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73.
SEDUTA DI MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
Comunicazione prescritta dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti)
Annuncio di mozione, risoluzioni, interpellanza, interrogazioni e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 2344
Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la bonifica dei siti di lavorazione dell'amianto e i dati sulla diffusione del connesso mesotelioma pleurico.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARBATI (Italia dei Valori)
LUSENTI, assessore
OGGETTO 2362
Interrogazione dei consiglieri Bernardini, Manfredini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la riforma della finanza pubblica in senso federalista e la revisione delle disposizioni fiscali in materia di IMU e di Tesoreria Unica.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BERNARDINI (Lega Nord)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
OGGETTO 2366
Interrogazione del consigliere Favia, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'U.O. di Gastroenterologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna.
(Svolgimento)
OGGETTO 2370
Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, sulla situazione esistente presso il Reparto di Gastroenterologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
NOÈ (UDC)
LUSENTI, assessore
OGGETTO 2368
Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa questioni relative al Gruppo Marcegaglia.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
NALDI (SEL - Verdi)
MUZZARELLI, assessore
Inversione dell'ordine dei lavori
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 2250
Delibera: «Programma quadriennale 2012-2015 per l’insediamento di attività cinematografiche e atto di indirizzo e coordinamento tecnico ai sensi dell’art. 4 della L.R. 28 luglio 2006, n. 12 e dell’art. 16 della L.R. 24 marzo 2000, n. 20. (Proposta della Giunta regionale in data 23 gennaio 2012, n. 52).» (71)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
MEZZETTI, assessore
POLLASTRI (PDL)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
AIMI (PDL)
PAGANI (PD)
PRESIDENTE (Mandini)
GRILLINI (Italia dei Valori)
COSTI (PD)
OGGETTO 144
Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Corradi: «Lunezia, Regione del gusto e della cultura»
(Relazione, discussione e reiezione)
(Ordine del giorno oggetto 144/1 "Non passaggio all'esame degli articoli" - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione) (56)
PRESIDENTE (Mandini)
PRESIDENTE (Aimi)
CAVALLI, relatore
CORRADI (Lega Nord)
POLLASTRI (PDL)
CASADEI (PD)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
MONTANARI (PD)
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 2117
Delibera: «Parere di conformità, ai sensi dell'art. 28, comma 4, lettera n) dello Statuto sullo schema di: "Regolamento delle procedure autorizzative relative alla costruzione e all'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica di competenza regionale in attuazione dell'articolo 16, comma 1, della legge regionale 23 dicembre 2004, n. 26 (Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia)".» (72)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
COSTI (PD)
VILLANI (PDL)
OGGETTO 1928
Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi circa le azioni da porre in essere per tutelare la cittadinanza da rischi per la pubblica incolumità connessi ai lavori della galleria della Variante di Valico, con particolare riferimento alla situazione esistente nel Comune di San Benedetto Val di Sambro (BO)
(Continuazione discussione)
OGGETTO 1949
Risoluzione proposta dal consigliere Mandini per impegnare la Giunta ad adottare misure per ovviare alle criticità segnalate per i lavori della Variante di Valico nel secondo intervento infrastrutturale che interessa la tratta La Quercia - Barberino del Mugello
(Continuazione discussione)
OGGETTO 1954
Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Cevenini, Luciano Vecchi, Pariani, Moriconi, Casadei, Marani, Montanari, Riva e Costi per impegnare la Giunta ad intervenire presso ANAS e Società Autostrade al fine di valutare i danni arrecati nelle Frazioni di Ripoli-Santa Maria Maddalena a seguito dei lavori per la realizzazione della Variante di Valico e ad assicurare che il monitoraggio degli edifici lesionati sia svolto insieme a rappresentanti della pubblica amministrazione
(Continuazione discussione)
OGGETTO 2051
Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Sconciaforni, Donini e Meo per impegnare la Giunta a chiedere ad ANAS e alla Società Autostrade la sospensione cautelativa dei lavori di scavo nella galleria Val di Sambro al fine di accertarne la sicurezza per la prosecuzione dei lavori
(Continuazione discussione)
PRESIDENTE (Richetti)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
BERNARDINI (Lega Nord)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazione elettronica
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Mozione, risoluzioni, interpellanza ed interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 9,43
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la settantatreesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea il Presidente Errani comunica la sua assenza ai lavori di oggi.
Giustificazione per l’assenza ci giunge anche dall’assessore Patrizio Bianchi, relativamente alla seduta antimeridiana, dall’assessore Melucci per i lavori della seduta odierna, e dal consigliere Matteo Riva.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute:
- antimeridiana del 15 febbraio 2012 (n. 71);
- pomeridiana del 15 febbraio 2012 (n. 72)
inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.
Se non vi sono osservazioni, i processi verbali si intendono approvati.
(Sono approvati)
Comunicazione prescritta dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 09/02/2012 al 22/02/2012:
DPGR n. 13 del 09/02/2012
Azienda Usl di Bologna - Nomina del Direttore Generale
DPGR n. 15 del 14/02/2012
Procedimento di estinzione per inerzia dell'ipab "Fondazione Farini" di Ravenna (Ra) - Nomina del Commissario ad acta incaricato della redazione dell'inventario del patrimonio e della ricognizione dei rapporti attivi e passivi
DPGR n. 17 del 14/02/2012
Nomina della signora Emanuela Bacchilega quale Consigliere della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Ravenna in sostituzione del signor Sergio Folicaldi
DPGR n. 21 del 16/02/2012
Modifica della composizione della Conferenza regionale dei Comuni aventi sede universitaria, istituita con Decreto del Presidente GR N. 243/07, ai sensi dell'art. 5 della L.R. 15/07.
Annuncio di mozione, risoluzioni, interpellanza, interrogazioni
e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Mozione
2359 - Mozione proposta dal consigliere Bazzoni per impegnare la Giunta a redigere un piano straordinario ed urgente circa la mobilità e la logistica della Romagna, con particolare riferimento alla città di Ravenna ed ai collegamenti ferroviari.
Risoluzioni
2335 - Risoluzione proposta dai consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli, Defranceschi, Bartolini, Noè, Bignami, Corradi, Naldi e Monari per invitare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso l'Università di Bologna e la Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali, al fine di garantire il recupero e la conservazione della Pieve di Pastino, sita nel Comune di Ozzano (BO).
2346 - Risoluzione proposta dai consiglieri Meo e Naldi per impegnare la Giunta a predisporre un piano per la messa a disposizione delle aree agricole demaniali regionali in forme diverse dalla vendita al fine di favorire l'accesso dei giovani al settore agricolo, sospendendo inoltre le procedure di alienazione dei relativi terreni.
2349 - Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo e la Conferenza Stato-Regioni, al fine di esentare dal pagamento del canone RAI le categorie economiche, produttive e professionali che usano il computer o altre apparecchiature connesse ad internet per finalità estranee a quelle previste dalla normativa riguardante il canone RAI.
2350 - Risoluzione proposta dai consiglieri Noè, Barbati, Villani e Corradi per invitare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo, al fine di vanificare gli effetti della sentenza della Corte di Cassazione n. 4377/12 che ha stabilito, nei procedimenti per violenza sessuale, la non obbligatorietà della custodia cautelare in carcere dei soggetti indagati, consentendo misure alternative.
2351 - Risoluzione proposta dai consiglieri Mumolo, Monari, Piva, Montanari, Moriconi, Cevenini, Casadei, Ferrari, Marani, Alessandrini e Pagani per invitare la Giunta a sensibilizzare le Amministrazioni comunali regionali a contrastare, adottando anche apposite ordinanze, la consuetudine adottata da esercizi commerciali consistente nel tenere aperta la porta di accesso al locale unitamente ad un forte incremento del riscaldamento interno.
2354 - Risoluzione sulla Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su un meccanismo unionale di protezione civile COM(2011) 934 definitivo del 20 dicembre 2011. Osservazioni dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ai sensi dell’articolo 5, comma 3 della legge n. 11 del 2005 ed esame di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (approvata dalla I Commissione assembleare "Bilancio affari generali ed istituzionali" in data 21 febbraio 2012).
2355 - Risoluzione ai sensi dell’articolo 5, comma 3 della legge n. 11 del 2005. Osservazioni dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna sulla: Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici - COM(2011) 896 definitivo del 20 dicembre 2011; Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali - COM(2011) 895 definitivo del 20 dicembre 2011; Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull’aggiudicazione dei contratti di concessione - COM(2011) 897 definitivo del 20 dicembre 2011 (approvata dalla I Commissione assembleare "Bilancio affari generali ed istituzionali" in data 21 febbraio 2012).
2356 - Risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento [...] relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno (IMI) - COM(2011) 883 definitivo del 19 dicembre 2011. Osservazioni dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ai sensi dell’articolo 5, comma 3 della legge n. 11 del 2005 e esame di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (approvata dalla I Commissione assembleare "Bilancio affari generali ed istituzionali" in data 21 febbraio 2012).
2367 - Risoluzione proposta dai consiglieri Mori, Monari, Donini, Meo, Pariani, Costi, Casadei, Mumolo, Bonaccini e Pagani per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo, volte alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, con particolare riferimento alla pratica delle "dimissioni in bianco" fatte sottoscrivere al momento dell'assunzione.
2369 - Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi e Meo per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a promuovere una legislazione che aumenti la sicurezza dei ciclisti nelle strade.
Interpellanza
2340 - Interpellanza del consigliere Pollastri circa lo stato delle lastre di eternit poste su edifici siti nel quartiere "Farnesiana" di Piacenza.
Interrogazioni
2331 - Interrogazione del consigliere Barbieri, a risposta scritta, circa il riparto del Fondo regionale dell'Emilia-Romagna per l'occupazione delle persone con disabilità, con particolare riferimento alla Provincia di Reggio Emilia.
2332 - Interrogazione del consigliere Ferrari, a risposta scritta, circa lo svolgimento del servizio ferroviario in relazione alla stazione di Borgotaro (PR).
2333 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa le prospettive del Centro Ortofrutticolo di Ferrara.
2334 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa i tempi di attesa per lo svolgimento di densitometrie ossee, con particolare riferimento alla Provincia di Ferrara.
2336 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa l'insediamento di un impianto di lavorazione e recupero di biomasse in zona Casarola a San Clemente (RN).
2337 - Interrogazione dei consiglieri Costi e Luciano Vecchi, a risposta scritta, circa il progetto regionale "Casa della salute", con particolare riferimento alla situazione relativa a Castelfranco Emilia (MO).
2338 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa il contrasto alla criminalità organizzata e la difesa del settore agroalimentare, con particolare riferimento alle Province di Parma, Reggio-Emilia e Modena.
2339 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il centro di aggregazione sociale polivalente di Gropparello (PC).
2341 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa le richieste di pagamento del canone avanzate dalla RAI alle imprese sulla base della detenzione di monitor ad uso lavorativo.
2342 - Interrogazione dei consiglieri Barbieri, Monari e Montanari, a risposta scritta, circa i ritardi ed i disservizi riguardanti il servizio ferroviario connessi al maltempo nel mese di febbraio 2012.
2343 - Interrogazione dei consiglieri Zoffoli, Alessandrini, Casadei, Mazzotti, Montanari e Fiammenghi, a risposta scritta, circa le procedure di emanazione del Decreto di VIA e gli ulteriori atti relativi all'asse autostradale E55 Ravenna-Venezia "Nuova Romea".
2344 - Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la bonifica dei siti di lavorazione dell'amianto e i dati sulla diffusione del connesso mesotelioma pleurico.
2345 - Interrogazione del consigliere Luciano Vecchi, a risposta scritta, circa la dotazione organica dei docenti in Emilia-Romagna, in relazione alla valorizzazione del sistema scolastico.
2347 - Interrogazione dei consiglieri Filippi, Lombardi e Villani, a risposta scritta, circa i disservizi, riguardanti il sistema ferroviario regionale, verificatisi in occasione del maltempo nel febbraio 2012.
2352 - Interrogazione dei consiglieri Naldi, Meo, Sconciaforni e Donini, a risposta scritta, circa la realizzazione di quattro impianti alimentati a biomasse per la produzione di energia elettrica a Mezzolara di Budrio (BO).
2353 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta a scritta, circa la realizzazione a Lagosanto (FE) di un polo scolastico.
2357 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta a scritta, circa il nuovo Piano Attuativo Locale dei servizi sanitari relativo alla Provincia di Modena, con particolare riferimento alla situazione esistente a Castelfranco, Pavullo e Finale Emilia.
2358 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta a scritta, circa la partecipazione di Trenitalia alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT).
2360 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta a scritta, circa la soppressione di treni regionali e le connesse azioni da porre in essere a tutela dei viaggiatori e dei pendolari.
2361 - Interrogazione dei consiglieri Bignami e Villani, a risposta a scritta, circa le procedure relative a nomine a direttore dell'AUSL di Bologna e di Parma.
2362 - Interrogazione dei consiglieri Bernardini, Manfredini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la riforma della finanza pubblica in senso federalista e la revisione delle disposizioni fiscali in materia di IMU e di Tesoreria Unica.
2363 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta a scritta, circa le procedure per la realizzazione, a Mezzolara di Budrio (BO) di quattro impianti a biogas.
2364 - Interrogazione del consigliere Pollastri, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure poste in essere dall'Ambito territoriale ottimale (ATO) di Piacenza per l'affidamento del servizio gestione rifiuti.
2365 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta a scritta, circa la revisione delle soglie di reddito ISE ed ISEE per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP).
2366 - Interrogazione del consigliere Favia, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'U.O. di Gastroenterologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna.
2368 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa questioni relative al Gruppo Marcegaglia.
2370 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, sulla situazione esistente presso il Reparto di Gastroenterologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna.
2371 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta a scritta, circa la titolarità dei procedimenti amministrativi riguardanti l'Autostrada Cispadana.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
2110 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'acquisto, da parte dell'AUSL di Ravenna, di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati.
2113 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa discariche abusive relative ai Comuni di Montechiarugolo e Traversetolo (PR).
2135 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa le risultanze dello studio "Moniter" riguardante gli effetti delle emissioni degli inceneritori di rifiuti urbani.
2137 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione riguardante la riallocazione di un'azienda attualmente sita nel territorio bolognese in un'area residenziale.
2148 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le procedure connesse al bando per l'attuazione del "Programma di Edilizia Residenziale Sociale 2010".
2150 - Interrogazione dei consiglieri Bazzoni, Lombardi e Bartolini, a risposta scritta, circa l'affidamento di un lotto di servizi assicurativi da parte delle aziende sanitarie di Rimini, Ravenna e Cesena ad una compagnia di assicurazioni.
2151 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la pubblicazione online degli atti sui siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento al Comune di Bagnacavallo (RA).
2152 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini e Donini, a risposta scritta, per sapere se possono esservi correlazioni fra le estrazioni nel giacimento del Cavone, nel Comune di San Possidonio (MO) e le situazioni sismogenetiche registrate a Rivara (MO) dove, peraltro, si vorrebbe costruire un deposito di gas naturale.
2157 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa le risorse relative al miglioramento dell'efficienza energetica nel settore dell'edilizia abitativa pubblica.
2160 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa l'utilizzazione delle risorse relative al fondo europeo per l'acquisto di alimenti destinati agli indigenti.
2172 - Interrogazione dei consiglieri Villani e Malaguti, a risposta scritta, circa bandi di concorso emessi dall'Azienda U.S.L. di Ferrara.
2180 - Interrogazione del Consigliere Cavalli, a risposta scritta, per sapere quali iniziative la Giunta intende intraprendere al fine di introdurre l'obbligo, per i produttori italiani, di specificare le provenienze delle semole sulle confezioni di pasta per contrastare la concorrenza dei produttori stranieri di grano duro.
2182 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, in merito alla modifica delle normative sull'accreditamento dei servizi domiciliari comunali che ha comportato, dal 1° luglio 2011, la modifica delle modalità di rendicontazione delle ore rese dagli Assistenti Domiciliari.
2183 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, in merito all'istituzione di un pubblico registro obbligatorio per le WEB-TV operanti in Emilia-Romagna, previsto dalla risoluzione n. 1983/2011 approvata all'unanimità dall'Assemblea regionale.
2184 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta sulla intenzione, dell'azienda Golden Lady, di procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro con l'OMSA di Faenza al termine della cassa integrazione straordinaria.
2187 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa il funzionamento degli impianti sciistici del Corno alle Scale di Lizzano in Belvedere (BO).
2192 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa le disposizioni relative ai contrassegni riguardanti i veicoli, appartenenti ad associazioni di volontariato, che trasportano ammalati ed invalidi in zone ad accesso limitato.
2195 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa gli accertamenti relativi ad una discarica abusiva rinvenuta in località Gargatano (PC).
2196 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la istituzione di due istituti scolastici comprensivi nel Comune di Maranello (MO).
2202 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa la realizzazione di impianti eolici, con particolare riferimento alla tutela della salute degli abitanti di frazioni poste nel Comune di San Benedetto Val di Sambro (BO).
2205 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la messa in sicurezza della frana esistente in località Tagliole, nel Comune di Pievepelago (MO).
2207 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la costruzione di un impianto di produzione di energia eolica nella zona del Passo di Santa Donna, in prossimità di Compiano, Borgotaro e Bardi.
2214 - Interrogazione del consigliere Zoffoli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per contrastare la diffusione del moscerino Drosophila suzukii, con particolare riferimento alla cerasicoltura.
2226 - Interrogazione dei consiglieri Zoffoli, Pagani, Ferrari e Barbieri, a risposta scritta, circa la normativa sulla compartecipazione alla spesa sociale e sanitaria, anche in relazione allo strumento denominato "Quoziente Parma".
2248 - Interrogazione dei consiglieri Costi, Bonaccini e Luciano Vecchi, a risposta scritta, sulla strategia FIAT relativamente allo stabilimento Maserati di Modena.
2272 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la notizia, diffusa da quotidiani locali, di una disparità di piano tariffario da parte di ATC a danno dei residenti nei quartieri periferici del comune di Casalecchio di Reno (BO), causata da una obsoleta perimetrazione dell'area urbana comunale.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula
PRESIDENTE (Richetti): Iniziamo i lavori con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, chiamando il seguente oggetto:
2344 - Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la bonifica dei siti di lavorazione dell'amianto e i dati sulla diffusione del connesso mesotelioma pleurico.
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Barbati per illustrare la sua interrogazione.
BARBATI: Grazie, presidente. Abbiamo interrogato l’assessore Lusenti su un tema purtroppo sempre presente, ma che ha ripreso forza dopo la sentenza che il 13 febbraio scorso ha condannato a sedici anni di carcere i responsabili dell’eternit di Casale Monferrato.
È un dramma legato alle famiglie e alle persone, un dramma che dura tutta la vita ed è purtroppo molto presente sul nostro territorio. Sono oltre 10.000 i casi di tumore all’apparato respiratorio strettamente legati all’inalazione di fibre di amianto in tutta Italia, con un’esposizione che circa il 70 per cento delle volte è avvenuta sul luogo di lavoro e, ahimè, purtroppo anche fuori dal luogo di lavoro, perché le fibre volano.
L’amianto, nonostante sia illegale dal 1992, è presente ancora in edifici pubblici, abitazioni private, scuole e uffici del nostro Paese. Una fibra di amianto è 1.300 volte più sottile di un capello.
Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa. Teoricamente, l’inalazione anche di una sola fibra può causare il mesotelioma e altre patologie mortali.
Per smaltire la fibra incriminata in maniera concreta ed efficace e per evitare che l’amianto venga abbandonato illegalmente nell’ambiente - cosa che purtroppo è già successa e succederà probabilmente ancora - sarà necessaria la collaborazione delle istituzioni a tutti i livelli. Ad oggi, infatti, solo tredici Regioni hanno approvato un Piano regionale amianto.
Come Italia dei Valori siamo molto soddisfatti del Piano amianto varato dalla Regione Emilia-Romagna che, oltre alla rimozione del cemento-amianto, prevede anche la sostituzione di quest’ultimo con pannelli solari.
Al 23 dicembre 2011 le attività di bonifica per la rimozione completa del materiale contenente amianto in edifici pubblici o privati aperti al pubblico ha riguardato 622 siti su un totale di 1.198 siti mappati inizialmente.
