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24.
SEDUTA DI MARTEDÌ 21 DICEMBRE 2010
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
Indice
OGGETTO 747
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della legge regionale 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013.» (9)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 748
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011 e bilancio pluriennale 2011-2013.» (10)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
(Ordine del giorno oggetto 747-748/1 - Presentazione e ritiro) (13)
PRESIDENTE (Richetti)
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza
LOMBARDI, relatore di minoranza
CEVENINI (PD)
MANFREDINI (Lega Nord)
MANDINI (Italia dei Valori)
MEO (SEL - Verdi)
SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)
COSTI (PD)
PRESIDENTE (Mandini)
BARTOLINI (PDL)
POLLASTRI (PDL)
VILLANI (PDL)
ALESSANDRINI (PD)
Allegato
Partecipanti alla seduta
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 9,42
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la ventiquattresima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna il consigliere Defranceschi.
Considerato il numero dei presenti e considerato anche il costante richiamo che viene fatto al presidente sul rispetto dei tempi di chiusura, sono costretto ad aggiornare la seduta alle ore 9,55, quando comincerà puntualmente.
(La seduta, sospesa alle ore 9,43, è ripresa alle ore 9,54)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo la seduta.
Buongiorno a tutti. Se prendiamo posto iniziamo i nostri lavori.
Vi ricordo che siamo convocati in sessione unica ed esclusiva di bilancio, organizzata a norma degli articoli 99 e 20 del Regolamento con contingentamento del tempo stabilito in 8 ore dalla Conferenza dei capigruppo. In questa sessione non sono iscrivibili altri oggetti all'ordine del giorno.
OGGETTO 747
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della legge regionale 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013.» (9) (Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 748
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2011 e bilancio pluriennale 2011-2013.» (10) (Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
(Ordine del giorno oggetto 747-748/1 - Presentazione e ritiro) (13)
PRESIDENTE (Richetti): I testi sono stati licenziati dalla Commissione Bilancio Affari Generali ed Istituzionali nella seduta del 14 dicembre 2010.
Si compongono rispettivamente di 55 e 21 articoli.
Relatore della Commissione è il consigliere Luciano Vecchi.
Relatore designato di minoranza è il consigliere Marco Lombardi.
Il contingentamento, come vi ho ricordato, è stabilito in 8 ore. Fra i Gruppi il tempo è così ripartito: 120 minuti al Partito Democratico; 68 minuti al Popolo della Libertà; 40 minuti alla Lega Nord Padania Emilia e Romagna; 40 minuti all'Italia dei Valori lista Di Pietro; 32 minuti al Movimento 5 Stelle; 32 minuti alla Federazione della Sinistra; 32 minuti a Sinistra ecologia e libertà; 28 minuti all'Unione di Centro.
Iniziamo la discussione generale dando la parola al relatore del progetto di legge, il consigliere Luciano Vecchi.
Prego, consigliere Vecchi.
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza: Rinvio alla relazione scritta depositata e distribuita per un maggiore approfondimento dei dettagli e degli argomenti in oggetto.
Il progetto di bilancio annuale e pluriennale che esaminiamo oggi ha carattere di straordinarietà sia a causa della situazione economica e sociale del Paese, che a causa degli iniqui vincoli imposti dal Governo nazionale.
Vorrei iniziare il mio intervento ringraziando in maniera non formale il presidente Errani e la Giunta regionale per lo straordinario e difficilissimo lavoro compiuto in questi mesi per tentare di garantire comunque politiche attive e di qualità per il lavoro, l'impresa e le famiglie. Il risultato ci dice che ci si è riusciti, anche se la realtà ci richiederebbe di poter disporre anche di quelle risorse che non ci sono più, perché destinate altrove dal Governo nazionale.
La predisposizione del progetto di bilancio annuale e pluriennale e la sua approvazione entro i termini di legge avviene in un momento di ancora forte incertezza e di difficoltà dell'economia italiana ed emiliano-romagnola. Come indicato nel Bollettino economico della Banca d'Italia dell'ottobre scorso, infatti la crescita dell'economia mondiale ha dato segni di decelerazione nel corso dell'estate, le proiezioni del Fondo monetario internazionale prefigurano un'attività economica segnata da una minore vivacità nel secondo semestre e da un ulteriore, lieve rallentamento nel 2011, sia nei Paesi avanzati che in quelli emergenti.
I divari di crescita tra i maggiori Paesi dell'area euro tendono ad ampliarsi, nel complesso dell'area il Pil è cresciuto dell'1% nel secondo trimestre rispetto al primo, rispetto allo 0,2 del periodo precedente. L'accelerazione ha riflesso la dinamica delle esportazioni degli investimenti, mentre quella dei consumi delle famiglie è stata ancora frenata dall'incertezza delle prospettive sull'andamento dell'occupazione e dal calo di reddito di molte di esse.
Nel secondo trimestre di quest'anno il Pil in Italia è aumentato a un ritmo lievemente superiore a quello di inizio anno: 0,5% sul periodo precedente. A un'ulteriore, robusta espansione delle esportazioni si è affiancato il deciso rialzo delle accumulazioni in macchinari e attrezzature, che ha beneficiato di agevolazioni fiscali in scadenza alla fine di giugno. Per contro anche qui i consumi delle famiglie hanno continuato a ristagnare e gli investimenti in costruzione si sono ancora contratti.
In particolare per la nostra regione, secondo il rapporto della Banca d'Italia “Economia dell'Emilia-Romagna”, aggiornamento congiunturale del mese scorso, dopo una caduta del Pil stimata in circa il 6% nel 2009, nella prima parte dell'anno si è avviato un moderato recupero dell'economia regionale. Nell'industria si è arrestata la caduta ai livelli di attività, con un progressivo miglioramento nel corso del semestre, grazie anche qui all'espansione delle esportazioni sostenute dalla crescita della domanda mondiale.
Le previsioni delle operatori circa l'andamento della domanda nei prossimi sei mesi sono positive: si è interrotta la flessione degli investimenti in macchinari e attrezzature ed è migliorata la reddittività delle imprese. Il quadro congiunturale nelle costruzioni però è rimasto negativo, con un calo del volume di affari.
Nel commercio si è avuta una debole ripresa, limitata però al comparto della grande distribuzione, i movimenti di turisti verso la riviera romagnola si sono ridotti a causa del calo della componente italiana.
Per i prossimi mesi le prospettive restano incerte: all'effetto espansivo della ripresa del commercio internazionale si accompagnano le cautele nel recupero dell'accumulazione di capitale e la debolezza dei consumi, che risentono del deterioramento delle condizioni occupazionali e della riduzione della spesa pubblica locale.
La domanda interna regionale rimane quindi fragile, l'aumento in atto al prezzo e al consumo e la preesistente debolezza del mercato del lavoro peseranno ulteriormente sul potere d'acquisto delle famiglie, che vedranno per il terzo anno consecutivo una caduta.
Passano da positive a negative rispetto a maggio, in relazione agli effetti della manovra nazionale di bilancio di luglio, le variazioni attese per i consumi delle pubbliche amministrazioni.
In Emilia-Romagna il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre di quest'anno è del 5,6%, 0,4 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente, con una percentuale inferiore di 3 punti rispetto alla media italiana. In un anno però si sono persi 33.000 posti di lavoro, tutti di lavoro dipendente. Le persone in cerca di occupazione sono 120.000 e ad oggi i lavoratori potenzialmente interessati alla cassa integrazione straordinaria sono 96.000. Se non ci fossero coperture e le imprese dovessero licenziare, la perdita dei posti di lavoro oscillerebbe tra i 50 e i 60.000. Le persone iscritte alle liste di mobilità sono 21.000.
La moderata ripresa produttiva non ha tuttavia visto il concorso di tutte le classi dimensionali di impresa, il maggior sostegno alla crescita complessiva è pertanto venuto dalle imprese più strutturate, da 50 a 500 dipendenti, la cui produzione è aumentata tendenzialmente del 3,3%, a fronte del trend negativo del 9,3%, in quanto in una fase di ripresa della domanda estera queste imprese più orientate all'export sono risultate più favorite rispetto alle altre più sbilanciate verso il mercato interno.
In questo contesto di difficoltà e di incertezza, la predisposizione del bilancio della nostra Regione deve tener conto dei contenuti della manovra finanziaria del Governo per gli anni 2011-2013 emanata nell'estate di quest'anno, ma anche della legge di stabilità, delle nuove regole per il patto di stabilità interno e del contenuto del maxi emendamento alla legge di stabilità votato in Parlamento.
Alla fine dello scorso mese di maggio il Governo ha approvato, con il decreto legge 78, la manovra correttiva dei conti pubblici per gli anni 2011-2013. Si è trattato di un provvedimento presentato d'urgenza, in assenza della preventiva approvazione della decisione di finanza pubblica e della necessaria condivisione delle Regioni in sede di Conferenza permanente in ordine al metodo e alla dimensione finanziaria della manovra. La manovra, per un ammontare netto di 24,9 miliardi per il triennio 2010-2012 (ricordiamo che nel 2008 fu di 16 e nel 2009-2011 di 36) incide pesantemente sulla finanza e sul bilancio delle Regioni e degli enti locali.
Ricordo che quei 24 miliardi che sono mancati all'appello non sono stati solo il frutto della crisi economica, ma anche la conseguenza di scelte compiute in questi due anni e mezzo dal Governo nazionale: Alitalia 3 miliardi, taglio dell'Ici ai ricchi 5 miliardi, eliminazione delle norme sulla tracciabilità dei pagamenti, secondo la valutazione dello stesso ministro Tremonti, 8 miliardi all'anno. 3 più 5 più 8 più 8 fa proprio 24 e sono i miliardi che peseranno sulle spalle dei cittadini e delle imprese.
Le conseguenze più significative, a partire dal 2011 e dalla suddetta manovra di bilancio delle Regioni, sono le seguenti: riduzione del Fondo sanitario regionale, inasprimento delle regole del patto di stabilità interno e tagli di trasferimenti dal bilancio dello Stato di 4 miliardi nel 2011 e di 4 e mezzo a partire dal 2012, oltre che un ulteriore taglio del 10% dei trasferimenti delle leggi Bassanini, accantonate in un apposito fondo per essere successivamente svincolate a favore delle Regioni che avranno ottemperato alla normativa nazionale.
La riduzione riguarda anche i trasferimenti relativi a funzioni trasferite o delegate alle Regioni, spese quindi in precedenza sostenute dallo Stato, a fronte dell'esercizio di funzioni che sono state trasferite o delegate dallo Stato stesso alle Regioni contestualmente al trasferimento delle relative risorse. Tale riduzione compromette l'esercizio di funzioni fondamentali in materia di trasporto pubblico locale su ferro e su gomma, di viabilità, ambiente, incentivi alle imprese, mercato del lavoro, protezione civile e così via.
L'art. 14 della legge del luglio scorso affronta il patto di stabilità interno ed altre disposizioni sugli enti territoriali. Sono previste ulteriori sanzioni in caso di mancato rispetto del patto di stabilità. Le Regioni dovranno versare allo Stato, entro 60 giorni dal termine per la certificazione, un importo corrispondente alla differenza tra risultato registrato e l'obiettivo programmato.
In data 11 novembre 2010 la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato la ripartizione della riduzione, che per la nostra Regione ammonta a 346 e rotti milioni di euro per il 2011 e 390 milioni di euro a partire dal 2012. Aggiungendo alla riduzione i trasferimenti alle Regioni, quelli relativi agli enti locali emiliano-romagnoli, si può stimare che il taglio al sistema istituzionale della nostra Regione ammonti, per gli anni 2011-2012, a circa 1,2 miliardi di euro, con il rischio evidente di ricadute gravi sui cittadini, le famiglie, i lavoratori, le imprese e il territorio.
Si è trattato di una scelta centralista grave e iniqua, volta a colpire il sistema delle autonomie e sostanzialmente deflattiva, rendendo più difficili le azioni di perequazione sociale e di sostegno allo sviluppo.
La manovra di luglio penalizza oggettivamente le Regioni e gli enti locali più virtuosi, costringendo a ridurre politiche pubbliche che hanno mostrato, soprattutto in questa fase di crisi economico sociale, una grande capacità di attutire l'impatto della crisi e di promuovere quell'innovazione e quello sviluppo necessari per costruire il futuro delle nostre comunità.
Per la nostra regione si tratta, per macro aree, di minori trasferimenti statali di 135 milioni di euro in meno per le imprese e lo sviluppo economico, di 180 in meno per la salvaguardia e lo sviluppo del territorio, 22 in meno per istruzione e formazione e così via.
Dall'esame della legge di stabilità si rileva, inoltre, il mancato finanziamento del fondo nazionale per la non autosufficienza di 400 milioni di euro. Questo comporta, quindi, che la riduzione delle risorse nell'anno 2011 per i sistemi regionali sale a 4,4 miliardi di euro e 4,9 a partire dal 2012, escludendo da tale calcolo la riduzione del comparto sanità.
Idealmente, per quanto riguarda il patto di stabilità interno, in modo speculare al taglio dei trasferimenti erariali, si prevede una riduzione dei tetti di autorizzazione di spesa per gli anni 2011-2012-2013, che vanno dal 12,3% al 17,2%.
La comunità regionale, come è emerso nell'udienza conoscitiva che abbiamo tenuto qualche settimana fa, ha condiviso e apprezzato l'impostazione generale data da questa Regione, dalla Regione Emilia-Romagna, nella predisposizione del bilancio per il 2011 e le scelte di priorità in esso definite. Sia il mondo associativo che le forze sociali e produttive della regione hanno condiviso le scelte per contenere gli effetti negativi della manovra nazionale e gli effetti ugualmente negativi del taglio di finanziamenti a comparti fondamentali come scuola, università e ricerca scientifica e tecnologica, mantenendo invece in questa regione il sostegno alle famiglie, alle imprese, al sistema sanitario regionale e al trasporto pubblico.
Tra gli spunti più significativi positivamente emersi nella fase di consultazione con la società emiliano-romagnola si ricordano lo sforzo di non innalzare il livello della pressione fiscale e l'introduzione di ticket, accompagnato dall'invito a perseguire la lotta all'evasione fiscale, oltre che ad una maggiore integrazione e sinergia tra le politiche.
Nello specifico ha destato molto apprezzamento la decisione di mantenere, anzi, per quanto ci riguarda incrementare, il finanziamento del fondo regionale per la non autosufficienza e le dotazioni finanziarie per il fondo sociale regionale.
Inoltre sono emersi con forza anche il sostegno a una forte semplificazione amministrativa, oltre a misure tese a garantire in tempi certi i pagamenti della pubblica amministrazione del sistema sanitario. Misure queste tese a sostenere l'economia regionale, per la quale è emersa anche la richiesta di riconfermare il patto per attraversare la crisi, di favorire l'accesso al credito attraverso i confidi e la green economy attraverso anche lo strumento del project financing.
Inoltre è giunta una forte sollecitazione a mettere in campo iniziative capaci di moltiplicare le risorse, oltre che il ricorso a una programmazione negoziata nella fase attuativa della manovra, con attenzione a garantire continuità nell'allocazione delle risorse.
Nella predisposizione del progetto di bilancio annuale e pluriennale si è tenuto quindi conto dei vincoli contenuti nelle disposizioni statali in vigore, anche per assicurare il mantenimento del riferimento ai tetti di spesa, per il coinvolgimento delle Regioni nel rispetto dei vincoli del patto di stabilità interno.
Per rispondere all'attuale situazione di crisi servono scelte di medio, lungo periodo, capaci di affrontare in modo adeguato i grandi cambiamenti in atto, attrezzandosi per quella che sarà l'economia del futuro. Con questa consapevolezza la Regione ha sottoscritto nel 2009, con le istituzioni e le parti sociali, un patto contro la crisi, rinnovato nel 2010, decidendo di investire sulle capacità e le competenze delle persone, per mantenere il livello competitivo dell'economia regionale e la coesione sociale, nel presupposto che competitività e coesione sociale si rafforzino vicendevolmente e quindi salvaguardando insieme capacità produttive e lavoro, occupazione e capacità professionali, sicurezza sociale, allo scopo di individuare e promuovere concretamente le scelte per rilanciare una nuova fase di sviluppo ancora più equa e solidale.
I principi ispiratori della manovra di bilancio regionale 2011-2013 possono essere così sintetizzati: invarianza della pressione fiscale, contenimento delle spese di funzionamento, conferma delle scelte fondamentali del programma di mandato attivato dall'inizio della legislatura regionale.
Per il 2011 la nostra Regione manterrà invariata la propria leva fiscale autonoma, quindi non aumenterà la pressione fiscale e non introdurrà ticket per la sanità, pur garantendo l'obiettivo prioritario di consolidare il livello dei servizi da assicurare alla comunità regionale.
Voglio ricordare peraltro che il versante delle entrate è caratterizzato ancora una volta dall'incertezza sul sistema di finanziamento e dall'opacità del meccanismo perequativo nazionale, che hanno reso ancor più difficoltosa l'individuazione delle risorse da destinare al finanziamento degli interventi e delle attività istituzionale.
Lo stop del debito a carico della Regione si riduce ulteriormente rispetto all'anno precedente di oltre 57 milioni di euro. La Regione Emilia-Romagna è, tra le Regioni a statuto ordinario, quella che presenta il più basso indebitamento pro capite e il più basso indebitamento sul Pil regionale. La Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, nel referto deliberato il 13 ottobre di quest'anno, attesta la corretta gestione finanziaria dell'ente e la conseguente solidità strutturale dei conti di bilancio, che hanno permesso il rigoroso controllo delle dinamiche del debito e il ricorso a risorse proprie per finanziare le spese di investimento e che permette, quindi, di governare meglio il processo di cambiamento che dovrà portare alla realizzazione della struttura federalista dello Stato.
La positività della gestione economico finanziaria del bilancio regionale in un quadro nazionale di finanza pubblica complesso e non privo, come abbiamo visto, di elementi di grave criticità, consente alla Regione di ridurre i sacrifici imposti dalla manovra finanziaria statale, per continuare a garantire la qualità dei servizi ai cittadini.
Nel contesto definito dai principi ispiratori è possibile individuare quattro specifiche priorità, che sono quelle della salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie attraverso il consolidamento e il potenziamento degli interventi sullo stato sociale e le politiche di contenimento tariffario; 2) strumenti utili a fronteggiare gli effetti della crisi economica, lavorando fianco a fianco con il sistema della rappresentanza istituzionale economica e sociale anche attraverso misure per i lavoratori, per la competitività del sistema produttivo, finanziando interventi mirati in grado di ottimizzare l'effetto leva e valorizzare la sinergia con gli strumenti di altri soggetti, per esempio un sistema confidi e quello bancario, con particolare attenzione alla green economy; 3) interventi a favore delle politiche di mobilità in un'ottica di sviluppo sostenibile; 4) investimenti infrastrutturali finanziati con la quota regionale del programma nazionale FAS. Sono state compiute scelte dolorose, ma si è cercato di mantenere come priorità il binomio coesione sociale e misure per gli investimenti.
Di fronte alla mancanza di una politica industriale nazionale e allo smantellamento delle principali politiche pubbliche condotte dal Governo nazionale, cerchiamo di rispondere con efficaci politiche concertate con le parti sociali e il sistema delle autonomie locali.
Per quanto riguarda le spese di funzionamento della macchina regionale, s'intende proseguire nelle azioni di riordino, razionalizzazione e contenimento già realizzate negli anni scorsi e che vengono ulteriormente rafforzate, pur continuando nel lavoro di finanziamento dell'efficienza, concentrandosi sulla semplificazione amministrativa, sull'alleggerimento alle procedure burocratiche e sul costante miglioramento della governance.
