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22.
SEDUTA DI LUNEDÌ 20 DICEMBRE 2010
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti)
Risoluzioni oggetti 843 - 846 - 854 - 857 (da 124 a 126)
(Annuncio)
Interpellanze oggetti 837 - 845 - 850 - 858 (da 46 a 49)
(Annuncio)
Interrogazioni oggetti 833 - 834 - 835 - 836 - 838 - 839 - 840 - 841 - 842 - 844 - 847 - 848 - 849 - 851 - 853 - 855 - 856 - 859 - 860 - 861 - 862 - 863 - 864 (da 552 a 574)
(Annuncio)
Risposte scritte ad interrogazioni oggetti 305 - 307 - 333 - 357 - 373 - 376 - 379 - 382 - 406 - 419 - 449 - 454 - 473 - 483 - 486 - 502 - 516 - 517 - 518 - 519 - 521 - 527 - 529 - 530 - 552 - 553 - 557 - 566 - 574 - 591 - 675 - 676 - 677 - 680 - 684 - 690 - 692 - 693 - 695 - 696 - 701 - 712 - 723 - 725 - 738 - 759 - 770 - 780 (190 - 192 - 214 - 231 - 244 - 247 - 249 - 251 - 269 - 273 - 299 - 302 - 315 - 324 - 326 - 338 - 348 - 349 - 350 - 351 - 352 - 358 - 360 - 361 - 381 - 382 - 384 - 385 - 387 - 398 - 457 - 458 - 459 - 462 - 464 - 468 - 470 - 471 - 472 - 473 - 474 - 481 - 489 - 491 - 500 - 510 - 520 - 526)
(Annuncio)
Interrogazione oggetto 862 (572)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
ALESSANDRINI (PD)
PERI, assessore
Interrogazione oggetto 864 (574)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
PERI, assessore
OGGETTO 852
Documento di politica economico-finanziaria 2011-2015 (DPEF), quale strumento di verifica e valutazione del programma di governo del Presidente
(Adempimento ai sensi dell'art. 28, comma 2, dello Statuto e art. 19 del Regolamento interno)
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 749
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Patto di Stabilità Territoriale della Regione Emilia-Romagna» (7)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza, discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza
LOMBARDI, relatore di minoranza
DONINI (Fed. della Sinistra)
MONARI (PD)
VILLANI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
MANFREDINI (Lega Nord)
OGGETTO 827
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Monari, Sconciaforni, Naldi, Mandini, Barbati, Mazzotti, Noè, Lombardi, Pollastri, Manfredini e Cevenini: «Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995 n. 42 “Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale”» (Testo base) (8)
(Relazione e discussione)
OGGETTO 494
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi: «Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995, n. 42 “Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale”»
(Abbinato)
PRESIDENTE (Richetti)
MAZZOTTI, relatore
PRESIDENTE (Aimi)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
LOMBARDI (PDL)
BARBATI (Italia dei Valori)
VECCHI Alberto (PDL)
NALDI (SEL - Verdi)
POLLASTRI (PDL)
DONINI (Fed. della Sinistra)
MONARI (PD)
BERNARDINI (Lega Nord)
MALAGUTI (PDL)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Risoluzioni, interpellanze ed interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 9,39
PRESIDENTE (Richetti): Buongiorno a tutti.
Dichiaro aperta la ventiduesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa e nomino scrutatori i consiglieri Carini, Marani e Vecchi Alberto.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute
- antimeridiana del 23 novembre 2010 (n. 18)
- pomeridiana del 23 novembre 2010 (n. 19)
- antimeridiana del 6 dicembre 2010 (n. 20)
- pomeridiana del 6 dicembre 2010 (n. 21)
inviati ai consiglieri unitamente all'avviso di convocazione di questa tornata.
Se non vi sono osservazioni, i processi verbali s'intendono approvati.
(Sono approvati)
PRESIDENTE (Richetti): Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna dell'Assemblea legislativa l'assessore Marzocchi e i consiglieri Defranceschi, Mumolo e Piva.
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti): Nel periodo trascorso dall'ultima tornata delle sedute assembleari è stato presentato il seguente progetto di legge:
827 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Monari, Sconciaforni, Naldi, Mandini, Barbati, Mazzotti, Noè, Lombardi, Pollastri e Manfredini: "Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995 n. 42 "Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale"" (06 12 10).
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 26/11/2010 al 15/12/2010
Numero: 268 del 26/11/2010
Azienda USL di Modena - Nomina Direttore generale
Numero: 276 del 10/12/2010
Designazione di Sebastiano Resta a componente del Collegio dei Revisori dei Conti della Camera di Commercio di Modena.
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione ai sensi dell’art. 68, lettera f) del Regolamento interno
La petizione ogg. n. 233 - “Petizione popolare in ordine alle modalità di gestione dell'attività di pesca sportiva nelle acque interne disciplinata dalla L.R. 22 febbraio 1993, n. 11 e successive modifiche (delibera Ufficio di Presidenza n. 65 del 30 giugno 2010 di dichiarazione di ammissibilità), è stata esaminata dalla Commissione assembleare “Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport” nella seduta del 15 dicembre 2010. (1)
Annuncio di risoluzioni, interpellanze, interrogazioni
e risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Risoluzioni
843 - Risoluzione proposta dal consigliere Villani per impegnare l'Assemblea e la Giunta a porre in essere azioni, stanziando anche i relativi fondi, volte a mettere in sicurezza il Castello di Compiano e le opere architettoniche presenti nell'Appennino parmense. (124)
846 - Risoluzione proposta dai consiglieri Bignami e Villani per impegnare la Giunta a prevedere la rotazione dei siti destinati a ricevere rifiuti campani. (125)
854 - Risoluzione su: "Legge n. 11 del 2005, articolo 5, comma 3. Osservazioni dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna sulla Comunicazione della Commissione europea al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni "LA PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio" - COM (2010) 672 del 18 novembre 2010" (approvata dalla I Commissione assembleare "Bilancio Affari generali ed istituzionali" in data 14 dicembre 2010).
857 - Risoluzione proposta dai consiglieri Manfredini, Bernardini, Corradi e Cavalli per invitare la Giunta regionale a condannare gli episodi di violenza avvenuti a Roma dopo la bocciatura della mozione di sfiducia al Governo, e per esprimere solidarietà alle Forze dell'Ordine. (126)
Interpellanze
837 - Interpellanza della consigliera Meo circa l'adeguamento della normativa regionale relativa al settore dell'utilizzazione di acque minerali e delle relative concessioni. (46)
845 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa il trasferimento all'IRST di Meldola del personale operante presso il reparto di Medicina Nucleare dell'Ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì. (47)
850 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa interventi, ed i relativi fondi, riguardanti l'edilizia popolare nel Comune di Cesenatico. (48)
858 - Interpellanza del consigliere Filippi circa progetti didattici rivolti agli Istituti tecnici superiori regionali, e le relative procedure. (49)
Interrogazioni
833 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa i programmi provinciali di educazione alla pace e ai diritti umani, con particolare riferimento alla Provincia di Parma. (552)
834 - Interrogazione dei consiglieri Villani e Filippi, a risposta scritta, in merito alla costituzione di una Commissione regionale d'inchiesta circa l'aggiudicazione di opere lungo l'asta fluviale del Po, con particolare riferimento alla Conca Serafini. (553)
835 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa la tutela della salute, con particolare riferimento alla sensibilità chimica multipla. (554)
836 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per fronteggiare le precipitazioni invernali, specie nevose, con particolare riferimento alla situazione di Borgotaro (PR). (555)
838 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa gli aumenti tariffari del trasporto pubblico locale in Provincia di Modena. (556)
839 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della G.F.E di Reggio Emilia. (557)
840 - Interrogazione del consigliere Ferrari, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per mettere in sicurezza il Castello di Compiano (PR) e la viabilità riguardante la strada provinciale del Passo della Colla. (558)
841 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la gestione del contenzioso giudiziale e stragiudiziale della F.E.R. (559)
842 - Interrogazione del consigliere Bernardini. a risposta scritta, circa la situazione relativa al personale presso i reparti di medicina interna dell'Ospedale di Budrio (BO). (560)
844 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'area denominata "ex Visplant" sita nel comparto 12 del Comune di Bentivoglio (BO). (561)
847 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la mancanza di un infermiere a bordo dell'ambulanza che svolge il servizio di emergenza-urgenza nelle ore notturne nelle aree montane dei Comuni di Guiglia, Zocca e Montese (MO). (562)
848 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la chiusura, da parte di Trenitalia SpA, dell'Officina Grandi Riparazioni di Bologna. (563)
849 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa la sottoscrizione, tra Regione Emilia-Romagna e la Presidenza della Conferenza Episcopale regionale, di atti di intesa per l'assistenza religiosa negli ospedali pubblici. (564)
851 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa la soppressione, da parte della Società Ferrovie Emilia-Romagna, del treno regionale n. 2301 Parma-La Spezia, particolarmente utilizzato dai pendolari. (565)
853 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa problematiche connesse ad un'azienda di compostaggio sita a Rubizzano, nel Comune di San Pietro in Casale (BO). (566)
855 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa gli Istituti Tecnici Superiori e la formazione professionale. (567)
856 - Interrogazione dei consiglieri Meo, Naldi e Sconciaforni, a risposta scritta, circa la riorganizzazione della rete scolastica del Quartiere S. Vitale di Bologna, con particolare riferimento alla situazione relativa alle Scuole Giordani. (568)
859 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa la trasformazione di un'area sita nella ZPS "Valle del Mezzano" nel Comune di Argenta (FE), e le relative procedure. (569)
860 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori che beneficiano della cassa integrazione in deroga, con particolare riferimento alla situazione dei dipendenti dello stabilimento CNH di Imola (BO). (570)
861 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa il reparto di geriatria mista dell'Ospedale di Imola (BO). (571)
862 - Interrogazione del consigliere Alessandrini, a risposta immediata in Aula, circa la chiusura dello scalo merci ferroviario di Forlì. (572)
863 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il rifornimento di acqua nel Comune di San Giovanni in Persiceto (BO). (573)
864 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta immediata in Aula, circa il progetto di Trasporto Pubblico a Guida Vincolata tra Bologna e San Lazzaro, ed i relativi contributi. (574)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
305 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa lo stato dei lavori relativi alla realizzazione del nuovo edificio "G" dell'Ospedale Bellaria di Bologna - Polo delle Neuroscienze. (190)
307 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa la distribuzione, da parte dell'AUSL di Bologna, di opuscoli informativi in merito alla fruizione di cure odontoiatriche a tariffa agevolata. (192)
333 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le procedure relative all'esenzione del pagamento del ticket sanitario. (214)
357 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, in merito alla decisione della Provincia di Parma di stipulare una polizza assicurativa al fine di evitare il versamento del deposito cauzionale per gli anziani interessati ad accedere ad alcune strutture ASP. (231)
373 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa la situazione della sanità romagnola e degli Ospedali di Comunità, specie in relazione al piano di rientro dal deficit dell'AUSL di Forlì. (244)
376 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'attività svolta dalla Società CUP 2000 SpA in relazione a feste organizzate da partiti politici. (247)
379 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la tutela delle specie ittiche presenti nelle acque dolci regionali. (249)
382 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa l'Oasi naturalistica dei Caprioli esistente in località Trava di Portomaggiore (FE). (251)
406 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il Piano Attività Estrattive di Vergato. (269)
419 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il progetto regionale "Sanità on line" (SOLE) e le funzioni affidate alla società CUP 2000 SpA. (273)
449 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa la tutela ed il ripristino dell'area rinaturalizzata denominata MEDSPA SUD, sita nel Comune di Portomaggiore (FE). (299)
454 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa l'utilizzazione delle risorse umane relative allo svolgimento del 1° Raduno Nazionale dei Vigili del Fuoco tenutosi a Cortina dal 10 al 12 settembre 2010. (302)
473 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa le attività svolte in merito alle clausole valutative riguardanti gli effetti della legislazione regionale. (315)
483 - Interrogazione della consigliera Barbati, a risposta scritta, circa notizie relative alla fusione tra ATC di Bologna e FER (società ferroviaria regionale). (324)
486 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa i corsi di formazione professionale riguardanti il passaggio da Assistente di base ad Operatore socio-sanitario, con particolare riferimento all'ASP di Argenta - Portomaggiore (FE). (326)
502 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa l'Ospedale di Vergato (BO), con particolare riferimento ai reparti di ortopedia e chirurgia generale. (338)
516 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la cooperazione tra Associazioni di pazienti diabetici e le AUSL in merito ai prodotti da utilizzare ed alla gestione dei relativi servizi. (348)
517 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la disponibiità ed i costi delle strisce reattive e dei farmaci utilizzati dai diabetici. (349)
518 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa la realizzazione di una struttura per servizi abitativi temporanei presso l'ex studentato sito in via Roncaglio (BO). (350)
519 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la regolamentazione dell'"Area Vasta" in ambito sanitario, con particolare riferimento alla situazione esistente a Ravenna. (351)
521 - Interrogazione dei consiglieri Sconciaforni e Donini, a risposta scritta, circa concessioni di escavazione a compensazione rilasciate dal Servizio Tecnico di Bacino Fiume Taro e Ceno. (352)
527 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa i tempi di attesa esistenti presso le divisioni di Urologia dell'Ospedale Sant'Orsola-Malpighi, anche in relazione agli interventi relativi al cambiamento di sesso ivi praticati. (358)
529 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la compatibilità della variante al PRG di Vergato (BO) rispetto al Piano Territoriale Regionale (PTR) e al Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR). (360)
530 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa una variante al PRG del Comune di Vergato (BO), le relative procedure e la compatibilità della stessa in relazione alle Aree Protette della Regione. (361)
552 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, riguardo alla presentazione del progetto per un impianto eolico da installare a Monte Cucchi in comune di San Benedetto Val di Sambro (BO). (381)
553 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, in merito alla determinazione del prezzo di vendita di un immobile ERP acquistato da privati dal Comune di Bologna. (382)
557 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, riguardo alla situazione e alla gestione dei ricoveri presso l'ospedale Sant'Orsola di Bologna. (384)
566 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, in merito al protocollo d'intesa per la realizzazione del Tecnopolo nell'area della Manifattura Tabacchi nel Comune di Bologna. (385)
574 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la previsione di un sistema di allerta relativo alla registrazione delle allergie al fine di evitare la somministrazione di antidolorifici e altri farmaci a pazienti allergici. (387)
591 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa l'azienda di ristorazione "Serenissima ristorazione". (398)
675 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa le risorse previste per prevenire il fenomeno del randagismo. (457)
676 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per contrastare l'aumento dei cantieri edili irregolari, specie nella provincia di Modena. (458)
677 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa la realizzazione del Porto turistico di Goro, anche in riferimento a notizie riguardanti la sua eventuale alienazione. (459)
680 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa la graduatoria provvisoria, formulata da ACER Forlì-Cesena e pubblicata dal Comune di Galeata, relativo all'assegnazione di alloggi. (462)
684 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la previsione di provvedimenti legislativi per il sostegno dei genitori separati in situazione di difficoltà. (464)
690 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la diffusione di imprese e lavoratori irregolari nel territorio regionale, con particolare attenzione alla situazione esistente a Carpi (MO). (468)
692 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa i controlli, effettuati dall'INPS sulla permanenza dello stato di invalidità, relativi a soggetti affetti dalla sindrome di Down. (470)
693 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa il progetto di costruzione di un impianto eolico nella valle del fiume Santerno, in località Coloniale. (471)
695 - Interrogazione dei consiglieri Leoni e Filippi, a risposta scritta, circa il crollo del ponte sul torrente Dolo, in località Romanoro, nel Comune di Frassinoro (MO). (472)
696 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere a seguito del crollo del ponte sul torrente Dolo a Romanoro, nel Comune di Frassinoro (MO). (473)
701 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa le modalità di esecuzione dei controlli di verifica sullo stato di invalidità messe in atto dalla sede INPS di Forlì. (474)
712 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la cancellazione di una posizione dirigenziale di raccordo con le istituzioni centrali e con il Parlamento presso la Presidenza della Giunta regionale. (481)
723 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la celebrazione, da parte della Regione Emilia-Romagna, del "Giorno della Libertà". (489)
725 - Interrogazione della consigliera Barbati, a risposta scritta, circa l'attività estrattiva, in Provincia di Parma, di "pietre verdi" (ofioliti) contenenti fibre di amianto. (491)
738 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa la pericolosità dell'incrocio posto all'uscita del Casello autostradale di Fornovo (PR). (500)
759 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la possibilità di installare impianti eolici utilizzando impianti sciistici e rifugi di alta montagna. (510)
770 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa l'incentivazione all'uso della Posta elettronica certificata. (520)
780 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa i dati divulgati da Unioncamere sulla diffusione di imprese manufatturiere regolari di proprietà cinese ed in particolare nelle province di Modena e di Reggio nell'Emilia. (526)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
PRESIDENTE (Richetti): Iniziamo i lavori di questa tornata prendendo in esame il seguente oggetto:
862 - Interrogazione del consigliere Alessandrini, a risposta immediata in Aula, circa la chiusura dello scalo merci ferroviario di Forlì. (572)
Per la Giunta risponde l'assessore Peri.
La parola al consigliere Alessandrini.
ALESSANDRINI: Volevo chiedere alcune informazioni rispetto al fatto che abbiamo appurato che le Ferrovie dello Stato intendono chiudere entro il 31 dicembre lo scalo merci di Forlì. Nell'accordo del 28 luglio del 2009, se non sbaglio, si cita ovviamente anche la chiusura, però si dice che dovrebbe avvenire in contemporanea con l'apertura dello scalo di Villa Selva di Forlimpopoli, che in pratica dovrebbe raccogliere le merci di Forlì, di Cesena, di Santarcangelo e di Rimini.
Dispiace che la scelta delle Ferrovie dello Stato avvenga in maniera unilaterale, senza informare preventivamente né la Regione, neppure le istituzioni locali. Pertanto chiedo alla Regione di appurare effettivamente questa volontà di chiusura ed eventualmente anche stigmatizzare l'iniziativa; chiedo di intervenire per accelerare l'attivazione dello scalo di Villa Selva e chiedo anche una forma di pressione da parte della Regione verso le Ferrovie dello Stato affinché nella gestione del nuovo scalo di Villa Selva la società che sarà deputata a farlo pratichi delle tariffe abbordabili per le imprese, perché finché ci saranno costi che tendono a privilegiare il trasporto su gomma è chiaro che difficilmente riuscirà a decollare il trasporto su ferro.
Queste erano molto semplicemente le cose che volevamo chiedere e che volevamo suggerire alla Regione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alessandrini.
La parola per la risposta all'assessore Peri.
PERI, assessore: In effetti la chiusura dello scalo merci di Forlì era già prevista dal Piano regionale integrato dei trasporti '98-2010; c'è da dire che in questi anni, nel contesto generale, diciamo così, del calo dei servizi ferroviari per quello che riguarda le merci, in particolare su Forlì nel 2007 sono state trasportate merci per 240.000 tonnellate, con un calo rispetto al 2005 del 33%, e ovviamente gli anni successivi, in particolare il 2009, ha provocato un ulteriore peggioramento da un punto di vista del trasporto merci su ferro anche per ciò che riguarda lo scalo di Forlì.
Come è noto noi abbiamo prodotto un'intesa regionale con RFI, in base alla quale si confermava la chiusura dello scalo di Forlì in concomitanza con l'apertura di quello di Villa Selva. Dalle notizie che abbiamo in modo aggiornato rispetto all'interrogazione, la Regione si è attivata su due fronti. Il primo è quello di sostenere il trasporto ferroviario merci con un dispositivo, già operante nel corso del 2010 e reiterato anche per i prossimi tre anni, che prevede un contributo da parte della Regione per ogni tonnellata di merci trasportata su ferro. Da questo punto di vista siamo l'unica Regione in Italia che lo fa.
In particolare, siccome l'assegnazione dei fondi avviene tramite bando e le imprese ferroviarie o le imprese logistiche che hanno richiesto il contributo riguardano anche traffici che avverranno esattamente su Villa Selva, posso confermare che lo scalo di Villa Selva è già completato e sarà operativo fra dicembre e gennaio 2011 e quindi è evidente che sia i traffici in essere, che quelli nuovi che partiranno, anzi, sono già programmati in quanto richiedenti il contributo regionale, potranno avvenire ovviamente su Villa Selva e, nella fase di passaggio, se e in quanto necessario anche sullo scalo di Forlì.
