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46.
SEDUTA DI MARTEDÌ 26 LUGLIO 2011
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
Interpellanza oggetto 653 (42)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARTOLINI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
Interpellanza oggetto 1046 (56)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
FILIPPI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
Interpellanza oggetto 1062 (57)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
FILIPPI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
Interpellanza oggetto 850 (48)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARTOLINI (PDL)
FREDA, assessore
OGGETTO 1305
Delibera: «Secondo piano triennale di attuazione del Piano Energetico Regionale 2011-2013. (Proposta della Giunta regionale in data 11 aprile 2011, n. 486)» (50) (Continuazione discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 1305/1 - Discussione e reiezione) (36)
(Ordine del giorno oggetto 1305/2 - Presentazione, discussione e reiezione) (40)
PRESIDENTE (Richetti)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
VILLANI (PDL)
PRESIDENTE (Aimi)
FILIPPI (PDL)
MANFREDINI (Lega Nord)
NALDI (SEL - Verdi)
OGGETTO 1570
Delibera: «Individuazione delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili eolica, da biogas, da biomasse e idroelettrica. (Proposta della Giunta regionale in data 4 luglio 2011, n. 969)» (51)
(Discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 1570/1 - Presentazione, discussione e approvazione) (41)
PRESIDENTE (Aimi)
VILLANI (PDL)
BERNARDINI (Lega Nord)
MEO (SEL - Verdi)
MARANI (PD)
BIGNAMI (PDL)
DONINI (Fed. della Sinistra)
MANDINI (Italia dei Valori)
MONARI (PD)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
NOÈ (UDC)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
PERI, assessore
PRESIDENTE (Richetti)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,20
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la quarantaseiesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Svolgimento di interpellanze
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interpellanze, ai sensi degli articoli 116 e 117 del Regolamento interno.
Chiamo il seguente oggetto:
653 - Interpellanza del consigliere Bartolini in merito all’apertura nel Comune di Galeata (FC) di un centro di ritrovo culturale islamico. (42)
Risponde per la Giunta la vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Bartolini.
BARTOLINI: Grazie, presidente.
Premetto che nessuno vuol negare a nessuno la possibilità di pregare, così da evitare che si facciano interpretazioni di questo genere.
Tre anni fa, a un’interrogazione analoga, con cui chiedevo spiegazioni sulla provenienza dei fondi utilizzati da centri culturali islamici a Forlì e a Cesena per acquistare in pochi giorni immobili per un costo di un milione di euro, ottenni come risposta che era stata fatta una semplice colletta. Contestualmente, però, si registrarono arresti di terroristi islamici nelle vicinissime Faenza e Imola e nel giro di pochi giorni mi fu comunicato personalmente dal Prefetto che ero inserito nell’elenco degli obiettivi sensibili della mia Provincia. Questa misura cautelativa della prefettura nei confronti della mia persona è stata mantenuta per altri due anni.
Devo dire che sono preoccupato ogni qualvolta vedo fiorire centri culturali islamici nel nostro territorio perché ho il sospetto che non sempre siano utilizzati soltanto per pregare. Visto che il dialogo all’interno avviene esclusivamente in arabo e, che proprio per questo problema della lingua, i controlli sono difficili da attuare, qualche rischio ci può essere. Quindi io sono molto attento a questo fiorire di centri culturali islamici.
Nella valle del Bidente, nel giro di pochi mesi, ne sono nati almeno quattro. Lei mi risponde che spetta ai Comuni e alle autorità locali vigilare. Si tratta però di un problema concreto e serio di sicurezza anche per il nostro territorio, e credo che anche la Regione debba farsene carico per capire come intervenire di concerto con gli enti locali e col Governo e garantire la massima sicurezza possibile.
Pochi giorni dopo l’ultima tornata elettorale, per festeggiare con gli amici e con gli elettori organizzai una festa in un’area privata. Alle quattro del pomeriggio, tre ore prima dell’inizio della festa, solerti funzionari della AUSL vennero a controllare centimetro per centimetro la struttura per vedere se era a norma per accogliere le decine, se non le centinaia, di persone accorse.
Chiedo se in questi spazi, spesso angusti, che vengono utilizzati come pseudo-moschee, ma formalmente come centri culturali islamici, vengono effettuati dalle autorità competenti, vigili del fuoco, Ufficio igiene della AUSL, forze dell’ordine eccetera, tutti i controlli, anche di competenza della Regione, al pari di quanto viene richiesto per qualsiasi altra attività analoga promossa da italiani, soprattutto quando comporta particolari concentrazioni di persone, come è accaduto nel mio caso specifico e come avviene per tante attività commerciali che organizzano eventi puntualmente controllati dalla AUSL, solo per rimanere nell’ambito delle competenze territoriali strettamente regionali.
Al di là dei problemi di sicurezza, in relazione ai quali, essendo già difficile capire chi deve controllare cosa, comprendo la difficoltà di rispondere esattamente a quanto chiedo, vorrei sapere se, almeno nelle competenze specifiche della AUSL, gli uffici preposti della Regione inviino direttive affinché i controlli effettuati non siano di serie A o di serie B a seconda che si tratti di italiani o di persone che, come ripeto, hanno il diritto di pregare, ma nel rispetto delle regole e nel rispetto anche di chi li accoglie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
La parola alla vicepresidente Saliera per la risposta.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente.
Non posso fare altro che richiamare l’attenzione, come già nella risposta scritta di qualche mese fa, sul riconoscimento del principio di autonomia degli enti locali, per cui ciò che riguarda un Comune è di diretta competenza di quell’ente e ricade sotto la responsabilità del sindaco.
Pertanto si ritiene, anche per opportune ragioni di carattere istituzionale, che a livello locale siano presenti tutti gli elementi conoscitivi per affrontare la questione oggetto dell’interrogazione.
In relazione agli specifici requisiti che sottostanno all’apertura di un centro culturale, islamico o no, pare utile ricordare che le libere associazioni, a cui le organizzazioni e la maggior parte dei centri islamici appartengono, non necessitano di autorizzazioni amministrative particolari, quanto la semplice iscrizione ai registri delle associazioni di promozione sociale, prevista dalla legge regionale 34/2002, qualora rientrino nella fattispecie definita dalla legge nazionale 383/2000 o l’iscrizione nel registro delle persone giuridiche presso le prefetture, nel caso in cui siano interessate a ottenere il riconoscimento della personalità giuridica.
Analogamente, l’attivazione di una sede deve rispondere solo dell’esistenza dei requisiti igienico-edilizi abituali, e tutt’al più, in funzione della natura dell’immobile utilizzato e della regolamentazione urbanistica locale, quindi ancora una volta dei Comuni, è subordinata a un cambio di destinazione d’uso senza opere.
In merito a eventuali prese di posizione della Regione volte a verificare la realizzazione di attività illecite a danno della sicurezza e dell’ordine pubblico all’interno del luogo di ritrovo del centro, la Giunta ricorda che le attività investigative finalizzate alla scoperta di reati nell’ambito della sicurezza e dell’ordine pubblico sono, per dettato costituzionale, una competenza statale.
Infine, la richiesta di imporre a un qualsiasi centro culturale lo svolgimento - mi chiedeva precisazioni su questo - delle attività nella sola lingua italiana appare stridente rispetto a non banali principi giuridici, oltre a essere in contrasto con le finalità stesse di un centro che si dedichi ad attività culturali.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Bartolini per la replica.
BARTOLINI: Ringrazio la vicepresidente.
Capisco che le libere associazioni non necessitino di autorizzazioni particolari, ma i luoghi di culto sì. Pregare non è un’attività illecita, ma allora lo si dichiari e si segua un iter autorizzativo per la realizzazione di luoghi di culto, e non per centri culturali di matrice islamica o meno. Questi sono veri e propri luoghi di culto. È inutile nasconderci dietro un dito.
La Regione potrebbe concertare con gli enti locali una serie di iniziative, così come fa per tante altre attività. Ma, almeno per quanto riguarda le competenze specifiche e dirette della Regione, per esempio in ordine ai requisiti igienico-sanitari, così come viene richiesto un controllo approfondito per attività per le quali italiani e stranieri presentano domanda, dovrebbe essere attuato un controllo specifico quando ci sono aggregazioni di centinaia di persone in questi luoghi piccoli e in questi spazi angusti.
Da quanto vedo io nella mia realtà, le condizioni igienico-sanitarie minime non sono rispettate. Come ripeto, gli stessi requisiti che vengono giustamente pretesi da altri devono essere richiesti anche a questi centri, affinché non ci siano cittadini di serie A e B a seconda della fede religiosa.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 653. Chiamo l’oggetto seguente:
1046 - Interpellanza del consigliere Filippi circa le iniziative attivate dalla Giunta e dagli organi scolastici per diffondere, in occasione del Giorno del Ricordo, la conoscenza degli eventi che causarono le vittime delle foibe e l’esodo di italiani, istriani, fiumani e dalmati. (56)
Risponde per la Giunta la vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Filippi.
FILIPPI: Grazie, presidente. Tutti sappiamo che in data 30 marzo 2004 è stato istituito, attraverso una legge, il Giorno del ricordo, fissando la data di celebrazione al 10 febbraio di ogni anno.
Il Giorno del Ricordo è stato istituito per ricordare le vittime delle foibe, dove morirono circa 15 mila cittadini istriani e dalmati di provenienza italiana, mentre furono cacciati via dalle loro terre circa 350 mila cittadini residenti in quelle terre.
Sappiamo che una circolare del Ministero dell’Istruzione, protocollata il 3 febbraio del 2011, una settimana prima delle celebrazioni, richiedeva espressamente alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di ricordare e diffondere la conoscenza anche di questi tragici eventi, che costrinsero centinaia di migliaia di italiani ad abbandonare le terre dove erano nati e dove avevano vissuto per decine di anni.
Detto questo, ho chiesto ad alcune scuole reggiane che cosa avessero fatto, e addirittura l’Istituto Cattaneo di Castelnovo Monti ha ricordato la Shoah, il dramma degli ebrei, anziché ricordare ciò che è successo agli istriani.
Chiedo all’assessore competente che cosa abbia fatto la Regione per rispettare questa circolare diffusa dal Ministero, che era soltanto un contro-bilanciamento all’insegnamento della storia. Come sappiamo, almeno in provincia di Reggio Emilia, viene insegnata solo una parte della storia e volutamente taciuta l’altra. Questo non è bello e non è corretto, perché la storia va insegnata nei lati chiari e nei lati oscuri, nei suoi lati belli e nei suoi lati brutti.
Si continua a raccontare una storia romanzata, senza mai dire la verità. La pagina delle foibe è una brutta pagina di storia che comunque i nostri studenti devono conoscere, visto che fino a qualche anno fa nessuno conosceva nemmeno il significato della parola foibe. Quanto meno, questa legge è servita a spiegare cosa siano le foibe e quale è stato il patimento di questo popolo eroico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
La parola alla vicepresidente Saliera per la risposta.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: In merito all’interpellanza si precisa che il rispetto del principio costituzionale della libertà di insegnamento, associato allo spirito e alla lettera della legge regionale 12/2003, sono alla base delle motivazioni riferite alla scelta della Regione Emilia-Romagna di non entrare nelle questioni didattico-educative proprie dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, e pertanto di non prevedere, così come in altri casi, alcun intervento aggiuntivo a quanto già stabilito dal ministero competente attraverso la circolare citata.
Interpellato sul tema, l’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna ha fornito la seguente informazione: «Questo Ufficio scolastico regionale ha sollecitamente inviato a tutte le istituzioni scolastiche territoriali la circolare del Ministro Gelmini, con l’obiettivo di sensibilizzare e approfondire la conoscenza dei tragici eventi delle vittime delle foibe. Il Giorno del Ricordo è stato celebrato il 10 febbraio con iniziative di particolare rilievo da parte delle scuole, ad esempio, il liceo Fermi di Bologna».
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Filippi per la replica.
FILIPPI: Grazie, presidente.
Assessore, mi lasci dire che non è vero che la Regione Emilia-Romagna non entra nelle questioni didattico-educative. La Regione Emilia-Romagna, infatti, continua a finanziare e a sponsorizzare le manifestazioni legate alla Resistenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado. In questo caso, invece, la Regione Emilia-Romagna ha ritenuto opportuno, per questioni e scelte politiche che io non discuto e non condivido, di fare finta di nulla.
Per quanto riguarda l’Ufficio scolastico regionale che, a quanto lei dice, dichiara di avere sollecitamente inviato a tutte le istituzioni scolastiche territoriali la suddetta circolare, i casi sono due: o ha inviato la circolare agli istituti scolastici, ma questi non l’hanno presa in considerazione e quindi l’autorità dell’Ufficio scolastico è molto bassa oppure non ha inviato alcuna circolare. È impossibile che nessuna scuola abbia rispettato questa legge dello Stato italiano.
Per quanto riguarda la mia Provincia, l’Istituto Cattaneo ha ricordato altri eventi collegati a fatti del dopoguerra, ma che nulla hanno a che vedere con le foibe. Le foibe sono invece l’altra faccia della stessa medaglia: da una parte, c’è la Resistenza e dall’altra ci sono i misfatti della Resistenza e le foibe. E i ragazzi dovrebbero conoscere la storia in tutte le sue parti, belle e meno belle.
Finché continueremo a falsare la storia e a non dire le cose come stanno, continueremo ad avere ragazzi privi di una formazione completa e continueremo sempre ad avere due fazioni opposte l’una all’altra.
La verità è la cosa migliore. Tirarla fuori non costerebbe niente a nessuno, e si risolverebberp tanti problemi. Invece, si continuano a mantenere due verità storiche che non coincidono, e quindi non ci sarà neanche la pacificazione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1046. Chiamo l’oggetto seguente:
1062 - Interpellanza del consigliere Filippi circa la gestione da parte dell’Unione di Comuni Tresinaro Secchia del servizio di Protezione civile per conto dei Comuni di Casalgrande, Castellarano, Rubiera e Scandiano. (57)
Risponde per la Giunta la vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Filippi.
FILIPPI: Grazie, presidente.
In Provincia di Reggio Emilia i Comuni del comprensorio delle ceramiche - tutti Comuni importanti -, Casalgrande, Castellarano, Rubiera e Scandiano, si sono uniti e hanno formato l’Unione di Comuni battezzata Tresinaro Secchia.
Questa Unione di Comuni ricopre un territorio ricco e con la densità abitativa notevole di oltre 70 mila abitanti. L’Unione di Comuni ha chiesto il finanziamento della protezione civile, avendo diritto a ricevere finanziamenti da parte della Regione Emilia-Romagna.
Sono stato però informato che la protezione civile, anziché dall’Unione, è stata gestita singolarmente dai singoli Comuni, che quindi non avrebbero avuto diritto ai finanziamenti che la Regione ha concesso.
Chiedo se le informazioni che ho ricevuto corrispondano al vero. Se così fosse, questa Giunta regionale dovrebbe chiedere la restituzione dei fondi erogati in maniera non legittima, in quanto non rispondente a una delle cause principali previste dalla legge regionale. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
La parola alla vicepresidente Saliera per la risposta.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Il consigliere Filippi ha ricevuto una risposta scritta in merito alla sua richiesta. Con oggi vorrei integrare quella risposta, ricevuta il 25 marzo scorso.
In particolare, in merito all’effettività della gestione associata della protezione civile da parte dell’Unione Tresinaro Secchia, costituita dai Comuni di Casalgrande Castellarano, Rubiera e Scandiano, vorrei fare le seguenti specificazioni.
Nei mesi di maggio e giugno scorsi la Regione Emilia-Romagna ha svolto l’istruttoria in merito alle domande per i contributi per l’anno 2011, in base alla documentazione fornita dall’Unione, come richiesto dal Programma di riordino territoriale (PRT) vigente, al fine di comprovare l’effettività delle gestioni associate.
Dalla documentazione e dalle attestazioni prodotte è risultato che la gestione associata della protezione civile da parte dell’Unione Tresinaro Secchia ha avuto effettivamente avvio durante l’anno 2010, prosegue ed è tuttora in corso. In particolare, dalla documentazione presentata risultano effettuate attività, quali ad esempio esercitazioni, predisposti allestimenti logistici e operativi congiunti con la polizia municipale e tenuti raccordi con la Provincia e con altri enti aventi competenze sulla gestione del territorio.
Inoltre, risulta che la delibera n. 44, approvata dalla Giunta dell’Unione il 27 dicembre 2010, ha previsto, tra le altre cose, lo schema di convenzione con le associazioni di volontariato operanti nel settore della protezione civile e soprattutto l’emanazione del bando con l’approvazione della relativa graduatoria per il conferimento dell’incarico per la redazione dei Piani comunali e intercomunali di protezione civile.
Il bilancio di previsione dell’Unione per l’esercizio 2011, approvato nel febbraio scorso, prevede una spesa di oltre 21 mila euro per la gestione associata delle funzioni di protezione civile.
