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42.
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 13 LUGLIO 2011
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
Indice
Cordoglio per l'uccisione in Afghanistan del militare italiano Roberto Marchini
PRESIDENTE (Richetti)
Interpellanza oggetto 858 (49)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
FILIPPI (PDL)
BIANCHI, assessore
Interpellanza oggetto 1001 (55)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
NALDI (SEL - Verdi)
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta
Interpellanza oggetto 961 (53)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BIGNAMI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
Interpellanza oggetto 616 (40)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BIANCHI, assessore
BARTOLINI (PDL)
OGGETTO 1305
Delibera: «Approvazione del secondo piano triennale di attuazione del Piano energetico regionale 2011-2013.» (Delibera di Giunta n. 486 del 11 04 11) (50)
(Illustrazione, discussione e conclusioni)
(Ordine del giorno oggetto 1305/1 - Presentazione) (36)
PRESIDENTE (Richetti)
MUZZARELLI, assessore
POLLASTRI (PDL)
GRILLINI (Italia dei Valori)
PIVA (PD)
VILLANI (PDL)
ALESSANDRINI (PD)
BAZZONI (PDL)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
FILIPPI (PDL)
MARANI (PD)
LOMBARDI (PDL)
NALDI (SEL - Verdi)
MANFREDINI (Lega Nord)
BONACCINI (PD)
DONINI (Fed. della Sinistra)
NOÈ (UDC)
Interrogazioni oggetti 1589 - 1590 - 1591 - 1592 - 1593 - 1597 - 1599 - 1600 - 1601 - 1602 - 1604 (da 1064 a 1074)
(Annuncio)
Risoluzioni oggetti 1594 - 1595 - 1596 - 1598 - 1603 (da 264 a 268)
(Annuncio)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Interrogazioni e risoluzioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 9,43
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la quarantaduesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Comunico l'assenza, per impegni istituzionali, ai sensi dell'art. 65, comma 2, del Regolamento interno, del presidente Errani.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna gli assessori Marzocchi e Mezzetti.
Cordoglio per l'uccisione in Afghanistan del militare italiano Roberto Marchini
PRESIDENTE (Richetti): Iniziamo come di consueto con lo svolgimento dell'inno nazionale. Penso di interpretare il sentimento dell'intera Assemblea dicendo che questo può essere anche il modo per rendere omaggio al caporal maggiore Roberto Marchini morto ieri in Afghanistan. Al di là del fatto che il caduto non sia emiliano-romagnolo, penso che sia occasione propizia per ricordare anche questa dolorosa scomparsa per il nostro Paese.
(L'Assemblea, in piedi, ascolta l'esecuzione dell'Inno di Mameli)
Svolgimento di interpellanze
PRESIDENTE (Richetti): Diamo inizio ai nostri lavori con lo svolgimento delle interpellanze.
Chiamo il seguente oggetto:
858 - Interpellanza del consigliere Filippi circa progetti didattici rivolti agli istituti tecnici superiori regionali e le relative procedure. (49)
Risponde per la Giunta l'assessore Bianchi.
La parola al consigliere Filippi.
FILIPPI: Grazie, presidente.
L'interpellanza è del dicembre dell'anno scorso ed è quindi riferita a un episodio accaduto in quel periodo.
La Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con l'Associazione industriali, ha predisposto un progetto didattico rivolto agli istituti tecnici superiori della Regione. Questo progetto non è stato pubblicato attraverso un bando e, in base a informazioni ricevute, l'assessorato all'istruzione della Regione Emilia-Romagna avrebbe spinto alcune scuole tecniche a presentare domanda di partecipazione, trascurando naturalmente altre scuole, visto che il bando, ripeto, non è stato pubblicato.
Vorrei sapere se è vero quanto da me supposto nell'interpellanza e quali sono i parametri che l'assessorato all'istruzione ha seguito per contattare le scuole. Inoltre, vorrei chiedere se la Giunta ritenga corretto questo atteggiamento che favorisce alcune scuole danneggiandone altre. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
La parola all'assessore Bianchi per la risposta.
BIANCHI, assessore: Abbiamo ricevuto nell'ottobre dell'anno scorso alcune richieste da parte delle autonomie scolastiche. In particolare, l'Istituto superiore Alberghetti di Imola, l'Istituto tecnico industriale statale Nobili, l'Istituto tecnico statale Volta e gli Istituti di istruzione superiore Aldini Valeriani e Sirani ci avevano proposto progetti in base alla loro autonomia, molto simili fra loro.
Si trattava sostanzialmente di quattro progetti di rapporto col mondo industriale, di tirocinio e di incrocio con il mondo del lavoro in particolare nell'area industriale. Noi abbiamo ritenuto che questi progetti, proprio per la loro complessità e ricchezza, fossero straordinariamente importanti. All'interno del mondo degli istituti tecnici, quindi non strettamente dei professionali, ci sembrava importante che specialmente i ragazzi degli ultimi anni avessero rapporti diretti col mondo industriale.
Essendo i progetti molto simili, abbiamo ritenuto di doverli sostenere, ma invitando gli istituti a parlarsi tra loro in modo che non fossero iniziative sconnesse e scomposte.
Abbiamo voluto fare questo, sottolineando anche il carattere sperimentale dell'iniziativa. Già dall'anno scorso, ma ancor più da quest'anno stiamo avviando le riflessioni sulla prossima fase del Fondo sociale europeo. Poiché avevamo intenzione di mettere allo studio un progetto sistematico, quello, sì, da mettere a bando ma nel prossimo periodo di programmazione del Fondo sociale, avere alcune autonomie che ci propongono progetti da poter monitorare e contestualmente utilizzare come base sperimentale per un progetto sistematico da lanciare nella prossima fase del Fondo sociale ci sembrava straordinariamente utile.
Leggo, quindi, testualmente: «considerato che da parte delle istituzioni scolastiche indicate sono pervenuti progetti, acquisiti e conservati agli atti del servizio, finalizzati al rafforzamento delle competenze tecnico-professionali degli studenti, anche attraverso esperienze formative di impresa; valutata positivamente la significatività dei progetti ai fini della valorizzazione della autonomia scolastica, in quanto propongono modalità didattiche innovative per l'orientamento, la preparazione professionale e l'inserimento nel mondo del lavoro degli studenti, realizzate anche attraverso esperienze in contesti lavorativi adeguati all'accoglienza e alla formazione», abbiamo ritenuto di sostenere questa richiesta delle autonomie, semplicemente domandando che vi fosse la possibilità di comparare le esperienze fra loro, così che questi istituti fossero consci di non essere casi isolati.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Bianchi.
La parola al consigliere Filippi per la replica.
FILIPPI: Grazie, presidente.
Grazie, assessore, ma io non ho messo in dubbio la validità dei progetti, non ho messo in dubbio che i quattro progetti presentati dalle scuole fossero molto simili tra loro e tutti e quattro legittimi. Resta il fatto però che, per una questione di limpidezza e di trasparenza, sarebbe stato utile, quanto meno, informare le altre scuole che la Regione stava finanziando questi progetti. Le altre scuole avrebbero potuto sfruttare l'opportunità di seguire una data direzione o presentare progetti simili. Non avendo invece pubblicato il bando e avendo fatto le cose praticamente di nascosto, si evince non sia stata adottata dal suo assessorato la trasparenza che si richiede a un istituto come la Regione Emilia-Romagna.
Chiedo, quindi, che il prossimo bando sia pubblicizzato. Tutti devono sapere come spendiamo i soldi dei cittadini emiliano-romagnoli. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Abbiamo esaurito l'oggetto 858, passiamo all'oggetto seguente:
1001 - Interpellanza del consigliere Naldi circa la tutela dei lavoratori dell'azienda Nichel Cromo di Mirandola (MO). (55)
Risponde per la Giunta il sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Naldi.
NALDI: Grazie, presidente.
Questa interpellanza è vecchia di più di cinque mesi. In una condizione normale dovrebbe essere già superata, purtroppo invece è ancora del tutto valida perché la situazione dei lavoratori di questa azienda in profonda crisi, per quanto mi consta, è del tutto inalterata.
È un'azienda che ha chiuso. Il proprietario è fuggito in Messico lasciando le casse vuote e l'azienda in un'incertezza totale. Non è il classico caso della multinazionale che viene qui a impadronirsi di un'azienda e a impossessarsi della tecnologia per poi delocalizzare la produzione. Questo è il caso di un imprenditore locale, cresciuto con la propria azienda, che a un certo punto, piuttosto che affrontare alcune difficoltà, ha fatto altre scelte.
Io sono intervenuto in questa vicenda, richiamato anche dai consiglieri locali che fanno riferimento a SEL, perché si confidava, da parte dei lavoratori e da parte dei consiglieri, che la Regione potesse svolgere un ruolo propositivo per cercare di costruire altre soluzioni imprenditoriali.
La mia valutazione del tutto personale, che probabilmente risente troppo della mia passata esperienza, era che un'azienda del genere dovesse fallire per poter avviare una nuova storia. Questo non è ancora avvenuto, ma purtroppo non è successo niente altro, salvo il fatto che più tempo un'azienda rimane chiusa e più è difficile farla ripartire.
So che l'assessore aveva preso contatti con alcuni imprenditori e quindi confermo le domande che avevo posto. Vorrei sapere, sulla base dei contatti in corso, se ci sono trattative, se può subentrare qualche altra impresa e cosa si può ancora fare per evitare che l'azienda chiuda e i lavoratori vengano a quel punto travolti da una situazione che, per quanto ne so io, alla fine di quest'anno sarà irrimediabilmente compromessa anche per tutti loro. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
La parola al sottosegretario Bertelli per la risposta.
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente.
Volevo rispondere al consigliere Naldi facendo anche un po' di storia di questa vicenda. Nichel Cromo 2 Srl acquisisce la propria attività da Nichel Cromo Srl, in liquidazione, in forza del contratto d'affitto di ramo d'azienda nel 2006. Dal 18 febbraio 2009 risulta socio unico della predetta società il signor Renato Bruschi, mentre in data 27 dicembre 2010 è stato nominato amministratore unico a tempo indeterminato Andrea Giuseppe Grignolo.
Per quanto attiene al preciso assetto organizzativo aziendale si rimanda alla visura storica che allego e che è quindi disponibile per il consigliere Naldi.
La situazione dell'azienda è stata esaminata con le parti sociali presso la Provincia di Modena il 29 dicembre 2010.
In data 4 maggio 2010 si verificò un incendio all'interno dell'azienda stessa che ha reso inagibile l'intero sito produttivo, causando di fatto l'interruzione delle attività produttive. L'assicurazione ha riconosciuto che l'incendio era stato dovuto a una causa fortuita e ha conseguentemente provveduto a rifondere un premio assicurativo. In via del tutto informale e approssimativa, ci è stato riferito che tale somma ammonterebbe a 700 mila euro.
All'azienda veniva comunque imposta la messa a norma di tutti gli impianti, nonché l'organizzazione di corsi di formazione sempre in linea con l'attuale normativa di prevenzione degli incendi, con conseguenti costi aggiuntivi.
A seguito dell'incendio, l'azienda, nella persona del signor Carlo Bruschi, ha comunicato alle organizzazioni sindacali provinciali la necessità di sospendere dal lavoro i propri dipendenti e far ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria, come risulta dalla lettera del 16 maggio 2010, anch'essa disponibile.
È stato prodotto anche un verbale di consultazione sindacale il 27 luglio 2010, finalizzato alla richiesta di cassa integrazione ordinaria, esso pure allegato a questa risposta e quindi disponibile.
La sospensione dell'orario di lavoro, combinata con le ferie dei lavoratori, doveva consentire all'azienda di giungere alla metà del mese di settembre 2010. In realtà, la cassa integrazione ordinaria si è poi protratta fino al 31 dicembre 2010. Nel frattempo, agli inizi di ottobre 2010, il signor Carlo Bruschi, come è stato ricordato dall'interpellante, se ne andava improvvisamente, senza provvedere alla preventiva individuazione di un altro amministratore.
I lavoratori dipendenti di Nichel Cromo 2 hanno continuato comunque a fruire dell'integrazione salariale anticipata dall'azienda almeno fino al mese di novembre 2010. Con l'approssimarsi della scadenza della CIG, prevista appunto per il 31 dicembre 2010, i rappresentanti sindacali hanno contattato la provincia di Modena, preoccupati del fatto che i dipendenti restassero con l'anno nuovo senza sostegno al reddito. Occorreva, tuttavia, un rappresentante che potesse legittimamente agire in nome e per conto della società.
In data 27 dicembre 2010, presso lo studio di un notaio di Mirandola, si teneva l'assemblea dei soci della Nichel Cromo 2, nella quale l'amministratore unico Carlo Bruschi, attraverso delega non essendo presente fisicamente, rassegnava le proprie dimissioni e contemporaneamente assumeva il medesimo incarico Andrea Grignolo. Il verbale di tale assemblea, prodotto in sede di esame congiunto, è anch'esso disponibile per l'interpellante.
Non appena avvenuta la nomina si provvedeva a dare istruzione al nuovo amministratore affinché richiedesse alla Regione Emilia-Romagna e alla Provincia di Modena, secondo i criteri del decreto legislativo n. 692/2009, l'esame congiunto finalizzato alla richiesta di cassa integrazione straordinaria al Ministero del lavoro. A tal proposito, anche in questo caso è disponibile la documentazione.
Le parti venivano convocate per il giorno 29 dicembre 2010. Il verbale di esame congiunto, al quale la Regione ha peraltro già dato parere favorevole, trasmesso dalla Provincia di Modena in data 1° febbraio 2011, è anch'esso disponibile per la consultazione. La richiesta della cassa integrazione straordinaria è già stata ritualmente inviata al Ministero del lavoro per il tramite di Lapam-Federimprese di Modena.
In relazione alle future prospettive delle aziende, le parti sociali hanno riferito di trattative con tre potenziali acquirenti della società, dei quali il primo, tale Gruppo Monti SpA, si è dileguato dopo il secondo incontro; il secondo, una società francese denominata SIAMP, ha pure abbandonato rapidamente il tavolo delle trattative; mentre il terzo, la Galvanica Nobili, proprio in questi giorni sta valutando l'opportunità di acquisire l'azienda con la prospettiva di ricomprendere nella propria attività, consistente nella cromatura di materiali ferrosi, anche quella di Nichel Cromo 2, specializzata, invece, nella cromatura del materiale plastico. Le predette trattative non sono comunque fino a ora mai state formalizzate, seppure in corso.
A favore dei lavoratori dipendenti di Nichel Cromo 2 è stato già utilmente attivato il protocollo di anticipazione sociale del trattamento di integrazione salariale, secondo quanto previsto dall'accordo tra la Provincia di Modena e alcuni istituti di credito del territorio. In tal modo sarà possibile dare sostegno ai dipendenti nel periodo che precede l'autorizzazione all'INPS del pagamento diretto degli importi di cassa integrazione straordinaria da parte del Ministero del lavoro.
Da parte nostra naturalmente continueremo, come abbiamo fatto fin qui, ad affiancare l'amministrazione provinciale di Modena e le organizzazioni sindacali nella ricerca di una definitiva soluzione per le maestranze. Come è stato detto, non è così semplice, anche perché delle tre soluzioni ipotizzate in questi ultimi mesi due sono sfumate in breve tempo. La terza per fortuna è ancora in corso.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Naldi per la replica.
NALDI: Grazie, presidente.
Volevo ringraziare il sottosegretario per la risposta puntuale e per la ricostruzione delle iniziative e delle procedure miranti ad assicurare ai lavoratori gli ammortizzatori sociali. Naturalmente, sappiamo tutti che gli ammortizzatori non durano all'infinito, e purtroppo la loro scadenza si sta avvicinando.
Io mi limito a fare un richiamo, certo di incontrare la sensibilità della Giunta e dell'assessore, all'esigenza di compiere tutti gli sforzi necessari per cercare di sollecitare le forze imprenditoriali che possano essere interessate a far ripartire l'azienda. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Abbiamo esaurito l'oggetto 1001, passiamo all'oggetto seguente:
961 - Interpellanza del consigliere Bignami circa le celebrazioni relative al "Giorno del ricordo" in memoria dei Martiri delle Foibe, degli esuli istriani, dalmati e fiumani. (53)
Risponde per la Giunta la vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Bignami.
BIGNAMI: Grazie, presidente.
Mi scuso con l'assessore per il ritardo con cui mi sono presentato in Aula.
L'interpellanza, che è datata 26 gennaio, in certa parte è anche superata dagli eventi. Lo stesso presidente Richetti, in occasione del "Giorno del ricordo", precisò che vi era stata la concessione di un patrocinio. Vi fu anche la presenza del gonfalone della Regione alle iniziative che si svolsero a Bologna per la ricorrenza in oggetto. Tuttavia, credo sia comunque occasione per sensibilizzare ulteriormente la Giunta in ordine alla giusta attenzione che deve essere rivolta a questa ricorrenza, che come recita l'interpellanza stessa è prevista dalla legge nazionale dello Stato.
Fermo restando tutto ciò che attiene al tema dell'autonomia degli enti locali, che hanno la piena libertà di rispettare o meno, - ciò che dico è anche un po' eufemistico - una legge dello Stato, nella stessa interpellanza ve ne si fa riferimento, la Regione a nostro modo di vedere dovrebbe sensibilizzare gli enti locali che a volte mancano di prestare la dovuta attenzione a questo tipo di iniziative.
Ribadendo che si tratta di una scelta autonoma degli enti locali, vi è un punto in cui chiediamo a quante iniziative proposte dagli enti locali abbia partecipato la Regione per verificare se effettivamente sul territorio della nostra Regione vi sia o meno attenzione rispetto a questa iniziativa.
Per il resto, ciò che ci interessa sapere è scritto nell'interpellanza. Quindi non indugio oltre e ascolto con piacere la risposta dell'assessore Saliera.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bignami.
La parola alla vicepresidente Saliera per la risposta.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Buongiorno. Anche nel 2011 la Regione Emilia-Romagna ha riconosciuto, al più alto livello istituzionale, il valore storico e simbolico rappresentato dal "Giorno del ricordo", valore testimoniato dalla partecipazione diretta, come lei ha già riconosciuto, del gonfalone regionale e del consigliere Alberto Vecchi, in rappresentanza del Presidente, alla cerimonia ufficiale promossa a Bologna il 10 febbraio dall'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, il sodalizio maggiormente rappresentativo di tali comunità nella nostra Regione che dal 2006 si è posto quale interlocutore istituzionale per le celebrazioni che a Bologna vedono coinvolte tutte le massime istituzioni pubbliche.
