Espandi Indice
34.
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 27 APRILE 2011
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
Indice
Sullo svolgimento di interpellanze
(Interpellanze oggetti 407 - 609 - 791) (26 - 39 - 45)
(Rinvio)
(Interpellanza oggetto 506) (34)
(Decaduta)
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 1317
Comunicazione della Giunta ad oggetto: «Prime valutazioni sui contenuti del decreto legislativo per l'attuazione del federalismo fiscale per Regioni e Province»
(Continuazione discussione e conclusioni)
PRESIDENTE (Richetti)
LOMBARDI (PDL)
MANFREDINI (Lega Nord)
GRILLINI (Italia dei Valori)
ERRANI, presidente della Giunta
Inversione dell'ordine dei lavori
PRESIDENTE (Richetti)
POLLASTRI (PDL)
OGGETTO 1117
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile»
(Testo Base) (Relazione e discussione)
OGGETTO 1078
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi: «Norme per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni mafiosi, criminali, illegali e per la promozione dell'educazione alla legalità»
(Abbinato)
PRESIDENTE (Richetti)
MUMOLO, relatore
LOMBARDI (PDL)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
DONINI (Fed. della Sinistra)
POLLASTRI (PDL)
MONARI (PD)
FILIPPI (PDL)
NALDI (SEL - Verdi)
OGGETTO 1138
Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: «Misure straordinarie a sostegno del sistema aeroportuale regionale»
(Relazione e discussione)
PRESIDENTE (Richetti)
ALESSANDRINI, relatore
FILIPPI (PDL)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
MONARI (PD)
POLLASTRI (PDL)
NALDI (SEL - Verdi)
LOMBARDI (PDL)
Interrogazioni oggetti 1333 - 1335 - 1336 (da 892 a 894)
(Annuncio)
Risoluzione oggetto 1334 (219)
(Annuncio)
Interpellanza oggetto 1337 (64)
(Annuncio)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Allegato B
Interrogazioni, risoluzione ed interpellanza annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,14
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la trentaquattresima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna l'assessore Muzzarelli e i consiglieri Bernardini, Filippi e Montani.
Sullo svolgimento di interpellanze
(Interpellanze oggetti 407 - 609 - 791 - Rinvio) (26 - 39 - 45)
(Interpellanza oggetto 506 - Decaduta) (34)
PRESIDENTE (Richetti): Procediamo con lo svolgimento delle interpellanze.
Prendiamo in esame i seguenti oggetti: 407, interpellanza del consigliere Filippi circa i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria relativi alla Strada Provinciale Casina-Banzola (RE); 609, interpellanza del consigliere Filippi circa il ripristino della sicurezza della Strada Provinciale Casina-Albinea, in Provincia di Reggio Emilia; 791, interpellanza del consigliere Filippi in merito all'acquisizione, da parte del Consorzio Granterre di Modena aderente a Legacoop, della Latteria Sociale di San Romano-Visignolo di Baiso, in provincia di Reggio Emilia. L'assenza del consigliere Filippi fa rinviare le interpellanze a sua firma oggetti 407, 609 e 791.
Passiamo all'oggetto 506, interpellanza del consigliere Bartolini circa le procedure riguardanti l'istituzione di oasi di protezione della fauna selvatica, con particolare riferimento alla situazione relativa alla Provincia di Forlì-Cesena. L’assenza del consigliere Bartolini fa decadere l'interpellanza in oggetto.
Sospendiamo, dunque, la seduta e la aggiorniamo alle 15,30 per dare la possibilità ai colleghi di raggiungere l'Aula e di iscriversi al prosieguo del dibattito sulla comunicazione della Giunta relativa al federalismo fiscale.
(La seduta, sospesa alle ore 15,16, è ripresa alle ore 15,31)
OGGETTO 1317
Comunicazione della Giunta ad oggetto: «Prime valutazioni sui contenuti del decreto legislativo per l'attuazione del federalismo fiscale per Regioni e Province» (Continuazione discussione e conclusioni)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo i nostri lavori.
Proseguiamo la discussione generale dell'oggetto 1317. Ricordo che è già avvenuta la comunicazione da parte dell'assessore Saliera ed è intervenuta la consigliera Pariani. Non ho attualmente iscritti a parlare in discussione generale, quindi vi prego di segnalare la volontà di intervenire.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Intervengo solo per ribadire che, rispetto alla relazione che è stata illustrata dall'assessore sull'attuazione del federalismo fiscale, anche noi come gruppo aderiamo, perché il federalismo fiscale è una questione che nasce da alcune posizioni storicamente legate all'impostazione della Lega, ma in realtà frutto di considerazioni precise rispetto alla nostra finanza pubblica, che stava procedendo in una direzione assolutamente non più sostenibile.
Con la riforma amministrativa, ossia le cosiddette leggi Bassanini, prima e con la riforma costituzionale poi era avvenuto in Italia un fenomeno asimmetrico, quello che il Ministro Tremonti ama definire l'albero storto della finanza pubblica italiana.
A seguito del decentramento di competenze amministrative prima e legislative poi si era venuta a creare nel nostro Paese una discrasia ormai non più sostenibile fra il luogo in cui si decideva come spendere i soldi e il luogo in cui tali denari venivano richiesti ai cittadini.
Con il federalismo fiscale, un procedimento assolutamente complicato e difficile, soprattutto in un Paese come il nostro, si sta cercando, e ormai si è sulla via definitiva del raggiungimento dello scopo, di porre rimedio a tale stortura.
Io definirei la vicenda semplicemente, con uno slogan, come avvicinare al cittadino che viene tassato l'amministratore che gestisce i suoi soldi e che, quindi, subisce il giudizio tecnico del cittadino, il quale poi si rifarà con il voto.
Da un altro punto di vista, in questa sede mi preme fare riferimento a un criterio di responsabilità: gli amministratori oggi a qualsiasi livello si troveranno di fronte alla loro responsabilità nel chiedere ai cittadini determinati sacrifici economici in cambio dei servizi che sono in grado di offrire loro.
Uno dei temi su cui il federalismo si fonda è quello dell'aumento delle tasse nei confronti dei cittadini o, viceversa, della riduzione della pressione fiscale. Nella legge delega n. 42 viene espressamente sancito il fatto che non ci dovrà essere aumento di pressione fiscale nei confronti dei cittadini.
È facile sostenerlo ed è meno facile portarlo avanti, però questo è il principio su cui si fonda tale meccanismo.
Affermare, però, che non si devono aumentare le tasse nei confronti dei cittadini non significa che non sarà possibile farlo in futuro. Personalmente, prendo questo come un esercizio di responsabilità da parte degli amministratori.
Mi riferisco, per esempio, al dibattito sulle diverse tasse di scopo, ma anche sulla tassa di soggiorno. Se un amministratore un domani è in grado, per la sua autorevolezza e per i progetti che è capace di porre in campo, di chiedere anche un sacrificio ulteriore ai cittadini, esso sarà possibile, ma di qui a sostenere che tale possibilità debba essere presa come la certezza dell'aumento della pressione fiscale nei confronti dei cittadini mi sembra una forzatura.
Oggi il federalismo fiscale nasce a costo zero. Non si impedisce, però, agli amministratori, in un rapporto corretto di patto con i propri amministrati, di modificare tale rapporto.
La difficoltà emersa nel mettere a regime la disciplina sul federalismo, il che è stato molto più facile quando si è parlato di federalismo demaniale, più complesso quando si è parlato di federalismo municipale e più complicato ancora per quanto ha riguardato il federalismo regionale, è frutto di una complessità del problema, ma anche del fatto di dover mettere le mani in un meccanismo già in vigore. Bisogna cercare di far andare avanti la macchina mentre si interviene su tale meccanismo.
Segnalo alcuni dati. Oggi quasi la metà della spesa pubblica è in capo agli enti locali, fra i quali pongo impropriamente anche la Regione. I centri di spesa devono essere ben inquadrati da questo punto di vista.
Inoltre, non è facile fiscalizzare, come si dice in gergo, i trasferimenti che fino ad oggi sono stati trasferiti ai Comuni, alle Province e alle Regioni. Per esempio, per quanto riguarda il federalismo regionale, la difficoltà maggiore è stata proprio quella di individuare tasse che potessero rendere visibile al cittadino che pagava a che cosa si faceva riferimento.
La fiscalità delle Regioni è sempre stata basata in gran parte su addizionali e, quindi, riuscire a far capire qual era la parte che insisteva sul bilancio regionale e quale quella che gravava sul bilancio nazionale non era facile. Si è cercato di porre attenzione a tale tema e l'azione del Governo si è esercitata in tal senso.
Allo stesso modo, vi era un'enorme difficoltà nell'omogeneizzare i bilanci delle Regioni, perché non si sapeva bene come ciascuna avesse stilato il proprio bilancio. Il caso classico è quello della Regione Calabria, che addirittura nel campo della sanità, a un dato punto, aveva generato un guazzabuglio tale che ci si è dovuti fidare delle dichiarazioni a verbale dei direttori generali delle AASSLL per ricostruire la contabilità della sanità in quella Regione e, quindi, il bilancio regionale.
Ciò dimostra la difficoltà in cui ci si è trovati ad operare, così come la diversità delle spese che diverse Regioni sostenevano e che erano di difficile imputazione all'interno di un bilancio omogeneo. Oggi tutto questo lavoro pare arrivato a una definizione complessiva.
Il lavoro più consistente è stato poi quello relativo ai costi standard e all'individuazione dei livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni. Siamo nelle condizioni di poter ragionare di numeri e di dati sufficientemente condivisi, tanto che si è arrivati, salvo la proroga che è stata richiesta in questi ultimi giorni, a una definizione complessiva di tutti i decreti.
A questo punto io penso che tale cammino possa proseguire proprio perché è ormai patrimonio condiviso l'accettazione di un federalismo fiscale. È patrimonio di tutti il fatto che bisogna stare molto attenti a come si spendono i soldi pubblici e, quindi, avvicinare la spesa ai cittadini. È una scelta opportuna e utile per tenere sotto controllo la spesa stessa. In più, ormai è anche patrimonio comune per un amministratore pubblico dover rendere conto ai propri cittadini delle spese che vengono effettuate.
Ritengo, quindi, che il lavoro svolto dal Governo e, in particolare, dal Ministro Tremonti e dalla Commissione paritetica che ha istruito tutta la materia del federalismo fiscale sia un lavoro ben avviato.
Ovviamente anche le Regioni hanno dato il loro contributo, ma mi sembra un po' semplicistico affermare che i risultati positivi sono solo il frutto delle forzature richieste dalle Regioni. Mi pare che da entrambe le parti siano state sia seguite le proprie ragioni, sia accettate le impostazioni che erano state inizialmente stabilite.
Mi sembra un cammino che debba progredire, nell'interesse di una buona amministrazione e dei cittadini, che ambirebbero a pagare non semplicemente di meno, ma il giusto rispetto ai servizi che vengono loro offerti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Io non mi chiedo mai, se un gatto mangia un topo, di che colore sia, se bianco o nero, e se preferisca quello bianco o quello nero.
Le prediche sul federalismo che ho ascoltato prima dai banchi del centrosinistra mi hanno fatto veramente sorridere. Siamo consapevoli, collega Pariani, che senza il contributo della stragrande maggioranza del Parlamento, il federalismo non potrà essere realizzato. Come è noto, serve il 75 per cento dei voti del Parlamento.
Lo stesso Umberto Bossi, in un convegno sul federalismo nella cittadina di Besozzo in provincia di Varese, tenutosi circa venti giorni fa, davanti a una platea di giornalisti ed a dodici emittenti televisive provenienti anche dall'estero, ha ringraziato pubblicamente il Presidente Errani per il suo voto di astensione ed ha aggiunto che esso è stato determinante per continuare il cammino verso la riforma federalista.
ERRANI: Io non ho dato l’astensione. Non sono in Parlamento.
MANFREDINI: È stata sufficiente l'astensione, come Bossi ha sostenuto, grazie all'intervento del Presidente Errani. È chiaro che poi il voto spetta al Parlamento.
PRESIDENTE (Richetti): Colleghi, lasciamo concludere il consigliere Manfredini.
MANFREDINI: Collega Pariani, intervengo senza intento polemico, ma, essendo stato chiamato in causa, osservo che forse lei non ricorda la riforma costituzionale del 2001 promossa dal centrosinistra, una riforma che, anziché conferire alle Regioni competenze esclusive, ha generato una miriade di contenziosi giuridico-istituzionali tra Stato e Regioni, approvata con soli tre voti.
La collega forse non ricorda neanche la proposta di riforma costituzionale partorita dal Governo del centrodestra che prevedeva un significativo calo del numero dei deputati e la trasformazione del Senato della Repubblica in Senato federale, un organo istituzionale in cui le Regioni avrebbero avuto voce in capitolo su molte decisioni parlamentari.
Forse allora le condizioni non erano ancora mature perché il centrosinistra potesse avallarla. Per l'occasione ricordo che attivaste una campagna disinformativa senza precedenti, che sfociò nel referendum, coinvolgendo anche i sindacati, e che convinceste gli italiani che una riforma del genere avrebbe diminuito l'efficienza dello Stato e aumentato le tasse.
Inoltre, nell'ipotesi che qualcuno della maggioranza l’avesse dimenticato, ricordo un famoso slogan: “Attentato alla Costituzione: la Costituzione non si tocca”.
Oggi, invece, avete evidentemente maturato la convinzione di andare fino in fondo e di fare vostre le riforme che - gli italiani lo sanno - nascono e crescono in seno alla Lega Nord.
Spendo due minuti per ricordare alcuni dati sul federalismo comunale. Giuseppe Bortolussi, Segretario del CGIA di Mestre, che voi conoscete molto bene in quanto è stato il vostro candidato alla Regione Veneto, dopo un attento studio sul federalismo comunale dichiara quanto segue: «Da questa operazione trarranno vantaggi i Comuni più virtuosi, coloro che hanno amministrato con accuratezza e responsabilità».
A livello territoriale, pertanto, alcuni Comuni potrebbero guadagnarci e altri, invece, rimetterci, anche se il fondo di riequilibrio avrà il compito di ridurre tali disparità. Per esempio, Parma avrebbe 26 miliardi in più, Bologna 32, Modena 10, Piacenza e Reggio Emilia 5. Napoli avrebbe - e avrà - 314 milioni in meno.
ERRANI: Prima avevi detto miliardi.
MANFREDINI: Chiedo scusa, si tratta di milioni.
Ciò sta a significare che il federalismo era necessario e che il Nord, che ha pagato fino a oggi, smetterà comunque di far godere il Sud. Noi abbiamo un manifesto che ritrae una mucca e in cui si afferma che è finito il tempo della mungitura. Ne abbiamo anche un altro con la gallina dalle uova d’oro.
Sono tutti riferimenti - ripeto - che il federalismo, fino a quando sarà attuato, spero e auspico presto, farà concludere. Il tempo, purtroppo, passa velocemente, ma, secondo me, occorrerà ancora un po’ per il passaggio e per l’esecuzione del vero federalismo, probabilmente un anno o un anno e mezzo, più o meno. Saranno gli anni più lunghi della mia vita.
Complimenti, comunque. Ho condiviso la relazione del Vicepresidente, ma volevo mettere in chiaro una risposta per la collega Pariani.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Colleghi, per tre volte ho sollecitato l’iscrizione a intervenire. Vi chiedo di collaborare e di utilizzare i tempi congrui.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Chiedo umilmente scusa al presidente dell’Assemblea, che ha perfettamente ragione.
Volevo semplicemente far rilevare che noi stiamo discutendo una questione molto importante, su cui si sono pronunciati i Gruppi, e che anch’io mi voglio associare ai complimenti all’assessore Saliera per la sua esposizione.
Volevo far notare anche che per un argomento di questo tipo mi sarei aspettato la presenza del Gruppo della Lega al gran completo, mentre tre consiglieri della Lega sono assenti, in particolare il candidato sindaco di Bologna.
Se il candidato della Lega a Bologna è assente, ciò significa che di questo argomento, in realtà, gli interessa poco ed è strano, perché è un argomento fondamentale per la gestione dei Comuni, con la ricaduta che ha su di essi. Egli ha ritenuto, però, di non essere presente.
Voglio che ciò sia messo a verbale e rimarcato. Essendo altri candidati stati accusati di assenze o di presenze, mi piace rilevare che sul tema che la Lega ritiene essenziale per il suo programma politico, per la sua sopravvivenza, per il suo rapporto con il Presidente Berlusconi e per la sua presenza a livello locale, il candidato sindaco di Bologna non è in Aula a discutere una questione fondamentale come il federalismo fiscale. Non è presente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Grillini.
Ovviamente è a verbale anche la giustificazione del collega Bernardini, che ha comunicato la sua assenza in Aula oggi.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare in sede di dibattito generale, do la parola al Presidente della Giunta.
ERRANI, presidente della Giunta: Signor presidente, anch’io considero questo dibattito molto importante. Forse meritava un’attenzione maggiore, ma avremo modo di tornarci sopra.
Tengo a svolgere alcune considerazioni, perché penso che stiamo arrivando al momento decisivo di questa discussione, che ci impegna da molti anni. Per me essa richiede un contributo di verità da parte di tutti.
Io sono convintissimo del federalismo fiscale e credo si sia visto nel ruolo avuto nella discussione nazionale. Non ho mai fatto processi alle intenzioni e ho sempre cercato di stare al merito. Prima di tutto, però, bisogna chiarire tre questioni, che bisognerebbe che tutti ci impegnassimo a chiarire. Sarò molto netto e molto schietto.
La prima è che l’idea, tanto diffusa e propagandata in questi anni, secondo la quale l’80 per cento delle risorse prodotte in un territorio rimangono in quel territorio, è destituita di fondamento. È una sciocchezza, perché, se ciò fosse vero, e per fortuna non lo è, noi avremmo fatto saltare il Paese. È chiaro? Bisognerebbe che tutti fossimo coerentemente consapevoli di ciò.
Come secondo punto, la legge n. 42 stabilisce una questione per me decisiva. Se essa non fosse confermata da tutti i decreti attuativi, per me il federalismo fiscale sarebbe una bufala.
Che cosa stabilisce la legge n. 42? Essa stabilisce che la sanità, l’istruzione, l’assistenza, cioè i servizi sociali, e il trasporto pubblico locale parte investimenti, quelli di cui si parlava anche questa mattina, debbono essere finanziati e perequati al 100 per cento in tutto il territorio nazionale e che per compiere tale scelta occorre definire i livelli essenziali di assistenza e i livelli essenziali delle prestazioni per tutto il sistema. È questo il vero interrogativo cui siamo di fronte.