In conclusione, sulla base delle previsioni del Piano di riordino territoriale e tenuto conto dei vincoli normativi che la gestione associata della protezione civile incontra (alcune competenze sono necessariamente in capo ai Comuni e ai sindaci), la gestione associata nella fattispecie risulta effettiva, e quindi l’Unione Tresinaro Secchia ha visto confermati gli specifici contributi regionali concessi l’anno scorso e riconosciuti quest’anno quelli ulteriori, relativi all’anno 2011.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Filippi per la replica.
FILIPPI: Grazie, presidente.
Ringrazio l’assessore per la risposta. Io non ho messo in dubbio quanto scritto e quanto riportato nelle delibere stilate dai Comuni e dell’Unione dei Comuni. Sono certo che tutte le delibere siano state scritte in modo corretto e rispondente alla legge. Ci mancherebbe altro che scrivessero delibere non conformi alla legge. Su questo non ci piove.
Il problema è che quanto scritto nella delibera non corrisponde alla realtà. Nelle delibere sono scritte cose rispondenti alla legge, ma nella realtà, almeno per quanto mi è stato riferito, la gestione corrisponde non a una gestione di Unione, ma a una gestione di singoli Comuni.
Avevo chiesto di approfondire la cosa e lei mi dice che ha letto le delibere. Io credo che le delibere siano corrette, ma non credo che sia corretto il comportamento tenuto da questi Comuni in merito alla gestione della protezione civile. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1062. Chiamo l’oggetto seguente:
850 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa interventi, ed i relativi fondi, riguardanti l’edilizia popolare nel Comune di Cesenatico. (48)
Risponde per la Giunta l’assessore Freda.
La parola al consigliere Bartolini per l’illustrazione.
BARTOLINI: Grazie, presidente.
Grazie alle azioni anticrimine delle forze dell’ordine, negli anni scorsi sono stati confiscati diversi beni ad associazioni malavitose. Una di queste confische riguarda beni appartenuti alla banda della Magliana. I beni confiscati vengono assegnati ai Comuni che dovrebbero riutilizzarli per finalità sociali.
A Cesenatico, tra i beni di proprietà della banda della Magliana veniva sequestrata una colonia, chiamata colonia “Prealpi”, che si trova in una zona di mare, lontana dalle zone abitative ma prettamente turistica e circondata da alberghi. L’amministrazione ha aperto una discussione sull’utilizzo di questa struttura per finalità sociali.
Nel frattempo il Ministero delle Infrastrutture, attraverso un accordo predefinito, garantiva alla Regione Emilia-Romagna 22.436.560 euro per un accordo di programma quadro per la realizzazione di opere abitative. Il Comune di Cesenatico partecipava a questo bando e otteneva un contributo di 2.689.573 euro, indicando nella zona di questa colonia “Prealpi” il possibile sito di realizzazione di alloggi di edilizia popolare.
Questo ha innescato forti proteste soprattutto da parte degli albergatori. Ma, dal mio punto di vista, l’area non è indicata nemmeno per chi dovrà beneficiare di questi alloggi popolari. Durante l’inverno, infatti, certe zone di mare sono un po’ tristi e abbandonate a se stesse, essendo zone turistiche e ricettive sul fronte costa.
Nella mia interrogazione chiedo se sia possibile trasferire, sempre che il Comune sia disponibile, questo stanziamento in altre zone abitative, più a ridosso dei centri abitati e dove siano già presenti servizi e infrastrutture che possano garantire una migliore qualità della vita per chi occuperà gli alloggi.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
La parola all’assessore Freda per la risposta.
FREDA, assessore: Grazie, presidente.
In effetti, il Comune di Cesenatico ha presentato un piano che si inserisce pienamente all’interno del Programma coordinato di interventi per le politiche abitative e la riqualificazione urbana che l’Assemblea legislativa regionale ha approvato il 7 ottobre 2010.
Questo Programma, che è in linea con il Piano nazionale di edilizia abitativa, prevede che per partecipare al finanziamento le Regioni, d’intesa con gli enti locali, propongano al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti un programma coordinato di interventi da approvarsi tramite accordo di programma.
Il programma che la Regione ha proposto e depositato presso il Ministero delle Infrastrutture e trasporti, coerentemente con le linee di indirizzo del piano nazionale, incorpora interventi abitativi, oggetto di finanziamenti, in piani di riqualificazione urbana elaborati dagli enti locali stessi e con forti contenuti di integrazione sociale e di sostenibilità ambientale.
Il piano proposto dal Comune di Cesenatico si segnala proprio per questo forte contenuto di integrazione, in quanto prevede la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale e sociale destinati alla locazione permanente. Quindi, consigliere, si tratta non di edilizia popolare, ERP, ma di ERS destinata alla locazione permanente. Si cerca di dare una risposta alle fasce di popolazione che hanno difficoltà ad accedere al mercato della locazione. È una risposta diversa rispetto a quella che è in grado di fornire l’edilizia residenziale pubblica.
Questo intervento, che prevede 32 alloggi di ERS, si inserisce in un più vasto programma di intervento riferito all’ambito denominato Città delle colonie a sud di Cesenatico. L’intervento, peraltro, prevede anche la sistemazione urbanistica delle vie di coronamento, con la formazione di nuovi parcheggi pubblici, ampi marciapiedi, idonea illuminazione, nuove essenze arboree, isola ecologica, viabilità a senso unico per i viali Pitagora e Archimede.
Le motivazioni che hanno portato alla scelta dell’ambito della ex colonia “Prealpi” sono riconducibili all’obiettivo di incidere sulla qualità urbana, sociale ed economica della zona interessata dall’intervento, al fine di eliminare le condizioni di abbandono e di degrado edilizio, ambientale e sociale particolarmente serie in quel contesto, visto che si tratta di un edificio completamente abbandonato che questo intervento prevede di rimettere in funzione, corredandolo anche di alcuni servizi, oltre che delle infrastrutture adeguate, ricercando la compresenza di funzioni residenziali e attività turistiche che sono proprie della struttura urbana di Cesenatico.
Inoltre, come è stato correttamente ricordato, la ex colonia “Prealpi” è stata confiscata dalla magistratura alla cosiddetta Banda della Magliana ed è stata assegnata al Comune con il vincolo di utilizzazione per finalità sociali, finalità che corrispondono pienamente, per quanto sopra detto, alla destinazione delle risorse del Piano nazionale di edilizia abitativa concesse dalla Regione.
In nessun modo, dunque, sarebbe possibile sostituire l’intervento abitativo con altre finalità che, come un eventuale parcheggio, non rispettano né il vincolo di destinazione della risorsa né il vincolo di utilizzazione dell’immobile.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Freda.
La parola al consigliere Bartolini per la replica.
BARTOLINI: Ringrazio l’assessore Freda, che ha riepilogato il tutto, ma ribadisco che si tratta di trovare una soluzione di buonsenso senza venir meno ai vincoli imposti dalla norma.
Conclude dicendo che l’area non si può destinare a parcheggio, ma io non mi limitavo a dire questo, bensì indicavo la possibilità di affidarne la gestione a cooperative sociali, conferendo quindi all’opera una finalità di interesse sociale.
Al di là dell’utilizzo, il vero problema è che questa zona durante l’inverno è abbandonata a se stessa perché è una zona turistica e ricettiva estiva. Costruire alloggi di edilizia sociale in una zona dove non c’è una farmacia nei paraggi, né una scuola, né un supermercato, ma solo altre colonie o alberghi chiusi, è una scelta che dà ragione a quegli albergatori che contestano questa decisione, ma anche a chi come me è preoccupato per chi ci andrà ad abitare.
Io mi auguro che, così come è successo per il Comune di Forlì, ci sia la possibilità di cambiare zona e ci sia la disponibilità dell’assessorato e della Giunta regionale a trovare una soluzione che accontenti l’esigenza di eventuali richieste diverse dell’amministrazione.
Nel Comune di Forlì la vecchia amministrazione, Giunta Masini, aveva indicato, nell’ambito dello stesso Programma, come area per la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale sociale due parcheggi del centro storico. Ci fu una sollevazione popolare da parte dei commercianti e il nuovo sindaco ha chiesto e, da quanto mi risulta, ottenuto di trasferire il finanziamento in un’altra area a ridosso del centro storico, ma più adatta a queste esigenze. Ahimé, purtroppo si trattava di un’area SAPRO, che come sappiamo tutti è fallita, quindi credo che il progetto sia tuttora bloccato dal fallimento di questa società a capitale pubblico di cui erano soci i Comuni. Ma questa è un’altra storia.
Apprezzo la risposta dell’assessore e sono convinto che una soluzione, se sarà richiesta dal Comune, si potrà trovare.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 850 e con esso le interpellanze della seduta pomeridiana. Riprendiamo lo svolgimento dei nostri lavori procedendo con l’ordine del giorno.
OGGETTO 1305
Delibera: «Secondo piano triennale di attuazione del Piano Energetico Regionale 2011-2013. (Proposta della Giunta regionale in data 11 aprile 2011, n. 486)» (50) (Continuazione discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 1305/1 - Discussione e reiezione) (36)
(Ordine del giorno oggetto 1305/2 - Presentazione, discussione e reiezione) (40)
PRESIDENTE (Richetti): La discussione generale sull’oggetto si è già conclusa nella seduta antimeridiana del 13 luglio.
Su questo oggetto insistono numerose proposte di emendamento:
2 a firma dell’assessore Muzzarelli;
29 a firma del consigliere Favia;
5 a firma dei consiglieri Naldi e Meo;
1 a firma del consigliere Defranceschi.
Sono state altresì presentate due proposte di subemendamento a firma dell’assessore Muzzarelli, un ordine del giorno a firma Pollastri e un ordine del giorno a firma Corradi, Manfredini, Bernardini e Cavalli.
Svolgeremo la discussione generale congiunta su emendamenti e ordini del giorno, per poi passare alle dichiarazioni di voto.
Nomino scrutatori i consiglieri Costi, Moriconi e Ferrari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente.
Volevo intervenire alla fine, ascoltando prima che cosa avessero da dire i colleghi, ma non essendoci interventi, parlerò subito sul merito del Piano energetico regionale e dei relativi emendamenti.
Innanzitutto ripeterò qual è il peccato originale di questo piano energetico. Tutti devono sapere qual è la qualità delle politiche pubbliche e da dove nascono. In questo caso nascono da numeri inventati, numeri pre-crisi.
Questo piano, infatti, si basa su dati del 2007, e non si capisce come sia possibile, partendo da dati del 2007, realizzare un piano energetico credibile. Se un’azienda preparasse il proprio bilancio di previsione sui dati di tre anni prima come minimo fallirebbe.
Ci è stato detto che la colpa è dell’Enea che non ci fornisce i dati. Io ho ricordato e ricordo ancora che una classe politica di qualità e ben determinata poteva sicuramente riuscire a ricomporre il puzzle dei dati.
Giustificherò l’assessore il giorno in cui mi mostrerà un mucchietto di raccomandate inviate a tutte le aziende, a tutti i soggetti ed enti, privati e non, che sono in possesso di questi dati. Solo quando vedrò queste raccomandate, alle quali non sia seguita nessuna comunicazione da parte di questi enti, allora, riconoscerò l’impegno dell’assessore nel reperire i dati.
Questa mancanza è il peccato originale del Piano energetico, per il quale si sono spesi e si spenderanno ancora tanti soldi in comunicazione. Ciò che interessa della dinamica politica sono la comunicazione e il marketing, abusando, tra parentesi, della parola partecipazione. Quando si parla di energia si parla anche di grandi centrali sul territorio e lì la partecipazione non c’è mai. La partecipazione che si è fatta nella Casa dell’energia ha coinvolto principalmente gli stakeholders, i portatori di interesse. Questo è il concetto di partecipazione che abbiamo in Emilia-Romagna.
Voglio riportare il dibattito a quello che è. Siamo incapaci di indipendenza di pensiero. Seguiamo le onde del mercato e, adesso, le direttive dell’Unione europea, che in molti casi sono di qualità e in altri sono fuorvianti. A livello europeo, ad esempio, si ritiene che le biomasse siano energie rinnovabili. In parte lo sono, ma sicuramente non sono pulite. Questo ci spinge a fare un Piano basato sulle biomasse e in larga parte ancora sulla combustione. E sappiamo che cosa produce la combustione.
Quello delle energie rinnovabili non è un concetto esclusivamente economico. Serve a migliorare la qualità della nostra vita e l’aria che respiriamo. È questo che vogliono i cittadini. Quando si pensa all’energia verde si pensa a questo, a un’aria più pulita e a un ambiente più sostenibile.
Invece, noi abbiamo una Regione avvelenata dalle PM10, dagli ossidi di azoto, dagli idrocarburi policiclici aromatici e ci prepariamo a fare nuova combustione. Qui emerge il lato grigio, grey e non green, di questo Piano, in cui l’assessore gioca con le “figurine”. Come dice lui, è un piano politico: X mega di energia da eolico, altri dal fotovoltaico. Si gioca così, sganciati anche dalla effettiva vocazione della nostra Regione, cercando di forzare impianti e modi di fare energia che non sono consoni a questo territorio.
Siamo in Italia e ogni Regione ha la sua vocazione. In Val d’Aosta privilegeranno l’idroelettrico, in Basilicata e Molise l’eolico e via discorrendo. La nostra Regione non si presta allo sfruttamento di determinate fonti di energia. Ad esempio, non siamo una Regione che può sfruttare al massimo della sua potenza l’eolico, perché la Regione è poco ventosa, ad eccezione di qualche crinale. Ma, come sappiamo, i crinali sono un bene turistico della nostra storia e un bene ambientale da tutelare. Per aggiungere un punto percentuale nel nostro Piano energetico rischiamo di distruggere l’equilibrio ambientale del nostro Appennino.
In questa Regione, ahimè, dobbiamo fare di un vizio una virtù. Siamo una delle Regioni più antropizzate d’Italia; abbiamo trasformato larga parte della bassa pianura in una colata di cemento. Dobbiamo sfruttare questo territorio antropizzato, questi capannoni e queste casette sparse per creare un grande parco fotovoltaico, non in mano ai fondi pensione americani o ai monopolisti, ma ai cittadini, lavorando sulla solarizzazione fotovoltaica dei tetti.
Avremmo dovuto specializzarci, avendo a disposizione il tessuto produttivo e tutto ciò che era necessario, anziché voler far tutto dall’eolico al biogas, alle biomasse. Vogliamo fare tutto senza calcolare i relativi impatti ambientali.
Soprattutto, se noi oggi produciamo 20 su 100 da fonti di energia rinnovabili, il gioco non deve essere, a meno di non sbagliare tutto, portare quel 20 a 80 da qui al 2050. È il 100 che deve diminuire. Dobbiamo lavorare alla decrescita energetica, e le tecnologie per farlo mantenendo gli stessi standard di vita e aumentando l’occupazione ci sono.
Dobbiamo mettercelo in testa, ma so che questo concetto di decrescita energetica, di risparmio e di efficienza va contro l’idea perversa di PD e PdL a proposito di PIL, cemento e crescita infinita in un pianeta finito per spazi e risorse.
Si fa qualcosa nel residenziale, ma è troppo poco. Ed è l’altro tema su cui si sarebbe dovuto lavorare veramente, prevedendo qualcosa di più concreto in questo Piano energetico. Attualmente la misura più importante di incentivazione è statale e riguarda la riqualificazione energetica degli edifici.
Questi erano i due temi su cui dovevamo lavorare e invece abbiamo attaccato l’agricoltura a piedi pari. Ciò che stiamo facendo nelle linee guida è vincolato al Piano energetico. Il fatto di non poter fissare troppi paletti, perché, come dice l’assessore Peri, non raggiungeremmo gli obiettivi del Piano energetico significa che la colpa di certe misure, quali ad esempio l’attacco mortale alla nostra agricoltura per sostituirla con la coltivazione di biomasse, è ascrivibile al Piano energetico approvato da lei, assessore Muzzarelli.
Ha senso in una Regione che ha grande vocazione per il DOP, l’IGP e l’agricoltura di qualità abbassarne il livello per piantare sorgo, triticale o mais, con una resa energetica pessima? Tolti gli incentivi statali, questi impianti economicamente non starebbero in piedi. Si tratta solo di business speculativi.
Noi portiamo questo attacco alla nostra agricoltura, che è già colpita a morte dalla grande distribuzione organizzata. Non intervenendo su questo, gli agricoltori sono in crisi e noi li trasformiamo in coltivatori di energia. È folle. Bruciare qualcosa che si potrebbe mangiare, con tutti i problemi di alimentazione che ci sono nel mondo è anche vergognoso.
Questo Piano energetico si basa sulle biomasse, sul biogas con colture dedicate e sulla combustione, combustione alla quale non siamo stati nemmeno in grado di collegare la cogenerazione. Uno dei trenta emendamenti che abbiamo presentato dice proprio questo.
