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99.
SEDUTA DI MARTEDÌ 18 SETTEMBRE 2012
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
Indice
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 3170
Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il nuovo progetto di Passante Nord.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
NALDI (SEL - Verdi)
PERI, assessore
OGGETTO 3152
Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro ed i relativi progetti, criteri, sanzioni e monitoraggi.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARBATI (Italia dei Valori)
LUSENTI, assessore
OGGETTO 3160
Interrogazione dei consiglieri Sconciaforni e Donini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa gli effetti della "spending review" sul sistema sanitario regionale.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)
LUSENTI, assessore
OGGETTO 3168
Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la raccolta di fondi attivata dalla Regione Emilia-Romagna a favore delle popolazioni colpite da eventi sismici.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
MANFREDINI (Lega Nord)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
OGGETTO 3169
Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa questioni di natura fiscale riguardanti la fusione-unificazione delle tre ASP di Bologna.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
NOÈ (UDC)
LUSENTI, assessore
OGGETTO 3030
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna»
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 3162
Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna" (proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I).» (88)
(Discussione)
(Ordine del giorno oggetto 3162/1 - Presentazione e discussione) (67)
PRESIDENTE (Richetti)
MUMOLO, relatore di maggioranza
BIGNAMI, relatore di minoranza
VECCHI Alberto (PDL)
MANDINI (Italia dei Valori)
BERNARDINI (Lega Nord)
NOÈ (UDC)
PRESIDENTE (Mandini)
MARANI (PD)
NALDI (SEL - Verdi)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazione per appello nominale
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Risoluzione, mozione, interpellanze ed interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 10,02
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la novantanovesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute
- antimeridiana del 24 luglio (n. 92);
- pomeridiana del 24 luglio (n. 93);
- antimeridiana del 25 luglio (n. 94);
- pomeridiana del 25 luglio (n. 95);
- antimeridiana del 14 agosto (n. 96);
- antimeridiana del 4 settembre (n. 97);
- pomeridiana del 4 settembre (n. 98)
inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.
Se non vi sono osservazioni, i processi verbali s’intendono approvati.
(Sono approvati)
PRESIDENTE (Richetti):Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna l'assessore Bianchi e il consigliere Villani.
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti): Nel periodo trascorso dall'ultima tornata delle sedute assembleari è stato presentato il seguente progetto di legge:
3139 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Partecipazione della Regione Emilia-Romagna a reti internazionali scientifiche in ambito sanitario" (delibera di Giunta n. 1264 del 03 09 12).
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione ai sensi del comma 1, lettera m) dell’art. 68:
- La Programmazione dei lavori dell’Assemblea legislativa, ai sensi dell’art. 16, del Regolamento interno, per il periodo ottobre-dicembre 2012, è stata approvata nella riunione dei Capigruppo allargata ai Presidenti delle Commissioni assembleari svoltasi in data 12 settembre 2012.
Annuncio di risoluzione, mozione, interpellanze, interrogazioni
e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Risoluzione
3136 - Risoluzione proposta dalla consigliera Barbati per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, con particolare riferimento alla realizzazione del termovalorizzatore di Parma, volte alla ricerca di soluzioni alternative a tale impianto anche tramite l'istituzione di un tavolo concertativo tra le istituzioni interessate, ed a garantire sul territorio regionale il raggiungimento degli obiettivi imposti dal diritto comunitario e dalla normativa nazionale circa la gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti, monitorando inoltre eventuali criticità.
Mozione
3153 - Mozione proposta dal consigliere Bazzoni per impegnare la Giunta a valutare la possibilità di costituire un fondo, eventualmente denominato "di garanzia e sviluppo", al fine di intervenire per ricapitalizzare i consorzi fidi delle piccole e medie imprese in tutti i settori economici, destinando a tale scopo anche parte dei dividendi incassati dai Comuni a seguito di partecipazioni in società (documento in data 12 09 12).
Interpellanze
3135 - Interpellanza del consigliere Filippi circa il sovrappopolamento di ungulati, soprattutto cinghiali, nell'Appennino reggiano e le azioni da porre in essere per contrastare tale fenomeno.
3140 - Interpellanza della consigliera Meo circa il prelievo in deroga dello storno, in relazione alla stagione venatoria 2012/2013.
Interrogazioni
3129 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la normativa relativa all'accreditamento degli organismi di formazione professionale.
3130 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le dotazioni organiche relative ai settori della scuola dell'infanzia e dei nidi.
3131 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il servizio ferroviario nella tratta Marzabotto-Bologna.
3132 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la provenienza dei rifiuti smaltiti nella discarica di Pediano, sita nel Comune di Imola.
3133 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la sostituzione, presso l'ASL di Bologna, di protesi all'anca.
3134 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa il progetto "Immagina Montechiarugolo: il PAES e oltre il 2020" licenziato dalla Amministrazione comunale di tale località.
3137 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa i requisiti previsti per la partecipazione al bando della Provincia di Ravenna relativo alla formazione di una graduatoria per l'assunzione di tecnici specializzati nel settore delle procedure di valutazione di impatto ambientale.
3138 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la situazione relativa ai servizi assicurativi affidati dalle AUSL romagnole per la copertura Rct/o primo rischio.
3141 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa i contributi regionali riguardanti il miglioramento delle condizioni di vita nei campi nomadi, con particolare riferimento al Comune di Reggio Emilia.
3142 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il declino numerico dei cacciatori in ambito regionale.
3143 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa l'utilizzazione della quota parte della Regione Emilia-Romagna del fondo nazionale per l'assistenza a favore dei malati di SLA.
3144 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'adozione, da parte dei Comuni, del Piano Strutturale Comunale (PSC).
3145 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa la ridiscussione pubblica del piano industriale di SETA.
3146 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'organizzazione, i costi e le tariffe relative a HERA SpA.
3147 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa il progetto "MYSALT", riguardante le Saline di Cervia.
3148 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'applicazione dell'IVA sulla Tassa di Igiene Ambientale.
3149 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la riorganizzazione del servizio sanitario regionale a seguito della "spending review", con particolare riferimento alla Provincia di Bologna.
3150 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa l'epidemia di mixomatosi che ha colpito i conigli del Parco Urbano di Forlì.
3151 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa l'utilizzazione di agenzie interinali per l'assunzione di personale a tempo determinato per le esigenze collegate al terremoto.
3152 - Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro ed i relativi progetti, criteri, sanzioni e monitoraggi.
3154 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la riorganizzazione dei servizi della Giunta regionale.
3155 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il Piano regionale di Gestione dei Rifiuti.
3156 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa l'Accordo stipulato dalla Regione Emilia-Romagna per lo sviluppo dell'Educazione nella Repubblica Araba d'Egitto.
3157 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa le attività di rilievo internazionale della Regione Emilia-Romagna, con particolare riferimento a quelle riguardanti il Brasile.
3158 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa i buoni pasto erogati dalla Regione Emilia-Romagna, a seguito della "spending review".
3160 - Interrogazione dei consiglieri Sconciaforni e Donini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa gli effetti della "spending review" sul sistema sanitario regionale.
3161 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa procedure riguardanti SETA SpA.
3163 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa i contributi erogati dalla Regione Emilia-Romagna a enti di carattere religioso .
3164 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, sui criteri e le modalità con cui si sta elaborando e attuando la nuova disciplina urbanistica presso il Circondario Imolese .
3165 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, sugli intendimenti dell’Ausl di Modena riguardo al Punto di Primo Intervento di Fanano (MO) e sulle iniziative da assumere riguardo ai servizi sanitari dei Comuni dell’Appennino modenese.
3166 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa gli effetti finanziari sul sistema sanitario regionale della sanatoria per gli immigrati del Ministro Riccardi.
3167 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, sulle intenzioni della Regione riguardo agli interventi di miglioramento della strada S.P. 654 di Valnure nel tratto Bettola - Passo dello Zovallo (PC).
3168 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la raccolta di fondi attivata dalla Regione Emilia-Romagna a favore delle popolazioni colpite da eventi sismici.
3169 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa questioni di natura fiscale riguardanti la fusione-unificazione delle tre ASP di Bologna.
3170 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il nuovo progetto di Passante Nord.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
2867 - Interrogazione dei consiglieri Alberto Vecchi e Aimi, a risposta scritta, circa la richiesta di smobilitazione del raggruppamento del Corpo Militare della C.R.I. operante a San Felice sul Panaro (MO).
2871 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa il coinvolgimento di Gruppi comunali di Protezione Civile, anche di altre Regioni, e del Volontariato nelle prime fasi dell'emergenza conseguente agli eventi sismici che hanno colpito l'Emilia-Romagna.
2912 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la cessazione delle funzioni svolte, a favore dei terremotati, dalla Croce Rossa Militare nel campo di accoglienza di San Felice sul Panaro (MO).
2925 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa i contributi, provenienti anche dal Fondo nazionale della Protezione civile, da mettere a disposizione delle zone terremotate.
2962 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa i lavori relativi alla Complanare.
2972 - Interrogazione dei consiglieri Leoni, Villani e Pollastri, a risposta scritta, circa i risultati della ricerca effettuata dal Corecom sulla copertura e la ricezione del canale regionale RAI Emilia-Romagna e l'asta relativa al canale 24.
2993 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa la partecipazione dell'AUSL di Bologna ai lavori riguardanti il nuovo Mercato di Mezzo.
2995 - Interrogazione dei consiglieri Mazzotti e Fiammenghi, a risposta scritta, circa le problematiche relative alla ricezione del segnale di RAI 3 ed all'asta della relativa frequenza.
3018 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa i rilevamenti riguardanti il livello delle falde acquifere nelle zone colpite dal sisma, con particolare riferimento all'estrazione di ghiaia.
3032 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa gli Acquedotti Rurali.
3037 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa la società CUP 2000 e i vincoli sulla spesa pubblica con particolare riferimento al personale.
PRESIDENTE (Richetti): La Giunta regionale, ai sensi dell’art. 118 comma 1° del Regolamento interno, non intende rispondere alla interrogazione sotto riportata ritenendone il contenuto estraneo ai propri compiti d’istituto:
3137 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa i requisiti previsti per la partecipazione al bando della Provincia di Ravenna relativo alla formazione di una graduatoria per l'assunzione di tecnici specializzati nel settore delle procedure di valutazione di impatto ambientale.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula
PRESIDENTE (Richetti): Iniziamo a svolgere la parte della nostra sessione disciplinata dall’articolo 114 del Regolamento interno, vale a dire le interrogazioni a risposta immediata.
Incominciamo chiamando l’oggetto:
3170 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il nuovo progetto di Passante Nord.
Risponde per la Giunta l'assessore Peri.
La parola al consigliere Naldi per illustrare la sua interrogazione.
NALDI: Grazie, presidente. Sappiamo dai giornali, ma non solo, che nei Comuni si sta già discutendo il nuovo progetto di Passante Nord, il che un po' stupisce perché qui noi non abbiamo visto niente. Alcune associazioni ambientaliste sostengono che questo progetto sia molto più impattante di quello previsto originariamente.
Alcuni sindaci hanno già preso posizione anche molto critica, contraria a questo tracciato, ci sono diversi pareri di urbanisti ma il vicepresidente della Provincia di Bologna, Giacomo Venturi, ha continuato a difendere naturalmente dal suo punto di vista l’importanza dell'infrastruttura e ha parlato di un tavolo di lavoro al quale sono presenti Regione, Provincia e Comuni, che deve valutare le proposte.
Il nostro Gruppo su questo argomento già tre mesi fa (se togliamo le ferie anche meno) aveva chiesto delucidazioni ed era stato risposto dall'assessore che si prevedeva addirittura - lo dico naturalmente in modo un po' ironico - che vi potesse essere un processo partecipativo, come è possibile per la legge n. 3 del 2010.
Mi pare invece che le cose non stiano andando in questi termini, comunque chiedo di poter avere delle occasioni come Consiglio anche nell'ambito delle Commissioni di conoscere questo nuovo progetto di passante e quali siano le differenze rispetto al progetto iniziale, di sapere se vi sia già un parere su questo nuovo Progetto della Commissione europea, quale sia la posizione della Giunta all'interno di questo nuovo progetto e le richiedo con quale processo partecipativo si intenda accompagnare questo progetto molto impattante per l'intera comunità della nostra Provincia. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
La parola all’assessore Peri per la risposta.
PERI, assessore: Grazie, presidente. Come è noto, noi abbiamo sottoscritto qualche mese fa un protocollo con la Provincia di Bologna, il Comune di Bologna, ANAS e Società Autostrade, che prevedeva la presentazione di una proposta da parte di Società Autostrade il 30 luglio.
Società Autostrade ha consegnato i primi giorni di agosto (mi pare il 3) la propria proposta progettuale, che non è ancora un progetto ma è uno studio di fattibilità, ancorché in alcune parti abbastanza dettagliato. Il fatto che alcuni consiglieri non abbiano ancora preso visione della proposta mi sembra quindi normale.
C'è da dire che a tutti i consiglieri che ne hanno fatto richiesta abbiamo consegnato esattamente quello che abbiamo ricevuto come Regione, quindi immagino che l'interrogazione serva anche da richiesta di consegna di materiale, cosa che possiamo fare già nei prossimi giorni.
Il protocollo prevede che quella proposta sia una proposta di Società Autostrade, che dà una sua lettura delle condizioni poste dalla Commissione europea quando ha consentito che la proposta, la realizzazione e la gestione del Passante di Bologna fosse a titolo di Società Autostrade, cioè Società Autostrade possa avere la possibilità di gestire anche la nuova infrastruttura, una volta che questa sia realizzata attraverso procedure di evidenza pubblica.
Il punto in cui ci troviamo adesso è quindi quello di una proposta di Società Autostrade sulla quale dobbiamo trovare l'intesa entro il 30 novembre, quindi da qui ad allora non si costruisce il progetto di Passante, ma si definiscono gli elementi progettuali da condividere fra Autostrade, ANAS, Regione e Comuni interessati.
Una volta condivisa quella impostazione, bisognerà avviare tutto l'iter progettuale che parte da zero, cioè si parte dal progetto preliminare, le conferenze dei servizi, il progetto definitivo, la valutazione di impatto ambientale e ovviamente le successive procedure per individuare chi realizzerà l'opera.
Siamo quindi ancora nelle premesse della procedura e siamo a una discussione, tanto che il Vicepresidente Venturi giustamente ha ricordato che si è costituito un nostro tavolo di lavoro fra Regione, Provincia e i Comuni direttamente interessati, con i nostri interlocutori che sono ANAS e Società Autostrade per trovare l'intesa entro il 30 novembre.
Nessuna difficoltà a intervenire nei lavori delle Commissioni per illustrare nel dettaglio l'opera, e lo abbiamo fatto nelle scorse settimane partecipando alla Commissione che l’Amministrazione provinciale ha convocato proprio per dare informazione ai consiglieri in quel caso provinciali, quindi analogamente non c'è alcuna obiezione a farlo anche in sede di Commissioni dell'Assemblea legislativa.
Ho già dichiarato a nome della Giunta che le caratteristiche del Passante così come disegnato da Società Autostrade non trovano la nostra condivisione per una serie di aspetti, in particolare per quanto riguarda alcuni punti del tracciato e le modalità con le quali Società Autostrade ha interpretato la banalizzazione dell'attuale sede autostradale all'interno delle tangenziali bolognesi.
Come è noto, l'obiettivo fondamentale del Passante è quello di avere alla fine del lavoro una nuova infrastruttura per il traffico passante e una capacità raddoppiata dell'attuale tangenziale. Questo è l'obiettivo fondamentale dell'operazione.
Il lavoro quindi è in corso, il confronto, anche piuttosto di dettaglio sui punti, lo stiamo facendo e si sono già avuti due incontri con Autostrade e ANAS, e l'Amministrazione provinciale ha già programmato il calendario degli incontri con tutti i sindaci, con i quali abbiamo condiviso un verbale di impostazione del nostro lavoro, in base al quale si è convenuto che la posizione che noi porteremo al tavolo di confronto sarà in ogni caso una posizione comune.