Abbiamo in ogni caso già sollecitato per tempo anche RFI di non procedere con operazioni organizzative che provochino dei vuoti tra la chiusura di uno e l'apertura dell'altro, eventualmente anche reiterando l'apertura dello scalo di Forlì, cioè mantenerlo aperto fino a che non sia completamente operativo quello di Villa Selva.
Quindi, stiamo monitorando la situazione d'intesa con RFI, ovviamente anche questo d'intesa prefigura una sollecitazione ad avere particolare cura perché in questo passaggio delle due non si perdano traffici, ma eventualmente si possano aumentare.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Peri.
La parola per la replica al consigliere Alessandrini.
ALESSANDRINI: Grazie, assessore, sono soddisfatto della risposta e in particolare sono soddisfatto del fatto che la Regione sia determinata nell'impedire che ci sia un vuoto, diciamo così, fra l'apertura di Villa Selva e la chiusura di Forlì, proprio perché diversamente si rischia di indebolire ulteriormente questa modalità di trasporto.
Grazie e null'altro.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alessandrini.
Abbiamo esaurito l'oggetto 862, passiamo all'oggetto:
864 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta immediata in Aula, circa il progetto di Trasporto Pubblico a Guida Vincolata tra Bologna e San Lazzaro, ed i relativi contributi. (574)
Se il consigliere Favia raggiunge la postazione.
Risponde sempre per la Giunta l'assessore Peri.
La parola al consigliere Favia.
FAVIA: Mi date troppo da lavorare, presidente,...
(interruzioni)
sa che sono uno stacanovista...
ERRANI: Comunque, Favia, in premessa è sempre colpa nostra.
FAVIA: Il presidente è sempre molto simpatico.
ERRANI: Grazie.
FAVIA: Grazie, presidente, per la parola. Abbiamo appreso dai giornali in questi giorni che la Procura ha messo sotto sequestro una tratta del sistema Civis a San Lazzaro e sei mezzi, è una vicenda sulla quale ci sono molte ombre, ormai da molti anni se ne discute, mi permetto una piccola premessa per entrare nella dialettica con l'assessore, al di là di quelli che sono poi i testi che dovrà leggere in risposta all'interrogazione.
Penso, per quel po' che sono riuscito a vedere, che la Regione abbia un grosso problema di controllo, essa principalmente è un trasferitore di fondi, eroga dei finanziamenti, anche cospicui, milioni e milioni di euro, però preoccupandosi troppo poco di verificare nel dettaglio le questioni. Si potrà dire che noi non vogliamo imporre le nostre decisioni, non vogliamo avere una visione dittatoriale sugli enti locali da parte della Regione, ma quando si stanziano e si impegnano soldi dei cittadini penso, invece, che il controllo sia più che dovuto.
In questo caso noi abbiamo partecipato e finanziato un progetto il cui nome era un ossimoro, un tram su gomma, un progetto che vedeva dei finanziamenti statali per un mezzo a guida vincolata quando con un po' di attenzione e con un po' di logica si sarebbe potuto constatare che il mezzo non era un mezzo a guida vincolata, ma a guida assistita e in un rapporto costi-benefici, sicuramente i benefici che comunque la città ne trarrà ci sono perché alcune linee vengono elettrificate e migliorerà sicuramente in alcuni punti il servizio, il rapporto costi-benefici però, in paragone a un acquisto di filobus molto, molto più economico dell'acquisto dei famigerati Civis che hanno tantissimi problemi soprattuto di sicurezza, non regge. E, a proposito di sicurezza, con cui non si scherza, non è possibile che un mezzo che non è destinato a una guida vincolata possa essere progettato con una guida centrale. Abbiamo letto anche qui da anni, almeno da due anni, le proteste dei sindacati degli autisti dell'ATC che dicono che quel mezzo non è sicuro, ha il muso allungato, gli specchietti ribassati, che lì si è cercato di intervenire, però, insomma, un po' un grosso pasticcio.
Allora, visto che noi come Regione ci mettiamo dei soldi e che si è aperto un problema anche da un punto di vista legale, sarei curioso di sapere, a nome di tutti i cittadini, cosa succede, cosa facciamo noi come Regione nel caso in cui la Magistratura dica che questo mezzo non può circolare. Ovviamente stiamo tutti aspettando l'omologazione a livello ministeriale, questa omologazione non arriva, perché? Potrà mai essere omologato questo mezzo? E se non potrà essere omologato cosa succederà a questi soldì?
Ecco, questo è un po' l'interrogativo di molti e per il quale vorrei una risposta.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
La parola all'assessore Peri per la risposta.
PERI, assessore: Grazie presidente. La risposta in realtà è molto semplice: se ci sono questi grandi interrogativi noi siamo per corrisponderli.
I contributi regionali destinati al cosiddetto sistema di trasporto pubblico denominato o noto come Civis sono stati programmati in base agli accordi di programma fra il 2001 e il 2003, ammontano complessivamente a 4.472.000 euro e sono, nel complesso del costo dell'impianto, diciamo così, non il finanziamento prevalente, in quanto, come è noto, quello prevalente è un finanziamento ministeriale.
Detti contributi non sono ancora stati né programmati, né tanto meno impegnati, siamo ancora in attesa che la Commissione interministeriale, quella prevista dalla legge 41049 si esprima in ordine alla richieste di variante presentate dall'Atc a seguito delle note prescrizioni della Sovrintendenza. Abbiamo appreso anche noi tramite stampa, ovviamente, non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale, che è in corso un'indagine giudiziaria da parte della Magistratura e della Procura e non possiamo fare altro che attendere le conclusioni di questa indagine e poi assumere eventualmente gli atti conseguenti.
Dal punto di vista della Regione noi partecipiamo alle commissioni che dirige e che convoca il ministero, che è l'unico soggetto che ha competenza di controllo sull'esecuzione e sul rilascio delle omologazioni per quello che riguarda questo tipo di sistema, partecipiamo come Regione e rimaniamo in attesa di avere di fronte atti in base ai quali noi possiamo assumere le nostre decisioni, in questo caso per ciò che riguarda la compartecipazione di carattere economico che fino ad ora non è ancora avvenuta.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Peri.
La parola per la replica al consigliere Favia.
FAVIA: Grazie, presidente.
Sicuramente tecnicamente i soldi non sono stati impegnati, sono stati impegnati da un punto di vista degli accordi nel protocollo che la Regione ha siglato, ma apprendo con piacere che, se i risvolti di questa vicenda saranno negativi, la Regione, quindi, non ci perderà nulla e non stanzierà nulla, penso che farà le dovute valutazioni e considerazioni.
Quindi, qui non c'è da essere soddisfatti o non soddisfatti di una risposta, perchè comunque vada è una vicenda estremamente spiacevole e ringrazio l'assessore per l'informazione e speriamo che si trovino i margini per risolvere tutte le criticità del progetto da un punto di vista del percorso e dal punto di vista del materiale rotabile.
Comunque vada gli enti locali che hanno portato avanti il progetto, chi biologicamente o chi naturalmente, ovvero chi l'ha concepito e chi poi ne ha gestito gli sviluppi, ne escono assolutamente male.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie consigliere Favia.
Abbiamo esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, procediamo con lo svolgimento del nostro ordine del giorno.
OGGETTO 852
Documento di politica economico-finanziaria 2011-2015 (DPEF), quale strumento di verifica e valutazione del programma di governo del Presidente (Adempimento ai sensi dell'art. 28, comma 2, dello Statuto e art. 19 del Regolamento interno)
PRESIDENTE (Richetti): Sul sito della Regione, sugli indirizzi che avete in convocazione potete assumere tutte le informazioni e i materiali per questa discussione.
OGGETTO 749
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: “Patto di Stabilità Territoriale della Regione Emilia-Romagna” (7)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza, discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Il testo è stato licenziato dalla Commissione Bilancio Affari Generali e Istituzionali nella seduta del 30 novembre 2010.
Il progetto di legge è composto da 16 articoli.
Relatore della Commissione è il consigliere Luciano Vecchi; relatore di minoranza il consigliere Marco Lombardi.
La parola al consigliere Luciano Vecchi per la relazione.
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza: Con il patto di stabilità territoriale della Regione Emilia-Romagna intendiamo proporre un sistema di governo della finanza pubblica territoriale condiviso con il sistema delle autonomie locali, che consenta di introdurre un nuovo patto di stabilità su base territoriale e di definire interventi per un riequilibrio del livello di indebitamento per tutti gli enti locali.
Siamo la prima Regione italiana che, sulla base di una chiara concertazione con il sistema degli enti locali, adotta un provvedimento di questa natura, basato sulla piena assunzione di responsabilità per la stabilità finanziaria e su una visione autenticamente federalista.
Si tratta di una innovazione importante, in una visione, appunto, concretamente federalista, che permetterà al sistema istituzionale emiliano-romagnolo, e in particolare ai Comuni, di potere contare su risorse finanziarie aggiuntive e di poter meglio coordinare e governare i flussi di spesa pubblica, a tutto vantaggio dei cittadini e delle imprese della nostra regione. Ora ci auguriamo che, almeno su questo tema, e vi tornerò alla fine del mio intervento, il Governo nazionale sostenga questo provvedimento.
Il nostro è un federalismo reale, che peraltro si contrappone al centralismo esasperato che il Governo nazionale ha mostrato in questi anni. Noi ci assumiamo pienamente la responsabilità di una gestione virtuosa della finanza pubblica, pur in una situazione di gravissimo disagio causata dal perdurare della crisi economica, ma anche dai tagli indiscriminati che il Governo ha imposto a Regioni ed enti locali.
Sarà di fondamentale importanza che a seguito dell'adozione da parte della Regione Emilia-Romagna, ed eventualmente anche da altre Regioni, del presente provvedimento, da parte del Governo nazionale vengano prese tutte le misure necessarie al fine di garantire il pieno dispiegarsi delle opportunità in esso previste.
Nell'udienza conoscitiva promossa nelle scorse settimane dalla prima commissione assembleare si è peraltro registrato un grande apprezzamento da parte dei rappresentanti delle organizzazioni economiche e sociali, oltre che da quelli degli enti locali, verso la proposta in oggetto, in quanto tesa ad ottimizzare l'uso delle risorse a disposizione del sistema territoriale, anche al fine di contenere l'inevitabile impatto negativo determinato dai pesanti tagli ai trasferimenti statali, che per il 2011-2012 priveranno Regione ed enti locali emiliano-romagnoli di oltre 1,2 miliardi di euro.
Va ricordato che il patto di stabilità interno, introdotto dallo Stato nel 1999, rappresenta uno degli strumenti per il rispetto dei parametri di Maastricht. L'adesione al patto di stabilità e crescita da parte degli Stati membri dell'Unione Europea impegna infatti i rispettivi Governi a ridurre progressivamente il ricorso all'indebitamento netto, ovvero alla formazione di nuovo debito e dello stock del debito.
Il patto di stabilità interno coinvolge l'insieme degli enti della pubblica amministrazione, compresi pertanto le Regioni e gli enti locali territoriali, che sono chiamati a concorrere al contenimento del deficit e incentivati a ridurre l'ammontare del debito.
Le regole di applicazione del patto hanno però risentito in tutti questi anni di un difficile ma continuo percorso di adattamento normativo, tale per cui le disposizioni che disciplinano il patto sono state oggetto di frequenti revisioni e modifiche. Nel tempo esse sono diventate sempre più vincolanti, fino ad essere definite nel 2003 “Principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica”.
Per il triennio 2009-2011 la disciplina del patto di stabilità interno per Province e Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti è contenuta nel decreto legislativo del 25 giugno 2008. Viene confermata la definizione obiettiva, già introdotta nel 2007, in termini di saldo finanziario fra entrate e spese finali di competenza mista, ovvero sommatoria algebrica delle differenze fra accertamenti e impegni per la parte corrente e delle differenze tra incassi e pagamenti per la parte in conto capitale, al netto delle entrate e delle spese derivanti da operazioni di riscossione e concessione di crediti.
La manovra approvata con il decreto legislativo 78/2010 prevede la correzione degli andamenti tendenziali dell'indebitamento netto per il triennio 2011-2013. Le autonomie territoriali sono chiamate a concorrere alla manovra attraverso le regole del patto di stabilità interno per un importo che per quanto riguarda le Regioni a statuto ordinario, per il 2011, è di 4 miliardi di euro.
È del tutto evidente che le norme nazionali che regolano i criteri del patto di stabilità interno impongono agli enti locali un contributo eccessivamente oneroso, che pregiudica la qualità dei servizi pubblici e lo sviluppo del territorio, per l'impossibilità di realizzare un adeguato programma di investimenti.
Per il 2011 i vincoli dettati dall'ordinamento nazionale rendono necessario un rigoroso controllo della spesa pubblica, sia di parte corrente che di investimento, tutto ciò in una situazione ancora preoccupante dell'economia e dell'occupazione, che determina una crescita di domanda di servizi alla persona e di sostegno all'economia locale.
La manovra correttiva del 2010 peraltro si limita a ridurre drasticamente le risorse e a introdurre ulteriori vincoli o limiti, senza ridefinire le regole del patto, prevede la sospensione delle norme che regolano la distribuzione di risorse premiali agli enti virtuosi e introduce disposizioni per accelerare lo smaltimento dei residui passivi molto più contenuto rispetto a quello applicato nello scorso anno.
I continui cambiamenti del quadro normativo succedutesi in questi anni hanno di fatto creato situazioni di sostanziale iniquità, gli spazi di azione risultano infatti solo in parte collegati alla virtuosità di un ente, mentre assumono un peso sicuramente eccessivo elementi di mera casualità legati a scelte gestionali riferite ad un anno assunto poi come base di riferimento per il calcolo dei tetti e degli obiettivi.
Nonostante gli sforzi richiesti al sistema delle Regioni e delle autonomie locali, gli indicatori principali di finanza pubblica nel corso degli ultimi due anni si sono peraltro ulteriormente aggravati, sia per quanto riguarda il deficit della spesa pubblica e dell'indebitamento dello Stato, essendo che la gran parte della causa di questo peggioramento dei dati sta a capi all'amministrazione statale per oltre il 93% e solo per la parte residua a Regioni ed enti locali.
Il patto che proponiamo persegue alcune finalità, che sono rivolte ad accrescere il livello di efficienza dell'utilizzo delle risorse finanziarie, definendo regole e criteri che tengano conto delle specificità territoriali senza quindi l'obbligo di applicare criteri uniformi dettati dalle norme statali su tutto il territorio nazionale; di valorizzare le opportunità di investimenti strategici per il sostegno dell'economia locale, per la tutela ambientale, per lo sviluppo della qualità e delle condizioni sociali e culturali in Emilia-Romagna; di riportare nell'ambito delle scelte politiche programmatiche indirizzi espressi da ciascun ente del territorio, relativamente all'attività di controllo e di monitoraggio per il rispetto delle norme e dei vincoli di finanza pubblica; introdurre margini di flessibilità nella gestione delle emergenze o delle eccezionalità gestionali, attraverso un sistema di compensazioni sia di tipo orizzontale, ovvero tra enti dello stesso comparto, che verticale; di ricondurre a livelli fisiologici l'ammontare dei residui passivi per spese di investimento e infine di trattenere il surplus finanziario, ovvero la sommatoria delle maggiori economie, che nel 2009, a titolo esemplificativo, è stato superiore, nella nostra Regione, a 200 milioni di euro, prodotto dalle gestioni separate di diversi enti attualmente impermeabili tra loro, per ridistribuirlo a favore del territorio regionale.
I cardini su cui poggia l'impianto del patto di stabilità territoriale sono la definizione di un nuovo sistema di relazioni fra Regione e autonomie locali; la previsione di un unico obiettivo territoriale; l'introduzione di un sistema di vincoli riferiti ai criteri della competenza pura, con la previsione di superamento di un sistema di competenza mista; la possibilità di effettuare compensazioni di quote e di obiettivi tra enti locali e con la Regione; la previsione di misure di flessibilizzazione dell'obiettivo in funzione di specifiche esigenze di programmazione e di gestione e un sistema premiale e sanzionatorio territoriale; nuovi meccanismi di monitoraggio di certificazione; misure di controllo dell'indebitamento e di rilancio degli investimenti, estesi anche ai comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Innanzi tutto il provvedimento in esame, mi limiterò ai punti salienti, rimandando poi alla relazione scritta il dettaglio di tutto l'articolato, ridefinisce un sistema di relazioni finanziarie che intercorrono tra Regione, Province e Comuni. Secondo l'art. 3 la Regione è l'unico interlocutore istituzionale nei confronti del ministero dell'Economia e delle Finanze e l'unico soggetto responsabile per il rispetto delle norme in materia di patto di stabilità territoriale. Nei confronti dello Stato, pertanto, la Regione si pone quale ente di coordinamento e di garanzia per la corretta applicazione delle regole inerenti il patto di stabilità territoriale e in conseguenza si assume l'onere di essere l'unico destinatario di eventuali azioni sanzionatorie nel caso di mancato rispetto degli obiettivi prefissati.
Il nuovo patto di stabilità per la nostra Regione si basa, come dicevo, sulla determinazione di un unico obiettivo territoriale, dato dalla sommatoria degli obiettivi fissati ai sensi della normativa nazionale vigente per i singoli Comuni, per le diverse Province e per la stessa Regione.
L'impatto quantitativo della manovra annuale, definito dalle norme nazionali, non può ovviamente da noi con questo atto essere modificato, ma può essere diversificato il contributo richiesto a ciascun ente locale. L'obiettivo unico viene ripartito sul territorio mediante l'impiego di indicatori riferiti alle reali situazioni finanziarie ed economiche, al livello del debito, all'entità dei residui passivi per interventi di investimento presenti a livello locale.
Per ciascun Comune e per ciascuna Provincia viene determinato l'obiettivo di saldo espresso in termini di competenza pura, cioè riferito alle obbligazioni giuridiche di entrata e di spesa calcolato sulla base di criteri e parametri che la Giunta regionale definirà.
Il principio della competenza pura, esteso pertanto anche alle spese di investimento oggi escluse e ciò è causa di ritardi nei pagamenti e di residui passivi, consente di ricondurre l'attività di controllo alla fase di programmazione politica degli interventi, senza trasferire agli uffici finanziari l'onere del rispetto del patto esercitato attraverso la sospensione dei relativi pagamenti.
Il sistema di regole così definito, incentrato sul controllo delle grandezze proprie della competenza, dovrebbe consentire nell'arco di un periodo transitorio di tre-quattro anni di eliminare dai bilanci degli enti locali gli effetti prodotti dalle incoerenze e dalle distorsioni del sistema per saldi finanziari di competenza mista regolati dalla normativa statale, riportando ad una situazione di equilibrio l'ammontare dei residui passivi in conto capitale.
Gli enti locali assoggettati alle regole del patto di stabilità territoriale sono le Province e i Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti, in coerenza con le disposizioni legislative nazionali. Tuttavia, al fine di riequilibrare il livello di indebitamento presente nel territorio regionale, i criteri e i parametri definiti per regolare l'entità del ricorso al credito si applicano anche ai Comuni minori, che attualmente presentano esposizioni debitorie pro capite mediamente superiori alla media regionale.
Per rinnovare le opportunità finanziarie per un rilancio complessivo degli investimenti, il progetto di legge prevede poi la possibilità, in capo alla Giunta regionale, di adottare misure specificatamente dirette a favorire l'estinzione anticipata di mutui e prestiti a carico dei bilanci dei Comuni e delle Province, in modo particolare mediante l'erogazione di contributi a copertura degli oneri correlati ad operazioni di estinzione anticipata.
In qualità di garante e unico responsabile del rispetto dell'obiettivo territoriale, la Regione assume così l'onere di monitorare i movimenti finanziari contabilizzati nel corso dell'esercizio e di comunicare gli esiti del monitoraggio al ministero dell'Economia e delle Finanze e di certificare, nel rispetto dei termini e con le modalità stabilite con la legge dello Stato, il risultato conseguito in relazione al rispetto dell'obiettivo unico assegnato.
