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67.
SEDUTA DI GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
Indice
OGGETTO 1996
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Riorganizzazione del sistema regionale delle aree protette e dei siti della Rete Natura 2000 e istituzione del Parco regionale dello Stirone e del Piacenziano»
(Testo base) (33)
(Continuazione dichiarazioni di voto e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 1996-2016-2056/1 - Continuazione dichiarazioni di voto e approvazione) (47)
(Ordine del giorno oggetto 1996-2016-2056/2 - Continuazione dichiarazioni di voto e approvazione) (52)
OGGETTO 2016
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Meo, Naldi, Sconciaforni, Defranceschi e Moriconi: «Istituzione del Parco regionale fluviale del Secchia»
(Abbinato)
OGGETTO 2056
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Villani, Bignami, Aimi, Bartolini, Bazzoni, Filippi, Leoni, Lombardi, Malaguti, Pollastri e Alberto Vecchi: «Riorganizzazione degli enti gestori del sistema regionale e delle aree protette e dei siti di Rete Natura 2000»
(Abbinato)
PRESIDENTE (Richetti)
CORRADI (Lega Nord)
POLLASTRI (PDL)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
MARANI (PD)
MONARI (PD)
MEO (SEL - Verdi)
DONINI (Fed. della Sinistra)
MANFREDINI (Lega Nord)
MANDINI (Italia dei Valori)
NOÈ (UDC)
FILIPPI (PDL)
VILLANI (PDL)
MONTANARI (PD)
OGGETTO 1994
Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: «Norme di organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell’ambiente» (34)
(Relazione, discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 1994/1 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione) (53)
PRESIDENTE (Richetti)
MAZZOTTI, relatore
VILLANI (PDL)
SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)
PRESIDENTE (Mandini)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
MANFREDINI (Lega Nord)
BARBATI (Italia dei Valori)
PARIANI (PD)
DONINI (Fed. della Sinistra)
NALDI (SEL - Verdi)
LOMBARDI (PDL)
NOÈ (UDC)
CORRADI (Lega Nord)
OGGETTO 2102
Delibera: «Approvazione del tariffario delle prestazioni rese dai Dipartimenti di sanità pubblica delle Aziende Unità Sanitarie Locali, di cui all'art. 14 della L.R. 4 maggio 1982, n. 19 (Norme per l'esercizio delle funzioni in materia di igiene e Sanità pubblica, veterinaria e farmaceutica).» (Proposta della Giunta in data 5 dicembre 2011, n. 1804) (69)
(Approvazione)
PRESIDENTE (Mandini)
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Mandini)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Interrogazioni e risoluzioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,16
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la sessantasettesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
OGGETTO 1996
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Riorganizzazione del sistema regionale delle aree protette e dei siti della Rete Natura 2000 e istituzione del Parco regionale dello Stirone e del Piacenziano» (Testo base). (33)
(Continuazione dichiarazioni di voto e approvazione)
(Ordine del giorno ogg. 1996-2016-2056/1 - Continuazione dichiarazioni di voto e approvazione) (47)
(Ordine del giorno ogg. 1996-2016-2056/2 - Continuazione dichiarazioni di voto e approvazione) (52)
OGGETTO 2016
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Meo, Naldi, Sconciaforni, Defranceschi e Moriconi: «Istituzione del Parco regionale fluviale del Secchia»
(Abbinato)
OGGETTO 2056
Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Villani, Bignami, Aimi, Bartolini, Bazzoni, Filippi, Leoni, Lombardi, Malaguti, Pollastri e Alberto Vecchi: «Riorganizzazione degli enti gestori del sistema regionale e delle aree protette e dei siti di Rete Natura 2000»
(Abbinato)
PRESIDENTE (Richetti): Colleghi, riprendiamo i nostri lavori.
Siamo in dichiarazione di voto sull’oggetto 1996, Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Riorganizzazione del sistema regionale delle aree protette e dei siti della Rete Natura 2000 e istituzione del Parco regionale dello Stirone e del Piacenziano".
A questo oggetto sono abbinati gli oggetti 2016 e 2056.
Le dichiarazioni di voto sono relative anche ai due ordini del giorno: numero 1 a firma Meo, Monari, Montanari, Mazzotti, Fiammenghi, Donini, Grillini, Naldi, e numero 2 a firma Monari, Marani, Pagani, Casadei, Mori, Moriconi, Alessandrini, Carini, Ferrari, Mumolo, Cevenini, Noè, Meo, Naldi, Sconciaforni, Donini e Luciano Vecchi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Grazie, presidente. La mia dichiarazione di voto è assolutamente contraria a questo progetto di legge. Colgo l'occasione, anche se non mi sembra di vederla in Aula, per dare una piccola risposta alla collega Donini, la quale nel suo intervento di questa mattina ammetteva che nei territori, purtroppo, si è costruito un sistema di allarmismo, quindi sono arrivate forti preoccupazioni rispetto a questo provvedimento di legge.
La collega Donini si augurava che questo allarmismo nei territori - ho riportato testualmente - "possa diminuire nel momento in cui verranno a conoscenza dei contenuti del progetto di legge", una volta convertito in legge.
Temo che l’auspicio della collega Donini, alla quale va tutta la mia stima, in realtà sia destinato a non realizzarsi, in quanto l'allarme che arriva dai territori è dovuto al fatto che conoscono molto bene, avendoli appresi, i contenuti di questa riforma. E proprio tali contenuti hanno scatenato un forte allarme da parte dei Comuni e degli operatori che vivono negli stessi.
Credo, però, che abbiamo il dovere di fare i complimenti all'assessore Freda e anche, in parte, alla relatrice Meo, perché è la prima volta - almeno per quanto riguarda la mia esperienza di sette anni in questo Consiglio - che mi capita di vedere che vi accingete ad approvare un provvedimento che mette d'accordo tutti. Da quanto abbiamo appreso, infatti, attraverso le varie comunicazioni e le lettere ufficiali arrivate non solo a me, credo, ma a tutti i consiglieri, su questo provvedimento di legge siamo riusciti - o, meglio, siete riusciti - a mettere d'accordo dal WWF ai cacciatori, da Legambiente a Confindustria, sindaci di destra e di sinistra, agricoltori ed artigiani. Tutti, all'unisono, nelle varie missive che hanno riempito le nostre mail e la nostra posta, si sono detti assolutamente contrari rispetto a questa impostazione.
Credo che questo dovrebbe farvi riflettere, perché è vero che per la prima volta sono tutti d'accordo, ma lo sono nel sostenere che quanto oggi vi accingete ad approvare non vada nella direzione auspicata, pur per ragioni diverse, da tutti i soggetti che ho indicato poc'anzi in estrema sintesi, i quali ritengono comunque di sconfessare e di non ritenersi soddisfatti di quanto avete proposto all'attenzione di quest'Aula.
Credo, assessore Freda, che caleremo qualcosa di molto freddo sui territori che rischierà, poi, di glaciare anche le attività economiche che operano in quelle zone. Ciò che vi dovrebbe far riflettere - mi rivolgo anche alla consigliera Meo, sensibile ai temi ambientali - è il dissenso molto forte espresso anche dalle associazioni storicamente del mondo ambientalista.
Credo che ciò che vi accingete a fare, oltre a scontentare - ma credo che questo vi preoccupi meno - cacciatori piuttosto che imprenditori, creerà grossi problemi alle amministrazioni locali e grossi elementi di critica provengono anche dalle associazioni ambientaliste.
Purtroppo, forse la fretta, forse la sottovalutazione - non voglio spingermi a dire anche l'arroganza, come ha citato la consigliera dell'UDC - ma comunque un atteggiamento sbagliato temo che oggi porti quest'Aula ad approvare un provvedimento che calerà pesantemente sui territori, come riforma, e aggraverà i costi, perché cinque mega-direzioni parco alla fine costeranno di più.
Credo che tutto questo renda un pessimo servizio anche alle amministrazioni locali dei territori, che finiranno, di fatto, con l’essere private del controllo dei parchi e della gestione delle proprie aree di competenza, pur essendo amministrazioni democraticamente elette.
Ribadisco, con questo mio brevissimo intervento, il voto contrario mio e del Gruppo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Corradi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà. Ha cinque minuti, consigliere.
POLLASTRI: Il Regolamento prevede per ogni consigliere cinque minuti in dichiarazione di voto, anche se qualcuno vorrebbe modificarlo chiedendo di fare una dichiarazione unica per Gruppo, ma non mi sembra giusto.
Detto questo, è opportuno rimarcare la nostra fortissima contrarietà, sottosegretario, a questo provvedimento. Mi rivolgo soprattutto a lei che, con la sua esperienza, dovrebbe coordinare i lavori della Giunta e magari intervenire laddove nella Giunta vi è qualche anello debole: è questo il caso che, sotto il profilo politico, si configura oggi in quest'Aula.
Non mi risulta - anche a detta del mio Capogruppo e di altri autorevoli esponenti presenti in quest’Aula anche nelle passate consiliature - che un progetto di legge sia stato così fortemente osteggiato e oggetto, direi, di una pioggia di critiche, come è accaduto per questo.
Come opposizione, avevamo proposto una soluzione, nel senso di rimandare, di sospendere. Come avevamo detto anche sulla stampa, un po’ come era accaduto anche in altre Regioni, c’è stata troppa fretta su questo atto.
Per quanto riguarda la Provincia di Piacenza, mi spiace che il collega Carini, consigliere di maggioranza, in questo momento non sia in Aula o comunque non intervenga, ma era presente alla riunione che abbiamo fatto in via Garibaldi a Piacenza, con l'assessore all'agricoltura Pozzi. Vedo l'assessore Gazzolo che mi ascolta attentamente e sa benissimo che l'assessore provinciale aveva espresso delle riserve rispetto a questo atto, legate anche alle peculiarità del territorio che io e i colleghi Cavalli e Carini rappresentiamo come eletti in quest'Aula.
Sotto questo profilo, noi abbiamo presentato una controproposta che nel complesso era un modello alternativo a quello da voi proposto. Abbiamo anche cercato di apportare qualche "miglioria" al testo, ma anche qui abbiamo trovato una blindatura, una chiusura totale, soprattutto da una parte della maggioranza che si è rivelata sorda alle nostre istanze modificative, che peraltro venivano da un lavoro molto intenso che avevamo svolto con grande serietà.
Non uso toni polemici, non è nel mio stile, nel senso che sono abituato a leggere gli atti, ma soprattutto a confrontarmi con i cittadini. Sottosegretario, mi creda se le dico che c’è molto malumore rispetto a questo provvedimento che l’assessore ha portato oggi in Aula. Mentre su altri progetti di legge, come nel caso della semplificazione normativa, noi abbiamo dato il nostro appoggio e il nostro voto, su questo non potremo dare il nostro avvallo.
Peraltro, spero di sbagliarmi, ma lascio all’Aula una preoccupazione di fondo: gli effetti che, quando questa legge entrerà in vigore, una volta pubblicata sul nostro Bollettino regionale, si produrranno e si dispiegheranno sui vari territori, soprattutto sul personale...
PRESIDENTE (Richetti): Deve concludere, consigliere.
POLLASTRI: …sul personale, spero di sbagliarmi, ma ci saranno delle grosse problematiche.
Noi ve lo avevamo detto. Verificheremo l'impatto di questo provvedimento sul quale il Gruppo del Popolo della Libertà voterà convintamente no.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Per allungare la mia carriera politica, così ben già vaticinata dalla consigliera Pariani, vi stupirò con effetti sensazionali e farò i miei complimenti alla relatrice di questo progetto di legge. E poiché siamo vicini a Natale, rivolgerò ben due diversi complimenti. Il primo perché si è assunta l'onere non facile di essere la relatrice di questo progetto di legge. Venendo da una storia ambientalista e credendo fermamente in quello che fa immagino - non la conosco così bene - le sia costato, e forse si è sacrificata per far sì che ci fossero le migliorie che sperava.
Il secondo complimento è per l'atteggiamento assunto e per la gestione di questo progetto di legge in particolare oggi in Aula. Questa è la dimostrazione che anche in Aula si può lavorare, si può migliorare un progetto di legge.
Faccio notare che, rispetto a tante altre volte, la consigliera non solo ha letto tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni, ma ha avuto anche la cortesia, l’educazione e il rispetto istituzionale di commentarli, discuterli, motivare i suoi sì e i suoi no. Questo potrebbe essere un esempio anche per tanti altri progetti che passano in quest’Aula.
Detto ciò, mi spiace che la consigliera relatrice si sia fatta garante di un progetto di legge che le meriterà gli strali di tutte le associazioni ambientaliste, e non solo di quelle. Come è già stato detto, questo progetto di legge ha scontentato praticamente tutti, gente dalle opposte fazioni. Questo la dice lunga sulla qualità e su quello che ci si aspettava da questo provvedimento.
Abbiamo già detto anche che si è arrivati molto tardi con questo progetto, limitando il tempo. Si è arrivati male, peraltro, presentando una quantità impressionante di emendamenti in Commissione, che hanno ostacolato anche il lavoro che si poteva fare già prima in quella sede.
Come ho già detto nella discussione sugli emendamenti, è un progetto in cui la Regione sostanzialmente si libera di un fardello e di un peso che evidentemente non voleva. Il dispiacere è doppio perché, visto che non è frequente che si affronti in quest'Aula, e dubito lo si farà in questa legislatura, il tema della gestione delle aree protette in questa regione, questa poteva essere e forse sarà l'unica occasione per mettere veramente mano alla materia e fare di queste aree protette non più un inutile obbligo per i Comuni o per i cittadini o per chi ci deve lavorare, ma il volano di un cambiamento anche economico di questa regione.
Così non è stato. Secondo me, alla fine si è fatto il compitino che era previsto dal decreto legislativo. Nulla cambierà in positivo; probabilmente non vi saranno nemmeno particolari cambiamenti in negativo, ma giudico negativamente il fatto che non ci sia un cambiamento verso una reale gestione turistica, ambientale, economica delle aree protette.
Certo, possiamo fare un clic anche su questa casella e scrivere "fatto", ma non credo che abbiamo reso un servizio alla nostra regione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Marani. Ne ha facoltà.
MARANI: Farò un breve cenno alle motivazioni che hanno portato alla presentazione di un ordine del giorno abbinato alla legge, specifico sulla realtà del Parco storico di Monte Sole. Nell'ambito di questo provvedimento si doveva assolutamente segnalare come questo sia un parco atipico nel panorama dei parchi, in quanto non ha solo caratteristiche dal punto di vista naturalistico, ma anche di grande importanza storica e legate a valori sui quali la nostra Regione, peraltro, ha già legiferato con provvedimenti importanti e che non vanno assolutamente confusi o annebbiati nell'ambito del processo di riordino delle aree protette.
Pertanto, con questo ordine del giorno si vuole conseguire l’obiettivo di mantenere la sensibilità della Giunta regionale e dell'Assemblea regionale in direzione del mantenimento di questa tradizione da un punto di vista culturale, e l’impegno nel non far venir meno il grande valore e la grande opera che si sta svolgendo in questo luogo così importante della memoria.
Con l'occasione voglio anche dichiarare il voto favorevole del nostro Gruppo alla legge, senza perdermi ulteriormente, visto che in queste giornate abbiamo già affrontato ampiamente i contenuti della legge.
Vorrei aggiungere solo che mi sembra che l'approccio delle dichiarazioni di voto non renda merito di alcune questioni. Si può contestare metodo, tempi, tutto quello che si vuole, però non si può negare il fatto che con questa legge si è voluto non semplicemente mantenere uno status quo, ma cogliere un obbligo legato alla finanziaria 2010, quello della trasformazione dei Consorzi, dei parchi, per andare verso una razionalizzazione del sistema che avviasse un processo di cambiamento nella gestione delle aree protette, con l’idea di cominciare a organizzare un sistema più fortemente integrato e con una dimensione anche territoriale diversa dalla frammentazione attuale.
Credo che l'aver tenuto insiemi i pezzi della dimensione locale e di una dimensione più ampia ci consenta di accompagnare questo processo. Mi auguro che questa sia una prima fase, i cui risultati probabilmente riusciremo a leggere nei mesi successivi, anche perché si tratta di un processo di costruzione.
Credo che questa legge getti le basi per la costruzione di un percorso e spero che anche le perplessità così assolute che ho sentito oggi possano essere recuperate nei mesi prossimi, attraverso il lavoro che questa legge ci consentirà di fare sui nostri territori nell'ambito del lavoro delle macro-aree.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Marani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie. Ovviamente non interverrò nel merito del provvedimento, presidente, poiché la collega Marani che mi ha preceduto ha già svolto considerazioni che condivido.
Una volta tanto sono d'accordo con il collega Defranceschi, rispetto alla prima parte dell’intervento che ha svolto: penso che la relatrice Meo debba essere ringraziata, unitamente alla Giunta, all'assessorato, agli uffici che hanno reso possibile un provvedimento di legge complicato. Lo dico al di là delle diverse posizioni, delle diverse letture, tutte legittime: fa parte della dialettica politica, della dialettica dell'Aula. Ovviamente la dialettica dell'Aula non deve mai confondere la competenza con l’arroganza, perché la competenza della consigliera Meo sulle materie in trattazione oggi è indiscussa e indiscutibile.
Se qualcuno ha scambiato la competenza per arroganza è meglio che studi un po’...
(interruzione del consigliere Villani)
...e che prenda anche qualche ripetizione, ovviamente non da me, collega Villani.
Rivolgo un ringraziamento sincero a nome del Partito Democratico e della coalizione per il prezioso lavoro che è stato svolto per il raggiungimento dell’obiettivo del provvedimento di legge che ci accingiamo ad approvare.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente. Pochissime parole da parte mia in chiusura di questo lungo percorso. Le prime sono per invitare a votare, visto che siamo in dichiarazione di voto, e a considerare con attenzione anche l'ordine del giorno a supporto della riapertura di un percorso serio per il sostegno al Parco del Delta del Po. Oggi è un parco regionale, ma ci auguriamo che diventi un parco interregionale, con l'accordo della Regione Veneto. Da 23 anni aspettiamo un parco nazionale che forse non arriverà mai, ma oggi abbiamo una grossa responsabilità, quella di tutelare fino in fondo un ambiente naturale che non ha eguali in Italia e che è di assoluto valore europeo, quindi mondiale. Guarderei, quindi, con attenzione anche l'ordine del giorno presentato.
Il percorso che ci ha portato all'approvazione di questa legge è stato complesso; ognuno lo può vedere come vuole, fa parte della dialettica politica, e questo è normale. Ognuno la può pensare come vuole anche sull'esigenza di avere dei territori protetti a parco nella nostra regione. Questo è normale, le differenze riguardano anche le idee che si hanno di gestione del territorio. Non discuto di questo.
Ricordo che i parchi esistono in tutto il mondo e che anche una regione sviluppata come la nostra ha il dovere di fare la sua parte, e credo che finora lo abbia anche dimostrato.
Oggi noi riorganizziamo un sistema. Il tipo di riorganizzazione che emerge, che comunque è una semplificazione del sistema, deriva sì dal decreto Milleproroghe - questo è stato ampiamente spiegato - ma probabilmente, anche se non ci fosse stato quello, con i cambiamenti previsti nelle nostre strutture locali (l'abolizione delle Province, la loro trasformazione), comunque era una materia da affrontare.
Credo che oggi costruire questi contenitori metta alla prova il sistema sulla sua capacità di far "pesare" molto di più l'intero settore della conservazione della biodiversità nella nostra regione.
È vero che si è trattato di un provvedimento difficile. Il Capogruppo Monari, in un suo precedente intervento, ha affermato che è difficile mettere mano a questa materia, poiché in fondo si tratta di un mondo un po' conservativo. È vero, ma ci sono anche delle ragioni alla base di questo: spesso, quando si parla di conservazione della natura, di parchi o di cose di questo genere, si sente una tale variegata espressione contraria che si diventa anche un po' conservativi, però la reazione che c'è stata dimostra che comunque si vuole andare avanti.
Concludo ringraziando tutto il personale dell'assessorato, degli uffici, dei parchi, i colleghi della minoranza e della maggioranza che hanno contribuito a costruire questo percorso. Soprattutto voglio rivolgere un augurio vero a chi lavora nei parchi, a chi si assumerà presto le nuove responsabilità di coordinamento, alle associazioni, affinché facciano funzionare da subito, tutti insieme, questa proposta.
La tenuta del sistema di conservazione della biodiversità in regione da oggi è affidata a queste macro-aree. Chi ha a cuore questa conservazione, come sistema complesso del quale l'uomo fa parte (ma non riprendo alcune considerazioni già svolte), sa che si deve rimboccare le maniche - e lo ha sempre fatto, in verità - e deve fare in modo che questo sistema non solo funzioni come ha funzionato in passato, ma migliori sempre di più e, in un momento in cui le risorse diventeranno un problema, aumenti sempre di più la propria capacità di essere strumento attivo sul territorio.
Quindi, soprattutto agli amici dei parchi della Regione Emilia-Romagna voglio fare i migliori auguri per il futuro, un futuro da costruire insieme. Credo che in questo modo potremo aver riportato la discussione del loro futuro anche all'interno dell'Aula del Consiglio regionale e, quindi, tutti insieme potremo crescere meglio e di più.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Intervengo velocemente - perché anch'io ho piacere di arrivare al voto - per dichiarare il voto favorevole del mio Gruppo sia alla proposta di legge sia ai due ordini del giorno collegati, relativi al Parco del Delta e al Parco di Monte Sole.
Le considerazioni svolte dalla collega Meo esprimono già le ragioni per le quali noi daremo un convinto voto favorevole. Con questa riorganizzazione si dà una risposta anche al tema, importante dal nostro punto di vista, che riguarda la salvaguardia dei livelli occupazionali dei tanti dipendenti, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, che in questi anni hanno lavorato per gli Enti parco.
Anch'io formulo l'augurio che l'esperienza che si è accumulata negli anni di vita dei Consorzi possa essere positivamente trasfusa all'interno del nuovo sistema, che quella rete virtuosa di relazioni che si è costruita nei territori, a partire dall'esperienza importante del volontariato che attorno ai parchi è nata, possa crescere e consolidarsi nel nostro territorio, che nei fatti e quindi nell'operatività quotidiana si risolvano quei problemi di conflitto che sono emersi anche durante la discussione, laddove purtroppo si è agito anche in maniera un po' preconcetta, attivando l'allarme per eventuali conflitti e tensioni.
Credo che l'esperienza dei nostri quattordici Enti abbia dimostrato che è possibile rimuovere questo tipo di ostacoli. Abbiamo esperienze virtuose sul territorio, dove il lavoro quotidiano ha permesso di comporre le tensioni e di far emergere la voce complessiva di un territorio. Chiaramente, quando si parla di parchi si parla di un territorio che nasce con un obiettivo preciso, quello della conservazione, come diceva la consigliera Meo.
Noi vogliamo preservare quel tipo di esperienza. Non la si cancella inventando diverse regole, ma si creano maggiori opportunità per ampliare lo spazio di discussione, ma anche lo spazio di decisione, per razionalizzare e per creare una responsabilità più diffusa anche per concorrere a portare alla discussione pubblica il tema della tutela e della conservazione ambientale. Non può essere un tema agito all'interno di una situazione frammentaria o delegato soltanto ad alcuni soggetti che hanno formalmente il compito sul territorio; deve diventare un patrimonio comune, e anche questo tentativo di ragionare per macro-aree ha l'obiettivo di coinvolgere maggiormente e di implementare la rete.
Voglio anch'io ringraziare la collega Meo. Siamo consapevoli della difficoltà e della complessità di questo provvedimento. La collega è stata assolutamente all'altezza di questa difficoltà, responsabile e corretta. È un apprezzamento particolare, dal momento che è noto che la sua sensibilità è nettamente di parte, peraltro consapevole e colta, figlia di un'esperienza, quindi non certo improvvisata. Credo, però, che abbia saputo svolgere il suo ruolo nel rispetto istituzionale che il relatore è tenuto a rappresentare.
Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Dal punto di vista del lavoro riconosco il grande impegno della relatrice, collega Meo, e devo anche riconoscere al Capogruppo Monari la straordinaria capacità di difendere una legge indifendibile, e soprattutto l’assessore Freda.
Complimenti, collega Monari! Vedo per lei una carriera parallela, quella del difensore civico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Colleghi, c’è stata una pausa di auguri, di pranzi e di brindisi, ma adesso dobbiamo rimetterci a lavorare in un clima che ci consenta di ascoltarci.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. In questo clima di auguri ne formulo uno anche io: che con questa legge, che finalmente vedrà il parto oggi, dopo un ampio e diffuso dibattito che ha interessato i territori, gli enti coinvolti, le associazioni, i cittadini, ogni livello di rappresentanza, finalmente si cominci a operare per dare attuazione concreta all’attività di questi nuovi soggetti che creiamo con questa legge.
Anche noi, come Gruppo, intendiamo ringraziare la relatrice e la Giunta per il lavoro fatto. Non posso aggiungere molto rispetto a quello che è stato già detto sulla validità di questa legge. Collega Manfredini, non voglio fare il difensore civico delle minoranze, ma direi che in alcune circostanze, rispetto ad alcuni temi specifici, anche i partiti di minoranza di quest’Aula hanno dato il loro fattivo contributo. Che alla fine non si condivida tutto ci può stare, ma che si debbano fare delle critiche a priori, come credo di aver ascoltato in quest’Aula, mi sembra onestamente eccessivo, anche perché questo è un tema importante nel quale la Regione non da oggi, ma da sempre, ha creduto e sul quale ha investito.
Ovviamente noi diamo gli strumenti, dopodiché dovranno essere gli operatori e chi farà parte dei nuovi organismi a dare cervello e corpo a quello che oggi deliberiamo. Credo che il dibattito, per come si è sviluppato, abbia creato anche le necessarie sensibilità per cambiare rispetto al passato e vedere il futuro, quello di una legge che dà grandi opportunità per migliorare la valorizzazione del nostro territorio e dei nostri parchi.