Regione, Provincia e tutti i Comuni interessati stanno predisponendo - e ci sono tutte le condizioni - una posizione univoca da confrontare con Società Autostrade e ANAS. Sulla base di questo percorso arriveremo entro la fine di novembre a condividere il risultato. Non è obbligatorio condividerlo, ma si tratta di capire come si approccerà dall'altra parte l'atteggiamento degli altri interlocutori.
Per queste semplici ragioni la Commissione europea non ha ovviamente ancora visto nulla, perché non può vedere nulla finché non ci sarà una proposta definita sul tavolo, cosa che ancora oggi non esiste, e da questo punto di vista il dibattito pubblico dovrebbe tenerne conto. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Peri.
La parola al consigliere Naldi per la replica. Consigliere, le restano tre minuti.
NALDI: Grazie, presidente. Volevo ringraziare l’assessore per la risposta non rituale, ma voglio anche dirle che prendo atto naturalmente della sua disponibilità a discutere in Commissione e a fornire il materiale, ma trovo singolare che il materiale per un'opera così fondamentali arrivi ai consiglieri in maniera piuttosto eclettica. C'è un dischetto che a me è arrivato da un sindaco della Provincia, quindi non so a chi sia arrivato in altra maniera.
Nel merito del nuovo progetto lei ha già cominciato a evidenziare alcuni problemi, e capisco che il problema della banalizzazione - reale o non reale - è un problema fondamentale, ma forse ancora prima di questo viene il problema dei luoghi attraversati da questo nuovo progetto, perché in effetti vengono tagliati a metà tutti i Comuni della parte nord, limitrofi al Comune di Bologna, quindi è un progetto molto impattante.
Il fondamentale punto di differenza fra la sua posizione e la mia allo stato (poi forse avremo occasione di capirci meglio) è che a mio parere un processo partecipativo non può essere messo in piedi quando è già tutto deciso nei suoi fondamenti: ha senso compiuto se lo si fa prima, quando sono ancora a disposizione le diverse possibilità.
Corriamo il rischio di andare dai cittadini e dalle varie realtà economiche quando le cose sono già definitivamente compiute e si parla solo di dettagli. Se questa è l'idea di partecipazione, noi non siamo d'accordo. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Abbiamo esaurito l’oggetto 3170, passiamo all’oggetto seguente:
3152 - Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro ed i relativi progetti, criteri, sanzioni e monitoraggi.
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Barbati per illustrare la sua interrogazione.
BARBATI: Grazie, presidente. Assessore, in Italia muore per lavorare una persona al giorno, o forse qualcuna di più. Noi vediamo dati molto allarmanti e purtroppo poche condizioni che migliorano nel campo lavorativo.
Quando abbiamo fatto questa interrogazione, l'abbiamo fatta pensando che non fosse giusto che si parlasse della sicurezza nei luoghi di lavoro solo quando in Emilia-Romagna qualcuno si fa male, e in questi giorni una delegazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro sta facendo il giro di tutti gli organi interessati per verificare lo stato di avanzamento e le problematiche dell'attuazione delle nuove disposizioni in materia di prevenzione e contrasto agli infortuni e alle malattie professionali.
La nostra interrogazione non poteva quindi capitare in un momento migliore, perché siamo sicuri che le risposte ci saranno fornite perché probabilmente l'assessore le ha già in mano in questo momento.
Pensiamo che sia un impegno chiaro della politica quello di tutelare in primis il lavoro, ci preoccupa la crisi che stanno subendo le aziende perché sappiamo che spesso, in caso di necessità e di mancanza di fondi, le prime cose che vengono a mancare sono le norme sulla sicurezza. In Italia qualche passo avanti è stato fatto, ma ora non vorremmo che la situazione economica facesse fare passi indietro.
Sappiamo che per decreto legislativo spetta alle ASL il compito di sanzionare le aziende non a norma e il dovere di introitare e gestire direttamente le somme derivanti da tali sanzioni per reimpiegarle in progetti di prevenzione, somme che peraltro finiscono nel bilancio regionale.
Nell’interrogazione, al di là di aver inserito nella premessa ed evidenziato tutta la normativa che riguarda la sicurezza sui luoghi di lavoro, chiediamo alla Giunta e a lei in quanto assessore regionale a quanto ammontino dall'inizio della presente legislatura le risorse derivanti dalle sanzioni comminate dall’Azienda sanitaria locale e introitate dalla Regione anno per anno, quali attività e progetti finalizzati alla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro siano stati finanziati nel corso di questa legislatura con queste risorse, individuando specificamente le ASL destinatarie, e quali criteri siano stati utilizzati dal competente Servizio regionale sanità pubblica della Direzione generale sanità e politiche sociali in sede di valutazione dei programmi di lavoro annuale e dei progetti per l'ammissione al finanziamento, indicando le modalità e l'articolazione del processo valutativo e motivazionale applicate nell'ipotesi, se e quali meccanismi siano stati predisposti dalla Regione al fine di monitorare costantemente l'impiego da parte dell'ASL finanziata delle risorse erogate e della loro specifica destinazione alla realizzazione del progetto finanziato. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. In premessa, visto che l'ha segnalato la consigliera Barbati, ricordo che ieri si è svolta l'audizione della Commissione parlamentare presieduta dal senatore Tofani in questa Regione riguardo al tema degli incidenti sui luoghi di lavoro e le malattie professionali.
A completamento della risposta che riguarda i quesiti specifici posti dall’interrogante, le farò pervenire anche il testo completo della relazione che abbiamo presentato ieri e che descrive in modo completo ed esaustivo tutte le politiche realizzate in Emilia-Romagna a tutela della salute nei luoghi di lavoro.
Riguardo al tema specifico sollevato nell’interrogazione odierna va ricordato che il decreto legislativo n. 81 del 2008, modificato e integrato con il successivo decreto n.106 del 3 agosto 2009, ha introdotto l'obbligo per le aziende ASL di riversare alla Regione le somme riscosse a titolo di sanzioni amministrative nell'ambito dell'attività di vigilanza sull'applicazione della legislazione in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
La Regione Emilia-Romagna, con la delibera della Giunta n.1350 del 2010, ha regolato la materia, provvedendo che tali proventi, introitati in apposito capitolo di Bilancio regionale, siano destinati al potenziamento delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro.
La delibera in parola prevede inoltre che tale finanziamento sia erogato dopo l'emanazione della legge di assestamento del bilancio dell'esercizio successivo a quello dell'avvenuto incasso. Il percorso previsto è il seguente: le aziende ASL debbono presentare alla Regione un programma di lavoro annuale avente le finalità indicate entro il 31 dicembre dello stesso anno, il Servizio regionale sanità pubblica deve provvedere alla valutazione dei progetti inclusi nel programma e quindi ripartire tali fondi vincolati tra le aziende ASL.
Le somme introitate ammontano per l'anno 2010 a 5.220.978 euro e per l'anno 2011 a 5.268.679 euro. Con la delibera di Giunta regionale di assegnazione e concessione dei finanziamenti in questione è stato riversato alle aziende ASL l'intero importo introitato dalla Regione nell'anno 2010, mentre è in corso di predisposizione la delibera per l'assegnazione delle risorse relative all'anno 2011, disponibili con l'assestamento di bilancio del mese di luglio 2012.
Al momento, sono stati assegnati alle aziende ASL 1.772.000 euro per la realizzazione di progetti a valenza regionale e 3.448.000 euro per la realizzazione di progetti a valenza locale, presentati dalle stesse aziende ASL. La descrizione dei progetti finanziati, gli importi concessi e le aziende destinatarie sono riportati nella citata delibera n.1345 del 2011, cui rimando per il poco tempo a mia disposizione.
In sede di istruttoria tecnica per l'ammissibilità al finanziamento dei progetti di livello locale si è tenuto conto dei criteri puntualmente richiamati nella stessa delibera. Per essere ammessi in tutto o in parte al finanziamento, i progetti dovevano corrispondere ai seguenti criteri: effettivo potenziamento dell'attività di prevenzione nei luoghi di lavoro con conseguente esclusione delle azioni riferibili all'ordinaria attività di servizi; coerenza rispetto alla programmazione regionale e agli obiettivi di sanità pubblica; praticabilità e validità dei progetti sotto il profilo organizzativo; evidenza scientifica ed efficacia delle azioni proposte; adeguatezza del finanziamento richiesto in relazione agli obiettivi proposti e infine realizzabilità e trasferibilità delle azioni al sistema regionale.
Sulla base dei criteri enunciati sono stati valutati 133 progetti presentati dalle aziende ASL regionali, ne sono stati ammessi al totale finanziamento 100 e al parziale finanziamento 1, poiché il finanziamento richiesto non è stato ritenuto adeguato agli obiettivi proposti. Non sono stati ammessi al finanziamento 23 progetti in quanto, pur rilevanti e compiutamente descritti, non corrispondevano ad uno o più criteri indicati e comunque prevedevano azioni riconducibili all'ordinaria attività dei servizi, e altri 9 in quanto sono stati ricondotti ai progetti previsti a supporto del sistema di prevenzione regionale.
La documentazione relativa al processo di valutazione è conservata agli atti del Servizio sanità pubblica. Il Servizio di sanità pubblica, come previsto dalla più volte citata delibera, ha acquisito entro il 30 aprile 2012 il rapporto tecnico di medio periodo relativo alle attività svolte e ai risultati raggiunti. Ciò al fine di realizzare il monitoraggio dello stato di avanzamento dei progetti e introdurre eventuali correttivi. Anche in questo caso la relativa documentazione è conservata agli atti dei Servizi di sanità pubblica.
Le aziende ASL destinatarie dei finanziamenti dovranno poi produrre entro il 31 dicembre del corrente anno una relazione finale per documentare le attività svolte rispetto a ogni singolo progetto e un rapporto finanziario relativo alle spese complessivamente sostenute.
In conclusione, si evidenzia che i finanziamenti in parola, così come previsto dalla legge, sono diretti esclusivamente al potenziamento dell'attività di prevenzione dei luoghi di lavoro e non sostituiscono o integrano in alcun modo i fondi destinati al finanziamento dei servizi preposti all'attività, che per l'anno 2012 ammontano a circa 78 milioni di euro.
Per completezza di informazione comunico inoltre che l'attività svolta dai servizi nella loro ordinaria attività istituzionale è illustrata nei documenti riportati in allegato che invierò alla consigliera Barbati e che sono disponibili e presso il Servizio di sanità pubblica e pubblicati sul portale Saluter della Regione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Barbati per la replica. Consigliera, le restano due minuti.
BARBATI: Grazie, assessore, se non altro per il materiale che mi potrà fornire e per le notizie aggiornate. Quello che lei ha illustrato oggi ci rassicura e quindi sono soddisfatta, nel senso che il problema esiste, è un grave problema perché si può morire di tante cose ma morire sul luogo di lavoro è molto grave, la nostra attenzione su questo tema sarà sempre vigile perché sappiamo di Regioni meno virtuose dell'Emilia-Romagna che fanno ben altro con i fondi delle multe.
L’unica cosa, assessore, se mi permette perché è un pensiero che ho: credo che la prevenzione debba entrare di norma nella vita delle persone in tutti i settori, a maggior ragione nei settori del lavoro. Credo che sollecitare da parte delle scuole più attenzione sulla prevenzione e sulle norme di sicurezza - e conoscendo lo stato dei bilanci delle scuole questo mi preoccupa - sarebbe importante, ma non so se nei progetti che lei mi farà conoscere sia prevista anche questa possibilità.
È però importante perché credo sia necessario cominciare dai ragazzi, magari da quelli degli istituti professionali ma non solo. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Barbati.
Abbiamo esaurito l’oggetto 3152, passiamo all’oggetto seguente:
3160 - Interrogazione dei consiglieri Sconciaforni e Donini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa gli effetti della "spending review" sul sistema sanitario regionale.
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola al consigliere Sconciaforni per illustrare la sua interrogazione.
SCONCIAFORNI: Grazie, presidente. Solo dieci secondi di presentazione perché l'assessore convocato dalla Presidente della Commissione sanità Donini aveva già fornito una serie di dati soprattutto economici rispetto alle conseguenze della spending review perlomeno sulla base di quelle che erano le conoscenze allora.
Oltre quindi a chiedere un aggiornamento su questo anche in merito alle tempistiche, mi interessava il tema del riordino, perché tra le varie cose negative della spending review c’è il fatto che ad esempio le Regioni dovranno avere uno standard di posti letto pari a 3,7 posti letto per 1.000 abitanti. Oggi in Emilia-Romagna la media è più alta, quindi questo è un altro sintomo dei tagli che si dovranno fare, però sulla base di una modulazione perché non saranno cose matematiche evidentemente.
Vediamo come sui giornali locali ad esempio nel bolognese si stia susseguendo una serie di allarmi pesanti su chiusure e ridimensionamenti di vari ospedali soprattutto piccoli, da quello di Porretta a quello di Bazzano a quello di Budrio.
Chiedo quindi innanzitutto (poi mi riserverò nei minuti finali un commento) quanti più dati possibili perché ci sia la maggiore chiarezza possibile rispetto a queste conseguenze della spending review sul nostro sistema sanitario. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Sconciaforni.
La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente.
Negli ultimi tre anni i tagli alla sanità hanno toccato su base nazionale i 20 miliardi di euro. La spending review prospetta un'ulteriore riduzione nel 2012 e nel 2013 di ulteriori 2 miliardi 700 milioni, per non parlare degli ulteriori 4 miliardi 100 milioni nel 2014 e nel 2015. Questo è oggettivamente l'elemento principale decisivo che deve alimentare una forte preoccupazione rispetto alla tenuta del Servizio sanitario nazionale.
La spending review introduce anche un altro ragionamento non nuovo: da un lato riduco il finanziamento e dall'altro adotto norme che dovrebbero servire a ridurre i costi e quindi a bilanciare la riduzione di finanziamento.
La riduzione dei costi è quindi perseguita attraverso alcune misure, tra le quali anche la riconduzione dei posti letto a un tasso pari al 3,7 per 1.000 abitanti, con un tasso di ospedalizzazione di 160 ricoveri per 1.000 abitanti.
La nostra attuale dotazione è più alta (circa 4,6 posti letto per 1.000 abitanti), essendo commisurata a precedenti regolamentazioni nazionali che includevano anche la quota di posti letto per la mobilità attiva, che per l'Emilia-Romagna è la più alta d'Italia per unità produttiva, mentre il nostro tasso di ospedalizzazione è del 169 per 1.000 a fronte del nuovo standard definito in 160.
Il testo della spending review richiama ma non specifica come debba essere trattata la mobilità attiva, cioè afferma che debba essere presa in considerazione ma non definisce il modo attraverso il quale debba essere preso in considerazione e pone in capo alle Regioni provvedimenti di riduzione dei posti letto che considerino esplicitamente la verifica della funzionalità delle strutture ospedaliere di piccole dimensioni.
Questo - ricorderà il consigliere Sconciaforni - a sostituzione di una prima affermazione contenuta nel testo originario della spending review, in cui si affermava un cut-off automatico di 120 posti letto. Queste nuove norme di verifica della funzionalità delle strutture ospedaliere di piccole dimensioni dovranno valere anche quando le stesse siano amministrativamente incluse all'interno di presìdi ospedalieri multistabilimento.
La riduzione dei posti letto è a carico dei presìdi ospedalieri pubblici per una quota non inferiore al 50 per cento, il che può voler dire dal 50 al 100 per cento. Ricordo che nella nostra regione il 24 per cento della dotazione di posti letto ospedalieri è privato accreditato.
La riduzione dei posti letto è conseguita esclusivamente attraverso la soppressione di unità operative complesse, quindi non attraverso la riduzione parziale di dotazione di posti letto di ciascuna struttura complessa. La norma arriva ad affermare che fino a quando questa riduzione non verrà effettuata non si può procedere ad alcuna nuova nomina di direttore di struttura complessa.
