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44.
SEDUTA DI LUNEDÌ 25 LUGLIO 2011
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
OGGETTO 1482
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013. Primo provvedimento generale di variazione» (20)
(Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
OGGETTO 1483
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione» (21)
(Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/1 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (37)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/2 - Dichiarazioni di voto e reiezione) (38)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/3 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione) (39)
PRESIDENTE (Richetti)
VECCHI Luciano (PD)
POLLASTRI (PDL)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
VILLANI (PDL)
CORRADI (Lega Nord)
LOMBARDI (PDL)
PIVA (PD)
FILIPPI (PDL)
MANFREDINI (Lega Nord)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
NALDI (SEL - Verdi)
MANDINI (Italia dei Valori)
MEZZETTI, assessore
PRESIDENTE (Aimi)
COSTI (PD)
OGGETTO 1618
Delibera: «Elezione del Presidente della Commissione assembleare per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini (art. 41 dello Statuto e art. 3, comma 2 della L.R. n. 8 del 15 luglio 2011) (49)
(Discussione, I e II scrutinio)
PRESIDENTE (Aimi)
VILLANI (PDL)
MONARI (PD)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
BIGNAMI (PDL)
POLLASTRI (PDL)
VECCHI Alberto (PDL)
NOÈ (UDC)
NALDI (SEL - Verdi)
MEO (SEL - Verdi)
BARBATI (Italia dei Valori)
LOMBARDI (PDL)
OGGETTO 1130
Delibera: «Elezione del Presidente dell'Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) a norma della L.R. n. 29/1995 e successive modificazioni» (48)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi)
MONARI (PD)
VECCHI Alberto (PDL)
OGGETTO 1488
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Attuazione della Direttiva 2009/147/CE e conseguenti modifiche alla legge regionale 6 marzo 2007, n. 3 (Disciplina dell'esercizio delle deroghe previste dalla Direttiva 79/409/CEE) relativamente alla cattura di uccelli a scopo di richiamo» (22)
(Relazione e discussione)
PRESIDENTE (Aimi)
ZOFFOLI, relatore
POLLASTRI (PDL)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,15
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la quarantaquattresima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
OGGETTO 1482
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013. Primo provvedimento generale di variazione» (20) (Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
OGGETTO 1483
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione» (21) (Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/1 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (37)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/2 - Dichiarazioni di voto e reiezione) (38)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/3 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione) (39)
PRESIDENTE (Richetti): Ricominciamo i nostri lavori, riprendendo l’esame congiunto degli oggetti 1482 e 1483.
La discussione generale è conclusa, dunque passiamo all’esame dell’articolato dei due oggetti.
Vi ricordo che sono stati presentati tre ordini del giorno, uno a firma della consigliera Noè, uno a firma dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli e Corradi e uno a firma dei consiglieri Cavalli, Manfredini, Bernardini e Corradi.
Sull’oggetto 1482, che procediamo a esaminare, insistono nove emendamenti a firma del consigliere Favia, un emendamento a firma del consigliere Defranceschi, un emendamento a firma dell’assessore Mezzetti e un emendamento a firma dei consiglieri Manfredini, Corradi, Bernardini e Cavalli.
Ha chiesto di intervenire il relatore, consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Signor presidente, non interverrò sui singoli emendamenti. Come relatore, fatte salve la libertà assoluta di voto di ogni gruppo politico e di ogni consigliere e la legittimità piena di ogni emendamento presentato, darò indicazione di voto contraria a tutti gli emendamenti che prevedono variazioni contabili in più o in meno sia in entrata sia in uscita.
Come ho già detto anche in altre occasioni, ritengo utile, per la serietà del lavoro, che questi emendamenti siano di norma presentati in Commissione o quanto meno portati a conoscenza del relatore e dei colleghi in tempo utile, fermo restando il principio che è pienamente legittimo presentare emendamenti anche in Aula. È, tuttavia, altrettanto legittima la mia indicazione di voto.
Darò invece indicazione di voto favorevole all’emendamento 3 presentato dal collega Favia e all’emendamento presentato dall’assessore Mezzetti a nome della Giunta, perché li condivido e perché non intervengono nella creazione di nuove spese o nella variazione contabile.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Vecchi.
Scaliamo questo tempo da quello complessivamente a disposizione del relatore.
Iniziamo con l’esame dell’articolo 1, su cui non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Intervengo, presidente, soltanto per chiedere, ai sensi dell’articolo 65, la verifica del numero legale in Aula.
PRESIDENTE (Richetti): Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, chiudiamo le dichiarazioni di voto.
Nomino scrutatori i consiglieri Mumolo, Moriconi e Pollastri.
Procediamo alla verifica del numero legale.
Prego il consigliere Favia di procedere all’appello nominale dei signori consiglieri.
Il consigliere Favia procede all'appello dei consiglieri
AIMI Enrico
(assente)
ALESSANDRINI Tiziano
(assente)
BARBATI Liana
presente
BARBIERI Marco
(assente)
BARTOLINI Luca
(assente)
BAZZONI Gianguido
(assente)
BERNARDINI Manes
(assente)
BIGNAMI Galeazzo
(assente)
BONACCINI Stefano
(assente)
CARINI Marco
(assente)
CASADEI Thomas
presente
CAVALLI Stefano
presente
CEVENINI Maurizio
(assente)
CORRADI Roberto
presente
COSTI Palma
presente
DEFRANCESCHI Andrea
presente
DONINI Monica
presente
ERRANI Vasco
presente
FAVIA Giovanni
presente
FERRARI Gabriele
presente
FIAMMENGHI Valdimiro
(assente)
FILIPPI Fabio
presente
GARBI Roberto
presente
GRILLINI Franco
presente
LEONI Andrea
(assente)
LOMBARDI Marco
presente
MALAGUTI Mauro
(assente)
MANDINI Sandro
presente
MANFREDINI Mauro
presente
MARANI Paola
presente
MAZZOTTI Mario
presente
MEO Gabriella
presente
MONARI Marco
presente
MONTANARI Roberto
presente
MORI Roberta
presente
MORICONI Rita
presente
MUMOLO Antonio
presente
NALDI Gian Guido
presente
NOÈ Silvia
(assente)
PAGANI Giuseppe Eugenio
presente
PARIANI Anna
presente
PIVA Roberto
presente
POLLASTRI Andrea
presente
RICHETTI Matteo
presente
RIVA Matteo
(assente)
SCONCIAFORNI Roberto
presente
VECCHI Alberto
(assente)
VECCHI Luciano
presente
VILLANI Luigi Giuseppe
(assente)
ZOFFOLI Damiano
presente
PRESIDENTE (Richetti): Constatata la presenza di n. 33 consiglieri si procede nei lavori.
Procediamo quindi all'esame dell'art. 1.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 1 è approvato.
Passiamo all’articolo 2.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 2 è approvato.
Passiamo all’articolo 3.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 3 è approvato.
Passiamo all’articolo 4.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Intervengo sull’ordine dei lavori perché il nostro intervento è sugli emendamenti che istituiscono gli articoli 4-bis e 4-ter aggiuntivi.
PRESIDENTE (Richetti): Allora è bene che intervenga in discussione generale degli emendamenti istitutivi di nuovo articolo.
È chiusa la discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 4 è approvato.
Passiamo all’emendamento 1, a firma del consigliere Favia, istitutivo di un nuovo articolo dopo l’articolo 4.
Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Questo emendamento ha lo scopo di aiutare le attività economiche nei luoghi montani e le imprese giovanili, modificando l’aliquota IRAP.
Leggo testualmente: «A decorrere dalla data di pubblicazione della presente legge, l’applicazione dell’IRAP risulta diminuita dell’1 per cento per le attività economiche che operano esclusivamente in Comuni montani e per le imprese giovanili su tutto il territorio regionale per i primi tre anni d’attività dell’impresa».
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente.
Ci sembra che questo emendamento dia una risposta a una problematica totalmente assente dalla discussione, al di là di quanto ci ha detto la Vicepresidente Saliera sulle questioni che riguardano il rapporto tra montagna e fondi derivanti da interventi nazionali.
Credo che questo sia un atto concreto rispetto a una necessità del tutto evidente delle nostre zone montane, soprattutto per mantenere una residenzialità anche lavorativa di giovani e piccole imprese che lì possono insistere. Peraltro, ricordo che questo stesso emendamento era stato proposto nelle passate legislature anche dal nostro gruppo.
Credo che sia una risposta possibile, stanti comunque gli esigui interventi nelle zone montane che questa manovra sostiene dal punto di vista economico, manovra che offre pochi spazi per via delle scelte politiche che sono state compiute.
Questa sarebbe una scelta politica di una certa importanza e pertanto voteremo a favore dell’emendamento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Grazie, presidente.
La simpatia verso le intenzioni e i contenuti di questo emendamento è grande. Voglio tuttavia ricordare che, essendo un emendamento alla legge finanziaria, tecnicamente dovrebbe anzitutto prevedere la quantificazione dell’impatto dell’intervento.
In secondo luogo, se non vado errato, quando interveniamo sulle imposizioni, le norme devono essere adottate con legge specifica, secondo quanto richiede lo Statuto per il contribuente.
Detto questo, al di là del merito della proposta, a cui tutti siamo sensibili, vale la considerazione iniziale e il parere non può che essere contrario per i suddetti motivi, ma anche perché la minore entrata prevista non è stata quantificata.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Vecchi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Annuncio il voto favorevole del mio gruppo all’emendamento in illustrazione. Peraltro, avevamo già depositato una risoluzione che impegnava la Giunta a procedere in questa direzione a favore delle imprese operanti nei Comuni montani.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Corradi.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento 1 è respinto.
Passiamo all’emendamento 2, a firma del consigliere Favia, istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 4. Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Il tema è sempre l’IRAP. In questo caso cerchiamo di lavorare per incentivare le assunzioni, specie quelle a tempo indeterminato e quelle riguardanti gli ultra cinquantenni, una fascia di popolazione che oggi incontra grossi problemi a ricollocarsi nel mercato del lavoro.
Leggo testualmente: «I soggetti passivi - intendiamo i soggetti passivi all’IRAP, specificando che i minori incassi saranno compensati dalla maggiore produttività e dal maggior benessere sociale che dovrebbero derivare dalla nuova occupazione - di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 15 settembre 1997, n. 446, che incrementano il numero dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato nei tre anni di imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2010, possono dedurre un importo forfetario di 15 mila euro per ogni nuovo lavoratore assunto, a partire dall’anno di assunzione e fino al terzo anno compiuto. La somma deducibile ai fini IRAP viene raddoppiata se l’assunzione a tempo indeterminato riguarda un lavoratore ultra cinquantenne.
L’importo deducibile non può comunque superare il costo salariale del singolo dipendente».
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento 2 è respinto.
Passiamo all’articolo 5.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 5 è approvato.
Passiamo all’articolo 6.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 6 è approvato.
Passiamo all’articolo 7.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 7 è approvato.
Passiamo all’articolo 8.
Su tale articolo insiste l’emendamento 3, a firma del consigliere Favia.
È aperta la discussione generale su articolo ed emendamento.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: L’emendamento è abbastanza chiaro. L’obiettivo è quello di coinvolgere maggiormente l’Assemblea, attraverso le sue Commissioni, nelle scelte e negli stanziamenti di denaro.
Per questo, chiediamo di inserire al termine del comma 1 dell’articolo 8 le parole "previo parere della competente Commissione assembleare".
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma del consigliere Favia.
(È approvato all’unanimità)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 8 così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 8 è approvato.
Passiamo all’articolo 9. Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 9 è approvato.
Passiamo all’articolo 10.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 10 è approvato.
Passiamo all’articolo 11. Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 11 è approvato.
Passiamo all’articolo 12.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 12 è approvato.
Passiamo all’articolo 13.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 13.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 13 è approvato.
Passiamo all’articolo 14.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 14 è approvato.
Passiamo all’articolo 15.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente.
Vorrei sottolineare il dato politico. Per l’ennesima volta, negli assestamenti di bilancio che abbiamo discusso e votato in quest’Aula la parte del leone la fa la sanità, una sanità che oggi assorbe più del 60 per cento dell’entità complessiva di questa manovra da 107 milioni di euro.
Evidentemente, questo diventa un problema politico assai rilevante. In questo contesto è chiaro che vengono sottratte risorse a tutte le altre attività per le quali la Regione Emilia-Romagna potrebbe essere propulsiva.
Come ho avuto modo di dire alla vicepresidente Saliera questa mattina, questa manovra è regressiva e contraddice tutto quello che il presidente Errani ha detto in questi mesi, nei quali si è sperticato a stimolare il Governo affinché destinasse risorse per lo sviluppo economico e quant’altro a debito.
Da questo punto di vista è assai chiaro che questa Regione persevera nel finanziare un sistema sanitario regionale che evidenzia le criticità che noi abbiamo avuto modo di sottolineare, ma che sono palesi, come dimostra il disastro di Forlì. Come ho detto questa mattina, se qualcun altro alzasse l’angolo del tappeto per tutte le altre aziende sanitarie locali e aziende ospedale-università integrati di questa Regione, chissà cosa troveremmo. E speriamo che qualcuno lo faccia.
Questa Regione ha come fiore all’occhiello un ospedale incompiuto, quello di Cona, che il sottosegretario Bertelli conosce bene perché si dedica alla ricerca di finanziamenti per quest’opera ormai da 15 anni. Si tratta di un’opera assolutamente incompiuta che ha assorbito centinaia di miliardi di vecchie lire.
Inoltre, la Regione è ancora dedita a coprire alcune nefandezze, come Pieve Sestina, ha sperperato alcune decine di miliardi con il laboratorio di Baggiovara e persevera nell’utilizzare la sanità come strumento clientelare e ricettacolo di voti.
Il fatto che, su 107 milioni di euro, 60 continuino a finire in questo calderone dichiara oggettivamente il fallimento di qualsiasi tipo di politica. Peraltro, chiediamo pubblicamente in quest’Aula di sapere, rispetto a una somma che ormai ammonta a 210 milioni di euro, quali sono le prestazioni aggiuntive, al di fuori dei normali LEA, che la Regione finanzia con questa ulteriore iniezione di risorse, visto che non è dato sapere.
Noi abbiamo la nostra idea. Crediamo che sostanzialmente queste risorse aggiuntive vadano a coprire alcune incapacità amministrative con un riscontro economico, e non già a erogare alla nostra comunità e ai nostri cittadini ignote prestazioni al di fuori dei livelli essenziali di assistenza.
Ribadisco che su questo si concentra il dato politico negativo di tutta la manovra. Nella definizione complessiva di questa manovra ci associamo a una aggettivazione che va da retriva a conservatrice, a incapace di dare una prospettiva futura a questa Regione, stante questa situazione ormai datata.