Anticipo una considerazione che svolgerò e che spiegherò meglio in seguito. Con le attuali risorse a disposizione del sistema locale e delle Regioni, a seguito della manovra della scorsa estate, tutto ciò è impossibile. È chiaro? Per usare la metafora che è stata adottata in primo luogo dal Ministro dell’economia e delle finanze, non stiamo raddrizzando l’albero storto, ma, secondo me, lo stiamo segando, almeno per quanto riguarda la coerenza di questo impianto, che attiene ai diritti fondamentali dei cittadini.
Dopodiché, lo Stato centrale, le Regioni, le Autonomie locali debbono decidere quali sono i livelli essenziali, cioè quali sono le prestazioni che si erogano ai cittadini, che debbono essere responsabilmente decise, secondo la Costituzione, al Titolo V, che io rivendico come il primo processo reale di federalismo. È compito dello Stato centrale determinarle. È questo il problema serio e non scontato.
Porto un esempio banale, ma importantissimo: se noi in Emilia-Romagna diamo una risposta al 32 per cento delle famiglie con bambini per l’asilo nido, mentre la media italiana è intorno al 10%, quale sarà il LEP per gli asili nido? Questa legge dispone che, se a noi cittadini dell’Emilia-Romagna si fissasse un LEP sotto il 33 per cento e se volessimo avere ancora i servizi che abbiamo oggi, dovremmo pagare più tasse. È chiaro il meccanismo?
Quale sarà il livello essenziale che assumiamo a riferimento? Questo punto non è chiaro, e lo ha scritto finalmente anche il Governo nel decreto sul federalismo regionale.
Alcuni di voi mi hanno accusato di fare propaganda, alcuni mesi fa, sulla manovra del Governo. Oggi il Governo ha scritto nel decreto sul federalismo regionale che bisogna attuare il federalismo fiscale partendo dal 2010, cioè da prima della manovra dell’estate scorsa, perché diversamente non sarebbe possibile realizzarlo.
È previsto anche nel decreto un dispositivo che, allorquando non ci fossero le risorse per ritornare al 2010 e fiscalizzare i trasferimenti, si ridiscuterebbe tutto. Stiamo parlando di questo tema.
Il terzo punto di verità è che l’idea tanto diffusa secondo la quale ci sarà uno spostamento di risorse dal Sud al Nord è infondata, non realizzabile e non gestibile. Questo è quanto sostiene la legge n. 42, che è la madre dei decreti attuativi.
In fondo, il problema sta in poco posto. Esistono diversi decreti. Volete che sviluppiamo l’esempio sul federalismo demaniale? Sviluppiamolo.
Alle Regioni sono stati trasferiti, come sapete, il demanio marittimo e quello fluviale. Benissimo, io sono d’accordo. Dove sta il problema? Un conto è se si trasferisse un bene in pieno centro a Bologna e lo si potesse vendere, ma il demanio marittimo e fluviale comportano l’investimento di innumerevoli risorse per gestirli.
Conoscete il dissesto idrogeologico in questo Paese, come il tema delle mareggiate sulle nostre coste e quello dell’erosione. Quanto ci è stato trasferito - si sta parlando di federalismo fiscale - su questi beni? Zero euro. È chiaro?
Il secondo decreto, importante e rilevante, riguarda il federalismo municipale. Ho letto anch’io i dati della CGIA e continuo a nutrire alcune perplessità su di essi, ma li vedremo. Non so come la CGIA abbia potuto elaborare i dati, visto che la base sull’IVA provinciale non esiste. Avrà effettuato una presunzione sull’IVA, perché, come sapete, tale dato non esiste in Italia e nemmeno il Ministero dell’economia e delle finanze dispone dei dati su base territoriale dell’IVA. Sono tutti elaborati con una presunzione. Non esistono dati e su questo punto siamo d’accordo.
Certamente il decreto sul federalismo municipale, che io ho contestato e che contesto ancora pesantemente, prevede alcune disposizioni che metteranno in grande difficoltà i Comuni e non solo.
L’IMU entrerà in vigore nel 2013 e, volendo tenere fuori, il che non avviene in alcuno Stato federale al mondo, la tassa sugli immobili almeno per la prima casa - l’ha affermato la CGIA e ha condotto anche un altro studio in merito, questa volta più comprovato -, ciò significa che i commercianti, i piccoli imprenditori, i professionisti e tutti coloro che hanno attività economiche pagheranno mediamente dal 20 al 35 per cento in più, a seconda dei Comuni in cui si trovano, rispetto a ciò che oggi pagano di ICI.
Ormai è evidente che esiste uno scarto di almeno 1,5 miliardi tra i trasferimenti…
(interruzione del consigliere Manfredini)
No, non si arriva a 11 miliardi. Ci sono studi elaborati dall’ANCI.
Inoltre, per avere più servizi si introduce l’addizionale IRPEF. È vero che nel penultimo articolo del decreto è scritto “a invarianza fiscale”, però mi spiegate come si fa a introdurre un’addizionale senza aumentare le tasse? Non l’ho ancora capito. L’addizionale dei Comuni è diversa rispetto a quella delle Regioni. L’addizionale delle Regioni si chiama addizionale, ma, in realtà, è una compartecipazione all’IRPEF, il che è molto diverso.
Per i Comuni stiamo parlando di un’addizionale pura per finanziare i servizi che oggi erogano. Come si fa a non aumentare le tasse? È indispensabile che almeno la Commissione bicamerale e il Governo si impegnino…
(Il pubblico presente mostra due striscioni sui quali si legge “USB - Reddito e diritti per tutti” e “Basta cioccolatai in Giunta”)
PRESIDENTE (Richetti): Chiedo scusa, presidente Errani.
Non è consentito esporre striscioni.
(interruzioni provenienti dai banchi del pubblico)
PRESIDENTE (Richetti): La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 16,05, è ripresa alle ore 16,07)
PRESIDENTE (Richetti): Invito i commessi a raccogliere gli striscioni. Le persone che vogliono tenerli in mano si accomodino fuori. Vi ringrazio per la collaborazione.
Colleghi, possiamo riprendere i nostri lavori. Vi chiederei di dare innanzitutto noi un contributo al silenzio e all’ordine, riprendendo i nostri posti.
Ha facoltà di parlare il presidente Errani.
ERRANI: (Ero impegnato sul federalismo fiscale. Non si interrompe in questo modo un’emozione.)
Bisogna che il decreto del federalismo municipale entri in vigore e diventi coerente col decreto sul federalismo regionale, a dimostrazione che il decreto sul federalismo municipale, così come quello sul federalismo regionale, erano sbagliati e che li abbiamo corretti.
Infine, vorrei sottolineare un ultimo punto. Esiste un’altra idea che, secondo me, va assolutamente discussa e contestata. È quella secondo la quale sia possibile attuare il federalismo fiscale riducendo le risorse per il sistema territoriale, ossia per i Comuni, per le Province e per le Regioni, al netto di tutti gli sprechi che bisogna affrontare e discutere.
Il paradosso, però, è che, mentre aumentano le competenze, diminuiscono le risorse. Vorrei che non fosse così, ma purtroppo lo è.
Aggiungo un’altra considerazione a questo proposito. Diminuiscono le risorse e aumentano le spese per beni e servizi dello Stato centrale. Se noi vogliamo raddrizzare l’albero storto, nel momento in cui le competenze vengono esercitate a livello territoriale, bisogna ridurre le spese dello Stato centrale, che, come sapete, non sono state ridotte.
Negli ultimi due anni, il contributo al debito dello Stato centrale delle Regioni e degli Enti locali è composto nel modo seguente: più 12 per cento dello Stato centrale, meno 6 per cento delle Regioni, più l’1 per cento circa di Comuni e Province.
Se non si mette mano alla spesa centrale, non si riuscirà mai a compiere l’operazione del federalismo fiscale e quest’ultimo si tradurrà in tagli ai servizi o in tasse aggiuntive per chi le introdurrà.
Come ho fatto notare tante volte, tra gli altri anche al Ministro Calderoli, capisco le appartenenze politiche, ma, dato che noi parliamo di un federalismo fiscale che deve andare a regime e che deve reggere per decenni, osservo che un’operazione ragionieristica che colpisce gli Enti locali e le Regioni non può tenere.
Alla fine tale idea porterà a questo risultato, temo, se non correggiamo la situazione. Siamo in tempo per farlo, visto che, come sapete, i primi atti del federalismo partiranno dal 2013.
Non vorrei che, al di là delle nostre dichiarazioni sui giornali o in televisione, sperimentato il federalismo sulla loro pelle, i cittadini finissero col chiederci di ridare loro il centralismo. Non vorrei che, dopo tanta discussione, ci arrivasse il boomerang.
Come voi sapete, molti sindaci, di diverso orientamento politico, hanno espresso questa fortissima preoccupazione. A meno che non si pensi di risolvere il problema con il modello Milleproroghe, dove ad personam si erogano un po’ di soldi a Giulia, un po’ ad Andrea, un po’ a Luisa, a seconda delle necessità e delle filiere.
Questo non è certamente l’impianto del federalismo fiscale. Siamo ancora in tempo per intervenire e io ci sto fino in fondo.
Sono, però, molto preoccupato per una discontinuità sostanziale: noi abbiamo corso per arrivare a questo punto. Esiste un provvedimento in discussione in queste ore nel Paese, ossia l’impostazione della nuova legge di stabilità in relazione al nuovo Patto di stabilità europeo. L’Italia è di fronte alla necessità di compiere una nuova manovra nei tre anni di 35-40 miliardi.
La mia domanda, che espongo in anticipo, in modo che ci capiamo, è la seguente: da dove prenderemo tali risorse? Ormai il meccanismo è molto semplice: se non si aggrediscono centri di spesa centrali non si risolve nulla, mentre invece si sta centralizzando la spesa, perché il Governo vuole centralizzare tutti i fondi per le aree sottoutilizzate e per tutti gli obiettivi comunitari al centro, a proposito di federalismo, almeno per il Sud.
In questo modo, però, si crea un federalismo a diverse velocità: da una parte c’è il federalismo e dall’altra un ritorno al centralismo, magari con la Cassa depositi e prestiti, con la Banca del Sud, con il Piano per il Sud e con una nuova Cassa del Mezzogiorno. Del resto, è di questo tema che si sta discutendo.
Come possiamo pensare di attuare una operazione che regga, se non mettiamo mano a una reale e vera riforma fiscale? Non riesco a capirlo. Arrivare nel 2013 con più competenze e con l’impossibilità di esercitarle, se non con maggiori tasse, è un colpo mortale per il federalismo.
Sono certo che, se fossimo a condizioni invertite, voi avreste certamente avuto voce per sottolineare tali difficoltà. Su questo terreno di merito, credo di averlo dimostrato con grande coerenza, io sono sempre stato presente. Non ho mai assunto una posizione pregiudiziale dal punto di vista politico, ma una volta mi venne da esprimere una battuta in un’intervista: “vedere cammello”. Tale cammello non si intravede.
D’altronde, il federalismo fiscale o è spostamento reale di risorse dal centro al territorio o non è, per quanto scriviamo le parole “federalismo fiscale” nei decreti tanto quanto vogliamo.
A me va bene il decreto sul federalismo regionale, ma nella misura in cui si applica ciò che è scritto, cioè si tolgono i tagli, come ho sempre sostenuto, della manovra del 2011 e del 2012, che per le Regioni sono insostenibili. Ci saranno queste risorse?
Questa mattina l’assessore Peri ha risposto all’interpellanza e il consigliere Favia ha spiegato che io ho affermato che le risorse erano disponibili. Certo, il Governo ha stipulato dopo otto mesi l’accordo con le Regioni sul trasporto pubblico locale, il quale prevede che immediatamente dopo la firma - questo è importante - sugli ammortizzatori in deroga per il 2011 e il 2012 ci sarà un atto di liquidazione di cassa che riconosce 425 milioni alle Regioni per il trasporto pubblico locale.
Sono in attesa di ciò, come sono in attesa dei 465 milioni di quota parte dei ticket sanitari, dal momento che il Governo ne ha coperti solo 357. Badate, sono tutti accordi firmati col Governo.
Ancora, sono in attesa che vengano finalmente distribuite le risorse dei fondi per le aree sottoutilizzate per le Regioni, compresa la nostra, che rientrano nel DUP, che il CIPE ha già approvato, e che sono in attesa di liquidazione.
Io ho un compito istituzionale, quello di stipulare gli accordi col Governo. Lo ricordo sempre. Ho stipulato tali accordi, ma, se adesso la cassa non ci sarà, come ci comporteremo insieme? Se incontriamo queste difficoltà per questioni in fondo tanto piccole, almeno come quantità, come gestiremo il problema del federalismo regionale?
Voi sapete che è in corso - vi annuncio che, a mio parere, si diffonderà - una nuova campagna sui costi della politica. Voi conoscete la mia opinione su queste politiche e quest’Assemblea ha attuato iniziative importanti. Non ho alcun atteggiamento codista rispetto a tale questione, perché per primi abbiamo attuato iniziative importanti e ne dobbiamo attuare ancora, ma non è certo attraverso tali operazioni che risolveremo i problemi.
C’è bisogno di verità. Oggi un vero federalista cerca la verità, non la risposta che gli fa piacere. Cerca la verità, perché la risposta che gli fa piacere è o rischia di essere un problema per il federalismo stesso.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, presidente Errani.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1317.
Inversione dell'ordine dei lavori
PRESIDENTE (Richetti): È stata presentata una richiesta da parte del consigliere Monari di inversione dell’ordine del giorno. La richiesta è di anticipare l’esame dei testi abbinati 1117, progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile", e 1078, Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi "Norme per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni mafiosi, criminali, illegali e per la promozione dell'educazione alla legalità".
Su questa richiesta sono ammessi un intervento a favore e un intervento contro.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: In realtà, mi aspettavo questa richiesta. Personalmente voterò contro, perché non mi sembra corretto, presidente, stravolgere l’ordine del giorno, anche per una questione di dignità della presentazione del mio progetto di legge, che intendevo discutere.
Dichiaro, pertanto, che voterò contro.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Prima di passare alla votazione, dobbiamo provvedere alla nomina degli scrutatori, altrimenti manca chi coadiuva la votazione. Nomino scrutatori il consigliere Casadei, la consigliera Mori e il consigliere Filippi, che valuteranno insieme a me l’esito della votazione.
Non essendovi interventi a favore, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione.
(È accolta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta è accolta. Procediamo pertanto con gli oggetti 1117 e 1078.
OGGETTO 1117
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile»
(Testo Base) (Relazione e discussione)
OGGETTO 1078
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi: «Norme per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni mafiosi, criminali, illegali e per la promozione dell'educazione alla legalità»
(Abbinato)
PRESIDENTE (Richetti): Passiamo all’esame dell’oggetto 1117, collegato all’oggetto 1078.
Il testo è stato licenziato dalla Commissione Bilancio, affari generali e istituzionali nella seduta del 19 aprile 2011 ed è composto da 18 articoli.
Il relatore della Commissione è il consigliere Antonio Mumolo, al quale diamo la parola per la relazione.
MUMOLO, relatore: Signor Presidente, signori assessori, colleghe consigliere e colleghi consiglieri, il progetto di legge che oggi discutiamo intende riaffermare la cultura della legalità e contrastare i tentativi di infiltrazione delle diverse mafie, utilizzando gli strumenti di prevenzione di cui la Regione, nell’ambito delle sue competenze, si può avvalere.
L’Emilia-Romagna, come sappiamo, è un territorio sano, ma non indenne dall’infiltrazione mafiosa, come evidenziato anche dall’ultima relazione semestrale per il 2010 della Direzione Investigativa Antimafia.
Le indagini, i numerosi arresti, effettuati anche in questi giorni, le intimidazioni, come quella rivolta allo scrittore Davide Cerullo appena due giorni fa mediante lo sfregio della sua mostra dedicata a Scampia, esposta nella chiesa della Beata Vergine di Modena, nonché l’aumento dei beni confiscati alla criminalità organizzata e mafiosa nella nostra Regione rappresentano, purtroppo, una spia di quanto sta accadendo, un fenomeno che merita la massima attenzione da parte di tutti noi, a cominciare dalla politica. Si tratta di un fenomeno che non abbiamo intenzione di minimizzare.
Stando ai dati dell’Agenzia del demanio, tra le Regioni del Nord l’Emilia-Romagna è al quarto posto per il numero di beni confiscati dopo la Lombardia, il Piemonte e il Veneto. In Emilia-Romagna ci sono oltre 100 beni confiscati, fra beni immobili e aziende.
Il 7 aprile del 2011 a Bologna, appena venti giorni fa, sono stati sequestrati beni mobili e immobili di proprietà della ’ndrangheta per un totale di 8-10 milioni di euro, tra cui un albergo di lusso del valore di 6,5 milioni di euro.
Alla luce di questi dati emerge chiaramente come, anche nel nostro territorio, diventi fondamentale promuovere la cultura della legalità attraverso azioni di contrasto e di prevenzione di crimini mafiosi e della criminalità organizzata.
Tempo fa qualcuno affermò che con la mafia si dovesse convivere. Noi non vogliamo convivere con alcun tipo di criminalità. Per questo motivo la Regione Emilia-Romagna, nell’ambito delle sue competenze, intende dedicare a questo tema sempre più attenzione, introducendo nuove misure volte a rafforzare gli anticorpi presenti nel nostro tessuto istituzionale, sociale ed economico.
Le infiltrazioni mafiose sono come una goccia di inchiostro che cade su una carta assorbente: la goccia si allarga finché può tutto intorno, come la criminalità si espande nel territorio, distruggendo l’economia locale e minacciando e intimidendo chi si oppone. Lo scopo della legge è rendere quella carta impermeabile e questa terra il più possibile inospitale per le mafie e per i loro investimenti.
Quest’Assemblea ha iniziato il suo percorso di lotta alla criminalità organizzata e mafiosa con la legge regionale n. 11 del 2010 sugli appalti nell’edilizia. Il testo di cui discutiamo oggi, elaborato tra la fine del 2010 e l’inizio del nuovo anno, è stato approvato, su iniziativa della Vicepresidente Saliera, dalla Giunta regionale il 28 febbraio 2011.
Il metodo di lavoro che ha caratterizzato l’elaborazione di questo progetto di legge sin dalle prime fasi è basato sulla ricerca di ogni utile e qualificato apporto, nella convinzione che una legge potrà risultare tanto più efficace nell’azione integrata di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa quanto più è condivisa nel tessuto sociale ed economico della regione.