Essendo come noto la spending review legge dello Stato, la conseguenza diretta è che noi siamo già in questa condizione di non poter coprire alcun posto di direzione di struttura complessa, non avendo ancora realizzato - adesso spiegherò come non potendolo fare in questi tempi perché più differiti nel corso dell'anno - la riduzione dei posti letto definita dalla spending review.
Peraltro lo stesso decreto stabilisce che la riconduzione dei posti letto al parametro fissato debba avvenire entro il 31 dicembre 2012. Al fine della riduzione dei posti letto la norma prevede che le Regioni utilizzino standard qualitativi, strutturali e tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera fissati entro il 31 ottobre dell'anno in corso e approvati previa intesa della Conferenza Stato-Regioni.
Il disegno è quindi, definito un nuovo parametro nella spending review, per arrivare a quel parametro bisogna definire dei nuovi requisiti qualitativi strutturali funzionali entro il 31 ottobre e l'applicazione di quei nuovi requisiti finalizzata al raggiungimento della nuova dotazione di posti letto deve avvenire entro il 31 dicembre. Fino ad allora non si possono ricoprire posti di direzione di struttura complessa.
Mentre non è corretto utilizzare i parametri che ho ricordato finché non ne vengano correttamente esplicitate le modalità d'uso nell’intesa che interverrà entro il 31 ottobre, è necessario rivedere adeguatamente le modalità con cui vengono fornite l'assistenza ospedaliera e quella primaria, proseguendo nelle politiche di deospedalizzazione e di miglioramento dell'assistenza primaria e valutando nei singoli territori il ruolo svolto dai singoli stabilimenti ospedalieri, reindirizzando le strutture di produzione verso un'assistenza di qualità appropriata e contemporaneamente sostenibile all'interno del quadro che si va delineando con i provvedimenti nazionali miranti a riportare in equilibrio l'assetto finanziario dello Stato.
Tale visione, coerentemente con il lavoro di riorganizzazione condotto in questi anni, non comincia oggi, e non comincia in virtù di questi vincoli il lavoro di riorganizzazione e di riqualificazione di tutto il setting assistenziale più centrato sui bisogni emergenti dei cittadini (più continuità delle cure, più domiciliarità).
Tale revisione, quindi, coerentemente con il lavoro di riorganizzazione condotto in questi anni, indica come possibile azione quella della trasformazione degli stabilimenti non rispondenti ai criteri di complessità e di disponibilità di un service-mix adeguato alla funzione di un moderno ospedale in strutture sanitarie intermedie, che soddisfino bisogni di ricovero che trovano una risposta sproporzionata e inefficiente nelle strutture ospedaliere, ma che per converso possono completare l'offerta dell'assistenza primaria per quelle condizioni di cronicità che danno luogo a ricorrenti necessità di intensificazione dell'assistenza.
La Regione Emilia-Romagna è determinata a perseguire questi obiettivi in continuità con le politiche di garanzia e di qualità dell'assistenza e di larga partecipazione dei territori di soggetti istituzionali preposti alla programmazione sanitaria. Visto l'assetto normativo di questa Regione, pertanto, il processo di condivisione del riordino della rete ospedaliera e della rete territoriale sarà definito di concerto con le conferenze sociali, sanitarie e territoriali.
Allo stesso modo e indipendentemente dalla spending review, questa Regione proseguirà nella politica di diminuzione dei costi e di efficientamento delle funzioni amministrative, favorendo l'accorpamento delle stesse funzioni tra più aziende poiché dette funzioni possono trarre giovamento dalle tecnologie ormai largamente disponibili e utilizzate nelle nostre aziende, mentre il loro accorpamento non ha influenza alcuna sul livello dei servizi sanitari resi ai cittadini.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola al consigliere Sconciaforni per la replica.
SCONCIAFORNI: Grazie, presidente. Desidero innanzitutto ringraziare l'assessore Lusenti perché non è la prima volta che con grande chiarezza e sincerità ci ha dato queste informazioni e anticipo che le chiederò la risposta scritta per poterne avere l'utilizzo e che evidentemente rifaremo un'altra interpellanza a breve, quando avremo la definizione dei parametri che consentiranno di capire meglio la riorganizzazione del sistema sanitario.
Dopo il 31 ottobre, quindi, rifaremo un’altra interpellanza, perché per noi prima di tutto ci deve essere chiarezza nei dati, altrimenti sui giornali si susseguono voci, informazioni, dati che creano solo confusione soprattutto per i cittadini.
Prima di tutto serve quindi la chiarezza, e da questo punto di vista sappiamo di poter contare sulla sua piena collaborazione, così come - e qui faccio la prima considerazione politica - non ho dubbi di poter contare sul fatto che da parte sua e di questa Regione ci sarà il pieno sforzo nel far sì che questi tagli drastici e pesantissimi non corrispondano a una altrettanto drastica riduzione della qualità del sistema sanitario emiliano-romagnolo.
Sono convinto che questo sarà il vostro intento, ma detto questo con grande chiarezza voglio dire che è talmente enorme l'entità di questi tagli perpetuati dal Governo nazionale, a prescindere, come lei giustamente ha sottolineato, dallo sforzo che la Regione Emilia-Romagna sta facendo per ridurre costi inutili, che non servono a garantire una vera qualità, sono talmente macroscopici, grandi e massacranti i tagli operati ormai da più anni perché non c'è solo la spending review giacché anche la legge finanziaria del 2011 è stata una mannaia forse ancora più pesante della spending review, è talmente - lo ribadisco per la terza volta ma per me il concetto è importante - grande l'entità del taglio che io considero impossibile poter lavorare, modulare e, per quanto enorme sia lo sforzo, agire senza una diminuzione della qualità delle prestazioni.
Penso soprattutto alla Regione Emilia-Romagna: non voglio fare paragoni, ma è noto che nel caso del sistema sanitario della Regione Emilia-Romagna, per quanto sempre si possa migliorare e per quanto sicuramente ci siano state e ci siano cose negative - e ci sono - stiamo tuttavia parlando di un sistema sanitario di alta qualità, con un rapporto qualità/costo non sopra la media, niente affatto scandaloso, quindi ci troviamo di fronte a un sistema sanitario di elevatissima qualità (basti pensare a quante persone vengono a curarsi in Emilia-Romagna) e che non ha in sé sprechi paragonabili ad altre regioni.
Ci troviamo quindi di fronte a un sistema già di alta qualità, dove il lavoro di razionalizzazione dei costi inutili va avanti. Pensare che su questo sistema si abbatteranno quei tagli che il Governo sta facendo, senza ritenere che ci sarà una forte riduzione della qualità per me è essere come minimo ingenui oppure strumentali.
Con grande sincerità e preoccupazione, non perché voglia essere prevenuto ma, siccome qui tutti sappiamo fare i conti, vedo che quando si modulerà completamente questa Italia rispetto alla situazione del sistema sanitario regionale, noi ci troveremo di fronte a una forte riduzione non solo della qualità ma anche della quantità delle prestazioni sanitarie.
Temo che questo avrà una conseguenza pesante sulla qualità della vita dei nostri cittadini e delle nostre cittadine. Oggi siamo in una fase già drammatica per i dati che ci vengono forniti, una fase però ancora non completamente chiusa. C'è uno sforzo della Regione per fare il massimo, per gestire questi tagli senza lenire la qualità e la quantità delle prestazioni, ma ribadisco che l'entità dei tagli è tale da rendere questo obiettivo - non voglio sembrare drastico - francamente improbo, per non dire difficilmente raggiungibile.
Ognuno quindi, assessore, dovrà fare la sua parte, lei sicuramente come sta già facendo farà la sua, ma credo che anche noi e altri dovremo fare la nostra parte innanzitutto perché questa legge sia cambiata, in quanto non è fatta per razionalizzare i costi e aumentare la qualità: è fatta per tagliare le spese e quindi diminuire le prestazioni sociali.
I Ministri di questo Governo da questo punto di vista sono chiarissimi: bisogna diminuire lo stato sociale nel nostro Paese, perché secondo loro si spende troppo, stiamo troppo bene secondo certi "testoni" che ci governano.
Da parte nostra ci sarà da lavorare anche perché la mobilitazione continui per cambiare questa legge, che rischia di massacrare il buon sistema sociale che abbiamo nella nostra Regione e il buon sistema sanitario su cui anche noi stiamo lavorando.
Ci risentiremo quindi sicuramente per avere altri dati, ma per noi questo tema non è chiuso e non si chiuderà con l’approvazione della legge, perché non possiamo accettare di vedere massacrato lo stato sociale e che a pagare siano come sempre lavoratori e pensionati. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Sconciaforni.
Abbiamo esaurito l’oggetto 3160, passiamo all’oggetto seguente:
3168 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la raccolta di fondi attivata dalla Regione Emilia-Romagna a favore delle popolazioni colpite da eventi sismici.
Risponde per la Giunta la vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Manfredini per illustrare la sua interrogazione.
MANFREDINI: Buongiorno e grazie, signor presidente.
Nel momento in cui è apparsa la notizia della possibilità di contribuire con un sms all’aiuto alle popolazioni che avevano subìto il sisma, sui social network come Twitter e Facebook dove ho migliaia di «amici» molti si rifiutavano di versare perché dicevano che non si sa mai dove vadano a finire questi soldi, che spesso vanno in un calderone.
Visto che sono in Regione Emilia-Romagna e faccio parte della minoranza, ho detto loro di stare tranquilli e di inviare l’sms, perché noi avremmo seguito passo passo sia l'importo, sia dove e come andranno spesi. In sostanza, ho dato la prima garanzia, assicurando che non dovevano preoccuparsi perché saremo stati attenti affinché tutto andasse a buon fine.
La raccolta è stata chiusa il 10 luglio e mi risulta che alcuni abbiano versato anche dopo, e la cosa è molto strana perché quando ho presentato questa interrogazione nei siti della Regione che avrebbero dovuto essere aggiornati non c'erano le informazioni, ma nella tarda serata di ieri abbiamo visto che sono stati nominati i garanti.
Vorrei sapere se questo fatto sia vero, quanti soldi siano stati ricevuti (compresi quelli versati dagli enti, anche se vanno a finire in un altro conto) e cosa si aspetti a destinare questi soldi ai Comuni che ne hanno estrema necessità, vista la situazione delle scuole e di tante altre raccolte. Vorrei capire come funzioni la macchina e come sia andata.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
La parola alla vicepresidente Saliera per la risposta.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Consigliere Manfredini, mi attengo punto per punto alle diverse richieste che lei ci ha presentato.
Per i punti n.1 e n. 2, per il primo si confermano i dati e le informazioni pubblicate sul sito web della Regione. In particolare, per quanto riguarda le risorse derivanti dalle erogazioni liberali effettuate alla Regione ai fini della realizzazione di interventi per la ricostruzione e la ripresa dei territori colpiti dagli eventi sismici, al 13 settembre il totale incassato sul bilancio della Regione ammonta a 7.032.048,30 euro.
Si precisa che si tratta soltanto dei flussi finanziari verso le zone terremotate che sono stati versati sul conto corrente della Regione, e sono quindi escluse tutte le donazioni direttamente effettuate ai Comuni o alle Province.
Ad essi vanno affiancati i fondi raccolti con particolari iniziative, come ad esempio quella relativa al concerto svolto a Bologna il 25 giugno scorso, che ha prodotto un ricavo netto per la donazione pari a oltre 1,5 milioni, che è stato interamente devoluto per espressa volontà degli organizzatori al rifacimento di due padiglioni degli ospedali di Mirandola e Carpi. È utile notare che i lavori sono già stati conclusi e i padiglioni hanno già ripreso l'ordinaria funzionalità.
Rispetto al punto n. 3 che lei poneva, al fine di garantire l'efficace impiego e la supervisione sull'uso dei fondi raccolti tramite l'invio di sms delle reti di telefonia mobile e chiamate da rete di telefonia fissa, nel periodo in cui questi versamenti sono avvenuti dal 29 maggio al 10 luglio 2012 è stato istituito il Comitato dei garanti, composto da tre membri scelti d'intesa con i Presidenti di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, nominati con decreto del Capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, il 12 settembre 2012.
Il suddetto comitato è composto da Isabella Seragnoli, imprenditrice bolognese impegnata sul fronte della responsabilità sociale d'impresa, Giuseppe Grechi, magistrato e componente del Comitato per la trasparenza degli appalti e la sicurezza dei cantieri della Regione Lombardia, Pierluigi Petrillo, professore di diritto pubblico comparato presso UNITELMA Sapienza, Università di Roma.
Rispetto al punto n. 4, quali progetti siano stati individuati e quali siano i criteri di priorità adottati, la risposta è la seguente: è in fase di realizzazione un progetto per la raccolta e la diffusione dei dati relativi alle donazioni e agli impieghi. Il progetto consiste nella creazione di un'applicazione che consente di pubblicare con un'interfaccia particolarmente accessibile tutti i contenuti del database, nel quale saranno indicati i fondi raccolti in ogni ente pubblico e tutti i progetti che i Comuni delle quattro Province ci hanno proposto per il finanziamento tramite donazione.
Il database è in fase di completamento e consentirà a chiunque, in qualsiasi parte del mondo, di verificare on line gli interventi proposti, decidere se donare on line, verificare come siano state impiegate le donazioni già effettuate, lo stato di avanzamento dell'opera e se vi siano ostacoli procedurali.
Questo progetto OpenData verrà presentato entro la fine di settembre ed è il frutto della collaborazione della struttura commissariale con l'ANCI, i Comuni e alcune organizzazioni no profit, e sarà il primo progetto di accountability realizzato per un evento sismico.
È intenzione del commissario predisporre un progetto simile per tutti i finanziamenti pubblici impegnati nel terremoto, progetto che consentirà di verificare Comune per Comune le quantità impiegate, le spese e i singoli interventi realizzati. I criteri con cui verranno distribuiti dalle donazioni attualmente disponibili saranno definiti dal Comitato dei garanti, di cui ho accennato sopra, ma possiamo anticipare che saranno basati su dati oggettivi (popolazione coinvolta, schede AeDES, massima distribuzione.
È infatti nostro obiettivo fare in modo che tutti i Comuni possano contare su una parte delle donazioni, per evitare che vi sia una distribuzione disomogenea con alcuni Comuni che grazie a molti interventi riceveranno cospicui finanziamenti e altri che potrebbero esserne esclusi.
In questa prima fase, in attesa della definizione del Comitato, abbiamo dato indicazione ai donatori che ci hanno interpellato in questi mesi di privilegiare scuole e ospedali in termini di priorità assoluta.
Rispetto al punto n. 5, entro quale termine si intenda erogare materialmente le donazioni affinché siano realizzati i progetti previsti, è nostra intenzione elaborare il piano delle donazioni entro la fine del mese di settembre. Questo piano riguarderà sia le risorse già disponibili oggi in cassa, sia quelle che sono state devolute ma ancora non sono disponibili, come ad esempio gli sms della Protezione civile.
Questo consentirà a tutti i Comuni di avere un quadro economico completo, anche se non finanziariamente immediatamente disponibile tra ciò che abbiamo in cassa e ciò che ancora non c'è.
Concordato con questa Assemblea, è nostra intenzione approfondire questa e altre questioni relative al terremoto con specifici momenti di confronto, in particolare con la prima Commissione consiliare.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Manfredini per la replica. Consigliere, le restano quattro minuti.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Sono parzialmente soddisfatto della risposta, perché quello che interessa a noi, egregia vicepresidente, è questa attesa del Comitato.
A noi risulta da quanto abbiamo rilevato ieri che i soldi sono già stati versati dagli operatori di telefonia fissa e mobile alla Banca d'Italia e sono in corso di trasferimento sul bilancio Dipartimento Protezione civile.
Il 10-12 luglio, 10 giorni per arrivare a fine mese, altri 30 di agosto e altri 30 di settembre fanno già 80-90 giorni in cui non partiamo, mentre volevo un'accelerazione perché i Comuni sono messi veramente male, non hanno un centesimo. L’altra sera ero nel ferrarese a una delle nostre feste a cui avevamo invitato tutti i sindaci dei Comuni terremotati, ma ne sono venuti solo 3 o 4, lamentandosi che non vedono segnali, a parte tante belle parole molto. Lo hanno detto anche sindaci del PD, e se vuole posso mostrarle il filmato perché abbiamo effettuato le riprese.