Resta, quindi, ancora molto lavoro da fare prima di poter cantare vittoria.
A questo proposito, quindi, abbiamo interrogato l’assessore competente per chiedere se l’assessorato alla sanità della Regione Emilia-Romagna sia in possesso di dati aggiornati sui decessi per mesotelioma pleurico in Emilia-Romagna per quanto riguarda gli anni dal 2010 al 2012; quali operazioni di bonifica siano state compiute per mettere in sicurezza i siti dismessi per la lavorazione dell’amianto; quali contromisure siano state adottate per salvaguardare la salute dei cittadini residenti nelle aree adiacenti ai suddetti siti; quali siano le tempistiche previste per la bonifica dei restanti 576 siti non ancora messi in sicurezza sul territorio emiliano-romagnolo; se siano a conoscenza della presenza di rifiuti a base di cemento-amianto occultati nel sottosuolo dell’Emilia-Romagna e, in caso affermativo, quali contromisure siano state adottate per mettere in sicurezza questi siti e scongiurare il rischio di disastri ambientali. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Il Registro mesoteliomi della Regione Emilia-Romagna rileva tutti i casi di mesotelioma maligno a sede pleurica, pericardica, peritoneale e della tunica vaginale del testicolo insorti dal primo gennaio 1996 in soggetti residenti in regione al momento della diagnosi.
Dal primo gennaio 1996, in regione Emilia-Romagna sono stati registrati 1.675 casi di mesotelioma maligno. Tra questi, i casi prevalenti sono a sede pleurica, risultando 1.516, cioè il 90,5 per cento.
I decessi registrati dal Registro regionale per i 1.516 casi di mesotelioma pleurico, incidenti dal primo gennaio 1996 al 31 dicembre 2011, risultano 1.309, cioè l’86,3 per cento. Di questi, 967 sono maschi e 342 femmine.
I decessi registrati dal 2010 ad oggi risultano 175, di cui 99 nel 2010, 75 nel 2011 e uno nel 2012.
Il tasso medio regionale è pari a 2,9 per 100.000 residenti nei maschi e 1,0 per 100.000 residenti nelle femmine.
La provincia di Reggio Emilia presenta il tasso medio regionale più elevato per i maschi, pari a 3,7 per 100.000 residenti, mentre il dato più elevato per le femmine, pari a 1,9, si registra a Parma.
I tassi medi nazionali più recenti sono i seguenti: maschi 3,4 e femmine 1,1. I tassi medi in regione Emilia-Romagna per maschi e femmine sono dunque inferiori a quelli nazionali. Le province di Reggio Emilia con 3,7, Ferrara con 3,6 e Piacenza con 3,5 mostrano valori leggermente superiori al dato nazionale per i maschi; per le femmine, sono le province di Parma con 1,9, Piacenza con 1,4 e Reggio Emilia con 1,3 a presentare valori più elevati rispetto al dato nazionale.
In riferimento al secondo quesito si evidenzia che le aziende che realizzavano lavorazioni dell’amianto, produzioni di cemento-amianto, costruzione, riparazione e demolizione di rotabili ferroviari, in applicazione della legge n. 257 del 1992 e del decreto ministeriale del maggio 1996 o hanno cessato l’attività o hanno sostituito i materiali utilizzati o hanno modificato l’attività produttiva.
Si rileva che tali riconversioni produttive sono state oggetto di controllo da parte dei servizi territoriali di prevenzione e vigilanza dell’azienda ASL e delle sezioni provinciali dell’Agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente, cioè l’ARPA.
In merito al terzo quesito, si evidenzia che il decreto del settembre 1994 di riferimento definisce i materiali compatti contenenti amianto come materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l’impiego di attrezzi meccanici.
Il citato decreto ministeriale, al punto 2 (Valutazione del rischio), fissa che la presenza di materiali contenenti amianto in edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute degli occupanti. Se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso è estremamente improbabile che esista un pericolo apprezzabile di rilascio di fibre di amianto.
La normativa citata, quindi, non prevede l’obbligo da parte del proprietario di un edificio di comunicare all’azienda ASL la presenza di amianto compatto e di rimuovere tale materiale, mentre stabilisce che il proprietario dell’edificio in cui sono in opera materiali contenenti amianto è tenuto a valutare i rischi di esposizione per gli occupanti dell’edificio (punto 2 del decreto) e a mantenere in buoni condizioni il materiale, attraverso un programma di controllo e manutenzione (punto 4 del decreto), con nomina del responsabile di tale programma.
Per le ragioni indicate, il proprietario, in base alla legislazione vigente, non è tenuto alla rimozione dell’amianto, ma agli adempimenti di cui si è fatto cenno sopra, a condizione che lo stato del materiale sia valutato in buone condizioni di conservazione.
Pertanto, non sono prevedibili, ai sensi della normativa vigente, le tempistiche di bonifica dei rimanenti siti oggetto di mappatura.
Infine, per quanto concerne il quarto ed ultimo quesito, sulla base delle informazioni acquisite dall’assessorato all’ambiente, si evidenzia che nel corso dell’anno 2011 su tutto il territorio regionale è stato necessario intervenire su 46 casi di abbandono di rifiuti contenenti amianto.
La procedura normalmente seguita in questi casi è quella di verificare la presenza di rifiuti, prelevare eventuali campioni di rifiuto per analisi di laboratorio, comunicare alle aziende di gestione del ciclo dei rifiuti ed alle amministrazioni competenti la presenza del rifiuto da asportare e far provvedere alla rimozione e al corretto smaltimento del materiale.
In molte province sono operative convenzioni tra le Amministrazioni competenti e le aziende per lo smaltimento dei rifiuti, che prevedono espressamente per queste ultime la competenza ad intervenire per la raccolta del materiale segnalato e per il successivo adeguato smaltimento.
Laddove si opera attraverso proposte di ordinanza sindacale, ARPA richiede che le varie tipologie di rifiuti siano smaltite in impianti di adeguate caratteristiche. Questo naturalmente si applica in maniera particolare e specifica per i citati casi di rifiuti contenenti amianto.
In situazioni di particolare criticità, vengono svolte verifiche atte ad escludere l’eventuale presenza di amianto ed altri contaminanti anche in aree adiacenti a quelle strettamente interessate dal deposito incontrollato.
Al momento, la ricognizione che stanno svolgendo le Province in merito agli interramenti non si è conclusa. I dati finora pervenuti da Ravenna, Forlì e Ferrara rilevano un solo caso nel comune di Copparo in cui l’amianto è stato smaltito e sono state effettuate analisi di controllo lungo le pareti dello scavo. Appena possibile, saranno disponibili presso i Servizi rifiuti e bonifica siti dell’assessorato ambiente le informazioni rilevate nel resto del territorio regionale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Barbati per la replica. Consigliera, le restano due minuti e mezzo.
BARBATI: Ringrazio l’assessore, anche perché so che mi fornirà la risposta scritta, laddove troveremo molti dati. Devo dire che si tratta di dati che avevamo visto anche noi.
L’interrogazione di questa mattina era volta anche a chiedere una sollecitudine su un tema così nascosto ma così pericoloso. Resta ancora fuori il discorso dei tubi dell’acqua che contengono amianto. Insomma, in questa regione di problemi riferiti a questo materiale ne abbiamo. Del resto, lo dice anche il numero dei decessi. In questo caso, finalmente, come donna posso dire che, per una volta, ce la caviamo meglio. Voi uomini volete sempre essere i primi, ve lo lasciamo fare in questo elenco.
Queste battute in realtà rendono conto di una realtà lavorativa per se stessa quasi esclusivamente maschile, laddove le donne venivano colpite in quanto gli uomini tornavano a casa con la tuta da lavare oppure perché l’amianto era presente nell’aria, insomma con una contaminazione di riflesso.
Mi dichiaro soddisfatta dei dati che l’assessore ha riferito e che prenderemo in visione. Mi raccomando davvero per un controllo preciso e puntuale perché, pur trattandosi di un materiale nascosto, in questa regione abbiamo 175 decessi e mi pare non siano pochi.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
Abbiamo esaurito l’oggetto 2344, passiamo al seguente oggetto:
2362 - Interrogazione dei consiglieri Bernardini, Manfredini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la riforma della finanza pubblica in senso federalista e la revisione delle disposizioni fiscali in materia di IMU e di Tesoreria Unica.
Risponde per la Giunta la vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Bernardini per illustrare la sua interrogazione.
BERNARDINI: Grazie, presidente. Do per letta la domanda, ma aggiungo solo alcune considerazioni, alla luce del convegno che si è tenuto ieri, nel quale si è puntata molto l’attenzione sugli equilibri di un Governo che deve trattare la materia economica e confrontarsi con un percorso anche normativo che magari non ha trovato la sua ultimazione in quel percorso chiamato «federalismo fiscale».
All’interno di questo percorso ci sono state delle variazioni. In particolar modo, è stata snaturata la stessa nuova tassa cui è stato imposto il nome IMU e sulla quale chiediamo alcuni chiarimenti, riservandoci di concludere il nostro intervento dopo aver ascoltato l’assessore. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
La parola alla vicepresidente Saliera per la risposta.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: I tre quesiti che mi sono stati posti dal consigliere interrogante riguardano tutti la posizione della Regione Emilia-Romagna sul tema del livello di autonomia di spesa degli Enti locali.
Nel merito dei quesiti posti dal consigliere ricordo che nel corso di tutto il 2011, in occasione delle numerose manovre economiche, la Conferenza delle Regioni ha sempre ribadito come tali provvedimenti mettessero in discussione l’attuazione del federalismo fiscale.
Da ultimo, il 22 febbraio scorso, durante l’audizione in Commissione bicamerale per il federalismo fiscale, il Presidente Errani, in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni, ha ricordato la necessità di non abbandonare la via della realizzazione di un vero federalismo, frutto della collaborazione tra Enti locali, Regioni e Governo. In particolare, il Presidente Errani ha ricordato che il processo di riforma per il rafforzamento dell’autonomia, nella responsabilità in materia fiscale, come prevede la legge n. 42 del 2009, necessita di una verifica in ordine al suo avanzamento, che bisogna dare organicità a tutta la riforma, che le misure di finanza pubblica connesse alla necessità di superamento della crisi economica hanno impattato su tale processo, incidendo anche sugli spazi di autonomia finanziaria finora attribuiti a Regioni e a Enti locali e che sul piano dell’impianto costruito dal legislatore è necessario adottare circa 70 atti applicativi, amministrativi e regolamentari, oltre a quelli legislativi di complemento tra tutti quelli riguardanti la determinazione dei costi standard e delle funzioni essenziali. Inoltre, appare necessario coordinare il nuovo sistema fiscale che si sta costruendo con l’assetto istituzionale che si va delineando.
Occorre a questi fini sottolineare l’asimmetria generatasi tra la legge n. 42, con riferimento all’elenco delle funzioni fondamentali delle Province da finanziare in base ai costi standard, e il nuovo quadro delle funzioni di coordinamento e di indirizzo previste dall’attuale legislazione.
Per quanto riguarda l’IMU, l’Imposta municipale unica, essa era già prevista nei piani di realizzazione del federalismo e il Governo Monti ha ritenuto di introdurla per perseguire gli obiettivi di finanza pubblica previsti dagli accordi stipulati in sede europea dal precedente Governo.
Il Governo Monti, grazie all’impegno della Conferenza delle Regioni e delle associazioni degli Enti locali, si è altresì impegnato a reperire nel bilancio dello Stato le risorse per sostenere gli Enti locali che si trovano a fronteggiare i costi aggiuntivi dovuti agli interventi delle recenti nevicate.
Il ritorno alla Tesoreria unica sicuramente ha un effetto negativo sull’autonomia degli Enti locali, perché è un’azione che va in direzione opposta rispetto a quel federalismo auspicato da anni. È per evitare questo che le Regioni hanno chiesto al Governo che si torni al precedente sistema di tesoreria mista.
Siamo in attesa di risposta dal Governo e si sta valutando di procedere con l’impugnativa del provvedimento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Bernardini per la replica. Consigliere, le restano cinque minuti.
BERNARDINI: Assessore, grazie per la risposta, sebbene un po’ troppo dottrinale e poco politica. La politica, però, la mettiamo dentro noi, per un semplice motivo: oggi abbiamo una spinta neocentralista molto forte. Sicuramente alcuni provvedimenti che lei ha richiamato del 2011 potevano essere letti come una messa in pericolo di un percorso federalista. Mi chiedo, allora, come sono letti i provvedimenti di oggi, se quelli erano già pericolosi per un percorso che doveva portare necessariamente a una riforma federalista, partendo proprio da quella materia fiscale che da tutti viene invocata, con i costi standard, con il passaggio di superamento della spesa storica. Mi chiedo i provvedimenti del Governo Monti, allora, che cosa faranno: lo demoliranno del tutto, se quelli di prima lo rendevano difficoltoso. Ed è proprio questa la nostra preoccupazione.
Prendendo spunto dall’emergenza neve che anche lei richiamava, ritengo patetico che un sindaco importante di una città importante, capoluogo di Regione, come Merola, vada a piangere a Roma per chiedere soldi per far fronte a uno stato di emergenza.
Merola non deve andare a Roma a piangere, ma a incazzarsi perché i soldi dei bolognesi devono rimanere sul territorio. È proprio questo il nodo, è questa la polemica politica su quella che è la nuova natura dell’IMU. Quando è stata concepita l’IMU, nell’impianto originario di quel percorso - sicuramente migliorabile, sicuramente ottimizzabile - del federalismo fiscale, era un qualcosa che rimaneva sul territorio, che rimaneva come gettito fiscale per i Comuni per garantire e implementare quei servizi che sono stati messi a repentaglio dai numerosi tagli.
Oggi, invece, che cosa abbiamo? Abbiamo tradotto una tassa che viene di fatto tolta dai Comuni, trasferita a Roma e il Comune diventa l’esattore per conto dello Stato di quello che è un tributo che, invece, doveva rimanere a livello locale. È per questo che chiediamo, in primis, alla Regione Emilia-Romagna di far sentire la sua voce, di tutelare quei sindaci che magari, anche non condividendo questa riforma della tassa IMU, si vedono costretti ad applicarla e a trasferire parte del gettito a Roma.
Noi chiediamo che questa Regione, visto che sicuramente non si potrà modificare questa norma - la crisi oggi è arrivata a giustificare tutto, anche quello che era impensabile si potesse fare -, pretenda che nei Comuni che sono stati toccati da questa grave calamità (tale è stata la nevicata che abbiamo subìto nel mese scorso) possano trattenere in loco anche quella parte della tassazione IMU che, invece, oggi dovrebbe essere trasferita a Roma. Questo potrebbe essere un primo aiuto, un primo recupero di quella lettura in chiave federalista anche di questa tassazione - ripeto - errata, di questa nuova natura che viene data all’IMU.
Tralascio il discorso sulla Tesoreria unica. Alcune Regioni hanno già dato mandato di impugnare il provvedimento. Io mi aspetto che non solo l’Emilia-Romagna chieda giustamente un ravvedimento di questo provvedimento, ma che si attivi lei stessa, vicepresidente, in maniera diretta per procedere, con tempi certi, a un’impugnativa di questo provvedimento.
Non cito altri casi rispetto ai quali vediamo una Giunta e un’Assemblea regionale un po’ troppo morbide nei confronti di questo Governo, quando in altre occasioni le abbiamo viste attivarsi subito, tentando di mettere i bastoni tra le ruote a percorsi normativi emanati dal Governo. Mi riferisco, per esempio, al caso delle liberalizzazioni e di quella che dovrebbe essere la tutela di una competenza specifica in materia, unica, in capo alla Regione per quanto riguarda, per esempio, i trasporti pubblici e le liberalizzazioni degli orari commerciali.
C’è tanto da fare, ma oltre che dare risposte dottrinali dobbiamo cominciare a dare anche risposte politiche, perché sinceramente - parlo da bolognese - vedere che il mio sindaco va a piangere, ma non a lottare per mantenere i soldi dei bolognesi sul territorio è un duro colpo anche per chi vede nel federalismo la soluzione dei tanti problemi che oggi purtroppo sono cronici nel nostro Paese e tarderanno, anche a causa del Governo Monti, ad essere risolti. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 2362, passiamo ai seguenti oggetti:
2366 - Interrogazione del consigliere Favia, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'U.O. di Gastroenterologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna.
2370 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, sulla situazione esistente presso il Reparto di Gastroenterologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna.
Le interrogazioni 2366 e 2370 sono abbinate in quanto vertono sullo stesso oggetto. Procediamo con questa modalità: illustrazione prima del consigliere Favia e poi della consigliera Noè; risposta unica dell’assessore Lusenti; replica eventuale prima del consigliere Favia e poi della consigliera Noè.
La parola al consigliere Favia per illustrare la sua interrogazione.
FAVIA: Attendo la risposta dell’assessore.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
La parola alla consigliera Noè per illustrare la sua interrogazione.
NOÈ: Analogamente, anch’io aspetto la risposta per sapere qual è l’atteggiamento della Regione rispetto al caso. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Innanzitutto, in premessa vorrei precisare che, contrariamente a quanto indicato nel primo punto dell’interrogazione a firma del consigliere Favia, che segnala quattro decessi avvenuti nel periodo tra il settembre 2010 e l’aprile 2011 nell’unità operativa di gastroenterologia del Maggiore, non risultano altri decessi di pazienti conseguenti a interventi endoscopici eseguiti in quell’unità operativa - nel periodo, appunto, tra il settembre 2010 e l’aprile 2011 - oltre a quello noto del 25 settembre 2010, per il quale la magistratura ha emesso di recente, a conclusione delle indagini, un provvedimento di rinvio a giudizio per quattro professionisti.
Per quanto attiene, viceversa, ai due casi segnalati dalle interrogazioni e recentemente occorsi, per il primo è stata eseguita una colangiopancreatografia, cioè un ERCP, che viene eseguita per via retrograda endoscopica con incannulamento filoguidato delle vie biliari principali. Questa è la metodologia universalmente considerata a minor rischio di complicanze e ad essa è successiva l’iniezione del mezzo di contrasto per eseguire, appunto, un esame diagnostico della via biliare.
Tale metodica ha consentito all’operatore di individuare immediatamente la perforazione della via biliare avvenuta con il filo guida e di richiedere altrettanto tempestivamente l’intervento dei chirurghi. L’accaduto rientra tra le complicanze possibili descritte in letteratura. L’endoscopista ha utilizzato la miglior tecnica di accesso alle vie biliari, come consigliato dalle linee guida, è incorso nella complicanza descritta ed ha riconosciuto immediatamente la perforazione, attivando subito il corretto iter procedurale per la gestione della stessa.
Si è proceduto, quindi, a una valutazione multidisciplinare, così come consigliato dalle linee guida aziendali, al termine della quale è stato adottato un trattamento conservativo, che ha permesso di ottenere una risoluzione del quadro senza la necessità di ricorrere a intervento chirurgico.
Per quanto riguarda il secondo caso al quale si fa riferimento, questo riguarda una paziente sottoposta a esofagogastroduodenoscopia che, a distanza di ore dall’esecuzione dell’esame, ha manifestato segni e sintomi riferibili a possibile perforazione. È stato attivato immediatamente il chirurgo di guardia della chirurgia d’urgenza e si è proceduto all’esecuzione di una TAC toraco-addominale, che ha evidenziato un quadro addominale radiologico con indicazione chirurgica.
Anche in questo caso, l’accaduto rientra tra le complicanze possibili descritte in letteratura. Non si è presentato alcun elemento indicativo di una complicanza in atto né in corso di procedura né nell’immediatezza post-operatoria. Infatti, il dolore e i segni perforativi si sono manifestati alcune ore dopo, nel reparto nel quale la paziente era degente. È questa la ragione per la quale la gestione dell’evento avverso è stata attivata e condotta dai medici del reparto.
Nel corso dell’intervento chirurgico non sono state evidenziate macroscopiche lesioni di continuo della parete, elemento che depone ulteriormente a favore di una comparsa tardiva dei sintomi, verosimilmente per l’esiguità delle dimensioni della perforazione. All’esordio dei sintomi perforativi i sanitari hanno riconosciuto prontamente la complicanza e attivato immediatamente il corretto iter procedurale di gestione della stessa.
