti dal Governo Berlusconi e questi fattori mondiali dovrebbero far riflettere tutti, in particolare il presidente della nostra Regione e gli assessori, che accusano il Governo di esagerare con i tagli alla spesa. Le cose stanno cambiando, non possiamo continuare ad aumentare ogni anno le spese e i servizi anche per spese come l'IBACN, come altri settori che paiono non interessare i cittadini.
È indiscusso che la pubblica amministrazione, come anche molti settori del privato, abbia fatto molti sprechi e speso male alcune risorse, dobbiamo quindi intervenire e sistemare le cose che non vanno. Pare che qualcuno faccia fatica a comprendere quanto sia importante in questa fase delicata per l'economia unire le forze anziché criticare e avanzare richieste irragionevoli e dannose per lo sviluppo dell'economia dell'Emilia-Romagna e del Paese. Dobbiamo mettere in primo piano gli interessi dei cittadini, della gente e tagliare i rami secchi e improduttivi.
Come testimoniano gli attestati all'azione del Governo italiano da parte della BCE, del fondo monetario internazionale, l'Italia ha scelto la strada giusta, è perciò innegabile la necessità di una fase di austerità, pena la caduta dei titoli di Stato, che costituiscono buona parte dei risparmi delle famiglie. Allora sì che sarebbero veri problemi per la gente e sarebbero guai per le famiglie!
La chiave di volta per la ripresa economica, per la trazione degli investimenti e per il rilancio dei consumi è l'export, sono le esportazioni. La Germania è il principale paese esportatore europeo; l'export italiano, compreso ovviamente quello della regione, costituisce un quarto del Pil e oltretutto è concentrato nel 70% in Europa. Dal 1999 al 2008 l'export tedesco è salito dal 25 al 41%, quello italiano solamente dal 20 al 24%.
Nel mese scorso Anna Maria Artoni, parlando a Bologna in occasione della presentazione dell'indagine sulla congiuntura regionale, affermava che in regione è prevista una crescita di solo l'1,3% rispetto a una perdita del Pil del 4% avvenuta nel 2009. Dobbiamo rimboccarci le maniche e smetterla di criticare il Governo centrale.
In otto anni abbiamo raddoppiato le spese, siamo una delle Regioni più spendaccione d'Italia. Ci sono titoli pesanti sui giornali, la Regione Emilia-Romagna ha raddoppiato in otto anni le proprie spese, non possiamo più andare avanti in questo modo, dobbiamo limitare le nostre spese.
Mi pare che il tanto sbandierato modello emiliano sia in caduta libera, dobbiamo ringraziare sì i nostri cittadini che non hanno paura di fare sacrifici, dobbiamo ringraziare l'operosità dei nostri cittadini che tutte le mattine si alzano per andare a lavorare.
Per non perdere posti di lavoro dobbiamo invertire la rotta, favorire la libera concorrenza e non fare come fino a ieri, che si è cercato di ostacolare la libertà di mercato togliendo ad Esselunga la possibilità di costruire un ipermercato a Modena. Dobbiamo limitare le spese folli come Lepida, come la Toscanini, come alcuni ospedali dove non si capisce dove vanno a finire i soldi e via di seguito.
Quindi credo che il cambio di rotta sia essenziale per il Governo di questa Regione.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Filippi.
Ha chiesto di parlare la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Io sono un po' stupita perché ho ascoltato con attenzione i colleghi del PdL oggi rispetto agli interventi che sono stati proposti. Il relatore di minoranza ha impostato il ragionamento, a mio parere anche correttamente, tenendo questa manovra che la Regione sta oggi approvando dentro un quadro più ampio, anche se non ne condivido assolutamente i presupposti, poi su questo dirò.
Ma ho sentito posizioni del tutto contraddittorie: da un lato qualcuno nel PdL qui in Regione che dice “l'assestamento di bilancio non è altro che la continuità di politiche sbagliate del passato”, poi ho sentito adesso il consigliere Filippi dire “avete cambiato tutto, avete stravolto tutto mettendo in campo il 5% delle risorse”. Quindi credo che, come dire, sarebbe anche interessante per noi poterci confrontare con una posizione politica, che però dagli interventi fin qui svolti dal principale gruppo di opposizione noi non abbiamo visto espressa. Ci si è più preoccupati, e questo ho visto in particolare nella relazione del relatore di minoranza, di difendere ciò che il Governo sta facendo a livello nazionale sulla manovra in campo in questi giorni, piuttosto che entrare nel merito delle politiche che vengono proposte dalla Regione Emilia-Romagna.
