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100.
SEDUTA DI MARTEDÌ 18 SETTEMBRE 2012
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
Indice
OGGETTO 3030
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna»
(Continuazione discussione)
OGGETTO 3162
Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna" (proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I).» (88)
(Continuazione discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 3162/1 - Continuazione discussione e reiezione) (67)
PRESIDENTE (Richetti)
PARUOLO (PD)
BONACCINI (PD)
DONINI (Fed. della Sinistra)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
MANFREDINI (Lega Nord)
BIGNAMI (PDL)
MUMOLO (PD)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
BERNARDINI (Lega Nord)
VECCHI Alberto (PDL)
NALDI (SEL - Verdi)
MANDINI (Italia dei Valori)
NOÈ (UDC)
MONARI (PD)
Iscrizione di nuovo argomento all'ordine del giorno
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 3159
Delibera: «Quantificazione del gettone di presenza per la Consulta di Garanzia statutaria, ai sensi dell’articolo 6 della L.R. 4 dicembre 2007, n. 23.» (Delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 116 del 29 agosto 2012) (89)
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
MAZZOTTI (PD)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
OGGETTO 2826
Risoluzione proposta dal consigliere Cavalli per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a promuovere ogni iniziativa utile a concludere definitivamente l’utilizzazione del sito di Caorso quale impianto nucleare escludendone in modo assoluto anche l’uso per lo stoccaggio di sostanze radioattive
(Discussione e reiezione)
OGGETTO 2830
Risoluzione proposta dai consiglieri Carini e Montanari per impegnare la Giunta a monitorare il completo smantellamento della Centrale Nucleare di Caorso, verificando lo stato di avanzamento dei relativi lavori, i tempi riguardanti il piano di decommissioning e di smaltimento di tutte le scorie radioattive, ribadendo inoltre la totale indisponibilità della Regione Emilia-Romagna ad ospitare siti di stoccaggio di materiali di scarto derivanti dalla produzione di energia nucleare
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
CARINI (PD)
CAVALLI (Lega Nord)
Risoluzioni sul bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi
(Risoluzioni oggetti 1188 - 3091 - Discussione e approvazione)
(Risoluzioni oggetti 1192 - 1861 - Discussione e reiezione)
PRESIDENTE (Richetti)
CARINI (PD)
MEZZETTI, assessore
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
POLLASTRI (PDL)
MANFREDINI (Lega Nord)
Annuncio di interrogazioni, risoluzione e mozioni
PRESIDENTE (Richetti)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Interrogazioni, risoluzione e mozioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,05
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la centesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Do comunicazione delle assenze per la seduta odierna del Presidente della Giunta Errani, dell’assessore, Bianchi, che non sarà presente per altri impegni istituzionali, e del consigliere Villani.
OGGETTO 3030
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna»
(Continuazione discussione)
OGGETTO 3162
Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna" (proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I).» (88) (Continuazione discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 3162/1 - Continuazione discussione e reiezione) (67)
PRESIDENTE (Richetti): Siamo in discussione generale sugli oggetti abbinati 3030, Progetto di Legge di iniziativa della Giunta, "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna", e 3162, "Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna" (proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I).
Il testo del progetto di legge si compone di 7 articoli. I relatori sono il consigliere Mumolo e il consigliere Bignami, che potranno fare gli interventi di replica in chiusura della discussione generale prima di dare la parola alla Vicepresidente Saliera, che concluderà la discussione.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.
PARUOLO: Grazie, presidente. Intervengo perché credo sia un momento importante per questa Regione la decisione che ci accingiamo ad assumere e valga la pena di sottolineare come dal punto di vista della strategia politica ci faccia fare una precisa scelta di campo.
Lo dico perché, avendo sentito alcuni colleghi intervenire, pur apprezzando il contributo che può dare anche chi sottolinea le difficoltà o le problematicità insite nella scelta di procedere a un’unione di Comuni attraverso una fusione, credo che non si debba perdere di vista il contesto nel quale siamo inseriti e come questa scelta possa segnare una strada da questo punto di vista.
Viviamo un difficile momento di crisi del nostro Paese, nel quale stanno emergendo con evidenza sia problemi dovuti ai cambiamenti indotti dalla situazione non soltanto nazionale ma anche internazionale, sia una serie di retaggi del passato su cui non abbiamo avuto il coraggio di fare le scelte giuste per tempo, che evidenziano la loro non piena sostenibilità soprattutto in prospettiva.