Qui vorrei richiamare, per contestualizzare questi elementi puntuali, informazioni che avevo fornito in una risposta a un’interrogazione del 27 settembre 2011, a firma del consigliere Favia e del consigliere Defranceschi.
L’unità operativa di gastroenterologia del Maggiore svolge mediamente 17.000 prestazioni all’anno, di cui 6.000 interventistiche, su 9.000 pazienti; ha un indice di complicanze dello 0,16 per cento, quando l’indice di complicanza riportato nella letteratura internazionale va da valori minimi dello 0,05 per cento a valori massimi del 15 per cento dei casi trattati.
Riguardo ai due casi dei quali ho appena riferito, in riferimento alla mancata segnalazione dei due episodi come eventi sentinella, in entrambi i casi, riconosciuti e trattati come complicanze possibili e note delle procedure effettuate, non sono stati riscontrati gli elementi per dar luogo a segnalazione. Nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2011 e il 27 febbraio 2012, cioè quattordici mesi, il professionista che ha eseguito le procedure nei due casi segnalati ne ha effettuate altre 880, per le quali non risulta all’azienda sanitaria di Bologna vi siano stati eventi avversi della natura di cui qui si tratta.
Per quanto attiene alla richiesta di mobilità da parte di undici professionisti della gastroenterologia dell’ospedale Maggiore, l’azienda ha avviato un progetto di riorganizzazione delle attività gastroenterologiche degli ospedali Bellaria e Maggiore, con particolare attenzione per le attività ambulatoriali, di day service, day hospital e screening.
Il progetto persegue, tra l’altro, il rafforzamento della consequenzialità operativa, in maniera da renderla più funzionale all’esecuzione delle prestazioni, la rimodulazione dell’attività dei professionisti, la ridefinizione dei percorsi di presa in carico.
Il Maggiore si configura, in questo quadro, come centro dedicato alle patologie acute, all’interventistica endoscopica; il Bellaria alla diagnostica complessa e allo screening di primo e di secondo livello.
L’attivazione delle procedure di mobilità va considerata come propedeutica alla ridefinizione di organici e competenze per la piena realizzazione, nei due poli, delle progettualità descritte; ad essa faranno seguito ulteriori azioni e provvedimenti riorganizzativi.
Riguardo alla domanda di mobilità di undici professionisti, che è un dato sicuramente significativo, pur in questo quadro riorganizzativo, la vera domanda che è necessario porsi è perché questi professionisti fanno questa domanda. E a questa domanda non mi sembra estraneo, come elemento di risposta, il tema della campagna di discredito e delegittimazione che prosegue da quasi due anni riferita all’attività che in quell’unità operativa viene svolta e dei quali volumi ed esiti ho riferito con dei dati puntuali a questa e alle precedenti interrogazioni.
Infine, per ciò che riguarda la sospensione cautelativa del medico che ha eseguito le procedure interventistiche, si tratta - come già dichiarato in precedenza - di provvedimenti che l’azienda può assumere, secondo quanto previsto dalle norme contrattuali, in presenza di una responsabilità definitivamente accertata dalla magistratura o di gravi e incontestabili violazioni dolose o colpose, o di omissioni di norme e regolamenti che configurino una responsabilità disciplinare.
Gli episodi segnalati non configurano nessuna di queste fattispecie e il processo per il decesso dello scorso 25 settembre 2010 è ancora in corso.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola al consigliere Favia per la replica.
FAVIA: Abbiamo sentito più o meno una fotocopia della risposta di qualche mese fa. Innanzitutto, assessore, in merito ai decessi, che lei sostiene non corrispondano, le farò avere il materiale.
Quanto alle statistiche, i sacchi vuoti non ci interessano. Basta un intervento nel quale sono stati violati dei protocolli e già ci sarebbe da intervenire. Sappiamo che, nell’unità di gastroenterologia, i medici sono di valore, quindi non gettiamo discredito su di essa. Le ricordo, comunque, che due anni fa non avevamo neanche iniziato quell’azione di discredito che lei sta paventando, che in realtà è semplicemente l’azione di controllo che deve svolgere un consigliere e questa Assemblea.
Ricordiamo che ci sono quattro medici rinviati a giudizio per omicidio colposo, e lei stesso un anno fa diceva che era tutto a posto. Evidentemente la magistratura inventa i fatti.
Le ricordo, anche, che nelle indagini sono emersi evidenti fatti che, se non hanno rilevanza penale, ne hanno comunque da un punto di vista dell’atteggiamento sanitario, ad esempio sul tema della cartella clinica, circostanza che le avevo già segnalato. Lei, però, non vuol vedere, non vuol capire, vuole solo difendere d’ufficio l’azienda.
Le dico, allora, che se continueranno fatti di questo genere la magistratura dovrà interessarsi anche a lei, perché lei in questo momento è complice. Qui non si scherza, perché i fatti che stanno succedendo sono gravi e le notizie che arrivano su quella condotta e che qualcuno cerca di mascherare come liti interne tra équipe sono effettivamente gravi. E noi non facciamo niente. Lasciamo tutto così e diciamo che va bene, che sono bravissimi, e citiamo le statistiche del reparto.
Purtroppo le evidenze - la magistratura osserva le evidenze e se fa dei rinvii a giudizio lo fa sulla base delle evidenze - dicono tutt’altro, ma noi continuiamo a non voler vedere i problemi, a voler difendere d’ufficio chi si è stato sostenuto fino ad oggi.
Lei, invece, assessore, dovrebbe assumersi delle responsabilità e se andasse a parlare con tutti i medici di quell’unità forse capirebbe delle cose che non vuol vedere.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
La parola alla consigliera Noè per la replica.
NOÈ: Grazie, presidente. Il tema di cui stiamo parlando è effettivamente molto delicato e anch’io lo sto seguendo da parecchio tempo. Tuttavia, ho fatto una scelta diversa, quella di affrontarlo con più discrezione, riservatamente, direttamente.
Quello che oggi mi spinge a rivolgere una domanda, in quest’Aula, per capire esattamente come si pone la Regione su questo caso è che, comunque sia, stiamo parlando di una situazione, di una crisi, di uno stato d’animo molto difficile che all’interno del reparto di gastroenterologia del Maggiore si sta vivendo da due anni.
(brusio in Aula)
PRESIDENTE (Richetti): Colleghi, lasciamo intervenire la consigliera Noè in un clima un po’ diverso da quello che si è creato. Grazie.
Prego, consigliera Noè.
NOÈ: Noi purtroppo siamo consapevoli che questa è una situazione molto anomala. Noi siamo degli ambasciatori, assessore, ma le posso confermare che - non so il consigliere Favia - io personalmente già da molto tempo ricevo delle sollecitazioni da molti operatori del reparto che rivelano un grande disagio.
Cito il fatto stesso che oggi all’Ospedale Maggiore ci sono due reparti: un reparto di gastroenterologia e un’altra unità, uno riconducibile al professor D’Imperio, l’altra al professor Cennamo, sebbene, come dicevo prima, oggi ricopre più che altro delle funzioni di direttore di endoscopia. Questo la dice lunga sul fatto che all’interno di questa struttura c’è una certa anomalia.
Vorrei capire se il fatto che oggi ci sono due unità è motivato. Insomma, oggi ci sono i volumi per giustificare la presenza di queste due distinte unità? Vorrei ricordare, come dicevo prima, che su quello che si sta vivendo all’interno del reparto ci sono interessamenti che si stanno protraendo da oltre due anni.
Personalmente dalle parole che ho appena sentito ricavo l’impressione che c’è effettivamente la serenità di giustificare quanto è accaduto, ma anche l’impressione che si tenda a minimizzare la questione. Non dimentichiamo che undici su dodici operatori il 27 dicembre hanno chiesto il trasferimento da un reparto all’altro.
Attenzione, «ccà nisciuno è fesso». Qui siamo tutti consapevoli che ci sono delle logiche un po’ anomale che stanno governando e ispirando questo caso. Capisco che probabilmente noi non siamo all’interno delle strutture che disciplineranno e governeranno la questione, però, ripeto, «ccà nisciuno è fesso». Anche noi stiamo assistendo a questa situazione molto anomala. Ripeto, undici su dodici operatori di un reparto il 27 dicembre, tutti insieme, hanno chiesto il trasferimento da un’unità all’altra.
Che cosa si vuol fare, a questo punto, di questa unità? Se effettivamente questi undici medici verranno trasferiti da unità all’altra per ricostruire un reparto di gastroenterologia, ben venga. Qui, invece, l’impressione è che forse quel reparto verrà depotenziato.
Siccome anche lei, prima, assessore, diceva che è un reparto che in realtà si distingue per eccellenza, per tutti i numeri che sta portando a casa, dobbiamo fare attenzione perché quegli undici operatori hanno intenzione di rimanere insieme a governare e presidiare un reparto che continui a operare all’insegna della gastroenterologia. Purtroppo, anche se vi sorprenderà quello che stiamo dicendo, in realtà quello che ci viene riferito - stranamente non solo a me, ma anche al consigliere Favia - segnala una preoccupazione che va in questa direzione.
Ricordo che c’è comunque una procedura in corso, una richiesta di trasferimento, un clima di preoccupazione fra la cittadinanza rispetto alle modalità con cui opera il reparto. Io sono curiosa - e seguirò con molta attenzione la vicenda - di vedere che cosa si verificherà all’interno di quel reparto. Sarò curiosa di verificare se effettivamente si ricreeranno tutte le condizioni per ricostituire un reparto di gastroenterologia che consenta di non disperdere chi oggi ha chiesto il trasferimento. Queste persone, che a livello sindacale sono state ripetutamente ascoltate, oggi ahimè lamentano di non aver ricevuto purtroppo un adeguato ascolto da parte della direzione.
A questo punto, mi sento di dirvi che anch’io controllerò come proseguiranno le cose al Maggiore. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Abbiamo esaurito gli oggetti 2366 e 2370, passiamo al seguente oggetto:
2368 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa questioni relative al Gruppo Marcegaglia.
Risponde per la Giunta l’assessore Muzzarelli.
La parola al consigliere Naldi per illustrare l’interrogazione.
NALDI: Grazie, presidente. Il Gruppo Marcegaglia ha sui mezzi di informazione una risonanza particolare, da diversi anni, perché la figlia del fondatore è presidente della Confindustria nazionale. Il Gruppo Marcegaglia, tuttavia, è un grande gruppo nazionale di indubbio rilievo industriale e ha aziende molto importanti in Emilia-Romagna: a Ravenna, a Forlì e anche un piccolo stabilimento nel comune di Budrio.
Questo Gruppo, quindi, anche in Emilia-Romagna è in grado di fare cultura industriale, se la vogliamo chiamare così. In questo momento c’è una vertenza aperta nello stabilimento di Forlì, legata al fatto che l’azienda non vuole rinnovare dodici contratti interinali che stanno scadendo(riferiti a giovani che hanno lavorato lì 11 mesi), se non viene accettato da parte del sindacato un salario d’ingresso che comporterebbe, secondo quanto l’azienda chiede, una riduzione media del salario di 300 euro al mese per sei anni. Ci si troverebbe, quindi, con persone che all’interno dello stabilimento fanno lo stesso lavoro di altri però con 300 euro in meno in media (all’inizio sono circa 400 e alla fine sono circa 200 euro) di differenza per sei anni.
In questo Paese siamo impegnati in una discussione molto appassionante su cosa e come si fa per ridurre le differenze fra i giovani e gli anziani, e sembra che questa sia la preoccupazione più grande del Governo e a volte perfino degli imprenditori - e sicuramente lo dovrebbe essere e lo è anche delle organizzazioni sindacali - come facciamo per ridurre le differenze, che tutti riconosciamo sono diventate ormai insostenibili. Ma guarda caso, quando ci avviciniamo alla dimensione concreta delle cose, insomma quando dalla poesia si passa alla prosa, per andare a lavorare bisogna accettare una differenza di stipendio per sei anni?
Assessore, capisco che da parte della Regione non sia semplice intromettersi in queste vicende, tuttavia io le vorrei segnalare - ed è la ragione per la quale abbiamo posto questa domanda di attualità - che si corre il rischio di avere delle grosse contraddizioni rispetto agli ottimi princìpi enunciati nel Patto per la crescita intelligente sostenibile e inclusiva. Nel Patto si dicono cose che vengono contraddette radicalmente dalla realtà dei fatti.
Dal momento che la Marcegaglia sta ricattando gli Enti locali perché minaccia di non fare investimenti se non verrà accettata la sua idea di come si accede al lavoro, penso che sia necessario un intervento politico della Regione per affermare i princìpi contenuti in questo Patto sottoscritto da tutte le forze sociali.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
La parola all’assessore Muzzarelli per la risposta.
MUZZARELLI, assessore: In base alle informazioni disponibili, il Gruppo Marcegaglia avrebbe intenzione di avviare l’iter per l’ampliamento e la riqualificazione dello stabilimento di Forlì, con la previsione di un investimento di circa 50 milioni di euro e oltre cento nuove assunzioni.
L’intervento, oltre che a consolidare e far crescere l’azienda, fornirebbe ovviamente anche un importante contributo alla ripresa e all’inversione della difficile situazione economica e occupazionale. Pertanto, è interesse delle parti e delle istituzioni che intorno agli investimenti come quelli previsti per il Gruppo Marcegaglia a Forlì si realizzi il massimo consenso e che le procedure e i lavori possano svolgersi il più celermente possibile.
La Giunta regionale, in questo come in altri casi analoghi, ritiene doveroso rispettare l’autonomia delle parti sociali in materia contrattuale e la libera e democratica espressione dei lavoratori che sottoscrivono accordi.
Ciò premesso, uno scambio fra la riduzione del salario dei giovani e gli investimenti, come quello prospettato nell’interrogazione, solleva legittimi motivi di preoccupazione e meriterebbe un supplemento di riflessione delle parti in causa.
Il contratto di apprendistato, che nel Patto regionale per la crescita intelligente sostenibile ed inclusiva abbiamo considerato il principale canale di accesso dei giovani al lavoro, offre già ampie agevolazioni alle imprese, inquadramento fino a due livelli sotto la categoria di riferimento, agevolazione contributiva, prosecuzione e - dal decreto "salva-Italia" in poi - aumento delle deduzioni della base imponibile IRAP. Senza dimenticare che il suddetto decreto ha anche escluso la quota IRAP dovuta sul costo del lavoro sulla base imponibile IRES e IRPEF.
Peraltro, i dati pubblicati ieri da alcuni quotidiani di fonte Eurostat hanno confermato in modo clamoroso che i salari lordi medi italiani sono in fondo alla classifica europea: 30 per cento in meno rispetto alla Francia, 43 per cento in meno rispetto alla Germania, 38 per cento in meno del Regno Unito e 59 per cento in meno della Danimarca. Si conferma, cioè, che le cause principali della debolezza dell’economia italiana non si possono imputare ai diritti e ai salari dei lavoratori. Al contrario, dovrebbe essere sempre più evidente che il dualismo del mercato del lavoro e la precarietà ostacolano la formazione del capitale umano, sottraggono diritti e futuro ai giovani e deprimono la domanda delle famiglie.
Per quanto riguarda l’attuazione del Patto per la crescita intelligente sostenibile ed inclusiva, va osservato innanzitutto che gli indirizzi principali sono entrati a far parte anche dell’agenda politica nazionale. Anche in materia di apprendistato sembra delinearsi un ampio accordo, soprattutto sul primato da attribuire a tale forma contrattuale.
Al momento, però, non è dato sapere se un auspicato accordo porterebbe o meno ad aggiustamenti della normativa. In ogni caso, la Regione sta predisponendo tutti gli strumenti necessari a realizzare gli obiettivi del Patto, consapevole che riforme nazionali ampiamente condivise con le parti sociali ne faciliterebbero l’attuazione.
L’auspicio della Regione è che il confronto in corso conduca a un accordo sulla forma del mercato del lavoro che sia in grado di rendere effettivamente universali le tutele e le opportunità e che, per quanto attiene Forlì, ci siano le condizioni di un accordo per assicurare una prospettiva all’azienda e al lavoro.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Muzzarelli.
La parola al consigliere Naldi per la replica. Consigliere, le restano due minuti.
NALDI: Grazie, presidente. Ringrazio l’assessore per la risposta. Naturalmente capisco la sua prudenza per quanto riguarda l’autonomia delle parti sociali, ma ritengo che al di là della prudenza vi debba essere un intervento della Regione, che io auspico e insisto a chiedere.
È un’azione che serve per evitare una dilatazione delle tensioni, e su questo siamo d’accordo, ma è anche un’azione che, a mio parere, deve servire per evitare che si protragga un ricatto sugli investimenti, che non possono essere subordinati, come lei giustamente sottolineava e concordava, a politiche discriminatorie nei confronti di persone. Sono d’accordo - lo sottolineavo anche nell’interrogazione che ho presentato - sul fatto che l’apprendistato sia uno strumento che può essere utilizzato; l’apprendistato è lo strumento previsto dal Patto per la crescita inclusiva, quindi credo che sia del tutto opportuno utilizzarlo.
Quello che auspico fortemente è che la Regione intervenga per fare in modo che questa vicenda si possa concludere utilizzando strumenti civili e che permettano di far lavorare le persone in maniera civile. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Abbiamo esaurito l’oggetto 2368 e con esso lo svolgimento delle interrogazione a risposta immediata.
Inversione dell’ordine dei lavori
PRESIDENTE (Richetti): Procediamo con lo svolgimento dell’ordine del giorno. L’assessore Mezzetti chiede un’inversione dei lavori relativa al punto 2250, Proposta recante: "Programma quadriennale 2012-2015 per l'insediamento di attività cinematografiche e atto di indirizzo e coordinamento tecnico ai sensi dell'art. 4 della L.R. 12/06 e dell'art. 16 della L.R. 20/00. Proposta all'Assemblea legislativa". Essendo l’assessore presente, può ovviamente accompagnare la discussione, mentre poi è chiamato ad un impegno istituzionale.
Ricordo che, come avviene per le richieste di inversione, sono previsti un intervento a favore e uno contro sulla richiesta dell’assessore Mezzetti.
Se nessuno chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione, nominando scrutatori il consigliere Barbieri, il consigliere Carini e il consigliere Pollastri.
(È accolta all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta di inversione è accolta.
OGGETTO 2250
Delibera: «Programma quadriennale 2012-2015 per l'insediamento di attività cinematografiche e atto di indirizzo e coordinamento tecnico ai sensi dell'art. 4 della L.R. 28 luglio 2006, n. 12 e dell'art. 16 della L.R. 24 marzo 2000, n. 20. (Proposta della Giunta regionale in data 23 gennaio 2012, n. 52).» (71)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): La Commissione "Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport" ha espresso parere favorevole, nella seduta del 22 febbraio 2012, con la seguente votazione: 23 favorevoli, 2 contrari, 13 astenuti.
Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.
È aperta la discussione generale.
La parola all’assessore Mezzetti per illustrare la proposta.
MEZZETTI, assessore: Vi ringrazio per aver accettato la richiesta di inversione.
Stiamo discutendo del rinnovo del programma quadriennale 2012-2015 per l’insediamento di attività cinematografiche e atto di indirizzo e coordinamento tecnico ai sensi dell’articolo 4 della legge n. 12/2006 e dell’articolo 16 della legge n. 20/2000, proposta dall’Assemblea legislativa sulla disciplina generale della tutela e l’uso del territorio.
Il programma, che è frutto del lavoro congiunto dell’assessorato alla cultura e allo sport e dell’assessorato alla programmazione territoriale, è stato elaborato tenendo conto dell’attività di monitoraggio prevista dall’articolo 8 della stessa legge n. 12/2006 e in particolare dei dati estrapolati dal sistema informativo sulla rete di sale e arene cinematografiche gestita dagli uffici regionali, in convenzione con l’Agis regionale. È uno strumento con il quale vengono monitorate le dinamiche di funzionamento degli esercizi cinematografici, come apertura, chiusura, interventi di qualificazione, tipo di proiettori e quant’altro riguarda la loro attività.