Per quanto riguarda gli interventi diretti, è stata finanziata la realizzazione della mostra fotografica, intitolata il "Confine più lungo. Affermazione e crisi dell'italianità adriatica", promossa dal comune di Rimini in collaborazione con l'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia e dall'associazione delle comunità istriane, e inaugurata proprio il 10 febbraio scorso.
Sul versante, invece, della ricerca storica, si segnala che l'Istituto Parri, nell'ambito delle attività permanenti svolte col sostegno della Regione attraverso una convenzione sottoscritta nell'ambito della legge regionale n. 31/1994, partecipa al gruppo di ricerca regionale "Analisi della struttura dei manuali di storia di primo e secondo grado" sulla trattazione specifica di alcune tematizzazioni, quali la Resistenza, la Shoah, le foibe e il terrorismo, i cui esiti sono via via proposti agli insegnanti della Regione.
Nel 2010 il lavoro si è concluso con la pubblicazione del volume C'è manuale e manuale: analisi dei libri di storia per la scuola secondaria, presentato Bologna il 29 novembre 2010, sul tema delle foibe. In particolare, L'Istituto Parri promuove attualmente dibattiti e conversazioni nei Comuni della Provincia di Bologna.
Pur essendo state assai numerose le iniziative promosse per la ricorrenza da enti locali e anche da altre istituzioni, l'unica richiesta di patrocinio, nel caso in questione non onerosa, pervenuta alla Presidenza della Giunta è stata quella del Comune di Solarolo, in Provincia di Ravenna, a cui è stato dato riscontro positivo.
Rispetto alle domande puntuali che lei ha posto nell'interpellanza, nell'ambito delle cerimonie istituzionali, nel 2005 non è stata realizzata a Bologna alcuna manifestazione. Nel 2006 è stato dato corso alle disposizioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l'esposizione delle bandiere a mezz'asta e per un minuto di silenzio alle ore 12 negli uffici e nelle scuole pubbliche del Paese. Nella stessa data, presso la Sala Cavina dell'Assemblea legislativa, si è svolto un incontro con i rappresentanti dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Nel 2007 la Regione ha partecipato con il gonfalone e un proprio rappresentante alla cerimonia promossa dal Comune di Bologna, durante la quale è stata scoperta una lapide presso la stazione di Bologna in memoria degli esuli istriani fiumani e dalmati, lapide alla quale, dall'anno successivo al 2007, si rende onore quale punto focale delle celebrazioni che si svolgono nel capoluogo regionale.
Si informa che negli anni 2005, 2006 e 2007 la Regione non ha ricevuto alcuna richiesta di patrocinio da parte di enti o istituzioni per la celebrazione del "Giorno del ricordo", se non da parte dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia con la quale sono stati instaurati rapporti ufficiali e continui.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Bignami per la replica.
BIGNAMI: Grazie, presidente.
La risposta dell'assessore Saliera è estremamente puntuale, e quindi la ringraziamo. Residua uno spazio di insoddisfazione, ma non per la risposta.
Evidentemente deve essere impegno di tutti coloro che hanno a cuore questo tema e questa pagina tra le più importanti e drammatiche della storia nazionale affinché vi sia la giusta sensibilizzazione sia nei confronti degli enti locali sia nei confronti delle associazioni che operano nel settore della memoria e della ricerca storica, cosicché sappiano che la Regione Emilia-Romagna, come è stato ricordato dall'assessore Saliera, è soggetto estremamente attento e soprattutto ben disposto nella concessione di patrocinio, ferma restando la sussistenza dei requisiti necessari perché venga concesso.
L'insoddisfazione è rivolta a noi stessi, nel senso che l'azione che dobbiamo svolgere deve essere di promozione. Rispetto a quanto detto dall'assessore siamo assolutamente contenti e soddisfatti perché abbiamo potuto riscontrare oggettivamente ciò che era stato richiesto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bignami.
Abbiamo esaurito l'oggetto 961, passiamo all'oggetto seguente:
616 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa notizie relative alla distribuzione agli alunni di scuole di Mercato Saraceno (FC), di materiale pubblicitario e non didattico riconducibile a una parte politica. (40)
Risponde per la Giunta l'assessore Bianchi, al quale do la parola poiché il consigliere Bartolini intende conservare tutto il tempo a sua disposizione per la replica.
BIANCHI, assessore: Innanzitutto voglio esprimere una riflessione di piena condivisione del principio che non nessuno deve tentare di costringere le autonomie scolastiche e di segnarne il modo in cui si relazionano con la cittadinanza. È però anche necessario confrontarsi con le problematiche.
Nel caso specifico abbiamo richiesto spiegazioni alla dirigente scolastica di Mercato Saraceno. La dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo di Mercato Saraceno ci ha risposto in maniera formale in questo modo.
La distribuzione dei volantini pubblicitari di attività formativa ARCI - Valle del Savio presso la scuola primaria Muratori di Piavola, la scuola primaria Ricchi e la scuola secondaria di primo grado Zappi di Mercato Saraceno non è stata effettuata per iniziativa dei docenti, ma è stata autorizzata dalla stessa dirigente scolastica dopo un'attenta valutazione dei contenuti promossi dall'associazione ARCI - Valle del Savio. Tali contenuti non sono stati ritenuti in contrasto con il piano dell'offerta formativa dell'istituto scolastico e con le circolari del MIUR.
La stessa dirigente scolastica ci risponde che la materia che riguarda la distribuzione di materiale informativo per il tramite degli allievi è stata regolamentata dal consiglio di istituto con l'indicazione di criteri coerenti e trasparenti. La prassi che da tempo viene seguita non ha mai sollevato rilievi da parte dell'utenza scolastica.
Tra i criteri individuati nella delibera del consiglio di istituto si stabilisce che è ammessa la distribuzione di stampati agli allievi, in coerenza con i principi di un'istituzione scolastica, al solo fine di favorire una diffusione più capillare di iniziative culturali, sportive e sociali considerate di rilievo e di interesse generale per il contesto territoriale, in ragione delle oggettive difficoltà che i vari e disseminati centri abitati hanno di garantirsi una buona comunicazione di eventi e iniziative.
Questo è quanto ci ha scritto direttamente la dirigente di Mercato Saraceno. Convengo con lei, consigliere, che, comunque, sono necessari la massima attenzione e il massimo controllo da parte di tutti noi affinché queste iniziative restino nell'ambito delle autonomie scolastiche ed esse se ne assumano piena responsabilità per prevenire quei dannosi effetti di intromissione che tutti vogliamo evitare. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Bianchi.
La parola al consigliere Bartolini per la replica.
BARTOLINI: Ringrazio l'assessore. Vorrei partire da un presupposto, e cioè che l'ARCI non è un'istituzione scolastica, così come non lo è qualsiasi altra associazione di parte. Altrimenti, il Popolo della Libertà di Mercato Saraceno domani potrebbe decidere di organizzare corsi a pagamento, anche a un costo calmierato, come erano quelli dell'ARCI che prevedevano un costo di 10-15 euro a bambino, e poi pretendere che gli insegnanti ne distribuiscano i volantini pubblicitari. Non credo sia corretto né per gli insegnanti, che verrebbero strumentalizzati e utilizzati per fini che non competono loro, e neppure per i bambini. Un'associazione di parte può continuare a fare quello che fa, ma al di fuori del plesso scolastico.
Quanto afferma la dirigente scolastica è, peraltro, smentito dalla dirigente provinciale, la quale mi ha assicurato che non avverrà più, ammettendo quindi che è stato commesso, se non altro, un errore di superficialità nella valutazione del materiale. Mi stupisce, tuttavia, che la dirigente locale sostenga che l'utenza non abbia mai sollevato rilievi. Se non fosse così, non si sarebbero rivolti al sottoscritto per segnalare una questione che ad alcuni genitori ha dato fastidio. Vedere degli insegnanti che distribuiscono, dentro la scuola, volantini di un'associazione di parte lede ogni principio di democraticità. Viene strumentalizzato un organismo importante nella formazione dei nostri bambini, qual è la scuola, per fini di parte.
Io mi auguro che tutto questo sia stato un incidente di percorso e che questo sistema finisca. Purtroppo, nella nostra regione Emilia-Romagna, ma soprattutto in Romagna, per anni si è faticato a capire la distinzione tra partito e istituzioni. Ma il partito è una cosa e l'istituzione è un'altra, e quando parlo di partito mi riferisco anche a tutte le varie associazioni collaterali al partito stesso.
Mi auguro che davvero - e mi fido delle parole dell'assessore Bianchi - da qui in avanti si faccia maggiore attenzione e si vigili meglio sull'operato degli insegnanti e anche su quella che è l'autonomia degli istituti scolastici locali, affinché ci siano direttive chiare sul fatto che la scuola e soprattutto i bambini non vanno strumentalizzati.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
Abbiamo esaurito l'oggetto 616 e con esso le interpellanze previste a inizio seduta.
Sospendiamo i nostri lavori per dieci minuti prima di riprendere con l'esame dell'ordine del giorno.
GRILLINI: Mi scusi, presidente, qual è il primo punto all'esame?
PRESIDENTE (Richetti): Ieri, consigliere Grillini, abbiamo messo al primo punto il Piano energetico che sarà illustrato dall'assessore Muzzarelli.
(La seduta, sospesa alle ore 10,20, è ripresa alle ore 10,30)
OGGETTO 1305
Delibera: «Approvazione del secondo piano triennale di attuazione del Piano energetico regionale 2011-2013» (Delibera di Giunta n. 486 del 11 04 11) (50) (Illustrazione, discussione e conclusioni)
(Ordine del giorno oggetto 1305/1 - Presentazione) (36)
PRESIDENTE (Richetti): Possiamo riprendere i nostri lavori.
Ieri, d'intesa con l'assessore Muzzarelli, abbiamo spostato questo oggetto al primo punto all'ordine del giorno della seduta di oggi.
La Commissione Politiche Economiche ha espresso parere favorevole, apportando emendamenti all'Allegato 1), nella seduta del 23 giugno 2011 con 23 voti a favore, 8 contrari e nessun astenuto.
Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole.
La parola all'assessore Muzzarelli per l'illustrazione.
MUZZARELLI, assessore: Signor presidente, signori consiglieri, la green economy sarà il new deal della rivoluzione industriale della prima metà del Ventunesimo secolo. Sarà il new deal perché solo cambiando la scala dei valori e degli indirizzi delle politiche economiche sarà possibile far uscire le economie occidentali dalle secche in cui sono state portate dall'esaltazione e sregolatezza della finanza e dalla svalutazione dell'economia rurale e del lavoro.
Sarà la nuova rivoluzione industriale perché una crescita che distrugge le sue basi sociali e ambientali non ha futuro. E per diventare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, come propone l'Unione europea, devono cambiare prodotti, processi, tecnologie e relazioni sociali.
È ciò che abbiamo disegnato nel Piano territoriale regionale, il nostro navigatore nel mare della crisi che guarda oltre per avere una visione lunga, per cercare di imparare a fare di più con meno, meno sprechi, meno consumi di materie prime e di energia per unità di prodotto, drasticamente meno distruzione di risorse non rinnovabili.
Dobbiamo imparare a fare con meno per fare di più. È questo l'impegno della nostra intelligenza per tutti, per dare a tutti gli abitanti del pianeta l'opportunità di una vita degna e libera.
Nel Bangladesh, grazie all'incontro tra una finanza non speculativa e la green economy, tra il progetto di microcredito Grameen e la tecnologia fotovoltaica, 500 mila famiglie hanno avuto l'energia elettrica.
Dobbiamo, infine, fare di più per lasciare di più alle future generazioni. Credo che, quando discutiamo di un argomento così importante, sia bene sempre evidenziare alcuni elementi cardine, alcuni messaggi che io considero fondamentali.
È bene che facciamo memoria - sicuramente lo faccio a me stesso -, per citare l'espressione felice del Rapporto Brundtland, che «lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni», con la consapevolezza che il mondo è uno solo per tutti.
L'energia è il cuore e il motore di ogni civiltà, di ogni grande trasformazione economica e sociale, il cuore dell'economia verde. Il mondo nuovo ha bisogno di nuova energia, anche perché 7 miliardi di persone aumentano la pressione sulla nostra terra e cercano il loro spazio. Tali 7 miliardi di persone sono il record del 2011, ma continueranno a crescere. Uno su sette di essi vive nelle bidonville e ci guarda.
Il mondo nuovo ha bisogno, quindi, di costruire nuove soluzioni per dare risposte a tutti con una nuova energia. Il motore del mondo che cambia è un nuovo paradigma energetico, che si sottrae all'urgenza di rivedere i modelli di approvvigionamento, di produzione, di consumo dell'energia e, nel nome di esperienze e di interessi consolidati, non solo difende uno status quo ingiusto e insostenibile, ma professa anche un falso realismo.
I prezzi delle materie prime e soprattutto degli idrocarburi oscillano, ma sono in costante aumento sotto la pressione della domanda delle economie emergenti e dell'esaurimento graduale dei giacimenti con minor costi di sfruttamento. Per il World Energy Outlook l'era del petrolio a basso prezzo è finita.
Mi pongo, dunque, una domanda: chi sarà più bravo a comprare gas e petrolio in futuro tra chi ha 1.890 miliardi di euro di debiti e chi dispone di fondi sovrani dell'ordine di circa 1.600 miliardi di dollari a disposizione per accedere alle fonti fossili? La risposta, ovviamente, è scontata.
Il fabbisogno energetico della Cina è cresciuto tre volte dal 2000 a oggi. In sintesi, se la Cina fa il pieno, il resto del pianeta resta a secco.
L'impatto sul clima dell'emissione di gas climalteranti, dovuta ai processi di combustione innescati dall'uomo, rischia di presentare molto presto un conto salato in termini di salute, desertificazione e sottrazione di suolo fertile, distruzione di aree costiere e di ecosistemi. Fino a quando, permettetemi anche la domanda retorica, potremo bruciare impunemente 400 mila litri di benzina al secondo?
L'incidente di Fukushima ha decretato la fine dell'illusione del ricorso al nucleare di terza generazione. L'attuale tecnologia nucleare non è sicura, i costi sono destinati a salire, la copertura dei fabbisogni è minima e non è tale da giustificare né i rischi, né le entità degli investimenti.
La vecchia strada porta a un baratro. Bisogna sterzare finché siamo in tempo per prendere una direzione forse più lunga, ma più sicura. Da questo punto di vista la Germania ha assunto le decisioni sul futuro energetico della nazione vent'anni fa, non oggi. Oggi sta seguendo con coerenza le strategie di allora.
In effetti, il mondo intorno a noi ha cominciato a girare e a muoversi e, in alcuni casi, si è messo anche a correre. Nel 2010, per diversificare il suo mix energetico, la Cina ha investito 35 miliardi di dollari. Pochi mesi fa il Governatore dello Stato della California Jerry Brown ha decretato l'obbligo per le imprese multiutility del settore elettrico di produrre il 33 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili per poi passare al 40 per cento. La Spagna produce il 42 per cento di elettricità da fonti rinnovabili. Come ricordavo, la Germania ha deciso di chiudere definitivamente le centrali nucleari nel 2022, di produrre il 50 per cento dell'energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e di arrivare all'80 per cento e oltre nel 2050.
Badate, colleghi consiglieri, che il programma della Germania non è una fuga in avanti, ma è, in realtà, il programma dell'Unione europea, che fissa una prima, decisiva e vincolante tappa nel 2020.
Che ci piaccia o no, le direttive europee in materia di requisiti e di certificazione energetica, di eco standard per i prodotti, di controlli e via elencando devono essere adottate e applicate, se vogliamo che le nostre imprese possano stare sul mercato unico. Per alcuni aspetti io sostengo che per fortuna l'Italia è dentro all'Europa e sta in Europa.
Per quanto riguarda l'energia, dobbiamo avere ben chiaro che, se non ci mettiamo a correre, dovremo pagare sanzioni per la mancata riduzione di CO2 e importare energia pulita dall'estero. Cambiare è, dunque, un imperativo morale, un interesse economico e una possibilità concreta e a portata di mano.
Per cambiare occorre saper pronunciare alcuni no e alcuni sì chiari. Il no al nucleare è stato chiaro. Occorre dire no anche a un'ennesima, esasperata rincorsa anche alle fonti tradizionali e sì all'efficienza energetica e alle fonti rinnovabili.
Dopo il referendum rimane ancora aperto il tema dei siti delle scorie di stoccaggio e del costo di quel percorso nucleare che il Paese ha ancora in atto. Negli ultimi anni sono stati spesi 1.300 miliardi di euro per il nucleare, che è chiuso da tempo, e 1.200 per le fonti rinnovabili.
C'è un tema profondo che dobbiamo affrontare e credo che a tal fine ciò non basti. Dobbiamo imboccare definitivamente la strada nuova con coraggio e dire no anche a quello che mi permetto di definire un accanimento terapeutico, cioè alla foga di buttarsi ancora di più su combustibili fossili fino a quelli che vengono definiti idrocarburi non convenzionali, che non solo non risolvono il problema, ma distraggono ingenti risorse e implicano tecniche di coltivazione particolarmente rischiose.
Vorrei anche affermare, per dare una risposta in quest'Aula ad alcune affermazioni che ho registrato in questi giorni, per esempio in un dibattito che abbiamo ascoltato a Confindustria - alcuni di noi erano presenti alcune sere fa - che noi non vogliamo il deposito di Rivara.
Il motivo non è perché siamo matti, ma semplicemente perché riteniamo che quella sperimentazione sul campo acquifero, con quelle dimensioni e con quella strategia, non vada bene, in quanto manca il principio di precauzione necessario. Lo vorrei ribadire anche oggi per evitare altre questioni che si leggono ogni giorno.
In altri termini, io credo che sia, invece, ora di investire in campo energetico e di ricollocare, puntando sulla green economy, il rapporto tra l'economia e l'energia per dare una risposta a vecchi modelli da trasformare in nuove opportunità.
Nel 2010, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, i contributi pubblici a favore degli idrocarburi erano a livello mondiale 312 miliardi, quelli per le rinnovabili 57. Gli investimenti in corso o a lungo termine per l'estrazione di olio e gas naturali da campi non tradizionali - siti bituminosi, Shell gas - o in condizioni estreme, come l'Artico o il Golfo del Messico, e per il trasporto di carburanti di elettricità ammonterebbero a 20 mila miliardi di dollari.
Ricordo, infine, per confortare le tesi che mancano le risorse - a volte qualcuno lo sostiene -, che si tratta di decidere, invece, la loro giusta destinazione. Il programma nucleare italiano prevedeva un investimento di 35 miliardi di euro e anche il mercato registra sempre di più la criticità della situazione.