In questo contesto dobbiamo interrogarci sulla dimensione dei Comuni, sulla possibilità dei Comuni nella loro attuale dimensione in molte delle realtà dei nostri territori di fare fronte a quelle che sono le sfide del futuro e anche le sfide del presente rispetto al preservare le identità di un territorio che vengono da lontano, ma sono concepibili anche in un senso più ampio e non squisitamente campanilistico, e a riuscire a dare delle risposte in termini di servizi, di qualità di servizi, di imposte e anche della possibilità di dare servizi migliori a parità di imposte o diminuire la pressione fiscale e garantire lo stesso livello di servizi.
Tutte queste sfide non possono non farci considerare che in questo momento stiamo parlando di realtà, di cui non vogliamo assolutamente sminuire il respiro e la storia, però, se pensiamo che oggi un quartiere di Bologna può avere una dimensione pari al più grande Comune della nostra Provincia, e che il quartiere Navile e il quartiere Savena hanno grosso modo lo stesso numero di abitanti della città di Imola, capite che le dimensioni sono uno dei fattori che consentono di dare risposte all’altezza.
Ci sono due modi per affrontare questo: aspettare che la situazione precipiti, che la congiuntura peggiori, che i nodi vengano al pettine e si sia costretti a procedere a quel punto con modalità non sempre all’altezza delle situazioni oppure porsi il problema per tempo e di riuscire ad avviare un percorso virtuoso.
Qui noi siamo esattamente di fronte a queste condizioni, siamo di fronte a dei Comuni che hanno già saputo avviare una collaborazione stretta fra loro, una relazione importante che li ha visti fare insieme un cammino di diversi anni e conseguire già risultati importanti nella capacità di dare dei servizi ai cittadini.
Ciò ha consentito loro di vedere gli eventuali vantaggi di fare un passo in più e di spingersi fino al punto di fondere i Comuni per creare una nuova realtà. Di fronte a questa possibilità e a questa sfida sono possibili reazioni di tipo diverso. Si può avere un atteggiamento di tipo nostalgico e sottolineare le difficoltà oppure considerare le difficoltà ma nell’ottica di riuscire a trovare delle risposte importanti. Devo confessare che non tutte le sottolineature che sono venute nella discussione dell’Aula da parte dei colleghi mi sono sembrate tese a individuare i modi migliori per dare forza, per dare coraggio a questo processo.
Mi preme inoltre sottolineare che siamo a decidere di fare un referendum consultivo rispetto a questo tema, un referendum che darà la parola ai cittadini. Non c’è quindi una modalità separata in cui le istituzioni fanno un percorso al loro interno e non considerano la relazione con i cittadini come la cosa più importante.
Credo che questo processo abbia bisogno non soltanto di un voto di approvazione, ma anche di un plauso. Lo scopo principale del mio intervento vuole essere un incoraggiamento innanzitutto a quei Comuni, a quelle Amministrazioni e a quei cittadini che hanno avuto il coraggio di sfidare le difficoltà che pure in quest’Aula sono state sottolineate, nella consapevolezza che questa strada può davvero segnare un modo diverso di affrontare il futuro.
Non basta infatti semplicemente soppesare i pro e i contro, ma credo davvero che occorra anche riconoscere il coraggio non soltanto attraverso il voto, ma anche attraverso le nostre parole. Credo quindi che quest’Aula debba manifestare attraverso questo voto la volontà di dare la parola ai cittadini del costituendo nuovo Comune, che prenderà il posto di quelli che finora ci sono stati, ma anche riconoscere in questo un modo virtuoso di affrontare le sfide che abbiamo di fronte.
È inutile sottolineare come l’alternativa cavalchi le paure, privilegi la chiusura, preferisca evitare che i nodi vengano al pettine, nella speranza che la realtà non ci presenti un conto.
Credo invece che alla fine la realtà presenterà il conto, e dovremmo averne già cognizione rispetto a tanti altri aspetti del nostro sistema di servizi, che in questo momento sono sfidati da parole come spending review, revisione, ristrutturazione. Non sono sfide che possiamo negare, impedendoci di vedere la realtà: sono sfide che possono essere affrontate nella difesa di una situazione che spesso non è difendibile oppure con il coraggio di indicare le strade migliori e più giuste e di percorrerle.