Si è parlato di cose di piccolo cabotaggio, si entra nel merito di alcune questioni specifiche, ma credo che il confronto in quest'Aula sul tema, appunto, dell'assestamento di bilancio dovrebbe essere un confronto di prospettiva per questo territorio, per questa regione, sulle scelte che possono essere messe in campo dalla maggioranza che governa e che sono scritte nei provvedimenti che oggi votiamo e quelle che l'opposizione dovrebbe proporre, ma se non siete d'accordo neanche sul giudizio su questa manovra in termini di quantità e contenuti, faccio fatica a pensare che sia possibile per il PdL uscire da questo piccolo cabotaggio e pensare a una prospettiva alternativa che appunto non si legge. E poi vorrei dire al consigliere Lombardi che ha sbagliato l'ordine del giorno, perché noi la discussione sulla manovra l'abbiamo fatta l'altra volta e, come dire, ci pare che il giudizio appunto che ne esce oggi sia qualcosa, non so, vorrei dire ai giornalisti: avete colto che cosa il PdL pensa, non dire no? Io non l'ho colto. Magari, se ci sarà tempo altre volte, ci lo spiegherete in un'altra occasione, visto che quella occasione non l'avete utilizzata.
Penso comunque che quando si discute di un provvedimento come quello che noi oggi abbiamo qui in discussione, come quando si discute di manovra finanziaria a livello nazionale, bisogna avere un'idea e una visione di dove stiamo andando ed è quello che, con i necessari correttivi, noi oggi proponiamo qui, in questa discussione. Mi sembra che anche nella discussione che abbiamo svolto in commissione sia stato molto chiaro e netto il percorso che è stato delineato dalla Giunta e dalla discussione della maggioranza. Prima di tutto bisogna dire la verità sui conti. Questo è un Paese dove assistiamo da due anni a un balletto continuo sui conti che dice e smentisce, c'è bisogno di correggere e non c'è bisogno di correggere, stiamo andando bene, improvvisamente c'è la Grecia e si apre la voragine, mentre prima la voragine non c'era. Ecco, credo che anche qui, per capire poi quali saranno le ricadute di quella discussione nazionale sul nostro bilancio e le scelte che oggi prendiamo anche per attenuare fin da subito quelle scelte sciagurate che si stanno facendo a livello nazionale, ci sia da proporre una questione, che è appunto una questione di trasparenza dei conti del nostro Stato, della nostra Repubblica, perché qui non ci sono i cassetti nascosti che la manovra economica del Governo sta mettendo in campo a livello nazionale quando si dice che si taglia sui ministeri per fare il paio con i tagli che avvengono a favore degli enti locali, e poi appare improvvisamente un fondo di 1 miliardo e 900 milioni alla Presidenza del Consiglio dei ministri per fare cosa?
Per fare cosa è la prima questione e la questione, per quello che riguarda il nostro assestamento di bilancio, è molto chiara: dare una forte impronta di sviluppo, che è fatto di due gambe fondamentali, anzi, di tre: sostegno alle imprese, innovazione e investimento nel sapere e sostegno alle famiglie che non reggono nella fase della crisi, ai lavoratori e alle famiglie. È molto limpida l'azione della Regione da questo punto di vista e certo, sì, è in continuità con quello che noi abbiamo svolto fin qui con il patto per attraversare la crisi, ma è in discontinuità nel cercare di mettere in campo e, come dire, mettere al massimo le risorse che noi possiamo avere a disposizione verso gli obiettivi centrali di un progetto di Regione e di società che la manovra che il Governo sta approvando e che il Parlamento sta approvando minerà alle fondamenta.