Altrettanto vergognoso è che si dica che i grandi costruttori non sono pronti a passare dalla classe G alla classe A e che, per dar loro un contentino, si contemplino classe A e B. Visto che oggi siamo già altamente cementificati e non c’è più bisogno di consumare nuovo suolo vergine, dovremmo avere il coraggio di stabilire che le poche volte che si costruiranno nuovi edifici o che si demolirà per ricostruire lo si farà solo in classe A. E questo è uno degli emendamenti che oggi verranno bocciati. Volevamo che questa previsione partisse da questo piano energetico e non dal prossimo, ma ciò dimostra la reale determinazione e il reale coraggio di questa Regione.
I dati che usiamo sono tutti schiavi degli incentivi in bianco, privi di una politica industriale, del nostro Paese. Pretendo che l’assessore oggi mi spieghi come mai i consumi e la produzione di energia elettrica del bacino idroelettrico di Suviana, energia altamente pulita, sono calati del 40 per cento. Come mai non è stata prodotta più energia elettrica? Anzi a volte, per riempire gli invasi a valle, non si fa nemmeno girare l’acqua nelle turbine perché c’è già troppa energia. Qualcuno ci deve spiegare perché.
Se costruiamo parchi eolici in Appennino con grattacieli eolici di 180 metri, grandi come questi palazzi, in ambienti incontaminati da milioni di anni perché serve l’energia rinnovabile, perché poi la buttiamo via?
Per ogni kilowatt prodotto con energie rinnovabili voglio che sia prodotto un kilowatt in meno di energia da metano, che avvelena questa Regione con Nox, IPA, furani e via discorrendo, che hanno creato un’emergenza oncologica.
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere, deve chiudere.
FAVIA: Non avrò il tempo di presentare tutti gli altri emendamenti. Chiudo dicendo che il Piano energetico andrebbe affrontato in modo integrato, ad esempio, con le politiche per la mobilità e per i rifiuti. Questo è invece un Piano in cui si scambiano le figurine dell’eolico, del fotovoltaico e delle biomasse, ma il risultato a livello culturale non cambia.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente.
Intervengo per dichiarare la totale avversione del gruppo del Popolo del Libertà a questo Piano energetico.
In discussione generale il nostro brillante assessore aveva elogiato moltissimo la Germania che abbandona un percorso nucleare e punta tutto sulle rinnovabili, ma 48 ore dopo viene clamorosamente smentito perché la Merkel ha annunciato che aumenterà la quota di energia elettrica prodotta da energie fossili, e segnatamente da carbone.
Allora io dissi molto semplicemente che, rispetto a questi obiettivi, non avremmo potuto approvvigionare la Regione, che ha uno squilibrio energetico spaventoso rispetto alla richiesta della comunità e delle imprese. Il brillante assessore ci aveva però risposto che puntiamo al 20 per cento di energia da rinnovabili eccetera eccetera e che dobbiamo imparare dalla Germania.
Dopodiché avete presentato una mozione nella quale avete brutalmente cancellato la possibilità di riconvertire Porto Tolle da oli combustibili, altamente inquinanti, a carbon fossile. Elogiando la Merkel, vi siete tirati la zappa sui piedi, visto che 48 ore dopo la Cancelliera ha detto esattamente il contrario.
Ma veniamo al Piano energetico sul quale esprimiamo la nostra contrarietà. È un Piano energetico che contiene enunciazioni assolutamente condivisibili, e non potrebbe essere altrimenti, ma è vuoto di significati. Vedremo cosa succederà quando discuteremo sulle linee guida, che questa Regione ci propina in un modo che mi sembra celare un forte disagio. Non c’è stato, infatti, un dibattito vero e approfondito con la comunità regionale e non c’è stata l’ampia partecipazione dei gruppi imprenditoriali che in questo settore agiscono. Non c’è stata nemmeno la possibilità di discutere le linee guida con le grandi multiutility regionali che di questo si interessano.
Questo Piano energetico è assolutamente velleitario. Cita dei numeri e fa il gioco delle scatole cinesi, ma non possiede un indirizzo reale rispetto al fatto che questa Regione deve avere la possibilità di approvvigionarsi di energia elettrica da fonti pulite.
Farò solo alcuni esempi. Vengono fornite delle percentuali rispetto all’eolico, al fotovoltaico e all’idroelettrico. Ma mi dovete spiegare come mai, per quanto riguarda la possibilità di produrre energia con gli sbarramenti e quindi con l’idroelettrico, che è una fonte pulitissima, si parla soltanto di microinvasi, di acqua fluente che oggi c’è e domani no, e non si menzionano invasi in grado di produrre energia elettrica in termini sostanziosi, quando - e questo esempio la dice lunga - a Barberino del Mugello hanno realizzato la diga del Bilancino, inaugurata nel 2002, che produce molta energia, offre risorse ai Comuni di montagna, che ne hanno bisogno, e crea posti di lavoro. Si tratta della diga gemella di quella che potrebbe essere la diga di Vetto. In Toscana l’hanno fatto a Barberino del Mugello, cinque metri al di là del confine di questa Regione.
Parlando di eolico, è assolutamente ridicolo che in un contesto come questo, dove l’eolico potrebbe essere, come sta avvenendo in Spagna e anche in Inghilterra, una fonte di energia pulita, non si faccia riferimento a una delle fonti più importanti di energia eolica della nostra Regione, e cioè il mare.
Le piattaforme per idrocarburi dismesse nell’Adriatico potrebbero essere un sito molto interessante per la collocazione di pale eoliche. Inoltre, stabiliamo che si possono impiantare soltanto a determinatissime condizioni. Mi consenta, assessore, ma se non cerchiamo il vento sul crinale, non penso che possiamo mettere le pale eoliche in piazza Maggiore piuttosto che in piazza Garibaldi a Parma o in piazza Cavalli a Piacenza.
È anche ridicolo affermare che le pale eoliche possono essere collocate soltanto al di sopra dei 1200 metri dove c’è una pista da sci. Se si toglie anche questa possibilità, saremo certi che in questa Regione l’eolico non si farà, con la consapevolezza, però, che alcune località turistiche si comportano diversamente.
A passo Resia, ad esempio, che credo sia molto bello dal punto di vista ambientale e turistico, forse meglio del Lagastrello sul nostro Appennino, c’è un parco eolico che produce 6 megawatt con torri eoliche di 80 metri. Non penso, assessore Muzzarelli, che la Valle Aurina, dal punto di vista ambientale e paesaggistico, sia meno interessante rispetto a Pieve Pelago. Eppure in Valle Aurina, al passo di Tures, c’è un importante parco eolico, che produce diversi megawatt di energia elettrica con pale di 80 metri.
Potrei continuare così, perché gli esempi sono tanti. Tuttavia, come abbiamo avuto modo di capire dagli ultimi provvedimenti adottati da questa Regione, siete schiavi di una tara ideologica che non vi fa vedere con l’obiettività di chi guarda al futuro ciò che succederà in ordine alla necessità di energia elettrica di questa Regione, soprattutto oggi che, come Paese, abbiamo preso un indirizzo, che noi rispettiamo, che sbarra definitivamente la strada al nucleare. Pur non condividendo, rispettiamo la volontà popolare.
Voi siete preda di queste difficoltà, e questo Piano energetico lo dimostra. Contiene tante parole, ma, in realtà, dal punto di vista applicativo non è possibile fare nulla. Il Piano energetico va assolutamente discusso con le linee guida, altrimenti rimane un libro dei sogni che dice tutto, ma non realizza nulla, nemmeno un indirizzo politico concreto rispetto alla direzione da prendere e alle cose da fare.
La dimostrazione chiara sono stati gli elogi dell’assessore Muzzarelli ad Angela Merkel, leader conservatrice che alla bisogna può tornare utile - e ci saranno i verbali di quanto detto dall’assessore in discussione generale -, smentito poi dal fatto che la necessità del carbone in Germania è ripristinata e anzi aumentata, con la produzione di energia elettrica da fonti fossili, e segnatamente da carbone, che passerà dal 42 per cento al 48 per cento nei prossimi anni.
E potremmo abbondare con le critiche. Quando parlate di biomasse agro-forestali, mettendo insieme i contenuti del Piano energetico e le vostre linee guida, si capisce che intendete fare caminetti senza filtri, che sono altamente nocivi perché rappresentano una spaventosa fonte di PM10. Stabilendo che la quantità di carburante necessaria è minima, consentite proprio questo.
Potremmo parlare anche del biogas, un’altra voce inserita nel Piano, insieme ad altre questioni, tra cui quella degli insilati nella zona di produzione del DOP. Sapete che non esiste alcuna documentazione scientifica valida su questo punto? Anche il CRPA di Reggio Emilia raccomanda prudenza perché non c’è un riscontro scientifico sui clostridi, che d’altra parte si trovano in tutti i prati stabili di tutto il nostro Appennino.
La situazione è questa. Da una parte c’è la grande ambizione di presentare un Piano energetico che trasmetta alcuni concetti, ma nei fatti non è stato concluso nulla. Non si è dato un indirizzo politico vero, non si è fornita una risposta vera alle necessità di approvvigionamento e non si ha idea di quello che sarà l’approvvigionamento energetico rispetto al fabbisogno di una Regione fortemente energivora come è l’Emilia-Romagna.
Molto importante è la cogenerazione, che diventa ancora più importante nel momento in cui prendiamo per buono il fatto che produciamo calore e siamo in grado di produrre elettricità da teleriscaldamento. Tuttavia, la rete di teleriscaldamento delle nostre città dovrebbe dare una risposta anche in termini di inquinamento. Voi parlate di abbattimento dei gas che producono alterazioni climatiche, ma dovreste tenere conto del fatto che, pur essendo la Regione Emilia-Romagna fortemente antropizzata ed essendo una Regione di passaggio con un fortissimo inquinamento dovuto alla mobilità, non esiste un piano di sviluppo del teleriscaldamento nelle nostre città.
Da questo punto di vista, voi fate enunciazioni, ma nulla prevedete affinché i nostri poli antropizzati possano avvalersi della cogenerazione e del teleriscaldamento, corollario indispensabile per abbattere la quantità di gas che producono alterazioni climatiche. Questo Piano energetico non dice nulla, non dà certezze al mondo delle imprese e probabilmente ci lascerà scoperti in un futuro non lontanissimo, visto quanto sta succedendo nel mercato del gas e non solo, dal punto di vista della soddisfazione del fabbisogno energetico della comunità.
Il nostro voto sarà decisamente negativo, mentre voteremo alcuni degli emendamenti proposti dal Movimento 5 Stelle che ci paiono congrui rispetto ad alcune delle nostre considerazioni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Villani.
Se nessun altro consigliere intende intervenire, chiudiamo la discussione generale sugli emendamenti e passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte su emendamenti, ordini del giorno e delibera oggetto 1305.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Sfrutterò i cinque minuti della dichiarazione di voto per ribadire il voto contrario al Piano energetico e il voto favorevole agli emendamenti che cercano di portarlo un po’ più in là verso il futuro.
Ovviamente sono emendamenti che vanno a ritoccare un testo. Nell’altra seduta l’assessore Muzzarelli diceva che non erano state formulate proposte, tranne qualche emendamento buttato lì. Noi siamo l’opposizione; l’onore e l’onere del Governo sui temi energetici toccano al nostro assessore, quindi sta a lui, che si può occupare di energia a tempo pieno e dispone di tutti i tecnici e le strutture della Giunta, governare e realizzare le politiche. Il giorno in cui una forza politica con idee un po’ diverse avrà la possibilità di governare vedremo cosa riuscirà a proporre. Al momento possiamo solo limitarci a presentare emendamenti simbolici/di testimonianza, ma in alcuni casi, soprattutto come quello delle case in classe A, molto sostanziali.
Ripeto la nostra visione politica. Noi vogliamo uscire dal centralismo industriale. Se usiamo il solare come il carbone e il metano, ovvero col grande impianto e con l’energia accentrata, falliremo. Il segreto è la democratizzazione dell’energia, è la decentralizzazione, tagliare fuori i monopolisti. Il futuro non è la rete che distribuisce energia attraverso la dorsale con diramazioni ad albero, ma una rete di reti in cui la microgenerazione diffusa può eliminare l’effetto della retroazione, ovvero la dispersione dell’energia (mano a mano che ci si allontana dal grande impianto si perde il quadrato dell’energia).
Dobbiamo lavorare in questa direzione e a questo era finalizzata la nostra volontà di concentrarci esclusivamente sulla solarizzazione fotovoltaica dei tetti. Daremmo lavoro ai nostri artigiani e ai nostri elettricisti, perché i piccoli impianti non vengono a realizzarli le maestranze tedesche, offriremmo alle famiglie la possibilità di risparmiare e creeremmo indotto ed economia, lavorando a monte anche alla riduzione dei rifiuti e del costo energetico per l’industria.
Esistono sistemi adottati in Benelux che sono detti cradle to cradle, dalla culla alla culla, o di ecodesign basati sul presupposto di pensare la merce e il prodotto non come qualcosa che viene consumato e gettato per consumare ancora energia, ma come qualcosa che può essere riutilizzato. Su questo però vediamo davvero poche politiche.
Soprattutto, guardando verso il futuro e l’avanguardia, a proposto delle nostre proposte non pervenute, assessore, abbiamo presentato un emendamento che si propone di sperimentare il Kite Gen, ovvero una strumentazione che lavora sull’eolico d’alta quota, il quale possiede un EROEI (energy returned on energy investment), ovvero un guadagno energetico, molto migliore dell’eolico tradizionale, con meno effetti collaterali da un punto di vista ambientale.
Anche dal punto di vista delle nuove tecnologie che si potrebbero sperimentare, al di là del termodinamico di cui si parla ormai da dieci anni, c’è il brevetto di un ingegnere italiano su cui la Cina sta investendo in ricerca un miliardo di euro, e forse varrebbe la pena che la Regione Emilia-Romagna lo tenesse almeno in considerazione.
Il Piano è bocciato, ancor prima che per i contenuti, per la mancanza di dati: non si fa un Piano energetico senza dati. Ma, soprattutto, il Piano è bocciato per la sua visione dell’energia. Sostituiamo il carbone con il solare e il vento, ma la mentalità e il rapporto con il centralismo industriale sono sempre quelli.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente.
Stiamo discutendo la proposta recante “Approvazione del secondo Piano triennale di attuazione del Piano energetico 2011-2013”. È un documento di particolare rilevanza, relativo allo sviluppo economico non solo della nostra Regione ma, se fosse valido, anche dell’intera nazione.
Il Piano in discussione, a detta non solo del sottoscritto ma a detta di alcuni esperti, è sicuramente il peggiore mai visto in quest’Aula. Manca, assessore, una ricostruzione storica seria, a evidenziare un minimo di tendenze e prospettive energetiche future. La Giunta regionale Errani si sta muovendo nel buio, senza perseguire obiettivi precisi, senza una strategia energetica.
È stato accuratamente evitato l’approccio di individuazione di uno scenario tendenziale, cioè senza politiche, e di uno scenario obiettivo con politiche, proprio perché la Giunta regionale ha voluto giocare su questa ambiguità, attribuendosi successi là dove quanto raggiunto è stato frutto solo del sistema e non certo dell’ambigua politica regionale.
Inoltre, dati gli orientamenti restrittivi della Giunta regionale, sarebbe emerso uno scenario obiettivo peggiore, energeticamente e ambientalmente, di quello spontaneo.
Non c’è nessuna valutazione del potenziale regionale di efficienza energetica e rinnovabili. Gli scenari riportati nel Piano derivano da applicazione di percentuali ricavate dagli obiettivi nazionali. Sono solo stati copiati gli obiettivi inseriti nel piano nazionale, nulla di fatto dalla Regione.
Pare, invece, maniacale e inutile ai fini del Piano l’analisi statistica del processo partecipativo messo in atto. Se la stessa analisi fosse stata applicata alla conoscenza del sistema energetico regionale e alle sue prospettive, ne sarebbe certamente derivato un Piano più attendibile e sicuramente migliore. Abbiamo perso tempo a fare analisi statistiche di processi partecipativi e non abbiamo fatto analisi sulla conoscenza del sistema energetico.
Tutti gli obiettivi del piano sono affidati esclusivamente a stimoli nazionali: conto energia, certificati verdi, certificati bianchi, detrazione del 55 per cento. Manca un minimo di analisi costi-benefici delle pochissime misure adottate, senz’altro per nascondere la pochezza delle risorse e l’irrilevanza, in termini di obiettivi concreti, di risparmio energetico e di spinta alle rinnovabili, per la mancanza di reale correlazione sforzo/obiettivo.
Sarebbe stato possibile coniugare efficacemente rinnovabili ed efficienza, facendo derivare dalle rinnovabili eventuali risorse per l’efficienza, promuovendo per esempio iniziative integrate rinnovabili ed efficienza.
Quindi, è un piano tecnicamente inconsistente, ma soprattutto un’altra occasione persa della Giunta regionale Errani. Al di là del solito “bla bla bla”, il nulla.
L’unica energia pulita che abbiamo e che possediamo in abbondanza nella nostra regione è l’energia idroelettrica, un’energia pulita, disponibile e a costi accettabili. Come detto dal nostro capogruppo, al confine tra la provincia di Reggio Emilia e la provincia di Parma c’è un invaso naturale che pare fatto apposta per la creazione di una diga, e sappiamo che per far funzionare una centrale idroelettrica basta aprire una leva quando c’è bisogno di energia e chiuderla quando l’energia non serve. È semplicissimo.