Questo è il coraggio che credo abbiano avuto le istituzioni a partire da quei Comuni e poi attraverso il percorso istituzionale che trova un momento di primo compimento nel voto che oggi daremo.
A questo credo debba andare non soltanto il nostro favore, ma anche la nostra simpatia, e mi piacerebbe che questo processo fosse condiviso al di là delle posizioni della maggioranza, perché c’è un coraggio nello sfidare l’immobilismo e questo coraggio deve essere premiato soprattutto da chi considera le parole «innovazione» e «democrazia» quelle su cui costruire il proprio impegno politico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Paruolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bonaccini. Ne ha facoltà.
BONACCINI: Mi dispiace che non ci sia quasi nessuno del centrodestra, certo ci sono autorevoli rappresentanti, ma non c’è nessuno della Lega Nord, non c’è Silvia Noè, perché mi interessava interloquire. Ho l’impressione, infatti, che siamo di fronte al caso del «si facciano le riforme, basta che le faccia qualcuno da qualche altra parte», mentre su questo non si può scappare.
Provo a fare un ragionamento di sistema e, poiché i colleghi Marani e Paruolo hanno detto cose che condivido, mi evitano di rubarvi tempo ripetendole.
Noi siamo un Paese nel quale ripetutamente si chiede una riforma istituzionale che ridefinisca anche gli assetti di Governo, dallo Stato centrale ai territori. Sulla riforma delle Province, ad esempio, piaccia o non piaccia, ci sono opinioni diverse, presto saremo costretti o avremo l’opportunità (secondo i punti di vista) di fare una ridefinizione di un assetto istituzionale che prevederà Enti di secondo livello e comunque una rimodulazione di quell’Ente di governo.
Ricordo che l’UDC, ad esempio, ha fatto una battaglia per chiedere l’eliminazione di tutte le Province. Non mi risulta che in quella battaglia, peraltro legittima, ci si ponesse il problema di chiedere con un referendum ai cittadini se volessero avere la Provincia in cui abitano come livello istituzionale di Governo o meno. Non sto criticando, ma sto facendo solo l’analisi delle discussioni tra le varie forze politiche.
Ricordo che il Governo Berlusconi fece una proposta, mi pare attraverso il Ministro Calderoli, che prevedeva che per legge scomparissero i Comuni al di sotto dei 1.000 abitanti. Anche qui si tratta di una proposta che meriterebbe una discussione, perché non la voglio liquidare con demagogia in quanto ha un suo senso nell’Italia degli oltre 8.000 Comuni, gran parte dei quali piccolissimi. Allora, però, per quei Comuni sotto i 1.000 abitanti che venivano cancellati non credo si prevedesse un referendum per chiedere ai cittadini la loro opinione.
Mi pare di essere di fronte a uno sforzo che andrebbe davvero apprezzato, in quanto cinque Comuni di un territorio provano a coronare un percorso. Ho sentito alcune affermazioni quasi che ci trovassimo da oggi o da poche settimane a essere informati dell’avvio in un territorio di un processo che porta alla possibile fusione dei Comuni.
È un processo attuato da tanto tempo, che ha previsto un forte coinvolgimento delle comunità locali e del resto, se non fosse così, perché i sindacati e le associazioni di categoria (se non tutte, quasi tutte) si sarebbero espressi a favore della fusione? Immagino che in questi anni abbiano potuto discutere nel merito di un progetto che peraltro - attenti - la Regione ha certo il dovere di seguire, visto che prevede anche un forte finanziamento che accompagni e incentivi l’idea della fusione dei Comuni.
Vorrei ricordare però che è la stessa cosa che è accaduta quando si decise in questa Regione, oggi prima in Italia con oltre l’80 per cento dei Comuni associati in unioni, e oggi il Governo Monti dice che per legge vuole stabilire che fino a 5.000 abitanti è obbligatorio associarsi in unioni dei Comuni.
Qui si lanciò la sfida (secondo me vincendola) di prevedere già da tempo che nell’Italia delle tante piccole patrie la possibilità di mettersi insieme, associarsi, mettere in gestione associata i servizi fosse un fatto importante. Con l’arrivo della crisi scopriamo che per molti Comuni non agire così significherebbe essere abbandonati al loro destino.