La spesa di funzionamento prevista per il bilancio 2011 risulta inferiore dell'8,3% rispetto a quella del bilancio 2010, con un risparmio di oltre 33 milioni di euro. Le riduzioni hanno interessato in linea generale tutte le tipologie di spesa, concentrandosi in particolare su alcuni voci riferite a spese di rappresentanza, spese per studi e consulenza, spese per convegni e congressi, spese per locazioni passive e così via.
Dal riassetto dei livelli istituzionali regionale è inoltre derivato un margine di economia con riferimento alle spese per l'esercizio amministrativo delle deleghe.
Anche dalla modifica effettuata alla legge regionale 42 “Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale” e con quella che abbiamo approvato ieri, che va in maniera significativa nella stessa direzione, si sono ulteriormente ridotte e si sono modificate le modalità di corresponsione delle indennità di missione a consiglieri e assessori regionali.
Sono stati, inoltre, ridotti i contributi di funzionamento ad enti, aziende, agenzie regionali. Sono state, inoltre, previste ulteriori azioni di risparmio attraverso una verifica dettagliata delle singole voci di spesa destinate alle politiche regionali per un importo complessivo di oltre 5 milioni e mezzo di euro, anche qui compiendo in taluni casi scelte dolorose, come l'intervento sulla cooperazione internazionale, i programmi di attività e quelli a favore della emigrazione e immigrazione.
Le misure complessivamente destinate dalla Regione a fronteggiare la crisi economica richiedono, inoltre, il rinnovo del patto per attraversare la crisi, la cui misura più rilevante è costituita dal finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, di cui parte a carico dello Stato e parte a carico del programma regionale del Fondo sociale europeo.
Le risorse destinate dal bilancio alle politiche sociali, oltre a quelle che sono a carico del fondo sanitario, e ai servizi educativi per l'infanzia si mantengono a un livello superiore ai 105 milioni di euro, di cui 22 milioni in continuità con il 2010 sono previsti per...
(brusio in aula)
Presidente, ho qualche difficoltà ad ascoltare me stesso.
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere, le chiedo scusa.
Se riusciamo a smontare qualche capannello che impedisce la relazione, grazie, consiglieri.
Prego, consigliere Vecchi, può proseguire.
VECCHI: ...di cui 22 milioni di euro in continuità con il 2010 sono previsti nel fondo straordinario per supportare gli enti locali nello sforzo di mantenere un livello adeguato di servizi.
Il Fondo sociale regionale straordinario, integrando la programmazione territoriale corrente, sostiene complessivamente il sistema dei servizi sociali e sarà in parte finalizzato all'avvio di un programma attuativo a tutela dei minori, risultando questa l'area di maggiore sofferenza a livello locale. Tale programma da un lato si pone l'obiettivo di contribuire all'omogeneizzazione dei livelli di assistenza garantiti a livello territoriale, nell'ambito di un sistema integrato di interventi e servizi per l'infanzia e l'adolescenza, dall'altro consente il potenziamento delle azioni relative ad aree di bisogno critiche, connotate ormai dal carattere dell'emergenza e in particolare interventi di prevenzione mirati al sostegno della genitorialità, dell'età dell'adolescenza e pre-adolescenza, la prevenzione dei rischi di abbandono e maltrattamento, potenziamento dell'accoglienza anche mediante l'istituto dell'affido.
La crisi economica che ha investito, a partire dal 2008-2009, anche la nostra regione ha prodotto in questi anni un forte aumento di domanda di servizi alla persona da parte della popolazione, in particolare ai soggetti più deboli. Questa crescente pressione sui servizi si accompagna a una diminuita disponibilità complessiva di risorse, a valere sui bilanci comunali, dovuta anche alla progressiva riduzione avvenuta negli ultimi anni dei trasferimenti statali finalizzati al sostegno delle politiche sociali.
Nel 2011 la sanità in Emilia-Romagna può contare non solo sui 7,9 miliardi di euro provenienti dal fondo sanitario, ma anche sui 150 milioni che derivano dalla manovra in approvazione oggi nel bilancio regionale, che consentono alla Regione il mantenimento dell'equilibrio della spesa del servizio sanitario come obiettivo prioritario di sistema, confermando i principi di qualità, adeguatezza e appropriatezza delle prestazioni sanitarie. Un servizio sanitario regionale che, forte dei buoni risultati, intende continuare nel miglioramento e nel contributo che può dare alla costruzione di welfare universalistico e solidale previsto dal Piano sociale sanitario, la cui programmazione, basata sull'integrazione delle politiche, dei servizi e degli operatori sanitari e sociali è attuata in tutti i territori con la partecipazione delle istituzioni locali.
Viene inoltre incrementato il Fondo regionale per la non autosufficienza di ulteriori 31 milioni di euro, con l'obiettivo di rispondere ai bisogni delle persone non autosufficienti e di chi accanto a loro vive e se ne prende cura, prevedendo finanziamenti per lo sviluppo di servizi sociosanitari dedicati.
Prosegue, inoltre, l'impegno della Regione a sostegno del programma di investimenti per la realizzazione, ristrutturazione, acquisto, completamento di strutture relative ai impianti e attrezzature, nonché di tecnologia a destinazione sanitaria, anche al fine dell'adeguamento alle normative in tema di sicurezza e accreditamento del patrimonio sanitario e socio-assistenziale, che potrà contare complessivamente su oltre 380 milioni di euro.
Vengono confermate le risorse destinate al bilancio nel settore della cultura, sport e tempo libero, con particolare attenzione alle politiche per i giovani. Ricordo che questa Regione fa delle politiche culturali un elemento qualificante della sua azione di governo, la cultura come elemento di democratizzazione e di socializzazione per fasce sempre più estese della popolazione.
In tema di sicurezza, a fronte del drastico taglio peraltro del bilancio nazionale del comparto, come testimoniano anche le proteste di tutti gli operatori della sicurezza che avvengono anche in questi giorni, la Regione, oltre a proseguire gli interventi per la qualificazione della polizia locale, attuerà la legge per le misure di prevenzione della criminalità organizzata e mafiosa e per la promozione della legalità, con un iniziale finanziamento di un milione di euro, dando priorità ai progetti di scambio e di informazione per il sostegno ai Comuni nel riutilizzo dei beni confiscati.
Come i dati congiunturali evidenziano, la struttura produttiva dell'Emilia-Romagna risulta colpita dalla crisi e occorreranno tempi lunghi perché la ripresa possa manifestarsi e arrivare in modo diffuso alle imprese del territorio, specie a quelle di più piccole dimensioni e tutto questo potrà determinare conseguenze negative di rilievo sull'occupazione. Per questo motivo abbiamo individuato misure specifiche per migliorare la competitività del sistema produttivo e per contribuire ad arginare gli effetti della crisi economica.
Per il sostegno allo sviluppo dell'economia regionale, per i settori delle attività produttive, commercio e turismo, sono previste risorse complessive per oltre 477 milioni di euro, comprese le risorse del Programma operativo regionale 2007-2013. Si punterà su tre obiettivi di fondo: sviluppo della ricerca e del trasferimento tecnologico al sistema produttivo, anche attraverso la rete dei tecnopoli, in grado di accrescere le opportunità di conoscenza del sistema produttivo imprenditoriale regionale e la nostra competitività. In secondo luogo internazionalizzazione delle imprese e del sistema regionale nel suo complesso, per una più incisiva penetrazione dei prodotti nei mercati esteri e per costruire azioni in grado di detrarre capitali e intelligenze e sostenibilità dello sviluppo e orientamento verso l'economia verde, in grado di introdurre nei processi e nei prodotti la cultura della sostenibilità.
Per quanto concerne specificamente il turismo e il commercio, saranno fondamentali la qualità dei prodotti e dell'accoglienza, l'attenzione al rispetto dell'ambiente e del territorio e la capacità di rendere compatibili tradizione e innovazione. L'obiettivo dei prossimi anni sarà quello di innovare il prodotto turistico, per affermare il ruolo strategico nel contesto dell'economia regionale.
Per il settore del trasporto pubblico locale e dei sistemi di mobilità sono complessivamente destinati 1 miliardo e 8 milioni di euro per promuovere un sistema integrato di mobilità in cui il trasporto collettivo deve rivestire un ruolo centrale per la sostenibilità ambientale, lo sviluppo civile ed economico, la coesione sociale.
Per quanto riguarda le spese di investimento, pari a 577 milioni nel triennio, gli obiettivi sono di realizzare il quadro infrastrutturale già pianificato.
Prosegue, inoltre, l'impegno della Regione per la casa e la riqualificazione urbana, con complessivi 410 milioni di euro.
Per iniziative e interventi per il diritto allo studio, l'accesso al sapere, l'istruzione e le borse di studio e per il lavoro e la formazione sono previsti complessivamente oltre 433 milioni di euro, che comprendono i finanziamenti in seguito all'approvazione nel POR competitività e occupazione 2007-20013, che fruiscono anche del contributo del Fondo sociale europeo.
Le azioni di politica attiva si sviluppano attraverso azioni di accompagnamento alle strategie di sviluppo per promuovere azioni di promozione e sostegno alle imprese e azioni di accompagnamento all'imprenditorialità per promuovere interventi per valorizzare e supportare tutti i lavoratori che per aspettative o per attitudini personali investono nella propria imprenditorialità.
Per salvaguardare il proprio sistema scolastico, la Regione, che da tempo sostiene l'istituzione scolastica nel proprio territorio, ha deciso di rafforzare la sua azione proprio a partire dall'anno scolastico appena iniziato, attraverso azioni per la valorizzazione dell'autonomia e l'arricchimento dell'offerta formativa delle scuole del territorio dell'Emilia-Romagna. In questo quadro assume un'importanza strategica la definizione del nuovo sistema d'istruzione e formazione professionale su cui questa Assemblea si è espressa nella scorsa sessione.
Per quanto riguarda le reti telematiche, nel 2009 è stata completata la rete Lepida, che è presente non solo in ogni ente della community network regionale, ma collega anche ospedali, biblioteche, sedi periferiche degli enti regionali. Un tema su cui ci si dovrà concentrare nel futuro, investendo adeguatamente, è il superamento del digital divide per fare della connettività un diritto agibile per ogni cittadino, costituendo al contempo un valido supporto allo sviluppo delle imprese.
Gli interventi in materia di Protezione civile, nonostante l'azzeramento del fondo nazionale, saranno complessivamente finanziati per 64 milioni di euro, di cui 52 milioni per investimenti.
Le risorse complessivamente destinate all'agricoltura sono di 107, 83 milioni di euro. Anche per il 2011 per il settore agricolo sono previste risorse destinate a contributi ai consorzi fidi per facilitare l'accesso al credito e sarà inoltre cofinanziato il Piano di sviluppo rurale 2007-2013 con circa 90 milioni di euro nell'arco temporale considerato, con una spesa pubblica totale messa in movimento di 934 milioni di euro.
Infine, per il settore ambiente e difesa del suolo e della costa sono destinati complessivamente oltre 209 milioni di euro, con l'obiettivo da un lato di migliorare i livelli di sicurezza del territorio per quanto riguarda il rischio idraulico, idrogeologico e di erosione e dall'altro di promuovere comportamenti attivi e responsabili nei confronti dell'ambiente da parte di tutti i cittadini...
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere, le chiedo di avviarsi alle conclusioni.
VECCHI: I finanziamenti complessivamente previsti quindi sono di 177 milioni di euro nel triennio 2011-2013 e avranno come priorità la salvaguardia del patrimonio forestale, interventi di bonifica su siti inquinati e gli interventi per l'attuazione del piano di tutela acque.
Per tutti questi motivi invito quindi l'Assemblea ad approvare il bilancio previsionale, così come modificato dal lavoro delle commissione dell'Assemblea, bilancio previsionale per il 2011, il bilancio triennale 2011-2013 e la legge finanziaria a essi collegata.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Vecchi.
È stato perfettamente nei trenta minuti a sua disposizione.
La parola al relatore di minoranza, consigliere Lombardi.
Prego, consigliere Lombardi.
LOMBARDI, relatore di minoranza: Anch'io vorrei iniziare con dei ringraziamenti, non certo al presidente Errani come ha fatto il collega di maggioranza, ma agli uffici e ai colleghi della commissione che hanno lavorato credo con molta dedizione per arrivare nei tempi previsti al completamento dell'iter relativo agli atti che stiamo oggi discutendo.
Qualsiasi analista economico non può fare a meno di rilevare come l'Italia in questi anni si sia trovata a dover affrontare un compito estremamente difficile: rimuovere i problemi strutturali che frenano le sue potenzialità di crescita, migliorare la qualità dei servizi pubblici, affrontare la crisi e contestualmente mantenere il controllo dei conti pubblici.
Il Governo ha ritenuto che l'equilibrio della finanza pubblica rappresentasse un presupposto essenziale per il buon funzionamento di un sistema economico. Finanze pubbliche sane, infatti, significano la possibilità di utilizzare la politica di bilancio in maniera anticiclica e nel nostro Paese i margini per tali interventi sono oggi limitati a causa dell'elevato livello del debito pubblico. In queste circostanze più di altri Paesi dobbiamo assicurare che la spesa pubblica ottenga il massimo risultato possibile in termini di effetti delle politiche e di risorse impiegate.
Una pubblica amministrazione efficiente contribuisce in modo fondamentale alla produttività e alla competitività del sistema Paese e conseguentemente a definire il tasso di sviluppo dell'economia.
L'esigenza di utilizzare la spesa nella maniera più produttiva richiede di avere consapevolezza non solo di quanto si spende, ma soprattutto di come, per fare cosa e con quali risultati si utilizzano le risorse pubbliche.
Il controllo della spesa, della sua qualità e della sua quantità per essere efficace deve intervenire sui fattori che ne determinano la formazione e sui meccanismi e comportamenti che la governano a tutti i livelli istituzionali.
Il federalismo arruffone, introdotto dalla sinistra con le leggi Bassanini prima e con la riforma del Titolo V dopo, ha aumentato la spesa pubblica ponendola fuori controllo, in quanto trasferiva competenze e risorse senza che i nuovi titolari della spesa (Regioni, Comuni e Province) rispondessero responsabilmente del loro operato, in quanto ogni ripianamento era sempre a carico dello Stato, che tra l'altro, viceversa, doveva rispondere in modo sempre più rigoroso al patto di stabilità imposto dall'Europa.
Inoltre, com'è a tutti noto, per noi una finanza pubblica sotto controllo è vitale per garantirci senza sorprese la ciclica collocazione del nostro debito pubblico, a condizioni sopportabili e senza correre il rischio di trovarci da un giorno all'altro a dover fare o subire ciò che altri Paesi dell'Unione Europea sono stati chiamati a fare.
Difatti, nonostante tutti i problemi del nostro Paese, non abbiamo raggiunto livelli di disoccupazione che altri hanno dovuto sopportare perché abbiamo ampliato enormemente il campo d'azione quantitativo e qualitativo degli ammortizzatori sociali, non abbiamo dovuto aumentare le tasse, come invece l'Irlanda ha dovuto fare, non abbiamo licenziato decine di migliaia di dipendenti pubblici, né abbiamo dovuto ridurgli lo stipendio come Irlanda, Grecia e Spagna hanno fatto. Abbiamo al fine stanziato un miliardo di euro per la riforma dell'università, mentre in Inghilterra hanno triplicato le rette universitarie.
Nessun risparmiatore ha visto sparire i suoi soldi nelle banche, e al di là delle cassandre interne, abbiamo ancora un rating assolutamente di primo piano che ci consente di guardare con fiducia ai primi segnali di timida ripresa.
Per governare il fenomeno però il Governo è dovuto intervenire pesantemente sul controllo della spesa pubblica, che in Italia tradizionalmente seguiva mille rivoli incontrollabili e svincolato dal diretto controllo dell'amministrazione statale.
Nella prima parte degli anni 2000 si è tentato di intervenire responsabilizzando le amministrazioni locali, che avrebbero dovuto cercare al proprio interno le necessarie razionalizzazioni per rispettare i nuovi vincoli di bilancio, ma dobbiamo prendere atto che questo tentativo è miseramente fallito. Di qui la necessità di intervenire in maniera più incisiva e vincolante da parte del Governo, anche con provvedimenti impositivi nei confronti di Regioni, Province e Comuni.
Del resto su una spesa primaria dello Stato al netto delle passività finanziarie e degli interessi passivi di circa 456 miliardi di euro nel 2009, solo 144 miliardi, cioè il 32% sono gestiti direttamente dalle amministrazioni centrali dello Stato, per spese di funzionamento e per interventi realizzati direttamente, mentre l'altra parte, cioè il 68%, è gestito direttamente dal sistema degli enti territoriali. All'interno di questo quadro, le Regioni, nel loro insieme, incidono sulla spesa per circa 180 miliardi di euro e quindi più di quanto incida lo Stato nel suo complesso.
La Regione Emilia-Romagna, con la legge di bilancio che stiamo discutendo, si accinge ad attribuirsi potestà di spesa per oltre 13 miliardi di euro. All'interno di questa previsione, salvaguardati i finanziamenti alla sanità, è ovvio che i punti di intervento su cui i necessari tagli potevano intervenire sono assai limitati e minimi, se rapportati al totale, certamente più pesanti se rapportati solo al segmento di riferimento.
Una prima precisazione. I tanto contestati tagli lineari sono il frutto di una disciplina generale stabilita dal Governo, disciplina però che poteva essere declinata con un accordo fra le Regioni, per dislocare i tagli in maniera più intelligente. Questo accordo, che certamente non vedeva il presidente Errani come un comprimario, ma bensì come un protagonista, se non come il protagonista, è fallito ed è fallito perché nei bilanci regionali non c'è omogeneità contabile, né intelligenza, per usare un termine che si usa sui tagli lineari, nei capitoli di spesa.
A solo titolo di esempio, la Regione Sicilia spende per far fronte alla funzione foreste 324 milioni di euro, mentre noi ne spendiamo meno di 4; e spende per la funzione trasporto ferroviario 4 milioni di euro, mentre noi spendiamo 153. Come si vede, parlare di tagli mirati e non lineari riempie la bocca, ma poi entrando nel merito del problema ci si accorge che fare tagli mirati e settoriali significherebbe semplicemente mantenere inalterata la spesa pubblica.
Certo, molto si può ancora fare ed affinare il modello e molto possono fare i soggetti istituzionali interessati sotto il profilo della responsabilità pubblica, ma siccome, come ama dire D'Alema, il meglio è nemico del bene, in questo momento non si poteva fare di più.
Una seconda precisazione. Alcune critiche mosse in seguito al provvedimento di stabilità pubblica e incentivo allo sviluppo nel giugno scorso vanno riviste alla luce di quanto previsto dal maxi emendamento. La rigidità legata al riferimento a una sola annualità per il patto di stabilità non c'è più, perché ora è prevista una media sul triennio. Il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per il 2011, gli incentivi ai datori di lavoro che assumono lavoratori in cassa integrazione e 100 milioni di euro per la formazione nell'esercizio dell'apprendistato ci sono e quindi smettiamola di diffondere incertezze, almeno in questo campo.
Viene incrementato di 200 milioni di euro il fondo nazionale per le politiche sociali, viene incrementato di 347 milioni di euro per il 2011 il finanziamento del servizio sanitario regionale, come quota dei cinque dodicesimi delle maggiori risorse che lo Stato si è impegnato a garantire alle Regioni per il 2011 con il nuovo patto per la salute.