Da studi approfonditi e già approvati dal Ministero, la costruzione della diga di Vetto costerebbe circa il 90 per cento in meno del costo della diga di Ridracoli, semplicemente perché i materiali per la diga di Vetto sono tutti in loco. Non vorrei recitare la solita litania che per la Romagna i soldi ci sono e per l’Emilia non si trovano mai.
Il voto del gruppo, come già detto dal nostro presidente, è un voto decisamente contrario a un Piano che nasce già vecchio, superato, inconsistente e inutile.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Filippi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente.
Con il nostro ordine del giorno invitiamo la Giunta regionale ad avviare e potenziare studi e approfondimenti sulla fattibilità e utilità degli invasi, con particolare riferimento alla diga realizzabili sul fiume Enza, in località Vetto, citata anche poco fa dal collega Filippi. Questo progetto è già stato avviato, nonché in parte finanziato.
Questa opera, assessore, potrebbe fornire acqua pulita alle terre coltivate delle Province di Reggio Emilia e Parma, potrebbe fornire acqua, come la diga di Ridracoli, alle abitazioni, potrebbe ridurre l’uso delle acque del Po a scopi irrigui nei periodi di maggiore inquinamento, potrebbe fornire energia elettrica, limitare il pericolo di alluvioni, garantire acqua sul letto dell’Enza fino al Po anche nel periodo estivo, contribuirebbe a risollevare le falde e stimolerebbe l’economia dei Comuni dell’Appennino reggiano-parmense.
Io credo che questo, assessore, sia già stato menzionato, anche perché, come ripeto, il progetto è stato in parte finanziato. Penso che bisognerebbe dare l’opportunità di approfondirne lo studio per capire se è davvero il progetto è fattibile, dal momento che è già stato avviato e calcolato.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Manfredini.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, passiamo alla votazione delle proposte di emendamento.
Nomino scrutatore il consigliere Bazzoni, in sostituzione del consigliere Ferrari.
Seguiamo l’ordine di presentazione degli emendamenti.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1 a firma dell’assessore Muzzarelli.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2 a firma dell’assessore Muzzarelli.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5 a firma del consigliere Favia.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 8 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 9 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Vorrei un chiarimento, se possibile. Posso, in questa fase, ritirare un emendamento?
PRESIDENTE (Aimi): Certo, consigliere. Potrà dichiararlo quando ci arriveremo, e noi procederemo a ritirare l’emendamento.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 13 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 14 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 15 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 16 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 17 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 18 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 19 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 20 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 21 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 22 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 23 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 24 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 25 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 26 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 27 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 28 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 29 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 30 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 31 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Presidente, la pregherei di verificare come si sta votando in quest’Aula. Lei è molto accelerato nelle sue decisioni, ma le votazioni si sovrappongono.
Anche per conoscenza dei singoli consiglieri, la pregherei di adottare un sistema che ci consenta di capire quando si vota a favore, quando si vota contro o ci si astiene. Finora c’è stata solo una grande confusione. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Villani.
Per me l’esito del voto era chiarissimo. Peraltro, nessuno degli scrutatori ha sollevato eccezione alcuna. Prendo atto del suo rilievo e proseguo.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 32 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Vorrei ritirare gli emendamenti 33, 35, 36 e 37 perché sono in parte superati dagli emendamenti presentati dall’assessore.
Confermo, invece, l’emendamento 34.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Naldi.
Prendiamo atto del ritiro degli emendamenti 33 e 37. Per quanto riguarda gli emendamenti 35 e 36 procederemo prima alla votazione dei subemendamenti che insistono su di essi, dal cui esito dipenderà la loro eventuale preclusione.
Metto ora in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 34 a firma dei consiglieri Naldi e Meo.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 38, a firma dell’assessore Muzzarelli, che insiste sull’emendamento 35.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): Il subemendamento è approvato.
Risulta pertanto precluso l’emendamento 35, a firma dei consiglieri Naldi e Meo.
Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 39, a firma dell’assessore Muzzarelli, che insiste sull’emendamento 36.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): Il subemendamento è approvato.
Risulta pertanto precluso l’emendamento 36, a firma dei consiglieri Naldi e Meo.
L’emendamento 37 è invece ritirato.
Passiamo alla votazione degli ordini del giorno presentati in relazione all’oggetto 1305.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 1305/1, a firma del consigliere Pollastri.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’ordine del giorno è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 1305/2, a firma dei consiglieri Corradi, Manfredini, Bernardini e Cavalli.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’ordine del giorno è respinto.
Procediamo quindi alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 1305, nel testo emendato.
(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Aimi): L'Assemblea approva.
OGGETTO 1570
Delibera: «Individuazione delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili eolica, da biogas, da biomasse e idroelettrica. (Proposta della Giunta regionale in data 4 luglio 2011, n. 969)» (51) (Discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 1570/1 - Presentazione, discussione e approvazione) (41)
PRESIDENTE (Aimi): La Commissione Territorio Ambiente Mobilità ha espresso parere favorevole con emendamenti nella seduta del 21 luglio 2011, con la seguente votazione: 32 voti a favore, 2 contrari, nessun astenuto.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Repetita iuvant, ma in questo caso, vista la volontà dell’assessore e della Giunta di procedere a tappe forzate all’approvazione di questo ulteriore documento, credo che non sortiremo grandi effetti.
Forse sarebbe stato più utile presentare Piano energetico e linee guida con un po’ più di tempo per svolgere approfondimenti che ci paiono assolutamente necessari, soprattutto alla luce delle incongruenze del tutto evidenti fra le enunciazioni del Piano energetico e l’applicazione pratica delle linee guida.
Questo vale soprattutto per la possibilità di raggiungere, attraverso le linee guida, gli obiettivi prefigurati non capiamo bene come né dal punto di vista scientifico e forse meno ancora dal punto di vista statistico.
Si gioisce per il fatto che questa Regione ha prodotto negli ultimi anni una minore quantità di gas climalteranti, un risultato dovuto semplicemente alla crisi economica che ha messo il sistema produttivo nelle condizioni di ridurre le emissioni, a causa della minor capacità delle imprese di produrre e quindi anche di emettere gas in atmosfera. Se queste sono le basi scientifiche che ci proiettano al raggiungimento degli obiettivi indicati ambiziosamente dalla Regione, siamo molto perplessi.
Queste linee guida, dove si individuano aree e siti per l’installazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ci paiono contenere a grandi linee le argomentazioni che l’assessorato e la Giunta regionale adducono per raggiungere i riferimenti numerici del 17 per cento di risparmio e del 20 per cento di produzione da fonti rinnovabili che rappresentano i capisaldi del Piano nazionale.
Io credo che, di fronte alle linee guida e quindi all’applicazione di tutti gli strumenti che ci devono consentire di raggiungere gli obiettivi fissati, potremmo fare una scommessa con il sottosegretario Bertelli che, essendo un assiduo frequentatore di quel banco, mi ritroverà qui forse fra un anno. Potremmo scommettere fin da adesso che saremo ben lontani anche per la quota parte annuale.
La serie di vincoli e di pratiche burocratiche che voi ponete in queste linee guida obbligheranno sicuramente questa Regione a cercare altre fonti - non so quali - per la produzione di energia. Sicuramente non riusciremo a centrare il target che avete individuato per la produzione eolica. Come ho detto prima, tolte le installazioni sulle piattaforme marine che venivano utilizzate per l’estrazione di idrocarburi e che oggi sono dismesse, non riusciremo a creare impianti eolici in grado di dare risposte efficaci.
Rispetto alla lunga serie di divieti imposti, che vanno dai crinali alle zone a protezione speciale, a tutte le aree inserite in Natura 200, alla necessità di ulteriori approfondimenti burocratici nel raggio di 5 chilometri da tutte queste zone di protezione naturalistica, è del tutto evidente che la deroga consentirà la produzione solo da impianti delle dimensioni assolutamente ridicole di 20 chilowatt. Credo che questo ponga una pietra tombale sulla possibilità di utilizzare la fonte eolica.
Veniamo al biogas. Qui il problema, come ho detto prima, nasce da una ricerca di laboratorio del CRPA di Reggio Emilia, ente che sovrintende in modo adeguato a molti degli aspetti che riguardano l’agricoltura e i riscontri, i rilievi e le ricadute dal punto di vista artigianale e industriale. Lo stesso CRPA, a proposito della ricerca a cui facevo riferimento sulla questione dei clostridi e sulla possibilità che le biomasse originino formazioni che hanno a che fare con questo batterio, amplificate dall’utilizzo in agricoltura, afferma la necessità di ampliare l’indagine perché dal punto di vista scientifico non sta in piedi. Attenzione, quindi, ai vincoli che si porranno.
Io capisco perfettamente che la necessità di preservare le produzioni importanti e qualificanti di questa Regione, tra cui il parmigiano-reggiano, sia preminente. Ma capisco anche che in questo modo precludiamo la possibilità di utilizzare il biogas. Faccio soltanto un esempio. Nel distretto del prosciutto, le carcasse o gli scoli sanguiferi degli animali sono tutti elementi fortemente energetici, che potrebbero avere un’efficienza di produzione di biogas notevolissima. Diteci almeno dove vogliamo produrlo. Abbiamo una ricaduta negativa sul sistema produttivo, che per lo smaltimento spende parecchie risorse, ma non siamo in grado di dare una risposta a quel comparto e via dicendo.
Ad esempio, sapete benissimo che gli insilati vengono comunque utilizzati, e sarebbe bene che si controllasse - è un appunto che faccio al Consorzio del parmigiano-reggiano - l’utilizzo di fieni non autoctoni, che arrivano da ogni parte d’Italia e che non si sa cosa contengano. Se volevamo essere così rigidi, forse potevamo trovare strumenti diversi che consentissero l’utilizzo del biogas, anche perché l’Emilia occidentale è una forte produttrice di effluenti da allevamenti zootecnici.
C’è un’altra questione. L’Emilia occidentale dal punto di vista della agro-industria, ad esempio, ha la più forte concentrazione di produzione di prodotti da pomodoro. Tra Piacenza e Modena si concentra tutta l’industria di trasformazione del pomodoro, la quale produce un elemento fortemente implicato nella possibile produzione di biogas, cioè i buccinati. Abbiamo, poi, il problema della riconversione di tutto quel patrimonio che viaggiava attraverso la produzione bieticolo-saccarifera della Regione. Che cosa ne facciamo?
Capisco che a ogni dove si formi un comitato, ma, come sapete, abbiamo comitati che vogliono impedire al Paese di essere pienamente europeo, e mi riferisco ai “No Tav”. C’è un comitato per tutto perché ovunque qualcuno, seguendo la sindrome NIMBY, ha qualcosa da dire. Tuttavia, ci vuole anche la capacità di capire dove vogliamo andare. Da questo punto di vista, mi pare che le linee guida tendano a ottemperare a una necessità politica che poco ha a che fare con un indirizzo strategico.
Sulle biomasse mi sono già espresso. Laddove affermate che le biomasse devono essere rivolte principalmente alla combustione di legname da piccoli impianti, i cosiddetti caminetti, vi rendete complici di due operazioni nefaste. In primo luogo non esiste una vera possibilità industriale; in secondo luogo, poiché questi impianti sono piccoli e privi di filtri, vi rendete complici di una forte emissione di polveri PM10 in atmosfera.
La Regione Lombardia, per esempio, dopo uno studio approfondito, utilizzato anche dall’Unione europea, ha vietato l’uso di questi caminetti a una quota inferiore ai 400 metri sul livello del mare. Anche da questo punto di vista, in questo Piano energetico non c’è nulla.
Anche dell’idroelettrico abbiamo parlato. Il mini idro non serve, servirebbero gli invasi. D’altra parte, come ho detto prima, in Toscana, a quindici chilometri dal confine con l’Emilia-Romagna, c’è l’impianto di Barberino del Mugello che produce grandi quantità di energia, con royalty importanti per quelle zone, che ne hanno bisogno.
Sarebbe l’impianto gemello della diga di Vetto, ma per una contrapposizione ideologica quella diga non la volete realizzare. Preferite disperdere risorse con il mini idro e soprattutto dare grande soddisfazione ai cavatori, i quali, lungo l’asse dell’Enza e del torrente Parma, scaveranno per creare questi impianti che, anziché produrre energia in modo efficiente, ne richiedono per il pompaggio.
Questa ci pare l’applicazione oggettiva di un concetto: in questa Regione non faremo nulla che sia veramente efficace sul piano energetico. Ci chiuderemo gli occhi, sottostando come sempre a una tara ideologica che evidentemente sta guidando qualsiasi tipo di iniziativa di questa maggioranza regionale.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Grazie, presidente.
Intervengo solo per ricordare il dibattito in seno alla Commissione e per argomentare, anticipando la dichiarazione di voto, il nostro voto contrario, che, al di là dell’impianto normativo che ci apprestiamo a votare, nasce dalle ricadute della materia sul territorio.
Il nostro territorio, nel bolognese specialmente, ma anche nelle altre Province, sta conoscendo un fermento di movimenti e comitati, che io non condanno a priori come il collega che mi ha preceduto, ma che stiamo seguendo per ricalcare le problematiche e i tanti punti interrogativi che sono stati oggetto di discussione in seno alla Commissione e nella presentazione dei vari emendamenti.
Preservare le condizioni ambientali ottimali e idonee a ospitare zone di produzioni tipiche è una delle richieste che sono giunte dalle associazioni di categoria in sede di audizione. Da un lato, ci sono gravi perplessità in una realtà che propende per la possibilità di attivarsi per creare biomasse e biogas sul territorio e per utilizzare il fotovoltaico, chiedendo quindi una legislazione sicuramente più flessibile, con meno paletti, che renda più facile l’attivazione di questi percorsi.
Dall’altro, però, c’è anche l’esigenza di chi vive realtà che fino ad oggi forse non sono state disciplinate adeguatamente. Penso, per esempio, alla legge regionale 26/2004 che prevede l’emanazione di regolamenti che, a quanto mi risulta, non sono stati mai adottati dalla Regione. Ebbene, quella legge parla chiaramente di programmazione energetica territoriale e fornisce altre disposizioni in materia di energia.
C’è stato, quindi, anche un vuoto normativo, e c’è stato un proliferare sul territorio di queste realtà, come per esempio biomasse e biogas, che hanno creato, in maniera a volte forse ingiustificata, un allarmismo sociale e una ricaduta negativa sul territorio in termini di valutazione, conoscenza e accettazione di questi impianti.
Noi abbiamo seguito casi concreti, come il tentativo di impianto eolico a Monte dei Cucchi in provincia di Bologna. Valutato sulla carta poteva avere un senso, ma approfondendo la conoscenza della realtà del territorio e l’impatto che un simile impianto avrebbe generato, sono nati dei punti interrogativi.
Tante domande, al di là delle limitazioni presenti all’interno di questo impianto legislativo, non trovano adeguate risposte, né in termini di tutela e garanzia delle popolazioni interessate nei territori su cui gravano tali impianti, né per chi porta avanti un discorso produttivo ed economico per la loro realizzazione.
Riteniamo, quindi, che, al di là dei discorsi più o meno ideologici che si possono fare sull’argomento, oggi ci apprestiamo a votare un quadro che, come ripeto, non garantisce né una parte né l’altra. Rimangono aperti interrogativi sulle ricadute per il territorio e anche sui problemi di un mondo agricolo che non sembra trovare la giusta e adeguata protezione nei discorsi che hanno accompagnato l’approvazione di queste linee guida.
Inoltre, ci troviamo, come ripeto, a dover valutare in maniera anche negativa le potenzialità che avrebbero potuto essere messe nero su bianco e che invece, in particolar modo per quanto riguarda l’idroelettrico, non sono state esplicitate.
Concludendo, sulla scia del ragionamento fatto per il Piano energetico, dichiaro che il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente.
Il mio punto di vista è differente e non nasce dalla mera partecipazione a questa maggioranza, bensì da un ragionamento che ho affrontato da molto tempo, anche attraverso tante discussioni con i mondi a me vicini.
Intanto, va ricordato che queste linee guida derivano dalle linee guida nazionali, che il Governo ha emanato per la necessità riconosciuta di fornire una regola a un mondo emergente che si presentava sul territorio e rischiava di aumentare in modo significativo la confusione pianificatoria, urbanistica e territoriale che attraversa il nostro Paese.
Le linee guida regionali, che da quelle derivano, ci hanno imposto una riflessione. Questa riflessione, che abbiamo già affrontato in parte quando abbiamo parlato del solare a terra, deve tenere conto non solo di uno, ma di due paletti. Il primo è che sicuramente tutti questi impianti, sebbene producano un'energia rinnovabile, un'energia verde, un'energia della quale noi abbiamo bisogno, necessariamente provocano un impatto e, quindi, come tali vanno pianificati. È ovvio che dove si provoca un impatto ci sono sempre tante posizioni.