Se tutti avranno questa intenzione e questa sensibilità credo che il futuro del settore dell'ambiente e dei parchi della nostra regione potrà essere solo valorizzato. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Intervengo brevemente per dire che il mio voto è negativo, e lo è per una questione di metodo, per una questione di tempi e perché la razionalizzazione che si poneva come obiettivo questo percorso, in realtà, non si accompagna con un adeguato rispetto delle autonomie locali e con un’adeguata rappresentatività dei soggetti che sono al di fuori delle Istituzioni. Questo è, in sintesi, il mio pensiero rispetto a questo progetto di legge.
Collega Monari, nessuno oggi ha voluto mettere in discussione la competenza indiscussa e indiscutibile della collega Meo: peraltro io preferisco parlare di passione più che di competenza, e comunque passione e competenza che le riconosco. Quella che invece voglio richiamare è un’altra parola che oggi è stata utilizzata da molti colleghi: l’arroganza. Un’arroganza che, con tutte le lettere maiuscole, in molti vi ha contraddistinto e che non è solamente...
Vede, collega Monari, c’è chi usa l’arroganza perché si sente forte di essere esponente della maggioranza e chi, invece, diventa arrogante perché non ha la capacità di ascoltare e quindi, non avendo la capacità dell'ascolto, non entra nemmeno nelle condizioni di poter dialogare. In questo caso, purtroppo, io ho avvertito entrambe.
Comunque, al di là di questo atteggiamento, esprimo anch’io, come i miei colleghi, gli auguri affinché questi parchi, così come sono stati pensati e strutturati, possano effettivamente operare in una logica migliore rispetto a come è avvenuto finora.
Certo, nel momento in cui la collega Meo auspica che ci sia il coinvolgimento di tutti gli operatori, io mi auguro che quel "tutti" tenda a comprendere anche chi oggi, in un mancato percorso di coinvolgimento e quindi di ascolto, potrà comunque, in fase operativa, sentirsi coinvolto. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. Intervengo solo per sottolineare che le nostre considerazioni non sono critiche a priori, bensì valutazioni che si avvicinano molto a quelle che fa anche l'uomo della strada. L’uomo della strada non apprezza queste leggi, non vede in esse il futuro, la tutela del territorio; vede che il più delle volte si tratta di leggi vincolative che ostacolano le aziende che lavorano. Decine di aziende con centinaia di dipendenti verranno ostacolate dall’approvazione di leggi come quella che voi state per approvare.
Il nostro Capogruppo ha già espresso chiaramente la nostra intenzione di voto. Vorrei ricordare alla consigliera Meo che, purtroppo, i suoi colleghi Verdi le hanno dato delle foto falsate. Quello che io ho detto ieri me l’hanno riferito, consigliera Meo, coloro che abitano a Rubiera.
A Rubiera avete speso decine di migliaia di euro pubblici per fare vasche di 4x4, vasche didattiche, e i pesci che vi avete messo dentro sono tutti morti. Magari in questi giorni ne avete messi altri, ma quelle che dico io sono cose che sanno tutti nel paese.
Voi avete personaggi che non hanno neanche la forza di occuparsi di quello che dovrebbero fare e gli diamo in mano anche i parchi.
Lasciamo lavorare le aziende che operano già sul territorio e smettiamola di fare leggi che non servono ai cittadini.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Filippi.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, passiamo alle votazioni.
Nominiamo scrutatori il consigliere Barbieri, la consigliera Moriconi e il consigliere Pollastri.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 1996-2016-2056/1 a firma Meo, Monari, Montanari, Mazzotti, Fiammenghi, Donini, Grillini, Naldi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’ordine del giorno è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 1996-2016-2056/2 a firma Monari, Marani, Pagani, Casadei, Mori, Moriconi, Alessandrini, Carini, Ferrari, Mumolo, Cevenini, Noè, Meo, Naldi, Sconciaforni, Donini e Luciano Vecchi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’ordine del giorno è approvato.
Si proceda alla votazione dell'intero testo di legge oggetto 1996, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
46
Assenti
4
Favorevoli
29
Contrari
16
Astenuti
1
PRESIDENTE (Richetti): Proclamo approvata la legge riguardante «Riorganizzazione del sistema regionale delle aree protette e dei siti della Rete Natura 2000 e istituzione del Parco regionale dello Stirone e del Piacenziano».
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Presidente, intervengo per correggere il mio voto negativo che non è apparso nella videata precedente. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.
MONTANARI: Devo solo aggiungere il mio voto a favore.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Montanari.
Prendiamo atto del voto contrario del consigliere Villani e del voto favorevole del consigliere Montanari e del consigliere Mumolo. Prendiamo altresì atto del voto contrario del consigliere Bernardini.
OGGETTO 1994
Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: «Norme di organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell’ambiente» (34)
(Relazione, discussione e approvazione)
(Ordine del giorno ogg. 1994/1 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione) (53)
PRESIDENTE (Richetti): Il progetto si compone di 27 articoli. Relatore della Commissione è il consigliere Mazzotti che ha fatto riserva di chiedere autorizzazione alla relazione orale. Ricordo che occorre il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri presenti.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della richiesta di autorizzazione alla relazione orale del consigliere Mazzotti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l'esito della votazione:
Presenti
41
Votanti
40
Assenti
9
Favorevoli
31
Contrari
9
Astenuti
--
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta di autorizzazione alla relazione orale è accolta.
La parola al consigliere Mazzotti per la relazione orale.
MAZZOTTI, relatore: Grazie, presidente.
La legge che si sottopone oggi alla discussione e all’approvazione dell'Assemblea legislativa è stata oggetto di un ampio e approfondito confronto nella società regionale tra i portatori di interesse.
Al lavoro egregio di concertazione dell'impianto della legge realizzato dalla Giunta, e in particolare dalla vicepresidente Simonetta Saliera - lavoro che ha visto in primo luogo coinvolti gli Enti locali e le loro associazioni - si è aggiunto quello svolto dalla Commissione assembleare. Attraverso l’udienza conoscitiva del 7 dicembre 2011, infatti, la Commissione competente ha potuto procedere all’esame dell'articolato, potendo contare sul prezioso e puntuale contributo di proposte e suggerimenti di veri e propri emendamenti al testo fatti pervenire dalle tante associazioni economiche, sociali e ambientali che hanno arricchito la fase partecipativa, e alle quali anche a nome dei Presidenti delle Commissioni coinvolte esprimo un sincero ringraziamento.
La legge in discussione si è dunque arricchita notevolmente di contenuti e il suo impianto riformatore, a mio giudizio, ne esce molto rafforzato. È stato un percorso intenso, ma significativo e a volte complesso che è stato accompagnato ed istruito da funzionari della Giunta e dell’Assemblea capaci e disponibili, che hanno supportato i lavori istituzionali in maniera competente ed efficace. Anche a loro desidero rivolgere un vivo ringraziamento.
Del resto, presidente, basta leggere il titolo della legge per comprendere che entriamo nel merito di materie molto complesse. Il richiamo al titolo della legge non appaia un richiamo retorico: "Norme di organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell’ambiente".
Non ci si occupa, in sostanza, dell'insieme delle problematiche relative ai servizi pubblici locali e neppure dell’insieme delle problematiche relative al ciclo idrico integrato dei rifiuti. Si norma, come dice il titolo, l’organizzazione territoriale, vale a dire il sistema di governance dei servizi ambientali.
Non si affrontano, invece, le questioni relative alla programmazione e pianificazione del sistema, che sono afferenti ad altre normative, né le questioni relative all’affidamento dei servizi o al regime tariffario degli stessi, regolate anch’esse da norme diverse e affidate a compiti diversi da quelli regionali.
La legge, dunque, si occupa della funzione di regolazione dell’assetto istituzionale del sistema, e lo fa partendo da una disposizione di legge ben precisa. È la legge n. 42 del 2010, con le sue proroghe, che dispone dall’1.1.2012 la soppressione delle ATO, a loro volta istituite e previste per il servizio idrico integrato ed i servizi di gestione dei rifiuti urbani dalla legge n. 152/2006.
La stessa legge n. 42 conferisce alle Regioni la potestà di ridisciplinare l’organizzazione delle ATO, ed è dunque in questo contesto che ci si è mossi con la legge di cui ci stiamo occupando.
Già decidere di avvalersi di questa potestà è una scelta politica importante. La nostra Regione decide in questo modo di riattribuire agli Enti locali e ai Comuni in primis la piena titolarità di soggetto chiamato a svolgere il ruolo di regolatore economico e preposto agli affidamenti, alla gestione del rapporto di servizio e alla proposizione degli interventi necessari per lo svolgimento dei servizi pubblici locali ambientali.
Una scelta, questa, che a fronte di un contesto normativo nazionale alquanto contraddittorio e in evoluzione, tende a rafforzare il ruolo pubblico sul versante della regolazione del sistema.
I servizi pubblici dell’ambiente si distinguono da altri servizi di rilevanza economica per il loro carattere di universalità il cui accesso deve essere garantito all’intera comunità. La recente consultazione referendaria ci consegna un responso della volontà popolare inequivocabile e del quale occorre tenere conto.
Per ciò che riguarda i compiti della presente legge, cerchiamo di recepirne lo spirito con il rafforzamento del ruolo di governo pubblico di questi servizi. Si ribadisce così che il raggiungimento degli obiettivi di efficacia e di efficienza della gestione è possibile solo attraverso quei princìpi di equità, solidarietà e sostenibilità che, invece, il ricorso a mere logiche di mercato non garantisce affatto e che solo il governo pubblico può garantire.
La traduzione del responso referendario non può riguardare la presente legge. A tale proposito, va sottolineata l’urgenza, invece, di arrivare a una definizione normativa nazionale precisa che ne recepisca l’esito e segni punti di certezza su questa rilevantissima materia per l’economia e l’ambiente, qual è la materia dei servizi pubblici locali.
Necessità tanto più da ribadire anche a seguito dell'approvazione della recente manovra economica finanziaria, che interviene in materia di rifiuti e di assetto istituzionale trasformando radicalmente il ruolo delle Province e che elimina l’Agenzia nazionale e le autorità relative in materia di ciclo idrico integrato, le cui competenze sono state assegnate da un lato al Ministro dell’ambiente e dall’altro all’Authority dell’energia elettrica e del gas.
Come riferimento sul versante normativo per regolare e organizzare il sistema, la presente legge parte dal portato dell’abrogazione referendaria dell’articolo 23 bis e cioè dal fatto che l’affidamento del servizio rifiuti è disciplinato dall’articolo 4 del decreto-legge n. 138/2011 convertito con legge n. 148/2011 e che per il servizio idrico integrato l’affidamento è normato dalla disciplina comunitaria, mentre il perimetro e le caratteristiche dei servizi sono definiti dal decreto legislativo n. 152/2006.
Ci si è inoltre riferiti alle due direttive comunitarie quadro per le risorse idriche e per i rifiuti e al Trattato dell’Unione europea. Tuttavia, i riferimenti principali della legge si trovano nell’esperienza dell'Emilia-Romagna e non solo quelli sul versante normativo.
La legge va infatti intesa come un passaggio ulteriore in avanti rispetto a quanto già avviato con la legge regionale n. 25 e la legge regionale n. 10 del 2008.
La legge regionale n. 25, che fra l’altro non viene abolita, ma in alcune sue parti importanti resta pienamente in vigore, nel corso di oltre un decennio ha contribuito a favorire una forte razionalizzazione del sistema sia per l’idrico che per i rifiuti, a incentivare il percorso di industrializzazione del sistema, condizione della sua economicità ed efficienza, a garantire l’esercizio pieno della titolarità degli enti locali nel processo, e dunque a rendere coerente la programmazione e la gestione.
È anche grazie alla regolazione di questi anni che la nostra Regione ha potuto contare su servizi ambientali all’avanguardia, in grado di corrispondere i bisogni della popolazione sia sul versante dei rifiuti che sul ciclo idrico.
Questo vale anche per la legge regionale n. 10 del 2008, attraverso la quale si è proceduto a una revisione di parte della legge n. 25, razionalizzando il sistema delle ATO e riducendo complessivamente gli oneri organizzativi procedimentali e finanziari necessari al funzionamento del sistema, rafforzando il ruolo del sistema degli enti locali nel suo insieme.
Rispetto a queste due leggi di riferimento, si introduce ora un’ulteriore profonda innovazione nel solco dell’esperienza dell’Emilia-Romagna. L’innovazione principale consiste nell’individuazione dell’intero territorio regionale come ambito di riferimento.
L’ambito territoriale ottimale dell’Emilia-Romagna consentirà di assumere il livello regionale inteso come territorio geografico e non come livello istituzionale, un’unica visione per la regolazione del sistema, lo sviluppo di economie di scala o di scopo tra i diversi territori, senza che ciò significhi che l’ambito regionale sia un unico perimetro di servizi.
Questo consentirà di rafforzare la funzione pubblica attraverso la costituzione delle Agenzie territoriali dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e dei rifiuti, un ente dei Comuni e delle Province dotato di personalità giuridica, che subentra alle vecchie ATO e che consente, in coerenza con quanto previsto dalle normative comunitarie, di attuare la separazione tra le funzioni di regolazione e di gestione dei servizi, un’agenzia regionale che opera su due livelli, uno centrale e uno locale.
A livello centrale, vengono assegnate funzioni generali di regolazione economiche, di approvazione di atti fondamentali quali il Piano d’ambito e i suoi eventuali Piani stralcio, di approvazione degli atti necessari allo svolgimento delle procedure per l’affidamento del servizio ed altre funzioni.
A livello locale, organizzato su base provinciale, spettano i compiti propositivi relativamente all'organizzazione dei servizi e alla loro gestione, e funzioni fondamentali relative per quanto di competenza alle tariffe, al controllo e monitoraggio delle modalità di effettuazione del servizio da parte dei gestori, alla predisposizione di una relazione annuale al Consiglio d'ambito e ai Consigli comunali.
Su entrambi i livelli si prevedono forme codificate di partecipazione e di consultazione, più avanti evidenziate. Gli enti locali, i Comuni e le Province che costituiscono l'Agenzia sono i soggetti chiamati ad esprimere, attraverso i Sindaci, i Presidenti di Provincia o gli amministratori da loro delegati, la responsabilità dei Consigli locali e di quello d’ambito. Si attua il principio cardine dell’esperienza regionale di cooperazione istituzionale tra gli enti, senza confusione e sovrapposizione di ruoli e competenze.
La scelta di prevedere tra gli organi, oltre ai Consigli d’ambito locali e al Collegio dei revisori, un unico Presidente, quello dell’Agenzia, scelto tra i componenti del Consiglio d’ambito, e di prevedere per i Consigli locali l’individuazione di un coordinatore, conferisce all’assetto di governance sia la forza e la rappresentatività territoriale, che quella della coesione regionale sul versante della tutela degli utenti e della partecipazione.
La legge si caratterizza per l’introduzione di un significativo sistema partecipativo, teso a favorire la partecipazione non solo di tutti gli enti locali coinvolti, ma soprattutto dei cittadini e degli utenti.
Proprio per questi ultimi all’articolo 15 si prevede un rafforzamento delle funzioni del Comitato consultivo degli utenti, che diventa ora anche dei portatori di interesse. Rispetto alle funzioni adesso già assegnate dalla legge n. 10 del 2008, riceve il mandato di occuparsi con particolare attenzione ai bisogni degli utenti più svantaggiati, oltre a quello di assistere gli utenti per la cura dei propri interessi presso le sedi competenti e fornire loro informazioni e indicazioni.
Queste nuove funzioni devono essere svolte in collaborazione con l’Agenzia e la Regione. La Regione mantiene le proprie funzioni di monitoraggio e di osservatorio sui servizi e di supporto alla tutela degli utenti.
È previsto, inoltre, che il Comitato consultivo sia supportato da una piccola struttura tecnica dedicata presso l’Agenzia. Viene anche introdotta la possibilità di attivare le forme di partecipazione previste dalla legge regionale n. 3 del 2010 quali strumenti di democrazia partecipata, che possono affiancare quelli tradizionalmente in uso, in modo da assicurare il diritto alla partecipazione attiva di tutti i cittadini della Regione in merito alle scelte degli enti locali e della Regione.
A tutto ciò si aggiunge un ulteriore rafforzamento e consolidamento della partecipazione al sistema. È stato ampliato e precisato l’apporto delle forme associative nelle fasi di governo del sistema, sia allargando lo spettro di quelle coinvolte, aggiungendo le istituzioni ambientali a quelle economiche e sociali, precisando che il Comitato consultivo degli utenti presso il Consiglio d'ambito dell'Agenzia è allargato anche ai portatori di interesse, prevedendo all’articolo 8 che il Consiglio locale, nell’esercizio delle proprie funzioni, assicuri la consultazione delle relazioni economiche, sociali, ambientali e sindacali e delle forme associative degli utenti e ni norma le modalità con un apposito Regolamento.
Anche sugli aspetti più istituzionali il dibattito in Commissione ha reso il testo più preciso. È stato istituito un apposito comma all’articolo 8, quello relativo ai Consigli locali, con il quale lo stesso Consiglio locale invia ai Consigli comunali una relazione annuale sullo stato dei servizi, ai fini della sua discussione con l'intento di coinvolgere le Assemblee elettive comunali in maniera più stringente.
È stato previsto all’articolo 12 tra le funzioni attribuite alla Regione un ulteriore compito, in questo caso incardinato sull’Assemblea legislativa attraverso un’apposita Commissione, che, proprio per assicurare la funzione di controllo regionale sui Piani e i programmi di investimento del Piano d'ambito e il raggiungimento degli obiettivi di interesse strategico regionale, si avvale di tre esperti nella materia della regolazione del servizio idrico e della gestione dei rifiuti, e attiva le opportune forme di consultazione del Comitato degli utenti e dei portatori di interesse e dell’Agenzia.
Particolare valore assume l’articolo 14 della legge relativo alla clausola valutativa. Il ruolo della Regione, che la legge le assegna anche in questo caso in piena coerenza con l’impianto istituzionale attuato in Emilia-Romagna, è un ruolo sia di impulso e di accompagnamento durante la fase di attivazione del nuovo soggetto di regolazione, che di indirizzo, attraverso l’emanazione di direttive e linee guida vincolanti e di controllo, anche in riferimento al rispetto delle coerenze della programmazione e dei suoi strumenti.
Vi è inoltre un rafforzamento del ruolo sanzionatorio nei confronti di precise inadempienze dei gestori, l’estensione della funzione relativa all’Osservatorio regionale dei servizi pubblici locali da attuarsi attraverso una banca dati unitaria, lo sviluppo di un sistema informativo delle reti e degli impianti e l’apposito apporto degli Osservatori provinciali e delle Agenzie della Regione, a cominciare dall'ARPA.
Ulteriori capitoli significativi affrontati dalla legge riguardano lo sviluppo degli acquedotti pubblici industriali, che saranno regolati dalla Regione, e l’articolo 17 relativo alle cooperative sociali.
Questa previsione di legge in particolare tende a salvaguardare e rafforzare il ruolo delle cooperative di tipo B, delle quali i gestori possono avvalersi per importanti fasi del servizio rifiuti.
Desidero infine affrontare due questioni importanti. La prima è la previsione di legge introdotta dal comma 4 dell’articolo 24. La previsione normativa nasce a seguito di una recentissima sentenza della Corte costituzionale, che ha stabilito in via incidentale l’abrogazione dell’articolo 113, comma 13 del decreto legislativo n. 267 del 2000, il cosiddetto Testo Unico degli Enti locali, ovvero della disciplina di costituzione delle società pubbliche delle proprietà per gli impianti e le reti del servizio idrico integrato.
Tale sentenza, che, pur rispettandone le motivazioni, non si condivide per gli effetti di indebolimento del controllo pubblico che produce, potrebbe implicare un disordinato scioglimento delle società pubbliche delle proprietà in Emilia-Romagna.
Al fine di evitare tali effetti negativi, è stato introdotta nella disciplina di carattere transitorio della legge la disposizione che in ogni caso tali società continuano la propria attività almeno fino alla scadenza degli organi in essere.
È stato inoltre previsto che tale disposizione non si applichi alle società che svolgono anche la funzione di produzione e fornitura all’ingrosso delle risorse idriche, che continuano la propria attività secondo le disposizioni statutarie. In Emilia-Romagna, com’è noto, esistono società pubbliche di forniture all’ingrosso dedicate alla gestione della Diga di Ridracoli e dell’Acquedotto di Romagna.
La seconda invece attiene il comma 4 dell’articolo 13, ovvero il tema molto importante dei bacini di affidamento, che vengono fatti salvi e non possono essere oggetto di frantumazione, proprio per rafforzare quel processo di efficientamento e miglioramento delle economie di scala indispensabili per fornire ai cittadini servizi ambientali migliori e a miglior costo.
Nell’individuare un unico ambito territoriale ottimale su scala regionale, la legge conferma che lo svolgimento delle funzioni pubbliche in materia di servizio integrato e di servizio di gestione rifiuti urbani può avvenire unicamente in forma associata da parte degli Enti locali.
L’Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e i rifiuti è l’Ente che realizza, mediante una governance ad hoc, incentrata sui due livelli prima citati, l’esercizio associato delle funzioni pubbliche.
Nel settore rifiuti avviene quindi il superamento di quanto disposto dalla legge regionale n. 25, che limitava l’esercizio associato fino al conferimento e allo smaltimento, disposizione che ormai era di ostacolo all’attuazione dei princìpi della più recente normativa nazionale in materia.
I singoli Comuni pertanto non possono affidare in modo individuale e autonomo nessun segmento del ciclo integrato dei rifiuti, nemmeno quello dello smaltimento. Gli affidamenti possono essere svolti dall’Agenzia territoriale nel rispetto delle normative statali di settore.
In questo modo, oltre a riallineare perfettamente la normativa regionale con quella nazionale, è possibile conseguire l’obiettivo di sviluppare un soggetto, l’Agenzia, di forte governo per il territorio dei processi e dei procedimenti di affidamento dei servizi, che in conseguenza della normativa statale di settore vedrà verosimilmente lo strumento della gara con modalità di affidamento più diffuse.
La suddivisione verticale dell’affidamento del ciclo di gestione dei rifiuti potrà avvenire, oltre che nella situazione prevista dalla legge n. 148, ovvero nel caso dell’esistenza di un mercato concorrenziale per uno o più segmenti, anche in presenza di impianti di smaltimento di proprietà privata, fattispecie esistente nel territorio regionale. In tale specifica situazione, l’affidamento della gestione del servizio di rifiuti urbani non ricomprenderà detta impiantistica, che però resta pienamente inclusa nella regolazione pubblica del servizio.
Relativamente ai perimetri territoriali di affidamento, la normativa regionale ha sempre consentito la possibilità di più gestioni, ma nella salvaguardia assoluta dei princìpi di gestione economica efficiente ed efficace di elevato standard qualitativo.
La presente legge, in continuità con l’affermazione di questi princìpi, consente il mantenimento degli attuali perimetri territoriali di servizio e la loro aggregazione. L’aggregazione, infatti, di per sé facilita sia il raggiungimento di economie di scala e delle conseguenti efficienze, sia un approccio solidaristico ai costi di servizio. L’eventuale partizione degli attuali perimetri, che poi sarà oggetto di un successivo emendamento, che ho già presentato insieme agli esponenti dei Gruppi di maggioranza, è consentita unicamente nel caso venga dimostrato un miglioramento dei parametri di economicità, efficienza ed efficacia degli standard prestazionali.
Tali parametri non sono definibili in modo libero, ma saranno declinati con una specifica direttiva vincolante, che dovrà essere emanata dalla Giunta regionale. È infatti evidente che devono essere impedite situazioni potenziali che facciano venir meno il vincolo solidaristico nel territorio, come ad esempio avverrebbe nel caso in cui un gruppo di Comuni in una più vantaggiosa situazione territoriale decidesse di isolare la loro gestione, lasciando ai Comuni rimanenti gli oneri della situazione di svantaggio.
In conclusione, signor presidente, la legge che approviamo oggi, per come è stata costruita e per come riorganizzerà il sistema, può rappresentare un punto di riferimento anche a livello nazionale nel momento in cui il legislatore nazionale dovrà assumere decisioni che gli competono, e di sicuro consentirà al sistema regionale nel suo insieme di avvalersi di servizi pubblici locali, ambientali più strutturati e più saldi.
La sfida del nuovo modello di sviluppo della green economy passa anche da qui.
Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mazzotti.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente. Trattiamo di un argomento ovviamente molto importante e interessante, perché cerca di normare, alla luce di una legislazione nazionale che ha imposto - ricordo il decreto del Ministero degli affari regionali, del Ministro Fitto, del precedente Governo - la necessità di adeguare una normativa datata, imposta da regole che l’Unione europea cerca di far adottare anche nel nostro Paese, iperprotettivo rispetto a questi argomenti.
Su questo progetto di legge possiamo fare alcuni appunti. In primis, possiamo dire che certamente è un passo avanti rispetto alla status quo ante, dove gli Ambiti territoriali ottimali creavano una situazione difforme su tutto l’ambito regionale rispetto a investimenti, tariffe.
Questo rappresenta un passo avanti. Avremmo voluto che alcuni elementi in questa legge togliessero dalla politica localistica la potestà su pianificazioni che riguardano investimenti, ma capiamo che questo sarebbe chiedere troppo a una Regione che da questo punto di vista premia alcune categorie imprenditoriali, soprattutto quella legata alla Lega delle cooperative, in cui rispetto all’interfaccia Hera-Iren - non mi vergogno di parlare di Iren, ne sono vicepresidente, quindi il conflitto di interessi più grande si assomma sulla mia persona - notiamo alcuni passi avanti.
Sul provvedimento, che è dettato da una necessità che discende dalla legislazione nazionale e soprattutto da alcune raccomandazioni dell’Unione europea, avremo quindi un atteggiamento di benevola astensione, nel senso che rispetto allo status quo ante ci sono alcune novità che noi reputiamo assolutamente interessanti.
Creare un’Agenzia regionale che cerchi di omogeneizzare un’attività regolatoria e normativa rispetto alla frammentazione regionale attuale ha una sua razionalità di fondo.