Voteremo convintamente contro questo articolo perché riteniamo che questo sia il problema che rende la Regione Emilia-Romagna incapace di uscire dalla logica clientelare
di un sistema sanitario nel quale, più che alla qualità, si bada alla sistemazione di alcuni interessi e di una rete di potere attraverso la quale si gestisce palmo a palmo il territorio di questa Regione.
Oggi constatiamo per l’ennesima volta, visto che, ahimè, siamo veterani di quest’Aula, che si persevera in questo errore, sottraendo risorse allo sviluppo economico e allo sviluppo delle aree depresse. Se di 107 milioni 60 vanno alla sanità e 28 agli investimenti, rimangono solo briciole. Al di là delle reiterate chiacchiere dei membri della Giunta e dell’associazionismo imprenditoriale, non c’è nulla.
Questo è il nostro voto negativo per antonomasia, perché qui si concentra l’incapacità di gestire in modo corretto i soldi pubblici della Regione Emilia-Romagna.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Ritengo doveroso rendervi edotti sul numero di minuti che rimangono a disposizione, così che possiate regolarvi anche rispetto alla fase finale delle dichiarazioni di voto: PD 79 minuti, PdL 9, Italia dei Valori 27, Lega Nord 15, Federazione della Sinistra 10, Movimento 5 Stelle 14, SEL 7, UDC 10. Restano 5 minuti per il relatore Vecchi, 8 per il relatore Lombardi e 27 per la Giunta.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente.
Per rafforzare quanto ha detto adesso il presidente Villani, su questa storia delle risorse aggiuntive in sanità credo che sia arrivato il momento di fare maggiore chiarezza. Ci sono Regioni - di cui non faccio i nomi per non dare l’impressione di fare sempre riferimento a qualche Regione in particolare - di centrodestra e di centrosinistra che utilizzano il trasferimento del Fondo sanitario nazionale per offrire ai loro cittadini prestazioni sanitarie assolutamente adeguate. Non mi sto riferendo a Regioni del sud che, come sappiamo, sono in notevole ritardo, ma a Regioni del centro-nord che possono competere a pieno titolo con noi.
Questa Regione sente il bisogno di impegnare 200 milioni di euro, non adesso, ma almeno da due o tre esercizi, per queste prestazioni aggiuntive. Bisogna capire bene di che cosa si tratta. Da una parte lamentiamo i tagli per 389 milioni di euro e poi stanziamo 200 milioni di euro, magari per coprire inefficienze anziché prestazioni aggiuntive. Questo problema oggi deve venire a galla, altrimenti quanto a trasparenza non saremmo conseguenti nei confronti dei nostri cittadini.
Questi sono soldi in più che decidete, come Regione, di destinare a servizi aggiuntivi. È arrivato il momento di chiarire a che cosa servono. Il rischio è che siano sottratti ad altre esigenze in questo momento più importanti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Piva. Ne ha facoltà.
PIVA: Userò tutti i 79 minuti che rimangono al gruppo… No, solo poche parole, presidente.
Basta leggere gli atti per capire a cosa servono, in questo assestamento di bilancio, i 60 milioni, cosa sono i livelli essenziali di assistenza e cosa si garantisce con questa manovra al di fuori di essi.
Li citerò, così capiremo. Se ci fosse maggiore disponibilità di risorse, chi non vorrebbe destinare di più al mondo del lavoro e al mondo delle imprese? Il mondo del lavoro e delle imprese però non godrebbero di benefici, se ancor prima il benessere delle persone non fosse garantito. Penso che questo venga ancora prima. Il volano non gira, se non poniamo il benessere al primo posto.
Nei livelli extra LEA, come vengono chiamati, rientra, ad esempio, l’assistenza odontoiatrica alle fasce deboli; già il titolo vi dice quale spesa per una famiglia rappresentino le cure odontoiatriche. Vi rientrano i certificati di idoneità sportiva non agonistica gratuiti per minori disabili; sembra poco, ma costano anche questi. Vi rientra il parto indolore, un segno di civiltà e di progresso scientifico, anch’esso con un costo: vogliamo negarlo alle nostre cittadine che vanno a partorire? Vi rientra poi la vaccinazione specifica contro pneumococco e meningococco nei nuovi nati.
Non si parla di sciocchezze. Se volete possiamo discutere dell’ospedale di Cona o di altro, ma le risorse vengono investite in questi riferimenti.
Per non parlare del fatto che nel 2010 il contributo del bilancio regionale è servito a garantire ai cittadini maggiormente colpiti dalla crisi l’esenzione in tema di ticket e la concessione di farmaci in fascia C, di cui fanno parte tanti farmaci da banco che tutti paghiamo. È stato garantito anche questo.
Non mi piace mai fare riferimento ai tagli. In conclusione dico però che il riparto per la Regione Emilia-Romagna nel 2011 è stato pari a 7 miliardi e 742 milioni di euro, con un incremento dell’1,4 per cento. Dagli esperti, dai bilanci e dai costi viene indicato un ribasso del 4 per cento nei costi di beni e servizi in sanità. A me sembra, quindi, un grande gesto di responsabilità aver investito 60 milioni sui 107 di questo assestamento, e averli investiti non per coprire chissà quali atti di malgoverno e di cattiva gestione delle aziende, ma per le questioni e i riferimenti fondamentali che vi ho indicato.
Ho voluto dirlo per rispondere alla domanda su quali siano le prestazioni finanziate.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Piva.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. Intervengo solo per fare velocemente due conti.
Mi pare che questa Giunta regionale abbia "buttato dalla finestra" 60 milioni di euro per ripianare il buco di bilancio dell’AUSL di Forlì. A questi, ne aggiungiamo 150 o forse 180 per i buchi che abbiamo fatto a Cona. Siamo a oltre 200 milioni di euro buttati dalla finestra. È esattamente il doppio dell’attuale assestamento.
Se questa Regione avesse fatto più economia e si fosse comportata come fa il buon padre di famiglia nei confronti della sua famiglia, non staremmo a discutere per i 400 mila euro in più per le strade provinciali o per l’1 per cento in meno di IRPEF per le aziende di montagna.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Non avendo altri iscritti a parlare, chiudo la discussione generale.
Sono aperte le dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 15.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 15 è approvato.
Passiamo all’articolo 16.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 16.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 16 è approvato.
Sostituiamo il consigliere Mumolo con la consigliera Costi nelle funzioni di scrutatore.
Passiamo all’articolo 17. Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 17.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 17 è approvato.
Passiamo all’emendamento 4, a firma del consigliere Favia, istitutivo di un articolo successivo all’articolo 17.
Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Questo è il classico emendamento che viene presentato in Aula e che ci prendiamo l’onere di leggere ed esaminare. Mentre sugli altri abbiamo espresso parere favorevole e li abbiamo votati, qui però abbiamo qualche dubbio in più.
Da un lato il contenuto sembra accattivante, poiché si intende eliminare incombenti burocratici per persone svantaggiate. In realtà, il dubbio è che, se qualcuno vive in una famiglia agiata, pur subendo un danno grave come l’handicap, non debba necessariamente godere, dal punto di vista dell’esenzione ISEE, dei benefici di altri.
Non essendo in grado di valutare nel dettaglio questo emendamento rispetto agli altri sui quali invece abbiamo espresso voto favorevole, ci asterremo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Visto il contingentamento dei tempi, mi permetterò di leggere per non perdere nessun punto su un tema così importante. Dico solo che ne parliamo da un anno.
L’ISEE applicato all’handicap grave è - scusate il gioco di parole - una grave ingiustizia. Ovvero è molto ingiusto che chi subisce un handicap grave, oltre a pagare le tasse come la maggior parte delle persone, venga costretto anche a contribuire al costo delle prestazioni essenziali per vivere.
La norma di cui si propone l’introduzione è volta a esentare la persona con disabilità grave dalla presentazione della dichiarazione dell’ISEE per l’accesso agli interventi finalizzati a compensare la condizione di disabilità, relativi alle prestazioni necessarie per il superamento dell’handicap grave, senza prevedere sul piano delle prestazioni generali un esonero dall’ISEE.
Questo comporterà che i familiari delle persone con disabilità non saranno spinte a escludere la persona con disabilità dal nucleo familiare. Anzi, avremo l’effetto contrario. Se un familiare della persona con disabilità è soggetto a ISEE per altre fattispecie, nel computo dell’ISEE dovrà inserire anche il familiare con disabilità e, in molte situazioni, questo vorrà dire che quel nucleo familiare si troverà ad avere un ISEE più basso rispetto alla situazione nella quale il disabile non venisse conteggiato.
Questa disposizione di legge regionale si riferisce non solo a quelle prestazioni concepite esclusivamente per alleviare la disabilità grave (pensiamo all’assistenza personale e agli ausili), ma anche a prestazioni non destinate in modo specifico al superamento dell’handicap, ma che possono essere particolarmente utili a questo scopo, ad esempio la frequenza all’università, che non è certo destinata esclusivamente al superamento dell’handicap, ma può essere utile a tal fine.
La scelta di questa soluzione rende molto più difficili i cosiddetti abusi che vivrebbero esonerando l’handicap grave dall’ISEE. Infatti, nel caso di esonero dall’ISEE dell’handicap grave i soliti furbi avrebbero potuto essere tentati di ottenere comunque l’handicap per poi avere l’esonero dalla prestazione dell’ISEE per tutto. Viceversa, con la soluzione adottata in questo progetto di legge non serve a nulla fare i furbi per ottenere l’handicap grave. Infatti, non c’è nessun vantaggio se poi quel portatore di handicap finto grave non ha concretamente bisogno dell’assistenza personale o dell’assistenza domiciliare o di altre agevolazioni. Che cosa se ne farebbe la persona, se poi non avesse effettivamente bisogno di queste cure, di questa esenzione? In concreto non gli servirebbe a nulla.
Con la disposizione di legge che proponiamo non sono soggette a ISEE tutte quelle prestazioni necessarie al superamento dell’handicap grave, quali ad esempio l’assistenza personale, l’assistenza domiciliare, i finanziamenti per la mobilità eccetera, eccetera. Una volta superato l’handicap, il disabile grave potrebbe trovarsi nella stessa situazione degli altri cittadini rispetto all’ISEE, ad esempio per la mensa del figlio che va a scuola.
Il punto chiave è che è inammissibile chiedere a chi ha un handicap grave di contribuire, in base alle regole dell’ISEE, al costo delle prestazioni essenziali per vivere. Infatti, rispetto a tali prestazioni, ma anche sotto altri profili, la situazione di chi ha un handicap grave è radicalmente diversa da quella di tutte le altre persone, forse fatta eccezione per i malati terminali.
Chi ha un handicap grave, a differenza delle altre persone, ha necessità di prestazioni che coinvolgono tutte le sfere della vita. Ovvero, chi non ha un handicap grave senza le prestazioni pubbliche può trovarsi a dover rinunciare a una o più cose anche molto importanti, ma comunque continuare a vivere. Viceversa, chi ha l’handicap grave rinunciando a determinate prestazioni pubbliche di fatto non potrebbe più vivere, il che fa poca differenza rispetto alla morte. Ciò perché senza assistenza personale, ausili e accessibilità i disabili gravi non potrebbero andare a letto la sera, girarsi nel letto la notte, alzarsi la mattina, andare in bagno, lavarsi, bere, fare la spesa, mangiare, pulire la casa, telefonare e rispondere al telefono, ritirare la posta, sopravvivere in situazioni di emergenza come incendio, terremoto eccetera, sbrigare le pratiche negli uffici, uscire di casa per qualsiasi motivo senza essere costretti alla reclusione domiciliare.
Io penso che la questione sia molto importante. Il fatto di esentare dalla presentazione dell’ISEE solo per le prestazioni connesse all’assistenza primaria risolverebbe un grosso problema ed eviterebbe il fenomeno dei furbi.
Questo è lo spirito dell’emendamento, lo stesso emendamento che noi presentammo un anno fa. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Non avendo altri iscritti a parlare, chiudo la discussione generale sull’emendamento 4 a firma del consigliere Favia.
Dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Chiedo che la votazione avvenga mediante dispositivo elettronico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Chiudiamo le dichiarazioni di voto.
Si proceda, quindi, alla votazione dell’emendamento 4, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
38
Assenti
12
Votanti
37
Favorevoli
6
Contrari
25
Astenuti
6
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Passiamo all’esame dell’articolo 18, su cui insiste l’emendamento 12, a firma dei consiglieri Manfredini, Corradi, Bernardini e Cavalli.
Discussione generale su articolo ed emendamento.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente.
Con questa proposta di emendamento chiediamo che le risorse previste all’articolo 18 (Politiche abitative e realizzazione di strutture di accoglienza), pari a 1.090.000 euro nel capitolo 57680, che hanno una destinazione che non condividiamo nel modo più assoluto, siano aggiunte alle risorse destinate ai lavori d’urgenza e di somma urgenza, ad esempio gestiti dalla Protezione civile, di cui al capitolo 48050.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Non avendo altri iscritti in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto su articolo ed emendamento.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12, a firma dei consiglieri Manfredini, Corradi, Bernardini e Cavalli.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto, quindi, in votazione, per alzata di mano, l’articolo 18 non emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 18 è approvato.
Passiamo all’articolo 19.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 19.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 19 è approvato.
Passiamo all’articolo 20.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 20.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 20 è approvato.
Passiamo all’articolo 21.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente.
Reiteriamo l’opinione che abbiamo sempre avuto della Fondazione Arturo Toscanini, un’opinione che si basa su alcuni presupposti soprattutto economici, ma anche di penetrazione nell’ambito culturale della musica sinfonica. Essa ci pare ormai assai vicina al nulla, nel senso che sulle produzioni artistiche di questa Fondazione, così cara a questa Regione, nulla si trova nella pubblicistica specializzata e tanto meno nulla si trova rispetto al pubblico che riesce a raccogliere ogni sua manifestazione.
Mi preme sottolineare questo perché già negli anni scorsi avevamo avuto modo di stigmatizzare il fatto che la Fondazione fosse un volano di debiti. Solo negli ultimi anni, da questo punto di vista, anche con l’aiuto di ARCUS, si è sistemato il bilancio. Pur tuttavia, rimane una situazione che, calcolando costi e benefici, non ci pare rilevante nel novero delle attività culturali e musicali di questa Regione.
Dico questo anche perché ci sembra poco dignitoso, apprestandoci a celebrare il bicentenario verdiano, mettere a disposizione della Fondazione Toscanini questo quantitativo di risorse mentre nulla o quasi nulla diciamo rispetto al bicentenario, che ci pare importante sotto molti punti di vista, non solo per il rispetto dovuto al maestro, ma anche per i risvolti turistici ed economici che questo evento potrebbe portare a tutta la Regione.