Noi, però, abbiamo un altro paletto che non dobbiamo dimenticare, ed è quello degli obiettivi che ci siamo dati in termini di produzione di energie rinnovabili. Questo strumento - per quanto faticoso, per quanto frutto di una discussione anche molto puntuale, fino nelle virgole - non ha l'obiettivo di limitare gli impianti, ma ha l'obiettivo di pianificare la quantità di energia rinnovabile che, come abbiamo detto, dobbiamo produrre.
Condivido l'obiettivo di quantità di rinnovabile. Entrando nel merito di questa discussione, devo dire che non tutto mi soddisfa, alla fine, ma credo che un risultato lo abbiamo raggiunto, con un apporto molto partecipato. Il consigliere Villani sostiene che si è svolta una discussione un po' rapida, ma non ricordo di aver fatto un'altra discussione di questo genere in questi 12-13 mesi che siamo in Regione. Abbiamo svolto lunghissime discussioni in Commissione e in ogni luogo.
È una cosa faticosa e io sono anche certa - lo premetto - che a qualcuno non andrà bene, anche a qualcuno dei miei mondi di riferimento, però se l'obiettivo era quello di raggiungere quelle quantità che, in qualche modo, allontanano l'ipotesi nucleare e fanno i conti con la riduzione dell'energia fossile, ebbene io credo che un percorso di responsabilità dovesse essere messo in piedi.
È stato uno sforzo faticoso, ma credo che qualche risultato l’abbiamo ottenuto. È sbagliato dire che mettere dei paletti di fatto taglia le gambe a questi processi. Io credo che noi, come Regione, non possiamo tirarci indietro da una necessità di pianificazione di tutto questo. È anche un'esigenza degli ultimi anni, che in passato era poco considerata dagli strumenti urbanistici in vigore, ma che oggi esiste.
Si tratta - lo ripeto - di una discussione faticosa, anche perché il nostro territorio, come sappiamo molto bene, è già fortemente provato e stressato da strutture di ogni tipo e necessita un'integrazione con gli altri piani, ma io credo che il risultato che otterremo, e che mi auguro miglioreremo con alcuni emendamenti, potrà rappresentare una sintesi fra questi due problemi.
Sicuramente esiste la necessità di provocare il minor impatto possibile sul territorio, ma anche la necessità ormai improrogabile di dare il segno che questa Regione sarà in grado di essere fra le prime in termini di produzione di energie rinnovabili. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Marani. Ne ha facoltà.
MARANI: Dopo un lavoro molto intenso, anche se breve, e un'azione di ascolto molto forte sui territori, oggi manteniamo un impegno che abbiamo assunto con le Amministrazioni locali soprattutto, che è quello di portare all'approvazione della nostra Assemblea, oltre al Piano energetico, anche le linee guida in grado di definire un piano di regole e di compatibilità, nella localizzazione, nella realizzazione e nella gestione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Questo provvedimento si è reso necessario, così come quello precedente relativo al fotovoltaico, per arginare la deregolamentazione e la liberalizzazione della legislazione nazionale. Purtroppo, questa opportunità di cogliere la sfida del cambiamento e di assumerci la responsabilità di governare le difficoltà è stata occasione, da più parti, talvolta di cavalcare spinte strumentali, talvolta di sfruttare giuste preoccupazioni delle popolazioni.
Una Regione come la nostra non può non essere in grado di mettere in moto la macchina della transizione energetica, come hanno fatto la Svezia e la Danimarca; non può non guardare all’obiettivo del 50 per cento al 2030 della Germania; non può non guardare al 42 per cento della Spagna di oggi.
Gli obiettivi del Piano energetico regionale sono coerenti con la direttiva europea che determina il primo stadio di questa transizione, con l'obbligo per ogni Stato membro di raggiungere il proprio obiettivo di energia rinnovabile al 2020.
L’Italia, pur contrattando al ribasso, si è impegnata sull'obiettivo del 17 per cento che dovrà raggiungere integrando le diverse energie rinnovabili.
In relazione, poi, al Piano d'azione nazionale noi dovremmo - ed è bene ricordarlo - ogni due anni, a partire dal 2012, rendicontare e in base al bilancio energetico si dovranno ripianare debiti e crediti maturati.
Gli obiettivi del Piano regionale sono misurati sulle caratteristiche del territorio regionale che, come abbiamo visto anche dai dati del Piano energetico, può solo in minima parte contare su energie come l'idroelettrico, l’eolico e il geotermico.
Nel ribadire che risparmio ed efficientamento sono la prima vera fonte rinnovabile, le fonti sulle quali noi possiamo contare sono il fotovoltaico, il solare termico per la produzione di acqua calda e le biomasse per la produzione di energia elettrica e riscaldamento.
È evidente che oggi il sistema ha bisogno prevalentemente di produrre energia termica, mentre domani avremo bisogno di molta energia elettrica, in quanto la transizione energetica ci porterà via via a sostituire le caldaie a gas con pompe di calore elettriche, radiatori con il riscaldamento a pavimento, le auto a combustibile fossile con le auto elettriche, i fornelli a gas con quelli ad induzione.
Insomma, questi sono i cambiamenti che ci attendono nei prossimi decenni e finché la ricerca non ci consentirà nuove e più avanzate soluzioni.
Questi sono i dati oggettivi che ci richiamano ad offrire a un Paese che ha detto no, con una consultazione popolare, al nucleare, un diverso modello di produzione di energia che punti al superamento della dipendenza dalle fonti fossili.
È evidente che rimarrà prioritario ridurre i consumi, perché meno energia consumeremo meno dovremo produrne da fonti rinnovabili. La pianificazione energetica della nostra Regione si fonda quindi sulla coerenza: la coerenza nel mettere in campo obiettivi conseguibili, sostenerli dal punto di vista delle risorse in tutti gli aspetti della ricerca, del trasferimento tecnologico, dell'incentivazione all'innovazione del nostro sistema produttivo.
Coerenza vuole anche dire consapevolezza che questo Piano rappresenta il motore di una ripresa economica che ha il suo fulcro nella politica energetica e nell'opportunità di sviluppare nuove filiere produttive sia nelle tecnologie per il risparmio energetico che nella produzione di energia da fonti rinnovabili.
Noi abbiamo una sola giacca, consigliere Villani. Noi non giochiamo su tavoli separati con imprenditori ambientalisti, ma assumiamo il principio del fare tenendo insieme sviluppo, difesa del territorio e della qualità della vita. Non siamo rigidi, vogliamo governare il processo contemperando queste diverse esigenze.
Le linee guida, quelle già approvate del fotovoltaico e quelle in discussione oggi, sono il frutto di un'attenzione ai problemi posti dai territori, della consapevolezza che ci troviamo a fare i conti con una tecnologia impiantistica e una cultura gestionale giovani, che hanno bisogno di raggiungere livelli più alti di compatibilità con la vivibilità delle nostre comunità e di rispetto dell'ambiente.
Servono strumenti e modalità di controllo più efficaci e una maggiore tempestività nella soluzione delle criticità. Le linee guida hanno lo scopo di accompagnare questo processo definendo criteri relativi alle localizzazioni, alle emissioni, all'inquinamento acustico, al traffico, ma anche misure e controlli e relative sanzioni. La loro applicazione consentirà di contenere la diffusione incontrollata degli impianti, oggi possibile in virtù della legislazione nazionale.
Sono misure che andranno monitorate rispetto alla loro capacità di conseguire gli obiettivi del Piano energetico. Ugualmente, le misure che sono state assunte, per esempio quella relativa all'area del Parmigiano, secondo un principio di precauzione dovranno misurarsi ed adattarsi all'evoluzione della ricerca scientifica; dovranno essere, quindi, capaci di rappresentare strumenti flessibili ed eventualmente modificabili nel tempo.
L’approccio per chi davvero crede in un diverso modello di sviluppo, ma anche per chi più semplicemente è chiamato, nella sua veste di pubblico amministratore, a fare scelte coerenti nel rispetto della volontà popolare e della legislazione europea, non può essere quello di utilizzare questo strumento per invalidare il Piano energetico e non fare nulla. Deve essere possibile, anche nella nostra Regione, realizzare - come ama dire l’assessore Muzzarelli - un'impiantistica che non puzzi, non inquini e rispetti il territorio.
Le linee guida non debbono essere disincentivi al fare, ma piuttosto incentivi a fare meglio, per fidelizzare le nostre comunità e dare strumenti ai nostri amministratori locali.
Così come gli allarmi, che abbiamo sentito da più parti, sull'uso del suolo sottratto all'agricoltura per colture dedicate ad impianti a biomasse e biogas, meriterebbero - come altre questioni che abbiamo sentito, ma sulle quali non mi posso soffermare - una riflessione più approfondita. Basti pensare che con maglie molto più larghe delle nostre linee guida la Germania ha pianificato di utilizzare il 10 per cento di terreno agricolo per il biometano. Facendo un'ipotesi anti-linee guida della nostra Regione, se gli impianti necessari a realizzare gli obiettivi del Piano fossero tutti alimentati a silomais, cioè a biomassa dedicata, occorrerebbero 116.250 ettari di terreno agricolo, che rappresentano l’8,7 per cento del terreno oggi utilizzato.
Potrei continuare, ma non ho il tempo di farlo, sugli altri aspetti delle linee guida. Mi preme sottolineare questo concetto: chi crede in un nuovo modello possibile di sviluppo non può sottrarsi dal misurarsi con le questioni poste dal cambiamento. È una sfida non solo politica, ma culturale, che tocca la vita di ciascuno di noi, le nostre abitudini, i nostri territori, la nostra economia. Per vincerla serve coerenza, responsabilità e corresponsabilità.
Ed è una responsabilità che noi ci assumiamo nell'ascolto e nella ricerca di soluzioni e non nel sobillare a livello locale i comitati per poi denunciare qui la rigidità delle prescrizioni.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Marani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. Fermo restando quanto ha detto il presidente Villani, diamo comunque atto del fatto che in Commissione, pur con tempi non particolarmente dilatati, si è cercato - lo riconosciamo, grazie anche all'impegno del presidente Zoffoli e, per analoga onestà intellettuale, anche dell’assessore Peri - di garantire il più ampio dibattito possibile, pur in una ristrettezza di tempi che avrebbe forse consigliato una riflessione più ampia e più modulata.
Nelle sedi competenti, la Commissione in particolar modo, ribadisco che vi è stata la possibilità di un confronto per certi aspetti adeguato. Dico “per certi aspetti” perché, in realtà, per quanto riguarda soprattutto il tema delle biomasse, chi vi parla ha cercato, anche prima della realizzazione di queste linee guida, di avere delle risposte da parte della Giunta che non sempre sono arrivate.
Il tema da cui si potrebbe partire per parlare di questi impianti - che sia eolico, a biomasse, a idroelettrico, o anche fotovoltaico - è un dato di onestà intellettuale, vale a dire il presupposto che su questo tipo di impiantistica non esistono soluzioni a impatto zero o prive di conseguenze sotto diversi profili.
Potremo parlare di un profilo ecologico, di un profilo economico, di un profilo di salubrità, di salute, di un profilo di localizzazione, ma se vogliamo parlare con onestà di questo tipo di impianti dobbiamo partire dall'assunto che, contrariamente a quello che qualche collega di Giunta dell'assessore Peri aveva sostenuto, lo stesso assessore nell'udienza conoscitiva il 15 luglio ha riportato: «Si cerca di ridurre il danno. Non esiste una formula di impiantistica a impatto zero. Non esistono questi impianti». Credo che questo vada riconosciuto, perché altri esponenti della Giunta, forse presi dalla campagna elettorale contro il nucleare, parlavano di impianti a impatto zero.
L’impatto zero può essere un obiettivo, ma oggi non esiste, tanto più sulle emissioni, e lo testimonia la cartografia su cui viene riportata tutta la localizzazione degli impianti, soprattutto con riguardo alle biomasse, che ci è stata illustrata.
Tuttavia, il primo punto - è evidente - è quello della salute dei cittadini e della salubrità del contesto. La difesa del Consorzio del Parmigiano Reggiano - il presidente Villani su questo si è già ampiamente diffuso - avrebbe consigliato che, così come viene tutelata quella eccellenza, si fosse dato anche ascolto alle richieste avanzate da tanti sindaci, certamente non del PdL, che hanno chiesto analoga attenzione rispetto alla tutela di eccellenze territoriali che, invece, sono state totalmente ignorate nella redazione di queste linee guida.
Così come sarebbe stato importante - lo abbiamo chiesto con due distinte interrogazioni all'assessore Peri - che venissero previste, in sede di linee guida, forme di controllo delegate ad ARPA e ASL non per verificare se a posteriori questo tipo di impianti produce o meno un danno nei confronti degli individui, ma se a monte vi è la sussistenza di eventuali ripercussioni oggi sconosciute; non c'è necessariamente un principio di malafede, ma non si può sperimentare sul dato empirico dell’andamento di questi impianti.
Da qui nasce il primo emendamento che abbiamo ritenuto di formulare. A esaurimento della discussione, anche in Commissione, questo punto è rimasto inevaso. Mi riferisco alla possibilità che vi siano dei rilievi anche sulle strutture esistenti, oltre che su quelle che evidentemente verranno realizzate, in ordine alla tenuta per la salute pubblica.
Il secondo emendamento che abbiamo formulato contiene un’aggiunta che è stata definita in sede di Commissione, relativa alla possibilità, che in linea ideale possiamo anche condividere, di consentire agli strumenti regolamentari, al RUE, di localizzare l’insediamento di queste centrali a biomasse.
Noi riteniamo che la Regione non possa scaricare aprioristicamente ai Comuni questa scelta, lo diciamo nel bene e nel male. Da un lato, infatti, ci può essere una pulsione non voglio dire demagogica, ma un po’ populista, un cedimento da parte dei Comuni a seguire l'opinione pubblica, in seguito al quale i sindaci potrebbero interdire la realizzazione di ogni tipo di impianto proprio perché - come si sta verificando in diversi Comuni, almeno della provincia bolognese - sottoposti al rischio di un dissenso territoriale.
Visto che la Regione, quantomeno sulla definizione delle distanze o di altri elementi edilizi che normalmente guidano le scelte regolamentari in materia, nulla dice nelle linee guida, chiediamo con un secondo emendamento di introdurre un’intesa con la Provincia, in maniera tale che i Comuni non siano unici depositari della scelta - come ho detto - nel bene o nel male.
Delegare ai Comuni scelte così significative - parlo evidentemente degli impianti già individuati nelle linee guida e sottoposti alla valutazione unica del Comune - diventa eccessivamente deresponsabilizzante nei confronti della Regione.
È una scelta che, a mio giudizio, deve essere fatta sui criteri - riprendo quello che diceva la collega che mi ha preceduto - di prevenzione, prevalenza e temporalità che normalmente governano la materia edilizia.
C'è, poi, un aspetto di carattere energetico e anche economico. Non abbiamo visto - ma ci si può dire che questa è una scelta che deve essere fatta da chi intende realizzare questo tipo di interventi - una valutazione in ordine alla sostenibilità economica, fatti salvi gli incentivi. Mi riferisco a questo famoso 0,28 che poi vedremo se confermato negli anni, dato che, purtroppo, ci sembra evidente che ci sono difficoltà anche in ordine alla reiterazione di questo tipo di politiche.
Come dicevo, non abbiamo sentito una parola sulla sostenibilità economico-ambientale. Se si volesse fare facile demagogia, si potrebbe anche dire che, tutto sommato, ci saremmo aspettati dalla sinistra più sensibile a questi temi una valutazione in ordine all’etica che si brucino e si utilizzino queste forme alimentari per produrre energia, anziché destinarle, invece, al loro uso proprio, tema che qualcuno avrebbe potuto tranquillamente porre.
Noi ci poniamo il dubbio della sostenibilità economica intesa come effettiva possibilità di produrre una potenza energetica sufficiente per coltivare cinque ettari, salvo poi richiederne otto per arrivare a produrre appunto quel risultato energetico finale.
Ci pare che oggi ci sia un po’ troppo interesse economico in ordine al fatto che questi incentivi, che in quanto tali dovrebbero integrare, ma non fondare la sostenibilità economica di questi interventi, siano l’elemento determinante per la scelta di alcune realtà economiche che forse fanno un ragionamento un po’ troppo a breve termine.
Dimostrazione, a nostro modo di vedere, ne è il fatto che molti di questi finanziamenti utili a sostenere economicamente la realizzazione di questi impianti trovano una garanzia da parte degli istituti di credito proprio nell’impianto stesso, col paradosso che se la sostenibilità economica non dovesse realizzarsi, gli istituti di credito si troverebbero a essere proprietari di quegli stessi impianti, il che fa un po’ ridere in ordine alle conseguenze che ne deriverebbero.
È per questo che, quindi, abbiamo espresso, anche in Commissione, alcuni dubbi in ordine alle proposte di modifica che sono state realizzate e che ci inducono a un voto certamente non positivo di queste linee guida.
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere Bignami, le rimane un altro minuto.