Basti pensare che la bolletta energetica italiana dovrebbe raggiungere a fine anno i 63 miliardi di euro, 10 in più sul 2010, 21 in più sul 2009 e - attenzione, vorrei compiere un inciso - non per colpa del conto energia.
Il meccanismo dei prezzi, però, non trasmette informazioni sufficienti riguardo l'esaurimento delle fonti e i danni ambientali e non corregge la tendenza prevalente a massimizzare i profitti a breve termine e a privilegiare gli investimenti per i minimi tempi di ritorno.
Di qui, dunque, l'urgenza dei programmi e delle regole pubblici, a cominciare naturalmente dalla stesura di un nuovo Piano energetico nazionale - l'ultimo, lo ricordo, è del 1988 - alla revisione del Piano d'azione nazionale per il rispetto dei traguardi d'Europa 20-20-20.
Noi non sentiamo affatto gli obiettivi dell'Unione europea come un'imposizione. Al contrario, vogliamo agire dentro quella traiettoria. Il nostro Piano energetico era senza e contro il nucleare ben prima del referendum e noi sappiamo pienamente che è una nostra responsabilità, per cercare di costruire il futuro della nostra comunità e sentiamo profondamente nostra l'ambizione di contribuire al rinnovamento del Paese e dell'Europa, di essere all'altezza della nostra storia e del nostro ruolo di Regione all'avanguardia in Italia e in Europa.
Con il Piano triennale che sottoponiamo alla discussione e al voto dell'Assemblea noi proponiamo di cambiare ancora passo, di superare gli obiettivi nazionali. Abbiamo proposto almeno di stare in linea con gli obiettivi minimi europei, non con il 17, ma almeno con il 20 per cento.
Non poniamoci limiti all'aumento. I dati che abbiamo registrato fanno riferimento al 2007. Quelli del 2008 corrispondono a quelli del 2007 e ci sono tutte le condizioni per un ragionamento che può portare a consolidare quei numeri, ma non diamoci limiti ad aumentare risparmi e produzione di fonti rinnovabili.
Acceleriamo in tre direzioni, il risparmio e l'efficienza energetica, il ricorso alle fonti rinnovabili, lo sviluppo delle filiere produttive, per cercare di creare nuovo lavoro proprio per risparmio ed energia pulita.
Questo è, infatti, un settore che può dare opportunità e nuovo lavoro nella dimensione della ricerca delle nuove tecnologie più avanzate che possono portare ad aumentare la dimensione delle 2.000 imprese e dei 230.000 lavoratori che sono un riferimento della nostra Regione in questa dinamica di imprese e di lavoro.
Noi ci proponiamo di governare questa transizione energetica e non è mia intenzione ripetere i numeri del Piano, le azioni che esso prevede. Tutti voi avete partecipato a molti incontri di Casa Energia e ovviamente al lavoro delle Commissioni. Il valore non sta nei numeri di partenza, ma in quelli sfidanti di arrivo.
Vorrei provare, invece, a mettere a fuoco alcuni tra i nodi principali che dobbiamo sciogliere. Il primo obiettivo che dobbiamo porci è di mettere al riparo da qualunque blackout energetico le case, le scuole, gli ospedali. Costruire e recuperare case in classe B e in classe A e riqualificare il patrimonio pubblico significa esattamente questo: garantire alle famiglie, ai malati e agli studenti che i luoghi più importanti della loro vita, i luoghi degli affetti, dell'educazione e della salute, potranno accoglierli sempre in sicurezza e a costi assolutamente compatibili con i loro redditi.
In questo senso la filiera dell'edilizia e delle costruzioni è il comparto che per primo deve raccogliere la sfida delle eco-innovazioni e mettere in campo interventi convergenti e sinergici di risparmio energetico e di installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili per l'autoconsumo.
Va in questa direzione l'impegno che abbiamo assunto, visto che ci sono circa 800 mila abitazioni, per costruire un accordo con le associazioni dei proprietari per verificare quanto sia possibile realizzare in questo settore.
Il secondo obiettivo è di spingere le nostre imprese della manifattura, dell'agricoltura, dei trasporti e dei servizi a non tergiversare nell'attesa di una soluzione miracolistica nella politica energetica, che non esiste e non esisterà nemmeno in futuro. L'unica soluzione è misurarsi da subito con l'efficienza energetica e le nuove fonti. L'unica soluzione per risparmiare domani è investire oggi, sapendo, ed è strano che alcuni esponenti del mondo imprenditoriale lo dimentichino, che l'allargamento dei mercati alle innovazioni riduce i costi per unità di prodotto. Dal 2008 a oggi il prezzo del solare fotovoltaico si è dimezzato.
Il terzo obiettivo è innescare un circuito virtuoso di ricerca con nuove imprese, nuovo lavoro, eco-innovazione delle imprese e occupazione, che ci permetta di ridurre la dipendenza dall'estero e di sviluppare le filiere tradizionali, nazionali e regionali, per la produzione delle tecnologie green e prima di tutto le filiere per impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile per strutture, infrastrutture, apparecchi e accorgimenti per il risparmio e l'efficienza energetica.
Pensiamo alle potenzialità di una nuova filiera edilizia impiantistica, della cura del ferro nei trasporti, della mobilità dolce, della piattaforma per l'auto elettrica e via elencando, fino a lavorare tutti insieme in Europa perché, come si sta discutendo in questi giorni, ci sia l'accelerazione per inserire sul mercato soprattutto dei mezzi pesanti il nuovo motore Euro 6, che risponderebbe in modo lungimirante ai temi di abbassamento dei livelli di inquinamento e di consumo.
Tutti gli studi europei e nazionali ci mostrano che la transizione energetica creerà molti più posti di lavoro di quelli che scompariranno. Una stima dell'Unione europea prevede che nel settore delle fonti rinnovabili globalmente considerato ci saranno al 2030 in Europa 3.300.000 di occupati contro 1.500.000 del 2010. La Confindustria nazionale ha calcolato che gli investimenti per il risparmio energetico in Italia potrebbero creare al 2020 1.600.000 posti di lavoro.
Più ricerca, dunque, più trasferimento tecnologico, più impresa high-tech, più investimenti e più fiducia nei giovani. L'Emilia-Romagna del 2050 nascerà dalle loro idee, dal genio che si sprigiona all'improvviso dalla testa di un ricercatore o da un severo lavoro di team, dalla voglia di mettersi in gioco, dalla passione dello studio e del lavoro.
Ai giovani per primi dobbiamo garantire le condizioni per restare e non andare all'estero, a loro bisogna trasmettere la fiducia che i loro sforzi saranno ripagati, che i loro successi saranno riconosciuti, che i loro progetti di vita non saranno più frustrati dalla precarietà.
L'Emilia-Romagna non è al palo. C'è la rete regionale per l'alta tecnologia, ci sono gli investimenti del Piano regionale dei trasporti, ci sono le aziende multiutility con 478 milioni di investimenti in tre anni, ci sono 5 mila certificatori, ci sono imprese agricole che hanno intrapreso il cammino dell'azienda multifunzionale e dell'autosufficienza energetica, ci sono imprese dinamiche della manifattura che si stanno già proiettando e si preparano a proiettarsi sui mercati internazionali con geniali innovazioni, dalle piastrelle fotovoltaiche alle vele e alle tende di arredamento. Stanno inventando di tutto e di più in quella direzione e credo che questo sia importante.
Noi abbiamo la responsabilità di sostenere e accompagnare questi fermenti, di seminarne di nuovi, di dare ordine, coerenza ed efficienza a un sistema nel quale già si muovono attori consapevoli e coraggiosi, da singoli cittadini e imprese a libere associazioni, fino al parco dei sindaci, che per noi è un riferimento strategico del nostro lavoro e una nostra priorità.
Scienza, green economy e made in Italy saranno i fattori competitivi della nostra economia e dei mercati globali, il marchio virtuale dei beni e dei servizi dell'Emilia-Romagna nel mondo.
Del resto, signori consiglieri, il nuovo modello energetico ben si adatta alle caratteristiche del nostro tessuto economico. Sarà sempre più, in sintesi, un sistema a rete e policentrico, super grid per trasportare corrente elettrica da grandi impianti a concentrazione solare, eolici e offshore, smart grid nei sistemi di accumulo dell'energia per collegare i produttori ai consumatori diffusi, per regolare le fluttuazioni dei consumi e la produzione non programmabile di alcune fonti, come l'eolico e il solare.
Agli impianti centrali si affiancherà una miriade di microimpianti distribuiti: la corrente elettrica non correrà più solo dal centro alla periferia, ma in tutte le direzioni. Questa è l'altra grande novità della strategia. L'asticella è molto in alto, non c'è dubbio, ma, se non cerchiamo di saltarla, restiamo inchiodati a terra e l'asticella finirà ancor più in alto.
I margini di manovra della finanza regionale e locale, come sapete, sono drammaticamente ristretti. Siamo giunti allo scontro e abbiamo la necessità di affrontare il superamento di queste difficoltà. Basta non perdere di vista che, per cercare di cambiare, dobbiamo trovare un'azione condivisa e, quindi, a noi compete innanzitutto creare le condizioni migliori di consenso e di operatività.
Il consenso è una variabile decisiva del cambiamento e noi dobbiamo andare in questa direzione. Ci mettiamo in campo con proposte e innovazioni credibili e disegni coerenti. Solo una questione non potremo accettare, ossia di infilare nella nostra politica una cultura della decrescita o depressiva.
La realizzazione degli obiettivi del Piano dipenderà in grande misura dalle regole e in ciò sta forse il compito più difficile, ossia essere coerenti, cercare di costruire meccanismi per realizzare ciò che scegliamo, per far attuare in modo qualificato ciò che decidiamo. Si pone la necessità di rigore e di coerenza di obiettivi con le direttive europee.
Chiediamo poi al sistema produttivo di mettersi in gioco con noi e il nostro impegno è di accettare la sfida in prima fila in Europa per camminare e crescere.
Signori consiglieri, ho l'obbligo anche di ricordarvi che ho presentato due emendamenti. Il primo è a seguito del completamento della procedura di VAS con l'inserimento dell'Allegato 3, che contiene il parere motivato ambientale e le dichiarazioni di sintesi nelle quali si evidenzia che gli emendamenti proposti non comportano la necessità di aggiornamento del Rapporto ambientale e che il parere dell'autorità ambientale è un parere positivo, accompagnato dal richiamo a un attento lavoro del monitoraggio dell'attuazione del Piano.
Il secondo emendamento riguarda il contributo fornito da Terna per l'aggiornamento degli interventi previsti per il nostro territorio e comporta la modifica del paragrafo 3.3.1 e una sua parziale sostituzione.
Concludo, signori consiglieri, affermando che tutti noi portiamo sulle spalle una grande responsabilità. Dobbiamo essere consapevoli che non dobbiamo deludere le attese e il primo passo è ricreare fiducia e slancio per chiedere impegno e responsabilità.
Il welfare, il lavoro, l'impresa e l'ambiente sono gli architravi di nuovo patto istituzionale e sociale per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva dell'Emilia-Romagna. Di questo nuovo patto il Piano triennale per l'attuazione del Piano energetico è un tassello indispensabile. La politica per le energie è il crocevia dal quale passano competitività, occupazione e ambiente. Lungo la strada di un nuovo modello di produzione e di consumo dell'energia possiamo costruire l'Emilia-Romagna di domani, una società giusta, istruita, solidale e una Regione attraente.
Credo che questo sia l'impegno. Se riusciremo a gestire bene questo percorso, riusciremo a dare al nostro Paese il segnale che dall'Emilia-Romagna può partire una risposta nell'interesse dell'ambiente, dell'energia e del lavoro. Credo che questo sia il nostro impegno, che dobbiamo continuare a portare avanti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Muzzarelli.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Svolgo alcune brevi riflessioni alla luce della puntuale relazione dell'assessore, ma anche del dibattito che si è sviluppato nella competente Commissione consiliare, che mi sono peritato di andare a leggere integralmente, pur non essendo componente della Commissione stessa.
Ho compiuto uno sforzo per cercare di capire, essendo una materia piuttosto complessa, quali possano essere gli effetti di questo provvedimento. Indubbiamente si tratta di un Piano che si inserisce nelle linee di un Piano nazionale vecchio, superato, le cui azioni e i cui obiettivi sono riassumibili in due interventi, risparmio e incentivo delle fonti rinnovabili.
Da queste indicazioni mi sembra di aver percepito che discendano progetti più precisi: ricerca industriale, interventi per l'efficientamento energetico di privati, di aree industriali, di aziende agricole e, soprattutto, come ha riferito nella relazione l'assessore, di edifici pubblici, sostegno al credito agevolato, interventi sul trasporto e via elencando.
Vi è poi un aspetto normativo basato sulla definizione di nuove norme e sulla revisione di norme esistenti, di definizione di accordi interistituzionali e di procedure attuative per favorire l'attuazione di quanto previsto dal programma triennale.
Certamente vi sono contenuti che hanno una loro positività, ma vi sono anche alcune situazioni di cui è difficile valutare l'effettivo impatto: l'incentivazione alle imprese affinché adottino criteri di risparmio energetico e di abbattimento di emissioni, il sostegno ad attività agricole affinché si diversifichino in attività non agricole, contributi per l'installazione di filtri antiparticolato a veicoli commerciali, elaborazione di una planimetria dei siti idonei e non idonei a installazioni di impianti a energie alternative.
Negli atti che ho ritrovato ho notato che vi sono stati, soprattutto in Commissione, numerosi emendamenti, a firma di due forze politiche che sostengono questa maggioranza, che sono stati oggetto di reiezione da parte dell'assessorato e degli uffici. Numerosi emendamenti sono stati respinti, anche alla luce di una considerazione che mi sembra di aver valutato negli atti, ossia - probabilmente anche i parlamentari dovrebbero attivarsi su un punto - che questi dati, che devono consentire una comparazione e una valutazione non sono stati, se non ho colto male, assessore, forniti tempestivamente dall'ENEA e che, quindi, gli uffici competenti tecnici della Regione hanno dovuto effettuare, se non ho colto male, una proiezione o simulazione.
Questo è un punto, secondo me, da rilevare anche per il futuro. Chiedo, quindi, anche all'assessore un giudizio, che ha già espresso, ma insistendo sul punto.
Naturalmente, essendo stato travolto dal quesito referendario il tema del nucleare, per aumentare la produzione ritiene che sia possibile e sostenibile e che queste energie alternative possano in futuro dare alle nostre imprese la produzione energetica che le mette, rispetto alla concorrenza di altri Paesi, in difficoltà?
Chiedo anche all'assessore se questo programma triennale, che ha il costo di 46 milioni di euro per tre anni, avrà realmente, con questo tipo di energia prodotta, un ritorno effettivo, una ricaduta per le nostre imprese.
Le iniziative di questo programma, che riguardano più settori della nostra Regione, come verranno coordinate tra i diversi assessorati?
Ho una perplessità sull'attuazione concreta di questo Piano, che presenta alcune ambizioni, ma, a mio avviso, anche alcune innegabili difficoltà future di concreta attuazione.
Vorrei chiedere poi all'assessore, perché l'ho letto negli atti, ma conoscevo la vicenda, se può esplicitarmi con precisione la questione dell'impianto sperimentale dei Comuni di Cortemaggiore e Besenzone, dove è stata avviata, grazie all'impegno anche dell'ENI e degli Enti locali, dei soggetti del territorio, una programmazione.
Io ho letto che lei, assessore, parteciperà ad alcuni incontri sul punto e, quindi, le chiedo se può ufficialmente riferirmi, in quanto consigliere eletto nella circoscrizione di Piacenza e provincia, di riferirmi la posizione politica dell'amministrazione regionale in merito. Evidentemente vi sono, come d'altra parte in tutte le scelte, alcuni pro e alcuni contro sul tema. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Grazie, presidente. Io vorrei iniziare il mio intervento sul Piano energetico regionale ricordando un fatto che avvenne in Italia il 28 settembre 2003 e che i colleghi ricorderanno molto bene, perché è stato forse il più grave blackout elettrico del Paese dal dopoguerra.
Io mi trovavo a Roma e fui testimone diretto di quel blackout. Ero sulla terrazza di una piazza romana, nella ormai famosa notte bianca voluta dall'allora sindaco di Roma Veltroni, e stavo guardando l'enorme flusso di persone che partecipavano a questa iniziativa. A un dato punto andò via la corrente e ci fu il blackout.
La prima cosa che mi venne in mente di dire fu: «Diavolo di un Veltroni, ha inventato anche questa». Passati cinque minuti, poi dieci e poi quindici, però, si capì bene che non era un effetto scenografico.
Che cos'era successo? L'Italia nel week end comprava, e a quanto ne so compra tuttora, l'energia elettrica da Francia e Svizzera, spegnendo i propri impianti. Questo blackout improvviso, dovuto a una bizzarra coincidenza, cioè alla caduta delle linee di alta tensione praticamente in contemporanea tra Italia e Francia a causa di una slavina di neve, fu un fatto eccezionale evidentemente, ma, come sostiene Agatha Christie, una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono due coincidenze, tre coincidenze sono un indizio.
L'indizio, in questo caso, è la dipendenza del nostro Paese per l'approvvigionamento energetico e questa dipendenza, in questo caso, è dovuta al fatto che costava di meno comprare l'energia in eccesso da Francia e Svizzera che non produrla nel nostro Paese con impianti di produzione obsoleti, che andrebbero rifatti in gran parte e che producono un costo unitario di energia mediamente superiore al costo di produzione energetica in altri Paesi dal 10 al 20 per cento.
Si tratta di un problema rilevante, perché il fatto che la produzione di energia nel nostro Paese sia più costosa che altrove rende le nostre aziende che devono pagare tale energia meno competitive che altrove. È evidente: se uno sostiene un costo maggiore, è meno competitivo.
Questo tema ci porrebbe il problema dell'investimento, a proposito di quell'efficienza ricordata dall'assessore Muzzarelli, che è uno dei punti fondamentali. Non c'è dubbio - stiamo discutendo soprattutto di energie rinnovabili, del cambio di mentalità - che il tema dell'efficienza della produzione energetica sia decisivo. Il costo è superiore e non ci sono investimenti.
La Finanziaria in discussione in questo momento alle Camere, che vede, peraltro, un atteggiamento responsabile all'interno della tempesta finanziaria e monetaria che si è scatenata contro il nostro Paese - vedo un atteggiamento responsabile dell'Italia dei Valori e degli altri partiti del centrosinistra in Parlamento per arrivare a una rapida approvazione e togliere agli speculatori le scuse per ciò che stanno facendo, ossia per cercare di tagliare le unghie agli speculatori - è priva di sviluppo.
