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52.
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 12 OTTOBRE 2011
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
Interpellanza oggetto 845 (47)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARTOLINI (PDL)
LUSENTI, assessore
Interpellanza oggetto 1448 (68)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
POLLASTRI (PDL)
LUSENTI, assessore
Interpellanza oggetto 1624 (71)
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARTOLINI (PDL)
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta
OGGETTO 1752
Delibera: «Approvazione del programma di informazione e di educazione alla sostenibilità (INFEAS) della Regione Emilia-Romagna per il triennio 2011-2013, ai sensi della legge regionale n. 27 del 2009 e in attuazione del “Decennio per l'educazione allo sviluppo sostenibile” (DESS Unesco 2005-2014).» (Proposta della Giunta regionale in data 12 settembre 2011, n. 1292) (59)
(Continuazione discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
MEO (SEL-Verdi)
POLLASTRI (PDL)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
PRESIDENTE (Aimi)
CASADEI (PD)
BERNARDINI (Lega Nord)
VILLANI (PDL)
FREDA, assessore
FILIPPI (PDL)
FERRARI (PD)
OGGETTO 1543
Richiesta di istituzione, proposta dal consigliere Defranceschi, ai sensi dell'art. 60, commi 1 e 2 del Regolamento interno dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, di una Commissione assembleare di inchiesta sulla gestione delle funzioni delegate in materia di Urbanistica e Tutela Paesaggistica da parte del Comune di Vergato (BO)
(Discussione e reiezione)
PRESIDENTE (Aimi)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
MUMOLO (PD)
POLLASTRI (PDL)
VECCHI Alberto (PDL)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta
OGGETTO 1808
Risoluzione proposta dal Presidente della I Commissione, su mandato della stessa Commissione, recante: “Sostegno all'iniziativa in atto presso il Parlamento europeo a tutela della popolazione del Saharawi occidentale, per sollecitare la richiesta di un parere alla Corte di Giustizia sulla compatibilità con i Trattati del nuovo protocollo fra l'Unione europea e il Regno del Marocco che fissa le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria previste dall'accordo di partenariato nel settore della pesca tra la Comunità europea e il Regno del Marocco” (a firma dei consiglieri Marco Lombardi, Luciano Vecchi e Fabio Filippi) (291)
(Ritiro)
OGGETTO 1793
Mozione proposta dalla consigliera Barbati circa le azioni da porre in essere per dare attuazione a politiche di sostegno al popolo Saharawi ed ai popoli del Maghreb (19)
(Discussione e approvazione)
OGGETTO 1863
Risoluzione proposta dai consiglieri Luciano Vecchi, Lombardi, Donini, Defranceschi, Naldi, Barbati, Manfredini, Monari e Noè per impegnare la Giunta a ribadire la necessità di monitorare il rispetto dei diritti umani nel Sahara occidentale e in Marocco e ad attivarsi affinché l'Unione Europea dia sostegno al Piano di Pace delle Nazioni Unite e al referendum di autodeterminazione del popolo saharawi (301)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi)
LOMBARDI (PDL)
VECCHI Luciano (PD)
GRILLINI (Italia dei Valori)
DONINI (Fed. della Sinistra)
NALDI (SEL-Verdi)
MANFREDINI (Lega Nord)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
Iscrizione di nuovo argomento all'ordine del giorno e inversione dell'ordine dei lavori
PRESIDENTE (Aimi)
OGGETTO 1837
Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Monari, Meo, Sconciaforni, Mandini, Favia e Defranceschi per esprimere la piena condivisione delle motivazioni e degli obiettivi alla base della manifestazione nazionale contro la centrale a carbone di Porto Tolle che si svolgerà ad Adria (RO) in data 29 ottobre (295)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
NALDI (SEL-Verdi)
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Aimi)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Interrogazioni e risoluzioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,08
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la cinquantaduesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell'art. 65, comma 2, del Regolamento interno il presidente della Giunta Errani. Inoltre, hanno comunicato di non poter partecipare gli assessori Bianchi, Bortolazzi e Melucci.
Svolgimento di interpellanze
PRESIDENTE (Richetti): Iniziamo con lo svolgimento delle interpellanze.
Chiamo il seguente oggetto:
845 – Interpellanza del consigliere Bartolini circa il trasferimento all'IRST di Meldola del personale operante presso il reparto di Medicina Nucleare dell'Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì. (47)
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola al consigliere Bartolini.
BARTOLINI: Grazie, presidente, ma preferisco prima ascoltare la risposta dell’assessore Lusenti.
PRESIDENTE (Richetti): La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: In riferimento all’interpellanza in oggetto, mi corre l’obbligo preliminarmente di richiamare un tema.
In tutte le interpellanze in materia proposte negli anni dal consigliere Bartolini persiste un vizio di fondo, costituito dalla premessa su cui si fondano le sue richieste di chiarimenti, ovverosia il nesso inscindibile che l’interpellante evidenzia fra il cosiddetto buco dell’ASL di Forlì e le scelte di area vasta o, più precisamente, di come le politiche di area vasta siano state la causa principale del forte disavanzo dell’Azienda sanitaria forlivese.
Ciò appare piuttosto incomprensibile, anche alla luce delle numerose occasioni di analisi e chiarimenti già forniti in più occasioni, sia a livello regionale, nella Commissione consiliare del 20 gennaio 2010, sia alla luce del documento sull’area vasta presentato dai direttori generali delle Aziende di area vasta, il 2 febbraio 2010.
Per queste ragioni le considerazioni generali sulle politiche di area vasta a seguire ci paiono elementi essenziali da integrare alle risposte da fornire al consigliere Bartolini, al fine di tentare di neutralizzare il più possibile l’atteggiamento strumentale volto a far discendere il disavanzo di Forlì dalle politiche di area vasta.
Illustro la nascita e il ruolo dell’IRST. L’IRST è una scelta primariamente voluta da Forlì prima della costituzione di area vasta, così come è essenzialmente da ricondurre alla responsabilità della programmazione locale la decisione di realizzarlo a Meldola, anziché nell’area dell’ospedale Pierantoni.
Un fatto più di ogni altro testimonia come i principali promotori e attori del progetto siano l’ASL di Forlì e il contesto sociale ed economico del territorio forlivese. Fino a poco prima dell’entrata in funzione del presidio di Meldola, l’ASL di Forlì, lo IOR, la Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì e il Comune di Meldola detenevano insieme quasi il 70 per cento del capitale sociale dell’IRST Srl, una percentuale successivamente ridottasi all’attuale 50 per cento circa, in seguito alla partecipazione delle altre tre Aziende di area vasta.
Il progetto di costituire un istituto per la ricerca e lo studio dei tumori nasce da alcuni professionisti oncologi e anatomopatologi, dipendenti delle aziende della Romagna o accomunati dall’attività nell’ambito dello IOR. Il progetto si concretizza nell’anno 2000, per quanto le sue radici siano ancora più remote, con la nascita dell’IRST Srl, e trova completa realizzazione nel terzo trimestre dell’anno 2007, con l’attivazione della struttura di Meldola.
Per tutto questo periodo, la leadership istituzionale del progetto è stata esercitata dall’azienda ASL di Forlì, individuata come capofila della sperimentazione dalla Regione Emilia-Romagna, sperimentazione che si è conclusa positivamente solo nell’anno 2009, con l’avvio delle procedure per il riconoscimento dello status di IRCCS da parte del Ministero della salute.
Il ruolo e le funzioni dell’IRST sono stati specificati nel tempo da documenti di programmazione assunti quali parti integranti delle delibere regionali in materia. Secondo tali fonti, l’IRST è la sede dove si concentrano funzioni hub di area quali il governo della ricerca e della sperimentazione oncologica nell’ambito di tutti i servizi delle Aziende sanitarie della Romagna; l’infrastruttura necessitante la promozione alla conduzione e alla valutazione della ricerca e dell’assistenza oncologica pubblica nel territorio della Romagna; la somministrazione di trattamenti con tecnologie emergenti e innovative; le tecnologie di costo e di sofisticazione particolarmente elevati e destinati a rispondere a una domanda la cui dimensione non giustifica duplicazioni nella rete; la programmazione e la realizzazione della formazione continua in campo oncologico.
In particolare, la programmazione del 2005 non prevedeva che l’istituto erogasse prestazioni di primo e secondo livello oncologico. Le Aziende di Forlì e di Cesena hanno autonomamente deciso di cedere all’IRST la gestione, in toto e in parte, di tali ambiti di attività. In tal modo, accanto alle funzioni hub svolte per tutte le Aziende del territorio romagnolo, l’IRST svolge, come gli altri nodi provinciali della rete, attività oncologiche di primo e secondo livello, in nome e per conto delle Aziende sanitarie di Forlì-Cesena, sulla base di una formale cessione di ramo d’azienda, Ravenna e Rimini, e di appositi contratti di fornitura.
La relazione tra tutte le Aziende sanitarie e l’IRST non è diversa da quella che contraddistingue e regola la relazione con ogni altra Azienda del Servizio sanitario regionale.
Dall’analisi dei dati dei ricoveri oncologici dei residenti in area vasta Romagna è facile dimostrare come la variazione registrata al 2009 rispetto all’anno 2006, anno in cui l’oncologia era parte integrante dell’ASL di Forlì, oggettivano un aumento dei ricoveri oncologici soddisfatti presso Forlì.
In particolare, nel periodo considerato, i dimessi da Forlì di residenti dell’area vasta Romagna aumentano di circa il 40 per cento. L’aumento maggiore riguarda i dimessi residenti nell’ASL di Ravenna (più 88 per cento) e quello minore nell’ASL di Forlì (più 17 per cento).
Quanto poi agli indici di dipendenza dell’IRST, se non stratificato per livelli assistenziali, ovviamente Forlì rappresenta la parte di produzione e fatturazione di gran lunga maggioritaria. Sul totale dei ricoveri dei residenti in area vasta prodotti nel 2009 dall’IRST il 54 per cento proviene da Forlì, il 18 da Ravenna, il 22 da Cesena e il 6 da Rimini, perché Cesena e Forlì hanno deciso di delegare all’IRST anche la produzione del primo e del secondo livello oncologico, evitando di produrli in proprio.
Tuttavia, come noto, l’IRST è stato pensato per assicurare alla popolazione della Romagna prestazioni cosiddette di terzo livello, afferenti al campo della ricerca, della sperimentazione e della somministrazione di trattamenti diagnostico-terapeutici particolarmente innovativi e sofisticati.
Focalizzandosi solo sul ricovero di terzo livello, la produzione in favore di Forlì si riduce al 30 per cento, quella di Ravenna sale al 48, quella di Cesena scende al 17 e quella di Rimini al 5. In altri termini, l’attività oncologica di primo e di secondo livello è garantita con una sostanziale equità territoriale tra le Province della Romagna.
In definitiva, l’ASL di Forlì ha certamente sostenuto un costo per la scelta compiuta, ma non è la sola. Per esempio, l’ASL di Ravenna, per l’attivazione dell’IRST ha sostenuto e sostiene un costo dovuto sia all’aumento della mobilità passiva di oncologia e di radioterapia (3,9 milioni nel 2009 contro 2,2 del 2006), sia per la riduzione della mobilità attiva nella stessa specialità. Complessivamente, nel periodo 2007-2009 ha sostenuto un peso economico per circa 1,9 milioni di euro.
Il percorso attivato per il riconoscimento di IRCCS per l’IRST sta procedendo regolarmente. Lo scorso 18 luglio si è realizzata la site visit degli esperti ministeriali, preludio alla conclusione del percorso medesimo.
Pensando di aver chiarito esaustivamente genesi, ruolo e costi sostenuti dall’ASL di Forlì e dalle altre aziende dell’area vasta, in relazione all’IRST di Meldola, occorre andare a precisare ulteriormente ruolo e partecipazione delle Aziende di area vasta anche in merito ad altri progetti, quali centrale unica e laboratori di Pievesestina, in quanto, anche in questo caso, l’interpellante sembra ignorare genesi e risultati prodotti.
Illustro i costi dei progetti di area vasta. Il finanziamento del laboratorio centralizzato riconosce due distinte modalità, la copertura dei costi d’affitto della struttura e la copertura dei costi di funzionamento. La prima è pari a circa il 6 per cento dei costi e fino a tutto il 2010 è stata ripartita in quote uniformi tra le Aziende, il 25 per cento ognuna, in ragione del fatto che la struttura è destinata a funzioni diverse, alcune delle quali generano una diversa ripartizione nei costi cessanti delle Aziende partecipanti. Il canone annuo di struttura ammonta a circa 620.000 euro per ciascuna Azienda.
Tali costi iniziano nel 2007. La copertura dei costi di funzionamento è determinata dal consumo di ogni singola Azienda. I costi iniziano dall’anno 2009 e sono stati così ripartiti: Ravenna 8 milioni di euro, pari al 39,6 per cento; Rimini 5,5, pari al 29,6; Cesena 3,6, pari al 17,7; Forlì 3,2, pari al 15,8.
Anche nel caso della centrale operativa Romagna Soccorso, per effetto della centralizzazione il costo del personale addetto alla funzione di centrale ha registrato economie pari a oltre 800 mila euro, per il valore delle 22 unità a tempo pieno equivalente liberate dalla centralizzazione.
Dall’anno 2011 anche i costi per l’affitto dell’edificio che ospita il laboratorio saranno ripartiti in modo proporzionale al livello di utilizzo del laboratorio stesso, cioè in proporzione agli esami o emoderivati per la parte trasfusionale, richiesti da ogni singola azienda.
Tutto ciò vale a ribadire che i progetti di area vasta e i criteri di suddivisione dei costi fra Aziende non hanno prodotto un sovraccarico economico a carico delle singole Aziende della Romagna, ma già a partire dal 2009 le gare di area vasta avevano prodotto economicità pari a oltre 9 milioni di euro.
Si precisa, infine, che l’IRST di Meldola ha proceduto all’acquisto di una propria PET, che, a partire dal 20 giugno scorso, garantisce un volume di prestazioni pari a sei sedute per cinque giorni alla settimana su turni di sei ore. L’attività è svolta dai dirigenti medici provenienti dalle Unità operative di Medicina nucleare delle ASL di Forlì, Cesena e Ravenna, in quanto Rimini non ha un’unità operativa di Medicina nucleare, che non sono trasferite alla struttura, ma vi operano per una parte del loro tempo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola al consigliere Bartolini per la replica.
BARTOLINI: Ringrazio l’assessore per la difesa d’ufficio che ha svolto della ASL di Ravenna, che è l’ASL del presidente Errani, la quale, checché ne dica lui, è quella che ha guidato l’area vasta fino a oggi, facendo autoproclamare il direttore generale dell’ASL di Ravenna coordinatore di area vasta, con autorinnovi non scritti da nessuna parte, che si sono protratti finché, a seguito delle mie denunce, che l’assessore ha registrato, si è arrivati a una sostituzione in corsa, soltanto nell’ultimo anno, ma che ha rappresentato un’anomalia persistente negli anni.
A sentire l’assessore, l’area vasta, che io riconosco possa essere utile per una razionalizzazione dei costi e per portare ad alcune economie, va bene, è perfetta e, quindi, a sentire l’assessore, le tensioni che ci sono dentro le strutture sanitarie non esistono. Lei non le conosce, assessore, e io gliele illustro, se non altro per quello che rappresenta la struttura sanitaria di Forlì, che è quella che conosco meglio.
In realtà, le tensioni ci sono eccome e così le disparità di trattamento tra un’ASL e l’altra. Lei prima mi citava un esempio. Oggi l’area vasta è stata individuata prevalentemente su alcuni settori: sul laboratorio unico di Pievesestina e sulla centrale unica del 118 a Ravenna. Al di là della cronistoria che ha svolto lei, io potrei svolgere la cronistoria del 118 di Forlì, di Ravenna, di Rimini o di Cesena, così come dei diversi laboratori, ma, se andiamo a rifare le cronistorie, è evidente che sull’ospedale di Meldola le decisioni venivano prese inizialmente dall’ASL di Forlì, che era la ASL competente. L’IRST di Meldola, al pari del laboratorio unico di Pievesestina e della centrale unica del 118, rientra nei progetti di area vasta.
Il concetto che io esprimo da quando lei, in maniera persistente, insiste su questi argomenti, è il seguente: io sostengo che, se area vasta deve essere, area vasta sia, ma con pari dignità e con pari rispetto tra i diversi attori che la compongono.