Con l'occasione vorrei chiarire anche l'annosa questione del fondo per la non autosufficienza, istituito dalla Regione con 400 milioni, poi non tutti spesi e via via riproposti ad ogni bilancio come minimi incrementi. La tutela e il sostegno di persone non autosufficienti rappresenta una competenza tipica delle Regioni e quindi non è uno scandalo che esse vi provvedano con somme anche superiori a quelle destinate dal Governo. Queste risorse regionali, tra l'altro, non sono il frutto di economie della Regione, ma furono il frutto dell'aumento dell'addizionale Irpef introdotta nel 2007, aumentando le tasse agli emiliano-romagnoli. Se anche il Governo Berlusconi fosse il Governo delle tasse, come lo è stato il Governo Prodi che ha introdotto l'Irap, non farebbe fatica a destinare nuove risorse. La finanziaria regionale a tal proposito destina per il prossimo esercizio 100 milioni di euro, mentre nel 2010, in presenza di maggiori risorse, ne destinò solo 70.
Ogni scelta è ovviamente legittima, ma va contestualizzata e quindi va preso atto che la Giunta, in presenza di minori risorse, decide di incrementare tale fondo e di ridurre, ad esempio, quello per le imprese. È difficile pensare che in pochi mesi le esigenze dei non autosufficienti e delle loro famiglie abbiano richiesto un incremento di 30 milioni di euro, è più plausibile pensare che le clientele che in questa regione ruotano attorno a questo tipo di assistenza hanno preteso di più.
Terza precisazione preliminare. I tagli previsti sono pesanti, ma assolutamente sopportabili dal nostro bilancio e non traumatici per la nostra realtà economica e sociale e in questa affermazione sono ampiamente confortato dalle risultanze emerse dall'udienza conoscitiva che abbiamo svolto. In quella sede, dopo la consueta rappresentazione di quanto sia insensibile e crudele il ministro Tremonti, ogni intervento dei rappresentanti intervenuti finiva con un ringraziamento alla Regione per aver comunque mantenuto inalterati gli stanziamenti in loro favore o averli ridotti in maniera accettabile. In tal modo, oltre a dimostrare l'inutilità di una simile liturgia, anche alla luce del fatto che tutti gli intervenuti hanno dichiarato di aver già avuto nei giorni precedenti incontri con la Giunta per definire le loro posizioni, l'udienza è servita ad attestare che i tagli effettuati dal Governo hanno senza dubbio contribuito a salvaguardare la nostra finanza pubblica, non creando situazioni di crisi tra i privati beneficiari finali dei trasferimenti regionali.
Entriamo nel merito del bilancio preventivo 2011. In primo luogo va chiarito il contesto. Il patto di stabilità della Regione è basato sul tetto di spesa già previsto da tempo per il 2011, in diminuzione rispetto all'annualità di riferimento. Ciò premesso, risulta inutile e capzioso lamentarsi per i tagli ai trasferimenti, perché in ogni caso quelle risorse la Regione non avrebbe potuto spenderle, andando semplicemente ad incrementare inutilmente il suo avanzo di amministrazione. Viceversa, l'operazione Tremonti mira a sostenere minori spese da parte dello Stato, per potersi presentare in Europa con un deficit in riduzione e conseguenti previsioni positive sul rapporto debito-Pil.
Guardando il quadro riassuntivo delle entrate regionali previste per il 2011, per cui spero si sia tenuto conto di un previsto incremento del Pil regionale dell'1,5%, si nota come le entrate di competenza del Titolo I registrino un aumento di 125 milioni di euro sul 2010, le entrate del Titolo II diminuiscono di 66 milioni di euro e quelle del Titolo III aumentano di 28 milioni di euro, quelle del Titolo IV di 31 e quelle del Titolo V di 106 milioni di euro. È evidente che il saldo di competenza è positivo, così come è ancora più positivo il saldo di cassa tra il previsionale 2010 e quello del 2011.
La famosa cifra di 340 milioni di euro di minori trasferimenti non trova un immediato riscontro nei prospetti riassuntivi, mentre da un mio esame dei dati risulta che nei trasferimenti sul Titolo II, categoria 3, “Trasferimenti statali” presenta una diminuzione per competenza sul 2010 di 66 milioni di euro e di circa 200 milioni per cassa, tenendo conto però che complessivamente nel 2011 il saldo positivo per cassa sarà oltre i 2 miliardi e 6 di euro.
Non mi sembra una situazione da strapparsi i capelli, ma una situazione che evidenzia sacrifici possibili che, oltre ad alcune evidente riduzioni, obbligherà anche ad altrettante evidenti razionalizzazioni di spesa. A tal proposito mi sento di segnalare e riconoscere una meritevole opera di riduzione delle spese di funzionamento dell'ente, pari all'8,3% sul 2010, con un risparmio di 33 milioni di euro che ha visto l'intera Assemblea legislativa protagonista per la parte di sua competenza.
Entrando ancora più nello specifico delle poste di entrata, si nota come i trasferimenti statali ed europei previsti per il prossimo esercizio ammontano a circa 498 milioni di euro rispetto ai 575 dell'esercizio in corso, con una diminuzione di 77 milioni di euro, per cui ho l'impressione che quando si parla di tagli per 340 milioni di euro si confondono un po' le acque, mischiando pere con mele. Infatti, se i colleghi si vogliono prendere la briga di raffrontare lo schema a pagina 12 del progetto di legge di bilancio preventivo 2010 e quello a pagina 13 del medesimo pdl del 2011, potranno notare che al netto dell'avanzo di amministrazione, dell'alienazione patrimoniale, dei mutui e prestiti, il preventivo 2011 è più ricco di 117 milioni.
Catalogando poi le spese regionali previste a seconda della loro destinazione, possiamo ricavare che le spese correnti di amministrazione generale, quelle cioè che assicurano il funzionamento dell'ente, come già detto, si prevedono in diminuzione, mentre le spese correnti operative, quelle cioè che riguardano gli scopi istituzionali dell'ente (assistenza sanitaria, trasporto pubblico, promozione turistica, scuola, servizi sociali, formazione professionale) sono viceversa previsti in aumento per 159 milioni di euro. Quindi il quadro di rigore imposto dagli eventi internazionali anche alla nostra regione consente ugualmente la redazione di un bilancio sostenibile, all'interno del quale alcune scelte strategiche di questa maggioranza si possono tranquillamente manifestare.
A questo punto mi piacerebbe sapere perché mentre la Regione critica Tremonti, che riduce i trasferimenti per rispettare faticosamente i parametri europei e tutelare il nostro debito pubblico, la Giunta con il bilancio scorso si è tenuta dalla parte dei bottoni rispettando il patto di stabilità per oltre 200 milioni di euro, limitando evidentemente per prudenza nel corso dell'esercizio trasferimenti a destinatari pubblici e privati della nostra regione. È come se il Governo semplicemente per prudenza si tenesse dei soldi da parte, senza trasferirli alle Regioni e agli enti locali.
Nel merito dei vari stanziamenti previsti, ritengo che questa Regione tenda sempre più a diventare una grande Asl, dimenticando che lo sviluppo si fa con l'aiuto alle imprese più che con l'assistenzialismo regionale. A tal proposito, visto che si parla di minori trasferimenti statali, è opportuno verificare gli impieghi proposti da questa Giunta, evidenziando le sue scelte e quindi le sue responsabilità.
È bene dire allora che noi siamo una Regione non in equilibrio con i conti della sanità, per una precisa scelta della Giunta spendiamo più di quanto ci viene trasferito dal fondo nazionale, tanto è vero che nella relazione al presente provvedimento si legge che ai normali trasferimenti statali si aggiungono anche per il 2011 150 milioni di euro di risorse proprie regionali. In pratica anche con questo bilancio si decide di spendere per la sanità 150 milioni in più di quanto trasferito, ponendosi in controtendenza rispetto a Regioni come Lombardia, Toscana, Marche e Umbria, che viceversa spendono quanto trasferito.
È inutile in questa sede ribadire che non si tratta di diminuire la qualità delle prestazioni, ma semplicemente utilizzando meglio le risorse disponibili, come dimostrano di saper fare altre Regioni al nostro livello, magari limitando la politicizzazione nell'organizzazione delle Asl, aumentando la concorrenza negli appalti, limitando i taciti pluriennali rinnovi e facendo maggior uso della sussidiarietà orizzontale.
Va da ultimo notato che di quei 150 milioni solo 32 sono risorse aggiuntive, mentre i rimanenti 118 milioni servono a un semplice ripianamento del deficit, che potrebbe essere evitato con una gestione più efficiente.
Il ritornello che ci siamo sentiti dire in queste settimane è che il taglio di 340 milioni di euro non può essere considerato sul totale del bilancio regionale, ma solo sulla parte trasferimenti che è di molto inferiore. È evidente però che se la Giunta decidesse di risparmiare almeno 118 milioni di euro all'interno dei 9 miliardi destinati alla sanità regionale, il compito sarebbe più facile e si troverebbero quelle risorse in più per far fronte meglio ai tagli sui trasferimenti. Con 118 milioni di euro si potrebbero così finanziare per intero le richieste delle imprese per innovazione e sviluppo, si potrebbero finalmente destinare risorse importanti e straordinarie per un vero piano di rilancio del nostro turismo, insomma, si potrebbe far fronte a molte di quelle necessità a cui si dice di non poter far fronte per colpa dei tagli del Governo.
Anche per il 2011 le strategie regionali in tema di aeroporti, fiere, trasporto pubblico locale sono sbagliate e drenano risorse importanti che potrebbero essere utilizzate meglio. Alla luce della situazione attuale appaiono poi veramente sprecati i 23 milioni di euro spesi lo scorso esercizio per acquistare azioni delle fiere regionali, regalando soldi alle Province e ai Comuni senza migliorare per nulla la situazione del nostro sistema fieristico regionale.
Allo stesso modo, visto che le risorse per i programmi d'area non sono diminuite, occorrerà fare attenzione al loro utilizzo, per evitare, come è accaduto nel caso di questo esercizio, che venga finanziato un parcheggio a Imola completamente avulso dal programma d'area che ne giustificava la realizzazione all'interno di quella destinazione.
Pare ormai inevitabile prendere attentamente in esame l'impegno della Regione per quanto attiene all'automazione e manutenzione del sistema informativo regionale, che annualmente assorbe risorse ingentissime dal nostro bilancio: 24 milioni di euro nel 2010 e circa 20 nel 2011. Anche in questo settore, pure importante e strategico per lo sviluppo, un'indagine su costi, benefici e possibili risparmi andrà fatto, visto che si opera in un mondo dove si comprano beni immateriali e di difficile valutazione e beni materiali su cui incide enormemente il fatto che abbiano davanti una prospettiva di vita breve o lunga dal punto di vista tecnico.
Il sostegno al terziario è debole per scelta e non per carenza di risorse, quasi si dimenticasse che rappresenta il 52% delle imprese presenti in regione, che assorbono il 65% del totale degli occupati, per un apporto di oltre il 60% alla produzione del valore aggiunto nel territorio.
Nella relazione di accompagnamento al preventivo 2011, a differenza di quanto emergeva nella relazione del 2010, non si fa cenno ai finanziamenti per i consorzi fidi e questo è già un brutto segnale. Il segnale diventa poi pessimo se si osserva che nella legge finanziaria le risorse del capitolo dedicato ai consorzi fidi, tanto enfatizzati dal presidente Errani, passano da 10 milioni di euro del 2010 a 3,7 milioni di euro del 2011.
Il turismo continua ad essere trattato come un'attività non strategica per la nostra regione, che lo considera un settore a cui dedicare poche risorse, senza fare quel salto di qualità che lo ponga al pari di tutti gli altri settori industriali. La diminuzione degli stanziamenti di 2 milioni di euro conferma questa analisi e non ci fa certo piacere.
La sussidiarietà orizzontale continua essere più annunciata che praticata, rinunciando così ad ampliare gli spazi di libertà in questa regione e consentendo di liberare risorse preziose per i settori dove è più necessario e utile l'intervento del pubblico.
In questo campo vengono previsti 15 milioni di euro per i piani nidi, ma calcolato quanto potrebbe risparmiare la Regione se decidesse di sostenere semplicemente ciò che dalla società civile emerge e cioè che i nidi privati garantiscono a pieno titolo un servizio pubblico. Inoltre visto che uno dei settori in cui più di altri si lamentano tagli è quello dell'edilizia residenziale agevolata, vorrei rammentare ancora una volta che semplicemente approvando il mio progetto di legge, che in linea con il recente ordine del giorno della Conferenza degli enti locali dell'Acer di Rimini prevedeva di equiparare il reddito ISEE previsto per l'ingresso nelle case Acer, con quello previsto per l'uscita dalle medesime, si attiverebbe un turnover immediato che nella sola provincia di Rimini ammonterebbe a 400 alloggi e a regime si potrebbero dare risposte a tutte le domande, senza la necessità di costruire nuovi alloggi, liberando anche in questo caso risorse disponibili per altri interventi.
Non vi è traccia in questo preventivo di un riordino delle partecipazioni della Regione, che possa consentire di valutare gli investimenti fatti e gli impegni in corso e la convenienza per la Regione per cui l'Ervet, ad esempio, continuerà a drenare risorse utilizzabili più proficuamente.
Si tratta, infine, di un bilancio preventivo che prosegue la routine di questa Regione, che non coglie la particolarità del momento cercando di fare scelte influenti per accompagnare l'uscita dalla crisi.
Un bilancio che si preoccupa di criticare il Governo senza tener conto di quanto di buono abbia fatto per tutelare la nostra finanza pubblica; un bilancio chirurgico, attento cioè a tagliare, ma solo in settori non sensibili per l'elettorato di riferimento di questa maggioranza, quel tanto che basta per alimentare un'avversione nei confronti del Governo, magari strizzando l'occhio ai propri interlocutori promettendo il saldo in sede di assestamento. Insomma, un bilancio 2011 che in sede di preventivo si dimostra molto tecnico e poco coraggioso, mentre in sede di consuntivo dimostrerà ancora una volta quanto opportuni e tutto sommato indolori siano stati i tagli imposti dal ministro Tremonti per la stabilità del sistema Paese.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Apriamo la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Cevenini. Ne ha facoltà.
CEVENINI: Grazie, signor presidente.
Care colleghe e cari colleghi, le opportunità tecniche delle altre sedute non mi hanno permesso di ringraziare tutti voi che vi siete occupati delle mie vicende di salute. Lo faccio in apertura, anche se in modo un po' anomalo, di questo mio intervento sul bilancio, naturalmente rivolgendomi agli esponenti della Giunta e anche ai componenti del Consiglio regionale.
Il consigliere Vecchi ha già fatto nella sua illustrazione, ampia e dettagliata, il quadro di un bilancio, il primo bilancio che io affronto in questa Aula consiliare, molto chiaro e definito. I conti e i numeri parlano da sé e questo bilancio è sicuramente il più difficile che la Regione Emilia-Romagna affronta nei suoi quarant'anni di vita.
Da una parte assistiamo infatti al drammatico perdurare della crisi economica, con tutto il suo carico di problemi per le famiglie, le imprese e i lavoratori; dall'altro, e credo che questo sia un dato oggettivo, abbiamo un Governo centrale che con la benda sugli occhi e la scure in questa occasione ha fatto tagli pesanti e indiscriminati agli enti locali. Credo che nella fase più importante della discussione e del confronto tra Governo e Regioni - in quella fase in cui tutti evitano di affrontare gli interessi personali, gli interessi di parte, e affrontano gli interessi globali della propria comunità - tutte le Regioni abbiano dimostrato dietro il presidente Errani, coordinatore della Conferenza, di volere cambiare radicalmente le indicazioni del Governo. Poi ci si è adagiati in una soluzione che non soddisfa nessuno, hanno ripreso naturalmente piede le posizioni di parte e, ovviamente, chi deve difendere le ragioni del Governo continua a farlo anche in questa fase di fine percorso di un Governo, mi permetto di dire. Non so, non ho la sfera di cristallo per dire per quanto tempo questo Governo proseguirà la sua attività, so comunque per certo che una fase del Governo Berlusconi si è definitivamente conclusa, lasciando però sul campo tutti i problemi che gravano sulle nostre comunità.
Il patto di stabilità ci impone infatti una dieta rigidissima, non parliamo naturalmente di calorie (io me ne intendo in questo periodo) ma di una riduzione della spesa drammatica nel sua inesorabile progressività. Questi sono i numeri già citati: 13,6% in meno nel 2011, 16% nel 2012, forse il 7% nel 2013. Sembra quasi di sentire il ticchettio di un orologio: ogni tic e ogni tac corrisponde a qualche migliaio di euro in meno per le comunità.
Non ci siamo però trovati impreparati, perché abbiamo fatto una scelta precisa: quella di non fare pagare i costi delle scelte politiche effettuate a livello centrale sui nostri cittadini, sul nostro territorio. Con un bilancio così difficile in un periodo storico incerto e traballante, abbiamo deciso di puntare su tre priorità fondamentali: servizi ai cittadini; gli investimenti fondamentali già programmati insieme agli enti locali in tutti i territori provinciali per assicurare un futuro alla ripresa; gli ammortizzatori sociali, naturalmente gli ammortizzatori sociali in deroga perché la crisi c'è ancora ed è molto pesante. Lo sanno bene i lavoratori sui quali grava lo spettro della cassa integrazione e della mobilità e lo sanno soprattutto i giovani, costretti ad un precariato senza futuro.
Quando dico di puntare su queste priorità ho naturalmente alcuni esempi che faranno anche altri nei loro interventi. Penso al trasporto pubblico locale. E’ giusto che i cittadini vengano informati sul fatto che i tagli del Governo saranno compensati, seppur parzialmente, all'80% dalla nostra Regione, arginando l'effetto della manovra con una riduzione dei servizi ferroviari inferiore al 3%, al di sotto del cinque per i bus, che comunque rimane una cosa grave.
Naturalmente il welfare. Per il prossimo anno la Regione Emilia-Romagna manterrà invariata la leva fiscale autonoma, non introdurrà i ticket per la sanità - questo è stato detto da Vecchi ma va ripetuto e sottolineato - pur garantendo l'obiettivo prioritario di consolidare il livello dei servizi da assicurare alle nostre comunità.
Infine vorrei comunicare la mia grande soddisfazione - e su questo ne dovremo parlare molto nelle nostre città - del progetto di legge approvato sul patto di stabilità territoriale della Regione Emilia-Romagna, il primo del suo genere in Italia, che ci consentirà di introdurre un nuovo patto di stabilità su base territoriale e di definire interventi per il riequilibrio del livello di indebitamento di tutti gli enti locali.
Infine concludo parlando di Bologna. In un momento in cui tutti gli enti locali faticano a chiudere i bilanci e in cui tante persone non riescono ad arrivare alla fine del mese, anch'io userò una parola su quanto è avvenuto ieri e su quanto hanno detto tanti colleghi. Abbiamo fatto un intervento sugli emolumenti dei consiglieri regionali, un intervento che attendiamo venga fatto al pari da altre Regioni, segnali che ci attendiamo da tutte le istituzioni. Un piccolo segno, per carità, però la Regione Emilia-Romagna ha affermato un principio importante.