BIGNAMI: Grazie, presidente. Certo, siamo ovviamente speranzosi che, soprattutto sul primo emendamento, vale a dire sulla possibilità di introdurre strumenti di tutela per verificare la fruibilità di questi impianti, vi sia un’apertura da parte della Giunta. C’è qualche cosa di timido in sede di linee guida.
Rimane da verificare, anche con i successivi criteri che dovranno essere adottati per la verifica tecnica degli impianti stessi, come questi impianti verranno realizzati. Credo che inserire questi aspetti, attraverso gli emendamenti che abbiamo presentato, garantirebbe, rispetto alle preoccupazioni che i cittadini hanno espresso, un elemento di tranquillità che oggi, secondo noi, nelle linee guida manca.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bignami.
È stato perfetto nei tempi.
Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Chissà se io sarò perfetta nei tempi, presidente Aimi.
PRESIDENTE (Aimi): Non credo. Posso già comunicare, a nome dell’Aula, che nutriamo moltissimi dubbi.
DONINI: Io mi affido a lei e alla sua autorità, così mi indicherà quali sono i confini temporali entro i quali stare.
L’assessore Peri sta discutendo, ma so che ha ascoltato queste mie argomentazioni già nella discussione in Commissione. Parto da questo: io credo che non sia da considerare un fatto scontato che la Regione Emilia-Romagna elabori un documento cosiddetto di linee guida, in realtà utilizzando quel “possono” che le linee guida nazionali indicano come facoltà delle Regioni. Non è un fatto scontato. Non mi risulta che altre Regioni abbiano proceduto, in maniera così articolata e ampia come l’Emilia-Romagna, a utilizzare fino in fondo ciò che è consentito dalle regole nazionali e tentare una vera e propria operazione che lo stesso assessore Peri ha più volte definito come operazione di riduzione del danno.
In Italia, l’assenza di un Piano energetico nazionale - l’hanno detto più colleghi, ma ripetiamolo, perché lo considero abbastanza vergognoso, dal momento che il tema dell’energia è uno dei temi chiave che caratterizzano la sfida di questo spaccato di attualità - rende difficoltoso per il nostro Paese essere all’altezza di questa grande sfida, sulla quale l’Europa è intervenuta non solo attraverso la strategia cosiddetta “20-20-20”, ma anche attraverso una serie di raccomandazioni e direttive successive volte a creare le condizioni perché quella strategia possa diventare una realtà e non esponga i Paesi membri - non intendo difendere l’Europa a prescindere, però su questo tema c’è una posizione netta e rigorosa - alla necessità di dover affrontare gli effetti delle infrazioni, che in questo caso sono particolarmente pesanti.
La Regione Emilia-Romagna interviene - lo ripeto - per un’operazione di riduzione del danno, per rendere compatibile ciò che è indicato, per quanto possibile, nel Piano triennale che abbiamo appena varato con quel che si può fare e può essere sostenuto da un territorio che non è un unicum generico, ma è l’Emilia-Romagna fatta così. Intendo dire una regione fatta di dorsale appenninica e di aree di pianura; una regione risultato anche di un eccesso di antropizzazioni, particolarmente abitata e, di conseguenza, consumata dal punto di vista della costruzione e della residenza; una regione con condizioni idrogeologiche particolari, con una zonizzazione sismica di un certo tipo. Insomma, quella “cosa” che noi viviamo e amiamo e che abbiamo l’ambizione di voler governare in relazione con il sistema dei soggetti interessati a questo bisogno di governo: la realtà delle Autonomie locali; dal mio punto di vista, la cittadinanza in quanto principale soggetto che ha il diritto di intervenire per quel che attiene all’elaborazione delle politiche che la riguardano direttamente; i soggetti privati del mondo economico e imprenditoriale sicuramente soggetti importanti del sistema.
Stiamo dentro a un margine che non è semplice perché, ai sensi delle procedure nazionali, non è facile individuare degli elementi prescrittivi che consentano a chi ha il dovere di governare il territorio, anche nella logica della tutela della qualità della vita, della salute e dell’ambiente, di poterlo fare affermando questo tipo di primato e, contestualmente, farlo con la consapevolezza che l’attuale modello energetico impostato - ahimè - su una dipendenza (che va interrotta) dalle fonti fossili va sostituito, in tempi anche abbastanza stretti, con un altro tipo di modello.
Io sono convinta che questa sia l’occasione - dal mio punto di vista, le linee guida così come impostate ci aiutano e lo consentono - per promuovere anche un’iniziativa che, come diceva il collega Favia e io sono molto d’accordo sulla sua formulazione, riporti democrazia nel sistema di produzione e approvvigionamento energetico, attraverso la messa in discussione del modello attualmente esistente in base al quale, sfruttando le energie fossili, vi sono grandi concentrazioni di potere economico nella produzione di energia attraverso il meccanismo delle grandi centrali.
Al contrario, credo che con queste linee guida sia possibile attivare una riflessione, che vuol dire anche un momento di ricerca, di sperimentazione, di nuovo protagonismo per esempio del sistema degli Enti locali, che dovranno imparare a cimentarsi in questo ambito, auspicando anche un loro impegno nell’elaborazione di piani energetici comunali o sovracomunali, perché passi un’idea diversa: un sistema diffuso, fatto anche di piccoli impianti, in cui il tema dell’efficienza energetica si può realizzare, con il recupero pieno dell’energia prodotta. Quando si parla di biomasse, per esempio, in questo caso - e sulle linee guida questo tema è affermato - parliamo di cogenerazione, di trigenerazione, di possibilità di sfruttare l’acqua calda prodotta evitando dispersioni e inutili sprechi.
Parliamo di un territorio che conosciamo e amiamo, nel quale non siamo indifferenti a quello che è oggettivamente (e lo conosciamo) un movimento di opinione diventato sempre più ostile nei confronti delle novità per ragioni che non voglio indagare ora, ma che ci richiamano al tema dell’efficacia della politica. Questo, però, è un altro discorso.
Sono ragioni, invece, legate alla qualità del vivere, perché, proprio laddove gli impianti ci sono, producono disagi. Il tema del biogas e delle emissioni odorigene, per citarne uno, è tra di essi. Si tratta del tema di un impatto legato a un aumento delle emissioni in atmosfera prodotte eventualmente dalla combustione delle biomasse in un territorio compromesso.
Noi siamo in infrazione europea sul tema della qualità dell’aria e paghiamo denaro. Dal mio punto di vista ciò non dovrebbe penalizzare il sistema della produzione energetica e dovrebbe essere un criterio ormai utilizzato per qualunque nuovo insediamento produttivo che determina emissioni in atmosfera, in modo da evitare un atteggiamento discriminatorio nei confronti delle produzioni energetiche.
Io credo che sia importante anche il richiamo a una rete diffusa di responsabilità, alla quale chiamiamo il sistema delle Autonomie locali, che, concordando anche insieme alla Regione le linee di indirizzo delle irrorazioni in modo che siano coerenti a una programmazione di carattere generale, utilizzino tutti gli strumenti che hanno non per limitare, bensì per evitare il danno per la salute e per l’ambiente nella proliferazione di questi impianti.
Sono contenta, quindi, che esista e che ci sia la nostra responsabilità, il nostro metterci la faccia, una serie di norme che valutino gli effetti del cumulo degli impatti e trovino una strada che consenta di passare dall’affermazione dei fatti all’impianto realmente costruito.
È chiaro, però, che un impianto, per esser autorizzato, deve compiere uno sforzo per mettere a disposizione di una comunità alcuni effetti positivi sulla sua esistenza in vita. Per esempio, parlando di biomasse, è attraverso la cogenerazione e la trigenerazione, quindi la messa a disposizione dell’acqua calda, che è possibile pensare che quell’impianto sia aperto e fa chiudere altri camini, perché con il teleriscaldamento si può ridurre il numero delle caldaie, si può dare una risposta alle aree industriali, si possono compiere operazioni di questo genere che alla fine danno - io spero - un saldo ambientale, più che neutro, positivo. Questo è il tipo di ispirazione…
PRESIDENTE (Aimi): Consigliera Donini, le rimane poco meno di un minuto.
DONINI: Chiudo velocemente. Il discorso vale fonte per fonte, energia per energia. Abbiamo risolto il problema? Abbiamo trovato la perfezione? Abbiamo aperto una riflessione. Abbiamo stabilito che in questa Regione esiste un governo del sistema che vuole funzionare e affermarsi perché non rinuncia all’idea di avere una pianificazione pubblica.
Non vogliamo il Far West, per esprimersi in questi termini. Vogliamo creare una rete virtuosa di relazioni tra il centro, ossia la Regione, e la periferia, a partire dagli Enti locali, perché insieme si concordi, si lavori e si costruiscano le condizioni perché, da un lato, si affermi il passaggio a un altro modello di produzione energetica che ci renda autosufficienti, impostato più sul risparmio e sull’efficientamento, come affermiamo nel Piano energetico, ma anche su una realtà diffusa di luoghi di produzione che utilizzano energie rinnovabili e, da un altro lato, ci sia un vantaggio dal punto di vista economico e di progresso complessivo per le nostre comunità.
Governare il sistema significa accettare la sfida, vedere le criticità esistenti e decidere insieme di provare a risolverle, partendo dagli elementi che abbiamo inserito, ossia il tema del monitoraggio sulle emissioni odorigene, l’ipotesi dell’accordo di programma per quanto attiene alle emissioni in atmosfera e a evitare i cumuli, per esempio...
PRESIDENTE (Aimi): Consigliera Donini, le chiedo se cortesemente può concludere, perché è già ampiamente oltre il termine.
DONINI: Chiudo velocemente.
Pubblichiamo i RUE e, quindi, la programmazione comunale per creare questo tipo di sinergia. Io credo che sia l’inizio di un percorso che è stato partecipato dal fotovoltaico a oggi, al di là del fatto che abbiamo lavorato anche attraverso audizioni e attraverso un sistema di arrivo continuo e di analisi delle osservazioni.
Sono passati mesi, perché era stato annunciato dal novembre scorso che la Regione aveva aperto la riflessione sulle linee guida su tutte le fonti di energia. Qualunque soggetto avesse osservazioni in merito ha potuto presentarle. Noi abbiamo svolto una sintesi, abbiamo deciso e il testo è quello in oggetto.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Restituirò all’Assemblea i pochi secondi che la consigliera Donini ha usato in più.
PRESIDENTE (Aimi): Le ricordo solo che prima ha annunciato che avrebbe ritirato gli emendamenti.
MANDINI: Certo.
Intervengo per due motivi. Il primo è per annunciare il ritiro degli emendamenti che il nostro Gruppo ha presentato, quelli numerati da 1 a 10. Li abbiamo ritirati perché abbiamo avuto modo di vedere gli emendamenti presentati dalla Giunta. In buona parte quanto noi avevamo osservato è stato recepito.
Il secondo motivo riguarda un discorso più generale rispetto alle cosiddette linee guida, su cui ci preme osservare alcuni punti. Prima di tutto, pur nei tempi ristretti con i quali si è sviluppato il confronto sia all’interno della Commissione consiliare sia con i diversi soggetti interessati a queste tematiche, riteniamo che siano state sviscerate tutte le tematiche che questo tipo di piano di intervento comporta.
Ci preme sottolineare anche l’aspetto che si punta molto sul tema della qualità ambientale. Non è solo uno strumento che va a disciplinare localizzazioni, siti idonei o non idonei, ma che punta anche molto sulla salvaguardia della qualità ambientale, il che significa anche della qualità di vita dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Mi pare un tema molto importante. Come segnalava prima la consigliera Donini, non era né scontato, né dovuto che una Regione affrontasse questo ragionamento, però ciò è avvenuto ed è apprezzabile.
È altrettanto apprezzabile il fatto che si siano prese in carico le istanze che dai territori venivano rispetto a situazioni di grande criticità che si sono manifestate in questo periodo, in cui tali impianti, specialmente con riferimento alle biomasse, si sono insediati sui territori, seguendo la legge nazionale che aveva e ha maglie molto larghe. Le opposizioni sostengono in quest’Aula che la Regione Emilia-Romagna ha, in questo caso, supplito a una carenza di indirizzi e di direttive che la legge nazionale, purtroppo lacunosamente, contiene.
Abbiamo anche apprezzato, e tendiamo a segnalarlo, il fatto che in queste linee guida ci sia un’attenzione alla compartecipazione di alcuni criteri e di alcune scelte in cui vengono coinvolti gli Enti locali e le amministrazioni del territorio. Credo che sia una sensibilità importante che la Regione manifesta verso i territori dove questi impianti si andranno a insediare.
Il fatto di aver previsto sia per gli impianti a biomasse, sia per quelli a biogas la possibilità che i Comuni nell’ambito dei propri strumenti urbanistici possano disciplinare alcune regole con istanze non è, come sosteneva il consigliere Bignami, un lavarsene le mani, ma invece è, credo, una valorizzazione dei ruoli e della concertazione che deve sempre prestare attenzione al rapporto tra gli Enti sovraordinati e sottordinati.
È chiaro che questi Enti - faccio riferimento, in modo particolare, ai Comuni, che saranno quelli che entreranno in collaborazione con gli altri Enti per dare la possibilità di raggiungere gli obiettivi del Piano energetico, il tema su cui dobbiamo sempre avere attenzione -, se avranno la sensibilità e la capacità, avranno anche strumenti propri.
Cito un Comune che ha compiuto un’operazione che credo possa essere portata a esempio di come la problematica di questi tipi di impianti possa essere in parte attenuata, laddove serve trasparenza. A Zola Predosa, nell’ampliamento di una centrale a biomasse, è stato stipulato l’accordo con il soggetto, un imprenditore privato, perché i dati della centralina che rileva le emissioni nell'impianto vengano rese pubbliche in simultanea sul sito del Comune e ciò per permettere a tutti i cittadini che lo desiderino di svolgere un monitoraggio costante della situazione.
Anche l'aspetto del monitoraggio viene previsto in queste linee guida e anche questo è un punto importante da segnalare rispetto alla qualità della vita e alla salute dei cittadini. Credo che tutte queste norme che riguardano il discorso ambientale con particolare attenzione siano il modo corretto in cui una Regione si pone rispetto agli obiettivi che deve raggiungere di massimi interventi sotto l'aspetto delle energie rinnovabili e rispetto al Piano energetico regionale.
È un ottimo Piano. Avremmo gradito un pochino più di coraggio per quanto riguarda gli impianti idroelettrici, però prendiamo anche atto di diverse sensibilità di questa maggioranza. Complessivamente il parere è positivo. Credo che sia la risposta giusta che la Regione dà ai propri territori e preannuncio già il voto a favore. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. L’iniziativa che ci ha proposto la Giunta regionale ci pare improntata a un percorso di coerenza e di complementarietà piena tra le prospettive del Piano energetico regionale, già discusso nello specifico, i contenuti del secondo Piano triennale e dell’attuazione del Piano energetico 2011-2013, ma anche le condizioni della sua realizzabilità e sostenibilità ambientale e territoriale, con la discussione e la conseguente approvazione di queste linee guida.
Le fonti rinnovabili, a mio avviso, sono virtuose, se individuano un percorso di produzione energetica virtuosa. Non devono creare nuovi impatti nel realizzare la filiera produttiva dell’energia. La sostenibilità reale si misura anche su valori quali il paesaggio, che è un altro bene non sempre rinnovabile, la qualità della vita dei cittadini, la salute dell’ambiente e dei cittadini e la filiera produttiva agricola.
Va ricordato che le regole nazionali nell'incentivare le energie rinnovabili spesso, quando è andata bene, non ci sono state e, quando ci sono state, hanno ingenerato veri e propri conflitti nel rispetto dell'interesse generale, ma anche dei diritti dei singoli, che si sono visti sbocciare, selvaggiamente liberalizzate, infrastrutture produttive evidentemente non sempre desiderabili e non sempre positivamente valutate nel proprio giardino, nel giardino di casa.
In questa logica la scelta è di governare le trasformazioni indotte dal ricorso alle energie rinnovabili con una vera politica di integrazione che veda il dispiegarsi di iniziative coordinate tra loro.
Giungiamo oggi ad approvare contemporaneamente, infatti, il Piano energetico a completamento e il completamento delle linee guida, accompagnate anche da atti di Giunta e di governo del processo di realizzazione, monitoraggio e controllo degli impianti, con riferimento particolare a quelli che utilizzano biomasse.
Lo rilevo perché sono stato tra coloro che hanno partecipato a diverse assemblee nei differenti territori, non solo della Provincia di Bologna, che hanno visto l'iniziativa “preoccupata”, per adoperare un eufemismo, di numerosi comitati di cittadini.
Secondo me, c’è una risposta in queste linee guida e non solo. C’è stata un’attenzione al mondo agricolo, all’ulteriore evoluzione del ruolo delle aree rurali della filiera produttiva agricola. Lo sforzo è stato quello di agire sulle regole e sulle prescrizioni non solo per consentire l'integrazione del reddito agricolo, ma anche per agevolare il ruolo dell'agricoltore nello svolgere un presidio attivo del sistema rurale, che si avvale anche delle occasioni della filiera energetica e si fa, quindi, garante delle qualità del disegno complessivo, in cui colloca tutte le iniziative di produzione energetica.