Prima di decidere se la fusione sia giusta, cosa che decideranno i cittadini se diamo loro la possibilità di esprimersi con il referendum, vorrei ragionare se sia un fatto utile da promuovere, da considerare come valore aggiunto che i sindaci, la gran parte dei quali è al primo mandato, non ne facciano un problema di carriera nell’Italia della casta, nell’Italia in cui ogni volta che deve affrontare una riforma si ha sempre paura di vedersi togliere qualcosa e si tenta di toglierla agli altri.
Dovremmo tutti dare un voto favorevole e fare in modo che in questo Paese i cittadini possano esprimersi su ciò che coloro che hanno eletto mettendosi in gioco propongono loro. D’altra parte, dovesse essere bocciato o avere una prevalenza dei "no", i primi a mettersi in gioco saranno le Istituzioni che hanno chiesto di promuoverlo.
Vengo al punto e parlo adesso da Segretario del PD: noi siamo una forza politica convinta che in questo Paese il processo delle Unioni dei Comuni debba vedere le Regioni italiane fare quello che ha fatto e sta facendo l’Emilia-Romagna. Il Paese però deve incentivare questo processo se ne è convinto e ritengo che anche sulle fusioni non si possa imporre a un Comune di scomparire per legge. Ecco perché mi convinceva poco l’idea di cancellare anche quelli sotto i mille abitanti.
Affermando questo non credo di essere in contraddizione nel dire che, siccome fusioni possibili devono essere fatte con il popolo, dobbiamo fare in modo che ci siano strumenti legislativi che permettano di ascoltare le popolazioni, di valutare se sia utile arrivare a un possibile risultato. Sono convinto che la Regione Emilia-Romagna abbia fatto bene a prevedere incentivi in quella direzione.
Mi si permetta di aggiungere che, se il consigliere Vecchi Alberto legittimamente la pone sul tema legato al costo dei gettoni dei consiglieri, se vuole posso mostrargli cosa si risparmia ad avere 1 sindaco invece di 5 sindaci, 4 assessori invece di 20, ma non voglio metterla su quel piano perché non mi interessa la demagogia dei numeri, ma mi interessa il ragionamento politico.
Le tre vere valutazioni che dovremmo fare, chi è d’accordo o chi non è d’accordo, sono legate alla valutazione se fusione, gestione dei servizi insieme dopo l’Unione dei Comuni che è stata la prima a nascere a Bologna e che funziona bene abbia un senso dal punto di vista dell’innovazione. Per me innovazione significa liberare risorse e poterle investire, laddove di fronte alla crisi vogliamo fare in modo che quelle comunità locali non diminuiscano i servizi, ma ne possano addirittura aumentare a proposito di welfare e di come intendiamo noi il governo del territorio.
In secondo luogo tutti ci riempiamo la bocca con l’esigenza di diminuire le tasse. Nella discussione è stato dimostrato che, a fronte di un risparmio anche nella gestione dei servizi quotidiani delle Istituzioni, quelle risorse possono andare a ridurre la pressione fiscale per una parte di chi vive e ha imprese in quel territorio. Voi dite che è poco? Senza chiedere i soldi a Roma ladrona? Io penso che anche questo sia un fatto da rilevare.
Peraltro, dal momento che capisco poco di economia, mi hanno sempre spiegato che le imprese scelgono di insediarsi in un territorio anche grazie alla forza di quel territorio. Sicuramente un Comune di 30.000 abitanti che diventerebbe il ventesimo o il venticinquesimo Comune della Regione Emilia-Romagna diventa più competitivo e attrattivo in un territorio più largo, che riduce la burocrazia e può avere una massa critica più forte dal punto di vista anche della contrattazione territoriale. Anche questo è un ragionamento da mettere sul piatto della bilancia.
Terzo. Non è in questo modo anche una semplificazione della stessa Pubblica amministrazione? Visto che comunque ci riempiamo la bocca dei costi della politica, credo nessuno in questo caso possa alzarsi in piedi e dimostrarmi che non ci sia anche un risparmio dei costi della politica.