Dicevo, per finire, vengo a Bologna. Per superare le difficoltà e la crisi economica che attanaglia il Paese, gli emiliano-romagnoli devono guardare con grande attenzione all'equilibrio del nostro territorio. E a proposito di equilibrio del nostro territorio, ricordo una frase del presidente Errani, importantissima, in apertura di questo nostro mandato: “L'idea della città metropolitana bolognese”, che non vuole dire Bologna capitale, come si parla di Roma capitale, ma Bologna come collegamento forte tra Emilia e Romagna. Il perché è evidente a tutti: la città metropolitana in un sistema regionale, serve a razionalizzare le spese e i servizi in questo periodo di scarse risorse. E sia chiaro, razionalizzare non significa assolutamente tagliare i servizi ai cittadini, ma, al contrario, farli funzionare al meglio eliminando gli sprechi.
Allora, proprio pensando a questo, quando mi ero candidato alle primarie del centrosinistra per la corsa a sindaco a Bologna, avevo fatto una proposta forte, che sembra assurda, lontana, ma che si può realizzare: eleggere nel 2014, quando si dovrebbe votare anche per la Provincia di Bologna, il sindaco metropolitano di Bologna, superando così le divisioni tra Comune e Provincia. Perché, come più volte è stato affermato, la Bologna dei 900.000 abitanti - è di questo che si parla - può competere veramente a livello internazionale, quella dei 370.000 no. E per questo credo che una Bologna forte sia anche un obiettivo della nostra Regione, un'esigenza della nostra Regione per fare sempre meglio nei prossimi anni.
Permettetemi una piccola battuta finale su quanto è avvenuto in queste ore a Bologna. So che i temi calcistici ci dividono e quindi non consideratela una battuta calcistica, ma considero il fatto che si sia risolta la crisi societaria della squadra del Bologna calcio con l'impegno per la prima volta dopo tantissimi anni, probabilmente per la prima volta in generale, di tanti imprenditori bolognesi, un segnale di attenzione per la città, un segnale di attenzione che deve riguardare anche la nostra Regione. Naturalmente quando parliamo di calcio so benissimo che non è una priorità rispetto a tante altre esigenze, ma attorno al calcio si muovono posti di lavoro, si muovono sentimenti di cittadini, si muovono le esigenze degli sport minori, si muovono i ragazzi che a volte riusciamo a raggiungere solo parlando di calcio e questa è una riflessione che noi da politici seri dobbiamo fare.
Grazie, signor presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Cevenini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Intervengo a nome del mio gruppo considerando uno ad uno i vari e complessi documenti di bilancio, senza astenermi certo da critiche di metodo e di merito. Stavolta ho addirittura azzardato la proposta di ordini del giorno in veste di emendamenti alla manovra, laddove noi abbiamo ritenuto necessario modificarla in modo esemplare, quanto drastico. Sarà poi l'Assemblea sovrana a decidere, senz'altro, peraltro senza farci illusioni sugli esiti del voto.
Comunque sia, cominciando dalla relazione accompagnatoria, prendo atto della disamina di quella che è la situazione attuale, benché debba rimarcare la solita, eccessiva insistenza sulle vicende del comparto industriale a discapito dell'artigianato, illustre assente per il relatore. Direi che è una mancanza piuttosto consueta nella relazione del testo da svariati anni ad oggi, ignorando che in tutta la nostra Padania, Emilia Romagna inclusa, la stragrande maggioranza del tessuto produttivo è artigiano, con gran merito di dare loro vero e proprio lavoro e non seriale in stile usa e getta tipico invece della grande impresa.
Avrò poi modo di mettere in dubbio come si spendono troppi soldi e speranze in tecnopoli e internazionalizzazioni di corto respiro, anziché assistere fino in fondo i cosiddetti piccoli. E non per caso l'assessore Bianchi ha annunciato alla stampa un'imminente riforma epocale della formazione professionale, che è però al tempo stesso la solenne ammissione di un fallimento pluriennale visti gli scarsi subentri nei mestieri tradizionali.
Ad ogni modo, proseguendo nella relazione, non si parla nemmeno del fenomeno drammatico delle sottoccupazioni, che tanto fa perdere senso e funzioni ai nostri atenei universitari, né si riportano dati su una piaga tipica della nostra regione, cioè la cattiva distribuzione di reddito (in termini tecnici disuguaglianza), che è singolare in una terra di sinistra e di forte concentrazione sindacale. E non mi si dica che questi sono temi meno pertinenti con una relazione di bilancio, perché sarebbe come nascondere i problemi sotto il tappeto, invece di dare una dimensione onesta e veritiera dell'Emilia e della Romagna.
Premesso questo, non mi interessa poi granché riferire, ad esempio, dei casi estremi di sanzionamento previsti dal patto di stabilità nazionale, se questa amministrazione, come altre del nord, ritiene di avere i conti in regola; semmai mi spaventa un po' il fatto di aver siglato un patto contro la crisi per voler rilanciare una nuova fase di sviluppo equa e solidale.
Ecco, l'anno scorso ci furono i cosiddetti DICO (diritti di convivenza) per aprire la borsa ad imprecisate unioni di fatto a danno delle famiglie tradizionali e questo mentre è persistita una spesa sociosanitaria pro-capite tra le più alte in Italia, che presto potrà portare al collasso l'intero sistema emiliano-romagnolo, e l'ingiusta messa a pagamento di talune prestazioni ospedaliere, come la puntura epidurale per le partorienti, è stata la riprova di una coperta sempre più corta. Insomma, signori miei della Giunta, per equo e solidale intendiamo garantire tutto a tutti, per poi fare pagare i soliti noti?
Anche in materia di diritto allo studio è stata fatta di recente una figuraccia con aumenti indiscriminati nelle mense universitarie, che hanno scatenato proteste e boicottaggi.
Tralascio certe pretese da multinazionale americana, quando si fa uso nel testo di termini inglesi intraducibili, ma non sto zitto sulle vantate riduzioni di spese per consulenze, perché qualche accorto collega di minoranza ha ben notato che queste possono sempre lievitare come il pane, sino magari a bissare gli abnormi 4 milioni di euro dell'ultimo biennio, ivi compresi gli enti partecipati.
Se poi si vuole esibire di avere ridotto esborsi per cooperazione internazionale e immigrazione, pur ammesso che vi sia il vero in qualche misura, non c'è che da dare merito alla Lega Nord e al suo crescente consenso elettorale, tale da incutere finalmente sano timore dell'uso del pubblico denaro.
Nel campo della sicurezza la Regione ha di recente approvato la legge 11, che avrebbe la presunzione di combattere la criminalità organizzata e mafiosa. Tutto da dimostrare dato che forti dubbi di infiltrazioni e indagini in corso riguardano perfino primari del servizio sanitario regionale. A noi può star bene pur di non volere fare anche qui di testa propria, di non impartire lezioni a nessuno, tanto più in un territorio infestato dalla peggiore malavita, ignorato da qualche santone televisivo nazionale, mentre di recente ha visto l'arresto di un boss della N'drangheta che ha fatto prefigurare scenari foschi al procuratore capo di Bologna. E qualcun altro ha persino invocato l'insediamento di un centro antimafia nel capoluogo, tanto per completare. Concordo certo sulla promozione della legalità, purché non serva ad estenuare gli uffici giudiziari di denunce per presunte violazioni della famigerata legge Mancino.
Detto questo, la relazione al bilancio termina con rassicurazioni milionarie ai Comuni “rosso fuoco” della Val Marecchia annessi dalle Marche: un bel gravame quest'operazione elettorale, fatta solo per drenare voti in perdita invece di sostenere la storica aspirazione autonomistica della Romagna.
Voglio adesso parlare di cifre e comincio col notare l'incredibile salasso di quasi 12 milioni di euro triennali per il personale comandato, con un incremento di un milione e 800 mila rispetto al preventivo dello scorso anno. Presumendo siano più che altro dipendenti di provenienza ospedaliera, non è dato sapere quale reale valore aggiunto possano apportare, se non quello magari di trasformare parte dell'assessorato alla Sanità in eterno e quanto al costoso “progettificio”.
A seguire, visti ben 2 milioni e 400 mila euro stanziati per rottamazioni dirigenziali nel triennio, mi auguro non servano a liberare posti da rimpiazzare con dorate consulenze, buone per avere sempre più “fedelissimi” o “clientelati politici”, magari ben capaci di fare lavoro partitico privato a spese della Regione.
Comunque sia, sarà bene che la Regione riferisca costantemente sugli esiti di queste risoluzioni consensuali che, nel complesso, ammontano a 3 milioni e mezzo finali, comprendendovi il personale non dirigenziale.
Il quasi dimezzamento rispetto ai 5 milioni del dicembre scorso per la formazione professionale è un'ulteriore ammissione di colpa per il carattere formale, accessorio e decisamente superfluo di tanti corsi passati, presenti e futuri, buoni talvolta per sguarnire gli uffici durante gli orari di servizio.
Nessun dimezzamento per contro, ma quasi conferma per gli oltre 20 milioni anche stavolta elargiti per generiche spese d'ufficio, vero calderone al quale attingere senza che si dia conto di un minimo riferimento normativo, e che dire dei 4 milioni e 700 mila circa per il rinnovo parco auto? Il bello è che su questo la Corte dei Conti non ha battuto ciglio nell'ultimo rendiconto di gestione, dove simile passata spesa era sicuramente già presente in questa entità.
Noto poi 450 mila euro di spese triennali per vestiario e anche questa dovrebbe essere una previsione ben dettagliata e motivata. Si spiegano da sole purtroppo le quasi raddoppiate uscite per imprecisate “attività di comunicazione” facenti capo al Gabinetto del presidente Errani: da 4 milioni e mezzo di dodici mesi fa, ai quasi 8 milioni di quest'oggi. E voilà, il gioco è fatto, alla faccia di chi credeva ai tagli sbandierati dal relatore della manovra!
E non è finita, perché a questi vanno aggiunti gli oltre duecentomila comunque preventivati per studi e consulenze, come se queste poste di bilancio fossero vasi comunicanti: se cala uno sale l'altro e viceversa, fatta salva qualche sostanziosa futura variazione, dato che siamo ormai abituati ad assestamenti che stravolgono a luglio quanto promesso a dicembre.
Insieme a queste portate rimangono poi i contorni di sempre e cioè i 3 milioni di spese legali, invariate dall'altra volta, ma, soprattutto, i salassi micidiali del voracissimo Piano telematico, quanto del sistema informativo e sua gestione. Ebbene, teniamoci forte perché siamo alla conferma di ulteriori 40 milioni di euro e passa per il 2011, senza avere riscontri così tangibili sul territorio in termini di copertura uniforme di internet veloce, telelavoro, tele-scuola, tele-medicina e quant'altro. Non sono mie invenzioni, ma fatti quotidiani desumibili da un minimo di rassegna stampa.
Sorvolo sui 240 mila euro per un giudizio di rating di non so quale utilità visto il discreto planetario di queste agenzie di certificazione, diversamente alle voci relative ad acquisti di immobili - altra specialità dell'Esecutivo - si afferma una prassi singolare che, personalmente, mi convince poco, ossia quella di mettere a preventivo le sole uscite per il 2011, lasciando a zero i due anni successivi. Intendiamoci, non che i soldi siano poca cosa visto che siamo a più 33 milioni e però ho forti dubbi che per gli anni successivi non intervenga una qualche variazione ad aggiungere altrettante cifre “lunari”.
Ad ogni modo la fama di Viale Aldo Moro come ente “palazzinaro” è splendidamente confermata almeno per i prossimi dodici mesi, è da vedere se verranno finalmente meno certi usi improduttivi delle sedi regionali e i consistenti esborsi per affitti e ristrutturazioni generosamente pagati da tempo immemore.
Prendo atto di 34 milioni a triennio stanziati per le funzioni delegate alle Province, ma a tale proposito come mai ho riscontrato sensibili discrepanze nei trasferimenti di capitale lungo tutta la via Emilia, da Piacenza sino a Rimini, come riportato su tabelle d'approfondimento del bilancio regionale? L'impressione è quella di una disparità di trattamento di talune realtà, come il parmense e il piacentino, rispetto ad altre, forse perché non sono bene allineate politicamente.
Mi stanno bene cifre importanti per incentivare le Associazioni di Comuni, meno bene quelle delle Unioni, che non sono enti elettivi diretti, nel senso che i loro componenti sono nominati nei Consigli dei Comuni partecipanti. Indi, se per i 2 milioni di euro per investimenti nelle Comunità montane c'è da augurarsi che non generino eccessivi residui, giudico però ben pochi 60 mila euro in tre anni per il capitolo specifico dell'agricoltura montana, nonché per edifici rurali a scopo turistico, a meno di recuperare soldi altrove col vecchio vizio di trarli da voci generiche e discrezionali, a scapito di altre che hanno scopi inderogabili. Questo è un metodo che ho scorto già nella passata legislatura.
Certo, anche su mia insistenza, negli anni almeno ai vari fondi per la montagna non vengono negate buone risorse, non ho difficoltà ad ammetterlo: il punto è quello di superare le diverse capacità d'impegno progettuale tra le varie zone appenniniche, perché i residenti vanno aiutati tutti, dal piacentino al bolognese, sino alla Romagna. Posso dimostrare infatti che persistono divari nel saper impiegare quanto stanziato.
Passando ora al tema cruciale della sicurezza, già ho detto nel mio auspicio di buone sinergie tra Bologna e Roma per contrastare la malavita organizzata d'importazione e credo, a tal proposito, che sia di sprone l'eccellente sequela d'arresti di capi cosche di questi ultimi anni, a riprova dell'ottimo operato del ministro Maroni.
Altra faccenda è quella della criminalità diffusa e mi riferisco in particolare all'inquietante incremento dei furti in abitazione, segnalato dai rapporti delle prefetture emiliane. Insufficienti allora mi paiono i contributi previsti per le varie tipologie d'intervento a beneficio di Comuni e Province. La Giunta crede esclusivamente nei pur giusti investimenti di polizia locale, che però rimangono isolati se non coadiuvati, ad esempio, da sostenute iniziative di volontariato civico che altrove, in Lombardia, hanno visto l'adesione convinta anche di extracomunitari in regola, ben desiderosi di ordine al pari dei nostri.
Ecco perché questa è una parte del bilancio dove voglio dimostrare il massimo apporto costruttivo, ma a poco vale a fronte di una miriade di sprechi, a mio avviso clientelari, che punteggiano qua è là la manovra, svilendo ogni nostra buona volontà.
Il relatore diceva di ridotte elargizioni per cooperazione internazionale, ma abbiamo ancora un regola (poco simpatico per le tasche di Pantalone) di ben 1 milione e mezzo a fronte di pazzeschi residui previsti d'importo doppio. Vi chiedo che senso ha tutto questo.
Sono stupefatto di questa disinvoltura, come lo sono per gli intramontabili doni natalizi alla Fondazione Toscanini (4 milioni), Fondazione Danza (1 milione), Ervet (3 milioni), Centro studi “C.in.se.do.” (mezzo milione), Valli di Comacchio (4 milioni), Parco del Delta, Enoteca e Società consortile Aster (circa mezzo milione a tutte e tre per un anno e poi dopo si vedrà).
Oltre che stupefatto, sono indignato per i continui trasferimenti e contributi al Circondario imolese, ente spendaccione che non produce risultati e di dubbia costituzionalità, poiché ai 10 Comuni che ne fanno parte lo statuto non riconosce nemmeno il diritto di recedere, alla faccia dell'autonomia imolese. Su questo ente abbiamo presentato l'ordine del giorno n. 13 nella speranza porti fortuna ai cittadini imolesi, perché accade che questo ente, a differenza di tutti quanti gli altri, è esonerato dal rispetto del patto di stabilità sia nazionale, sia regionale, entrato in vigore ieri con la legge approvata dalla maggioranza, che non prevede il caso Circondario, anche se la Corte dei Conti stessa abbia perplessità sulla assoggettabilità o meno del Circondario al patto di stabilità, come lo sono tutti gli altri enti esistenti. L'ordine del giorno vuole portare imparzialità, chiarezza e legalità su una spesa pubblica e su contributi e trasferimenti della Regione a questo ente.
Continuo con l'Arpa e le attività di bonifica destinatarie entrambe di 7 milioni di euro per il solo 2011, rimanendo ignoti i salassi per gli anni a venire, alla faccia di questo incompiuto e reticente bilancio pluriennale.
Non manco di citare 600 mila euro devoluti a spese studi e consulenze di piano energetico. Ebbene, so che per il fotovoltaico ed il suo forte consumo di suolo è stato raggiunto un recente compromesso normativo, mentre dappertutto montano i comitati. Il punto, secondo me, è quello di non sapere chiaramente quale sia il fabbisogno di energia per l'Emilia-Romagna, in modo da calibrare tutta questa fioritura di impianti, ora solare, ora a biomasse e quant'altro.
Chiedo quali sono gli esiti auspicati con ben 12 milioni di euro finanziati per risparmi energetici ad enti locali, ospedali ed enti parco? Non si può ridurre tutto a conti e matematica, lasciando libertà d'interpretazione.
Anche 3 milioni all'Ente Fiere di Parma sanno di riparazione dopo i litigi con Bolognafiere per manifestazioni doppione in campo alimentare, viste con legittimo sospetto nella città ducale.
Ben 30 milioni per ricerca industriale e tecnopoli e poco più di 2 milioni e 200 mila invece per i consorzi fidi a favore di imprese mi sembra veramente uno squilibrio e su questo punto abbiamo presentato un emendamento, sempre nella speranza che venga approvato.
A seguire c'è da vigilare per un'equa ripartizione tra Province per i plurimilionari fondi per promozione turistica, affinché non siano monopolio, o quasi, della costa.
Rilevantissimi poi i 16 milioni di oneri per contratti di servizio col trasporto ferroviario. Ci chiediamo quali aspettative possono avere i comitati dei pendolari: dove e quanti sono gli incassi previsti da penali di Trenitalia e compagnia?
E, ancora, 21 milioni di investimenti per gli enti locali nei mezzi pubblici di trasporto con scarsi risultati. Vi sono province dove le aziende di gestione hanno passivi stimati fino a 1 milione, parco bus decrepiti, incassi pubblicitari nulli a bordo, scarsi controlli sui passeggeri abusivi e quant'altro. Ma la Regione vuole farsi sentire o si rassegna a foraggiare a piè di lista?
Ancora, riguardo ai 110 mila euro che avete previsto per finanziare la legge 5 del 2004, cioè la legge per l'integrazione degli immigrati, propongo una buona volta, con l'emendamento che abbiamo presentato, di destinarli ai Comuni per sostenere, come peraltro prevede la stessa legge all'art. 5, comma 1, lettera e), politiche di rimpatrio per quegli immigrati rimasti senza lavoro e in preda alla criminalità locale. L'ha fatto persino la Provincia di centrosinistra di Rovigo, coraggio, è politicamente corretto!
Perla finale da cassare senza se e senza ma, e a questo fine abbiamo presentato l'ordine del giorno n. 2, per far sì che la Giunta con la prossima variazione di bilancio dirotti quei 4 milioni e mezzo di contributi per realizzare strutture di accoglienza a favore degli immigrati (capitolo 68321) fermi in un cassetto dal 2001, destinandoli come contributo in conto capitale all'Agenzia di Protezione Civile, che solitamente interviene con puntualità laddove si verificano dissesti idrogeologici che mettono a repentaglio la sicurezza dell'ambiente e delle strade, con particolare riferimento alle zone montane che sono le più decentrate, le più colpite e per questo più all'attenzione del nostro movimento della Lega.
Ecco, su questo ne avevo parlato anche in commissione, se la volete fare vostra ritiro la mia proposta, facciamo un esame di coscienza? Troviamoci tra i capigruppo, discutiamo di questa faccenda, presidente e segretario. La volete fare vostra, perché capisco che per le minoranze da quando sono qua, e ormai sono passati sei anni, non è mai stato concesso nulla, fatela vostra, ma questa è una necessità. Vi prego, troviamoci dieci minuti, discutiamo tutti, altrimenti sto fuori, fatela voi e ritiriamo la nostra proposta. Questa è una premessa, una chiosa finale che volevo fare.