A garanzia della tenuta complessiva del sistema è previsto, nell'art. 13 del progetto di legge, un sistema di sanzioni e incentivi principalmente orientato a scongiurare comportamenti incoerenti, che impatterebbero in modo negativo sul sistema territoriale e a valorizzare comportamenti lineari con le norme e le finalità del presente progetto di legge.
Il nuovo patto di stabilità territoriale rende di fatto rilevante al di fuori del sistema regionale il mancato rispetto dei vincoli da parte di un singolo ente locale. In altri termini la funzione di garante svolta dalla Regione elimina la possibilità di un intervento sanzionatorio, salvo che in casi eccezionali, da parte dello Stato rivolto a Comuni e Province dell'Emilia-Romagna.
Noi approviamo, come mi auguro, questo progetto di legge in una situazione di, come dire, ancora relativa incertezza rispetto alla normativa nazionale, pure a quanto pare in evoluzione che dovrà in qualche modo recepirla. In maniera particolare la legge di stabilità approvata in via definitiva al Senato il 7 dicembre scorso ha introdotto alcune norme in materia di regionalizzazione del patto di stabilità interno. Tali modifiche riguardano principalmente gli interventi per favorire il pagamento delle spese in conto capitale e misure sulla regionalizzazione del patto. In entrambi i casi, a mio avviso, tali norme risultano di difficile applicabilità.
Per quanto riguarda il pagamento delle spese in conto capitale, il comma 138 della legge di stabilità prevede che a ricorrere dal 2011 le Regioni possono autorizzare gli enti locali del proprio territorio a peggiorare il loro saldo programmatico attraverso l'aumento dei pagamenti in conto capitale e contestualmente, per lo stesso importo, procedono a rideterminare il proprio obiettivo programmatico in termini di cassa o di competenza. Si tratta, da questo punto di vista, della proposizione di una misura già prevista da leggi dello Stato per gli anni 2009-2010, volte ad accelerare lo smaltimento dei residui passivi in conto capitale accumulati in questi anni da Comuni e Province per gli effetti distorsivi prodotti dall'applicazione del patto di stabilità interno, così come regolato dalle regole statali.
La Giunta della nostra Regione peraltro, sia nel 2009 che nel 2010, ha ritenuto di applicare la suddetta normativa anche se ritenuta solo parzialmente risolutrice dei gravi problemi che interessano la finanza pubblica locale, per favorire il massimo impiego delle risorse disponibili in una situazione di oggettiva difficoltà economica e finanziaria dei settori produttivi.
La legge di stabilità 2011 ripropone tale facoltà in capo alle Regioni, a differenza delle precedenti normative però elimina i requisiti barriera per l'ammissione dei Comuni a tale facilità, senza tuttavia prevedere la possibilità in capo alle Regioni di stabilire criteri per regolare tali richieste in considerazione della solidità dei conti e dei bilanci locali.
Il nostro progetto di legge prevede specifiche misure per favorire l'eliminazione dei residui passivi per investimenti, ma subordina tale misura all'individuazione di un set di indicatori finanziari in grado di misurare la solidità e la qualità del bilancio pubblico locale. Ancora, la legge di stabilità fissa al 30 giugno il termine perentorio per la conclusione degli interventi compensatori tra Regione ed enti locali, ma l'esperienza gestionale di questi due anni ha confermato una oggettiva difficoltà per enti locali a stimare in termini realistici un fabbisogno ad aprile. Analogamente sussiste per la Regione una reale impossibilità a quantificare a metà anno la previsione di un'economia gestionale da trasferire a beneficio del proprio territorio, tant'è che già nel 2009 la Conferenza delle Regioni aveva assunto una precisa posizione in merito, rinviando al mese di ottobre ogni possibilità di verifica delle condizioni finanziarie necessarie per l'applicazione della suddetta manovra.
In sintesi, quindi, si ritiene che le misure previste dalla legge di stabilità per favorire il pagamento di spese in conto capitale da parte di Comuni e Province, attraverso l'introduzione di formule compensatorie con la Regione di riferimento mal si concilino con le complessità finanziarie, programmatorie e gestionali dei bilanci pubblici.
Per quanto riguarda la regionalizzazione del patto, il comma 141 della legge di stabilità prevede che le Regioni possano, per gli enti locali del proprio territorio, integrare le regole e modificare gli obiettivi posti dal legislatore nazionale in relazione alle diversità delle situazioni finanziarie esistenti. La nuova legge però introduce alcune specificazioni che limitano l'applicazione del progetto di legge dell'Emilia-Romagna, per esempio. In effetti dalla lettura della norma pare derivare l'impossibilità di prevedere un obiettivo unico regionale, che è l'elemento chiave del nostro progetto di legge, e pertanto di configurare un ruolo di garante della Regione per l'intero territorio regionale nei confronti dello Stato. Tutto ciò ridurrebbe sensibilmente la funzione di governance in capo alla Regione, che invece assume un ruolo più contenuto ad intermediatore tra domande e offerte prodotte del territorio. Inoltre, il mancato riconoscimento del ruolo di garante del patto per il territorio comporta conseguentemente il mantenimento in capo del ministero dell'Economia e delle Finanze della funzione di monitoraggio e della funzione sanzionatoria direttamente rivolta a ciascun ente locale inadempiente.
Per questi motivi la Conferenza delle Regioni il 18 novembre scorso ha approvato all'unanimità un emendamento al progetto di legge di stabilità, in quel momento all'esame del Senato. La posizione alla Conferenza invitava a modificare entrambe le norme sopra illustrate, prevedendo la possibilità che la legge statale da un lato riconosca alle Regioni la facoltà di definire criteri di virtuosità e modalità operative da concordarsi con il Consiglio delle Autonomie per autorizzare gli enti locali al pagamento di spese di investimento peggiorando il proprio limite di saldo e in secondo luogo che consentisse, accanto a un modello più limitato di territorializzazione del patto, quale quello ora disciplinato dalla norma nazionale, di introdurre modalità e forme di regionalizzazione del patto attraverso la previsione di un unico obiettivo territoriale e l'esercizio di una funzione di governo dei flussi di finanza locale e di garante da parte della Regione nei confronti dello Stato per l'intero territorio regionale.
È stato impossibile, dato l'iter legislativo della legge di stabilità, cioè voto di fiducia e testo non emendabile, avere una discussione in Aula, nel Parlamento nazionale, di questo emendamento proposto dalle Regioni, emendamento però che può essere proposto, come noi chiediamo e come mi auguro l'intera Assemblea chieda, in occasione dell'esame di un altro provvedimento legislativo e la prima occasione è quella del decreto “Milleproroghe”.
Invito, quindi, sulla base di questa considerazione, l'Aula ad approvare il progetto di legge in discussione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.
La parola al consigliere Lombardi, relatore di minoranza.
Prego, consigliere.
LOMBARDI, relatore di minoranza: Per meglio inquadrare l'argomento in discussione occorre fare alcuni brevi riferimenti al patto di stabilità imposto dall'Europa, per consentire l'introduzione della moneta unica e per governare successivamente la sua stabilità sui mercati internazionali.
Il rapporto presentato nel 1989 dal Comitato Delors, composto dai governatori delle banche centrali, prevedeva tre fasi per raggiungere l'unione economica e monetaria.
La prima fase con gli obiettivi di completare il mercato interno, assicurare l'indipendenza delle banche centrali e sospendere il finanziamento monetario dei disavanzi pubblici culminò con la stipula del Trattato di Maastricht.
La seconda fase, quella della convergenza economica, consentì di realizzare quelle condizioni macro economiche e istituzionali necessarie per l'avvento della moneta unica.
La terza fase iniziò, appunto, con l'introduzione dell'euro. In prossimità del decollo di questa ultima fase, nel giugno del 1997, con risoluzione del Consiglio Europeo di Amsterdam fu adottato il patto di stabilità e crescita, volto a garantire l'equilibrio delle finanze pubbliche attraverso l'obiettivo del saldo del bilancio prossimo al pareggio o positivo.
Le motivazioni alla base della risoluzione vanno ricercate nella volontà di proteggere la moneta unica da situazioni di instabilità economica che caratterizzavano alcuni Stati membri, che si apprestavano ad entrare nell'area euro. Il patto di stabilità europeo si è poi tradotto nei singoli patti di stabilità interna dei Paesi membri.
Anche il nostro patto di stabilità nasce quindi dall'esigenza di convergenza della nostra economica verso i parametri europei, che fanno riferimento al rapporto tra indebitamento netto della pubblica amministrazione e Pil inferiore al 3% e dal rapporto tra debito pubblico e Pil tendente al 60%. Ovviamente tenendo conto della struttura finanziaria e istituzionale del nostro Paese, tali obiettivi non possono essere raggiunti se non attraverso un attento controllo dell'indebitamento negli enti territoriali: Regioni ed enti locali.
Dal 1999 ad oggi l'Italia ha formulato il proprio patto di stabilità interno esprimendo gli obiettivi programmatici per gli enti territoriali e i corrispondenti risultati ogni anno in modo differente, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misura sulla spesa, per poi tornare sugli stessi saldi.
Il patto di stabilità, quindi, indispensabile per la tenuta della finanza pubblica italiana e conseguentemente europea, aveva due criticità oggettive: un rigore indiscriminato che colpiva enti virtuosi ed enti non virtuosi, una base di partenza per il calcolo dei saldi che facendo riferimento a una data fissa, procurava casualmente vantaggi e svantaggi tra gli enti. A questo ultimo fattore si è recentemente posto rimedio prevedendo nel maxi emendamento non più una data fissa, ma una media tra diverse annualità, mentre alla prima criticità si è data risposta prevedendo, con i combinati disposti delle leggi 5 del 2009 e 2 del 2010, la possibilità per le Regioni di rivedere il patto di stabilità interno per i propri enti locali.
Quindi il pdl della Giunta si muove esattamente in questo ambito tracciato dal Governo, che mentre sorveglia i conti pubblici, cerca di ridurre, ove è possibile, i disagi per gli enti locali.
Va inoltre sgombrato il campo da una ulteriore illusione, che spesso viene paventata dalla sinistra, secondo la quale l'equilibrio di finanza pubblica sarebbe possibile attraverso la responsabilizzazione degli enti territoriali e attraverso tagli mirati.
L'esperienza degli ultimi quindici anni ha dimostrato che le politiche in questa direzione sono miseramente fallite, perché sulla responsabilità degli amministratori locali ha prevalso la pressione esercitata dai cittadini elettori, che ovviamente mal digeriscono tagli e razionalizzazioni.
L'unica manovra che sta funzionando, e i risultati unanimemente riconosciuti da tutti gli organismi internazionali privati e pubblici lo dimostrano, è il patto di stabilità imposto dal ministro Tremonti, che oltre a garantire l'esito finale, prevede anche affinamenti in corso d'opera come il presente provvedimento dimostra. E vorrei partire proprio da un'affermazione finale della relazione di accompagnamento al pdl in discussione.
Il nuovo patto di stabilità regionale - si dice - rende di fatto irrilevante al di fuori del sistema regionale il mancato rispetto dei vincoli da parte di un singolo ente locale. In altri termini, la funzione di garante svolta dalla Regione elimina la possibilità di un intervento sanzionatorio da parte dello Stato rivolto a Comuni e Province dell'Emilia-Romagna.
Condivido appieno questa affermazione ed è evidente che disegna uno scenario in sintonia con l'affermarsi del federalismo fiscale, ma mi domando: ci sentiamo responsabilmente di condividere la stessa impostazione per tutto il territorio nazionale? Regioni che sforano i conti della sanità senza alcuna remora, che hanno dovuto ricostruire la contabilità delle Asl non sulle scritture contabili, perché inattendibili, ma su dichiarazioni verbali dei direttori generali possono offrire le stesse garanzie che una Regione come la nostra può offrire? Credo che ognuno di noi sappia la risposta e quindi non possiamo biasimare il Governo quando impone regole generali rigide, salvo poi prevedere casi particolari in cui riconoscere alle Regioni, di volta in volta, capacità di controllo dell'economia dei propri enti locali.
Del resto il tema è delicato perché se è vero che attualmente il debito pubblico pesa al 92% sulle amministrazioni centrali dello Stato è altrettanto vero che con le leggi Bassanini prima, e con la riforma del Titolo V della Costituzione poi, i centri di spesa maggiori sono le Regioni e gli enti locali. Infatti su una spesa primaria dello Stato di 456 miliardi di euro (dato del 2009), la spesa per le attività dirette delle amministrazioni centrali ammonta a 144 miliardi di euro, cioè il 32% della spesa primaria, mentre quella delle Regioni ammonta a 180 miliardi di euro e quella di Comuni e Province a 132. Siccome per ridurre il debito bisogna ridurre fino ad annullare il deficit è evidente che bisogna agire là dove si spende. Quindi, all'interno della cornice disegnata dal patto di stabilità nazionale ben vengano iniziative come questa, che rendono più compatibile l'impatto con le economie territoriali.
Ciò detto va però evidenziato ed enfatizzato da un lato la lungimiranza della Regione nel cogliere l'opportunità offerta dalla normativa nazionale in tema di patto di stabilità e di federalismo fiscale e dall'altro continuare a lamentare l'ingessatura dei bilanci degli enti locali.
Con questo provvedimento le possibilità di manovra del sistema degli enti territoriali della nostra regione aumentano e consentono loro di dare maggiori risposte, mantenendo comunque nel complesso il necessario rigore dei conti pubblici.
Tra l'altro vorrei fosse chiaro a tutti che un provvedimento di questo tipo, in perfetto stile federalista, permette di trattenere sul territorio regionale risorse che altrimenti, come già avvenuto in passato, tornano allo Stato, che magari le usa per risanare deficit di qualche Regione o qualche Comune tutt'altro che virtuoso. Infatti, in una regione come la nostra, dove il rispetto del patto di stabilità non è una variabile, ma è un impegno preciso ed attuato, chi rispetta il patto - Comuni, Province, Regione - lo fa con un certo margine di sicurezza e quindi, di fatto, rinuncia a più di quanto dovrebbe. È noto a tutti che il nostro patto di stabilità regionale lo scorso esercizio è stato rispettato con un saldo positivo di 200 milioni di euro e allo stesso modo, seppure con proporzioni minori, hanno fatto Comuni e Province della nostra regione. In futuro verranno razionalizzati al meglio tutti questi saldi positivi, rimettendo all'amministrazione centrale il meno possibile, con indubbio vantaggio per il nostro territorio regionale.
All'interno di un giudizio positivo sull'impianto della legge, si devono però segnalare alcune possibili criticità. In primo luogo, siccome le risorse disponibili saranno comunque risorse limitate, il peso della Regione nel determinare vantaggi e svantaggi per i vari enti locali, seppure mitigato dall'accordo con il CAL, non sarà secondario e, tenendo conto che anche in Emilia-Romagna il panorama politico delle varie amministrazioni locali sta cambiando, il rischio di usare strumentalmente le opportunità che la legge prevede è un rischio reale e va evitato.
Il meccanismo ipotizzato, che si basa sul monitoraggio di tutti gli obiettivi assegnati ai vari enti locali e sulle successive compensazioni orizzontali e verticali è complesso e prevede il concorso di molti soggetti, tutti determinanti per il raggiungimento del risultato finale.
A dimostrazione poi che tra le belle intenzioni e la realtà spesso bisogna mediare, anche in questo pdl è prevista una disciplina transitoria per arrivare al saldo di pura competenza, così come anche nella civile Emilia-Romagna sono state previste sanzioni ed incentivi per governare gli impegni.
Comunque, per chi come me ha da sempre a cuore il ruolo fondamentale che le Regioni già hanno nell'architettura istituzionale dello Stato e che sempre più dovranno avere ed affermare all'esterno, un provvedimento come questo che nel rispetto delle normative nazionali dà importanza all'attività della Regione nel monitorare, compensare e attribuire possibilità economiche aggiuntive agli enti locali del proprio territorio facendosi garante nei confronti dello Stato non può che essere accolto con atteggiamento positivo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
È aperta la discussione generale sul progetto di legge in esame.
Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Non era mia intenzione rompere il ghiaccio, mi sarebbe piaciuto sentire qualche argomentazione in più. Intervengo dopo avere ascoltato entrambe le relazioni e non so se esprimere maggiore apprezzamento alla ricca argomentazione offerta dalla relazione del consigliere Vecchi, piuttosto che anche da quella del consigliere Lombardi.
Concordo con lui che in questa Regione si cerca di evitare le logiche diciamo discrezionali, che a volte assumono il sapore della clientela, laddove questo Governo non concorda con il sistema della Conferenza unificata Regioni ed enti locali e decide, ripeto, in maniera appunto discrezionale, come affrontare il tema complesso della crisi che affligge, anche per via di politiche che si aggiungono a quelle europee, politiche di questo Governo, difficoltà al sistema appunto delle autonomie locali e di conseguenza, e questa è una delle centralità della legge, sugli aspetti che riguardano le politiche degli investimenti un effetto assolutamente negativo come indotto alle economie degli interi territori.
Credo che questa proposta di legge nel combinato disposto, ripeto, delle politiche che ahimè non aiutano ad affrontare in maniera strutturale, con logiche anticicliche, la crisi che stiamo affrontando, sono le politiche di questa Europa che tende sempre di più a profilarsi e ad emergere come unità finanziaria ed economica meno legata da un imperativo politico e da una dimensione sociale, politiche che tendono a scaricare appunto sul basso, comprimendo la spesa sociale degli Stati membri, che di conseguenza aggiungono con rivalsa nei confronti degli enti locali ulteriori provvedimenti, in questo combinato disposto negativo da tutti i punti di vista credo che la Regione rilanci una propria idea alternativa e solidale per affrontare questo tipo di situazione, questo tipo di emergenza.
C'è uno spirito dietro a questa norma nella quale riconosco l'Emilia-Romagna non in nome di un sentimentalismo un po' rètro, ma in nome invece appunto di una ricerca mai perduta per utilizzare gli strumenti che sono a disposizione per rilanciare un'idea di comunità regionale, per affrontare tutti insieme la sfida dell'uguaglianza, perché anche su questo tipo di terreno la si può rilanciare in questi termini: affrontando e facendosi carico insieme delle difficoltà, senza lasciare solo nessuno.
Qui chiaramente i soggetti fruitori della norma sono il nostro sistema degli enti locali, ma a maggior ragione, essendo gli enti locali diciamo la realtà istituzionale più prossima ai cittadini, questo intervento serve appunto a stabilire una relazione di vicinanza tra le diverse comunità locali del nostro territorio regionale.
È una sfida e viene assunta con la consapevolezza che si tratta qui di aprire una nuova frontiera di interventi, utilizzando - a nostro vantaggio, questo è evidente - le norme contenute sia nella 133, sia nella legge 42, il decreto delega sul federalismo fiscale, il quale ha un impianto che stride enormemente con i contenuti dei primi provvedimenti attuativi che questo Governo ha assunto, dove la logica più che quella di valorizzazione delle autonomie locali appare quella appunto vecchia e forse ottocentesca del dividi et impera. Assume un ruolo maggiore la distanza dai livelli territoriali di arbitro totale ed assoluto, che è il ruolo centralista che si sta assumendo appunto il Governo nazionale e lontano da una logica di rapporto stretto con i bisogni reali delle donne e degli uomini in carne e ossa, decido a chi do e a chi tolgo e decido io quale deve essere il livello di qualità e di benessere di un sistema che parte sperequato, indubbiamente sperequato e squilibrato, ma che in aggiunta ahimè con questi provvedimenti è destinato ad esasperare il livello di disuguaglianza scatenando vere e proprie competizioni e guerre tra poveri e tra i diversi livelli dello Stato.
Questa è una scelta dal mio punto di vista miope se non altro, quindi di basso profilo, ma anche legata appunto a una visione delle relazioni con il potere dalle quali prendo assolutamente la distanza.