Vorrei comunque che stessimo al merito delle questioni che ho provato a porre e che alcuni hanno posto, non sul tema procedurale per dibattere se siamo sei mesi troppo avanti o sei mesi troppo indietro, perché ho l’impressione che posta così, che peraltro ha una sua legittimità (non tolgo nulla ai dubbi di chi li ha sollevati), rischiamo di ritrovarci fra tre anni, a fine legislatura, a discutere se sia ancora sei mesi troppo avanti o troppo indietro.
Ritengo invece che questo sia un processo da favorire, tanto non voteremo noi, ma voteranno e decideranno liberamente i cittadini. Nell’Italia che vuole solo conservare e mai provare a innovare mi sembra una sfida che dovremmo cogliere tutti insieme, per cui spero che da queste riflessioni scaturisca il voto finale e non solo da dubbi legittimi e da critiche.
D’altra parte, qualcosa può aver funzionato non linearmente, perché siamo di fronte a un processo che - permettetemi di dirlo - è storico. Se questa fusione avverrà, sarà il primo esempio in Italia di una fusione che riunisce Comuni non di 500, 600 o 700 abitanti, ma Comuni che insieme ne fanno circa 30.000.
Peraltro - mi rivolgo a Manes Bernardini e alla Lega Nord - prima che entrassi citavo Calderoli rispetto al tema di cancellare i Comuni sotto i 1.000 abitanti, proposta che non volevo denigrare ma che leggevo, giusta o sbagliata che fosse, in una logica di semplificazione di governo del territorio.
Siccome non decidiamo per patria potestà né qualcuno di noi ha il potere di impedire o di favorire o di votare per loro, permettere a quei cittadini di votare dopo il processo che le Istituzioni hanno messo in campo è un fatto molto positivo e potrebbe essere anche d’esempio affinché processi partecipati di questo tipo anche istituzionalmente coraggiosi abbiano successo in questo Paese.
Se infatti andiamo vedere le dichiarazioni a livello nazionale dei partiti a cui apparteniamo, di questo si è tanto parlato ma il rischio è che passino gli anni e nessuno abbia mai il coraggio di cominciare a fare sul serio.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bonaccini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Ho ascoltato con attenzione le parole che tanti colleghi hanno detto durante il dibattito e condivido molte delle considerazioni fatte in quest’Aula dalla collega Marani e anche dal collega Bonaccini che è intervenuto per ultimo.
Ritengo che molte delle cose che ho sentito dire fossero legate al tema generale, ma poco coerenti al tipo di deliberazione che in questo Consiglio regionale, in quest’Aula oggi ci apprestiamo ad assumere, anche poco coerenti nelle argomentazioni rispetto ai rilievi che alcuni colleghi hanno posto. Cercherò di spiegarmi velocemente e sinteticamente.
Io sono convinta di votare a favore della delibera che indice il referendum e che stabilisce nella sua semplicità e linearità il testo del quesito sul quale i cittadini saranno consultati.
Sono convinta della scelta che è stata fatta a suo tempo di inserire nelle modalità di un referendum di carattere consultivo l’aspetto della mancanza del quorum, perché ritengo che anche questa sia una scelta di garanzia democratica, perché la mancanza di quorum impone di attivare la più larga e consapevole partecipazione possibile, cioè non c’è altra strada che non quella di cimentarsi in una campagna referendaria che crei le condizioni di allargare il più possibile la partecipazione attraverso la diffusione più ampia di informazione possibile.
Sono favorevole per le stesse ragioni per le quali ogni volta che si parla dell’importanza della consultazione democratica e della partecipazione ci schieriamo sempre e comunque da quella parte. Mi interessa, oltretutto, seguire con attenzione questo percorso - l’hanno detto altri colleghi - e il tipo di scelte e di modalità che individuiamo oggi in questa sede, perché per la prima volta attiviamo previsioni normative che evidentemente fanno tendenza e diventano il punto di riferimento per le successive scelte che in quest’ambito in altre porzioni della nostra Regione potrebbero predisporsi.
È quindi importantissima l’attenzione che dobbiamo offrire per definire la procedura che sarà il riferimento per le scelte future, per ciò che va al di là dei cinque Comuni della Valsamoggia e potrebbe riguardare l’intero territorio regionale.