Quando lei sostiene che il costo degli affitti è di quasi 2 milioni 600 mila euro annui per l’immobile di Pievesestina e per il laboratorio unico, lei non mi ha spiegato perché esso viene diviso equamente al 25 per cento per ciascuna, quando le Province sono tre e gli utenti di Ravenna sono il doppio di quelli di Forlì e di quelli di Cesena, dal momento che Ravenna è ASL unica, di un’unica Provincia, mentre Forlì è divisa in due ASL.
Il riparto ottimale sarebbe stato quello di dividere il costo per l’effettivo utilizzo, così come viene fatto per il consumo, come lei mi ha spiegato, ma anche per i costi d’affitto. Sarebbe stata un’economia per l’ASL di Forlì e per quella di Cesena che avrebbe garantito minori passivi nel bilancio, che poi è arrivato a un’implosione.
Il ragionamento che io svolgo e che torno a ripetere è che, se area vasta deve essere, area vasta sia, ma non ci devono essere prevaricazioni da Ravenna, che con un coordinatore unico ha per anni imposto la propria linea, anche con pressioni al limite del mobbing, mi riferiscono in alcuni ospedali.
Quando l’IRST viene creato per tutta l’area vasta, perché deve prevalentemente pagarne un costo, in termini di personale e in termini di utili, l’ASL di Forlì? Perché Ravenna non rinuncia alla propria specializzazione dei cosiddetti “tumori liquidi”, quelli del sangue, che riconosciamo tutti che detiene? Perché non fa convergere queste specializzazioni all’IRST di Meldola?
Analoga situazione per Rimini, che aveva come primario un ex sindaco. La politica incide nelle scelte. Allora ritorniamo a quel PD forlivese debole, che non ha neppure un assessore in questa Giunta, forlivese e cesenate, che paga il costo di una propria debolezza politica dentro la Romagna, a vantaggio non solo di Rimini, che è più forte di Forlì e Cesena, ma prevalentemente dell’ASL di Ravenna, che, sarà una coincidenza, è l’ASL del presidente Errani.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 845. Chiamo l’oggetto seguente:
1448 – Interpellanza del consigliere Pollastri circa la presenza di amianto in manufatti adiacenti alla nuova sede dell'ASL di Piacenza. (68)
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola al consigliere Pollastri.
POLLASTRI: Grazie, signor presidente. Se non ricordo male, ho otto minuti, da Regolamento, tra illustrazione ed eventuale replica.
Questa interpellanza, assessore – penso che lei conosca già bene la vicenda – prende le mosse da una segnalazione che era stata fatta da parte di dipendenti dell’ASL stessa all’atto di vedersi trasferiti, come personale amministrativo, nella nuova palazzina, la Cittadella degli uffici amministrativi dell’ASL di Piacenza tristemente nota.
In merito avevo già presentato un’interpellanza, perché essa avrebbe dovuto essere finita in una determinata data, ma poi, in realtà, per diverse cause che lei mi esplicitò in risposta a un mio atto ispettivo, non era stata completata. La palazzina nella quale sono stati trasferiti con anni di ritardo molti dipendenti dell’ASL aveva una problematica di possibile presenza di eternit sulla tettoia di un antico manufatto vetusto adiacente alla struttura stessa.
Non l’ho prodotta agli atti, assessore, ma vi è una documentazione anche fotografica che segnala nella zona del complesso della lavanderia – penso che lei abbia avuto modo di effettuare un sopralluogo in una delle sue numerose visite a Piacenza – un comparto piuttosto vecchio, come sanno bene anche gli assessori della mia città.
I dipendenti, non Andrea Pollastri che siede sui banchi dell’opposizione, hanno segnalato questo timore e questo pericolo. Io ho chiesto spiegazioni, ma mi era già stata fornita una risposta circa le condizioni di pericolosità e incolumità.
Questo dell’amianto non è un tema, assessore, che agitiamo tanto per trovare un argomento, cui, peraltro, sono molto sensibili anche i consiglieri regionali del Gruppo Movimento Grillo Cinque stelle. L’argomento dell’amianto è presente in tutta la regione. Il fatto, cioè, che io segnali su segnalazione, a mia volta, di alcuni dipendenti questa problematica credo sia anche significativo di un’attenzione che anche i consiglieri di minoranza hanno rispetto a tematiche importanti.
Attendo la sua risposta. Devo, però, anche rilevare che ci si muove sempre con un certo ritardo, perché, nel momento in cui l’ASL aveva individuato e ubicato, salvo tutte le problematiche che sappiamo, la sua nuova sede in via Anguissola, si sarebbe potuta svolgere una verifica preventiva. Non avrebbero dovuto intervenire la segnalazione dei dipendenti, la richiesta del povero consigliere Pollastri, l’articolo della stampa per andare a verificare che la situazione fosse sotto controllo.
Per questo, assessore, io insisto – avevo già fatto una nota – e chiedo a lei, come massimo rappresentante della sanità in Emilia-Romagna, rassicurazioni quantomeno su questo tema.
Le preannuncio che vi sarà in futuro un'altra richiesta sul tema dell'amianto, sempre per un problema che mi hanno segnalato i cittadini. Io tengo nell'ambito del mio mandato uno stretto contatto con i miei cittadini elettori, che mi hanno segnalato altre problematiche sull'amianto in altri punti della città. Con l'amianto – lo sappiamo – non si scherza. Io sono un funzionario dell'INAIL in aspettativa e so bene, sotto il profilo delle malattie professionali, quali possono essere – lei è un medico – gli effetti devastanti e nefasti dell'amianto.
In città – penso a Piacenza – ci sono tante altre situazioni. Avevamo segnalato anche quella, che l'assessore ben conosce, dell'area ex-ACNA: anche in tale area c’erano stati timori e preoccupazioni.
Assessore, mi attendo una risposta circostanziata da parte sua e anche in prosieguo sarò vigile e attento nel segnalarle queste situazioni di pericolo, proprio nell'ambito di una fattiva collaborazione tra amministratori della Regione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
La parola all'assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Il decreto ministeriale del 6 settembre 1994, al punto 2 (valutazione del rischio), evidenzia testualmente che «la presenza di materiali contenenti amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute degli occupanti. Se, infatti, il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso, è estremamente improbabile che esista un pericolo apprezzabile di rilascio di fibre di amianto. Se, invece, il materiale viene danneggiato per interventi di manutenzione o per vandalismo, si verifica un rilascio di fibre che costituisce un rischio potenziale». Così cita letteralmente la norma nazionale di riferimento.
La norma in vigore, inoltre, prevede che «il proprietario dell'edificio in cui sono in opera materiali contenenti amianto è tenuto a valutare il rischio di esposizione per gli occupanti dell'edificio e a mantenere in buone condizioni tale materiale, attraverso un programma di controllo e manutenzione con nomina del responsabile di tale programma».
Nello specifico, si rileva che, a seguito della segnalazione di alcuni dipendenti in merito alla possibile presenza di amianto presso la palazzina nuova sede di uffici amministrativi dell'Azienda USL di Piacenza ubicata in via Anguissola n. 15, il direttore del dipartimento della sicurezza dell'Azienda ASL di Piacenza, dopo aver eseguito una verifica finalizzata alla localizzazione dei materiali con sospetto contenuto di amianto sulla copertura delle centrali tecnologiche a servizio del presidio ospedaliero di Piacenza e nella succitata palazzina, ha richiesto una consulenza alla Fondazione Salvatore Maugeri-Clinica del lavoro e della riabilitazione per effettuare campionamenti massivi sul fabbricato Centrali tecnologiche, sede della centrale termica e della lavanderia dell'Azienda USL, e campionamenti in aria ambiente nel fabbricato destinato a uffici amministrativi dell'Azienda USL.
I prelievi di campioni massivi e quelli in aria ambiente per la determinazione di presenza dell'amianto sono stati eseguiti in data 18 maggio 2011. Gli esiti delle analisi riguardanti il fabbricato Centrali tecnologiche hanno evidenziato la presenza di fibre di amianto serpentino, cioè crisotilo, in matrice cementizia nei campioni della copertura, in quantità stimabile pari al 9 per cento e al 12 per cento, mentre nei campioni di aria ambiente prelevata nel fabbricato destinato a uffici amministrativi non è stata rilevata alcuna fibra di amianto.
Le uniche rare fibre evidenziatesi nel corso dell'analisi sono di origine organica, naturale o sintetica, simili a quelle normalmente presenti nel pulviscolo atmosferico. Pertanto, non risultano rischi per la salute delle persone che frequentano i locali o le aree controllati.
L’ispezione eseguita sul materiale di copertura del fabbricato, sede delle Centrali tecnologiche, ha evidenziato un discreto stato di conservazione con l’assenza di crepe e fratture. L’ispezione delle lastre poste in opera quale controsoffittatura interna dello stesso fabbricato presso locali movimentazione cestelli, al primo piano, e aree guardaroba ha rilevato buone condizioni prive di segnali di usura, quali crepe, fratture e via elencando. Sono presenti unicamente alcuni brevi tratti di manufatto con bordi sfrangiati che verranno rapidamente e precauzionalmente messi in sicurezza con apposite tecniche di contenimento e resinatura già realizzati.
In ottemperanza a quanto previsto dal decreto succitato del settembre 1994, l'Azienda ASL di Piacenza svolge una periodica attività di controllo e di vigilanza per il mantenimento delle condizioni sopra esposte, con opportune verifiche condotte dal Dipartimento tecnico congiuntamente al Dipartimento della sicurezza e ha in previsione interventi di miglioramento di bonifica della copertura degli edifici aziendali mediante la rimozione delle lastre di cemento amianto e la contestuale installazione di pannelli fotovoltaici, in un più ampio disegno di risparmio energetico e di riconversione ulteriore verso la produzione di energia pulita. A tale proposito, è già stato elaborato un progetto con relativo studio di fattibilità.
Si segnala, infine, che nell'ambito dell'attività di sorveglianza e di valutazione del rischio normalmente condotte, nel primo trimestre del 2011 l'Unità operativa servizi di prevenzione e protezione del Dipartimento della sicurezza dell'Azienda ASL di Piacenza ha provveduto a comunicare all'organo di vigilanza Servizio di medicina preventiva e di igiene del lavoro di Piacenza gli esiti della mappatura aggiornata al 2010, secondo le linee guida della Regione Emilia-Romagna relative alla valutazione dello stato di conservazione di tutte le coperture in cemento amianto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola per la replica al consigliere Pollastri. Le rimangono due minuti, consigliere.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Dall’informativa piuttosto dettagliata devo dare atto all'assessore che non è stata data una risposta tanto per darla genericamente, ma, trattandosi di salute e sicurezza, ho alcuni elementi in più, alla luce di questa sua risposta in Aula, e devo ritenermi piuttosto soddisfatto.
L’importante è aver appreso che, dopo queste segnalazioni, sia stato dato affidamento a un organo – mi sembra di capire così, poi leggerò con calma e nel dettaglio la risposta scritta – di svolgere una consulenza. Avendo scelto un organo come l'istituto a cui è stata affidata la consulenza, che rappresenta una rassicurazione rispetto alle preoccupazioni e ai problemi che avevamo evidenziato, è significativamente importante che vi sia stato, assessore, questo campionamento.
È importante – mi sembra di averlo appuntato – che siano stati effettuati, anche in via precauzionale, alcuni piccoli interventi di sistemazione, laddove l'amianto poteva essere rilasciato.
Proprio per questo motivo, in conclusione e in risposta a questa interpellanza, che aveva una certa urgenza, ritengo di poter affermare che sul punto continuerà, da parte mia, quale rappresentante dei cittadini, un'azione di controllo e di verifica incessante. Auspico e spero che non debbano in queste situazioni intervenire soltanto le segnalazioni dell'interpellante o dei cittadini, ma che vi sia da parte dell'ASL anche su tutti gli altri edifici un continuo stato di controllo. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Abbiamo esaurito l'oggetto n. 1448.
Comunico che l’oggetto 1076 “Interpellanza del consigliere Filippi in merito ai nuovi ticket sanitari sui farmaci e sulle visite specialistiche” viene rinviato, essendosi giustificata in mattinata per l’assenza l'assessore Bortolazzi.
Chiamo l'oggetto seguente:
1624 – Interpellanza del consigliere Bartolini circa un compito assegnato presso l'istituto scolastico Anna Frank di Cesena. (71)
Risponde per la Giunta il sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Bartolini.
BARTOLINI: Grazie, presidente. Ci troviamo di fronte a un caso di politica in classe. Ricordo quando ci fu il caso di quella scuola al Nord, in provincia di Brescia, mi pare, anche se non ricordo bene il paese: ci fu una sollevazione popolare perché veniva strumentalizzata la scuola.
Riporto le parole del Ministro Gelmini quando affermò, in rispetto alla scuola: «È un'istituzione pubblica che deve garantire un’educazione imparziale e autonoma rispetto a qualsiasi orientamento politico».
Ciò vale ovviamente, da sinistra, se ci sono iniziative che partono dal centrodestra, ma non, almeno nella rossa Cesena, se ci sono iniziative strumentali all'interno della scuola di faziose politiche in classe, quando queste sono a vantaggio della sinistra e contro il Governo di destra.
Nel plesso Anna Frank, in un’iniziativa che gli insegnanti avevano organizzato, gli alunni dovevano lasciarsi andare a libere considerazioni sul tema “Se io fossi” e dovevano poi riportare queste dichiarazioni in un cartellone da affiggere nei corridoi della scuola.
Non sto a elencarvi le offese gratuite e becere che sono state mosse nei confronti del Ministro Maroni e del Ministro Gelmini. Non sono qui per redarguire ciò che hanno fatto i ragazzi, quanto il fatto che gli insegnanti hanno lasciato che essi proseguissero. Non sono stati censori di questa iniziativa, non hanno spiegato loro il rispetto per le istituzioni e quali sono i toni giusti per esternare i propri pensieri.
La discussione è finita anche nel Collegio dei docenti, presieduto da un dirigente scolastico che era anche – casi della vita – già presidente di quartiere eletto nella lista del PD, il quale è intervenuto, lo riconosco, denunciando l'episodio, ma limitandosi a questo e lasciando affisse tali dichiarazioni ai muri della scuola.
Nello stesso Collegio dei docenti giravano volantini, nello stesso periodo, sul tema “Senza prezzo, anzi comunista”: queste sono le diverse iniziative che sono state individuate da docenti liberi, che sono all’interno della scuola, e da genitori che poi hanno lamentato il fatto.
Ciò fa seguito alla situazione, già denunciata con un'altra interrogazione, di Mercato Saraceno, dove dentro la scuola venivano distribuiti ai bambini volantini dell'ARCI che pubblicizzavano corsi a pagamento.
Io denunciai – anche in questo caso – che ciò andava fatto fuori dalla scuola e non tramite gli insegnanti all’interno della scuola. Per fortuna in quel caso il dirigente scolastico provinciale ha riconosciuto l'errore commesso dagli insegnanti e ha richiamato i dirigenti di quella scuola a non ripeterlo, però è vergognoso che nel 2011 ci sia ancora questa “okkupazione” (con la doppia “k”) da parte di chi ha la presunzione di pensare che la scuola sia di una parte e che, quindi, vadano inculcate ai giovani determinate linee di pensiero.
Mi rifaccio – e concludo – alle dichiarazioni del Ministro Gelmini rese in occasione di un attacco della sinistra senza precedenti, giustamente, per una strumentalizzazione della scuola che non doveva essere di parte: «La scuola deve essere libera, deve essere di tutti e non deve avere nessun orientamento politico».
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
La parola al sottosegretario Bertelli per la risposta.
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente. Non avendo conoscenza dell'episodio, ci siamo rivolti al competente Ufficio scolastico regionale, che, peraltro, il consigliere Bartolini ci chiede di far intervenire, il quale ci ha fornito l'esito di un lavoro dallo stesso svolto per accertare e intervenire sui fatti denunciati.
Anche la Giunta, così come il dirigente scolastico regionale premette, concorda pienamente con il consigliere Bartolini sul fatto che la scuola debba intendersi come un'istituzione pubblica che deve garantire un’educazione imparziale e autonoma rispetto a qualsiasi orientamento politico.
Se posso aggiungere una considerazione a questo inciso, mi sentirei di affermare che la scuola stessa dovrebbe riuscire ad aggiungere e anche a garantire agli studenti robusti strumenti per un esame autonomo e critico della realtà che circonda loro, come tutti noi, in modo da farli crescere con gli anticorpi necessari a essere impermeabili a strumentalizzazioni.