C'è il rischio che si recuperi in questo modo, lo lanciava il consigliere Lombardi, una sorta... si sostituisca al centralismo nazionale una sorta di centralismo regionale? Non credo, proprio perché l'esperienza che in questi anni si è maturata nella relazione tra il Governo e il sistema delle Regioni e delle autonomie locali ci insegna come non fare: io prendo quel modello e faccio altro. Questa legge valorizza il sistema della collegialità, dell'orizzontalità della relazione, dà un ruolo al Consiglio delle Autonomie locali che, ricordo, non è il frutto di una volontà regionale, ma il Consiglio delle Autonomie locali è una realtà prevista dalla Costituzione, che noi abbiamo attuato con il nostro Statuto recentemente, appunto un paio di anni fa, ma che in questa Regione assumerà un ruolo di rilievo sempre maggiore in una logica che è quella della partecipazione vera, anche accettando di cedere spazi di sovranità decisionali attraverso lo strumento della relazione, del confronto, dell'ascolto reciproco.
Quando il momento è duro come questo, quando è necessario lavorare perché ci sia una dimensione allargata di responsabilità reciproche, ci vuole un metodo che sia coerente al tipo di obiettivo che si vuole raggiungere. Noi vogliamo raggiungere degli obiettivi che sono quelli tutti impostati su un'idea compiuta di solidarietà, una rivisitazione del concetto di coesione sociale attraverso, ripeto, qualche contenuto in più proprio sul terreno dei principi fondativi e un'idea di comunità regionale, come quella alla quale credo che la maggioranza di questa Regione si debba riconoscere. Quindi una sfida nei confronti del sistema per quello che è e per il tipo di organizzazione e di potere che questo sistema si è dato. La Regione Emilia-Romagna è la prima che decide di sperimentare fino in fondo i compiti che potenzialmente può svolgere attraverso le competenze che le sono riconosciute dalla Costituzione e da una serie di norme dello Stato e di farlo, appunto, con la consapevolezza che non serve solo difendere questo sistema da un abuso di potere da parte del Governo nazionale che sistematicamente lavora sull'abbandono e sulla divisione del sistema, ma serve anche la nostra responsabilità perché non siamo solo rivolti all'esterno, ma perché rivolgendosi all'interno del nostro sistema cresca una capacità di fare insieme che ci permette appunto di acquisire, dal mio punto di vista, una visione anche più umana del fare politica, altrimenti ognuno da solo finisce per fare il ragioniere - perché questo è - rinunciando alla possibilità appunto di lavorare per mettere a disposizione del sistema tutto quell'entusiasmo progettuale che ha caratterizzato il sistema Emilia-Romagna nel corso degli anni e che credo vada recuperato.
Ci sarà un voto favorevole della Federazione della sinistra a questo testo di legge perché noi leggiamo in questo un modo anche di fare dal livello istituzionale un pezzo in più di costruzione dell'opposizione alle politiche di questo Governo e di questa destra che in questo Paese riteniamo continui a produrre dei danni e di cui auspichiamo di conseguenza appunto una fine, spero ingloriosa, e abbastanza rapida.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Anch'io per dire che con questo provvedimento, con il patto di stabilità territoriale della Regione Emilia-Romagna, intendiamo assumerci la responsabilità di mettere in campo un sistema di governo complessivo della finanza pubblica territoriale, è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, siamo la prima Regione in Italia che sulla base di una nostra modalità, che noi qui ostinatamente e pervicacemente continuiamo a praticare, e la modalità è quella della concertazione, insieme al sistema degli enti locali che compongono la buona amministrazione di questo territorio della regione Emilia-Romagna abbiamo messo in campo un provvedimento a mio avviso autenticamente federalista.
Noi non vogliamo, lo dico senza polemica, che il Governo nazionale sieda nei banchi dei Consigli comunali, dei Consigli provinciali. No, noi vogliamo che ovviamente il Governo fissi, debba, possa fissare gli obiettivi, la cornice, il perimetro generale, ma all'interno del quale poi ogni territorio faccia la propria parte e si assuma la propria responsabilità di governo. È in questo segno che noi decliniamo la nostra proposta di federalismo, di federalismo solidale, di federalismo della responsabilità e quindi saluto con piacere oggi, anche a nome dei colleghi del gruppo del Partito democratico, un provvedimento che dà ossigeno, dà concretezza, dà respiro ai tanti Comuni, alle Province, al sistema complessivo regionale che da questo provvedimento trarrà sicuramente un rilancio e una spinta per resistere, resistere alla calamità nazionale che ovviamente non posso esimermi dal dipingere come calamità la manovra di tagli che il Governo, questo Governo, ci ha proposto.
Sono quindi contento e sono particolarmente contento dell'intervento del collega Lombardi, che si è dimostrato onesto e lungimirante nell'ammettere e nel sottolineare le tante positività e le risposte alle aspettative concrete che questo provvedimento mette in campo.
Un ringraziamento quindi alla vicepresidente Simonetta Saleria, al presidente Errani, a quelli che hanno sostenuto da sempre questo provvedimento e ne hanno anche trovato le more tecniche per poterlo portare, questo sì, io dico questo sì, ad un esempio anche di livello nazionale per quello che riguarda anche i provvedimenti analoghi che si potranno, se si vorrà, adottare nelle altre Regioni italiane. L'Emilia-Romagna è capofila, come sempre, di una iniziativa legislativa meritevole, meritoria, che ha come unico scopo il servizio alle proprie comunità e di questo dobbiamo essere tutti soddisfatti questa mattina.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di parlare il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Mi pare che al di là di alcune affermazioni che ho sentito un po' strumentali e decisamente demagogiche da parte di chi mi ha preceduto, il documento che noi ci apprestiamo a votare questa mattina ci consente di fare alcune riflessioni.
La prima riflessione è che questo Paese, pur in una situazione di grande turbolenza economica internazionale e di instabilità finanziaria, è un Paese che ha retto i suoi conti pubblici grazie ad un controllo ferreo da parte del ministro dell'Economia e a un rigore nell'adempiere proprio a quei principi che sono contenuti nei documenti che gli Stati membri hanno firmato, sottoscrivendo il patto di stabilità e di crescita europeo.
Ora, ho sentito alcune affermazioni che mi lasciano un po' perplesso, nel senso che capisco naturalmente la necessità della propaganda politica, ma mi pare fuor di dubbio che questo documento discende da una iniziativa del Governo nazionale che apre una stagione, nei fatti, di federalismo, che trova applicazione proprio in iniziative legislative volute dal Governo di centrodestra. Perché il controllo rigido del patto di stabilità che ha consentito alcuni risultati importanti, pur in un Paese dove la calamità - per rispondere al collega Monari - del debito pubblico è una calamità che viene da lontano e che viene anche in larga misura da stagioni nelle quali una certa facilità della spesa pubblica ha prodotto quello che oggi è il fardello, è il gravame più importante che noi portiamo appresso e che si porteranno appresso anche le generazioni future di questo Paese. Pur tuttavia, davanti a questa calamità, che non ha certamente creato il Governo Berlusconi, anzi, che il Governo Berlusconi ha mitigato, così come tutti gli indicatori internazionali, pur in una condizione oggettiva di difficoltà, ci dicono, recentemente anche nel Consiglio dei ministri dell'Economia europei si è sottolineato che questo controllo è stato un controllo virtuoso.
Bene, il Governo ha giustamente dato la possibilità, secondo una direttiva, una filosofia federalista, agli enti locali di mitigare in qualche modo, laddove è possibile, l'effetto del controllo rigido del patto di stabilità sugli enti locali e non si tratta altro che, esattamente, di questo e questa è una possibilità che è stata offerta alle Regioni esattamente da leggi presentate dal Governo nazionale, come ha già ricordato il collega Lombardi.
Questo credo che sia un aspetto molto positivo, che mette anche un po' di ordine, perché come giustamente è stato ricordato vi sono Regioni per le quali è possibile, ad esempio, avere un quadro oggettivo della spesa (parliamo, ad esempio, di spesa sanitaria), per altre Regioni questo non è possibile perché non ci sono i libri contabili, perché non c'è stato un controllo rigoroso della spesa sanitaria. Quindi, perché non consentire a quelle Regioni che hanno possibilità di manovra nei propri bilanci, perché hanno adottato quelle misure che controllano in qualche modo la spesa, di intervenire? Poi potremmo discutere su questo, perché in questa Regione, che presenta un disavanzo sanitario apprezzabile, ma non certamente una voragine, a mio modo di vedere se discutessimo esattamente di questo vedremmo quanta polvere c'è sotto i tappeti e, insomma, sollevando il lembo di qualche tappeto potremmo trovare quanto abbiamo visto a Forlì-Cesena, ma anche in qualche altra realtà la polvere potrebbe venire fuori. Bene, allora, questa è esattamente un'impostazione federalista che è stata data dal Governo nazionale con la legge 5 del 2009 e con la legge 2 del 2010 e che consente oggi a questa Regione di adottare questa misura. Si tratta semplicemente di questo, quindi, insomma, mi sembrano fuori luogo alcune affermazioni che sono state fatte qui dentro.
Noi apprezziamo certamente questo sforzo, noi abbiamo una visione non ideologica di quello che ci viene sottoposto in quest'Aula, abbiamo una visione pragmatica e soprattutto siamo naturalmente favorevolmente impressionati dal fatto che si sia aperta, e che oggi abbia anche un qualche rilievo di concretezza, una stagione federalista che vede quest'Aula comunque applicarsi rispetto a quello che è l'ambito legislativo che ci ha consentito il Governo di centrodestra.
Pur tuttavia, apprezzando questo sforzo, una qualche criticità noi la intravvediamo, perché ormai noi frequentiamo quest'Aula, ahimè, da molto tempo e sappiamo con chi abbiamo a che fare, quindi credo che uno degli aspetti che vada attentamente valutato è questo: non vorremmo che si sostituisse un atteggiamento dirigista, neocentralista regionale quando si apre una stagione federalista che, a nostro modo di vedere, dovrebbe dare soddisfazione a quelle Regioni che si ritengono, dal punto di vista del controllo della spesa pubblica, Regioni virtuose.
Dico questo perché credo che sia necessario, nei sistemi di verifica, di controllo e anche nei sistemi autorizzativi rispetto a quegli enti locali che abbiano necessità di investimento o, comunque, che possono essere accompagnati in un percorso - tra virgolette - di “sforamento” del patto di stabilità locale, che non vi sia un'eccessiva presenza della Regione, che assume un atteggiamento dirigista. Siccome questo tipo di filosofia è una filosofia politico-amministrativa che, al di là dei tavoli, delle discussioni, dei dibattiti, eccetera, eccetera, presuppone che alla fine ci sia un interlocutore che decide per tutti, ecco, qui noi vediamo una certa possibile criticità, che ci auguriamo possa essere anche in qualche modo superata, visto che vi sono anche emendamenti che vanno in questa direzione.
Quindi, noi vediamo con favore questa prima iniziativa legislativa che va a corredo della legislazione nazionale, che apre una stagione che noi da tempo auspichiamo di federalismo, che consente anche di adottare misure di riequilibrio territoriale e in questa regione ve ne è bisogno! Insomma, noi vorremmo che le scelte regionali adottassero veramente un criterio di riequilibrio territoriale e credo che con questo strumento possa essere possibile percorrere questa strada.
L'unica criticità, ritorno sull'argomento, mi pare che possa essere un'estrema autonomia della Regione nelle decisioni che sono a corredo di questo strumento, per cui, già da ora, posso annunciare che il nostro voto sarà, proprio per questi aspetti che a nostro modo di vedere possono essere aspetti poco chiari e un poco invasivi se non corretti, un voto di astensione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Non ho altri iscritti ad intervenire, per cui chiuderei la discussione generale dando la parola alla vicepresidente della Giunta Saliera.
Prego vicepresidente Saliera.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Buongiorno a tutti.
La relazione del consigliere Luciano Vecchi è stata molto esaustiva e puntuale, anche nei dettagli: Anche la relazione del consigliere Lombardi ha puntualizzato ulteriormente. In tutte e due le relazioni, dal punto di vista del giudizio politico, si è compreso assai bene il valore di questa legge e l'importanza significativa di questa legge che cosa può produrre per il futuro.
So che, qualcuno pensa che la Regione possa assumere un comportamento definito neocentralista. La Regione, al contrario, ha posto l'attenzione su questo argomento come obiettivo di legislatura fin dalla prima relazione del presidente e come obiettivo è stato accolto, anzi, a piene mani da tutti nel far sì che la Regione potesse in tempi brevi procedere con la norma sul patto di stabilità territoriale a livello regionale.
Grande aiuto, consenso da parte delle forze del sindacato, delle forze imprenditoriali, ma soprattutto c'è stato fin da subito l'elaborazione insieme alle autonomie locali. Ciò che oggi voi approvate è un testo non imposto, verticistico, ma nato dal lavoro di un gruppo che si è seduto e in questi mesi ha elaborato il testo, anche difficile dal punto di vista tecnico, ma con la grande consapevolezza politica di rendere più flessibile la modalità, di far prevalere un sistema vero di solidarietà, di cooperazione, federalista. E così è stato. Quindi anche come le stesse norme prevedono il dispiegarsi dal punto di vista operativo, il comitato interistituzionale è composto sia dalla Regione, ma nella sua maggioranza da componenti del CAL e quindi dalle autonomie locali. Insieme si decideranno punti fondamentali quali gli standard, quali i saldi, quali le priorità, quali le emergenze da tenere conto e soprattutto una grande responsabilità delle istituzioni, delle diverse istituzioni che non saranno più trattate in modo uguale e senza tener conto delle diverse differenze, delle diverse esigenze, ma loro stesse contribuiranno a definire le regole a cui si sottoporranno. Quindi, un grandissimo salto di qualità politica, di qualità tecnica, di responsabilità.
Non ho altro da aggiungere. Vi ringrazio per la collaborazione che ho avuto in questi mesi da parte di tutti voi.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
Passiamo all'esame dell'articolato.
Sono state presentate due proposte di emendamento a firma del consigliere Lombardi, che avete ovviamente avuto tra il materiale, numeri 1 e 2.
Procediamo con l'art. 1.
Discussione generale sull'art. 1. È chiusa la discussione generale.
Dichiarazioni di voto. È chiusa la dichiarazione di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 1 è approvato.
Art. 2.
Discussione generale sull'art. 2. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 2 è approvato.
Passiamo all'art. 3.
Discussione generale sull'art. 3. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 3 è approvato.
Art. 4.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 4 è approvato.
Art. 5. Su questo articolo insiste l'emendamento 1, a firma del consigliere Lombardi.
Discussione generale su articolo ed emendamento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Solo per dire che in qualità di relatore do un parere favorevole ai due emendamenti presentati dal collega Lombardi.
PRESIDENTE (Richetti): Quindi questo vale anche per il successivo.
Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Solo per illustrare sommariamente entrambi gli emendamenti perché hanno lo stesso spirito; essendo alcune competenze, che giustamente sono rimesse alla Giunta, previste dall'art. 5 e dall'art. 6, discutono anche di criteri che valgono per diversi anni o per l'approvazione di piani, mi sembrava opportuno che almeno per conoscenza questo atto ritornasse in commissione, se non altro per essere ascoltata anche la commissione e quindi per mettere a conoscenza tutti i consiglieri di questi piani.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Non ho altre richieste di intervento. È chiusa la discussione generale.
Dichiarazioni di voto congiunte su articolo ed emendamento. Non ho iscritti.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1, a firma del consigliere Lombardi.
(È approvato all'unanimità)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 5, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 5 è approvato.
Art. 6. Su questo articolo insiste l'emendamento 2, a firma del consigliere Lombardi.
Discussione generale su articolo ed emendamento.
Dichiarazioni di voto su articolo ed emendamento.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 2, a firma del consigliere Lombardi.
(È approvato all'unanimità)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 6, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 6 è approvato.
Art. 7.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 7 è approvato.
Art. 8.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 8 è approvato.
Art. 9.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 9 è approvato.
Art. 10.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 10 è approvato.
Art. 11.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 11 è approvato.
Art. 12.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 12 è approvato.
Art. 13.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 13.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 13 è approvato.
Art. 14.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 14 è approvato.
Art. 15.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 15.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 15 è approvato.
Art. 16.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 16.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'art. 16 è approvato.
Abbiamo esaurito l'esame dell'articolato, apriamo le dichiarazioni di voto sull'intero progetto di legge.
Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente.
Per ribadire, nel riconfermare il voto di astensione, alcuni concetti relativi al pdl. Intanto, come noi magari ogni tanto sbagliando ci riconosciamo la bontà di un provvedimento di questa Giunta, potrebbe accadere anche che da parte della sinistra, a volte sbagliando, si riconoscesse che quello stiamo facendo oggi è dovuto ad un provvedimento del Governo, che evidentemente all'interno della normativa sul patto di stabilità prevede anche la possibilità di, in qualche modo, lenire gli effetti, naturalmente calibrando, come è già stato detto in discussione generale, fra Regioni virtuose che possono essere affidabili e altre che è meglio tenere sotto controllo. Un atteggiamento di questo tipo magari contribuirebbe, su argomenti come questi, a creare un clima più positivo, clima di cui il Paese certamente ha bisogno.
E poi nel merito della questione, assessore mi riferisco al suo intervento, nessuno mette in dubbio il fatto che questa sia una legge nata da una concertazione con tutti gli enti locali e che probabilmente gli enti locali sono molto contenti, auspicavano e collaboreranno in pieno con questa legge; il timore che noi abbiamo, ovviamente dal nostro punto di vista e che ci ha portato ad avere questo atteggiamento di astensione, è che potenzialmente, al di là di tutte le buone intenzioni, un'attività, come dire, centralista della Regione ci potrebbe essere, perché decide in determinati gangli importanti l'andamento di questa normativa. Magari non sarà così, la Regione Emilia-Romagna riuscirà ad uscire da questa eventualità, ma ci permetta di avere questo dubbio ed è quello che praticamente ci ha portato a questo voto di astensione. Del resto gli emendamenti che abbiamo proposto e che sono stati approvati servivano per limitare quanto più possibile questa possibilità.
Quindi, non è in discussione la condivisione fra gli enti locali di questa legge, ma è in discussione, e ce lo consenta, la sua applicazione, che potrebbe anche avere delle distorsioni che ovviamente noi non auspichiamo.
Per questo ribadisco il nostro voto di astensione sul provvedimento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Purtroppo per un incidente di percorso non ho potuto fare l'intervento centrale, tuttavia noi, proprio per le ragioni che ha elencato il collega Lombardi in questo momento, voteremo contro.
Sicuramente l'interesse per la varietà dei temi trattati, benché l'abbiamo fatto notare anche altre volte, sia spesso manchevole di sintesi, ed ecceda anzi con l'insistere di critica al Governo nazionale, così quasi a beneficio di un auditorium militante che non per un'Assemblea elettiva come la nostra.
Con grande sicurezza nel sito internet regionale questo atto viene presentato come una perfetta traduzione del programma elettorale della maggioranza, ma rispetto agli anni scorsi è stata fatta piazza pulita di talune illustrazioni di spesa da noi fortemente contestate, per dare campo libero rassicurazioni verbali di ogni sorta. La disoccupazione giovanile se ne è dimenticata, acuita dal fatto di essere disoccupazione intellettuale in un Paese difficile come il nostro poco ricettivo da noi rispetto a ieri, ma l'attività produttiva, manifatturiera, insomma l'artigiana rispetto alla stessa ricerca, alla sperimentazione e all'innovazione. Di sicuro il cosiddetto '68 ci ha dato una tale saturazione professionale ad oggi, tanto per esemplificare abbiamo uno smisurato corpo docente universitario che ha ridotto agli atenei dei diplomifici, più buoni a dare permanenza a migliaia e migliaia di cattedre che come sbocchi occupazionali, eccetera.
Al di là di questo, le leggi finanziarie dimostrano come sia ben difficile governare uno Stato in un'azione problematica come la nostra e non dobbiamo sottovalutare il clima di tensione che si è creato già solo per questo fatto.
Per capire la gravità della situazione in cui siamo faccio mio quanto ha detto a suo tempo il nostro capogruppo della Camera, onorevole Reguzzoni, che ha difeso l'entità dei tagli con testuali parole: “Per non fare la fine della Grecia, 17 miliardi di riduzione della spesa pubblica e 8 di recupero evasioni preventivate”, quando in Francia e in Germania si è ben più drastici con leggi ora da 100 e ora da 180 miliardi di sforbiciate.