Ecco, penso che quindi qui c'è la prima fondamentale differenza su cui dovremmo discutere in questo Paese: sulla trasparenza delle scelte, sulla trasparenza del quadro economico e anche sul fare politica, perché se questa Regione in questi anni e anche reggendo molto bene l'urto nella fase di crisi, pur nelle grandi difficoltà che appunto persone, famiglie e imprese stanno avendo, perché siamo una delle regioni più esposte alla crisi economica internazionale. Se c'è, diciamo così, un risultato che abbiamo ottenuto in questi anni, se ci sono dei primati che questa regione continua ad avere nonostante appunto le difficoltà delle crisi in termini di innovazione, in termini di brevetti pro capite, Pil pro capite, esportazioni pro capite, eccetera, c'è perché c'è stata una strategia politica che ha utilizzato le risorse scegliendo delle priorità, che ha con rigore e responsabilità praticato un'azione di risparmio, e questo vorrei: i numeri sono numeri e andrebbero letti correttamente se non si è in malafede. Tanto per citare ciò che Lombardi, appunto, diceva nella relazione di minoranza rispetto all'indagine della CGA, vorrei dirgli che, se lui non se lo ricorda, in questi dieci anni l'inflazione è stata oltre il 17% e quindi in realtà l'incremento di costi che lui ha visto del 10% sulla base dell'attualizzazione dei fondi è la riduzione del 6% delle spese generali di questa Regione e anche lui ha dovuto ammettere che siamo una delle Regioni più virtuose, siamo, in realtà, dal punto di vista delle spese generali di funzionamento dell'ente, diciannovesima su venti.
Una grande Regione come l'Emilia-Romagna che fa fortissimi investimenti, che ha un sistema di welfare strutturato, che ha servizi sul territorio, non che si ritrae ma che investe. Quindi, il punto primo è questo: il confronto tra noi è tra chi ha un'impostazione politica e programmatica che cerca di costruire lo sviluppo del Paese e del territorio e chi invece tira a galleggiare, perché come è evidente ormai e squadernato davanti a tutti, non è solo una questione di propaganda, c'è proprio un'idea del Governo che è ritrarsi dalle politiche pubbliche, è il tirare a campare a livello nazionale, è appunto la finanza creativa che diventa finanza rigorista a seconda della convenienza politica del momento. E come dicevo rigore e responsabilità per noi non sono propaganda politica, ma sono un percorso lungo, che in questi anni questa Regione ha praticato, che continuerà a praticare e che può essere d'esempio per molti ministeri del Governo Berlusconi, a partire dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Ora, credo che vada innanzi tutto sottolineata, e l'ha fatto molto bene il consigliere Vecchi nella relazione di maggioranza, la forza delle risorse che noi mettiamo in campo per ottenere quegli obiettivi, quelle tre gambe fondamentali di sostegno allo sviluppo, di tentativo di inversione di tendenza di un ciclo economico, di sostituzione di una politica nazionale che non c'è da questo punto di vista, che appunto cerca di mettere in campo le risorse regionali in un patto con il sistema degli enti locali, per costruire le condizioni di un'inversione di tendenza sulla crisi, sullo sviluppo economico e in particolare lo facciamo, come molti anche hanno sottolineato, intervenendo sulle nuove produzioni, sul fatto che questo Paese non può rinunciare alla manifattura, che questa manifattura deve rinnovarsi, deve essere in campo una nuova industria che si sostiene di ricerca, sviluppo e nuovi investimenti, che lo può fare perché noi qui abbiamo fatto un'operazione poderosa sui consorzi fidi che il Governo nazionale verso le banche non è stato in grado di fare e lo possiamo fare perché continuiamo a essere, e penso ancor più per il futuro, assessore Bianchi, la Regione che investe di più pro capite nell'innovazione, nella formazione e nell'investimento sul sapere, perché ci siamo strutturati attraverso un progetto appunto da questo punto di vista, perché non dimentichiamo mai che al centro di questo sviluppo c'è la nostra società.