Il dirigente scolastico, che ci scrive, ritiene che la vicenda oggetto dell'interpellanza si inserisca in un percorso educativo centrato proprio su tali presupposti e, quindi, spiega quanto è avvenuto dopo aver indagato e così lo illustra. Nella sua relazione spiega che l'insegnante ha proposto agli studenti di scrivere una poesia sulla falsariga di “Se io fossi...”, che, vi ricorderete, è una poesia di Cecco Angiolieri che abbiamo studiato tutti a scuola, nell'ambito della storia della letteratura. Lo scopo di tale iniziativa era quello di affrontare un grave problema di dinamiche relazionali che coinvolgevano alcune ragazze della classe.
Infatti, come da lei auspicato, le poesie composte dai ragazzi che esprimevano in modo diretto ed impetuoso le loro emozioni hanno fatto emergere le conflittualità esistenti e hanno fornito occasione per alcune riflessioni e discussioni all'interno della classe, dopo aver raccolto questo lavoro. Il lavoro così impostato ha permesso il recupero di una relazione positiva tra le ragazze, ma ha anche offerto a tutti la possibilità di riflettere sulle opinioni espresse e di comprendere i propri errori.
In questo contesto, la docente si è soffermata sulle strofe che nominavano i rappresentanti delle istituzioni da lei ricordati, richiamando gli studenti al rispetto delle istituzioni e dei loro rappresentanti.
Quanto al cartellone, è stato utilizzato dall'insegnante per alcuni giorni, quale strumento per evidenziare le frasi e le parole su cui concentrare le riflessioni degli studenti. A parere del direttore scolastico, il percorso educativo e didattico è stato realizzato in un contesto di dialogo e di riflessione, tenendo presente qual è il ruolo della scuola e nel rispetto dei princìpi che sono alla base dell'educazione alla cittadinanza e della Costituzione.
Risulta, altresì, che il direttore abbia affrontato la questione nel Consiglio di classe interessato con l’intento di comprendere l’accaduto e di accertarsi del rispetto dei ruoli istituzionali e, così facendo, riteniamo abbia correttamente adempiuto al suo ruolo, al quale noi non abbiamo nulla da obiettare, come al ruolo che ha svolto in questa circostanza il dirigente scolastico regionale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, sottosegretario Bertelli.
La parola per la replica al consigliere Bartolini, al quale restano quattro minuti.
BARTOLINI: Utilizzerò soltanto mezzo minuto per ringraziare il sottosegretario Bertelli per la risposta che mi ha fornito e per affermare che “se io fossi”, in continuità con quello che era il tema per i ragazzi, il dirigente scolastico di quella scuola, già presidente PD di un quartiere di Cesena, mi preoccuperei dalla prossima volta, dalle prossime occasioni, di garantire, contrariamente a quanto avvenuto in quella in oggetto, un'educazione imparziale e autonoma rispetto a qualsiasi orientamento politico e a non far utilizzare dagli insegnanti la scuola per una propaganda politica becera e volgare, come è accaduto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
Abbiamo esaurito l'oggetto 1624 e con esso le interpellanze previste all'ordine del giorno di oggi.
OGGETTO 1752
Delibera: «Approvazione del programma di informazione e di educazione alla sostenibilità (INFEAS) della Regione Emilia-Romagna per il triennio 2011-2013, ai sensi della legge regionale n. 27 del 2009 e in attuazione del “Decennio per l'educazione allo sviluppo sostenibile” (DESS Unesco 2005-2014).» (Proposta della Giunta regionale in data 12 settembre 2011, n. 1292) (59) (Continuazione discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo il nostro ordine del giorno con l'oggetto 1752, delibera di Giunta proposta all'Assemblea legislativa.
Ricordo che siamo in ambito di discussione generale. È già intervenuto il consigliere Filippi. Ho iscritti a parlare la consigliera Meo e il consigliere Pollastri, che vedo entrambi in Aula.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente. Intervengo dopo il collega Filippi e anche dopo una bella pausa di riflessione a pranzo. Ho pensato al rapporto che lega l’educazione ambientale alle cooperative rosse, ma non l’ho ancora capito benissimo, però ci arriverò.
A parte gli scherzi, su un punto volevo rispondere al consigliere, quando sostiene che la questione dell’educazione ambientale fa contente le amministrazioni e il popolo di centrosinistra ha sostenuto più o meno questo, che sarebbe un metodo per dare un contentino.
Bisogna stare molto attenti, perché poi le questioni possono essere anche molto serie. L’educazione ambientale, così come le questioni ambientali, riguardano il nostro Paese, l’Europa, tutti. Non esiste un’educazione di questo tipo che fa contenta soltanto una data parte dell’Italia. Regioni come il Veneto, la Lombardia e il Lazio hanno e perseguono programmi di questo tipo e non li interrompono certo perché hanno una formazione politica diversa dalla nostra. La questione ambientale è una questione molto seria, che riguarda il futuro del mondo e giustamente questa Regione l’ha sempre affrontata con grande coerenza.
Forse, se posso muovere un appunto, è il solito, quello che attraversa la discussione di tutte le delibere. Non affermerò che ci sono troppo pochi soldi su questo capitolo, ma che sono pochi, perché pochi sono oggi i soldi disponibili su azioni di questo genere e me ne rendo perfettamente conto.
Forse il tema, anche in questo caso, attraversa più la necessità di sostenere in maniera opportuna queste azioni, ragion per cui fa bene la Regione oggi nel ridefinire le linee-guida per il triennio, che io condivido, e nel ridefinire un po’ – uso una parola brutta, che non mi piace, ma non me ne viene una migliore – e ottimizzare meglio questi centri per cercare di tirare maggiormente le fila degli innumerevoli centri che esistono nella nostra regione e di puntare, anche in questo caso, come negli altri, alla ricerca di un’eccellenza attraverso l’ottima qualità del lavoro che hanno svolto.
Lo voglio affermare con molta chiarezza. Penso che questi centri, nel loro insieme – ovviamente ognuno fa il possibile – abbiano svolto negli anni un ottimo lavoro. Non lo testimonio io, ma le decine di migliaia di utenti, di cittadini e di giovani che partecipano con grande attenzione e con grande entusiasmo a queste attività.
L’“educazione alla sostenibilità”, termine che ha sostituito quello vecchio di “educazione ambientale”, è una questione che ci deve attraversare, anche perché il nostro Paese sconta – ahimè – un’ignoranza storica da questo punto di vista, avendo sempre puntato sulla didattica tradizionale e su altri aspetti, che pure caratterizzano fortemente la storia e la cultura dell’Italia, ma magari assolutamente diversi.
Tuttavia, proprio per tradizione anche culturale, non ha mai sviluppato nel modo giusto nei sistemi tradizionali, questa che pure è una necessità e che ci darà la misura della crescita futura del nostro Paese anche attraverso un’ottica di sostenibilità ambientale.
Si è intervenuti molto bene mettendo in piedi questa rete, che è interessante, e che si appoggia a strutture che già esistono, ossia i centri. Non nasce ex novo con questi fondi, ma mette a disposizione questi fondi sul territorio e li fa anche moltiplicare, perché per accedervi bisogna parteciparvi. Bisogna credere e crescerci insieme, il che produce un risultato in termini di conoscenze attuali e appropriate che, a mio parere, va sostenuto in tutte le forme possibili.
Noi, pertanto, ringraziamo l’assessore per aver portato questo oggetto e condividiamo le dieci aree di azione che ha individuato e che non sta a me ritirare fuori. Per il futuro crediamo che, anche se forse oggi è difficile parlare di potenziamento, si possa provvedere a un sostegno, a una razionalizzazione e a un accompagno di questi centri. Penso che essi siano un fiore all’occhiello nella qualità delle realtà messe a disposizione e mi auguro fortemente che questa Regione non faccia mancare il sostegno necessario anche negli anni più difficili a queste azioni, che per il futuro potrebbero veramente essere di importanza strategica.
Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Su questo tema e su questo provvedimento non uscirò dal seminato, ma mi atterrò a un’analisi dell’atto, ossia della delibera, e soprattutto a una verifica e ad alcune riflessioni sull’Allegato A, che è parte essenziale e componente della delibera stessa.
Del resto, la delibera propone all’Assemblea questi cinque punti, ma, in realtà, le motivazioni e le riflessioni vanno svolte sull’Allegato A, non prima, assessore, di aver formulato alcune riflessioni sul passato per vedere quello che poi sarà il futuro.
Questo programma di informazione e di educazione alla sostenibilità per gli anni 2011-2013 è il primo programma in cui effettivamente si possono riscontrare gli effetti della legge regionale n. 27/2009, una legge nata, ed è un punto su cui pongo la sua attenzione, proprio nel bel mezzo del precedente programma 2008-2010.
Essendo, ed è questo il punto che voglio evidenziare, il precedente programma di natura “sperimentale” ed essendo stato in corso d’opera arricchito dall’approvazione della legge n. 27 a cui facevo riferimento, mi risulta difficile, assessore – lo affermo per arricchire il dibattito, ragion per cui spero che altri colleghi della maggioranza possano cogliere questo aspetto – valutarne pienamente gli effetti concreti e soprattutto guardare avanti a quelli che saranno gli effetti più importanti e incisivi della parte futura, cioè dell’Allegato A.
La genesi di questo tipo di provvedimenti che oggi portate all’attenzione dell’Aula è il Nuovo quadro programmatico Stato-Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano per l’educazione all’ambiente e alla sostenibilità approvato – tanto per citare un po’ di storia – ai tempi del Governo Prodi e frutto della decisione delle Nazioni Unite, che, a seguito della Conferenza di Rio, hanno proclamato il famoso Decennio dell’educazione allo sviluppo sostenibile dal 2005 al 2014. Mi smentisca, se sbaglio. La vedo attento e la ringrazio dell’attenzione.
L’importanza del tema, però, aveva visto il Governo, allora di centrodestra, fermarsi su questo tipo di operazione. Il successivo Governo di centrosinistra, invece, non solo l’inserì a pieno titolo nell’agenda politica, ma mise anche a disposizione somme ingenti di denaro pubblico per attuarlo.
La Regione Emilia-Romagna, come d’altra parte prevedibile e scontato, fu una delle prime a “obbedire” – passatemi il termine – alle indicazioni del Governo Prodi e stanziò, insieme agli altri Enti locali, una cifra considerevole, 3,6 milioni di euro nel triennio 2008. È la cifra risultante dagli atti. Peraltro, basta leggere le delibere e si vedono i numeri. Lo scopo era realizzare progetti nelle scuole, istituire premi, organizzare convegni, formare operatori, promuovere l’uso dell’energia sostenibile, realizzare video e pubblicazioni, allestire manifestazioni pubbliche, partecipare a fiere e anche a molti forum internazionali.
Come si può comprendere dalla mia piccola ricerca, questo è un elenco di interventi. Sono scelte. Questo è il punto, però: a mio avviso, l’effetto, la concretezza, la pregnanza e la ricaduta di tanti di questi interventi collegati – parlo del passato, assessore, non del futuro, cui arriverò dopo – sono poco palpabili. Secondo me, sarebbe stato molto più utile per l’ambiente finanziare, per esempio, altri tipi di iniziative più concrete, quali l’installazione di filtri per le imprese, filtri antiparticolato su veicoli diesel, sostituzione di vecchie caldaie.
Non vorrei, collega Meo, dover riprendere la vecchia canzone Parole parole, ma abbiamo bisogno di fatti. Questo è il passato, con quanto avete speso in passato.
Il nuovo programma, lo devo rilevare perché ho avuto modo di leggerlo, me lo sono rivisto adesso velocemente, e riguarda mobilità sostenibile, educazione alla biodiversità, alla sostenibilità, vetrina della sostenibilità, tavoli, coordinamenti, seggiole. È vero che è molto ricco e molto articolato, però che cosa troviamo?
Non troviamo, collega Meo, tante novità. Niente di nuovo sotto il sole, recita il proverbio. Vi sono tanti interventi già sperimentati. Non c’è uno scatto di novità sul punto. Si tratta delle solite collaborazioni, del sostegno ai progetti educativi, della realizzazione di scuole e laboratori ecosostenibili, di corsi di formazione, di progetti internazionali, di partecipazioni a forum, di festival culturali, di creazioni di premi, di cataloghi on line, di valorizzazione di esperienze.
C’è una volontà buona – metto in chiaro anche gli aspetti che ritengo positivi; non voglio demolire la delibera e sostenere che è piena di elementi che non condivido – come, per esempio, quella di utilizzare la stamperia della Regione per contrarre le spese. Si tratta, comunque, di interventi, assessore, che ai fini pratici, secondo me, non porteranno tanto.
Siamo in un momento di crisi globale e, a mio avviso, sul tema delle rinnovabili e del risparmio energetico, bisognerebbe puntare su investimenti e ricerche piuttosto che su programmi – ripeto – che sfuggono.
Non voglio proprio, come il collega Filippi, sostenere che il programma è teso ad ammansire le componenti ambientalistiche della maggioranza, però il sospetto forte di ammansire le componenti della sinistra, facendo pagare ai cittadini un obiettivo tutto politico e tutto interno a questa componente, a questa maggioranza che sostiene il presidente Errani, fa venire un dubbio.
Concludo chiedendo all’assessore se in via previsionale, se si può sbilanciare e mi vuol dare una risposta sotto questo profilo, si ha più o meno contezza di quanto sarà il costo di questo nuovo Piano e di questo nuovo programma per il futuro.
Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Penso che la Regione, per ciò che ha fatto fino a oggi, abbia una bella faccia tosta nel presentarci questo piano. Riprendendo una parola della consigliera Meo, la quale sostiene che la Regione si è mossa con coerenza, mi chiedo quale coerenza ci possa essere nel momento in cui si va dai bambini delle scuole – ricordiamo che il primo modo per educare è dare l’esempio – parlando di riduzione di CO2, di valorizzazione dei rifiuti e via discorrendo e poi si raddoppiano le linee dell’inceneritore a Modena, si realizza l’inceneritore a Parma, si prevedono quattro nuove autostrade per il traffico privato e per la mobilità individuale.
A volte, quando vedo tutti i milioni di euro spesi in questo modo, mi viene da pensare che sarebbe forse più utile cambiare – è a costo zero – le idee che sono nella testa dei politici che governano questa Regione.
Veniamo al punto in sé. Guardando la legge che ha istituito questi finanziamenti, penso innanzitutto che ci sia una mancanza reale di partecipazione e di trasparenza, perché uno dei punti, per esempio l’articolo 1, comma 3, recita che «la Regione assicura l’accesso delle informazioni in materia ambientale con le modalità di cui all’articolo 7, dando la massima diffusione a tutti i cittadini per la massima partecipazione».
Noi, che siamo consiglieri regionali, spesso per avere i dati dobbiamo effettuare accessi agli atti. In più, nelle finalità della legge, dove si ribadisce con grande forza la promozione dell’educazione alla sostenibilità, con cui noi siamo d’accordo, non c’è, però, il marketing della Regione. Ahimè, anche se io non ho condiviso l’intervento del consigliere Filippi, per quanto pensi che la diretta streaming, quando parla il collega Filippi, faccia un’audience incredibile perché è veramente interessante il suo modo di articolare gli interventi, penso che ci sia del marketing, perché non approvo la partecipazione alle fiere con il logo della Regione. Noi spendiamo migliaia e migliaia di euro per andare alle fiere con il marchio Emilia-Romagna e farci vedere. No. Quei soldi dovrebbero essere spesi altrimenti.
Non capisco il motivo di tutta questa struttura burocratica. Non capisco perché non abbiamo semplicemente emesso, direttamente dall’Assessorato, bandi, di volta in volta, per cercare di promuovere progetti senza creare certificazioni, sistemi e via discorrendo. No. Qualsiasi associazione, qualsiasi cittadino, qualsiasi gruppo che ha delle buone idee deve poter concorrere alla proposta di pari opportunità e partecipare a tutta la costruzione collettiva di educazione per i giovani, ma anche per gli adulti, anche se poi sappiamo che, educando i bambini, si riesce a educare, di conseguenza, gli adulti.
Nei Comuni, dove si fa educazione per la raccolta differenziata nelle scuole, sono i bambini che, quando vanno a casa, insegnano ai genitori o ai nonni come fare la raccolta differenziata.