A questo punto le belle parole e le speranze ci sono, ma di concreto non hanno ancora visto nulla! Qui bisogna aspettare ancora tutto settembre, per cui questo comitato deve muoversi perché i sindaci non possono aspettare e sanno sicuramente dove vanno messi. La ringrazio quindi per le informazioni che mi ha dato che trasmetterò anche a chi mi aveva sollecitato a capire dove andassero a finire e come siamo messi.
In secondo luogo informerò anche i sindaci, che purtroppo devono pazientare fino alla fine di settembre «nella speranza che…». Questi sono soldi già esistenti pronto cassa, non come quelli del Governo Monti che ha promesso che arriveranno, e speriamo che arrivino.
Ricordo che altri Governi hanno messo immediatamente a disposizione 11 miliardi a L’Aquila il giorno dopo, mentre qui hanno promesso dei soldi, che auspico arrivino.
Sono parzialmente soddisfatto dalla risposta e andrò a divulgare alcuni punti, per cui la ringrazio e sollecito ancora questo comitato a muoversi, perché non hanno più tempo di aspettare. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 3168, passiamo all’oggetto seguente:
3169 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa questioni di natura fiscale riguardanti la fusione-unificazione delle tre ASP di Bologna.
Risponde per la Giunta l’assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Noè per illustrare la sua interrogazione.
NOÈ: Chiedo per la terza volta perché è una sollecitazione che sto portando avanti dal mese di aprile rispetto a un'operazione che non so se sia giusto definire unificazione o fusione delle tre ASP che insistono nella città di Bologna, che peraltro per effetto di questa operazione di fusione-unificazione daranno luogo all'ASP più grande della Regione Emilia-Romagna.
Chiedo di avere risposta una volta per tutte anche come Regione che su questa materia è intervenuta disciplinando questo processo e anche quindi come organo di vigilanza, per capire se effettivamente rispetto a quanto sta succedendo nel Comune di Bologna, dove si sta riflettendo sulle modalità procedurali di questa operazione e dove rispetto alle certezze iniziali iniziano a nutrirsi dubbi sulla rilevanza fiscale di questa operazione, quindi se sia neutra o invece potrebbe dar luogo al pagamento di diversi milioni di euro, perché ci sono moltissimi immobili da trasferire nell’ASP unica, come Regione sia possibile dare un contributo, un’interpretazione autentica, un supporto al Comune di Bologna, affinché questa operazione avvenga in un clima di minore incertezza fiscale possibile. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
La parola all’assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. L’interrogazione in oggetto chiede alla Giunta, in relazione al processo di unificazione in corso delle ASP bolognesi, se si sia attivata per chiarire gli aspetti fiscali discussi di recente nel corso della Commissione bilancio del Comune di Bologna.
In primo luogo è bene ribadire per la terza volta che la Regione non detiene competenze normative utili a dirimere la controversia questione fiscale, né tantomeno può fornire interpretazione autentica di norme statali.
Al fine di accompagnare i progetti di unificazione delle aziende che si stanno sviluppando in diversi territori, la Regione condivide l'esigenza delle amministrazioni locali volta a chiarire gli aspetti della normativa fiscale che si applicano nell'ambito del processo di riordino delle IPAB e di costituzione delle ASP normato a livello regionale con la legge n. 2 del marzo 2003.
Per questo motivo la Direzione generale sanità e politiche sociali ha promosso un incontro con i competenti uffici regionali delle Agenzie delle entrate, volto proprio a chiarire gli aspetti sui quali possano esservi incertezze e per valutare la portata di una recente risoluzione dell'Agenzia delle entrate che parrebbe chiarire tali incertezze, nonché per valutare anche l'opportunità di presentare un apposito e formale interpello.
In ogni caso, agli enti locali compete valutare complessivamente nell'ambito del processo di unificazione delle aziende tutti i profili relativi alla riorganizzazione dei servizi e al recupero delle economie e delle efficienze gestionali. In tale contesto va considerato anche l'impatto dei profili fiscali derivanti dalla trasformazione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Noè per la replica.
NOÈ: Grazie. Questa è la giornata delle fusioni, quindi non a caso mi ritrovo a intervenire sempre su questa materia invocando attenzione e precisione, e sono certa che comunque da parte della Regione in questo senso ci sia stato un comportamento finalizzato a chiarire come stanno le cose.
Anche su questa operazione di unificazione/fusione, però, assessore, sarò prossimamente chiamata a votare, come oggi voto sulla fusione dei Comuni della Val Samoggia, e quindi su una materia molto delicata e non facile, perché la terminologia stessa si è prestata a confusioni e dubbi interpretativi anche rispetto alla normativa fiscale da applicare.
Credo che quando ci sono dei dubbi la materia richieda maggiori incontri e maggiori approfondimenti in merito. Da parte vostra ho sempre trovato disponibilità a dare risposte, però anche se lei, assessore, mi dice che non è nostra competenza dare alcuni tipi di risposte circa la chiarezza sulle procedure fiscali da adottare, ricordo perfettamente alcune lettere che questa Regione Emilia-Romagna nella persona del responsabile legislativo ha comunque recapitato ai sindaci capo distretto, ai Presidenti delle Province, ai Presidenti delle ASP, dando proprio delle indicazioni procedimentali sui processi di unificazione delle aziende pubbliche dei servizi alla persona.
Se quindi l'altro giorno in Consiglio comunale c'è stata una Commissione dalla quale effettivamente è emerso che sull'aspetto c’è ancora una grande incertezza fiscale, probabilmente l'attività svolta fra il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna non è riuscita a dipanare tutti i dubbi che non sono di poco conto, perché purtroppo, se non ci sarà una corretta procedura, il Comune di Bologna potrebbe rischiare di pagare diversi milioni di euro.
Si tratta di un'operazione che dovrebbe entrare a regime nel 2013 e noi come Regione Emilia-Romagna non ne abbiamo ancora parlato, e questo mi lascia perplessa. Forse non è di nostra competenza però alla fine non ne siamo competenti ma il nostro voto è determinante per far procedere la procedura di fusione di tre ASP nella città di Bologna.
Proprio perché oggi, a metà settembre, rispetto ad alcune obiezioni sollevate nel Comune di Bologna e alle stesse sollecitazioni che avevo sollevato ad aprile e a luglio e oggi nuovamente tutto sommato non sono ancora sicura che dovremmo procedere in una certa maniera piuttosto che in un’altra.
Ad oggi infatti, anche rispetto all’interpretazione dell’Ufficio legislativo della Regione si conta sulla neutralità fiscale dell'operazione, ma mi chiedo come mai, se si conta sulla neutralità fiscale dell'operazione, non abbiamo avuto l’accortezza di cercare da parte dell'Ufficio delle Entrate se non di Bologna ma dell'Emilia-Romagna piuttosto che a livello nazionale una risposta che chiarisse effettivamente la procedura da adottare.
Qui non stiamo parlando di bruscolini: stiamo parlando di un'operazione che genererà il trasferimento del patrimonio immobiliare più cospicuo della nostra città e probabilmente dell'Emilia-Romagna.
Forse si contava su alcune consulenze o su dichiarazioni intercorse in un pourparler fra le persone interessate, ma oggi c'è un problema di tempi, in quanto, se vogliamo realizzare l’operazione nel 2013, mi auguro che, come mi sembra di apprendere, finalmente l'Ufficio delle entrate sia stato coinvolto per avere chiarezza.
Come la fusione della Val Samoggia anche questa fusione delle tre ASP è la prima che si farà in questa Regione Emilia-Romagna, e quindi è fondamentale che queste operazioni avvengano nel modo più chiaro possibile e con il piede giusto, perché poi c'è il rischio di creare non solo dei precedenti, ma anche dei talloni d'Achille che possono diventare oggetto di impugnativa da parte di qualche soggetto.
Continuerò quindi a monitorare questa situazione, perché questa incertezza fiscale mi lascia dubbiosa. Capisco tutto quello che l’Ufficio legislativo della Regione ha addotto per spiegare che si tratta non di una fusione, ma di un'unificazione, ma questo secondo me non è stato sufficiente a fine settembre siamo ancora con questo clima di incertezza, quando la legge prevede che nel 2013 la fusione sia compiuta.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Abbiamo esaurito l’oggetto 3169 e con esso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata in Aula.
OGGETTO 3030
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna»
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)
OGGETTO 3162
Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna" (proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I).» (88) (Discussione)
(Ordine del giorno oggetto 3162/1 - Presentazione e discussione) (67)
PRESIDENTE (Richetti): Proseguiamo con lo svolgimento dell’ordine del giorno chiamando l’oggetto 3030, Proposta recante Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna", e l’oggetto 3162, Proposta recante "Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge ‘Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna’ (proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I)" discussi in forma congiunta.
Il testo del progetto di legge è stato licenziato dalla Commissione "Bilancio Affari Generali ed istituzionali" nella seduta del 13 settembre 2012.
Relatore della Commissione è il consigliere Antonio Mumolo che ha presentato relazione scritta.
Il relatore di minoranza, consigliere Galeazzo Bignami, ha fatto riserva di chiedere l’autorizzazione alla relazione orale, che voteremo prima di dare la parola al consigliere.
Il progetto di legge si compone di 7 articoli; il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole; il Consiglio provinciale di Bologna ha espresso parere favorevole.
Ricordo a tutti che la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di procedere in forma congiunta alla discussione generale, dopo le relazioni del progetto di legge e della delibera di indizione del referendum, e di procedere solamente alla votazione della delibera di indizione del referendum.
Su questo punto è stato presentato anche un ordine del giorno collegato agli oggetti a firma dei consiglieri Vecchi Alberto e Bignami. C'è una proposta di emendamento a firma del consigliere Vecchi, ma, poiché non passiamo all'esame dell'articolato, l’assumiamo agli atti.
Do la parola al relatore, consigliere Antonio Mumolo.
MUMOLO, relatore di maggioranza: Grazie, presidente.
Il percorso che porta oggi quest'Aula a esaminare l'ipotesi di fusione dei Comuni bolognesi di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno ha preso avvio ormai più di due anni fa, quando su richiesta dei Comuni interessati la Regione Emilia-Romagna finanziò uno studio di fattibilità che verificasse la realizzabilità e opportunità in termini economici e in termini di funzionamento dell’ipotesi di istituzione di un unico nuovo Comune.
Consegnato nell'aprile di quest'anno, appurata la continuità territoriale indispensabile ai sensi dell'articolo 3 della legge regionale n. 24 del 1996, che regola il riordino territoriale e la fusione dei Comuni, questo studio afferma che esistono tutte le condizioni per ritenere fattibile e utile una fusione dei Comuni interessati.
Si tratta infatti di un territorio già fortemente integrato e interconnesso, che da tempo esercita in maniera associata le funzioni in materia di urbanistica, tutela e valorizzazione dell'ambiente, valorizzazione e promozione del patrimonio artistico e culturale, regolamentazione negli standard dei servizi.
I cinque Comuni, che insieme a quello di Monte San Pietro condividono l'appartenenza alla stessa Unione montana, mostrano vocazioni diverse e in grado di compenetrarsi, a maggior beneficio dell'intero territorio.
A seguito delle risultanze positive dello studio di fattibilità, dunque, i cinque Comuni hanno deliberato singolarmente e a maggioranza qualificata (la stessa maggioranza che serve ad approvare gli statuti comunali) di procedere nell'ipotesi di fusione, inviando istanza alla Giunta regionale affinché predisponesse il necessario progetto di legge regionale, quello che presentiamo oggi e che si discuterà con discussione generale, perché i cinque Comuni insieme non raggiungono la soglia dei 50.000 abitanti, necessaria per poter agire autonomamente.
Vorrei che su questo punto si comprendesse che la Regione in questo momento non sta agendo di propria iniziativa, ma a sostegno dalla volontà liberamente espressa a maggioranza qualificata dai Consigli comunali, che sono espressione di quelle popolazioni, e che l'emanazione del progetto di legge da parte della Giunta regionale così come anche l'indizione del referendum consultivo che oggi siamo chiamati a votare è un atto dovuto, dovuto a quei Comuni e a quelle popolazioni che ce lo hanno chiesto e che, se avessero potuto agire direttamente, lo avrebbero fatto.
Che poi questa scelta di fusione trovi il pieno sostegno della Regione non è un mistero per nessuno: da anni perseguiamo convintamente un riordino territoriale basato sulla programmazione per area vasta, sulla gestione associata delle funzioni, sull'economia di scala, scelte d'altro canto rese ormai indispensabili dalla contrazione delle risorse economiche che gli enti locali si trovano ad affrontare.
Anche gli ultimi provvedimenti governativi sembrano indicare questa della gestione associata come l'unica strada veramente efficace per la riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni locali. Come rispondere infatti alla sfida di aumentare e qualificare i servizi, avendo a disposizione meno risorse, se non perseguendo economie di scala, eliminando le spese ridondanti, risparmiando sull'apparato gestionale e sui costi istituzionali per reindirizzare il risparmio così ottenuto sulle prestazioni, che vogliamo rimangano invariate, mantenendo anche se con meno risorse economiche lo stesso livello di qualità?
Certo dalla gestione associata alla fusione la strada non è né breve, né obbligata: il discrimine come in questo caso è dato dalla volontà liberamente espressa dai rappresentanti di quelle comunità locali. Da qui in poi l'iter del progetto di legge è chiarito dalla legge n. 24 del 2006 e in base a quel dettato normativo oggi l'Aula si esprimerà non sui contenuti del progetto di legge, ma sull'opportunità di indire il referendum consultivo e sui quesiti a cui i cittadini dovranno rispondere.
Sul fatto che il referendum vada indetto penso non possano sussistere dubbi, giacché non farlo significherebbe sabotare la volontà dei Consigli comunali interessati, stoppando il progetto di legge, cosa che nessuno vuole, in particolare i sindaci e i rappresentanti dei cittadini che oggi ci ascoltano in quest'Aula e che ci hanno chiesto di portare avanti questo progetto di legge.
Quanto ai quesiti, le formulazioni che si propongono all’Assemblea sono le seguenti. La prima sulla volontà di procedere alla fusione recita: «Volete voi che i Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna siano unificati in un unico Comune mediante fusione?».
La seconda verte invece sulla denominazione di questo nuovo Comune, anche questa affidata a forme consultive delle popolazioni interessate, ai sensi dell’articolo 133 della Costituzione. In particolare, la rosa dei nomi proposti è scaturita dal confronto avvenuto in seno alle comunità locali e offre quattro opzioni agli elettori: Valle del Samoggia, Val Samoggia, Samoggia o Samodia.
Rispetto alla delibera di indizione del referendum ho presentato due emendamenti tecnici per specificare che la legge regionale che regola questo referendum consultivo è la legge n. 24 del 1996, in quanto legge speciale rispetto alla legge che generalmente regola i referendum consultivi.
C'è quindi un primo emendamento che nella premessa della deliberazione sostituisce la proposizione da «preso atto che» a «Giunta regionale stessa» con la seguente: «dato atto che ai sensi dell’articolo 21, comma 4 dello Statuto regionale, la disciplina applicabile per l'individuazione degli aventi diritto al voto è quella contenuta nella legge regionale n. 24 del 1996, in quanto legge speciale che regola le forme di consultazione delle popolazioni interessate in materia di istituzione di nuovi Comuni, e che pertanto, ai sensi del citato articolo 11, comma 2, lettera a) della legge n. 24 del 1996, gli aventi diritto al voto sono gli elettori dei Comuni, per tali intendendosi coloro che in base alla vigente disciplina statale godono del diritto di elettorato attivo per le elezioni amministrative comunali».
Anche con l’emendamento 2 dopo le parole «interessati alla fusione» si propone di inserire: «per tali intendendosi coloro che in base alla vigente disciplina statale godono del diritto di elettorato attivo per le elezioni amministrative comunali». È una semplice specifica perché è opportuno indicare con precisione quale legge si applica in questo caso.