Non ci sono investimenti. I grandi investimenti nelle infrastrutture che il Presidente del Consiglio ci ha promesso nel corso dell'ormai suo ventennio governativo non sono stati realizzati. Tra questi investimenti sarebbe necessario rifare buona parte degli impianti di produzione energetica in questo Paese per renderli più efficienti e meno costosi.
È evidente che noi dobbiamo cercare l'azione della nostra Regione e dell'assessorato, la discussione e il confronto che l'assessorato ha promosso, che è, peraltro, un metodo a cui va tutto l'apprezzamento del nostro Gruppo, perché è un metodo di confronto che ha coinvolto tutti gli attori interessati in mesi e mesi di discussione. Tali attori hanno potuto prendere visione degli elaborati dell'assessorato, delle tabelle, dei dati, delle proposte, delle idee e hanno potuto esprimere la loro opinione.
È un metodo, se vogliamo, un po' faticoso, però è il metodo di confronto, perché questo Piano propone una sorta di rivoluzione, quella della mentalità, propone di cambiare mentalità per cambiare modo di produrre energia.
Se non c'è il cambio di mentalità, sarà difficile riuscire a ottenere un impegno di tutti. Con una centrale nucleare c'è un investimento pluridecennale, di svariati miliardi, che coinvolge al massimo alcune centinaia di lavoratori, forse più alcune decine che non alcune centinaia, e la questione si chiude lì. Magari coinvolge la località dove viene costruito l'impianto.
Con la rivoluzione sulla produzione energetica, con la green economy, con le fonti rinnovabili, o c'è un coinvolgimento di tutti o l'operazione non può riuscire, perché significa risparmiare sul consumo di energia, consumarla in modo efficiente, installare i pannelli fotovoltaici sui tetti delle case, costruire case di classe A, fare in modo che, quando siamo nelle nostre case e anche nella nostra vita quotidiana, dobbiamo pensare al risparmio energetico.
Porto l'esempio dello spreco, che ovviamente avviene soprattutto a livello industriale, ma anche a livello molecolare nelle nostre case, dei led dei tanti impianti elettronici che rimangono accesi ventiquattro ore su ventiquattro inutilmente.
Io ho dovuto comprare una ciabatta per collegare tutti gli impianti elettronici di casa mia e per poterli spegnere, perché non esiste la possibilità di spegnere questi led che, per quanto siano di scarso consumo, comunque, sommati a tutti gli altri, rappresentano un consumo clamoroso.
Si vede bene che anche a livello molecolare nella vita quotidiana dobbiamo cambiare modo di pensare al consumo energetico, il che non significa semplicemente avviare la lavatrice o la lavastoviglie di notte, quando gli impianti industriali sono chiusi e quando non abbiamo il consumo o il picco energetico.
È una rivoluzione che noi dobbiamo promuovere anche nelle coscienze delle persone utilizzando l'istituzione come volano. Non possiamo e non dobbiamo solo essere un Ente di spesa o passacarte. Dobbiamo essere, nella nostra azione quotidiana, un volano per l'economia e per il cambiamento.
In questa direzione ha ragione l'assessore quando afferma che la green economy non è solo una necessità per abbandonare l'epoca dell'energia fossile, ma è anche un'opportunità, anzi è soprattutto un'opportunità.
Uno studio della Confindustria sull'efficienza energetica, su un settore particolare della cosiddetta green economy, indica che il potenziale di risparmio, investendo su tale settore fino al 2020, è di ben 86 mtep. Con oltre 207 milioni di tonnellate di CO2 in meno di emissione si potrebbe ottenere un 1.000.000 di addetti in più - possiamo immaginare che cosa possa significare ciò nella situazione di gravissima crisi occupazionale del nostro Paese - e coinvolgere 400 mila aziende italiane.
Non sono numeri da poco, sono numeri enormi, che riguardano anche il nostro Paese e la nostra Regione, che non è all'anno zero sul tema delle fonti rinnovabili.
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere, ha esaurito il suo tempo. Le chiedo se può concludere, prego.
GRILLINI: Concludo rapidamente, tagliando molte considerazioni che avrei voluto svolgere.
Volevo ricordare i 200.000 impianti che ci sono in Italia anche grazie agli incentivi energetici che la Finanziaria, ahinoi, ha tagliato - per fortuna il ruolo dell'opposizione ha fatto sì che non siano stati tagliati in modo clamoroso - e che hanno finora consentito la produzione di 4,7 gigawatt, come riferisce il gestore, che ci mettono certamente alle spalle della Germania, ma prima degli USA e del Giappone.
Per concludere volevamo ringraziare, come Gruppo, anche gli altri colleghi, le altre forze politiche e, in particolare, l'assessore per aver accettato alcuni emendamenti dell'Italia dei Valori, volti ovviamente a migliorare il testo.
Ricordo che gli emendamenti che avevamo proposto erano per rendere il testo ancora più ambizioso. L'obiettivo sul Rapporto 2050 dell'Unione europea è quello di arrivare nel 2050 alla produzione di fonti rinnovabili quasi al 100 per cento. Noi ci siamo posti l'obiettivo del 20 per cento.
Voglio ricordare anche l'emendamento a proposito dell'impianto di stoccaggio della CO2, su cui non esistono ancora evidenze scientifiche certe.
Il nostro Gruppo ha, quindi, partecipato attivamente alla discussione di questo Piano e ha dato il suo contributo. È un buon Piano e speriamo che produca gli effetti desiderati, non solo per quanto riguarda la salute dei cittadini, il risparmio energetico e la sostituzione delle fonti fossili, ma anche l'occupazione, un obiettivo che deve sempre stare al primo posto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Grillini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Piva. Ne ha facoltà.
PIVA: Svolgo solo alcune considerazioni rapide. Non occuperò i dieci minuti a disposizione.
Rivolgo un ringraziamento all'assessore Muzzarelli per il lavoro che ha svolto, sia nei contenuti, sia nel metodo. Ho avuto modo di partecipare a diversi incontri di Casa Energia e riconosco che sono stati pochi i provvedimenti che questa Regione ha assunto con una partecipazione tanto precisa e ampia.
D'altra parte, come ricordava l'assessore nell'introduzione, nel 2007 approvammo il primo Piano energetico regionale e oggi ci accingiamo ad approvare il Piano triennale di attuazione dello stesso, a fronte purtroppo di una politica energetica nazionale molto contraddittoria, a volte mancante. Il referendum ha ora definitivamente posto una pietra sul nucleare.
Io penso che uno dei primi temi che bisogna affrontare a livello energetico, che non dico venga prima delle fonti rinnovabili, ma che forse è più attuabile, anche se non immediato, sia quello del risparmio energetico.
Abbiamo citato esempi, come i led, che si ricordavano, ma mi vorrei riferire, in particolare, agli edifici pubblici.
Tutti gli edifici pubblici della nostra Regione, attraverso una ricognizione precisa e puntuale, dovrebbero essere sottoposti a regime di efficientazione e di forte risparmio energetico. Risparmiare energia è il primo elemento per non consumare energia, da qualunque parte essa venga.
Sugli edifici pubblici parimenti non vedo un grande impegno in tal senso. È vero che vi sono a volte motivi di tipo architettonico, come vecchi edifici che magari mal si prestano a modifiche strutturali in campo energetico, però, oltre al risparmio, mi piacerebbe che la Regione, come in parte ha già fatto, intervenisse attraverso un'opera culturale, ma anche fattiva sugli edifici pubblici per renderli più vicini al lavoro che si sta svolgendo attraverso l'installazione di impianti a fonti rinnovabili per il minor consumo da fonti fossili. È un elemento estremamente importante.
L'altra questione è legata al grande sviluppo. I dati sono noti a tutti. L'obiettivo del 2020 che ci può collocare al di sopra del 17 per cento, arrivando al 20 per cento, è indubbiamente molto ambizioso e dobbiamo cercare di raggiungerlo.
D'altra parte, sappiamo benissimo che la nostra è una Regione che consuma moltissimo. I milioni di TEP, tonnellate equivalenti di petrolio, ci pongono ai primi posti. Basta guardare anche la nostra situazione sul trasporto, sul residenziale, sull'industria. Siamo una Regione che consuma molto e, quindi, il provvedimento che andiamo ad approvare oggi coglie nel merito i temi emergenti che stiamo vivendo in termini energetici.
L'altro dato che vorrei sottolineare, perché anche nella mia provincia sta emergendo in maniera forte, è quello dell'innovazione legata all'occupazione. I dati che noi abbiamo oggi sono già importanti, perché parliamo nella Regione di 2 mila imprese, di circa 250 mila addetti e di un fatturato di 61 miliardi di euro in grande espansione.
Se riusciamo, oltre che attraverso i provvedimenti veri e propri, come stiamo facendo oggi, dovremmo iniziare anche un ragionamento forte di tipo culturale che possa partire dalle scuole, dai luoghi pubblici, dagli amministratori. Si parla tanto di green economy e di energia da fonti rinnovabili, ma spesso nella pratica non le si applica.
L'invito conclusivo di questo mio breve intervento è di continuare su questa strada sugli edifici pubblici, sul risparmio energetico, e creare, in particolare, dai più giovani, a partire dalle scuole, la cultura del risparmio energetico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Piva.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente. Lo scenario che noi abbiamo davanti è certamente uno scenario che pone anche a questa Regione diverse criticità e molte problematicità per quanto riguarda sia l'approvvigionamento, sia l'utilizzo in chiave di sostenibilità delle risorse energetiche.
Il recente referendum, che ha allontanato da questo Paese la possibilità di avere un Piano energetico che si basasse ampiamente sulla risorsa nucleare, ci pone oggi indubbiamente nelle condizioni di una verifica accurata di ciò che potrà succedere nei prossimi anni.
È un argomento che vedo solo marginalmente individuato nel Piano che stiamo discutendo, laddove, invece, ci si sofferma molto su alcune questioni che pure, come ha sottolineato l'assessore, appaiono molto importanti, ma che danno una visione di prospettiva e che certamente non generano tranquillità rispetto a una Regione fortemente energivora, una Regione che, come abbiamo visto, su dati fermi al 2007 consuma già 16,8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
Il problema che ci poniamo con questo Piano energetico è quello di come avere l'adeguata capacità di rifornire le imprese, le necessità energetiche di ogni singolo cittadino e garantire la sostenibilità rispetto ai sistemi di produzione.
Viviamo un momento di grande difficoltà anche a livello nazionale. Considerate ciò che sta succedendo proprio in questi giorni: nella galassia dei più importanti produttori di energia elettrica si sta parlando del riassetto di una società molto importante, l'Edison, di un ingresso molto forte dell'azionista francese nel controllo e nella gestione diretta di tale società. Si sta parlando di una questione che è molto delicata, che riguarda lo spacchettamento di questa società, che vedrà il maggior azionista francese avere come patrimonio, alla fine di questo riassetto, praticamente tutte le centrali cogenerative di questo gruppo.
Dico questo perché nella borsa elettrica chi fa il prezzo è il produttore finale, è l'ultimo tratto, ed è esattamente la cogenerazione. Abbiamo davanti uno scenario nel quale noi saremo assolutamente dipendenti da gestori altri, fuori anche da questo contesto nazionale, con tutto ciò che quello implica e che già oggi, come diceva giustamente l'assessore, vede indubbiamente una bolletta energetica di questo Paese molto più elevata rispetto ad altri Paesi europei.
Questo non è ininfluente anche rispetto alle questioni che affrontiamo a un livello più basso in questo Piano regionale, perché in questo abbiamo tralasciato di analizzare le reali prospettive di approvvigionamento energetico del prossimo decennio di questa Regione. Abbiamo individuato in alcune manovre, che in parte gli enti locali stanno già attuando per quanto riguarda la mobilità, anche sostenuti dall'impegno economico della Regione e dai trasferimenti che arrivano, seppur in forma limitata, dallo Stato.
Abbiamo cercato di far capire quanto fosse importante, dal punto di vista della sostenibilità e della produzione dei gas, che hanno un riverbero sulle condizioni climatiche, un rafforzamento del trasporto su ferro della comunità regionale, ma anche da questo punto di vista i risultati sono ancora lontani; abbiamo implementato alcune azioni anche codificate in provvedimenti della Giunta sulla sostenibilità della nuova edilizia residenziale. Anche questo è un obiettivo da perseguire rispetto al contesto ampio del risparmio energetico come uno dei due bracci su cui sostenere, in un equilibrio ancora da raggiungere, la capacità di dare energia al nostro sistema e la sostenibilità rispetto alla produzione.
Credo che questo sia un piano fortemente sbilanciato su alcune azioni, che però tralascia il nocciolo vero della questione, cioè il fatto che questa è una delle Regioni più energivore d'Europa. Questo è un vantaggio dal punto di vista del riscontro che questo dato ha sull'economia regionale, tanto che lo stesso assessore inserisce nel piano energetico una frase rispetto alla produzione dei gas serra, che è sintomatica sul dato a cui ho fatto riferimento.
Dichiara infatti che noi abbiamo sfiorato gli obiettivi che ci eravamo prefigurati con la prima stesura e la prima applicazione del Piano triennale 2007, anche in considerazione del fatto che la crisi economica ovviamente ha portato a una minore produzione di CO2. Questo mi sembra un fatto molto chiaro, oggettivato anche in questa relazione, sulla capacità di questo piano di incidere in modo molto significativo sugli obiettivi che si prefigura rispetto alla sostenibilità e rispetto a quella che considero un'enfatizzazione di alcune fonti di produzione di energia, che rappresentano un caposaldo del piano stesso.
Noi tutti siamo consapevoli che è assolutamente indispensabile, anche in una visione di prospettiva, fare sì che la percentuale di energia prodotta da sistemi rinnovabili divenga preponderante, ma oggi siamo fermi a una percentuale molto bassa, che non saremo in grado di incrementare neanche nei prossimi anni. Questo implica infatti forti investimenti, snellezza burocratica rispetto agli iter autorizzativi, tranquillità rispetto all'approvvigionamento, che è necessario per mantenere le nostre imprese e per mantenere condizioni di vita civile per ogni singolo cittadino di questa Regione.
L'assessore sa bene che per ogni megawatt di produzione elettrica da fonte rinnovabile occorre comunque un mezzo megawatt da fonte convenzionale. Dobbiamo acquisire questo come un dato oggettivo, scientifico, testato statisticamente. Anche andando in quella direzione, quindi, provate a calcolare quanti gigawatt occorrano per la soddisfazione della domanda regionale da fonti convenzionali.
Credo anche che sulle fonti rinnovabili così tanto enfatizzate occorra fare anche delle riflessioni, perché ritengo che parlare oggi di questo bilancio energetico senza una discussione approfondita sulle linee guida che abbiamo avuto modo di vedere nelle ultime ore sia un confronto monco. Laddove, infatti, enfatizziamo molto il ruolo delle fonti energetiche rinnovabili, per contro vediamo sulle linee guida tutta una serie di ulteriori vincoli sulla localizzazione impiantistica e sulla loro effettiva fattibilità.
Nel piano si parla - giustamente credo - della fonte eolica. Noi abbiamo un crinale appenninico che si presta da questo punto di vista, perché gli studi che le multiutilities regionali hanno effettuato con gli anemometri sui nostri crinali individuano molte zone in grado di avere una produzione efficiente dal punto di vista eolico. Andando però a vedere le linee guida vediamo che è consentita l'installazione di un parco eolico al di sopra dei 1.200 metri altimetrici soltanto laddove insiste un impianto sciistico: ditemi voi che raziocinio e che logica possano guidare un'iniziativa di questo tipo, ditemi quale imprenditore o quale multiutility possa investire in un impianto eolico per un impianto sciistico, che in questa Regione nella migliore delle ipotesi funziona per due mesi.
Questo significa cancellare dalle possibilità di approvvigionamento con fonti rinnovabili tutto l'eolico in questa Regione. Rilevo quindi delle incongruenze e credo che sia assolutamente indispensabile una riflessione più approfondita su una fonte rinnovabile che è stata uno dei pilastri della produzione energetica, e lo è ancora per quanto riguarda la produzione energetica nazionale: quella idroelettrica.
Quando noi sentiamo parlare di «piccoli impianti idroelettrici» dobbiamo considerare che sono impianti poco efficienti e che forniscono solo piccolissime quantità di produzione di energia. D'altra parte, se davanti a una Regione che ha una necessità energetica come quella citata, in questo piano ci diamo degli obiettivi di 100 o 400 megawatt, vuol dire che il piano ha qualche problematicità, assessore, da questo punto di vista.
Cominciamo dunque a pensare che noi abbiamo ad esempio la possibilità di costruire impianti idroelettrici, quindi impianti assai sostenibili dal punto di vista ambientale, nel nostro Appennino. Non a caso, un inciso va fatto sulla possibilità di una centrale idroelettrica a Vetto. Si discute da tanti anni, ma credo che, se noi puntiamo sulle fonti rinnovabili, quello potrebbe essere un impianto molto efficiente, in grado di produrre energia in quantità sostenute (oltre 100-150 megawatt) e testimoniare dal punto di vista strategico che stiamo andando nella direzione giusta.
Se però parliamo di piccoli impianti come l'impianto di Baiso nell'Appennino reggiano, un impianto molto bello dal punto di vista tecnologico, della sostenibilità e come investimento redditizio, dobbiamo anche dire che produce 1 megawatt di energia elettrica e dobbiamo essere consapevoli che andando avanti con questa tipologia di impianti continueremo a versare in gravi condizioni di deficit come storicamente siamo in Regione rispetto alla domanda e all'offerta di energia.
Mi dolgo di avere solo questi pochi minuti, perché questo argomento merita molti approfondimenti, che non mancheranno certamente di arrivare anche nel prosieguo della discussione sulle linee guida. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alessandrini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRINI: Grazie, presidente. Ho ascoltato la relazione dell'assessore e gli interventi che mi hanno preceduto e vorrei esprimere due considerazioni.
Il lavoro presentato questa mattina dall'assessore è veramente molto impegnativo, ha richiesto un periodo di studio, di analisi, di consultazione di più soggetti anche esperti. Credo si possa dire che si è trattato di un ascolto vero, arricchito peraltro da un proficuo confronto che si è svolto anche nella Commissione, dove sono stati approvati emendamenti.