Al 31 dicembre 2010 risultano attivi nella nostra Regione un totale di 452 schermi, per 239 esercizi cinematografici, suddivisi in 146 monosala, 30 medie multisale, 20 grandi multisale e 42 arene estive. L’Emilia-Romagna si colloca con questo dato tra le realtà europee a più forte offerta di cinema, ben al di sopra del dato nazionale di sei sale ogni 100.000 abitanti. Un analogo risultato di eccellenza lo si ottiene rapportando gli schermi all’estensione territoriale.
Comparando, dunque, la realtà regionale a quella nazionale, si può notare un’equivalente densità di grandi multisale, una maggiore presenza di monosala e una minore di medie multisale. La lettura dei dati sulla diffusione degli esercizi a livello provinciale mostra una presenza di schermi significativamente superiore alla media regionale nelle Province di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, mentre è significativamente inferiore nelle Province di Parma e di Modena. L’Emilia-Romagna si conferma anche in ottima posizione per quanto riguarda il consumo degli spettacoli cinematografici, seconda soltanto al Lazio.
Nel corso del quadriennio 2007-2010, da quando cioè è entrata a pieno regime la legge regionale, l’offerta cinematografica nella Regione non ha registrato significativi cambiamenti nel numero di esercizi. Se prima della legge avevamo visto un’esplosione delle multisale e una caduta delle monosala, tra il 2007 e il 2010 l’offerta cinematografica della Regione ha registrato il passaggio da 238 a 239 unità. L’aumento è soltanto di un esercizio, anche in questo caso una multisala.
Durante il primo biennio si è assistito a una significativa diminuzione del numero degli schermi attivi in strutture monosala. Il fenomeno, indubbiamente accentuato dalla crisi economica generale, sembra però essersi assestato e arrestato negli anni seguenti. Nel medesimo periodo 2007-2010 il numero delle arene estive si è incrementato di circa il 10 per cento.
A oggi, dunque, la sfida più grande che attende gli esercizi cinematografici riguarda il processo di digitalizzazione delle sale. La difficoltà nel reperimento di investimenti atti ad ammodernare le tecniche di proiezione cinematografica rischia di essere un fardello molto pesante, il cui peso è destinato a ricadere in maniera preponderante sulle spalle dei piccoli esercenti.
Apro rapidamente una parentesi. Il tema della digitalizzazione che abbiamo più volte affrontato in Commissione è quello sul quale oggi si sta giocando la competizione fra esercizi cinematografici, più ancora della presenza di multisale rispetto alle monosala. Le monosala, che hanno meno capacità di investimento, non riescono a tenere il passo dei film di maggiore distribuzione e commercializzazione, che sono quasi esclusivamente digitalizzati.
Le piccole sale, ancora attrezzate con le vecchie sale di proiezione che utilizzano le tradizionali «pizze», riescono a stento a stare al passo con le grandi sale. Da questo punto di vista - la legge in oggetto non poteva occuparsene - dovremo calibrare e meglio studiare le possibilità di investimento per agevolare i piccoli esercizi monosala e in particolare quelli di qualità.
Sulla base delle dinamiche emerse nel corso degli ultimi anni e tenuto conto delle finalità e degli indirizzi generali della legge regionale, questo programma punta a ribadire gli obiettivi contenuti nella programmazione del precedente quadriennio, senza apportare modifiche sostanziali (se non su di un punto al quale arriverò in seguito). Si tratta, quindi, di: agevolare l’insediamento di medie multisale nei centri urbani di media grandezza situati al centro di bacini di utenza di dimensione demografica significativa; salvaguardare e riqualificare il sistema dell’offerta nei centri storici, nelle zone montane, nelle aree svantaggiate; limitare l’insediamento di grandi multisale ai soli ambiti territoriali carenti di tali strutture.
Tali indirizzi e finalità sono stati integralmente inseriti e condivisi all’interno del nuovo programma che presentiamo, insieme ad alcuni emendamenti proposti dal Consiglio autonomie locali (CAL) e volti a chiarire la cosiddetta complementarità d’uso dei parcheggi, che nei giorni scorsi è stata oggetto di confronto anche sulla stampa locale. L’ipotesi è che gli spazi destinati ai parcheggi pubblici e pertinenziali possano essere individuati anche all’interno di più esercizi commerciali aventi diversi orari di apertura, il tutto nell’ottica di evitare un inutile consumo del suolo.
In questo senso l’emendamento approvato dal CAL va nella direzione di rispondere a una questione di buonsenso. Laddove le multisale o le sale cinematografiche si insedino negli spazi di centri polifunzionali già dotati di aree parcheggio, in qualche caso sottoutilizzate, non dobbiamo per obbligo di legge - secondo me la legge ha un limite precedente - costruire altri parcheggi, consumando altro territorio, ma possiamo invece attenerci al criterio della complementarità dei servizi pertinenziali a parcheggio.
Accadde in passato in quel di Cento nel più grande centro polifunzionale della bassa fra Modena e Ferrara, dove l’amministrazione comunale provvide in questo senso, tenendo conto, secondo buonsenso, della complementarità dell’uso dei parcheggi.
Gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica sono fondamentali al fine di garantire una diffusione equilibrata degli insediamenti sul territorio. È evidente, tuttavia, che la qualificazione e l’innovazione della rete di sale, così come la salvaguardia degli esercizi dei centri storici o lo sviluppo della presenza di sale nei centri minori e nelle aree montane, non possono essere perseguite soltanto definendo obiettivi e condizioni di sviluppo - come noi facciamo con la legge - o misure di pianificazione territoriale, bensì con idonei strumenti e incentivi di natura economica e finanziaria.
Il tema della competizione sul mercato non può essere affrontato dalla nostra legislazione, che interviene solo sui requisiti e detta i criteri di uso del territorio e di pianificazione. È la legge del mercato a determinare la nascita e la morte delle sale cinematografiche. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Mezzetti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, presidente. Pur non essendo componente della competente Commissione consiliare, ho cercato di fare alcune riflessioni e di leggere il provvedimento. Ho anche ascoltato con grande attenzione la relazione dell’assessore. Vi sono delle luci e delle ombre in questo atto. Il programma fissa per le attività cinematografiche nel prossimo quadriennio delle linee guida che dovrebbero avere come finalità un rilancio e un’inversione di tendenza in un mercato sempre più diversificato, che ha portato al moltiplicarsi delle multisale e, come avevo già detto in un mio precedente intervento, alla condanna e alla penalizzazione dei piccoli cinema, anche nelle zone periferiche, per i quali le speranze di sopravvivenza saranno in futuro sempre meno.
Questo programma è incentrato prevalentemente sulle multisale, ma con un atteggiamento - al proposito ho letto sulla stampa qualche presa di posizione da parte di colleghi membri della Commissione - un po’ ondivago. Credo che per approfondire un passaggio un po’ difficile qualche collega presenterà una sospensiva sul provvedimento.
Nel dettaglio, vi è nell’atto il tentativo di preservare, come ha detto lei nella relazione, l’uso del territorio e di far sorgere le future sale in centri polifunzionali per stimolare, se non ho capito male, un aspetto propriamente commerciale e recuperare aree dismesse, con la considerazione, però, che questo costituirà evidentemente un costo aggiuntivo. Mi sembra di aver colto che vi saranno norme sull’ubicazione urbanistica che interesseranno anche strade a grande percorrenza. Credo che un punto controverso nel dibattito sarà quello relativo all’obbligo di avere parcheggi di determinate dimensioni, aree verdi attrezzate, parcheggi alberati, con oneri a carico dei lottizzanti.
Da una parte il provvedimento tenta, quindi, di impedire il consumo del territorio, ma, a nostro avviso, non favorisce né sostiene il tipo di cinema e di attività a cui facevo prima riferimento. Permangono alcune problematiche, legate non solo a questo provvedimento, ma anche a fattori di mercato e quant’altro, che fanno registrare per le piccole attività e le piccole sale periferiche drammatici cali del numero di ingressi. Secondo noi, avrebbero dovuto essere maggiormente tutelate.
Sotto questo profilo, assessore, non ci sentiamo di dare voto favorevole per tutta una serie di riserve che altri colleghi del gruppo evidenzieranno nel corso del dibattito.
Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Parto da un’analisi più generale.
Noi ereditiamo una situazione pregressa, quindi è impossibile imputare all’attuale assessore responsabilità sullo scenario dell’insediamento di sale cinematografiche. È anche vero che le precedenti Giunte sono intervenute sul tema in ritardo, quando ormai l’espansione delle multisale a discapito delle monosala era già iniziata ed era in forte crescita. Adesso ovviamente i margini sono più ridotti anche per le multisale ed è per questo che c’è stata una forte attenuazione.
Di quest’atto e di quelli ad esso allegati, come la legge del 2006 e i vari regolamenti, non condivido un aspetto. Per difendere il cinema di qualità, il cinema delle monosale, sarebbe bastato - e mi ricollego all’argomento di attualità - non consentire ai cinema di avere tutti questi indici per la realizzazione di parcheggi. Qui entra in gioco anche l’assessore Peri perché entra in gioco un’idea di mobilità. Se noi continuiamo a delocalizzare al di fuori della città consolidata supermercati, multisale, luoghi di concentrazione, attrezzati con immense aree parcheggio, è chiaro che il cittadino tenderà sempre di più a usare la strada e il mezzo privato per recarsi in massa in questi luoghi, creando problemi dei quali noi dobbiamo rispondere.
Se, come fanno alcuni Paesi, negli standard urbanistici intorno ai cinema invece dei parcheggi mettessimo gli alberi - una bella multisala in mezzo a un boschetto - tutti i proponenti realizzerebbero questi impianti nelle città consolidate, a ridosso delle grandi direttrici e dei mezzi di trasporto pubblici. Consentendo a queste realtà di avere una tale disponibilità di parcheggi, di fatto incentiviamo la mobilità privata.
Venendo al punto, io non discuto la norma in sé. Posso condividere che sia di buonsenso e, come stavo dicendo, andrei addirittura oltre. Noi però abbiamo una responsabilità anche amministrativa. Per questo oggi porrò una questione sospensiva con rinvio in Commissione. Chiusi i lavori in Commissione, altrimenti avrei sollevato lì la questione, sono venuto a conoscenza del fatto che esiste un procedimento amministrativo, cioè un ricorso al TAR, contro l’unica multisala interessata dal nostro piano, la nuova multisala di Mirandola.
Premesso che a Mirandola hanno chiuso tre monosala e adesso riapre la multisala, ma sono questioni che ci competono solo in parte e io non sono favorevole a quella multisala, il Comune giustamente indice una procedura a evidenza pubblica e vengono presentati due progetti. Uno di questi rispetta la normativa regionale, benché quella legge avesse dei limiti. L’altro progetto non la rispetta. Il Comune preferisce il progetto che non rispetta la normativa regionale e ovviamente l’altro proponente fa ricorso.
Il progetto preferito dall’amministrazione di Mirandola si colloca vicino a un centro commerciale della Coop, in un’area attrezzata anche di parcheggi pertinenziali. L’altro, invece, si dotava, come richiede la legge, dei parcheggi pertinenziali. Essendo in corso un procedimento amministrativo, assessore, penso che non sia possibile né giusto cambiare i termini della partita, come diceva Di Pietro quando si parlava di Berlusconi. Cambieremmo le regole in corsa.
Penso che prima di tutto il percorso debba essere regolare. Condivido la ratio della norma, ma stiamo parlando di soggetti economici che fanno investimenti, scrivono progetti, spendono tempo e che - si metta nei loro panni - vedrebbero cambiare la norma che è il loro punto di forza nel ricorso. Sembra che esista una corsia preferenziale. Per questo chiederò lo stralcio o perlomeno chiederò che si possano introdurre norme che non inficino il contenzioso in corso, cosa che non possiamo fare su due piedi in Assemblea, ma per forza in Commissione. La mia richiesta di sospensiva, quindi, non riguarda tanto l’atto in generale quanto questa singola misura.
Tra l’altro, assessore Peri, a livello urbanistico il concetto di parcheggio pertinenziale con questa norma viene a cadere. Qui non abbiamo parcheggi pertinenziali ma parcheggi che di fatto sono condivisi. Che cosa diventa un parcheggio pertinenziale a questo punto? Facciamo costruire la multisala dicendo che non opera negli stessi orari del centro commerciale. Al di là del fatto che io dubito che le aperture domenicali e quelle del sabato sera non siano in conflitto, a fronte delle liberalizzazioni che si stanno portando avanti come possiamo garantire che gli orari non si accavalleranno?
Il quadro normativo a livello nazionale e le possibilità per i Comuni di controllare gli orari di apertura stanno venendo meno. Rischiamo di far aprire un’attività dicendo che i parcheggi pertinenziali saranno liberi pur sapendo che un domani gli orari potrebbero accavallarsi. Cosa faremo allora? Faremo chiudere la multisala?
Penso che su questo tema ci sia stata troppa fretta. Sono d’accordo sulla ratio, ma non se c’è un procedimento in corso, un contenzioso amministrativo, e soprattutto se non ci cauteliamo sul fatto che, liberalizzazioni o no, disponiamo di strumenti seri per impedire al centro commerciale di cambiare gli orari di apertura senza violare la concorrenza.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Prendiamo atto che il consigliere Favia pone, ai sensi dell’articolo 74 del Regolamento, una questione sospensiva con rinvio in Commissione. Sono previsti un intervento a favore e un intervento contrario che non possono eccedere i tre minuti. Si procederà, quindi, alla votazione e, in base all’esito, il provvedimento tornerà in Commissione o si proseguirà la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.
AIMI: Grazie, presidente. Il consigliere Favia ha sintetizzato, secondo me in maniera estremamente corretta, il problema che ci troviamo ad affrontare in questo momento.
Premetto che ho ascoltato le parole dell’assessore Mezzetti e all’80 per cento concordo con la sua impostazione. Vi è però una questione che aleggia su quest’Aula e mi riferisco alla presenza di istanze e ricorsi che non possono essere stravolti modificando la norma. Il provvedimento in questo sorprende. Si dice a volte che il diavolo si nasconde nei dettagli della normativa. La previsione di eliminare parcheggi pubblici e pertinenziali in presenza di attività complementari in aree multifunzionali, così come formulata nel provvedimento, è priva di un’adeguata motivazione urbanistica, oltre che presentare, secondo me, qualche rischio di illegittimità giuridica.
Sul piano strettamente tecnico, andrebbe quantomeno introdotta, cosa che il documento in progetto non fa, una definizione chiara di complementarietà d’uso parziale o totale dei parcheggi pubblici e pertinenziali delle altre strutture presenti nella medesima area. È, infatti, evidente che mentre alcuni usi hanno caratteristiche tali da escludere del tutto una sovrapposizione di tempi nella presenza degli utenti e degli addetti, ad esempio uffici pubblici o spettacoli serali, in molti altri casi l’analisi sui tempi di svolgimento dell’attività deve essere condotta con grande attenzione, in quanto la possibilità di sovrapposizione, anche in giorni e orari di punta, può verificarsi con effetti opposti rispetto a quelli attesi.
Mi riferisco, come diceva il consigliere Favia, all’aspetto relativo alle liberalizzazioni, che potrebbero determinare una coincidente affluenza all’interno dei parcheggi di utenti che si recano nel centro commerciale e di altri che si recano al multisala. La questione è comunque molto complessa. Qui aleggia il caso di Mirandola, dove è in corso un forte contenzioso. Come ripeto, c’è un procedimento pendente al TAR e questa norma rischia davvero di stravolgere i parametri più elementari di legalità. Io non so se l’assessore sia informato di questa situazione, ma la compresenza di questi due progetti impone una seria riflessione a tutta l’Aula.
Io credo che davvero il rinvio in Commissione sia l’unica soluzione, l’unica risposta che, secondo parametri di trasparenza e di legalità, si possa dare in questa sede.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Aimi.
Ha chiesto di intervenire l’assessore Mezzetti. Ne ha facoltà.
MEZZETTI: Vorrei precisare che questa legge era in scadenza e andava rinnovata. C’è stata una coincidenza temporale, ma non inventiamo oggi la modifica di una legge in corso d’opera, fuori da un contesto di scadenze e necessità di rinnovo.
Vorrei fosse chiaro il punto di vista dal quale stiamo affrontando questo tema. Per quanto riguarda la normativa sul commercio, nella nostra Regione è già in essere ciò che introduciamo con la legge sulle attività cinematografiche. L’anomalia era rappresentata da una normativa sulla pianificazione degli esercizi cinematografici dissonante rispetto a quella che adottiamo per tutte le restanti attività commerciali.
Questo ha creato un problema non solo nel caso specifico di Mirandola, ma anche in altri casi di domande relative, ad esempio, all’ampliamento di attività già attive. Il collega Aimi saprà che il cinema Victoria della nostra città ha fatto domanda di ampliamento per un’altra sala. In questo caso abbiamo escluso che aggiungano altri posti parcheggio in un’area che, come il collega sa, è già piena di parcheggi e di servizi complementari. Non c’è solo il caso di Mirandola. Se non affrontiamo questo tema all’interno del rinnovo del piano quadriennale, ci troveremo di fronte a tante altre realtà con lo stesso problema.
Nel caso specifico, consigliere Favia, c’è da dire che non siamo in presenza dell’ipotesi di costruire o non costruire il multisala. Su questo ognuno di noi può avere i suoi giudizi personali e anch’io non nutro grande simpatia verso i multisala. Siamo in presenza di due progetti alternativi di costruzione, uno dei quali rientra in una controversia sull’interpretazione della legge. La legge, infatti, non era chiara perché al Comune di Mirandola sono arrivati dalla Regione alternativamente pareri favorevoli e pareri discordanti.
Data questa controversa nell’interpretazione della legge, il Comune di Mirandola si è mosso inizialmente sulla base dei pareri favorevoli giunti dagli stessi uffici tecnici della Regione. Il ricorrente, che si atteneva all’interpretazione della legge che rappresentava le necessità di realizzare un parcheggio ogni due posti al cinema, non aveva tutti i requisiti necessari non solo dal punto di vista urbanistico, ma anche sotto altri profili, tanto è vero - lo dico ai due consiglieri che evidentemente hanno parlato con l’interlocutore - che in sede di udienza al TAR gli stessi ricorrenti non si sono presentati e non hanno chiesto la sospensiva del procedimento amministrativo.
Noi stavamo tenendo sotto osservazione la questione. Qualora i ricorrenti avessero chiesto, come era nel loro diritto, la sospensiva del procedimento amministrativo, noi avremmo fermato l’iter di una legge che era già avviata, a prescindere da Mirandola, per i temi che ho citato e per le difficoltà che incontrano anche altre realtà. A quel punto siamo andati avanti e oggi ci troviamo qui.
Chiedo, quindi, di poter proseguire con l’esame della legge. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Mezzetti.
Metto ora in votazione, per alzata di mano, confermando gli scrutatori, la richiesta di sospensiva con rinvio in Commissione presentata dal consigliere Favia.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta è respinta.
Proseguiamo la discussione generale sull’oggetto 2250.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pagani. Ne ha facoltà.
PAGANI: Grazie, presidente. Vorrei cercare di riprendere il senso di questo atto, senza scivolare nelle polemiche che lo stanno caratterizzando e che hanno accompagnato la campagna di stampa di questi ultimi giorni.
Questo programma quadriennale per l’insediamento delle attività cinematografiche giunge in Assemblea dopo la discussione delle Commissioni V e III. A seguito delle disposizioni previste dall’articolo 4 della legge n. 12 del 2006 e dell’articolo 16 della legge n. 20 del 2000, recante Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio, il programma definisce gli indirizzi e le direttive per integrare la programmazione degli insediamenti dei cinematografi all’interno della pianificazione territoriale e urbanistica e individua il periodo stagionale di funzionamento delle arene. È, quindi, molto più di ciò che ha riguardato la richiesta di sospensiva.
La riforma del Titolo V - credo che sia importante tornare ai principi generali che regolano l’articolo 4 della legge del 2006 - ha posto in primo piano la necessità di valorizzare il ruolo delle Regioni e delle autonomie in un disegno organico, che vede il livello territoriale come una parte attiva per lo sviluppo delle attività culturali ed economiche. Anche per le attività cinematografiche si pone questa necessità, che è insieme una sfida e un’opportunità per il sistema regionale circa la sua capacità di essere parte di un sistema di interventi che siano di vero beneficio per lo sviluppo delle attività e per un maggiore impatto culturale sul territorio.