Su questo si innesteranno nei prossimi giorni, una volta approvata questa legge, cari amici del centrosinistra, che avete osannato i risultati del referendum sui servizi idrici, alcune problematiche cogenti, vere, al di là della discussione «acqua pubblica sì, acqua pubblica no». L’acqua è pubblica, ed è chiaro che la potestà regolamentatoria rimane in capo a servizi pubblici o a regolatori pubblici.
Uno degli aspetti positivi della legge - non abbiamo timore di riconoscerlo - riguarda questa omogeneizzazione in carico all’Agenzia rispetto ad alcune questioni infrastrutturali, perché la legge da questo punto di vista è ancora contraddittoria, per cui dobbiamo parlare di servizi idrici integrati, il che significa non solo la captazione e la distribuzione dell’acqua, ma anche la depurazione.
Anche in questa Regione, che è una delle più avanzate d’Italia, c’è una dispersione della rete idrica spaventosa, perché, se la media nazionale viaggia abbondantemente vicino al 40 per cento, in questa regione siamo sopra al 20 per cento. Per sanare questa situazione - l’acqua non manca, ne godiamo, non siamo in Sicilia e neanche in Puglia dove l’Acquedotto Pugliese è gestito da Vendola, ma siamo in Emilia-Romagna e l’acqua c’è, non ne siamo carenti, però c’è una dispersione che non possiamo più permetterci - sono necessari investimenti infrastrutturali.
Credo che il fatto che in questo disposto di legge gli investimenti vengano decisi dall’Agenzia sia un passo avanti. Però, questi investimenti devono essere remunerati. Qui non dobbiamo nasconderci dietro al fatto che c’è necessità di investimenti, l’acqua è pubblica, chi li fa e chi non li fa.
Il referendum ha cancellato una norma, che probabilmente ci porterà indietro di alcuni decenni, perché abbiamo necessità di far confluire, in questo settore risorse che devono essere remunerate, perché il pubblico non ce la fa. Voi andate nelle multiutility di questa regione, dalle più grandi alle più piccole, e vedrete che il pubblico non ce la fa.
È stato furbo e molto intelligente da questo punto di vista Vendola, che ha fatto la campagna contro il referendum, poi si è chiesto come poteva fare Si doveva procurare gli investimenti, e quindi ha fatto l’operazione che sapete, e gli investimenti arriveranno, perché altrimenti non ce la fanno.
Da questo punto di vista, credo che una profonda riflessione vada fatta, ed è questo il momento per farla.
Sulla legge, poi, ci sono molte questioni che possono essere oggetto di una discussione, ma che comunque dal punto di vista della programmazione regionale, che ha una sua importanza, vediamo in termini positivi.
Il fatto che ci sia l’Agenzia regionale, che è un organo sovradimensionato che cerca di livellare a livello regionale tutte le attività per quanto riguarda il servizio idrico integrato, perché qua c’è un difetto che riguarda proprio il servizio idrico integrato, che deve essere approfondito.
Questa Regione ha fatto molto dal punto di vista della depurazione delle acque, però, avendo fatto molto alcuni decenni fa, oggi si trova nelle condizioni di dover reinvestire proprio nella depurazione delle acque, e, se questi capitali non arrivano dal mondo privato, il pubblico non è in grado di farle, pena il rispetto di quel 7 per cento che è stato tolto dal referendum che è l’unico modo per approvvigionare risorse pubbliche per fare gli investimenti infrastrutturali che sono necessari.
Questa è una contraddizione, un aspetto politico che la legge, sottosegretario, non tocca, ma che sarà oggetto di una discussione, perché il pubblico non è in grado di investire quella mole di risorse che sono assolutamente necessarie.
Si tratta comunque di un passo avanti, dettato anche da alcune considerazioni fatte in sede europea, per cui la regolamentazione economica - del resto, questi sono servizi regolati, no? - deve essere in capo a un soggetto e tutto il resto a scalare. Lo vediamo con favore. Vedremo come sarà applicato. Se voi pensate che qualcuno venga a investire soldi senza avere un ritorno sulle tariffe, vi sbagliate. Non ci sarà nessuno che viene a investire un euro se non c’è un ritorno.
Le tariffe saranno decise da un organismo sovradimensionato? Bene, questo è un aspetto positivo. Ma gli Ambiti territoriali devono decidere quali e quanti sono gli investimenti necessari. Dopodiché, la tariffa dovrebbe avere un riscontro egualitario in tutta la regione, e questo è un aspetto che vedremo nell’applicazione della legge.
Per quanto riguarda l’impalcatura generale, che la regolazione rispetto alle funzioni in capo a chi decide come e quanto si paga sia a carico dell’Agenzia è un aspetto sicuramente positivo, e che questo sia disgiunto dalla potestà della gestione e dagli investimenti è un altro ragionamento. In questa legge comunque un passo avanti da questo punto di vista è dunque del tutto evidente.
Noi siamo scettici sulla questione che ha riguardato l’abolizione dell’articolo 23 bis di questa legge a discendere da un’iniziativa del Ministro Fitto del pregresso Governo. Articolo 23 bis, referendum, per cui dovremmo trovare delle risorse, che non ci sono se non coinvolgendo il pubblico.
Guardate quello che sta succedendo in questi giorni su un altro aspetto importante e delicato della vita politica e soprattutto economica di questo Paese, che è la diatriba che si è aperta attorno a Edison, Edf francesi, italianità di Edipower, che è il secondo gestore energetico italiano. Questa non è difforme dalle questioni su cui stiamo ragionando, perché alla fine c’è qualcuno che tira una riga e si chiede chi metta i soldi?
Accettiamo l’enfatizzazione di questo referendum, il 7 per cento del ritorno economico, ma i soldi vengono messi da coloro che pagano le tariffe, e, se volete fare degli investimenti sulla rete idrica e sui servizi idrici integrati, sarete obbligati a metterceli. Non credo che possiamo continuare a sperperare, senza che questo sia un argomento di discussione.
Al di là del bene pubblico, che tutti sono consapevoli che deve essere e rimane tale, vedremo l’applicazione di questa legge, che cerca di mettere alcuni paletti. Avremmo voluto una legge più elastica, perché vediamo che c’è il Consiglio di gestione dell’Ambito regionale, c’è l’Agenzia, ci sono i Consigli locali, che sono ridotti a una roba che non influisce certamente sulle scelte. E va bene, l’avete dovuto mettere, siamo d’accordo, può essere un passo necessario per trovare un consenso rispetto ad alcune questioni.
Altre questioni riguardano i rifiuti e soprattutto lo smaltimento. Perché quando voi - e Mazzotti ne ha parlato - dite di essere consapevoli che i rifiuti devono essere smaltiti, ci sono delle autorità locali che devono decidere nella pianificazione, ma tutto è demandato a un organismo superiore.
Rispetto a questo dobbiamo vedere con un occhio diverso quello che sta succedendo in questa regione, dove ci sono molti termovalorizzatori attivi, se ne stanno creando altri che sono - penso al caso Parma - in fase avanzata di realizzazione, con una raccolta differenziata che sta aumentando, grazie a Dio, in termini esponenziali, questo diventa semplicemente un fatto economico. Rispetto a questo la pianificazione si deve porre degli obiettivi.
Credo che, da questo punto di vista, sia giusto che ci sia un coinvolgimento dei cosiddetti Consigli locali, ma c’è un problema molto più ampio, se penso a Piacenza che ha un termovalorizzatore, ma potrebbe avere la terza linea, che consentirebbe un’economia di scala rispetto ad altre situazioni.
Questo non è avvenuto, e questa legge dovrebbe in teoria sanare un iter che faceva di ogni Provincia un’unità a sé stante, ma in un’ottica molto diversa. Questo per me è un aspetto molto positivo della legge.
Credo che dovremo vigilare molto sull’equilibrio tra pianificazioni regionali in capo all’Agenzia, direttive normative in capo all’Agenzia e richieste territoriali rispetto a infrastrutturazioni e a necessità economiche, perché di questo parliamo.
Se pensate che dal punto di vista propagandistico e comunicativo tutto questo possa servire a dimostrare di aver fatto quanto ci era stato detto di fare, non risolvete il nodo degli investimenti rispetto a quel 7 per cento riconosciuto antecedentemente al referendum non avremo un euro da spendere in questa regione. Ne avremo un po’ sui rifiuti, perché i termovalorizzatori producono risorse importanti, ma sul resto non abbiamo niente.
O cadete quindi nella contraddizione per cui non c’è la remunerazione del capitale come ha detto il referendum del 7 per cento, e fate come ha fatto Vendola, che se ne è fregato, ha fatto un’entità pubblica in cui dice di aver speso tanto a piè di lista, per cui dobbiamo rientrare di tanto. Altro che 7 per cento di remunerazione del capitale investito!
Questa è una provocazione, e ma si sta correndo, perché il 31 dicembre è qui, il 1 gennaio dovrebbe entrare in funzione tutta questa operazione, vedremo come entrerà in funzione e soprattutto vedremo cosa succederà.
Io credo che, stante la situazione di finanza pubblica, questa legge, che pure è una legge che ci è stata dettata da Istituzioni sovradimensionate, sarà assolutamente inefficace nel secondo semestre del 2012, perché non ci sono più le risorse per poter attuare dei programmi di pianificazione, programmazione e investimenti su dei settori delicati e importanti per la vita di ognuno di noi.
Monti, che è un liberalizzatore, atteggiamento di cui abbiamo sentito parlare molto quando era in Comunità europea, ma di cui non abbiamo visto nessun riscontro nella sua manovra, dovrà pur farsene carico. Altrimenti, non avremo un euro da investire in questo percorso.
C’è poi tutta la questione importantissima della gestione degli affidamenti. C’è un sistema blindato da questo punto di vista, e anche questo deve finire. L’abolizione dell’articolo 23 bis, la ridiscussione sugli appalti in house, tutto quello che sta succedendo in quella galassia, con un grande faro da parte dell’Unione europea, ci obbligheranno a fare qualche cambiamento.
Ritenendo che questo progetto di legge, con alcune modifiche parziali che noi riteniamo importanti e che il consigliere Lombardi presenterà a livello di emendamenti, sia indubbiamente un passo avanti, per cui, con un atto di fede, in cui, consigliera Donini, la clausola valutativa, sarà molto importante…
(interruzione della consigliera Donini)
Perché, se non c’è la remunerazione del capitale investito, l’ombrello dice che sarà difficile trovare capitali.
Con un atto di fede, anziché un voto contrario, esprimeremo su questa legge una benevola astensione, considerando che rappresenta un passo avanti rispetto a una situazione molto frammentata, in cui interessi localistici e iperlocalistici portavano a considerazioni che fanno andare fuori dal mercato alcune Province.
Poiché, sottosegretario Bertelli, il peso degli oneri a discendere dall’Agenzia, dal Consiglio d’Ambito, dai Consigli locali ricadrà sulle tariffe, come avete scritto nella legge, e condivido l’esigenza di attenzione perché sulle tariffe già ricadono tante inadeguatezze, inadempienze, incapacità, inefficienze, se facciamo ricadere anche il costo di un apparato burocratico, laddove l’Agenzia prevede direttori, funzionari, dirigenti, e tutto questo ricade sulle tariffe, siccome lei è persona sensibile da questo punto di vista, la preghiamo di inoculare dosi di moderatezza, perché alla fine pagano sempre i soliti, cioè Pantalone. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Sconciaforni. Ne ha facoltà.
SCONCIAFORNI: Grazie, presidente. Anch’io esprimo alcune considerazioni generali e di merito rispetto a questa legge, che anch’io definisco importante per il tema che tratta, e difficile, non perché pensi ci siano leggi facili, ma perché tratta di temi delicati e cade in un contesto particolare.
Siamo ben coscienti delle funzioni e delle competenze della Regione su questa materia, e il relatore ha illustrato i limiti oggettivi di questa legge, il terreno all’interno del quale si poteva inoltrare e i temi che non poteva affrontare, perché non è competenza della Regione direttamente affrontare temi come l’affidamento o come le tariffe, tuttavia questa legge richiama il referendum svoltosi poco tempo fa, il 12-13 giugno, che da un punto di vista purtroppo non ancora normativo, ma politico una svolta in questo Paese.
Questo è il primo dato di fatto, perché quel referendum ha segnato in maniera netta la volontà politica della maggioranza della popolazione italiana, che, rispetto alla gestione di beni comuni, fondamentali come l’acqua (ma non si parlava solo dell’acqua attraverso l’articolo 23 bis), doveva essere sottratta a logiche di mercato. Questo è il grande punto politico che quel referendum la volontà della maggioranza della popolazione italiana ci consegnano.
Sebbene da un punto di vista normativo ancora non ci siano a livello nazionale conseguenze concrete rispetto all’esito referendario del 12-13 giugno, tutte le leggi, anche quelle a carico di Enti come la Regione, che pure non ha una competenza diretta su affidamenti piuttosto che su tariffe, ma che comunque si occupano di questo tema anche solo in termini di riorganizzazione o di partecipazione, richiamano e devono richiamare il grande messaggio politico arrivato dal referendum del 12-13 giugno.
Si tratta quindi di una legge difficile anche per questo, perché non può essere considerata - lo dico brutalmente - solo da un punto di vista tecnico, semmai una legge si possa considerare solo da un punto di vista tecnico. Riteniamo che anche nel limite delle competenze dell’ente Regione dovesse raccogliere quel portato, quel segnale politico forte che il referendum ha consegnato a tutti.
Una legge difficile anche perché - lo dico non con spirito polemico, ma penso che i risultati migliori si ottengano con la chiarezza anche nelle differenze, perché questo aiuta, se si ha la volontà di arrivare al risultato più avanzato, quindi da parte nostra c’erano onestà e chiarezza - su questo tema dei servizi pubblici e della loro gestione anche all’interno di questa maggioranza che gestisce la Regione Emilia-Romagna ci sono delle differenze, in particolare per quanto riguarda la gestione di un servizio fondamentale come il servizio idrico integrato.
Questo lo sapevamo prima, lo sappiamo ora, forse ci saranno anche domani, non lo so, ma questa differenza c’è, perché è evidente che, sebbene questa maggioranza abbia sostenuto il referendum e la campagna referendaria, nel dibattito nazionale si è visto che appena si è cominciato a discutere delle conseguenze normative di quel referendum sono emerse opinioni diverse.
Anche per questo l’iter legislativo nazionale non è ancora decollato per dare corpo e sostanza al grande messaggio lanciato da 27 milioni di italiani in quel referendum.
Come è stato detto anche in Commissione (non sto facendo retropensieri) per qualcuno quello che avviene in Emilia-Romagna nella gestione del servizio idrico integrato, ovvero il modello di una multiutility quotata in borsa, quindi SpA, ma a maggioranza pubblica, è il modello ideale, il modello migliore. È detto esplicitamente: parte di questa maggioranza pensa che quello sia il modello migliore e che quel modello dia corpo al referendum del 12-13 giugno.
Noi evidentemente la pensiamo in maniera molto diversa e siamo tra quelli che hanno raccolto le firme e hanno depositato un progetto di legge che ancora purtroppo rimane nei cassetti del Parlamento, ma non desistiamo, anzi continueremo nel nostro intento perché riteniamo che la gestione del servizio idrico integrato nel nostro Paese debba cambiare. Deve essere una gestione in house diretta, attraverso una società speciale, una società di diritto pubblico, un po’ il modello Napoli.
Non parliamo di fantasy, di fantascienza, parliamo di cose concrete che si possono fare, modello Napoli. Evidentemente a noi questo non serviva per far saltare il tavolo. La piena coscienza di queste differenze che evidentemente continueranno, ma che devono per forza avere altri tavoli, altri terreni di confronto, che non possono che essere solo quelli regionali, non ci è servita per scardinare la cosa: questa consapevolezza ci è servita per cercare di fare in modo che nel confronto che si è aperto fra di noi rispetto all’iter di questo progetto di legge si arrivasse al risultato più avanzato. Questo è stato il nostro intento e lo spirito con il quale ci siamo mossi.
Ci proponevamo alcuni obiettivi dall’iter di elaborazione e stesura di questa legge. Sebbene sia una legge che, come ci è stato più volte ripetuto, si occupa di aspetti normativi, organizzativi, di riorganizzazione dell’assetto istituzionale, tuttavia non potevamo considerarla una legge prettamente tecnica: questa legge doveva raccogliere lo spirito del referendum.
Credo che nel richiamo fatto in alcuni articoli, soprattutto iniziali, che definiscono le finalità e le modalità di questa legge degli ambiti territoriali regionali sia stato raccolto lo spirito di considerare l’acqua come un bene naturale e un diritto umano universale, essenziale al pieno godimento della vita e dei diritti umani, e il fatto che la disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua debbano essere garantiti in quanto diritti inalienabili.
Penso che sia importante che questo venga scritto chiaramente dentro questa legge di riorganizzazione delle ATO, perché non è un semplice riconoscimento teorico o accademico: affermare che l’acqua è un diritto umano universale che va garantito a tutti è un riconoscimento politico importante, che ha anche conseguenze pratiche e gestionali. Nell’articolo 2 si richiama espressamente che tra i modelli di riferimento per gli affidamenti ci sono quelli previsti dall’ordinamento europeo, fatto che per noi è un riconoscimento politico importante, perché anche se non in maniera completa in questo articolo si raccoglie lo spirito referendario, laddove si afferma che il modello di affidamento non è solo quello tramite gara a privati, ma un modello alternativo, in house. Richiamare questo elemento per noi ha segnato un fatto importante.
È una legge importante perché cade in un momento in cui è in corso una discussione forte su come dare continuità all’esito referendario, che è ripresa perché purtroppo non solo non si sta dando continuità legislativa a quell’esito referendario, non si sta dando corpo conseguente all’esito referendario, ma sono tante le spinte politiche che puntano a far deragliare quel treno e a puntare verso altri obiettivi.
Il consigliere Villani ci diceva che il pubblico non ce la farà, perché non ha soldi per fare gli investimenti necessari, quindi vediamo come il privato tira fuori i soldi per gli investimenti necessari! Potrei citare due o tre esempi per cavarmela velocemente, perché per fortuna abbiamo casi concreti.
Penso ad esempio a quello che succede ad Arezzo, dove da anni è stato avviato un processo di privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato, o al Comune di Aprilia, ancora più famoso, dove da anni è stato avviato un processo di totale privatizzazione, quindi gestione del servizio idrico integrato, e abbiamo letto su tutti i giornali quali sono state le conseguenze pratiche di quel processo di privatizzazione, e come i privati si garantiscano i capitali da investire con un aumento impressionante delle tariffe.
Questa è la prima conseguenza di una gestione privatizzata di quel servizio, questo è il modo attraverso cui il capitale si garantisce la remunerazione e la possibilità di fare investimenti non meglio definiti, perché poi anche sulla qualità del tipo di investimenti ci sarebbe da ragionare. La conseguenza immediata di quel processo di privatizzazione è un aumento enorme delle tariffe. Questa è la prima conseguenza.
Abbiamo visto documentate su tutti i giornali le conseguenze anche dal punto di vista della qualità del servizio. Ad Aprilia sono nati dei comitati di cittadini esasperati contro la multinazionale che gestiva il servizio idrico, perché da un punto di vista qualitativo l’acqua non era riconosciuta come diritto universale da garantire a tutti, perché per intere giornate non usciva dai rubinetti, o quando usciva era sporca e maleodorante. Sono queste le conseguenze di una gestione privata di un servizio fondamentale come l’acqua.
Restando a Bologna e guardando a oggi, vediamo i paradossi assurdi che sono conseguenza di una gestione privatistica, anche laddove fatta da una multiutility a maggioranza pubblica. È la discussione che abbiamo potuto vedere e leggere, che è ancora in corso perché oggi hanno votato, dell’ATO 5 di Bologna, dove abbiamo assistito alla conclamata necessità di aumentare le tariffe in un momento in cui le famiglie italiane, soprattutto le più deboli, famiglie dei lavoratori, di pensionati, non di dirigenti, perché si è consumato di meno. Ecco come il capitale privato si remunera, e come garantisce i suoi investimenti.
Se diminuisce il consumo dell’acqua, cosa che dovrebbe essere auspicata, non nel senso che si impedisce alle persone di accedere a questo servizio, ma, se c’è una diminuzione del consumo probabilmente dovuta anche a motivi economici, laddove tanta gente che fatica ad arrivare alla fine del mese e consuma meno tutto, quindi anche meno acqua, per risparmiare qualcosa, qui siamo al paradosso totale per cui, se uno consuma meno come sempre si auspica, parlando di consumi eccessivi, «no agli sprechi», condannando anche il fatto che il servizio idrico causi sprechi a causa di falle e di tubi difettosi, se qualcuno consuma meno acqua, si vede aumentare la tariffa.
Questo sistema, pur gestito da una multiutility a maggioranza pubblica, produce l’assurda situazione che, se uno consuma meno, paga di più. Queste sono le conseguenze di un certo modo di gestire. Non è il tema di oggi, ne sono ben cosciente, però è evidente che va rivisto completamente il tema della gestione dei beni comuni, non tanto a un livello regionale, ma prima di tutto a livello legislativo nazionale. Nello spirito del referendum del 12 e 13 giugno, come primo punto devono vedere la sottrazione di questi beni alla logica del mercato.
Un sistema di gestione pubblica può essere adeguatamente finanziato. Un progetto di legge giace in Parlamento, sepolto in qualche cassetto, perché dentro questo Parlamento non ci sono forze politiche che vogliono portarlo avanti. Questo prevede le modalità di finanziamento pubblico di un sistema a gestione completamente pubblica. Non è il tema oggi in discussione, ma anche quando parliamo di una legge come questa tali elementi devono essere oggetto di discussione fra noi, perché deve cambiare la cultura politica tra noi. I cittadini l’hanno già cambiata e hanno detto chiaramente con quel referendum cosa vogliono. Ritengo che anche il sistema politico debba accogliere e raccogliere quei cambiamenti.
Proprio perché non poteva essere considerata solo una legge tecnica, ho considerato un positivo cambiamento il fatto che contenga quegli elementi di principio, che non sono solo princìpi astratti. L’altro aspetto per noi molto importante era il tema della partecipazione. L’altro forte elemento consegnatoci da quel referendum, infatti, è il fatto che ormai la maggioranza dei cittadini non vuole più delegare su questi temi, vuole poter dire la propria, vuole poter partecipare.
Il funzionamento delle ATO precedenti da questo punto di vista aveva lacune enormi, e quanto successo all’ATO 5 di Bologna ne è la dimostrazione palese. Si è arrivati a prendere una decisione di quella gravità, senza aver fatto un percorso di consultazione e di partecipazione non dico adeguato, ma neanche minimo. Si sono decisi all’ultimo momento i quattro «addetti» che si trovano e decidono, e poi magari qualcuno si lamenta o si meraviglia se qualche cittadino in comitato si arrabbia perché, nonostante il lavoro che hanno fatto, nonostante gli sforzi e i risultati prodotti attraverso il referendum, i cittadini continuano a non essere minimamente considerati.
Ritengo che questa legge cerchi di ovviare anche a questo, che gli elementi di garanzia e di partecipazione garantiti attraverso questa legge siano elementi importanti a livello sia di Consiglio locale, sia di Consiglio d’ambito, a livello regionale: sono stati garantiti importanti meccanismi sia di partecipazione, sia di riconoscimento dei soggetti che possono e vogliono partecipare. Di questo desidero ringraziare, perché non erano contenuti all’inizio.
All’inizio, infatti, la versione originale di questa proposta non mi aveva soddisfatto, perché anche su questo punto la consideravo estremamente lacunosa. Partendo però dalla considerazione delle differenze esistenti…
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere, ha terminato il tempo a sua disposizione. La prego di concludere.
SCONCIAFORNI: Ho trovato ampia disponibilità al confronto sia da parte del relatore, sia da parte dell’assessore competente, sia da parte di altri colleghi della maggioranza, e credo che quindi mi riserverò durante gli emendamenti di entrare nel merito di alcune questioni.
Credo che sia stato fatto un lavoro estremamente costruttivo e positivo, e che sia nell’ambito del cambiamento, sia nell’ambito dell’ordine del giorno che accompagna questa legge e che raccoglie alcuni dei punti che non potevano essere messi all’interno di questa legge, perché non erano di competenza, il lavoro di ascolto che c’è stato si sia tradotto anche in un lavoro costruttivo di cambiamento, che fa di questa legge una legge sicuramente più adeguata ad affrontare una situazione come questa.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Sconciaforni.
Invito tutti al rispetto dei tempi, perché sapete che la discussione sarà ampia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Metto in funzione il timer, così riesco a rimanere nei tempi prestabiliti. Il consigliere Sconciaforni ha fatto un discorso largamente condivisibile, ed anche quando eravamo in Consiglio comunale a Bologna insieme ho sempre criticato l’attuale gestione, l’attuale affidamento a una Spa quotata in Borsa, e penso che questo tipo di affidamenti, sostenuti in questa Regione dalle maggioranze di centrosinistra, siano una macchia sulla maglia di chi si batte per l’acqua pubblica. Questo non vuol dire non che mi faccia enormemente piacere che a fianco dei comitati, nella battaglia referendaria, ci sia stato anche il suo partito, dando un importante contributo.
Il Movimento 5 Stelle ha dato un importante contributo, da soli abbiamo raccolto il 10 per cento delle firme prese nella provincia di Bologna, e ne siamo stati onorati, orgogliosi e ampiamente soddisfatti, perché una grande battaglia di democrazia è stata vinta.
Non condivido il parere su questa legge e, pur riconoscendo i meriti all’assessore, per avere apportato alcune modifiche, ritengo che questa legge ignori l’esito referendario. Cosa succederà dopo questa legge? Cambierà tutto, ma in sostanza non cambierà nulla. Noi abbiamo due grandi monopolisti, che sono due società private, e la SpA è quotata in Borsa.
Questa legge ridarà la gestione del servizio idrico, a valle di un referendum che ha chiesto la ripubblicizzazione del servizio idrico, a questi due monopolisti, che sono delle entità elefantiache sfuggite al controllo del pubblico. I Consigli comunali dovevano controllare i CDA di queste aziende,ma sono diventati i CDA di questa azienda a controllare i Consigli comunali.