La disciplina del referendum consultivo prevede che l'esito non sia vincolante per il legislatore e tuttavia è evidente che ci impegniamo fin d'ora a dare il dovuto valore alla volontà espressa dagli elettori dei territori interessati nel loro complesso. La nostra Regione ha scelto di non introdurre alcun tipo di quorum in caso di referendum consultivo.
Nel lungo e proficuo dibattito che ha accompagnato questo progetto di legge sono emerse posizioni contrastanti rispetto a questa decisione e alle modalità con cui questa scelta è stata adottata attraverso una modifica della legge n. 24 introdotta dalla finanziaria regionale per il 2012.
Due cose a tal proposito mi sembra utile sottolineare. La prima riguarda il metodo: la modifica alla legge è avvenuta a seguito della presenza nella nostra Regione di vari processi volontari volti alla fusione dei Comuni. Come è successo in altre regioni che si sono trovate ad affrontare simili istanze, si è operato un intervento legislativo chiarificatore, senza il quale la disciplina per lo svolgimento del referendum consultivo regionale per la fusione sarebbe stata rinvenibile soltanto in via interpretativa, in quanto compatibile con la disciplina descritta per il referendum abrogativo.
Non avevamo infatti una norma che specificasse come porre in essere questo referendum, se in questo occorresse fissare un quorum perché avevamo una norma relativa al referendum abrogativo. Nel 1996, quando fu emanata la legge n. 24, la disciplina di riferimento per il referendum era solo quella del referendum abrogativo.
Abbiamo quindi specificato come si attui il referendum consultivo, che normalmente non ha un quorum perché è finalizzato a conoscere l’opinione di una determinata popolazione su una proposta e a valutare quel voto. Non è come nel referendum abrogativo, in cui anche le astensioni hanno un peso e un significato politico, ma è esattamente l'opposto.
La seconda questione riguarda appunto il mezzo, ovvero la scelta di non introdurre il quorum. Si tratta di una decisione attentamente ponderata, dettata dalla volontà di far esprimere il numero massimo di cittadini possibili. Come vi dicevo, il referendum consultivo ha lo scopo di chiedere un parere, sondare una volontà e può anche non avere ripercussioni dirette sulla decisione finale. In questo caso, quindi, il quorum sarebbe controproducente e fuorviante.
Ovviamente ci sono opinioni diverse, che sono state già espresse in Commissione e immagino saranno espresse oggi in quest'Aula, però bisogna sempre considerare che su questo non esiste una norma statale e il solo dato certo che posso presentare è che nell’unico referendum consultivo fatto a livello nazionale, quello del 1989 sul conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo, non fu stabilito alcun quorum, probabilmente per gli stessi motivi per cui abbiamo deciso di non fissarlo.
Vengo infine all'esame del testo, la cui formulazione finale, che sarà eventualmente approvata da quest'Aula solo dopo il referendum, si è giovata del contributo in Commissione di diversi consiglieri, che sono intervenuti con emendamenti, molti dei quali sono stati approvati. Il progetto di legge si compone di 7 articoli e istituisce dunque un nuovo Comune che conterà circa 30.000 abitanti e 180 chilometri di superficie.
L’articolo 1 prevede l'istituzione del nuovo Comune nella Provincia di Bologna mediante fusione dei cinque Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno a decorrere dal 1 gennaio 2014, ne stabilisce le norme, i nuovi confini territoriali dati dalla somma degli attuali cinque Comuni.
La decorrenza dal 1 gennaio 2014 permette di semplificare l'adozione di una serie di atti soprattutto di natura economico-finanziaria e di programmare le prime elezioni del nuovo comune in coincidenza con la tornata elettorale amministrativa generale del 2014, riducendo al minimo il lasso di tempo in cui il nuovo Comune dovrà essere eletto da un organo straordinario.
L’articolo 2 assicura che siano previste adeguate forme di partecipazione alle comunità originarie e decentramento dei servizi attraverso la possibilità di istituire municipi.
L’articolo 3 regola la successione nei rapporti giuridici, finanziari e patrimoniali che passeranno al nuovo Comune, così come i beni demaniali e patrimoniali e il personale dei preesistenti comuni.
Al comma 4 dell’articolo 3 è stato accolto un emendamento e qui si prevede che i provvedimenti, gli atti amministrativi di contenuto generale dei Comuni di origine, compresi gli strumenti urbanistici, resteranno vigenti nei rispettivi territori fino a quando non vi provvederà il nuovo Comune. Analogo discorso ovviamente vale per i regolamenti comunali.
L’articolo 4 contiene una serie di norme di salvaguardia che regolano le dinamiche interne all'Unione montana, di cui i cinque Comuni originari fanno parte insieme al Comune di Monte San Pietro. In particolare, si stabilisce che i benefici e gli interventi speciali per la montagna stabiliti dall'Unione europea e dalle leggi statali e regionali permangano in capo ai territori montani.
Dal 1 gennaio 2015, salvo anticipato scioglimento dell'Unione, tutte le funzioni regionali in materia di sviluppo della montagna già delegate all'Unione dei Comuni saranno delegate al nuovo Comune, che le eserciterà anche per il territorio del Comune di Monte San Pietro, con il quale dovrà coordinarsi preventivamente attraverso un Comitato permanente dei sindaci, e sarà conseguentemente destinatario delle eventuali risorse statali e regionali già destinate all'Unione di Comuni Della Valle del Samoggia per l'esercizio di tali funzioni.
In caso di scioglimento dell’Unione dei Comuni, scelta di esclusiva competenza comunale, il Comune di nuova istituzione e il Comune di Monte San Pietro disciplineranno gli aspetti successori.
L’articolo infine istituisce un Osservatorio regionale del processo di fusione dei Comuni, composto da funzionari del nuovo Comune e da funzionari regionali, allo scopo di monitorare gli effetti che scaturiscono dal processo di fusione in tutti i settori amministrativi di competenza regionale e il concreto impatto del processo di fusione sui cittadini, sugli enti pubblici e sulle imprese.
Fra i compiti dell'Osservatorio rientrano la ricognizione delle criticità di natura amministrativa, burocratica, organizzativa, la proposizione agli enti competenti di congrue soluzioni operative, la previsione di periodiche relazioni dell'Osservatorio agli organi di governo della Regione e del nuovo Comune.
L’articolo 5 dispone la concessione dei contributi regionali al nuovo Comune. Si tratta di un contributo ordinario della durata complessiva di 15 anni, ammontante a 705.000 euro per i primi 10 anni e a 200.000 euro negli ultimi 5 anni (ovviamente all'anno), e di un contributo straordinario in conto capitale a titolo di compartecipazione alle spese iniziali della durata di 3 anni pari a 300.000 euro all'anno.
Sempre a norma della legge n.10 del 2008, per dieci anni il nuovo Comune avrà priorità assoluta nei programmi e nei provvedimenti regionali di settore, che prevedono contributi a favore degli enti locali. Per evitare che la scelta di procedere a fusione penalizzi Comuni originariamente associati, si prevede che il nuovo Comune sia equiparato a un'unione di Comuni ai fini dell'accesso ai contributi previsti da programmi e provvedimenti regionali di settore riservati a forme associative di Comuni, a eccezione che per i contributi regolati dal programma di riordino territoriale. La Regione si impegna inoltre, compatibilmente con le norme in vigore, a supportare il nuovo Comune anche mediante cessione di quota del Patto di stabilità territoriale.
L’articolo 6 istituisce i nuovi capitoli di bilancio per il finanziamento della presente legge e l'articolo 7 contiene disposizioni volte a regolare la fase transitoria dall'istituzione del nuovo Comune fino alle elezioni amministrative del 2014. Dalla data di istituzione del nuovo Comune verrà nominato un Commissario governativo fino all'elezione degli organi del Comune di nuova istituzione.
I sindaci dei Comuni di origine entro il 31 dicembre 2013 d'intesa tra loro formuleranno proposte e provvedimenti per consentire la piena operatività del nuovo Comune dal 1 gennaio 2014. Viene infine costituito un organismo consultivo composto dai sindaci dei preesistenti Comuni di origine, con il compito di collaborare con il Commissario governativo e fornire ausilio allo stesso nella fase istitutiva del nuovo Comune.
Per il momento mi fermo qui. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mumolo.
Mettiamo ora in votazione, nominando preventivamente gli scrutatori, la richiesta dell’autorizzazione orale per la relazione del relatore di minoranza, consigliere Bignami.
Nomino scrutatori i consiglieri Casadei, Ferrari e Bernardini. Vi ricordo che la votazione avviene con il dispositivo elettronico e serve il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri presenti.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della richiesta di autorizzazione alla relazione orale del consigliere Bignami, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Poiché abbiamo un problema tecnico sul dispositivo elettronico, procediamo per chiamata nominale.
Prego il consigliere-segretario Corradi di procedere all’appello nominale dei signori consiglieri.
Il consigliere-segretario Corradi effettua l'appello dei consiglieri che così si esprimono:
AIMI Enrico
favorevole
ALESSANDRINI Tiziano
(assente)
BARBATI Liana
favorevole
BARBIERI Marco
favorevole
BARTOLINI Luca
favorevole
BAZZONI Gianguido
favorevole
BERNARDINI Manes
favorevole
BIGNAMI Galeazzo
astenuto
BONACCINI Stefano
favorevole
CARINI Marco
favorevole
CASADEI Thomas
favorevole
CAVALLI Stefano
favorevole
CORRADI Roberto
favorevole
COSTI Palma
favorevole
DEFRANCESCHI Andrea
favorevole
DONINI Monica
favorevole
ERRANI Vasco
(assente)
FAVIA Giovanni
favorevole
FERRARI Gabriele
favorevole
FIAMMENGHI Valdimiro
favorevole
FILIPPI Fabio
favorevole
GARBI Roberto
favorevole
GRILLINI Franco
(assente)
LEONI Andrea
(assente)
LOMBARDI Marco
favorevole
MALAGUTI Mauro
(assente)
MANDINI Sandro
favorevole
MANFREDINI Mauro
favorevole
MARANI Paola
favorevole
MAZZOTTI Mario
favorevole
MEO Gabriella
favorevole
MONARI Marco
(assente)
MONTANARI Roberto
favorevole
MORI Roberta
favorevole
MORICONI Rita
favorevole
MUMOLO Antonio
favorevole
NALDI Gian Guido
favorevole
NOÈ Silvia
favorevole
PAGANI Giuseppe Eugenio
favorevole
PARIANI Anna
favorevole
PARUOLO Giuseppe
favorevole
PIVA Roberto
favorevole
POLLASTRI Andrea
favorevole
RICHETTI Matteo
favorevole
RIVA Matteo
(assente)
SCONCIAFORNI Roberto
favorevole
VECCHI Alberto
favorevole
VECCHI Luciano
favorevole
VILLANI Luigi Giuseppe
(assente)
ZOFFOLI Damiano
favorevole
PRESIDENTE (Richetti): Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:
Presenti
42
Assenti
8
Favorevoli
41
Contrari
--
Astenuti
1
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta di autorizzazione alla relazione orale è accolta.
La parola al consigliere Bignami per la relazione.
BIGNAMI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Ringrazio i colleghi per l'opportunità di svolgere la relazione orale rispetto a un progetto di legge che evidentemente, come ben ricordava il collega Mumolo nella sua illustrazione, ha beneficiato degli interventi in emendamento in sede di Commissione di diversi consiglieri, che hanno mi piacerebbe dire «reso migliore il testo», ma purtroppo dobbiamo limitarci a dire - svilupperò in sede di intervento non da relatore minoranza, ma più di contenuto questo tipo di ragionamento - reso meno brutto il testo rispetto a quello che era quando vi è entrato.
In sede di discussione, rimanendo fermo quello che diceva il collega Mumolo, vi è a nostro giudizio un vulnus che la legge avrebbe dovuto affrontare e che, proprio con riguardo alle prerogative che dovranno essere assegnate in sinergia con il Testo unico degli enti locali, sarebbe stato opportuno che la legge affrontasse.
Come già fatto in sede di Commissione, presenteremo degli emendamenti proprio al fine di mitigare gli impatti negativi che si potrebbero verificare da una prospettabile, benché non auspicabile, approvazione della legge, a partire dal fatto che questo tipo di incarico, configurato come amministratore dei municipi che verranno probabilmente a istituirsi a seguito della fusione, a nostro modo di vedere dovrebbe essere privo di oneri a carico dell'amministrazione pubblica.
Diversamente, invece, sia in Commissione che in discussione generale è stato sottolineato come non vi sarà - e nei fatti oggi in Aula non è approdato un testo privo di questa previsione - una non onerosità da parte delle amministrazioni, il che lascia appunto prospettare il rischio che invece questo ipotetico beneficio che si dovrebbe realizzare con la fusione rimanga lettera morta.
Analogamente la legge che governa i processi di fusione (mi riferisco al Decreto Legislativo n. 267 del 2000) prevede la necessità che, oltre ad adeguate forme di decentramento di partecipazione, vi siano anche forme di decentramento nell’erogazione dei servizi. A nostro modo di vedere in sede di progetto di legge sarebbe stato necessario individuare dei servizi minimi essenziali, che avevamo individuato nell'anagrafe, nel protocollo generale, nei servizi sociali, nei servizi per minori, cosa che purtroppo non ha trovato recepimento.
Anche in questo caso da parte della minoranza o comunque di buona parte di essa vi è una valutazione in ordine al fatto che questa previsione fosse invece necessaria e forse anche doverosa nel rispetto della legge medesima.
Analogamente, abbiamo forti perplessità in ordine alla legittimità del contributo regionale o meglio della previsione di una contribuzione regionale che dispieghi i propri effetti per 15 anni, con un impegno di spesa che evidentemente va oltre le funzioni proprie dell'Aula che dovrebbe teoricamente affrontare nelle varie sessioni finanziarie (già in altra occasione in Aula abbiamo avuto modo di definire questo tipo di questione) anno per anno l'impegno di spesa anche a fronte di una possibile riduzione dei contributi.
PRESIDENTE (Richetti): Chiedo scusa, consigliere Bignami, ma da qui conto almeno altre cinque riunioni oltre a quella in corso. Sarà di aiuto a tutti riuscire a riprendere una modalità di ascolto. Prego, consigliere.
BIGNAMI: Grazie, presidente. In questo senso, pertanto, riteniamo che sarebbe stato più opportuno individuare fin da subito una programmazione anche in termini di bilancio (mi riferisco alla scorsa legge finanziaria) che andasse a coprire questo tipo di impegno, visto che sempre in sede di finanziaria scorsa - l'assessore Saliera ha ben presente il tema - abbiamo definito con un blitz (come lo definisco senza nulla paventare in ordine alla legittimità dello stesso) in Aula una disciplina referendaria che evidentemente è il presupposto della delibera che voteremo in correlato all'oggetto 3030, che però avrebbe consigliato che in sede di finanziaria lo scorso anno si immaginassero i capitoli di spesa su cui intervenire proprio a fronte di questo progetto di legge.
Un'ultima valutazione in ordine alle disposizioni transitorie con l'istituzione di una sorta di Direttorio (non saprei come definirlo diversamente), che dovrebbe affiancare il Commissario governativo. In realtà si tratta di una norma che a nostro modo di vedere è priva di legittimità, in quanto il Commissario governativo è una figura dotata di pieni poteri a prescindere dall'affiancamento di un Direttorio e, se si voleva, si poteva tranquillamente tradurre in municipi le attuali amministrazioni comunali e far sì che pertanto vi fosse già l'indicazione di coloro che andranno a rappresentare le comunità locali.
A nostro modo di vedere, nel momento stesso in cui vi sarà la votazione di questo atto, si indirà il referendum e si voterà il progetto di legge, i sindaci decadranno, come d'altronde postula anche il progetto di legge stesso, dalle loro funzioni e quindi non si capisce a quale titolo parteciperanno a questo organo consultivo.