In ogni modo il nostro Governo non ha certo impedito alla Giunta Errani di ricavare la sua autonomia d'azione, il trattato del patto di stabilità territoriale che ci viene sottoposto.
Il collega Lombardi, relatore di minoranza alla proposta di legge, ha fatto ben presente come si tratti di un meccanismo buono per l'Emilia, ma non per altre realtà, anzitutto meridionali, perché presume rapporti fiduciari tra enti locali, Regioni del sud e non si terrebbero.
La Lega Nord non è contraria a questo tipo di patto nostrano, ma chiede alla Giunta di non eccedere alle garanzie solidaristiche e perequative per qualche ente pasticcione, che pare esista qui da noi, e si spera scompaia questo malcostume come d'uso di contributi in conto capitale per spese correnti da parte di qualche Comune.
Rivendichiamo il merito del Governo di aver introdotto il tema del federalismo demaniale, dopo cinquant'anni ha permesso finalmente di rendere disponibili beni statali inutilizzati e suscettibili di valorizzazione. Quest'anno è stata fatta censura al costo di progetti per nomadi, detenuti e clandestini, cumulatesi nella legislatura passata e quella presente, ma vi sono episodi di demagogia senza fine e di illogicità che potrà essere pagata cara, non ultimo l'imminente ambulatorio gratis per stranieri a Bologna per dar loro assistenza sanitaria secondo le terapie dei loro paesi, con tanto di esperti mediatori che fanno optare o meno per la medicina occidentale o magari per quella che sia non si sa da dove. Signori miei, ci dite il costo e il fine di questa operazione? Come si concilia questa pretesa di sanità d'avanguardia planetaria con i recenti rialzi tariffari anche retroattivi per i non autosufficienti da parte delle IPA? E come si concilia con la messa a pagamento delle punture epidurali per le partorienti, alla faccia del vanto menato da anni per gli ospedali senza dolore.
Nella legge si predica bene, si è fatto onore con teoria e dottrina, ma nel Piano sociosanitario la razionalità va spesso a rotoli, c'è un dato rilevante di contraddizioni esplodenti ed è sempre maggiore la quota di famiglie emiliano-romagnole pessimiste per il proprio futuro, come appurato dall'ISTAT.
Nel documento di politica economica nulla si dice sulle ricchissime rimesse degli extracomunitari ai loro paesi, miliardi e miliardi di euro, vero sperone dell'emigrazione.
Sempre in tema di paradossi assistenziali con i soldi di Pantalone padano noto insistenza sul contrasto del razzismo avendovi scorto facilitazioni o denunce delle presunte discriminazioni che paiono trasformare gli sportelli informativi regionali delle nuove procure, il che dà da pensare che come ancora gli appositi corsi per la sicurezza nei cantieri solo per extracomunitari. Più coerenza dunque.
Reclamo invece che sia promosso il diritto per l'infanzia: cosa aspetta la Giunta Errani a proclamare di essere contraria all'adozione di minori a beneficio di coppie omosessuali? E i cosiddetti cattolici del PD come la penseranno in merito?
Ecco, per queste ragioni ed altre, il tempo è finito, purtroppo e noi voteremo contro.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Solo per ringraziare tutti i colleghi del contributo al dibattito che abbiamo avuto su un provvedimento che evidentemente consideriamo di importanza strategica e che...
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Richetti): Chiedo scusa, un attimo, consigliere, perché il brusio è eccessivo anche per me, quindi se possiamo rimettere il livello di attenzione su una soglia accettabile.
Prego, consigliere Vecchi.
VECCHI Luciano: Grazie, presidente.
Voglio dire che quello che approviamo oggi è un provvedimento strategico che non solo può far fare un salto di qualità alla governance territoriale nella nostra regione coinvolgendo non soltanto l'ente Regione, ma anche tutto il sistema degli enti locali; in questo provvedimento non è insita una logica centralistica, bensì di concertazione. In secondo luogo credo che dobbiamo, nell'approvare questo provvedimento, anche fare una raccomandazione rivolta a Roma, al Governo nazionale, perché non c'è dubbio che se l'emendamento proposto all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni, e non accolto sinora dal Governo nazionale, non troverà nel “Milleproroghe” o in altro provvedimento accoglienza, non tutte le potenzialità che sono previste in questo atto potranno essere dispiegate.
Formulo quindi un invito ai colleghi di tutte le parti politiche, se ritengono, come hanno detto, che un atto di questo tipo in questa Regione abbia un forte contenuto positivo, federalista e immagini anche un sistema di diversificazione e di flessibilità della legislazione nazionale nei confronti della gestione di patti di stabilità territoriali a livello regionale. Credo che ognuno si debba prendere l'impegno per fare in modo che si possa trovare piena rispondenza agli obiettivi della nostra legge regionale anche nelle decisioni del Governo nazionale.
Sottolineo un punto. In questa legge si prevede un bacino unico e quindi la Regione si fa garante nei confronti del ministero dell'Economia e delle Finanze per l'insieme del sistema territoriale. Questo non è ancora stato accolto da una normativa nazionale ed è evidente che è un punto qualificante ed essenziale, ed è opinione dell'insieme dei presidenti di Regione che dovrebbe esservi questa possibilità.
Infine, per quanto riguarda discriminazioni, rispondo amichevolmente al collega Lombardi. Badate bene, il meccanismo nazionale che era già previsto nel 2009 e nel 2010, e che permetteva alle Regioni di intervenire nel pagamento delle spese in conto capitale degli enti locali ha trovato applicazione in questa Regione, dove nel 2009 e nel 2010 si è data soddisfazione a tutte le domande presentate da tutti gli enti locali, a prescindere da quale fosse il loro colore politico. Diciamo che il vero problema è stato che alcuni enti locali non hanno potuto presentare la richiesta di aiuto alla Regione perché la normativa nazionale non lo permetteva, stabilendo essa parametri che non coincidono esattamente con quelli che invece prevediamo in questo progetto di legge, che sono molto più consoni alla nostra specifica realtà regionale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Vecchi.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire per dichiarazione di voto, si proceda alla votazione dell'intero testo di legge, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
38
Assenti
12
Favorevoli
28
Contrari
2
Astenuti
8
PRESIDENTE (Richetti): Proclamo approvata la legge riguardante "Patto di Stabilità Territoriale della Regione Emilia-Romagna".
OGGETTO 827
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Monari, Sconciaforni, Naldi, Mandini, Barbati, Mazzotti, Noè, Lombardi, Pollastri, Manfredini e Cevenini: «Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995 n. 42 “Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale”» (Testo base) (8) (Relazione e discussione)
OGGETTO 494
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi: «Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995, n. 42 “Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale”»
(Abbinato)
PRESIDENTE (Richetti): Si è proceduto alla costruzione del testo base, licenziato dalla Commissione Bilancio Affari Generali e Istituzionali nella seduta del 14 dicembre 2010 con il seguente titolo: “Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995, n. 42 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale)”.
Il testo di legge si compone di 7 articoli.
Relatore della Commissione è il consigliere Mario Mazzotti.
La parola al consigliere Mazzotti.
MAZZOTTI, relatore: Signor presidente, il pdl che è oggi in discussione, e che è sottoscritto dai gruppi assembleari oltre che della maggioranza anche dal PdL, dalla Lega e dall'UdC, è un provvedimento che si pone l'obiettivo, da una parte di applicare la normativa nazionale in materia di trattamento indennitario, e dall'altra parte di regolare questa applicazione in chiave, come si dice, emiliano-romagnola.
Do lettura della relazione che ha accompagnato il progetto di legge, riservandomi poi successivamente, nel corso del dibattito, anche rispetto agli eventuali interventi che si svolgeranno, di integrarle e di intervenire nel merito.
Con il presente progetto di legge s'intende intervenire sul trattamento economico dei consiglieri regionali mediante una riduzione del 10% dell'indennità di carica e di funzione. Viene inoltre abrogato l'istituto dell'assegno vitalizio per gli ex consiglieri a partire dalla decima legislatura.
Il progetto di legge precisa al riguardo che per i consiglieri che dovessero essere rieletti nella decima legislatura e nelle legislature successive, tale periodo di esercizio del mandato non produce alcun ulteriore effetto giuridico ed economico rispetto a quanto già maturato. Con questa previsione la Regione Emilia-Romagna si pone all'avanguardia rispetto alle altre Regioni e allo stesso Parlamento nazionale.
Il riconoscimento dell'indennità di carica dei consiglieri regionali risulta obbligatorio. La legge 10 febbraio 1953, n. 62, cosiddetta legge Scelba “Costituzione e funzionamento degli organi regionali” all'art. 17 prevede che ai consiglieri regionali per i giorni di seduta sia corrisposta un'indennità di presenza fissata con legge regionale. La Corte Costituzionale, con sentenza 24 del 1968, ha dichiarato che la corresponsione di un'indennità ai membri del Parlamento e ai componenti dei Consigli regionali risponde al principio di uguaglianza di cui all'art. 3, comma 2, della Costituzione, argomentando che in un regime democratico il legislatore ha l'obbligo di porre in essere tutte le condizioni indispensabili a garantire anche ai non abbienti l'accesso alle cariche pubbliche e il relativo esercizio delle funzioni.
L'obbligatorietà dell'indennità dei consiglieri regionali vale altresì a garantire il principio di libero esercizio del mandato, da un lato assicurando l'indipendenza degli eletti e dall'altro consentendo l'esercizio delle loro funzioni in modo continuativo e professionale. Sotto questo ultimo profilo, la previsione di cui all'art. 69 della Costituzione, per cui i membri del Parlamento ricevono un'indennità stabilita dalla legge, può ritenersi analogicamente applicabile ai consiglieri regionali.
Per quanto riguarda i limiti delle indennità dei consiglieri, l'art. 3 del decreto legge 25 gennaio 2010, n. 21 “Interventi urgenti concernenti enti locali e Regioni”, pone come limite massimo all'importo complessivo degli emolumenti utilità percepite a qualunque titolo dai consiglieri regionali l'indennità massima spettante ai parlamentari.
L'art. 6 del D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito con la legge 122 del 2010 prevede, a partire dal 2011, la destinazione di una quota pari al 10% dei trasferimenti erariali della legge 59 del '97 per quelle Regioni che tra l'altro abbiamo attuato le disposizioni relative al limite massimo all'importo degli emolumenti. La Regione Emilia-Romagna si è sempre posta al di sotto di tale limite e con l'intervento in oggetto si propone di ridurre ulteriormente tale emolumenti.
La vigente legge regionale 14 aprile 1995 prevede che l'indennità mensile di carica di consigliere regionale sia pari al 65% della corrispondente indennità percepita dai componenti della Camera dei Deputati. La proposta di legge riduce del 10% tale indennità, oltre a ridurre le analoghe percentuali di indennità di funzione.
Il progetto di legge inoltre abroga l'istituto dell'assegno vitalizio, attualmente corrisposto agli ex consiglieri dal compimento del sessantesimo anno di età. La soppressione opera dalla decima legislatura e il progetto di legge su questo primo punto contempora la risposta all'istanza dei cittadini di rigore nell'uso dei soldi pubblici, con la necessità del rispetto dei diritti già acquisiti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mazzotti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Annuncio già, per dare modo alla Presidenza di prepararsi, che chiederò sugli emendamenti che insisteranno su questo progetto di legge, sul progetto di legge come votazione generale e sui singoli articoli, il voto palese elettronico ai sensi del nostro Regolamento.
Appena insediati nel Consiglio regionale, come Movimento 5 Stelle abbiamo depositato una proposta di legge che chiedeva l'eliminazione dei vitalizi, la decurtazione del 50% dell'indennità mensile lorda e la riduzione delle cariche che disponevano dell'indennità di funzione. Abbiamo chiesto che, come accade nelle aziende, i rimborsi per le spese sostenute avvenissero a piè di lista e non in maniera forfettaria.
Ci sembravano delle richieste normali, di buon senso, abbiamo ricevuto una marea, non dico di insulti, ma dico di offese, tacciandoci di demagoia e qualunquismo, e devo dire effettivamente sentirsi dare dei demagoghi e dei qualunquisti da politici che vivono sulla demagogia, perché ciò che fa la politica oggi in questo Paese è lisciare il pelo agli elettori, ciascuno ai propri in tutti i modi, è sicuramente irritante.
Il nostro intento era quello di dare un forte segnale della volontà della politica regionale di gravare sempre meno nell'esercizio delle proprie funzioni sulla collettività, restituire quindi, perché ne abbiamo persa parecchia, credibilità e fiducia al nostro lavoro, dimostrando ai cittadini che la politica è un servizio e non è un mestiere. Ovviamente tutti si indignano quando si mette in discussione questo punto, ma lo ritengo ipocrita. Abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ciò che accade nella politica: cambi di casacca, la Magistratura sempre più attiva nel perseguire i politici, c'è qualcosa che non va.
Allora, visto che non bisogna generalizzare e che non sono tutte uguali le persone che fanno politica, diamo un segnale. Era anche questo lo spirito, non era uno spirito inquisitorio.
Abbiamo ricevuto una risposta dal Partito democratico da un punto di vista politico, hanno aperto un dibattito, una commissione per delle valutazioni tecniche che a nostro avviso non necessitavano di una commissione, ma ognuno si organizza come meglio crede. Sono passati diversi mesi, le risposte dovevano arrivare a settembre, sono arrivate più tardi, recentemente, va comunque bene. Questo però ha ridotto la discussione possibile in commissione perché ovviamente c'è un sottile ricatto, sicuramente in buona fede: se non la portiamo in Consiglio immediatamente i tagli non potranno partire dal 2011. E quindi noi ci stiamo perché, pur non condividendo la proposta arrivata dal PD, meglio che niente, alcuni tagli, se ci sono, facciamoli partire da subito, però, chiaramente, abbiamo notato come il ritardo nella presentazione di questa proposta di legge, che per noi da parte nostra è arrivata pochi giorni dopo l'insediamento, questo ritardo ha svilito e impedito il dibattito in commissione.
Devo anche dire che purtroppo il nostro progetto di legge, depositato ben prima, con un numero notevole di articoli, è stato polverizzato e penso che ci sia stata poca sensibilità istituzionale perché ciò si poteva evitare, quindi il nostro progetto di legge, di fatto, non esiste più perché non previsto come testo base.
Ci siamo quindi presi la premura di ripresentare gli emendamenti qua in Consiglio, ma sono alla portata e alla conoscenza di tutti essendo in sostanza gli stessi articoli che noi presentammo nella nostra proposta di legge e, aggiungo o almeno esprimo un auspicio, una speranza, che su ogni singolo emendamento, al di là di quelli che possono essere politicamente condivisibili o meno, ci sia una discussione oggettiva e spero magari che qualcuno venga fatto passare. So che per altri, pur ritenendone la legittimità scontata, di buon senso, in questa sede non c'è uno spazio politico per farli approvare, e parliamo di spazio politico. Spero, come non sempre accade, che la discussione possa essere neutra e non ideologica.
Ringrazio il capogruppo del PD, Monari, che ha riconosciuto a mezzo stampa una parte almeno dei meriti al Movimento 5 Stelle, di aver sollevato la questione e di averla portata all'attenzione, con forza, della politica, alcune proposte sono anche state recepite, poi potranno essere migliorate ma, comunque, nella sostanza sono state percepite. Penso, ad esempio, ai rimborsi a piè di lista, come accade in tutte le aziende del mondo e per tutte le persone che lavorano.
Ho letto anche gli emendamenti dell'Italia dei Valori, che voterò, come, ripeto, e lo voglio chiarire in maniera trasparente che voterò tutte le proposte del Partito democratico, pur non condividendole appieno, riceveranno tutte il mio voto, ci mancherebbe, perché comunque la direzione è quella giusta: iniziamo a interrogarci sui costi della politica, che non sono sicuramente solo i vitalizi e gli stipendi dei consiglieri regionali, ma sono sicuramente una parte, e anche sui benefit, sui privilegi.
Ecco, quando sento parlare di diritti, “non possiamo toccare i diritti acquisiti”, dobbiamo metterci d'accordo, dobbiamo capire se vitalizi e stipendi di questa entità sono diritti o privilegi. Penso che in maniera indiscutibile abbiano lo status di privilegi per un solo e semplice motivo: quale categoria di lavoratori in Italia ha il privilegio di poter definire la propria pensione, entità e modalità, e il proprio stipendio. Nessuna. Già per questo siamo dei privilegiati, i consiglieri che oggi ne usufruiscono all'epoca hanno avuto la possibilità di stabilirsi entità e regole della propria indennità differita, perché non è neanche una pensione, quindi è difficile parlare di diritti pensionistici. Non è una pensione, lo dice una sentenza della Corte Costituzionale.
Quindi, spero che riporteremo il dibattito all'oggettività, noi non vogliamo mettere a pane e acqua i consiglieri o indebolire la politica, impoverire la politica. Secondo le nostre stime, in seguito alle modifiche che noi presentiamo, se fossero approvate rimarrebbe comunque uno stipendio tra i 3 e i 4 mila euro netti per un consigliere regionale. Non mi sembra poco. E la teoria che se i consiglieri non sono ben pagati sono corruttibili e non sono indipendenti, perdonatemi, colleghi, è un'offesa alla nostra categoria. È un'offesa alla nostra categoria dire che se non siamo pagati ics mila euro al mese ci facciamo corrompere è un'offesa. Dobbiamo dimostrare e far capire ai cittadini che la politica, quando la si intraprende, non porta a un privilegio, a una rendita reddituale sopraelevata rispetto alla media, che non c'è un tornaconto economico, che oggi c'è, perché questi sono stipendi da privilegiati. Dobbiamo chiarire questo, la politica la fanno tutti, non bisogna essere dei manager per far politica, una persona ha una remunerazione maggiore perché fare l'architetto o l'avvocato fa una scelta di vita e vediamo quanto contano i suoi valori, né i beni materiali propri e né la volontà di cambiare questo Paese. Questo era lo spirito della nostra proposta di legge.
Quindi, le nostre proposte possono essere condivise o meno, ma sono principi politici e non posso accettare che veniamo tacciati di demagogia, di qualunquismo, perché oggi partiti e politici lo fanno come lavoro a tempo fisso, a tempo pieno e ricordo come qualche collega di quest'Aula pochi mese fa definiva la nostra proposta di abolire i vitalizi qualunquismo e oggi questo stesso collega definisce i vitalizi una porcata. Allora dobbiamo metterci d'accordo e spero che il dibattito sia cristallino, proprio per questo ho chiesto anche il voto palese, sul merito delle questioni, non sulle contrapposizioni.
Noi comunque gli emendamenti finora arrivati e la proposta del PD la voteremo, la nostra proposta potrà non essere votata, chiediamo però rispetto.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Il pdl oggi in discussione è un atto delicato, ci induce inevitabilmente a parlare di costi della politica che vanno però immediatamente e nettamente distinti dai costi della democrazia, per cui vorrei provare ad essere rigoroso, realista, non qualunquista ed usare questa occasione per portare il mio piccolo contributo al tentativo di ridare dignità alla politica e al nostro ruolo di legislatori regionali.
Una premessa metodologica e due premesse di merito. Con la prima vorrei sgombrare il campo da un equivoco che potrebbe inquinare il nostro dibattito: tutti, almeno in quest'Aula, siamo contro gli sprechi e tutti siamo contro il perdurare di privilegi assurdi e anacronistici.
Con le seconde due premesse vorrei ricordare, per chi lo ritiene importante, che Paolo VI definì la politica “la più alta forma di carità” e che la nostra funzione è una funzione prevista, garantita e tutelata dalla Costituzione. Che la democrazia sia una forma di governo imperfetta, ma la migliore possibile, è un dato assodato e che la democrazia abbia un costo anche in termini di remunerazione per chi vi si dedica, è un tema già noto nell'età di Pericle, allorché si previde un compenso giornaliero per tutti gli eletti nell'assemblea Ecclesia, proprio sul presupposto che tale ufficio doveva essere reso possibile sia ai più abbienti, che ai meno abbienti.