Vorrei approfittarne - chiedo scusa, ma spero che nessuno si senta preso di mira - per sottolineare come questo modo di fare rappresenti anche uno stile di governo, e per come siamo abituati oggi sul piano del Governo nazionale, forse può sembrare un'anomalia quanto abbiamo fatto per la costruzione di questo importante provvedimento, anche se in realtà io credo che sia una cosa normale e giusta.
Credo si possa dire che c'è una bella differenza con il Governo nazionale, che, a parte non avere una politica energetica, si era dato solo quella nucleare, che aveva determinato in perfetta solitudine, bypassando anche l'obbligo delle consultazioni con le Regioni, che per farselo riconoscere hanno dovuto far ricorso alla Corte Costituzionale, e quindi non sono stati fatti nemmeno i passaggi che sarebbe stato normale fare. Si sa poi come è andata a finire la storia del nucleare, che è stata spazzata via dal referendum, ma questo è un altro film.
La seconda considerazione è che considero giusto, ancor prima di segnalare la bontà del contenuto del secondo Piano triennale di attuazione del piano energetico regionale per le azioni che contiene e gli obiettivi che si prefigge, segnalare e sottolineare le conseguenze positive sul territorio, sul sistema produttivo, che - si badi - non è poi tutto così arretrato, perché noi abbiamo già in questa Regione fior di imprese che hanno fatta propria la cultura della sostenibilità.
Il consigliere Piva diceva che in questa regione si sono già 2.000 imprese che operano nell'ambito della green economy, cosa da non sottovalutare, quindi non stiamo partendo da zero. Certo, il nostro ruolo con questo piano può essere un elemento fortissimamente di traino e di indirizzo ancora più forte per fare passi in avanti, perché dobbiamo fare tanto.
Facevo riferimento alle conseguenze positive sul territorio, sul sistema produttivo, sulla società emiliano-romagnola più in generale. Credo, infatti, che il Piano energetico non vada interpretato solo come somma di azioni, pur essendo le stesse tutte molto positive: il Piano energetico si fa carico di un obiettivo che è molto più importante e più nobile, ovvero di contribuire a cambiare rinnovandolo l'insieme del modello di sviluppo di questa regione, che faccia leva prima di tutto sulla sostenibilità ambientale. Attraverso l'innovazione e la ricerca, sarà più facile in questa Regione trasformare sempre di più i beni naturali come l'acqua, il sole, il vento in energie rinnovabili, e permetterci così di fare un minore ricorso alle energie fossili come il petrolio, non fosse altro che per la questione dei costi richiamata dall'assessore.
Questo è importante perché, se l'Italia è il secondo Paese manifatturiero d'Europa, l'Emilia-Romagna è una delle Regioni più manifatturiere d'Italia, quindi sviluppo ed energia sono due facce della stessa medaglia.
Come prima evidenziato dal consigliere Grillini, le energie rinnovabili non sono una moda: sono una necessità per consolidare e strutturare quell’importantissimo segmento dell'economia che noi sintetizziamo come green economy dando per scontate troppe cose. Considero inoltre giusto sottolineare in questa sede come chi governa, oltre al dovere di governare, abbia anche quello di individuare politiche che diano indicazioni chiare anche per quanto riguarda soluzioni in grado di creare nuovo lavoro, come stiamo cercando di fare in questa Regione, lavoro possibilmente qualificato, scolarizzato, non precario, che dia risposte soprattutto ai giovani.
Credo che in questo periodo storico questo sia il problema dei problemi, per cui penso che a maggior ragione dobbiamo sottolineare la positività di tutto l'impianto di cui stiamo ragionando questa mattina e che approveremo nei prossimi giorni.
Credo che si possa dire anche che le rinnovabili sono un esempio di democrazia economica. Oggi, famiglie e singole imprese anche piccole o piccolissime possono intervenire e infatti intervengono direttamente nella produzione per proprie esigenze, ma anche per vendere l'energia. Questo contribuisce non solo ad aumentare la democrazia economica, ma anche - fatto importantissimo di cui spesso ci dimentichiamo - a una ridistribuzione vera della ricchezza secondo il principio dell'equità, elemento che purtroppo spesso manca in questo Paese. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alessandrini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bazzoni. Ne ha facoltà.
BAZZONI: Grazie, presidente. Il Piano è velleitario in quanto sopravvaluta sia la possibilità di risparmio di energia, sia la possibilità di avere in futuro una sufficiente produzione data da fonti non inquinanti.
La crescita della CO2 è un dato reale, ma va di pari passo con il consumo energetico globale dell'uomo (non solo elettricità, ma automobili, treni, aerei e riscaldamento). Se si dovesse verificare la diminuzione di energia richiesta, la Regione cadrebbe in una grave crisi economica che nessuno vuole.
La previsione è che vi sarà invece un aumento di circa il 10 per cento, e a questo dovremo far fronte. Solamente una piccola parte di questa richiesta potrebbe essere tagliata con i risparmi, che pure ci vogliono, ma sono difficili, perché questa è un'altra delle favole demagogiche che vengono raccontate. La nostra società è orientata alla crescita dei consumi e non saranno le prediche che la fermeranno.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, solo eolico e fotovoltaico sono direttamente non inquinanti, anche se lo sono indirettamente in maniera cospicua, mentre le centrali a biomasse inquinano e trasformano in maniera violenta il territorio, e quindi non hanno maggior dignità di quella a carburanti fossili.
Milioni di tonnellate di silicio del fotovoltaico saranno costosissime e difficilissime da smaltire, mentre l'alluminio dei canali ha un costo energetico elevatissimo, per cui consuma buona parte dell'energia che sarà destinata a produrre.
Anche se si raggiungesse l'obiettivo velleitario del 20 per cento rinnovabili, di cui però gran parte sarebbe prodotto dalle biomasse, resterebbe sempre l'80 per cento da produrre con metodi tradizionali. In questo caso, esserci fregati da soli il nucleare ci fa vincere il primato dell'autolesionismo. Con le biomasse aumenta la CO2, con il nucleare no: la Francia con 56 centrali nucleare non solo vende energia all'Italia, ma produce meno inquinamento di noi. L'Italia consuma l'energia di quattro centrali nucleari acquistandola, mentre ha chiuso le quattro che aveva.
Il rischio reale dell'Italia non è sparito, in quanto vi sono quindici centrali nucleari svizzere e francesi a duecento chilometri da Milano. Le basi su cui si fonda il Piano regionale sono quindi sbagliate, perché le cosiddette "fonti pulite" non potranno mai sostituire la produzione tradizionale: di notte non c'è il sole e il vento sufficiente c'è una volta sì e quattro no. Questa è la cruda verità, che dobbiamo far presente ai nostri governanti regionali.
Sarebbe necessario pensare invece a una grande diversificazione delle fonti energetiche di approvvigionamento, mentre si finisce per instillare nella gente paure finalizzate a non avere rigassificatori, stoccaggi di metano, sperimentazioni di nuovi combustibili e nuove forme di energia.
Un Piano regionale dell'energia finalizzato solamente a contrastare le scelte del Governo nazionale e a creare un conformismo di pensiero privo di basi scientifiche ed economiche sarà una grande iattura per la nostra Regione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bazzoni.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Ho seguito la presentazione del Piano energetico svolta dall’assessore Muzzarelli, che spesso non fa quello che dice, ma ha detto una cosa bellissima, ovvero che con la transizione energetica si creeranno più posti di lavoro di quelli che si perderanno.
Dobbiamo ricordarlo sempre, perché quando giustifichiamo nuovo cemento nella nostra Regione pensando ai lavoratori del comparto dell'edilizia non possiamo dire che ci sono 28.000 persone che lavorano in quel comparto, ma dobbiamo dire che abbiamo bisogno di riconvertire l'economia e dobbiamo sfidare noi stessi per spingere una nuova economia, in modo che quei 28.000 lavoratori possano fare altro e non più mettere mattone su mattone su suolo vergine.
Parliamo di un Piano energetico, ma non riusciamo a inquadrare la situazione in un contesto generale della nostra Regione. È inutile fare un piano da ragioniere (20 mega di qua, 50 di là) senza guardare la situazione dell'Emilia-Romagna nel suo complesso. Parliamo di Europa 20-20-20, di riduzione della CO2 e poi andiamo a prevedere quattro nuovi tronconi autostradali nella nostra regione; diciamo che dobbiamo governare la domanda di energia e quindi anche di mobilità, e invece la inseguiamo, giustificando questi interventi altamente energivori. Pensiamo a cosa c'è dietro un'autostrada: c'è la lobby dei cavatori, di chi vuole costruire, c’è chi urbanizza perché i lotti si preparano sempre quando si realizzano queste opere.
Facciamo quindi delle politiche vecchie, di crescita materiale, quindi energivora, di cemento, e non promuoviamo quella intelligente, che pure troviamo scritta nei piani. Facciamo degli spot: questa spesso è la Regione degli spot a livello comunicativo, con lo slogan green energy in cui però di innovazione inseriamo solo la scelta di bruciare della legna, perché poi di fatto è sempre combustione.
L'elemento innovativo in questo Piano è la combustione delle biomasse e il biogas. È vero che l'Europa dice che le biomasse sono energie rinnovabili, tra l'altro con un ragionamento un po' perverso, perché ogni volta dobbiamo dire energie rinnovabili e pulite (non basta dire rinnovabili) e, nel momento in cui si brucia cellulosa, si producono sostanze cancerogene: non esiste una combustione pulita. Noi puntiamo con il nostro piano, in una delle pianure più inquinate del mondo, ancora sulla combustione, che non può essere pulita, per cui creerà gas climalteranti.
Si dice che almeno per la CO2 c'è un po' di compensazione, perché la pianta rilascia la CO2 che assorbe nella sua vita, però andiamo a prendere le biomasse come società Porto di Ravenna dalla Malesia, quindi assorbono CO2 in Malesia e la scaricano qua. Chiaramente la CO2 è un problema globale, però, nel momento in cui noi davanti all'Europa dobbiamo fare un bilancio della nostra CO2, questo è un trucco da bisca: non è corretto.
L'assessore ha parlato di case in classe A, però ha bocciato i nostri emendamenti, visto che noi vogliamo andare verso il futuro e costruire solo in classe A, e si spera che ci sarà poco da costruire, vista l'occupazione di suolo in questa Regione, che è simile a quella del Veneto e della Lombardia, perché, se togliamo degli accenti diversi sulle politiche sociosanitarie e sul modo di fare politica, il governo del territorio è pressoché lo stesso in Lombardia, in Emilia-Romagna e in Veneto: il modello di sviluppo è quello.
Proponiamo dunque di costruire solo in classe A, perché oggi, con la normativa esistente, costruire in classe B non è avanguardia: sono case obsolete. Efficienza energetica degli edifici significa chiaramente parlare dell’involucro, ma, se nel calcolo per stabilire la classe energetica mettiamo anche la produzione di ferro per pannelli fotovoltaici, costruisco una casa obsoleta, la riempio di pannelli e poi dico di avere la casa in classe A. Questo è assolutamente illogico.
Ovviamente dovremmo vincolare le biomasse alla cogenerazione, perché efficienza significa anche questo, e soprattutto dovremmo ragionare su una cosa che si chiama EROEI (Energy Return On Energy Investment). Se per produrre da una fonte energetica 12 watt ne spendo 10, ho prodotto non 12 ma 2 watt. Fino a cinquanta anni fa, il petrolio aveva un EROEI di 50 barili per 1 barile investito, ovvero con un barile di energia di petrolio ne ricavavamo 50 dal sottosuolo. Oggi siamo arrivati a 1 a 15, e presto si arriverà a 1 a 8, quindi il petrolio ha in futuro un EROEI di 1 a 8.
Le biomasse e il biogas a volte hanno un EROEI, cioè un guadagno energetico, a cavallo di 1: facciamo solo un gioco per prendere investimenti pubblici, con un'imprenditoria che vive sulla rendita. E poi chi controlla questi impianti?
Oggi abbiamo delle biogas che sversano il digestato liquido non ancora completamente stabilizzato nei fossi della Campania, perché quando c'è il lucro dietro i finanziamenti non aspettano che il digestato si stabilizzi perché produce meno metano: lo cavano via prima e mettono la biomassa nuova, e nessuno controlla. Senza contare che abbiamo vietato il biogas nel Comprensorio del Parmigiano Reggiano perché i batteri sporigeni fanno esplodere le forme di Grana, per cui quando prevediamo di avere undici o venti centrali a biogas a Bologna dovremmo chiederci cosa esca da queste centrali, visto che non siamo in grado neanche di fare dei regolamenti ferrei, imponendo l'aspirazione interna e lo stoccaggio al chiuso, e lasciando all’aperto materiale putrescente.
Questo succede oggi a Medicina e Ozzano nella bassa della nostra parte di pianura.
Noi quindi investiamo tutto il nostro Piano energetico su questo, per non parlare poi del ping pong che c'è stato in merito alle trivelle.
Ieri abbiamo approvato una risoluzione di grande qualità, e vorrei vedere gli stessi contenuti di quella risoluzione nel Piano energetico, perché è vero che il Piano energetico è una delibera che si pone degli obiettivi, ma è anche vero che il Piano energetico non è un atto da ragioniere, come qualcuno ce lo vende.
Sarà poi compito del Consiglio e delle Commissioni andare a modificare, in base a quello che c'è scritto su quel Piano, che non è cogente, la legge sulla casa, la normativa sulla VIA per le trivelle, ma sul Piano in linea generale dobbiamo saper fare pianificazione, e non i ragionieri.
La cosa più sconvolgente di questo Piano energetico è il fatto che si basa sul nulla. Un'azienda che va a fare un bilancio di previsione con i dati di quattro anni prima è un'azienda che deve solo fallire. Il Governo non ci fornisce i dati, abbiamo tentato di ottenere i dati, che non sono qualcosa di astratto, ma sono qualcosa di sostanziale: i dati sono l'energia che produciamo e non c'è un sistema che si riesca ad aggiornare in tempo reale uguale per tutte le amministrazioni, che aggiorni la produzione di fonti da energie rinnovabili.
Oggi non lo sappiamo: quando abbiamo discusso la delibera sul fotovoltaico non avevamo idea di quale fosse l'iter delle richieste per mettere i pannelli sui tetti in corso nei vari Comuni. Tutto il sistema andrebbe informatizzato per conoscere la situazione aggiornata.
Da una parte, quindi, c'è la produzione, e quei dati con un po' di politiche appropriate riusciremmo ad averli, dall'altra ci sono i consumi. Alcune aziende private portano gas propano nelle case in montagna, vendono GPL e metano, distribuiscono il gas nella rete e nelle case.
Io crederò all'assessore quando vedrò una montagna di raccomandate spedite dal nostro Assessorato a queste società, così saprò se l'assessore ha fatto il suo lavoro. Finché non vedrò questa montagna di raccomandate mandata a queste aziende, voi non avete i dati, il Governo non ha fatto il proprio lavoro ma non l'avete fatto neanche voi, perché è inutile piangersi addosso rispetto a quello che fa il Governo: noi dobbiamo reagire perché abbiamo la responsabilità della gestione e dell'organizzazione di una Regione.
Troviamo progetti deliranti (alcuni vengono dall'Europa) come lo stoccaggio della CO2. Noi inquiniamo e poi pensiamo di depurare l'aria prendendo la CO2 e mettendola sotto terra senza valutare che poi va nelle falde e gira. Vogliamo portare in Emilia-Romagna questi progetti che hanno già dimostrato la loro inefficienza.
Altro tema fondamentale è quello dei rifiuti, che non dovremmo più pensare nella concezione arcaica del rifiuto ma anche con recupero di energia. Parliamo di materiali post-consumo. Ciò che ha tenuto in piedi gli inceneritori fino ad oggi, ovvero il CDR, oggi non ha più senso bruciarlo, perché la tecnologia è andata avanti e con sistemi a freddo come quelli usati nell’impianto di Vedelago, in Veneto, che ormai si sta diffondendo a macchia d'olio in tutta Italia, diventa materia prima seconda. Questo fa cadere il gioco degli inceneritori, ma qui se ne parla veramente poco.
Avrò modo di continuare la relazione durante l'esame degli emendamenti, ma dico che manca una visione a trecentosessanta gradi e che di fatto di innovazione e di green energy in questo Piano energetico c'è ben poco. Ci sono molte green energy e sul risparmio si fa troppo poco.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. Ho ascoltato con interesse l'intervento che mi ha preceduto. I Grillini mi avevano dedicato un rap, li ringrazio pubblicamente in quest'Aula, però vedo che nell’intervento il collega Favia, che forse dovrebbe spendere meglio il suo tempo, ha ripreso i fondamenti della famosa teoria della relatività di Einstein, cioè l'energia è uguale alla massa per la velocità della luce al quadrato. Tradotto in termini concreti, se uno è capace di produrre energia - e lì è il dilemma e la difficoltà -, ricava da un chilogrammo di qualunque tipo di materia un'energia equivalente a venticinque miliardi di chilowattora, ovvero riesce a far funzionare una città come Bologna per un anno. Il problema è come ricavare energia.
Il consigliere Favia lo ha detto in un modo completamente diverso, ma la sostanza rientra in questa equazione. Il problema energetico è una delle sfide più importanti che l'uomo ha di fronte: l’energia è PIL, è sviluppo, è ricchezza, e la sfida non è solo della nostra Regione, ma è una sfida nazionale e mondiale.
Credo che in questo secondo Piano triennale, Piano energetico regionale 2011-2013, si punti troppo sulle rinnovabili, si danno troppi incentivi a chi incenerisce biomasse. Più che dare incentivi a chi incenerisce legname, sarebbe meglio forse incentivare gli studi, dare denari a chi fa ricerca, a beneficio dei cittadini, degli studenti e anche dei lavoratori, perché credo che con investimenti in questo settore, con studi approfonditi e seri forse qualcosa riusciremo a ricavare, non continuiamo a favorire speculazioni.
Sappiamo benissimo che in Italia l'energia elettrica costa il 30-40 per cento in più rispetto agli altri Paesi europei, e questo impedisce alle nostre aziende di concorrere con prezzi alla pari rispetto agli altri Paesi europei. Credo che il costo elevato dell'energia elettrica sia anche causa di una pseudo-politica ambientalista poco lungimirante, portata avanti prima da alcuni esponenti della sinistra e adesso dai Grillini e dagli altri ambientalisti.