Analogamente, nel rafforzare il rapporto con queste forme di produzione energetica e contemperarlo con le preoccupazioni dei cittadini, è stata posta un’attenzione particolare sugli effetti delle emissioni in aree già oggetto di criticità ambientale, collegando la realizzazione degli impianti, nell’interesse collettivo e nella coerenza del Piano energetico, ma anche promuovendo un’azione di monitoraggio sulle emissioni.
Voglio ringraziare il lavoro di tutti gli assessori, che hanno messo le loro competenze e i loro servizi nel difficile e lungo percorso che ha prodotto la sintesi di queste linee guida.
Ovviamente tutto ciò non basta. Deve essere anche accompagnato dalla promozione di un disegno virtuoso in cui l'intero sistema delle autonomie e degli Enti locali possa accompagnare questo percorso, cercando di spiegare le iniziative a tutela della qualità dell'ambiente, della salute dei cittadini e dello sviluppo dei territori. Io credo che in questo senso ci sia ancora un po’ di lavoro da svolgere, lavoro che ha bisogno dell'aiuto e del supporto dell’iniziativa politica, ma anche del servizio che i consiglieri regionali hanno e debbono svolgere e svolgono in ogni caso sul territorio. Credo che in questo contesto abbiamo dato un segnale positivo.
Nel ringraziare il lavoro della Giunta e anche della maggioranza, annuncio il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Abbiamo sentito interventi largamente condivisibili, specialmente quando ho sentito parlare di tutela dell'agricoltura e del territorio, di tutela della qualità della vita dei cittadini, di impianti costruiti con tutti i crismi e via discorrendo.
Noi abbiamo presentato alcuni emendamenti. Di fatto, visto che verba volant, scripta manent, ovvero che a parole si può affermare di tutto, ma poi ciò che conta sono gli atti scritti, abbiamo cercato con i nostri emendamenti di far valere alcuni princìpi.
Prima di tutto chiediamo che nelle zone dove i prodotti agricoli sono mappati come di qualità le centrali a biogas debbano essere alimentate solo da prodotti di scarto agricolo e di sottolavorazione dei prodotti alimentari, ovvero che non ci possano essere colture dedicate.
Nelle zone dove i prodotti agricoli, non il prosciutto o la caciotta, sono identificati secondo i diversi criteri DOP, IGP e via discorrendo e non sono mappati, visto che tutti, compreso il Partito Democratico, scrivono nella risoluzione che prevalentemente bisogna usare scarti e colture del territorio, abbiamo chiesto che le colture dedicate possano essere del 40 per cento, quindi non prevalenti.
Con questi emendamenti noi vogliamo far emergere un principio chiaro: non possiamo trasformare la nostra agricoltura e i nostri agricoltori in un’agricoltura di bioenergia. Non possiamo, perché non è possibile mandare in decomposizione o bruciare ciò che si può mangiare. Non è etico per la situazione attuale nel nostro pianeta, se pensiamo ai problemi di alimentazione esistenti.
Diversamente, la biomassa può rappresentare la chiusura di un cerchio perfetto, un modo per produrre metano. Il metano è un prodotto fantastico, però, ovviamente, per i problemi di CO2 che presenta, perché, dal punto di vista della combustione, quella del metano è una delle migliori, dobbiamo cercare di lavorare sul metano, che nasce per decomposizione di materia organica, ma non estrapolandolo dal sottosuolo, altrimenti liberiamo CO2, che, in realtà, è fissata nel sottosuolo.
La questione del biogas e delle biomasse è un punto fantastico per le nostre politiche energetiche, ma tutto va effettuato con alcuni crismi. Bisogna saper governare questi fenomeni.
In questo documento c’è un governo simile, nelle linee di principio, ma non c'è in assoluto, non sono soddisfatte in pieno tutte le criticità che potrebbero emergere. Questa tutela dell’agricoltura di qualità è il nostro lavoro, ma è un’altra parentesi e non si deve fermare a questo punto. Come sostengo sempre, dobbiamo lavorare sulla grande distribuzione.
Poi c’è l’impatto ambientale. Se andiamo a muovere finanziamenti pubblici, soldi delle tasse di noi cittadini, per agevolare queste fonti energetiche, una volta costruiti gli impianti con i certificati e tutti i relativi sussidi, non possiamo trovarci a bilancio zero. La situazione non può essere uguale a quella precedente. Non è un obiettivo sfidante e nemmeno ambizioso. Dobbiamo stabilire che, se andiamo a intervenire con questi impianti, che vivono di finanziamenti pubblici, perché hanno l’obiettivo di migliorare la qualità dell'aria, almeno il bilancio degli inquinanti e della CO2 deve essere in negativo.
Inoltre, dobbiamo darci da fare col Governo – la Regione, in questo caso, è esente da responsabilità – perché il metano possa essere purificato e immesso direttamente in rete.
Non capisco il motivo di questo tentennamento. Sicuramente ci sono i grandi monopolisti, come ENI, che non vogliono la concorrenza di altri microproduttori di gas, perché ci tengono a rimanere monopolisti. Dall’altra parte c’è anche la lobby di coloro che vendono le turbine, perché, se aspettiamo un anno a emanare i provvedimenti per poter immettere il gas direttamente in rete, tutte le centrali che nasceranno quest'anno, o la grande maggioranza, dovranno installarsi una piccola turbogas attaccata all’impianto, facendo costare anche di più l'impianto stesso, ma soprattutto stoccando con più difficoltà l'energia. Il gas a quel punto si immette nella rete e lo si può anche stoccare. Quello è un altro obiettivo e spero che troveremo il modo per esercitare ulteriori pressioni a livello nazionale.
La cogenerazione deve essere obbligatoria per tutti gli impianti che prevedono combustione. Dobbiamo trovare un modo per ottenere questo obiettivo. I limiti, i paletti non sono sufficientemente cogenti in questa delibera, anche se la direzione è quella giusta, perché non possiamo permetterci, combattendo una battaglia agli sprechi e all’inefficienza, di non prevedere, in un momento in cui, attraverso una combustione di legna, produciamo energia elettrica, di produrre anche calore.
C’è poi il tema dei controlli. Penso, per esempio, al digestato. Dobbiamo controllare, perché – ahimè – i furbi ci sono, soprattutto sulle logiche speculative. Quando la biomassa non si è ancora inertizzata e, quindi, presenta una curva discendente che produce meno gas, alcuni – ci sono casi evidenti – bioagricoltori energetici, non so come altro chiamarli, prelevano la biomassa non ancora del tutto ancora inertizzata e sparano il digestato solido e liquido, che crea problemi di emissioni odorigene fortissime.
Dovremo essere bravi a controllare, senza contare che anche la qualità del digestato è fondamentale. Noi abbiamo “scelto” di sganciarci dalla zootecnia in un dato senso, ma poi rischiamo di riportare nitrati e altro nei nostri suoli, che sono già altamente contaminati e accusano questo problema.
Un altro tema che non si affronta mai in quest’Assemblea, perché, al di là delle direttive dell’Unione europea, dobbiamo badare alla sostanza, è quello del ritorno energetico, ovvero di incentivare energie rinnovabili e non solo se hanno un coefficiente energetico e un guadagno energetico conveniente.
Se io produco 12 watt, ma per produrre quei 12 watt ne ho spesi 10, io ne ho prodotti 2, non 10. Il famoso EROEI del petrolio, cinquant’anni fa, era 50 a 1: con un barile di petrolio se ne estraevano 50, mentre oggi siamo arrivati a 1 a 15 e si prevede di arrivare a 1 a 8.
Per le biomasse a volte siamo 1 a 1, cioè l’energia del carburante, del fertilizzante, per portarlo a biomassa rispetto all’energia che alla fine dà è la stessa. Perché produrlo, allora? Per i contributi pubblici.
Non bisogna essere troppo allegri e contenti, perché non c’è tutta questa convenienza, in realtà, a livello ambientale. Pensiamo al porto di Ravenna, dove si realizzerà la centrale a biomassa con olio di colza che arriverà dalla Malesia. Quanto inquineremo per produrre quell’energia, che vendiamo come pulita? Sono truffe, giochi da bisca.
Tutto ciò che hanno osservato i miei colleghi – i discorsi sono stati bellissimi e non hanno fatto una grinza – va messo più in chiaro negli emendamenti.
Negli emendamenti abbiamo dovuto anche togliere le norme “ad aziendam”, che non ci piacciono. Abbiamo visto poi, per fortuna, che cosa è successo alla centrale di Russi calata sulla testa dei cittadini e noi abbiamo chiesto che quell’emendamento, anzi quel comma, venga soppresso. Non è possibile che andiamo a decidere alcune regole per uscire dal Far West e poi stabiliamo che quelli che vengono dal settore saccarifero bieticolo non devono rispettare, ai fini localizzativi, le prescrizioni. Le prescrizioni vanno rispettate da tutti.
Se c’erano accordi precedenti, ci mettiamo al tavolo, come successe per la turbogas di Lama di Reno, e troviamo innovazioni, nuovi progetti.
Per quanto riguarda il problema...
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere, ha poco meno di un minuto.
FAVIA: Ho quasi terminato. Chiedo per un ultimo minuto l'attenzione dell'assessore, che ringrazio per il lavoro che ha svolto in Commissione, perché si è veramente comportato bene. In questo caso la Commissione ha svolto il lavoro di Commissione.
(interruzioni del presidente Errani)
L’assessore Peri è stato coadiuvato da molti tecnici bravi e dall’ovvia disponibilità dell’assessore Freda, che è assessore all’ambiente, convincere la quale, dovendo tutelare l’ambiente, era un compito più facile. Il nostro ostacolo era l'assessore Peri. Siamo riusciti ad avere un dialogo e comunque a portare alcuni emendamenti migliorativi.
Chiedevo l'attenzione dell'assessore perché mi interesserebbe avere un intervento della Giunta prima della votazione in merito a uno della mia quindicina di emendamenti che è il risultato di un lavoro di Commissione. Vorrei avere un parere, negativo o favorevole, da parte della Giunta, perché ho apportato alcune modifiche, venendo incontro a quanto mi era stato comunicato in Commissione.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Oggi finalmente assumiamo una delibera sulle linee guida sulle fonti rinnovabili. Deliberiamo un documento che è stato sottoposto a molte modifiche e che la stessa Giunta probabilmente ha in parte quasi riscritto.
Non voglio svolgere commenti rispetto ad alcune considerazioni che mi hanno preceduto. Vorrei solamente limitarmi a esprimere, con grande schematicità, le proposte che sono state accolte positivamente e alcune limitazioni che, secondo il mio punto di vista, rappresentano negatività rispetto all’attuabilità di queste linee guida.
Per quanto riguarda le positività, considero: tutte le proposte che sono state accolte in merito agli zuccherifici, la cancellazione di qualsiasi termine per la presentazione delle domande, la questione legata alle zone SIC e ZPS, nelle quali si è definito che sarà possibile costruire impianti a biogas e a biomasse da parte dei soggetti richiedenti insediati in queste zone.
Considero altrettanto positivo il fatto per cui fra le aree idonee agli insediamenti degli impianti eolici siano state ricomprese anche le aeree aeroportuali.
Considero ancora positivo il fatto che la soglia di potenza eolica sia stata innalzata da 20 a 60 kilowatt.
Ritengo che siano anche giuste tutte le norme restrittive per l’utilizzo dei silomais e di altre essenze vegetali insilate nel comprensorio del Parmigiano Reggiano e in tutte le aree a coltura foraggiera di elevata qualità.
Ho apprezzato, quindi, lo sforzo che in Commissione e da parte della Giunta ha consentito di accogliere queste proposte positive che da diverse persone, da diversi colleghi e da diverse istanze, sono state sottoposte all’attenzione di questa Giunta.
Ritengo, invece, che ci siano disposizioni ancora troppo limitative. In particolare, mi riferisco ad alcuni emendamenti che sono stati sollecitati dai colleghi di SEL, Italia dei Valori e Federazione della Sinistra, che, secondo il mio punto di vista, peggiorano assolutamente il quadro di riferimento. Vorrei specificare quali sono.
Innanzitutto vi è la previsione di una delega a favore dei Comuni, che in sede di RUE possono individuare la localizzazione degli impianti a biogas, stabilendo le distanze minime dalle abitazioni diverse per ogni territorio. Di fatto, sembra un approccio un po’ “pilatesco”, legato al clima presente a livello locale. Penso ai numerosi comitati e alle numerose associazioni e all’accettazione da parte della popolazione degli impianti in questione sui propri territori.
Ciò consente di immaginare facilmente quale sarà la conseguenza negativa per questi impianti e come, di conseguenza, si attiverà un quadro regionale sicuramente di non omogeneità tra i diversi Enti locali, lasciando gli operatori in balia delle diverse scelte comunali.
Il secondo punto riguarda il rinvio a una delibera provinciale, una delibera che dovrà essere adottata entro 60 giorni dalla data di pubblicazione, con la possibilità di confermare ancora una volta i limiti più restrittivi previsti nel PTCP circa l’installazione di impianti eolici e idroelettrici. Anche in questo caso lascio a voi colleghi immaginare quali saranno gli effetti e gli impatti negativi e restrittivi che norme di questo tipo potranno avere sui possibili investimenti.
In terzo luogo, con riferimento agli impianti eolici, l’aumento da 1.200 a 1.800 del numero di ore minime di funzionamento alla piena potenza nominale degli impianti eolici, al di sotto del quale non possono essere autorizzati, secondo me apre un problema molto importante. Quello di definire a priori quante ore funzionerà un impianto eolico, senza tenere conto di tutti i salti di vento che sono presenti nell’Appennino. Consentire o certificare un dato livello minimo di lavorazione sarà una misurazione molto difficoltosa e legata sempre più a parametri di incertezza.
Arrivo al biogas e alle emissioni a saldo zero. Nel corso della discussione in Commissione si sono sovrapposte diverse ipotesi di emendamento. Ricordo l’ultima, nel corso della seduta del 21 luglio. La proposta, che è stata approvata in Commissione, presenta, tuttavia, secondo me, ancora una criticità, in quanto mantiene il principio delle emissioni a saldo zero e lega il nuovo impianto a non meglio definiti sistemi di compensazione con altre fonti di emissione. Pur prevedendo un riferimento all’assetto impiantistico cogenerativo e trigenerativo, lo condiziona, però, a eventuali altri accordi che individuino la compatibilità dell’impianto sul territorio solo in relazione alla riduzione di altre fonti emissive nella zona dove si realizzerà l’impianto.
Scusatemi, ma mi sembra una norma troppo generica. Credo che si presterà a molti ricorsi, a ricorsi molto facili e immediati. Soprattutto, cari colleghi, credo che questo impianto di norme sconvolgerà talmente tanto e a tal punto gli investitori sulla realizzazione di determinati impianti di fonti alternative che poi potremo scordarci che questa Regione sia in grado di perseguire e raggiungere obiettivi ambiziosi, anche se è giusto che se li sia posti, così come prevede la normativa europea.
In conclusione, comprendo lo sforzo che questa Giunta ha compiuto, cercando di bilanciare diverse richieste, sicuramente anche contraddittorie, come ricordavo prima, fra lo sviluppo delle energie alternative e la volontà di salvaguardare il territorio, nello stesso tempo, rilasciando alle Autonomie locali diverse concessioni. Proprio per questa attenzione, per questa convivenza di molteplici situazioni che probabilmente da una parte e dall’altra difficilmente riusciranno a convivere, io trovo, però, che l’impianto legislativo, così come è stato costruito, non sia assolutamente di facile attuazione per gli obiettivi che dobbiamo raggiungere.
Obiettivamente il mio giudizio non è positivo, per effetto dell’incrocio di norme che sull’eolico e sull’idroelettrico delegano alla fine agli Enti locali la potestà di introdurre limiti locali elettivi più restrittivi; della previsione sugli impianti a biomasse di limiti prescrittivi ancora più stringenti, per quanto riguarda soprattutto le emissioni a saldo zero e della nuova conferma sugli impianti di biogas di tutte le attuali prescrizioni.
Concludo affermando che questa delibera e quella sul Piano triennale, attuativa del Piano energetico regionale, non concludono, secondo me, in modo adeguato un determinato percorso.
Penso che occorreranno ancora regolamenti mirati anche per meglio orientare l’azione importante delle Conferenze di servizi. Questa era forse l’occasione con cui avremmo potuto mettere le Conferenze di servizi nelle condizioni di poter lavorare avendo una normativa più certa.
Sembra quasi che stiamo giocando tutti, in questo caso, a palla avvelenata, dove tutti - Enti locali, Province - gridano “tua, tua, tua”. Ci stiamo rinviando alcune responsabilità. Forse per alcuni aspetti sarebbe stato meglio individuare minori riferimenti, ma sicuri, affinché ogni territorio e tutto il territorio regionale avessero un riferimento unico, con norme certe, affinché anche gli stessi investitori e le aziende non avessero incertezze sulle modalità attuative e su quelle per poter orientare i propri investimenti.