Noi come gruppo Lega Nord non ci siamo mai cascati, mi sia permesso, e termino qui questa autentica “maratona”, senza coltivare eccessive speranze in ravvedimenti della Giunta.
Gli ordini del giorno saranno conseguenti alla nostra posizione sull'intera manovra, pronti ad esprimere in ogni modo un fermo voto contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente.
Solo un intervento per puntualizzare alcune cose e parto dal contesto in cui si colloca questo bilancio della Regione. Un contesto nazionale nel quale abbiamo molte ombre e poche luci: recenti indicazioni da parte della Banca d'Italia, proprio di ieri, hanno detto che il 45% della ricchezza italiana è nelle mani del 10% della popolazione, e questo è un dato. A fronte di questo abbiamo gli studenti in piazza che richiamano l'attenzione, poi condanniamo i metodi violenti, ma richiamano l'attenzione su quelle che sono le situazioni dei tagli cosiddetti orizzontali che questo Governo ha praticato in modo indiscriminato su tutte le varie componenti sociali, economiche, della cultura e dell'istruzione a livello nazionale.
Assieme a questo segnaliamo che l'occupazione a livello di Ocse dei giovani tra i 15 e i 24 anni l'Italia è al penultimo posto. Anche questo evidentemente segnala una scarsa attenzione del Governo sulle tematiche giovanili. Abbiamo un debito pubblico ormai che ha raggiunto 1.900.000.000 miliardi di euro, a fronte di costanti attestazioni che invece si sta riducendo da parte del Governo, ma i dati sono questi, sono dati di BanKitalia e non di una loggia comunista particolarmente avversa a questo Governo, perciò di fronte a questa situazione in cui nell'ambito della finanza cosiddetta creativa abbiamo un ministro Romani che ipotizza di rendere il canone Rai obbligatorio per tutti quelli che pagano la bolletta elettrica, abbiamo appunto una situazione di bilancio regionale che io definisco un bilancio di tenuta per un verso e comunque nella logica di cercare di fare ancora un proprio lavoro, nel senso di rivolgere particolare attenzione a quelle che sono le politiche sociali, sanitarie, dei trasporti, dell'aiuto alle attività economiche e degli investimenti, rifiutando il concetto appunto dei tagli orizzontali ma fare delle scelte molto mirate. Delle scelte mirate che credo possiamo testimoniare e dare atto che cercano di salvare i livelli di eccellenza che questa regione ha raggiunto in questi anni di governo.
Certo è che, è stato ricordato prima, il Governo nazionale non ha imposto nuove tasse, non è entrato nelle tasche dei cittadini. L'ha fatto fare agli enti, l'ha fatto fare ai Comuni, l'ha fatto fare alle Province, specialmente in quelle realtà come la nostra regione dove gli enti locali sono dotati di ampi servizi per i cittadini. È di oggi l'ultima notizia che riguarda il Comune di Bologna, degli aumenti ipotizzati a carico dei cittadini, a carico dei genitori che iscriveranno i bimbi alle materne e via dicendo per compensare, appunto, questa situazione dei tagli.
Perciò in questa situazione complessiva credo che questa Regione sta facendo le scelte giuste, una scelta di riorganizzazione, scelte anche di razionalizzazione, che ovviamente portano delle economie di bilancio, e questo è dovuto, è una scelta importante che le economie vengono destinate al mantenimento dei servizi.
Credo che questa sia una politica diversa, la politica giusta, quella famosa politica dalla parte dei cittadini che tutti auspicano di fare, ma che in realtà nei fatti fanno pochi e sicuramente non fa il Governo nazionale.
Auspico, e qui richiamo l'intervento recente che parlava della sicurezza, che in questo quadro complessivo appunto di tenuta e di scelte mirate che la Regione intende fare, ci sia la possibilità in corso d'anno per dare un supporto a quella che è l'emergenza sicurezza dei cittadini, a dare un supporto reperendo nuove risorse per incrementare i contributi sulla dotazione dei mezzi alle polizie municipali, questo per compensare le carenze di spesa che hanno i singoli Comuni là dove comunque questi organi di polizia locale svolgono un ruolo importante per quello che riguarda la prevenzione e il controllo del territorio, integrando quelle forze dell'ordine, in modo particolare i carabinieri, che anche loro avendo subito i tagli della finanziaria, non riescono più a garantire i servizi di controllo come prima. Allora, qui mi rivolgo alle forze di minoranza di quest'Aula: è molto comodo chiedere qui nuove risorse per la sicurezza e per i servizi e via dicendo quando là dove governate invece sono quei settori che sono stati, come tutti gli altri, abbondantemente tagliati.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di parlare la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente.
La predisposizione e l'approvazione di questo bilancio di previsione 2011 e del pluriennale 2011-2013 avviene oggi in un contesto economico nazionale ed internazionale di recessione, che proseguirà anche nel 2011, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro.
Il Pil italiano (anche se poi il Pil io lo considero un indicatore bugiardo, è l'unico che abbiamo ma è un indicatore che non indica tutto, ad esempio non tiene in dovuto conto l'occupazione o altre cose che riguardano veramente da vicino la nostra vita, ma è l'unico che abbiamo e oggi lo consideriamo) dice che se va tutto bene potrebbe tornare ai livelli pre-crisi, ovvero a livello del 2007 soltanto nel 2013, spinto verso l'alto principalmente dal recupero delle esportazioni.
Il mercato interno resterebbe infatti poco reattivo anche a causa dell'ulteriore rallentamento dell'occupazione, con un input di lavoro che continua la flessione, seppure in maniera meno marcata rispetto all'anno scorso, passando insomma dallo 0,6 del 2010 al -2,5% del 2009. A differenza di quanto era accaduto nel 2009, saranno però le persone effettivamente occupate a scendere relativamente di più, con un tasso di disoccupazione che si alzerebbe dal 7,8% del 2009 all'8,8% del 2010 e del 2011. Questi sono i dati che ci preoccupano di più.
In questo quadro però dobbiamo registrare che le scelte della Regione inserite nella legge finanziaria non possono che essere considerate positive, in primo luogo la decisione di mantenere invariata la pressione della fiscalità regionale autonoma e di non introdurre un ticket per la sanità, pur preservando il livello dei servizi per i cittadini dell'Emilia-Romagna.
I quasi 8 miliardi di euro destinati alla sanità nel 2011 e le risorse aggiuntive - di questo veramente va a merito di questa Regione - che derivano dalla manovra del bilancio regionale consentono al sistema sanitario di affrontare con qui aggiungo relativa, perché è sempre relativa quando si parla di sanità, con relativa tranquillità il prossimo triennio.
Per quanto riguarda la protezione e l'aiuto alle fasce sociali più deboli, le più colpite da questa crisi economica, è necessario sottolineare due iniziative che questa Regione sta prendendo: l'incremento di 31 milioni di euro del fondo per la non autosufficienza nel 2011 e queste risorse, guardate, rappresentano un sostegno concreto agli anziani, ma soprattutto alle loro famiglie e alle persone con gravi disabilità. Il sostegno alle famiglie in questo caso è un sostegno dovuto e assolutamente necessario. Anche qui si può fare sempre di più, ma credo che avere problemi di questo tipo nella regione Emilia-Romagna è assolutamente diverso che averli magari in altre regioni, dove le famiglie soprattutto sono molto più sole che da noi. E anche sottolineiamo la costituzione di un fondo straordinario di 22 milioni di euro, in continuità con il bilancio 2010, destinato ai Comuni, in aggiunta alla programmazione corrente, per rispondere alla crescente domanda di servizi alla persona che gli enti locali, in un contesto di progressiva diminuzione di risorse trasferite, hanno difficoltà oggi ad affrontare. Questi fondi verranno in parte finalizzati all'avvio di un programma attuativo anche a tutela dei minori, altro elemento debole della nostra società attuale.
Per contribuire ad arginare gli effetti della crisi economica sul tessuto produttivo regionale e soprattutto sulle piccole e medie imprese, il bilancio 2011 introduce misure specifiche per il sostegno alle attività produttive, vanno dal commercio al turismo, come elemento sempre trainante di una crescita economica della nostra regione, per uno stanziamento complessivo di oltre 477 milioni di euro, per finalizzare azioni di trasferimento tecnologico, di internazionalizzazione delle imprese e di orientamento del sistema produttivo anche verso la cosiddetta green economy che richiederà, e credo che nei prossimi mesi se ne parlerà molto, uno sforzo veramente sia dal punto di vista del sostegno alle imprese, ma anche dal punto di vista della valutazione di tutti gli impatti che anche questo tipo di economia inevitabilmente comporta.
Inoltre, vengono destinati più di 209 milioni di euro al settore ambiente e difesa del suolo, per diminuire la vulnerabilità del sistema ambientale e per promuovere comportamenti responsabili nei confronti dell'ambiente anche da parte non solo delle amministrazioni, ma anche dei singoli cittadini.
Fra le priorità di spesa del bilancio sempre 2011 è da segnalare anche il forte investimento nel settore trasporto pubblico locale e dei sistemi di mobilità, a cui è destinato quasi un miliardo di euro, una parte dei quali sono destinati alla riqualificazione delle infrastrutture esistenti e all'incentivazione del trasporto su ferro. In questo ambito però non posso non sottolineare e devo dire che non condividiamo l'apertura di un capitolo di bilancio per una previsione di oltre 17 milioni di euro disposta da questo progetto di legge, per il 2012, per la costruzione e gestione dell'autostrada regionale Cispadana. Questo noi lo diciamo a prescindere dai problemi di posizionamento sul territorio dell'opera e i nostri dubbi su questa autostrada sono di altra natura. La trasformazione da strada ad autostrada comporta inevitabili problemi legati al traffico su gomma, all'inquinamento dell'aria e quello acustico. Lo studio di fattibilità commissionato a suo tempo dalla Regione analizzava gli impatti che l'opera può avere sul territorio, sull'ambiente e sull'uomo e affrontava anche il problema inevitabile dell'impatto suolo-sottosuolo, sull'ambiente idrico, sull'ecosistema e anche sul sistema agricolo circostante.
Per quanto riguarda l'utilità dell'opera in generale, noi rimaniamo convinti che per perseguire la sostenibilità quale modello di riferimento, comporti comunque l'individuazione delle priorità per quanto riguarda soprattutto la politica trasportistica e che queste priorità siano: trasporto su rotaia, trasporto pubblico locale, piste ciclabili e per ultimo il trasporto su strada.
Perché questa regione, che noi, come dire, sosteniamo e alla quale in un certo senso vogliamo anche bene perché è una regione accogliente, che si fa carico, e anche in questo bilancio lo fa, dei problemi veri dei cittadini e delle imprese e che si pone oggi anche in questo momento di difficoltà il tema di come sostenere tutto il tessuto produttivo ma anche sociale in un momento di crisi nazionale e internazionale, bene, noi non possiamo dimenticarci e non possiamo evitare di ricordarvi che rimane comunque la Pianura padana e l'area nord in particolare una delle aree più inquinate del Paese, del mondo, anzi, addirittura.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di parlare il consigliere Sconciaforni. Ne ha facoltà.
SCONCIAFORNI: Grazie, presidente.
Io non voglio, come dire, rifare e ribadire cifre che molto meglio di me sono state esposte dal relatore di maggioranza, consigliere Vecchi, che in maniera molto precisa, puntigliosa, ha illustrato i dati numerici del bilancio e la positività di questo bilancio.
Vorrei soffermarmi, interloquendo anche evidentemente con le cose che ho sentito dire qui in Aula, in particolar modo dalla minoranza, su alcune valutazioni politiche, perché è evidente che non stiamo parlando di una mera contabilità, non stiamo semplicemente parlando di un'esposizione di dati, di profitti e perdite, di dare e di avere, stiamo evidentemente parlando di linee politiche, politiche e programmatiche. Quindi credo assolutamente necessario, per provare a leggere politicamente il bilancio della Regione Emilia-Romagna, fare una breve riflessione da dove nasce questo bilancio, perché è evidente che questo è anche un bilancio che si inserisce in un quadro di una politica finanziaria voluta dal Governo Berlusconi, economica finanziaria voluta dal Governo Berlusconi ben precisa. Perché questa politica economica finanziaria del Governo Berlusconi non è appunto frutto di mere scelte anche qui di tipo tecnico aritmetico, né è il frutto di qualche indicazione divina, o di qualche scelta naturale, è il frutto di scelte politiche ben precise, che nascono sicuramente anche a livello europeo e che vengono portate avanti pesantemente a livello europeo anche da molti Governi del centrodestra europeo, purtroppo anche da Governi di centrosinistra, e che sostanzialmente dice, tagliando un po' con l'accetta, siccome c'è una crisi pesantissima a livello mondiale, ma anche a livello europeo, per uscire da questa crisi bisogna abbassare drasticamente il debito pubblico e quindi, per abbassare drasticamente il debito pubblico, bisogna smantellare il sistema del welfare state, il sistema dello stato sociale e colpire pesantemente, bloccandoli nei fatti e diminuendoli anzi nei fatti, salari, stipendi e pensioni. Questa è la ricetta che il Governo Berlusconi vuole e sta attuando per uscire, dice lui, dalla crisi.
In questa ricetta evidentemente non si parla di lotta all'evasione fiscale, non si parla di un sistema di tassazione più equo che vada a colpire, ad esempio, profitti e rendite, che nonostante la crisi anche nel nostro Paese continuano a crescere, perché voglio ricordare, dati di Confindustria, che le principali aziende, le più grandi aziende del nostro sistema economico, a partire dalla Fiat, vedono anche in questi anni di crisi aumentare i loro profitti e aumentare i dividendi distribuiti agli azionisti. La Fiat in questo è un caso clamoroso, ma anche eclatante, più che clamoroso. Quindi precise ricette per affrontare la crisi che colpiscono determinati settori, che sono i lavoratori e i pensionati e che puntano a smantellare il sistema sociale pubblico del nostro Paese.
Ovviamente lo fanno anche in una maniera ancora più forsennata magari di altri colleghi europei, perché, come più volte è stato detto anche dal presidente Errani, la manovra si concentra molto sui tagli ai trasferimenti sia alle Regioni che agli enti locali. Per le Regioni si prevede solo per quest'anno un taglio complessivo di 4 miliardi di euro, che concretamente per la nostra Regione si traduce in 370 circa milioni di euro di tagli e di tagli pesantissimi agli enti locali, i Comuni, le Province. Cose che dette così sembra “va bene semplicemente bisogna stringere un po' tutti la cinghia”, e quindi riduciamo un po' a tutti, nella realtà 1) non è vero, perché appunto si colpiscono soprattutto i trasferimenti alle Regioni e agli enti locali e quasi non si toccano invece altre spese dello Stato, vedi quelle dei ministeri, ma 2), il punto su cui mi volevo soffermare, è la conseguenza concreta che questi atti e questi tagli hanno, che non è una conseguenza casuale, ma è una conseguenza ben voluta, perché tagliare pesantemente i trasferimenti alle Regioni e agli enti locali ha il preciso, scientifico obiettivo di portare 1) all'aumento della tassazione locale; 2) soprattutto alla privatizzazione, allo smantellamento del sistema sociale oggi presente nel nostro Paese. Questo è l'obiettivo che questo Governo ci propone, che con questa finanziaria si propone.
Allora, su questo ci sono delle Regioni e dei Comuni che si adeguano perfettamente, anzi, fanno di più, il Governo dice io taglio, dovete quindi liberarvi di lacci e lacciuoli e di costi e di sprechi, che sono poi tradotti, per il Governo Berlusconi, i servizi sociali e ci sono Regioni e Comuni che ci mettono anche di più, e mettono ancora più tagli, e ci sono Regioni e Comuni, in questo caso parliamo della Regione Emilia-Romagna, che provano invece a fare politiche in qualche modo in controtendenza rispetto a questi orientamenti, che provano non solo ad arginare questo tipo di politica che viene dal Governo Berlusconi, ma che provano anche a introdurre elementi di controtendenza rispetto alle politiche ultraliberiste di questo Governo.
Penso che sia quindi questo l'elemento che prima di tutto mi sento di apprezzare del bilancio della Regione Emilia-Romagna, che rispetto a chi dice riduciamo le risorse e i trasferimenti che so, dedicati alla sanità piuttosto che alla disabilità, la Regione Emilia-Romagna fa un ragionamento e dice no, quelle sono una priorità e io cerco invece di garantire lo stesso tipo di investimento economico che ho fatto negli anni passati. E trovo incredibile, ma in realtà è sbagliato dire incredibile perché è perfettamente coerente, da quello che diceva il collega Lombardi nella sua relazione di minoranza, che l'aumento di investimento per il fondo per la non autosufficienza venga legato a interessi clientelari che in questa regione bisogna mantenere. Questo è indicativo, non mi voglio soffermare, sarebbe troppo facile fare battute sulla corruzione, sulle inchieste, sulle indagini che caratterizzano questo Governo, ma non è questo il punto, voglio stare sul terreno proprio dell'analisi economica, politica e sociale delle scelte che si fanno, però è indicativo di come il fatto che una Regione decida di metterci, di raccogliere fondi e di aumentare i soldi mettendo fondi della Regione, di aumentare di 31 milioni di euro il fondo per la non autosufficienza venga letto come una sorta di spreco, una sorta di consorteria, una scelta tesa ad alimentare clientele interne e non evidentemente come una scelta politica che vuole fare della Regione Emilia-Romagna una Regione che si pone il problema della tutela e della garanzia di una parte della popolazione che è la più debole.
La stessa cosa riguarda la sanità, dove il fatto che nella regione Emilia-Romagna si spendono più soldi della media delle altre regioni viene legato a ragioni di spreco, perché qui si spreca di più, non al fatto che nella regione Emilia-Romagna, come da tutti riconosciuto, viene garantito un servizio di prestazioni sanitarie superiori alla media nazionale e che quindi ovviamente vanno finanziate. Perché in questo Governo questa logica non c'è, perché in questo Governo la linea è quella, tanto per fare esempi concreti, della Regione Lombardia. Chissà perché poi quando i soldi vengono spesi dal pubblico sono sprechi, quando i soldi vengono dati a palate ai privati, come succede per la sanità lombarda, quella è l'espressione più fulgida e magnifica del libero mercato e delle prestazioni date, poi andiamo a vedere e vediamo quale schifo di scandali, di sprechi, di ruberie caratterizzano il sistema sanitario lombardo, che da tutti i punti di vista perde nel confronto con il sistema sanitario regionale dell'Emilia-Romagna. Però questo evidentemente indica quali sono i due percorsi che qui vengono portati avanti: uno perorato appunto dalle minoranze di centrodestra e che guarda al modello lombardo, tanto per essere molto chiari, e chi invece prova a mettere in campo, pur tra differenti articolazioni, risposte diverse, risposte alternative che fanno del sistema e della rete dei servizi sociali, assistenziali e sanitari un perno del sistema economico e sociale della propria collettività e della propria regione, perché peraltro, e io lo sottolineo positivamente, se si vuole uscire da questa crisi, non è perseverando con una politica di tagli e smantellamento del pubblico, perché questo è il modo migliore per continuare e perseverare in questo sistema di crisi che beneficia semplicemente alcuni gruppi, perché c'è qualcuno che da questa crisi ne sta uscendo ancora più ricco, ma a scapito di larghe masse, di larghi settori, soprattutto del mondo del lavoro, e che invece puntare sul potenziamento del welfare pubblico, dei servizi pubblici, è anche un modo per indicare una diversa via di uscita da questa crisi, che punta a una ridistribuzione come minimo della ricchezza che vada, appunto, a beneficio di chi oggi invece la crisi la sta pagando pesantemente.