Secondo me è giunto il momento di fare della ricerca, di fare degli studi approfonditi in questo settore, altrimenti non riusciremo più a competere con l'economia globale, e, come ha detto giustamente il consigliere Grillini, i pesanti segnali che i mercati mondiali ci hanno dato in questi giorni dipendono anche dalle nostre politiche energetiche. Non è sufficiente puntare tutto sulla poesia del sole e del vento. Errani, che è il Presidente della Conferenza dei Presidenti, dovrebbe fare una politica di investimento sulla ricerca e sullo sviluppo dell'energia, parlarne con gli altri Presidenti: dobbiamo scoprire nuove tecnologie, nuovi modi di estrarre energia dalla materia.
È lì il trucco ed è lì che dobbiamo essere competitivi. Non è un problema di destra o di sinistra: è una questione di sviluppo economico. Ogni scoperta può essere usata per il male o per il bene, e parlare come si è fatto fino adesso dei disastri e tacere sui fattori positivi è da mascalzoni, non è corretto.
Da una decina di anni le guerre non sono più guerre con i fucili, con i cannoni (purtroppo ci sono anche quelle), ma sono principalmente guerre economiche, e l'arma energetica è una di quelle più potenti. La stessa ridestinazione dei terreni agricoli verso le culture agroenergetiche per alcuni rappresenta una minaccia nei confronti della sicurezza alimentare.
È chiaro che il passaggio dall'agricoltura tradizionale all'agricoltura agroenergetica la dice lunga sull'importanza del settore energetico per l'economia di una nazione. Se le aziende agricole guadagneranno di più a produrre bioenergie che alimenti, lavoreranno in questo settore con contraccolpi pesanti sul mercato alimentare.
Non dimentichiamoci poi, come ha detto il consigliere Villani, del problema idroelettrico. La diga di Vetto, che lei, assessore Muzzarelli, ben conosce la questione, da 150 anni aspetta di vedere la luce. Sull'eolico è già stato chiarito come non sia possibile limitare il territorio in maniera così esasperata: se l'eolico non si può mettere sulle piattaforme marine e non si può collocare sopra i 1200 metri, non saremo in grado di ricavarne energia.
Anche il divieto di installare nuovi impianti che utilizzano in silati nelle zone di produzione di Parmigiano reggiano non è condivisibile: non si può impedire a un imprenditore agricolo di esercitare la propria attività.
Le zone di produzione energetiche inserite in questo Piano sono dunque troppo vaste e troppo estese. Difficilmente questo Piano riuscirà a produrre la quantità di energia che l'Europa ci chiede, e l'assessore Muzzarelli sa benissimo che non saremo in grado di soddisfare le richieste dell’Europa e che fra qualche anno la Regione Emilia-Romagna sarà chiamata a pagare all'Europa pesanti penali a causa di un Piano energetico che ha poco coraggio e che non è nemmeno più in sintonia con il mondo del lavoro e dello sviluppo. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Marani. Ne ha facoltà.
MARANI: A proposito di coraggio, mi stavo chiedendo rispetto alla discussione che stiamo facendo questa mattina quanto ci sia negli interventi che ho ascoltato finora la volontà di cogliere la sfida che questa Regione ha deciso di lanciare rispetto a un ruolo di portata non solo nazionale, ma anche internazionale in relazione al modello di sviluppo.
Dico questo perché, se da una parte gli interventi hanno teso a dimenticare o annullare la storia più recente, da Fukushima alla moratoria sul nucleare, così come l'esito referendario, dall'altra nelle affermazioni che ho sentito, dal piccolo particolare di un impianto fino alla filosofia delle rinnovabili, emerge l'idea che non si possa fare assolutamente nulla e che si debba rinunciare a cercare di giocare questa sfida.
Mi pare che anche la sottovalutazione del valore di questo Piano e il fatto che in questa sede non si riesca mai a leggere le scelte di questa Regione come scelte coerenti, che contribuiscono - ieri parlavamo del Piano di azione ambientale e parleremo fra un po' di Piano dei rifiuti così come degli altri livelli di pianificazione - alla definizione della cornice all'interno della quale si muovono le politiche, ma si continui a demolire pezzo su pezzo quelli che sono i tasselli di questo sistema.
Vorrei ritornare ad alcuni principi di questo Piano, perché sono molto preoccupata del fatto che questo dibattito non cerchi di arrivare al cuore, al senso che l'assessore Muzzarelli nel lavoro che ha compiuto ha cercato di costruire con una partecipazione straordinaria e con una capacità di entrare nel vivo dei nostri territori e della nostra economia, raccogliendo contributi e cercando di costruire insieme il modello di futuro.
Noi che siamo chiamati a svolgere un ruolo di amministrazione di una comunità abbiamo il compito non solo di esprimere scelte di carattere ideali, ma anche di tradurre queste in azioni concrete, in grado di misurarsi sui cambiamenti che riusciamo a produrre. La nostra Regione si appresta a fare proprio questo e il secondo Piano triennale di attuazione ha proprio questo scopo: quello di tradurre principi, valori, obiettivi in azioni concrete.
Non posso accettare che l'Europa venga evocata quando fa comodo e poi si dichiari che quella raccomandazione europea sia assolutamente da cancellare, perché lo scenario nel quale questo piano si muove, come gran parte della pianificazione della nostra Regione, è quello degli obiettivi comunitari del 20-20-20, che nella nostra proposta assumono una visione profondamente diversa da quella prefigurata dal Governo nazionale.
Come veniva già ricordato prima, la politica nazionale è priva di un piano energetico, laddove la scelta scellerata di scommettere sull'energia nucleare era costosa, pericolosa e improvvisata (vi ricordo che non esiste nessuna pianificazione né dei siti, né dello smaltimento delle scorie), e a ciò si aggiungono i danni prodotti alla filiera delle rinnovabili dal decreto di marzo, che con le misure sull'incentivazione ha completamente bloccato una importante parte della nostra filiera produttiva.
Una visione del Piano che contribuisca a un'idea di futuro del nostro pianeta sostenibile parte dalla necessità di superare la dipendenza dai combustibili fossili, dalla domanda di energia sicura a prezzi accessibili e dalla conferma dell'inadeguatezza delle tecnologie per la produzione del nucleare. Prima che di produzione, il Piano si occupa di risparmio, e questo è il tema centrale del Piano energetico che ci è stato presentato.
È a partire dal Piano territoriale regionale che la nostra Regione ha assunto questo del risparmio come un obiettivo sfidante, trasversale a tutte le politiche regionali: trasformare le case energetiche in case energivore, ridurre i consumi degli autoveicoli, aree produttive ecologicamente attrezzate, sviluppo delle tecnologie per le reti di distribuzione intelligenti di energia e i sistemi di accumulo.
L'energia è stata riportata al centro delle altre politiche, dalla sanità all'agricoltura, e l'efficienza energetica è stata sostenuta con programmi di riqualificazione, edilizia, urbana e territoriale. Il primo Piano ha prodotto, rispetto alla produzione di energia da fonti rinnovabili, risultati superiori alle aspettative, e soprattutto nel fotovoltaico si è andati ben oltre l'obiettivo raggiunto dei 1300 megawatt prodotti nel primo triennio. L'obiettivo che ci si pone con il Piano è di raggiungere nel 2020 dai 6.800 agli 8.000 megawatt puntando sul fotovoltaico ma anche su biomasse ed eolico.
Per conseguire questi obiettivi del Piano, sarà necessario sviluppare solare termico e geotermia, così come sarà fondamentale coinvolgere le comunità locali e tutti gli attori pubblici e privati nello sviluppo della cogenerazione e del teleriscaldamento.
Poiché l'economia e la società camminano con l'energia, questo Piano consente davvero di sviluppare un circuito virtuoso fra ripresa economica, energia e ambiente. Questo Piano rappresenta quindi il motore di una ripresa economica, che ha il suo fulcro nella politica energetica e nell'opportunità di sviluppare nuove filiere produttive sia delle tecnologie per il risparmio energetico che nella produzione da fonti rinnovabili.
Abbiamo alcuni obiettivi nell'attuazione del Piano, che ci devono vedere a tutti i livelli impegnati su alcune questioni che sono già state toccate, ma che vorrei richiamare. Il primo è la responsabilizzazione delle comunità locali, i piani energetici comunali per garantire al territorio la capacità di tradurre le linee del piano energetico in quelle che debbono essere azioni puntuali territoriali, che vanno concordate, concertate e valutate a livello delle comunità locali.
La seconda questione che già veniva citata è quella delle linee guida. Credo che anche su queste - avremo modo di riparlarne - sarà necessario non sottovalutare gli aspetti che paiono talvolta troppo restrittivi o troppo ampi. Ci muoviamo in un quadro che deve essere chiaro a tutti: esiste una legge nazionale che ha completamente liberalizzato la localizzazione di questi impianti e noi stiamo rincorrendo l'assenza di una normativa a livello nazionale, cercando di guidare questo processo e questo sistema mettendo in campo delle scelte, che saranno contenute nelle linee guida, che potranno essere perfettibili, rivedibili, che in taluni casi sono misure cautelative, tese a tranquillizzare e fidelizzare i territori.
Chiedo quindi ai colleghi che, piuttosto che sul particolare dei clostridi che riguardano il tema delle coltivazioni nelle zone del Parmigiano Reggiano, piuttosto che le questioni che riguardano altri temi legati ai problemi delle biomasse e quindi delle emissioni, ci si concentri sulla nostra capacità di dimostrare che questo Piano deve camminare su gambe di realismo, cercando di studiare insieme alle comunità locali tutte le soluzioni perché un vero sistema alternativo alle fonti da combustibili fossili possa essere costruito anche con il contributo, la pazienza e la collaborazione delle comunità locali.
L'allarme non può uscire da noi, che abbiamo la velleità di riuscire a realizzare gli obiettivi che il Piano si pone.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Marani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Brevemente, perché per quanto riguarda le questioni tecniche relative al Piano mi rifaccio all'intervento del presidente Villani, che ha approfondito le nostre argomentazioni.
Tenevo a intervenire per segnalare principalmente due questioni all'assessore, ma nell'occasione non si può non notare che quando si parla di un argomento come questo da un lato è un momento per la politica per assumersi importanti responsabilità, dall'altro però si nota come anche da esperti le soluzioni prospettate siano assolutamente contrastanti e diverse. Il tema del nucleare insegna: da più parti si sostiene la pericolosità e l'improcedibilità di questo tipo di soluzione, mentre da altre parti queste soluzioni vengono proposte come possibili e compatibili anche dal punto di vista ambientale.
Prima veniva detto delle scelte della Cina e della Germania che rinuncia al nucleare, ma l'Arabia Saudita, uno Stato baciato dal sole, sta progettando quattordici centrali nucleari in prospettiva della fine del petrolio per loro. Non vorrei che domani ci trovassimo a dover importare dall'Arabia Saudita non più il petrolio, ma magari l'energia nucleare che noi non produciamo, con tutta la questione relativa alle centrali situate a poche centinaia di chilometri da noi.
Il tema alla fine comporta un'assunzione di responsabilità, che qualcuno declina in modo molto semplicistico: l'assessore ha detto facciamo di meno per fare di più, ma qualcuno dice semplicemente facciamo di meno, non costruiamo più, non facciamo le strade, non incentiviamo l'uso di energia. Se siamo disposti noi per primi a convincere i nostri cittadini che quella sia la strada migliore, può essere una soluzione, e può anche darsi che siamo arrivati al punto in cui dobbiamo ridurre il nostro tenore di vita e le nostre potenzialità. Io non credo, ma chi vuole assumersi una responsabilità di questo tipo lo faccia pure.
Non volevo affrontare questo discorso, perché tra l'altro comporta una conoscenza di problematiche che sinceramente non ho, mentre l'intervento mirava a segnalare all'assessore due questioni che possono essere interessanti per la nostra Regione, che certamente sono previste nel Piano, ma che poi devono essere declinate nel merito.
Una riguarda il parco eolico progettato e previsto nel Comune di Casteldelci, uno dei sette Comuni che abbiamo acquisito dalle Marche: un parco eolico ad azionariato diffuso, che renderebbe quel territorio montano e molto isolato per la provincia di Rimini un territorio ricco, che potrebbe programmare il proprio futuro in assoluta tranquillità. Il sito previsto è un sito assolutamente compatibile dal punto di vista ecologico e addirittura - non l'ho verificato ma mi dicono - che le associazioni ambientaliste non avrebbero nulla da dire rispetto a questo insediamento. Credo che la Regione debba fare tutto quello che è nelle sue possibilità per appoggiare un'iniziativa di questo tipo.
L'altra questione, poiché abbiamo in Regione aziende orientate da questo punto di vista, riguarda l'edilizia con il legno. Quando non avevo approfondito questa vicenda ritenevo che l'edilizia per il legno fosse riservata alle palafitte o agli chalet di montagna, ma poi ho scoperto che significa palazzi di molti piani, che possono dare anche maggiori garanzie dal punto di vista della compatibilità sismica e ambientale…
(interruzione dell'assessore Muzzarelli)
Da questo punto di vista ci sono iniziative importanti: per esempio la Regione Toscana ha fatto una legge apposita sull'edilizia con il legno. Segnalavo queste due questioni perché possono essere inserite all'interno del Piano.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Condivido l'impianto della relazione e le ambizioni del Piano. Credo che sia apprezzabile il processo partecipativo che è stato costruito e che ritengo abbia già consentito di arricchire il Piano in maniera consistente.
In questo Paese dobbiamo scontare il fatto che il Governo aveva investito gran parte delle proprie ambizioni, in questa materia, sul nucleare, e alla Destra e alla Lega brucia ancora molto la clamorosa sconfitta subita sul referendum del nucleare. Adesso - vorrei darvi un suggerimento amichevole - correte anche il rischio di ridurvi a fare qualche dispettuccio, a dirci: "non avete voluto il nucleare e allora beccatevi questo!".
Vi faccio notare che voi al Governo avete speso milioni di euro solo per fare una propaganda, avendo sostenuto che il popolo italiano aveva bisogno di una rieducazione culturale rispetto al nucleare, per cui avete speso un sacco di soldi per fare degli spot a favore del nucleare: non avevate capito assolutamente niente di quello che stava succedendo!
Soprattutto però mi preoccupa il rischio che vi mettiate a fare dispetti, anziché prendere atto del pronunciamento del popolo di questo Paese, perché sarebbero dispetti nei confronti non del centrosinistra ma delle persone che abitano in questo Paese.
Mi stupisce, ad esempio, che il consigliere Lombardi, del quale normalmente apprezzo anche l'equilibrio, pur avendo opinioni politiche molto diverse dalle mie, ci venga a raccontare che l'Arabia Saudita sta procedendo alla costruzione di quattordici centrali nucleari. L’Arabia Saudita è un Paese dispotico e il nucleare è una fonte di energia da Paese dispotico; è un Paese desertico, nel quale le donne non possono neanche guidare l’automobile: ditemi se l'Arabia Saudita è un modello per l’Italia, perché, se l'Arabia Saudita diventa il nostro modello, ho qualche problema!
(interruzione del consigliere Villani)
Vorrei tornare invece ad argomenti più pertinenti e più vicini, che cercano di stare sul pezzo tenendo conto del pronunciamento della maggioranza di questo Paese, che mi pare avessimo anticipato come Consiglio Regionale.
Condividendo, come ho detto in premessa, l’impianto e le sue ambizioni e prendendo sul serio anche le affermazioni dell'assessore, mi permetto di insistere soltanto su un aspetto, che è quello dell'esigenza di andare oltre gli obiettivi del Piano per quanto riguarda il risparmio e l’efficienza energetica. Dal nostro punto di vista - gli emendamenti che abbiamo presentato hanno questa filosofia - il risparmio e l'efficienza sono necessari anche per far fronte alle difficoltà di realizzazione degli obiettivi delle rinnovabili.
Gli obiettivi delle rinnovabili, assessore, incontrano problemi legati agli equilibri ambientali del territorio - e tutti i giorni ciascuno di noi per la propria parte è alle prese con questi problemi - ma dipendono anche, in particolare per il fotoelettrico, dalle risorse disponibili per gli incentivi, quindi non sono del tutto alla nostra portata.
Avevamo presentato in Commissione un emendamento, che tendeva a ridurre lievemente le ambizioni e gli obiettivi delle rinnovabili e ad incrementare invece gli obiettivi del risparmio, ma l'Assessore ci ha invitato a non mortificare le ambizioni e a non ridurre gli obiettivi delle rinnovabili, e io mi sono sentito di accogliere l'invito dell’assessore a non mortificare gli obiettivi delle rinnovabili, però vorrei confermare invece l’esigenza di migliorare gli obiettivi del risparmio e dell'efficienza.
Desidero farlo non in nome del pauperismo, anche se oggi è possibile parlare di decrescita energetica senza essere pauperisti, ma oggi, grazie alle tecnologie attuali a alla presenza nella nostra realtà produttiva regionale di molte imprese all'avanguardia nel settore dell'efficienza e del risparmio, siamo in grado di contribuire alla realizzazione di un'economia meno impattante e in grado di creare posti di lavoro.
Oggi questo è possibile perché è possibile puntare su un'edilizia che abbia i requisiti di cui abbiamo parlato, laddove anche noi riteniamo che si possa puntare direttamente alla classe A o classe superiore, ma in tanti altri settori è possibile realizzare efficienza: il motore a inverter, la cogenerazione e trigenerazione, gli impianti di climatizzazione, gli elettrodomestici, le caldaie a condensazione.
Per l'industria si può intervenire nella razionalizzazione dei consumi nei cicli produttivi, a partire dai settori maggiormente energivori come le ceramiche, la meccanica e l'industria, e si può anche aiutare con incentivi le piccole e medie imprese a sottoporsi ad audit energetici e a diffondere le migliori pratiche di risparmio.
Questi sono obiettivi realizzabili, concreti, ed è in questo senso che va il nostro contributo con gli emendamenti che abbiamo presentato. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Vorrei dire al consigliere Naldi che il referendum è tutt'altra cosa e, se volessimo parlare di Referendum, potremmo aprire una bella giornata di discussione sul modo in cui sono stati presentati.
Noi ci tiriamo fuori da questo discorso e andiamo avanti…
(interruzioni)
Proprio perché è un atto di indirizzo, oggi ci limitiamo ad alcune considerazioni. Il Piano energetico regionale presenta una filosofia e una visione complessivamente condivisibili dal nostro Gruppo, nella consapevolezza che gli obiettivi da raggiungere sono molti, attesi e importanti.
Nella pianificazione delle risorse da destinare all'attuazione del Piano, la Lega Nord auspica che ci possa essere, da qui all'approvazione, una revisione del riparto delle spese, meno orientate a eventi e convegnistica, e più dirette invece alla progettazione, allo sviluppo o a destinare incentivi per la diffusione della green energy.