Naturalmente il nostro voto sarà convintamente negativo non solo per ciò che pensiamo e per ciò che oggettivamente riscontriamo nell’attività della Fondazione Toscanini, ma anche perché ci pare che si operi una sperequazione rispetto a una data molto importante sia per Parma sia per tutta la Regione, e cioè il bicentenario verdiano. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Se nessun altro consigliere intende intervenire per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 21.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 21 è approvato.
Passiamo all’articolo 22.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 22.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 22 è approvato.
Passiamo all’articolo 23.
Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 23.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 23 è approvato.
Passiamo all’emendamento 5 istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 23, a firma del consigliere Defranceschi.
È aperta la discussione generale sull’emendamento.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente.
Abbiamo presentato questo emendamento, che avevamo già proposto a dicembre quando si discuteva del bilancio. Stiamo nuovamente parlando dell’annoso problema delle tariffe di cava, ferme a prima del millennio scorso.
Con una risoluzione in quest’Aula, che sostanzialmente ricalcava quanto già da noi richiesto in fase di bilancio, le tariffe erano state approvate. Perciò ci aspettavamo di trovarle nella sede più consona della discussione sul bilancio e invece non ve ne è traccia. È un po’ strano, perché la risoluzione era stata presentata proprio dalla maggioranza che governa questa Regione. Quindi, riproponiamo la questione per assecondare la volontà dell’Assemblea legislativa.
In più, proponiamo un concetto di tutela ambientale e paesaggistica che riguarda le attività estrattive. Essendo la legge n. 17/1991 abbastanza antica, continuiamo a non avere tutele che negli anni invece si sono sovrapposte, identificate dai Piani territoriali della Regione e dai vari piani provinciali.
Tuttavia, non essendoci una norma nazionale che regola le aree soggette a tutela, ci troviamo di fronte al fatto che i vari PTCP delle Province fanno come vogliono, nel senso che, per esempio, i siti appartenenti a Rete Natura 2000 in qualche piano delle attività estrattive, come ad esempio in quello della Provincia di Bologna, sono tutelati, in altre Province invece no.
Pertanto, abbiamo istituito il concetto in base al quale non si possono svolgere attività estrattive all’interno di parchi nazionali, interregionali e regionali, riserve naturali e ovviamente nei siti di Rete Natura 2000.
In più, per tutelare i nostri alvei fluviali ormai disastrati, come sappiamo, chiediamo che l’attività simil-estrattiva sia legata essenzialmente alla manutenzione e agli interventi di difesa e di sistemazione idraulica, nonché a quelli necessari alla rinaturazione degli ambiti fluviali. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente.
Sull’analisi del collega Defranceschi io personalmente sono d’accordo. Non sono d’accordo sulla pertinenza.
Le cose che dice le condivido, al punto che sono stato il primo firmatario della risoluzione, approvata da quest’Aula, che impegna la Giunta a modificare la legge precedente, una legge che ha bisogno dei molti piani di intervento richiamati dal collega e che si farebbe fatica a introdurre in un provvedimento di assestamento di bilancio. Tutt’al più vi si potrebbe inserire in fretta e furia un ritocco delle tariffe. Ma il collega Defranceschi nel suo intervento ha richiamato l’esigenza di intervenire su più piani.
Rimango dell’opinione che si debba procedere in questo campo con una nuova legge. Inviterei, quindi, il collega a ritirare l’emendamento, sapendo che questo tema interessa tutti. Se alla fine di quest’anno non dovesse arrivare in Aula una proposta di legge che regoli le attività estrattive, argomento sul quale è già stata fatta una discussione, allora sarei d’accordo anch’io di presentare un emendamento al nuovo piano di bilancio.
Ma in questo momento non credo che sia positivo. Fra l’altro, a me risulta che questa proposta di legge sia già inserita nella programmazione della Giunta e quindi dovrebbe arrivare in Aula nel prossimo trimestre. Penso che sia corretto affrontare il tema in quel contesto.
In questo momento non sono presenti i consiglieri della Lega Nord, ma mi sento di dire che sarebbe utile affrontare anche l’emendamento da loro presentato nel contesto di una proposta di legge. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente.
La nostra posizione rispetto a questo emendamento ricalca esattamente quanto appena detto dal consigliere Naldi. Condividiamo il fatto che le tariffe di estrazione dalle cave vadano adeguate e anche la necessità di una norma che disciplini il settore, ma non condividiamo l’inserimento di questo argomento nell’ambito dell’oggetto in discussione.
Rivolgiamo però un forte appello alla Giunta perché l’impegno che è stato preso in quest’Aula venga rispettato velocemente. Si tratta di una questione che si sta trascinando da troppo tempo e bisogna dare una risposta sia in termini economici sia in termini di tutela ambientale.
Dipenderà dal gruppo del Movimento 5 Stelle, ma io sarei d’accordo con la proposta del consigliere Naldi di ritirare l’emendamento per poi arrivare, in assenza di una risposta in tempi brevi dalla Giunta, a un impegno anche del nostro gruppo su questo tema.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente.
Vorrei sottolineare che la nostra posizione era stata molto chiara e molto netta già in sede di discussione della risoluzione presentata. Noi siamo per un secco no ad aumenti tariffari che metterebbero in difficoltà le nostre imprese rispetto a quelle delle Regioni limitrofe.
Altro è il discorso sulla problematica di natura ambientale. Sotto questo profilo, dato che la Giunta sta lavorando a un provvedimento sul tema al quale l’Assemblea l’ha impegnata - benché qualcuno affermi che all’interno della Giunta vi sarebbero divergenze sulla prospettazione di aumenti tariffari -, inviterei anch’io il collega Defranceschi a ritirare l’emendamento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Parte delle motivazioni che abbiamo sentito oggi in Aula contro il nostro emendamento l’abbiamo sentita anche sei mesi fa, e sono passati sei mesi. Deciderà il consigliere Defranceschi se ritirare o meno l’emendamento, a me interessa porre l’attenzione sul tema.
Quando il giornalista di Report, Bernardo Jovene, è arrivato negli uffici del presidente Errani, improvvisamente si è materializzata questa risoluzione, con Errani che si affrettava a dire in televisione che sarebbe stato fatto qualcosa per aumentare i canoni. Poi tutto si è addormentato.
È importante tenere alta l’attenzione su questo tema, che tra l’altro è ben conosciuto. Sono passati sei mesi dall’ultima volta, quando ci fu detto che non c’era tempo di capire il nostro emendamento. Sono contento che il consigliere Naldi e il consigliere Mandini ne condividano i contenuti e che si daranno da fare con la loro attività e la loro pressione sulla Giunta per sollecitare questo provvedimento.
Noi continueremo a portare l’argomento all’ordine del giorno, specialmente in tema di bilancio. A livello nazionale - e parlo solo delle Regioni in cui esiste un monitoraggio - le concessioni pagate arrivano a 53 milioni di euro. Il business della vendita del materiale da cava, che è un bene demaniale di tutti, come l’acqua - arriva a 1.735.000.000 euro.
È inutile lamentarsi per la mancanza di soldi, per i tagli, per le accise e quant’altro; ci sono modi per togliere il grasso dove c’è. Ci sono persone che si arricchiscono in maniera incredibile e finanziano anche le campagne elettorali di diversi politici sfruttando beni demaniali, con un introito molto facile.
La cosa più interessante è che, se non alzeremo le tariffe di questo settore, non potremo nemmeno sviluppare nuovi settori di quella che i nostri politici amano chiamare, con uno slogan, green economy, ovvero il riutilizzo degli inerti dalle demolizioni in edilizia. Finché sarà così conveniente estrarre materiale da cava e distruggere i nostri beni più preziosi, come il paesaggio, non riusciremo a spingere questi nuovi settori sostenibili dal punto di vista ambientale.
Aggiungo anche che il nuovo business di questi cavatori sono le casse d’espansione. Con la scusa di curare il territorio a livello idrogeologico realizzando le casse, ricavano molto più facilmente e velocemente milioni e milioni in materiale da cava. Per noi è importante che alle parole seguano i fatti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Chiudiamo la discussione generale e apriamo le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Sono abbastanza perplesso anch’io sui tempi necessari. Quando le cose sono urgenti, la maggioranza e la Giunta sono molto veloci a portarle in Commissione e a procedere per le cosiddette tappe forzate.
Hanno preso la parola due consiglieri della maggioranza che forse avrebbero dovuto intervenire presso la Giunta prima di questo assestamento di bilancio per chiedere, come diceva il consigliere Naldi, un aumento delle tariffe, aumento che si poteva comunque emendare.
Non colgo quale sia il punto, già sostenuto l’altra volta, nel dire che per introdurre il divieto - sembra logico, ma evidentemente parlarne a una Giunta di sinistra è un po’ complesso - di realizzare una cava all’interno di un parco occorre pensare e riflettere perché bisogna rivedere globalmente una legge ferma dal 1991. La trovo una teoria un po’ fantasiosa. Io penso che sia abbastanza semplice e ragionevole introdurre questa disposizione.
Tuttavia, colgo lo spirito positivo degli interventi. Spero che sia lo stesso spirito che ha portato la Giunta a rivedere radicalmente le proprie posizioni per quanto riguarda le perforazioni nella nostra Regione. Questo tema è più complicato perché è evidente, come abbiamo già avuto modo di dire in quest’Aula, che quando si parla di attività estrattive e di cavatori gli interessi sono più forti e importanti, così come le resistenze personali.
Voglio però cogliere questo spirito propositivo. Credo che i tempi prospettati dal collega Naldi siano lunghi, visto che parliamo di questo argomento da un anno. Non mi sembra un tema così difficile da non poter essere affrontato in tempi più rapidi. Francamente mi auguro che entro la fine di ottobre possa essere discusso in Commissione.
Pertanto, accolgo l’indicazione della maggioranza di ritirare l’emendamento, dando una fiducia di massima.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Prendiamo atto che l’emendamento 5 è ritirato.
Passiamo all’articolo 24.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 24.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 24 è approvato.
Passiamo all’articolo 25.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 25.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 25 è approvato.
Passiamo all’articolo 26.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 26.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 26 è approvato.
Passiamo all’articolo 27.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 27.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 27 è approvato.
Passiamo all’articolo 28.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 28.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 28 è approvato.
Passiamo all’articolo 29.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 29.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 29 è approvato.
Passiamo all’emendamento 6, a firma del consigliere Favia, istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 29.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
Ricordo al consigliere che gli rimane un minuto per l’intero provvedimento.
FAVIA: Grazie, presidente.
A livello nazionale si è tornati molto a parlare - improvvisamente in un anno è cambiato tutto - dell’abolizione dell’istituzione dell’assegno vitalizio.
Come sappiamo, questa Regione ha abolito l’assegno vitalizio non per questa, ma per la prossima legislatura, e si è detto che tecnicamente non era possibile fare altrimenti. Non è mai arrivata, però, una relazione tecnica che sostenesse questa tesi.
In attesa di una relazione che attesti giuridicamente che era impossibile - ma noi sappiamo che non è così - privare i consiglieri dell’assegno vitalizio da questa legislatura, abbiamo presentato un emendamento molto semplice per introdurre questo principio, abrogando l’assegno vitalizio da questa legislatura, così che già noi stessi iniziamo a dare l’esempio. E non è vero, come afferma qualcuno, che l’Emilia-Romagna lo stia già facendo.
Purtroppo, non ho più tempo. Spero che mi saranno concessi dieci secondi per gli altri emendamenti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
È chiusa la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Passiamo all’emendamento 7, a firma del consigliere Favia, istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 29.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Il Movimento 5 Stelle ha esaurito il tempo a disposizione del gruppo.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Passiamo all’emendamento 8, a firma del consigliere Favia, istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 29.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 8.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Passiamo all’emendamento 9, a firma del consigliere Favia, istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 29.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 9.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Passiamo all’emendamento 10, a firma del consigliere Favia, istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 29.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Passiamo all’emendamento 11, a firma dell’assessore Mezzetti, istitutivo di nuovo articolo dopo l’articolo 29.
Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire l’assessore Mezzetti. Ne ha facoltà.
MEZZETTI, assessore: Grazie, presidente.
Prendo la parola per illustrare la ratio di questo emendamento, che interviene sulla legge istitutiva dell’Istituto beni culturali IBC, di cui fra l’altro è all’ordine del giorno l’elezione del nuovo presidente.
Pertanto, chiediamo questa modifica alla legge istitutiva introducendo la carica, del tutto onorifica, di presidente onorario, che può essere attribuita dall’Assemblea legislativa a un’eminente personalità del mondo scientifico e culturale.
Non è un mistero che il professor Ezio Raimondi non sarà ricandidato alla presidenza dell’Istituto beni culturali. Per la figura che egli rappresenta, per il prestigio, la notorietà e l’autorevolezza che ha espresso anche nella presidenza in questi anni, credo che da parte dell’Assemblea legislativa sia un doveroso riconoscimento prevedere, se essa lo vorrà e se l’accetterà, la figura di presidente onorario. Come ripeto, sarebbe una funzione soltanto onorifica e quindi, come è stato detto in precedenza dal relatore Vecchi, non graverebbe sul bilancio.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Mezzetti.
Non avendo altri iscritti a parlare, è chiusa la discussione generale.
Dichiarazioni di voto sull’emendamento 11.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
È quindi istituito un nuovo articolo.
Passiamo all’articolo 30.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 30.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 30 è approvato.
Passiamo all’articolo 31.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 31.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 31 è approvato.
Con esso abbiamo esaurito l’esame dell'articolato dell’oggetto 1482.
Passiamo all’esame dell’articolato dell’oggetto 1483.
Il provvedimento si compone di 8 articoli. Su di esso insiste l’emendamento 1, a firma del consigliere Filippi.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Prendiamo in esame l’emendamento 1, a firma del consigliere Filippi.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Passiamo ora all’esame dell’articolo 1.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 1 è approvato.
Passiamo all’articolo 2.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 2 è approvato.
Passiamo all’articolo 3.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 3 è approvato.
Passiamo all’articolo 4.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 4 è approvato.
Passiamo all’articolo 5.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 5 è approvato.
Passiamo all’articolo 6.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 6 è approvato.
Passiamo all’articolo 7.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 7 è approvato.
Passiamo all’articolo 8.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 8 è approvato.
Abbiamo terminato l’esame dell’articolato dell’oggetto 1483.
Sono aperte le dichiarazioni di voto finali congiunte sugli oggetti 1482 e 1483 e sui tre ordini del giorno presentati.
Il primo ordine del giorno, proposto in una nuova stesura, è a firma della consigliera Noè. Il secondo ordine del giorno è a firma dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli e Corradi. Il terzo ordine del giorno è a firma dei consiglieri Cavalli, Manfredini, Bernardini e Corradi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Intervengo sugli ordini del giorno che abbiamo presentato come gruppo della Lega Nord per una brevissima illustrazione.