L’offerta cinematografica - ne abbiamo parlato più volte in Commissione e in quest’Aula - ha subito negli ultimi anni una trasformazione del tutto analoga a quella degli esercizi commerciali, muovendosi verso una progressiva concentrazione di strutture dal grande impatto territoriale. Per questo, nella legge n. 12 del 2006 si è ritenuto necessario integrare la disciplina regionale sull’uso del territorio con norme specifiche sulle attività cinematografiche, in coerenza con la disciplina della distribuzione commerciale.
Come dimostra l’ormai lunga esperienza della programmazione dei medi e grandi esercizi commerciali, gli strumenti urbanistici svolgono un ruolo fondamentale nella organizzazione e nella distribuzione equilibrata degli insediamenti sul nostro territorio regionale. Tra i principali contenuti della legge n. 12, nella quale la Regione esplica le ragioni dell’intervento regolatore pubblico attraverso gli strumenti della pianificazione territoriale, si rivela la necessità per i grandi esercizi cinematografici di valorizzare il ruolo per la qualità urbana e sociale delle città. Ricordo inoltre che la Regione è intervenuta con legge propria e dispiega la sua piena competenza e potestà legislativa e programmatoria anche in ragione della sentenza della Corte costituzionale del 2005, che ha chiarito come l’autorizzazione e l’apertura delle sale cinematografiche sia da riferire alla materia del governo del territorio.
Il programma in oggetto, che trae le sue premesse dai principi e dalle disposizioni che ho citato, è il frutto del lavoro congiunto dei due assessorati ed è stato elaborato tenendo conto, come ha ricordato l’assessore Mezzetti, dell’attività di monitoraggio prevista dall’articolo 8 della legge. Occorre premettere che con l’applicazione del precedente programma quadriennale, ormai in scadenza, sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati dalla legge regionale limitatamente all’insediamento dei grandi complessi nei soli ambiti territoriali carenti di strutture, al fine di salvaguardare il sistema di offerta culturale dei centri urbani e delle zone montane svantaggiate costituito dalle piccole sale cinematografiche.
A differenza di ciò che ha affermato il collega Pollastri, vorrei ricordare che dopo il biennio 2007-2008, in cui si è assistito a una significativa diminuzione del numero di schermi attivi in strutture monosala, riduzione equamente distribuita, tra l’altro, fra i capoluoghi di Provincia e i piccoli Comuni periferici, il fenomeno, che è stato certamente acuito dalla crisi, si è arrestato negli anni successivi. Oggi, come ricordava l’assessore Mezzetti, con dieci schermi ogni 100.000 abitanti, la Regione Emilia-Romagna si colloca tra le realtà europee e non solo italiane a più forte offerta di cinema.
Escluse le arene estive, che sono comunque aumentate del 10 per cento, la densità degli schermi in cinema monosala raggiunge il 35 per cento della nostra Regione, a fronte di una densità di schermi medi e di grandi multisala rispettivamente del 22 e del 43 per cento. Nel caso del quadriennio 2007-2010 che si va a concludere, l’offerta cinematografica nella Regione Emilia-Romagna non ha registrato significativi cambiamenti nel numero di esercizi, passando da 238 a 239 unità. Questa è la sintesi della relazione discussa anche in Commissione.
Oggi la sfida - ne abbiamo parlato ampiamente non solo in merito a questa delibera e a questo programma, ma anche nel momento della valutazione della legge n. 12 - che attende soprattutto gli esercizi cinematografici è la sfida della digitalizzazione delle sale. Sulla base di queste considerazioni, non è stato apportata al nuovo programma quadriennale alcuna modifica sostanziale tale da cambiare le linee guida già adottate. L’unica variazione, recepita da una proposta del Consiglio delle autonomie locali, riguarda l’aspetto urbanistico.
La modifica rispetto al programma precedente riguarda, infatti, un più puntuale chiarimento dell’uso complementare dei parcheggi pubblici e privati in aree polifunzionali e cioè la possibilità, per più strutture collocate in tali aree, di usare gli stessi spazi per parcheggi in orari differenziati, nel caso in cui i diversi esercizi abbiano un afflusso di utenti in diverse fasce orarie. La presenza di più funzioni può dare luogo all’uso comune e complementare dei parcheggi, purché sia dimostrata la disponibilità dei posti in relazione ai diversi orari di affluenza della clientela.
Tengo a sottolineare, per evitare le contraddizioni che emergono in maniera evidente da certi interventi, che la finalità della modifica è evitare la costruzione di parcheggi che resterebbero inutilizzati nonché evitare un inutile consumo di suolo e di gravare le imprese di ulteriori costi di costruzione. Peraltro, la possibilità dell’uso complementare, come ricordava l’assessore poc’anzi, è già prevista dalle deliberazioni dell’Assemblea regionale sulle strutture di vendita. È, quindi, necessario un coordinamento con la normativa, perché è chiaro che le aree polifunzionali sono tipicamente caratterizzate dalla compresenza di queste strutture insieme ai multisala.
Si evidenzia in proposito che il reperimento dei parcheggi pubblici e privati costituisce un obbligo imposto sin dal 1977 sia in riferimento alle destinazioni residenziali che con riguardo agli insediamenti di tipo produttivo. Inoltre, la materia degli standard urbanistici costituisce un caso di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e che costituiscono materia rientrante nella competenza legislativa esclusiva statale. Le Regioni possono produrre misure più gravose, ma non possono ridurne la portata.
La nostra Regione con la legge n. 20 sugli spazi e i parcheggi pubblici ha definito, per gli insediamenti ricreativi, un rapporto di 100 metri quadrati di dotazione complessiva ogni 100 metri quadrati di superficie lorda di pavimento. È il caso di sottolineare che gli standard urbanistici costituiscono apparentemente un vincolo, ma sono di fatto un fattore di civiltà e di ordinato assetto delle città. Peraltro, la presenza di strutture a forte richiamo di cittadini non dotate di parcheggio non disincentiva l’uso del mezzo privato - uso che, sono d’accordo col consigliere Favia, resta eccessivo e andrebbe disincentivato - con la conseguenza che, per la mancanza di parcheggi vicino a strutture ad alto richiamo di cittadini, le zone limitrofe alle strutture ricreative o sportive - pensiamo allo stadio di Bologna - prive di parcheggio, si trasformano in disordinati parcheggi selvaggi a discapito della circolazione stradale, dei cittadini e della vivibilità di quei quartieri.
Concludo ricordando che nel corso del dibattito su questo programma, così come nel dibattito sulla valutazione della legge n. 12, avvenuto alcuni mesi or sono, la Commissione ha evidenziato che la sola legge regionale che disciplina la diffusione dell’esercizio cinematografico non è sufficiente a garantire la salvaguardia delle piccole sale collocate nei centri urbani e nelle zone disagiate, sale e luoghi che hanno saputo garantire in questi anni e nel tempo un importante ruolo di centro di aggregazione culturale e sociale.
Nel condividere e nell’approvare il programma quadriennale, penso che sia necessaria una ulteriore attività di supporto e di implementazione per queste realtà cosiddette minori, ma centrali nel mantenimento del tessuto culturale e sociale delle nostre comunità, attraverso interventi di riqualificazione sia strutturale che tecnologica delle stesse. Grazie.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pagani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Intanto, cari colleghi, consentitemi di esprimere soddisfazione, visto che parliamo di cinema, per l’Oscar a Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per la sceneggiatura del film Hugo Cabret. Purtroppo l’Italia non vince un Oscar da dodici anni, dall’anno in cui lo vinse Benigni, e questo è anche segno dei problemi del cinema italiano, anche se i fratelli Taviani ci hanno un po’ risollevato il morale vincendo l’Orso d’oro a Berlino.
Siccome i colleghi della maggioranza hanno già detto molto da un punto di vista tecnico, volevo più che altro riprendere un discorso che mi sembra molto importante a proposito di ciò che sta avvenendo nel cinema. Non è il caso di fare adesso un’analisi della produzione cinematografica italiana e internazionale, che pure ha il suo peso. È chiaro che esistono le sale cinematografiche perché c’è un prodotto che lì viene proiettato. Se non c’è il prodotto, non ci sono le sale. Quindi, prima o poi un’analisi sulla produzione cinematografica internazionale e soprattutto nazionale andrà fatta.
Il problema, a mio avviso, è un altro. Se è vero che la ratio di questo provvedimento è giusta, come diceva il collega Favia, e che anche in Commissione c’è stato un apprezzamento per questo provvedimento, è anche vero che noi siamo di fronte a uno tsunami, cioè la rivoluzione tecnologica, rivoluzione che si è sentita nel corso di questi anni. Mano a mano che questa rivoluzione faceva il suo corso, i suoi effetti si sono visti. Ormai è possibile scaricare un film in una decina di minuti, con una buona connessione internet, e - ahimè - anche film in programmazione. Tuttavia, il problema della pirateria, della legislazione sul copyright e via dicendo ci porterebbe fuori tema.
Abbiamo assistito, negli ultimi trent’anni, a uno stillicidio di chiusure di sale cinematografiche, che io definisco drammatico. Le sale cinematografiche non erano soltanto il luogo dove potere vedere uno spettacolo, stare insieme agli amici e passare una serata. Erano anche un luogo di socializzazione e di vitalità per i centri urbani. Spesso le sale cinematografiche erano miste. Potevano essere usate come teatri. Molte sale storiche, che nelle nostre città non esistono più, sono state usate per convegni, iniziative e persino congressi. Il venir meno di questi spazi incide sulla qualità della vita, sulla coesione sociale e sulla qualità della coesistenza urbana.
È un vero peccato, anche perché spesso queste sale sono state trasformate in appartamenti o in supermercati e il più delle volte l’esito è stato quello di un imbruttimento della realtà urbana locale. La chiusura di queste sale ha contribuito a una certa desertificazione del paesaggio urbano. È quindi un fenomeno molto negativo. Io ritengo però che sia un fenomenale inarrestabile, se non ci rendiamo conto che sta cambiando tutto.
Pensate a quello che è successo in campo musicale con gli mp3. Chi di noi non ricorda negozi storici, come per esempio Nannucci a Bologna? Leggiamo ogni giorno la sofferenza di chi passava intere giornate a cercare il proprio cantante preferito, la propria musica preferita. La rivoluzione degli mp3 ha cambiato radicalmente il modo di fruire la musica e anche il paesaggio tecnologico.
Chi ha inventato l’i-Pod - che poi non ha inventato nulla perché i lettori mp3 esistevano già prima -, assieme a un meccanismo di mercato e di utilizzo musicale e digitale diverso, ha tra l’altro anche posto un freno alla pirateria. La stessa logica con cui, secondo me, si pone un freno alla pirateria del cinema è rendere disponibile un prodotto a basso costo, ma in modo legale. È in questo modo che l’industria cinematografica si è salvata.
Dall’iPod è ripartita la fortuna di un’azienda come la Apple, che adesso è la prima per capitalizzazione alla Borsa di New York, a Wall Street. È l’azienda che vale di più al mondo, addirittura più della petrolifera Exxon, che è la numero due. Per i libri, sta succedendo la stessa identica cosa con gli e-book, tant’è che - ahimè - stiamo assistendo anche alla chiusura di librerie famose, e sta succedendo la stessa cosa per il cinema. Il punto centrale nel futuro, come diceva l’assessore, è il processo di digitalizzazione delle sale.
A mio parere, anziché subire questo tsunami, dovremmo cercare di governarlo e di utilizzare le possibilità che offre questa rivoluzione tecnologica, a mio parere la più importante dell’età moderna, in modo tale da sfruttare appieno le sue potenzialità e fare in modo che una sala torni a essere un centro vivo di coesistenza urbana. Questo vale anche per le piccole sale.
Il consigliere Pollastri ha ragione, ma queste piccole sale devono essere reinventate. Possiamo sovvenzionarle - anche se a dire la verità non ci sono i soldi - e possiamo cercare di farle stare in piedi, ma così come sono non potranno sopravvivere. L’arrivo di una pellicola di grande attrattiva ha un costo che molte piccole sale non si possono permettere. Inoltre, la chiusura di queste sale, che devono essere salvaguardate perché spesso sono l’unico centro di socializzazione in una realtà locale, ha anche un costo sociale rilevante.
Per un periodo più o meno lungo è stato il cinema «porno» a salvare alcune sale, poi anche questo fenomeno è venuto meno per le stesse ragioni di rivoluzione informatica che dicevo prima e comunque noi non possiamo sostenere questa strada istituzionalmente.
Reinventare significa, per esempio, sfruttare l’epoca della digitalizzazione per il cinema on demand. Anche in una piccola sala potrebbe essere proiettato l’ultimo film di grande richiamo, scaricandolo da internet in modo legale. Dobbiamo aiutare una riconversione di queste sale affinché non si perda la loro funzione sociale e affinché continuino a funzionare come aggregatore e come elemento di coesione e di socializzazione, reinventandone e ampliandone le funzioni.
Da questo punto di vista, credo che sia giusto favorire i parcheggi. La motorizzazione privata c’è. È ovvio che non dobbiamo favorire l’ulteriore consumo di territorio o l’ulteriore espansione della motorizzazione privata, però esiste. Se vicino a un cinema non esiste alcuna possibilità di parcheggio, quel cinema è penalizzato. Si potrebbe ricorrere alle stesse banali misure che sono state prese per i ristoranti, come la possibilità di lasciare la macchina in un garage vicino a un euro in convenzione, una maggiore tolleranza per i parcheggi durante gli spettacoli o una risistemazione delle aree che consenta il parcheggio.
Oppure costruiamo nuovi parcheggi. I parcheggi mancano, diciamoci la verità. Mancano quasi dappertutto. Allora se si devono fare, perché non privilegiare le aree di socializzazione e mettere insieme le esigenze di queste strutture e l’esigenza di salvaguardare la fruizione culturale? Peraltro, non criminalizzerei nemmeno i multiplex, anche se, come sappiamo, sono gestiti in regime di monopolio.
Avrei molte altre cose da dire, ma concludo dicendo che il consumo pro capite in Italia di cinema è di 14 euro all’anno. In Emilia-Romagna è più del triplo. Siamo la Regione che ha il più alto consumo culturale d’Italia. Approfittiamo di questo per essere la Regione guida nella rivoluzione digitale e per salvaguardare il patrimonio culturale e di strutture che ha fatto sì che la nostra sia la Regione a più alto consumo culturale.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Grillini.
Chiudiamo la discussione generale e passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Costi. Ne ha facoltà.
COSTI: Dichiaro il voto convintamente favorevole del Gruppo del Partito Democratico. Crediamo che questo atto sia importante, come hanno già detto sia l’assessore sia altri colleghi intervenuti durante il dibattito generale.
È un atto dovuto. Si tratta, infatti, di riproporre la programmazione quadriennale degli insediamenti delle attività cinematografiche. Come ha spiegato bene l’assessore nella sua introduzione, il governo quadriennale è stato positivo perché in questa Regione si è mantenuto un equilibrio, pur essendo un mercato in difficoltà. I problemi dell’industria cinematografica sono già stati sollevati dai colleghi consiglieri, ma il governo attento, preciso e puntuale della Regione ha portato dei risultati positivi anche per quanto riguarda i monosala, che pure, come diceva il consigliere Grillini, non hanno solo un problema di sostegno da parte nostra, bensì di capacità imprenditoriali, di rinnovamento e di evoluzione.
Credo inoltre giusto correggere e risistemare la parte che riguarda i parcheggi e quindi la parte più propriamente urbanistica. Chiedo ai colleghi che sono intervenuti a proposito del Comune di Mirandola di approfondire attentamente quanto lì è avvenuto. Il problema non sono i parcheggi complementari, ma la destinazione d’uso dell’area, che un progetto rispetta e l’altro non completamente. Stiamo parlando di due temi completamente diversi.
Non sono preoccupata per quanto hanno detto i colleghi perché vorrei ricordare che con questo atto finalmente riallineiamo la normativa urbanistica in tema di parcheggi alle normative che vigono in qualsiasi campo in questa Regione. Del resto in quest’Aula e nelle Commissioni auspichiamo sempre norme di incerta lettura, che mettono le imprese e i cittadini in condizione di  incertezza.
Vorrei anche tranquillizzare a proposito del fatto che l’atto dice: «possono». Rispetto al problema delle liberalizzazioni, questo significa che i Comuni, attraverso convenzioni urbanistiche e quindi attraverso l’ulteriore iter dei piani particolareggiati e dei piani attuativi, possono effettuare i conteggi relativi a tutte le funzioni insediate in un’area e possono, con altrettanta libertà, valutare se i parcheggi sono sufficienti o insufficienti e applicare o meno la complementarietà nel momento in cui le funzioni vengono progettate e programmate e in base a ciò che le norme attuali permettono di fare.
Pertanto, non solo credo sia giusto e importante riproporre e porre un accento particolare sulla programmazione, sia culturale che urbanistica ,costruendo regole uguali.
Condivido quanto ha detto l’assessore Mezzetti. Quello della programmazione delle sale cinematografiche è un tema che comporta l’uso di strumenti, come quelli urbanistici, che io definisco passivi perché dettano dei vincoli , ma occorrono anche politiche attive . Il cinema rimane come le altre industrie soggetto alle sfide tecnologiche e l’evoluzione del mercato pone un problema di politiche attive da mettere in campo per cercare di mantenere alto il livello di quella parte del mercato destinata a un pubblico particolare, più attento e meno vocato al consumismo cinematografico. Questo riguarda anche il posizionamento dei cinema nei centri storici o nelle aree più disagiate, quali le montagne o le frazioni.
Ribadisco pertanto il voto favorevole del gruppo del PD e ringrazio l’assessore per il lavoro svolto.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Costi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Vorrei utilizzare questo tempo per concludere quello che non sono riuscito a dire prima.
Innanzitutto l’Italia dei Valori voterà a favore del provvedimento. A proposito dei multisala, il problema è che sono in regime di monopolio. Non so se siano ancora tutti di proprietà della struttura dell’ex Presidente del Consiglio. Se non sbaglio, la metà è stata venduta al gruppo Benetton. Penso, però, che quando si dà una licenza bisognerebbe favorire una logica di concorrenza. Se c’è un unico produttore e un unico proprietario di multisala e se i multisala diventano il luogo in cui circola il mercato, è ovvio che questo determina anche il tipo di produzione.
Chi investirà sul cinema di qualità, se l’unica cosa che funziona è la commedia più o meno ridanciana e via dicendo? Penso che come istituzione dobbiamo utilizzare le leve che abbiamo, i pochi soldi e persino la leva fiscale per fare in modo che il mercato e la produzione culturale siano veramente liberi.
Altra questione, a cui accennava la collega Costi e che io avevo già sollevato in Commissione, è che, se si vuole che le piccole sale non scompaiono, bisogna evitare i cambi di destinazione d’uso. Questo è il punto. È ovvio, infatti, che se ho una sala semivuota, anziché pormi il problema di cambiare l’offerta culturale per far sì che la sala torni a riempirsi e abbia non solo un mercato, ma anche una sua attrattiva, mi conviene trasformarla in un gruzzolo di appartamenti da rivendere.
Adesso il mercato è in crisi e forse non è cosa fattibile nell’immediato, ma sappiamo che gli elementi speculativi sono stati all’origine della scomparsa delle sale. La gente ha scelto il tipo di investimento che conveniva di più del gestire una sala. Da questo punto di vista, le amministrazioni locali devono avere il coraggio di dire no al cambio di destinazione d’uso. È molto semplice. È un provvedimento elementare che si può adottare non solo per le sale, ma anche, per esempio, per i negozi storici.
Penso, quindi, che la Regione debba dare indicazioni in questa direzione in maniera molto determinata.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Grillini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Vorrei ragionare sul fenomeno. Dell’intervento della consigliera Costi non ho capito una cosa. Perché a Mirandola c’erano tre cinema monosala, che sono stati chiusi, e adesso apre un multisala che offre lo stesso servizio di prima? Cos’è successo a quei cinema monosala?