Mettendo al centro questa di modalità di lavoro, non avrei sentito sicuramente il bisogno di una legge, proprio perché abbiamo un numero spropositato di leggi, bensì di atti concreti. Ce ne sono. Non penso, però, come sosteneva prima il consigliere Pollastri, che tutte queste spese siano, in realtà, mirate all’efficacia e alla sensibilizzazione delle coscienze in tema di sostenibilità ambientale.
Non esprimeremo, comunque, voto contrario, ma non pensiamo che questo sia il metodo migliore per andare avanti su questo tema.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Casadei. Ne ha facoltà.
CASADEI: Intervengo molto velocemente per provare a riposizionare la discussione su questo atto, che, lo sottolineo al collega Favia, non è una legge, ma è un provvedimento e soprattutto è un provvedimento che si inserisce in un contesto che, a parte l’intervento della collega Meo, è stato completamente oscurato da colleghi che credo non abbiano ben compreso la portata della discussione che stiamo svolgendo.
Si rimanda a un contesto internazionale, che si chiama Assemblea generale delle Nazioni Unite e UNESCO. All’interno di un Piano decennale ci sono una serie di strategie che le Regioni sono invitate a realizzare attraverso concreti e plurali strumenti.
Parlando di questo argomento, sentire evocare lo spettro delle cooperative rosse e discutere di marketing, come se la questione dell’educazione alla sostenibilità fosse una questione di marketing, o delegittimare il lavoro di oltre 30 mila studenti, che ogni anno sono stati coinvolti all’interno di questi progetti, concretamente documentati, è segno di scarso rispetto per i contenuti e per le persone coinvolte all’interno di queste azioni progettuali, che, torno a ripeterlo, sono portate avanti dalla Regione Emilia-Romagna, ma non sono di una parte politica, di un partito politico, o addirittura, come ho sentito affermare, di una parte della maggioranza che deve essere soddisfatta da leggi o da atti normativi.
Noi stiamo discutendo delle più alte questioni che riguardano il mondo, il globo. Le questioni ambientali e l’educazione alla sostenibilità, guarda caso, occupano conferenze internazionali e, torno a ripeterlo, stiamo parlando dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e dell’UNESCO, che su questi temi non solo elaborano, riflettono e propongono pensieri, ma suggeriscono anche azioni concrete.
Su queste azioni concrete, la Regione Emilia-Romagna da tempo ha messo in campo strumenti che possono essere affinati. Il provvedimento parla proprio di questo, di una strutturazione maggiormente integrata e di una razionalizzazione degli strumenti, per perseguire obiettivi altissimi, che hanno a che fare non con la produzione concreta di prodotti e di oggetti, ma con l’educazione, che è una realtà che non può essere costantemente monetizzata per poi tagliarla. L’educazione è ciò che sta alla base della convivenza civile e della convivenza con la natura e con l’ambiente.
Cari colleghi, vogliamo provare rispetto ai contenuti a svolgere riflessioni serie o vogliamo continuamente evocare altre questioni?
Lasciamo le altre questioni a provvedimenti che affrontano temi specifici, non l’educazione, non la scuola, non 30 mila ragazzi, studenti che ogni anno insieme ai loro insegnanti portano avanti seriamente progetti che hanno a che fare con il rispetto della natura, che poi può servire anche per straordinari atti concreti.
Mi permetto di sottolineare la necessità di avere cura degli atti che si discutono, di contestualizzarli, di dare un contributo per migliorare ciò che la Regione sta facendo e che non sta facendo solo per una parte, perché, se parliamo di ragazzi e di ragazze, parliamo di scuola.
Questi ragazzi non sono di una parte, ma sono il nostro futuro, a partire dal presente, e soprattutto, se c’è la possibilità di esaminare quello che è stato fatto, come questo atto dimostra, parliamo concretamente delle iniziative realizzate e dei numeri.
Io vi ho fornito soltanto quelli relativi ai progetti che ogni anno sono stati elaborati con le scuole, ma i settori e gli ambiti di intervento sono molteplici. Mi rivolgo al collega Favia, che è molto attento al marketing e alla comunicazione e segnalo che in questo atto che è stato approvato ci sono anche strategie specifiche per rafforzare questo aspetto, perché, se legge bene, collega Favia, è scritto che sono in preparazione forme di collaborazione con altre importanti realtà su scala regionale, quali il Festival della filosofia a Modena, il Festival del diritto a Piacenza, il Festival della Green economy, di nuovo nel territorio regionale, nonché altri momenti di cultura e di educazione, all’interno dei quali potranno trovare spazio anche le buone pratiche dell’educazione alla sostenibilità.
Analogamente, sul tema della comunicazione si fa riferimento – e questo, a mio avviso, è un aspetto importante, su cui lavorare concretamente – alla costruzione di una rete catalogo on line che possa funzionare dal luogo di raccolta di tutte le buone pratiche messe in campo, delle esperienze, dei progetti, dei laboratori che, lo sottolineo, non riguardano la Regione Emilia-Romagna, la “Regione rossa”, i Comunisti. Vero collega Filippi? No, queste cose riguardano gli Enti locali, le scuole, le associazioni, le fondazioni, le imprese che non hanno colore politico, soprattutto quando parliamo di educazione alla sostenibilità.
Chiedo un po’ di rispetto per i contenuti che discutiamo e soprattutto, se abbiamo a cuore questa Regione, quando discutiamo di atti importanti, contestualizziamoli, esaminiamoli e, mi permetto di proporre, leggiamoli anche dettagliatamente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Casadei.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Grazie, presidente. Sicuramente non voglio mettere in discussione l’intento nobile che sottintende questo atto, però a volte ho l’impressione che esso sia come un grande limone, che, quando si va a spremere, produce meno succo di un bel limone piccolo.
Di parole ce ne sono tante, ci sono tanti progetti, ci sono tante lodevoli iniziative, ma il problema è verificare in concreto i costi di queste operazioni, perché avranno sicuramente un costo le strutture, gli operatori, i centri di educazione che sono interessati da simili progetti ma ricordiamolo è quello che effettivamente rimane, a parte i CD e i depliant in carta patinata.
Come Lega Nord condividiamo sicuramente un impegno educativo, rivolto anche a favore dei giovani per la sensibilizzazione su alcune tematiche. Io l’avrò letto minimo dieci volte, penso di capire l’italiano, penso di sapere svolgere una sintesi e lo ripeto, quando arrivo alla fine, tirando la riga, e vedendo l’enunciazione di quello che è stato fatto, mi trovo davanti al solito mare di parole, in cui c’è chi sicuramente lavora mettendoci profondo impegno e trova finalità realizzative, però, ripeto la similitudine che ho espresso all’inizio in apertura del mio intervento, e penso basti e avanzi per sintetizzare l’impressione di analisi di questo atto, cioè un grande limone, che spremuto produce sì e no il succo di un piccolissimo limone, ossia l’ennesimo valzer di parole con un’utilità su cui sinceramente nutro ancora tanti dubbi.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bernardini. Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente. Io non sarei intervenuto nel dibattito, perché altri colleghi si erano preparati su questo argomento. Tuttavia, le parole del consigliere Casadio mi hanno fortemente stimolato.
Partendo dai massimi sistemi dell’ONU e dell’UNESCO, ha intessuto un ragionamento che si cala poi nella banalità delle spese che sosteniamo per nome e per conto dei cittadini, la banalità di quella burocrazia che noi conosciamo, la banalità di quegli Enti di formazione che noi conosciamo, la banalità di un assioma per cui molto spesso queste risorse servano più ai formatori che non ai formati, ai docenti che non a discenti.
Mi pare fuori misura partire, in quest’Aula, dalla considerazione che questo è un evento planetario che ci è richiesto dalle Nazioni Unite e dall’UNESCO. Ricordo appena al consigliere Casadio che abbiamo avuto modo recentemente di verificare che questi grandi organismi multilaterali, all’interno dei quali si esercitano gli Stati e i Governi, molto spesso consumano il 70-80 per cento delle proprie risorse per automantenersi. È una discussione che si è aperta anche nei mesi scorsi sulla FAO, per cui, questo organismo, che si deve interessare della fame nel mondo, alla fine soddisfa la fame di tutti coloro che lavorano al suo interno. L’80 per cento delle sue risorse sono consumate per mantenere tale macchina.
Vedendo il plico, che pure ho letto, e non dovendo intervenire rispetto a questa iniziativa che ci viene dettata da questi alti Consessi, mi rendo conto che alcune critiche dei miei colleghi e di coloro che mi hanno preceduto hanno un fondamento oggettivo.
Rispetto ai 30 mila studenti, come è stato enfatizzato dal consigliere Casadio, coinvolti in questa Regione rispetto alle tematiche dell’educazione ambientale sostenibile, sarebbe stato molto interessante capire se le risorse che sono già state impiegate abbiano prodotto un profitto, o se, viceversa, sono servite ad alcuni centri che si chiamavano di educazione ambientale a divenire centri di educazione ambientale sostenibile.
Nella mia città c’è un centro di educazione ambientale, ritenuto un centro importante. L’80 per cento delle risorse vengono utilizzate per mantenere una struttura, per prendere in affitto alcune stanze, magari per pagare alcuni dipendenti, un direttore, o chi se ne interessa. Alla fine, il risultato è che i soldi dei cittadini emiliano-romagnoli servono per mantenere qualcuno. Come asserivo prima, l’assioma è mantenere i formatori o i docenti, anziché mantenere formati o dare cultura ai formati o ai discenti.
Io credo che questo ragionamento calzi a pennello e che vi sia un sistema scolastico che è già in grado di produrre, rispetto alle professionalità che vi sono, rispetto a questi temi e a queste tematiche, il dibattito culturale che serve ai ragazzi che devono essere formati. Vi è già un sistema che è in grado di dare risposte, che va certamente aiutato, ma che, come è stato affermato, può essere altro rispetto alle risorse che vanno in questa maglia diffusa di burocrazia regionale.
Ho sentito nei giorni scorsi il sindaco di Bologna abbracciare con grande calore e interesse il concetto espresso dal Cardinale sulla sussidiarietà. Questi sono i campi specifici dove, se si vuole, si può applicare la sussidiarietà, perché c’è un mondo che non è organizzato, che non è imbrigliato nelle burocrazie, le quali molto spesso, piano piano, diventano clientele, e che è in grado di affermare, in questo dibattito, quanto è più e quanto è meglio di chi all’interno di queste burocrazie si porta a casa lo stipendio, in barba a ciò che serve alla formazione dei ragazzi.
Questo è un documento che va esattamente nel senso inverso rispetto a tale enunciazione, che con grande interesse apprendo. Vedrò che cosa farà il sindaco di Bologna, per esempio, sulla sussidiarietà, come ha enunciato. È un campo di applicazione preciso, ragion per cui io ritengo che questo sia l’ennesimo esempio rispetto al quale davanti ai grandi princìpi, come è stato enunciato, e alle grandi sollecitazioni che ci vengono dalle Assemblee planetarie, noi alla fine partoriamo il topolino di un milione di euro che viene elargito a una ragnatela, a una rete che è sempre la stessa e pensa molto ad autostipendiarsi, piuttosto che a dare veramente un contributo diffuso a una questione del tutto oggettiva e assolutamente indispensabile in un dibattito culturale vero, all’interno di un sistema educativo che voglia e che debba dibattere su questo tema, perché è una prospettiva di futuro.
Sarebbe stato anche molto utile vedere, come hanno affermato alcuni colleghi della carta patinata, al di là di alcuni CD che si possono masterizzare molto rapidamente, quanto è già stato speso e che cosa ha prodotto. Mi pare che questa sia un’analisi critica che manca e che credo manchi volontariamente, perché avrebbe evidenziato le lacune che mi è parso giusto sottolineare. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Villani. Prima di passare alle dichiarazioni di voto ha chiesto di poter intervenire l’assessore Freda. Ne ha facoltà.
FREDA, assessore: Intervengo per confermare che questo programma si incentra sull’educazione, un tema che, peraltro, è nelle linee di mandato della Regione Emilia-Romagna, un tema fondamentale per lo sviluppo, sia quello sostenibile, sia quello verso le nuove generazioni, per la formazione delle nuove generazioni.
Vorrei riprendere la frase dell’UNESCO che dice chiaramente che investire nell’educazione e nello sviluppo sostenibile significa investire nel futuro. Questo è il principio che ci ha guidato nel redigere il programma in oggetto, che, come è stato ricordato, deriva anche dalla revisione della legge n. 15 con la legge n. 27, la quale aveva come obiettivo proprio quello di cercare maggiori sinergie e, quindi, integrare le diverse politiche sulla formazione e sull’educazione ai diversi livelli.
Posto questo principio, se vogliamo parlare di risultati, è comunque limitante farlo, perché è chiaro che la formazione e l’educazione svolta sulle nuove generazioni dà risultati nel lungo periodo. Comunque risultati concreti ci sono stati.
Penso che in tutte le vostre città ci sia il Pedibus, per esempio. Il Pedibus è sicuramente una di quelle azioni virtuose che educano le giovani generazioni alla sostenibilità e contemporaneamente creano momenti di aggregazione e un modo virtuoso di vivere la città, declinando quella che poi viene chiamata mobilità sostenibile di primo livello.
Un’altra azione concreta importantissima è stata quella della definizione, in modo partecipato, coinvolgendo i cittadini, dei percorsi sicuri casa-scuola. In moltissime città della regione sono state realizzate davanti alle scuole alcune piazzette, alcuni slarghi proprio per consentire l’accesso sicuro alle scuole, attraverso un metodo di progettazione partecipata. Anche questo è un risultato estremamente concreto.
Ho sentito diversi errori anche molto grossolani, in parte corretti dagli interventi degli stessi consiglieri. In effetti, il programma triennale precedente ammontava a 3,6 milioni e non a 10. Qualcuno ha comunicato alla stampa una cifra di 10 milioni.
Peraltro, anche in questo caso, la Regione non stipendia nessuno, contrariamente a ciò che si è sentito. Anche questa è una considerazione davvero grossolana, che probabilmente denota, come è stato riferito in Aula, una lettura davvero molto superficiale del provvedimento. La Regione finanzia progetti che mirano a creare la consapevolezza sullo sviluppo sostenibile, di cui peraltro tutti parlano, di qualsiasi parte politica. Si parla sempre di sviluppo e di sostenibilità, ragion per cui è chiaro che bisogna anche formare su questi temi e coinvolgere i cittadini, a partire dalle giovani generazioni, proprio perché le scelte che vanno in questa direzione e che comportano spesso non un sacrificio, ma comunque un impegno attivo del cittadino, possano essere accettate e determinate anche consapevolmente, piuttosto che essere subìte come imposizioni dall’alto.
L’esempio del Pedibus può servire come paradigma: si è riusciti a convincere i genitori che non era necessario accompagnare con mille macchine mille ragazzini a scuola, ma che si poteva, in modo più utile e forse più divertente, oltre che più sostenibile, cercare un’altra modalità.
Confermo, quindi, ciò che è stato affermato sia dalla consigliera Meo, sia dal consigliere Casadei, rispetto, da un lato, all'importanza di questo programma, che, peraltro, è coerente con le strategie della Regione in tema di educazione e, dall'altro, alla coerenza di questo programma rispetto ai dettami e agli indirizzi che vengono da organismi importanti come l'UNESCO.
Contemporaneamente, se mi posso permettere, rivolgo l'invito a valutare i provvedimenti per la portata che hanno, senza necessariamente giocare al ribasso e, quindi, cercare di tirare la riga su tutto, anche se in questo caso la riga si può tranquillamente tirare – se vogliamo esprimerci così – perché risultati molto importanti e concreti ci sono stati.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, assessore Freda.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Assessore, la differenza tra l'impostazione di finanziare direttamente i progetti e quella presentata oggi è rappresentata proprio dai CEAS, i centri che ci sono di mezzo. Non è questo il punto però.
Io ho affrontato il tema anche in Commissione e, al di là degli errori grossolani, ho letto ciò che ho affermato. Se parliamo di 30 mila studenti che hanno avuto nel Piano triennale la possibilità di potersi occupare, grazie a questi fondi, di sostenibilità, eliminiamo la partecipazione con il logo della Regione alle fiere e ne facciamo 10 mila in più.
La mia critica è proprio nata dagli atti. Rispondo a chi sosteneva che questa non è una legge: so bene che non è una legge, ma in questa sede – come lei sa, assessore – discutiamo di questi Piani proprio perché c'è una legge. È la legge che ha istituito questo tipo di fondi. Se io voglio criticare alcune modalità, vado proprio, visto che sono in un'Assemblea legislativa, a discutere la legge in un’occasione di dibattito come questa, in occasione di nuovi Piani.