Per questo motivo auspico un sistema di controllo non oppressivo, ma capace di orientare, di suggerire e di guidare questo processo, che comunque ha un obiettivo molto nobile. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Ascoltando il dibattito, a un dato punto, mi è quasi venuto il dubbio che avessimo in mano un documento diverso nei differenti Gruppi, perché, da un lato, ho sentito affermare che - mi riferirò, in particolare, per non ripetermi, alle tutele di natura ambientale - le tutele sono troppo rigide e, da un altro, che sono troppo lasse.
Ho sentito anche osservare che si sono raccolte le indicazioni della società civile, ma, in realtà, ho l’impressione che si siano raccolte solamente, come rilevavamo anche questa mattina in quest’Aula, quelle della società che urla e protesta, forse perché qualcuno aveva paura di ritornare in quei Comuni dove tante battaglie sono in atto su determinati argomenti.
I Gruppi minori, le associazioni e persino le indicazioni di Legambiente, che dovrebbe essere, almeno a livello regionale e nazionale, piuttosto vicina a questa maggioranza, non sono state assolutamente tenute in considerazione.
Nel dibattito mi domando se qualcuno abbia letto il decreto legislativo, perché, quando si parla di tutele e di vincoli, è lo stesso Governo a suggerirli: bastava leggerli e fare un “copia e incolla”.
In particolare, sull’eolico si faceva un forte richiamo all’impatto che esso ha sulla flora e sulla fauna e si dava molto chiaramente l’indicazione delle misure di mitigazione. Non si è voluto assolutamente tener conto in Commissione e neanche in Aula delle distanze minime dalle abitazioni, dai centri abitati, dalle strade.
C’erano precise indicazioni che il Governo lasciava alle Regioni e che molte Regioni hanno recepito. Su questo punto, per esempio, la Regione Calabria ha da sé aumentato le distanze minime suggerite dal Governo, portandole a 500 metri.
Si parlava di siti di importanza internazionale per quanto riguarda l’avifauna, della Convenzione di Ramsar sulla Important Bird Area, di Rete Natura 2000. Torno a ripetere che bastava fare un “copia e incolla”. Trovo francamente straordinario che una Giunta di centrosinistra, con una forte componente ecologista, sia riuscita addirittura a ignorare completamente le prescrizioni di un Governo sulla cui ecologicità io nutro decisamente molte riserve.
Siamo riusciti a fare peggio, perché abbiamo saltato direttamente alcuni punti, disinteressandoci assolutamente di tutelare alcune zone, che, torno a ripeterlo, persino questo Governo di centrodestra era riuscito a includere. Abbiamo reso - e questo è un dato di fatto - la normativa più lassa di quanto disponesse il decreto legislativo.
Sul punto, allora, abbiamo presentato diversi emendamenti, alcuni dei quali - devo rilevarlo per chi critica tale modalità - sono già passati in Commissione. Il problema è che non mi sono state fornite le risposte adeguate in Commissione o non sono stati forniti gli approfondimenti tecnici che erano stati promessi, oppure, per usare un eufemismo, si sono svolte considerazioni non propriamente corrette.
Ritorno sui punti di Rete Natura 2000 per affermare che in queste linee guida si creano figli e figliastri dei SIC e delle ZPS, ragion per cui i SIC (basandosi probabilmente sul fatto che vi è un unico sito di interesse comunitario, un’unica zona tutelata in cui si è provveduto, perché bisognava recepire un decreto legislativo, a emanare alcune linee guida, e già si parlava di eolico nelle linee guida di gestione delle ZPS) sono stati assolutamente esclusi. Non riesco veramente a capire la motivazione per cui non ci sia una parità di trattamento tra queste due aree protette da leggi comunitarie.
In Commissione mi è stato riferito che le Important Bird Area erano già ricomprese nei SIC. Sono andato a controllare e a vedere un SIC a caso, quello del Taro, la cui superficie è pari a 3.810 ettari, mentre sul sito delle Important Bird Area la stessa area è pari a 4.828 ettari. Ci sono oltre 1.000 ettari di differenza. Non è vero che sono esattamente coincidenti. Anche in questo caso il decreto legislativo ci chiedeva di tutelarle.
Ho riproposto anche il concetto per cui tra un parco eolico e l’altro ci sia una distanza di almeno 10 chilometri. Mi è stato risposto in Commissione dall’assessore che era un po’ “talebano”. Peccato che, quando la Regione deve esprimere un parere su un parco eolico in Toscana, proprio la Regione indica di non costituirlo a una distanza inferiore a 10 chilometri, ovviamente per i motivi citati prima, perché queste erano le sollecitazioni dei comitati e delle associazioni ambientaliste, prevedere almeno una distanza per quanto riguarda le abitazioni e gli insediamenti abitativi.
Non è concepibile che si possa non porre limiti da questo punto di vista, anche perché tutto l’impianto delle linee guida doveva servire a uno scopo, che è anche nobile, se vogliamo, ossia quello di limitare le Conferenze di servizi, i costi delle Valutazioni di impatto ambientale e anche i costi o i rischi della proliferazione dei cosiddetti comitati, che spesso danno molto fastidio. In questo modo ci prestiamo a numerosi ricorsi, discussioni e aperture di Conferenze di servizi che andranno inevitabilmente a intasare.
Torno a ripetere che, da questo punto di vista, non si può considerare non idonea solamente una zona con frana attiva. Non è pensabile che si ritenga idonea una zona con frana in stato quiescente, una zona, come dice la parola stessa, sottoposta a grave dissesto idrogeologico. Io credo che sia francamente inutile affrontare una Conferenza di servizi da questo punto di vista.
Sul punto delle aree ecologicamente attrezzate mi è stato riferito in Commissione che erano state ricomprese, perché erano già state svolte le adeguate Valutazioni di impatto ambientale. Io, invece, sono andato a rivedere la questione e, secondo me, si tratta di un “copia e incolla” dal tema delle biomasse e del biogas riportato tale e quale nell’eolico, in quanto le aree ecologicamente attrezzate sono state incluse nelle aree già idonee per le biomasse, dal momento che era già stata svolta una valutazione ambientale, ma di tipo ambientale sulle emissioni di fumi e di sostanze nocive. In realtà, stiamo parlando di eolico e nessuna Valutazione di impatto ambientale è stata effettuata da questo punto di vista nelle APEA.
Da ultimo, per quanto riguarda i siti per l’energia idroelettrica, ho voluto reinserire il fatto che si compia un preciso riferimento al mantenimento del deflusso minimo vitale e anche alla tutela della fauna ittica, che prevede l’uso sia di turbine che non uccidono i picchi, sia di scale di risalita per la fauna ittica migratoria. Giustamente i funzionari in Commissione hanno affermato che normalmente queste vengono sempre previste nelle Valutazioni di impatto ambientale, ma io credo che trovarlo scritto sia molto meglio che doverlo giudicare di volta in volta.
Infine, svolgo un richiamo, perché ho raccolto il punto dell’assessore in Commissione, per quanto riguarda la viabilità storica. È vero che non abbiamo una precisa cartografia, ragion per cui ho inserito un emendamento affinché sia prevista. La viabilità storica è importante non solo dal punto di vista della memoria, ma anche per il potenziale turistico.
È vero che non abbiamo una cartografia, ma è altrettanto vero, assessore, che conosciamo bene la viabilità storica. Sappiamo dove si localizza, quali sono le strade presunte e credo che sia necessario iniziare a pensare di valutarle.
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere Defranceschi, ha poco meno di un minuto.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente.
Non è vero che non abbiamo idea esattamente di dove siano localizzate queste antiche vie storiche, che possono, torno a ripeterlo, essere di grande potenziale turistico. La invito, quindi, a leggere un bellissimo volume prodotto dalla Regione Emilia-Romagna sulla viabilità storica, che - guarda caso - è stato pubblicato su iniziativa del suo assessorato e reca anche il suo nome. Credo che lei considererà con molto favore il nostro emendamento.
Analogamente, mi auguro che vengano considerati tutti gli emendamenti, che raccolgono, come ricordavo, le istanze della società civile e che la presidenza non sia costretta a richiamare stranamente l'attenzione dell'Aula su ciò che si sta votando. Non credo che sia compito della presidenza e mi stupisce anche che, visto che lei viene dall'opposizione, debba chiedere l'attenzione della maggioranza su che cosa sta votando.
PRESIDENTE (Aimi): Mi auguro di non doverlo chiedere.
La ringrazio, consigliere Defranceschi.
Conclude il dibattito generale l'assessore Peri.
PERI, assessore: Signor presidente, sarò velocissimo, perché mi pare che il lavoro svolto dalla Commissione e il grosso lavoro di ascolto che abbiamo condotto abbiano chiarito molti aspetti emersi anche durante questo dibattito.
Sottolineo solo tre questioni. La prima è che noi non parliamo di riduzione del danno che possono provocare questi impianti. Mi sono sempre riferito alla riduzione del danno che siamo costretti a effettuare rispetto a un provvedimento nazionale che non aiuta la miglior gestione di questa vicenda. Questa è la prima questione. Siamo nel campo della completa deregolazione da un punto di vista delle procedure amministrative, senza guardare agli effetti reali e all'efficienza che si vuole mettere in campo, parlando di produzione di energia elettrica e di energia in genere.
In secondo luogo, credo che dovremmo continuare a riflettere su un tema che è emerso in modo molto parziale e ancora non del tutto consapevole nella discussione. Siamo in presenza di iniziative che stanno identificando come soggetti di produzione dell'energia singoli cittadini in modo molto più diffuso di prima. Siamo chiamati a governare un fenomeno per molti versi completamente nuovo, che ha impatti sul territorio e sui diritti, che introduce elementi di difficoltà nella relazione di chi ha diritto di attuare alcune iniziative e chi magari ne deve sopportare le conseguenze.
È una nuova dimensione che non credo possa essere affrontata solo con criteri che, purtroppo, in Commissione sono usciti in misura ancora abbondante, pro o contro un fenomeno. Stiamo parlando di una vicenda che anche in futuro, secondo me, ci chiederà atti di governo e non rigidità di posizioni.
In Commissione mi sono espresso in questo modo e mi ripeto anche in questa sede, perché gran parte degli argomenti e degli emendamenti reiterati sottolineano quell'aspetto: è evidente che noi vogliamo essere coerenti con il Piano energetico regionale e va da sé che, se noi consideriamo questi impianti come, di per sé, pericolosi, siamo in un'altra categoria, sulla quale non siamo d'accordo. Siamo, invece, dentro la riduzione del danno sia rispetto all'impianto nazionale, sia rispetto a un altro elemento di fondo, cioè responsabilizzare noi stessi, le autonomie locali per difendere o ridurre i danni, i problemi che possono derivare da una cattiva o da una non buona realizzazione degli impianti.
Il nostro mestiere non è quello di limitarne la realizzazione in termini di principio, ma è di governare i processi che ne sovraintendono la realizzazione, perché vogliamo che gli impianti partecipino pro quota alla realizzazione del Piano regionale energetico.
Ci siamo messi a lavorare da quel punto di vista, coinvolgendo le comunità locali, e non, come è stato affermato, dando loro “carta bianca”. Come vedrete anche dagli emendamenti che abbiamo presentato in quest'Aula, per essere garantiti sulla coerenza dei Piani regionali energetici, ci deve essere l'intesa con la Regione dal Regolamento edilizio ai Piani provinciali.
Abbiamo effettuato una simulazione e credo che forse riuscirò anche a renderla cartograficamente. Se noi mettiamo insieme tutti gli emendamenti e le proposte che sono arrivati in Commissione da parte di chi ha sposato un'altra tesi rispetto alla nostra, probabilmente rimangono alcuni metri quadrati disponibili per realizzare questi impianti.
Ovviamente la questione non rappresenta la nostra posizione e non è percorribile. Abbiamo tenuto un equilibrio equidistante? Assolutamente no. Abbiamo cominciato a governare un processo completamente nuovo, nel quale non solo i grandi impianti che hanno una loro procedura, ma anche i soggetti piccoli e piccolissimi in termini di proponenti possono, e hanno già iniziato a farlo, diventare protagonisti di una fase realizzativa sui Piani energetici. Bisogna che troviamo alcuni equilibri che consentano non solo di garantire una parità di diritti e di condizioni, ma anche di essere coerenti con le nostre politiche del territorio e con le politiche energetiche che questa Assemblea legislativa ha appena votato.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Peri.
Abbiamo chiuso la discussione generale.
Rendo conto degli emendamenti e dei documenti presentati, che sono in tutto 44.
I 10 emendamenti a firma Barbati e Mandini sono stati ritirati; ci sono poi 12 emendamenti a firma Defranceschi, 12 a firma Favia, 8 a firma Bernardini, 10 a firma dell’assessore Peri, 2 a firma Bignami, Filippi, Villani, Leoni, Malaguti, Vecchi Alberto, Lombardi, Bazzoni e Aimi, un ordine del giorno a firma Monari, Donini, Barbati, Meo, Sconciaforni e Naldi, una proposta di emendamento a firma Sconciaforni e Donini sull'ordine del giorno.
Apro la discussione generale su emendamenti e ordini del giorno.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, ho già presentato gli emendamenti in precedenza per chiedere all'assessore il parere sull’emendamento in merito ai controlli, alle mitigazioni, ai criteri tecnici, l'atto che poi emetterà la Giunta in merito alla mitigazione dell'impatto ambientale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Signor presidente, intervengo sugli emendamenti. Visto che il consigliere Defranceschi ha tirato in ballo una considerazione che io ho svolto in Commissione e che è oggetto di un emendamento specifico, intanto lo ringrazio, perché ho collaborato allo studio che lui cita, quello sulle aree importanti per gli uccelli, le IBA, e, quindi, lo conosco molto bene.
Ripeto ciò che ho affermato in Commissione: si tratta di uno studio di base svolto da diverse persone in tutta Europa, che ha prodotto la base di studio sulla quale sono state istituite le ZPS. Non ho sostenuto, per chiarezza, che coincidono perfettamente. So bene che non è così. Le ZPS sono cartografate e perimetrate nelle pianificazioni territoriali a tutti i livelli. Rimane, dunque, uno studio autorevole, ma che fa parte di un'altra situazione e non entra nella pianificazione territoriale.
Volevo solo precisarlo, perché forse sono stata equivocata, e mi dispiace, ragion per cui ritorno su questo mio punto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Signor presidente, svolgo solo un chiarimento. Non ricordavo che l’avesse affermato la consigliera Meo. Probabilmente ha solo confermato quanto ha sostenuto il funzionario, ma ho perfettamente segnato che fu bocciato il mio emendamento per quanto riguardava le zone Ramsar, sulla base del fatto che coincidevano esattamente o erano ricomprese all'interno di parchi e di ZPS. Il secondo emendamento era sulle IBA ed è stato bocciato, richiamando gli stessi motivi.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Chiudiamo la discussione generale sugli emendamenti e apriamo le dichiarazioni di voto congiunte su emendamenti, ordine del giorno e provvedimento complessivo, per poi procedere alle votazioni.
Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, procedo a nominare gli scrutatori che mi coadiuveranno in questa fase: le consigliere Costi e Moriconi e il consigliere Bazzoni sono riconfermati.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 11 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 12 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 13 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 14 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 15 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 16 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 17 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 18 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 19 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 20 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 21 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 23 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento numero 22 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 42 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 43 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 44 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 45 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 46 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 47 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 48 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 49 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 50 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 51 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 52 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 24 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 25 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 26 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 27 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 28 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 29 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 30 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 31 a firma del consigliere Bernardini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 32 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 33 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 34 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 35 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 36 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 37 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 38 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 39 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 40 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 41 a firma dell’assessore Peri.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 53 a firma Bignami, Filippi, Villani, Leoni, Malaguti, Vecchi Alberto, Lombardi, Bazzoni e Aimi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 54 a firma Bignami, Filippi, Villani, Leoni, Malaguti, Vecchi Alberto, Lombardi, Bazzoni e Aimi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Passiamo all’emendamento 1 che interviene sull'ordine del giorno a firma Monari, Donini, Barbati, Meo, Sconciaforni e Naldi. La proposta di emendamento è a firma dei consiglieri Sconciaforni e Donini.
Chiedo, ai sensi del Regolamento, se il primo firmatario, il consigliere Monari, acconsente alla votazione dell'emendamento sulla proposta di ordine del giorno.
MONARI: Sì, presidente, acconsento, annunciando anche il voto contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento a firma Sconciaforni e Donini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 1570/1, a firma Monari, Donini, Barbati, Meo, Sconciaforni e Naldi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’ordine del giorno è approvato.
Procediamo quindi alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 1570.
(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Richetti): L'Assemblea approva.
Grazie, colleghi. Riprendiamo domani mattina con l’esame dell’atto sul Piano telematico. Buona serata.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 18,43
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta:
il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Richetti
Cevenini - Corradi
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