Abbiamo svolto il nostro compito, ma potevamo fare di più. Ci sono realtà che si muovono per la ripubblicizzazione del servizio in Italia. Noi presenteremo un atto di indirizzo politico, che chiederà alla Regione di mettere in campo ogni iniziativa politica per portare avanti la ripubblicizzazione del servizio idrico in Emilia-Romagna. Ci sono le possibilità.
Rispondo alle critiche del consigliere Villani. Ho molto rispetto dell’intervento dei colleghi, e non vorrei mai limitare l’espressione di un mandato popolare. Chiaramente avevo ben presente che il consigliere Villani siede anche nel consiglio d’amministrazione di Iren, ne è vicepresidente, quindi sicuramente l’influenza delle multiutility nell’intervento di Villani si sentiva.
Siamo però davanti a una bugia colossale, quella che senza i privati non si riescono a fare investimenti, come se gli investimenti fossero pagati dai privati: l’investimento lo paga sempre l’utente finale, ma lo paga ricaricato tre volte, perché ha gli ammortamenti e la remunerazione del capitale investito. Sono oneri che ci ritroviamo quando andiamo a pagare la bolletta, ma in più abbiamo anche quel 7 per cento. Così risulta dal bilancio di Hera, che io ho guardato insieme al comitato referendario.
Stavamo quindi spolpando i cittadini. Come fare per ripubblicizzare il servizio? Non è impossibile: il problema è di tipo non sostanziale, ma semplicemente finanziario e normativo. Gli investimenti sulla rete decisi in un anno "x" non si possono ricaricare sulle bollette in quell’anno, ma vanno spalmati in più anni.
Si tratta quindi di fare un piano finanziario, ma non c’è un settore dell’economia dove il ritorno dell’investimento sia garantito e più sicuro di quello dell’acqua. L’acqua ha un ritorno garantito, perché tutti siamo utenti.
Il tema è quindi quello delle liquidità da trovare. Premesso che in un Paese dove le spese militari sono fuori dal Patto di stabilità si potrebbe prevedere di dare ai Comuni la possibilità di indebitarsi per ciò che concerne gli investimenti sulla rete idrica, inoltre, si potrebbe togliere dal Patto di stabilità anche la spesa per investimenti nella rete, già così avremmo risolto tutti i problemi. Le Regioni, che non hanno i vincoli dei Comuni rispetto al Patto di stabilità, potrebbero sicuramente lavorare, anche attraverso la Conferenza Stato-Regioni, per accedere a quella massa di miliardi che ha la Cassa depositi e prestiti, che potrebbe fornire liquidità con mutui vantaggiosi per fare questi investimenti. C’è la via della società in house. Anche la società in house è in grado di indebitarsi a fronte di un piano finanziario credibile, perché questi sono piani finanziari che hanno un sicuro rientro, perché l’acqua può essere consumata di più o di meno, ma garantisce una base di ritorno sicura.
Noi invece oggi paghiamo tre volte l’acqua, questo è il tema. Se ci sono dei carrozzoni pubblici che non sono in grado di fare il loro lavoro, si cambino i manager. La politica lottizza queste società, come tante altre società partecipate, non applica criteri di efficacia, efficienza ed economicità, e allora la soluzione diventare privatizzare? No, la soluzione è cambiare la politica, la dirigenza: la via che ricorre alla privatizzazione è corta e non risolve il problema, perché dopo in queste società miste prendiamo il peggio del pubblico, perché la lottizzazione rimane, e il peggio del privato, perché fanno degli utili che sono nelle nostre bollette, sulle spalle degli utenti, su qualcosa che non dovrebbe avere rilevanza economica.
Ricordo che il nostro emendamento alla legge Finanziaria, su questo tema, ieri è stato bocciato da questa Regione, a proposito di rilevanza economica del bene acqua. Su questi temi è necessaria una coerenza assoluta.
Sarà di fatto una legge in continuità con la fotografia negativa dell’Emilia-Romagna di oggi, dove il sistema è gestito da aziende private. Lasciamo stare il capitale, perché poi queste aziende per forza devono rispondere agli indici della Borsa, devono dare i dividendi. Quella è loro mission: la mission pubblica è quella del Comune, non quella della Spa quotata in Borsa.
Avendo già utilizzato metà del mio tempo, cerco di venire anche al tema dei rifiuti, perché l’intervento va sicuramente spezzato. Sul tema dei rifiuti, l’analisi è forse ancora più critica. Adesso vedremo quali emendamenti arriveranno, come verrà modificata, se si potrà migliorare qualcosa. Quello che è stato possibile fare in Commissione è stato fatto, e rivolgo un ringraziamento all’assessore, che, pur non recependo la maggioranza degli emendamenti, si è sforzata di recepire alcuni princìpi.
Ci chiediamo però quale sia il problema della nostra Regione, cosa vogliano dire efficacia ed efficienza per essa Nelle politiche dei rifiuti, il tema efficacia ed efficienza lo si sviluppa sugli obiettivi, che vengono dati dall’Unione Europea e, in primis, l’Unione Europea parla di riduzione dei rifiuti. Secondo il sesto Piano ambientale, dal 2000 al 2050 dovremmo arrivare alla riduzione del 50 per cento della produzione dei rifiuti. Dal 2000 al 2010, però, abbiamo aumentato, nonostante la crisi, la produzione del 20 per cento. Ci chiediamo quindi quale sia l’efficacia di queste politiche, perché non si può solo ragionare sul fatto che un call center di Hera costa meno del call center della piccola azienda che raggruppa cinque Comuni.
Se vogliamo fare comparazione e capire quali sono i modelli efficaci per la gestione dei rifiuti, quindi per capire se questo modello va bene, lo dobbiamo superare. Oggi, con questa legge, lo confermiamo e continuiamo su quella strada, ma dovremmo fare anche un po’ di benchmarking, ovvero di comparazione tra sistemi. Ci sono tanti modelli, e premesso che il benchmark andrebbe fatto con soggetti europei per le multiutility per i gestori dell’Emilia-Romagna, anche all’interno di questa Regione ci sono differenze enormi di prezzo e di qualità del servizio, e non si capisce il perché.
Abbiamo semplicemente portato avanti quei modelli inefficienti che abbiamo ereditato dal passato e il mantra che ci sentiamo ripetere, da questa politica, da vent’anni, è che grande è bello, bisogna industrializzare il servizio e allargare i bacini, e risolveremo tutti i nostri problemi.
Non è successo questo. Oggi abbiamo una raccolta dei rifiuti e uno smaltimento che ci costano tantissimo, se comparato, tanto che anni fa dalla Regione è stata chiesta una consulenza all’Istituto Tagliacarne, facendo un benchmarking. Le società che risultavano più efficaci, con maggiori economie era l’Aimag di Mirandola e la Soelia nel ferrarese, le società più piccole, che davano i risultati migliori dal punto di vista del benchmark.
Invece noi, avendo avuto questi dati, siamo andati verso la macroaggregazione a vantaggio delle multiutility, di questi mostri, queste strutture elefantiache. Dobbiamo capire che non si esce dalla crisi vendendo più acqua, smaltendo più rifiuti: non possiamo andare avanti in questi termini. Non possiamo non sanare questi enormi conflitti di interesse, dei gestori, laddove il gestore conta nel rendicontare e nel mettere in atto determinate politiche che devono poi pagare i Comuni.
Conta avere dei gestori che più rifiuti indifferenziati incamerano, dando da mangiare alle loro discariche e ai loro inceneritori, più guadagnano; più vendono acqua, più guadagnano, e dovrebbero farci risparmiare acqua, come dovrebbero farci produrre meno rifiuti indifferenziati.
Si tratta quindi di un grande conflitto di interessi, che si somma all’altro enorme conflitto di interessi, quello dei sindaci che a fine anno prendono i proventi dai bilanci di Hera, ma nello stesso tempo dovrebbero controllala, pur essendo Hera o Iren al contempo.
Non stiamo risolvendo questi problemi: stiamo dicendo che vogliamo ancora più macroaggregazioni, che gli ambiti devono rimanere quelli, e forse l’emendamento sul punto cruciale di questa norma si riuscirà a modificare, anche a fronte di sistemi che hanno dimostrato un’economicità e un’efficienza migliore, perché i dati sono sicuramente a verbale.
Oggi, i sindaci di questa Regione, anche i sindaci del PD, ci dicono che non sono in grado di analizzare i conti di Hera, che c’è un problema di asimmetria informativa: non hanno le notizie in maniera corretta e chiara, neanche in tempi prevedibili. Se un sindaco si reca nella sede di Hera in viale Berti Pichat gli dicono di aspettare, gli danno un badge, lo fanno entrare come visitatore e, se c’è tempo, lo fanno parlare con qualcuno.
Abbiamo tolto la vocazione territoriale, ci sono delle grandi aziende che hanno altri interessi, che probabilmente stanno cambiando il loro core business, che hanno la completa gestione di questo servizio.
Uno degli obiettivi della Regione è quello di ridurre gli sprechi: sarà la sfida del futuro. La sfida che ci attende - uso un’espressione molto cara al nostro Presidente Errani - è quella della riduzione degli sprechi, sia nel campo dei rifiuti che nel campo della risorsa idrica.
Volevo leggere quattro righe, perché c’è stata un’udienza conoscitiva molto interessante. Cito il Presidente del WWF Conti, che dice: «È una legge non solo antireferendaria, ma anche e soprattutto anticostituzionale, fatta apposta per favorire le logiche e gli interessi delle multiutility, finalizzati al profitto sui beni comuni e orientati necessariamente a una semplificazione dei rapporti con il potere politico, scavalcando gli utenti».
Rispetto a questa legge i Comuni risultano con meno potere, perché, se prima l’Assemblea provinciale aveva il potere di decidere di essere sovrana in merito ai propri affidamenti, la nostra decisione come Regione è quella di fare le macroaggregazioni. Grande è bello? Dipende. Se è vero che si abbassano i costi sulle economie generali (prima mi riferivo al servizio di call center), è anche vero che c’è una diseconomia nello staccare l’utente dal gestore. Anche nel risolvere queste disfunzioni hai dei problemi, perché la lontananza è troppo ampia. Non lo risolveremo con una struttura tecnica regionale più formata, che, inoltre, dobbiamo vedere che capacità avrà.
Abbiamo chiesto una cosa semplice. Questo emendamento è stato bocciato, ed era importante per dare corpo all’esito referendario, nel limite delle nostre possibilità. Chiedevamo che questa ATO regionale fosse anche di supporto, come mission prioritaria per la ripubblicizzazione del servizio, per aiutare i Comuni che nelle loro potestà avessero deciso di uscire dalla gestione privatistica del servizio per passare a una gestione pubblica. Questo era un tema centrale.
Continuando con la relazione di Conti del WWF: «Per quanto riguarda i rifiuti, secondo noi viene violato l’articolo 200 del decreto legislativo n. 152, che stabilisce che le ATO devono essere delimitate rispettando il principio del conseguimento di adeguate misure gestionali, definite sulla base di parametri idrografici, fisici e tecnici, e sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed economicità. Effettivamente, dobbiamo dire che quanto è stato ribadito nell’intervento precedente - si riferiva a Natale Belosi - evidenzia il non rispetto di queste specificità».
C’è stata quindi una critica molto dura verso la legge, oltre sicuramente a elementi di sostegno, per non parlare dell’intervento di un tecnico, che a proposito di concorrenza dice: «Ai miei studenti insegno che concorrenza è sistema molteplice e indipendente di relazioni. Se il gestore è uno, è impossibile fare qualsivoglia tipo di confronto e concorrenza».
Le mie critiche in Commissione sono state paradossalmente a tutela della concorrenza, perché dobbiamo riuscire a misurare i sistemi virtuosi. Oggi questo non accade: abbiamo dei sistemi inefficienti, con una gestione privatistica e non si riescono neanche a vedere i modelli di politiche pubbliche e a compararli tra loro.
Ci sono dei Comuni virtuosi, in questa Regione ci sono stati pochi Comuni coraggiosi che, nonostante gli ostacoli posti dal gestore, hanno cercato di uscire dalla gestione industrializzata della raccolta stradale dei rifiuti, andando a un sistema più plasmato sul territorio, ma hanno dovuto sottostare alle dodici fatiche di Ercole e, dati alla mano, quel servizio gli è stato fatto pagare molto di più.
Se noi abbiamo dei Comuni virtuosi che si vogliono associare, dobbiamo lasciare loro la possibilità di essere indipendenti, perché, se dimostrano di essere più bravi di altri, non devono essere schiavi di ciò che decide la Regione in merito alle macroaggregazioni. Non è un problema ideologico piccolo o grande, bello o brutto: è un problema di vantaggi per l’utente, di sostenibilità ambientale, di riduzione degli sprechi e,infine, di costo per l’utente finale.
Noi siamo la politica e dobbiamo fare questo: garantire un servizio pubblico che funzioni. Vedo invece questa come una legge all’insegna della continuità.
Abbiamo presentato una serie di emendamenti che andrò a illustrare. Spero che la legge, che è stata migliorata rispetto alla sua prima formulazione, possa ancora avere degli aggiustamenti in Aula. Questo non vuole essere un attacco al lavoro dell’assessore, che ringrazio, nuovamente, per la disponibilità, ma così com’è questa legge non ci soddisfa.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Faccio l’intervento in discussione generale, ma nel contempo anche la dichiarazione di voto.
Su questo progetto di legge si è svolta un’ampia discussione, sono state numerose le osservazioni pervenute, così come si è verificato per la legge sui parchi.
Proponendo in Commissione all’ultima ora un centinaio di emendamenti, la Giunta ha stravolto il testo originario, su cui erano state avanzate osservazioni e proposte che in gran parte sono state completamente ignorate. Esprimiamo quindi forte critica al metodo seguito, sperando che non diventi una consuetudine.
Nel complesso riteniamo che il progetto di legge non risolva alcuno dei nodi critici dei servizi ambientali, non ci saranno infatti miglioramenti in ordine all’organizzazione del servizio, ma ci si limita allo spostamento del perimetro, dato che le ATO hanno dimostrato scarsa capacità di controllo e regolazione. È noto a tutti come le decisioni assunte finora abbiano fatto gioco alle grandi multiutility semiprivate, quotate in borsa, tipo Hera e Iren. Sono loro che dettano legge, spesso con logiche societarie ben lontane dagli interessi pubblici dei cittadini.
Con questa legge non si fa altro che complicare il meccanismo decisionale, e inoltre continueremo a non comprendere con quali processi concreti si formeranno le decisioni e le ricadute sul territorio. Oltretutto, non si è minimamente risolto il tema della partecipazione, fortemente critico, visti gli scarsi risultati prodotti dai comitati consultivi degli utenti, sia nelle versioni territoriali che regionali, per scarsa efficacia e potere degli stessi e carenza di procedure che ne definiscono la rappresentatività.
Per quanto riguarda il merito, critichiamo completamente l’impianto della legge, che va nella direzione di aggregazione degli ambiti territoriali a scapito di quelli minori, come i sub-ambiti provinciali. Riteniamo che all’articolo 8, comma 6, lettera a), laddove si individuano i bacini di affidamento sulla base di macroaggregazione, sarebbe invece necessario che i bacini di affidamento fossero individuati anche sulla base di valutazioni tecniche geomorfologiche e idrogeologiche, posizione delle fonti, dei pozzi, reti idriche fognarie, depuratori, e non solo sul generico principio di macroaggregazione a priori.
All’articolo 13, comma 4 si prevede l’impossibilità di ulteriori frazionamenti degli ambiti attuali, ma non si garantisce chiaramente la salvaguardia dei sub-ambiti esistenti e i relativi affidamenti. All’articolo 24 si ribadisce l’ampliamento degli ambiti: non siamo d’accordo per quanto riguarda il comma 4, dove non è chiaro il futuro della società patrimoniale alla scadenza degli organi in essere.
A differenza dell’impostazione data dalla maggioranza, riteniamo necessario tutelare i piccoli ambiti, e che specifiche norme salvaguardino i sub-ambiti attuali, e per questo il progetto di legge non ci vede favorevoli.
Dato che sui servizi ambientali il business delle grandi multiutility è particolarmente evidente e appetibile, a scapito dell’ambiente e delle astruse e illeggibili bollette che i cittadini devono pagare, chiediamo alla Giunta di illuminarci sul ruolo che avrà l’Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti, dato che le rappresentanze di categoria hanno segnalato la scarsa trasparenza nei costi, gravi disparità dei territori gestiti, costi medi troppo diversi tra abitanti.
Vogliamo sapere che responsabilità e che ruolo ha l’Autorità in tutto questo, anche perché ricordiamo a tutti i colleghi che il mandato del Garante di questa Autorità è scaduto il 21 maggio scorso. Forse nessuno se n’è accorto o forse la Giunta lo tiene al caldo per qualche nuova poltrona che si renderà disponibile dopo l’approvazione di questa nuova legge? Oltretutto, il Garante percepisce più di tutte le altre figure di garanzia della Regione Emilia-Romagna, senza essere stato minimamente toccato dalla riforma degli organi di garanzia, che abbiamo visto approvare da quest’Aula solo pochi mesi fa.
Un garante d’oro, quindi, di cui non si comprende l’operato, né l’attività, né i risultati, quando invece l’assetto dei servizi pubblici locali all’ambiente riveste un aspetto molto importante, e non consente una simile latitanza, oltretutto superpagata.
Ritenendo che questa posizione sia anomala. Pertanto voteremo contro il nuovo assetto per i motivi sopra esposti. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Presidente, assessore, le ATO cesseranno di esistere il 31 dicembre. La Giunta quindi ha predisposto un PDL per riorganizzare tutto il sistema, creando una super ATO a due livelli, il Consiglio d’ambito con poteri regolatori generali, e vari Consigli locali, che avranno competenza provinciale.
Il Consiglio d’ambito ha un ruolo di regolatore economico. Alle ATO territoriali toccherà determinare tariffe e modalità della gestione.
Come Italia dei Valori abbiamo l’obiettivo di raggiungere il riconoscimento dell’acqua come bene pubblico. Per rendere concreto questo principio, occorre che la gestione e l’erogazione dell’acqua siano pubbliche. Si tratta, quindi, inevitabilmente, di avviare un percorso che necessariamente sarà lungo e anche pieno di ostacoli, perché la situazione attuale è il risultato di una progressiva e lenta evoluzione, che ha portato alla creazione di veri e propri colossi economici quotati in Borsa (Hera, Iren) e di altre piccole realtà, che hanno stipulato convenzioni con le ATO. Occorre cominciare un cammino inverso. Possiamo accettare la lentezza di questo cammino, perché ci rendiamo conto che non sarà possibile applicare o attivare subito i risultati del referendum, però ritenevamo che anche in questa riorganizzazione delle ATO non si potesse che ribadire un concetto fondamentale: l’acqua come bene pubblico non può essere o dare profitto. Il tutto deve quindi essere senza finalità di lucro.
Il passaggio sarà quindi solo ed esclusivamente quello della ripubblicizzazione dell'acqua. In questo momento noi siamo estremamente preoccupati. Ci tranquillizza il fatto che già nel PDL che andremo a votare siano state inserite alcune tematiche che escono dalla volontà dei cittadini, ma siamo preoccupati perché stiamo vedendo che sui territori si fa esattamente il contrario: i sindaci stanno votando l’aumento delle tariffe.
Il problema è che in questo momento un aumento delle tariffe sul reddito familiare procura gravi scompensi, perché le famiglie sono estremamente tartassate.
Ci fa arrabbiare avere l’impressione che ormai la situazione sia sfuggita di mano, che non siano più i sindaci a decidere, ma che siano Hera e Iren a dettare le condizioni. È una sensazione condivisa non solo dal consigliere Favia del Movimento 5 Stelle, ma anche da altri. Bisogna quindi mettere un freno a queste cose, bisogna dire ai Sindaci del nostro territorio che così non si può fare, anche perché non credo che non si possano fare investimenti quando Hera e Iren hanno Consigli di amministrazione che percepiscono compensi incredibili.
Un dirigente di Iren percepisce 700.000 euro all’anno e i consiglieri d’amministrazione prendono 70-80.000 euro. Come è possibile che questi vengano a chiedere ai cittadini l’aumento per le tariffe dell'acqua?
Anche se in questo momento, come abbiamo detto all’assessore, parliamo di una riorganizzazione delle ATO dovuta, è importante mettere comunque qualche tassello sull’acqua come bene pubblico, sulla futura ripubblicizzazione, anche attraverso varie forme che si andranno a individuare, perché ci troveremo di fronte a una situazione con molte complessità, che non è da sottovalutare.
Sarà un PDL nuovo, sarà un atto di indirizzo, sarà quello che si riuscirà a creare, però è evidente che ci sono già esperienze, quando c'è la volontà. Non voglio citare De Magistris, però è reale: il sindaco di Napoli l’ha fatto. Abbiamo situazioni diverse? Va bene, mettiamoci di più, finiamo i contratti in essere, ma quando finiranno noi dovremo tener conto dei cittadini che prima di tutto hanno raccolto le firme, e noi come Italia dei Valori eravamo in prima fila. Non ho visto molti altri partiti, ho visto i movimenti referendari, però oltre a noi, dietro un banchetto...
Non vogliamo primeggiare nella raccolta firme, lo facciamo da anni. Le abbiamo raccolte per il nucleare, per il legittimo impedimento, e continueremo a raccoglierle per altre cose. Per noi è un dovere che dobbiamo ai cittadini.
Andiamo verso l’approvazione di questa riorganizzazione, che speriamo renda più veloce, più efficace il percorso delle ATO, tenendo presente, però, che i cittadini aspettano delle risposte precise e che presumo non accetteranno risposte come quelle che stanno uscendo dalle ATO in scadenza, che stanno aumentando le tariffe. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente. Vorrei rapidamente portare il nostro contributo su tre punti, che per noi rappresentano l’elemento qualificante di questa legge e che sono stati al centro della discussione e del dibattito.
Il primo punto riguarda la realizzazione dell’Agenzia d’ambito di carattere regionale. Noi riteniamo che questo sia un elemento di qualificazione del sistema complessivo, di semplificazione, di riduzione dei costi, e soprattutto che ci consenta di proseguire quel lavoro progressivo, che ha una storia quasi centenaria nella nostra Regione e nei nostri territori, di crescita della qualità del servizio idrico e della gestione dei rifiuti esattamente per il contrario di quello che diceva il consigliere Favia, che forse ha fatto un po' di confusione tra il ruolo dell'Agenzia d’ambito e i bacini di affidamento del servizio, che sono due cose molto diverse.
Il ruolo dell'Agenzia d’ambito è un ruolo di regolazione, che abbiamo articolato anche con realtà sul territorio vicine ai cittadini, alla gestione del servizio, ai Comuni, ma è un ruolo di regolatore che proprio in quanto più ampio sarà maggiormente capace di comparare modalità diverse di attuazione, di gestione del servizio e di definizione della tariffa conseguente.
Sarà quindi in grado di fare quel lavoro che anche il consigliere del Movimento 5 Stelle ricordava come utile e necessario, e soprattutto di fare una valutazione sulla qualità del servizio in tutto il territorio regionale anche in virtù del fatto - lo si dimentica molto spesso in particolare sul ciclo idrico, ma si potrebbe fare alo stesso ragionamento sullo smaltimento dei rifiuti - che queste sono realtà economiche molto particolari.
Se il consigliere Favia avesse la bontà di leggere qualche Piano d’ambito, capirebbe che la tariffa al momento non sostiene gli investimenti che vengono effettuati, e che molti Comuni e molte realtà continuano a investire con soldi che vengono dalla tassazione, quindi dalla fiscalità generale in particolare sul tema della depurazione delle acque reflue.
Anche nel nostro territorio che pure ha fatto passi da gigante, siamo ancora ben lontani da quell’obiettivo di copertura con la tariffa del ciclo idrico integrato e della gestione complessiva dei rifiuti perché, per non gravare ulteriormente con la crescita delle tariffe, in molte realtà territoriali si continua a investire anche con soldi che vengono dai Comuni, per garantire un servizio adeguato.
Un punto va ribadito per quanto riguarda l’applicazione di questa legge, e cioè che, come ho già avuto occasione di dire, è stata una conquista del mondo ambientalista ottenere una norma che proponesse in tariffa la copertura totale dei costi del servizio.
Questa norma è stata una conquista, perché corrispondeva al principio che chi inquina paga, e quindi chi utilizza l'acqua e chi scarica l'acqua e chi produce rifiuti deve attraverso la tariffa contribuire, in virtù del fatto che queste sono risorse di tutti, in misura maggiore al costo del servizio, che quindi non può essere visto come un servizio sociale da questo punto di vista, e deve essere un servizio a rilevanza economica, perché è intrinseco nella giustizia ambientale intergenerazionale che questo sia un servizio a tariffa.
Nella nostra regione c’è una decennale cultura dei servizi, che ha visto tutte le molteplici forme qui ricordate evolversi nel tempo. Riteniamo che la costituzione di un ente di regolazione di ambito regionale possa essere quell’utile elemento di confronto anche alla crescita dimensionale delle aziende, che si è generata per non perdere il patrimonio dei nostri Comuni e dei nostri territori di fronte a un percorso di concorrenza, che si è evidenziato anche in ambito europeo.
Da ultimo voglio dire una cosa sul tema del referendum, che nel centrosinistra abbiamo tutti appoggiato. Molti hanno direttamente raccolto le firme, il PD ha certamente contribuito per una percentuale elevata alla raccolta delle firme con i propri banchetti nelle feste del Partito Democratico, ha contribuito alla vittoria del referendum e convintamente ha appoggiato entrambe le norme, in primo luogo considerando profondamente sbagliato privatizzare questi servizi.