Quello che a me preme è proprio che ci siano più progetti in assoluto e più mirati alle nuove generazioni e meno – non ho problemi ad affermarlo – marketing della Regione. Potrei citare tantissime occasioni in cui con soldi pubblici si fa marketing dell'istituzione Ente Regione Emilia-Romagna, ma non è questo il punto.
Io sono veramente contento che oggi il consigliere Casadei scopra che siamo all’interno di una sfida globale. Sono contento, ma non dobbiamo ricordarcelo solo quando parliamo dell'educazione ai più giovani, agli studenti: dobbiamo ricordarcelo anche quando andiamo ad attuare le politiche di questa Regione.
Lo ripeto: dov’era il consigliere Casadei quando c'era la risoluzione contro l'inceneritore di Parma? Dov'era? Dov'era quando votavamo le risoluzioni contro una centrale a biomasse, come quella di Russi, che coltiverà qualcosa che noi potremmo mangiare per, invece, bruciarla? Dov’era quando si è votato il finanziamento dell’autostrada Cispadana, a proposito di CO2 emessa? Sappiamo quanta acqua consuma la costruzione di un metro cubo di cemento?
Il mio tema, in quest’occasione, è quello di ricordare a quest’Assemblea che è incoerente e questa è l'occasione giusta, perché noi andiamo a predicare in un modo, ma poi razzoliamo male.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente. Nella vita vera io sono insegnante e credo fortemente nell'educazione. So bene che i processi educativi non sono immediati e non sono nemmeno semplici. Spesso falliamo, ma questo è un altro tema.
Mi fa piacere che l'assessore abbia chiarito alcuni dubbi, anche rispetto a queste strutture, perché queste strutture sono virtuali, non sono strutture fisse: sono centri che si creano sulla base di progetti nei parchi, fra le associazioni di cittadini. Ci sono associazioni di conservazione della natura. È un insieme, è una struttura non pesante, non costosa in quanto struttura – questo va precisato con chiarezza – e i fondi vengono messi sui progetti che queste strutture presentano e che mandano, però, in bando, nel senso che nemmeno tutte queste produzioni vengono poi oggettivamente finanziate.
Preciso ciò soltanto per ulteriore chiarezza rispetto alla questione. È un contributo che si dà a un percorso di crescita.
Io ho ascoltato con attenzione, per esempio, le parole del consigliere Bernardini, che poneva alcune questioni che io sinceramente posso condividere come preoccupazione. Siamo sicuri che tutto ciò che viene stanziato produca? È una valutazione complessa, mi rendo conto, come sempre quando si parla di educazione. Non vorrei che, dato che qui è scritto “ambiente” piuttosto che “sostenibilità”, si guardasse la questione con occhio diverso che se ci fosse scritto “arte” o altre operazioni di questo genere, come noi siamo abituati a fare.
Questi sono percorsi di crescita, sulla cui valutazione dei risultati anche io mi sentirei di affermare che la questione va guardata con grande attenzione. Conoscendo, però, almeno il territorio dove io ho sempre operato, piuttosto che altri, vedo che la risposta e la partecipazione sono sempre talmente entusiastiche che, onestamente, ritengo abbiano portato un valore positivo negli anni. Ci serviranno a crescere per il futuro, ovviamente con una consapevolezza che anche io mi auguro sarà diversa e più coerente per gli anni che verranno. Se per ora si può mettere mano a una progettualità che va in questa direzione, credo che sia un preciso dovere continuare a farlo.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. Ho ascoltato con interesse gli interventi svolti oggi pomeriggio in quest’Aula, questa mattina ho centrato l’obiettivo, perché, ascoltando i vostri interventi, credo d’avere individuato il problema.
L’assessore ha parlato di 3 milioni di euro nel progetto del triennio passato, ma sono 3.621.000 euro; 621.000 euro sono tanti soldi.
Abbiamo poi l'attuale progetto, che credo superi i 2 milioni, quindi circa 10-12 miliardi di vecchie lire spesi per un progetto Pedibus, per il Festival della filosofia a Modena, per il Festival del diritto a Piacenza, per il Festival della Green economy, per il Festival dell'educazione e per le buone pratiche.
Mi spiegherete poi bene che cosa sono queste “buone pratiche”, che costano 12 miliardi di vecchie lire, ovvero 6 milioni di euro. Io solo questa mattina, per comprendere a cosa vi riferite quando parlate di buone pratiche, ho presentato un atto istituzionale, chiedendo dettagliatamente all'assessore e alla Giunta: come e in quali progetti siano stati spesi questi 6-7 milioni di euro prelevati dalle tasche dei cittadini emiliano-romagnoli. Credo che simile interpellanza sia stata presentata anche dal collega Pollastri.
In questi anni nessun cittadino mi ha parlato dei progetti INFEAS. Nessuno li conosce. Neanche i genitori di questi 30 mila ragazzi, di questi 30 mila bambini mi hanno parlato di questi progetti. Sono bambini che, a mio giudizio, vengono – non usiamo il termine “utilizzati”, perché è troppo pesante – presi a copertura di un progetto che non ha nulla di buono o poco di buono. Dobbiamo spendere e giustificare i costi: soldi spesi per i bambini… I soldi per i bambini sono sempre spesi bene, comunque vengano spesi. Giustifichiamo, quindi, il fatto che spendiamo in questo modo alcune centinaia di migliaia di euro.
Secondo me, questi 5 milioni di euro sono stati investiti, come ho affermato questa mattina, con l’obiettivo primario di attaccare il Governo di centrodestra, come se fosse il responsabile di tutti gli abbagli ambientali che avete preso e che state prendendo tuttora, gli abbagli della Regione Emilia-Romagna e delle scelte urbanistiche errate che avete fatto e che continuate a fare da quaranta anni a questa parte.
Per sviluppare questo progetto INFEAS, la sinistra ha speso 6 milioni di euro; poi lei, assessore, nell’interpellanza che ho presentato sarà più precisa. Secondo me ha sciupato un capitale economico che avrebbe potuto dare maggiori frutti se utilizzato per iniziative ambientali vere, ad esempio per creare lavoro nei territori abbandonati.
Questa Regione è capeggiata da Vasco Errani, il problema vero è che il presidente Vasco Errani non crede in una parte del territorio: per lui esiste la Romagna, il mare e la costa. Tutto il resto è fuffa, come diciamo noi. Il problema è questo: lui non investe al di là del mare, quindi ha letteralmente abbandonato con la politica della Regione Emilia-Romagna buona parte dei territori dell'Appennino e della montagna. Essendo abbandonati, questi territori franano e si creano alluvioni. L'abbandono del territorio da parte dell'uomo crea dei problemi gravi. Avete investito e continuate a investire male i vostri soldi. Dovreste, invece, lavorare per mettere in movimento nuovi ingranaggi culturali, sociali ed economici.
È necessario dare una risposta alla forte marginalità, che ha caratterizzato per troppo tempo la politica regionale turistica e la politica ambientale. Io questa politica ambientale non l’ho vista, a parte gli stipendi dati ad alcuni dirigenti e alcuni favori fatti ad alcuni formatori, eppure è un po' di tempo che frequento queste Aule!
Se la Regione Emilia-Romagna vuole dare un nuovo impulso alle attività nel campo dell'informazione e dell’educazione sostenibile, deve seguire e battere strade diverse, diverse strade ambientali, e non quelle pseudo-ambientaliste utilizzate molto spesso per raccattare voti. Ai vostri proclami fate corrispondere, almeno ogni tanto, qualche azione concreta. I tempi stanno cambiando per la crisi, per i tanti problemi: dovete cambiare anche la vostra politica.
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere Filippi, ha esaurito il suo tempo. Si avvii alla conclusione.
FILIPPI: Grazie, presidente. Termino dicendo che questi progetti sono oggi superati. Per tali motivi, come ha espresso parere negativo il Gruppo del PdL in Commissione territorio e ambiente, lo riconfermiamo in quest'Aula, chiedendo maggiore attenzione alla Giunta e al presidente nella gestione dei soldi pubblici, visto anche il particolare periodo di crisi.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Filippi. Ha chiesto di intervenire il consigliere Ferrari. Ne ha facoltà.
FERRARI: Grazie, presidente. Per esprimere parere favorevole e per sottolineare come anche dal dibattito che abbiamo ascoltato oggi emerga quanto l'educazione permanente non serva solo per attività sostenibili, ma servirebbe anche a molti di noi che stanno in quest'Aula.
Quello che è successo in questi anni è stato non solo utile, ma credo indispensabile. L’educazione ambientale è un elemento fondamentale fra le diverse e importanti forme di educazione dei bambini, degli adulti, delle persone, di coloro che fanno riferimento alle associazioni. Il tempo, però, ha modificato anche questa forma di educazione.
Oggi, come è stato ricordato anche dall'assessore Freda e da altri, non basta più l'educazione ambientale, ma dobbiamo parlare di educazione alla sostenibilità, che è un concetto molto più grande, più importante, sostanziale. Nel mondo che cambia dobbiamo avere coscienza, conoscenza e anche rispetto per chi impegna la propria vita e competenza in questa attività, laddove tutto quello che avviene nel nostro piccolo mondo, nel nostro pezzettino di terra non è una monade isolata, ma è un pezzo di vita che ha riflessi, ritorni, conseguenze a livello planetario.
Come diciamo sempre, ma in questo Paese purtroppo è applicato male, l'educazione permanente e l’investimento sull'educazione, la ricerca, l’innovazione, è il modo utile per far progredire un Paese, e il nostro è un Paese che sta retrocedendo perché queste politiche a livello nazionale non sono per niente nelle priorità e nella volontà del Governo.
Dobbiamo quindi essere grati a chi in questi anni in questa Regione ha investito tanto in tema di educazione: educazione allo sviluppo sostenibile, che significa appunto investire non solo sul presente, ma anche sul futuro.
Come tutte le vicende, per quanto utili, positive e buone, devono essere al passo con i tempi e compatibili con essi. Per questo motivo, nel Piano che oggi ci avviamo ad approvare è prevista anche una riorganizzazione dei centri: con minori risorse dobbiamo mantenere alta la qualità e la funzionalità, per cui dovremmo ripensare anche a forme di aggregazione, di ottimizzazione e di valorizzazione di quello che oggi esiste. Questo è un modo oggettivamente intelligente di guardare al futuro, facendo i conti con il presente e con le risorse.
Questo modo è in linea con le attese del nostro mondo, dei nostri giovani, delle nostre persone, è in linea con il futuro che questa Regione intende darsi e per il quale la Giunta e tutte le persone di buona volontà si stanno impegnando.
La faccio corta, perché condivido totalmente l’intervento di molti, in particolare del collega Casadei. Sottolineo che qualche volta anche in quest’Aula la maleducazione raggiunge livelli che non sono sostenibili. Sarebbe bene imparare prima la buona educazione piuttosto che parlare di buone iniziative di sostegno sostenibile dal punto di vista ambientale.
Siamo dunque assolutamente convinti della bontà di quanto è stato fatto, come siamo certi che quanto è stato fatto e faremo andrà modulato e rimodulato nel tempo, come avviene per qualsiasi buona, seria e intelligente pratica. Questo vale anche per noi in questo caso. Quindi il nostro voto – lo ribadisco – sarà certamente favorevole.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Ferrari. Prima di mettere al voto l'oggetto 1752, dobbiamo procedere alla nomina degli scrutatori, che indicherei nei consiglieri Barbieri, Moriconi e Cavalli.
Metto in votazione, per alzata di mano, il partito di deliberazione di cui all'oggetto 1752.
(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Aimi): L'Assemblea approva.
OGGETTO 1543
Richiesta di istituzione, proposta dal consigliere Defranceschi, ai sensi dell'art. 60, commi 1 e 2 del Regolamento interno dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, di una Commissione assembleare di inchiesta sulla gestione delle funzioni delegate in materia di Urbanistica e Tutela Paesaggistica da parte del Comune di Vergato (BO) (Discussione e reiezione)
PRESIDENTE (Aimi): Do lettura dell'articolo 60, comma 1, del Regolamento interno per opportuna conoscenza: «L’Assemblea, con deliberazione a maggioranza assoluta dei suoi componenti, istituisce commissioni d'inchiesta, per lo svolgimento delle funzioni di cui all'articolo 40, comma 1, dello Statuto, determinando la durata e i poteri della commissione in modo da assicurare l'efficacia dei suoi lavori, l'oggetto ed i limiti dell'inchiesta, nonché il numero dei componenti e la partecipazione numerica di ciascun gruppo assembleare».
Ricordo che si vota con il dispositivo elettronico. Apro la fase del dibattito generale, rammentando che ogni consigliere ha cinque minuti a disposizione.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Una breve presentazione, anche perché credo che gli elementi per l'istituzione di questa Commissione siano ampiamente e sufficientemente compresi nella richiesta. Vi racconterò, invece, che a casa mia recentemente ho fatto una canna fumaria esterna e, dato che casa mia si trova vicino a un fiume che è secco per sei mesi all'anno, ma è tutelato dalla Sovrintendenza, ho fatto tutti i carteggi – un pacco di carte con tanto di disegni del geometra – per avere l'autorizzazione paesaggistica semplificata. Questa è quella semplificata.
Dopodiché, il mio Comune trimestralmente manda a questa Regione copia delle autorizzazioni paesaggistiche rilasciate. Vogliamo sapere dal 2007 ad oggi il Comune di Vergato quante ne ha inviate a questa Regione? Una! Una che è un’autorizzazione paesaggistica che è sostanzialmente in sanatoria, in quanto nell’unica cava di ghiaia presente in riva al fiume Reno a Vergato si è scavato per due anni senza alcuna autorizzazione paesaggistica. Dopodiché, qualche consulente, pagato peraltro dal Comune, se ne dev’essere accorto e hanno fatto in fretta e furia questa autorizzazione paesaggistica, che è stata rilasciata a novembre dell’anno scorso.
Non parliamo dell’assoluta assenza di autorizzazioni paesaggistiche nel sito di interesse comunitario presente all’interno del Comune, non parliamo dell’assenza di autorizzazioni paesaggistiche di un impianto di lavorazione della ghiaia, che è sostanzialmente abusivo e non autorizzato – non sono io a dirlo, ma lo dice la Provincia – dal 2007, e siamo a fine 2011.
Non parliamo del fatto che in termini di edilizia recentemente è stato condannato il vecchio geometra del Comune, perché non sono stati fatti, come prevede la nostra legge regionale, gli adeguamenti Istat dei contributi di costruzione. Il segretario del Comune è stato ritenuto responsabile al 25 per cento, mentre per i restanti 240.000 euro la Corte dei conti ha individuato il responsabile nel Comune.
La Corte dei conti per quanto riguarda l’amministrazione parla infatti di «una continuata e assoluta ingiustificabile inerzia nella riscossione».
Che cosa ha fatto, quindi, il Comune di Vergato? Voi direte che si adeguerà e chiederà l’adeguamento a coloro che hanno costruito almeno dal 2005 ad oggi. No, paga un consulente, un avvocato e conclude e delibera dicendo che la sentenza della Corte dei conti in talune parti è fondata su errori di fatto e di diritto, e non ha nessuna intenzione di chiedere a chi non ha pagato il giusto fino adesso di riscuotere questi 240.000 euro.
Credo che siano cose molto gravi, ma ancora più grave è quello che mi scrive in una risposta all’interrogazione l’assessore Freda, rispondendomi che «il Comune ha precisato che allo stato attuale non risulta che ci siano procedimenti giudiziari che sanciscano l’illegittimità delle civili abitazioni costruite nella località del sito di interesse comunitario».
Questo significa che questo Comune non è libero nelle sue funzioni, ma è sostanzialmente commissariato dalla Procura, questo Comune non è in grado di dire se c’è una tettoia abusiva, ma ha bisogno che glielo dica la Procura, in evidente violazione del Testo Unico per l’edilizia.
Dato che gli avvocati di questa Regione hanno ampiamente riscontrato abusi edilizi, danni economici e di immagine per la Regione, e ne ha chiesto risarcimento, la vicepresidente Saliera mi scrive che «il risarcimento di danni e l’eventuale ripristino dei luoghi sono strettamente legati all’accertamento dell’esistenza di reati, che non compete comunque a questa amministrazione».