Un ordine del giorno è collegato all’emendamento che avevano presentato i rappresentanti del Movimento 5 Stelle con riferimento alle tariffe da applicare all’estrazione di inerti. Il nostro ordine del giorno mira a impegnare la Giunta a prevedere, quando riterrà di procedere alle maggiorazioni delle tariffe, l’applicazione di un’ulteriore maggiorazione nei casi in cui l’estrazione di inerti non preveda il ritombamento, cioè il ripristino del luogo interessato dall’escavazione.
Ciò riguarda soprattutto gli invasi di pianura in quanto vorremmo evitare che, con la giustificazione che questi particolari invasi hanno finalità irrigue, si arrivi addirittura a esentare dall’aumento chi monetizza, senza dover procedere al ritombamento, la gestione e l’estrazione di inerti.
Intervengo a ruota anche sul secondo ordine del giorno del gruppo Lega Nord, che ha a oggetto la partecipazione dell’Emilia-Romagna al Fondo di garanzia abitativa. Vorrei richiamare l’attenzione della maggioranza su quella che, a nostro giudizio, appare come una scelta discriminatoria, forse anche viziata da qualche errore tecnico-contabile.
Mentre nel provvedimento che ci accingiamo a votare è previsto lo stanziamento di 500 mila euro, la delibera della Giunta che è stata assunta l’11 luglio di quest’anno, quindi pochi giorni fa, prevede 400 mila euro per la convenzione con gli enti territoriali di Bologna città e la prefettura di Bologna.
Questa somma viene stanziata per l’emergenza abitativa, ma solo a favore dei residenti nella provincia di Bologna, sul presupposto che l’emergenza degli sfratti sia più sensibile in questo territorio. In realtà, i dati del Ministero degli Interni evidenziano come in Emilia-Romagna ci siano altre Province con maggiore emergenza abitativa rispetto alla Provincia di Bologna. In particolare, Ferrara presenta un rapporto sfratti/famiglie quasi doppio.
Troviamo quindi poco giustificata la previsione di 400 mila euro per questo intervento limitato alla sola Provincia di Bologna, quando abbiamo altre Province con un’emergenza maggiore, alle quali non viene destinato nemmeno un euro per questi progetti.
È pur vero che sono progetti da realizzare in collaborazione con le prefetture e gli enti locali, ma non possiamo esimerci dal sollecitare la Regione a estendere una misura di questo tipo all’intero territorio regionale e non solo a una delle Province, nonché ad adottare criteri più oggettivi rispetto alle scelte di riparto delle risorse. Come ripeto, i dati ufficiali dimostrano una maggiore emergenza abitativa in Province che non sono assolutamente interessate dagli stanziamenti di questa Regione.
Come ultimo inciso, facciamo altresì notare che nella stessa delibera approvata dalla Giunta l’11 luglio corrente anno si fa riferimento ai 400 mila euro stanziati anche nell’annualità precedente, facendo però presente che - leggo testualmente - "non sono stati registrati favorevoli esiti". Mi chiedo se abbia senso, a questo punto, riproporre - leggo nuovamente in modo testuale - "una nuova fase sperimentale", prendendo atto che già la precedente, per ammissione della stessa Giunta, non ha dato esiti favorevoli.
Chiediamo anche di conoscere quali sono i criteri oggettivi di riparto di queste somme, anche perché nella delibera della Giunta non vi è traccia di questo meccanismo. E vorremmo conoscere il report dell’utilizzo di queste risorse e come sono state impiegate, visto che allo stato dell’arte non è dato sapere nulla rispetto a quanto detto. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Corradi.
Ricordo che siamo in fase di dichiarazione di voto finale congiunta sui due oggetti 1482 e 1483 e sui tre ordini del giorno presentati.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Costi. Ne ha facoltà.
COSTI: A nome del gruppo del Partito Democratico, dichiaro il voto favorevole sulla legge finanziaria e sull’assestamento di bilancio, ribadendo ancora una volta, come hanno fatto i miei colleghi, la coerenza con la quale la Giunta completa il faticoso e difficile lavoro di programmazione politica e finanziaria iniziato con il bilancio previsionale del 2011, che ricordo ruota su due obiettivi strategici: la crescita intelligente e sostenibile e la coesione sociale.
Ricordo che in questi anni abbiamo salvato quasi 60 mila posti di lavoro con il Patto per attraversare la crisi.
Sono obiettivi che hanno, nelle scelte di bilancio, coerente attuazione e che si sono tradotti nelle politiche per la salvaguardia del potere d’acquisto delle famiglie e per un sistema di welfare attento alle persone, a iniziare dalla sanità, nelle politiche per la competitività economica del sistema regionale, nelle politiche rivolte agli investimenti pubblici nei settori strategici per la crescita intelligente e lo sviluppo sostenibile, a iniziare dal Piano energetico che la Regione Emilia-Romagna ha e che a livello nazionale ancora non esiste.
In questa Regione, vorrei ricordare, il governo di centrosinistra ha fatto delle scelte. Ha fatto delle scelte difficili, ma le ha fatte. Ha rifiutato i tagli lineari e ha fatto delle scelte coerenti con gli obiettivi, anche con politiche in accordo con le parti sociali e con il sistema degli enti locali. Tutto questo a fronte della mancanza di una politica nazionale di crescita e di coesione sociale, cioè la mancanza di una politica industriale, energetica, infrastrutturale, e il contemporaneo smantellamento delle principali politiche pubbliche. Ricordo, solo per fare un esempio, l’azzeramento del Fondo nazionale per la non autosufficienza.
Questo smantellamento viene condotto da tempo dal Governo ed è stato ulteriormente aggravato dalla recente manovra del centrodestra, che, come ripeto, è una manovra recessiva e profondamente ingiusta che continua a colpire il lavoro e le imprese, e di cui il centrodestra porta tutta la responsabilità, così come la porta rispetto al ritardo con cui non ha voluto e saputo affrontare i temi salienti del Paese nell’interesse della maggioranza dei cittadini, a iniziare dai ceti più deboli, in primo luogo i giovani e le donne.
Anche nel dibattito di oggi in Aula e nella valutazione della manovra del Governo emerge la profonda differenza che esiste tra chi governa questa Regione e le forze politiche che comunque rappresentano le forze che oggi governano a livello nazionale. Continuate a non voler vedere quanto sta succedendo, e cioè il fatto che questa manovra pone una pietra tombale su alcune bandiere del centrodestra e del Governo.
Avete sempre parlato di riduzione del carico fiscale e questo è cresciuto. Avete sempre pensato che queste vostre manovre avrebbero portato la crescita della produttività e della competitività e siamo uno dei Paesi che crescono di meno. Avete sempre sbandierato la sburocratizzazione e la semplificazione, ma anche questo è stato un mantra che non ha mai prodotto null’altro che ulteriori complicazioni, per non parlare del federalismo che con questa manovra diventa definitivamente un flop.
Ma non solo: nonostante la crisi finanziaria abbia dimostrato fino in fondo il disastro della mancanza di capacità e volontà regolatrice degli Stati singoli e degli organismi sopranazionali, la manovra continua e accelera un processo di smantellamento dello Stato e delle sue articolazioni democratiche. Questo è l’attacco che viene rivolto ancora oggi alle Regioni, agli enti locali, alla scuola pubblica, alla giustizia, proprio nel momento di una crisi economica e sociale straordinaria che necessita invece di più politiche pubbliche mirate, responsabili e in grado di far ripartire la crescita e il lavoro, costruendo un sistema efficace di protezione sociale.
In questo sta la differenza tra ciò che stiamo facendo in modo difficile, complicato dalle manovre sia del 2010 sia del 2011, in questa Regione, purtroppo senza avere alcuna sponda a livello nazionale. Questo è un motivo ulteriore per dire che noi stiamo facendo quanto altri purtroppo non stanno facendo.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Costi.
Ricordo quanto tempo rimane ancora a disposizione dei gruppi: Partito Democratico 72 minuti, PdL 5, IdV 26, Lega Nord 10, Federazione della Sinistra 10, SEL 5, UDC 10.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente.
Intervengo in dichiarazione di voto semplicemente per ribadire alcuni dei concetti che sono stati affrontati durante la discussione generale.
Devo alcune risposte doverose alla collega Barbati che notava una certa incongruenza nelle nostre posizioni. Evidentemente non ha ben compreso il nostro atteggiamento. Siamo noi che imputiamo a questa Regione e a questa maggioranza un comportamento ondivago. Mentre a livello nazionale si chiede una politica anticiclica, seppure in deficit, qui ci si arrocca in un’efficienza di bilancio e non si mettono in pratica gli strumenti che la Regione avrebbe la possibilità di utilizzare perché non è sottoposta alle regole stringenti che invece ha il Governo nazionale.
Rispetto alle considerazioni del collega Sconciaforni, credo che la speculazione internazionale, purtroppo, sia poco interessata alla situazione sociale di un Paese come l’Italia, all’occupazione e alla disoccupazione, se non come dato sintomatico di un’altra situazione. È invece ferocemente interessata alle oscillazioni del debito pubblico e a quanto viene remunerato il servizio sul debito. Purtroppo c’è questo all’ordine del giorno di chi fa investimenti miliardari in debito pubblico, ed è su questo che noi dobbiamo confrontarci per capire come stanno le cose.
Rispetto all’assestamento, nel merito abbiamo già parlato. Ci stiamo trasformando sempre di più in una grande AUSL, per scelta e non per necessità. Questa a mio avviso è una colpa importante.
Andrò incontro all’assessore Saliera a proposito di un suo desiderio di chiarezza da parte nostra, ma anch’io le chiedo uno sforzo di chiarezza. Abbiamo stilato un bilancio preventivo, rispetto al quale abbiamo lamentato minori trasferimenti e tagli per 329 milioni di euro, disegnando una certa situazione nel dicembre scorso. Oggi registriamo che sono entrati, seppure di competenza, 229 milioni di euro in più rispetto a quelli programmati. La situazione è migliorata o peggiorata rispetto al dicembre scorso? Anche noi chiediamo chiarezza. Io penso che la situazione sia migliore rispetto a quella disegnata nel dicembre scorso. Avremo problemi di cassa e di flussi finanziari, ma la situazione non è peggiore di quella del dicembre scorso.
Allo stesso modo, l’assessore ci chiede di non continuare a parlare di nuovi mutui, visto che il Patto di stabilità ci impedirebbe di spendere quelle risorse. Farò un patto con l’assessore Saliera: io smetterò di parlare di nuovi mutui perché è impossibile spenderli, ma lei deve smettere di richiedere ulteriori trasferimenti perché, in base alla stessa regola del Patto di stabilità, non potrebbero essere spesi. A meno che non siano cofinanziamenti europei eccetera eccetera, quel tetto di spesa ci impedirebbe di spendere ulteriori trasferimenti. Anche quello è un argomento poco convincente.
Concludo con un’ultima considerazione. Penso che in questa sede dovremmo chiederci e giudicare se la Regione sarebbe stata in grado di fare un assestamento, ad esempio, di 200 milioni di euro che andasse incontro a maggiori esigenze dei cittadini e delle imprese della nostra Regione oppure no.
Io credo che lo spazio di manovra per fare un assestamento di questo tipo ci fosse, e proprio sulla base di questo giudizio ritengo che la Regione sia stata invece troppo prudente per i motivi a cui facevo riferimento in discussione generale, e cioè perché voleva dimostrare ai cittadini dell’Emilia-Romagna che i tagli del Governo impongono tagli anche a livello locale, cosa che avrebbe potuto essere lenita da una manovra diversa della Regione.
Per questo motivo, ritenendo l’assestamento insufficiente, voteremo contro.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Grazie, presidente.
Intervengo su una sola questione, dato che nel merito del bilancio di assestamento abbiamo avuto modo di esprimerci già questa mattina.
Si tratta di una questione di natura politica. Siccome tra di noi dobbiamo essere intellettualmente onesti, affermo che storicamente, almeno per gli ultimi quindici anni, da quando cioè esiste l’attuale quadro politico nazionale, all’attuale opposizione, quella rappresentata dal Partito Democratico, ma anche dalle altre forze di centro-sinistra, non può essere rinfacciato il fatto di non essere sensibili al tema del deficit, del debito e dell’equilibrio finanziario macroeconomico.
Prima di tutto, negli ultimi diciotto anni il centrodestra e il centrosinistra hanno governato più o meno per lo stesso numero di anni. Il centrodestra ha governato in realtà un poco di più. Gli anni dei governi di centrosinistra sono stati quelli della riduzione del debito pubblico e del taglio del deficit. Gli anni dei governi di centrodestra sono stati esattamente l’opposto.
Voglio ricordare, anche se in parte ciò è dovuto all'effetto della crisi, che negli ultimi tre anni, dal 2008 al 2011, il debito pubblico rispetto al PIL è passato dal 104 al 120 per cento. 16 per cento in più di debito pubblico sul PIL in tre anni ricorda i peggiori anni di Cirino Pomicino: altro che tenuta delle finanze pubbliche!
Questo è dovuto soltanto in parte alla crisi internazionale. È dovuto infatti anche a scelte di governo, alcune delle quali sono state richiamate nelle precedenti discussioni sul bilancio: Alitalia, ICI, cancellazione della tracciabilità dei pagamenti. Ma è dovuto anche al fatto che il Governo - ed è questo che le attuali opposizioni nazionali contestano - ha scelto di non agire sul denominatore. Si è scelto cioè di non agire sulla crescita del PIL: l’unico modo per diminuire il peso del deficit e del debito.
Noi non abbiamo condiviso il modo con cui il Governo italiano ha agito nell’ambito delle istituzioni europee. Qualcuno mi deve spiegare perché c’è una signora Europa astratta che ci impone qualcosa, quando oggi ventuno dei ventisette governi dell’Unione europea si richiamano al Partito popolare europeo di cui la principale forza di governo nazionale fa parte, partecipando, quindi, anche alle decisioni nell’ambito di un concerto politico omogeneo al centrodestra italiano.
Nel corso di questi anni a livello europeo è stata compiuta una scelta recessiva e sbagliata, in base alla quale si è passati dall’obiettivo del deficit al 3 per cento, fissato a Maastricht nel 1992, all’obbligo del pareggio di bilancio, che come dirò fra un attimo è una regola generale priva di senso, e poi addirittura all’accordo sottoscritto dall’attuale Governo italiano, che sa bene che non governerà più a partire dal 2013, di rientrare in vent’anni al 60 per cento del debito pubblico, il che vuol dire che per i prossimi vent’anni, alle condizioni attuali, il bilancio dello Stato italiano consolidato, quindi la spesa di tutti i comparti pubblici, dovrà essere in attivo di 45 miliardi di euro. Altro che pareggio di bilancio!