Qui entra il discorso del consigliere Grillini. È la speculazione che non siamo riusciti a fermare. Evidentemente diverse forze politiche presenti nei Comuni, grazie al non intervento della Regione, in questi anni l’hanno resa possibile. La speculazione è ciò che guida la nostra economia.
Bisogna fare qualcosa, anche perché il mercato in questo settore è abbastanza furbo. Le majors, quando vendono un film che funziona, obbligano a proiettare un pacchetto di film di loro proprietà. Hollywood funziona così. Siamo culturalmente colonizzati da questo modello, ma il cinema è fondamentale per creare la coscienza collettiva di un Paese.
Io penso che questo tema sia strategico per il Paese perché si collega ai giacimenti culturali e alla crescita sociale. In questi decenni siamo stati occupati non militarmente, ma culturalmente attraverso Hollywood e i sistemi di multisala si prestano commercialmente alla diffusione di quel tipo di cinema. Dovremmo riuscire a riprendere, per quel poco che può fare la Regione, il controllo della situazione.
Qualcosa di interessante è stato fatto con il programma MEDIA dell’Unione europea, ma a livello ministeriale in Italia si è operato malissimo perché ormai si finanziano film che non hanno alcun interesse culturale e storico. Anche se non è questo l’atto, penso che sia arrivato il momento, anche in Regione, di riflettere su strumenti nuovi, in grado di far sì che rispetto al passato ci sia più discontinuità.
Da ultimo, c’è un punto che non ho apprezzato. La legge n. 12/2006 prevedeva la stipula di convenzioni con circoli d’essai e circoli di cultura cinematografica. A oggi non ho alcuna informazione circa il fatto che, in conseguenza di quella legge, siano state fatte delle stipule. Ho provato a fare richiesta e la rifarò per verificare quali siano non tanto le sale che fanno cinema d’essai, ma i circoli, cioè realtà non commerciali, che in seguito a quella legge si sono convenzionati con qualche Comune.
Se l’esito non sarà statisticamente rilevante, spero che cercheremo di lavorare in questo senso perché le realtà associative ci sono e ci sono anche sale libere. A Bologna, ad esempio, il cinema Fulgor è diventato il deposito di una banca. La banca a fianco usa come magazzino un cinema che è stato importante.
Visto che le sale ci sono e le realtà associative anche, cerchiamo di far valere di più questo comma e di seguire questa direzione.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.
AIMI: Grazie, presidente. Intervengo per annunciare il voto contrario del Popolo della Libertà, e mi auguro di tutto il centrodestra, a questo provvedimento. Come avevo accennato nell’intervento precedente, aleggia su questo provvedimento uno scopo, un fine ultimo, quello di consentire alle realtà già organizzate in termini di parcheggi, e mi riferisco, ad esempio, alle Ipercoop, di realizzare sale cinematografiche multisala.
Il caso è emerso in modo emblematico in quel di Mirandola. Che cos’è accaduto? È accaduto che in presenza di plurimi progetti, tra cui uno bocciato, alla fine si è cercato di porre rimedio. Siccome non era possibile con la precedente normativa realizzare un multisala vicino all’Ipercoop, si è stravolta la norma.
Per questo io credo sia opportuno dare un voto contrario. Lo diciamo a futura memoria. Dobbiamo salvaguardare un principio, quello essenzialmente di individuare un’opera di legislazione o di produzione di materiale corretta e che abbia un senso. Non possiamo stravolgere le norme semplicemente modificandole in continuazione.
Sono davvero perplesso perché sono poche le amministrazioni comunali in grado di salire alla ribalta in questa Assemblea. Una di queste è proprio Mirandola. È successo nel caso del gas di Rivara, caso in cui abbiamo scoperto una qualche sponsorizzazione da parte dell’amministrazione. È avvenuto con l’IMU, quando, nonostante la Provincia di Modena avesse chiesto di applicare agli agricoltori l’aliquota più vicina al minimo - lo dico all’assessore Rabboni -, disattendendo questo ordine di scuderia a Mirandola è stata raddoppiata. E sta avvenendo ora anche con questo iter che mostra parecchie ombre.
Io credo che, siccome su questa vicenda aleggiano parecchi dubbi, sarebbe stato meglio il rinvio in Commissione. L’Aula ha votato in maniera contraria, ma per le ragioni che ho evidenziato ritengo opportuno il voto contrario.
Consentitemi anche di dire che con le liberalizzazioni non vi sarà più la fruibilità dei parcheggi. In buona sostanza, noi costruiamo dei multisala di fianco a grandi centri commerciali benché la fruizione dei multisala avvenga in orari incompatibili con quelli della fruizione dei centri commerciali stessi. Sappiamo, ad esempio, che si va al centro commerciale al sabato pomeriggio e che già adesso il centro commerciale di Mirandola effettua l’apertura domenicale in orari che un domani saranno sovrapponibili a quelli di un multisala.
Queste sono le ragioni essenziali per le quali considero opportuno il voto contrario.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Aimi.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 2250.
(L’Assemblea, a maggioranza dei presenti,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Mandini): L’Assemblea approva.
OGGETTO 144
Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Corradi: «Lunezia, Regione del gusto e della cultura» (Relazione, discussione e reiezione)
(Ordine del giorno oggetto 144/1 "Non passaggio all’esame degli articoli" - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione) (56)
PRESIDENTE (Mandini): Passiamo all’esame del progetto di legge oggetto 144.
Il testo n. 2/2012 è stato licenziato dalla Commissione "Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport" nella seduta del 22 febbraio 2012 con parere contrario.
Il relatore della Commissione, consigliere Stefano Cavalli, ha fatto riserva di chiedere l’autorizzazione alla relazione orale, per cui occorre il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri presenti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della richiesta di autorizzazione alla relazione orale del consigliere Cavalli, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Aimi): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
38
Assenti
12
Favorevoli
38
Contrari
--
Astenuti
--
PRESIDENTE (Aimi): La richiesta è accolta.
Do pertanto la parola al relatore.
CAVALLI, relatore: Grazie, presidente.
Questo progetto di legge si prefigge di istituire la Lunezia, regione del gusto e della cultura. Le zone interessate dal progetto di legge risiedono all’interno delle Province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, ed in parte anche delle Province di Massa Carrara, Lucca, La Spezia, Cremona e Mantova. Il progetto di legge si prefigge in particolare la salvaguardia di antichi sentieri, di edifici storici della montagna, tra cui rocche, castelli, chiese e abbazie, di boschi e torrenti.
Crediamo che per le risorse fondamentali di questa Italia, che affanna sotto il peso di una crisi, ahimè, sempre più profonda, non si lascino intravedere grandi possibilità di rilancio e che la valorizzazione storico-culturale di alcune aree geografiche particolari, come quella della Lunezia, sia fondamentale. Investire in immagine, promozione di paesaggio e prodotti tipici, così come in eventi culturali e gastronomici, possa costituire un potenziale appeal per turismo e visitatori, con innegabili riflessi positivi anche sul tessuto economico e sociale.
Questa proposta, oltretutto, non nasce a caso o per invenzione, bensì da ragioni storiche che vedono l’istituzione di questa regione già nel 1946, istituzione poi rimasta incompiuta in attesa di migliori studi. Perfino Nilde Iotti chiedeva che si approfondissero gli studi sull’istituzione di tale regione, ma poi la storia è stata quella che è stata. Oggi, grazie all’iniziativa del mio collega Corradi, si ridà voce a un progetto in un’ottica certamente più innovativa e utile per aggiungere valore ai tanti Comuni della montagna che entrerebbero a far parte di una rete di rapporti e collaborazioni propositive. Anche la Giunta regionale a suo tempo, attraverso un progetto di legge del 1987, propose e ottenne il riconoscimento e la tutela delle zone matildiche.
Il progetto di legge ha un articolato molto breve. L’articolo 1 ha la finalità dell’istituzione della Lunezia, che comprende le Province che ho menzionato, con la promozione dei prodotti tipici, gemellaggi enogastronomici, realizzazione e integrazione di percorsi del gusto, promozione e sostegno delle iniziative culturali.
Con l’articolo 2 si ha l’istituzione di un bando regionale, con finanziamento dei progetti a favore di suddetta regione.
Con l’articolo 3 si ha l’istituzione delle attività culturali e la promozione turistica delle zone che riguardano la Lunezia.
Con l’articolo 4 si ha la valorizzazione delle risorse ambientali e storiche, con la collaborazione tra le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria e Toscana.
Con l’articolo 5 si ha l’attuazione delle norme finanziarie.
Con l’articolo 6 si ha l’entrata in vigore.
Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Cavalli.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Grazie, presidente. Immagino che sia una discussione un po’ fine a se stessa visto che è stato depositato il solito ordine del giorno per il non passaggio al voto dell’articolato che accompagna tutti i progetti di legge dei consiglieri dell’opposizione. Ahimè, se non altro, faremo un dibattito tra di noi.
Con questo progetto di legge, in parte esposto dal consigliere Cavalli, ci poniamo alcuni obiettivi, tra cui il ripristino della sentieristica di montagna, l’attenzione al territorio, ai paesaggi e alle opere storiche, alle chiese rimaste alle edicole, agli aspetti architettonici e archeologici che caratterizzano queste zone. Si tratta di una serie di iniziative da realizzare anche in collaborazione con Regioni limitrofe, con l’obiettivo di valorizzare la ricchezza culturale e il potenziale economico di queste zone.
Vi voglio leggere l’articolo 1 di questo ipotetico progetto di legge, che non è mio e forse scandalizzerà qualcuno. L’articolo 1 inizia in questo modo: «La Regione Emilia-Romagna [...] considerata la tradizione storica [...] dei territori della Padania - sottolineo che c’è scritto "Padania" - con la presente legge dispone iniziative e provvedimenti tendenti, attraverso la valorizzazione della cultura, alla tutela degli aspetti monumentale e ambientali nel quadro di una vitalizzazione dell’Appennino e dei territori pedemontani».
Questa proposta, diventata poi legge, è stata presentata da alcuni consiglieri della Regione Emilia-Romagna venticinque anni fa, quando la Lega forse di Padania ancora non parlava, e tra i firmatari c’è l’attuale onorevole Castagnetti, all’epoca consigliere regionale.
Si tratta di un progetto di legge, per molti aspetti speculare e sovrapponibile al mio, che fa riferimento ai territori matildici e contiene i passaggi che vi ho letto e che ritrovate pari pari nel mio progetto di legge con riferimento ai territori storicamente riconducibili all’area emiliano-lunense, che coinvolge e trova ancora oggi una forte identificazione in molti comuni del nostro crinale, soprattutto delle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, e che ha una interconnessione molto forte anche con i territori appenninici di Carrara, Lucca e La Spezia e per tradizione storica con Cremona e Mantova.
In quel progetto di legge, di cui vi ho letto l’articolo 1, si parlava di Padania. Io che di questa Regione venticinque anni fa non facevo parte mi sono guardato dall’utilizzare questo termine, termine che lascio a Castagnetti e al nutrito gruppo di consiglieri regionali dell’allora PCI che lo usarono e che la Giunta fece proprio, tant’è che la proposta diventò legge e rimase legge di questa Regione fino a quando non fu abrogata. Sono curiosi questi ritorni storici, che ogni tanto ricompaiono.
Credo che ci sia un dato di fatto da sottolineare. Territori importanti della nostra Regione vivono da sempre in stretta sintonia con territori limitrofi, dai quali vengono separati semplicemente dalla linea politica che divide una Regione dall’altra, ma con i quali condividono storie, tradizioni, cultura, risorse economiche, risorse ambientali, risorse culturali e prodotti tipici. Oggi ci troviamo nella curiosa situazione di percorsi del gusto che si fermano a Borgotaro o vanno poco oltre, mentre dall’altra parte abbiamo percorsi del gusto totalmente diversi che si fermano, ad esempio, a Pontremoli. Alcuni territori nella Lucchesia sconfinano storicamente con la parte reggiana del nostro territorio, ma le politiche si fermano sulla linea di confine tra una Regione e l’altra.
Credo che sarebbe logico e non del tutto destituito di fondamento immaginare un percorso che metta in rete e valorizzi le risorse che ci sono e sono parte integrante di questi nostri territori che oggi, come venticinque anni fa - ahimè -, rischiano una sostanziale emarginazione sotto il profilo economico, ma anche culturale. Rischiano di essere delle nicchie abbandonate alla deriva, con una prospettiva di naufragio.
Non ci trovo niente di scandaloso, anche perché disponiamo già di strumenti che potrebbero andare in questa direzione. Occorrerebbe un maggiore impegno degli ATP per la valorizzazione di quelle realtà e dei loro prodotti, con pacchetti turistici non necessariamente limitati al confine dei nostri territori, ma in grado di coinvolgere gli omologhi e speculari territori delle regioni limitrofe.
L’obiettivo non era una dichiarazione di guerra o la fondazione di un’altra regione, ma la presa d’atto di una situazione esistente e l’indicazione di un percorso e di un itinerario, che sarebbe rimasto nella piena disponibilità della Giunta nella sua articolazione e realizzazione puntuale, con lo scopo di creare le condizioni per portare un aiuto e un sostegno ad aree della nostra Regione che hanno un potenziale di sviluppo intrinseco molto forte e che oggi hanno da offrire più di quanto potevano offrire in passato, in un momento in cui c’è la riscoperta di un turismo legato alle tradizioni, alla riscoperta dei valori, dei prodotti artistici e di strutture risalenti al passato.
Abbiamo castelli, borghi e pievi stupendi. Questo turismo cosiddetto «minore», che minore non è - è semplicemente un modo poco carino con il quale lo si è definito e lo si continua a chiamare -, attira sempre più interessati e sviluppa un flusso turistico che, se ben indirizzato, ben guidato e ben promosso nell’ambito di una rete che non abbia la cecità di fermarsi sulla sbarra di confine tra una Regione e l’altra o tra una Provincia e l’altra, bensì la capacità di mettere insieme territori caratterizzati da un’omogeneità millenaria, potrebbe avere riflessi positivi per quelle zone e per tutto il territorio regionale.
Invito, quindi, a ritirare l’ordine del giorno per il non passaggio al voto e ad avere il coraggio di scendere nel merito dei temi proposti. Credo che un approccio laico a questi temi, privo di paraocchi partitici, possa essere quello di cui necessitano i sindaci dei nostri territori, molti dei quali hanno approvato nei propri consigli comunali ordini del giorno a favore di questo progetto di legge, sia da destra sia da sinistra. Credo che l’ente regionale dovrebbe avere il coraggio di accettare una sfida che lo porti a lavorare, più di quanto già non faccia, in sinergia con altre Regioni per lo sviluppo e la valorizzazione dei territori marginali.
Questo oggi avviene assai poco. Le collaborazioni con le altre Regioni riguardano macrotemi come la sanità o altri aspetti, ma io credo che occorra avere il coraggio di scavalcare i confini della regione e guardare non verso il passato, ma verso il futuro per valorizzare questi territori, nell’ottica di un superamento futuro degli attuali confini regionali per arrivare a realizzare macroaree più sinergiche e più capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini del nostro territorio. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Corradi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Signor presidente, il nostro Gruppo voterà contro l’ordine del giorno che la maggioranza ha presentato per il non passaggio alla discussione di questi articoli. A nostro avviso, bocciando questo provvedimento, la maggioranza compie un errore di sottovalutazione di un’opportunità che non è stata colta, un’opportunità che noi definiamo trans-regionalista e di matrice europea, che cerca di portare avanti una promozione del territorio che non va, in questo caso, considerato solo sotto il mero aspetto turistico, come in parte l’atto va a significare, ma anche in senso più globale.
Si tratta di un progetto di legge che investe - lo devo rilevare - anche una parte della mia provincia, quella di Piacenza. Al di là di questa considerazione, però, la cooperazione con le diverse Province era importante per la valorizzazione dei territori, ma anche per condividere politiche legate al fiume Po e a un coordinamento di azioni di sostegno che avrebbero potuto trovare, se questo provvedimento fosse stato approvato, alcune risorse e condivisioni.
Per quanto riguarda il tema della Liguria e della Toscana, non si parla solo di itinerari di fede da valorizzare o di cultura delle quattro Province da preservare, ma anche e soprattutto, ed era il tema che sottolineava anche il collega Corradi, di un legame tra il polo logistico di Piacenza e il porto di Genova, dell’apertura di un mercato del turismo e dell’enogastronomia, della gestione dei fiumi e dei flussi che nascono. Io porto sempre l’esempio del fiume Trebbia.
Sono tutti aspetti che avrebbero potuto essere, a nostro avviso, presi in considerazione. È un progetto che, come ricordava anche il collega, viene per alcuni tratti anche da precedenti legislature e di cui si sarebbe potuta cogliere l’importanza. Le Province dell’alta Emilia fungono da cerniera, con lo svantaggio - volevo sottolinearlo in Aula - di essere una terra di passaggio, in cui risulta difficile intercettare e bloccare i flussi turistici. Hanno, però, l’immenso vantaggio di avere collegamenti potenzialmente utili e interessanti.
Sostanzialmente, noi contestiamo il fatto che la maggioranza e la Giunta non abbiano colto l’opportunità di questo progetto del collega Corradi. Non hanno colto che la parte dell’alta Emilia, ivi compresa Piacenza, non deve essere un mero territorio in cui la ricchezza passa e non si ferma.
Avremmo auspicato, pertanto, che vi potesse essere in Commissione un’apertura su questa proposta, un’apertura che, però, non c’è stata. Sotto questo aspetto, dunque, esprimiamo un dissenso rispetto all’atto, il famoso ordine del giorno di cui poi parleremo, che vede tecnicamente il blocco del passaggio al voto di questo importante progetto di legge per ciò che contiene in sé, ossia le tradizioni e la cultura, ma che soprattutto tentava, come ha ben spiegato il collega Corradi, di dare un rilancio a questi territori, i quali meritavano, a nostro avviso, una maggiore attenzione soprattutto da parte di colleghi della maggioranza che forse, proprio per il vincolo di essere partito di maggioranza, non hanno valutato fino in fondo e nel merito la bontà della proposta del collega Corradi. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Casadei. Ne ha facoltà.
CASADEI: Presidente, vorrei spiegare in maniera puntuale le ragioni della posizione che abbiamo assunto, che non è assolutamente di rifiuto a un confronto su alcuni temi che attengono alla valorizzazione di alcuni territori e su alcuni progetti che attengono all’identità culturale, alle tradizioni e alle storie di tali territori. Non ci sottraiamo a questo confronto, ma ci sottraiamo, nello specifico, a un progetto di legge che presenta alcuni profili giuridici in palese violazione rispetto a chiare disposizioni.
Il progetto di legge, all’articolo 1, enuncia finalità di promozione e di valorizzazione di legami storico-culturali di località emiliane con alcune Province toscane, liguri e lombarde. Se l’intento della proposta fosse questo, ossia la valorizzazione e la promozione di prodotti tipici e il sostegno a iniziative culturali, che è stato citato dai colleghi proponenti, non sarebbe necessario il ricorso a una legge regionale. Basterebbe, e su questo credo che si possa lavorare, provvedere all’adozione di atti amministrativi e di progetti di carattere interregionale.
Il punto fondamentale e dirimente è che il progetto di legge pare precostituire e anticipare i contenuti di un’intesa ai fini di creare un soggetto interregionale, ossia la Lunezia, Regione del gusto. Non è vero che non si fa riferimento ai confini. Se si parla dell’istituzione di una Regione, si erigono e si costituiscono confini.
È evidente, quindi, che esiste un rischio di violazione di un iter procedurale che può condurre alla costruzione di un’intesa. All’interno di questo iter si può addivenire a una legge regionale di ratifica. All’interno di questo quadro normativo, che ha come riferimento la possibilità di un’intesa tra la Regione Emilia-Romagna e altre Regioni ci sono alcuni riferimenti: l’articolo 117, comma 8, della Costituzione, l’articolo 25 dello Statuto regionale e l’articolo 21 della legge regionale n. 16 del 2008 definiscono un iter procedurale che può portare a un’intesa.