Questi servizi fanno parte di una storia di organizzazione della cittadinanza attraverso gli Enti locali, che hanno costruito anche aziende che appartengono al territorio. Da questo punto di vista, sarebbe stato gravemente sbagliato svenderle, come proponeva uno dei referendum. Dentro quel referendum c'era una cultura dell'acqua pubblica che non negava - se andiamo a leggere il quesito referendario, era questo il punto esatto - la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti della normativa comunitaria, mentre il decreto Ronchi lo impediva. Dentro quel referendum, quindi, c'è esattamente quello che noi oggi proponiamo con questa legge e con l'ordine del giorno che l’accompagna: la comparazione tra le diverse modalità di gestione del servizio.
C'era anche l'altra questione, quella delle tariffe, una questione calda in un momento difficile per le famiglie, dal punto di vista della crisi economica. Noi l'abbiamo appoggiato perché crediamo che quel 7 per cento di remunerazione del capitale fosse utile nella fase di avvio della legge nazionale per aggregare le aziende, per far sì che effettivamente si applicasse il principio secondo cui «chi inquina paga» e che la tariffa coprisse integralmente il servizio, ma oggi dobbiamo rivedere nella prospettiva il fatto che questi investimenti devono poter essere parte dell'efficienza e della capacità delle aziende di stare sul mercato.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Pariani.
Chiudiamo la discussione generale e iniziamo l'esame dell'articolato.
Vi ricordo che sull'oggetto 1994 insistono 34 emendamenti: 1 a firma Lombardi, 5 a firma Mazzotti, Naldi, Mandini, Sconciaforni, 23 a firma Favia, 2 a firma Villani, Lombardi, Bazzoni e Filippi, 3 a firma Defranceschi, e un ordine del giorno collegato a firma Sconciaforni, Donini, Monari, Meo, Naldi, Barbati e Riva.
Nominiamo scrutatori la consigliera Costi, la consigliera Moriconi e il consigliere Pollastri.
Passiamo all’articolo 1. Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Intervengo in discussione generale sull'articolo 1 perché ritengo che sia importante valorizzare il contenuto della lettera a) del comma 2 dell'articolo 1 di questa legge.
Il comma è relativo al riconoscimento del diritto all'acqua come diritto umano universale, e la parte importante è quella relativa alle garanzie che ogni persona deve ricevere in merito all'accesso all'acqua. Questa formulazione è figlia di un confronto che è avvenuto in Commissione e che non era nel testo proposto inizialmente dalla Giunta.
Qui si sono raccolte non solo le proposte di alcuni Gruppi consiliari, tra i quali quello della Federazione della Sinistra, ma anche alcune richieste che durante l'audizione, durante specifici incontri che i Capigruppo di maggioranza e lo stesso Assessorato hanno avuto con i Comitati per l'acqua sono apparse fondamentali per le realtà in rappresentanza del Forum Italiano dei movimenti per l'acqua in Emilia-Romagna.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Se nessun altro consigliere intende intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 1 è approvato.
Passiamo all’articolo 2. Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 2 è approvato.
Passiamo all’articolo 3. Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 3 è approvato.
Passiamo all’articolo 4, su cui insistono 3 emendamenti:
- emendamento 26 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 25 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 6 a firma Sconciaforni, Mazzotti, Mandini e Naldi.
Discussione generale congiunta su articolo ed emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Chiedo alla Presidenza se è possibile ricevere di nuovo i 6 emendamenti non del nostro Gruppo, perché non riesco a trovarne una copia - chiedo scusa - e presento i nostri due emendamenti.
Uno va a sopprimere il termine "Province", per l’eliminazione della figura della Provincia all'interno dei Consigli locali, poi c’è il tema soprattutto di questi due livelli al comma 4. Leggo testualmente l'emendamento, come riformulato: «Al fine di valorizzare le differenze territoriali, l'Agenzia opera su due livelli cui competono funzioni distinte di governo. Le funzioni del primo livello sono esercitate con riferimento all'intero ambito territoriale ottimale. Le funzioni del secondo livello sono esercitate in sede di prima applicazione della presente legge con riferimento al territorio provinciale, e successivamente con riferimento a quello dei bacini idrografici, in ambito regionale, che saranno definiti dall'Agenzia stessa, tenendo conto dei princìpi di cui agli artt. 147 e 200 del decreto n. 152 del 2006».
Dobbiamo capire cosa sono questi livelli e se hanno una continuità. La continuità è politica o è legata al bacino idrografico? Queste sono tematiche che ha posto anche il Movimento per l'acqua. Ho con me l'elenco dei bacini idrografici di questa Regione: sicuramente andranno ripensati, perché bisogna tener conto anche dei fiumi sotterranei, ovvero delle falde di ricarica, mentre oggi la definizione stringente di bacino idrografico è quella del fiume con i suoi affluenti.
Definizione che andrebbe sicuramente ripensata e contestualizzata, però per andare in futuro verso un'ottimizzazione che ha un suo senso non solo rispetto confini politici, perché l'acqua non può vivere i confini politici all'interno di una Regione, ma anche rispetto ai bacini idrografici, laddove un bacino permette di seguire l'acqua all'interno del suo ciclo naturale, ritengo che questo sia un emendamento importante e spero che possa essere accolto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Capisco la ragione per la quale il collega Favia presenta questo emendamento, ma qui esprimo un voto contrario proprio per le ragioni stesse con le quali ha argomentato e spiegato i contenuti della sua proposta.
Anche la formulazione relativa al riferimento ai bacini idrografici non definisce un contenuto in legge chiaro e prescrittivo. Di conseguenza, non è preclusa la formulazione originale, quella che fa riferimento alla prima applicazione della legge, per cui apre a possibili modifiche ulteriori, che chiaramente saranno introdotte attraverso l'attività di indirizzo della Regione, per esempio rispetto all'articolo 12, dove c'è la descrizione dei vari compiti, di cui parleremo dopo. Tra i compiti che la Regione ha potrebbe quindi introdurre anche elementi di indirizzo in questo senso.
Tenendo conto dei limiti oggettivi che ci sono alle definizioni di area per confini geografici di carattere amministrativo, rispetto alla complessità morfologica di un territorio, e conseguentemente alla necessità di farla funzionare sulla base dell’attività e della responsabilizzazione dei livelli amministrativi istituzionali locali. Mi riferisco alla formulazione originale, che parla di prima applicazione, lasciando intendere che ci sia spazio poi per ripensare a forme anche diverse di riorganizzazione e che personalmente mi soddisfa.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Intervengo, presidente, per presentare un emendamento al comma 6, in cui togliamo le parole "maggiormente rappresentative". Si capisce il motivo. Stiamo parlando anche di organizzazioni di partecipazione, che non sono solo quelle sindacali. Lo scopo è ampliare lo spettro del processo.
Esprimo, inoltre, parere contrario all’emendamento 26 del consigliere Favia, perché elimina le Province, il che non è nel nostro potere.
Infine, esprimo, al tempo stesso, parere negativo sull’emendamento 25, perché mi pare che l’atto a scala regionale sia già di per sé un ottimo bacino idrografico, in quanto stiamo parlando di tutta la regione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mazzotti.
Dichiaro chiusa la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Capisco le osservazioni mosse dalla consigliera Donini. Penso, però, che lasciare all’Agenzia lo studio e la riflessione sull’individuazione dei bacini idrografici, che sono una realtà fisica, fosse la garanzia di non andare proprio con legge a circostanziare tali bacini.
All’osservazione mossa dal collega Mazzotti rispondo che qui nessuno ha il potere di abolire le Province, di eliminarle. Noi abbiamo un potere legislativo di gestione di un processo di delega di funzioni. Così come possiamo decidere che la Regione sia presente o meno - ne parleremo poi - all’interno di questi Consigli, così possiamo anche affermare che le Province non fanno parte di questi Consigli locali, perché i cittadini sono ampiamente rappresentati, essendo convocati in questi Consigli tutti i sindaci di una data provincia.
Attribuire un potere in più alle Province, secondo noi, in un momento in cui il disegno nazionale è alquanto fumoso sul futuro e sulle funzioni di questi Enti penso sia una forzatura al contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. La mia considerazione è molto semplice. Abbiamo ascoltato tutti, come ha fatto anche giustamente il consigliere Favia, le considerazioni dei Comitati per l’acqua. Noi, però, stiamo discutendo di una legge che regola un’Agenzia d’ambito territoriale che tiene insieme, a differenza, per esempio, della Toscana, sia i rifiuti, sia il servizio idrico.
Dal momento che l’articolo 4 recita "Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per servizi idrici e rifiuti", è difficile assumere il bacino idrografico come il punto di riferimento per un servizio con queste caratteristiche.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Svolgo un brevissimo intervento che riguarda la presenza o meno delle Province. Come Italia dei Valori, noi abbiamo presentato da tempo e anche raccolto firme per l’abolizione delle Province. Allo stato attuale siamo in un momento in cui sta avvenendo una grossa ristrutturazione. È evidente che, però, finché esse esistono, comunque non le possiamo abolire, collega Favia.
Capisco il tuo intento e, se vuoi, posso anche condividerlo. Credo, però, che, finché ci sono, devono essere rappresentate. Mi asterrò, dunque, sul tuo emendamento che riguarda le Province.
Per il resto, sono convinta che, finché ci sono, e questa ristrutturazione andrà avanti come minimo un anno, è anche giusto che partecipino.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
Se nessun altro consigliere intende intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 26 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 25 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6 a firma dei consiglieri Sconciaforni, Mazzotti, Mandini e Naldi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 4 così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 4 è approvato.
Passiamo all’articolo 5. Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Volevo sottolineare come al comma 7 dell’articolo precedente si disponga che i costi di funzionamento dell’Agenzia siano in quota parte a carico delle tariffe, come è normale che sia, del Servizio idrico integrato. Significa che alla fine tali costi finiscono in bolletta.
Proprio in riferimento all’articolo di cui stiamo discutendo, che spiega quali sono gli organi dell’Agenzia, anticipo che andremo a proporre un emendamento puntuale sui costi, ossia sul controllo delle entrate e delle uscite, in modo che non siano semplicemente esposti attraverso un bilancio aggregato, secondo le usuali normative, le quali, però, non consentono un controllo puntuale e appropriato.
Noi chiederemo, invece, proprio perché questi costi cadono sui cittadini in bolletta, che queste spese siano puntualmente rendicontate - daremo la responsabilità di far ciò al Consiglio d’ambito - ed esposte in maniera disaggregata e non aggregata. Diversamente, come al solito, non potremo tenere sotto controllo i costi.
Tenere sotto controllo i costi è un valore, un principio da sostenere, ma ancor di più in questo caso, in cui i costi di gestione ricadono direttamente sulle bollette dei cittadini.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 5 è approvato.
Passiamo all’articolo 6. Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 6 è approvato.
Passiamo all’articolo 7, su cui insistono 11 emendamenti:
- emendamento 4 a firma dei consiglieri Naldi, Mazzotti, Mandini e Sconciaforni;
- emendamento 24 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 29 a firma dei consiglieri Favia e Defranceschi;
- emendamento 23 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 22 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 21 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 20 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 27 a firma dei consiglieri Villani, Lombardi, Bazzoni e Filippi;
- emendamento 19 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 34 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 18 a firma del consigliere Favia.
Discussione generale congiunta su articolo ed emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Intervengo semplicemente per illustrare l’emendamento 27, che insieme ad altri colleghi abbiamo presentato e che si riferisce al punto k) dell’articolo 7. Si tratta di prevedere che il Consiglio d’ambito formuli un parere ai Comuni sull’assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi e sui rifiuti urbani.
Poiché questa indicazione può rappresentare un conflitto di interessi, in quanto i Comuni raggruppati nel Consiglio d’ambito decidono alcuni indirizzi che avranno poi conseguenze immediate sui Comuni e anche sugli introiti che questi Comuni avranno dalla definizione di questi rifiuti, capisco che la Regione su questo tema abbia competenze da verificare, anche se in un articolo successivo si prevede che ci siano gli indirizzi della Regione, ma in pratica con questo emendamento si mira a ottenere un intervento se non altro di moral suasion della Regione, affinché tenga sotto controllo la situazione e si assicuri che gli interessi particolari dei Comuni, che sono in questo caso molto cospicui, non influiscano nella determinazione di questi rifiuti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Al comma 5 dell’articolo 7 riformuliamo la lettera i). Oggi essa dispone testualmente, riprendo l’inizio del comma, che "il Consiglio d’ambito provvede sia per il servizio idrico, sia per quello di gestione rifiuti, al monitoraggio e alla valutazione, tenendo conto della qualità ed entità del servizio reso in rapporto ai costi, sull’andamento delle tariffe all’utenza…".
Noi abbiamo riformulato l’emendamento in modo più puntuale, perché quello del monitoraggio e della valutazione è un tema importante. Vogliamo effettuare una comparazione, altrimenti ci possono raccontare delle favole. Tu puoi raccontarmi che sei bravo, che risparmi, ma, quando ti vai a confrontare, quando vai a fare benchmarking con altri gestori in altre parti d’Italia o anche superati i confini nazionali, a seconda del tipo di settore e di processo nella filiera che individui, puoi andare anche oltre i confini nazionali, non puoi mentire.
I dati parlano da soli. Ai cittadini di Ravenna i rifiuti costano pro capite 160 euro. In alcuni Comuni d’Italia costano 60 euro. Perché costano più del doppio? Facciamo benchmarking.
Leggo testualmente: "…al monitoraggio e alla valutazione, tenendo conto della qualità ed entità del servizio reso in rapporto ai costi, sull’andamento delle tariffe all’utenza deliberate dai Consigli locali e all’eventuale proposta di modifica e aggiornamento. A tal fine, elabora un rapporto annuale contenente dati di raffronto - il benchmarking di cui parlavo prima - dei risultati ottenuti suddivisi per singolo Comune.
Al fine di organizzare una corretta comparazione i Comuni vengono classificati in tre classi, sulla base del numero di abitanti: fino a 10.000, tra 10.000 e 50.000 e oltre i 50.000 abitanti. I dati sulla base dei quali verrà elaborato il raffronto valutativo dovranno contenere, tra l’altro, i dati pro capite della produzione annua di rifiuto conferita nei centri di smaltimento, la quantità di materiale effettivamente riciclata e recuperata, suddivisa per tipologia e materiale, l’applicazione o meno della TIA (tariffa o tassa media annua). Questi dati dovranno poi essere confrontati con i medesimi parametri riferiti ai Comuni italiani suddivisi in analoghe classi che hanno prestato i risultati migliori". Il tema è, dunque, quello della comparazione.
L’emendamento 19, invece - qualcuno potrebbe ritenerlo ridondante, ma per noi è importante mettere nero su bianco alcuni princìpi - recita testualmente, aggiungendo alla lettera m), sempre al comma precedente: "…all’individuazione delle zone di salvaguardia della risorsa idrica, nonché all’interno dei bacini imbriferi e delle zone di ricarica della falda, alle zone di protezione, ai sensi dell’articolo 94 del Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152".
È molto importante che vengano individuate alcune zone di tutela, vedendo anche ciò che sta recentemente succedendo a Modena, dove si va a urbanizzare pesantemente in zona di ricarica di falda. Penso che sia importante ribadire il concetto.
Aggiungiamo anche il comma 6, che recita: "Sulla base del principio di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, spetta comunque ai singoli Comuni decidere il sistema di raccolta dei rifiuti da applicare al proprio territorio". Non è banale, perché in quelle che potevano essere le direttive della Regione si potrebbe anche verificare un elemento di prevaricazione.
L’emendamento 22, invece, riformula il comma 4 dell’articolo 7 e recita testualmente: "Al Consiglio d’ambito compete l’adozione di ogni decisione non riservata ad altri organi dell’Agenzia e che non rientri nelle attribuzioni della dirigenza nel rispetto dei princìpi di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 […]. In particolare il Consiglio d’ambito approva lo Statuto dell’Agenzia - sulla base di uno schema approvato dall’Assemblea legislativa regionale - il bilancio preventivo e il conto consuntivo". Ovviamente il punto che cambia nella riformulazione è il fatto che lo schema debba essere approvato dall’Assemblea legislativa regionale.
Lo Statuto di quest’Agenzia è determinante. Noi non possiamo privarci - penso che la consigliera Donini sia sensibile a queste tematiche - del controllo su questi schemi. Come facciamo su altri settori, quindi, decidiamo uno schema base, verifichiamolo in Commissione e poi diamogli il via perché tutti possano plasmarlo puntualmente sulla loro realtà.
Ovviamente, anche in questo caso, laddove si dispone che il Consiglio d’ambito decide sulle modalità di affidamento del servizio, ci sembra giusto tecnicamente puntualizzare, sulla base delle indicazioni al comma 6 del successivo articolo 8, che comunque ciò compete ai Comuni e non va a prevaricare le potenzialità e i requisiti dei Comuni stessi.
Il penultimo emendamento è al comma 1 dell’articolo 7: "Il Consiglio d’ambito svolge le funzioni di primo livello ed è costituito da due rappresentanti della Regione, nominati dalla stessa tra candidati che dimostrino qualificata esperienza amministrativa e gestionale e la loro assenza di rapporto con i soggetti gestori, nonché di qualsiasi conflitto di interessi con la loro attività professionale, da nove Sindaci o Amministratori da loro designati, nominati dai Consigli locali. Il Consiglio è rinnovato ogni 5 anni".
Il tema del conflitto di interessi, che è un tema endemico per questo Paese, va sempre tenuto presente, perché i conflitti d’interessi non sono appannaggio solo dei premier. Al contrario, a livello locale è molto più facile incappare in casi di conflitto di interessi e noi vogliamo che la Regione sia ben presente e che questa selezione avvenga sulla base di conoscenze, di capacità e di merito.
Inseriamo, dunque, questo articolo, che prevede due rappresentanti della Regione all’interno del Consiglio d’ambito, attraverso una pubblicità massima e soprattutto mettendo al centro la competenza.
Passo all’ultimo emendamento. Rassicuro la consigliera Barbati del fatto che con questa legge non aboliamo le Province.
(interruzione della consigliera Barbati)
Abbiamo semplicemente la possibilità di scegliere se farle partecipare o meno nei processi di votazione, perché il problema è che esse votano in questi Consigli.
Secondo noi, le Province, al di là dell’abolizione che se ne farà o meno a livello nazionale, essendoci già i Sindaci, non devono votare e avere peso all’interno di questi Consigli, anche vedendo ciò che stanno facendo oggi. Non entro nel merito delle approvazioni che stanno compiendo gli ATO, nonostante ci sia questo processo in corso, e delle modalità con pochissima partecipazione che stanno portando avanti.
Chiudo con l’emendamento più importante, che è stato sollevato proprio da un Sindaco PD, che la consigliera Marani sicuramente conosce.
L’emendamento aggiunge una lettera alle funzioni del Consiglio d’ambito e dispone che il Consiglio d’ambito debba garantire la simmetria informativa tra soggetti affidatari e regolatori, simmetria che oggi non c'è, secondo i Sindaci, necessaria all’efficace espletamento delle forme di controllo spettanti ai soggetti regolatori stessi. Essi non riescono, cioè, ad avere le notizie dalle multiutility in tempo utile. Informazioni che spesso non sono corrette e nemmeno complete.
Dobbiamo affermare il principio che deve essere garantita la simmetria informativa, perché senza simmetria informativa il regolatore non può svolgere correttamente la propria funzione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Signor presidente, svolgo alcune considerazioni per interloquire con le argomentazioni del collega Favia.
Didascalicamente, in merito al ruolo della Regione e alla sua possibile partecipazione diretta all’interno del Consiglio d’ambito, anche noi, come Federazione della Sinistra, avevamo proposto un emendamento, perché ritenevamo, come il collega Favia, che fosse importante una presenza diretta.
Dopo un’approfondita discussione durante l’iter e uno scambio con l’assessorato, con il relatore e con gli altri colleghi in Commissione, abbiamo ritenuto che la riformulazione dell’articolo 12 al comma 3, ossia il comma inserito che garantisce un raccordo tra la Regione, o meglio, tra l’Assemblea legislativa, attraverso la Commissione competente, il Comitato degli utenti e il Consiglio d’ambito, fosse un modo per migliorare l’efficacia del ruolo di indirizzo e di controllo che la Regione, anche attraverso l’Assemblea legislativa, poteva e doveva giocare.
In merito alla possibilità di approvare uno schema di Statuto per un’Agenzia posta in questo modo, all’ultimo momento, dal collega Favia, personalmente faccio fatica a esprimermi. Credo che costituisca un precedente, perché tra i compiti che l’Assemblea legislativa svolge non mi risulta che ci sia quello di approvare schemi statutari. Abbiamo altre Agenzie e in questo modo non si è mai agito.
È importante, lo ripeto, il ruolo che la Regione deve ricoprire ai sensi del successivo articolo 12, dove, tra i compiti di indirizzo e di obiettivi, c'è anche quello relativo alle modalità di funzionamento del Consiglio d’ambito, il quale, gioco forza, essendo Agenzia ed essendo formato dai rappresentanti dei Consigli locali e dai rappresentanti delle nostre Autonomie locali, deve essere rispettato anche nella propria autonomia regolamentativa.
In merito al tema dell’informazione e della garanzia della simmetria informativa, anch’io ricordo bene la richiesta avanzata da un partecipante alla nostra audizione. Credo che la formulazione in questo senso dell’articolo 12 e il ruolo che svolgerà la Regione a garantire l’istituzione di banche dati, la messa in chiaro del bagaglio informativo, la lettura e l’elaborazione delle informazioni per fornire analisi comparative - ossia tutto il tema dell’informazione e del ruolo che la Regione ha come garante di un sistema virtuoso che parta dalla trasparenza e abbia come obiettivo giustamente quello di garantire la simmetria - siano indicati nell’articolo 12, addirittura attribuendo alla Regione questo tipo di responsabilità, come è giusto che sia.
Per queste ragioni, pur avendo noi stessi presentato in Commissione un emendamento sulla rappresentanza della Regione attraverso un voto dell’Assemblea legislativa, ci riteniamo soddisfatti del comma 3 introdotto a fronte della discussione all’articolo 12 e delle competenze attribuite alla Regione, così come indicate dall’articolo 12, ragion per cui non voteremo gli emendamenti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, cercherò di essere sintetico, anche perché la discussione che abbiamo svolto è in gran parte agli atti e ai verbali della Commissione. Pertanto, per procedere più velocemente e non togliere argomenti che potrei mettere a disposizione dell’Aula, cercherò di essere il più possibile sintetico e stringato.
L’emendamento n. 4, quello che abbiamo presentato insieme ai colleghi Naldi, Sconciaforni e Mandini, tende a rafforzare il principio che la delega eventualmente conferita dai Sindaci e dai Presidenti della Provincia sia permanente. Si aggiunge, dunque, questo concetto di delega permanente.
Per quanto riguarda, invece, gli emendamenti presentati, riferisco molto rapidamente in merito. L’emendamento numero 18 del consigliere Favia, laddove si propone di inserire, dopo il comma 5 dell’articolo 7, il comma 6, recita: "Sulla base del principio di sussidiarietà, differenziale ed adeguatezza spetta comunque ai singoli Comuni decidere il sistema di raccolta dei rifiuti da applicare sul proprio territorio". Esprimo parere contrario, anche perché è evidente che, se applichiamo il principio di adeguatezza, il singolo Comune non è quello più adatto.
Sull’emendamento numero 19 esprimo parere contrario perché, al di là del discussione sul cemento e sulla cementificazione, che è stata impropriamente proposta, si introduce una fattispecie che attiene al ruolo di pianificazione, che non è corretto assegnare all’Agenzia. Noi stiamo parlando dei compiti dell’Agenzia d’ambito. Le zone di salvaguardia e le risorse idriche sono un compito pianificatorio e non dell’Agenzia d’ambito.
Per quanto riguarda tutto il tema che è stato ampiamente presentato sulla comparazione e il benchmarking, esprimo parere negativo.
Vi è già stato rinvio alla discussione tenuta anche in Commissione in cui venne proposto, se non sbaglio, l’articolo dalla clausola valutativa. Non è un argomento da porre in legge. Mi pare che sia comunque chiaro che l’articolo che andiamo ad approvare contiene le condizioni per svolgere al meglio tali funzioni.
Per quanto riguarda l’emendamento n. 21, in cui si vincola il Consiglio d’ambito alle decisioni del Consiglio locale, è giusto non farlo, perché abbiamo costruito un sistema di relazione tra il Consiglio d’ambito e quello locale che ha un suo percorso significativo e di autonomia, ma che consente anche la decisione e la valorizzazione proprio dell’Ambito unico regionale.
In merito al tema della predisposizione di uno schema di Statuto, in questo caso sarebbero la Giunta e l’esecutivo a proporre all’Assemblea. In ogni caso, esprimo parere contrario.
Quanto alle Province, ho compreso bene che è un tema che non può essere banalizzato. È evidente che nel nostro impianto le Province rappresentano, non solo perché ci sono, ma anche per come hanno svolto la loro funzione e per come la svolgono nell’ambito del sistema di cooperazione istituzionale, un punto di forza dal punto di vista della funzione che hanno svolto e che svolgono all’interno di questo sistema, punto di forza che ribadiamo.
Successivamente, rispetto a ciò che succederà, lo vedremo anche dal punto di vista istituzionale. Ribadiamo, però, il principio e questo intervento vale per tutte le volte che ancora ci troveremo di fronte all’argomento della Provincia.
Vengo all’emendamento n. 24. Su questo punto si tende a fare entrare la Regione - ne abbiamo discusso ampiamente in Commissione - su funzioni che, invece, noi attribuiamo con la legge agli Enti locali e al Consiglio d’ambito che andiamo a istituire. La Regione ha altre funzioni, che sono normate dal proprio articolo e, quindi, esprimiamo parere negativo.
A proposito dell’emendamento n. 27 dei consiglieri Villani, Lombardi, Bazzoni e Filippi, se ne comprende il significato, però si propone di non accoglierlo, perché ci sono le condizioni per poter svolgere questa funzione con i rappresentanti dell’Assemblea legislativa che anche in questo caso andiamo a nominare sugli aspetti della partecipazione che affronteremo dopo.
In secondo luogo, si propone di non accoglierlo per continuare a tenere distinte e separate le funzioni della Regione da quelle degli Enti locali.