Voglio vivamente sperare che ci sia stato un piccolo errore in questa frase, perché qui non stiamo parlando di reati e la Giunta non è la Magistratura. La Magistratura sta facendo le sue indagini, che approderanno dove devono approdare. Quello che non è accettabile è che il ripristino dei luoghi e la tutela del patrimonio ambientale siano delegati, anche secondo questa Regione, ad accertamento di reati. È necessario capire se ci sia l’illecito amministrativo...
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere Defranceschi, ha esaurito il suo tempo. Si avvii alla conclusione.
DEFRANCESCHI: Pardon. Vado in conclusione, dicendo che questa Commissione d’inchiesta vuole semplicemente far rispettare le leggi regionali, che individuano nella Regione colei che ha la responsabilità della tutela naturalistica, delle aree protette, funzione delegata ai Comuni, che la Regione può in qualunque momento ritirare.
Se ne chiede quindi semplicemente il rispetto, si richiede di guardare effettivamente se vi siano queste problematiche in questo Comune e ripristinare la legalità.
PRESIDENTE (Aimi): La ringrazio, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.
MUMOLO: Grazie, presidente. Io non entro nel merito di quanto ha detto il consigliere Defranceschi e delle sue preoccupazioni, che possono essere legittime o meno. Il tema è che il consigliere Defranceschi richiede l’utilizzo di uno strumento che non è consentito utilizzare per una questione come quella che il consigliere Defranceschi ci ha presentato.
Vorrei che facessimo chiarezza su questo strumento, perché altrimenti temo che ci ritroveremmo molte altre volte a ripetere le stesse cose.
Ricordo a me stesso prima che a tutti noi che l’art. 40 dello Statuto dispone che «l’Assemblea legislativa può istituire, secondo le modalità stabilite dal Regolamento all’art. 60, - già ricordato dal Presidente dell’Assemblea - Commissioni assembleari speciali con il compito di svolgere inchieste sull’attività amministrativa della Regione, degli enti e aziende da essa dipendenti, oppure su ogni altra questione di interesse regionale».
L’art. 60 del Regolamento stabilisce che «l’Assemblea, con deliberazione a maggioranza delle sue componenti, istituisce la commissione d’inchiesta la quale nomina il Presidente ed i due vicepresidenti con i voti dei due terzi dei suoi componenti…», come già ricordato dal Presidente; però è opportuno sottolineare che il comma 6 dell’art. 60 afferma che «le Commissioni d’inchiesta assommano tutti i poteri ispettivi e di controllo previsti dallo Statuto, dal Regolamento e dalle leggi regionali», gli stessi poteri che sono propri dell’Assemblea legislativa e quindi anche di ogni singolo consigliere.
Il dato letterale delle norme in questione tende con chiarezza alla definizione dei poteri delle Commissioni d’inchiesta, e alla stessa maniera il dato letterale dello Statuto e del Regolamento individua quali sono i poteri dei singoli componenti dell’Assemblea, cioè di ognuno di noi, e sono gli stessi, i medesimi.
Per di più, il comma 4 ribadisce che ogni consigliere dispone in particolare presso la sede dell’Assemblea delle risorse e dei servizi necessari per l’esercizio delle proprie funzioni.
In ciò si riesce a interpretare il ruolo di extrema ratio attribuito alle Commissioni d’inchiesta dal legislatore regionale, il quale ha voluto riservare a questo strumento un mero ruolo di garanzia, teso a condividere l’attenzione su grandi questioni di rilevanza regionale. Nella storia si è ricorsi a una Commissione d’inchiesta solamente in occasione della grande tragedia della Mecnavi, avvenuta il 13 marzo 1987 a Ravenna, in cui persero la vita tredici operai. È stata l’unica volta in cui abbiamo istituito una Commissione d’inchiesta, perché si trattava di una questione molto grave di rilevanza regionale.
La Commissione d’inchiesta, quindi, è uno strumento assolutamente parificato ad altri previsti dallo Statuto. Su tutti si pensi al diritto di accesso agli atti esercitato dai consiglieri ai sensi dell’art. 30 dello Statuto regionale, al potere di presentare atti di indirizzo politico, agli atti di controllo ispettivo, ai quali si sommano interrogazioni di attualità a risposta immediata in Aula, introdotte dal Regolamento assembleare vigente.
Temo fortemente che si tenda a parificare la Commissione d’inchiesta regionale a quella parlamentare, mentre sono due strumenti completamente diversi. Vorrei che questo fosse chiaro: sono diversi, perché alla Commissione parlamentare d’inchiesta sono attribuiti poteri di autorità giudiziaria, profondamente diversi dai poteri di indirizzo e controllo, prerogativa dei singoli componenti delle Camere parlamentari.
La Commissione assembleare d’inchiesta non ha i poteri coercitivi delle Commissioni d’inchiesta parlamentari, e possiede – lo ripeto – gli stessi, medesimi poteri del singolo consigliere e delle Commissioni ordinarie.
Cosa si evince da questo brevissimo excursus sulle norme che regolano la nostra attività in questa Assemblea? Per prima cosa la Commissione d’inchiesta può essere attivata sull’attività amministrativa della Regione e degli enti e aziende da essa dipendenti, oppure su altre questioni di interesse regionale, e non può essere attivata sull’attività di un Comune, ente che non dipende dalla Regione e che ha una sua autonomia statutaria.
In secondo luogo, avendo come le altre Commissioni assembleari la Commissione d’inchiesta una dotazione di organico, rappresenta anche un costo (un presidente, due vicepresidenti), deve essere giustificata da un’attività politica ritenuta necessaria e che non si può svolgere con i mezzi esistenti, o quantomeno diventa difficile svolgere con i mezzi esistenti.
In questo caso non è così, perché il consigliere Defranceschi, facendoci risparmiare un presidente, due vicepresidenti e i costi di una Commissione, può fare esattamente le stesse cose che potrebbe fare la Commissione in questo caso, tranne andare a sindacare l’attività di un Comune, perché non lo possiamo fare noi e non lo può fare neanche il consigliere Defranceschi.
La Commissione d’inchiesta deve riguardare un fatto specifico di interesse regionale, di cui è necessario approfondire le cause, anche al fine di proporre possibili modifiche normative. Con tutto il rispetto per quanto sta avvenendo in questo Comune, a Vergato, tra l’altro interessato sia dalla Magistratura penale sia dalla Magistratura contabile, non credo che sia una questione di carattere generale che interessi l’intera Regione Emilia-Romagna...
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere Mumolo, ha esaurito il tempo a sua disposizione. È bene che si avvii alla conclusione.
MUMOLO: Mi avvio alle conclusioni. Avrei voluto dire qualcos’altro, ma magari lo farò dopo in dichiarazione di voto.
Direi ai proponenti che, se c’è un fatto specifico da approfondire, lo si dice e si procede con gli strumenti già descritti, sulla base dei poteri conferiti a ogni singolo consigliere. Noi siamo per gli approfondimenti, per lo studio di ogni miglioramento dell’azione amministrativa in favore dei cittadini. Se dagli approfondimenti emergono ipotesi di reato, si proceda a denuncia in Procura della Repubblica.
Noi rispettiamo l’operato della Magistratura, siamo per la collaborazione con i magistrati, apprezziamo chi affronta i processi, non apprezziamo viceversa chi, politico o meno, scappa dai processi. Se ci sono violazioni amministrative, c’è il Tribunale amministrativo regionale. Se ci sono questioni contabili, c’è la Corte dei conti, che si è già pronunciata in questo caso.
Siamo però contrari allo svolgimento di attività che contrastano con il nostro Statuto e il nostro Regolamento e che comportano costi inutili. Per questi motivi e sulla base delle riflessioni, riteniamo non accoglibile la proposta di Commissione d’inchiesta. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mumolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, signor presidente. Soltanto per sottolineare e ricordare all’Aula e ai colleghi che circa un anno fa il nostro Gruppo, il Popolo della Libertà, in sede quasi di insediamento dell’Assemblea aveva proposto, ai sensi dell’art. 60, poi bocciata dalla maggioranza, una Commissione assembleare d’inchiesta, che aveva come oggetto e argomento gravi fatti che si erano verificati nei bilanci della sanità ed episodi che investivano sempre il pianeta della gestione sanità nella Regione Emilia-Romagna.
La richiesta del nostro partito verteva su un tema che, come diceva il collega Mumolo, effettivamente investiva e rivestiva una realtà e una materia di estrema rilevanza regionale, tanto che il bilancio della Regione occupa più del 70 per cento del bilancio in materia sanitaria.
Non sono pregiudizialmente contrario a questo tipo di approfondimento, anche se gli strumenti ci sono, ma mi sembra che la proposta avanzata dal collega Defranceschi riguardi un segmento, una vicenda, una questione specifica di un Comune. La maggioranza ha annunciato, per voce dell’autorevole esponente collega Mumolo, la bocciatura di questa richiesta.
Dall’inizio della legislatura erano state formulate delle richieste, ma la nostra era ben diversa come tema e come entità rispetto a quella proposta oggi. Non avevo comunque dubbi che la maggioranza in entrambi i casi avrebbe respinto tale tipo di iniziativa.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Non intervengo su quanto detto dal consigliere Mumolo, che ha affrontato il tema dal punto di vista strettamente tecnico, senza entrare nello specifico. Mi associo a quanto detto dal consigliere Pollastri, perché noi chiedemmo la Commissione d’inchiesta sulla terza torre, che tutti voi conoscete e avete visto, che comunque comportava per la Regione Emilia-Romagna milioni e milioni di euro di investimenti su una struttura, che ha avuto la luce almeno 8-10 dieci anni dopo rispetto alle previsioni. L’avevamo chiesta anche sulla sanità, quindi su temi certamente diversi.
Vorrei entrare nel merito perché, essendo eletto a Bologna, conosco molto bene il tema Vergato, anche perché politicamente sono supposizioni certamente non coincidenti – per usare un termine buono – con quelle del sindaco di Vergato, Sandra Focci, su tanti argomenti come il nuovo ospedale di Vergato, la pseudo-frana di Prunarolo, che comunque blocca una strada da mesi e non si vede la luce di quando potrà ritornare funzionale.
Come ho già avuto modo di dire altre volte, non mi sembra questo il sistema. Come consiglieri regionali – penso di averlo dimostrato in questi anni di contrapposizione corretta e leale, pur ferma nelle mie posizioni – nei confronti di alcune azioni del Comune di Vergato non credo che questa Commissione d’inchiesta abbia un senso, anche perché oggi su questo Comune abbiamo due sentenze, una che ci è stata letta in parte dal consigliere Defranceschi della Corte dei conti, in cui si diversifica il danno economico, imputandolo a due soggetti diversi, cioè sindaco e varie Giunte e consiglieri comunali, l’altro in parte è il dirigente.
Ce n’è un altro non citato, su cui ci si è scagliati fortemente in questi anni, però abbiamo fatto spendere migliaia di euro alla Regione per nulla, perché forse voi non sapete che – noi abbiamo votato contro – la Regione Emilia-Romagna, non si sa per quale arcano mistero, si sia costituita già a Vergato in un processo che si è concluso a livello penale, che ha assolto completamente il dirigente comunale, e mi risulta ha condannato a pagare le spese processuali sia l’avvocato della Regione, che non ci azzecca nulla per essersi costituito, che al Comune di Vergato. Forse questo non è stato detto.
Alla luce di queste considerazioni, direi che già un errore lo abbiamo fatto. Dobbiamo guardare cosa succede, vigilare con grande attenzione e intervenire quando ci sono le sentenze definitive. Poiché la Regione Emilia-Romagna ha sperperato dei soldi con avvocati assurdi, che sono andati a fare una causa che li ha visti perdenti, su temi che non gli competevano, direi che abbiamo già dato a Vergato e che a questo punto possiamo stare a guardare le cause che giustamente devono andare avanti, e andranno avanti, due sono già arrivate in conclusione.
Abbiamo tutti gli strumenti come Regione, una volta avute le sentenze, per intervenire. Intanto, credo che sia io, che tutti noi, che il consigliere Defranceschi, che il consigliere Mumolo possiamo come consiglieri regionali, e come io ho fatto in questi anni su tanti temi, intervenire sul Comune di Vergato e denunciare quello che non ci va bene, se eventualmente abbiamo delle cose che non ci vanno bene.
Mi sembra, però, che a volte fare politica diventi quasi un accanimento. Posso capire che qualcuno voglia a tutti i costi raggiungere dei risultati, perché questo è il modo per avere consenso, ma credo che abbiamo anche altri sistemi e possiamo fare politica in maniera diversa...
PRESIDENTE (Aimi): Consigliere Vecchi, le comunico che ha esaurito il suo tempo.
VECCHI Alberto: Mi avvio alla conclusione, dicendo anche che il mio tipo di politica, il modo di fare che certamente mi vede opposto continuamente a determinate scelte nel Comune di Vergato in maniera lineare ed evidente, non mi trova d’accordo questa volta su questa posizione. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Quando si deve attaccare il Movimento 5 Stelle, vediamo ogni volta il consigliere del PdL Vecchi diventare filo-PD. È divertentissimo anche in questa sua difesa forzata del sindaco Focci e dell’amministrazione di Vergato.
Non entrerò nel merito della vicenda perché il fatto c’è, come ha rilevato la sentenza, ma – ahimè – non costituisce reato, e gli avvocati della Regione bene hanno fatto a schierarsi. Forse la tutela del paesaggio non è nel vocabolario del consigliere Vecchi, però bene hanno fatto gli avvocati della Regione a dire che lì c’era un diritto leso della collettività nella tutela dei beni naturali e paesaggistici.
A parte questo, confermando il massimo rispetto per il collega Mumolo, voglio però entrare nel merito di questa Commissione d’inchiesta. Qui chi ci perde è tutto l’ente Regione, perché non può essere che una volta il tema è troppo generale, una volta il tema è troppo specifico, una volta su quelli non possiamo intervenire e via discorrendo.
Cerco di seguirla, consigliere Mumolo, però noi abbiamo una legge regionale, che è illustrata e che parla in tema di paesaggio di vigilanza della Regione. L’art. 155 del Codice dei beni culturali attribuisce al Ministero per i beni e le attività culturali e alle Regioni le funzioni di vigilanza sui beni paesaggistici.
La Regione ha delegato i Comuni, dal 1978, nelle funzioni di gestione e di tutela, quindi anche quelle di vigilanza, noi come Regione verso gli enti delegati. Abbiamo un ruolo di vigilanza verso i Comuni, a cui abbiamo dato una delega, delega che noi possiamo togliere, se ci rendiamo conto, al di là della rilevanza penale, che quei Comuni non rispondono alle esigenze della nostra Regione. A questo mira la Commissione.
Vorrei capire, quindi, cosa sia l’interesse regionale, perché, se questa Commissione può anche evidenziare che, forse, il sistema non funziona perché noi abbiamo scritto delle cose nel PTR, ma stiamo vedendo il nostro territorio selvaggiamente aggredito dalla speculazione, se qualcosa non funziona questa era l’occasione per discuterne, collega.
E non solo, perché il parco e i beni naturali che abbiamo nell’Appennino bolognese sono beni di tutta la comunità regionale, come il Parco del Delta del Po non è un bene solo dei ravennati e dei ferraresi, ma è un bene di tutta la Regione Emilia-Romagna. Qui c’è l’interesse generale, collega Mumolo, e non riesco a capire – lo ripeto con il massimo rispetto per le sue argomentazioni – come si possa negare la richiesta di una Commissione d’inchiesta.
Una politica che ragiona per maggioranza e per opposizione e che si arrocca ogni volta che si cerca di fare chiarezza o che, da parte dei consiglieri eletti dai cittadini che chiedono spiegazioni, si voglia valutare, controllare, verificare, ogni volta questa Regione si arrocca, questa maggioranza si blinda, e penso che questo non sia un buon servizio alla democrazia.
Non posso, inoltre, accettare il tema dei costi, perché quando chiedo di tagliare gli stipendi dei consiglieri regionali mi viene risposto che la democrazia costa. Allora, dico la stessa cosa: quando parliamo di stipendi dei consiglieri regionali la democrazia costa, quando si parla di controllare delle politiche che devono salvaguardare i nostri parchi, i nostri beni naturali, la nostra memoria, dagli abusi, allora non si possono spendere poche migliaia di euro.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
La parola al sottosegretario Bertelli.
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Questa mattina ho visto un’agenzia secondo la quale il mio intervento di questa mattina avrebbe dovuto chiudere la discussione sulla richiesta di Commissione d’inchiesta. L’ho vista al termine dell’Assemblea di questa mattina, ma non era mia intenzione nella risposta di questa mattina intervenire nel merito della discussione che si sta facendo oggi.