Non si può in questa sede pensare in maniera autonoma che la Regione Emilia-Romagna ratifichi in maniera anticipata un’intesa che non esiste. Credo che questo sia un punto sul quale non possiamo sorvolare. È il punto fondamentale, il profilo giuridico-normativo che ci porta all’ordine del giorno della maggioranza, un ordine del giorno che non fa che mettere chiarezza su un quadro normativo dal quale non ci si può sottrarre.
Il progetto di legge non tiene conto delle norme in materia di formazione delle intese, anzi sembrerebbe quasi anticipare le modalità di esecuzione di un’intesa che non esiste. Credo che i colleghi non possano non considerare questo punto fondamentale, che sposta la nostra discussione su un versante giuridico-normativo e su profili amministrativi.
Alla luce anche di ciò, fornisco alcuni argomenti e alcuni profili nel dettaglio, in modo tale che si capisca che non sussiste assolutamente una volontà di non confrontarsi, ma che il confronto deve rientrare in una cornice da condividere.
L’articolo 1 della proposta prevede la costituzione della Regione del gusto e della cultura. Non è, però, in questo caso, definita la tipologia, né la veste giuridica di tale regione, o di tale aggregazione di enti. La Regione non può promuovere la costituzione di un’aggregazione tra soggetti ubicati in territori diversi, in regioni diverse, senza un accordo preventivo con le stesse Regioni interessate. Questo è un profilo prettamente giuridico, cui si aggiunge anche un profilo di competenza.
L’articolo 2, relativo ai bandi di finanziamento riservati ai soggetti aderenti alla cosiddetta "aggregazione Lunezia", non potrebbe finanziare con bando regionale progetti presentati da Enti e soggetti di territori di altre Regioni, come è, invece, previsto dall’articolo.
Un altro esempio è all’articolo 4, laddove si propone la valorizzazione delle risorse ambientali e storiche. La proposta è che, insieme con le altre Regioni, la Regione Emilia-Romagna promuova la concertazione di attività di tutela e di promozione delle risorse naturali e storiche. L’articolo, per la verità, è molto vago: non è chiaro in che forma, con quali strumenti e con quali mezzi la Regione Emilia-Romagna e le altre Regioni debbano promuovere tale concertazione, il che rappresenta un profilo di congruità.
Ho portato alcuni esempi diversificati per giustificare quello che è poi un parere complessivo. Alcuni obiettivi previsti dalla proposta di legge, quelli di natura culturale e paesaggistica e di valorizzazione del territorio, potrebbero essere facilmente raggiunti attraverso la creazione di un progetto interregionale. Questa è la forma giuridica che potrebbe essere utilizzata per perseguire i fini che sottendono alla proposta. Non si pone la necessità di una legge specifica, a maggior ragione se lo sfondo, come mi pare sia stato precisato anche dai presentatori, è quello di una cosiddetta "configurazione padana", che, a proposito di confini e della loro definizione, è alquanto vaga.
Capisco i riferimenti al passato e anche alle proposte che il collega Corradi richiamava, ma pensiamo all’oggi e soprattutto a come costruire un percorso di valorizzazione che non ha bisogno di nuovi confini, ma, al limite, di progettualità condivise che superino i confini e soprattutto che rientrino in un contesto giuridico e normativo molto chiaro. Su questo punto credo che la nostra Regione abbia punti di riferimento imprescindibili.
Queste sono le motivazioni per cui ribadiamo il nostro parere e la nostra posizione rispetto a questo progetto di legge, su cui abbiamo assunto, io credo, una posizione molto chiara, senza rinunciare a un confronto di merito non sui singoli punti, ma su una visione d’insieme, la quale non può prescindere dal diritto, dalle normative e dai profili che ho cercato di richiamare nell’intervento. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Casadei.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Il consigliere Casadei ha ben espresso alcune perplessità che nutrivamo anche noi. Pur non essendo un grande sostenitore della non trattazione dell’articolato, perché secondo me non è una misura democratica, osservo che la discussione che ha svolto il consigliere Casadei si sarebbe potuta svolgere, a mio avviso, proprio sull’articolato.
Inoltre, condividendo lo spirito di valorizzazione del territorio che ha mosso il collega della Lega Nord a portare avanti questo progetto di legge, penso che, oltre che schiacciare sempre le iniziative della minoranza, si potrebbero portare alcune alternative. In questo caso, avrei preferito da parte del Partito Democratico un atteggiamento teso non solo a dimostrarsi a parole favorevole alla valorizzazione di un dato territorio, ma magari anche a presentare un atto, magari di indirizzo politico, che impegnasse o invitasse la Giunta a prendere contatti con le Regioni interessate per creare un percorso di intesa.
Le considerazioni che ha formulato il consigliere Casadei sono giustissime e io le condivido da un punto di vista giuridico, però, dal momento che esiste un lavoro e ogni partito porta le sue sensibilità e le sue battaglie, penso che non debba valere la logica della contrapposizione a priori. Poiché le finalità sono scritte, al di là dei temi giuridici, osservo che nella legge si può cambiare l’espressione "Regione Lunezia" con "Territorio del gusto", ma non è quello il tema.
C’è un grande patrimonio, che è la nostra storia e non è una realtà di cui ci dobbiamo vergognare o aver paura, che va valorizzato e che mezzo mondo ci invidia. Se si fosse trovato un tema di congiunzione per creare un percorso, sia enogastronomico, sia culturale, sia turistico, sarebbe stato importante valorizzare questo lavoro e cercare, con un atto di indirizzo politico che impegnasse la Giunta a lavorare sull’intesa, di procedere in questa direzione.
Il dibattito generale è strozzato, ragion per cui non mi sarà possibile - avrei lavorato di più su alcuni emendamenti - in Aula presentare un ordine del giorno collegato che stavo provando a scrivere. Spero, però, dal momento che effettivamente la legge ha in sé alcuni problemi, che si possa comunque, considerate le finalità positive, che lo stesso consigliere Casadei riconosceva, andare in quella direzione per non soffocare le iniziative politiche dei diversi Gruppi consiliari.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.
MONTANARI: Signor presidente, colleghi, mi sento assolutamente rappresentato e condivido interamente l’intervento del consigliere Casadei. Voglio solo svolgere un’annotazione personale.
La Lega e altri, a mio modestissimo parere, devono sapere che tutto ciò che è prodromico all’idea di dividere la Regione non trova e non troverà attenzione, non perché siamo disattenti e non partecipi alla volontà di interagire con il territorio e con la sua qualificazione - è un ottimo obiettivo, da noi sempre perseguito, che ci vede sempre attenti - ma perché sarebbe un’attenzione successivamente strumentalizzabile. Poiché non siamo pivelli, ce ne guardiamo.
Tutto il resto va bene, ma questo no.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Montanari.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Come alcuni colleghi hanno già anticipato nel corso del dibattito, comunico che è pervenuta richiesta da parte del consigliere Pagani di non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge Corradi.
A questo punto, apriamo le dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Esprimiamo voto contrario alla richiesta del collega Pagani, come abbiamo già comunicato in diverse occasioni. Colgo anche l’occasione della presenza del sottosegretario, importante perché rappresenta il filtro con la Giunta.
Ho presentato a mia firma una richiesta di modifica del Regolamento anche sulla base delle osservazioni del collega Favia, perché la vicenda dell’articolo 92 non consente, al di là del caso di specie di oggi, ossia la proposta del collega Corradi, di andare a votare i provvedimenti articolo per articolo.
A nostro avviso, sottosegretario, essa strozza la possibilità e il dibattito, ma soprattutto il voto sui singoli articoli, anche da parte, e lo voglio ribadire oggi in quest’Aula, di consiglieri regionali che, non facendo parte della Commissione competente in cui è incardinato il provvedimento in fase di iter e di istruttoria prima che approdi al vaglio dell’Aula, diversamente potrebbero su singoli articoli - ripeto, di qualsiasi provvedimento - votare in maniera anche difforme dal proprio Gruppo.
Ribadisco, dunque, il voto contrario e insisto, presidente, affinché, e lo ripeto pubblicamente, vi possa essere un iter accelerato delle proposte di modifica del Regolamento delle quali io sono uno dei firmatari. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Intervengo per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno.
Colgo l'occasione di questo brevissimo intervento per ringraziare il consigliere Montanari, perché credo che la sua narice supplementare, che caratterizza, anche se nascosta in molti casi, alcuni membri di questo Consiglio, abbia avuto il merito di far uscire la verità.
La verità è che, quando si prova a mettere in discussione le politiche "bologno-centriche" di questa Regione c'è un'alzata di scudi a priori, a prescindere dal contenuto e dall'esame di qualunque proposta provenga dall'opposizione. Ringrazio, dunque, il consigliere Montanari perché, se non altro, ha il merito della chiarezza, un aspetto che riconosco al collega. Ci separa tutto politicamente, anche la visione del mondo in cui riteniamo di vivere e l'approccio che dovrebbe avere questo Ente rispetto alle problematiche dei territori, ma sicuramente gli riconosco il merito dell'onestà intellettuale.
Io credo che molti dei rilievi svolti sotto il profilo tecnico siano strumentali rispetto all'obiettivo che, correttamente, se non altro per onestà morale, il consigliere Montanari, che ha preceduto il mio intervento, ha sintetizzato in poche parole.
L'articolo 4 chiariva tutti gli aspetti e al pari dell'articolo 5 della proposta aveva l'obiettivo di mettere in rete prima di tutto i territori della nostra Regione, aprendosi a progetti anche di altre Regioni, con le quali occorreva promuovere la concertazione. Certamente non andava a scavalcare alcuna norma costituzionale e sovraordinata rispetto alle facoltà legislative di questa Regione.
Il bando non finanziava Comuni al di fuori di questo territorio, ma Comuni, Province o Comunità montane di questa Regione, privilegiando le iniziative promosse da questi Enti che avessero una loro interazione con altre realtà territoriali. Non si finanziava di un euro alcuna entità al di fuori di questa Regione, ma si dava la priorità a progetti condivisi che vedessero la partecipazione anche di territori allargati rispetto a quello della nostra Provincia. Sull'obiezione di forma, dunque, francamente non posso che sollevare le mie perplessità.
Perché è necessario questo progetto di legge? Lo è perché di atti amministrativi a carattere interregionale sugli aspetti che il consigliere Casadei ha richiamato, a mio personalissimo avviso, dopo aver svolto una ricognizione su queste tematiche, non ne ho visto uno da quando esiste la Regione Emilia-Romagna.
Se l'obiettivo della maggioranza e della Giunta è, dunque, quello di muoversi in questa direzione, sarò il prima fila ad applaudire. Prendo atto però, che ad oggi, alle ore 12,21 della data odierna, non esiste un solo atto amministrativo interregionale, nemmeno un iter avviato in questa direzione, promosso dalla Regione Emilia-Romagna rispetto ai temi che sollevo con questo progetto di legge, sempre per tornare alla famosa narice aggiuntiva che qualcuno può avere, quando interviene su determinate tematiche.
Tornando all'oggetto, per non essere accusato di intervenire al di fuori del tema, ovviamente voterò contro l'ordine del giorno per il non passaggio all'esame dell'articolato, ma torno a ribadire che ringrazio il collega Montanari, se non altro per aver fatto chiarezza. Evidentemente, l'utilizzo del termine "Regione", pur chiaramente inserito in un contesto di valorizzazione del gusto e della cultura, a qualcuno in quest'Aula fa rizzare i capelli in testa, anche se magari non ne ha più tantissimi.
Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Corradi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.
MONTANARI: Intervengo per ringraziare a mia volta il consigliere Corradi per la franchezza. Ovviamente condivido, sono dotato di una narice supplementare che si chiama bene comune e anche di alcuni studi e di alcune frequentazioni con i cittadini che mi indicano, sinteticamente, che la modifica del senso comune fra i cittadini è prodromica alle modifiche di carattere sia statuale, sia geografico.
Non ci caschiamo, dunque. La parola "Regione" che avete scritto nel testo non va bene e lo spieghiamo noi ai cittadini. L’attuale Emilia-Romagna rappresenta la dimensione minima per stare in Europa. Altre dimensioni comporterebbero più tasse, più costi e meno investimenti.
Che cosa c'entra col gusto? Noi siamo aperti a tutti i gusti possibili, purché si parli di quello e non si metta la testa sotto la sabbia e si nasconda la mano. Siamo dotati di modesti strumenti per vedere sia la testa, sia la mano nascosta.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Montanari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.
CAVALLI: Grazie, presidente. Mi spiace che il collega Montanari non abbia capito veramente l'intento della legge, che era soltanto - e ringrazio il collega Corradi per averlo presentato - quello di valorizzare i nostri territori.
Se dà tanto fastidio il nome "Regione" ce ne dispiace, ma nel lontano 1987 qualcuno parlava addirittura di Padania e non era certamente un consigliere della Lega o vicino alla Lega, perché in quell’anno la Lega era ancora agli albori. Nel 1987 io avevo la bellezza di otto anni e di politica non mi interessavo.
Credo, quindi, che la valorizzazione della regione del gusto e del sapore e della cultura, per zone delle province di Parma, Reggio Emilia e Piacenza che sono annualmente visitate da migliaia di cittadini, possa rappresentare un valore aggiunto.
Invitiamo il consigliere Montanari a frequentare i bellissimi agriturismi e i ristoranti che ci sono nelle colline di Piacenza. Sarà nostro ospite molto volentieri. Spiace, però, che non abbia capito i positivi propositi della legge.
Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Cavalli.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, sono chiuse le dichiarazioni di voto. Prima di mettere in votazione l'ordine del giorno sul non passaggio all'esame degli articoli sostituiamo il consigliere Barbieri, che non vedo, con la consigliera Marani in qualità di scrutatrice. Sono confermati, invece, il consigliere Carini e il consigliere Pollastri, che sono in Aula.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno sul non passaggio all'esame degli articoli del progetto di legge oggetto 144.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'ordine del giorno è approvato.
Abbiamo concluso l'oggetto 144.
OGGETTO 2117
Delibera: «Parere di conformità, ai sensi dell'art. 28, comma 4, lettera n) dello Statuto, sullo schema di: "Regolamento delle procedure autorizzative relative alla costruzione e all'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica di competenza regionale in attuazione dell'articolo 16, comma 1, della legge regionale 23 dicembre 2004, n. 26 (Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia)".» (72) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Chiamo l'oggetto 2117.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Ho una domanda, presidente: non c'è nessuno della Giunta o della maggioranza disponibile a illustrare il provvedimento?
PRESIDENTE (Richetti): La Giunta è presente in Aula e interviene quando ne farà richiesta. Siamo in sede di discussione generale, in cui ogni consigliere può intervenire.
FAVIA: Intervengo, presidente, non essendoci interventi, perché non penso sia giusto che si chiuda il dibattito generale in questo modo. In Commissione c'è solo una parte dei consiglieri, l'Aula rappresenta una pubblicità diversa.
Assessore, noi abbiamo il dovere di informare i cittadini su ciò che facciamo. Non si avrà paura della pubblicità, come suggerisce il collega Defranceschi? Pubblicità non significa propaganda, ma pubblico. Significa che più cittadini possibili siano informati.
(interruzioni)
PRESIDENTE (Richetti): Siamo in discussione generale sull'oggetto 2117.
Prego, consigliere Favia.
FAVIA: Dal momento che, quando si affronta questo tema, sembra che se ne possa parlare solo al chiuso delle Commissioni e che, quando qualcuno parla di pubblicità, il che significa rendere pubblico un dibattito, viene addirittura accusato, penso che questa Regione sia un po' indietro rispetto anche a molti Comuni e a una determinata cultura. Non evitiamo di fare le vittime, ma dobbiamo un po' crescere, come mentalità interna dei consiglieri.
Presidente, se ricevo brusio o commenti in sottofondo, rispondo. Capisco che lei mi vuol far proseguire.
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere, proceda.
FAVIA: Consigliere Bonaccini, lei non ha il microfono aperto e non deve intervenire, disturbando gli altri interventi. Se non lo fa, si procederà col dibattito.
PRESIDENTE (Richetti): Quanti presidenti abbiamo oggi in Aula, quanti presidenti che regolano il dibattito! Consigliere Favia, siamo in discussione generale su un oggetto che è un parere di conformità su uno schema nemmeno emendabile. Vada avanti. Sono lezioni difficilmente accettabili. Prego.
FAVIA: Come le dicevo, presidente, noi siamo qui per esprimere un parere su un regolamento di conformità. Non possiamo, come lei spiegava, entrare nel merito, però, se potessimo farlo, il giudizio sarebbe estremamente negativo.
Devo intervenire proprio perché non è possibile emendare. I problemi nascono dal nostro Piano energetico, che è estremamente carente di informazioni. Noi possiamo andare a esprimere il parere di conformità e intervenire sulle future autorizzazioni per i nuovi impianti, se sottoutilizziamo quelli esistenti. Non abbiamo neanche i dati, però. Si consideri, per esempio, quello che succede col bacino di Suviana.
C'è un assessore che parla tanto di green energy e che dovrebbe capire di che cosa parlo. Continua a spingere, perché dietro c'è il business dei finanziamenti pubblici, su nuovi impianti, quando noi abbiamo impianti di energia pulita che non vengono utilizzati. Il bacino di Suviana fa scendere l'acqua dalla diga senza farla passare dalle turbine, perché il gestore dell’energia elettrica sostiene che c'è troppa energia. Non penalizziamo le centrali a metano o quelle a combustibile fossile, ma le centrali a energia pulita.
È assurdo, su questo punto casca tutto il disegno della Regione. Noi dovremmo lavorare e concentrarci sulla decrescita energetica, non autorizzare centrali, perché è di moda. Ne siamo pieni, lo afferma il gestore della rete in un’audizione parlamentare. Al picco abbiamo comunque più energia di quella che serve: c'è un problema di rete, quindi di decrescita e di ristrutturazione della rete con le smart grid.
Non possiamo, dunque, esprimere un parere favorevole e ci dispiace che lo schema non si possa emendare.
Un’altra questione che noi non condividiamo per nulla è quella dei trenta giorni per la VIA e per le osservazioni. È un tempo troppo breve, che, secondo me, andrebbe allargato, ma evidentemente si vogliono sempre curare gli interessi dei ricchi proponenti e meno quelli delle comunità che spesso, senza neanche saperlo, vengono intaccate da questi megaimpianti.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Costi. Ne ha facoltà.
COSTI: Volevo intervenire perché io credo, invece, che questo sia un atto importante e soprattutto dovuto. Quella energetica è una materia concorrente tra Stato e Regione. Lo Stato ha fatto la sua parte e la Regione con la legge n. 26 ha previsto e disciplinato la programmazione energetica sul nostro territorio.
A differenza del collega Favia, io esprimo un giudizio positivo nel merito dell'operazione e delle azioni che questa Regione ha messo in campo rispetto a tutta la tematica energetica, che è sempre un po’ più complessa di quanto il collega Favia riporta ogniqualvolta interviene su un pezzetto.
Comunque, lo ripeto, credo che questa Regione abbia affrontato bene la complessità del problema, anche con la profonda convinzione che il tema energetico, prendendolo dal punto di vista del risparmio, dell'efficienza e anche delle fonti rinnovabili, è uno degli elementi costitutivi della crescita. Io preferisco parlare di crescita, intelligente, inclusiva e sostenibile, di questa Regione.
A mio avviso questo è un atto dovuto perché rappresenta il completamento di una legge che prevedeva un Regolamento che, sulla base della scelta che la Regione ha compiuto con gli altri atti, ha stabilito di lasciare gli impianti fino a un dato tipo di potenza all’approvazione degli altri livelli istituzionali. Giustamente, con riferimento a quelli di potenza complessiva superiore ai 50 megawatt termici, ha ritenuto importante mantenerli nella competenza regionale.
Questo è ciò che si dispone con questo atto deliberativo. Avendo mantenuto tale aspetto nella competenza regionale, giustamente, la Regione ha emanato un Regolamento per rendere evidente come questi impianti debbano e possano essere autorizzati.
Credo, dunque, che questo atto, che oltretutto cerca anche di raggiungere un altro obiettivo che ci ricordiamo sempre, ossia di rendere più semplici, chiari e leggibili e meno farraginosi tutti i processi di autorizzazione, compia alcune operazioni importanti: istituisce uno sportello unico regionale per l'energia che cura tutti i rapporti e introduce un procedimento unico, svolto in Conferenza dei servizi, (un tema che abbiamo discusso quando abbiamo parlato della legge della semplificazione) e che salvaguarda tutti gli strumenti di partecipazione.