Io contesto radicalmente la concezione di sussidiarietà che il consigliere Villani ci ha portato qui, contesto radicalmente che la sussidiarietà sia abdicazione dello Stato. Noi abbiamo l'obiettivo di tenere forte la coesione nei nostri territori e in particolare la coesione sociale, perché non c'è sviluppo umano se non si associa la possibilità di crescita anche economica alla crescita delle libertà, alla crescita delle opportunità delle persone. E per noi un principio di uguaglianza fondamentale, che è alla base del nostro sistema di welfare, non è egualitarismo, non ci faccia la caricatura, consigliere Villani, ma pari opportunità di vita rispetto alla condizione di partenza di ciascuno di noi, in particolare dei giovani, purtroppo molto depressi dalle politiche nazionali di questo Governo.
Vorrei solo ricordare che per i giovani sul tema del sostegno al reddito e degli ammortizzatori sociali nulla è stato messo in campo rispetto a quel 30% di giovani che continua a non trovare lavoro. Dicevo, appunto, pari opportunità di vita rispetto alle condizioni di partenza, libertà di scegliere, però, dentro a una comunità che garantisce i diritti costituzionali, che garantisce i diritti fondamentali della persona e non ti lascia solo. Scegliere non è vivere in solitudine, scegliere è vivere le proprie scelte dentro una comunità. Questa è la vera libertà, questa è la concezione da cui noi partiamo per dire che il nostro sistema di welfare che, certo, abbiamo messo in campo anche una riforma poderosa per mettere la persona e le famiglie al centro del nostro sistema di welfare, per allargare le opportunità, però dentro una forte coesione sociale. E assieme a questo abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere tutte quelle azioni di sostegno alle imprese e soprattutto alle piccole e piccolissime imprese, perché il lavoro è prima di tutto da noi (come sappiamo c'è un'impresa ogni otto abitanti) lavoro artigiano e rischio di impresa assieme alla tutela del lavoro dipendente, appunto sostenere le imprese e allargare le loro opportunità di competere dentro al sistema economico internazionale.
Su questo le risorse messe in campo sono importanti in questo assestamento di bilancio e sono naturalmente risorse su cui noi sappiamo bene che questa Regione potrà però contare a termine, perché non voglio fare qui la ripresa del dibattito della volta scorsa, ho criticato Lombardi da questo punto di vista, però un passaggio noi, diciamo, quando parliamo di verità dei conti lo dobbiamo mettere in campo anche in questo momento e cioè sappiamo che tutte queste politiche e in particolare le politiche di sostegno all'impresa dalla manovra del Governo sono state meramente cancellate, perché quei fondi che non sono più appannaggio del Governo nazionale, perché c'è stata una riforma federalista dello Stato, cari colleghi della Lega, che a Roma sottraete le risorse ai Comuni e alle Regioni. C'è stata una riforma federalista dello Stato che ha promosso deleghe su funzioni e competenze che non sono più del Governo, sono delle Regioni oggi. Ciò che è sbagliato è che ci sia ancora un Governo che di fronte a funzioni messe in capo direttamente dalla legge costituzionale alle Regioni, si arroghi il diritto di tagliargliele. È questo che mina al fondo il federalismo!
E non state neppure mettendo in campo in questa fase una proposta seria dal punto di vista del federalismo fiscale. Questo va detto e ribadito. Perché una proposta seria sul federalismo fiscale non può basarsi sul riparto di costi standard su territori disuguali dal punto di vista della produzione del reddito e dell'investimento sul sistema dei servizi.
Credo che questo federalismo fatto così non arriverete mai a farlo, non arriverete mai a farlo perché anche laddove governa la Lega ci sarà qualcuno, come già è avvenuto con la messa in campo di questa manovra, che svelerà e squadernerà chiaramente questo disegno, che è un disegno del ritrarsi dello Stato, gestito centralisticamente dal ministero dell'Economia, senza un confronto territoriale con le Regioni, le Province e i Comuni.
Ecco, quindi, per concludere, voglio sottolineare come questa manovra di assestamento del bilancio della Regione rappresenti di fatto in questo momento l'elemento di alternativa politica vera, nel metodo e nel merito, di fronte all'assenza di una politica nazionale, perché il galleggiare, guardate, a un Paese come il nostro non è consentito, noi non ce lo possiamo permettere, non ci possiamo permettere di arretrare di fronte alla necessità di mettere in campo politiche pubbliche che diano una svolta. È da dieci anni che ripetete gli stessi slogan sulla libertà d'impresa, sulla riduzione delle tasse, vorrei dire alla Lega siete lì, l'Irap cambiatela, tocca a voi, mettete in campo una proposta. Questo non sta avvenendo.