Noi abbiamo contestato quella scelta. Abbiamo detto che quella discussione e quella decisione a livello europeo erano sbagliate. Preso atto che era stata presa una decisione che non condividiamo, ci siamo però impegnati a rispettare i saldi e gli obiettivi che ci si è dati a livello europeo. Deve però essere chiaro il motivo per cui si è arrivati a quella scelta devastante per un Paese fortemente indebitato, come l’Italia.
Il problema è poi come si determinano quei saldi e qual è la somma algebrica che li determina. Sono quattro le questioni al centro della discussione. La prima è la scelta di non concordare tra le rappresentanze dei vari livelli istituzionali (governo, regioni ed enti locali) la ripartizione dei saldi e il contenuto politico loro sottostante. Un solo ministero - quello dell’Economia e delle Finanze - decide quanta parte dell’operazione di 45 miliardi di euro, a regime nel 2014, colpisce Comuni, Province e Regioni - e conseguentemente l’erogazione dei servizi ai cittadini - e quanta parte virtualmente riguarda il Governo, senza alcun intervento reale e serio sulla perequazione delle entrate.
È vero che c’è stato un recupero di qualche miliardo di euro dall’evasione fiscale, ma è vero anche che in questi anni l’evasione fiscale è esplosa, al punto che si è ammesso, con due anni di ritardo, che è stato un errore nel 2008 cancellare, per esempio, le misure sulla tracciabilità dei pagamenti.
Il punto vero è che una manovra che cambia il regime di questo Paese dovrebbe essere concordata tra i vari livelli istituzionali con una leale collaborazione tra i poteri dello Stato, al fine di creare un concerto che sia funzionante ed equo.
In secondo luogo, in queste misure non c’è alcun intervento per la crescita. È difficile intervenire sulla crescita quando si taglia, ma sappiamo che alcune misure potrebbero essere favorevoli da questo punto di vista. Non ve n’è alcuna traccia all’interno del provvedimento nazionale adottato.
In terzo luogo, non c’è alcun investimento nei settori che servirebbero a costruire il futuro. Anzi, istruzione, formazione e ricerca sono stati tagliati ulteriormente, come già nel corso di questi anni.
Infine, ultimo elemento ma non per importanza, questa manovra è assolutamente classista. L’iniquità dal punto di vista sociale della ripartizione dei tagli è talmente forte che persino alcuni osservatori non favorevoli al centrosinistra lo riconoscono come uno dei problemi più grandi, perché destinato ovviamente a colpire l’equità sociale e quindi la capacità acquisitiva dei ceti più deboli, producendo maggiori difficoltà non soltanto per la giustizia sociale, ma anche per la ripresa di un ciclo economico positivo. Quello dell’equità sociale è universalmente riconosciuto come uno dei problemi più grandi.
Non può quindi essere attribuito a questa parte politica il disinteresse nei confronti della tenuta dei conti pubblici, tutt’altro. Ma il modo stesso in cui sono state adottate le manovre in questi anni, e in maniera particolare l’ultima, dimostra una mancanza di volontà di discussione di merito. È evidente che nel merito si è poco sicuri di quello che si sta facendo. Tant’è che all’interno della stessa maggioranza e della stessa compagine di Governo, incluso il Consiglio dei Ministri, la delusione e l’arrabbiatura sono molto forti. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, passiamo alla votazione dell'ordine del giorno 1482-1483/1, a firma della consigliera Noè.
Ricordo che scrutatori sono la consigliera Costi, la consigliera Moriconi e il consigliere Pollastri. Sostituisco la consigliera Moriconi con la consigliera Mori nelle funzioni di scrutatore.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1482-1483/1, a firma della consigliera Noè.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’ordine del giorno è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1482-1483/2, a firma dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli e Corradi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’ordine del giorno è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1482-1483/3, a firma dei consiglieri Cavalli, Manfredini, Bernardini e Corradi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’ordine del giorno è respinto.
Si proceda quindi alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 1482, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
42
Assenti
8
Favorevoli
28
Contrari
14
Astenuti
--
PRESIDENTE (Aimi): Proclamo approvata la legge «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell’art. 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013. Primo provvedimento generale di variazione».
Si proceda ora alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 1483, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
42
Assenti
8
Favorevoli
28
Contrari
14
Astenuti
--
PRESIDENTE (Aimi): Proclamo approvata la legge «Assestamento del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 a norma dell’art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione».
OGGETTO 1618
Delibera: «Elezione del Presidente della Commissione assembleare per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini (art. 41 dello Statuto e art. 3, comma 2 della L.R. n. 8 del 15 luglio 2011).» (49) (Discussione, I e II scrutinio)
PRESIDENTE (Aimi): Il Presidente della Commissione è eletto dall’Assemblea a norma dell’articolo 33, commi 3 e 4, dello Statuto.
Alla elezione del Presidente si procede con voto palese, per appello nominale, salvo che non venga richiesto il voto segreto da almeno un quinto dei Consiglieri assegnati alla Regione.
Il Presidente è eletto a maggioranza dei quattro quinti dell’Assemblea (sono pertanto necessari 40 voti a favore di una candidatura proposta). Se dopo due scrutini nessun candidato ottiene la maggioranza richiesta, nella terza votazione, da tenersi di diritto il giorno successivo, è sufficiente la maggioranza dei voti dei componenti l’Assemblea (ovvero 26 voti a favore). Se ancora non si dovesse raggiungere tale quorum, si procede con la necessaria presenza della maggioranza dei consiglieri in carica ed è eletto chi ha ottenuto il maggior numero di voti o, in caso di parità, il più anziano d’età.
Il Presidente della Commissione è eletto dall’Assemblea scegliendolo tra le consigliere e i consiglieri regionali. Ciascun consigliere vota un solo nome.
È aperta la discussione generale.
Vi ricordo che ci sono cinque minuti per ogni intervento.
Attendo che venga proposto un nome, colleghi, altrimenti mi fermo qui.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente.
Proponiamo alla presidenza della Commissione assembleare di cui stiamo discutendo il nome della consigliera Silvia Noè.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente.
Come forze politiche di maggioranza abbiamo condiviso l’orientamento in base al quale la Commissione pari opportunità non ha i requisiti per poter essere considerata come una Commissione di garanzia.
Pensiamo che la Commissione pari opportunità abbia le caratteristiche istituzionali e politiche di uguale intensità e delicatezza delle altre commissioni istituzionali previste dallo Statuto, fatte salve la I Commissione e la VI.
In quest’Aula ci siamo sempre battuti, e continueremo a farlo, affinché tutte le forze politiche presenti nell’Assemblea legislativa siano pienamente coinvolte nella responsabilità degli assetti istituzionali. Tuttavia, per le ragioni che ho esposto e per le valutazioni che abbiamo condiviso riteniamo che la Commissione pari opportunità rientri nella logica di dialettica politica tra maggioranza e opposizione. Pertanto, come maggioranza, avanziamo la candidatura della consigliera regionale Roberta Mori.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Quel che è successo è un po’ tragicomico. Sappiamo tutti che cosa è accaduto. Abbiamo parlato per un anno della consigliera Noè quale candidata sostenuta anche dalla maggioranza, per dare dignità e pari importanza a tutte le forze politiche, con polemiche sui giornali e via discorrendo. Poi, negli ultimi due giorni c’è stato il colpo di scena: la consigliera Silvia Noè non è più la candidata dell’Assemblea alla presidenza della Commissione pari opportunità, e spunta il nome della consigliera Mori, collega della quale ha apprezzato il lavoro in sede di VI Commissione e che ha tutta la mia stima. Non c’è alcuna pregiudiziale da parte mia.
Voglio, però, far notare che il percorso che si è fatto è stato alquanto pasticciato. La situazione che si viene a creare oggi, con la presidenza della Commissione che andrà di fatto alla consigliera Mori, se non oggi domani in terza votazione, non è corretta nell’aspetto della rappresentanza istituzionale di tutte le forze politiche.
Non so se la scelta di affidare la presidenza della Commissione pari opportunità alla consigliera Noè fosse la via giusta. So però che la situazione che si viene a creare oggi non è giusta nei confronti di una forza politica che, di fatto, viene tagliata fuori dalla rappresentanza nell’arco istituzionale di questa Assemblea.
Sinceramente, la ratio con la quale è costruita l’architettura di questa assemblea in alcuni punti non è chiara. Abbiamo un Ufficio di Presidenza, che è la vera Capigruppo, ovvero per funzioni la sede in cui si crea tutto il percorso regolamentare dello svolgimento dei lavori di questa Assemblea, dove due partiti, PD e PdL, sono presenti con due esponenti, benché l’Ufficio di Presidenza sia uno spazio di garanzia che deve servire a far partecipare tutte le forze politiche, le quali hanno tutte pari dignità e importanza per poter concorrere alle decisioni sulle regole e sulle modalità trasparenti di funzionamento di questa Assemblea.
Uno di quei due esponenti del Partito Democratico oggi non è presente in sede di votazione di finanziaria perché è impegnato con l’altro suo incarico all’interno del Consiglio comunale di Bologna. Quello all’interno dell’Ufficio di Presidenza è già un ruolo che dovrebbe aggiungere lavoro a quello di consigliere regionale che, se svolto in maniera seria, richiede tantissime energie e tantissimo tempo.
C’è, quindi, qualcosa che non va nell’assetto istituzionale e negli equilibri, che non rappresentano la spartizione di qualcosa, ma che sono equilibri di garanzia. Qui ci sono persone che hanno ottenuto i voti dei cittadini e che devono rappresentare questi cittadini sia nel dibattito politico concreto, quello che svolgiamo in Commissione e in Aula, ma anche nella rappresentanza istituzionale. La maggioranza farà la maggioranza - su questo sono d’accordo - e la minoranza farà la minoranza. Le regole però devono garantire tutti.
Per questo noi oggi non parteciperemo a questo scontro tra la minoranza, da una parte, e la maggioranza spaccata, dall’altra. Di conseguenza, purtroppo, a differenza di quanto abbiamo fatto per le altre commissioni, non potremo votare la consigliera Mori come presidente della Commissione pari opportunità, pur ribadendo tutta la stima personale nei suoi confronti.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Comunico che è pervenuta richiesta di procedere con votazione segreta da parte dei consiglieri Moriconi, Casadei, Donini, Pariani, Naldi, Vecchi Luciano, Piva, Mandini, Ferrari e Fiammenghi.
Andiamo avanti con la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Io non nego un certo imbarazzo e forse dirò qualcosa per cui il mio Capogruppo mi sgriderà.
Rammento che l’anno scorso, quando votammo tutti i vari incarichi, i vari ruoli, le presidenze di Commissione, l’Ufficio di Presidenza, i questori, i segretari e via dicendo, ci fu qualcosa di più di una parola spesa nei confronti della collega Noè, proprio nelle funzioni della Commissione pari opportunità che poi abbiamo istituito.
E mi pare anche che il percorso istitutivo della Commissione pari opportunità sia stato un percorso in buona parte dialettico e dialogante, condiviso o non condiviso, ma comunque finalizzato, come dice il collega Favia con un’eleganza che non mi appartiene, non sicuramente a soddisfare una logica spartitoria - perché non è questo, grazie al cielo, che ci guida -, ma a trovare il giusto pluralismo anche in sede istituzionale, in modo che ognuno potesse effettivamente avere un ruolo.
Escluse, e non lo dico per modo di dire, le logiche spartitorie, alle quali anche per la Commissione pari opportunità il PdL non si sarebbe mai prestato, vorrei capire che cosa è successo. Non credo che sia una domanda così scabrosa. Vorrei sapere che cosa è successo per arrivare a dire, come abbiamo sentito, che la Commissione pari opportunità non è una commissione di garanzia. Tutte le commissioni sono di garanzia nella misura in cui le intendiamo come strumenti mediante i quali l’Assemblea legislativa garantisce il funzionamento dei lavori dell’Aula e la tutela delle prerogative dei singoli consiglieri. Se vogliamo attenerci esclusivamente a una definizione giuridica di funzione di garanzia, abbiamo la Commissione presieduta dal collega Lombardi.
Sicuramente ricordo male - ma in questo caso potrei trovare elementi che invece mi aiutino a ricordare correttamente -, ma l’anno scorso si trovò un equilibrio di rappresentatività che, come ricordava il collega Favia, era finalizzato a far sì che tutti i gruppi potessero avere voce in capitolo nelle funzioni istruttorie delle commissioni.
Quanto avviene oggi rappresenta uno scarto che qualcuno ci deve spiegare. E non me ne voglia il collega Monari, che si è dovuto assumere un compito che forse non aveva piacere di svolgere, ma il cappello relativo al fatto che questa non è una commissione garanzia ci pare un po’ insufficiente.
Tutto sommato ciò è supportato da quanto diceva il collega Favia a proposito del fatto che fino a quarantotto, settantadue, novantasei ora fa c’era un nome ed era quello della collega Noè, che tra l’altro, se non sbaglio, avrebbe anche il non piccolo vantaggio di comportare minori costi al funzionamento complessivo - dico bene, Silvia? - della struttura assembleare.
Se qualcuno ha voglia e si prende la briga di spiegarmi questi due passaggi, gliene sarei grato, perché io vengo da una scuola politica che comporta che l’impegno assunto venga mantenuto.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Mi rivolgo direttamente al presidente Errani. Come recitava un antico brocardo, pacta sunt servanda. Ecco, oggi quest’Aula ha cambiato improvvisamente atteggiamento, al di là della logica corretta della rappresentatività di tutti i Gruppi a livello istituzionale, solamente per sacrificare quel patto che doveva portare la collega Noè alla presidenza di questa Commissione sull’altare del collante politico e del veto che SEL, PRC e IDV hanno voluto imporre.
Questo, presidente, è un fatto a mio avviso grave. Quando, durante i lavori che istituivano questa Commissione, mi ero permesso sommessamente - ed è a verbale - di accennare a quelle che potevano essere le future problematiche del centrosinistra legate all’assegnazione di questa presidenza, in quella Commissione sono stato letteralmente surclassato non dico da insulti, perché sarebbe eccessivo, ma da frasi come "cosa dici?", "che problemi crei?", "ma stai scherzando?", "non è questo il punto".
Oggi, invece, ci ritroviamo in questa situazione e, in una logica di puro potere politico, per tenere unite e accontentare alcune forze del centrosinistra si sacrifica un accordo preso a favore della collega Noè, che tutti conoscevamo fin dall’inizio di questa legislatura.
Questo, presidente, è molto grave.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Il mio intervento sarà breve, ma credo che sia importante rimarcare alcuni passaggi. Ricordo bene che quando, a inizio legislatura, si sono affrontati i temi delle Commissioni, ci sono state importanti riunioni e si è cercato di trovare un equilibrio che coinvolgesse tutte le forze politiche. Nonostante - non vorrei che il mio Capogruppo mi tirasse le orecchie - alcune nostre forti perplessità sull’impostazione di alcune Commissioni, alla fine tutti quanti, con senso di responsabilità, abbiamo votato un quadro perché a monte c’era un accordo preciso - sebbene non definito nei tempi, che sono arrivati oggi - e chiaro in cui si prospettava che tutto il Consiglio sarebbe stato coinvolto.