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Richetti): Chiedo scusa, consigliere.
La somma di tutti questi capannelli rende davvero difficile provare a seguire i lavori. Grazie, colleghi.
MUMOLO: Grazie, presidente. Il progetto approvato dalla Giunta aveva, dunque, già visto il coinvolgimento sia dei settori interni della Regione, sia degli Enti locali, delle associazioni, delle forze economiche sociali, nonché dei rappresentanti della magistratura e dello Stato sul territorio, proprio al fine di predisporre un’iniziativa legislativa utile e potenzialmente efficace a dare risposta al bisogno del territorio.
Questo è lo spirito che ha caratterizzato anche il successivo iter istituzionale del progetto. La I Commissione, a cui è stato assegnato il progetto di legge che mi ha nominato relatore, ha ritenuto utile consultare le rappresentanze della società civile e, in particolare, tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione della legge.
A tal fine sono state indette due udienze conoscitive, una con i soggetti istituzionali e con le categorie professionali, in data 12 aprile, e l’altra con le associazioni di volontariato e con i sindacati di categoria, in data 18 aprile. Alcuni dei suggerimenti raccolti durante tali udienze conoscitive sono stati positivamente valutati dal relatore, ossia da chi vi parla, e dalla Giunta regionale. Sulla base di queste sollecitazioni sono stati proposti emendamenti di integrazione all’articolato originariamente approvato.
Inoltre, poiché il progetto contiene la clausola valutativa, la stessa è stata esaminata dalla VI Commissione, che ha proceduto ad approvare una proposta di emendamento e ha espresso parere positivo sull’articolo emendato.
Infine, la Commissione referente, la I Commissione, nella seduta del 19 aprile ha approvato tutti gli emendamenti presentati dalla Giunta e dal relatore e ha licenziato un testo che si compone di 18 articoli ripartiti in cinque titoli.
Rispetto al testo approvato dalla Giunta il 28 febbraio 2011, il progetto che discutiamo oggi risulta parzialmente modificato e arricchito con tre nuovi articoli. Le modifiche hanno riguardato, in particolare, l’inserimento di un nuovo articolo, che prevede specifici interventi per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di illegalità nel settore ambientale, il riconoscimento di una maggiore evidenza all’apporto e al protagonismo del mondo dell’impresa, della cooperazione, del lavoro e delle professioni nelle azioni di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata, la previsione di contributi anche ai concessionari di beni confiscati e non solo agli enti locali assegnatari.
Inoltre, tra le politiche a sostegno delle vittime di fenomeni di violenza, con un emendamento si è previsto che gli interventi siano realizzati anche tramite programmi di protezione e di assistenza, previsti da norme regionali già vigenti.
Un’altra novità, introdotta in seguito alla discussione con un emendamento, è quella che consente alla Giunta regionale di costituirsi in giudizio nei processi nei quali si valuti la necessità di tutelare diritti e interessi lesi dalla criminalità organizzata e mafiosa.
La clausola valutativa, emendata dalla Commissione statuto e regolamento e approvata all’unanimità dalla Commissione bilancio, affari generali e istituzionali prevede, infine, che ogni due anni la Giunta presenti alla Commissione assembleare competente una relazione sull’evoluzione dei fenomeni di illegalità collegati alle criminalità di tipo mafioso rilevata nel territorio regionale, riferendo sugli interventi posti in essere dalla Regione e sull’ammontare delle risorse destinate a tal fine.
È prevista anche la possibilità di promuovere forme di valutazione partecipata coinvolgendo i cittadini e i soggetti attuatori degli interventi sanciti dalla legge.
In estrema sintesi vorrei parlarvi, dopo aver relazionato sull’iter svolto e sugli emendamenti approvati in seguito alla discussione, dei contenuti più importanti della legge.
La finalità, espressa all’articolo 1, è la cultura della legalità, da riaffermare con azioni concrete, a partire dal rapporto con le scuole di ogni ordine e grado.
Quando si è verificata la strage di Duisburg - qualcuno di voi la ricorderà - c’era la fila dei cittadini davanti agli uffici della polizia locale per testimoniare sull’accaduto e grazie alla testimonianza di un titolare di un negozio di armi è stato riconosciuto uno degli appartenenti al commando. Gli arresti sono stati, quindi, la conseguenza della collaborazione dei cittadini. Tale è la cultura della legalità, presente in quelle zone, che vogliamo riaffermare e rafforzare in Emilia-Romagna.
Una parte importante della legge riguarda il monitoraggio e la prevenzione dei fenomeni di infiltrazione. Sono previste misure di monitoraggio e di prevenzione dei fenomeni di infiltrazione mafiosa grazie a una rete di accordi e di convenzioni con Enti locali, rappresentanze della società civile e del mondo della scuola e dell’università.
Gli interventi culturali sono attività prioritarie in questo ambito perché, come ha scritto il giudice Paolo Borsellino, «la lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità».
Un altro aspetto importante del progetto di legge è la costituzione di un Osservatorio regionale interno all’amministrazione, in cui si raccoglieranno in maniera sistematica dati ed elementi di conoscenza sull’infiltrazione mafiosa in Regione, per renderli disponibili alle altre Istituzioni e alla comunità regionale.
L’Osservatorio si rapporterà con gli osservatori locali già esistenti e con le principali associazioni rappresentative del volontariato, del mondo dell’impresa, della cooperazione e della rappresentanza sindacale anche al fine di acquisire indicazioni propositive e di creare un coordinamento che metta in rete le diverse esperienze positive di Enti locali, Direzione regionale del lavoro, INAIL, INPS, Agenzia delle entrate e altri enti.
È prevista dalla legge la creazione di un centro di documentazione aperto ai cittadini dove raccogliere materiale e conoscenze. La legge, come specificato già all’inizio, perché indicato nelle finalità, prevede il sostegno a interventi nelle scuole e nelle università per la realizzazione di attività di qualificazione e di aggiornamento del personale della scuola, per la valorizzazione di tesi di laurea sul tema della criminalità organizzata, per la promozione di iniziative finalizzate allo sviluppo della coscienza civile, costituzionale e democratica alla lotta contro la cultura mafiosa, alla diffusione della cultura della legalità.
Si tratta di una risposta per noi importante allo stereotipo dell’Italietta, nella quale si va avanti solo sgomitando, violando le regole o facendosi raccomandare, perché, come ha già sostenuto anche il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, la cultura mafiosa esiste anche nel momento in cui si pensa che le regole valgano solo per gli altri o quando non ci si preoccupa dei più deboli. La scuola in questo senso ha il potere di tagliare le gambe alla criminalità. Per questo motivo le mafie hanno più paura della scuola che della giustizia.
Tra le novità del nuovo progetto di legge figura anche l'istituzione, il 21 marzo di ogni anno, della Giornata regionale in ricordo delle vittime delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile e l'adesione della Regione Emilia-Romagna all’Associazione Avviso pubblico, una rete nazionale di Enti locali che da anni lavora in questo campo.
Un altro punto importante e qualificante è quello relativo alla velocizzazione delle procedure burocratiche per l'utilizzo effettivo dei beni sequestrati e confiscati. Con il progetto di legge noi puntiamo alla prevenzione, perché la Regione può compiere sostanzialmente prevenzione, ma anche intervenire sui danni che l'infiltrazione della criminalità mafiosa ha già prodotto nel territorio regionale attraverso il sostegno ai Comuni che hanno in gestione beni confiscati alla mafia.
La legge prevede, infatti, che i beni confiscati alla mafia possano essere mantenuti al patrimonio indisponibile dello Stato per finalità di ordine pubblico, giustizia e protezione civile, nonché per altri usi governativi o pubblici.
I beni confiscati vengono, di regola, assegnati ai Comuni o alle Province, ma ancora oggi persistono difficoltà nella rapida restituzione di tali beni alla collettività. Vedere il frutto dell'attività criminale tornare ai cittadini e diventare patrimonio comune rappresenta, dunque, un segnale importante per la collettività.
La vittoria dello Stato sui singoli mafiosi è lo schiaffo al controllo mafioso del territorio. Per facilitare il recupero a uso sociale di tali beni da parte dei Comuni, la Regione attiverà uno sportello per fornire assistenza e informazioni agli Enti assegnatari. Saranno erogati contributi per cofinanziare gli interventi di restauro, di risanamento e di utilizzo.
La legge prevede, quindi, la creazione di un fondo per lo start-up in favore di Enti pubblici, associazioni o cooperative che possano utilizzare i beni sequestrati. A questo scopo la Regione ha già destinato un milione di euro nella Finanziaria 2011.
La legge prevede anche rapporti stabili con il volontariato e con le associazioni di impresa, con i lavoratori, con le associazioni professionali e con le cooperative, azioni di prevenzione e di contrasto in materia ambientale, come ho già specificato prima, parlando degli emendamenti, il rafforzamento della formazione per la polizia locale, la cooperazione tra le diverse forze di polizia e il sostegno alle vittime dei reati di mafia attraverso la Fondazione per le vittime dei reati, già esistente.
La legge prevede, inoltre, azioni di prevenzione dell’usura, attraverso attività di tipo educativo e culturale, per favorire l'emersione.
Scusi, presidente, ogni tanto mi interrompo perché sento sempre un brusio fastidioso, ma evidentemente è inevitabile.
La legge prevede, infine, una clausola valutativa. Ogni due anni la Giunta dovrà venire a relazionare in I Commissione sugli effetti della legge. Noi non pensiamo e non abbiamo mai pensato a una legge-bandiera, ma a una legge efficace, che vogliamo sia realmente tale. Vogliamo, pertanto, misurare l'efficacia della legge.
Signor Presidente, colleghe consigliere e colleghi consiglieri, consentitemi di terminare questa introduzione con un ringraziamento all'assessore Saliera e al suo staff per l’azione di continuo supporto giuridico e anche politico al sottoscritto.
Rivolgo anche un ringraziamento a tutti i componenti della I e della VI Commissione per il contributo nella fase di discussione dell'articolato del progetto di legge, quindi ai Presidenti delle Commissioni, Lombardi e Favia, che vi hanno attivamente partecipato.
Ringrazio poi il personale di supporto alle Commissioni, in particolare quello di supporto alla I Commissione, che mi ha seguito passo dopo passo in questo incarico, come relatore della legge, e gli uffici legislativi di Giunta e Assemblea per il prezioso aiuto fornito.
Prima di concludere, presenterei gli emendamenti alla legge, che sono nel numero di tre. Il primo è l'emendamento presentato dall'assessore Simonetta Saliera, un emendamento assolutamente tecnico. Nel momento in cui abbiamo discusso alcune proposte che erano state avanzate durante le audizioni e abbiamo accolto tali proposte di emendamenti, all'articolo 4 sono stati aggiunti l'articolo 4-bis e l'articolo 4-ter, che poi sono diventati l’articolo 5 e l’articolo 6.
All'articolo 12 ci si è semplicemente dimenticati di specificare che insieme all'articolo 4 bisognava aggiungere il 5 e il 6, cioè il 4-bis e il 4-ter modificati e, quindi, l'emendamento, all'articolo 12, comma 1, precisa che «le parole “dell'articolo 4” sono sostituite dalle parole “degli articoli 4, 5 e 6”».
Quanto agli altri due emendamenti, per la cui stesura e contributo ringrazio il Gruppo dell'Italia dei Valori, un emendamento è apportato all'articolo 4: «al comma 2 dell'articolo 4, prima delle parole “dotato di un forte radicamento sul territorio”, sono inserite le seguenti parole “iscritte nei registri costituiti con le citate leggi regionali”».
L’articolo 4 stabilisce quali sono le associazioni con cui la Regione Emilia-Romagna intende collaborare, ossia le associazioni che si occupano di criminalità organizzata e mafiosa, che sono inserite in determinati registri.
Sono indicate all’articolo 4 anche le leggi e una specificazione ulteriore, ossia che ci si rivolge alle associazioni iscritte nei registri costituiti con le citate leggi regionali.
C’è poi l'emendamento al comma 2 dell'articolo 6, che recita quanto segue: «dopo le parole “la Regione promuove iniziative di formazione” - si tratta delle iniziative di formazione promosse dalla Regione Emilia-Romagna anche rispetto ai pubblici dipendenti - si aggiungono le parole “diffondere la cultura dell'etica pubblica”».
Il comma 2 risulta, quindi, così modificato: «Per le finalità di cui al comma 1 la Regione promuove iniziative di formazione volte a diffondere la cultura dell'etica pubblica, a fornire ai pubblici dipendenti una specifica preparazione e a far maturare una spiccata sensibilità al fine della prevenzione e del contrasto alla corruzione e agli altri reati connessi con le attività illecite e criminose di cui alla presente legge».
Per il momento mi fermo qui nella relazione. Grazie, presidente, e grazie a tutti voi per l'attenzione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mumolo.
Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Le ultime parole del relatore sugli emendamenti mi hanno disorientato, perché io avevo visto, invece, alcuni emendamenti proposti, mi sembrava dall'assessore Saliera, piuttosto cospicui. In realtà, ce n’è solo uno.
DEFRANCESCHI: Gli emendamenti sono dell’Italia dei Valori. Solo l’ultimo è dell’assessore Saliera.
LOMBARDI: Rispetto a questi emendamenti, essendo stato il presidente della Commissione che ha istruito il procedimento, segnalavo un'anomalia. Se teniamo in Commissione per più di un mese un provvedimento come questo per poi vederci presentare oggi emendamenti che, per esempio, per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, ritengo facciano parte del provvedimento di legge abbinato, osservo che avremmo potuto discuterne in Commissione in maniera più approfondita.
È noto che oggi in Aula diventa più difficile anche approfondire questi argomenti. Ho visto un emendamento, per esempio, relativo alla polizia municipale, che in linea di massima mi trova d'accordo, ma su cui mi sarebbe piaciuto poter entrare meglio nel merito e, quindi, esprimere un giudizio più positivo.
Svolta questa introduzione di carattere procedurale, se volessimo tenere come Gruppo l'atteggiamento che il Presidente Errani ha tenuto sulla questione del federalismo fiscale, evidenziando tutte le possibili controindicazioni, tutti i pericoli e tutte le questioni che lui ci ha raccontato, segnalando un atteggiamento alquanto semplicistico rispetto all'impostazione del tema, noi, allo stesso modo, avremmo potuto prendere questo provvedimento, asserendo esattamente il contrario di quello che, invece, il relatore sosteneva, ossia che si tratta di una legge-bandiera, che la Regione ha pochissime competenze, che discutiamo di una cultura della legalità che potremmo appiccicare di qua e di là.
Al contrario, noi l'abbiamo preso sul serio, tanto che in Commissione abbiamo affrontato i temi all'ordine del giorno e non abbiamo nemmeno sottilizzato su quante risorse si stanziano. Come è stato osservato, rispetto alla questione delle aziende che possono nascere dai beni confiscati si parla di un milione di euro, che però era già stato stanziato nella Finanziaria.
Esistono alcuni buoni propositi poco finanziati e noi avremmo potuto enfatizzare questo fatto, domandando quanti soldi stanziasse la Regione e asserendo che li stanzierà, se ci sarà bisogno, utilizzando le leggi di settore, praticamente facendo quello che forse si sarebbe potuto fare anche senza questa legge.
Svolta questa premessa, però, perché ci tenevo a far capire che nessuno di noi ha l’anello al naso e che, se il Presidente Errani è tanto attento a tutte le ripercussioni ipotetiche relative al federalismo fiscale, allo stesso modo noi avremmo potuto usare questo metro.
Devo riconoscere, invece, che abbiamo condiviso l’impostazione che è stata data per i punti che questa legge si propone di approfondire, cioè una prevenzione di un fenomeno che non dobbiamo sottovalutare nella nostra regione.
La nostra è una regione ricca e, quindi, per questo motivo, oggetto di attenzione da parte delle infiltrazioni malavitose. Abbiamo anche un contatto, che abbiamo approfondito, con la Repubblica di San Marino, che ha già i suoi problemi da questo punto di vista. Occorrono prevenzione e attenzione perché l’assenza di infiltrazioni malavitose è una precondizione per poter esercitare l’economia in maniera corretta e proficua per i cittadini.
Purtroppo, però, dobbiamo prendere atto che, laddove insediamenti già esistono, occorre contrastarne l’espansione e non darli per scontati. Allo stesso modo, è opportuno mettere in campo alcune politiche per cercare di attenuare i danni che tali infiltrazioni hanno provocato.
Rispetto ai partner che noi cerchiamo di sollecitare in quest’opera di sensibilizzazione culturale, cioè gli Enti locali, le associazioni di volontariato e la scuola, si aggiunge anche un’attenta opera di prevenzione da parte delle polizie locali. Per questa ragione mi interessava l’emendamento che hanno proposto i colleghi del Movimento 5 Stelle, perché va proprio nella direzione di un potenziamento dell’attività di questi Corpi.
Spesso noi individuiamo la polizia municipale, ossia i vigili, come coloro che ci comminano le multe per divieto di sosta, mentre gli oltre 180 Corpi di polizia municipale della nostra Regione potrebbero essere utilizzati per un monitoraggio molto più “ficcante” del territorio ed essere di supporto alle forze dell’ordine proprio per il contrasto alle infiltrazioni, se non alla criminalità organizzata come repressione pura.
Ovviamente questi Corpi hanno bisogno di formazione e anche che i Comuni li utilizzino in questo modo, perché, se continuano a tenerli negli uffici per gestire le multe e a mandarli nei parcheggi per comminarle a coloro cui è scaduto lo scontrino, probabilmente viene frustrata un’attività utile per la nostra regione.
Allo stesso modo, tutta la disciplina che riguarda un migliore utilizzo dei beni confiscati e una maggiore velocizzazione dell’entrata in possesso di questi beni ci vede certamente d’accordo.
Ci vede d’accordo anche il Centro di documentazione regionale, anche perché nelle audizioni che abbiamo tenuto, in particolare con il dottor Cisterna, ci è stato spiegato come, per esempio, una maggiore condivisione dei dati anche sui certificati antimafia permetterebbe forse a un maggior numero di amministrazioni nella nostra Regione di capire con chi ha a che fare e, quindi, di cercare di tutelarsi da infiltrazioni che possono avvenire in maniera, a prima vista, lecita.
Il tema delle risorse rimane, comunque, perché alla fine vengono indicati alcuni buoni propositi, ma non concrete poste di bilancio. Sarà la clausola valutativa a farci capire nei prossimi anni se la legge ha avuto successo.