La politica fiscale di questo Governo non è in grado di mantenere le promesse che sono state fatte in campagna elettorale, né alle imprese, né ai cittadini, non è in grado di risolvere il problema dei conti pubblici di questo Paese (già gli uffici della Camera hanno detto in questi giorni che la manovra messa in campo sarà assolutamente insufficiente e che per l'autunno ci saranno altre lacrime e sangue da aspettarsi dal ministro Tremonti), e soprattutto continua a costruire ingiustizia in questo Paese, perché non aumenterete le tasse, ma certamente i cittadini e le famiglie avranno tasse surrettizie sul groppone, dovute al fatto che cancellate i servizi che il sistema degli enti locali e delle Regioni ha messo in campo, l'unico sistema di welfare che esiste realmente in questo Paese, e i cittadini saranno costretti a mettere mano alle tasche. Quelle mani nelle tasche voi gliele avete messe e gliele tenete ancora pesantemente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Pariani.
Allora, rimangono 8 minuti circa.
Si è prenotata la consigliera Barbati. Se riesce a contenere il suo intervento in 8 minuti le do la parola, se no rinviamo a questo pomeriggio.
BARBATI: Facciamo così.
PRESIDENTE (Aimi): Bene, allora procediamo.
La parola alla consigliera Barbati.
BARBATI: Facciamo così, così faccio felici i consiglieri e anche la Giunta.
Faccio una cosa un po' telegrafica, nel senso che mi sembra che l'assestamento di bilancio sia un ottimo assestamento, e quindi già preannuncio il voto dell'Italia dei Valori, e però sono troppo tentata di dare, anzi, darò una risposta a quell'ottimismo e a quella fiducia che in questo momento non è presente in Aula, con il quale dovremmo risolvere tutti i problemi, sia dei bilanci statali, che quelli della Regione. Però ricordo ai consiglieri che danno questa ricetta, assieme al loro presidente, che l'ottimismo e la fiducia non si mangiano, soprattutto in Emilia, dove siamo anche abituati a una cucina un po' abbondante.
Quindi, la difficoltà di fare comunque anche un assestamento di bilancio in una situazione economica complessa e non soddisfacente, come si è detto parecchie volte in quest'Aula, non è stato facile, soprattutto per una Regione che ha al primo punto il sistema welfare e il sostegno alle famiglie.
Un'altra cosa che è uscita, ed è uscita anche altre volte e non solo per il bilancio, è questo motivetto per il quale la Regione è sprecona e dobbiamo ridurre la spesa pubblica perché è questa che ci sta danneggiando.
Ora, si potrebbero dire moltissime cose su cosa significa per questo Governo nazionale la riduzione della spesa pubblica, che influisce solo ed esclusivamente sugli altri e non riguarda invece la spesa più complessa e più forte senz'altro del Governo: noi possiamo solo ricordare l'aumento delle spese per Palazzo Grazioli e ricordo sempre molto volentieri che in fase di ristrutturazione del bagno di Schifani, Schifani ha acquistato degli asciugami da 80 euro l'uno. Questo mi diverte molto, perché io farei fatica, come casalinga, a trovare degli asciugamani che costano 80 euro, quindi deve essere stata una ricerca complessa.
L'altra cosa che voglio dire, ad esempio, è che proprio da chi dice alle Regioni di risparmiare cominciano gli sprechi. Ora, Roma capitale inizia addirittura con 15 poltrone in più. Tenete presente che i 500 milioni di debito di Roma capitale sono stati ripianati con i soldi dello Stato, quindi anche con i nostri soldi. Hanno aumentato i consiglieri, ci sarà, siccome non parlano più, perché non è più di moda, il gettone di presenza, ci sarà quindi uno stipendio al posto dei rimborsi e lo stipendio, ovviamente, se lo sono aumentati. Non lo dico io, che potrei essere tacciata di parte, lo dice, ad esempio, stamattina “Libero”, cioè quindi la notizia è ripresa da “Libero”, presumo che sia una notizia veritiera.