Credo che anche questo sia un elemento importante. Non fa partire i procedimenti uno di seguito all'altro, ma li fa partire in contemporanea.
Dispone, inoltre, che cosa devono presentare le imprese perché il procedimento possa iniziare, individua i criteri di valutazione dei progetti, anche con le loro diversificazioni, a seconda che siano impianti di fonti alternative oppure più tradizionali.
Credo, pertanto, che sia un atto dovuto importante, costruito anche con intelligenza rispetto a ciò che in quest'Aula abbiamo osservato e votato negli atti di programmazione, sia con il Piano energetico, sia con la legge di semplificazione. Oltre a essere un atto che noi chiaramente non possiamo modificare, perché si tratta di un parere di conformità, , come Gruppo del Partito democratico, lo riteniamo idoneo anche nel merito.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Costi.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire in sede di discussione generale, sono aperte le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente. Noi riteniamo che questo Regolamento abbia molti punti interessanti e che riesca anche a sanare alcune problematiche che derivano dalla concorrenzialità, rispetto a questo settore, fra legislazione nazionale e regionale.
Gli aspetti importanti per cui riteniamo di esprimere un parere favorevole a questo Regolamento riguardano sostanzialmente la semplificazione che indubbiamente porta con sé questo tipo di provvedimento e la gradualità rispetto agli adempimenti burocratici inversamente proporzionale al tipo di impiantistica.
È chiaro che, come è stato osservato, si tratta di un provvedimento che discende anche da una necessità del legislatore nazionale, però credo di poter affermare che questo Regolamento contempli tutte le problematiche di contesto che riguardano impianti significativi. Parliamo di impianti sopra i 50 megawatt, che hanno anche una ricaduta molto importante su un settore trainante dell'economia nazionale.
Noi siamo, peraltro, una Regione che ha un deficit di produzione energetica rispetto a quanto viene consumato dai cittadini e dalle imprese e credo che ciò sia anche di stimolo per investimenti in questo settore, un settore centrale della vita di un Paese.
Ritengo, dunque, che sia stato svolto un buon lavoro e soprattutto che in merito agli aspetti innovativi che riguardano anche la semplificazione di cui tanto parliamo, rispetto alla quale abbiamo dibattuto e abbiamo cercato di produrre elementi innovativi, in questo testo vi sia decisamente un passo in avanti.
Un altro degli aspetti che ci fanno considerare positivamente questo Regolamento è quello dello sportello regionale, che significa un iter burocratico molto più rapido e la possibilità di attrarre gli investimenti, che sono necessari soprattutto se prendiamo in considerazione tutto il comparto delle energie rinnovabili.
Non mi fermo ovviamente all’aspetto parcellare che riguarda il fotovoltaico, ma penso, per esempio, anche a tutto ciò che comporta nelle energie rinnovabili la possibilità di utilizzare impianti idro. Vi sono impianti idro che anche recentemente in questa regione sono stati realizzati con grande soddisfazione dal punto di vista ambientale rispetto alle comunità per cui si creano posti di lavoro. Credo che questo Regolamento possa dare una risposta a tutte queste necessità, che sono assolutamente indubitabili.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 2117.
(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Richetti): L'Assemblea approva.
OGGETTO 1928
Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi circa le azioni da porre in essere per tutelare la cittadinanza da rischi per la pubblica incolumità connessi ai lavori della galleria della Variante di Valico, con particolare riferimento alla situazione esistente nel Comune di San Benedetto Val di Sambro (BO) (Continuazione discussione)
OGGETTO 1949
Risoluzione proposta dal consigliere Mandini per impegnare la Giunta ad adottare misure per ovviare alle criticità segnalate per i lavori della Variante di Valico nel secondo intervento infrastrutturale che interessa la tratta La Quercia - Barberino del Mugello (Continuazione discussione)
OGGETTO 1954
Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Cevenini, Luciano Vecchi, Pariani, Moriconi, Casadei, Marani, Montanari, Riva e Costi per impegnare la Giunta ad intervenire presso ANAS e Società Autostrade al fine di valutare i danni arrecati nelle Frazioni di Ripoli-Santa Maria Maddalena a seguito dei lavori per la realizzazione della Variante di Valico e ad assicurare che il monitoraggio degli edifici lesionati sia svolto insieme a rappresentanti della pubblica amministrazione (Continuazione discussione)
OGGETTO 2051
Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Sconciaforni, Donini e Meo per impegnare la Giunta a chiedere ad ANAS e alla Società Autostrade la sospensione cautelativa dei lavori di scavo nella galleria Val di Sambro al fine di accertarne la sicurezza per la prosecuzione dei lavori (Continuazione discussione)
PRESIDENTE (Richetti): Passiamo ora agli atti di indirizzo, su cui ci sono alcune richieste di iscrizione e di inversione, che esamineremo dopo il blocco delle risoluzioni oggetti 1928, 1949, 1954, 2051, su cui siamo in sede di discussione generale.
Sono intervenuti i consiglieri Mandini, Favia e Noè. Il tema per tutti i quattro oggetti che stiamo esaminando in discussione congiunta e abbinata è la Variante di Valico. Era iscritto a parlare il consigliere Bernardini, che non vedo, ma che ovviamente potrà intervenire nel corso della discussione generale.
Dichiaro aperta la discussione generale sui quattro oggetti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: L’ormai annoso problema della Variante di Valico, che siamo arrivati a discutere in Aula, nasce, secondo me, da un punto fondamentale che ormai gradualmente molti soggetti stanno ammettendo, cioè che il progetto elaborato a suo tempo da Autostrade è evidentemente sbagliato in alcuni punti e che stranamente proprio questo tratto della Variante di Valico non ha subìto la procedura che abbiamo votato, ossia la Valutazione di impatto ambientale.
Ciò avviene, purtroppo, a sua volta con il pieno avallo della Regione. Nel momento in cui si discusse questa richiesta da parte di Autostrade, poi contrastata e portata anche in tribunale, essa affermò che andava bene così.
Il progetto è sbagliato perché, quando si compiono azioni delicate in terreni delicati, bisognerebbe effettuare un’operazione fondamentale, che anche un geologo appena laureato può indicare, ossia andare a vedere una delle iniziative migliori che questa Regione ha prodotto, le carte geologiche.
Esse sono un nostro vanto. In generale, da quanto sento affermare in giro per l’Italia, sono uno dei lavori migliori che siano stati svolti, in confronto anche con altre Regioni. Peccato che tali carte non si siano viste. Nel momento in cui si fosse andati eventualmente a esaminare la conformazione geologica di questi territori, sarebbe stato evidente, infatti, che passare a 80 metri sotto frane quiescenti non era un’idea furbissima.
In effetti, a mano a mano che i lavori della galleria procedono, come un effetto domino, le frane passano da quiescenti ad attive e cambiano colore, non perché qualcuno si sia svegliato una mattina e abbia deciso di cambiare colore, ma perché si muove il terreno.
Ci sono segnalazioni di queste problematiche che ormai datano al 2010. Hanno iniziato a creparsi alcune case e oggi queste crepe sono sempre più evidenti. Si stanno staccando addirittura alcune travi dai loro supporti all’interno delle case stesse e il sindaco, che, a suo tempo, giustamente paventava, senza avere minimamente un dato, ma secondo logica, un’evacuazione di massa, molto preoccupato, sostiene di allinearsi a tutti coloro che affermavano non esserci alcun pericolo in una situazione in cui gli spostamenti di tali case superano i 10 centimetri.
Nonostante non ci sia pericolo, il sindaco fa evacuare alcune case. Io ho proprio difficoltà a capire in italiano questo concetto, perché, nel momento in cui faccio evacuare una casa, significa che c’è un problema a starci dentro. C’è, però, anche un risvolto interessante, perché, se io svuoto una casa e non c’è più dentro nessuno, viene meno il pericolo per la pubblica incolumità. Non vorrei che questo fosse un giochino.
Si è cercato di tenere tutta la questione della Variante di Valico sotto silenzio in diverse occasioni da parte di soggetti anche, purtroppo, istituzionali. Si è iniziato a mettersi a lavorare sull’argomento dopo che io chiesi un incontro urgente con il Prefetto di Bologna, puntualmente concesso e, secondo me, anche interessante e utile, dal momento che ne sono nati molti incontri tra Prefettura, Regione e parti interessate e si sono sviluppati alcuni tavoli di lavoro.
Fino ad allora e ancora adesso, il che io trovo veramente stupefacente, questa Regione non si è mai degnata di incontrare i cittadini del Comitato, i cittadini di Ripoli, per confrontarsi con loro. È ovvio che non è molto bello confrontarsi solo con chi sta effettuando i lavori. Forse sarebbe opportuno andare a sentire quali sono le loro problematiche e riceverli.
Io ho richiesto da mesi che questi argomenti fossero trattati in Commissione sentendo anche il Comitato. Pare che questa settimana riusciremo a decidere se fissare un appuntamento e ne sono ben lieto.
Da tutte queste riunioni e da questi tavoli nacque un protocollo, che io ho fortemente criticato all’inizio per motivi che sarebbe lungo discutere, ma che conteneva almeno un elemento interessante, l’unico probabilmente utile di tutte queste pagine, in cui si affermava che il monitoraggio dello stato degli edifici avrebbe dovuto in ogni caso precedere l’avanzamento dei lavori, monitoraggio che sarebbe stato effettuato da questo collegio.
L’unica iniziativa utile di questo protocollo, tuttavia, è stata la prima a essere sbeffeggiata, perché, nonostante non si sia svolto alcun tipo di monitoraggio, se non in due case e andando in giro a scattare foto per il paesello, addirittura Autostrade non ha nemmeno fornito fino alla fine di gennaio i dati di tali monitoraggi.
Io non riesco a capire su quale materiale abbia lavorato questo collegio e come abbia fatto Autostrade ad avere l’autorizzazione e a riprendere i lavori, decretando che questo protocollo è stato ucciso nella sua parte fondamentale ed è oggi sostanzialmente carta straccia. Questi fogli non possono avere altra funzione e dispiace vedere che sono firmati da un Prefetto, da una Regione, da una Provincia e da un sindaco.
Autostrade ha sempre negato tutto ciò che sta accadendo. Ha parlato di case che erano già pericolanti e lesionate in precedenza, affermando che la colpa delle crepe non è il fatto che loro stiano scavando sotto le case a 80 metri, ma che sia una zona di terremoti, una zona in cui, come sostiene l’esimio professor Desideri dell’Università di Roma, i montanari sono abituati alle frane e ci sanno convivere. Chi non ha voglia di convivere con la sua casetta che si sposta di dieci centimetri, però si sposta in blocco, si deve adeguare.
Questo è il bello della questione: se si spostasse un pezzo, forse io mi preoccuperei, ma se casa mia si sposta in blocco tutta insieme, sono molto contento di compiere una gita dentro la mia casa.
Si arriva poi proprio all’apoteosi del Presidente di Autostrade, il quale un giorno, in conferenza stampa, davanti al Prefetto, alla Regione e ai tecnici affermò che la frana è ferma e si muove solo il terreno. Abbiamo raggiunto livelli notevoli.
Il sindaco Stefanini, nell’intervista al Resto del Carlino di oggi, ci comunica che lui può solo riferire che i continui monitoraggi stanno dando risposte positive. Proprio per questo motivo ha grande fiducia in chi si sta occupando dei lavori.
I monitoraggi, che io mi sono sempre procurato fraudolentemente, perché Autostrade li ha negati a un consigliere regionale, ci indicano che le case si spostano almeno di un centimetro al mese, sempre e comunque, nonostante ciò che si sostiene quando si tengono queste belle riunioni dei collegi. Invito chiunque a leggere i verbali di queste riunioni, perché sono veramente imbarazzanti. Si tratta di un collegio composto da una decina di persone, in cui gli unici due che parlano sono i tecnici pagati da Autostrade.
Tra parentesi, uno dei due tecnici pagati da Autostrade è un Sottosegretario di questo Governo. Francamente trovo incredibile che in un Paese normale il Sottosegretario, membro del Governo, faccia da consulente a un cliente del Governo stesso.
L’altro tecnico è il famoso professor Desideri. Secondo il Sindaco è normale che le case si spostino di questi centimetri e si fida assolutamente di chi si sta occupando di queste perizie. Peccato che il professor Desideri e anche tutti i membri di questo collegio non leggano neanche i dati, che, come ho accennato, io mi sono procurato fraudolentemente, ma che loro hanno tutte le settimane, perché partecipano alle riunioni.
Non si capisce che cosa facciano in queste riunioni. In una di queste il professor Desideri ha affermato che gli inclinometri non davano segni di movimento, mentre leggo dati di 2,3, 1,7 e 2,1, quindi si spostano. In più viene a parlare dell’inclinometro N13 e ci riferisce che anche questo non ha mostrato alcun tipo di movimento. Peccato che quindici giorni prima tale inclinometro si fosse completamente spezzato alla profondità di 64 metri.
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere, deve avviarsi alle conclusioni.
DEFRANCESCHI: Questo è il valore della grande fiducia che si può avere in questi tecnici. Sono tecnici che mentono durante un verbale di un collegio che va a finire al Prefetto e sul quale, come è scritto espressamente anche nel verbale, il Prefetto effettua le sue valutazioni sulla pericolosità o meno della frana.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Grazie, presidente. Quello della Variante di Valico e di Ripoli è un problema che va al di là di tutti gli aspetti tecnici che il professor Defranceschi evidenzia. Ormai lo qualifico tale, perché ha veramente in mano ogni dettaglio tecnico e ogni valutazione tecnica per compiere la giusta arringa difensiva.
Sì, ma difensiva di che cosa? Non solo degli abitanti di Ripoli, perché, se il problema fosse solo della borgata di Ripoli, allora sarebbe forse anche più gestibile dal punto di vista dell’indennizzo. È un problema che riveste anche la stessa galleria. È un problema che coinvolge non solo la frazione di Ripoli, ma che deve coinvolgere, in una valutazione di garanzia e di sicurezza di questo tratto autostradale, l’intero Paese, l’intera Italia, dalla Sicilia alla Val d’Aosta, dal Friuli alla Calabria. Chi passa sotto quella galleria deve sapere che sta percorrendo un tratto autostradale indenne da ogni fonte di pericolo. Purtroppo, oggi ciò non accade. Non abbiamo garanzie di questo, anzi, tutt’altro.
Non solo le rimostranze tecnico-scientifiche, alcune delle quali addirittura alterate, mostrano che il problema non esisteva oppure che era di minore entità rispetto a quanto veniva denunciato dalla comunità, ma c’è stata la frana di Ripoli e la galleria oggi è già fortemente compromessa nella sua staticità e tenuta da una frana che esisteva, come ricordava il professor Defranceschi, già da tempo. Si è verificato, quindi, anche un errore di valutazione progettuale nell’individuazione dell’esatto percorso da attribuire a questa Variante di Valico.
Si tratta di un problema non più rimandabile. O lo affrontiamo oggi seriamente e impegniamo quest’Aula e tutti i consiglieri a un’azione di responsabilità che tutti noi dobbiamo assumere, o altrimenti deve essere ben chiara una questione: ciò che oggi noi decideremo sarà una pietra su cui verranno scolpiti i nomi di tutti i consiglieri a futura memoria. Non è e non vuole essere una minaccia, ma una presa di responsabilità che ognuno di noi deve in quest’Aula assumersi, perché il problema esiste ed è vero.
Basta compiere un sopralluogo a Ripoli e non solo leggere le carte. Non sono un ingegnere, non sono un tecnico e mi sono limitato, oltre che a leggere alcune considerazioni, ad andare sul luogo, a compiere un sopralluogo insieme a coloro che vivono questa situazione, a vedere e a toccare con mano i problemi di Ripoli. Vi posso assicurare che esistono e che sono tangibili anche da chi non è tecnico, da chi non è un ingegnere.
Vi è desolazione di vedere case disabitate e di incontrare gente che è stata costretta magari a lasciare la casa che aveva appena finito di ristrutturare o in cui è nato e ha abitato per una vita. Si tratta di un aspetto sentimentale che fa parte a sua volta di questo contenzioso, ma che giustamente deve essere relegato alla giusta importanza.
Esso ha la sua giusta importanza, ma sicuramente, di fronte a un’opera di questo tenore e di questa importanza strategica per tutto il sistema autostradale italiano, mi si può rispondere che, se quei poveretti subiscono una frana, li andremo a pagare e a indennizzare e che, quindi, la questione finisce lì. Comunque una somma a queste povere famiglie verrà data, ragion per cui teniamole zitte.
Il problema, come ripeto, è un altro e riguarda la stessa struttura dell’autostrada. Se si limitasse il discorso a Ripoli, come inizialmente sembrava, mettiamo sulla bilancia l’utilità, i costi, la progettazione, il lavoro svolto per questa Variante di Valico e dall’altra il disagio e il sentimento di pietà nei confronti della borgata di Ripoli e vediamo che la partita è sicuramente impari, magari per un discorso economico, di convenienza e di utilità di un interesse generale del Paese e autostradale. Mi si potrebbe rispondere che non possiamo fermare i lavori della Variante di Valico perché ci sono cinque, sei o dieci famiglie che, purtroppo, a causa di questi lavori, devono lasciare la loro casa e abbandonare un intero Paese.
Ripeto ancora, sul piatto della bilancia va messa un’altra questione, che è quella della tenuta dello stesso tracciato che passa per quella zona, la tenuta e la garanzia della stessa galleria che già, con dati alla mano e con risultanze tecnico-scientifiche, viene messa a dura prova di tenuta da parte della frana su cui è costruita la galleria stessa.
È questa la vera partita di Ripoli. Se noi percorriamo l’errore di concentrarci solo su quelle dieci famiglie, sono il primo a sostenere che purtroppo - magari sarò un romantico e un sentimentale - vince Autostrade e che, quindi, l’opera si deve compiere e i lavori devono continuare.
Il problema, però, è un altro e riguarda l’integrità della stessa opera. Vorrei che oggi dal dibattito in quest’Aula emergesse questo punto. Su di esso, come Gruppo Lega Nord, abbiamo interessato anche, per fare solidarietà in questa battaglia, che è prima di tutto di conoscenza del problema, anche le Regioni a noi limitrofe. Un residente della Lombardia, del Veneto o del Piemonte che passa per la Variante di Valico che si trova in Emilia-Romagna all’altezza di Ripoli deve sapere, quando intraprende il viaggio sotto quella galleria, se tiene o non tiene. È quello il problema.
Anche quando parlai con il Prefetto Tranfaglia, sinceramente trovai la massima disponibilità e competenza nel capire il problema, ma il problema non era stato capito veramente, perché, a mano a mano che passavano i minuti del colloquio con il prefetto, il problema era sempre a Ripoli, erano sempre quelle dieci famiglie ed era sempre una situazione che comunque si sarebbe messa a posto con i giusti indennizzi.
Oggi il problema è un altro: riguarda Ripoli, ma anche l’integrità di una struttura viaria e di una galleria. Non vorremmo trovarci, come è successo in altre regioni e cito la Sicilia, dove è venuto giù un pezzo di galleria per gli stessi motivi, oggi o domani, a dover commentare un evento che oggi è evitabile, se interveniamo subito. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
Sono ancora iscritti a parlare la consigliera Donini e il consigliere Bignami, che saranno i primi a effettuare i loro interventi nel pomeriggio, alla ripresa dei lavori.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 13
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali ai sensi dell'art. 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI e Maurizio MELUCCI e il consigliere Matteo RIVA.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Simonetta SALIERA.
Votazione elettronica
Autorizzazione alla relazione orale
OGGETTO 144 "Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Corradi: «Lunezia, Regione del gusto e della cultura»"
Presenti: 38
Favorevoli: 38
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 0
Astenuti: 0
Assenti: 12
Luca BARTOLINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Vasco ERRANI (m), Roberto GARBI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Gabriella MEO, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA (g).
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Mandini - Richetti
Cevenini - Corradi
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