Per una migliore attuazione del Piano è inoltre doverosa la semplificazione delle procedure burocratiche, che a volte durano mesi. Si tratta di un aspetto che bisogna evitare perché, anche se questo è un atto di indirizzo, vorrei che l'assessore agevolasse le autorizzazioni per quanto riguarda l'installazione e la messa in funzione dei piccoli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
A livello di energia da biomasse o biogas, auspichiamo che possa esserci una particolare attenzione per gli impianti realizzati da agricoltori, che una volta consorziati potrebbero sfruttare congiuntamente tali risorse con operazioni di cogestione, tenuto conto che la realtà agricola della nostra regione è costituita principalmente da piccole e medie imprese. Riteniamo che le dimensioni degli impianti siano un fattore determinante per gli impatti ambientali ed economici.
I grandi impianti necessitano infatti di grandi infrastrutture per il trasporto della materia prima e conducono all'estromissione progressiva dei piccoli, che potrebbero alimentarsi anche con i propri prodotti tramite un consorzio in cui gli agricoltori potrebbero associarsi, fornendo un grande contributo o almeno produrre energia per il loro fabbisogno.
Mini-impianti di biomasse e di eolico potrebbero effettivamente garantire fonti di energia a basso impatto ambientale. Come sappiamo, l'impatto ambientale è un aspetto sempre fortemente controverso e attaccato dai cittadini, che si ritrovano a dover convivere in prossimità di impianti mastodontici, che sconvolgono il paesaggio e il contesto locale a livello di salubrità, odori, traffico e rifiuti; basti considerare quanto è successo ad esempio con la centrale biomasse di Russi e in molti altri casi in Regione. Siamo infatti convinti che i piccoli impianti potrebbero risolvere molti di questi problemi.
Mi ha fatto estremamente piacere che l'assessore abbia rimarcato con forza che la Regione non rilascierà l'autorizzazione per la realizzazione del deposito acquifero di Rivara, per motivi di precauzione e salvaguardia. Questa è la notizia più bella rispetto al nuovo Piano energetico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bonaccini. Ne ha facoltà.
BONACCINI: Ruberò pochi minuti perché gli interventi dei colleghi del Gruppo, in particolare quello della consigliera Marani, hanno precisato nel merito le scelte che sono alla base della proposta del Piano.
Vorrei esprimere innanzitutto un apprezzamento al lavoro fatto dall'assessore, dall'assessorato e dalla Giunta, perché mi pare vada coraggiosamente nella direzione di costruire le condizioni di un futuro nel quale tutti i temi legati all'ambiente e all'energia trovino una loro validità, in grado di collocarci come sistema Paese in un quadro più vicino alle politiche realizzate in Europa o in alcune parti di essa.
Pur essendo una delle pochissime, se non l'unica Regione che ha un Piano di questo tipo, se il Paese non cambia passo e non cambia marcia (siamo uno dei pochissimi Paesi nell'Unione europea senza un Piano energetico nazionale), si farà fatica come Regione a immaginare che l'Italia esca da una condizione di subalternità rispetto ad alcuni dei temi che l'assessore Muzzarelli e altri hanno trattato.
Se penso a quello che è stato il decreto Romani rispetto a una delle questioni più rilevanti come tutto il tema dell'approvvigionamento energetico attraverso le cosiddette "rinnovabili" nel campo del fotovoltaico, vediamo le contraddizioni di un Paese che da un lato aveva provato ad investire lì e che pochi mesi dopo in maniera scriteriata ha messo in difficoltà una delle poche filiere industriali e imprenditoriali che stavano creando nuove imprese e nuovo lavoro. Questo ha avuto ricadute pesanti anche in questa Regione, non solo sul versante nazionale.
Spero - purtroppo in questa finanziaria non ce n'è traccia - che il Paese e chi lo guida trovi le ragioni per immaginare che un Piano nazionale servirebbe per mettere a sistema e a regime una serie di politiche, che mi pare in questa Regione si stiano facendo e si vorranno fare in futuro in maniera più adeguata.
Citavo il caso del fotovoltaico perché vorrei uscire da uno schema destra/sinistra, laddove un Paese come la Germania, guidato da un Governo di destra, immagina non solo di chiudere le centrali nucleari, anticipando di dieci anni quella scelta, ma addirittura di avere nel 2050 l'80 per cento della propria energia prodotta dal fotovoltaico. Se penso a questo Paese, che ha giornate sole - bisogna studiare ogni tanto, consigliere Filippi, perché sentendo lei ogni tanto sembra di essere a un consesso di scienziati: io provo a fare politica e vorrei che studiassimo la scienza per utilizzarla…
(interruzione del consigliere Filippi)
Non mi interessa replicare alle polemiche. L'apprezzamento è per una direzione di marcia che tende a seguire i modelli che alcuni Paesi europei stanno perseguendo. Ci vorrebbe un Paese che faccia quelle politiche.
Secondo punto. Mi pare che mettiamo in campo impegni rilevanti anche dal punto di vista delle risorse. Vorrei richiamare a una riflessione, che chiama in campo un Paese nel quale, anche con un atto di responsabilità per quello che stiamo producendo per far approvare la manovra entro venerdì per quello che chiedono l'Europa e i mercati per evitare il tracollo, servirebbe un cambio di marcia significativo.
Lo dico al consigliere Manfredini e alla Lega, ma in maniera propositiva. Se il federalismo si traduce soltanto nei 740 milioni di euro tagliati in questi due anni - è un problema non di destra o sinistra, ma di numeri -, considero difficile mettere in campo politiche che investano dove c'è bisogno di creare nuove politiche industriali, perché nel Piano e nelle politiche che stiamo perseguendo vedo una novità e una svolta: tutto ciò che ha che fare con l'ambiente, dal tema dei rifiuti al tema dell'energia, può diventare per la prima volta nel dopoguerra non soltanto un tema di tutela della nostra salute e del territorio, ma anche un grandissimo volano di sviluppo economico.
Poiché quando la crisi sarà superata i posti di lavoro non si recupereranno laddove sono stati perduti, se non in minima parte, investendo sulla green economy possiamo creare nuova occupazione, che permetta anche di avere un nuovo modello di sviluppo industriale.
Mi sembra che l'assessore Muzzarelli abbia indicato bene le filiere sulle quali questo può essere fatto, ma certamente servono risorse e finanziamenti nazionali o europei. Alle Regioni e agli Enti locali deve essere data la possibilità di utilizzare meglio quei soldi che negli slogan erano "ognuno sia più ricco a casa sua" e "i soldi non vadano a Roma ladrona", mentre il federalismo presentato fino ad oggi è l'esatto contrario. Facciamo la battaglia insieme!
Terzo punto. Lo dico al Movimento 5 Stelle: mi interessa discutere anche con chi si pone in alternativa e tutto e a tutti su alcuni temi che abbiamo visto in maniera referendaria, che ci hanno visti protagonisti in una battaglia comune, e ragionare sul fatto che i temi dell'ambiente, dei rifiuti e dell'energia possono vedere sensibilità molto vicine.
La battaglia contro il nucleare in questa Regione è stata fatta molto prima della tragedia di Fukushima, partendo non da un dato ideologico, come non è ideologico il no al gas di Rivara. Muzzarelli ha spiegato bene che noi non siamo contrari ad impianti sotterranei che possano contenere quel tipo di gas: il problema è che vogliamo tener conto dei dati scientifici e di studio, per i quali è dimostrato che lì non ci sarebbero le garanzie di sicurezza.
Vorrei che nel centrodestra si facesse maggior chiarezza. Nel merito - lo dico al Movimento 5 Stelle - vorrei capire non come gestiamo il Paese fra dieci o venti anni, cosa interessante che il Piano proposto da Muzzarelli già delinea, ma come lo gestiamo anche domattina nella fase di transizione, perché sento vostri consiglieri dei Comuni chiedere lo spegnimento dei termovalorizzatori e vorrei mi indicaste un Paese che li ha spenti d'un tratto e la mattina dopo ha deciso dove andare a ricollocare quella parte di rifiuti.
Se si ha responsabilità di Governo o anche se si è all'opposizione ma si vuol dare un contributo al Governo, si dovrebbe avere una spiegazione anche su quella fase transitoria che vede tutti noi impegnati ad aumentare la raccolta differenziata, a potenziare il porta a porta, a ridurre il numero degli inceneritori in futuro.
(interruzione del consigliere Defranceschi)
Se vuoi, Defranceschi, ti porto le interviste che alcuni vostri esponenti fanno quotidianamente nei territori, perché, se vogliamo fare demagogia, la facciamo fino in fondo, se vogliamo risolvere i problemi, bene ha fatto questa Regione a darsi da fare nell'idea di identità e di unità nazionale a raccogliere i rifiuti da una città come Napoli, dove qualcuno ci diceva che in cinque giorni avrebbe risolto il problema, ma, siccome sappiamo che sicuramente non possiamo fare miracoli che semmai fa qualcun altro, bisogna mettersi al servizio con responsabilità di Governo.
Per il resto siamo interessatissimi a confrontarci anche con chi non è al Governo con noi su tematiche sulle quali le sensibilità sono molto più vicine di quanto ogni tanto si racconta.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bonaccini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Nell'economia di dieci minuti di una discussione generale su un atto amministrativo, sebbene complesso, è difficile sviluppare tutti i possibili argomenti su temi che non sono soltanto legati ad atti formali, ma ci interrogano come sistema politico perché ci parlano del dovere che abbiamo di lasciare una traccia del nostro operato che garantisca meglio e di più una prospettiva di alternative e di sostenibilità per le nuove generazioni.
Questo è uno degli atti, come tutti gli altri probabilmente, in cui percepisco anche in modo gravoso il tema della nostra responsabilità rispetto a quello che verrà.
Desidero esprimere alcune considerazioni sul metodo utilizzato per arrivare all'elaborazione di questa proposta, per poi introdurre altre questioni di merito nel prosieguo della discussione sia sulle linee guida, sia sulla discussione generale sugli emendamenti.
Non posso che apprezzare la modalità con la quale la Giunta regionale, l'assessore Muzzarelli e le direzioni generali che hanno lavorato su questo tema hanno deciso di operare, anche in virtù di una legge regionale che sui temi della partecipazione e dell'inclusione nell'iter decisionale dice molte cose.
Al di là di quanto è normato, tuttavia, c'è stato indubbiamente un tentativo vero e onesto di coinvolgere il sistema, fatto di una serie molto vasta di soggetti, nel condividere la responsabilità, gli oneri e gli onori di un'elaborazione così complessa, che ha come sbocco un dato oggettivo e prosaico: 46 milioni di euro, che nell'attuale condizione delle finanze pubbliche non sono poca cosa, da spendere nel prossimo triennio.
Questa occasione di discussione allargata ha permesso alla Giunta di non trascurare ciò che c'è e che deve andare oltre il 2013, perché è stato ineluttabile, in seguito allo stimolo, tentare di traguardare questa data, aggiungendo a degli obiettivi che hanno una valenza triennale aspirazioni più di medio e lungo termine.
Spero - lo dico qui come considerazione generale - che recuperare come politiche e come sistema la capacità di andare oltre all'esercizio di un quotidiano assolutamente condizionato dalla crisi e dall'emergenza del giorno, ma che ci impone di considerare quale modello e quindi quale medio e lungo termine, sia una riappropriazione che la politica deve fare.
Ragionare di quale modello e quale medio e lungo termine ci impone infatti di valutare con occhio più critico e più analitico la condizione in cui versiamo e i meccanismi che purtroppo ci hanno portato a vivere in una situazione di totale incompatibilità su tutti i terreni (ambientale, sociale, economico, finanziario, culturale). Si dovrebbe avere il coraggio di cambiare paradigma.
Dal 7 luglio abbiamo acquisito una proposta emendativa a firma dell'assessore Muzzarelli, che aggiunge alla nostra deliberazione, come allegato aggiuntivo e parte integrante della nostra delibera, il parere dell'autorità competente a conclusione della VAS, un parere positivo ma motivato, un parere molto interessante, articolato e anche denso di prescrizioni e di segnalazioni, un parere onesto come io considero onesto l'impianto di questa proposta amministrativa.
Come ho avuto modo di segnalare nella discussione in Commissione, infatti, non si nasconde la criticità del sistema, il rischio di incoerenze e di incompatibilità, e la difficoltà nel passare da un'elaborazione di carattere teorico alla collocazione pratica in un territorio denso di attività umane e di problemi ad esse connessi, un territorio in cui gli effetti della crisi si sono fatti sentire esattamente come altrove, ma hanno colpito anche di più laddove c'era un sistema diffuso dal punto di vista della produzione e della collocazione delle variegate attività umane.
Questa difficoltà non è negata, e con questo Piano triennale si apre anche la riflessione, che è la sfida per il nostro futuro, su come essere concretamente una regione in via di transizione per quanto attiene al modello produttivo energetico e contestualmente realizzare alcuni aspetti subito qui, in un territorio che ha un problema relativo alla qualità dell'aria, che è il passaggio di tutta Italia per quanto attiene alla mobilità, che ha un sistema produttivo probabilmente impostato su modelli da superare perché non più compatibili, che ha una situazione di tensione abitativa pesante e una condizione particolare legata al tema della proprietà degli alloggi.
L'80 per cento degli abitanti emiliano-romagnoli è rappresentato da proprietari di case, quindi diretti interlocutori del sistema che la Regione vuole con questo Piano attivare per concorrere al perseguimento di una serie di obiettivi, che partono dai comportamenti dei singoli, da come a casa mia inizio a pensare come consumare meno, attivarmi per utilizzare fonti alternative. Questa cosa è complessa e alla base serve una rivoluzione culturale, ma servono anche condizioni di carattere oggettivo.
Ci sono un maggior impoverimento e maggiori difficoltà degli enti locali in primis, la Regione fa quel che può: non nascondiamoci dunque queste difficoltà di contesto.
Apprezzo l'emendamento allegato alla relazione dell'autorità che ha seguito le procedure di VAS e che mi risparmia la fatica di aggiungere proposte emendative in questa discussione in questa fase, dal momento che gli aspetti di rischio di contraddizione sono ufficialmente assunti come terreno di lavoro da questa Assemblea legislativa, laddove per esempio si elencano i problemi relativi al nostro territorio. È bello sulla carta dichiarare che svilupperemo di qui al 2013 di 1300-2200 megawatt la produzione da fonti rinnovabili e proveremo a dare una serie di indicazioni su quali fonti utilizzeremo.
Il problema è che l'eolico è determinato da condizioni oggettive, legate al fatto che abbiamo un patrimonio ambientale già tutelato e in quanto tale censito, altro che dovrà essere aggiunto, abbiamo un problema legato alle condizioni atmosferiche, il tema delle biomasse che confligge con il problema della qualità dell'aria, di come adotti degli strumenti concreti - ne parleremo quando parleremo di linee guida - per mettere insieme tutto il lavoro che si fa sul tema della qualità dell'aria, compresa la zonizzazione della nostra Regione, e quanto l'incentivo perché il parco delle centrali a biomasse non aggiunga ulteriori elementi di criticità a un sistema già compromesso.
La sfida è piena, la navigazione è partita, gli obiettivi sono buoni e condivisibili, il modo di perseguirli sarà oggetto di un lavoro che riguarderà non solo noi e le nostre diverse sensibilità, ma anche la costruzione di questo sistema che la Regione ha provato ad attivare grazie al lavoro sinergico tra i diversi assessorati, che continuo ad auspicare sia sempre più valido, grazie ai lavori realizzato sul terreno della partecipazione e della responsabilizzazione nel modo in cui si è composta questa delibera.
Discuteremo ulteriormente alcuni contenuti in discussione generale sugli emendamenti, ma volevo valutare positivamente l'aggiunta a tutta la delibera anche dell'allegato con il parere positivo ma motivato dell'autorità competente, che aggiunge una serie di riflessioni in più perché la questione è complessa e non può essere semplificata con tabelle, elenchi di numeri o visioni legate solo alle proprie aspirazioni, senza che queste visioni tengano conto della situazione di partenza.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Considero molto interessante la discussione che ho ascoltato oggi in Aula. Sebbene su questo tema si possano anche esprimere considerazioni che discendono da un'impostazione di carattere nazionale, preferisco tralasciare considerazioni di questo genere, per limitarmi esclusivamente ad alcuni aspetti che vorrei suggerire e richiamare all'assessore Muzzarelli in merito al piano che oggi ci è stato illustrato.
Anch'io voglio ringraziare l'assessorato per l'elaborazione di questo piano, che sono convinta abbia comportato molto lavoro nel cercare di rispettare gli obiettivi che ci vengono imposti a livello europeo, ma anche per cercare di concertarli in condizioni di reale fattibilità. Tale reale fattibilità si rivela sempre più complicata anche a causa dei costi di gestione anche rispetto agli operatori che sono chiamati a concorrere in questo senso.
I miei richiami sono quattro, assessore. Il primo è che credo che questa pianificazione energetica debba privilegiare ancora di più la diversificazione delle fonti di approvvigionamento dell'energia. Oggi, il nostro è un sistema di generazione di energia elettrica troppo concentrato sugli impianti a gas. Sappiamo che un sistema di questo tipo, che non fraziona il rischio, può portare a determinate conseguenze, quindi sarebbe necessaria innanzitutto una diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Secondo: come accennavo prima, visto che gli obiettivi che ci vengono imposti dall'Unione europea con il Pacchetto clima-energia sono sicuramente ambiziosi, considero molto importante - ed è questa forse l'azione più attenta che dovete attuare - cercare di individuare politiche che consentano di conciliare il contenimento massimo delle emissioni di CO2 con condizioni di fattibilità di questo contenimento che siano reali e quindi realizzabili con costi abbastanza contenuti per le imprese, affinché il contenimento dei costi permetta loro di rimanere sul mercato e di essere competitive.
È giusto che nell'Asse 2, laddove si parla di qualificazione energetica del sistema produttivo, ci sia stata questa particolare attenzione. Le dico questo, assessore, perché sono consapevole che da parte sua non ci sarebbe stata la possibilità di fare meglio, ma che le risorse messe a disposizione (30 milioni in tre anni) rischiano di essere insufficienti per conseguire questo obiettivo di conciliazione fra la massima resa e la minima spesa.
Terzo punto. Secondo me manca una chiara indicazione di filiera. Sia sui prodotti green che sui prodotti di biomasse, senza chiare indicazioni a sostegno della produzione interna c'è il rischio di favorire la produzione di ricchezza all'estero. Penso ad esempio alla produzione dei pannelli solari, che avviene prevalentemente con ricorso al silicio, sostanza che oggi deve essere quasi totalmente importata.