Cari colleghi, cito soltanto due parole di Tito Boeri sulla manovra, perché la indica come una manovra visibilmente improvvisata, che bada ad esibire grandi numeri per offrire un quadro macro rassicurante e chi paga davvero sono le Regioni, quindi sono i Comuni e le Province, sono i giovani, colpiti dal taglio dei contratti a tempo determinato, dal blocco delle assunzioni, dalle carriere nel pubblico impiego, che penalizza soprattutto chi è entrato, con salari molto bassi, contando sugli scatti di anzianità, oltre che dall'ennesimo rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali.
Non una, ma due mani e forse anche tre, vengono messe nelle tasche soprattutto della parte più in difficoltà e, guardate, non cito neanche gli anziani e le famiglie, voglio citare i giovani, che è una generazione che sta affrontando e sta pagando duramente le politiche di questo Governo, a partire anche da questa riforma della scuola della Gelmini che è una controriforma. L'aggiustamento quindi, naturalmente, ci sarà, vedremo che cosa farà questo Governo, per il momento credo che la Regione, come sta già facendo, si stia occupando di sanità, scuola, tutte quelle cose che il Governo si è dimenticato e si dimenticherà di fare.
Non entro nel merito perché temo si sforare nei minuti, di questo fantomatico federalismo di cui non si sanno bene i costi, non si sa bene che cosa combinerà, però l'importante è che la Lega si riempia la bocca di questo federalismo. Io ho l'impressione in questo momento che le uniche idee chiare sul federalismo che la Lega ha è che noi dobbiamo stare attenti agli insegnanti del sud, perché se no quelli del nord vengono penalizzati, tenendo presente che abbiamo un ministro che per prendere l'abilitazione si è recata addirittura a Reggio Calabria, perché se no forse non gliela avrebbero data qui.
Allora, di fronte a queste cose, purtroppo, non so, uno allarga le braccia e non si riesce a controbattere, perché mi pare anche un po' una presa in giro.
Credo in questo assestamento di bilancio, ci aspettiamo, ovviamente, anche nel futuro bilancio che questa Regione andrà ad articolare, attenzione appunto sulle fasce più deboli, ma sono sicura, anche perché molte battaglie che sta facendo il presidente Errani in questo momento ci dicono qual è l'impostazione del suo lavoro, e quindi come gruppo dell'Italia dei Valori noi voteremo questo assestamento di bilancio.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Barbati.
È stata di parola.
Sono quasi le ore 13. Consideriamo i lavori conclusi per la mattinata.
Riprendiamo alle ore 15.
Faccio presente che io non ho nessuno prenotato in discussione generale, quindi probabilmente riprenderemo dando la parola all'assessore Peri per eventuali repliche.
Annuncio di interrogazioni
PRESIDENTE (Aimi): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
298 - Interrogazione dei consiglieri Montani, Piva e Montanari, a risposta scritta, circa la sensibilità chimica multipla (MCS). (184)
299 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le cause che hanno determinato il crollo del controsoffitto del Centro di terapia di gruppo a Villa Finetti a Finale Emilia (MO). (185)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 12,58
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Giustificati:
- ha comunicato di non poter partecipare alla seduta il consigliere Marco CARINI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Daniela MONTANI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta:
il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Votazioni elettroniche
Autorizzazione alla relazione orale di minoranza:
OGGETTO 119 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001 n. 40 in coincidenza con l'approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010 - 2012. Primo provvedimento generale di variazione»”
OGGETTO 120 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2010 e del Bilancio pluriennale 2010-2012 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione»”
Presenti: 29
Favorevoli: 29
Tiziano ALESSANDRINI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Marco LOMBARDI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Daniela MONTANI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 0
Astenuti: 0
Assenti: 21
Enrico AIMI, Liana BARBATI, Luca BARTOLINI, Manes BERNARDINI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI (g), Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI, Valdimiro FIAMMENGHI, Andrea LEONI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Matteo RIVA, Alberto VECCHI.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Richetti
Cevenini - Corradi
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