Sulla clausola valutativa io insisto ancora una volta per cercare di spostare il centro operativo più sull’Assemblea legislativa che non sulla Giunta, perché anche su una legge come questa, se domani ci affidiamo nella valutazione non ai dati, che magari possiamo anche chiedere alla Giunta, ma al cervello di chi esercita questa valutazione, se questo cervello è nell’Assemblea legislativa, mi fido di più di un’opera di valutazione obiettiva. Se il cervello, oltre che i dati, sono in Giunta, è molto probabile che si tenda ad affermare che tutto è andato bene e che i risultati sono stati ottenuti.
Su questo punto, invece, dobbiamo essere molto attenti, perché, alla fine, se la legge non ha un risultato, il tema non è se la Giunta sia stata più brava o meno brava, ma se abbiamo fallito l’obiettivo e non abbiamo raggiunto il risultato.
Sull’aspetto della valutazione insisterei ancora di più perché ci sia una valutazione, dal punto di vista fattuale, il più possibile obiettiva, proprio per dimostrare la nostra attenzione rispetto al fenomeno.
Su queste questioni, al di là delle schermaglie fra di noi, non ci può essere divisione. Dobbiamo dare un messaggio all’esterno di compattezza dell’Istituzione e far capire a tutti che in Emilia-Romagna non siamo disponibili ad accettare nemmeno un minimo accenno di presenza criminale, soprattutto nell’economia.
Da questo punto di vista, noi ci siamo espressi già in Commissione in senso favorevole e ribadiremo in questa sede il nostro voto a favore.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
L’avrei fatto al momento del passaggio all’esame dell’articolato, ma forse è bene precisare, anche dopo questo suo intervento, la situazione rispetto a quanti emendamenti insistono su questo progetto di legge.
Ne erano stati presentati quarantuno, ma ventiquattro a firma Barbati e Mandini sono stati ritirati. Ne rimangono, quindi, presentati e in discussione tre a firma Manfredini, Corradi, Cavalli e Bernardini; uno a firma della Vicepresidente Saliera; due a firma del consigliere Mumolo e undici a firma del consigliere Favia.
Questa è la situazione sugli emendamenti rispetto a quelli che complessivamente vi sono stati distribuiti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Questo è per me un momento di grande soddisfazione, perché come forza politica abbiamo condotto, praticamente da quando esistiamo, la lotta all’illegalità e alle infiltrazioni mafiose nella nostra Regione.
È un tema prioritario. Ne abbiamo parlato durante la campagna elettorale come uno dei temi principali e abbiamo lavorato presentando - si ricorderà - 26 emendamenti al primo progetto di legge contro le infiltrazioni mafiose e per la cultura della legalità nel campo dell’edilizia, su cui tornerò dopo.
Inoltre, abbiamo scritto una proposta di legge che ci ha visti coinvolti per settimane in un duro lavoro di raccolta di dati e di analisi del fenomeno, ma che poi è stata - ahimè, con mio dispiacere, ma è la logica dei numeri - affossata in Commissione in favore del testo arrivato in seguito dalla Giunta.
Questo fatto ovviamente dispiace, ma non è assolutamente un problema. Ciò che a me importa è che il Consiglio lavori su questi temi e legiferi al meglio sul tema della lotta alle infiltrazioni mafiose in regione.
Mi riferisco, in particolare, all’educazione alla legalità in merito ad articoli che sono fotocopia. Nel nostro disegno di legge si parlava di settimana e in questi giorni proprio il Vicepresidente ha parlato di settimana della legalità, mentre nella legge in oggetto si parla di giornata, per porre alcuni esempi, e si prevede anche l’istituzione di un Osservatorio regionale sulla legalità.
Erano tutti temi che noi avevamo - questi sono due esempi - portato nella prima legge. I 26 emendamenti, che anticipavano questo intervento legislativo, furono completamente cassati.
Mi interessa in questo dibattito generale, però, svolgere una critica politica. Noi, come Regione, abbiamo deciso di dividere in due l’intervento legislativo: da una parte, ci siamo occupati di edilizia e di contrasto alla mafia e abbiamo elaborato una legge sul tema degli appalti nell’edilizia, dall’altra, oggi elaboriamo una legge più generale.
Noi, del Movimento Cinque Stelle, contestammo proprio questo fatto, nell’ottica anche della semplificazione e del lavoro sui famosi testi unici, che spesso sono invocati come esempi da portare avanti. Si è scelto, invece, di spezzare la questione, mentre la lotta all’illegalità, al contrasto delle mafie, alla criminalità organizzata è da affrontare a 360 gradi.
Perché lavorare solo sugli appalti nel settore edile, quando la mafia riesce, e lo ricordava anche il collega Mumolo nella sua relazione, a riciclare denaro e a usare la nostra regione come lavatrice di denaro sporco in tutti i settori? Perché abbiamo dovuto distinguere, quando le politiche sono quelle? Perché, per esempio, l’edilizia sì e la sanità no? È questo il punto che noi non abbiamo compreso, non tanto nell’oggetto oggi in questione, ma nel modo in cui la Giunta si è rapportata al tema. Questo punto ancora oggi mi sfugge.
Non voglio pensare alla logica delle bandierine. Non voglio pensare a questo. Non voglio pensare che la Giunta avesse avuto nel suo calendario come interventi legislativi contro le infiltrazioni mafiose solo il primo intervento e dopo, in conseguenza dei nostri 26 emendamenti, abbia pensato a un secondo. Non penso questo, porto il ragionamento sulla politica, ma non capisco la distinzione.
Ribadisco - poi entreremo nel merito degli emendamenti e annuncio che in larga parte questo progetto di legge incontra il nostro consenso e la nostra approvazione - che non riesco ancora a capire questa distinzione. Si sarebbe potuto elaborare un unico testo chiaro che lavorasse sul tema degli appalti, dei flussi di denaro, della cultura della legalità, perché il contrasto alla mafia e alle infiltrazioni mafiose si attua a 360 gradi, partendo dalla cultura della legalità e dalle scuole e collaborando con le associazioni, arrivando al controllo dei flussi finanziari. Deve essere una lotta unica con un solo filo conduttore.
In ogni caso, ringrazio per l’impegno, anche se, come ho già anticipato, saremo discordi su diversi punti, il Vicepresidente della Regione, che ha comunque dimostrato grande attenzione per questo tema e, spero, anche se conoscendo i lavori di quest’Aula sarà difficile, che sugli emendamenti che noi presenteremo e che non mostriamo oggi, perché, come ho già annunciato in Commissione, sono semplicemente i nostri articoli di legge, che, non essendo più parte del testo base, diventano emendamenti, in parte sub-emendando o in altra maniera, comunque, si tenga conto del lavoro svolto e si cerchi di raccoglierne alcuni suggerimenti.
L’obiettivo è semplicemente quello di migliorare la legge. Penso che ciò non avverrà, ma noi proveremo a far valere le nostre ragioni.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Io esprimo soddisfazione. Ho ascoltato con molta attenzione l’intervento del collega Favia, ragion per cui in alcune parti il mio intervento sarà interlocutorio. Esprimo soddisfazione per questo momento e per il fatto che siamo arrivati a un testo di legge condiviso e organico.
Ringrazio la Giunta per la sollecitazione e il collega Mumolo, come relatore, perché è riuscito a creare, a mio giudizio, una bella relazione, non solo tra la Giunta e l’Assemblea legislativa, ma anche tra i diversi Gruppi in Assemblea legislativa. Il sistema attorno alla Regione, giustamente chiamata in causa dalla nostra stessa legge, è stato reso partecipe e responsabilizzato di un iter che finalmente giunge a compimento.
Sono anche grata perché il collega Favia ha contribuito con ulteriori sollecitazioni a tenere vivo un tema fondamentale: o lo si affronta con serietà, dimostrando tale rigore e serietà all’esterno, quindi approfondendolo, oppure non si è in grado di affrontare la complessità di questa fase, perdendo l’occasione, dal mio punto di vista, di svolgere un ruolo efficace nel qui e ora verso la comunità regionale intera. Lo ribadisco con un po’ di pomposità, ma ritengo che questo sia un tema giustamente al centro dell’agenda politica dei nostri lavori.
Avremmo potuto affrontarlo prima? Grazie all’iniziativa di qualcuno avrebbe dovuto essere affrontato in occasione della legge approvata il 26 novembre scorso sugli appalti? Io potrei aggiungere, se assumiamo questo ordine di idee, per esempio, che avremmo potuto farlo nella precedente legislatura, allorquando più di un consigliere regionale propose, per esempio, la legge regionale sull’usura, implementata poi da un dispositivo sul tema del riutilizzo dei beni confiscati, che non vide la luce allora, ma che attivò alcune discussioni e riflessioni che contribuirono a squarciare un velo.
L’ho affermato ancora e non mi nascondo. Mi rendo conto che c’è stata un’inerzia in questa realtà. Non mi interessa neanche andare a individuare le colpevolezze o le malefedi, legate anche probabilmente a un aspetto positivo della nostra realtà sociale e della nostra comunità. Si tratta di un velo che ci ha portato - ahimè - a sottovalutare alcuni aspetti e alcuni fenomeni. Nello stesso tempo, abbiamo iniziato ad ascoltare chi nella società era attivo e protagonista di un pensiero diverso e alternativo.
Il nostro Consiglio regionale - lo ricordo ogni volta, non perché esista un merito individuale, ma un merito oggettivo collettivo - è stato il primo in Italia a formalizzare un protocollo di intesa e di collaborazione con l’osservatorio in seno a Libera che si occupa di libera stampa, l’osservatorio legato all’esperienza di Roberto Morrione, se vogliamo citare l’esperienza di Libera.
Essa ha accompagnato il lavoro della rete antimafia più sul versante sociale, ma insieme alla rete degli Enti locali ed è cresciuta anche insieme al sistema dell’università.
Ricordo tra le più belle esperienze della precedente legislatura, per esempio, la giornata in cui abbiamo accompagnato e siamo stati presenti alla sottoscrizione di un protocollo di intesa tra don Luigi Ciotti a nome di Libera e l’Alma Mater di Bologna.
Fu un momento bello, un momento in cui con un elemento pratico e concreto la Regione era presente a dimostrare un appoggio e una vicinanza di ordine politico-istituzionale, ma importante e rafforzativa di un’immagine e di un sistema.
Ci siamo arrivati attraverso il coinvolgimento, costruendo e stimolando un lavoro anche con le prefetture. Io ricordo, perché questo fu un momento non piacevole della storia politica e istituzionale di questa Regione, quando alcuni anni fa un prefetto, non di Bologna, ma di una delle città dell’Emilia-Romagna, dichiarò che la mafia non esisteva nel nostro tessuto regionale.
Fu un momento non bello della discussione, malgrado la stessa Procura della Repubblica di quel territorio gli avesse messo in fila alcuni altri rilievi. Fu importante, a mio avviso, questo lavoro di analisi, di confronto, di studio e, se vogliamo, anche di convegnistica, di relazioni e di appoggio per far crescere una consapevolezza dal nostro sistema sociale, anche organizzato istituzionalmente.
La nostra è una Regione - l’abbiamo posto recentemente - che assurdamente non è sede di una Direzione Investigativa Antimafia, sebbene già dal 2007, dalla Commissione parlamentare antimafia e nel famoso dossier sulla ’ndrangheta, per esempio, in cui per la prima volta è stato indagato con un po’ di attenzione come sistema criminale organizzato, risultava un capitolo specifico in cui erano messe in fila evidenze concrete della presenza attiva, non del rischio o del pericolo, ma proprio della presenza di quel tipo di organizzazione criminale nel tessuto della nostra realtà regionale.
Non so se abbiamo perso tempo. Mi auguro di no, ma di fatto siamo arrivati maturi, consapevoli e - lo valorizzo - coesi nella nostra dimensione politica e istituzionale ad approvare oggi una legge avanzata.
Non aggiungo considerazioni che il collega Mumolo ha già messo in rilievo nella sua ben argomentata ed esaustiva relazione, ma voglio valorizzare due o tre aspetti. Uno, in particolare, è probabilmente sottovalutato.
Non ci dobbiamo occupare solo del tema legato al contrasto attraverso azioni mirate sulla base della gradualità con la quale noi abbiamo censito i fenomeni di presenza criminale nel nostro territorio. Noi ci assumiamo il compito ambizioso di ragionare sui modelli di comportamento e sugli stereotipi culturali che diventano terreno di cultura della mafia. Interveniamo e ci interroghiamo e lo facciamo con una legge, se è vero che l’idolatria del “dio denaro” può essere conseguenza di comportamenti che espongono al rischio di diventare preda di tale organizzazione.
Tutto il tema delle dipendenze legato al tema anche dell’usura, della dipendenza dal gioco, per esempio, oltre che della dipendenza dal gioco d’azzardo e delle dipendenze dalle sostanze stupefacenti, sono temi che, affrontati, per esempio, nell’ambito della scuola, portano a ragionare su comportamenti, su modelli culturali che devono essere cambiati, abbattuti, sostituiti con modelli eticamente più validi.
Avere anticorpi significa partire da sé. Immettere anticorpi nella società significa portare ognuno a ragionare sulle proprie potenziali responsabilità. Questo è il lavoro molto ambizioso che ci proponiamo di svolgere, oltre alle pratiche concrete che vengono messe in fila da alcuni provvedimenti.
Per me è stato utile - esprimo un mio punto di vista e non ho la pretesa che sia la verità assoluta - aver svolto una riflessione puntuale e specifica sul tema degli appalti, dell’edilizia, ragion per cui non mi dispiace che ci sia una legge specifica in merito.
Abbiamo destinato a questo provvedimento normativo un tema più generale, ma non dispersivo, bensì più integrale - voglio esprimermi usando questo termine - perché abbiamo allargato la nostra ottica, abbiamo lanciato alcuni allarmi, abbiamo operato alcune scelte, abbiamo attivato una riflessione che ha toccato tutte le dimensioni della nostra società regionale, dal mondo dell’economia a quello dell’impresa, a quello della scuola, a quello più prettamente istituzionale e amministrativo degli Enti locali. Si è trattato di un riconoscimento e di una valorizzazione delle straordinarie esperienze di protagonismo del volontariato e dell’associazionismo sul nostro territorio regionale.
Arriviamo ora a una norma che dovrà cambiare e garantire un cambiamento. In merito ha già svolto una riflessione il collega Lombardi, ma ne aggiungo una anche io.
Collega Lombardi, questa è diventata una missione a sé stante. La legge in esame prevede, per la prima volta in questa legislatura, una clausola valutativa che è stata apposta con una modalità che io spero e ritengo debba diventare il modo formale di agire attraverso il coinvolgimento di una Commissione, quella alla quale è stata affidata la competenza sulla valutazione, come articolo aggiuntivo di questa legge, come emendamento poi approvato dalla Commissione referente.
Abbiamo discusso sui contenuti di tale clausola valutativa nella citata Commissione. Presumo, non essendo in I Commissione, che ci sia stata un’ulteriore riflessione anche in I Commissione, nel momento dell’esame dell’articolato su quei contenuti, perché il tema della valutazione non riguarda la Giunta - anche in questo caso, vorrei che ciò fosse chiaro - o, almeno, non riguarda solo la Giunta, e non è la pagella che viene attribuita con una valutazione.
Si tratta di un tema che riguarda ognuno di noi, perché ne va della dignità del nostro mestiere di legislatori essere capaci di guardare oltre il momento in cui abbiamo alzata o tenuta abbassata una mano in Aula per andare oltre e porci una domanda che, secondo me, è doverosa in quest’epoca in cui va riconquistata la credibilità alla politica.
La domanda è la seguente: a che cosa è servito? A chi giova? Se, a fronte di una politica pubblica, per esempio, c’è un utilizzo di risorse pubbliche, il domandarsi se tale denaro sia stato ben speso, se ci sia stata coerenza tra gli obiettivi e le finalità che ci eravamo prefissati e il tipo di risultato che è stato raggiunto, è doveroso.
Credo che questa attività ci riguardi tutti e in primis chi ha la responsabilità di aver varato una politica pubblica, il che comprende anche l’Assemblea legislativa. Sono d’accordo con il collega Lombardi. Spero che cresca sempre di più la capacità della nostra Assemblea legislativa di gestire, garantendo l’oggettività della valutazione, tutta la partita della valutazione.
È il nuovo che passa. È quel pezzo di innovazione che riguarda il sistema delle Regioni che devono cambiare il loro modo di rapportarsi anche con il sistema e con la comunità locale.
In precedenza abbiamo parlato del federalismo. È uno degli argomenti che io collego anche come riflessione. Rendere conto della spesa pubblica significa saper valutare le politiche pubbliche e prevederne, se possibile, in anticipo i possibili risultati in termini di efficacia.
Significa anche sviluppare quel potenziale di prossimità ai cittadini che un Parlamento regionale, a differenza, per esempio, di un Parlamento nazionale, possiede di essere in grado di soddisfare meglio i bisogni che a mano a mano si manifestano ed evolvono e di stabilire una relazione stretta con il sistema degli attori che agiscono attorno a un fenomeno sul quale si vuole intervenire.
Trovo quello degli osservatori uno strumento interessante, che abbiamo testato in alcune altre leggi. Per esempio, tra i diversi osservatori che abbiamo istituito in Regione, penso all’efficacia di quello sull’immigrazione, sul fenomeno migrante nella nostra regione. Esso è in grado di fornire dati assolutamente chiari, certificati ed esplicativi di un fenomeno che non è statico, perché non si valuta una fotografia: non è un’istantanea, ma un processo in continuo divenire, in cui si inseriscono le più svariate dinamiche e per il quale è utile questo strumento.
Tre o quattro anni fa incontrai i rappresentanti della realtà delle amministrazioni di Reggio Emilia. Cito l’episodio perché vale la pena di farlo e perché si tratta di un’esperienza qualificante in quella realtà, dove l’osservatorio, per esempio, voluto dalle Istituzioni locali per monitorare, sulla base di alcune evidenze e indicatori, la presenza o meno dell’attività criminale nel tessuto sociale ed economico di tale realtà, aveva ottenuto determinati risultati. La realtà di Reggio Emilia ci chiese di avere una copertura a livello regionale e di proseguire anche recuperando le esperienze positive dei livelli.