Sarebbe quindi interessante cercare di individuare una filiera, che per certi aspetti implementi e potenzi una filiera di produzione interna al nostro Paese. Penso ad esempio - l'ho visto anche in alcuni Comuni della mia provincia - ad alcuni impianti a biomasse che senza un adeguato Piano di forestazione rischiano di mettere in moto tutta una serie di approvvigionamenti di materie prime, che possono essere di origine incerta.
Ho appreso da alcuni cittadini che l'approvvigionamento sul fronte africano di alcune sostanze per mancanza di forestazioni ha causato l'imprevisto di far emergere effetti collaterali negativi a questo riguardo.
Tengo molto al quarto e ultimo punto. Il Piano triennale in attuazione del Piano energetico individua diversi livelli di intervento, che sono regionale, provinciale e comunale, con il rischio di sovrapporre delle norme, sovrapposizione che in alcuni casi potrebbe rivelarsi non compatibile e quindi non in grado di favorire la formazione di un quadro normativo certo e durevole nel tempo. Le chiedo, quindi, che ci sia una sorta di pianificazione energetica, che consenta un quadro di riferimento certo a livello sia orizzontale che verticale.
I Comuni non devono avere un atteggiamento differente rispetto a modalità medesime. Spesso anche gli operatori economici, quando devono rapportarsi sul territorio, trovano posizioni e risposte differenti da Comune a Comune. Questo intendo a livello orizzontale.
A livello verticale, assessore, chiedo che ci sia una normativa certa, affinché anche le nostre Conferenze dei servizi quando si pronunciano sappiano di potersi pronunciare dando un'interpretazione autentica, affinché rispetto alle pronunce di queste Conferenze dei servizi la popolazione abbia minori giustificazioni per potersi opporre. Auspico quindi una Conferenza dei servizi che dia modo di avere un'interpretazione autentica su come operare fattivamente, altrimenti, come succede oggi, spesso anche l'operato e la dichiarazione della Conferenza dei servizi vengono messi in discussione in merito all'operatività di alcuni investimenti.
Credo che, se oggi non possiamo più dipendere da determinate fonti, può essere opportuno approfondire adeguatamente il ricorso al nucleare ed è assolutamente doveroso ricorrere a fonti alternative, queste fonti alternative debbano essere realizzate sul territorio. Se infatti non possono essere realizzate in quanto le nostre norme non sono sufficientemente chiare per mettere gli organismi intermedi in condizioni di decidere sull'attuazione di alcuni impianti, rischiamo di renderci complici di questa politica.
Questi quattro passaggi sono i richiami che desidero sottoporre alla sua attenzione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
La parola all'assessore Muzzarelli per la replica. L'intervento dell'assessore chiude la discussione generale.
MUZZARELLI: Grazie. Ho ascoltato con molta attenzione perché l'argomento è importante e ha bisogno di una strategia comune, della visione di una prospettiva per dare e almeno aumentare tranquillità da un punto di vista energetico alla nostra comunità. Questa tranquillità sarebbe sicuramente più forte se ci fosse un progetto energetico del Paese, ma tant'è: credo che dobbiamo fare uno sforzo nostro senza illuderci, con i piedi per terra, senza illusioni ma con concretezza e con la consapevolezza che il percorso è in corso d'opera per affrontare questa transizione energetica e per cercare di rispondere a ciò che l'Europa ci chiede.
L'Europa ci sta chiedendo di rispettare un progetto, e dobbiamo fare almeno questo: il 17 o abbiamo detto il 20 per cento per stare in prima fila in Europa, ma quel 20 per cento sia per le quote di risparmio che per le quote di produzione lo dobbiamo fare, perché, consigliere Filippi, non vogliamo pagare la multa.
Siccome la multa è strana perché vuol dire che dovrei andare a comprare energia da quelle realtà europee che hanno fatto più del 20 per cento, dobbiamo stare almeno al 20 per cento entro il 2020. Questo è l'impegno che assumiamo anche oggi: dobbiamo farlo, occorre coerenza, e quindi dobbiamo costruire il percorso per dare coerenza a una strategia, per non pagare quella strana multa.
Lì ovviamente dovremo confrontarci, perché il passaggio tra i numeri e la coerenza farà la differenza, perché sui numeri noi ci siamo. I dati 2007 sono quelli di Enea, i dati 2008 li abbiamo già detti anche in Commissione: per quanto attiene i consumi nel 2007 13.738 tonnellate equivalenti petrolio, nel 2008 13.731, un po' meno. Per noi è estremamente importante stare ai numeri, e a pag.70 abbiamo messo anche quelli del 2009 per quanto riguarda il consumo elettrico regionale: 26.100 gigawatt di potenza rispetto ai 27.800 del 2008, quindi un meno 6 per cento di consumi elettrici, perché l'elettricità è circa un quarto dei consumi finali e quindi abbiamo la necessità di verificare con attenzione i dati.
Non è il tema dei dati di partenza: il nostro obiettivo è non porci limiti ai dati di arrivo, per cercare di stare al burden sharing e oltre, perché dobbiamo avere le condizioni di aumentare quote di autosufficienza energetica della nostra realtà regionale. Lo dobbiamo fare cercando di risparmiare, di efficientare, di ragionare per aumentare le produzioni da fonti rinnovabili.
In questi tre anni non solo siamo riusciti a trasformare le tre grandi centrali di Piacenza, di Ferrara e di Ravenna con il combustibile oggi più idoneo, pur con i limiti dell'idoneità, che è il metano, perché stiamo consumando metano per fare energia e anche questa è una riflessione che va fatta, però abbiamo prodotto circa 1.300 megawatt di energia. Come battuta dico sempre che abbiamo messo una croce su una centrale nucleare, e solo come Emilia-Romagna. Se ci impegniamo, i dati ci dicono che possiamo aumentare le quote di autosufficienza energetica, anche qui senza illusioni, perché abbiamo ancora un 80 per cento per trovare delle soluzioni, però intanto almeno facciamo un passo.
Il riformismo è anche l'azione quotidiana del passo dopo passo, sapendo però che abbiamo una traiettoria chiara, che è definita da quello che ho definito il navigatore, il Piano territoriale regionale, gli elementi di sintesi di una strategia. Su questo dobbiamo lavorare, come giustamente è stato richiamato, sulla ricerca: i 530 ricercatori che sono stati inseriti nei tecnopoli stanno lavorando su questo, c'è una piattaforma specifica su energia e ambiente perché noi non vogliamo rallentare la ricerca, per ottenere più risultati.
Il primo è lavoro, nuove tecnologie, nuove imprese. Qualche tempo fa, ho ricevuto un imprenditore che assumerà 120 dipendenti per fare un fotovoltaico di nuova generazione, che a dimensione di metro quadrato dovrebbe produrre il 35 per cento in più di energia. Questo significa che, anziché consumare due ettari di territorio, se ne consuma poco più di uno, fatto importante perché va nella strategia di utilizzare meglio le risorse.
Stiamo studiando su Ravenna e su Ferrara come accelerare sull'utilizzo di un silicio che consenta di fare delle sperimentazioni regionali, cioè stiamo dentro a quell'asse perché, se non lo teniamo collegato al lavoro e alla ricerca, perdiamo l'opportunità e andiamo a comprare i pannelli cinesi, che non vanno bene in una dinamica di prospettiva di collegare una strategia per il futuro del lavoro della nostra comunità. Questo è l'aspetto che deve impegnarci.
Dobbiamo anche prendere atto che sull'impianto generale ci siamo: adesso dobbiamo provare a fare un passo avanti prendendo atto che siamo l'Emilia-Romagna, la cerniera dell'Italia e che abbiamo un problema in più. Capisco che qualcuno non voglia rendersi conto della realtà, ma è necessario rendersi conto anche dei limiti. L'Emilia-Romagna è la cerniera del Paese: di qui passa tutto.
Uno studio ipotizza che, se spegnessimo l'Emilia-Romagna bloccandoci per un giorno, si constaterebbe come il 50 per cento dell'inquinamento sia dovuto a fattori esterni, perché siamo area di passaggio, quindi abbiamo un problema aggiuntivo da affrontare. Dobbiamo cercare di utilizzare risparmio, fonti rinnovabili, strada obbligata che vogliamo seguire. Siamo sotto classe C e in un anno si vuole andare in classe A, ma io dico A e B perché il cavallo deve bere, non affogare: dobbiamo trovare le condizioni per fare uno sforzo che sia compatibile con la dimensione dei problemi che abbiamo di fronte.
Dobbiamo andare in quella direzione. Sono per affrontare in modo trasparente il tema della bolletta, andando a guardare cosa c'è dentro: ne scopriremo delle belle, se guardiamo cosa c'è dentro una bolletta. Dal CIP6 al vecchio nucleare e alle quote di fotovoltaico o comunque di energie rinnovabili, ci hanno messo dentro nel tempo un sacco di cose, e probabilmente, se non sono lì, le troviamo da un'altra parte. È giusto, però, fare un'operazione di trasparenza, e da questo punto di vista dobbiamo fare uno sforzo per fare un passo avanti.
Mi è stato chiesto delle ricadute sulle imprese e credo che ci siano molte ricadute sulle imprese e che dobbiamo lavorare in questa direzione e tenere collegate le due strategie.
L'Unione europea ha finanziato l'impianto sperimentale per lo stoccaggio della CO2: non è un'invenzione dell'Emilia-Romagna. Il Governo nazionale, l'Unione europea, la Regione si trovano di fronte all'ENI che chiede di fare uno stoccaggio e la risoluzione di fatto è superata soltanto perché ho già fatto le due cose che sono scritte nella risoluzione.
Le dico ufficialmente perché mi è stato chiesto e giustamente le riprendo. Abbiamo preso contatti con il Governo per capire cosa fare, perché ci sono indicazioni sull'utilizzo di un pozzo per provare a fare lo stoccaggio sperimentale nei due Comuni citati, ho già convocato i sindaci, la Provincia e tutti i soggetti interessati, il tema è in una fase intermedia perché si sta giocando più sulle compensazioni che sul «sì» o sul «no» all'impianto. Ho detto che voglio avere la garanzia della sicurezza assoluta, altrimenti non ci mettiamo neanche a discutere.
Adesso mi hanno chiesto di fare da intermediario, ma la cosa è complicata perché le posizioni sono molto distanti, però si tratta anche di verificare se ci siano le condizioni per arrivare a questo e quindi fare un passaggio aggiuntivo su questa dinamica, perché credo che sia estremamente importante.
Esprimo le ultime due considerazioni sull'impianto citato dalla consigliera Noè, in particolare sul tema della diversificazione delle fonti energetiche. Credo che ci siamo: stiamo lavorando in quella direzione e ovviamente stiamo dentro al pacchetto dell'Unione europea perché dobbiamo cercare di fare uno sforzo per stare lì, sappiamo che le risorse non sono sufficienti ma mi astengo da altri commenti.
Credo che dobbiamo fare uno sforzo per calare sulla realtà le dinamiche del territorio, però vorrei che fosse chiaro che in riferimento al Piano energetico regionale le pianificazioni comunali devono essere a caduta a riferimento di quel Piano: il burden sharing dovrebbe essere ed è riferimento regionale, e noi chiederemo ai 348 Comuni di farsi carico nel piccolo di attuare le piccole e grandi strategie che ogni Comune può mettere in campo per rispondere al progetto, perché questo è un progetto che noi stiamo mettendo in campo.
Qualcuno ha detto che il Piano è velleitario, ma - fatemela dire così - è velleitario come quello dell'Unione europea e come quello della Germania: se questo è essere velleitario, siamo vicino ai tedeschi. È stato detto che è un piano onesto: sono d'accordo, noi non vogliamo stare in prima fila in Europa, perché andare oltre senza proposte serie è un problema, i cambiamenti si fanno passo dopo passo.
È un piano che mantiene degli obiettivi, si dà dei risultati, li vogliamo misurare un pezzo alla volta. Capisco che c'è chi non ha a cuore il lavoro e gode per i blocchi degli investimenti, ma confesso che mi aspettavo delle proposte: la delusione è stata grande, perché grande è stato lo spot pubblicitario, caro consigliere Favia, per tutta questa cosa e noi ci aspettavamo di trovare delle alternative vere, ma io non ne ho ascoltate. Ho ascoltato le solite critiche, ma non ho trovato delle proposte (forse qualche fotocopia di emendamento) che portino a fare un ulteriore passo in avanti rispetto alla strategia che abbiamo posto.
Avevamo detto che sono contro depressione e decrescita perché portano a una non società. Noi dobbiamo recuperare coerenza, dati, numeri, e oggi, in una maggioranza che appare culturale, non solo politica, che dice che questa Assemblea pensa in modo chiaro, ribadisco assumendomi la responsabilità di questa mia affermazione che non accetto la teoria del declino lento e dignitoso: non possiamo accettare questo messaggio.
Il nostro messaggio è quello che ci dice l'Europa: crescita intelligente, sostenibile e durevole. Deve essere questo il messaggio che assumiamo anche oggi, per far capire che c'è una traiettoria, un progetto, una prospettiva di una comunità che si mette in gioco e attraverso l'energia vuol continuare a far camminare l'economia e la società verso il futuro. Credo che questo sia il messaggio e l'impegno che dobbiamo portare avanti tutti insieme.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Muzzarelli.
Abbiamo chiuso la discussione generale. Come chiesto dalla Conferenza dei Capigruppo, l'esame e la votazione di questo provvedimento avverranno nella prossima seduta, insieme all'oggetto 1570: "Proposta recante: 'Individuazione delle aree e dei siti per l'installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili eolica, da biogas, da biomasse e idroelettrica. Proposta all'Assemblea legislativa' (delibera di Giunta n. 969 del 04 07 11)".
Vi do comunicazione delle proposte di emendamento pervenute su questo provvedimento: 2 a firma dell'assessore Muzzarelli, 30 a firma del consigliere Favia, 5 a firma dei consiglieri Naldi e Meo e un ordine del giorno presentato dal consigliere Pollastri. Riprenderemo la discussione generale sugli emendamenti a partire da ciò che è stato presentato.
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Richetti): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso delle sedute sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
1589 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, in ordine ai lavori di rifacimento della Piazza Alvar Aalto a Riola di Vergato, intervento finanziato anche dalla Regione nell'ambito del Programma Speciale d'Area Valle del Reno del 12/02/1999. (1064)
1590 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa la notizia riportata dalla stampa in base alla quale l'Autorità Giudiziaria di Bologna non avrebbe assunto alcun provvedimento di fronte alla mancata frequentazione della scuola da parte di una bambina di etnia Rom. (1065)
1591 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, sul fenomeno dei furti di motori fuoribordo ad opera di grandi bande criminali organizzate a danni sia di privati che di aziende nautiche. (1066)
1592 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa le iniziative che la Regione intende assumere al fine di favorire il ruolo di Parma e dell'Interporto nell'ambito del "Corridoio europeo adriatico-baltico". (1067)
1593 - Interrogazione del consigliere Carini, a risposta scritta, circa la possibilità di utilizzare una percentuale dei finanziamenti stanziati per la manutenzione delle reti stradali per interventi di informazione per gli utenti della strada. (1068)
1594 - Risoluzione proposta dai consiglieri Favia e Defranceschi, per condannare l'uso della violenza durante manifestazioni pubbliche, con particolare riferimento agli scontri in Val di Susa contro la realizzazione della TAV, ed invitare la Giunta ad attivarsi presso il Governo per l'emanazione di una legge che preveda il numero identificativo sui caschi delle forze dell'ordine. (264)
1595 - Risoluzione proposta dai consiglieri Mazzotti, Ferrari, Costi, Fiammenghi, Monari, Montanari, Marani, Luciano Vecchi, Mumolo, Carini, Mori, Moriconi, Alessandrini, Pagani e Zoffoli, per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo affinché rediga, di concerto con le Regioni, un programma forestale nazionale e a prevedere, in coerenza con gli strumenti di pianificazione vigenti, azioni rivolte alla "forestazione di pianura". (265)
1596 - Risoluzione proposta dai consiglieri Pariani, Monari, Naldi, Sconciaforni, Donini, Barbati, Mandini, Grillini e Meo, circa le azioni da porre in essere affinché il Governo individui quali proprie priorità le politiche sociali dotandole di risorse economiche e finanziarie adeguate a sostenere le fasce bisognose e definisca rapidamente i livelli essenziali delle prestazioni sociali, con particolare attenzione alle problematiche della non autosufficenza. (266)
1597 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa il ripristino del corridoio ecologico esistente nella collina denominata Castell'Arienti, nel Quartiere Santo Stefano di Bologna. (1069)
1598 - Risoluzione proposta dai consiglieri Ferrari, Garbi, Carini e Monari per impegnare la Giunta a sostenere le facoltà mediche del territorio regionale, a riconoscere le peculiarità della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Parma e a promuovere l'istituzione di un polo medico-scientifico-formativo per i territori di Parma e Piacenza. (267)
1599 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa gli eventi sismici che hanno interessato la Valle del Bidente nella provincia di Forlì-Cesena e le azioni che la Regione intende porre in essere per sostenere la popolazione. (1070)
1600 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa il trasloco delle apparecchiature mediche dall'Ospedale Sant'Anna di Ferrara al nuovo Polo ospedaliero di Cona. (1071)
1601 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa la soppressione dei passaggi a livello lungo la linea ferroviaria nel tratto compreso tra Parma e Collecchio. (1072)
1602 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la vendita da parte dell'AUSL di Bologna dell'area comprensiva del fabbricato denominato "Villa Sabaudia" nel quartiere Saragozza di Bologna. (1073)
1603 - Risoluzione proposta dai consiglieri Mori, Monari, Grillini, Casadei, Moriconi, Pagani, Alessandrini, Ferrari, Carini, Costi, Barbieri e Pariani per invitare la Giunta a contribuire alla consultazione pubblica in atto circa lo "schema di regolamento in materia di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica", approvato il 6 luglio dall'AgCom, nonchè a monitorare l'evoluzione applicativa della materia e l'elaborazione dei provvedimenti definitivi sulla tutela del diritto d'autore. (268)
1604 - Interrogazione dei consiglieri Bernardini, Cavalli, Manfredini e Corradi, a risposta scritta, circa la presenza del batterio della legionella nell'impianto di climatizzazione dei nuovi uffici del Comune di Bologna. (1074)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 13,16
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali, ai sensi dell'art. 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Teresa MARZOCCHI e Massimo MEZZETTI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta:
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Maurizio MELUCCI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Simonetta SALIERA.
IL PRESIDENTE
I SEGRETARI
Richetti
Cevenini - Corradi
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