Successivamente la nostra Costituzione introdusse le indennità parlamentari, a cui anche le nostre fanno riferimento, proprio per permettere a chiunque di dedicarsi alla gestione della cosa pubblica in maniera libera e dignitosa, non per evitare corruzione, ma in maniera libera e dignitosa non solo ai non abbienti, ma anche a coloro che possono fare scelte diverse nella vita.
In ogni caso, al di là di qualsiasi ragionamento, il momento che stiamo vivendo richiama tutti a una responsabilità ed impone a tutti sobrietà, ma è chiaro però che tali richiami valgono sia per chi si arrocca attorno a privilegi insopportabili, sia per chi usa questo argomento in maniera strumentale, populistica, qualunquistica, per un puro tornaconto elettorale.
Il cattivo esempio di chi non rinuncia a privilegi anacronistici è esattamente uguale a quello di chi cavalca un sentimento di disagio dei cittadini verso la politica, senza tener conto che esso deriva più dalla sua litigiosità, dalla sua inefficienza, che dalle indennità percepite.
Pubblicare come un pettegolezzo e in maniera inesatta i nostri emolumenti è semplicemente una scorrettezza, non è un'operazione verità, perché i nostri redditi sono pubblici nei modi previsti dalla legge e chi come me e molti altri colleghi non è al primo mandato, si è presentato ai suoi elettori essendo loro già ben al corrente delle nostre indennità e, per quanto mi riguarda, nessuno ha mai contestato nulla in questo senso, ma tutti mi hanno chiesto di proseguire e possibilmente migliorare la qualità e la quantità del mio lavoro in questa Assemblea legislativa.
E del resto che la storia delle indennità sia un falso problema lo si evince dal fatto che, oltre a noi e ai parlamentari, sono nel mirino anche i sindaci e persino i consiglieri comunali di piccoli Comuni, che ricevono gettoni o indennità veramente al limite del ridicolo. Per tutti questi, noi compresi, qualcuno potrebbe dire che se non va bene svolgere quel mandato gratis o quasi gratis, potrebbero farsi da parte e lasciare il posto ad altri. Non sarebbe così semplice per il miglior funzionamento delle nostre istituzioni, che vedrebbero inevitabilmente scendere il livello qualitativo dei loro organi e non sarebbe così vantaggioso per i cittadini, che credo desiderino avere il meglio tra i propri rappresentanti e non chi si accontenta di poco semplicemente per sbarcare il lunario, visto che non potrebbe fare nient'altro nella vita.
Di stampo vetero sovietico mi paiono poi le affermazioni di coloro che stabiliscono, non so bene in base a quale criterio, che per fare il consigliere regionale siano sufficienti 2.500-3.000 euro. È vero che molti, purtroppo, non guadagnano queste somme, ma è anche bene dire che, seguendo lo stesso ragionamento, non si capisce perché i medici, i direttori dei giornali, i super manager pubblici o di aziende private che usufruiscono a piene mani di finanziamenti pubblici, non dovrebbero avere gli stessi problemi che qualcuno vorrebbe addossare solo a noi.
Andando di questo passo ci si incammina verso un modello pericoloso di società, che là dove si è manifestato ha dimostrato tutta la sua violenza, la sua inadeguatezza a dare risposte utili in termini di benessere dei cittadini, di democrazia e di libertà.
Il tema vero sta nel giusto equilibrio tra la funzione svolta e indennità percepita ed era, a mio avviso, che noi rivendichiamo senza timore l'importanza, la dignità e l'utilità della nostra funzione, riconoscendo che, come in tutte le occupazioni di rilievo, occorre un elemento di merito personale, che per sua natura distingue chi ha le caratteristiche per farlo e chi non le ha. A tal proposito ricordo anche che noi, per essere eletti, dobbiamo avere le preferenze, cioè l'espressione di un giudizio positivo di un elettore, che decide di concederci la sua fiducia scrivendo il nostro nome sulla scheda.
Consentitemi un esempio personale, così da non coinvolgere nessun altro, anche se so che l'esempio vale per molti colleghi sia di maggioranza, che di opposizione. Quando molti anni fa ho iniziato questa esperienza in Regione, io e il mio collega di studio, come avvocati, guadagnavamo poco più di un consigliere regionale. Oggi il mio collega dichiara 480.000 euro, certamente lui è più bravo di me ed io non avrei saputo fare altrettanto, ma se lo status del consigliere regionale non fosse stato quello che è e che mi garantiva una prospettiva di vita dignitosa, io avrei provato ad imitarlo e non mi sarei dedicato a questo impegno pubblico, che sapevo benissimo mi avrebbe dato minori guadagni, ma che mi avrebbe dato, come in effetti mi ha dato, ampie soddisfazioni e la possibilità di rendermi utile per i cittadini di questa regione, senza dover sacrificare troppo le prospettive economiche che mi ero fino ad allora meritato per me e per la mia famiglia.
È meritevole chi guadagna 1.000 euro e accetta 2.500-3.000 euro per fare il consigliere regionale, ma è altrettanto meritevole chi guadagna 10.000 euro e accetta di fare il consigliere regionale per 7.500 euro.
Credo che noi con questo provvedimento, che porta anche la mia firma, facciamo più di quanto sarebbe necessario e mi rendo conto che lo facciamo per senso di responsabilità e di rispetto nei confronti dei cittadini di questa regione, ma prendo anche atto che nessun'altra categoria di questa regione dimostra la stessa sensibilità.
Inoltre è bene ricordare che la nostra Regione è la Regione più parsimoniosa dal punto di vista delle indennità e la più rigorosa come numero di consiglieri in rapporto alla popolazione e che tutti assieme anche quest'anno abbiamo deciso di ridurre ulteriormente le spese di funzionamento. Quindi, se invece di rivendicare in maniera compatta questi meriti, qualcuno desse spazio a pretestuose e strumentali rincorse al ribasso vanificherebbe questo risultato, contribuendo ad aumentare la disaffezione verso la politica e impedirebbe di costruire quel clima di fiducia fra istituzioni e cittadini che sta alla base del nostro sistema democratico.
Noi facciamo leggi per oltre quattro milioni di persone in tema di sanità, di scuola, di formazione professionale, di lavoro, di turismo, di tutela del territorio, e credo ci dovrebbero tremare i polsi quando, solo basandoci sulla nostra responsabilità personale e sul nostro bagaglio culturale e politico, decidiamo le sorti di coloro che ci hanno dato fiducia votandoci. In questi casi dovremmo interrogarci se siamo all'altezza del compito che i cittadini ci hanno dato: se la risposta in coscienza è positiva, non credo dovremo sentirci in colpa per l'entità delle nostre indennità; se invece il nostro esame di coscienza ci dovesse rivelare che siamo capitati qui per caso, senza alcun merito e capacità, allora anche mille o duemila euro sarebbero troppi.
Ed, infine, consentitemi di fare chiarezza su un altro aspetto. Ho sentito alcuni colleghi vantarsi del fatto che si trattengono somme inferiori a quanto corrisposto a titolo di indennità dando il resto al loro movimento. Anche qui vorrei che ci capissimo: dire cosa fanno con i loro soldi non interessa nessuno e comunque il costo per la collettività è il medesimo. Inoltre, ognuno di noi, superata una plausibile timidezza, potrebbe elencare i contributi al partito, le opere di beneficenza a cui partecipa, gli amici in difficoltà che aiuta, fino ad arrivare alle elemosine domenicali per chi va in chiesa. Non mi sembra una bella gara, né una cosa che interessi agli emiliano-romagnoli, proporrei quindi di rivendicare tutti assieme il contributo che questa Assemblea dà alla ricomposizione di un clima costruttivo tra cittadini e politica, proseguendo poi con i nostri comportamenti politici e con la nostra attività istituzionale nel tentativo di recuperare sempre più quella dignità che la Costituzione assegna al nostro ruolo e questo sono certo interessa molto di più ai cittadini di questa regione.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di parlare la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Signor presidente, signori consiglieri, l'atto che andiamo ad approvare oggi è un atto importante, lo si capisce anche, diciamo, dal calore che abbiamo ritrovato in molti interventi. Che forse non ci fosse bisogno, nel senso che questa Regione è comunque una Regione virtuosa anche da questo punto di vista è evidente a tutti, credo che sia importante che questa Regione continui a rimanere un faro su questi temi.
Ora noi, come Italia dei Valori, voi sapete che abbiamo presentato da tempo una proposta, insomma, un progetto di legge che riducesse i vitalizi, ovviamente il percorso è stato lungo, siamo molto contenti che oggi arrivi in Aula una proposta di legge regionale che ha firme, diciamo, non solo della maggioranza, ma anche di consiglieri del PdL e credo dell'UdC (scusi, adesso ho perso il conto) e anche della Lega (mi scusi, la Lega l'avevo dimenticata), perché questo significa che comunque complessivamente la politica che si fa in questa Regione è una politica sana.
Non è capitato lo stesso a livello nazionale, quando l'onorevole Borghezio ha tentato di eliminare i vitalizi dei parlamentari, perché solo l'IdV si è trovata a votare e tutti gli altri parlamentari, più di 400 mi sembra, presenti hanno votato contro.
Quindi questo, sono convinta, signor presidente, che questo che andiamo ad approvare oggi la renderà diverso in positivo rispetto ai presidenti delle altre Regioni, dove continuano a permanere vitalizi, ma anche indennità, molto, molto più pesanti rispetto alla nostra.
Credo che fosse un'operazione però che questa Regione dovesse fare, perché su questi temi in questo momento i cittadini hanno i nervi scoperti. Perché siamo arrivati a questo? Penso che sia colpa anche di una politica che, soprattutto a livello nazionale, tutti i giorni compare nei mezzi televisivi con una politica che si preoccupa più degli affari propri che degli affari dei cittadini dai quali sono stati eletti.
Ora, è evidente che nessun cittadino percepisce un'indennità e un vitalizio come quello che i consiglieri regionali hanno in dotazione, ma è anche evidente che io sono d'accordo con chi ha ripetuto che i costi della politica sono necessari perché la democrazia purtroppo si muove anche su questo, resta il fatto però che qualcosa noi possiamo fare e in questo progetto di legge che noi andiamo ad approvare oggi penso che noi abbiamo fatto un grosso passo avanti.
Ora, la prima parte, che riguarda personalmente le indennità dei consiglieri, noi andiamo a ridurre del 10% le indennità, la trovo una cosa estremamente importante, non è solo un segnale, è un prendere atto che ci sono alcuni privilegi che vanno comunque risistemati, chiamiamola così. Non sono d'accordo sul gioco al rilancio dieci è poco, facciamo trenta, facciamo cinquanta, perché, insomma, credo che questo in effetti forse non sia serio.
L'altra cosa di questo progetto di legge che è importante è l'abolizione dei vitalizi. Ora, sull'abolizione del vitalizio, che è comunque forse il privilegio più grosso, più importante, più particolare, noi abbiamo lavorato e abbiamo lavorato devo dire fin da quando abbiamo presentato il nostro testo, a cercare di capire come fosse possibile andare ad interagire sui diritti acquisiti, su quello che più che vitalizio si chiama indennità differita. Non siamo riusciti a trovare in questo percorso qualcosa che ci dicesse che si poteva fare anche su, ad esempio, i vecchi consiglieri che hanno acquisito già dei diritti nel corso degli anni, avremmo fatto, avremmo sostenuto un progetto di legge che qualsiasi ricorso ci avrebbe fatto bocciare.
Facendo questa analisi davvero molto coscienziosa su questo tema, nell'ultimo periodo noi abbiamo pensato che però un passettino in più si poteva fare e quindi noi presenteremo dopo un emendamento, che io dico migliorativo, poi vediamo, sul fatto che anche i consiglieri alla prima legislatura, cioè quindi non i rieletti, ma quelli eletti in questa legislatura, possano rinunciare al vitalizio. L'abbiamo presentato, lo sottoporremo in quest'Aula e magari sarò più precisa rispetto alle cose che ci fanno pensare che questo sia possibile.
Detto questo, comunque sia, il progetto di legge è un ottimo progetto e quindi noi lo voteremo molto convintamente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Barbati.
Ha chiesto di parlare il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Intervengo in questo dibattito anche perché il disegno di legge che viene presentato è un disegno di legge importante. Ha fatto un ottimo intervento il mio collega Lombardi, però volevo rimarcare alcuni passaggi. Innanzi tutto credo che in questo Consiglio regionale, ero qua anche lo scorso mandato, noi abbiamo sempre fatto la nostra parte: siamo una delle Regioni più virtuose per quanto riguarda gli emolumenti, siamo quelli che abbiamo il rapporto migliore; abbiamo fatto una legge lo scorso mandato e presentammo, mi ricordo, inizialmente, noi come gruppo AN, addirittura un anno prima della sua approvazione, di scendere da 67 a 50 consiglieri regionali, e questo è stato un altro atto concreto, reale, che c'è stato; abbiamo credo in Italia il miglior rapporto tra popolazione ed eletti, ne abbiamo parlato tante volte, oltre 4 milioni di elettori e 50 consiglieri regionali. Questo è un altro segnale di grande responsabilità che credo che noi abbiamo sempre dato in quest'Aula. Anche ciò che oggi andiamo a votare va in questa direzione.
La cosa che però a me personalmente non piace è la demagogia, è cercare di fare politica utilizzando esclusivamente questi argomenti, anche perché, l'ha detto perfettamente il consigliere Lombardi prima, qualcuno probabilmente vuole raccontare in giro delle favole, e dice gli altri prendono 10, io prendo 2, io sono diverso e migliore. La cosa mi fa ridere perché di questi soldi, cioè la differenza fra 2 e 10 non va data in beneficenza, non va data alla suore di Madre Teresa di Calcutta, che ricevono un assegno mensile da dare ai poveri, ma questi soldi rimangono per pagare i loro movimenti, i loro avvocati, siccome di cause e di querele ne prendono molte. A questo punto è chiaro che si cerca di fare passare dei messaggi, come che tutti in quest'Aula fanno i furbi e poi invece c'è chi è puro.
Poi è chiaro, siamo d'accordo, chi nella vita è un nullafacente e chi nella vita aveva un 740 a reddito zero, fare il consigliere regionale vuol dire fare Bingo, fare sei al Superenalotto. Probabilmente questo è diverso per chi nella vita produceva qualcosa, chi nella vita ha un 740, che è stabile negli ultimi 15-20 anni, perché bisogna andare anche a vedere questo, e allora a quel punto è chiaro che se vuole fare politica deve fare delle scelte: io sono qui, ma dove ero io a lavorare c'è una persona che ho messo al mio posto e non sei tu in prima persona che lo fai. Lombardi è stato molto bravo a spiegarlo: se lui faceva la professione in un certo modo, con un certo tipo di impegno, probabilmente su quel tipo di professione poteva avere una forte crescita lavorativa che ora si è fermata. C'è gente che quando è in determinati ambiti lavorativi va in aspettativa o anche consiglieri regionali ad esempio dipendenti regionali che comunque in questi anni, negli anni che sono qui non possono fare i concorsi interni, quindi quando ritorneranno a lavorare avranno una situazione diversa e non saranno progrediti nella carriera. Quindi è chiaro, chi era un nullafacente è evidente che ha fatto Bingo, quindi sono molti anche 2.000-2.500 euro, chi invece produceva e lavorava nella vita è chiaro che deve fare delle scelte.
Con questo non voglio dire che sono pochi o molti i soldi che prendiamo, ogni cosa va valutata per l'impegno che uno dà, perché se poi uno prende i soldi e non fa nulla, viene qua solo una volta al mese, è evidente che è sbagliato, ma questo capita in tutti i lavori della vita, ci sono quelli che li fanno con serietà, con impegno, ci sono quelli invece che fanno i furbi, ma questo non è che noi siamo una categoria diversa dal resto della popolazione, siamo anche noi tutti uguali.
E quando poi parliamo di questi argomenti che sono delicati e comunque anche oggi con senso di responsabilità noi andremo nella direzione del contenimento delle spese, allora mi meraviglio che non si vada invece a fare un ragionamento più ampio sulla disparità dei fondi dei gruppi, dove i gruppi con una o due persone hanno una disponibilità economica che è doppia di quella degli altri gruppi, dove noi dobbiamo fare i salti mortali per non mandare a casa la gente che lavora al gruppo, invece ci sono gruppi di una o due persone che hanno una media di 80.000 euro a testa, mentre noi e il PD abbiamo sì e no 40.000 euro. Allora perché non andiamo a pareggiare anche lì? È ora di cominciare a guardare a queste cose. In più chi fa demagogia è anche presidente di commissione, quindi ci sono altri 102.000 euro che aggiungiamo.
Quindi, quando andiamo a fare della demagogia, e siamo capaci tutti di farla, la cosa è un pochino diversa e le cose vanno affrontate in maniera seria, parlare di politica, di alta politica. Guardiamo sempre, cerchiamo sempre le frasi ad effetto, io potevo anche stare zitto, però fondamentalmente quello che mi sento di dire l'ho detto e l'ho detto apertamente, siccome conosco tanti altri colleghi che la pensano come me, sarebbe forse il caso che, al di là delle disposizioni di partito, ci fosse qualcuno che dice pane al pane e vino al vino, anche perché oggi questo provvedimento lo votiamo, però io lezioni non le prendo da nessuno.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Vecchi Alberto.
Ha chiesto di parlare il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Anch'io ho trovato nelle parole del consigliere Lombardi delle espressioni di ragionevolezza, alle quali mi associo, anche se non comprendono esattamente tutto quello che penso, però, comunque, considero positivo, diciamo così, ritrovare almeno un sentimento comune nella difesa del ruolo delle istituzioni democratiche e ho apprezzato anche alcune riflessioni che ha fatto in particolar modo sul ruolo svolto dai consiglieri e dai sindaci dei Comuni più piccoli. Questo, per esempio, è uno dei temi sui quali noi possiamo interrogarci; scusate se ricordo che io ho esordito in quest'Aula col mio primo intervento, dicendo che per me era un onore e una grande responsabilità stare qui in quest'Aula, a rappresentare i cittadini che mi hanno votato e lo sarebbe stato (questo grande onore) se le condizioni fossero state diverse per tutti noi e quindi anche per me.
Cosa intendo per diverse? Intendo il fatto che effettivamente le nostre condizioni, i nostri emolumenti, in un momento di crisi della politica, di distanza dalla politica dei cittadini, sono avvertiti molto spesso come un privilegio. Poi possiamo, e lo farò anch'io, distinguere fra privilegio e diritto, però questa è la situazione politica concreta. Questa situazione critica avviene anche per il fatto che, ad esempio, a mio parere, non c'è sempre equilibrio nelle diverse realtà istituzionali. Penso che un sindaco di un paese di 20-30.000 abitanti abbia emolumenti, rispetto a quello che noi percepiamo, sicuramente non proporzionati al lavoro e alla responsabilità richiesta.
Quindi, per queste considerazioni io riconosco volentieri, perché secondo me in politica è giusto anche dire esattamente come stanno le cose, al Movimento 5 Stelle di avere posto un problema vero, con il quale dobbiamo fare i conti e difatti noi stiamo facendo i conti con la sollecitazione che loro ci hanno posto. Poi secondo me l'hanno fatta spesso anche in modo molto propagandistico, non corretto, e questo è un altro discorso che, diciamo così, alla fine impone un bilancio complessivo della loro iniziativa. Anch'io ho trovato assolutamente di cattivo gusto, oltre che falsante la verità, avere dato comunicazione pubblica dei loro stipendi di 2.500 euro al mese, al netto di quello che lasciavano al partito, e quello degli altri consiglieri al lordo di tutto. Ci sono in quest'Aula dei consiglieri che alla fine, dedotti i soldi che lasciano al partito, probabilmente prendono meno di 2.500 euro, però il modo in cui il Movimento 5 Stelle ha comunicato all'esterno ha fatto intendere che loro vivono con uno stipendio dignitoso e gli altri invece vivono da nababbi, e questo non non corrisponde alla realtà.
Così come io non sono per niente d'accordo con l'emendamento che oggi viene riproposto da Favia, là dove si dice che la retribuzione del consigliere regionale va proporzionata al 30% dell'emolumento dei deputati. Io non sono d'accordo su questo, potremmo arrivare allo stesso risultato se i deputati da parte loro adottassero qualche provvedimento più sostanzioso per, diciamo così, adeguarsi alla condizione difficile che tutti quanti stiamo vivendo.