Ricordo che la Regione, con la legge n. 24, ha già attivato alcuni strumenti che permettono di inserirsi e che i fenomeni criminali sono indagati da allora dalla nostra realtà regionale. Adesso si riescono a mettere insieme più efficacemente le esperienze costruite dal basso e quelle che anche in questa Regione si sono accumulate e a farlo con la consapevolezza che è maturata un’idea condivisa, in base alla quale la lotta all’illegalità parte dal basso e da un ragionare su noi stessi, a partire dai nostri comportamenti e dalle nostre pratiche. Essa va poi misurata in termini di efficacia, perché è una battaglia da vincere.
È una battaglia da vincere. Servono una visione strategica e la tattica per il quotidiano. Occorrono le due questioni insieme e, lo ripeto, occorre anche la nostra capacità, con umiltà e senza la paura di guardarci dentro, di guardare in faccia una realtà che ha molte facce ed è sfaccettata, intervenendo di nuovo ogni volta in cui è necessario perfezionare gli strumenti che mettiamo a disposizione di ognuno di noi. Questo è il nostro modo di agire.
Io ringrazio francamente, perché per me oggi è una buona giornata e questa è una buona legge, tutti coloro che ci hanno consentito di arrivare ad avere più chiara la visione e di assumere l’atteggiamento del visionario, che è un gran bell’atteggiamento.
Lo pongo come provocazione, perché avere una visione è una bella situazione. Senza offendere nessuno, voglio specificatamente citare per tutti il ruolo di Libera, che anche nella nostra realtà regionale, negli anni, ha costruito e si è costruita una credibilità.
Sono contenta che la nostra Regione con questa legge entri formalmente nel novero delle realtà che hanno aderito ad Avviso pubblico. Credo che anche questa sia una scelta non banale, non scontata, non di immagine, ma di sostanza, perché, se si è dentro quella dimensione ciò avviene perché si deve continuare a garantire determinate caratteristiche, in modo coerente: non ci si autonomina, ma si è credibili, perché esiste una relazione stretta tra i mezzi che si utilizzano e i fini che si vogliono perseguire. Esiste la coerenza di un modo di essere.
Ringrazio i colleghi consiglieri perché, pur essendo molto di parte, come si sa, apprezzo, però, quando si stabiliscono livelli comuni di azione. È una questione su cui non so se posso essere giudicata sentimentale o romantica e destinata a essere dimenticata in un altro secolo, perché non va più di moda, però un po’ mi vanto di avere ancora in me un tratto novecentesco. D’altronde, ho trascorso la maggior parte della mia vita nel secolo scorso e, quindi, non mi vergogno di questo aspetto.
Provo ancora emozione quando, sulla logica di parte, che pure io difendo, prevale il senso comune alle Istituzioni che ci fa vivere, ahimè, in maniera sempre più rarefatta. Forse è quel clima da Assemblea costituente quello grazie al quale noi abbiamo una realtà che io vorrei difendere e preservare da ogni attacco, ossia la nostra Costituzione.
Mi illudo, ogni volta che ciò accade, di avere il privilegio di dare un occhio a una realtà che ho guardato e visto da lontano e che mi è stata raccontata, in cui probabilmente, di fronte a determinate necessità, a nemici comuni da abbattere veramente e al dovere di dare linfa alle Istituzioni, ossia l’onore e l’autorevolezza che esse meritavano, si sono create le convergenze vere.
Credo che questa sia una di quelle giornate. È una buona giornata.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Credo che il Regolamento preveda, ma non li userò tutti, venti minuti in discussione generale sui progetti di legge.
Questo dibattito è stato importante, partecipato e ha preso le mosse da alcuni incontri in Commissione, da un lavoro dell’assessore, che ringrazio, ma soprattutto dalle audizioni a cui abbiamo partecipato con grande attenzione e impegno, per ricavare spunti su questo provvedimento che, come ha anticipato con molta chiarezza il collega Lombardi, ci vede, come Gruppo del Popolo della Libertà, votare favorevolmente.
Votiamo a favore proprio per un principio e uno spirito generale che informa e investe gli articoli di questa legge, anche se, come abbiamo già affermato in Commissione, non vi è proprio una competenza diretta e immediata della Regione sotto il profilo dell’ordine pubblico, bensì, come spiegava anche il relatore Mumolo, un intervento importante su tre livelli di prevenzione, da quanto ho colto nei diversi passaggi e soprattutto dalla chiara relazione del collega.
Ho avuto modo, come chi non è presente in Commissione, di leggere i verbali dei lavori preparatori dell’iter legislativo del provvedimento che la Giunta porta in Aula oggi e ho avuto modo di confrontarmi con l’assessore Saliera relativamente a quanto la legge regionale 4 dicembre 2003, “Disciplina della polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza” ha già prodotto come effetti sul nostro territorio, da quando è entrata in vigore.
Ho notato, quindi, con quale grado di efficacia, assessore, essa abbia avuto un riscontro e un’incidenza sul tema, più in generale, della sicurezza e di un’ordinata e civile convivenza nel nostro territorio regionale.
Ho poi avuto modo di chiedere anche, il che può essere utile per i colleghi che non erano presenti ai lavori della Commissione, di vedere i dati e gli esiti dell’attività della Fondazione regionale per le vittime dei reati, istituita ai sensi dell’articolo 7 della legge regionale n. 24, che, presidente, richiamavo in premessa del mio intervento.
Ho chiesto, inoltre, esaminando con grande attenzione la documentazione, quale sia, quante volte si sia riunita e con quali risultati, la Conferenza regionale prevista per la cooperazione delle Istituzioni competenti al contrasto della criminalità organizzata.
Ho posto, infine, portando il mio modesto contributo, alcune sollecitazioni alla Giunta affinché riferisca relativamente alla concessione di contributi relativi all’attività che questa legge promuove e ho chiesto lumi sul Centro di documentazione e sull’osservatorio, suggerendo di cercare, sotto questo aspetto, di limitare gli oneri e i costi che possano derivare dalla sua costituzione.
Sono, quindi, cinque le osservazioni che avevo mosso all’assessore, sempre con la premessa generale che ovviamente il nostro voto sarebbe stato, come anticipato dal collega Lombardi, favorevole.
Non so se le nostre osservazioni siano state oggetto di verifica e di dibattito, al di là del famoso emendamento che avevamo presentato in Commissione - il collega Mumolo ci ha riferito che è stato recepito già in un articolo successivo -, ma ho chiesto, e mi appello all’assessore perché in un passaggio dell’articolato vi sia una differenza dello strumento, da una parte della convenzione del protocollo che si attiva rispetto a Enti e associazioni rispetto all’utilizzo delle collaborazioni. Su questo punto sarebbe importante se eventualmente l’assessore potesse darmi un lume, perché sono due strumenti distinti e diversi.
È stato importante anche il riferimento che abbiamo svolto a monte sulla disciplina in generale contenuta a livello nazionale in materia di pubblici appalti e di contrasto alla mafia. Mi riferisco, Presidente, alla legge 13 agosto 2010, n. 136, che è un piano straordinario contro le mafie e che detta numerose disposizioni, segnatamente ai pubblici appalti, sulla stazione unica appaltante, la tracciabilità dei flussi finanziari in fase di esecuzione del contratto e la tracciabilità degli automezzi e dei lavoratori nei cantieri.
Non dimentichiamo che le mafie, tornando alla relazione del dottor Alberto Cisterna, si giovano di questo humus, di questo terreno, sostanzialmente nell’edilizia e negli appalti, però con un particolare, ossia che si avvicinano sempre di più al territorio, cioè ai Comuni, e non concentrano più la loro azione, come riferiva il Procuratore, in un raggio molto ampio.
Su questo tema volevo richiamare la vostra attenzione, aprendo una breve parentesi, secondo me importante. Volevo compiere, presidente, un collegamento che ho colto dalla relazione del dottor Cisterna.
Il dottor Cisterna, per tutti i colleghi che hanno sicuramente letto i verbali integrali della relazione, svolge un passaggio molto importante, che desidero sottoporre all’attenzione degli attenti colleghi: «È un settore importante nella congerie dei subcontratti e delle subnegoziazioni pubbliche e private, il baricentro della loro presenza, la cava, gli impianti di calcestruzzo i luoghi innanzitutto dove si controlla il territorio, perché luogo cui fanno capo e riferimento tutti i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio, dalla cooperativa, al grande centro commerciale, alle villette a schiera».
Cito queste frasi e svolgo questo collegamento perché abbiamo discusso recentemente una risoluzione presentata dai Gruppi della maggioranza che impegna la Giunta a un forte aumento della tassazione in sede di attività estrattive.
La questione è oggetto di ampio dibattito. Mi spiace che non sia presente l’assessore, ma è stato trasmesso da numerose associazioni di categoria e sindacati, come sa bene anche il collega Carini, un documento per cercare di stemperare il contenuto di tale risoluzione.
È facile che le associazioni criminali possano, come sosteneva il Procuratore, andare a insidiare quel tipo di territorio. Non vorrei, esprimendo una riflessione di carattere generale, che a volte, stretti anche nella morsa di difficoltà economiche, di mancanza o di scarsità di liquidità, alcuni anche operosi e ottimi imprenditori possano “trovarsi in difficoltà” ed essere oggetto dei tentacoli delle associazioni criminali.
Occorre grande attenzione anche sotto questo profilo. Avanzo una raccomandazione e auspico che questo provvedimento possa avere buoni effetti. Noi, votandolo, ci crediamo, assessore, con tutte le puntualizzazioni e riflessioni che ho inteso sviluppare.
Abbiamo esaminato con il collega Lombardi i diversi emendamenti proposti e crediamo - voglio aggiungere una riflessione di carattere conclusivo - molto nella clausola valutativa, cioè nel fatto che tra due anni possiamo ritrovarci in quest’Assemblea e affermare, non tanto la Giunta direttamente, che questo provvedimento ha dato buoni frutti.
È con questo spirito che noi, come Gruppo del Popolo della Libertà, abbiamo partecipato a tutto il dibattito che si è caratterizzato in questo mese di lavoro e di attività. Non abbiamo - non c’era bisogno di precisarlo, collega Mumolo - mai pensato che fosse un provvedimento di bandiera del centrosinistra. Lo devo puntualizzare.
Correttamente il collega ha voluto sottolinearlo tra virgolette, ma su questo tema non ho dubbi che non sia una proposta di bandiera, avanzata solo per mettere una bandierina o per tenere alcuni convegni, spot o altre iniziative del genere, perché è un tema che effettivamente deve vedere tutte le forze politiche e le istituzioni vigili e unite sul punto.
Ho approfondito anche gran parte della rassegna stampa. Mi sembra, da un grafico di un quotidiano del 13 aprile, che posso esibire - è un grafico statistico - che fortunatamente l’Emilia-Romagna, come numeri di beni confiscati, si ponga allo 0,95 per cento rispetto alla Sicilia, che ha il 44 per cento. Guardiamo, però, le Regioni a noi più vicine. Per esempio, la Toscana è allo 0,45 e la Liguria allo 0,35 per cento.
Collega Carini, in effetti la Lombardia è all’8,5 per cento, il che è preoccupante. Questi dati - la fonte, che cito per dovere di verità e di correttezza, è l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata - risalgono al 31 dicembre 2010.
Non so se questo possa essere un domani un indicatore veritiero, ma, se noi dovessimo ritrovarci in quest’Aula per effetto della clausola valutativa contenuta nell’articolato a compiere un paragone per avere un dato su cui abbiamo agito, se magari tale dato tra due anni fosse fermo, ciò potrebbe rappresentare un indicatore anche dell’efficacia della legge.
Concludo, presidente, come ha asserito il collega Lombardi, esprimendo il nostro voto favorevole e positivo sul provvedimento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Mi ero prenotato per parlare nel merito del provvedimento legislativo che stiamo affrontando, ma devo, ahimè, cambiare la natura dell’intervento e svolgerne uno sull’ordine dei lavori, visto l’orario.
Poiché mi pare che il dibattito, invero molto bello, con interventi estremamente competenti nel merito da parte dei colleghi, che ho avuto modo di apprezzare, rischi di protrarsi nel tempo verso l’orario di chiusura della sessione odierna dell’Assemblea, riterrei anche per ragioni di rispetto verso altre entità, ossia i Consigli di amministrazione delle rispettive società aeroportuali, che devono deliberare a valle della legge sugli aeroporti, che è la legge successivamente in trattazione a questa, di invertire l’ordine dei lavori e, quindi, di sospendere il dibattito per poi continuarlo, visto che la legge sugli aeroporti è una legge di un articolo solo. Possiamo, quindi, cercare di approvare questo tipo di provvedimento.
Chiederei, pertanto, di sospendere momentaneamente il dibattito in corso, anche per rispetto, chiedendo scusa ai colleghi che si sono prenotati per intervenire dopo di me, e di dare la possibilità all’assessore e ovviamente all’Aula di approvare il provvedimento in questione, come annunciato.
Vi chiedo ancora scusa e vi ringrazio.
PRESIDENTE (Richetti): Il consigliere Monari chiede tecnicamente di sospendere la discussione in corso, di affrontare l’oggetto successivo e poi di riprendere tale discussione una volta esauritolo. È possibile farlo, essendo in discussione generale. Si possono svolgere un intervento a favore e uno contro e poi si terrà la votazione sulla richiesta di affrontare il punto successivo.
Avevo iscritti a parlare i consiglieri Naldi e Manfredini, ma immagino per il dibattito precedente.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: A me pare che il tema dell’antimafia sia più urgente di quello delle società dell’aeroporto di Forlì, anche perché il tema dell’aeroporto di Forlì presumo rappresenti soldi buttati al vento, mentre l’antimafia è un problema importante, cogente e molto sentito in questa regione, nonostante ci siano pochi sequestri di beni. Andiamo avanti su questo tema.
È davvero imbarazzante la richiesta che il Capogruppo del PD ha presentato all’Aula. Personalmente sono in difficoltà.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Il suo, ovviamente, è l’intervento contro.
Vi chiedo se c’è un intervento a favore, altrimenti raccogliamo tutti i pareri contrari, che immagino possano essere più di uno.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Presidente, volevo chiederle, nel caso di accoglienza della richiesta, alla quale sono tendenzialmente favorevole, quando si potrà riprendere la discussione per terminare questo punto.
PRESIDENTE (Richetti): Non appena terminato l’oggetto che si affronta, si riprenderà con le persone iscritte in discussione generale.
NALDI: Nel caso in cui non si riesca a finire entro oggi, quando ci ritroveremo per terminare la discussione?
PRESIDENTE (Richetti): Nella prima seduta utile convocata dalla Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Rispondo al collega Monari che mi sorge un dubbio. Non entro ora nel merito di bloccare una discussione generale per procedere a un altro punto, però mi sorge un dubbio, che pongo a lei: noi abbiamo votato precedentemente un’inversione dell’ordine del giorno che contemplava lo slittamento del mio punto sulla riduzione degli assessori.
PRESIDENTE (Richetti): Le chiedo scusa, consigliere, ma il dubbio è infondato, perché l’Aula è sovrana su ciò che intende discutere. La sospensione di un dibattito nel momento in cui si è in fase di discussione generale è consentita dal Regolamento, che ognuno di noi può cambiare o proporre di cambiare.
È stata avanzata la proposta di un consigliere di affrontare un punto all’ordine del giorno. Mi è chiarissima la posizione di chi è contro. Se c’è un intervento a favore, lo accolgo, altrimenti metto in votazione la proposta.
POLLASTRI: Scusi, presidente, ma bisognerà rivotare.
PRESIDENTE (Richetti): La sospensione indica, come dice il termine stesso, di sospendere il punto per affrontare l’altro e poi riprendere. Non chiarisco più altre istanze.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Credo che non sia la stessa cosa sospendere la discussione e prevedere di riprenderla la prossima settimana e, invece, lasciare il punto indefinito.
PRESIDENTE (Richetti): Questo sta ai tempi di discussione dell’oggetto che andiamo ad affrontare. Se il tema che andiamo ad affrontare si esaurisce, riprendiamo da questo punto oppure dalla prossima seduta.
Consigliere Favia, so che lei ha capito. Il parere difforme non esiste: o è favorevole o è contrario.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Visto che devo votare la proposta del consigliere Monari, vorrei votare con coscienza, ragion per cui non penso che un minuto in più sia un problema.
Vorrei capire se il consigliere Monari è cosciente del fatto che oggi siamo in approvazione di un progetto di legge contro le infiltrazioni mafiose, il cui dibattito è già iniziato, e che il tema sugli aeroporti sicuramente stimolerà il dibattito, come è avvenuto in Commissione, ma, trattandolo ora, oggi avremo aperto questa discussione e non la completeremo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Lo spirito del suo intervento è chiarissimo.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori.
(È accolta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta è accolta. Procediamo pertanto con l'oggetto 1138.
OGGETTO 1138
Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: «Misure straordinarie a sostegno del sistema aeroportuale regionale» (Relazione e discussione)
PRESIDENTE (Richetti): Affrontiamo il punto 1138, progetto di legge d’iniziativa della Giunta “Misure straordinarie a sostegno del sistema aeroportuale regionale”, testo n. 2 del 2011, licenziato dalla Commissione territorio, ambiente e mobilità, composto di due articoli.
Il relatore della Commissione è il consigliere Alessandrini, al quale do la parola.
(I consiglieri dei Gruppi PDL, UDC, Lega Nord e Movimento 5 Stelle abbandonano l’Aula)
ALESSANDRINI, relatore: Grazie, presidente. La situazione è un po’ imbarazzante.
Signor Presidente e gentili consiglieri, voi sapete tutti che nei giorni scorsi la III Commissione ha licenziato il progetto di legge recante “Misure straordinarie di sostegno al sistema aeroportuale regionale”.
Preciso subito che si tratta di una buona e necessaria iniziativa, che dimostra la coerenza della Giunta con gli impegni assunti sul piano politico-programmatico già presenti nel PRIT 1998-2010 e riconfermati nel programma di questa legislatura.
Fino a oggi gli aeroporti situati nel territorio regionale hanno realizzato autonomamente e singolarmente le loro scelte di carattere commerciale, industriale, di marketing e di rapporto con le compagnie aeree, in particolare con i vettori low cost. Tale metodo ha prodotto una situazione con luci e ombre, che può essere fotografata velocemente nel modo che segue.
La realtà di Parma prevede un aeroporto sostanzialmente privatizzato, con alterne fortune.
La realtà di Bologna segnala un aeroporto in salute, che ha compiuto notevoli investimenti in infrastrutture, tecnologie e politiche commerciali e rende pubblici altri investimenti importanti nei prossimi anni.