Questo vale come riflessione, per quanto veloce, per non incorrere nel rischio di scivolare su considerazioni di carattere politico, che invece svilupperemo in tema di discussione generale, anche perché - e qui mi fermo perché non vorrei andare oltre le prerogative proprie del relatore minoranza - questo progetto di legge (lo dico davvero senza alcuna vis polemica) avrebbe potuto rappresentare un importante viatico per l'inaugurazione di una forma di decentramento o meglio di distribuzione istituzionale sul territorio che vedeva il plauso anche di larga parte delle forze di minoranza (penso di poter dire tutte, perché in sede di Commissione tutte le forze politiche si sono espresse in favore dell'istituto delle fusioni ancor più che delle unioni).
Le modalità procedurali e comportamentali con cui si è proceduto rischiano tuttavia di far venir meno un consenso che poteva essere molto più ampio e diffuso. Avremmo voluto e potuto rilanciare con un progetto di fusione sistematico sul territorio, in una prospettiva di città metropolitana che questo progetto di legge non considera.
Anche in questo caso, quindi, si realizza un handicap perché alle soglie dell'approvazione avvenuta a inizio estate del progetto di spending review con cui si attribuiscono funzioni all’area metropolitana questo progetto di legge poteva costituire un'occasione importante per ridiscutere insieme maggioranza e opposizione le funzioni da attribuire a questo nuovo soggetto in un contesto di fusioni sistematiche del territorio, che non ci avrebbero visto pregiudizialmente contrari.
Si è ritenuto di andare avanti su un'altra strada, ma entriamo in considerazioni di carattere più strettamente politico che mi riservo di sviscerare in sede di discussione generale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bignami.
Dichiaro aperta la discussione generale sui due oggetti 3030 e 3162 e sull'ordine del giorno collegato presentato dai consiglieri Vecchi Alberto e Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Intervengo come ho già fatto in Commissione su un argomento così importante sia come consigliere regionale che in quest'Aula ha oggi l'importante compito di avallare il referendum e successivamente eventualmente di approvare la legge regionale, sia come coordinatore provinciale del PdL del territorio, per cui chiaramente sono fortemente coinvolto su questa operazione.
È bene sgombrare il campo da quello che pensa il PdL in riferimento alle fusioni, alla razionalizzazione e al contenimento delle spese. Nei tre anni del Governo di centrodestra, il Governo Berlusconi, noi abbiamo presentato e fatto azioni concrete per contenere le spese. Prendiamo ad esempio le partecipate, prendiamo ad esempio i nostri disegni di legge, poi approvati, sull’uscita dei vari Comuni dalle società non strategiche, e la diminuzione dei consiglieri comunali. Politicamente, quindi, noi siamo a favore di una razionalizzazione delle spese e per cercare di far sì che i soldi pubblici siano utilizzati al meglio.
Ora, però, dobbiamo intervenire su questo tipo di fusione che non ci vede assolutamente favorevoli, perché sono territori disomogenei, è un’area enorme di 178 chilometri quadrati e noi abbiamo più volte ribadito che, se questo progetto di fusione fosse nato dal basso e non dall'alto (questo è nato dall'alto) e avesse interessato territori distanti pochi chilometri lungo la via Emilia, con situazioni a livello industriale, a livello di viabilità e anche di scuola che avevano un senso, dal nostro punto di vista ci sarebbe stata la condivisione e non ci sarebbe stata alcuna contrapposizione.
Se su un progetto di fusione, che ricordo in quest'Aula è irreversibile (una volta che si è deciso di farlo non si può più tornare indietro, cosa che ad oggi non è stata spiegata con chiarezza ai cittadini, ci fosse stato, come noi abbiamo chiesto ripetutamente da mesi, il coinvolgimento di Bazzano, Crespellano, eventualmente allargato a Monteveglio, si sarebbe potuto ragionare, perché sono il primo a sostenere che su territori omogenei molto vicini questo ha un senso se parte dalla base, dalla gente.
C'è adesso un'ampia discussione in Alto Reno, dove si era partiti e poi ci si è fermati sull’ipotesi Porretta Granaglione, che una parte voleva allargare a Castel di Casio, ma è chiaro che anche in questo caso c'è a monte un ragionamento corretto e serio (poi deve decidere la gente) in quanto sono Comuni confinanti, vicinissimi, con le stesse problematiche.
Un ragionamento di questo tipo in futuro in Alto Reno sicuramente ci trova partecipi di questa discussione e non pregiudizialmente contrari, anzi assolutamente disponibili a parlarne. Per la Val Samoggia come per l’Alto Reno, se si vuole inserire in Alto Reno Lizzano in Belvedere e Gaggio Montano e qui in Val Samoggia Sevigno e Castello di Serravalle, ecco che il tema comincia a essere completamente diverso.
In questo disegno di legge che sarà presentato successivamente al referendum andiamo a creare un'area di 178 chilometri quadrati con tipologie completamente diverse. Andremo a far sì che i cittadini oggi residenti, che abitano a Vedegheto e Cà Bortolani, debbano recarsi a Calcara o a Crespellano, facendo chilometri e chilometri, cosa che considero assolutamente sbagliata, perché esiste già lo strumento dell'Unione dei Comuni.
Siccome questo è uno strumento fortemente incentivato e voluto anche dal centrodestra, anzi a livello governativo lo abbiamo fortemente spinto, si può ragionare su una fusione di Comuni di territori omogenei che sono inseriti all'interno di un progetto di unione dei Comuni, che ha ugualmente importanti risorse finanziarie a livello regionale e soprattutto può accedere a tutti i bandi regionali con canale preferenziale.
Mi chiedo quindi perché, nonostante la possibilità di avere questa operatività che lascia territori non omogenei liberi e indipendenti, si voglia chiudere una partita che fatta in questo modo non ci trova d'accordo.
Mi preoccupa fortemente anche che giovedì scorso in Commissione ho chiesto con forza che la Regione, quindi intendo dire i Gruppi politici della Regione e quindi intendo dire la maggioranza, dichiari prima del referendum (non dopo) che, se i cittadini di un Comune non sono d'accordo, si rispetterà la volontà dei cittadini, che secondo noi è prioritaria.
Se tutti si esprimeranno favorevolmente nel referendum, significherà che la nostra posizione è minoritaria e ne prenderò atto, ma un Comune potrebbe esprimersi contro il referendum, e da mesi chiediamo (l’ho chiesto giovedì in Commissione) di stabilire prima le regole del gioco, non dopo: se un Comune è contrario, si rispetterà la volontà dei suoi cittadini? Ad oggi non ci è stata ancora data risposta.
Questo vuol dire che, al di là di quello che voteranno i cittadini, quest’Aula potrà poi fare come vuole e, se un Comune ha votato contro, quest'Aula può assolutamente ignorare la volontà di quei cittadini e comunque votare la fusione. Mi chiedo quindi perché fare un referendum se siamo noi che decidiamo quello che vogliamo fare.
Io non chiedevo molto: chiedevo solo che ogni Gruppo politico esprimesse la sua posizione prima su come si comporterà nel caso in cui uno o più Comuni votassero contro il referendum. Ad oggi non c'è risposta e questo mi fa dubitare fortemente dell'effettiva serietà di questo referendum, perché, se possiamo modificare tutto come pare a noi, la volontà popolare non esiste più.
Parliamo di diminuzione dei costi ed è vero che si cerca di razionalizzare le spese, ma vorrei ricordare che oggi un consigliere comunale di Savigno percepisce in un anno 180-200 euro lordi.
Nel Consiglio comunale di un Comune di 30.000 abitanti, tenendo presente che l'esempio è Casalecchio, le Commissioni prevedono il gettone, c'è minimo un Consiglio al mese con il gettone, quindi un consigliere comunale di un Comune di 30.000 abitanti percepisce in un anno quanto 10 consiglieri comunali di Savigno.
Questi sono conti alla mano, per cui quando si va a parlare di queste cose bisogna tenerli in considerazione. Certo, anziché cinque sindaci ce n'è uno, anziché cinque Giunte, solo una, ma tutto il resto viene modificato perché, se si mantiene la situazione in questo modo con la legge che abbiamo modificato e gli assessori che calano nei Comuni, la nuova situazione se non ci fosse la fusione vedrebbe pochissimi assessori perché sono tagliati, vedrebbe la metà dei consiglieri comunali, quindi il risparmio ci sarebbe ugualmente.
A questo voglio aggiungere un altro passaggio: qui si parla di contenere le spese, ma abbiamo un'immissione di denaro pubblico, quindi dei cittadini, enorme (9 milioni di euro più 9 milioni di euro per 10 anni), e sono soldi pubblici. Si parla quindi di contenere le spese e poi andiamo a spendere 18 milioni di euro di denaro pubblico. Si parla di contenere le spese e poi andiamo invece a usare il denaro pubblico in questo modo, con scelte irreversibili per cui fra dieci anni questi soldi non ci saranno più e bisognerà rimanere in piedi senza questi contributi, senza poter tornare indietro.
Quando ci saranno il problema neve e tutti gli altri problemi vedremo se alcuni territori periferici, che elettoralmente valgono 2-3.000 voti su 30.000, saranno tenuti in considerazione. Oggi in questi Comuni c'è una grande attenzione, ma domani questi Comuni saranno il 10 per cento di tutta la partita. Avranno la stessa attenzione? Ricordiamoci comunque che indietro non si torna.
Siamo quindi contrari a questo tipo di fusione; siamo favorevoli invece a fusioni di territori omogenei e, se nell'Alta Valle del Reno si svilupperà un ragionamento dal basso, ci vedrà protagonisti e partecipi. Anche qui saremmo stati a favore, se fosse stato fatto in maniera diversa, partendo dal basso e sulla base di territori omogenei. Ma così non è assolutamente avvenuto e, dal mio punto di vista, non posso che essere contrario.
Concludo dicendo che della legge che dovrà essere approvata mi fa sorridere il fatto che si crei un osservatorio regionale per osservare una scelta irreversibile. Cosa dovremmo osservare? Abbiamo indetto un referendum. Se avrà esito positivo e se la legge sarà approvata, si creerà un osservatorio su qualcosa che già è stato approvato. Sarebbe un carrozzone inutile per cercare di diluire mediaticamente il problema. L’osservatorio regionale servirebbe a osservare ciò che è già deciso. È aria fritta.
Vi invito a cercare di non spendere altri soldi inutilmente e a cassare il comma 4, dell’articolo 4 della futura legge perché faremmo tutti miglior figura.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Credo che alle alchimie relative agli articoli che oggi in quest’Aula il Popolo della Libertà sta usando per giustificare la volontà di mettere il bastone tra le ruote a questo referendum risponderà il relatore.
In Commissione abbiamo fatto un buon lavoro. Abbiamo dibattuto molto questo argomento e il lavoro è stato produttivo, di confronto. Il presupposto l’abbiamo condiviso tutti perché si tratta del rispetto delle istanze che provengono dal territorio.
A noi non risulta che questo progetto di fusione sia una richiesta caduta dall’alto, come dice il consigliere Vecchi. A noi risulta che sia una tematica dibattuta da anni su quei territori. In alcuni momenti il dibattito si è sviluppato, in altri si è fermato. È stato ripreso a partire dalle ultime consultazioni amministrative e finalmente quel dibattito ha partorito la volontà dei consigli comunali, i quali, come ho detto in Commissione, sono l’espressione istituzionale della maggioranza dei cittadini, fino a prova contraria.
Abbiamo detto che è importante verificare con questo referendum come la pensino i cittadini. Ci siamo anche detti che è un discorso innovativo. Per quel che ci riguarda, questa fusione va nella direzione della riforma istituzionale di cui questo Paese ha bisogno perché permette di superare situazioni di localismo.
A livello di programmazione territoriale, abbiamo già proceduto alle unioni comunali, che ricordo essere state sostenute anche dal punto di vista economico. Anche quel processo ha avuto dei costi. Mi preme anche ricordare che il passaggio successivo logico e conseguente alle unioni comunali, dopo un periodo di sperimentazione in cui i Comuni hanno cominciato a fare programmazione e a fare rete per offrire migliori servizi ai cittadini, è quello della fusione, laddove ci siano le condizioni per farlo.
Oggi in questi Comuni c’è una potenziale occasione. Non capisco perché dobbiamo complicare un percorso che mi pare sia emerso dalla Commissione in modo lineare. Per quanto riguarda i costi, come abbiamo incentivato altre forme ci pare giusto incentivare anche la fusione tra Comuni.
Dire che ci saranno dei disagi perché il cittadino dovrà fare più chilometri per arrivare chissà dove mi sembra un’altra alchimia. La legge prevede, infatti, che gli statuti disciplinino l’organizzazione territoriale che queste comunità intenderanno darsi in termini di servizi e strutture. A meno che non abbiamo degli amministratori locali impazziti, credo che la logica non sarà quella di penalizzare la vita quotidiana dei cittadini, ma possibilmente di facilitarla. In caso contrario vorrebbe dire che gli amministratori sono completamento impazziti, cosa che credo nessuno di noi pensi. Nel rispetto della loro autonomia, questi territori si doteranno dei migliori servizi per i cittadini. Non sarà la fusione a portare un peggioramento dei servizi nei vari Comuni.
Mi pare di avere sentito argomentazioni che fanno fatica a stare in piedi. È stato chiesto se vi sarà l’impegno a rispettare la volontà dei cittadini anche se un Comune si schiererà contro. Certo che sì. L’abbiamo anche detto in Commissione. Non siamo qui per fare una forzatura a prescindere. Dovremo tener conto, nel momento in cui non ci fosse il quorum, dell’espressione dei cittadini che andranno a votare. Dovremo capire quale consenso avrà raccolto questo progetto e valutare. Non vogliamo fare le cose a prescindere, sulla pelle di qualcuno.
Credo che questo percorso sia incentrato sul massimo rispetto della volontà dei cittadini. Il nostro impegno, almeno come gruppo consiliare dell’Italia dei Valori, sarà quello di rispettare l’espressione popolare nella valutazione complessiva dei risultati che questo referendum consultivo darà.
Apprezziamo il lavoro fatto per arrivare a questo progetto di legge. Apprezziamo il lavoro fatto sui territori per consentire ai cittadini di esprimersi e tranquillizziamo tutte le forze politiche sul fatto che torneremo in quest’Aula per valutare i risultati e incoraggiare i territori a fare quella che secondo noi è la cosa giusta, cioè la fusione tra questi Comuni.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Grazie, presidente. La riorganizzazione di un nuovo asset istituzionale del territorio tramite unioni e fusioni per una maggiore razionalità nella gestione delle risorse, così da garantire omogeneità territoriale nell’affrontare e risolvere determinate problematiche e nell’offerta dei servizi, non può non trovarci d’accordo, visto che siamo una forza politica che non solo condivide questi principi, ma li pone alla base di un ragionamento che interessa livelli istituzionali più ampi ed elevati, come il livello regionale. Noi infatti proponiamo la soluzione della macro-regione del nord per arrivare a dare quelle medesime risposte che un’unificazione di Comuni può dare in un ambito più ristretto.
Occorrono però delle garanzie. Occorrono delle garanzie sulle aspettative del territorio, garanzie sulla volontà espressa dai cittadini con il referendum e garanzie sul fatto che non solo da questa operazione deriverà un risparmio per le casse pubbliche, ma anche che si realizzerà un’effettiva riorganizzazione e un migliore funzionamento delle istituzioni delle comunità interessate.
Nei Comuni interessati ci sono delle questioni ancora aperte sul fronte della fornitura e accessibilità dei servizi. Potrei citare alcune delle problematiche che in particolar modo i cittadini del Comune di Savigno, il più lontano e il più montano tra quelli interessati da questo processo, lamentano da anni. Un esempio è il presidio di pronto soccorso con ambulanza. È qualcosa che questo territorio vive come una mancanza rispetto, ad esempio, al Comune di Bazzano, che invece ha anche il presidio ospedaliero.
Lo sforzo che la Regione deve fare in questo momento è quello di garantire nero su bianco e non a parole, magari attraverso la creazione di osservatori che hanno la funzione di verificare il cammino effettivo della nuova istituzione, queste certezze fin da oggi. Lo si può fare tramite un ordine del giorno o un atto di Giunta, così da rendere anche più agevole il percorso referendario.