Cosa c’è di qualificante rispetto al percorso che abbiamo scelto e all’interpretazione che diamo alla nostra legge di riferimento, giacché nella prassi facciamo un’interpretazione autentica delle procedure previste dalla nostra legge? Il fatto che decidiamo che un referendum, pur essendo consultivo, per noi abbia un valore di vincolo. Poi vedremo, dopo che il referendum sarà stato fatto svolgere liberamente dai cittadini di quel territorio, che tipo di riflessione successiva faremo, ma è una scelta politica ed è una scelta netta.
A conferma di questa volontà non procediamo neanche a votare un articolo della proposta di legge allegata, per dimostrare in maniera estremamente evidente la nostra volontà di non interferire, di non mettere il cappello, di non calare dall’alto. Come ha detto il relatore Mumolo nella sua bella relazione in maniera molto evidente, questo dovrebbe essere per tutti una garanzia. Di conseguenza, personalmente, come consigliera regionale di questa Regione voglio talmente rispettare la volontà di quelle comunità che mi astengo, a differenza delle posizioni legittime e degli atteggiamenti di alcuni consiglieri, dal fare direttamente la campagna referendaria al posto delle realtà locali.
Il mio partito in quel territorio è presente, prenderà posizione, si organizzerà, deciderà liberamente attraverso i meccanismi delle consultazioni esterne e delle relazioni che posizione prendere, ma soprattutto che tipo di iniziative assumere per concorrere alla diffusione dell’informazione più vasta.
Oggi, decido di rispettare questo tipo di percorso perché rispetto le volontà popolari. Lo diciamo di fronte ai referendum, è un motivo anche di frustrazione in un Paese in cui sovente le decisioni assunte con lo strumento più solenne per mostrare la volontà prevalente e diffusa vengono sistematicamente disattese e negate, e sono tanti i riferimenti che qui potremmo fare.
L’ambito è diverso, però voglio ricordare qui che quando abbiamo deciso di accogliere la richiesta passata dal referendum dei sette Comuni della Valmarecchia, ai quali si sono aggiunti poi gli altri, personalmente e politicamente non ho condiviso dall’inizio le ragioni per cui quelle comunità locali si sono volute staccare dalla Regione di appartenenza e hanno deciso di arrivare in Emilia-Romagna. Avevo delle perplessità e anche delle contrarietà - ve lo dico francamente - dal punto di vista politico, tanto che in quel territorio il mio partito non ha fatto parte in maniera formale del fronte referendario per il "sì".
Una volta che il referendum ha dato quel tipo di esito ed è emersa la volontà prevalente di quelle comunità, in questa Assemblea ho deciso di avallare tutte le conseguenti scelte che è stato necessario adottare per consentire a questi sette Comuni di entrare in Emilia-Romagna.
Si tratta di un ambito completamente diverso, però, se vogliamo, sul fondo l’atteggiamento e l’approccio sono gli stessi: rispetto della volontà popolare e un percorso lineare in cui risulta con chiarezza la nostra disponibilità ad attivare relazioni corrette e orizzontali e non verticali e calate dall’alto, come qualcuno qui accusa di fare.
È proprio questo che secondo me è sbagliato, e mi stupisce che a una delibera, che propone di fare il referendum e di porre i due quesiti alle persone di quei territori affinché decidano, si possa dire di no. Sono abbastanza stupita e non trovo un nesso di coerenza, a maggior ragione da parte di chi contesta l’idea in sé della fusione, quindi il tipo di ricaduta che questa operazione può produrre.
Dal mio punto di vista - forse sarò ingenua - la voglia di una consultazione tra le popolazioni dovrebbe essere maggiore in chi, non essendo collegato dal punto di vista politico, non abbia condiviso le delibere, le decisioni assunte dai Consigli comunali di quei territori, e quindi voglia utilizzare la campagna referendaria per far legittimamente valere le proprie posizioni rispetto a chi invece, dal punto di vista politico più omogeneo a quelle realtà di carattere amministrativo, può condividerne più facilmente anche gli obiettivi e le finalità.
Non riesco a comprendere la posizione qui espressa dalla collega Noè, dai colleghi della Lega e dai colleghi del PdL, perché il referendum che oggi andiamo a indire è un’occasione di far passare attraverso altre strade posizioni che non sono passate dalle Istituzioni locali. Io non rinuncerei a questa occasione, poi chi ha filo per tessere la sua tela e quindi è radicato sul territorio, ha relazioni, lavora con quelle comunità può avere l’occasione di convincere delle proprie posizioni.