La realtà di Forlì si presenta, invece, in modo molto complesso. Come sapete, l’aeroporto fino ad alcuni anni fa è stato partecipato dalla SAB di Bologna, allorquando fu necessario sospendere momentaneamente i lavori per poter ammodernare le piste. Nonostante sia stato raggiunto un numero di passeggeri importante, di circa 800.000, lo scalo ha chiuso bilanci negli ultimi anni con forti disavanzi, esponendo gli azionisti a ricapitalizzazioni molto impegnative.
La realtà di Rimini è altrettanto complessa. È una città che vede, giustamente, nell’aeroporto un hub strategico per fare politiche di incoming turistico, considerata la vocazione prettamente turistica e congressuale di questa città e del suo hinterland, non mancando peraltro di sottolineare anche la presenza di una fiera tra le più importanti d’Italia.
Entrambe queste strutture sono in via di ottenimento della concessione totale, da parte dello Stato, per la gestione diretta degli aeroporti medesimi. Per quanto riguarda Forlì, sapete probabilmente che è in atto un bando di carattere europeo per la eventuale privatizzazione dell’aeroporto ed è in corso una manifestazione di interesse.
Tutto ciò detto e posto che quattro aeroporti certamente non sono pochi in una regione, nonostante l’Emilia-Romagna possa contare sul territorio su un’economia dinamica, sarebbe opportuno effettuare politiche di integrazione degli stessi per costruire il sistema integrato regionale, depotenziando la carica di competitività aggressiva che contrassegna soprattutto gli scali della Romagna, il tutto a vantaggio delle compagnie aeree low cost, che mettono in forte concorrenza gli stessi.
Come tutti sanno, gli aeroporti sono vetrine, infrastrutture importanti, che facilitano lo sviluppo delle città e dei territori, che avvicinano le realtà locali alle dimensioni nazionali, europee e internazionali. Si tratta di infrastrutture che aiutano anche la crescita imprenditoriale, le potenzialità di internazionalizzazione delle imprese, dei mercati stessi.
Pertanto, anche a fronte dei risultati, delle ricerche sui mezzi per lo spostamento dei cittadini e delle merci, che mettono in risalto l’utilizzo dell’aereo in misura sempre maggiore, la prima inversione di tendenza occorre effettuarla sul terreno della collaborazione tra gli scali.
La Regione da diverso tempo è impegnata nell’affermare questa strategia, seppure con risultati non molto fortunati, obiettivamente. La Regione, però, la sua parte l’ha fatta, eccome. Ha messo a disposizione studi, ricerche, proiezioni di tendenze per favorire la creazione del sistema. L’ha fatto, tuttavia, con la consapevolezza che la sua giurisdizione sul tema è molto limitata, in quanto l’attuale normativa non assegna ruoli decisionali a questo livello.
Ci ha provato costruendo tavoli di confronto, svolgendo azione assidua di moral suasion, ma soprattutto partecipando alle compagini sociali delle società che gestiscono oggi gli aeroporti, ad eccezione di Parma. Ci ha provato mandando un messaggio forte: l’indisponibilità a continuare la partnership, laddove la sua presenza, alla fine, si limita o rischia di limitarsi alla ricapitalizzazione per la ricostituzione del capitale sociale. Ma il messaggio ancora più forte che ha lanciato la Regione è quello per il quale stiamo discutendo in questa sede, ossia la disponibilità a promuovere la costituzione di una nuova ed unica società per gestire le partecipazioni di SEAF e Aeradria, con l’obiettivo di rafforzare finanziariamente le società, di innalzare e di integrare le competenze professionali ed organizzative delle stesse, creando un soggetto imprenditoriale in grado di effettuare un’efficace politica commerciale nei confronti dei vettori.
Venendo al progetto - due parole e chiudo - in ossequio all’articolo 64 dello Statuto, dichiara gli obiettivi e le finalità dell’autorizzazione alla partecipazione societaria, appunto, della Regione al capitale sociale di questa nuova ed unica società, avente per oggetto la gestione delle partecipazioni delle società SEAF e Aeradria, le specifiche condizioni cui è finalizzata la partecipazione regionale a tale nuova società e, infine, la specifica autorizzazione con l’indicazione del tetto massimo di spesa per gli oneri finanziari derivanti da questa partecipazione che è attestato sui 3 milioni di euro.
Rispetto alle finalità, come è scritto chiaramente, afferiscono alla necessità di valorizzare le vocazioni territoriali e le specializzazioni di ciascun aeroporto, di accrescere le competenze organizzative e professionali ed infine di creare le condizioni affinché il nuovo soggetto imprenditoriale possa realizzare politiche commerciali efficaci verso i vettori.
L’altro aspetto è che in questo progetto di legge, come già detto, è prevista la misura della partecipazione della Regione alla nuova società e, in base alla quota detenuta oggi in SEAF, meno dell’1 per cento, si prevede la ricapitalizzazione nella misura minima prevista dal codice civile pari a 1185 euro, ed alla copertura delle ulteriori perdite della medesima società al 28 febbraio, pari a 11.486,12 euro.
Credo di dover ringraziare, anche in questo caso, l’assessore, il suo staff e le Commissioni che hanno lavorato a questo progetto. Grazie.
(I consiglieri dei gruppi PDL, UDC, Lega Nord e Movimento 5 Stelle rientrano in Aula)
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alessandrini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. Innanzitutto ribadisco il mio imbarazzo, che ho già espresso in dichiarazione di voto, per l’inversione dei lavori.
Invertire un ordine dei lavori e rimandare un progetto di legge sulla mafia in questa Regione per garantire un favore - scusate, ma io così lo intendo - promesso da qualcuno in campagna elettorale relativo all’aeroporto di Forlì, progetto causa al quale i cittadini dell’Emilia-Romagna perderanno 3 milioni di euro, che pagano sotto forma di tasse, mi pare non solo imbarazzante ma anche politicamente poco costruttivo, specie per una Giunta come la vostra, che si dichiara di centrosinistra e a favore dei cittadini.
Il mio intervento potrebbe essere già chiuso, perché dire che quelli per l’aeroporto di Forlì sono soldi gettati al vento sarebbe già sufficiente. Tuttavia, mi pare corretto spiegare meglio queste mie parole abbastanza dure.
Innanzitutto, ricordo che il sistema aeroportuale emiliano-romagnolo, come ho già avuto modo di dire in Commissione, tende decisamente verso est, verso la Romagna. Sia in Commissione territorio, ambiente e mobilità sia in Commissione affari istituzionali e bilancio, ho espresso voto contrario sulla delibera che prevedeva uno stanziamento di 3 milioni di euro a favore dell’aeroporto Ridolfi di Forlì.
I membri del centrosinistra dell’organo regionale si erano limitati, invece, a confermare la decisione presa dalla Giunta Errani che - a detta di uno di loro - in campagna elettorale per le elezioni regionali aveva promesso questi aiuti alla città di Forlì. Non è certo la prima volta che il Presidente Errani, di Ravenna, indirizza contributi pubblici regionali verso una sola parte della regione, dimenticandosi dell’altra. Questa volta, secondo il mio modesto punto di vista, però, siamo di fronte ad un vero e proprio sperpero di pubblici denari.
Addirittura pare - e mi sembra di avere sentito questa notizia anche ai TG regionali - che i libri contabili del Ridolfi siano già in tribunale. Deduco, quindi, non essendo commercialista, che questa azienda sia sull’orlo del fallimento. Noi tutti che veniamo dal mondo del lavoro e che abbiamo avuto, purtroppo, a che fare con aziende in difficoltà, sappiamo che aiutare aziende sull’orlo del fallimento nel 99 per cento dei casi vuol dire buttare soldi dalla finestra. Uno che sta per fallire, come un drogato, ha bisogno di soldi ma non è in grado di spenderli bene, quindi continua a sperperarli.
Abbiamo già visto, del resto, in questa stessa aula, che i lauti finanziamenti che la Giunta Errani ha concesso alla Coop rossa Terremerse, capeggiata da Gianni Errani, fratello del Presidente, non sono riusciti a bloccare il fallimento di una cooperativa rossa ben sostenuta da questa Regione.
Credo che finanziando il Ridolfi di Forlì ripetiamo gli stessi errori che abbiamo commesso finanziando l’azienda cooperativa Terremerse di Gianni Errani, cioè buttiamo via i soldi dei contribuenti emiliano-romagnoli, e li buttiamo dalla finestra, perché non danno frutto. Questi soldi vengono dati a un’azienda che è fallita, quindi non servono a creare lavoro e sviluppo, non servono a nulla.
Credo che questi 3 milioni di euro versati dai contribuenti emiliano-romagnoli e dati, dalla Giunta Regionale, alla città di Forlì e al Sindaco di Forlì, che mi pare fosse un ex consigliere regionale, siano soldi pubblici gettati dalla finestra. Uso parole dure, ma ritengo che siano quelle esatte.
Il Presidente Errani e alcuni suoi sodali hanno deciso politicamente - quindi è una decisione politica - di farsi carico degli errori (perché di errori si tratta) e delle inadeguatezze di un aeroporto regionale che continua ad accumulare debiti.
Non mi pare un atteggiamento politico lungimirante. Personalmente, ma credo anche buona parte del mio gruppo, tranne coloro che abitano a Forlì, che quindi hanno forse dei rapporti diversi…
(interruzioni)
Lo so, però io non mi assumerò davanti ai cittadini della nostra regione e agli elettori che ci hanno votato, con tanto di preferenza, la responsabilità di dare il mio assenso ad un provvedimento che letteralmente sperpera 6 miliardi di vecchie lire. Sono soldi!
E poi non vorrei sentire questa Giunta, questa amministrazione regionale lamentarsi del Governo Berlusconi, dei tagli, del fatto che non ci sono i soldi per le fotocopie, perché ormai conosciamo i vostri lamenti. Dove volete, però, i soldi li trovate, e immediatamente. Io ricordo che all'inizio della legislatura, come per incanto, avete trovato 60 milioni di euro per finanziare l’USL di Forlì: siamo sempre a Forlì, dove evidentemente c’è un buco nel quale i soldi vanno giù, prima per l’USL, adesso per l'aeroporto. È una specie di triangolo delle Bermuda.
In Commissione la scorsa settimana l'assessore Peri, che passeggia qui davanti, ha dichiarato che negli ultimi quattro mesi l'aeroporto di Forlì si è indebitato di 1.200.000 euro. In quattro mesi questo aeroporto ha perso oltre 2 miliardi di vecchie lire.
Se dividiamo 1.200.000 euro per quattro mesi sono 300.000 mila euro al mese, esattamente 10.000 mila euro al giorno di perdite, compreso sabato, domenica, Pasqua e Natale. Inoltre, 10.000 euro al giorno diviso otto ore sono 1.200 euro di perdite all'ora. Insomma, finanziare un'azienda che perde 1.200 euro all’ora credo che sia un disastro politico anche per la vostra Giunta.
Non è giusto che a pagare questo debito siano i cittadini dell'Emilia-Romagna, che non solo dovranno coprire il debito accumulato in questi mesi dall'aeroporto di Forlì, ma dovranno finanziare una nuova società che si va ad aggiungere a due società esistenti. Ricordo che abbiamo due società, una fallimentare, quella di Forlì, e un’altra che riesce a sopravvivere, quella di Rimini. Ma noi facciamo una terza società, quindi paghiamo un nuovo CdA, un nuovo presidente, e immagino ci sarà anche un contabile, un ufficio, quindi andiamo a spendere altri soldi per creare un'altra società per accumulare debiti su debiti.
Io credo che il centrosinistra, optando per questa soluzione, si assuma una gravissima responsabilità di fronte a tutti i cittadini, anche i cittadini di sinistra. Non credo, infatti, che i cittadini del centrosinistra siano contenti di regalare parte dei soldi che loro versano in tasse per finanziare una struttura che comunque è destinata a fallire. I miracoli questa Giunta non li ha mai fatti, dunque questi soldi sono destinati a essere buttati via.
Da alcuni anni questo aeroporto forlivese è in grave difficoltà; evidentemente la gestione dello stesso è una gestione incapace di svolgere il proprio ruolo. Allora, se fosse stata una Giunta capace, la Giunta Errani, come prima cosa avrebbe dovuto dire al presidente di andare a casa e con lui tutti i membri del consiglio d'amministrazione, avrebbe dovuto cambiare consiglio d'amministrazione per cercare di cambiare musica. Invece, si tiene il presidente, si tiene il CdA, si danno soldi pubblici e si aggiunge un altro presidente e un altro consiglio d'amministrazione. Questo è un modo palese di gettare via i soldi.
Ho sentito in Commissione, mi pare dallo stesso Alessandrini, che credo lo abbia detto in buona fede, che questa è una promessa che il Presidente della Regione aveva fatto in campagna elettorale.
(interruzioni del consigliere Alessandrini)
Dato che questi atti sono registrati...
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere Filippi, potremmo evitare, rimanendo al merito, questo tipo di battibecco. Può continuare, consigliere.
FILIPPI: Presidente, mi pare che il suo ruolo sia quello di ascoltare e di prendere nota, non di commentare…
PRESIDENTE (Richetti): Il mio ruolo è anche quello di tenervi al merito dell'oggetto che stiamo affrontando. Le garantisco che il Regolamento l’ho studiato prima di iniziare a presiedere.
FILIPPI: Presidente, secondo me questa volta è fuori tema lei, perché io ho parlato dell'aeroporto di Forlì, dei 3 milioni…
PRESIDENTE (Richetti): Lei ha fatto riferimento a fatti che non c'entrano nulla e io non l'ho interrotta. Ho ascoltato senza il suo suggerimento. Può continuare, altrimenti passiamo all'intervento successivo.
FILIPPI: Lei deve ascoltarmi, presidente, perché io sto parlando dell’aeroporto di Forlì. Se questo la innervosisce non so cosa dirle.
PRESIDENTE (Richetti): Guardi che il verbale è a disposizione di tutti. Che lei abbia parlato anche di altre realtà, senza bisogno che io le nomini, è evidente. Non ci tratti come persone che sono sulla luna! Abbiamo ascoltato il suo intervento. Prego, consigliere, può continuare.
FILIPPI: Io ho parlato di altre realtà finanziate da questa Regione che, secondo me, hanno un collegamento diretto con Forlì, perché il finanziamento di questa Giunta a Terremerse è stato un altro buco nell'acqua. È un fallimento, è uno sbaglio politico. Abbiamo dato 2 milioni di euro ad una cooperativa che è fallita. Oggi cosa facciamo? Ripetiamo lo stesso errore con un'altra azienda aeroportuale, quella di Forlì, dando ancora dei soldi.
Credo che ci sia un collegamento diretto; credo che la Giunta sia sempre la stessa, la Giunta Errani e gli assessori siano sempre quelli seduti qui davanti. Il collegamento, secondo me, esiste, fila ed è logico. Non credo di essere andato fuori tema in nessun punto di questo mio intervento.
Il Presidente ha deciso di finanziare una struttura aeroportuale anche se ogni ora che passa aumenta il debito. Ricordo che questo aeroporto dista una cinquantina di chilometri da quello di Rimini e una settantina di chilometri dal Marconi di Bologna.
Non mi risulta che i cittadini per fare cinquanta o settanta chilometri salgano sull'aereo, al limite prendono il treno. Quindi è logico che il problema principale di questi aeroporti, Rimini e Forlì - Bologna non si può giustamente toccare, perché è l'aeroporto principale della Regione, quindi è una struttura fondamentale - sia che uno dei due è destinato a morire, perché non ha la forza di andare avanti. Visto che l’aeroporto di Rimini è riuscito a decollare, e comunque funziona, e ha molti meno debiti dell'aeroporto di Forlì, credo che sia sensato chiudere l’aeroporto di Forlì. Anche se chiudere una struttura è una dura scelta politica, io credo che sia una saggia decisione politica, coraggiosa, che dai cittadini sarebbe apprezzato dire che non si è più in grado di mantenere una struttura che dista pochi chilometri da Rimini e pochi chilometri da Bologna e dunque si è costretti a sospendere almeno i finanziamenti dei cittadini, consigliando di trovare soluzioni alternative. Invece, come soluzione, si crea una nuova struttura, una nuova società che costerà ulteriori soldi ai cittadini emiliano-romagnoli. Quindi non ha senso politico continuare a foraggiare con soldi pubblici il Ridolfi di Forlì, che è un aeroporto con un debito a bilancio di circa 10 milioni di euro. Lasciatemi pensare male, ma è un’operazione che puzza di propaganda politica e forse anche di qualcos’altro, perché dal punto di vista razionale credo che non abbia senso eseguirla.
Dall’altra parte della regione, cioè da Bologna verso la Lombardia, esiste solo un piccolo aeroporto, quello di Parma, che guarda caso funziona un po’ meglio, ma guarda caso non riceve un euro di finanziamento dalla Regione Emilia-Romagna. Quindi, la mamma - la Regione - utilizza due pesi e due misure: per la Romagna ci sono soldi a gogo, mentre per l’Emilia non c’è neanche un euro.
Mi sembra uno squilibrio politico, che ho sollevato e torno a sollevare anche oggi in Aula, perché questa Regione continua a finanziare solo una parte del territorio e non anche l’altra, e questo riguarda non solo gli aeroporti, ma anche il turismo, il commercio.
Quindi, chiedo a questa Giunta regionale, che ancora si chiama Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, di guardare con lo stesso occhio tutto il territorio, sia quello della Romagna sia quello dell’Emilia, perché non può esistere una Romagna che assorbe i soldi e un’Emilia che lavora e produce.
Comprendo da un punto di vista territoriale, non politico, le preferenze romagnole del Presidente, che abita a Ravenna e quindi cerca di aiutare un porto - il porto fluviale di Ravenna - che è costato ai cittadini emiliano-romagnoli decine e decine di milioni di euro. Capisco che in Romagna risiede gran parte del bacino elettorale più fedele al Presidente e, quindi, alla Giunta regionale, ma credo che questi atteggiamenti non giustifichino scelte politiche palesemente sbagliate e, oltretutto, finanziate con i soldi dei contribuenti emiliano-romagnoli.
Direi che sono rimasto in tema, ho parlato in modo abbastanza chiaro e, soprattutto, ripeto che non mi assumo davanti ai miei elettori e ai cittadini la colpa di autorizzare con il mio voto - ma credo anche di molti del mio gruppo - in questa Assemblea un’operazione che sarà fallimentare e negativa per i cittadini stessi.