Per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il partito che rappresento (e per la storia che ho avuto anche prima di entrare nel Popolo della Libertà) posso dire che noi manteniamo sempre le parole date, quindi abbiamo votato all’unanimità per tutte le Commissioni, nonostante io fossi fortemente perplesso su qualcuna di esse.
Mi meraviglia, dunque, che si siano avanzate delle richieste che non vanno incontro a quell’idea su cui all’inizio eravamo tutti d’accordo, o almeno a noi è stato detto che quello sarebbe stato il percorso. Dico questo senza nulla togliere al nome proposto dal Capogruppo del PD, che va benissimo. Qui non si tratta di fare un ragionamento sulla persona proposta, che si è impegnata moltissimo, direi in maniera veramente importante, ma il problema riguarda, secondo me, le parole date.
Ho solo quarantasette anni, ma faccio politica da tanto, poiché ho cominciato a sedici anni. Devo dire che se c’era un partito politico del quale non ho mai condiviso nulla, ma del quale ero certo che non sarebbe mai venuto meno agli accordi presi, questo era proprio il suo partito, presidente.
Oggi rimango perplesso. Sicuramente oggi è un’altra cosa.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Vecchi.
Ha chiesto di parlare la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Mi dispiace, Marco, che proprio tu abbia dovuto fare le dichiarazioni su chi designare rispetto a tante occasioni in cui abbiamo avuto modo di parlarci, di confrontarci, di parlarne con il presidente Errani, di parlarne con il presidente Richetti, e rispetto alle tante occasioni in cui abbiamo condiviso, anche con altri esponenti della minoranza, il principio a cui aveva deciso di ispirarsi il nostro presidente Errani in questo mandato, cercando di individuare una soluzione istituzionalmente corretta, coinvolgendo tutti i Gruppi, di maggioranza e di minoranza, con l’essere presenti dentro alle presidenze delle Commissioni e dentro l’Ufficio di Presidenza.
Mi dispiace che tutto questo sia emerso così improvvisamente in modo del tutto diverso rispetto a quello che ci siamo detti in tanti contesti. Mi dispiace, presidente Errani, se non altro perché ad oggi l’UDC rappresenta l’unico gruppo che non è stato incluso in questa logica di coinvolgimento e di rappresentatività. Trovo che quello che sta avvenendo oggi sia effettivamente sorprendente agli occhi di tutti, non solo fra i banchi di questa minoranza, ma anche tra i banchi della sua maggioranza. Nella giornata di oggi sono diverse le persone - alcuni assessori e alcuni consiglieri - che mi hanno espresso solidarietà rispetto a questa anomalia.
Mi dispiace soprattutto perché io non sono venuta a chiedere una poltrona. L’UDC non chiede una poltrona, ma chiede solamente una soluzione istituzionalmente corretta. Credo di averglielo anche dimostrato, in un altro momento, quando si vociferava l’ipotesi di coinvolgermi in un’altra Commissione. Ritengo di essermi comportata correttamente proprio per favorire il rispetto di quel coinvolgimento generale di tutti i Gruppi che siedono in quest’Aula, all’insegna dell’idea di offrire a tutti pari opportunità.
Mi dispiace, presidente, sentire oggi, non so con quale convinzione, ma penso con una certa dose di imbarazzo - potrebbe essere solo una mia impressione, ma in parte ne sono convinta - sentir dire che questa non è una commissione di garanzia ma è una commissione politica. E questo cosa cambia? Che cosa cambia, quando la presidenza di una Commissione serve solamente a garantire il regolare svolgimento tecnico di quella Commissione? Perché una persona e non un’altra se al limite una persona poteva in primis garantire quel principio di coinvolgimento totale e completo di tutti i Gruppi? Mi spieghi lei perché oggi individuare una soluzione che rischia di segnare una pagina molto spiacevole circa le modalità operative che una Regione adotta, quando invece, alla presenza di varie opposizioni, lei giustamente aveva espresso, insieme al Presidente Richetti e ad altri, la condivisione del principio di individuare la persona tutti insieme.
Non so quali siano le ragioni che l’hanno spinta a rivedere la sua posizione, e non voglio nemmeno pensare che determinate pressioni l’abbiano portata a fare considerazioni in altro senso. Tuttavia, presidente Errani, la invito cortesemente, anche nell’ambito di un momento di riflessione con la sua maggioranza, a prendere nuovamente in considerazione i motivi che sino all’ultimo convintamente, tutti insieme, ci vedevano solidali nel perorare un percorso che avrebbe coinvolto pariteticamente tutti.
Non capisco per quale motivo ad oggi io vengo esclusa dalla possibilità di garantire uno svolgimento tecnico di una Commissione.
Mi auguro che non ci sia alcun riferimento alla mia ideologia, al mio partito, perché obiettivamente questo è un modus operandi che non ha mai caratterizzato nessuno di noi, anche quando un anno fa abbiamo votato i presidenti delle altre Commissioni. In quell’occasione, senza alcuna difficoltà ho votato tutti i componenti dell’Ufficio di Presidenza, a prescindere dalla loro appartenenza partitica, così come ho fatto nei confronti di tutti i presidenti delle Commissioni, a prescindere dal loro partito e dalla loro esperienza magari legata alla Commissione alla cui presidenza venivano nominati.
Non capisco perché oggi nella Commissione pari opportunità si debba partire con un ragionamento che è fortemente discriminatorio, in particolare nei confronti di una forza politica che credo fino ad ora abbia svolto il suo operato in modo corretto, a livello personale e con i gruppi.
Lasciatemi dire che sono molto sorpresa se questa designazione in alternativa alla mia andrà avanti. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Vorrei cercare di dare risposta, naturalmente per quanto mi compete, anche al tema che è stato sollevato nell’ultimo intervento, ossia della presenza istituzionale di tutti i Gruppi, in particolare quelli di minoranza.
Si intrecciano molti temi e di mezzo ci sono anche persone, quindi vorrei essere particolarmente cauto per non offendere nessuno. In realtà, si parla di politica, ma quando questa coincide con la scelta di persone, è molto facile toccare corde delicate.
Penso che sia stato svolto un lavoro utile, che è andato avanti parecchio tempo; un lavoro molto approfondito, di discussione al nostro interno e di consultazione con il mondo che è interessato in particolar modo alla Commissione che abbiamo deciso di mettere in piedi e alla quale stiamo decidendo di dare la piena funzionalità con l’elezione della presidenza.
Stiamo parlando della promozione della piena parità uomo-donna nella realtà della nostra regione, che è una realtà avanzata, che ha visto un dibattito molto avanzato, ma è anche densa di nuove contraddizioni. Siamo giunti alla conclusione che sia giusto collocare tale obiettivo di piena parità in quello più generale indicato dalla Carta di Nizza (la dico così per brevità), quello di rimuovere ogni forma di disuguaglianza che crei pregiudizi e ogni discriminazione.
Credo che fare queste cose comporti un taglio di scelte politiche. Non penso che questo sia uno di quegli argomenti rispetto ai quali destra e sinistra sono concetti superati; questi sono fra i temi più controversi del nostro dibattito politico nazionale e locale. Come si fa a negare questo?
Sulla base di questo ragionamento, io ritengo che non possa essere considerata una Commissione di garanzia, ma debba essere considerata una Commissione che, come le altre Commissioni non di garanzia, si rapporta in particolar modo con il programma di mandato, per cercare di realizzarlo.
Per questa ragione ritengo che sia opportuno che la Commissione venga affidata a una persona - io dico una donna - della maggioranza di questo Consiglio, che ha condiviso il programma di mandato, come è avvenuto per la Commissione Economia, la Commissione Ambiente e la Commissione Sanità, Commissioni dense di significati amministrativi e politici.
Approfitto anche per dire che considero la proposta di Roberta Mori assolutamente adeguata; la collega ha svolto un grande lavoro di preparazione, quindi credo che sia giusto riconoscerlo.
Vorrei aggiungere che nella circostanza di oggi mi rendo conto che può essere considerato spiacevole quello che dico, però mi sento di dirlo anche per il futuro che, secondo me, non è corretto che la stessa persona ricopra l’incarico di Capogruppo e di presidente di una Commissione. Certo, non è proibito, ma lo ritengo istituzionalmente poco corretto.
Voglio infine dire che, invece, considero corretto, come ho detto all’inizio, che tutti i Gruppi vengano istituzionalmente rappresentati e che si faccia quanto possibile per farlo. In particolar modo, insisto, questo riguarda i Gruppi di minoranza.
Lo dico perché anche noi non siamo rappresentati istituzionalmente, però capisco che è diverso per un Gruppo di opposizione. Il Gruppo SEL-Verdi non è rappresentato in nessuna Commissione, né nell’Ufficio di Presidenza, e non sono qui a chiederlo.
Penso che si debba ragionare sulle Commissioni di garanzia e sull’Ufficio di Presidenza per fare in modo che tutti i Gruppi - in particolar modo, insisto, quelli di minoranza - possano trovare una rappresentanza istituzionale.
Sui lavori di questo Consiglio è bene che…
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere Naldi, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
NALDI: È bene che tutte le forze qui rappresentate abbiano la possibilità di far sentire la loro voce. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Naldi.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
È aperta la fase delle dichiarazioni di voto, per la quale ricordo che sono previsti cinque minuti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Seguendo la ratio del mio discorso precedente annuncio che noi candideremo provocatoriamente Gabriella Meo al ruolo di presidente di Commissione. Il mio auspicio, seguendo anche la parte dell’intervento del consigliere Naldi, è che si apra un ragionamento da un punto di vista di rappresentanza istituzionale e quindi di Ufficio di Presidenza, in modo che soprattutto i Gruppi della minoranza possano essere rappresentati in quella che effettivamente è la vera Conferenza dei Capigruppo, che oltre a ratificare l’ordine del giorno e l’attività del Consiglio - almeno per quella che è la mia esperienza in quel contesto - non fa.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Intervengo per testimoniare - lo dico in maniera molto affettuosa - la mia stima personale e dell’intero Gruppo del Partito Democratico, ma penso di poter dire anche della maggioranza, al lavoro, alla presenza politica e alla ricchezza del portato culturale che Silvia Noè rappresenta in quest’Aula.
Noi - il presidente Errani in primis, la maggioranza, il Gruppo del Partito Democratico - abbiamo lavorato da subito per creare le condizioni, come ho detto prima, per dare concretezza al fatto che tutte le sensibilità politiche, a maggior ragione quelle di opposizione, avessero piena agibilità nel coinvolgimento delle responsabilità degli assetti istituzionali.
Ricordo anche il momento di difficoltà nel comporre la delegazione che poi votammo unanimemente, che rappresenta a pieno titolo e ha la fiducia dell’intera Aula, cioè l’Ufficio di Presidenza, accanto al presidente dell’Assemblea Matteo Richetti.
Ricordo passaggi difficili, laddove abbiamo lavorato per cercare di dare concretezza a quel tema che ancora oggi per noi rimane valido.
Lo dico anche al consigliere Favia, che ha scomodato il concetto di reale rappresentanza, spingendosi a mio avviso, come si diceva nell’antichità, molto vicino al limite rappresentato dalle colonne d’Ercole. Anche in politica ci sono le colonne d’Ercole, oltre le quali c’è il vuoto. Il nulla. La battaglia politica, anche aspra, è sempre legittima, ma non lo è lo sfregio delle istituzioni; la derisione e la presa in giro dei colleghi in quest’Aula, che l’hanno votato presidente della Commissione VI (a mio avviso di garanzia),altrimenti ci si avvicina pericolosamente a quel limite.
Pur tuttavia - vorrei chiarire il concetto al collega Bignami - quando noi parliamo di Commissioni di garanzia, va detto che tutte le Commissioni istituzionali, consigliere, sono di garanzia. Nella fattispecie, però, parliamo di una Commissione che abbisogna del voto di un’ampia maggioranza qualificata e dopo le verifiche molto lunghe e molto faticose che abbiamo fatto (lo dico con quella sincerità che contraddistingue e deve sempre contraddistinguere, secondo me, la lealtà tra consiglieri regionali anche di opposte vedute politiche) questa ampia maggioranza non c’è.
Lo ha detto il collega Naldi, non c’è nulla di personale all’indirizzo della collega Silvia Noè, ma c’è una valutazione politica che la Commissione pari opportunità abbia caratteristiche politiche per essere considerata tutta dentro la dialettica maggioranza-opposizione. Questo è l’unico motivo che ci ha mosso a esprimere una candidatura di maggioranza.
Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente. Oltre ad aver fatto esplicitamente il nome della consigliera Silvia Noè, questi cinque minuti in dichiarazione di voto mi servono perché il dibattito che si è sviluppato attorno alla presidenza di questa Commissione è un dibattito che, dal nostro punto di vista, assume connotazioni preoccupanti.
Abbiamo sentito diversi interventi, in particolare quello del collega Naldi, il quale fa un ragionamento politico e ci fa prefigurare una presidenza di quella Commissione che è al di là delle garanzie che deve rappresentare per definizione un presidente di Commissione. Quindi, non solo oggi si rompe un meccanismo che ha guidato queste scelte nel percorso - questa è la mia terza legislatura - nel quale sono stato presente in quest’Aula, ma si enuncia un principio (e credo che il collega Naldi sia stato molto chiaro) rispetto al quale non si individua più il ruolo della presidenza di una Commissione come un principio di garanzia di equilibrio rispetto ai lavori di quella Commissione.
Credo che questo sia, cari colleghi della maggioranza, assai grave. Oltre a questo, naturalmente, devo rifare il percorso che ci ha fatto arrivare qui. Come è stato detto, c’era un accordo rispetto al quale il PdL e gli altri partiti di opposizione sono arrivati - sottolineo e virgoletto "come consuetudine", proprio per le caratteristiche che hanno le presidenze di Commissione, come ruolo istituzionale, di regolazione di governo rispetto ai lavori dei Gruppi e di ogni singolo consigliere di questa Assemblea - a un concetto che lo stesso presidente Errani ha caldamente sollecitato in quelle fasi normali anche di colloqui informali che ci sono all’inizio della legislatura (non dobbiamo aver paura di dirci queste cose, presidente Errani, perché credo appartengano alla dinamica normale). In quella fase si addivenne a un concetto che ha sempre guidato i lavori di questa Assemblea rispetto a quello che stiamo trattando: quello della massima condivisione dei Gruppi nelle cariche istituzionali di governo di questa Assemblea.
Prendo atto che qualcosa è cambiato e visto che il collega Monari ha parlato di colonne d’Ercole, con un messaggio che devo ancora intellegere, ma credo che vi sia un secondo senso, perché anche il tono era particolare…
(interruzioni)
Non ho intravisto un tono minaccioso, ma un po' particolare.