Desidero però intervenire per due motivi. Il primo è questo: quando l’Assemblea si esprime, approvando risoluzioni e ordini del giorno e impegna la Giunta a fare delle cose, poi non ci si può lamentare se la Giunta le fa. Lo dico in questo caso a proposito del fatto che avremmo speso risorse indebitamente per costituirci parte civile in un procedimento al quale abbiamo partecipato.
Peraltro, non l’abbiamo fatto a cuor leggero, ma abbiamo ovviamente fatto studiare all’Ufficio legale della Regione e agli avvocati che ci hanno aiutato i motivi per i quali molto stringentemente abbiamo ritenuto di dover fare quell’azione.
L’abbiamo fatto con cognizione di causa, e come in tutte le situazioni si può vincere o si può perdere. In quel caso abbiamo perso. Ha ragione il consigliere Vecchi a ricordare che c’è già stata una sentenza in una delle attività che riguarda il Comune di Vergato, che ha dato ragione alla controparte della Giunta regionale.
Questo mi induce a dire che è bene non precipitare le situazioni, e, se si tratta di attività delicate e complesse, prima di dichiarare illecita un’attività è meglio che prima si pronuncino gli organi preposti, come diceva giustamente il consigliere Vecchi.
L’abbiamo fatto però perché sollecitati dall’Assemblea legislativa. Questo significa anche che tutte le volte che chiediamo come Assemblea legislativa, con stretta o larga maggioranza, di impegnare la Giunta a fare attività bisogna sapere che questo alla fine ha delle conseguenze. E questa è una parte del problema.
L’altra parte del problema è questa. Lo dico molto tranquillamente: siccome ho partecipato alla discussione della stesura dello Statuto e anche del Regolamento di questa Assemblea, credo che il tema della Commissione d’inchiesta debba essere usato in maniera molto stringente per i compiti che lo Statuto e il Regolamento ci attribuiscono.
Poi, quando l’abbiamo chiesta per cose attinenti esattamente alle attività della Giunta regionale o di enti da essa dipendenti, si potrà dire che ci è stato detto di no. Questo è un problema che attiene all’essere convinti da parte di una maggioranza che deve votare la costituzione della Commissione d’inchiesta della bontà del motivo per cui si chiede la Commissione d’inchiesta.
Altra cosa è in questo caso specifico chiedere la Commissione d’inchiesta rispetto all’attività, perché questo è il tema stringente della discussione di oggi, di un ente totalmente autonomo e non sottordinato all’attività di questa amministrazione.
Vale per questo ma varrà anche per altre situazioni: sto facendo un ragionamento che riguarda la tutela delle autonomie costituzionalmente protette. Allora, c’è una questione che riguarda – e mi pare che il consigliere Favia ci invitasse a farlo – l’applicazione delle normative regionali in tema urbanistico, fortemente delegato e decentrato, peraltro come previsto dalle norme nazionali, perché l’urbanistica per riforma costituzionale è di competenza stringente di chi più direttamente ha a che fare con il territorio, quindi i Comuni.
C’è un tema, però, che riguarda come noi esercitiamo queste procedure. Se c’è, non ho nessun problema, ma perché non far lavorare una Commissione, che peraltro ha sostanzialmente gli stessi strumenti di verifica, di approfondimento e di indagine di un’eventuale Commissione d’inchiesta, che in questo caso sarebbe fuori luogo? Perché non approfondire queste tematiche attraverso la Commissione ambiente e territorio, che lo può fare?
PRESIDENTE (Aimi): Sottosegretario Bertelli, ha esaurito il suo tempo. La prego di avviarsi alla conclusione.
BERTELLI: Ho finito, presidente.
È giusto che lo faccia, se ci sono motivazioni riguardanti il tema.
Io ho dei dubbi sul fatto che sia sbagliato tenere quelle deleghe a quel livello. Ma se si ritiene che non sia giusto, non può essere giusto solo per un Comune. Deve essere giusto in generale ed è bene correggere le norme.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, sottosegretario Bertelli.
Apriamo le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Prendo atto anche di questo ultimo punto.
È evidente che la discussione è più generale, e probabilmente sarà utile parlarne in altra sede. È anche vero che per ogni singolo Comune, secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio, è la Regione a individuare se il Comune ha le caratteristiche ed è in grado di svolgere quelle funzioni. Non è vero, quindi, che debba essere fatto a livello globale. Può essere fatto anche a livello di singolo.
Io ho ampiamente cercato, come diceva il consigliere Mumolo, di esercitare i poteri in mio possesso. Proprio riguardo al dibattito in Commissione, ho chiesto dieci mesi fa alla Commissione competente di trattare l’argomento. Nonostante i solleciti, non ho avuto la cortesia di una risposta.
Ho anche richiesto molte volte l’accesso agli atti in base all’articolo 30, consigliere Mumolo. Ma evidentemente Vergato, da questo punto di vista, è un po’ un bunker perché regolarmente l’accesso mi viene negato dal Comune. Un consigliere regionale, che pensavo fosse un pubblico ufficiale incaricato di pubblico servizio, secondo il Comune testualmente “non ha un interesse diretto e concreto sulla tutela paesaggistica”. Sono, quindi, un po’ in difficoltà nell’esercitare le mie funzioni. È scritto così e ne fornirò copia al consigliere Mumolo. Quindi, cerco di usare tutte le armi a mia disposizione.
Trovo abbastanza sorprendente questa sinergia PD-PdL nel far sì che alla fine, come in un grande imbuto, nel momento in cui anche la Regione rimane inerte di fronte a qualcosa che potrebbe comportare una procedura di infrazione a livello europeo, come è già successo in altre Regioni, tutto venga convogliato alla Magistratura, al TAR, alla Corte dei conti.
Siccome noi non siamo in grado di dire se una costruzione è abusiva o se un impianto di lavorazione della ghiaia può stare in riva al fiume, andiamo a chiederlo a un magistrato. Pensavo che la Magistratura avesse di meglio da fare e non avesse motivo di essere intasata in questo modo. Però, evidentemente abbiamo un’opinione diversa dei poteri di questo Stato.
Credo che, in realtà, si voglia ancora tentare di coprire qualcosa che temo non sarà facile coprire a lungo. Si tratta probabilmente di interessi più grandi di quelli che vogliamo vedere qui, interessi di cavatori, interessi di costruttori. Guarda caso, tra poco il Comune di Vergato sarà alle prese col nuovo PSC. Non pago di essere il Comune che negli ultimi dieci anni ha cementificato di più il territorio della Provincia dopo quello di Bologna, evidentemente sente ancora il bisogno di altro cemento.
O forse c’è anche motivo di proteggere qualche imprenditore amico che lassù sui crinali, in aree forestali, in siti di interesse comunitario ha trasformato qualche casolare in una villa a quattro piani con piscina, classificata come villa di lusso. Non voglio pensarlo. Certo è che l’atteggiamento di questa Assemblea continua a darmene modo.
Prendo atto che se ne vuole parlare in Commissione. Aspetto, quindi, l’impegno del presidente perché finalmente, dopo la mia richiesta di quasi un anno fa, l’argomento sia portato in Commissione.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Pur ribadendo la nostra contrarietà, è però opportuno ricordare alcuni passaggi. Al di là delle battute dei colleghi del Movimento 5 Stelle, tra PD e PdL c’è un asse così forte che noi abbiamo ripetutamente chiesto le dimissioni del sindaco Focci. Non mi risulta che il Movimento 5 Stelle abbia fatto altrettanto, forse perché non hanno eletti al Comune di Vergato.
L’asse è così forte, consigliere Monari, che abbiamo chiesto le dimissioni del sindaco...
(interruzioni)
Esatto, l’asse.
Il tema, invece, è un altro: abbiamo un diverso modo di fare politica. Il vostro modo di fare politica in quest’Aula è quello di aver svolto una riunione secretata, facendo un processo a un primario ospedaliero, come se noi fossimo un tribunale che può decidere se il primario era o meno capace. Oggi chiedete la Commissione d’inchiesta.
La differenza è nel modo di fare politica. Voi fate politica soltanto cercando di distruggere e denigrare le persone. Noi, invece, veniamo da una scuola un po’ diversa. Io ho iniziato a sedici anni, negli anni Settanta, quando essere a destra a Bologna era un po’ difficile. Oggi fare politica è facile. È facile anche raccontare queste cose e stare tranquilli. In quegli anni se si professava un’idea era difficile persino andare a scuola.
Il mio modo di fare politica è diverso. Io combatto duramente dal punto di vista dialettico le cose che non mi stanno bene, però mantenendo sempre quei rapporti, che credo siano importanti, di correttezza politica, cosa che a voi non appartiene neanche per un’unghia.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.
MUMOLO: Grazie, presidente. Ho l’impressione che, se affermassi che i listelli sul muro alle sue spalle sono marroni e il consigliere Alberto Vecchi facesse la stessa cosa, il consigliere Defranceschi immediatamente direbbe che c’è una sinergia, un rapporto, un asse tra PD e PdL.
Ho davvero questa impressione perché noi abbiamo semplicemente provato, consigliere, a verificare che cosa dicono il nostro Statuto, il Regolamento e le norme che informano la nostra attività di consiglieri. Se l’interpretazione di queste norme, tra l’altro veramente molto chiare, è uguale, affermare che c’è una sinergia tra PD e PdL mi sembra forzato. Ognuno, tuttavia, sceglie le sue argomentazioni.
Detto che la norma è chiara, il problema è lo strumento. Lo strumento in questo caso è sbagliato, tant’è che al posto del consigliere Defranceschi, visto che siamo tutti d’accordo che lo strumento è sbagliato, ritirerei la proposta. Del resto, tutti coloro che si sono espressi hanno dichiarato, come rimarrà a verbale, che l’argomento è importante, che deve essere affrontato in Commissione e che sarà affrontato in Commissione.
A me spiace sinceramente che il sindaco abbia fornito quella risposta perché non credo sia una risposta corretta. Dovrei verificare ovviamente la domanda, ma insomma...
(interruzioni)
Collega, lei mi legge la risposta, ma consentirà che, prima di dare un giudizio, uno avrebbe piacere di verificare anche la domanda.
In ogni caso, siccome su questo tema la Commissione consiliare ambiente e territorio ha gli stessi, identici poteri della Commissione d’inchiesta e il consigliere ha gli stessi, identici poteri della Commissione d’inchiesta – ed è un fatto specifico –, con tutto il rispetto per le persone che sono state colpite da questo fatto e per i cittadini di Vergato, credo che sia più opportuno affrontare il problema in Commissione.
Una cosa, invece, mi infastidisce. A me fa soltanto piacere che ci siano dei consiglieri che si occupino direttamente e attivamente degli interessi dei cittadini e dell’interesse generale a un ambiente sano e pulito. Ma se poi, insieme a questo, devono sempre esserci, e non è la prima volta, insinuazioni gratuite, penso che ognuno di noi potrebbe risparmiarsele.
Semplicemente perché riteniamo che questo non sia lo strumento idoneo, si insinua il sospetto che adottiamo questa decisione per interessi più grandi – cito letteralmente – o perché abbiamo motivo di proteggere qualche imprenditore amico.
Chiedo allora al consigliere Defranceschi di specificare che cosa intende. Faccia i nomi di chi vuole proteggere qualche imprenditore amico, dica chi rinunzia al suo dovere di consigliere regionale per proteggere interessi più grandi. Solamente quando lo avrà fatto, meriterà il rispetto di tutti quanti noi. Non c’è rispetto, collega, per chi fa queste insinuazioni nei confronti di tutta l’Aula.
Qui non c’è maggioranza e opposizione. Lei può dire di non essere d’accordo su un’argomentazione, può dire di non essere convinto. Ma sostenere che argomentiamo in questa maniera perché abbiamo altri interessi è qualcosa di profondamente sbagliato. Spero che prima o poi impari questa lezione, consigliere.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mumolo.
Mi pare di capire dal suo intervento che lei chieda di formalizzare il rinvio in Commissione di questo argomento. Mi sbaglio?
MUMOLO: Intanto vorrei sapere, visto che il consigliere Defranceschi si era ripromesso di discutere di questo argomento in Commissione, se intende ritirare la proposta di Commissione di inchiesta. Dopodiché, io sono assolutamente convinto che questo tema vada affrontato in una Commissione consiliare.
PRESIDENTE (Aimi): Era, quindi, una mera ipotesi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Io richiedo il voto favorevole all’Aula perché è importante approfondire queste tematiche.
Non penso sia giusto continuare a rivolgersi alla magistratura. Come ripeto, la politica dovrebbe prendersi delle responsabilità. Noi abbiamo chiesto più volte le dimissioni del sindaco, ma questa è un’altra vicenda. Non rispondo sull’eleganza e la dialettica del fare politica: mi verrebbe da dire, da che pulpito viene la predica.
È stata ricordata una pagina, a mio avviso, triste della storia di questa Regione, in cui non si faceva tanto un processo a un primario, bensì, partendo da una segnalazione di tutte le sigle sindacali di un reparto di un importante ospedale della nostra Regione, si evidenziavano criticità operative e mancanze di titoli per eseguire determinati interventi. La seduta fu, ovviamente, secretata per la gioia del consigliere Vecchi. Ricordo che, il giorno dopo, quel primario innocente, che non c’entrava niente, è stato rinviato a giudizio e l’indagine è tuttora in corso. Però, il consigliere Vecchi, senza alcun approfondimento, lo ha assolto come vittima di una congiura di corridoio.
Intanto, ahimè, alcune persone sono decedute. Vedremo come si evolverà la vicenda.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della richiesta, proposta dal consigliere Defranceschi, di istituzione di una Commissione di inchiesta, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:
Presenti
37
Assenti
13
Votanti
36
Favorevoli
3
Contrari
31
Astenuti
2
PRESIDENTE (Aimi): La richiesta è respinta.
Abbiamo esaurito l’oggetto 1543 e con esso gli atti amministrativi. Passiamo all’esame degli atti di indirizzo.
OGGETTO 1808
Risoluzione proposta dal Presidente della I Commissione, su mandato della stessa Commissione, recante: “Sostegno all’iniziativa in atto presso il Parlamento europeo a tutela della popolazione del Saharawi occidentale, per sollecitare la richiesta di un parere alla Corte di Giustizia sulla compatibilità con i Trattati del nuovo protocollo fra l’Unione europea e il Regno del Marocco che fissa le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria previste dall’accordo di partenariato nel settore della pesca tra la Comunità europea e il Regno del Marocco” (a firma dei consiglieri Marco Lombardi, Luciano Vecchi e Fabio Filippi) (291) (Ritiro)
OGGETTO 1793
Mozione proposta dalla consigliera Barbati circa le azioni da porre in essere per dare attuazione a politiche di sostegno al popolo Saharawi ed ai popoli del Maghreb (19) (Discussione e approvazione)
OGGETTO 1863
Risoluzione proposta dai consiglieri Luciano Vecchi, Lombardi, Donini, Defranceschi, Naldi, Barbati, Manfredini, Monari e Noè per impegnare la Giunta a ribadire la necessità di monitorare il rispetto dei diritti umani nel Sahara occidentale e in Marocco e ad attivarsi affinché l'Unione Europea dia sostegno al Piano di Pace delle Nazioni Unite e al referendum di autodeterminazione del popolo Saharawi (301) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi): Apriamo la discussione generale congiunta sui tre oggetti. Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente.
Intervengo semplicemente per ritirare la risoluzione che mi vede come primo firmatario, in quanto non è più attuale. Il Parlamento europeo si è infatti già pronunciato in merito alla nostra richiesta.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Rimangono, quindi, in discussione la mozione oggetto 1793, a firma della consigliera Barbati, e la risoluzione oggetto 1863, a firma del consigliere Luciano Vecchi ed altri.
Ricordo che la discussione generale è congiunta, ma che il voto dei due oggetti avverrà in maniera separata.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Signor presidente, non entrerò nel merito della risoluzione perché, dato il poco tempo che ci resta, spero che potremo votare rapidamente la risoluzione presentata, come peraltro è tradizione di quest’Aula, da tutti i Gruppi politici.
Voglio solo sottolineare che non si tratta di una risoluzione rituale, anche se fa parte di un’importante tradizione, ormai consolidata, di questa Assemblea legislativa.