Occorre ripensare - e termino - ad un sistema aeroportuale regionale bilanciato, meno dispendioso per i contribuenti e più funzionale per i cittadini. In altre parole, dobbiamo fare in modo migliore gli interessi dei cittadini. Lo ripeto, capisco l’amarezza dei colleghi forlivesi e il loro campanilismo, ma votando questo intervento faranno del male alla loro stessa città, perché è un intervento davvero sbagliato. Se un aeroporto non è in grado di decollare da solo, non può diventare un peso per l’intera comunità emiliano-romagnola.
Quindi, Presidente, è chiaro che il mio parere è totalmente negativo nei confronti di questa delibera che ritengo politicamente molto dubbia. Grazie.
PRESIDENTE :(Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Premetto che il mio intervento sarà quello che normalmente avrei fatto sul tema dell’aeroporto e non mi dilungherò oltre. Una piccola nota, però, me la deve concedere. Non si può governare a colpi di maggioranza; non si può invertire l’ordine dei lavori, interrompere la discussione di una legge importante come se fosse una risoluzione, alzandosi e comunicando l’inversione dell’ordine dei lavori. Penso che, se ci fosse stata maggiore sensibilità, forse avremmo anche trovato un accordo. Si poteva sospendere e convocare una veloce Conferenza dei Capigruppo. Penso che non si governi così, alzando le mani.
Detto questo e venendo al tema, premetto che l’idea che lo sviluppo di un territorio si faccia costruendo degli aeroporti o avendo degli aeroporti ci riporta, signori consiglieri, un po’ indietro. Era un’idea che forse poteva andare bene venti o trenta anni fa. Oggi, però, l’economia sta diventando sempre più immateriale; parlo di un’economia della conoscenza, della cultura, dei distretti economico-solidali, delle filiere corte, dei circuiti locali. Oggi dovremmo ragionare anche in funzione della grave crisi energetica e globale che sta riguardando tutti noi cittadini di questo pianeta, non dovremmo pretendere di poter, ogni quattro mesi, prendere un aereo e andare a fare una settimana di vacanze al sole dall’altra parte del pianeta. Certo, ci può stare, ma stiamo assumendo ritmi di vita che non sono sostenibili. E questa curva, con l’aumento del prezzo del petrolio, scenderà, quindi le previsioni di aumento dei passeggeri non sono veritiere.
Come Regione dovremmo promuovere un turismo diverso, concentrare tutte le risorse, ad esempio - e qui ci sono bellissime iniziative, ottimi servizi - sui percorsi di turismo culturale (come i percorsi geologici lungo l’Appennino), lavorando perché i cittadini dell’Emilia-Romagna conoscano bene il loro territorio prima di spostarsi a 4.000 chilometri di distanza. Penso agli agriturismi, ai percorsi enogastronomici, ai musei. Dovremmo partire, quindi, da un turismo qualificato - non so neanche se sia giusto chiamarlo turismo - e culturale.
Non è nemmeno possibile pensare di portare le nettarine romagnole, organizzando dei cargo, da Forlì all’altra parte del mondo. Chi pensa questo è uno sprovveduto. Non è questa l’economia del futuro, l’economia che vogliamo. Dobbiamo essere in grado, se vogliamo parlare al futuro, di pensare a un’altra economia, un’economia della transizione, perché - lo ripeto - siamo già arrivati al picco del petrolio e non dobbiamo aspettare che questo finisca per cambiare rotta.
Quando si dice che il petrolio sta arrivando alla sua data di scadenza, si intende far riferimento alla capacità dei pozzi di far sgorgare il petrolio ad un livello di pressione che renda vantaggiosa la sua estrazione. Una volta con un barile di petrolio investito in energia se ne tiravano fuori cinquanta. Oggi siamo arrivati a quindici e stiamo scendendo velocemente.
Quindi, dobbiamo capire che questo tipo di mobilità energivora - e quella dell’aereo è altamente inquinante ed energivora - non sarà più sostenibile. È un concetto di mobilità che non chiama in causa la mobilità della conoscenza e delle idee, ma una mobilità materiale che non ha futuro. E non ha futuro perché abbiamo un pianeta finito di risorse e di spazi. A monte, dunque, c’è un’idea sbagliata.
Forlì non si rilancerà con l’aeroporto, che rappresenta solo una tassa per quella città. La città di Forlì si rilancerà con nuove politiche, prima di tutto del territorio. Quindi, stiamo facendo qualcosa di sbagliato politicamente, al di là dei problemi tecnici e dell’abbiccì della buona amministrazione che andremo poi a sindacare.
Abbiamo, nel nostro territorio, oltre a un’emergenza energetica, un’emergenza oncologica. Ricordo che il bacino padano, che è una delle aree che produce più emissioni di agenti inquinanti in tutta Europa e in tutto il mondo, ha un problema climatico: siamo chiusi in una vallata tra gli Appennini e le Alpi, il che ci teneva al riparo da agenti atmosferici invasivi e quindi ha permesso di creare una florida agricoltura nella nostra regione, ma oggi, in una società che è cambiata, subiamo conseguenze molto negative, perché non girando i venti gli inquinanti stagnano in questa zona. Anzi, la beffa è che viviamo in una pianura sollecitata da venti di andamento est-ovest che lasciano le polveri - portandole a est e riportandole a ovest - sempre nello stesso bacino. Quando ero piccolo si diceva che il decollo degli aerei inquinava come dieci anni di utilizzo medio di una Golf. Quindi, gli aeroporti, con i decolli e gli atterraggi degli aerei, sono estremamente inquinanti per le nostre città.
Si ragiona sempre in termini di milioni di passeggeri, di quantità, ma non in termini di qualità. Cosa portano questi passeggeri al nostro indotto? Se vengo da Verona, prendo un trenino, vado in aeroporto e decollo, che cosa ho portato come ricchezza al bacino bolognese? Invece, cosa ho dato a quel territorio, con le emissioni del mio aereo, in termini di inquinamento e, quindi, di degrado? Questo aspetto non lo quantifichiamo mai. Quando si fanno delle politiche dovremmo anche pensare di fare delle politiche integrate, pensando anche ai risvolti sanitari, ambientali. Ma non lo si sta facendo. Si parla di cifre, di holding, di bilanci e capitalizzazioni, ma non pensiamo mai alla qualità della vita.
Mi chiedo il perché di questa fretta. Non sono riusciti a fare questa fusione - che fusione non è, ma chiamiamola così - in tutto questo tempo e adesso improvvisamente c’è fretta. Non è forse perché siamo sotto elezioni? Me lo chiedo.
Ho chiesto all’assessore Peri se, visto che stiamo investendo risorse e tempo in Commissione, almeno i soci principali delle due società sono d’accordo. Mi è stato risposto di sì. A me risulta veramente strano l’assenso a un’aggregazione di cui non si ha un piano industriale, né si conoscono i rapporti di forza all’interno di questa nuova società, lo statuto eccetera. Insomma, non si sa nulla di nulla. Non si ha neanche un’idea in linea generale, che è quella che ho chiesto, poiché chiaramente non possiamo avere le carte.
Quindi, ci è stato chiesto di votare una legge al buio, con un’intenzione. Potrei anche accettarlo, ma leggo sulle agenzie una dichiarazione del candidato sindaco di Rimini Gnassi, che avrà la sua voce in capitolo, visto che probabilmente tra poche settimane sarà sindaco di Rimini e, quindi, sarà responsabile di quella fetta di capitale sociale: «No alle fusioni fatte a tavolino». Questo di andare avanti, comunque, sotto elezioni, è un atteggiamento irresponsabile politicamente. L’aeroporto principale della Romagna è Rimini: l’ha detto lui, cioè quello che, facendo una forzatura, potremmo definire sindaco in pectore.
A questo punto, ci state chiedendo di votare una legge di due articoli. Si è fatta confusione perché prima si è parlato di un’unica società, poi di una holding, senza specificare di che tipo, poi si è tornati a un’unica società, e quando abbiamo detto che era una holding, ci è stato risposto che era una società. Ma ecco che leggiamo il testo della legge e vediamo che si parla di un’unica società che gestisca partecipazioni societarie di altre società. Questa si chiama holding finanziaria. Qualcuno forse fa confusione tra l’holding capogruppo e l’holding finanziaria, ma di fatto è una holding finanziaria. Chiamiamola come vogliamo, ma questo è. Non è un’unica società che gestirà operativamente insieme, come un’unica cosa, i due scali.
Per queste ragioni non possiamo assolutamente andare avanti e non possiamo neanche fare politica pensando ai campanilismi. Il Movimento 5 Stelle a Forlì ha una consigliera, Raffaella Pirini che, da quando si è insediata, si batte per cercare di far cessare questa tassa che grava sulla pelle dei contribuenti forlivesi e anche - ahimè - regionali.
Non ci poniamo il problema se si perdono o si acquistano voti; non ragioniamo con le clientele. Non lo dice il Movimento 5 Stelle che l’aeroporto di Forlì deve essere chiuso. Ovviamente non è un libro sacro, è sicuramente un’opinione, ma è certo che un organismo serio, non vicino a noi, come Nomisma, dice che sono senza futuro la metà degli aeroporti in Italia, quattordici sono strategici, dieci recuperabili, ventiquattro da chiudere. Pensate un po’, Nomisma non include solo quello di Forlì tra gli aeroporti da chiudere, ma anche quello di Rimini.
Vorrei chiedere ai servizi della Giunta, se l’assessore non mi sa rispondere, su quali dati, su quali previsioni oggettive, su quali istruttorie e ricerche (se ci sono voglio vederle), sulla base di che tipo di diversificazione di voli si pensa di poter rilanciare un’unica società, con elevati costi quindi, con i due aeroporti di Forlì e Rimini.
Qualcuno dice che si tratta di un grande polo, che c’è la scuola aeronautica, ci sono studi di ricerca. Bene, ma non abbiamo bisogno che quello sia uno scalo commerciale per andare avanti con questi lavori. Oggi il grosso della formazione e dell’istruzione si fa sui simulatori, lo dico per chi sostiene che l’aeroporto è necessario per fare scuola di volo. Poi, se proprio hanno bisogno di decollare, possono sempre andare a Rimini. Quindi, non nascondiamoci dietro la scusa della scuola di volo per portare avanti un progetto che non c’entra niente, appunto, con la scuola di volo, per quanto io riconosca che questo sia un polo d’eccellenza.
Allora, visto che non possiamo tenere in piedi dei carrozzoni pubblici con i nostri soldi, sarà il mercato - e saranno questi due soggetti, in base alle loro capacità di fare rete e di inserirsi nel mercato - a decidere, in base alle loro qualità, quale dei due scali sopravviverà. Dovranno adottare una exit strategy, si chiama così. Quei due scali non hanno futuro insieme: sono a poche decine di chilometri sulla via Emilia e hanno come competitor un aeroporto come quello di Bologna che - ahimè, in termini di inquinamento che porta alla città - è in una posizione di forza incredibile, è strategico. Ryanair è andato a Bologna e da lì non si schioderà più, poiché ha trovato la sua gallina dalle uova d’oro. E lo stesso vale per il Marconi, nonostante la situazione paradossale che sono gli aeroporti a pagare i vettori per essere inseriti nelle loro tratte.
Ora, cosa ha fatto Zapatero? Ha chiuso un numero “x” di aeroporti, mantenendone pochissimi, e adesso sono i vettori a pagare per andare in quegli aeroporti. Questa si chiama efficienza, politica del risparmio. Noi vorremmo che anche la Regione, nei suoi limiti e nelle sue facoltà, attui questo tipo di politiche, e non preveda un aeroporto ogni quaranta chilometri. Ma che pianificazione è questa? Le Regioni devono fare leggi e pianificare. Che cosa ha pianificato la Regione? Vogliamo parlare dell’urbanistica e dire quanto la Regione è riuscita a pianificare su questo tema? Siamo una delle Regioni col più alto tasso di sprawl, di dispersione urbanistica, con tutti i problemi che questo ha costituito. Noi facciamo leggi che sono lettera morta, prendiamo i titoli sui giornali, ma si tratta di leggi di intenti e, poiché sul territorio non ci sono i controlli, non diventano cogenti. Così abbiamo fatto sugli aeroporti.
In Commissione ho fatto una precisa domanda: quei due aeroporti sono strategici per la Regione Emilia-Romagna? Non mi è stato risposto che purtroppo ce li siamo trovati e, poiché ormai ci sono, dobbiamo fare qualcosa, ma che sono effettivamente strategici. Chi può pensare che due aeroporti a poche decine di chilometri di distanza possano funzionare sul mercato? Quello che stiamo facendo è accanimento terapeutico. Uno di quei due aeroporti, come scalo commerciale, chiuderà. Non c’è niente da fare. Anche dieci anni fa si parlava di una previsione di un incremento dei passeggeri, ma l’aeroporto Ridolfi ne perde sempre più. Di cosa stiamo parlando?
Quindi, non posso trovarmi concorde né sul metodo, né sul merito. Il buonsenso dovrebbe almeno portare ad aspettare i nuovi referenti pubblici in queste società, almeno il nuovo referente pubblico, quello di Rimini, per cercare di capire quale sia la sua intenzione politica. È inutile che andiamo avanti con un foglietto di intenti firmato a febbraio (cinque righe, mi è stato detto, le aspetto ancora, avrei avuto il piacere di averle in Commissione).
Questo è un ko della Regione. Dobbiamo mollare i campanilismi. Nessuno rimprovererebbe niente alla Giunta e a Peri se si dicesse che i soci pubblici hanno deciso di andare avanti e, dunque, se vogliono tenere gli aeroporti in casa devono assumersene le responsabilità. Noi dobbiamo dire questo: con l’accanimento terapeutico, facendo una holding finanziaria, senza avere neanche una chiara idea di quali saranno i rapporti di forza e di quale sarà il piano industriale (a domanda precisa, in Commissione l’assessore ha detto di non sapere e che ci stanno lavorando i tecnici, ricordando che una fusione ha dei percorsi), insomma se dobbiamo fare un salto nel buio non ci possiamo stare.
Lo ripeto, smettiamola di concentrarci sulle reti materiali e lavoriamo su una crescita immateriale, della cultura, su un flusso della conoscenza. Avremo modo di parlare, più avanti - spero in questo Consiglio, in una discussione pubblica - di quello che sta succedendo in Regione e di quello che si sta facendo sul tema della banda larga.
No, quindi, all’idea di aeroporto come strumento fondamentale per lo sviluppo del territorio - lo sviluppo di Forlì sarà di tipo diverso - e no a questo pasticcio dal punto di vista amministrativo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Quando ho chiesto l’inversione - mi rivolgo ovviamente a quelli che conoscono bene l’Aula - mancava un’ora e venti, in base all’orologio ufficiale, alla fine della sessione dell’Assemblea. Ora, una legge di quindici articoli, con circa venti emendamenti, cioè la legge riguardante il contrasto alla criminalità e alla penetrazione mafiosa, in questo tempo era assolutamente inapprovabile. Quindi, era già in essere l’atto legittimo, ma a mio avviso riprovevole, di ostruzionismo, cosa che evidentemente e a maggior ragione si è riverberata e si riverbera, invece, su questa legge di due articoli, ampiamente approvabile, ma che, per ragioni politiche che noi non condividiamo, non volete approvare oggi. Lo dico ovviamente ai colleghi del centrodestra, lo dico anche al collega Favia, fintamente e astutamente principiante.
Lei non mi deve mica rispondere, mi ha già risposto abbondantemente col suo intervento. Ho parlato con i colleghi Presidenti di gruppi di maggioranza e noi siamo pronti, se il Presidente dell’Assemblea lo ritiene, a convocare una Conferenza dei Capigruppo immediatamente, al termine di questa seduta dell’Assemblea, per convocare un’altra seduta dell’Assemblea legislativa la prossima settimana e concludere la discussione e l’approvazione di leggi che questa maggioranza ha voluto, ha sostenuto e sostiene.
Mi sono scusato, prima, nel chiedere l’inversione dell’ordine dei lavori, ma è del tutto evidente che non c’è la volontà politica di approvare due leggi importanti per l’intera società emiliano-romagnola. Questo non è un problema, voi fate legittimamente il vostro mestiere, il collega Favia anche, noi facciamo il nostro e siamo pronti per convocare l’Assemblea legislativa la prossima settimana. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Ero iscritto a parlare forse prima del collega Monari, però…
PRESIDENTE (Richetti): Dovete solo decidere se volete che il Presidente faccia il suo mestiere in punta di Regolamento, o lo fate voi. Il Regolamento parla chiarissimo sulla modalità con cui si dà la parola. Se ogni volta c’è il retropensiero che il sottoscritto faccia operazioni differenti…
POLLASTRI: Ho domandato perché il collega Monari non è intervenuto sul punto, sul merito del provvedimento, ed io ero iscritto a parlare in discussione generale. Ho solo evidenziato questo. Detto questo, noi siamo rimasti sorpresi, presidente, della richiesta che è venuta all’ultimo momento da parte del collega Monari, oltre alla precedente richiesta di inversione sul mio progetto di legge. Bastava dirmelo, occorre una sensibilità nei rapporti.
A questo punto - sono quasi le 19 - la proposta di convocare un’Assemblea in più non mi trova contrario. Per conto mio, come ho sempre detto, queste cose forse non accadrebbero se si facesse qualche seduta di Assemblea legislativa in più. Sarà il collega Lombardi a valutare la situazione, ma penso che nulla osti a questa ulteriore riunione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di parlare il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Sono rimasto un po’ sorpreso dalla gestione degli interventi, perché io mi sono iscritto quando la maggior parte dei consiglieri non era in Aula, quindi mi risulta un po’ singolare intervenire dopo tre di loro.
Comunque, io ho votato a favore dell’inversione dell’ordine del giorno per senso di responsabilità nei confronti di una situazione che, per quanto siano limitate le mie conoscenze, ritengo molto grave. Mi riferisco all’argomento di merito. Tuttavia, credo che non si possa uscire da questa Aula, stasera, senza aver stabilito quando si completerà la discussione sul punto che abbiamo sospeso. Era il tema che avevo cercato di sollevare nella mia richiesta di precisazione. Mi è stato risposto - e forse non poteva essere diversamente - in un modo che mi è sembrato un po’ formale. In ogni caso, non mi era sembrata la risposta adeguata sul piano politico e dei rapporti all’interno di quest’Aula.
Credo che dobbiamo sapere quando ci riconvochiamo per terminare la discussione sul progetto di legge che abbiamo sospeso. Questa è una priorità di tutti e non possiamo accantonarla. Io avevo votato a favore dell’inversione anche perché, forse molto ingenuamente, avevo pensato che potessimo sbrigarci sulla vicenda di Rimini e di Forlì e riprendere la discussione sul progetto di legge precedente. Così non è stato e ho constatato che gli interventi successivi dichiarano in maniera abbastanza evidente la strategia di prendere tempo. Credo che il consigliere Filippi abbia dimenticato, nel suo intervento, sole le cammelle da latte, quindi è abbastanza evidente che cosa si propone.