Per quanto riguarda l’emendamento 34, esprimiamo parere contrario. Ho sentito prima argomentazioni convincenti, ma in ogni caso il problema dei rapporti tra i Comuni che sono soci delle aziende di multiutility riguarda la loro presenza in quanto soci. Non lo possiamo affrontare e risolvere con una legge regionale.
Mi pare che il consigliere Favia abbia annunciato che presenterà un emendamento con il quale chiederà, se non ho capito male, che venga disaggregata nel bilancio dell’ambito la parte che andrebbe in tariffa relativa ai costi di funzionamento del Consiglio. In merito esprimo parere favorevole.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere Mazzotti, svolgo una precisazione. I subemendamenti devono essere presentati dal relatore o dalla Giunta, perciò considero la sua dichiarazione come se lei avesse presentato lo stesso emendamento del consigliere Favia. Vuole sottoscriverlo?
MAZZOTTI: Io ho firmato un emendamento che il consigliere Favia ha annunciato di presentare. È un emendamento del consigliere Favia.
PRESIDENTE (Mandini): È un emendamento fatto proprio dal relatore.
Dichiaro chiusa la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto congiunte sugli emendamenti sull’articolo 7. Per un fatto tecnico, però, passiamo al successivo articolo, per fare in modo che l’emendamento all’articolo 7 venga distribuito a tutti i consiglieri. Torneremo poi sulle dichiarazioni di voto all’articolo 7.
Sospendiamo, dunque, le dichiarazioni sull’articolo 7 e passiamo all’articolo 8, su cui insistono quattro emendamenti.
Ha chiesto di intervenire sull’ordine dei lavori il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, forse ho capito male, ma l’emendamento di cui parliamo non è all’articolo 7, bensì più avanti. Si può procedere con la votazione.
PRESIDENTE (Mandini): Il relatore conferma che si tratta dell’articolo successivo, ragion per cui riapro le dichiarazioni di voto sugli emendamenti e sull’articolo 7.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4 a firma Naldi, Mazzotti, Mandini e Sconciaforni.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è approvato.
L’approvazione del precedente emendamento preclude gli emendamenti 29 a firma dei consiglieri Favia e Defranceschi e 24 a firma del consigliere Favia.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 23 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 22 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 21 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 20 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 27 a firma dei consiglieri Villani, Lombardi, Bazzoni e Filippi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 19 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 34 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 18 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 7 così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 7 è approvato.
Passiamo all’articolo 8, sul quale insistono quattro emendamenti:
- emendamento 17 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 30 a firma dei consiglieri Favia e Defranceschi;
- emendamento 16 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 15 a firma del consigliere Favia.
Dichiaro aperta la discussione generale congiunta sugli emendamenti e sull’articolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, noi abbiamo presentato quattro emendamenti: il 30, il 17, il 16 e il 15. Due insistono sul tentativo di non coinvolgimento della Provincia nei processi decisionali di quest’Ente e su cui non mi sto a ripetere.
Gli altri due emendamenti, invece, sono essenziali e fondamentali e spero che soprattutto uno di essi possa essere accettato. Riguarda i componenti del Consiglio locale.
Perché dobbiamo obbligare il Consiglio locale alla rappresentanza di Sindaci o di delegati? Parliamo anche di persone non votate, potremmo parlare di assessori nominati. Perché non lasciamo il tema dell’acqua alla massima partecipazione politica, ovvero perché non incarichiamo il Consiglio comunale di individuare il rappresentante del Comune?
Mi rivolgo al collega Naldi, che aveva presentato un emendamento simile in Commissione. Mettiamo al centro i Consigli elettivi. La nostra politica negli ultimi vent’anni ha cercato di distruggere il più possibile i consessi eletti direttamente rispetto agli esecutivi. Mettiamo, invece, al centro il Consiglio comunale, teniamo una discussione aperta nei Consigli comunali che rappresentano direttamente, più della Giunta, perché rappresentano tutti i cittadini e non solo la maggioranza, e individuiamo al loro interno l’esponente che andrà a partecipare al Consiglio d’ambito.
Si tratta di un emendamento che mira a una maggiore democrazia e apertura. Dobbiamo introdurre contenuti nel dibattito all’interno dei Consigli comunali, che spesso sono svuotati. È vero che si sono posti alcuni elementi all’interno della discussione della legge più avanti, ma è molto importante inserire anche questo principio.
L’altro emendamento, quello che secondo noi è più importante, riguarda il tema delle macro aggregazioni. Come ho anticipato prima, io non sono favorevole alle macro aggregazioni. Ognuno ha il suo punto di vista. C'è chi porta alcuni dati e chi ne porta altri e io lo rispetto. Ciò che non condivido è l’obbligatorietà, lo status, il posizionamento ideologico per cui si può solo macro-aggregare per migliorare.
Non è detto. Visto che c'è stata la volontà di confrontarsi su un altro comma della legge, che dopo affronteremo, non possiamo affermare, se approviamo l’emendamento che arriverà dalla Giunta successivamente, che i Consigli provvedono per entrambi i servizi, e leggo testualmente, "all’individuazione dei bacini di affidamento dei servizi nelle more del riallineamento delle scadenze delle gestioni in essere e - vengo al dunque - sulla base di macro aggregazione". Noi aggiungiamo un "anche", ossia "anche sulla base di macro aggregazione".
Non mi sembra un emendamento che sconvolge la legge. Non mi sembra un emendamento che va contro le macro aggregazioni. Mi sembra, invece, un emendamento di coerenza rispetto alla ratio di tutta la legge.
Va bene indicare come principio la macro aggregazione - non per me, ma lo accetto nella legge -, ma non capisco il vincolo. Il vincolo non va assolutamente bene e tradisce anche un successivo emendamento.
Chiedo, possibilmente, anche il parere dell’assessore. Non so se al termine dei lavori sarà possibile, Presidente, però penso che questo "anche" renderebbe più giustizia al tutto.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Signor presidente, l’emendamento 17 presentato dal consigliere Favia ricalca esattamente uno degli emendamenti che avevamo presentato come Federazione della Sinistra ai lavori della Commissione ed è una delle pochissime nostre istanze che non ha ottenuto il risultato. Su altri temi si è arrivati, se non altro, a condividere formulazioni e si è aperto un confronto.
Il tema è quello del ruolo dei Consigli comunali. Anche noi proponevamo che il rappresentante dei singoli Comuni all’interno dei Consigli locali fosse espressione di un voto da parte dei Consigli comunali. Ciò non avrebbe impedito al Sindaco o a un assessore di essere eventualmente l’indicato. È evidente quanto nei Consigli comunali giochi il ruolo della maggioranza, ma il voto in sé, anche dal punto di vista simbolico, secondo noi, riportava a un sistema di valorizzazione della rappresentanza che, attraverso il Consiglio comunale, è istituzionalmente validata.
Tale risultato non è stato ottenuto, ma l’emendamento è stato ripresentato in Aula dal collega Favia.
Credo che sia comprensibile il fatto che la Federazione della Sinistra non voti contro a un emendamento che aveva presentato in Commissione. Il collega Favia non aveva avanzato tra i pacchetti degli emendamenti offerti ai lavori della Commissione questo tipo di proposta. Lo fa adesso. Essendo la nostra stessa proposta, la votiamo.
Sull’emendamento 15 comprendo e mi permetto di affermare che condivido la ragione per la quale il collega Favia propone l’introduzione della parola "anche", che non esclude la possibilità per qualcuno, vista come necessità, di favorire le macro aggregazioni. Non crea neanche una gerarchia, però, ragion per cui il tema delle macro aggregazioni rimane nell’articolo come indicazione preponderante, ma non limita ulteriori possibilità che nella realtà così articolata della nostra regione potrebbero esserci e crearsi.
Non dà, quindi, un indirizzo preciso, non limita e non ostacola le volontà e gli indirizzi, ma apre a un maggior ventaglio di possibilità, sapendo, peraltro, che parliamo di una competenza relativa al Consiglio locale, che è di secondo livello, in cui l’iniziativa riconosciuta ai Consigli locali è quella della proposta e non quella della deliberazione formale.
Ritengo, pertanto, che nell’ambito delle possibili proposte, proprio alla luce del fatto che è necessario a volte, soprattutto su questi terreni, essere capaci di sperimentare anche forme nuove, che la riflessione è sempre in avanti e che percorsi di innovazione dovevano essere consentiti, che l’accoglienza di questo emendamento non possa modificare la sostanza, l’indirizzo e l’obiettivo.
Aspetto, dunque, anch’io eventualmente di ascoltare questa riflessione.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Signor presidente, il consigliere Favia aveva attribuito al mio Gruppo un emendamento che aveva presentato la Federazione della Sinistra e che pure condividevo. Giustamente ha risposto la consigliera Donini alle argomentazioni del consigliere Favia.
Per quanto riguarda l’"anche" e il vostro emendamento numero 15, naturalmente non posso fare altro che invitare il relatore a ragionare. Propongo questo ragionamento, ma nel proporlo al relatore, lo propongo innanzitutto al consigliere Favia.
Consigliere, ha letto l’emendamento numero 2 all’articolo 13, che hanno presentato i Capigruppo di maggioranza, laddove interviene proprio su questa materia? Lo condivide? Secondo me, se lei condivide quell’emendamento e si assume la responsabilità di condividerlo, penso che in un testo armonico possa essere compreso anche l’"anche". Così come lo riprendiamo con l’emendamento all’articolo 13, penso che abbia una veste equilibrata e ragionevole.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, per quanto riguarda le Province, rinvio a quanto discusso sopra.
Per quanto riguarda la discussione relativa alle funzioni dei Consigli e delle Giunte, degli esecutivi e dei Sindaci, ricordo a me stesso e tutti noi che questo è un testo verificato, approvato e discusso con il CAL.
Al di là di questo fatto, che per qualcuno potrebbe non avere significato, ma per me ne ha molto, vorrei ricordare che le funzioni sono quelle. Non è stato in alcun modo sminuito il ruolo dei Consigli comunali, che, come tutti sanno, hanno funzioni di indirizzo e controllo. Successivamente abbiamo attribuito loro anche il compito di svolgere una discussione sulla relazione che verrà inviata dallo stesso Consiglio locale, secondo un emendamento successivo, proprio per corrispondere a un bisogno manifestato dalla discussione e dal dibattito in relazione a questo aspetto.
In merito al tema dell’"anche", vorrei svolgere un ragionamento che abbiamo svolto molto rapidamente anche in Commissione. Qual è lo spirito col quale noi abbiamo finora discusso del tema dei bacini? Abbiamo affermato che siamo per favorire lo sviluppo di economie di scala, secondo un precedente testo, che poi abbiamo emendato con l’emendamento a cui si riferiva il consigliere Naldi poco fa, il quale indirizzava solo verso un ampliamento dei bacini la possibilità assegnata ai Consigli d’ambito.
Con quell’emendamento abbiamo introdotto un’ulteriore possibilità, cioè una partizione - ne discuteremo dopo - in maniera differente rispetto all’incremento dei bacini, una condizione legata a specifiche e precise condizioni, verificate, di carattere economico, di carattere ambientale, relative ai costi, soprattutto sulla base della direttiva regionale che dovrà essere emanata e che si riferirà alla disciplina di quell’aspetto.
Non credo che sia solo una questione di carattere grammaticale. Se affermiamo ciò, potremmo anche affermare che lo possiamo togliere perché si parla dell’"individuazione di bacini di affidamento dei servizi nelle more del riallineamento delle scadenze di gestione sulla base di macro aggregazioni, ivi compresa la loro aggregazione con bacini di pertinenza di altri Consigli".
Qual è lo spirito? Si tratta della conferma di un’indicazione che non viene meno con il successivo emendamento, ma che prevede di costruire un ambito che sia maggiore, perché un ambito maggiore, secondo un’opinione che può non essere condivisa da tutti, potrebbe corrispondere a un miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della performance del servizio a vantaggio della comunità.
Personalmente, quindi, credo che aggiungere "anche" crei più problemi che toglierli, a mio parere di relatore, perché la questione viene risolta successivamente dall’aspetto che ho ricordato.
Se, invece, l’emendamento fosse stato "a fermarsi all’individuazione dei bacini di affidamento dei servizi nelle more del riallineamento…" è evidente che sarebbe un altro tipo di discorso. Non parleremmo di aggregazione e non faremmo alcun riferimento a questo tipo di tema. Se introduciamo l’"anche", compiamo semplicemente il tentativo di riproporre una discussione che abbiamo affrontato utilmente nell’emendamento dell’articolo successivo.
Se il suo testo resta così, dunque, come relatore mi sento di non accogliere l’emendamento.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, capisco l’intervento del relatore. L’emendamento va proprio verso lo spirito di armonizzazione che puntualizzava il consigliere Naldi. Posso anche, se vogliamo, sospendere la fase di votazione e andare avanti, per non perdere troppo tempo, ritirando questo emendamento, purché si presenti velocemente un emendamento abrogativo, così come lo stava esplicitando il relatore, a firma del relatore.
Se esiste questa disponibilità, che non ho colto del tutto dal suo intervento, possiamo andare avanti, riprendere in seguito questo articolo e intanto potrei dichiarare di ritirare l’emendamento. Chiedo al relatore se ho ben inteso e se questa è una via percorribile.
Senza che io intervenga più, se conferma questa via, automaticamente l’emendamento è da considerarsi ritirato.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Personalmente sono disponibile a presentare un emendamento che semplifichi il concetto e, quindi, ad accogliere l’indicazione che viene presentata. Mi riservo di formularlo.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Sospendiamo l’esame all’articolo 8, in attesa di questo adempimento, e passiamo all’articolo 9. Su tale articolo non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 9 è approvato.
Passiamo all’articolo 10, sul quale insiste l’emendamento 14 a firma del consigliere Favia.
Dichiaro aperta la discussione congiunta su emendamento e articolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, c’è semplicemente un piccolo errore di battitura. Chiedo che le spese di trasferta per cui si prevede il rimborso siano quelle effettivamente sostenute e documentate. Le spese di trasferta si possono interpretare in diverse maniere. Conosciamo bene il tema dei rimborsi. Chiediamo, dunque, sempre per il motivo di cui parlavo prima, che le spese siano documentate e che, quindi, siano rimborsi di spese a piè di lista. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 14 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 10 è approvato.
Passiamo all’esame dell’emendamento numero 13 a firma del consigliere Favia, che costituisce inserimento di nuovo articolo. Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, l’emendamento si prefigge, per quanto concerne l’articolo 10, di creare il comma 10 bis, per noi fondamentale, per garantire la massima pubblicità dei processi decisionali delle sedute degli organi dell’Agenzia, di cui agli articoli 6, 7 e 8, dai Consigli locali fino al Consiglio d’ambito. Chiediamo che ne venga data diffusione attraverso strumenti audiovisivi sia d’archiviazione, sia di streaming sul portale telematico dell’Agenzia.
Ciò significa che tutti i cittadini e tutti i portatori d’interesse potranno seguire anche il percorso decisionale. È importante stimolare la partecipazione e questa la si stimola quando si aprono le porte perché non c'è nulla da nascondere. Se non c'è nulla da nascondere, non capisco i problemi ad approvare questo punto.
Sul tema che i consessi sono pubblici mentre gli esecutivi no, devo un po' sconfessare chi lo ha sostenuto, perché il nostro Statuto prevede che la Giunta sia pubblica.
Mi fa piacere che il Presidente Errani sia in Aula.
Chiediamo che questi processi decisionali siano resi pubblici. Mi è stato riferito che c'è il livello del Governo e il livello della discussione e che uno può essere pubblico e l’altro no. Io ho solo affermato che in questa Regione avete scritto lodevolmente che la Giunta, nello Statuto della Regione, che è il massimo atto da un punto di vista giuridico, perché è a monte di tutti i lavori che facciamo, è pubblica. Penso, quindi, che non ci sia problema a prevedere che il Consiglio d’ambito e il Consiglio locale siano pubblici. Questo è ciò che vuole affermare l’emendamento.
Si può anche cambiare e togliere la diretta streaming. L’importante è l’affermazione della massima pubblicità del Consiglio d’ambito e del Consiglio locale, come è stato richiesto dai Comitati. È un tema molto sentito.
Penso che anche questo emendamento possa essere in linea con quello che vuole essere lo spirito di questa legge.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, intervengo per esprimere parere contrario da parte del relatore.
Al di là del ragionamento sulla trasparenza e sulla pubblicità, mi pare che non possiamo imporre al Consiglio d’ambito con una norma di legge ciò che dovrà e potrà stabilire con propria autoregolazione.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Penso che sia logico pensare e forse anche indirizzare il fatto che gli atti del Consiglio d’ambito siano pubblici, comprese le sue decisioni e magari anche sommariamente le motivazioni di tali decisioni, ma che la discussione che permette di pervenirvi, che può prendere in campo tante ipotesi, debba essere pubblica o in diretta streaming no, perché vi possono essere anche casi nei quali vengono trattati dati sensibili, si esprimono giudizi su aziende, su persone, su situazioni. Non posso condividere questo aspetto.
Condivido, invece, il fatto che gli atti siano pubblici, come per la Giunta che è stata richiamata. Lo trovo del tutto logico.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.
Dichiarazioni di voto. Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Intendo solo ribadire che gli atti devono essere necessariamente pubblici e che non ci si trova a discutere, consigliere Naldi, di Tizio o di Caio. È una discussione che deve essere trasparente, perché porta a definire le tariffe e gli investimenti.
Penso che capire come le persone che ci rappresentano in questi Consigli difendono i nostri diritti - parlo da cittadino - sia un gran servizio alla collettività. Non dobbiamo liquidarlo come se si trattasse di spioni che vogliono andare a vedere che cosa fa un gruppo di persone. Non si trovano al circolo del bridge, si trovano in un consesso pubblico per definire investimenti, tariffe e controllare i gestori.
Non capisco come ci si possa appellare alla privacy, perché di fatto si parla di ciò. Ovviamente nelle more della loro sovranità, per motivi di riservatezza, la pubblicità può essere interrotta. Succede in tutti i consessi. Tuttavia, affermare il principio della pubblicità, ritengo, è solo positivo e fa il bene della nostra comunità regionale.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 13 a firma del consigliere Favia istitutivo dell’articolo 10 bis.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Ricordo che è in sospeso la votazione dell’articolo 8.
Passiamo all’esame dell’articolo 11, sul quale insistono l’emendamento numero 12 a firma del consigliere Favia e il numero 35, subemendamento all’emendamento 12, a firma dei consiglieri Favia e Mazzotti.
Preciso che il subemendamento all’emendamento 12 corregge le parole "al comma", sostituite con "alla lettera". È stato ridistribuito con la correzione.
Dichiaro aperta la discussione generale congiunta sugli emendamenti e sull’articolo 11.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: [interruzione audio] tecnica. Mi sembra che stiamo ridiscutendo molti emendamenti che sono stati presentati in Commissione. È un film che io ho già visto. Vorrei capire a che titolo stiamo facendo ciò.
Lo chiedo al collega Favia, perché sto vedendo che la maggior parte di questi emendamenti sono gli stessi, caro Giovanni. Qual è la finalità?
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Alcuni emendamenti sono cambiati. Se li guarda con attenzione, alcuni sono importanti.
Il Consiglio è sede diversa dalla Commissione. Ai sensi del Regolamento, se si ritiene un emendamento importante, come è già successo in tanti altri casi, lo si può portare anche in Consiglio. Comunque, se guarda con attenzione, per esempio in questo articolo, l’emendamento che proponiamo sul reinvestimento degli utili delle acque minerali, in Commissione non c’era.
Siamo all’articolo 12, giusto, presidente?
PRESIDENTE (Mandini): Siamo all’articolo 11, emendamenti 12 e 35.
FAVIA: Mi scusi. Siamo alle dichiarazioni o in discussione generale? Con tutti questi emendamenti mi sono perso.
PRESIDENTE (Mandini): Siamo in discussione generale.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 35 all’emendamento 12 a firma dei consiglieri Favia e Mazzotti.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): Il subemendamento è approvato.
Metto in votazione l’articolo 11, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 11 è approvato.
Passiamo all’articolo 12, sul quale insistono quattro emendamenti:
- emendamento 1 a firma del consigliere Lombardi;
- emendamento 5 a firma dei consiglieri Naldi, Mazzotti, Sconciaforni e Mandini;
- emendamento 10 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 11 a firma del consigliere Favia.
Dichiaro aperta la discussione generale congiunta su articolo 12 ed emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, avevo perso un articolo. Ringrazio il relatore e le forze politiche che hanno sottoscritto il precedente subemendamento, perché è importante e permetterà di rendere molto più leggibili i bilanci di cui parlavamo.
Vengo all’articolo 12 e presento l’emendamento 11, che penso possa cambiare il valore di questa legge, proprio per le critiche che muovevo in merito al far finta che il referendum non si sia mai tenuto.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi che si sono dimostrati, nel dibattito generale, ma che ora non mi stanno seguendo, più sensibili a questo tema.
(interruzione della consigliera Barbati)
Parlavo di Sel e di Rifondazione, ma includo anche la consigliera Barbati, che non vedevo. Grazie, consigliera Barbati.
L’emendamento è molto semplice. Dopo la lettera d) del comma 2, all’articolo 12, è inserita la lettera e), "Predisposizione di uno studio per l’attivazione dei processi di ripubblicizzazione del servizio anche dal punto di vista finanziario sul territorio dell’Emilia-Romagna".
Che cosa proponiamo, collega Naldi, collega Sconciaforni, collega Donini, collega Meo e collega Barbati?
Nelle funzioni del nostro Consiglio d’ambito predisponiamo uno studio, al di là di quello che ci chiedono i Consigli locali. Come Regione decidiamo di far redigere a questo Consiglio d’ambito uno studio per l’attivazione dei processi di ripubblicizzazione del servizio, anche dal punto di vista finanziario, sul territorio dell’Emilia-Romagna, perché le strade ci sono.
È in gioco la volontà della Regione di andare, più o meno, nella direzione del servizio pubblico e questo emendamento può stare in legge. Sappiamo che la volontà politica può forzare in un senso o nell’altro. A seconda dell’opportunità si stabilisce se è meglio non inserire in legge oppure se far entrare non dico qualsiasi elemento, ma quasi.
Guardando anche ciò che accade nelle altre Regioni, osservo che questo è un emendamento compatibile con il progetto di legge. La scelta di renderlo opportuno o meno è una scelta politica.
Non dobbiamo prenderci in giro. Non va a togliere prerogative a nessuno. È un emendamento che può far passare questa legge dal far finta, quasi, che il referendum non ci sia stato, perché anche senza il referendum avremmo scritto probabilmente la stessa legge, o inserire un elemento in più, anche in funzione della legge popolare, ossia delle 400 mila firme che ha depositato il Comitato al di là del referendum.
L’altro emendamento, su cui posso accettare osservazioni, a differenza di questo, riguarda le entrate economiche. Nel 2 bis noi disponiamo che le entrate economiche derivanti da concessioni per acque minerali saranno destinate a finanziamenti a fondo perduto, non ricadenti in tariffa, per investimenti finalizzati alla riduzione delle perdite in rete. Questo ovviamente potrebbe rientrare anche in una legge dedicata al tema delle acque minerali.
Su questo emendamento accetto osservazioni. Noi abbiamo comunque preferito inserirlo in questo progetto di legge. Sull’altro, invece, vorrei un confronto più politico, più di visione generale che sul tecnicismo formale. A fronte di un grande risultato, ossia di un referendum che ha raggiunto il quorum¸ come non accadeva da tantissimo tempo, con un messaggio chiarissimo dei cittadini, dobbiamo impegnarci a far diventare questo messaggio anche fatto concreto negli atti che deliberiamo in un profilo e in una sede istituzionale.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Intervengo come presidente della Commissione, perché presento un emendamento che è emerso proprio in Commissione, su sollecitazione del collega Manfredini, ma che andava formulato in maniera più tecnica e dettagliata. Su questa indicazione ho provveduto a redigere questo emendamento. Si tratta semplicemente di prevedere la nomina dei tre esperti che il comma già prevedeva in maniera che si tenga conto dei diversi pesi all’interno della Commissione e dell’Aula.
Dal momento che ho già la parola, mi esprimo rispetto all’emendamento che il collega Favia stava illustrando e alla necessità di adeguare, secondo lui, questa legge al referendum con un’indicazione di principio. Poiché quando il collega svolge queste affermazioni dettagliate e assolutamente legittime, lo fa come se ci fosse alle spalle un contesto legale tecnico acquisito e assodato, vorrei osservare che non è così.
Proprio oggi, approfondendo l’argomento, ho individuato diversi commenti a una sentenza della Corte costituzionale che, invece, come mi sembra abbia accennato la collega Pariani prima, lasciava spazio alla possibilità di discipline europee che comunque allargavano il panorama previsto.
Non è esattamente vero che nell’indicazione che citava lei, collega, questa possibilità era assolutamente doverosa. Mi pare, invece, che la legge, lasciando lo spazio più ampio possibile, consenta di recepire qualsiasi provvedimento giurisprudenziale sia della Corte costituzionale italiana, sia eventualmente delle normative europee in questo senso.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Signor presidente, noto il suo tono stanco e, pertanto, sarò velocissima.
In merito alla sollecitazione del consigliere Favia, replico, riferendomi all’emendamento che introduce lo studio. Noi avevamo presentato lo stesso identico emendamento in Commissione ed effettivamente abbiamo convenuto che non è appropriata al testo di una legge che dura anni l’indicazione che rimane perenne, collocata, peraltro, in un articolato, dello studio.
Quella proposta, pari pari, con riferimento al cambiamento dello scenario normo-giuridico legato all’abrogazione dell’articolo 23 bis, è contenuta in un ordine del giorno allegato, che impegna la Giunta a eseguire esattamente questo studio comparativo, dal momento che - lo ricordava il consigliere Lombardi - l’abrogazione del 23 bis inserisce nell’ordinamento italiano l’applicazione immediata dell’ordinamento comunitario, che è meno rispettiva rispetto al 23 bis e che consente forme di affidamento diverso.