Sono d'accordo invece con il fatto che è stato sollevato ancora prima da Favia in Aula, che noi disponiamo di una condizione di privilegio, perché la condizione di potere legiferare su noi stessi è sicuramente una condizione di privilegio, non ce l'ha nessun altro. Questo è particolarmente vero, però vorrei che proprio per questo Favia apprezzasse un po' di più il fatto che in una condizione di privilegio qui, in quest'Aula, noi stiamo discutendo di un provvedimento per ridurre gli emolumenti, per ridurre complessivamente gli emolumenti e non sto adesso a mettere troppa enfasi e retorica su questo fatto, perché poi altri l'hanno fatto già prima di me, ma, se non sbaglio, in giro per l'Italia non ce ne sono molti di Consigli regionali o di istituzioni che stanno facendo questa operazione di ridursi gli emolumenti. Stiamo affrontando un problema che è molto delicato e stiamo cercando di affrontarlo con equilibrio.
Io ho partecipato a questa discussione con le mie condizioni particolari per dare un contributo complessivo, non per far vincere la mia posizione personale e mi spiego meglio. Io ho la fortuna, nella sfortuna di avere una certa età, di avere già maturato una pensione, di non aver dovuto interrompere una professione e quindi per me sarebbe molto facile giocare al rialzo, a dire più uno. Sarebbe facilissimo. Io qui sono quello probabilmente in grado di spendere l'ultima parola, se giochiamo al più uno o al meno uno, a seconda di come si fanno i conti, perché sono in grado di vivere decorosamente, considerato che sono allenato da una vita a vivere decorosamente con 2.000 euro al mese, anzi, ho vissuto per molti anni con molto meno, quindi io sono in grado di vivere in quella condizione. Però non ho partecipato a questa discussione per far prevalere la mia situazione particolare, ma ho partecipato a questa discussione per cercare di arrivare ad una soluzione condivisa prima dalla maggioranza e poi possibilmente dall'Aula, per riuscire a dare dei segnali positivi da parte del Consiglio regionale di questa Regione per rispondere a un problema che c'è, poi magari in seguito vedremo ancora altre cose, le potremo vedere anche sulla base del bilancio che possiamo fare di quanto stiamo facendo.
Poi vorrei infine dire che sicuramente molte delle condizioni che noi abbiamo per un operaio in cassa integrazione non sono altro che un privilegio; gliela puoi raccontare come ti pare che rimane tale. Poi è chiaro che quando l'operaio in cassa integrazione o il commerciante che ha dovuto chiudere la bottega si trovano anche da soli e aumenta la loro distanza dalla politica, è ancora più incarognito, quindi non c'è nessuno che gli riesce a parlare. Questo è un problema, per fortuna non tutti sono in quella condizione, invece altri riconoscono che il ruolo della politica è necessario, serve, anche perché riesce a dar loro delle risposte. A me sembra chiaro che dobbiamo soprattutto cercare di stare attenti al tipo di risposte che riusciamo a dare, alla qualità delle risposte che riusciamo a dare. Però quello che dal punto di vista politico è un privilegio, dal punto di vista giuridico può essere un diritto, nel senso che anche se lo consideri un privilegio politico, non puoi intaccarlo, pena il fatto che ti prendi un sacco di ricorsi e che li perdi tutti, quindi spendi anche dei soldi. Quindi, credo che questo debba essere valutato
Abolire i vitalizi per chi già ha maturato il diritto è una cosa, è una cosa che non sta in piedi sul piano giuridico.
Quindi, penso che noi siamo qui a discutere una cosa seria, anche se probabilmente ci sarà una parte della stampa che non la valorizzerà come noi riteniamo che sarebbe necessario fare, perché è chiaro che non riusciremo a risolvere tutte le questioni politiche che abbiamo da questo punto di vista, però sicuramente ci possiamo pregiare del fatto che intanto facciamo una cosa che può creare qualche esempio positivo anche in questo Paese dove queste cose è molto difficile farle, quindi penso che andrebbero approvate con questo spirito. Poi sinceramente, non riesco a non dirlo, sono un po' sorpreso per gli emendamenti che ha presentato la collega Barbati, perché avevamo discusso assieme, ancora prima di discuterlo in commissione, come maggioranza, di questa proposta, mi sembrava che questa proposta trovasse tutti d'accordo, quindi faccio fatica a capire perché poi dopo uno corregga se stesso. Cioè, ne avrei fatto volentieri a meno, ecco, di questo ultimo pezzo, perché non mi pare che corrisponda ad una modalità diciamo ideale per portare avanti le cose come coalizione di maggioranza.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente.
Colleghi consiglieri, ho chiesto di fare un breve intervento in quanto convintamente cofirmatario di questo progetto di legge. Io sono alla prima legislatura ed essendo un funzionario della pubblica amministrazione dal 1992, quindi con oltre, riscatto di laurea compreso, vent'anni di contributi, mi sono messo in aspettativa per dedicarmi con dovere, responsabilità e impegno, in maniera esclusiva, continuativa e totale all'attività e al mandato che gli elettori della mia provincia mi hanno conferito. Quindi, con grande forza affermo, al di là delle facili demagogie e delle dichiarazioni da dare in pasto alla stampa che chi, come me, si impegna in maniera esclusiva e totale per questa prestigiosa carica pubblica non debba avere nessun tipo di, tra virgolette, questione e problematica. Detto questo, il segnale è stato dato responsabilmente anche dalla nostra forza politica per una riduzione degli emolumenti.
Ma credo che la politica abbia bisogno di altro: non dobbiamo soffermarci troppo su questa discussione, anche perché, da una verifica che ho puntualmente fatto, grazie ad un'analisi dettagliata dell'ufficio studi, credo che l'Assemblea legislativa regionale, come composizione di consiglieri, gruppi politici, e come costo complessivo, sia tra le Regioni più virtuose in Italia. Quindi, oggi voteremo questo progetto di legge: vi sarà una complessiva riduzione anche per consiglieri regionali che, come me e altri colleghi, abbiamo il maggior disagio, venendo da una distanza chilometrica più lunga. Io vengo spesso, anche se non vi sono formalmente commissioni o Aula, anche perché il mio ufficio è qui a Bologna, quindi, come dispongono le normative della Presidenza e dell'Ufficio di Presidenza, le attrezzature, i collaboratori, l'attività, il mio ufficio sono qui. Quindi ho messo la mia firma in calce a questo progetto, ma basta con le strumentalizzazioni, le demagogie, le esagerazioni.
Quando uno si impegna totalmente in questa attività deve rispondere alla propria coscienza e ai propri elettori.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Brevemente anch'io aggiungo qualche considerazione all'intervento che ho apprezzato del collega Naldi, perché mi è sembrato denso di buonsenso e di buona volontà e anche rappresentativo delle ragioni per le quali, come maggioranza, abbiamo convenuto, insieme anche all'opposizione, quindi vorrei valorizzare anch'io questo aspetto, di sottoscrivere una proposta di legge.
Le considerazioni sono queste e aggiungo poco, ognuno mette un pezzo della propria esperienza personale e cerca, su temi di questo tipo, che sono sicuramente temi fortemente sensibili, di aggiungere qualche riflessione legata alla propria visione delle cose e della politica.
Allora, l'esperienza mia è questa. Io ho fatto per anni la coordinatrice della Conferenza nazionale dei Parlamenti regionali, in un momento in cui il tema dei costi della politica aveva assunto una rilevanza particolare, al di là della sostanza in sé, perché per me e agli occhi miei la rilevanza ce l'ha, punto, indipendentemente dal quanto se ne parli all'esterno, ma all'epoca, in occasione dei successi editoriali di alcune pubblicazioni e di alcuni libri.
Nel 2007 l'allora ministra Lanzillotta, del Governo Prodi, decise, in virtù di alcuni contenuti della prima manovra del Governo Prodi, contenuti e, scusate, faccio un inciso, che prevedevano la decurtazione del 10% delle indennità di carica dei consiglieri regionali, degli emolumenti relativi appunto ai consiglieri regionali, all'epoca l'Ufficio di Presidenza di questa Regione, di questa Assemblea decise di applicare pedissequamente la finanziaria decurtando appunto del 10% gli emolumenti del consigliere e malgrado ciò alcune Regioni, attraverso un ricorso in Corte Costituzionale, vinsero la causa contro i contenuti di quella finanziaria in Corte Costituzionale e non applicarono o si restituirono appunto il taglio, questa la Regione non l'ha mai fatto. Io vorrei ripristinare un po' anche la memoria di cose avvenute in precedenza.
A livello nazionale un gruppo di Regioni, tra le quali l'Emilia-Romagna, sia attraverso la Conferenza delle Assemblee legislative, sia attraverso la Conferenza delle Regioni, partì con un'iniziativa, stabilendo un rapporto di leale collaborazione allora con il Governo e il Parlamento per tentare di produrre un risultato, che fosse quello dell'autoriforma del sistema. C'è indubbiamente un aspetto che concorre a creare un clima anche di incomprensione del ruolo stesso dei parlamentari regionali, ed è la disparità di trattamento economico che riguarda le varie Regioni d'Italia. Per questo scopo decidemmo di lanciare un'iniziativa, che chiamammo un'iniziativa appunto di trasparenza, di emersione del dato e attraverso una ricognizione, fatta sulla base appunto di domande molto articolate, pubblicammo una tabella, che chiunque può andare, perché poi è stata aggiornata, a verificare, è lì dal 2007 aggiornata, sul sito www.parlamentiregionali.it, che è il sito ufficiale della Conferenza nazionale, ripeto, con un'intesa con la Conferenza delle Regioni e lì ci sono i dati di tutta Italia.
Su quello c'è stata, voglio dire, successivamente molta discussione, l'obiettivo era quello, ripeto, di trovare una forma che fosse costituzionalmente corretta e quindi rispettosa del diritto delle Regioni di autodeterminarsi rispetto alle competenze che alle Regioni sono affidate e che però, nello stesso tempo, facesse prevalere un senso comune di responsabilità in nome di un principio che dico qui con semplicità: il ruolo di un consigliere regionale, se vogliamo, è lo stesso da Palermo ad Aosta, perché quelle sono le sue competenze e quelle sono le sue responsabilità. Cito Palermo e Aosta non a caso per citare due realtà autonome, in un sistema che è molto complicato tra ordinarie e speciali e in una situazione territoriale, la nostra, quella di questo Paese, complicata da un sistema di disuguaglianze, l'ho detto prima, appunto, lo ribadisco e non voglio approfondirlo troppo.
Però è chiaro che il ruolo del consigliere regionale, se è lo stesso per funzioni, per responsabilità, per competenze in tutto il Paese dovrebbe in maniera anche simbolica essere, come dire, remunerato in maniera analoga in tutto Paese.
L'Emilia-Romagna, ripeto, sia all'interno del sistema della Conferenza delle Assemblee legislative, sia all'interno del sistema della Conferenza delle Giunte, presieduta dal presidente Errani, ha sempre cercato di avere un ruolo da tempi non sospetti, ripeto, perché parliamo ormai di iniziative assunte quattro-cinque anni fa, per fare passare questo senso comune e trasformarlo in senso comune dominante attraverso una serie di scelte che fossero assunte qui, a livello locale, in nome della coerenza appunto a questo principio. Lo dico perché non si può dare per scontata il tipo di iniziativa che è stata assunta adesso. Io lo so che ci aiuta moltissimo la collaborazione di alcune realtà, di luoghi di discussione, stimoli che riceviamo da forme di organizzazione sociale a fare di più e a fare meglio, ma a farlo all'interno, ripeto, di un sistema che va anche oltre a noi e del quale noi stessi dobbiamo assumerci la responsabilità del carico, voglio dire la possibilità di dare un buon esempio e di darlo in modo tale che questo esempio possa essere recepito e seguito anche da altri, per produrre quello che io spero che sia, facendo, come dire, la consigliera regionale convinta del regionalismo, ma anche con un grande senso di appartenenza a un sistema che è quello nostro, nazionale, lo dico qui nell'anno del centocinquantesimo, con lo scopo di cercare di produrre un risultato che sia, ripeto, esportabile, imitabile, recuperabile anche altrove.
Qui non si tratta di fare il gioco molto mediatico, lo diceva il consigliere Naldi, su chi ci aggiunge un qualcosa per guadagnarsi uno spazio di popolarità o di visibilità, qui si tratta di fare al meglio, nel rispetto di ruoli e di competenze, e nella relazione anche con altri, perché non siamo soli su questa terra.
Peraltro se si gioca questo gioco fino in fondo, ripeto, preoccupandosi di salvare se stessi, come immagine complessiva, ai danni dell'immagine di tutto il resto, non si concorre a produrre quel senso comune anche qui che richiama alla politica un po' di vera e sana partecipazione, perché se noi facciamo sempre e comunque schifo, e qualunque cosa si faccia, voglio dire, in qualche maniera è sempre poca, è sempre balbettante, è sempre inadeguata, non si ottiene quel risultato a medio e lungo termine che io, come dire, auspico anche dal punto di vista culturale e che chiama di avvicinamento, che avvicina i giovani, che permette effettivamente appunto a chiunque di accedere alla vita politica senza doverlo fare, lo diceva il consigliere Naldi, da pensionato, da dipendente pubblico che può andare in aspettativa (ci sono appunto anch'io dentro a questo sistema), ma che consente a chiunque, se decide, per un periodo di tempo di darsi alla vita pubblica.
Le ragioni per le quali fu istituita l'indennità per i parlamentari sono ragioni che si perdono nella storia dell'unità di questo Paese, perché all'epoca, quando il sistema non era un sistema a suffragio universale e quando la carriera politica era accessibile a pochi e questi pochi erano quelli dotati di un censo economico di particolare rilevanza, direi che il sistema non era un sistema perfetto. L'idea che la politica la può fare soltanto chi se lo può permettere, perché è nato ricco o perché vive di rendita, o perché continua a fare politica e contestualmente quindi a dedicarsi alla realizzazione dell'interesse pubblico e collettivo, ma contestualmente per campare segue e persegue il suo interesse personale, perché continua a vivere nel mondo dell'economia, dell'impresa (ne vediamo di questi esempi qui anche in abbondanza), ripeto, questa idea qui della politica speravo di averla lasciata alla fine dell''800 e di averla spazzata via nell'era, appunto, della Repubblica. È evidente che così non è stato. Non è stato perché c'è stato un abuso significativo degli strumenti che la politica si è data e c'è stato un accumulo di privilegi che in quanto tali sono odiosi e scandalizzano, perché peraltro non più abbinati a una politica che viene percepita come capace di risolvere i problemi dei più e di rapportarsi ai bisogni reali. Questo è il problema, però il rischio oggettivo, e qui è stato detto e ribadito, che trasformare o rientrare da questo sistema per trasformare quello che viene percepito come un privilegio in realtà come il riconoscimento appunto di un merito, di un dovere, di un impegno, di un servizio, questo passaggio che noi dobbiamo perseguire, che è un recupero di credibilità complessiva nostra, del sistema, deve assolutamente essere assunto nella logica di rispettare il ruolo e la realtà delle istituzioni.
L'idea di buttar via l'acqua sporca con il bambino a me spaventa, perché è un attacco all'immagine stessa che le istituzioni devono continuare ad avere, e un perseguire in continuazione, anche per ragioni di propaganda, la logica della denigrazione a prescindere mi spaventa rispetto al pericolo eversivo che ci può essere se, appunto, prevale questo modello di pensiero. E qui che la strada secondo me è quella che noi abbiamo assunto, nella logica di tenere monitorati gli effetti delle nostre norme anche in questo caso e di chiedere a noi di essere capaci di questa valutazione ed autovalutazione, fatta anche di spirito di ascolto, di relazione reciproca tra gruppi consiliari e tra il sistema regionale per quanto questo può esprimersi attraverso le forme classiche e anche le forme nuove che vengono per, lo diceva il collega Naldi, eventualmente tornare su queste norme e su queste procedure e contestualmente per consentire, attraverso la divulgazione delle nostre scelte, a un intero sistema, ripeto, che va oltre a noi, di crescere evolvendo su questo terreno con lo scopo comune di recuperare quella dimensione di credibilità che ahimè si è persa, ma rispetto alla quale spero, continuo a sperare in un recupero, altrimenti si perde il senso e la ragione del che cosa ognuno di noi ci sta a fare qua, e questo è un problema che ci riguarda tutti.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente.
Intervengo per provare a portare anche il mio contributo personale e anche come Partito democratico alle riflessioni importanti, serie, rilevanti sull'esercizio della nostra funzione in quest'Aula, che questa mattina molti dei colleghi che mi hanno preceduto hanno già portato e che io condivido con piacere, con piacere devo dire, condivido per la maggior parte di essi.
Intanto per sgombrare il campo sulla proposta di legge in esame, una proposta di legge che ha visto il contributo dell'intera maggioranza, che ringrazio, e ha visto anche il contributo, all'interno di un dibattito che si è svolto ovviamente nelle sedi opportune, cioè nella commissione e durante gli incontri della Conferenza dei capigruppo, con le forze del centrodestra, in particolare PdL, UdC e Lega, che ringrazio vivamente poiché, come è già capitato, hanno trasformato un provvedimento di una parte, in un provvedimento dell'Aula. Lo dico, badate bene, perché il percorso di rigore e di serietà che contraddistingue questo provvedimento è un percorso di rigore e di serietà che è nato quando è nata la Regione Emilia-Romagna. Lo dico anche a beneficio dei tanti colleghi che, con onore e indipendentemente dalla parte politica, hanno seduto prima di noi su questi banchi, perché c'è un rispetto, se abbiamo il rispetto per noi stessi, che dobbiamo anche nei confronti di chi è stato qua prima di noi. Lo ricordo a me stesso, ma lo ricordo a tutti i consiglieri regionali che sono seduti oggi in quest'Aula.
Provvedimenti, dicevo, di un iter di serietà e di rigore che è cominciato con l'abbattimento, la modifica dello Statuto e la riduzione del numero dei consiglieri regionali, che in termini di proporzione con il dato della popolazione del territorio dell'Emilia-Romagna doveva essere a 65, ma che è stato, con lungimiranza, mantenuto e contenuto all'interno dei 50 consiglieri regionali attuali. Lo dico per i tanti provvedimenti sui quali si sono ovviamente espresse opinioni anche diverse, ma i tanti provvedimenti voluti dal presidente Errani, dalla Giunta, e votati da quest'Aula, dalla maggioranza di quest'Aula, che hanno visto la riduzione di costi di funzionamento della macchina.
Attenzione, noi siamo per continuare a guardare, a migliorare, a grattare là dove ci siano condizioni per provocare un risparmio concreto, a fronte di un mantenimento dell'efficienza, che non è che ce la chiediamo noi tra noi, ce la chiedono i cittadini e le cittadine dell'Emilia-Romagna, a fronte di standard qualitativi di vita che sono un fiore all'occhiello da sempre e indipendentemente dall'appartenenza politica, degli amministratori di questa terra e che noi con orgoglio portiamo, noi del PD, come vanto. Lo portiamo anche per Favia, lo portiamo anche per quelli che oggi hanno, devo dire solo Favia, espresso parole diciamo politicamente confuse. Perché a Favia io, al collega Favia, per il quale porto rispetto personale e politico, per lui e per i voti di rappresentanza che ha guadagnato e rappresenta dalla sua postazione, noi dobbiamo, caro Favia, rispondere ad alcune domande, dobbiamo risponderci, perché noi siamo andati in mezzo alla strada a chiedere ai cittadini una rappresentanza, a chiedere ai cittadini fiducia per cercare di portare dentro a quest'Aula le loro istanze, ma anche per portare dentro a quest'Aula un esercizio di responsabilità collettiva ed individuale. Mi verrebbe da dire, oltre che un esercizio di responsabilità, un esercizio di esempio, perché chi sta nelle istituzioni ha più titolo degli altri, ma anche più doveri degli altri. Doveri di decoro, di decoro morale, anche individuale.
Quindi dobbiamo noi decurtare le nostre indennità per farle corrispondere al degrado e alla crescente irrilevanza della funzione che demagogicamente e populisticamente ci viene contestata? O dobbiamo invece combattere il degrado e l'irrilevanza della funzione, là dove viene svolta con sufficienza, con arroganza o con sciatteria?