Annunciando che sono d’accordo con la proposta avanzata dal consigliere Monari, anche perché, tutto sommato, mi pare che fosse quella che cercavo di avanzare nelle mie richieste di chiarimento (sono d’accordo, in questo caso, con me stesso) vengo al merito per dire che abbiamo di fronte una situazione difficile - cercherò di dirlo in poche parole - con due aeroporti in difficoltà.
Noi abbiamo un sistema aeroportuale tale che (vorrei dirlo in maniera colorita) quando uno arriva in uno degli aeroporti della nostra regione da un’altra città europea gli sembra di arrivare in una stazione delle autocorriere, e non in un aeroporto. In effetti, come sappiamo tutti, non regge che vi siano quattro aeroporti che cercano di fare la stessa cosa. Questo è soprattutto il nostro problema. Nel futuro ci sarà anche il problema che richiama il consigliere Favia, ossia che un cambiamento dei consumi e dei modi di vivere porterà forse a riconsiderare tante cose, ma in questo momento - e probabilmente per i prossimi anni - è evidente che non regge un sistema aeroportuale che praticamente costringe gli aeroporti ad essere una specie di stazione delle autocorriere. Parlo dal punto di vista della capacità di servizi, dell’accoglienza di pubblico e di tanti aspetti che ognuno di noi può vedere, considerato che siamo persone che mediamente possono anche permettersi di fare qualche escursione.
È evidente, quindi, che c’è un problema di integrazione e di specializzazione, senza le quali non si giustifica, appunto, la presenza di tanti aeroporti. Se non c’è questa capacità di specializzazione e di integrazione, non è assolutamente giustificabile che vi siano tanti aeroporti. Per questo, un finanziamento che può evitare il fallimento e consente di perseguire questa strada lo trovo un atto doveroso per cercare di evitare una catastrofe, quale sarebbe il fallimento di queste situazioni.
Dopodiché - mi rivolgo all’assessore - anch’io avrei preferito capire qualcosa di più nel merito del piano industriale. Effettivamente, da quello che ci avete sottoposto, emerge chiaramente l’urgenza dell’intervento, ma non emerge affatto in modo chiaro, diciamo la verità, quale sia il profilo industriale dell’operazione che si mette in piedi.
Comunque, voterò ugualmente il progetto di legge, quando arriveremo a votarlo, per senso di responsabilità, per evitare che la situazione precipiti anziché essere invece governata, come è necessario fare, per impedire il fallimento delle imprese.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Da questa prima discussione, mi pare di poter convocare la Conferenza dei Capigruppo, che è l’unica titolata a fissare la data della prossima tornata assembleare, in conclusione dei nostri lavori.
Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Intanto, prima di entrare nel merito, mi sembra un po’ forzato parlare di ostruzionismo che noi avremmo posto in essere nella discussione precedente a questo progetto di legge. Anche di fronte alla richiesta di inversione sul progetto di legge del collega Pollastri, credo che abbiamo fatto il minimo sindacale per difendere la sua posizione e poi ci siamo docilmente accomodati nella discussione sulla legge relativa alle infiltrazioni mafiose. I nostri interventi, in quel caso, sono stati assolutamente pertinenti e mantenuti nei limiti di quello che si poteva dire. Non c’era, da parte nostra, alcuna intenzione di fare ostruzionismo in quel momento e credo sia stato evidente a tutti. Penso che probabilmente in buona fede sia stata chiesta la sospensione, considerato il numero degli interventi previsti. Qui finisce la premessa.
Quello che certamente ci lascia sospettosi è la gestione complessiva di questo progetto di legge. Intanto, collega Favia, io ho ricevuto quel documento relativo all’accordo preliminare fra i vari soci di Aeradria e di SEAF, quindi penso che se lo troverà nella posta anche lei. Tuttavia, anche lì si parla di holding, di fusione, di un programma che preveda la razionalizzazione delle vocazioni dei vari aeroporti, cioè tutto e il contrario di tutto, tant’è vero che da allora (credo che l’accordo risalga ai primi di gennaio o addirittura a dicembre) il dibattito sulla questione degli aeroporti romagnoli è stato informato a qualsiasi interpretazione.
Io ho sentito gli amministratori riminesi e anche oggi leggo in un articolo che il Presidente della Provincia sostiene che la votazione prevista oggi in Regione non è così importante, che sono aperti a diverse possibilità, che non è detto che la fusione sia lo scopo finale. Noi abbiamo avuto in Commissione - e in questo l’assessore è stato molto esplicito - la precisa indicazione che quella è la direzione in cui la Regione vuole andare.
D’altra parte, nel documento firmato anche dagli amministratori riminesi, così come dai forlivesi, che ho letto, è scritto che si parla di holding o fusione delle società. Mi stupisce, dunque, come nella mia provincia si sia potuto portare avanti per diverso tempo questo equivoco sul fatto che ci sia la fusione o il conferimento delle azioni in una holding.
Definisco sospetto il modo in cui è stata proposta questa legge, perché anche il collega Naldi, che certamente è limpido e in perfetta buona fede quando svolge i suoi interventi, ha dovuto ammettere che il piano industriale dietro a questo provvedimento non c’è. Noi praticamente dovremmo dare mandato alla Giunta di costituire una holding senza sapere quale sarà il peso della Regione, quale sarà il peso che assumeranno le Province e il Comune di Rimini (e quindi anche questi enti dovranno fare le loro valutazioni), quale sarà il peso che avranno la Provincia e il Comune di Forlì.
Il documento poi affronta anche il problema del rapporto con i privati.
Un’ultima questione preliminare al mio intervento è quella relativa al famoso piano degli aeroporti regionali, che è stato realizzato - credo con un certo dispendio di mezzi economici - da parte della società KPMG, quotata nel settore, che ha effettuato uno studio sul sistema degli aeroporti, che come ci è stato ricordato in Commissione fa parte da più mandati della strategia regionale. Ma quella indagine sul sistema aeroportuale emiliano-romagnolo non si sa che fine abbia fatto. Addirittura lì si parlava di un unico sistema aeroportuale, ma l’esito che abbiamo avuto, dopo quello studio, è stato che l’aeroporto di Bologna, socio dell’aeroporto di Forlì, è uscito da quest’ultimo.
Oggi, in questa situazione, se avessimo anche l’aeroporto di Bologna socio dell’aeroporto di Forlì, saremmo quasi arrivati al punto di realizzare questo sistema aeroportuale emiliano-romagnolo. Invece, ci troviamo nella situazione per cui la Regione è passata dal 25 per cento all’1 per cento nella compagine sociale di SEAF, l’aeroporto di Bologna è uscito completamente e oggi ci si viene a spiegare che è utile ed opportuno formare questa holding fra l’aeroporto di Forlì e l’aeroporto di Rimini.
Come viene spiegata, in maniera abbastanza approssimativa, la bontà di questa operazione? Con il fatto che di fronte a questo strapotere dei vettori low cost bisogna creare una massa d’urto capace di resistere alle pressioni che questi vettori operano sui poveri aeroporti. Intanto, che l’aeroporto di Rimini e l’aeroporto di Forlì insieme abbiano un peso così consistente da poter contrastare Wind Jet o Ryanair, mi sembra difficile. Ma se anche fosse così, poniamo che da questa operazione risparmino 700 mila euro - e dico una cifra che non è facile da raggiungere - ci troveremmo che quell’operazione, complessivamente, se ha portato Forlì alle condizioni in cui è oggi, comunque sarebbe un’operazione in perdita. Il tema - lo diceva prima il collega Favia - non è che qui c’è un mercato talmente ampio che dobbiamo dividercelo meglio, razionalizzarlo e cercare addirittura di implementare il mercato; il tema è che il mercato, per due aeroporti così vicini, non c’è. Tant’è vero che anche nel documento firmato dalla Regione all’inizio dell’anno si parla di razionalizzazione delle vocazioni. Bisognerà verificare la possibilità di mantenere questi due aeroporti. Ecco perché dico agli amici di Forlì che io al loro posto farei lo stesso, soprattutto essendo all’opposizione, cioè difenderei le istanze del territorio.
Mi rendo conto che avere un aeroporto sotto casa, per chi deve andare in vacanza o per chi deve spostarsi per lavoro, certamente è una cosa positiva. Tuttavia, non sono sicuro che, anche mandando in porto questa operazione, gli amici di Forlì domani si troveranno i voli a cui sono interessati oggi. La Wind Jet torna a Forlì e da lì vola per le varie destinazioni? Se facesse questo impoverirebbe l’aeroporto di Rimini, che probabilmente farebbe fatica a mantenersi.
Dovremmo cercare nuovi mercati, che però è difficile trovare. Viceversa, se destiniamo l’aeroporto di Forlì, ad esempio, a una vocazione commerciale, gli amici di Forlì che vogliono andare in vacanza o che devono volare per business devono comunque spostarsi a Rimini, perché a Forlì ci saranno i voli cargo.
Allora, se parliamo di questo, potremmo anche affrontare in maniera seria il problema. Se, invece, facciamo finta di mettere una pezza a questa situazione, lasciando poi delle speranze a tutti, credo che queste verranno deluse.
Bisogna avere un po' di memoria storica e ricordare come è nata la questione dell’aeroporto di Forlì. Quando Ryanair decise di sbarcare in Italia, scelse tre aeroporti come core business per il suo ingresso in Italia: l’aeroporto di Venezia, e tutti capiscono perché, l’aeroporto di Pisa perché era vicino a Firenze e l’aeroporto di Rimini. In seguito, però, per diatribe interne alla politica riminese, alla sinistra riminese, all’estrema sinistra riminese, venne messo in discussione il rapporto con Ryanair, che ovviamente è un rapporto oneroso per il territorio. Allora c’erano anche questioni legate alla normativa europea, che in qualche modo mettevano a rischio una delle prime procedure di sostegno ai voli low cost.
In quel momento, Bologna, forse appoggiata anche dalla Regione - e qui ci metto la malizia del politico -, per fare la guerra a Rimini ha in qualche modo rivitalizzato l’aeroporto di Forlì. Per un po’ di anni ha subito le perdite dell’aeroporto di Forlì. Questo gli è servito quando sono stati fatti i lavori alla pista dell’aeroporto di Bologna, ma quando si è visto che Rimini non moriva e che Forlì diventava un peso insostenibile, Bologna se n’è andata.
Quindi, l’aeroporto di Forlì non è un aeroporto nato - non dico su basi economiche solide, perché tutti gli aeroporti navigano in acque turbolente - sull’esigenza e sulla potenzialità del proprio territorio, ma è stato indotto. Poi, nel momento in cui se lo sono trovato in casa, gli amici di Forlì certamente hanno usufruito a piene mani di questa possibilità, pagandola profumatamente.
Rispetto alla holding che oggi ci viene proposta, è sospetto che una Regione come la nostra, attenta ai conti - prima abbiamo sentito tutte le perplessità del Presidente Errani sull’applicazione del federalismo fiscale, ci è stato spiegato in mille modi che spendiamo i soldi in maniera assolutamente oculata, scriviamo una legge come quella che abbiamo sospeso per contrastare le infiltrazioni mafiose e per tutelare la legalità nel suo complesso - spinga a piene mani per fare una fusione, perché di questo si tratta, con una società che ha 9 milioni di debiti. In realtà non ho capito bene, perché sui giornali si parla anche di 16 milioni di debiti, ma mi hanno spiegato i tecnici che sono circa 9-10 milioni.
Comunque, parliamo di una società che ha 9 milioni di debiti e ha un’inchiesta in corso che ipotizza bancarotta fraudolenta. E noi abbiamo tutta questa fretta di acquistare azioni di questa società e di metterle in una holding regionale? Io credo che se fossimo noi a proporre una cosa del genere ci accusereste sicuramente di avere chissà quali interessi a voler fare un’operazione di questo genere.
Da questi dati obiettivi viene il nostro sospetto, perché di solito questa Regione è molto più attenta e più oculata quando si tratta di fare operazioni di questo tipo. Non è la prima volta che noi diamo mandato alla Giunta di entrare in qualche società, ma ci viene spiegato il piano finanziario, come vengono divise le quote, le azioni, e non in questo modo assolutamente approssimativo.
Poi c’è tutto il capitolo…
(brusio in aula)
PRESIDENTE (Richetti): Colleghi, scusate, siamo ancora in discussione generale. Prendiamo posto e non diamo le spalle alla Presidenza.
Prego, consigliere Lombardi.
LOMBARDI: Grazie, presidente.
Poi c'è tutto il discorso aperto rispetto alla privatizzazione dell’aeroporto di Forlì. A parte il fatto che non mi piace quando anche qualche alleato vuole mettere il cappello su certe operazioni facendo vedere i muscoli e mostrando quanto conta nel contesto forlivese, e anche per questo sono più attento a questa proposta. Tuttavia, l’intervento dei veneziani, che pare abbiano dimostrato un certo interesse nei confronti della privatizzazione, ci viene spiegato che non viene messo a rischio da questa normativa. Dal punto di vista commerciale, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con queste materie, sa che se oggi io compro la maggioranza delle azioni di SEAF sono il padrone di SEAF e gestirò quella società come meglio voglio, anche in sinergia con Venezia, ad esempio, qualora fosse Venezia. Se, però, io compro le azioni di SEAF che sono in una holding regionale, quindi sono socio con la Regione e con Rimini, non sono più il padrone di niente, ma sono una parte - fra l’altro minoritaria, perché spero che nessuno abbia in mente di dare la maggioranza di questa holding all’aeroporto di Forlì che ha 9 milioni di perdite, quindi suppongo che la maggioranza ce l’abbia il territorio di Rimini - di una holding. Quindi, questi signori di Venezia dovrebbero venire a far parte di una holding in cui non hanno la maggioranza. E questo, mi si dice, non mette a rischio il rapporto: io lo trovo strano.
Ho anche pensato - di fronte a cose incredibili si deve usare la fantasia - che SAVE abbia interesse ad acquistare anche Rimini, perché allora la cosa potrebbe avere un senso. Intanto mette un piede e domani cercherà di avere rapporti con Aeradria per acquistare anche la gestione di Rimini. Ma anche se così fosse - lo dico agli amici di Forlì - un domani che SAVE avesse la proprietà dell’aeroporto di Rimini e di Forlì, non è in grado di mantenerli tutti e due, perché tutti questi aerei che arrivano dalle nostre parti non ci saranno e quindi sicuramente l’aeroporto di Forlì è destinato quanto meno ad avere una destinazione diversa. Allora bisogna dirlo. Capisco che per chi amministra non è semplice, poiché certamente si tratta di scontentare qualcuno. Tuttavia, siccome a noi non tocca governare è plausibile che ci dividiamo e che difendiamo i nostri orticelli, ma chi governa ha una responsabilità diversa e quindi deve intervenire per far funzionare il sistema, per non sprecare risorse e per dare un servizio importante ai cittadini riminesi.
L’altro dato è sempre relativo alla fusione. In merito agli 8 o 10 milioni di debiti che ha accumulato l’aeroporto di Forlì, avendo tutti i voli di Wind Jet, un domani che si realizza questa holding è chiaro - questo è stato detto - che i soci di Forlì ripianano il bilancio, quindi si riparte da zero, ma non è che ripartendo da zero quegli 8 milioni di euro di debiti non si fanno più, perché sono nati in base a una gestione chiaramente in deficit. Tale gestione riprenderà, dal giorno dopo, a produrre perdite: magari non 8 milioni, ma sicuramente non sarà una gestione in pareggio. Quindi, anche i soci riminesi si troveranno coinvolti in questo marasma economico.
L’ultima questione che voglio richiamare è relativa alle mie amministrazioni riminesi: Comune di Rimini e Provincia di Rimini. A parte il fatto che scopro oggi che nel documento firmato con la Regione era tutto chiaro e quindi dovevano sapere bene che cosa succedeva, mi pare però che abbiano preso troppo sotto gamba questa proposta di legge, perché questo mette a rischio anche il nostro aeroporto. Se domani ci dovessimo trovare - mi riferisco al territorio di Rimini - soci di una società che continua a produrre perdite, poiché già facciamo fatica a mantenere quello che abbiamo, difficilmente riusciremmo a sostenere anche altre realtà. La Regione, peraltro, ha detto chiaramente che non vuole mettere altri soldi, altrimenti - e lo trovo giusto - la Corte dei Conti riterrebbe che un sovvenzionamento continuativo di perdite ad una società partecipata rappresenti un uso improprio di risorse pubbliche.
Non capisco perché, anche sul versante riminese, non ci si sia preoccupati con estremo rigore di quanto avveniva in Regione e la cosa è stata presa sotto gamba, a mio avviso confidando sul fatto di avere la maggioranza di quella società, che io reputo però un debito e non una prospettiva di sviluppo per il nostro aeroporto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ho altri due iscritti ad intervenire, ma è evidente che non ci sono i tempi, essendo le ore 18,57. I nostri lavori terminano qui.
Sono convocati la Conferenza dei Capigruppo e l’Ufficio di Presidenza in sala A .
Grazie e buona serata.
Annuncio di interrogazioni, risoluzione ed interpellanza
PRESIDENTE (Richetti): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
1333 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, in merito alla soppressione della corsa dell'autobus TEP che collega Parma con Traversetolo, con partenza alle ore 19,28 ed arrivo alle ore 20,10. (892)
1334 - Risoluzione proposta dai consiglieri Monari e Cevenini per verificare quale sia la volontà dei tre Comuni di Castel di Casio, Granaglione e Porretta Terme circa l'ipotesi della loro fusione. (219)
1335 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, per conoscere quali iniziative intende assumere la Regione al fine di favorire l'erogazione di prestazioni infermieristiche e fisioterapiche presso le farmacie rurali nel parmense. (893)
1336 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa il finanziamento assegnato al Consorzio di Bonifica di Piacenza dalla delibera di Giunta n. 255/2011. (894)
1337 - Interpellanza della consigliera Meo circa un progetto per la realizzazione di un impianto a biogas in località Morellazzo del Comune di Galliera (Bologna). (64)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 18,57
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l'assessore Muzzarelli e i consiglieri Bernardini e Montani.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
IL PRESIDENTE
I SEGRETARI
Richetti
Cevenini - Corradi
Espandi Indice