Devo dire, caro consigliere Monari, che le colonne d’Ercole sono state ampiamente superate rispetto al modus vivendi, alla prassi che abbiamo consolidato e che abbiamo sempre praticato in questa Assemblea con l’avallo del presidente Errani in base alla quale tutti i gruppi - e a maggior ragione quelli dell’opposizione - dovevano avere una possibilità di contribuire al governo dei lavori di questa Assemblea.
Ribadisco che se voi prendete per buono quello che ha detto il vostro collega di maggioranza Naldi, siamo anche molto preoccupati, perché egli ha fatto intravedere, qualora passasse la stimabilissima collega della maggioranza che lei ha sottoposto al voto di quest’Aula, una presidenza totalmente sbilanciata su questioni politiche, che non è esattamente nella fattispecie la presidenza come dovrebbe essere per gli organi istituzionali regolamentati da Statuto e da regolamenti che rappresenta la garanzia di tutti i consiglieri presenti in quella Commissione e di ogni singolo consigliere che ritiene di esprimere una sua opinione rispetto ai lavori di quella Commissione.
Quindi, oggi si consuma una rottura rispetto alla prassi, ma ancora più gravi e più preoccupanti sono le motivazioni che il collega Monari non ha detto, ma ha ben esplicitato il collega Naldi, per cui avremo una presidenza che non sarà garanzia di equilibrio, evidentemente, visto che il presupposto è una forte presenza politica, date le ragioni e gli argomenti che lì si tratteranno. Questo è veramente preoccupante, e lo dice un consigliere che per la terza legislatura ha partecipato a questo tipo di votazione.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente. Intervengo per pochissimi minuti.
Il senso che il Capogruppo Villani ha voluto dare alle parole del collega Naldi mi sembra veramente un po’ tirato. Credo che lo stesso senso si sarebbe potuto applicare alle tante altre Commissioni che abbiamo votato in questa sede. Non voglio tirarla per le lunghe da questo punto di vista, però questa non è la prima Commissione che va a interpretare l’idea di realizzazione degli impegni di programma di quest’Assemblea.
Oggi si apre una discussione, il che era inevitabile. Io non avrei voluto nemmeno intervenire, almeno non platealmente, però, dato che platealmente il collega Favia mi ha candidato a mia insaputa, mi tocca rispondergli nello stesso modo, respingendo la sua idea. Sinceramente, se l’avessimo condivisa prima, mi sarei espressa in un altro modo.
Rinnovo, invece, alla collega Mori la mia piena fiducia. Sono certa che le sue doti di equilibrio si metteranno assolutamente a disposizione di tutti in questa vicenda e che poi nei fatti molte preoccupazioni che in questi minuti stanno montando perderanno il loro significato.
Invito, altresì, il collega Favia, alla luce della rinuncia da parte mia, avendo usato il mio nome per una provocazione che forse si sarebbe potuta evitare, a votare la consigliera Mori. Sono certa che anche dal suo punto di vista lei possa rappresentare il momento di equilibrio che tutti ci auguriamo. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Voglio intervenire, sperando di riuscire a farmi comprendere.
Io appartengo a un periodo che ha visto nascere le Commissioni pari opportunità. Le abbiamo fortemente volute anche in seguito a battaglie che hanno fatto la storia del movimento delle donne in questo Paese. La Commissione pari opportunità e le consigliere di parità sono state un grande risultato che noi donne abbiamo raggiunto, perché in quel momento la discriminazione era forte e avevamo bisogno di una forte tutela nel mondo del lavoro e nella società. Nutro, quindi, un grande rispetto per la Commissione pari opportunità e per il suo percorso di questi 20-30 anni.
Come sempre, però, bisognerebbe che, dopo un lungo percorso, le donne sottoponessero a verifica quanto è stato realizzato. Io appartengo anche a quelle persone che pensano che anche sulle Commissioni di parità e sulle consigliere di parità si dovrebbe riprendere in mano la questione per capire quanto è stato realizzato di buono e quanto, invece, non è andato bene in questo percorso, proprio perché la società è andata avanti, i giovani sono andati avanti e magari in questo momento le Commissioni di parità stanno segnando il passaggio del tempo.
Quando sono arrivata in Regione e si è parlato dell’istituzione ex novo di una Commissione di parità, ne sono stata ben contenta, sperando che, proprio per la novità della costruzione in Regione di tale istituzione, si potesse rinnovare ciò che sarebbe andato in discussione all’interno della Commissione stessa.
Per questo motivo, il che è stato introdotto anche in un emendamento nostro, in cui abbiamo citato il Consiglio europeo di Nizza, abbiamo voluto che questa Commissione pari opportunità tra uomo e donna diventasse una Commissione che si occupasse di diritti civili e di rappresentanza di diversità all’interno della società. Al di là di ciò che farà la Commissione vera e propria, al di fuori di quest’Aula, nella società, la molteplicità delle scelte è evidente e sta andando avanti, con o senza la politica.
Questo è il tema che, secondo me, avrebbe dovuto essere discusso oggi: che tipo di lavoro compiere all’interno di questa Commissione nel rispetto delle minoranze, dei diritti civili, degli orientamenti sessuali, ma anche degli orientamenti sociali, del discorso famiglia e famiglie.
Io credo che questa Commissione abbia davanti un grande lavoro, per il quale si giustificano anche i costi dell’istituzione di una nuova Commissione. Se tale Commissione dovesse di nuovo parlare dei tempi, degli orari e del linguaggio delle donne nella storia, sarei la prima a rilevare che forse ciò è già stato fatto e che il tempo per queste questioni è stato superato. Adesso questa Commissione deve parlare di altro e di ciò che si sta muovendo nella società.
Per questo motivo e non per altro io ritengo che la scelta, della maggioranza, della consigliera Mori sia una scelta che guarda al futuro di questi temi e, quindi, per me è estremamente positiva. Il futuro, lo ripeto, è quello che la società ci sta mettendo di fronte e che va avanti, con o senza le Commissioni pari opportunità.
Volevo riportare questo aspetto sul tema del programma e anche su ciò di cui vorrei personalmente, in primis come donna, ma anche come Capogruppo dell’Italia dei Valori, che si occupasse la Commissione.
Per l’amor di Dio, non effettuo alcuna discriminazione, soprattutto su ideologie che non mi interessano. Non trasformiamo questa Commissione nella solita battaglia tra Peppone e Don Camillo. Non lo dobbiamo fare. Rimaniamo sulle tematiche e su ciò che la società al di fuori di quest’Aula ci sta chiedendo. Se lo faremo, questa sarà una grande Commissione e credo che la consigliera Mori sarà anche una grande Presidente.
Se dubitiamo che la consigliera Mori non sia imparziale e riteniamo di aver bisogno di una persona imparziale, bisognerebbe vedere che tipo di parzialità o di imparzialità ci offrono il Presidente della Commissione Statuto o gli altri Presidenti che non appartengono alla maggioranza.
All’interno di questo tema io credo che il programma che noi abbiamo sostenuto nella campagna elettorale del Presidente Errani corra su questo binario ed è per questo motivo che io ritengo che la consigliera Mori sarà la vera espressione di quanto in questo momento le ragazze e le donne vogliono dalla Commissione pari opportunità della Regione.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Barbati.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Quella che all’inizio si prospettava come una brutta figura di questa maggioranza, più andiamo avanti in questa discussione e più assume i contorni non semplicemente di una brutta figura, ma di una posizione culturale e politica che io spero all’interno della maggioranza non tutti condividano, ma piuttosto subiscano.
La questione, che era apparentemente piuttosto semplice, si sta ingarbugliando sempre di più e vorrei contribuire a dare un minimo di chiarezza alla vicenda. Tranne per la Commissione bilancio, che per Statuto viene affidata all’opposizione, per le altre Commissioni, compresa la Commissione Statuto, il che è avvenuto anche nel corso della scorsa legislatura, non è scritto da alcuna parte che debbano essere, garanzia o non garanzia, assegnate all’opposizione. Quella di dare la presidenza della Commissione Statuto all’opposizione già nelle scorse legislature è stata una scelta lungimirante che noi abbiamo non solo condiviso, ma anche enfatizzato, una scelta di questa maggioranza.
Sempre con un atteggiamento che noi abbiamo giudicato lungimirante e aperto, mi era parso di capire, ma mi sembra evidente dalle considerazioni oggi emerse, che si fosse pervenuti a un accordo per riconoscere la presidenza della Commissione pari opportunità alla collega Noè in modo tale da completare la rappresentanza e la rappresentatività di tutti i Gruppi. Si trattava di un atteggiamento assolutamente volontario, non previsto da alcuna parte, ma frutto di una buona predisposizione della maggioranza, atteggiamento che poi è cambiato.
In ciò noi troviamo tutti i motivi per essere preoccupati da questa scelta. Se voi aveste compiuto tale scelta all’inizio, sarebbe stata una scelta legittima e dovuta e non ci sarebbe stato nulla da eccepire. Il fatto che la si sia cambiata strada facendo ci insospettisce e ciò che emerge oggi dai discorsi ce ne fa capire il reale motivo.
Poiché voglio entrare nel merito del motivo, tengo in primo luogo a esprimere tutta la mia stima, pur non conoscendola in maniera approfondita, alla collega Mori, la quale, ne sono certo, sarebbe in grado di fare la presidente di qualsiasi Commissione, compresa questa.
Quando, però, sento i colleghi dell’estrema sinistra e la collega Barbati che ci spiegano che la società sta cambiando e che dobbiamo tener conto di mille altre questioni, ciò mi fa capire che esiste il timore, peraltro infondato e politicamente sbagliato, che la collega Noè non fosse all’altezza di fare la presidente di questa Commissione, quasi come se, dovendo introdurre in questa Commissione elementi di novità, la collega Noè rappresentasse, per la sua appartenenza culturale, una sorta di freno.
Le Commissioni non funzionano in questo modo. Il presidente di una Commissione, se esercita correttamente il suo ruolo, voterà contro, se non è d’accordo, ma, pur essendo eventualmente un presidente di minoranza, non metterà in discussione ciò che la maggioranza vuole portare all’ordine del giorno.
Il fatto che, invece, alcuni - spero - isolati rappresentanti dell’opposizione, che svolgono quasi un atteggiamento di razzismo ideologico al contrario, pensino che la consigliera Noè, una volta diventata presidente, non possa svolgere adeguatamente questo compito, frenando iniziative che magari può non condividere, mi pare un atteggiamento sbagliato, che fa comprendere di essere sotto scacco da parte di alcune persone che evidentemente vogliono radicalizzare lo scontro ideologico, nonché le questioni che vengono sottoposte a questa Commissione.
Secondo me, si tratta di un errore politico, che certamente ci porrà tutti nelle condizioni di valutare questa Commissione in maniera non serena, mentre avremmo potuto affrontare qualsiasi tipo di argomento, anche quello più avanzato, come auspicava la collega Barbati, senza alcuna remora. Non siamo qui per non discutere questioni che emergono nella società, ma per portare avanti i nostri valori e le nostre convinzioni.
Nessuno avrebbe voluto portare all’interno di questa Commissione le vicende di Peppone e Don Camillo, ma mi sembra, invece, che siano state poste e che oggi il problema sia che si pensa che le ragioni di Peppone non possano essere adeguatamente rappresentate all’interno di questa Commissione. Noi, con la consigliera Noè, siamo assolutamente tranquilli, invece, sul fatto che ci sia spazio per tutti.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Se nessun altro chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione la delibera oggetto 1618.
Per ovvie ed evidenti ragioni, sostituisco la consigliera Mori con la consigliera Moriconi nelle funzioni di scrutatore.
Prego il consigliere-segretario Cevenini di procedere all’appello nominale dei signori consiglieri per l’inserimento della scheda nell’urna.
Il consigliere-segretario Cevenini effettua l’appello dei consiglieri:
AIMI Enrico
presente
ALESSANDRINI Tiziano
presente
BARBATI Liana
presente
BARBIERI Marco
presente
BARTOLINI Luca
presente
BAZZONI Gianguido
presente
BERNARDINI Manes
presente
BIGNAMI Galeazzo
presente
BONACCINI Stefano
presente
CARINI Marco
(assente)
CASADEI Thomas
presente
CAVALLI Stefano
presente
CEVENINI Maurizio
presente
CORRADI Roberto
presente
COSTI Palma
presente
DEFRANCESCHI Andrea
presente
DONINI Monica
presente
ERRANI Vasco
presente
FAVIA Giovanni
presente
FERRARI Gabriele
presente
FIAMMENGHI Valdimiro
presente
FILIPPI Fabio
(assente)
GARBI Roberto
presente
GRILLINI Franco
presente
LEONI Andrea
(assente)
LOMBARDI Marco
presente
MALAGUTI Mauro
presente
MANDINI Sandro
presente
MANFREDINI Mauro
presente
MARANI Paola
presente
MAZZOTTI Mario
presente
MEO Gabriella
presente
MONARI Marco
presente
MONTANARI Roberto
presente
MORI Roberta
presente
MORICONI Rita
presente
MUMOLO Antonio
presente
NALDI Gian Guido
presente
NOÈ Silvia
presente
PAGANI Giuseppe Eugenio
presente
PARIANI Anna
presente
PIVA Roberto
presente
POLLASTRI Andrea
presente
RICHETTI Matteo
presente
RIVA Matteo
(assente)
SCONCIAFORNI Roberto
presente
VECCHI Alberto
presente
VECCHI Luciano
presente
VILLANI Luigi Giuseppe
presente
ZOFFOLI Damiano
presente
PRESIDENTE (Aimi): Procedutosi alla votazione a mezzo schede e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:
Presenti
46
Assenti
4
Votanti
46
Voti a favore della consigliera Roberta Mori
30
Voti a favore della consigliera Silvia Noè
11
Schede bianche
1
Schede nulle
4
PRESIDENTE (Aimi): Poiché nel primo scrutinio sono necessari almeno 40 voti a favore della candidatura proposta, non essendo stato raggiunto il quorum, procediamo al secondo scrutinio.
Prego il consigliere-segretario Cevenini di procedere all’appello nominale dei signori consiglieri per l’inserimento della scheda nell’urna.