Può una democrazia compiuta sopravvivere a lungo all'esaurimento e all'impoverimento della funzione della rappresentanza? A mio personale parere no.
Possiamo continuare noi a segare il ramo sul quale siamo seduti, denunciando il fatto che non serviamo a niente? Io non credo che qualcuno qua dentro sia andato in campagna elettorale a chiedere il voto esprimendo programmaticamente la linea di venire qua per non servire a niente. Non ho sentito nessuno, neanche i volantini come “ricercato numero uno dalla casta” esprimevano, diciamo, la volontà di venire qua dentro per non servire a niente, quantomeno si proponevano di servire in funzione anti casta. Non è vero, collega Favia? Quindi qualcosa anche lei ha proposto, nel chiedere il voto dei cittadini, degli emiliano-romagnoli, poco ma qualcosa ha fatto.
E da ultimo, qui mi rivolgo ovviamente a tutti noi, anche a quelli più anziani, anche a quelli che hanno dimostrato di tenere alla dignità di quest'Aula, come il collega Lombardi, il collega Naldi, la collega Donini, persone che sono in disaccordo e in divergenza di schieramento politico e ovviamente in contrapposizione di idee politiche, ma sono ampiamente uniti nel difendere la dignità del ruolo e della funzione del consigliere regionale e di quest'Aula e dell'istituzione che rappresentiamo avendo preso i voti.
Quindi può una classe politica continuare a non rendersi conto, in tutte le campagne di delegittimazione in corso, che non sono casuali, ma sono finalizzate proprio alla trasformazione del sistema in una direzione presidenzial-populistica? Possiamo ancora continuare a non rendercene conto? Beppe Grillo lo sa che sta facendo un piacere al re di Prussia? Se ne rende conto tra un convegno e un'iniziativa, tra un palco e un camerino? Se ne rende conto che lavora per il re di Prussia? Non lo so, non c'è Beppe Grillo presente e quindi è una domanda retorica che lascio sospesa.
Per cui penso che il provvedimento che andiamo a votare oggi, e ho finito, caro presidente, sia un intervento che dobbiamo sostenere con orgoglio, un intervento che dimostra serietà, rigore, unità di intenti, rispetto per chi ci ha preceduto e senso di responsabilità per chi verrà dopo. È un provvedimento che consegna alla cronaca i consiglieri dell'Emilia-Romagna - lo dico ai giornalisti presenti - come ultimi nella graduatoria dei Consigli regionali per emolumenti e come primi ad avere introdotto una decurtazione sul loro trattamento di funzione di carica e di indennità di trasporti. È una cosa che va nel segno del rispetto dei cittadini, nel segno del rispetto di un momento per l'Italia molto difficile, per le famiglie, per i lavoratori, lo diceva bene il collega Naldi, è un segnale che va nel rispetto di tutti noi e penso che noi dobbiamo essere orgogliosi di far parte di questa Assemblea legislativa e di muoverci in questa direzione compattamente.
Per questo il mio ringraziamento sincero a tutti quelli che hanno dato un apporto, anche di sollecitazione, di contributo tecnico, agli uffici che ci hanno corroborato della loro competenza per stendere un testo che mi sembra ampiamente condiviso e che continua un percorso di rigore e di serietà, al quale noi non siamo assolutamente intenzionati ad abdicare. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Monari.
Vedo che si è prenotato anche il collega Favia. Era già intervenuto in discussione generale, ma chiede la parola per fatto personale.
Prego, consigliere Favia.
FAVIA: Grazie, presidente, la ringrazio per la sensibilità perché non mi va che la mia onorabilità vada inficiata o che venga detto che io porto qua nella politica solo argomenti demagogici, come quello dei costi della politica. E poi qui sembra che stia diventando un tutti contro uno, quindi visto che il Regolamento mi impedisce di intervenire e replicare nel dibattito generale, Regolamento che spero prima o poi cambieremo, la ringrazio ancora per la sensibilità.
Consigliere Vecchi, che è al telefonino...
(interruzioni)
Consigliere Vecchi, premesso che è vero, noi utilizziamo anche i fondi che accantoniamo dallo stipendio per pagarci le querele, lei è stata una delle persone che ci ha querelato, semplicemente perché...
LOMBARDI: Non è fatto personale questo.
FAVIA: Deciderà il presidente, consigliere Lombardi.
LOMBARDI: Io dico la mia.
FAVIA: ...semplicemente per il fatto di aver pubblicato che lei pur avendo famiglia a Bologna aveva una residenza a Castelluccio e si recava evidentemente in motorino quando la vedevamo partire da qua verso Castelluccio e non abbiamo tirato conclusioni, abbiamo pubblicato i fatti e siamo stati querelati...
PRESIDENTE (Aimi): Mi scusi, consigliere Favia, io le ho dato la parola per un fatto personale. Lei dovrebbe esplicitare quali sono le ragioni per le quali lei si sente ovviamente coinvolto e che l'hanno turbata nell'animo o le ragioni per le quali lei ritiene che debba prendere la parola, non per attizzare una polemica che mi pare in questo caso e in questo momento assolutamente fuori luogo.
FAVIA: La ringrazio, presidente, e terrò conto delle sue osservazioni, ma mi stavo recando proprio all'oggetto. Perché quando si dice che noi siamo in grado di portare solo questi contenuti, forse non si guardano le statistiche di quest'Assemblea e io, consigliere Vecchi, al confronto ci sto benissimo. Guardiamo il coefficiente di interrogazioni, di risoluzioni, di progetti di legge presentati, guardiamo gli argomenti che noi abbiamo affrontato come Movimento 5 Stelle, dalla sanità al welfare state, all'ambiente.
Allora, prima di parlare e di offendere dovrebbe avere almeno la decenza di informarsi e lei sta cercando di distogliere l'attenzione...
(interruzione del consigliere Alberto Vecchi)
...e di non parlare dell'argomento in questione.
VECCHI Alberto: Presidente, non l'ho neanche citato, si vede che si è riconosciuto.
PRESIDENTE (Aimi): La prego, consigliere Vecchi, per cortesia.
VECCHI Alberto: Presidente, non l'ho neanche citato, si vede che si è riconosciuto.
FAVIA: La prego, consigliere Vecchi, non siamo qua a prenderci in giro.
PRESIDENTE (Aimi): Prosegua, consigliere Favia.
FAVIA: Rispetti la Presidenza, consigliere Vecchi, e mi faccia terminare l'intervento.
Quindi, prima di fare determinate allusioni e di offendere palesemente qualcuno, almeno si dovrebbe avere il buongusto di documentarsi, poi al confronto ci arriveremo e dopo, quando avrò la possibilità, ne riparleremo.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Mi dispiace che su una discussione che dovrebbe essere di principio si cada così in basso, perché qui stiamo parlando sì di un taglio di quelli che sono i costi della politica, ma siamo anche qui a parlare di quello che la politica deve trasmettere fuori.
Noi dobbiamo contemperare oggi la moralità, la trasparenza, l'esempio che la politica deve dare, garantendo anche quella qualità, professionalità e onestà di coloro che si impegnano facendo politica. Penso che sia questo il discorso da fare, occorre confrontarci, per trovare veramente il punto di equilibrio.
Ma questo discorso, questa discussione potrebbe coinvolgere anche altri ambiti, non solo quanto viene pagato tizio o caio, che cosa fa il consigliere o l'onorevole o il consigliere comunale, ma anche, per esempio, delle preferenze o non preferenze quando vengono stabilite le liste e quant'altro. L'esempio di Motti, il nostro “beautiful man” che oggi siede in Europa ce lo ricordiamo tutti e quanto ha speso, quanto ha invaso le nostre città e le nostre televisioni con manifesti e slogan, poi l'avete più rivisto? Questo è un altro esempio di come i soldi con la politica possono centrarci poco e possono distorcere quei valori, ripeto, che oggi dobbiamo difendere partendo dall'Assemblea più importante in ambito regionale, che è la nostra.
E oggi questo è lo spirito che ritengo giusto, non una battaglia ad personam, non una battaglia a chi ha il 740 più alto o più morale o chi campa a fare a gara a chi prende e chi campa meglio o con quello che oggi, tanto, poco o tantissimo che viene dato ai consiglieri regionali. Io ritenevo che il senso di questo documento fosse il segnale che la politica doveva dare in un momento di crisi all'esterno, a tutti coloro che chiedono un rigore, ma un rigore che deve partire da chi ci mette la faccia, quindi da chi fa attività politica. E in questo, la Lega Nord, è stata l'esempio, si pensi che il ministro Calderoli con i tagli che ha imposto a parlamentari e quant'altro ha dato e ha iniziato a tracciare la via che oggi anche noi come Consiglio regionale siamo a prenderne atto.
Noi come Lega abbiamo fatto, abbiamo cercato di fare anche di più. Quando si andò a votare il referendum sulla devolution, quella bella riforma che ritengo essere stata, magari anche per colpa nostra, spiegata male a chi l'ha poi, con il proprio voto referendario, posta sotto giudizio; era lì che andavamo a incidere anche sulla diminuzione o, meglio, dimezzamento dei parlamentari, dei senatori; era lì che andavamo ancora di più ad incidere sui costi della politica. Ma ci ricordiamo come fu portata avanti la discussione in campagna referendaria da parte di alcuni che oggi però, magari mettendola in boutade politica, richiamano i costi eccessivi e le presenze eccessive sia in Parlamento che al Senato.
È proprio su questo che vorrei un attimo focalizzarmi, perché oggi il nostro impegno deve essere quello di dare questo segnale, il numero dei consiglieri regionali, anche qui penso che siamo comunque in regola come Regione Emilia-Romagna su quelli che sono gli standard nazionali, ma io pongo una domanda e questa è una domanda che faccio proprio per mettere ancora di più in discussione questo argomento. Quanto incide questo grattacielo a fianco del bilancio? Voglio sapere qual è l'incidenza sul bilancio in questo grattacielo. L'1%? Il 2%? Il 3%? Mi dicono che sto già largo a fare questi numeri.
Ora, vuol dire che il grosso del costo della politica, il grosso degli sprechi, e questo lo dico anche al caro amico Giovanni Favia, è qua a fianco. Mi va benissimo che noi dobbiamo dare l'esempio, ci dobbiamo mettere la faccia e portiamo avanti in un momento di grave crisi economica un messaggio esterno dove “stringiamo la cinghia e la stringiamo tutti”, però che questo non vada a discapito di quella, ripeto, qualità, professionalità e onestà che io da elettore, da cittadino, pretendo da chi mi rappresenta, perché non voglio che magari, se voglio avere a che fare con le leggi, voglio avere l'avvocato, devo avere colui che comunque sa che cosa è un comma, che cos'è un capoverso, che cos'è un capitolato, quello che ha comunque professionalità. Non voglio che magari non mi garantisca la qualità perché viene qua solo come titolo ad personam, come le lauree ad honorem che si danno quando si è a fine carriera e poi non si produca quella mole di qualità che, ripeto, io pretendo da colui che è stato eletto.
Benissimo sono le richieste che provengono dal tuo movimento ossia di mettere tutto in rete, di creare trasparenza su quella che è l'attività del politico, perché i maggiori giudici, i migliori giudici di noi stessi sono gli elettori, non è tizio, caio, non deve essere il consigliere di maggioranza o di opposizione che mi fa le pulci se invece di dieci interrogazioni ne ho fatte cinque, perché posso averne fatte dieci ed aver detto delle gran - scusatemi la parola - minchiate e magari ne ho fatte cinque, fatte serie, e aver toccato magari dei problemi che possono veramente interessare la collettività e i numeri importanti della collettività.
Quindi, l'appello che faccio a tutti noi, consiglieri di opposizione, ma in primis all'amico Giovanni, è veramente di far fronte e di concentrare la nostra attenzione sul grattacielo qui a fianco e andare a vedere quello che io ritengo immorale oggi, ossia i dirigenti, i quadri dirigenziali che guadagnano... Ti ricordi le battaglie che abbiamo fatto in Comune sulle staff del sindaco, di Delbono? Quando vedevo dei giornalisti che solo per fare un ufficio stampa guadagnavano cifre stratosferiche, ecco, lì c'era qualcosa di immorale, ma non perché erano giornalisti, ma perché comunque si andava a creare la nicchia, l'apparato, quello che veramente costa, quando ci sono delle consulenze esterne che costano e incidono negativamente sui bilanci, quando, ripeto, ci sono figure dirigenziali che guadagnano stipendi abnormi per quello che effettivamente garantiscono. Ecco, su questo penso che debba esserci un controllo maggiore da parte nostra, per chiedere il rispetto di quei principi, ripeto, di trasparenza, di economicità e di rigore che tutti noi chiediamo alla pubblica amministrazione.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bernardini.
Sono le ore 12,50. Si è iscritto a parlare il consigliere Malaguti, se ritiene di rimanere nei dieci minuti le do la parola, se no riprendiamo nel pomeriggio.
(interruzione del consigliere Malaguti)
Benissimo. Allora do la parola al consigliere Malaguti.
MALAGUTI: Starò certamente nei dieci minuti di tempo, perché le cose più importanti credo che ormai siano state dette, le ha dette bene il mio collega Lombardi e anche altri colleghi, colleghi anche della maggioranza, ma proprio perché è una questione delicata non voglio esimermi dall'esprimere un parere personale su questa questione.
Allora, nei periodi di crisi è giusto certamente interrogarsi su quello che si può fare, il contributo che tutti e tutte le categorie possono dare per superare la crisi, ma nei periodi di crisi la cosa essenziale è la concretezza e fare le cose con serietà, senza alcuna demagogia, perché se no davvero si fa un disservizio per i cittadini. E gli effetti di quello che noi decidiamo oggi non si vedranno in questa legislatura o forse nella prossima legislatura, ma si vedranno nel tempo.
Allora è vero dire che se noi ci portiamo uno stipendio, non so, a 1.000-2.000 euro non si può dire che col tempo diventiamo tutti corruttibili, perché sarebbe un'offesa per chi fa politica, questo certamente è vero, ma è altrettanto il dubbio che ci sarà ovviamente uno scadimento della qualità, perché se già oggi ci sono direttori generali, amministratori pubblici che guadagnano molto, molto di più di quelli che nelle Assemblee legislative sono preposti a prendere le decisioni per queste persone, allora è anche vero che bisogna mantenere la dignità di quello che si fa. E non credo che sia dignitoso, caro collega Favia, glielo devo dire, se io venissi qui a dirle che magari da poco tempo ho finito di pagare la mia campagna elettorale, che per le regionali è una campagna costosa, e sono convinto alla fine di essere stato eletto non per i soldi che ho speso, ma perché da tanti anni faccio politica senza guadagnare una lira nella Circoscrizione, in Comune e in Provincia. Però è altrettanto vero che se il mio concorrente sarà uno che ha miliardi a disposizione mi batterà, perché oggi purtroppo anche questa è politica e non credo che questo sia un servizio che si porterà ai cittadini. E non credo di fare una cosa dignitosa se vengo qua e le dico che nei rimborsi spese le presento una lista, lo posso fare tranquillamente, di tutti i soldi che io investo nei circoli, sulla provincia, per chi non ha soldi per fare politica come i consiglieri comunali che nella prossima tornata elettorale, a febbraio-marzo, andranno alle elezioni e allora serve il contributo magari per il circolo, il contributo per il giornalino, per tutto quello che fa politica.
Lei mi dice io guadagno 2.500 euro e poi gli altri li do al partito e il partito ci fa quello che vuole, io non metto in dubbio questo, il suo partito farà quello che vuole con i soldi dei contribuenti, come noi facciamo quello che possiamo con i soldi dei contribuenti, però è offensivo che ci sia una presa di posizione di questo tipo, glielo assicuro, perché non è questo il modo di porsi, perché questo sistema, questo atteggiamento, è poco rispettoso verso chi fa politica da tanti anni senza guadagnare dei soldi, magari vedendo compromesse anche carriere che potevano essere brillanti in altri campi e innesca soprattutto meccanismi che sono non positivi.
Perché, vede, sa qual è il vero privilegio che abbiamo noi, caro collega Favia? Di fare ciò che ci piace, poter fare un lavoro che rappresenta la nostra passione personale e questo è un vero privilegio, che altre categorie non hanno, pur guadagnando molti soldi purtroppo devono fare dei lavori che non piacciono. Il nostro vero privilegio è quello di fare un lavoro che ci piace, che dà fiato alla passione della nostra vita, che è quella di fare politica. Questo è il vero privilegio.
Ma se si innescano meccanismi come certi che ho sentito ventilare in quest'Aula, allora si viene meno al rispetto che ci deve essere tra tutte le parti, perché allora io le potrei dire, caro collega, non vedo il suo collega oggi in Aula e sono sicuro che avrà un motivo valido per non esserci, sono sicuro che non sarà in ferie in un momento così importante, però mi viene da porre anche questi meccanismi se i meccanismi sono quelli che sono posti in quest'Aula. Allora cominciamo con sistemi di questo tipo qua, che appartengono, guardi, a delle dittature di altri periodi, su cui io per fortuna, per questioni anagrafiche, non ci sono mai stato, di qualunque colorazione politica, non ne faccio una questione di rosso e nero, ma sono meccanismi di regime che io spero non vengano mai più inseriti in nessuna forma politica e soprattutto non in una democrazia, perché in una democrazia la cosa essenziale è il rispetto delle parti, il rispetto reciproco di chi fa politica, ognuno con il suo modo, ognuno con il suo sistema, e che viene premiato o bocciato esclusivamente dagli elettori, che sono gli unici che hanno l'autorità di decidere chi deve fare politica, al di là di quello che guadagna, o al di là dei sacrifici che fa, o al di là della professione a cui ha rinunciato o non ha rinunciato.
Questi sono i parametri di una democrazia e con questi noi ci dobbiamo confrontare, non con il numero delle interpellanze, con i mille euro in più al mese, mille euro in meno al mese e così via, perché se no noi arriveremmo sicuramente a una deteriorazione, a uno scadimento della politica, dove alla fine farà politica chi non ha nulla da fare tutto il giorno, chi è il figlio di papà del momento, chi ha i miliardi da potersi permettere di lasciare aziende in mano a chi gli pare, e questo sarà il futuro della politica. Se è questo che qualcuno vuole, non credo che sia il bene della politica, il bene della politica è dare, concedere la possibilità a chi lo merita di poterla fare da qualunque ceto provenga e qualunque disponibilità finanziaria abbia. E poi nella coscienza personale di ognuno di noi il modo in cui i soldi si spendono, vengono investiti, si danno al partiti, vengono utilizzati per il proprio carburante per andare avanti e indietro lungo la provincia e così via. Su queste questioni credo che nessuno in quest'Aula debba permettersi di fare dei rilievi a qualcun altro, perché se no, caro collega, si innescano, come ribadisco, dei meccanismi che sono davvero spiacevoli per tutti, ma soprattutto sono deteriori per la politica del futuro.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Malaguti.
Sono le ore 12,57. Riterrei che non ci siano più i tempi per poter proseguire. Tra l'altro sono iscritti a parlare Pagani, Noè, Manfredini.
Riprenderemo alle ore 15,30 l'ordinaria, mentre alle ore 15 per le interpellanze.
Ci spostiamo, per chi lo vuole, nell'Aula polivalente per il saluto del presidente Errani e del presidente dell'Assemblea Richetti.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 12,57
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l'assessore Teresa MARZOCCHI e i consiglieri Andrea DEFRANCESCHI, Antonio MUMOLO e Roberto PIVA.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Daniela MONTANI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Votazioni elettroniche
OGGETTO 749 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: “Patto di Stabilità Territoriale della Regione Emilia-Romagna.”” (7)
Presenti: 38
Favorevoli: 28
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Daniela MONTANI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 2
Manes BERNARDINI, Stefano CAVALLI.
Astenuti: 8
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Giovanni FAVIA, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Assenti: 12
Galeazzo BIGNAMI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI (G), Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Mauro MANFREDINI, Gabriella MEO, Antonio MUMOLO (G), Silvia NOÈ, Roberto PIVA ,(G) Andrea POLLASTRI.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Richetti
Cevenini - Corradi
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