Vuol dire che tutto va bene, tutto è a posto? No, oggi ci sono... Leggevo sul giornale un articolo molto inquietante che riguarda proprio il sistema economico regionale, molto preoccupante, a cui sollecito e invito la Giunta a guardare con attenzione e immagino lo stia già facendo, si dice come nell'Emilia-Romagna, dati dell'Unioncamere, nonostante l'aumento del Pil che si registra nella nostra regione, uno degli aumenti più alti d'Italia del Pil, quindi un segnale evidente di ripresa nella nostra regione delle attività produttive, si registra contemporaneamente un aumento della disoccupazione. Questo dato è emblematicamente drammatico, ma anche indicativo della situazione che si vive nel nostro Paese. È finita la fase per cui attraverso la crescita economica si poteva garantire anche la crescita occupazionale, siamo in una fase dove anche a fronte di una crescita produttiva, della produzione, non corrisponde un aumento dell'occupazione, cioè continua ad aumentare la povertà in determinati settori. Questo elemento è indicativo, è estremamente indicativo e soprattutto perché riguarda la nostra regione, cioè una delle regioni più sviluppate da questo punto di vista, da tutti i punti di vista.
Allora, questo evidentemente deve far riflettere su un fatto: che le misure che sono state messe, impostate in questa finanziaria sicuramente sono misure positive, perché, appunto, provano ad arginare le politiche di privatizzazione e smantellamento del Governo nazionale e provano a continuare a garantire quella rete di welfare che c'è nella nostra regione, ma ci dicono anche che queste misure necessarie rischiano però di non essere sufficienti a rispondere all'aumento di drammaticità sociale che comunque anche nella nostra regione stiamo vivendo e vivremo nei prossimi mesi nonostante l'aumento della produzione e della produttività.
Questi dati ci dicono che le decine di migliaia di cassaintegrati che ci sono nella nostra regione quando finirà il loro periodo di cassa integrazione non è affatto certo che rientrino nell'impresa, non è affatto certo che rientrino nel loro posto di lavoro, è molto probabile che una parte significativa, come va denunciando per esempio la Fiom da tempo, venga espulsa dal processo produttivo e questi dati di Unioncamere lo dimostrano chiaramente. Questo appunto ci dice anche evidentemente che qui c'è un sistema produttivo che attraverso le delocalizzazioni sta puntando a mettere a posto i conti ma a scapito anche qui dei lavoratori, cioè buttando fuori manodopera. E in questo senso, quindi, la Regione deve attivarsi, alcune cose si stanno già facendo e sono presenti anche in questa finanziaria, penso al rifinanziamento del patto per uscire dalla crisi, per garantire appunto la cassa integrazione in deroga, penso anche alla proposta che abbiamo votato, alla legge che abbiamo votato dell'assessore Bianchi rispetto all'integrazione tra il sistema formativo e il sistema degli istituti professionali, per garantire e mettere nelle condizioni migliaia di giovani di avere una formazione sia professionale, ma anche di cultura generale adeguata.
Però, attenzione, io non penso sia sufficiente, e lo dico molto chiaramente, anche se considero positivo il fatto che la Regione abbia tirato fuori i soldi propri, circa 35 milioni di euro, per finanziare il sistema delle imprese nonostante i tagli da 70 milioni che vengono dal Governo Berlusconi, dico attenzione perché qui, in questa regione, troppo spesso abbiamo assistito, stiamo assistendo e assisteremo ancora di più ad aziende che magari raccolgono fondi pubblici, raccolgono soldi pubblici, se li tengono, ci fanno i loro affari, ci fanno i loro bei profitti, e poi bellamente decidono di chiudere baracca e burattini, o anche solo parzialmente, e di delocalizzare, di andare via e andarsene in altri paesi dove il costo del lavoro è inferiore e dove i loro profitti, nonostante li facciano anche qua, sono ancora maggiori. Quindi la fame di profitto porta queste aziende nazionali e multinazionali, ma non solo multinazionali, ci sono anche aziende nazionali, ad andare a ricercare profitto dove il costo del lavoro costa meno infischiandosene delle conseguenze sociali che questo atto produce sul nostro territorio.
Penso che la Regione Emilia-Romagna su questo non possa essere indifferente, penso che vada bene, sia giusto anche finanziare e incentivare le imprese, soprattutto finanziare certi modi di produzione, o il finanziare una maggiore attenzione alla green economy, finanziare il rilancio della ricerca e della formazione, ma penso che sia anche necessario in qualche modo vincolare questi fondi che il pubblico, cioè noi, cioè tutti i cittadini danno a dei privati per fare le loro attività e che quei soldi in qualche modo devono essere vincolati, devono fare in modo che questi imprenditori si assumano delle responsabilità sociali rispetto al territorio in cui sono e se non lo fanno, non c'è problema, qui guai mai, non è che si vuole impedire la libera impresa o mettere regole alla libera impresa, però a quel punto quei soldi pubblici, cioè di tutti, che tu privato hai intascato se permetti qualcosa dovrebbe ritornare al pubblico, dovrebbe tornare a chi te li ha dati per essere reinvestiti evidentemente sul nostro territorio, e penso che quindi la Regione su questo elemento del finanziamento delle imprese debba introdurre una regolamentazione, diciamo così, più forte, più stringente.
Quindi, vado velocemente a chiudere perché penso, appunto, che questa finanziaria, questo bilancio che noi ci apprestiamo a votare sia un bilancio positivo, sia un bilancio positivo non soltanto per l'elemento diciamo dell'equilibrio dei conti, sia positivo per le scelte politiche di fondo a cui rimanda e a cui allude, penso però che la drammaticità sociale che anche l'Emilia-Romagna sta vivendo e vivrà nei prossimi mesi continuerà e questo richiederà, come dire, a questa Regione, a questa Giunta, a questo Consiglio e sono certo che è già nelle intenzioni, di non permettere a nessuno di cullarsi sugli allori, di non permettere a nessuno di pensare ormai il più è fatto, ma evidentemente sempre attenti a quelle che saranno le dinamiche economiche e sociali purtroppo drammatiche che si svilupperanno anche nel nostro territorio, sempre attenti a dare le risposte pubbliche più efficaci, e lo ribadisco pubbliche, a quella sofferenza sociale che anche nella nostra regione purtroppo è in crescita e non, lo dico chiaramente, per via delle decisioni di questa Giunta e di questa maggioranza, ma per via di una situazione sicuramente generale, economica generale, ma soprattutto in conseguenza della politica scellerata e disastrosa che sta portando avanti questo Governo nazionale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Sconciaforni.
Ha chiesto di parlare la consigliera Costi. Ne ha facoltà.
COSTI: Vorrei soffermarmi su due particolarità di questa Regione e del Governo di centrosinistra, che ritengo fondamentali anche nel dibattito di oggi. La prima particolarità è che questa è una Regione che ha riconosciuto immediatamente la crisi, la sua natura straordinaria, consapevole anche che nulla sarà più come prima e devo dire che ha reagito con politiche adeguate. Il quadro che ci forniva ieri Unioncamere, da un certo punto di vista positivo, ma anche con elementi preoccupanti sul fronte occupazionale, sarebbe stato certamente molto peggiore se questa Regione avesse trattato la crisi economica come è stata trattata dal Governo nazionale.
Il secondo elemento che vorrei sottolineare e credo anche che sia uno degli elementi che ci differenzia maggiormente rispetto alle politiche nazionali, è che questa Regione in questi anni ha deciso e scelto che cosa vuole essere, dove vuole arrivare e quindi che cosa vuole fare, quella prospettiva che appunto manca al Governo nazionale. Questo lo ha fatto con uno strumento che ritengo straordinario, che è il Piano territoriale regionale, dove ha costruito la traiettoria strategica: una Regione sistema, una Regione che ha deciso di investire sulle persone e sulla conoscenza, una Regione delle eccellenze, ad iniziare da quelle piccole e medie imprese che sono uno dei cardini e dei punti vitali di questa nostra realtà, che ha deciso di investire e di avere nel capitale umano e nel capitale territoriale il punto di forza. Una Regione, vorrei anche dire, con un'economia e una società già fortemente internazionalizzate e che ha assunto coerentemente la globalizzazione come una grande opportunità.
Mi dispiace che non ci sia il consigliere Manfredini, ma credo che il fatto di avere assunto la globalizzazione non come una catastrofe, ma di vedere anche quanto importanti sono le economie emergenti per una regione come la nostra significa essere coerenti nelle politiche di accoglienza e di integrazione rispetto alle popolazioni che sono presenti nel nostro territorio, perché non sono solo un fatto sociale queste politiche, sono prima di tutto un fatto di competitività per l'economia nostra.
Avendo assunto appunto la globalizzazione come opportunità, questa è una regione che sta cercando anche di coniugare un intreccio nuovo tra ciò che è locale e ciò che è globale, quindi una regione che non si chiude in se stessa, ma che è proiettata nel mondo, che vuole essere protagonista di un sistema Italia che oggi manca. Se oggi noi continuiamo ad avere dei problemi enormi anche sul fronte dell'occupazione e dell'economia, credo che questo dipenda in larga parte proprio dalla mancanza di un sistema nazionale.
Una Regione che vuole essere protagonista in Europa e credo che questa caratteristica la si possa leggere anche dal ruolo che sta svolgendo oggi il presidente Errani, a capo della Conferenza dei presidenti, perché va letta anche in questa ottica e valorizzata proprio come un contributo che questa Regione, che non si chiude in se stessa, vuole dare alla costruzione di un sistema paese, di un sistema moderno, di cui anche noi in Emilia-Romagna abbiamo assolutamente bisogno.
La nostra sfida rimane quindi come stimolare, supportare la creazione di ricchezza, anzi di buona ricchezza, e come rafforzarne l'equa ridistribuzione, che è il cardine diciamo, sono i due elementi fondamentali del modello emiliano. Quindi una capacità nostra di allargare i diritti e il benessere dei nostri cittadini e nel contempo di continuare a dare benzina al nostro sistema economico fatto di piccole e medie imprese, quelle piccole e medie imprese di cui questa Regione è ben consapevole, ma che mi pare, anche dalle note riportate ieri proprio da consulenti del ministero dell'Economia, non presenti nelle politiche nazionali.
Perché le nostre azioni vogliono essere volte a continuare a sostenere un tessuto economico che nel tempo possa produrre ricchezza, lavoro, diritti e quindi benessere generalizzato. Se la nostra sfida è questa, in un mondo in forte cambiamento e in mancanza di politiche nazionali all'altezza delle sfide, perché ricordiamoci siamo di fronte a un Governo che ha attuato politiche fortemente depressive, centraliste ed inique, si comprendono credo appieno le scelte operate con questa finanziaria e io dico anche con le politiche di settore.
Con questa finanziaria si è scelto di rafforzare in modo coerente le politiche a sostegno della crescita, di uno sviluppo sostenibile e di un sistema equo di ridistribuzione. Vado per punti.
Tassazione. A fronte di una tassazione nazionale in aumento, 43,5% sul Pil, nonostante ciò che si è sbandierato in questi anni, questa Regione ha fatto la scelta di mantenere invariato il livello di tassazione, sia per le famiglie che per l'impresa.
Welfare. Questa è una Regione che ha deciso di investire fortemente, nonostante i tagli, su scuola, formazione, quindi sulla conoscenza, sulle persone, sul sociale e sulla sanità.
Economia. Ha continuato e sta continuando con questa finanziaria una politica industriale che ci ha visto presenti anche in questi due anni di forte crisi, che hanno nella piccola e media impresa il punto di riferimento fondamentale.
In coerenza con questo ruolo, con questa prospettiva che la Regione vuole avere, si è fatta la scelta di investire in internazionalizzazione, in innovazione e ricerca, in sostegno al credito. Questa è una delle politiche più importanti che questa Regione sta facendo in mancanza di politiche creditizie a livello nazionale. Ha deciso di sostenere ed investire fortemente nell'economia verde, sta procedendo in un processo di liberalizzazione, mentre a livello nazionale si sta procedendo esattamente all'opposto, sta sostenendo e lavorando per una domanda pubblica in grado di innalzare la qualità del sistema regionale, anche dal punto di vista degli investimenti, ma cito anche alcune regole, alcune leggi che sono fondamentali: pensiamo alla certificazione energetica degli edifici e a ciò che questo sta producendo nella modifica profonda del sistema costruttivo emiliano-romagnolo, ma pensiamo anche alla legge ultima sull'edilizia e sulla legalità
Federalismo. Un'altra parola tanto cara soprattutto ai colleghi consiglieri della Lega. Noi siamo al massimo delle scelte unilaterali del Governo e della maggioranza di centrodestra. Le autonomie locali non sono mai state così penalizzate e svilite come in questi ultimi anni. Anche su questo le politiche che questa Regione sta facendo sono esattamente in controtendenza.
Ho ascoltato con attenzione la relazione di minoranza, rispondo con un dato. Questa Regione contribuisce in modo determinante alla formazione del Pil nazionale, anche i dati di ieri di Unioncamere credo ne diano una seria dimostrazione. Cittadini ed imprese partecipano con la tassazione in modo sostanziale al bilancio dello Stato, abbiamo il più basso tasso di evasione tra le regioni italiane: 19% contro regioni che arrivano anche all'80% di evasione. Siamo una regione virtuosa, ricordiamocelo anche quando discutiamo di questo bilancio, per la gestione delle risorse, non l'ha certificato Errani, l'ha certificato la Corte dei Conti proprio nel consuntivo di quest'estate.
Ecco, vorrei ricordare il mancato trasferimento e i tagli indiscriminati del Governo, fatti anche sulla Regione Emilia-Romagna, sugli enti locali e sulle Province. Quello che io contesto alle finanziarie governative non è il fatto di avere operato delle scelte, ma di avere operato delle scelte che deprimono questo Paese ulteriormente e soprattutto senza politiche di sviluppo, un grande problema per le imprese, per i cittadini di questa regione. Vorrei ricordare che il tema non è semplicemente del Governo di questa Regione, che sta facendo tutto il possibile, sono tutte politiche che influiranno pesantemente sulla vita quotidiana dei nostri cittadini e sulla vita delle nostre imprese.
Questo Governo regionale, proprio perché consapevole della responsabilità che sta portando per la Regione e per il Paese, ha fatto quelle scelte che il Governo non ha saputo o non ha voluto fare, perché vedete, una Regione sistema che investe in conoscenza, in ricerca, in innovazione, in internazionalizzazione, che sostiene fortemente le piccole e medie imprese con azioni concrete per creare buona occupazione, assomiglia molto al modello tedesco, che mi pare essere in questo momento al top in Europa. Ma questo modello tedesco lo stiamo facendo come Regione e non lo stiamo facendo invece come Nazione Italia, in una competizione mondiale sempre più agguerrita.
L'altro giorno ho incontrato un'impresa importante del territorio modenese, un'impresa internazionalizzata che ha investito in questi anni in ricerca e innovazione. Questa è un'impresa che l'ultima volta che si è trovata ad una gara nei paesi arabi, si è trovata sola a competere con un'impresa tedesca che a fianco aveva il Governo tedesco e tutto il sistema Paese tedesco. La nostra impresa di Modena, che comunque ha vinto l'appalto per la grande qualità del suo prodotto, aveva a fianco esclusivamente il sistema territoriale di questa Regione. Questo non può più accadere, questo Paese deve prendersi a carico il nostro sistema imprenditoriale che crea ricchezza, crea produzione e soprattutto crea lavoro in modo serio e qualificato. Le imprese dell'Emilia-Romagna hanno bisogno assolutamente di questo e anche i lavoratori perché queste imprese creano tanti posti di lavoro e soprattutto buona occupazione in modo particolare per i giovani.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Costi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bartolini. Ne ha facoltà.
BARTOLINI: La ringrazio, presidente.
Sarà un breve intervento il mio per non portare via tempo ai colleghi del gruppo e contrariamente a quando ricoprivo l'incarico di capogruppo, dove dovevo, intervenivo analizzando capitolo per capitolo la legge finanziaria regionale, questo è un compito che svolgerà molto bene il presidente Villani, così come ha ha svolto molto bene il relatore Lombardi.
Permettetemi di intervenire, in questo Consiglio regionale ho sentito anche qualche collega intervenire sulla propria provincia, sul proprio territorio, andando a riportare dei problemi del proprio territorio legati anche alla legge finanziaria regionale e quindi permettetemi di portare in questa Assemblea anche un po' di Romagna, in particolare una parte di quella Romagna, l'unica che non è rappresentata da nessun assessore in questa Giunta regionale. Quindi, non essendo rappresentata, a maggior ragione mi permetto di portare all'attenzione di questa Assemblea qualche problematica legata appunto al mio territorio, alla provincia di Forlì nella fattispecie.
A Forlì il sindaco di Forlì ha appeso un manifesto in quella che dovrebbe essere la casa della democrazia, dovrebbe essere la casa di tutti, non solo la casa di chi vince le elezioni in una tornata elettorale, appeso un manifesto contro il Governo, a fianco a quello di Sakineh, c'è anche un manifesto contro i tagli di Tremonti alla finanziaria, piangendo quindi lacrime e dicendo che non ci sono le risorse, eccetera. Tagli di rigore dei conti pubblici, imposti anche con ragione dal ministro Tremonti, tagli che comunque ci consentono di essere ancora in Europa in un certo modo, non certamente al pari della Grecia, visto che partiamo anche da una condizione ben diversa da altri Stati, abbiamo il terzo debito pubblico più alto del mondo, e quindi è evidente che per fortuna che c'è stato un ministro come Tremonti che ha tenuto in piedi la nostra Italia.
Però fa sorridere che i tagli della manovra finanziaria che ricadono anche sui Comuni sia proprio il sindaco della mia città, quello di Forlì, ad appenderlo, perché Forlì, e anche nella cronaca regionale e nazionale è stato letto, non è che abbia brillato certamente in questi anni come esempio di buona amministrazione pubblica e fa anche sorridere la difesa d'ufficio che il giovane segretario locale del PD dice “ma noi non abbiamo mica colpa, il PD è nato nel 2007, quindi prima c'era qualcun altro, quindi la colpa non è certamente la nostra”, come se la storia del PC-PDS-DS e oggi PD appartenesse a qualcun altro e non a quelli che oggi appunto hanno questo simbolo, Partito democratico.
Parto dalla fiera. La fiera di Forlì io sfido voi, qualche collega consigliere che non sia della Romagna a ricordare, se non quella avicola, altre fiere che vengono citate come esempio. Perché dico questo? Perché il presidente Errani, non da questa tornata elettorale, ma ancora prima aveva promesso anche lì l'intervento di un'unica società di gestione delle fiere e quant'altro, poi abbiamo visto nella passata legislatura che quando è intervenuto sulle fiere anziché fare la parte dell'arbitro super partes, ha fatto la parte del giocatore, si è schierato a favore della Fiera di Bologna. Si dice deve competere con quella di Milano, quindi bisogna aiutarla, bisogna sostenerla e quant'altro, ma allora decidiamo cosa fare anche delle piccole fiere che sono state costruite con soldi pubblici sul territorio, che sicuramente hanno messo a sedere tanti ex amministratori, ex sindaci, ex consiglieri comunali e quant'altro, ma vediamo che sono indebitate fino al collo, hanno dei seri problemi, in particolare quella di Forlì, ad avere una strategia. Quindi anche qui chiedo che la Regione intervenga perché si vada verso quella unificazione, quell'accorpamento nella gestione di questi contenitori fieristici che vengono utilizzati con un ritorno utile alla collettività e non soltanto invece con qualche mercatino o qualche mercatone che viene realizzato, per carità, senza nulla togliere a quello che viene fatto, ma che però non dà una ricaduta utile, non viene utilizzato al meglio per quelle che potrebbero essere le specifiche potenzialità.