Il consigliere-segretario Cevenini effettua l’appello dei consiglieri:
AIMI Enrico
presente
ALESSANDRINI Tiziano
presente
BARBATI Liana
presente
BARBIERI Marco
presente
BARTOLINI Luca
presente
BAZZONI Gianguido
presente
BERNARDINI Manes
presente
BIGNAMI Galeazzo
presente
BONACCINI Stefano
presente
CARINI Marco
(assente)
CASADEI Thomas
presente
CAVALLI Stefano
presente
CEVENINI Maurizio
presente
CORRADI Roberto
presente
COSTI Palma
presente
DEFRANCESCHI Andrea
presente
DONINI Monica
presente
ERRANI Vasco
presente
FAVIA Giovanni
presente
FERRARI Gabriele
presente
FIAMMENGHI Valdimiro
presente
FILIPPI Fabio
(assente)
GARBI Roberto
presente
GRILLINI Franco
presente
LEONI Andrea
(assente)
LOMBARDI Marco
presente
MALAGUTI Mauro
presente
MANDINI Sandro
presente
MANFREDINI Mauro
presente
MARANI Paola
presente
MAZZOTTI Mario
presente
MEO Gabriella
presente
MONARI Marco
presente
MONTANARI Roberto
presente
MORI Roberta
presente
MORICONI Rita
presente
MUMOLO Antonio
presente
NALDI Gian Guido
presente
NOÈ Silvia
presente
PAGANI Giuseppe Eugenio
presente
PARIANI Anna
presente
PIVA Roberto
presente
POLLASTRI Andrea
presente
RICHETTI Matteo
presente
RIVA Matteo
(assente)
SCONCIAFORNI Roberto
presente
VECCHI Alberto
presente
VECCHI Luciano
presente
VILLANI Luigi Giuseppe
presente
ZOFFOLI Damiano
presente
PRESIDENTE (Aimi): Procedutosi alla votazione a mezzo schede e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:
Presenti
46
Assenti
4
Votanti
46
Voti a favore della consigliera Roberta Mori
33
Voti a favore della consigliera Silvia Noè
10
Schede bianche
--
Schede nulle
3
PRESIDENTE (Aimi): Poiché non si è raggiunto il quorum dei quattro quinti, rinviamo la votazione alla giornata di domani, sempre naturalmente con la votazione segreta.
Ringraziamo gli scrutatori e il consigliere-segretario Cevenini.
OGGETTO 1130
Delibera: «Elezione del Presidente dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) a norma della L.R. n. 29/1995 e successive modificazioni.» (48) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi): Procediamo con l’oggetto 1130 "Elezione del Presidente dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) a norma della legge regionale n. 29/1995 e successive modificazioni".
A norma dell’articolo 5 il Presidente è scelto tra eminenti personalità del mondo scientifico e culturale. La votazione è segreta a mezzo scheda e ciascun consigliere vota un solo nome.
Dobbiamo procedere alla discussione generale, per la quale ricordo che sono a disposizione cinque minuti, e successivamente alle dichiarazioni di voto, anche in questo caso per cinque minuti.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Intervengo per candidare a nome della maggioranza il professor Angelo Varni.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Grazie. A nome della minoranza candidiamo il dottor Luca Ciancabilla, dell’Università di Ravenna.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Vecchi.
Se nessun altro chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione la delibera oggetto 1130.
Chiamiamo nuovamente gli scrutatori Costi, Moriconi e Pollastri.
Prego il consigliere-segretario Cevenini di procedere all’appello nominale dei signori consiglieri per l’inserimento della scheda nell’urna.
Il consigliere-segretario Cevenini effettua l’appello dei consiglieri:
AIMI Enrico
presente
ALESSANDRINI Tiziano
presente
BARBATI Liana
presente
BARBIERI Marco
presente
BARTOLINI Luca
presente
BAZZONI Gianguido
presente
BERNARDINI Manes
(assente)
BIGNAMI Galeazzo
presente
BONACCINI Stefano
presente
CARINI Marco
(assente)
CASADEI Thomas
presente
CAVALLI Stefano
presente
CEVENINI Maurizio
presente
CORRADI Roberto
presente
COSTI Palma
presente
DEFRANCESCHI Andrea
presente
DONINI Monica
presente
ERRANI Vasco
presente
FAVIA Giovanni
presente
FERRARI Gabriele
presente
FIAMMENGHI Valdimiro
presente
FILIPPI Fabio
(assente)
GARBI Roberto
presente
GRILLINI Franco
presente
LEONI Andrea
(assente)
LOMBARDI Marco
presente
MALAGUTI Mauro
presente
MANDINI Sandro
presente
MANFREDINI Mauro
presente
MARANI Paola
presente
MAZZOTTI Mario
presente
MEO Gabriella
(assente)
MONARI Marco
presente
MONTANARI Roberto
presente
MORI Roberta
presente
MORICONI Rita
presente
MUMOLO Antonio
presente
NALDI Gian Guido
presente
NOÈ Silvia
(assente)
PAGANI Giuseppe Eugenio
presente
PARIANI Anna
presente
PIVA Roberto
presente
POLLASTRI Andrea
presente
RICHETTI Matteo
presente
RIVA Matteo
(assente)
SCONCIAFORNI Roberto
presente
VECCHI Alberto
presente
VECCHI Luciano
presente
VILLANI Luigi Giuseppe
presente
ZOFFOLI Damiano
presente
PRESIDENTE (Aimi): Procedutosi alla votazione a mezzo schede e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:
Presenti
43
Assenti
7
Voti a favore del prof. Angelo Varni
26
Voti a favore del dott. Luca Ciancabilla
11
Schede bianche
--
Schede nulle
6
PRESIDENTE (Aimi): Proclamo eletto quale presidente dell'Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali il professor Angelo Varni.
OGGETTO 1488
Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: «Attuazione della Direttiva 2009/147/CE e conseguenti modifiche alla legge regionale 6 marzo 2007, n. 3 (Disciplina dell’esercizio delle deroghe previste dalla Direttiva 79/409/CEE) relativamente alla cattura di uccelli a scopo di richiamo.» (22) (Relazione e discussione)
PRESIDENTE (Aimi): Passiamo all’oggetto 1488.
Il testo n. 3 del 2011 è stato licenziato dalla Commissione Politiche economiche nella seduta del 14 luglio 2011 con parere favorevole ed è composto da otto articoli.
Il relatore della Commissione è il consigliere Damiano Zoffoli, che ha presentato relazione scritta.
La parola al consigliere Damiano Zoffoli.
ZOFFOLI, relatore: La direttiva 2009/147/CE adottata il 30 novembre e concernente la conservazione degli uccelli selvatici riprende quanto già definito nella direttiva 79/409/CE, che ha costituito per molti anni il quadro di riferimento a garanzia della preservazione delle specie.
Tale direttiva delinea in via generale l’insieme delle misure necessarie a garantire la protezione, la gestione e la regolazione di tutte le specie di uccelli viventi, prevedendo sia divieti di prelievo e di cattura, sia norme atte a contemperare i suddetti divieti rispetto all’esercizio dell’attività di caccia, a condizione che vengano osservati determinati limiti.
In particolare, l’articolo 9, paragrafo 1, lettera c) della direttiva consente, ed è quanto andiamo a recepire con questo progetto di legge, di derogare al divieto di cattura nei confronti di specie cacciabili in condizioni rigidamente controllate, ricorrendo a impianti o a metodi di cattura selettivi e in piccole quantità, a condizione che le stesse deroghe soddisfino tutte le prescrizioni stabilite dal medesimo articolo.
Del resto, gli articoli 4 e 5 della legge nazionale n. 157 del 1992 consentono la cattura di esemplari di fauna selvatica, appartenenti alle specie dalla legge stessa individuate, da utilizzare come richiami vivi nell’esercizio venatorio da appostamento.
La nostra legge regionale n. 8 del 15 febbraio del 1994, all’articolo 54, prevede a sua volta l’emanazione da parte della Regione di specifiche direttive in ordine alla cattura di uccelli da utilizzare a scopo di richiamo.
Con la delibera n. 1105 del 2005 la Giunta ha puntualmente emanato le direttive in merito, prevedendo che la Regione stessa, sentito il parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), stabilisca annualmente il numero degli impianti autorizzati e il numero dei soggetti catturabili in ciascuna Provincia e per ciascuna specie.
Come dimostra il trend delle catture in deroga autorizzate dalla Regione, si è passati dai 70 impianti di cattura autorizzati del 2000 ai 44 del 2005 fino ai 32 attuali, mentre il numero totale degli uccelli è sceso di circa 2000 unità. Come dimostrano questi numeri, l’obiettivo della normativa comunitaria e regionale è la graduale diminuzione di tali metodi in deroga, verificando prima la possibilità di ricorrere a soluzioni alternative alla cattura.
La legge regionale n. 3 del 2007 disciplina le deroghe previste dalla direttiva sopra citata limitatamente al prelievo e non alla cattura.
La Commissione europea ha rilevato allo Stato italiano che l’articolo 4 della legge n. 157, non rinviando alla stessa direttiva, non recepisce compiutamente questo sistema di deroghe e a oggi le modifiche richieste dalla Commissione non sono state approvate dallo Stato italiano.
In virtù di questa lacuna della normativa nazionale e della necessità di adeguare quanto previsto in materia di deroghe per le catture della nostra Regione si è posta l’esigenza di creare un quadro normativo di riferimento unitario che, in maniera analoga a quanto previsto, tratti congiuntamente l’ipotesi del prelievo e della cattura in deroga.
Si è, peraltro, ritenuto, in relazione alla validità del vigente impianto legislativo regionale come riscontrato dalla stessa Commissione europea, di procedere in materia integrando la legge n. 3 del 2007 con specifiche disposizioni in merito alla cattura di uccelli a scopo di richiamo.
Occorre precisare che sul presente progetto di legge si è acquisito il parere favorevole dell’ISPRA e si è svolto il percorso di consultazione previsto dall’articolo 10 della legge regionale n. 8 del 1994.
A seguito dell’esame di questo provvedimento in Commissione politiche economiche sono stati accolti tre emendamenti migliorativi del testo, in particolare sul tema delle sanzioni. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Zoffoli.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
La prego di contenere il suo intervento entro dieci minuti.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Questo progetto di legge, che modifica la legge regionale n. 3 del 2007 relativa alla disciplina delle deroghe, sembrerebbe, a una prima lettura, essere un mero adeguamento, della direttiva n. 147, che sostituisce la "storica" direttiva uccelli.
In realtà, però, e per questo motivo ho usato il condizionale, l’esperienza insegna che, ogniqualvolta si tocca il tema della caccia, bisogna prestare grande attenzione alle modifiche che si vanno a compiere, perché possono arrivare, sottosegretario, a scadere in un regime particolarmente vincolistico.
Tale reale motivazione è espressa nella relazione al provvedimento che abbiamo analizzato, laddove si afferma che "l’obiettivo della normativa regionale non è - come si potrebbe pensare - l’attuazione immediata della direttiva europea", bensì "la graduale diminuzione della cattura in deroga".
Ancora una volta, a nostro avviso, si utilizza un provvedimento per raggiungere un risultato che non è proprio quello annunciato.
Si apprende poi dalla relazione che la nostra Regione si adegua alla normativa europea ancor prima della normativa statale. Ormai siamo abituati a dovervi tributare l’applauso perché anticipate normalmente i provvedimenti, soprattutto se si tratta di provvedimenti che pongono restrizioni alla caccia.
Ne nasce, però, una riflessione di natura politica. C’era tutta questa fretta di adottare tale provvedimento? Non si poteva attendere che l’amministrazione centrale legiferasse, per poi adeguare nell’ambito delle nostre competenze la legislazione regionale? Non dimentichiamo che in tema di caccia la competenza spetta pur sempre allo Stato in quanto alla cornice legislativa.
Venendo all’analisi dell’articolato, abbiamo notato alcuni passaggi che ci fanno porre alcune domande e dubbi.
Per esempio, all’articolo 3, comma 2 d) si dispone che nella predisposizione degli atti amministrativi relativi alle deroghe si debbano contenere le condizioni dei prelievi.
Questo tipo di visione, a nostro avviso, rende - questa è la nostra impressione - un po’ pericolosa questa identificazione. In realtà, il prelievo in deroga effettuato da personale formato e altamente specializzato non comporta pericoli.
L’articolo 4, punto c, 2 introduce il tipo di richiesta che deve essere effettuata per consentire la cattura in deroga. Noi temiamo che si appesantiscano di un altro fardello le Province, quando basterebbe unicamente indicare il numero necessario di richiami e nulla più dei richiami stessi.
Certamente se le Province richiedono un dato numero di richiami, è perché ne hanno effettivamente bisogno, ciò è in re ipsa, e non si vede perché debbano ancora giustificare alla Regione la loro richiesta di richiami, necessitati dalle effettive realtà del territorio.
Vado a un ultimo importante aspetto in questa mia breve disamina, ossia l’articolo 4, comma c, punto 3b, in cui si dispone di sostituire la motivazione per cui si prevede il prelievo in deroga e, "in particolare, nel caso di richieste motivate da gravi danni alle colture", con la motivazione - questo era nelle intenzioni - "per gravi e ricorrenti danni all’agricoltura".
Ciò significa, a nostro avviso, circoscrivere l’autorizzazione del prelievo in deroga unicamente al caso di danni alle colture, ma sappiamo, in realtà, che l’autorizzazione alla caccia in deroga non viene data solo per questa motivazione, ma, come dispone la direttiva comunitaria all’articolo 9, comma 1, lettera c), anche, per esempio, per evitare la crescita abnorme di una popolazione, per citare un caso concreto quella della tortora dal collare, ovvero per limitare i danni all’ambiente e alla salute causati da una determinata specie, per esempio la passera, lo storno che infesta le città, o i cormorani, che tanto danno portano - questo è già stato oggetto di una nostra interrogazione e l’assessore lo sa bene - ai pesci in tutta la regione.
Queste sono alcune brevi riflessioni sul provvedimento, ma si esprimerà meglio di me il collega del mio Gruppo che si accingerà a intervenire. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): La ringrazio, consigliere Pollastri.
Possiamo togliere la seduta. Riprendiamo domani, martedì 26 luglio, con orario 9.30-13.00 e 15.00-19.00.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 18,57
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta:
il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA
Votazioni elettroniche
OGGETTO 1482
Emendamento 4 a firma del consigliere Favia
Presenti: 38
Favorevoli: 6
Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ.
Contrari: 25
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Astenuti: 6
Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Fabio FILIPPI, Marco LOMBARDI, Andrea POLLASTRI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Non votanti: 1
Matteo RICHETTI.
Assenti: 12
Enrico AIMI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Maurizio CEVENINI, Vasco ERRANI, Andrea LEONI, Mauro MALAGUTI, Gabriella MEO, Matteo RIVA, Alberto VECCHI.
OGGETTO 1482 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013. Primo provvedimento generale di variazione»" (20)
Presenti: 42
Favorevoli: 28
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 14
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Marco LOMBARDI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Astenuti: 0
Assenti: 8
Manes BERNARDINI, Marco CARINI, Maurizio CEVENINI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Mauro MALAGUTI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA.
OGGETTO 1483 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione»" (21)
Presenti: 42
Favorevoli: 28
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 14
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Astenuti: 0
Assenti: 8
Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Marco CARINI, Maurizio CEVENINI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Richetti
Cevenini - Corradi
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