Noi chiediamo esattamente che la Giunta si faccia carico di svolgere uno studio per una lettura e un’analisi comparata anche dal punto di vista di costi-benefici e costi finanziari delle diverse, possibili forme di affidamento consentite dalla normativa comunitaria.
Se guarda tra i materiali che sono stati distribuiti, troverà l’ordine del giorno. Ritengo che in questo modo la forma sia più appropriata e rispettosa, dal momento che scrivere in legge che bisogna svolgere uno studio è, dal punto di vista anche tecnico, non pertinente.
Noi presentammo l’emendamento in quella discussione per porre un obiettivo e ritengo che l’obiettivo sia stato raggiunto. L’ordine del giorno è sottoscritto da tutta la maggioranza.
PRESIDENTE (Mandini): Ringrazio la consigliera Donini per la comprensione.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, sull’emendamento 1 a firma del presidente Lombardi esprimo parere favorevole a ciò che viene posto dalla Commissione.
L’emendamento 5 presentato da Naldi, Sconciaforni, Mandini e il sottoscritto è rafforzativo del comma 3.
Per quanto riguarda gli emendamenti 10 del consigliere Favia, inviterei il consigliere a ritirare quello in relazione alle concessioni per le acque minerali. È materia che sarà oggetto prossimamente, in tempi brevi, di un’apposita discussione. C'è una legge in fase di definizione da parte della Giunta e mi pare che sia quella la sede più pertinente per trattare il tema, anche perché in questa legge non affrontiamo, come è noto, le questioni relative alle tariffe.
Per quanto riguarda l’emendamento 11, capisco il ragionamento e faccio mie le parole della consigliera Donini.
Sul tema del referendum mi riconosco pienamente nell’intervento che ha svolto in discussione generale la consigliera Pariani.
Con questa legge ci assumiamo in particolare un compito, ossia quello di arrivare a un’organizzazione del sistema dei servizi pubblici locali e ambientali il più democratico e partecipato possibile, poggiando sul sistema degli Enti locali.
Questo è quanto noi ci impegniamo a fare e tutto ciò che è contenuto in questa normativa va in quella direzione, ragion per cui lo studio che verrà elaborato ha lo scopo di rafforzare il sistema.
Assumere, invece, questo emendamento significherebbe smentire un tratto caratteristico e qualificante del sistema di organizzazione dei servizi di questa Regione, che rafforziamo proprio con questa legge, ragion per cui esprimo parere contrario.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Signor presidente, non riprendo, per ragioni di tempo, le considerazioni che hanno svolto prima di me i colleghi, in particolar modo la consigliera Donini. Prendo la parola solo perché mi interessa sottolineare l’importanza del punto 3, comma 3, che assegna alla Commissione competente in materia un ruolo nuovo che è anche da sperimentare.
Trovo, però, di grande interesse la possibilità di questo Consiglio, attraverso la Commissione, di realizzare un controllo puntuale rispetto all’esecuzione e al raggiungimento degli obiettivi che questa Amministrazione si dà e di fare in modo che la Commissione sia luogo di incontro e di confronto fra i rappresentanti dell’Agenzia d’ambito, che devono precisare quali sono gli obiettivi e a che punto di relazione sono, e i Comitati degli utenti e dei portatori di interesse.
Credo che in questo modo effettivamente possiamo rafforzare il ruolo di indirizzo di questa Assemblea e il ruolo di controllo della Commissione.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.
Dichiaro chiusa la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, anch’io sono soddisfatto. Emergono i risultati del lavoro svolto in Commissione, come veniva precedentemente ricordato.
È importante anche l’emendamento che è arrivato, presentato dalla Commissione e dal presidente Lombardi, che lascia spazio alle minoranze.
Sul tema dello studio, voterò l’atto di indirizzo, ma un conto è un atto di indirizzo e un altro è un articolo di legge.
Non mi convince, però, l’atto di indirizzo, perché si parte da un presupposto sbagliato. Sembra che il referendum abbia tolto il 7 per cento. Ahimè, non è ancora così, ma non per responsabilità locali. Tuttavia, si afferma che apriamo alla normativa comunitaria, come era prima del 23 bis.
Penso che il Paese abbia dato un referto diverso. Non abbiamo sostenuto di tornare a prima, cioè alla situazione della legge Galli e della normativa europea. Sicuramente a livello giuridico il campo in cui si può muovere il nostro Paese è quello della normativa europea, ma all’interno di quello i cittadini hanno espresso una volontà molto chiara.
È una scelta politica. Ha ragione il consigliere Lombardi. Parlava, infatti, di politica, di una scelta politica che va ad affermare la volontà popolare e la volontà popolare è stata chiara, scegliendo la ripubblicizzazione del servizio. I cittadini hanno affermato che vogliono che la gestione del servizio sia pubblica, che vogliono riconoscere l’acqua come bene pubblico.
Per questo motivo una risoluzione, in cui si disponga che si è aperto lo scenario europeo in cui tutto è possibile e che elaboriamo un bello studio per vedere quali potrebbero essere le soluzioni migliori, non mi soddisfa, ma la voterò comunque.
Questo è il motivo per cui avevo posto il tema direttamente in legge, però accetto e riconosco dignità ad ogni punto di vista.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ricordo che siamo in sede di dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Devo necessariamente rispondere al consigliere Favia. In effetti, non ci si può ergere a portavoce di tutti i cittadini che hanno votato il referendum. Non è corretto nei confronti degli altri partiti.
Favia, lei mi ha chiesto una risposta politica. Non approvo la sindrome che avete di primi della classe. Vi state accaparrando tutto l’esito del referendum e a me non sembra corretto. Io sono convinta che, poiché i cittadini erano tanti, più di quelli che votano la lista Movimento 5 Stelle, ci siano stati alcuni voti dell’Italia dei Valori, di Sel, del PD, dell’UDC e presumibilmente anche del PdL o della Lega.
Scusa se abbiamo pensato che un ordine del giorno fosse meglio che un articolo incastrato per forza in una legge che in questo caso non dovrebbe riportare questa questione. Domani mi aspetto - parlo di me, non degli altri - se voto contro di essa, perché mi sembra una forzatura che non ci sta, di passare come quella che non vuole la ripubblicizzazione del servizio. Dal momento, però, che sono stata giornate intere dietro un banchetto per raccogliere le firme per quello scopo, se mi permetti, mi sto arrabbiando.
È tutto il pomeriggio che il collega Favia si erge a portavoce dei risultati del referendum. Io non ho quest’arroganza e neanche questa voglia di diventare portavoce di nessuno. Sono, però, portavoce di tutti i membri dell’Italia dei Valori che sono stati - se me lo permette, Pollastri, altrimenti lei è già pronto a redimermi - dietro a un tavolo. Per piacere, chiedo un po’ di rispetto anche per queste persone. Mi dà fastidio che ci si erga a portavoce dei diritti del cittadino sulla ripubblicizzazione mentre tutti gli altri sono persone che fanno affari con Iren ed Hera.
Poiché noi non abbiamo questo problema, per rispetto anche degli altri colleghi, l’ordine del giorno a me sembra ottimo, perché sarà uno studio e porterà avanti la questione, ma questo elemento infilato lì non mi pare il percorso giusto. Mi sembra solo un ulteriore tentativo per far passare tutti come coloro che vogliono far pagare l’acqua ai cittadini e, se non hanno i soldi, farli morire di sete, mentre il Movimento 5 Stelle difende l’acqua come bene pubblico.
Per favore, basta. Non se ne può più.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Barbati.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5 a firma dei consiglieri Naldi, Mazzotti, Sconciaforni e Mandini.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1 a firma del consigliere Lombardi.
(È approvato all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 12 così come emendato.
(È approvato all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 12 è approvato.
Riprendiamo l’articolo 8, che avevamo lasciato in sospeso per via della presentazione dell’emendamento.
Riapriamo le dichiarazioni di voto sull’articolo e su tutti gli emendamenti, compreso il subemendamento 36 a firma del relatore Mazzotti.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 17 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 30 a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 16 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 36 a firma del consigliere Mazzotti.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è approvato.
Confermo che il consigliere Favia ha ritirato l’emendamento 15.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 8 così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 8 è approvato.
Passiamo all’articolo 13, sul quale insistono alcuni emendamenti:
- emendamento 31 a firma del consigliere Defranceschi;
- emendamento 2 a firma dei consiglieri Mazzotti, Naldi, Mandini e Sconciaforni;
- emendamento 9 a firma del consigliere Favia.
Dichiaro aperta la discussione generale congiunta su articolo ed emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, la consigliera Barbati è stata oggetto diverse volte di attacchi politici da parte nostra, ma la rassicuro che non c’è alcuna intenzione di fare ciò che lei ha dichiarato nella giornata di domani. Si può tranquillizzare.
BARBATI: Allora posso stare tranquilla.
FAVIA: Nessuno si rende a forza detentore di chissà che. Semplicemente si portano avanti alcune istanze, chi in maniera coerente, chi meno. Ognuno ha la sua situazione politica, ma ovviamente nessuno ha bisogno di mettere il cappello su chicchessia.
Consigliera Barbati, penso che il merito di tutto ciò che si è ottenuto grazie al referendum sia generale. Ognuno ha raccolto le firme. C’è chi si è dato più da fare e chi meno, chi se n'è accorto un po’ in ritardo e chi no, ma il tema non è questo. Il tema è…
(interruzione della consigliera Barbati)
Penso che il grande riconoscimento vada alla società civile, alle forze, alle associazioni e ai Comitati, a chi si è dato da fare sul territorio per far partire questa iniziativa. Solo a loro va il vero riconoscimento per il grande risultato che è stato ottenuto.
Venendo al tema, presidente, ritiro gli emendamenti. Ringrazio l’assessore per l’emendamento 2.
Ovviamente, riperimetrare gli affidamenti per tenere le gare è veramente "il miglioramento della qualità del servizio, il raggiungimento degli obiettivi prestazionali, nonché il conseguimento di una maggiore efficienza ed economicità del servizio, con direttiva vincolante della Regione".
È chiaro che, se poniamo alcune direttive, il costo - faccio di nuovo riferimento al vecchio studio che si svolse - del call center non lo sosterrà mai nessuno. È un po’ un percorso a ostacoli che lo rende quasi impossibile, ragion per cui non sono entusiasta, ma sono contento che il testo sia stato modificato.
Effettivamente la vecchia formulazione era eccessivamente chiusa nei confronti delle piccole realtà, proprio perché piccolo non significa per forza diseconomico e inefficiente. Dovremmo capirlo, anche perché ci sono i dati a indicarlo e non si trasferiscono i costi su altri livelli, calcolando tutta la filiera. Ci sono società piccole che hanno rendimenti migliori, se guardiamo la politica sul Comune, rispetto a società grandi.
Ho stressato l’assessore e il relatore, che ringrazio. Chiedo ufficialmente perdono ai tecnici della Regione perché ho fatto lo stalker nei loro confronti.
L’emendamento è arrivato. Mi fa piacere che sia firmato dai Capigruppo. È comunque una piccola vittoria, ma bisogna essere felici anche noi delle piccole cose.
Ritiro gli emendamenti. Possiamo passare subito alla chiusura della discussione generale e alla votazione dell’articolo.
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere Favia, per chiarezza, lei ritira gli emendamenti 9 e 31. Il consigliere Defranceschi conferma, pertanto rimane solo l’emendamento 2. Discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, intervengo rapidamente per illustrare l’emendamento, che è il frutto di una discussione effettivamente approfondita, che è stata svolta prima di tutto dalla Commissione e poi anche all’interno dalla maggioranza.
Sono stati tolti molti equivoci che nascevano più da pregiudizi, anche di carattere ideologico, che accompagnano la discussione su questi argomenti. Siamo stati ai fatti e ci siamo intesi su un concetto, quello del miglioramento dei servizi da erogare ai nostri cittadini e alle nostre comunità.
Il tema dei bacini grandi o piccoli viene affrontato sulla base dell’affidamento di un principio in capo al Consiglio d’ambito e, al tempo stesso, alla Regione attraverso questa direttiva, che non vuole essere uno strumento di dirigismo che viene introdotto, ma uno strumento che mette in capo alla Regione, per le funzioni proprie di programmazione e di pianificazione, le competenze e le funzioni su questo settore.
Si ripristina una filiera anche di carattere istituzionale, che si rende più chiara. La programmazione e la pianificazione del sistema sono in capo alla Regione anche attraverso questa direttiva. C'è una funzione assegnata al Consiglio d’ambito, ci sono bacini che sono così come sono e che devono essere ridefiniti, una volta entrata in vigore la legge, con una tendenza e con uno spirito che vanno verso l’ampliamento delle condizioni per le quali si sviluppano le economie di scala.
È possibile effettuare una partizione anche inferiore dei bacini rispetto a quelli che attualmente sono fotografati, sulla base di condizioni precise a tutela del servizio e della sua qualità.
La dimostrazione, presentando questo emendamento e modificando la legge su questo punto, è che, ragionando spogli di pregiudizi di carattere ideologico, ma stando sul tema delle funzioni che diamo alla legge, abbiamo raggiunto in questo caso un risultato, secondo me, positivo e importante, sul quale potremo tornare a discutere come Assemblea legislativa e come Commissione, proprio nel momento in cui torneremo sulla direttiva e sulle funzioni generali della Regione che avremo in futuro. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Comunico che abbiamo un problema tecnico al nostro monitor, ragion per cui non riusciamo a leggere le prenotazioni. Invito, perciò, a tornare al sistema tradizionale. Alzi la mano chi vuole intervenire.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, nemmeno in dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2 all’articolo 13 a firma dei consiglieri Mazzotti, Naldi, Mandini e Sconciaforni.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 13 così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 13 è approvato.
Passiamo all’articolo 14, sul quale insiste l’emendamento 8 a firma del consigliere Favia.
Discussione generale congiunta su emendamento e articolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, l’emendamento 8 è inerente la clausola valutativa. Come VI Commissione, si è effettuata una valutazione da un punto di vista metodologico della clausola. Nella Commissione referente ho posto il tema, invece, dei contenuti, del merito della clausola valutativa. È molto importante, per capire i risultati di questa legge, porre alcuni criteri oggettivi, stringenti, e non parole al vento.
Abbiamo introdotto alcuni parametri oggettivi per capire se un sistema funziona o no. Sono elencati. Abbiamo previsto una tabella per fare benchmarking, ovvero per comparare la qualità del servizio. Si parla della produzione pro capite di raccolta differenziata…
PRESIDENTE (Mandini): Scusi, consigliere Favia.
Chiedo cortesemente all’angolo in fondo alla mia sinistra di abbassare i toni. Grazie.
Prego, consigliere.
FAVIA: Si parla, quindi, della produzione e della raccolta dei materiali ferrosi, dell’alluminio, del legno, della frazione verde, del piombo, dei rifiuti elettronici, del multi materiale.
Lavoriamo sui flussi turistici anche per capire e parametrare la quantità di rifiuti, la percentuale di raccolta differenziata destinata al recupero di materia e non solo quella formalmente raccolta, l’attivazione delle diverse tipologie di sistemi tariffari, la presenza o meno di piattaforme ecologiche, l’attivazione del servizio domiciliare, ossia la raccolta porta a porta, sia per l’organico, sia per le differenti tipologie, il compostaggio domestico, la raccolta di carta e cartone, del vetro, della plastica e via elencando.
Questo serve per capire quali Comuni di fatto lavorano bene e quali male, con quali gestori e con quali costi. Penso che tutto ciò sia fondamentale per avere in mano una bussola per poter, in futuro, valutare e giudicare che cosa abbia prodotto questa legge.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, intervengo per esprimere parere negativo rispetto a questo emendamento. Ne abbiamo già discusso in Commissione e, quindi, potrei rinviare al verbale della Commissione.
La clausola valutativa ha una sua connotazione specifica, che è quella che abbiamo inserito nell’articolato. Introdurre gli elementi che propone il consigliere Favia esula dalle funzioni proprie delle clausole valutative. Stiamo parlando di valutazioni sui servizi che vanno effettuate da altri strumenti.
Non entro nel merito della casistica che viene proposta, poiché non la ritengo attinente a questo intervento. Sarà oggetto ovviamente di discussioni che attengono ad altri servizi e ad altre sedi. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 8 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 14 è approvato.
Passiamo all’articolo 15, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 15.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 15 è approvato.
Passiamo all’articolo 16, sul quale insiste l’emendamento numero 7 a firma del consigliere Favia. Discussione generale congiunta su emendamento e articolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, siamo all’emendamento 7, comma 16. Anche questo non è un emendamento meramente formale o di aggiustamento. È un emendamento sostanziale che va a incidere sull’effettiva funzionalità di questa legge. Negli atti legislativi, alla fine, sono poche parole che fanno la differenza. I legislatori giocano con le parole e, quindi, anche un solo piccolo emendamento di una riga e mezzo può cambiare la politica di una Regione nei prossimi quindici anni.
Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della separazione delle funzioni, problema che hanno sollevato diversi sindaci in questa regione, anche sindaci del PD, i quali hanno affermato che è fondamentale separare chi raccoglie da chi smaltisce. Infatti, in base a come si organizza la raccolta, si può avere un risultato più o meno buono per lo smaltimento.
Non riesco a continuare, presidente.
PRESIDENTE (Mandini): Ho già richiamato i colleghi.
Cortesemente, consigliere Sconciaforni…
FAVIA: Chiederei anche alla balconata, presidente.
PRESIDENTE (Mandini): Cortesemente, le chiedo se si vuole accomodare e interrompere i discorsi. Grazie.
FAVIA: Grazie, presidente. Sto trattando il tema della separazione delle funzioni. È chiaro che, se io ho un contratto di servizio in cui dichiaro che per una tonnellata ricevo "x" euro di rifiuto indifferenziato da mettere in discarica e sono un soggetto privato, ma lo stesso vale per gli inceneritori, per ogni tonnellata di rifiuto ho altri introiti, perché produco energia, effettuo teleriscaldamento e via elencando.
Finora ci siamo fatti pagare il costo senza chiedere di defalcare gli introiti da quel costo. Per fortuna, in questa legge siamo riusciti a emendare questo punto in Commissione ed è stata un’altra vittoria.
Se non cambieremo queste situazioni - ce l’hanno chiesto diversi sindaci - non riusciremo a migliorare la qualità della raccolta, perché è sempre il gestore che ha di fatto le chiavi in mano. Si può chiedere quello che si vuole, ma è lui che realizza il servizio.
È come quando ci affidiamo per un servizio semplice in casa nostra. È chiaro. Noi chiediamo di far riparare il lavandino all’idraulico, ma poi il risultato di quel servizio dipende dalla qualità del gestore.
Noi sosteniamo che in un medesimo ambito i gestori dell’impiantistica di smaltimento non possono gestire contemporaneamente anche la raccolta. È una considerazione molto semplice. Dobbiamo capire chi è per la separazione o meno delle funzioni.
Esiste già, per fortuna, una norma che rende almeno un po’ più credibili le gare. È quella in cui si dispone che, se si hanno inceneritori e discariche, quando queste strutture sono in mano a privati, come nella maggior parte dei casi, eccetto per Piacenza, quell’impiantistica rimane fuori dalla gara, ovvero il monopolista non può far valere la sua impiantistica come pregiudiziale nei confronti degli altri competitor nella gara.
Non basta, però, perché abbiamo ancora soggetti monopolisti troppo forti e allora andiamo a lavorare sulla raccolta. Chi effettua la raccolta? In Romagna ci sono alcune realtà di cooperative sociali che effettuano la raccolta. Hera, il gestore, su queste cooperative sociali ha un lucro, un margine di guadagno. Tale margine è un grasso che potremmo togliere e che pagano i cittadini in tariffa.
Parliamo di cooperative che non sarebbero in grado di gestire la fase dello smaltimento. Se, però, avessimo un livello differenziato per la raccolta e se quelle cooperative si potessero mettere in ATI, faremmo risparmiare ai cittadini il costo in tariffa e soprattutto lasceremmo un margine di guadagno maggiore a cooperative che in larga parte sono di tipo B.
È importante che questa Regione abbia un tesoro…
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere, ha ancora trenta secondi.
FAVIA: …che sia riuscita a creare un valore, in merito proprio alla presenza delle cooperative sociali al nostro interno. Potremmo valorizzarlo ancora di più, soprattutto nell’ambito dei rifiuti.
Dopo ci arriveremo comunque, all’articolo 17. In questo caso parliamo di separare le funzioni per la concorrenza e per permettere anche ad altri soggetti di migliorare qualità e costi del servizio.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, il consigliere Favia ha giustamente affermato che le leggi servono poi per essere applicate e per cambiare le cose. Esiste, però, anche una gerarchia delle fonti, per la quale ciò che propone è in contrasto con la normativa della legge n. 156, che prevede di norma che sia lo stesso soggetto a effettuare l’intero ciclo.
Dopodiché…
PRESIDENTE (Mandini): Scusate, se pretendete il rispetto, lo dovete anche dare.
MAZZOTTI: Capisco il ragionamento. Ne abbiamo già discusso in Commissione. A monte c’è un’idea che voi perseguite, che è quella di demonizzazione del sistema delle multiutility, quando io, invece, penso che rappresentino o che abbiano rappresentato una risorsa per questo territorio e per questa Regione.
Dietro questo percorso di demonizzazione su ogni argomento c'è un tentativo di cercare di scardinare quello che voi pensate sia un monopolio. In realtà, con l’organizzazione che andiamo a definire in questo articolo e con le normative in essere offriamo al territorio le condizioni, che poi sia la pianificazione, sia la regolazione successivamente stabiliranno, di organizzarsi in maniera autonoma e molto chiara.
Già in precedenza il collega Favia svolgeva il ragionamento rispetto agli impianti privati che sono normati da questa legge - abbiamo presentato l’articolo precedente -, la quale dispone che in quel caso occorre compiere un’operazione precisa, che riguarda sia il costo del conferimento, sia la tipologia, sia la quantità.
In secondo luogo, abbiamo previsto un’altra normativa, sempre in questo contesto, che consente in quei territori in cui ci sono le condizioni e nel rispetto delle normative, seguendo tutte le procedure anche sul tema della raccolta e del pretrattamento, di compiere un’operazione che può anche portare a gare separate, una volta che si siano espletate tutte le formule.
Abbiamo un sistema retto dagli Enti locali, che sono rappresentanti dei cittadini. I Sindaci, in questo caso, sono gli azionisti dei cittadini e non penso che siano lì per non curare l’interesse delle comunità. Credo che siamo, dunque, ampiamente di fronte a possibilità di buona gestione del servizio. Esprimo, pertanto, parere contrario, per questi motivi, all’emendamento che viene proposto.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Oggi mi hanno chiesto tutti, un po’ allarmati, se saremmo andati di lungo. Gli interventi sono il più possibile asciutti. Gli emendamenti sono finiti. Manca ormai un solo articolo che emendiamo.
Peraltro, rivolgo i complimenti al capogruppo Monari, perché il suo relatore è di grande pacatezza e precisione. Interviene sempre puntuale. L’avete sedato?
(interruzioni)
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere, stiamo sul tema. Grazie.
Vale anche per lei, consigliere Monari.
FAVIA: Mi scusi, presidente. Torno all’oggetto. Come lo stesso relatore ha sostenuto, ho svolto un approfondimento, perché anche l’assessore Saliera mi pose questa criticità, però il referto tecnico - chiamiamolo così - ha indicato che, in realtà, c'è piena legittimità.
È possibile dividere il ciclo dei rifiuti tra raccolta e smaltimento. La legittimità tecnica c’è. Per questo motivo rinnovo l’invito a votare favorevolmente l’emendamento. Sarebbe una decisione rivoluzionaria per questa Regione.
Noi non vogliamo demonizzare i gestori. Purtroppo, ci sono alcune realtà oggettive. "Era meglio se non c’erano", come dice qualcuno.
Abbiamo visto quali sono i risultati, sia in termini di rincari delle tariffe, sia proprio di servizio. Penso che sia sotto gli occhi di tutti e che, invece, occorra fare un po’ di autocritica sul percorso condotto fino a oggi.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 16.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 16 è approvato.
Passiamo all’articolo 17, sul quale insistono tre emendamenti:
- emendamento 32 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 33 a firma del consigliere Favia;
- emendamento 3 a firma dei consiglieri Mazzotti, Naldi, Mandini e Sconciaforni.
Dichiaro aperta la discussione generale sugli emendamenti e sull’articolo 17.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Parliamo delle cooperative sociali.
Leggo testualmente ciò che ci ha riferito in udienza conoscitiva Confcooperative su questo tema. Chiede di migliorare l’articolo 17 innanzitutto partendo dal titolo, che è uno dei nostri emendamenti, "Avvalimento di cooperative sociali" e di cambiarlo in "cooperative sociali" per dargli una dignità più allargata.
Se è vero che ci sono cooperative sociali di tipo B, che non hanno i requisiti per poter entrare nella filiera, è anche vero, come io sostenevo in Commissione, che ci sono cooperative sociali di tipo B che possono avere i requisiti previsti dalla normativa per partecipare direttamente o in partnership.
Leggo, a questo punto, il testo: "Per noi è importante che anche quelle cooperative sociali che hanno requisiti limitati possano essere valorizzate (ed è il caso di questo articolo). È importante anche, però, che siano valorizzate le altre cooperative, perché esistono cooperative sociali di tipo B che possono partecipare direttamente già in partnership con cooperative di servizi e con imprese e che lavorano nel territorio con pari dignità rispetto alle stesse aziende che gestiscono i servizi".
Penso che sia chiaro. Stiamo per approvare un articolo che non cambia la normativa. Ciò che oggi le cooperative sociali di tipo B possono fare sarà loro possibile anche dopo questa legge e viceversa. È un riconoscimento, ma a livello normativo non cambia nulla per le cooperative.
Io fatico a capire il senso, però, visto che riconosce, come sostiene anche Zanoni di Confcooperative, un ruolo che non mi piace che sia limitato ai centri di raccolta, un lavoro che non vuole svolgere nessuno nella filiera, perché non è molto appetibile. Sembra quasi che lasciamo i servizi meno appetibili alle cooperative sociali di tipo B.