Parliamo anche dell'aeroporto. L'aeroporto di Forlì, dopo che è stato scippato da parte di quello di Bologna, con la Ryanair che faceva scalo a Forlì ed è stato portata due anni fa a Bologna, scippando quella che era l'entrata principale di questo aeroporto, si era convertito sempre utilizzando un'altra compagnia, la Windjet, è arrivato Rimini, anche qui scippa Rimini all'aeroporto di Forlì in una concorrenza tra scali. Anche qui il presidente Errani, non in questa legislatura ma ancora prima, diceva facciamo un'unica gestione dei quattro scali aeroportuali, perché se non avverrà questo non saranno gli aeroporti che detteranno le condizioni, ma saranno le compagnie aeree, i tour operator, che detteranno il prezzo, e questo sta accadendo. Oggi leggo sulla stampa che una volta che sono usciti i buoi, si è chiusa la porta della stalla e dice il presidente Errani, tramite l'assessore Peri, entro gennaio faremo un'unica società non dei quattro scali, ma di Forlì e Rimini. È un po' tardi, però meglio tardi che mai, speriamo che questa società tratti i due scali con par condicio, cioè con pari dignità tra i due, non che uno debba andare a fare il capo in casa dell'altro e la Regione in questo deve intervenire da un ruolo super partes anche qui senza schierarsi nel ruolo di giocatore. Vedo davanti a me l'assessore Melucci, che mi auguro faccia non l'assessore che porta solo gli interessi di Rimini, ma dell'intera regione all'interno del consesso regionale.
Entriamo a parlare anche di Sapro. Sapro è una società pubblica, dove i soci sono il Comune di Forlì, il Comune di Cesena, la Provincia, sono gli enti pubblici, che è stata dichiarata fallita dal Tribunale civile. C'è una bancarotta in corso, 137,5 milioni di passivo e anche qui chi pagherà per questo fallimento? Nel territorio forlivese indubbiamente ci sono aree e aree bloccate. Nel 1999 denunciavo personalmente, dal mio ruolo di consigliere provinciale, facevo un esempio lo stipendio che all'epoca percepiva il direttore di Sapro: 500 milioni di lire annui di stipendio. Era un esempio, ma ce ne erano tantissimi.
Sapro doveva essere una società con una lodevole mission, doveva mettere a disposizione delle imprese dei territori a prezzi calmierati, in realtà si è messa a fare concorrenza alle immobiliari private, e che cosa ha portato? È fallita anche avendo una posizione dominante sul mercato. È fallita nonostante avesse l'appoggio delle amministrazioni comunali tutte che l'aiutavano. È evidente che questo è un altro esempio di mala gestione della risorsa pubblica, quindi non è accettabile che ci faccia lezione di morale chi ha portato questa società sul fallimento, nel fallimento certificato dei giudici, quando noi denunciavamo tante irregolarità venivamo derisi, la solita destra che fa della demagogia, che fa della propaganda e quant'altro. Oggi i fatti ci dicono, perché l'hanno certificato i giudici, che qui noi avevamo pienamente ragione.
Vogliamo parlare di sanità? Dell'Asl di Forlì? L'Asl di Forlì ha un buco di 59 milioni di euro. Io non ci credo. Lo dice la Regione, l'ha certificato la Regione, è una manovra a mio parere politica per depotenziare le eccellenze della sanità forlivese, che è una sanità d'eccellenza, tant'è vero che a Shanghai, all'Expo internazionale è stato proiettato il filmato dell'ospedale di Forlì come eccellenza della sanità italiana, oggi con la storia dell'Area Vasta è diventata l'Asl di Ravenna allargata. L'Asl, guarda a caso, del presidente Errani, che ha fatto l'asso pigliatutto all'interno delle altre Asl e sta dettando la linea e ci sono una miriade di esempi che per problemi di tempo non posso fare, ne cito uno, quello dell'oncologia di Meldola, che a mio parere dovrebbe diventare non solo un'eccellenza della sanità in Romagna, ma dovrebbe essere un'eccellenza della sanità in Emilia trattino Romagna o a livello nazionale, ma noi vediamo che per fare questo punto d'eccellenza dovrebbero chiudere le oncologie dei quattro ospedali per trasferirle in questa s.r.l. misto pubblico privato, finora l'unico che l'ha fatto, che è stato azzerato, ha visto il reparto azzerato, è Forlì, gli altri addirittura, leggevo nel giornale di domenica del Carlino di Ravenna, che potenziano le proprie strutture. Quindi anche qui o Area Vasta deve essere, Area Vasta sia per tutti e non solo che a pagare sia una parte e non l'altra perché politicamente è più debole, perché ha un PD più forte in altre province rispetto a quella di Forlì che indubbiamente soffre questa debolezza.
Allora concludo, ripeto, per non portare via altro tempo. Il vero manifesto che il Comune di Forlì avrebbe dovuto appendere al municipio doveva essere: “Fiera, Sapro, Seaf, Asl milioni di debito” che adesso dovranno pagare i cittadini.
Leggendo anche la finanziaria non vedo interventi specifici nella Via Emilia bis, in altri interventi strutturali utili al territorio forlivese, non li vedo. Vedo una finanziaria di routine, almeno per il nostro territorio, che fa i conti sì con i tagli, ma dove anche noi continuiamo a pagare al pari degli altri, ma non certamente veniamo beneficiati.
Concludo facendo un invito agli esponenti della Giunta presenti, non essendoci il presidente Errani. Così come fu fatta una legge per il porto di Ravenna, dove guarda caso ancora Ravenna veniva beneficiata appunto di risorse che venivano destinate in maniera straordinaria alla provincia di Ravenna, alla città di Ravenna, chiediamo, io chiedo che venga presa in considerazione l'idea di fare una legge speciale per Forlì per i danni subiti dal PD, visto che gestisce questi territori da sessant'anni e non credo che possa fare la morale a nessuno, fare critiche ai tagli della finanziaria di Tremonti che, ripeto, ci consente di continuare a rimanere in maniera adeguata in Europa al pari degli altri.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Bartolini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente.
Come d'accordo nella Conferenza dei capigruppo vi è anche la possibilità, presidente, di discutere sul documento di politica economica finanziaria e quindi visto che in maniera molto autorevole il presidente Lombardi ha già espresso in maniera chiara e puntuale la posizione del nostro gruppo, che verrà poi rimarcata dal presidente del gruppo Villani, volevo brevemente spostare il dibattito con alcune riflessioni sul documento di politica economica finanziaria, che mi consente comunque, assessore, di svolgere alcune riflessioni ritengo abbastanza utili per il dibattito stesso.
Il sistema di pianificazione e di programmazione della Regione si fonda prevalentemente sulla predisposizione di due documenti basilari, tra questi il documento di programmazione finanziaria ha due finalità precipue: una marcatamente comunicativa, nel senso di comunicare ai cittadini emiliano-romagnoli i contenuti del documento stesso e l'altra di natura più politica, rimarcando i contenuti di quanto si vuole fare. È uno strumento conoscitivo e relazionale sul ruolo che la Giunta regionale si dà come obiettivi e strategie e soprattutto riassume le opzioni politiche della maggioranza che sostiene questa Giunta.
Io ho fatto lo sforzo di analizzarlo anche nel dettaglio, certamente ha un orizzonte temporale quinquennale rispetto alle linee di mandato che questa maggioranza ha approvato nelle prime sedute di questo Consiglio regionale. Quindi, questo documento, nel quale sono contenute le priorità della Giunta, risente sia di vincoli di finanza pubblica, in quanto sappiamo che la Regione vive di entrate derivate dallo Stato, ma di variabili, molte variabili macro economiche, quali il Pil, i consumi, gli investimenti, il ruolo del commercio, ma soprattutto anche dei cambiamenti istituzionali legislativi, che possono interagire interferire sul documento stesso.
Vi sono poi delle questioni legate, io non ne ho trovato troppo traccia, ma se l'assessore magari nella replica volesse dirmi qualcosa, in riferimento al posizionamento della nostra Regione rispetto, dato che si parla tanto di Europa, anche di Regioni europee vista la situazione congiunturale.
Certamente vi sono alcuni punti che hanno lasciato diciamo la mia attenzione, soprattutto quello nel quale come obiettivi vi date, e qui insisto su questa questione, nelle politiche per la salute la riduzione delle liste d'attesa. Questo è un fenomeno, e parlo anche per la provincia di Piacenza, estremamente sentito dai cittadini e quindi qui dovrete svolgere un'azione molto pesante sul tema.
Per quanto riguarda la gestione strategica del territorio e delle infrastrutture, mi pare che un mancato adeguamento delle infrastrutture stesse rispetto alla dinamica complessiva del sistema economico sociale mi appare un po', assessore, in ritardo e quindi speriamo che anche sotto questo profilo vi sia margine e tempo, nelle azioni che sono nel documento, per recuperare un certo terreno perduto.
Devo poi fare una breve riflessione sul modello della burocrazia regionale. Sappiamo, colleghi, che gli attori di questo documento alla fine sono i direttori generali e i più alti funzionari di questa Regione. La via è duplice: o si segue il tradizionale modello burocratico per cui questi direttori generali della Regione sono i meri esecutori di quanto esplicitato nei programmi politici dell'Esecutivo, oppure vi è un modello, assessore, ma qui mi potrà dare lumi, nel quale vi è una maggiore negoziazione, responsabilizzazione, un modello cosiddetto decentrato e negoziato. Sotto questo profilo mi sembra, e ho letto anche all'inizio, che vi sia una sorta di automonitoraggio per le materie di competenza, nelle quali i direttori apicali indicano risultati e attese, risorse, tipo di finanziamenti che si prevedono, per tradurre in risultati concreti quelli che sono gli indirizzi della Giunta regionale.
Questa relazione tra l'organo esecutivo e la dirigenza è sì in parte diretta, ma mi sembra anche in parte mediata da quella struttura speciale della Giunta, che è il controllo strategico e statistico, che si occupa, e questo è importante credo per tutti i consiglieri regionali, di quella raccolta di dati che servono poi a verificare puntualmente la rendicontazione e l'illustrazione dei risultati raggiunti. Quindi siamo all'inizio della legislatura, ma chiaramente questo rapporto, ovviamente privilegiato, che hanno gli assessorati rispetto ai consiglieri regionali, che devono fare uno sforzo per poter ricostruire la veridicità rispetto a un programma di mandato che questa maggioranza si è votata e gli effetti che poi realmente ne scaturiscono da queste dichiarazioni, mi sembra che sia un lavoro importante e che debba essere tenuto soprattutto dall'opposizione in serio controllo.
Le chiedo, infine, e vado alla conclusione dell'intervento, chiedo a lei non essendo in Aula il presidente Errani, proprio alla luce di queste riflessioni che ho fatto, se si possa valutare in termini di soddisfazione da parte dei nostri cittadini se le azioni che avete messo in campo e che sono una delle vostre priorità, e c'è anche nel bilancio, parlo del problema del lavoro e dell'occupazione, hanno consentito, assessore, queste azioni che avete messo in campo, di ridurre la disoccupazione, che è richiamata a circa il 4% nella premessa del documento stesso.
E, ancora, secondo i calcoli, le misurazioni, le verifiche, le vostre politiche abitative hanno un trend crescente o decrescente rispetto alle nuove esigenze e alle nuove problematiche legate al discorso, che richiamava anche il collega Lombardi, sulle abitazioni e sulle politiche abitative?
Vi sono poi altri temi che lascio eventualmente alla sua risposta. I programmi, ad esempio, cofinanziati con l'Unione Europea vanno avanti? Decollano? Avremo nuove opportunità? E i piani di attività degli enti strumentali e delle partecipate della Regione sono realmente sotto controllo? E i piani riguardanti, che sono oggetto anche di un ordine del giorno, il patrimonio immobiliare regionale sono sotto l'attenzione e la vigilanza della Giunta stessa?
Sarebbero tantissime altre le domande e le richieste che vorrei fare, ma ho solamente toccato alcuni temi, che brevemente nella mia conclusione le ricordo, ma soprattutto il problema della sanità, delle riduzioni delle liste di attesa e anche, assessore, qui mi riferisco all'assessore al Personale, la valorizzazione del capitale umano e la motivazione e l'impulso e il sostegno verso tanti dipendenti di questa Regione.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di parlare il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente.
Io non mi addentro nei vari capitoli di questa manovra finanziaria, anche perché devo dire che dal punto di vista dell'impostazione contabile e di quello che è il complesso delle risorse che vengono in qualche modo allocate il presidente Lombardi ha fatto una relazione che direi veramente esaustiva. Però questa è una finanziaria che ci consente di fare alcune riflessioni politiche, una direi molto importante rispetto a una questione che il Paese sta affrontando ormai da diversi anni, ma che oggi ha preso decisamente un abbrivo che ne fa vedere la reale concreta realizzazione.
Credo che l'avvio del federalismo, così come impostato da questo Governo, abbia dei riflessi importanti anche in questa manovra finanziaria che, seppure colpita ancora da vecchi vizi, di cui poi parleremo, è stata in qualche modo obbligata a muoversi su alcuni binari. È finito il tempo del regionalismo spendaccione, quello che ci ha portato a far sì che questo Paese sia uno dei paesi con un'incidenza di debito pubblico spaventosa. Ieri abbiamo definito il debito pubblico la calamità nazionale e credo che questa definizione sia assolutamente appropriata. E davanti a questa calamità e in una fase di economia recessiva, il Governo ha dovuto adottare ovviamente dei meccanismi di controllo e della spesa pubblica e di stabilizzazione della finanza pubblica, così come richiesto non solo dall'Europa, ma dai vari organismi internazionali che sovrintendono alla stabilità finanziaria.
Bene, il Governo ha fatto credo qualcosa di più e in quest'Aula pubblicamente desidero ringraziare il ministro Tremonti che ha adottato la misura dei tagli orizzontali, perché in questo Paese non sarebbe stato assolutamente possibile avere una omogeneizzazione della spesa regionale al di fuori di un provvedimento di questa consistenza e con queste caratteristiche. Poi vi spiegherò su alcuni numeri perché sono fermamente convinto di quello che sto affermando in quest'Aula.
Tutto questo naturalmente ha dei riflessi che sono importanti, che sono significativi, ma che chiamano alla responsabilità tutte le Regioni di questo Paese, una responsabilità che è mancata quando con l'avvento di un regionalismo senza regole e assolutamente irresponsabile si sono sfondati i bilanci regionali con la filosofia del rimborso statale a piè di lista. Siamo tutti consapevoli credo che questa filosofia non è più applicabile non solo in questo Paese, ma in tutti i paesi che appartengono all'Unione Europea. Questo è anche un monito che ci è venuto dalla Comunità Europea, che ci tiene costantemente sotto osservazione, anche rispetto a recenti provvedimenti presi dalla Banca Europea.
Stante questa situazione, credo che il livore, la strumentalizzazione politica che in questi mesi ha accompagnato i provvedimenti che ha preso il Governo di centrodestra e segnatamente il ministro dell'Economia si sia sgonfiata quando è stata presentata questa finanziaria. Allora, stando la situazione di tagli che è stata fortemente criticata tutto questo percorso, che porta in questa regione un taglio di circa 340 milioni di euro. Badate bene, rispetto a un bilancio su risorse proprie di 13 miliardi, questo significa poco più del 2%.
Bene, se questa è la situazione, allora mi viene da dire che una nostra osservazione che si rincorre, perché, ahimè, oramai quest'Aula la frequento da qualche anno, e che diventa sempre cogente quando si discute la finanziaria regionale, è che alla fine nei vari assessorati ci sono dei tesoretti, tesoretti che vengono fuori alla bisogna magari per tamponare le necessità di quel gruppo di pressione o di quella clientela o di quell'apparato politico dismesso, che crea una struttura qualsiasi e che ha bisogno di finanziamenti pubblici e alla bisogna i soldi si trovano.
Allora, stante questo tipo di taglio, evidentemente, e vi farò alcuni esempi perché io ho una formazione scientifica, mi piacciono gli esempi a differenza poi di chi filosofeggia con una formazione umanistica che io invidio ma che non ho.
Bene, allora, ci dobbiamo chiedere se questa Regione stabilisce che al di là del finanziamento che deriva dallo Stato del fondo sanitario regionale si sente di dovere di mettere ulteriori 150 milioni di euro aggiuntivi, così come è stato descritto con dovizia di particolari dal presidente Lombardi, quei 150 milioni c'erano, ci sono. Bene, questo è un piccolo tesoretto che evidentemente è stato trovato.
Se questa Regione poi, parlando sempre di sanità, e non credo che ci sia davvero un atteggiamento ilare davanti a questi dati, perché credo che siano cifre molto consistenti, questa Regione stanzia ancora 30 milioni di euro per il completamento dell'ospedale di Cona. Bene, allora i 30 milioni c'erano, sono stati reperiti. L'ospedale di Cona, per il quale, appunto, in questa finanziaria sono previsti ulteriori 30 milioni, doveva vedere il primo paziente ricoverato, accudito, possibilmente curato nel 2003, siamo alle soglie del 2011, l'ospedale non è ancora terminato, noi dobbiamo aggiungere ulteriori 30 milioni. Ulteriori 30 milioni che porteranno il costo di questa struttura ospedaliera ad essere quintuplicato rispetto a quelle che erano le basi di partenza.
Poi vi sono delle cose simpatiche, perché credo che gli esempi siano il dettaglio vero di quello che succede poi nelle fredde pagine con numeri di una finanziaria. Questo ospedale è stato creato a dodici chilometri da Ferrara, in un podere, facciamo gli scongiuri (lo faccio in modo cumulativo per tutti voi e anche per me stesso) denominato “La Morte”, notoriamente considerato un catino di raccolta di tutte le acque di buona parte di quella zonizzazione della città di Ferrara e abbiamo visto delle cose stupende, cioè abbiamo visto stornare dai capitoli dell'agricoltura, ad esempio, 10 milioni di euro soltanto per le idrovore e per far sì che le acque, laddove si andava a costruire questa nuova, bellissima struttura ospedaliera fossero deviate da altre parti.
Le opere di bonifica, peraltro, hanno richiesto anche la contrazione di 90 milioni di euro di mutui, quindi, voglio dire, i soldi quando ce la necessità, che sia clientelare, che sia riparativa rispetto a una scelta sbagliata, e questa ovviamente è una scelta sbagliata, si trovano. Ma non ci fermiamo qui, perché oltre ai 150 milioni che dicevo, ai 30 milioni che sono stati messi per l'ulteriore completamento (perché poi, mi auguro di no, ma mi aspetto che ci sia un'ulteriore delibera per un ulteriore stanziamento per l'ulteriore completamento, perché qua ormai è dal 2000 che andiamo avanti così), vi sono altri 30 milioni per il servizio sanitario regionale, per la spesa sanitaria direttamente gestita 20 milioni, 3 milioni rimborsi vari, altri 6 milioni trasferimenti ad Aziende per lo sviluppo di progetti volti alla realizzazione delle politiche sanitarie e interventi previsti. Sviluppo di progetti quando credo che la pianificazione regionale sia quella più pianificata di tutto il mondo occidentale, tra virgolette. Quindi andiamo a 150, più 30 per Cona 180, più 20, 200, più 9, 209, ma poi penso che non sia finito perché vedo che nei vari capitoli qualcosa spunta. Quindi questi soldi c'erano.