Dall’anno scorso, da quando approvammo l’ultima risoluzione, su questo tema sono successe una serie di cose che ci hanno anche riguardato. C’è stata una missione dell’Assemblea legislativa nei campi di rifugiati di Tindouf di grande rilevanza sia dal punto di vista politico, sia come monitoraggio delle attività di cooperazione. Qualche settimana fa in varie città della Toscana si è svolta la terza conferenza mondiale delle città gemellate con gli enti territoriali Saharawi. In questa Regione, sia come ente, sia come territorio regionale, abbiamo avuto la visita di una delegazione ad altissimo livello della Repubblica Araba Saharawi Democratica.
La nostra Regione come istituzione, ma anche come enti locali, come movimento associativo e come volontariato rappresenta un punto di grandissima importanza nell’attività di cooperazione in campo alimentare, sanitario, dell’istruzione, dell’emancipazione della donna e così via con la popolazione Saharawi.
In questa e fortunatamente in altre Regioni e in altri Paesi del mondo si manifesta per la causa Saharawi una grande solidarietà, lo voglio sottolineare, affinché il popolo Saharawi possa esercitare pienamente i diritti riconosciuti dalla legalità internazionale e possa decidere da solo del proprio futuro.
L’impegno come società che la nostra Regione esprime non è un’iniziativa estemporanea, ma è uno dei pilastri di un’iniziativa internazionale fondamentale. Credo, quindi, che la risoluzione firmata dai rappresentanti di tutti i gruppi politici voglia ribadirlo e spero che l’Aula possa, come sempre, approvarla unanimemente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.
Ricordo che in discussione generale ogni consigliere ha a disposizione dieci minuti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Come Gruppo dell’IdV, oltre che votare la risoluzione illustrata dal consigliere Vecchi poco fa, sosteniamo e chiediamo ai consiglieri di votare la mozione a firma Barbati perché questa mozione afferma esplicitamente che noi sosteniamo la lotta del popolo Saharawi e il suo diritto all’indipendenza e all’autodeterminazione.
La questione del Saharawi, come tutti sanno, è legata al processo di decolonizzazione alla fine della dittatura franchista. Evidentemente il Marocco decise di porre truppe e interessi economici su quell’area che, come tutti sanno, è ricchissima di fosfati e rappresenta una zona estremamente importante anche per la pesca. Come sempre, le azioni di politica estera, soprattutto le azioni di forza e le azioni militari, sono determinate da interessi economici molto rilevanti.
La vicenda del Saharawi e la lotta di quel popolo è ultradecennale. Negli ultimi tempi abbiamo assistito alle cosiddette “primavere arabe” che hanno determinato la caduta di alcuni regimi autoritari, per non dire dittatoriali, come quello in Tunisia e quello egiziano, con conseguenze a tutt’oggi non prevedibili rispetto a un processo di reale democratizzazione di quei Paesi e all’instaurazione di regimi laici, capaci di resistere alle sirene dell’integralismo islamico. Il popolo Saharawi è un popolo laico, democratico, che sicuramente saprebbe gestire bene quel territorio.
Non esiste nessuna determinazione legale che consenta al Marocco di sostituire un colonialismo con un altro colonialismo sia pure di confine, ma certamente non meno tollerabile. Quindi è per questo che noi proponiamo di esprimerci nettamente sull’ipotesi che possiamo chiamare di decolonizzazione. Non fa molta differenza se a colonizzarti sono gli spagnoli, i francesi o il tuo vicino di casa. Autodeterminazione, indipendenza, legalità internazionale: io penso che dobbiamo esprimerle con grande chiarezza.
D’altra parte, questa Regione ha rapporti con il popolo Saharawi ormai da tempo e numerose delegazioni hanno visitato quella zona. Io penso che gli sforzi per una solidarietà attiva, non semplicemente dichiarata, debbano andare anche nella direzione di un coordinamento, magari con le altre Regioni. Sappiamo bene che lo stato del Marocco non ama interventi di questo tipo, che definisce come intromissione nei suoi affari interni. Per noi questo non è accettabile perché il Sahara occidentale non fa parte dei confini dello Stato del Marocco. Credo quindi doveroso fare in modo che i nostri sforzi, anche considerate le competenze di politica estera di una singola Regione, siano coordinati con quelli di tutte le altre.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Grillini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Voterò la risoluzione che ha presentato il collega Vecchi, che considero esaustiva e in continuità con le posizioni unanimi che questa Assemblea assume da anni.
Mi dispiace, collega Grillini, non voterò invece la mozione a firma Barbati perché non vi sono scritte le cose che lei ha detto nella presentazione. Non c’è una presa di posizione chiara e netta in merito all’occupazione illegittima da parte del Marocco. Si parla in maniera general-generica del tema dell’autodeterminazione di tutti i popoli, quando la vicenda Saharawi è una vicenda storicamente specifica e determinata da una serie di atti. È vaga e secondo me rappresenta un arretramento rispetto alla posizione politica assunta dalla nostra Regione, dal coordinamento delle Regioni italiane che si occupano di questo tema e dalle risoluzioni approvate anche nel Parlamento nazionale.
Pertanto, ritengo che votare una risoluzione che ricostruisce fino in fondo la posizione politica e storica di questa Regione sia più che sufficiente. Soprattutto, non mi sento di votarle la mozione a firma Barbati perché alcuni dei suoi contenuti mi rendono perplessa.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Sarò telegrafico perché credo sia utile votare questa sera.
Sono d’accordo, naturalmente, con la risoluzione che ho sottoscritto, per le ragioni che già sono state elencate e anche perché ho avuto la possibilità di conoscere direttamente la situazione del popolo Saharawi.
Se fosse stata presente la consigliera Barbati, le avrei chiesto di ritirare la mozione che ha presentato. Credo che sarebbe stato utile, avendo la stessa consigliera sottoscritto l’altra risoluzione, che mi sembra più completa. Ho qualche perplessità anche io, ma comunque non credo che si possa votare contro la mozione della consigliera Barbati. Quindi, mi asterrò.
Mi scuso col presidente se colgo l’occasione per chiedergli, prima che finisca la seduta di oggi pomeriggio, di spiegarmi perché tecnicamente, forse non l’ho ancora capito, non è stata votata l’inversione dell'ordine del giorno sulla risoluzione su Porto Tolle che avevo richiesto.
PRESIDENTE (Aimi): La Presidenza aveva compreso che prima si svolgesse la discussione sul Saharawi, consigliere.
Poteva farlo presente, l’avrei presa certamente in considerazione. Mi spiace, ma non avendo lei parlato, io non potevo prevedere cosa immaginasse. Le chiedo scusa se non abbiamo compreso.
Poiché stiamo già trattando l’argomento del Saharawi, andiamo avanti e vediamo cosa riusciamo a fare.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Un breve intervento per quella che vuole essere anche una dichiarazione di voto. Condivido in pieno le ragioni espresse dal collega Naldi. Il documento presentato dalla consigliera Barbati tratta di autodeterminazione dei popoli, un tema che ci sta a cuore, tuttavia voteremo a favore della risoluzione che abbiamo sottoscritto.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Molto rapidamente, dichiaro che voteremo la risoluzione.
C’è un evidente problema a livello internazionale perché, in primis la Francia, tende a proteggere il Marocco, questo va detto chiaramente. Sul Saharawi ci sono degli appetiti.
Forse qualcuno si chiede come mai la battaglia di questo popolo rimanga per lo più sconosciuta alle grandi masse rispetto a quello che accade in altri territori. Apro una parentesi sulla Francia: andiamo a bombardare la Libia per tutelare i diritti delle popolazioni oppresse e poi mettiamo il veto all’ONU sul via all’autodeterminazione del popolo Saharawi.
Perché accade questo? Semplicemente perché il popolo Saharawi non ha mai applicato il terrorismo e si è sempre battuto in maniera pacifica. In un’area dove c’è fondamentalismo, islamismo e via dicendo, è un popolo in cui le donne hanno un ruolo fondamentale nella politica e nell’attività legata a quei territori.
Siamo, quindi, assolutamente concordi. È sicuramente una causa da sostenere e per cui battersi.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Chiudiamo la discussione generale e passiamo alle dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, confermiamo gli scrutatori e mettiamo ai voti gli oggetti 1793 e 1863.
Metto in votazione, per alzata di mano, la mozione oggetto 1793, a firma della consigliera Barbati.
(È approvata a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): La mozione è approvata.
Metto ora in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1863, a firma dei consiglieri Luciano Vecchi, Lombardi, Donini, Defranceschi, Naldi, Barbati, Manfredini, Monari e Noè.
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Aimi): La risoluzione è approvata.
Iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno
e inversione dell’ordine dei lavori
PRESIDENTE (Aimi): Rimanendo ancora sette minuti, possiamo esaminare la richiesta del consigliere Naldi, con cui mi scuso di nuovo.
Dobbiamo procedere all’iscrizione dell’oggetto 1837 «Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Monari, Meo, Sconciaforni, Mandini, Favia e Defranceschi per esprimere la piena condivisione delle motivazioni e degli obiettivi alla base della manifestazione nazionale contro la centrale a carbone di Porto Tolle che si svolgerà ad Adria in data 29 ottobre». Il documento è del 6 ottobre 2011.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno, formulata dal consigliere Naldi.
(È accolta all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Aimi): La richiesta è accolta.
La richiesta di inversione dell’ordine dei lavori insiste sullo stesso oggetto 1837. Sono ammessi un intervento a favore e uno contro la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori, formulata dal consigliere Naldi.
(È accolta all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Aimi): La richiesta di inversione dell’ordine del giorno è accolta.
OGGETTO 1837
Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Monari, Meo, Sconciaforni, Mandini, Favia e Defranceschi per esprimere la piena condivisione delle motivazioni e degli obiettivi alla base della manifestazione nazionale contro la centrale a carbone di Porto Tolle che si svolgerà ad Adria (RO) in data 29 ottobre (295) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Aimi): Apriamo la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: La Regione non può accettare la costruzione di questa centrale. Poiché elaboriamo il nostro Piano energetico cercando di essere il più possibile ecocompatibili e con grandi lotte, non possiamo accettare che ai nostri confini creino un mostro del genere alimentato a carbone.
È importante che in questa occasione la Regione si batta.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente.
Nella lettura del titolo della risoluzione, lei ha già detto le cose fondamentali. Il consigliere Favia ne ha aggiunte altre. Io voglio solo ricordare che questa Assemblea legislativa il 12 luglio ha approvato una risoluzione coerente con l’atto che stiamo discutendo.
Mi limito, dato il tempo ristrettissimo a disposizione, a dire questo.
PRESIDENTE (Aimi): Chiudiamo la discussione generale e apriamo le dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1837, a firma dei consiglieri Naldi, Monari, Meo, Sconciaforni, Mandini, Favia e Defranceschi.
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Aimi): La risoluzione è approvata.
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Aimi): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso delle sedute sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
1855 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, in merito al progetto salutistico delle Terme e delle Fonti di Poiano, nell'Appennino Reggiano, finanziato anche dalla Regione e che ha visto la realizzazione di strutture ora dismesse per aderire a un nuovo progetto denominato "nuova porta di accesso al Parco e centro visita di Poiano". (1268)
1856 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa l'utilizzazione della linea ferroviaria regionale Bologna-Vignola. (1269)
1857 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, in merito alla situazione creatasi sulla tratta di ferrovia Bologna-Milano, interessata anche dal passaggio di treni ad alta velocità che, in località Roveleto di Cadeo (PC), transitano a pochi metri da abitazioni private. (1270)
1858 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa l'utilizzo dei proventi del ticket sanitario per l'abbattimento dei costi di accesso al Nuovo Polo Ospedaliero di Cona di Ferrara. (1271)
1859 - Risoluzione proposta dai consiglieri Alessandrini, Monari, Costi, Luciano Vecchi, Ferrari, Zoffoli, Mumolo e Pagani per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo, circa la crisi del comparto suinicolo, affinché favorisca la stipula di un accordo quadro nazionale tra allevatori e trasformatori con l'obiettivo di definire congiuntamente livelli di produzione adeguati alle richieste del mercato e caratteristiche qualitative delle carni (documento in data 12 10 11). (297)
1860 - Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Pariani, Montanari, Ferrari, Mori, Costi, Bonaccini, Fiammenghi, Mazzotti, Barbieri, Piva, Mumolo, Carini, Casadei, Cevenini, Luciano Vecchi, Zoffoli e Pagani per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo affinché venga ripristinato il fondo relativo al progetto Valle del fiume Po e affinché vengano avviate politiche di programmazione strategica integrata che mirino alla sicurezza dei territori della Valle del Po, alla tutela delle risorse idriche, allo sviluppo del trasporto fluviale e alla valorizzazione del turismo (documento in data 12 10 11). (298)
1861 - Risoluzione proposta dai consiglieri Corradi, Manfredini, Cavalli e Bernardini per impegnare la Giunta regionale a predisporre delle iniziative per celebrare, nel 2013, il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (documento in data 12 10 11). (299)
1862 - Risoluzione proposta dai consiglieri Pagani, Monari, Bonaccini, Pariani, Zoffoli, Alessandrini, Moriconi, Mori, Ferrari, Mumolo, Barbieri, Luciano Vecchi, Cevenini, Piva, Marani, Garbi e Casadei affinché l'Assemblea legislativa promuova e sostenga la campagna dal titolo "L'Italia sono anch'io" tesa a raccogliere firme per due proposte di iniziativa popolare relative alla riforma del diritto di cittadinanza (documento in data 12 10 11). (300)
1863 - Risoluzione proposta dai consiglieri Luciano Vecchi, Lombardi, Donini, Defranceschi, Naldi, Barbati, Manfredini, Monari e Noè per impegnare la Giunta a ribadire la necessità di monitorare il rispetto dei diritti umani nel Sahara occidentale e in Marocco e ad attivarsi affinché l'Unione Europea dia sostegno al piano di pace delle Nazioni Unite e al referendum di autodeterminazione del popolo saharawi (documento in data 12 10 11). (301)
1864 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, per conoscere gli stanziamenti regionali dell'ultimo quinquennio relativamente al Programma INFEAS (Informazione e Educazione alla Sostenibilità Ambientale). (1272)
1865 - Risoluzione proposta dai consiglieri Noè, Monari, Mazzotti, Favia, Pariani, Meo, Mori, Moriconi, Alessandrini, Defranceschi, Marani, Manfredini, Riva, Lombardi, Pollastri, Cevenini, Mumolo, Barbieri, Grillini, Costi, Fiammenghi, Piva, Luciano Vecchi, Aimi e Barbati per impegnare l'Assemblea Legislativa a deplorare l'atteggiamento delle autorità egiziane ed a sostenere ogni iniziativa del governo italiano e della Unione Europea affinché si ponga fine immediatamente ad una persecuzione religiosa contraria ai diritti dell'uomo e per evitare che si degeneri ad un'azione di pulizia etnica (documento in data 12 10 11). (302)
1866 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, per conoscere le quantità di amianto rimosso da edifici pubblici o privati nonché i luoghi dove viene conferito. (1273)
1867 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa l'iter relativo alla trasformazione del Parco Interregionale Sasso Simone e Simoncello. (1274)
1868 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa notizie-stampa relative alla realizzazione di nuove piazzole attrezzate nell'area di Via Tomba Forella, a San Lazzaro di Savena (BO). (1275)
1869 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per tutelare la salute dei cittadini, specie in relazione ai decessi avvenuti nell'ambito di strutture ospedaliere. (1276)
1870 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la casistica relativa ai casi di abbandono scolastico da parte di soggetti assegnatari di borse di studio. (1277)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
Vi auguro una buona serata.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 17,57
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali, ai sensi dell'art. 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Maurizio MELUCCI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta:
il sottosegretario alla Presidenza della Giunta Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Simonetta SALIERA.
Votazioni elettroniche
OGGETTO 1543 "Richiesta di istituzione, proposta dal consigliere Defranceschi, ai sensi dell'art. 60, commi 1 e 2 del Regolamento interno dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, di una Commissione assembleare di inchiesta sulla gestione delle funzioni delegate in materia di Urbanistica e Tutela Paesaggistica da parte del Comune di Vergato (BO)"
Presenti: 37
Votanti: 36
Favorevoli: 3
Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Matteo RIVA.
Contrari: 31
Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Franco GRILLINI, Marco LOMBARDI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Astenuti: 2
Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI.
Non voto: 1
Enrico AIMI.
Assenti: 13
Liana BARBATI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Vasco ERRANI (M), Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Andrea LEONI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Matteo RICHETTI, Damiano ZOFFOLI.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Richetti
Cevenini - Corradi
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