Non condivido questo approccio. Proprio per l’importanza che hanno nel nostro tessuto e nell’inclusione sociale questo tipo di cooperative pensiamo che debba essere loro data pari dignità rispetto agli altri soggetti.
Ovviamente i requisiti non sono decisi dal fatto di essere una cooperativa di tipo B o una SpA. I requisiti che richiede la normativa sono altri, come ci riferisce la stessa Confcooperative.
Noi formuliamo l’articolo in questo modo, che leggo testualmente: "Fermo restando la possibilità per le cooperative sociali, in possesso dei requisiti di legge, di partecipare alle gare per l’affidamento del servizio di gestione dei servizi urbani, i gestori del servizio stesso sono autorizzati ad avvalersi delle cooperative sociali di tipo B, di cui al comma 1".
Lasciamo, quindi, la possibilità, non limitata ai centri di raccolta, ma estesa sulla filiera, alle cooperative di partecipare, riconoscendo pari dignità anche sugli altri livelli, visto che possono, in Associazione Temporanea di Imprese, non solo di quelle di tipo B, ma anche di altre cooperative, partecipare direttamente alla gestione anche di altri livelli nella filiera.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Signor presidente, ovviamente le cooperative sociali rappresentano nella realtà della nostra Regione un patrimonio importantissimo. Su questo punto credo che non abbiamo nulla da imparare, né da altre parti del territorio regionale, né, tanto meno, da esperienze europee.
Si è costituita, proprio per la storia cooperativa di questa Regione, una modalità che ha acquisito la normativa nazionale di settore, l’ha ampliata e ha consentito di procedere, attraverso l’inserimento lavorativo e la funzione sociale che svolgono queste cooperative, un grande contributo alla coesione di questo territorio e anche all’inclusione sociale.
Lo spirito che abbiamo assunto introducendo questo principio è chiaro e non penso che dobbiamo dividerci su questo aspetto, perché ritengo che tutta l’Aula sia disponibile a trovare la formulazione più giusta per fare in modo che le cooperative sociali, nell’ambito di cui ci occupiamo, cioè i servizi ambientali dei rifiuti e dell’acqua, possano trovare il massimo della corresponsione e, quindi, il massimo di possibilità di impiego.
Abbiamo ragionato a lungo con i rappresentanti delle cooperative sociali. Io ho ragionato, come relatore, fino all’ultimo minuto, tanto che l’emendamento che presento anche con la firma di Naldi, Mandini e Sconciaforni, che ringrazio, tende proprio a raccogliere una preoccupazione che fino in fondo i cooperatori ci hanno manifestato, cioè il fatto che, con l’introduzione dell’articolo così come è stato formulato e così come è stato approvato dalla Commissione, invece che allargare si possa dare adito a una limitazione delle condizioni.
L’emendamento che presentiamo propone di introdurre, al pari dell’emendamento Favia nella sua prima parte, all’inizio del capitolo, quanto segue: "Fermo restando la possibilità per le cooperative sociali in possesso dei requisiti di legge di partecipare alle procedure - procedure e non gare, perché è più ampia la terminologia: non ci sono solo le gare nell’affidamento, ma ci sono anche altri tipi di procedure - di affidamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani". Poi proseguiamo nello stesso modo in cui l’articolo recita.
Il fatto di inserire nell’articolo "per l’effettuazione di attività amministrative connesse alle operazioni preliminari per l’avvio del recupero e smaltimento o della gestione operativa dei centri di raccolta" è stato dettato da una ragione semplice. Ci sono tante piccole cooperative sociali in questa Regione che possono non essere iscritte all’albo e che possono non corrispondere alla fattispecie di cui sopra, cioè quel fatto salvo. È chiaro che possono partecipare alle gare e che in questo modo potrebbero trovarsi nelle condizioni per quei determinati compiti di poter essere chiamate in causa, come sono chiamate in causa già attualmente in molte parti del territorio.
Credo che il modo in cui abbiamo concluso questo ragionamento, anche con l’intesa dei cooperatori e dell’organizzazione delle cooperative sociali, sia quello migliore per poter tenere conto delle esigenze giuste che sono state manifestate e per le quali mi pare che anche il collega Favia si sia espresso.
Il tema dell’avvalimento non è un termine negativo nei confronti del cooperative sociali. Avvalimento significa "avvalersi di" e, quindi, non trattiamo in questa legge la funzione delle cooperative sociali in generale. Discipliniamo, o cerchiamo di disciplinare, le forme con le quali ci si avvale delle cooperative sociali. Non è, dunque, "avvilimento", ma "avvalimento" delle cooperative sociali.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Mazzotti.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, nemmeno per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 32 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 33 a firma del consigliere Favia.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3 a firma Mazzotti, Naldi, Mandini e Sconciaforni.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 17 così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 17 è approvato.
Passiamo all’articolo 18, su cui insiste l’emendamento numero 28 a firma dei consiglieri Lombardi, Bazzoni, Filippi e Villani.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 28.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 18.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 18 è approvato.
Passiamo all’articolo 19, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 19.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 19 è approvato.
Passiamo all’articolo 20, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 20.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 20 è approvato.
Passiamo all’articolo 21, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 21.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 21 è approvato.
Passiamo all’articolo 22, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 22.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 22 è approvato.
Passiamo all’articolo 23, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 23.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 23 è approvato.
Passiamo all’articolo 24, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 24.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 24 è approvato.
Passiamo all’articolo 25, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 25.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 25 è approvato.
Passiamo all’articolo 26, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 26.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 26 è approvato.
Passiamo all’articolo 27, sul quale non insistono emendamenti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 27.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’articolo 27 è approvato.
Dichiarazioni di voto congiunte su progetto di legge e ordine del giorno proposto dai consiglieri Sconciaforni, Monari, Naldi, Barbati, Riva, Donini eMeo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, ho una domanda tecnica. Chiedo se ci sarà un voto sull’odg e uno sull’articolato, con votazioni divise.
PRESIDENTE (Mandini): La dichiarazione di voto è congiunta, ma le votazioni sono separate.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Signor presidente, intervengo semplicemente per riaffermare il voto di astensione su questo provvedimento e anche per chiarire schematicamente alcune posizioni.
La prima è la seguente. Visto che il dibattito oggi è stato molto approfondito sull’argomento e che il Gruppo del PDL è intervenuto poche volte, non vorrei che rimanesse l’impressione di una scarsa attenzione nei confronti di questo provvedimento di legge, che invece riteniamo molto importante, come aveva già annunciato in discussione generale il presidente Villani.
Non siamo intervenuti perché abbiamo approfondito la questione sia prima della discussione in Commissione, sia durante la Commissione. Rispetto a determinate argomentazioni ci trovavamo se non favorevoli, comunque con un giudizio positivo rispetto alla situazione precedente.
In questa sede, mi preme sottolineare una questione. Come è stato ribadito più volte, parliamo di regolamentazione di questi due servizi pubblici locali. Ovviamente viviamo in questa Regione l’anomalia di Hera, alla quale mi riferisco perché la conosco meglio, ma penso che lo stesso valga per Iren. Mi riferisco alla partecipazione dei Comuni rispetto agli organismi che gestiscono questa attività, il che non è vietato, ma richiede una maggiore regolamentazione. In questo caso, la regolamentazione deve essere di carattere professionale.
Quello che mancava negli ATO precedenti, senza compiere generalizzazioni, era la scarsa possibilità - quella che è stata definita come asimmetria nelle informazioni - di controbattere professionalmente e adeguatamente alle argomentazioni che i gestori avanzavano.
Oggi abbiamo costruito un’impalcatura che, da questo punto di vista, può comportarsi in maniera migliore, ma che va riempita. Se non forniamo le professionalità adeguate per svolgere questo tipo di attività, diventa tutto inutile.
Lo sottolineo perché anche per il personale che, con un articolo, abbiamo visto che può essere ricollocato, bisogna prestare attenzione nel privilegiare, magari anche con incentivi, coloro che all’interno della Regione hanno dimostrato già professionalità acquisite in questi ATO. Da questo punto di vista, non è una questione da non tenere in considerazione.
Questo è un tema, come è stato osservato, che purtroppo sconta una forte ideologizzazione da entrambe le parti. Va, invece, riportato al giusto livello, che è quello della soddisfazione degli utenti. Su questo punto sono d’accordo che si debba andare sempre di più verso una comparazione dei risultati.
Ho condiviso molte questioni che ha sostenuto, perlomeno in linea di principio, il collega Favia. Non mi ha convinto fino in fondo, però, il fatto che ai suoi interventi sottende una sfiducia aprioristica nei confronti del privato e ritiene che il pubblico, quando interviene - mi è sembrato di cogliere questo atteggiamento - offre tutte le garanzie.
Purtroppo, ci sono anche alcune storture del pubblico, che sono le clientele, il fatto di dover trovare collocazione per determinate persone e via elencando. Chiunque governi, questa è una mala pianta difficile da scontare.
Forse potrebbe essere meglio seguire la linea dell’affidamento del servizio anche ai privati, anzi con una predisposizione in questo senso, e trattenere al pubblico e anche aumentare la capacità di controllo e di intervento per la valutazione del servizio da parte del pubblico.
Analogamente, ritengo che in alcuni casi, quando le società sono partecipate dai Comuni, il fatto che esse siano quotate in borsa sia un handicap, perché le società quotate in borsa hanno requisiti particolari, a cui mal si adatta l’attività che, invece, noi stiamo cercando di regolare.
Una società privata gestita in Borsa sconterà la capacità di offrire un servizio adeguato, ma una società quotata in borsa e partecipata dai Comuni…
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere, le rimangono trenta secondi.
LOMBARDI: …rappresenta alcune difficoltà da questo punto di vista.
Ribadisco, dunque, il voto di astensione del Gruppo.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Signor presidente, ritengo che, qualunque fosse l’opinione che ciascuno di noi, a qualunque forza politica o movimento appartenesse al momento del referendum, quest’ultimo comunque non possa che essere considerato un grande momento di partecipazione e un grande fatto culturale, politico ed economico, perché ha rovesciato la cultura liberista, un vero e proprio pensiero pensiero dominante che si era formato da molti anni, e ha fatto ridiventare i beni comuni un oggetto all’attenzione primaria di questo Paese, un oggetto di cui non si può disporre liberamente nella logica del massimo profitto.
Si è stabilito con referendum che questi beni comuni non possono essere considerati con le normali logiche del mercato ed essere sottoposti alla normale logica del profitto.
Dopo questo referendum, questa era un’occasione (difficile, come ci siamo detti), nella quale dovevamo misurarci col tema di quanto potevamo cominciare a dare seguito agli esiti del referendum stesso.
I tecnici, che dobbiamo tutti ringraziare, perché ci hanno aiutato a stare con i piedi per terra, ci hanno indicato quali erano i limiti nei quali ci dovevamo muovere, ma questo comunque era un compito che noi dovevamo svolgere.
Io ritengo che su questa legge si sia svolta una buona, anzi una buonissima discussione. Abbiamo svolto un ottimo lavoro in Commissione e anche all’interno di quest’Aula, continuando fino all’ultimo a intervenire sul testo che ci è stato proposto e modificandolo col contributo di tutti. Non si può fare altro che ringraziare per l’impegno che ciascun Gruppo ha messo in questa discussione per arrivare a un testo di legge che sicuramente è diverso da quello che abbiamo avuto all’inizio.
Abbiamo accolto alcuni princìpi che ci venivano consegnati dall’esito referendario. Abbiamo cercato di fare nostra, in particolar modo, la ricchezza che il referendum ci ha consegnato, la domanda di partecipazione dei cittadini a questi processi decisionali.
Poi c'è anche il merito stretto di questa legge, che tratta la regolazione. Credo che abbiamo trovato un buon equilibrio, quando abbiamo definito nella nuova Agenzia regionale il rapporto fra l’ambito regionale e Cosigli locali, una soluzione che permette di avere una dimensione regionale, che è la dimensione di scala necessaria per confrontarsi con processi industriali.
Capisco che in alcuni casi può essere vero che piccolo è meglio, però in linea di massima dobbiamo essere attrezzati per confrontarci con dimensioni industriali che altrimenti corrono il rischio di soverchiare qualsiasi istanza democratica. Bisogna essere attrezzati rispetto anche alla consistenza, per esempio, dei soggetti gestori coi quali dobbiamo fare i conti.
Al tempo stesso, avere mantenuto un radicamento locale con i Consigli locali consente una lettura dei problemi dei territori, una conoscenza e una lettura che ci permettono di governare i processi reali.
Infine, credo che una parte importante di questa legge riguardi il ruolo della Regione, che è stato sicuramente rafforzato nelle sue funzioni di indirizzo e, in particolar modo, nelle sue funzioni di controllo sugli obiettivi che noi diamo a questi processi importantissimi per il benessere delle nostre comunità. Questa legge ci consegna più strumenti di prima di controllo reale, attraverso la partecipazione dei cittadini.
Infine, con l’ordine del giorno che abbiamo proposto come maggioranza esprimiamo un indirizzo col quale permettiamo ai Comuni di avere effettivamente alcuni riferimenti in più, anche se sappiamo che ciò non sarà sufficiente, senza interventi di carattere legislativo nazionale, per poter avviare politiche conseguenti all’esito del referendum.
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere…
NALDI: Ho finito. Mi permetta di ringraziare, presidente, tutti i Gruppi che hanno partecipato a questa discussione, in particolar modo il relatore Mazzotti, che ha dimostrato, come ha dichiarato anche prima il consigliere Favia, una grande disponibilità, la disponibilità del Vicepresidente Saliera e i tecnici che, come già detto prima, hanno dato un contributo fondamentale.
Buon Natale e auguri a tutti.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, mi piacerebbe poter fare le stesse affermazioni del collega Naldi, con la stessa convinzione, che, purtroppo, non ho.
Non penso che questa Regione andrà nella direzione - sono pronto a incontrarmi tra cinque anni col consigliere Naldi - della ripubblicizzazione del servizio. Non penso che ciò accadrà, ma me lo auguro e mi piacerebbe poter affermare ciò che ha lui ha dichiarato con convinzione.
Penso che non vi sia nulla in questo ordine del giorno, come dicevo, di radicale in questa direzione, ma aspetteremo questo studio per capire che cosa ci scriverà la Giunta. Sono molto curioso di leggerlo e di sapere che cosa succederà dopo questo studio, perché il tema non è lo studio, ma che cosa succederà dopo lo studio. Il tema è capire con quale determinazione questa Regione vuole andare in quella direzione. Questo è l’unico tema.
Altre Regioni, infatti, e il consigliere Naldi lo sa, hanno compiuto scelte ben più drastiche e anche - aggiungo - altri importanti Comuni, come ricordava il consigliere Sconciaforni.
Ha riferito un fatto vero il collega Lombardi, quando parlava di ciò che accade nelle società pubbliche, ma ripeto che la scorciatoia non è sicuramente la privatizzazione. Almeno dobbiamo capire che cosa si intende per privatizzazione. Oggi pubblico e privato sono parole che non hanno quasi più senso, perché ci confondono. C’è la società con capitale pubblico, ma la gestione privata è quotata in Borsa. Oppure, che cosa ci può essere? La società privata, ma che di fatto è pubblica.
Ci sono queste contraddizioni. Il Comune di Peccioli in Toscana ha creato alcune public company, che sono società di diritto privato, ma in mano agli utenti, con uno Statuto altamente democratico, per cui possono esserne soci solo i cittadini utenti, che non possono comprare più di un tot di quote e votano.
Attraverso un sistema privato, senza i partiti in mezzo - questo è il vero problema di questo Paese, ossia le lottizzazioni, le logiche spartitorie, le clientele, il potere che hanno i partiti -, i cittadini governano direttamente il loro territorio e le cose funzionano. Se effettuate una ricerca sul sistema "Peccioli", potrete trovarlo.
Non dobbiamo ridurre tutto a uno sterile dibattito pubblico-privato, perché è stato tolto il senso a queste parole. Dobbiamo ragionare sulla tutela del bene comune e del servizio a funzione pubblica.
In proposito, ricordo che la filiera del rifiuto non può chiaramente essere in un’unica mano pubblica, perché è un comparto così complesso, che vede partecipi così tante società diverse, che non può essere dalla A alla Z in mano pubblica. Bisogna, proprio per questo motivo, liberare la capacità e la creatività dei privati.
Uno dei sistemi più virtuosi in questo Paese, il famoso modello Vedelago in Veneto, è nato dalle capacità di un’imprenditrice privata, Carla Poli, che vinse anche il premio come migliore imprenditore dell’anno, perché si inventò una realtà che non esisteva.
Sappiamo che spesso l’Amministrazione pubblica è rigida e ferma. Io voglio liberare l’intelligenza dei privati, ma voglio che tutto ciò che può rimanere pubblico, per via di un know-how industriale ridotto, rimanga pubblico.
Il tema dell’acqua è semplice. Parliamo di un know-how, da un punto di vista industriale, consolidato - parliamo di captazione, depurazione e distribuzione - che può essere tranquillamente gestito dal pubblico. Non parliamo di una filiera complessa come una filiera industriale, che per forza di cose si relaziona con soggetti industriali, che è quella dei rifiuti, dove il controllo, ben più di oggi, deve essere in mano pubblica. La raccolta può essere tranquillamente affidata alle cooperative sociali, che sono i gestori privati. È questo il tema.
Oggi, invece, abbiamo completamente appaltato e privatizzato di fatto a società che producono utili, che sono in mano a persone di cui sconosciamo il curriculum e che cosa hanno fatto. Sono aziende che ci hanno spolpato, come l’Hera di Tomaso Tommasi di Vignano.
PRESIDENTE (Mandini): Ha trenta secondi, consigliere Favia.
FAVIA: Voterò, comunque, favorevolmente all’ordine del giorno, ma non posso affermare, oggi, se questa legge cambierà qualcosa o meno in questa Regione. Se funzionerà, ce lo diremo tra alcuni anni. In attesa di vedere i risultati di questa legge, che comunque porta alcuni miglioramenti alla situazione preesistente, sperando che funzioni, sperando che questi miglioramenti con l’ATO unica funzionino, presidente, noi ci asterremo.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Signor presidente, sarò telegrafico. Intervengo per dichiarare il voto contrario del Gruppo Lega Nord a questo progetto di legge, perché noi riteniamo che di fatto escano umiliate le piccole società pubbliche che ancora abbiamo nel nostro territorio, in quanto non sono stati previsti sub-ambiti adeguati.
Riteniamo che le scelte compiute vadano nella direzione di agevolare e di dare ancora più potere al ruolo delle grandi multiutility, sostanzialmente due, che operano sul territorio della nostra Regione, con più che prevedibili aumenti tariffari ai danni dei cittadini.
Per questi motivi dissentiamo e votiamo contro. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Corradi.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1994/1 a firma dei consiglieri Sconciaforni, Monari, Naldi, Barbati, Riva, Donini e Meo.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): L’ordine del giorno è approvato.
Si proceda alla votazione dell'intero testo di legge 1994, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il Presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
40
Assenti
10
Favorevoli
30
Contrari
3
Astenuti
7
PRESIDENTE (Mandini): Proclamo approvata la legge riguardante «Norme di organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell’ambiente».
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Signor presidente, vedo che le presenze con diritto al voto risultano 47, però…
PRESIDENTE (Mandini): Sono 40.
FAVIA: Mi riferisco al cartellone. Vorrei capire il motivo di questa discrepanza.
PRESIDENTE (Mandini): Consigliere, forse ci sono alcune tessere inserite, ma mancano i loro titolari. Comunque i votanti sono stati 40. La votazione è stata regolare.
OGGETTO 2102
Delibera: «Approvazione del tariffario delle prestazioni rese dai Dipartimenti di sanità pubblica delle Aziende Unità Sanitarie Locali, di cui all'art. 14 della L.R. 4 maggio 1982, n. 19 (Norme per l'esercizio delle funzioni in materia di igiene e Sanità pubblica, veterinaria e farmaceutica).» (Proposta della Giunta in data 5 dicembre 2011, n. 1804). (69) (Approvazione)
PRESIDENTE (Mandini): Passiamo a trattare l’atto amministrativo 2102, "Proposta all'Assemblea legislativa di approvazione del tariffario delle prestazioni rese dai Dipartimenti di sanità pubblica delle Aziende Unità Sanitarie Locali, di cui all'art. 14 della L.R. 4 maggio 1982, n. 19 e successive modificazioni".
La Commissione Politiche per la salute e politiche sociali ha espresso parere favorevole nella seduta del 13 dicembre 2011 con la votazione di 25 favorevoli, nessun contrario e 8 astenuti.
Discussione generale. Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 2102.
(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Mandini): L'Assemblea approva.
Ringrazio tutti e vi rivolgo gli auguri di buone feste.
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Mandini): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
2144 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa le graduatorie relative alle borse di studio dell'Azienda Regionale per il Diritto agli Studi Superiori dell'Emilia-Romagna (Er.Go), con particolare riferimento agli studenti extracomunitari. (1466)
2145 - Interrogazione del consigliere Manfredini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa i dati ed i risultati dei Progetti MONITER e Supersito, riguardanti le emissioni in atmosfera degli inceneritori e le relative conseguenze ambientali e sanitarie. (1467)
2146 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa i tempi di pagamento, verso i fornitori di beni e di servizi, in ambito sanitario. (1468)
2147 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa le graduatorie predefinitive per l'assegnazione delle borse di studio Er.Go relative all'anno accademico 2011/2012. (1469)
2148 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le procedure connesse al bando per l'attuazione del "Programma di Edilizia Residenziale Sociale 2010". (1470)
2149 - Interrogazione del consigliere Ferrari, a risposta scritta, circa il blackout informatico avvenuto nella frazione di Rigoso nel Comune di Monchio (PR). (1471)
2150 - Interrogazione dei consiglieri Bazzoni, Lombardi e Bartolini, a risposta scritta, circa l'affidamento di un lotto di servizi assicurativi da parte delle aziende sanitarie di Rimini, Ravenna e Cesena ad una compagnia di assicurazioni. (1472)
2151 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la pubblicazione online degli atti sui siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento al Comune di Bagnacavallo (RA). (1473)
2152 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini e Donini, a risposta scritta, per sapere se possono esservi correlazioni fra le estrazioni nel giacimento del Cavone, nel Comune di San Possidonio (MO) e le situazioni sismogenetiche registrate a Rivara (MO) dove, peraltro, si vorrebbe costruire un deposito di gas naturale. (1474)
2153 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, in merito alla deliberazione della Giunta del Comune di Maranello (MO) che avrebbe deliberato di istituire due istituti scolastici comprensivi. (1475)
2154 - Risoluzione proposta dal consigliere Bernardini per impegnare la Giunta ad assumere iniziative utili a fronteggiare la crisi degli ippodromi, esistente anche nella Regione Emilia-Romagna, e che porterà ad una mancanza di lavoro per molte persone. (344)
2155 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, per sapere se la Giunta intenda confermare la norma, di cui alla L.R. 6/2009, nella parte in cui consente di realizzare interventi edilizi mediante DIA, a fronte della sentenza della Corte Cost. n. 309 del 23 novembre 2011 che ha dichiarato l'incostituzionalità di una legge della Regione Lombardia che consentiva interventi abitativi utilizzando la DIA. (1476)
2156 - Risoluzione proposta dai consiglieri Carini, Monari, Marani, Mumolo, Fiammenghi, Cevenini, Piva, Montanari, Zoffoli, Costi, Luciano Vecchi, Barbieri, Casadei, Ferrari, Mazzotti, Pariani, Pagani, Alessandrini e Mori per invitare la Giunta a pubblicizzare in ogni sede tutti gli strumenti messi in atto per la lotta alle mafie, accelerando il processo di adesione ai protocolli di legalità. (345)
2157 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa le risorse relative al miglioramento dell'efficienza energetica nel settore dell'edilizia abitativa pubblica. (1477)
2158 - Risoluzione proposta dai consiglieri Pagani, Zoffoli, Bonaccini, Pariani, Alessandrini, Moriconi, Mori, Ferrari, Carini, Casadei, Costi, Luciano Vecchi, Garbi, Fiammenghi, Mazzotti e Monari per invitare la Giunta a promuovere azioni per individuare opportuni strumenti per destinare una parte delle risorse provenienti dal canone TV allo sviluppo dell'emittenza regionale, con riferimento ai tagli annunciati nel piano industriale della RAI. (346)
2159 - Interrogazione dei consiglieri Favia e Defranceschi, a risposta scritta, circa la convocazione di un incontro con le rappresentanze dei lavoratori della sede regionale della RAI per scongiurare il ridimensionamento delle attività e le conseguenti riduzioni del personale. (1478)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 20,07
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Ha partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Gian Carlo MUZZARELLI, Simonetta SALIERA.
Votazioni elettroniche
OGGETTO 1996 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Riorganizzazione del sistema regionale delle aree protette e dei siti della Rete Natura 2000 e istituzione del Parco regionale dello Stirone e del Piacenziano»" (33)
Presenti: 49
Favorevoli: 30
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 18
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Astenuti: 1
Matteo RIVA.
Assenti: 1
Stefano BONACCINI.
Autorizzazione alla relazione orale:
OGGETTO 1994 "Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: «Norme di organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell’ambiente»"
Presenti: 41
Favorevoli: 31
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Gianguido BAZZONI, Marco CARINI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 9
Luca BARTOLINI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Andrea LEONI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Astenuti: 0
Non voto: 1
Marco LOMBARDI.
Assenti: 9
Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Roberto CORRADI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriella MEO, Roberto MONTANARI, Antonio MUMOLO, Matteo RIVA.
OGGETTO 1994 "Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: «Norme di organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell’ambiente»" (34)
Presenti: 40
Favorevoli: 30
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Maurizio CEVENINI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 3
Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Mauro MANFREDINI.
Astenuti: 7
Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Marco LOMBARDI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI.
Assenti: 10
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Manes BERNARDINI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Mauro MALAGUTI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Mandini - Richetti
Cevenini - Corradi
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