Quando i cittadini vivono nell’incertezza, perché non è scritto da nessuna parte quale sarà il prossimo futuro, capire i lati positivi e i lati negativi di ciò che proporremo con il referendum diventa difficile. Penso che l’Assemblea e la Giunta debbano incrementare questo sforzo perché c’è molta confusione.
La certezza di avere servizi come l’anagrafe o gli sportelli comunali fruibili sul territorio come avviene oggi è una richiesta che ci proviene dalla cittadinanza, ma sulla quale non avete dato risposte chiare ed effettive. Rimarranno o no presidi sul territorio come accade oggi, pur venendo meno il singolo Comune e formandosi il Comune unico? A parte la promessa di valutare il risultato del referendum, se una comunità decide per il no, avremo la forza di togliere quella realtà da questo processo di fusione? È un’altra domanda a cui occorre dare una risposta certa.
Se chiamiamo i cittadini a votare e fin da ora siamo ambigui nel prospettare soluzioni in base a quello che sarà il risultato del referendum, lo stesso percorso referendario viene a perdere di valore, di concretezza e di obiettività. Bisogna dire ai cittadini di Savigno che se voteranno no avranno la possibilità dal giorno dopo di vedere concretizzato quel no e bisogna farlo in maniera chiara e inequivocabile, non con dei "vedremo" e dei "valuteremo" da parte della Giunta.
Assessore, i processi che riguardano queste bellissime innovazioni - come ho detto in premessa siamo noi i primi a proporle addirittura a un livello superiore - devono sempre avere la legittimazione popolare per essere vissute come positive, per essere capite e valorizzate. Se invece vengono vissute in maniera negativa, come una camicia di forza, come qualcosa che viene imposto senza poter esprimere la propria contrarietà, nascono delle contraddizioni e delle zone d’ombra difficilmente risolvibili con l’abitudine al nuovo soggetto.
Non è questo che vogliamo. Noi vogliamo che questi percorsi siano veramente condivisi e capiti e per questo chiediamo garanzie nero su bianco. Che il riassetto del territorio sia l’obiettivo della politica nel prossimo futuro non c’è dubbio, ma occorrono chiarezza e un patto vero con i cittadini, partendo dal rispetto della volontà popolare espressa attraverso lo strumento del referendum.
Chiariti questi aspetti e anticipando che la nostra posizione sarà di astensione, ribadisco che da parte nostra ci sarà sempre un disco verde perché, come ripeto, è nel nostro DNA politico ed è nostro obiettivo riorganizzare e razionalizzare gli assetti istituzionali e di governance del territorio. Questo percorso è innovativo e pionieristico. Ne hanno scritto tutti i quotidiani perché si tratta dell’operazione più grande effettuata sul territorio nazionale. Poiché quindi diventeremo un modello, cerchiamo di fare le cose per bene. Facciamo capire ai cittadini che si tratta di un’opportunità e non di una camicia di forza, come purtroppo viene ancora vissuta da tanti a fronte della mancanza di chiarezza su alcuni punti determinanti di questo processo.
Io spero che l’assessore intervenga e prenda di petto l’onere politico e morale di dare una risposta a questi territori, una risposta non al condizionale, ma che trovi concretezza, prima di arrivare al referendum, all’interno di un atto della Regione. Lascio a lei decidere quale sia la forma migliore, assessore. Quel che occorre è fare luce sulle zone d’ombra che esistono e che sono argomento della nostra campagna elettorale.
Quando i cittadini ci pongono delle domande e sollevano dei dubbi, i dubbi diventano anche i nostri. Ci chiedono come dovranno fare per il tal documento o per accedere al tal servizio, se dovranno andare a cinquanta chilometri, se avranno la garanzia di avere gli stessi servizi di oggi o di vederli migliorati. L’obiettivo del resto è quello di migliorare la situazione attuale, non di peggiorarla. Penso che sarà più facile per tutti spiegare una giusta operazione che però oggi, come ripeto, necessita di garanzie.
La richiesta che le facciamo come Lega Nord, assessore, al di là del fatto che ci piace poco il non aver previsto una via d’uscita per chi dice no al referendum, è quella di risolvere un problema ancora più grande, cioè dare alla gente la sicurezza che ci chiede.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
Ha chiesto di parlare la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. È da diverso tempo che seguo personalmente le dinamiche di questo percorso di fusione dei Comuni della Val Samoggia e il modo in cui si sta evolvendo il coinvolgimento di tutti e cinque i Comuni in questa annunciata fusione.
Desidero premettere che sull’istituto della fusione mi sono sempre posta favorevolmente perché lo ritengo un ragionamento dovuto e opportuno per tante ragioni, soprattutto oggi nel terzo millennio e alla luce di una congiuntura negativa che impone anche alla macchina pubblica di gestire le risorse in modo più razionale ed efficiente.
Eppure, le modalità per cui si caratterizza questa prima fusione nella Regione Emilia-Romagna nel tempo mi hanno fatto ritenere che questa procedura tenda a un risultato prematuro e quindi inopportuno. Sono sì favorevole all’istituto della fusione, ma la fusione della Val Samoggia, così come si sta evolvendo, è prematura e quindi inopportuna.
Nell’unica seduta di Commissione che c’è stata in questa Regione ho avuto occasione di dibattere questo progetto, comunque innovativo, e ho addotto le motivazioni che mi spingono a considerarla un’operazione prematura. In queste ultime settimane la spending review ci impone di fare riflessioni anche in ordine al nuovo assetto territoriale e istituzionale che vogliamo dare all’Italia. Stiamo parlando di riduzione e accorpamento delle Province e abbiamo individuato le aree metropolitane. C’è un grande palazzo che nella riunione condominiale ha deciso una completa ristrutturazione. Poi all’improvviso si delinea in maniera sempre più chiara la volontà di ristrutturare cinque appartamenti per farli diventare uno, prescindendo dalla logica di un "grattacielo", come l’Italia, che oggi si sta dando delle regole per disciplinarsi in modo diverso.
Per questo dico che mi sembra prematuro. Non accetto che mi si dica che il progetto è ancora più interessante perché ci poniamo di fronte alla revisione dell’architettura istituzionale avendo già degli agglomerati accorpati. Non sono d’accordo, soprattutto perché tutto questo sta avvenendo all’interno di una Provincia che a breve diventerà area metropolitana e avrà quindi tutta una serie di disposizioni per disciplinarsi in tal senso. Forse, da parte di chi intendeva ragionare di fusione, sarebbe stata necessaria più prudenza in funzione di ciò che sta venendo avanti.
Questa è la ragione per cui l’operazione mi sembra prematura e inopportuna. Ci sono alcuni dettagli di forma e di sostanza. Mi rivolgo anche agli ospiti che oggi abbiamo in sala, persone che so rappresentare principalmente il fronte del "sì", perché mi interessa approfondire la dialettica che si è sviluppata sulle posizioni dell’UDC. Questa per me è l’occasione di poter dire anche a loro in modo ufficiale e con senso di responsabilità perché sono contraria all’operazione.
La mia è una posizione di prudenza. Ho chiesto, anche tramite un emendamento, che si facessero ulteriori approfondimenti sullo studio del dottor Xilo. Sono pronta a scommettere che pochi conoscono quello studio. Noi non ne abbiamo mai parlato. Siccome io seguo la questione da questa estate autonomamente e insieme ad alcuni amici, ho anche delle perplessità di ordine sostanziale. Ma chiedere che questa revisione potesse avvenire con più prudenza in attesa di vedere cosa sarebbe successo a livello nazionale non mi sembrava del tutto fuori luogo.
Ho chiesto di avere un’udienza conoscitiva. In questa Regione più volte chiediamo udienze conoscitive. Ne abbiamo chiesta una, coinvolgendo anche i territori, per approfondire la modifica della legge sul tartufo e ci è stata concessa, anzi è stata promossa dalla stessa maggioranza. Mi sembrava sicuramente più importante avere un’udienza conoscitiva per parlare della fusione. Si tratta di un processo, come dicevano alcuni miei colleghi, irreversibile. Sarebbe quindi fondamentale capire se sta avvenendo in modo chiaro, convincente e trasparente.
Come ripeto, sono pronta a scommettere su quanti hanno approfondito quello studio tra coloro che oggi concorrono al voto che farà scattare la procedura in modo ancor più ufficiale. Volevo sapere cosa pensino i Consigli comunali. Io con la gente mi sono rapportata e ho avuto occasione, fino a un certo punto, di parlare anche con i singoli sindaci. Fino a quello step, poiché come UDC siamo favorevoli alla fusione, eravamo totalmente d’accordo di vedere come avrebbe proceduto lo studio nei suoi dettagli.
La matematica non è un’opinione. Io ho letto lo studio del dottor Xilo del quale qui non abbiamo avuto opportunità di discutere, come non abbiamo avuto l’opportunità di sentire i Consigli comunali, che sono espressione delle società dei nostri Comuni. Avevo fatto richiesta di un’udienza conoscitiva proprio perché tutti potessimo sentire su quali ragionamenti il fronte del sì alla fusione articola le ragioni a favore di questa novità. Io desideravo saperlo da loro, ma mi sarebbe anche piaciuto avere in Commissione il dottor Xilo di SPISA per conoscere le motivazioni che erano emerse nello studio, dove si dice anche che non bastano i passaggi tecnici e i numeri, ma occorrono anche passaggi politici. Alla fine mi sono detta che una relazione simile non serve, viste le maggioranze in questo territorio.
Mi è mancata anche la possibilità di confrontarmi con i colleghi in una sede istituzionale per capire meglio in un contraddittorio le ragioni a favore della fusione, che io non ho trovato sicuramente nei numeri. La matematica non è un’opinione, ma io lì non le ho trovate. Rimango dubbiosa, anche perché non ho capito che cosa succederà dopo il referendum. Avevo iniziato a capirlo quando nel dicembre 2011 proponeste quell’emendamento con un intervento a gamba tesa, tant’è che molti colleghi della maggioranza hanno riconosciuto che si è trattato di una "porcata", e uso volutamente questo termine. Non c’entrava niente, ma mirava a rivedere il discorso del quorum, al di là del fatto che si tratta di un referendum consultivo che lascerà ancora un margine di discrezionalità, ovviamente alla maggioranza. Solo la maggioranza, se le riconosciamo di avere in mano il cerino, può decidere.
Anche quando la maggioranza dei votanti si esprimesse contro la fusione, potremo rimettere in causa quel risultato elettorale, ponderandolo con altre variabili comunque rimesse alla discrezionalità di qualcuno? Beh, ca nisciun’ è fesso. Mi sembra un po’ esagerato.
Ero pronta a collaborare sulla fusione, ma questo progetto si regge solo perché per oltre dieci anni avrete 10 milioni di euro dalla Regione, 10 milioni di euro dallo Stato. Avete ottenuto 300.000 euro per fare lo studio. Resterete per tre anni fuori dal patto di stabilità. Avrete delle corsie preferenziali nell’accesso ad alcune forme di finanziamento-investimento. Questa sarà per voi una fascia temporale molto interessante o meglio intrigante.
Ma io a questo punto mi domando e dico, e mi rivolgo a lei, assessore Saliera, e se per caso altre dieci aggregazioni comunali volessero fare la stessa operazione, la Regione avrebbe le risorse per sostenere parimenti la volontà di questi altri Comuni romagnoli o emiliani? Io ho qualche dubbio in merito. Non c’è molto altro dire se non che in questa Regione, secondo me, si è persa una grande opportunità.
Abbiamo avuto a disposizione tutto il tempo necessario ma, come per la fusione delle ASP questa mattina, ci ritroviamo all’ultimo momento, tant’è che alla stessa Provincia di Bologna abbiamo imposto un crono-programma affrettato. C’è addirittura un punto dove si dice che, se la Provincia non si pronuncerà entro una certa data, si potrà prescindere dalla sua pronuncia. Siamo matti? Da quanto tempo è che ne parliamo? Sicuramente da mesi, e dobbiamo anche imporre questo pressing alla Provincia?
Questo mi fa sempre più pensare che, da quando una componente partitica ha deciso che bisognava partire, si è suonato il gong e si è partiti. Non è giusto, soprattutto in una Regione dove ci fregiamo del fatto di saper individuare forme di sostegno e valorizzazione della democrazia partecipativa. Chiedo scusa, ma questa è una Regione che soffre un po’ di miopia sui percorsi partecipati.
Oggi ci prestiamo a deliberare sul quesito referendario e certo riusciremo a dare una parvenza di democraticità e di ulteriore coinvolgimento della popolazione. In realtà le premesse non vanno in questa direzione. Con tutta la buona fede e tutta la buona volontà, anche se mi ero posta favorevolmente, ho rivisto il mio pensiero alla luce di questo pseudo-studio dal quale emerge che i numeri non vi danno ragione.
Da qui a dieci anni chissà che cosa succederà, ma chissà cosa accadrà soprattutto quando questo territorio dovrà reggersi senza i contributi dello Stato e della Regione e tutte le altre agevolazioni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di parlare la consigliera Marani. Ne ha facoltà.
MARANI: Vorrei riprendere questo tema partendo dalla positività di alcune affermazioni. Di cose negative ne abbiamo sentite moltissime e credo che alcune di quelle positive vadano assolutamente richiamate prima di provare a entrare nel merito.
Nessuno ha detto di essere contrario a progetti di riordino istituzionale o a progetti di fusione. Siamo tutti d’accordo. Sulla positività di operazioni di questo tipo si discute quotidianamente. In questa sede regionale siamo impegnati sul grande tema del riordino istituzionale e vogliamo dimostrare che una riforma della pubblica amministrazione che semplifichi, che elimini le duplicazioni, che superi le frammentazioni è possibile.
Detto questo, credo che invece l’elemento che ci preoccupa tutti nel momento in cui mettiamo mano a provvedimenti di questo genere è che di fatto, anche in virtù di quelle che sono state le disposizioni legislative fino ad oggi, dei tempi con i quali ci cimentiamo e della disorganicità dei provvedimenti legislativi nazionali, queste operazioni spesso vengono imposte dall’alto, senza alcun tipo di coinvolgimento dei territori e sono quindi subite dai livelli istituzionali più vicini ai cittadini, cioè dai livelli locali.
La prima cosa che vorrei dire è che dobbiamo essere consapevoli del fatto che abbiamo la fortuna di ragionare di un provvedimento così importante partendo da un percorso assolutamente inverso. Partiamo infatti da una proposta che nasce da coloro che i cittadini di quei territori hanno votato, cioè Consigli comunali, amministrazioni locali e sindaci.
Mi stupisce che, mentre si parla della macro-regione a larga partecipazione popolare, non ci si renda conto che stiamo esaminando un provvedimento che nasce dalle rappresentanze dirette dei cittadini. Noi dovremmo seguire questo processo e accompagnarlo umilmente e con un atteggiamento collaborativo di vera sussidiarietà istituzionale, anziché con i giudizi da "maestrini" e con le bacchettate per come è stato condotto. Dovremmo cercare di dare una mano per portarlo a termine in modo positivo.
Credo che parlare di operazione improvvisata per i consiglieri che sono più lontani dalla realtà bolognese sia abbastanza normale. Penso però che nessun consigliere della realtà bolognese possa dire ciò che ho sentito questa mattina rispetto ai tempi, ai modi, al livello informativo, al livello preparatorio, agli impegni assunti dai sindaci e dalle amministrazioni locali nei confronti dei loro cittadini non da oggi, ma nel corso di un percorso che viene da lontano.
La Comunità montana della Val Samoggia trasformata in unione è tra quelle della nostra Regione che hanno la storia più antica. La collaborazione tra questi comuni è datata nel tempo e ha fatto sì che questo non fosse un progetto di fusione a freddo, bensì una sperimentazione concreta di lavoro comune nell’ambito dell’unione, lavoro che è stato trasferito poi nella proposta di fusione.