Allora, non è forse il caso di dire che la manovra del Governo ha obbligato questa Regione ad utilizzare dei sistemi che fino all'altro ieri non ha voluto utilizzare per il reperimento di queste risorse? È una domanda che mi viene assolutamente legittima, così come mi viene legittimo, sempre per stare nel solco di una considerazione, che è la linea guida di questo brevissimo mio intervento, pensare che nei giorni scorsi c'è stata tra me e l'assessore ai Trasporti una polemica legata a un fatto dei miei territori, che aveva ovviamente un forte riflesso sul trasporto pubblico su ferro. Bene, davanti alla richiesta di un interessamento, pure necessario per una zona importante del nostro territorio che sul trasporto su ferro ha un importantissimo mezzo di trasporto pubblico, mi viene detto ma la colpa è del Governo, perché il Governo taglia sul trasporto pubblico locale, salvo poi non rendersi conto che nel frattempo Errani era a Roma e faceva quello che mi pare di aver sempre visto quando si parla di finanziaria, una contrattazione fra gli enti che ricevono risorse pubbliche, che vengono dalla fiscalità generale, e il Governo centrale. Salvo poi avere ulteriori 645 milioni, messi dal Governo, in un accordo che recita e che evidentemente ha sottoscritto anche, anzi, soprattutto il presidente Errani nella sua funzione di presidente della Conferenza Stato-Regioni: “Governo e Regioni, ritenendo strategica l'attuazione della legge n. 42 del 2009 in tutti i suoi aspetti, fermi gli obiettivi di finanza pubblica assunti in sede europea, assumono i seguenti impegni...” e fra questi impegni vi sono più di 600 milioni di euro per il trasporto pubblico locale. Bene.
Allora, stante le affermazioni dell'assessore Peri, che prendo assolutamente per buone perché i conti saranno stati fatti alla perfezione, che prevedevano una ricaduta di circa 70 milioni rispetto al taglio governativo, quota parte spettante a questa Regione, lui fece, in un momento di questa polemica, un'affermazione dicendo “su questi 70 milioni 50 ce li abbiamo e ce li mettiamo noi” - quindi i soldi c'erano, erano allocati evidentemente da qualche altra parte, ma c'erano - “i rimanenti 20 li reperiremo in due modi: o aumentiamo il costo del biglietto per i pendolari e per il trasporto, oppure riduciamo i servizi”. Bene, stante che con questo accordo lo Stato probabilmente, nella definizione della quota parte, devierà su questa Regione 40 milioni, vorrei sapere se l'assessore Peri ritiene di mantenere quei due presupposti, credo di no perché a questo punto ne avanzano 20. Questo è un altro piccolo esempio.
Di questi esempi se ne possono fare a bizzeffe. Ad esempio è il caso che noi sulla cartografia, che è una sorta di moloch che ad ogni finanziaria si ripropone e ad ogni finanziaria si ripropone con stanziamenti assai consistenti, in questa 950 mila euro, quando sono anni che noi sentiamo parlare di allocazione di fondi per la cartografia. Mi sembra che sia un po' sperequato il capitolo rispetto all'emergenza abitativa per la quale questa Regione stanzia 500 mila euro. Mi piacerebbe sapere, e questo sarà naturalmente un argomento che affronterò con i colleghi del gruppo del Popolo della Libertà perché vogliamo approfondire questa vicenda della cartografia, perché ormai questa cartografia costa più che un grattacielo di Shanghai, perché tutti gli anni c'è uno stanziamento alla cartografia.
Poi abbiamo i vari istituti. Voi li avete mantenuti, cioè avete mantenuto, nonostante i peana, nonostante tutto quello che è successo in questi mesi prodromici a questa finanziaria, avete mantenuto tutti i vostri canali di spesa clientelare, cioè noi vediamo per l'ennesima volta, nonostante si discuta in questa Regione da lungo tempo, il finanziamento ad Ervet, ancora 4 milioni e mezzo di euro ad Ervet, a richiesta nessuno sa che cosa ha prodotto Ervet, se non una spesa di circa 250 mila euro a progetto, ma se voi andate a chiedere ai beneficiari di questi progetti, segnatamente il mondo imprenditoriale dell'Emilia-Romagna, nessuno vi dirà “sì, ho avuto un vantaggio”, perché nessuno si è accorto di quale è stata la ricaduta di questi progetti così onerosi. Ma, sapete, vi saranno dei progettisti che tengono famiglia e quindi questo è importante, vi diranno no, non sappiamo. Bene.
Mentre invece per un'attività che riteniamo anche importante, perché coinvolge molti soggetti istituzionali, soprattutto nel settore della ricerca, della innovazione tecnologica, eccetera, e parlo segnatamente di Aster, lì c'è un finanziamento che è dimezzato rispetto ad Ervet.
Poi vogliamo parlare anche delle varie enoteche regionali, argomento da prendere con le pinze, assai pericoloso e piuttosto viscido? Vogliamo parlare della Fondazione Arturo Toscanini? Come ha detto giustamente il collega Manfredini della Lega Nord, tutti gli anni noi qui mettiamo un pacco di soldi, anche quest'anno 4 milioni. Ci piacerebbe ad un certo punto che si dicessero che cosa dà, che cosa produce la Fondazione Arturo Toscanini. Sappiamo che negli anni scorsi siamo pesantemente intervenuti, si andava verso il dissesto, qualche cosa è stato fatto, ma evidentemente è ancora assai poco.
Poi vi sono invece le elemosine. Se penso a quello che è stato stanziato per i trasferimenti ai Comuni per la concessione di contributi a piccole e medie imprese per la realizzazione di progetti in materia di turismo e riqualificazione commerciale del territorio, che segnatamente interessano le zone magari più disagiate della geografia regionale, questa è una elemosina, potevate anche evitare di metterla: 190 mila euro.
50 mila euro contributo alle piccole e medie imprese per il risparmio energetico e l'utilizzo di fonti rinnovabili. 50 mila euro, non so se vi rendete conto della gravità, della crudezza di questa cifra. Contributo straordinario ai Comuni per progetti in materia di turismo, riqualificazione commerciale del territorio, e Dio sa quanti sono quei Comuni nelle zone più svantaggiate che hanno necessità di risorse in questo ambito per mantenere i centri storici, per riqualificarli: 110 mila euro. Qua stiamo scherzando, questo è irridere un mondo che è molto importante per questa Regione, ma evidentemente non è per chi governa questa Regione. Queste sono le elemosine.
Poi abbiamo un altro dato che avremmo voluto, stante la situazione di difficoltà, fosse reso evidente con fatti concreti in questa manovra finanziaria e che riguarda la Regione in sé in quanto soggetto attivo in settori che non le competono. Io so che do un dispiacere al collega Bartolini, chiaramente poi ognuno guarda i riflessi territoriali, ma che c'azzecca la Regione nella compagine societaria dell'aeroporto di Forlì? E anche in questa finanziaria vi sono 200 mila euro per una ricapitalizzazione di una società che continua a produrre una voragine, che ripiana la Regione Emilia-Romagna con i soldi di tutti.
Ma che c'azzecca che la Regione entri nella proprietà degli enti fieristici? La Regione faccia altro, la Regione regoli, la Regione organizzi il marketing a supporto e servizio, ma non c'entra nulla. La Regione deve smettere di fare tutte quelle attività che qualcun altro può fare meglio. E vi faccio ancora un esempio, e poi termino il mio intervento con una piccola chiosa finale, di come si potrebbero fare tante cose che evidentemente un apparato molto conservatore non riesce a fare, se non con alcuni stimoli e con l'elettrochoc che vi ha dato Tremonti, perché quantomeno avete dovuto prendere mano ai tesoretti, alzare qualche tappeto dove c'era della polvere e fare un po' di pulizia, non so quanto questo succederà nell'ambito sanitario, visto Forlì, visto che quello che sta succedendo a Modena.
Vi pare possibile che in un policlinico o, meglio, come va di moda adesso, in un'Azienda ospedaliera-universitaria del calibro di quella che è il Sant'Orsola-Malpighi, vi siano ancora 130 cuochi? Mi vi pare possibile che in un'Azienda ospedaliera-universitaria come quella vi siano ancora 70 uscieri? Allora mi viene da dire non si vuole vedere dove va il futuro, perché a questo punto non si capisce perché l'ospedale Maggiore va in out sorcing risparmiando, sgravandosi di costi e dando magari un servizio migliore ai degenti e al Sant'Orsola questo non si fa. Bene, io ho una mia interpretazione e tutto questo, questo numero che mi sembra ridondante, appartiene a uno di quei piccoli pascoli clientelari politici che voi gestite con soldi pubblici e che non vi consentono di tornare indietro perché ne considerate una vasta rilevanza clientelare dal punto di vista della ricaduta...
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere...
VILLANI: No, guardi, ho tempo ancora, perché io ho 68 minuti, presidente.
(interruzioni)
No, mi deve lasciare finire se sono in fase di intervento. Vede che il Regolamento l'ho guardato bene, perché credo che sia un aspetto fondamentale per chi dirige l'Aula. Chiedo scusa di questa piccola chiosa.
Bene, in sostanza questa finanziaria è una finanziaria che parte da presupposti vecchi, che è stata corretta in corso d'opera per l'intervento del Governo, che ha fatto bene a fare quello che ha fatto, altrimenti vi sareste adagiati e alcune questioni non sarebbero state affrontate. È una finanziaria che non inverte la rotta rispetto alle questioni che vi ho detto, non inverte la rotta rispetto a una Regione che deve razionalizzare, riorganizzare, che deve dare servizi al minor costo mantenendo la qualità e questo è possibilissimo, vi ho fatto non a caso l'esempio del Sant'Orsola-Malpighi perché credo che sia una questione macroscopica, ma è una Regione che ha un atteggiamento conservatore, che, vivaddio, con l'avvento del federalismo vero e con l'applicazione vera di un regionalismo responsabile, oltre che solidale, vedrà terminare anche quei pascoli residui che avete mantenuto e vedrà razionalizzare una spesa che presenta ancora, come vi ho dimostrato, ampi margini clientelari nelle sue pieghe, che tutti noi cittadini emiliano-romagnoli paghiamo per mantenere il vantaggio di una parte politica che voi rappresentate.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Villani.
Non era mia intenzione interromperla, evidentemente.
Ha chiesto di parlare il consigliere Alessandrini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRINI: Questa mattina il collega Luciano Vecchi credo che ci abbia reso edotti con dovizia di particolari, diciamo pure, di quanto questo bilancio 2011 della Regione sia stato condizionato dalla manovra estiva, dalla legge di stabilità e dal patto di stabilità. Non c'è bisogno di dire nulla, credo, su questo.
Il successo invece di questo bilancio è dato dal fatto che, così come abbiamo visto nelle proposte, riesce di fatto a confermare la parte importante dell'impianto strategico di fondi degli indirizzi del programma di legislatura, che sintetizzo proprio con una battuta: puntare allo sviluppo salvaguardando la coesione e cercando di fare perno soprattutto sul coraggio dell'innovazione, perché se non innoviamo rimaniamo indietro. L'ho detto così, in due parole, perché credo corrisponda al disegno complessivo. E questa cosa cerchiamo di portarla avanti chiaramente attraverso alcune scelte fondamentali, alcune priorità fondamentali. La prima è quella di voler mettere al centro dell'attenzione del nostro operare la competitività, il potere d'acquisto delle famiglie, attraverso forti, fortissimi interventi sul tema del welfare, sul tema della sanità e bisogna prendere atto, sbagliato o no, io credo sia sbagliato aver fatto i tagli...
(brusio in aula)
Io però gradirei un minimo, proprio un minimo, almeno di sottovoce, così almeno mi capisco.
Dicevo, ancor prima di dare dei giudizi che siano sbagliati o no i tagli, noi abbiamo visto che siamo costretti, se vogliamo fare delle cose, ad assumere un ruolo sussidiario, perché diversamente non sarebbe possibile. Questo è quello che accade; dopo ognuno può giudicare se sia giusto o sbagliato. Io penso che sia stato sbagliato, chiaramente, però anche per chi pensa che non lo sia stato, faccia i conti con questo risultato: che se vogliamo fare certe cose bisogna che le facciamo sostituendoci allo Stato e credo che questo non sia normale.
Seconda questione. Noi abbiamo cercato di dare grande attenzione al tema del trasporto pubblico locale, ma non è un caso, perché obiettivamente abbiamo due obiettivi da raggiungere: il primo andare a dare delle risposte a delle fasce di popolazione che sono quelle che non se la passano meglio e l'altro perché abbiamo bisogno di affermare una cultura che tenda sempre di più ad affermare gli aspetti della salvaguardia ambientale e tutto quello che ci sta dietro. Credo che sia giustissimo, però anche qui prendetene atto, prendiamone atto, bisogna che facciamo una parte sussidiaria, perché diversamente non ce la si sarebbe fatta.
Terza questione. L'assunzione delle problematiche ambientali come nuovo paradigma, diciamo così, dello sviluppo che fonda su alcune questioni. Primo: energia da fonti rinnovabili e tutto quello che ci sta dietro, fino ad arrivare a costruire questa benedetta filiera industriale dell'energia da fonti rinnovabili, perché finché noi non riusciremo a produrre gli apparati tecnologici che devono essere applicati al tema dell'energia da fonte rinnovabile, è chiaro che faremo una parte importante, ma comunque limitativa. È questa la sfida che noi stiamo invece giocando, così come è una sfida la grande scommessa che abbiamo fatto sui tecnopoli per cercare di trasferire ricerca, nel senso di renderla applicata ed applicabile soprattutto per quella grande realtà che ci caratterizza, che è quella delle piccole, micro, piccolissime imprese; e anche qui cercare di costruire nuove opportunità sul piano della buona occupazione, più qualificata, duratura e non precaria.
Vedete, tutto questo avviene, lasciatemelo dire, con un forte consenso. Io faccio parte di un gruppo assembleare, che ha avviato una grossa attività di consulenza da cui è emerso un forte consenso da parte delle organizzazioni economiche da una parte, delle organizzazioni sindacali dall'altra, e non credo che questo sia un fatto negativo, per non dire, insomma, del parere delle autonomie locali.
Vedete, noi non ci siamo fatti sopraffare dai tagli, nonostante risultino pesantissimi e veramente indigesti per certi versi, perché obiettivamente penalizzano di più chi è stato più virtuoso e noi siamo fra quelli.
Noi non siamo qui, ho ascoltato gli interventi anche del mio amico collega Bartolini di Forlì, a fare i sindacalisti o i portavoce del territorio e quindi io non mi soffermerò sulle vicende locali o della nostra provincia; credo però di poter dire che, come dappertutto, anche il nostro territorio sia segnato da aspetti molto positivi e ovviamente anche da inciampi, diciamo così, frutto di concause, fra cui certamente la crisi, perché no i tagli, e perché no, anche di errori. Io non ho difficoltà, badate, ad ammettere che ci siano stati errori, ma credo poi che siano importanti anche gli errori dove si governa, dove si è maggioranza. Penso che, insomma, qualche inciampo ogni tanto capiti, l'importante è che si faccia tesoro di questi errori e si cerchi la strada per cercare prima di non ripeterli e poi di venirne fuori salvando tutto quello che è possibile salvare.
Vedete, noi siamo un territorio che rappresenta una parte importantissima per questa regione, per quello che riguarda la produzione del prodotto interno lordo, per quello che riguarda la produzione di ricchezza, per quello che riguarda il benessere, eccetera. Delle statistiche ci davano come prima provincia in regione come Bil, come benessere, diciamo così. È chiaro che insieme a queste cose positive ci sono anche delle criticità ma, ripeto, esprimiamo anche punti di eccellenza di primo livello. Vedo qui davanti l'assessore Rabboni e non posso non pensare, ad esempio, a tutto quello che rappresenta il mondo dell'agroalimentare e che ha dato un risultato importantissimo anche ai fini dell'affrontare la crisi, questa crisi, così come si è presentata.
Credo, e chiudo, che chi fa parte di un consesso come questo, che è chiaramente frutto dell'espressione del territorio, debba fare uno sforzo affinché tramite gli atti legislativi e gli atti di indirizzo che la Regione fa - e credo che su questo ci siamo perché abbiamo i vari piani, il PRIT, il PTR - si riesca a mettere a sistema tutto ciò che non ha più futuro se continua ad operare in solitudine, e ce ne sono chiaramente di cose. Un esempio è il tema delle fiere, degli aeroporti. È chiaro che da questo punto di vista la Regione in questo caso ha dato chiari indirizzi, dice quello che bisogna fare, non ha ovviamente la strumentazione per intervenire in maniera coercitiva perché non può fare una legge, deve dare degli indirizzi. Certo, deve anche farsi parte attiva, deve fare non solo da arbitro, insomma, deve spingere a fondo su queste cose, però è evidente che sono i territori, sono i suoi enti di governo che devono fare le scelte, per cui bisogna che i territori chiamino attorno ai tavoli gli azionisti e che riescano a fare capire che una fiera a Forlì e una fiera a Cesena non ha più senso, ma è una vita che non ha più senso. Credo che oggi le fiere in questa regione siano due, la Fiera di Bologna e la Fiera di Rimini, e devono trovare attorno l'aggregazione che è necessaria e poi insieme devono addirittura cercare di competere a livelli internazionali, perché diversamente saremo sempre deboli come sistema e credo che noi invece abbiamo il dovere di mandarlo avanti.
Così come il tema degli aeroporti, badate. Lo so anch'io che sarebbe necessario avere una società unica di gestione integrata dei tre o quattro aeroporti che abbiamo in questa regione, ma intanto cerchiamo di mettere insieme quelli che parrebbe avessero capito che bisogna farlo, anche perché così non si può andare avanti. Perché io sono d'accordo con quelli che sostengono che non è opportuno che le istituzioni pubblico spendano più di tanto e per più di tanto tempo per mantenere in piedi queste strutture, perché queste strutture devono dare dei servizi e devono essere strutture che agiscono nella logica del mercato. Poi è chiaro che devono essere accompagnate, devono essere aiutate, però bisogna che l'ultimo miglio lo faccia chi di dovere e cioè gli enti devono chiamare i propri azionisti e dire “bene, adesso vi mettere attorno a un tavolo e fate la società unica di gestione”. Poi quando siamo diventati mediamente più forti avremo anche credo più forza per ragionare con chi, ad esempio, non ci vuole sentire o non ci sta, come in questo caso con l'aeroporto di Bologna.
Insomma, penso che noi dobbiamo giocare un ruolo di questo genere qui, non stare qui a lamentarci, a chiedere. Non siamo più ai tempi della carità e tanto meno delle risorse in abbondanza, casomai ci fossero mai state. Ecco, utilizziamo questo consesso per creare, per costruire il sistema. Gli strumenti li abbiamo, il bilancio ancora l'abbiamo che ci sostiene, a noi spetta il compito di aiutare i territori per costruire il sistema, perché senza il sistema non andiamo più da nessuna parte.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Alessandrini.
Sono le ore 13,02. Chiudiamo la seduta antimeridiana, i nostri lavori riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 13,02
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta il consigliere Andrea DEFRANCESCHI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Daniela MONTANI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Ha partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Mandini - Richetti
Cevenini - Corradi
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