La fusione è il passaggio conclusivo di un percorso di collaborazione che certamente ha portato risultati positivi, ma che se dovesse permanere nel tempo, senza trasformarsi con la fusione, non riuscirebbe ad avere il livello di efficacia che potrà garantire questo tipo di trasformazione in un Comune unico. Sappiamo bene che il mantenimento delle realtà comunali e delle unioni che gestiscono alcune funzioni significa mantenere duplicazioni e sovrapposizioni, oltre che lungaggini burocratiche, atti ripetitivi e lentezza nelle decisioni, tutte cose che la confluenza in un’unica istituzione è in grado di evitare.
Pensando al fatto che questa per la nostra Regione è un’esperienza che conosce questo ulteriore passaggio, in virtù della storia così strutturata di questi territori, credo che non abbia molto senso oggi, anche con poche informazioni, entrare nel merito di questo progetto affermando, per esempio, che i cittadini dovranno fare cinquanta chilometri per andare all’anagrafe e che non sappiamo quali servizi ci saranno.
Non solo chi abita nella realtà bolognese, ma tutti i consiglieri della nostra Regione avevano la possibilità di vedere sul sito dell’unione lo studio di fattibilità e avevano la possibilità di partecipare alle moltissime assemblee che si sono svolte su quei territori, così come avevano la possibilità di dialogare con le parti sociali e le categorie economiche che sono entrate in questo processo.
Per dirla con una parola sola, in modo schematico, è anche disonesto parlare con quei cittadini per dire loro che andranno a fare la carta d’identità a quaranta chilometri di distanza. È pubblicizzato in tutti i risultati dello studio di fattibilità e del progetto che questa fusione unisce e centralizza le cosiddette funzioni amministrative di back office, come ad esempio le ragionerie, gli uffici del bilancio, i servizi del personale, ma lascia nelle municipalità, che si mantengono sia come organi di rappresentanza politico-istituzionale senza compenso sia come strutture di servizio, tutte le attività rivolte al cittadino.
Mi dispiace che il collega Bernardini dica che non si affronta il tema dell’ambulanza perché questo non c’entra assolutamente nulla con le competenze dei Comuni e le funzioni che essi svolgono. È questione che attiene a un altro modello organizzativo. Bisogna essere molto attenti a non creare confusione.
Per altro, i benefici che dal punto di vista economico e organizzativo derivano da quest’operazione di accentramento di alcune funzioni possono consentire ulteriore decentramento. Chi ha letto lo studio di fattibilità avrà visto come nelle frazioni più lontane sia possibile portare servizi che oggi non ci sono, così da favorire la vicinanza ai cittadini.
Per quanto riguarda le risorse, il processo di accompagnamento di questo progetto, che è sostenuto dal Governo nazionale con le risorse incentivanti previste dalla Regione anche per le altre forme riorganizzative, cioè unioni e altre esperienze, non porterà nelle casse di questo nuovo Comune solo i 260.000 euro all’anno che rappresentano i cosiddetti "costi della politica". Anche se simbolicamente importanti, sono ben poca cosa rispetto agli oltre 2.600.000 euro di cui potrà beneficiare il bilancio del nuovo Comune e che serviranno a garantire la sostenibilità futura di comuni fragili come le comunità montane, i cui problemi sono noti, e ad affrontare la drammatica prospettiva che, come sapete, attende gli enti locali nei prossimi anni.
Voglio rispondere velocemente ad alcune osservazioni. Perché, e mi rivolgo al consigliere Vecchi che purtroppo non è in Aula - si fa fatica a dialogare in contesti dove si parla uno alla volta e poi si esce -, criticare la disomogeneità? Parlare del fatto che si mettono insieme realtà disomogenee come se questo fosse un disvalore vuol dire non tenere conto del fatto che il valore sta proprio lì.
La possibilità di aggregare comuni montani, comuni a vocazione agricola, turistica o con altre vocazioni e comuni più industrializzati ci consente non solo di costruire un meccanismo di solidarietà fra realtà economiche profondamente diverse, ma anche di mettere a frutto il principio secondo cui la nostra montagna non è il giardino della pianura, bensì un luogo che ha bisogno di essere sostenuto con politiche concrete di forte integrazione, sapendo quale valore essa rappresenti per tutto il territorio.
Faccio un solo esempio. Non abbiamo forse fatto i piani urbanistici associati per poter spendere il principio della perequazione urbanistica? E mi dispiace che non siano in Aula i consiglieri del Movimento 5 Stelle, che sono molto sensibili a questo tema. Bloccare la cementificazione ed eliminare le costruzioni nelle zone che meritano rispetto dal punto di vista ambientale è possibile se si pianifica usando il criterio per cui i benefici dell’edificazione, che deve essere fatta laddove è compatibile, possano essere suddivisi nell’intero territorio.
Questo principio della perequazione urbanistica è un principio di solidarietà interistituzionale, ma anche un principio di forte rispetto della qualità e delle vocazioni dei territori. Mettere insieme realtà disomogenee vuol dire fare in modo che il comune che rappresenta un valore dal punto di vista ambientale, paesaggistico, turistico eccetera possa mettere questo valore a disposizione dell’intero territorio, a beneficio anche di coloro che hanno altre caratteristiche, attraverso una trasmigrazione di risorse da un territorio all’altro.
A proposito dei tempi, come ho già detto e ripetuto, dieci anni di esperienza di unione sono stati fondamentali per costruire questo processo. Voglio dire alla consigliera Noè, secondo la quale, in relazione alla città metropolitana, questo provvedimento sarebbe prematuro, che la città metropolitana si dovrà fare in un anno. Per il futuro della città metropolitana e delle nuove Province aggregate, se non vogliamo che le realtà territoriali più vicine ai cittadini, le istituzioni locali più piccole, scompaiano nella loro forma di rappresentanza e non riescano a esercitare il peso politico di cui vi è bisogno in un nuovo assetto delle competenze, abbiamo assolutamente bisogno che la città metropolitana si misuri con realtà territoriali meno frammentate, più forti e con molto più potere di rappresentanza. Questo è un processo che si adatta esattamente al tema del riordino degli altri livelli istituzionali e alla capacità di avere una dimensione territoriale più forte, che si misura nella città metropolitana.
Aggiungo un ultimo passaggio sul referendum. Io non voglio riprendere i termini al limite dell’offensivo che sono stati utilizzati con riguardo alle modalità con le quali questa Assemblea ha previsto nella legge n. 21/2011 lo svolgimento del referendum consultivo. Voglio solo fare un’osservazione. Sulla materia referendaria la legislazione regionale, e mi riferisco all’ultima modifica della legge n. 34/1999, prevede sia i referendum abrogativi che quelli consultivi.
Non è stato, quindi, un blitz tardivo quello di adottare lo strumento del referendum consultivo per un provvedimento, quello che voteremo oggi, che risponde pienamente alla filosofia del referendum consultivo, che stimola la partecipazione dei cittadini, che dà ai cittadini l’opportunità per esprimersi su un’azione che li coinvolge così direttamente.
Nella legge n. 21/2011 sono stati meglio precisati gli aspetti del giudizio che questa Assemblea dovrà dare rispetto al risultato complessivo del referendum consultivo in quei territori. Voglio anche sottolineare, visto che qualcuno si chiedeva cosa succederà se un Comune si esprimerà negativamente, che la modifica da noi adottata parla espressamente di rispetto delle singole realtà territoriali.
Penso che siamo ancora in tempo. La campagna referendaria porterà una nuova stagione di partecipazione in questi territori e noi abbiamo tutto l’interesse a fare in modo che quei cittadini abbiano dalla Regione una possibilità di far parte del processo di informazione, di partecipazione e di condivisione di questo disegno. La campagna referendaria ci offre l’opportunità di supplire alle carenze informative di cui qualcuno oggi ha parlato.
Non ci dobbiamo chiedere, prima ancora che i cittadini si siano espressi, quale sarà il comportamento di questa Assemblea. Il comportamento di questa Assemblea dovrà essere uno solo: utilizzare uno straordinario strumento di partecipazione come questo per far sì che il maggiore numero di cittadini possa esprimersi, stimolando quindi la partecipazione di chi è chiamato a votare, e fare, una volta compiuto il procedimento, ciò che questa Assemblea deve fare.
Non esistendo quorum, non si poteva stabilire una percentuale a priori. Il nostro compito è quello di valutare se quelle comunità, sia nella generalità sia per singoli territori, esprimeranno su questo progetto un parere positivo oppure negativo. Allora avremo gli strumenti per poter assumere in questa Assemblea le decisioni conseguenti.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Marani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Mi dispiace dover dire in premessa che non sono in grado di condividere tutto l’entusiasmo della consigliera Marani, entusiasmo che comunque apprezzo. Purtroppo credo che non sia suffragato né dalla realtà delle cose, né dall’avanzamento reale dei processi e nemmeno dalla diffusione della conoscenza di questi progetti tra la popolazione.
Io credo d’aver seguito questa vicenda per il mio gruppo abbastanza da vicino. Sono intervenuto più volte in quest’Aula e chiedo scusa se non sarò molto originale rispetto a cose che ho già detto in precedenza, ma io la vedo così. I progetti di fusione dei Comuni sono più che un’opportunità: in molti casi sono anche una necessità. Quando i Comuni corrispondono ancora a vecchi "campanili" e il Comune coincide con la parrocchia di montagna di trecento anni or sono, è evidente che si tratta di una dimensione ormai non più sostenibile. Dobbiamo sperimentare una nuova modalità di fare amministrazione, anche per superare le difficoltà che questi Comuni hanno.
In questo caso non parliamo di unire dei Comuni minuscoli. Parliamo di un progetto che unisce Comuni non di grandi numeri, ma di un certo rilievo. Credo che questa fusione potesse essere considerata, e io auspico che possa ancora essere considerata una grande opportunità, se gestita in modo positivo con metodi e strumenti che rendano questo progetto di fusione un esempio effettivamente innovativo.
La fusione di Comuni di queste entità non può essere considerata soltanto un fatto economico e amministrativo. È legata molto anche a fattori culturali, politici e sociali perché comunque modificherà abitudini consolidate. È quindi anche un fatto identitario, e lo dice una persona a nome di un gruppo che non ha nessuna intenzione di accompagnare pulsioni campanilistiche, né vuole assolutamente confondersi con esse. Il fattore sociale e identitario comunque esiste e bisogna rispondere a questo tema. Abbiamo dei Comuni che hanno centinaia di anni di storia. È un problema che si pone.
Proprio per questo, un progetto così importante come quello della fusione di questi comuni ha bisogno di una forte condivisione non conflittuale e sarebbe opportuno che non apparisse come una decisione calata dall’alto. Ho sentito dire che l’hanno deciso i sindaci e i consigli comunali in virtù di una delega ricevuta dai cittadini. Due ore fa, alla conclusione dell’inaugurazione del bronzo che ricorda Maurizio Cevenini, il Presidente Errani ha detto che nessuno di noi - sintetizzo brutalmente - si può trincerare dietro il fatto che siamo rappresentativi perché siamo stati eletti e che la rappresentanza è qualcosa che si conquista giorno per giorno. Ci ha invitato a una prova di umiltà.
Per queste ragioni ho più volte richiesto che venisse adottato un processo partecipativo che potesse dare a tutti la garanzia di essere terzo, neutrale quanto a gestione. Ho una posizione molto diversa da quella della consigliera Noè, che due mesi fa ci ha spiegato che quelli della partecipazione erano soldi buttati. A me non basta che ci sia un’udienza conoscitiva qui perché il problema non è che sia informato io. Il problema è che lo siano i cittadini. Questo problema non riguarda il mondo della politica. Il problema di essere informati, coinvolti ed effettivamente partecipi riguarda i cittadini.
Avevo proposto di utilizzare la legge sulla partecipazione e circa due mesi fa al question time l’assessore Saliera mi aveva spiegato le ragioni che non avevano consentito di attivare questo processo partecipativo, sostenendo infine che c’era l’impegno dei sindaci e nostro a utilizzare lo strumento della legge n. 3/2010 nella fase post referendum per definire l’organizzazione, il decentramento e la partecipazione ai servizi del nuovo comune.
Rimango dell’opinione che ho appena espresso sulla partecipazione, che a mio parere è indispensabile. Rimango dell’opinione in particolar modo che, se chiamiamo i cittadini a pronunciarsi su un progetto che riguarda cinque Comuni, che stanno assieme a un altro da dieci anni nell’unione dei Comuni, bisognerebbe essere in grado di dire qualcosa di più di un’aspirazione generica a un miglioramento delle sinergie tra questi Comuni. La sinergia fra loro dovrebbe già essere implicita nell’esperienza dell’unione.
Mi dicono fra l’altro che questa non abbia raggiunto risultati particolarmente brillanti. Della spesa corrente, infatti, soltanto il 10 per cento sarebbe erogata attraverso servizi comuni fra questi Comuni dell’unione. Non è una quota particolarmente significativa.
Nel momento in cui diciamo che la fusione vuole essere un grande progetto innovativo bisognerebbe essere capaci di dire qualcosa di più di una generica sinergia. Faccio notare che noi, per esempio, abbiamo discusso in Commissione di un progetto di legge che parla del mantenimento dei municipi. Dire quale sarà il rapporto fra il nuovo Comune nel complesso e i municipi non è cosa da poco.
Faccio anche notare che, a differenza della fusione di altri Comuni, qui non siamo in grado di indicare - e naturalmente non lo posso fare io - quale sarà il nuovo capoluogo di questo Comune unificato. Abbiamo presente la fusione dei Comuni del lago di Ledro, il cui referendum stabiliva quale sarebbe stato il nuovo capoluogo. Non è cosa da poco sapere quale sarà il capoluogo del nuovo Comune.
Mancando la possibilità - chiamiamola così in modo neutro - di utilizzare la legge n. 3/2010 a parere dei sindaci, verrà impiegato un processo partecipativo che si chiama revisione civica e consta di tre giornate durante le quali vengono sentite molte persone e si dà la possibilità a venti cittadini scelti fra il pubblico di dire la loro.
Siccome la convocazione risente del fatto di doversi dichiarare a priori fra i relatori che sono d’accordo o contrari, corre il rischio di essere un luogo nel quale vengono enfatizzate le differenze e i pareri pro e contro piuttosto che cercare di fare un passo in avanti sul progetto che sta alla base della fusione. A me non pare che questo metodo possa portare a grandi risultati, però staremo a vedere.
In conclusione, ho apprezzato che, anche attraverso il contributo decisivo della Giunta, si sia arrivati a una modalità di discussione di questo iter che consenta effettivamente di verificare come stanno le cose. Il fatto di non avere votato l’articolato in Aula lo considero un fatto molto positivo. Poiché stiamo affrontando una cosa nuova, ho apprezzato particolarmente questo aspetto.
Per quanto riguarda la delibera di convocazione del referendum, penso che il referendum in questo contesto, con questa insufficiente - a parere del gruppo che rappresento - partecipazione e con questa insufficiente delimitazione, illustrazione e concretezza del progetto, comporti dei rischi troppo elevati, che a mio giudizio sarebbe stato giusto evitare.
È sulla base di questo che non sono convinto, in questo momento, della convocazione del referendum. Avrei voluto che fosse fatto a valle di un processo partecipativo autentico, che permettesse per lo meno di evidenziare gli obiettivi principali che si vogliono raggiungere attraverso la fusione dei Comuni.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.
Mancando cinque minuti alle 13,00 e avendo ogni consigliere venti minuti a disposizione per il proprio intervento, chiudiamo qui i lavori. Riprenderemo alle 15,00 da questo punto e non dalle interpellanze.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 12,55
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l'assessore Patrizio BIANCHI e il consigliere Luigi Giuseppe VILLANI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Votazione per appello nominale
Autorizzazione alla relazione orale di minoranza:
OGGETTO 3030 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna.»"
Presenti: 42
Favorevoli: 41
Enrico AIMI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Marco LOMBARDI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 0
Astenuti: 1
Galeazzo BIGNAMI.
Assenti: 8
Tiziano ALESSANDRINI, Vasco ERRANI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Mauro MALAGUTI, Marco MONARI, Matteo RIVA, Luigi Giuseppe VILLANI (g).
I PRESIDENTI
IL SEGRETARIO
Mandini - Richetti
Corradi
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