Del tema in sé parleremo, ma dalle considerazioni che ho sentito temo che sia necessario ricordare che non siamo partiti per un’avventura, una navigazione in mare aperto senza punti di riferimento. Attorno a questo progetto di fusione, come ad altri che sono in via di preparazione in questa Regione, comunità di tecnici e di amministratori locali stanno lavorando da anni. Esistono piani di fattibilità molto dettagliati dal punto di vista dei costi, del rapporto costi-benefici.
Può esserci stato un deficit di informazione, di partecipazione. Non vivo in quei territori, ma anche i miei lamentano che non sia stata prestata nel tempo e con continuità attenzione all’obiettivo fondamentale dell’inclusione lungo questo itinerario che non nasce oggi, ma ha una sua storia.
È sicuramente un deficit che va recuperato attraverso una modalità con la quale costruire il referendum nelle prossime settimane in quei territori e sulla base dell’esito di quel referendum costruire il percorso per arrivare - auspico - ad attivare formalmente un processo di fusione, perché ritengo che sia un’innovazione necessaria, come evidenziava anche il collega Bonaccini.
È un’esperienza utile da fare attraverso però questo tipo di percorso, recuperando qualche eventuale deficit con un atteggiamento di rispetto di quella volontà, consapevoli che noi qui facciamo tendenza e stabiliamo con questa scelta come opereremo di fronte a simili necessità in futuro.
Chiudo il mio intervento invitando i colleghi a dare un segnale rispetto al tema specifico sul quale interveniamo oggi, un segnale di attenzione, di apertura, di responsabilità e di rispetto, che è il voto favorevole a questa delibera.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Questo progetto di legge è arrivato in quest’Aula e prima ancora in Commissione abbastanza confuso. Ci sono volute due sedute di Commissione e anche un passaggio in Conferenza dei Capigruppo per capire quella che doveva essere la metodologia. Di certo non aiuta la legge che ben fatta non è, e anche qui siamo andati a interpretazione per decidere che cosa fare oggi.
È arrivata preceduta da una misteriosa, ormai già richiamata, abolizione del quorum che, indipendentemente dalla sostanza della questione, è avvenuta in maniera un po’ strana, inserita come una leggina all’interno di una finanziaria che nulla aveva a che vedere con l’argomento.
Ci siamo trovati in Aula e in Commissione a fare da passacarte di decisioni legittimamente e assolutamente prese laddove dovevano essere prese, senza aver potuto non dico metterci il becco ma valutare, conoscere e approfondire.
In questo processo, nonostante in Commissione ci venga detto che se ne parla da venticinque anni, che i documenti erano da tempo disponibili sull’apposito sito, c’è stata una fretta misteriosa, che ha poi caratterizzato anche i vari passaggi ricordati in Provincia. Addirittura si è fatta una Commissione straordinaria di giovedì per poter procedere e misteriosamente nessuno dell’Ufficio di Presidenza di questa Commissione e tantomeno il relatore hanno pensato di fare un’audizione dei sindaci, che oggi vedo qui. Nessuno ha pensato di fare un’udienza conoscitiva per sentire le parti sociali.
Quando ho fatto notare questo in Commissione, il relatore ci ha addirittura fatto sapere che comunque un’audizione conoscitiva non avrebbe cambiato risultato. Peccato che vista la fretta non sono a disposizione i verbali di quelle Commissioni, perché sarebbero molto interessanti. Addirittura ci ha informato che, anche volendo fare un’audizione conoscitiva, non si sapeva chi chiamare, perché l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna non ha idea di chi convocare nel momento in cui si fa una fusione dei Comuni storica per questa Regione.
Al di là di come siamo arrivati fin qua, andiamo avanti, per carità. La mia preoccupazione di oggi è un’altra: portare ai cittadini un quesito senza che abbiano bene idea di cosa succederà nel futuro e di come verrà interpretato questo quesito. D’altronde, noi oggi votiamo un oggetto o meglio ci stoppiamo nella discussione di un oggetto che dovrebbe essere il punto di riferimento per il cittadino che va a votare. Peccato che, se questo progetto di legge non verrà votato articolo per articolo, dopo il referendum torneremo a discuterlo.
Peccato che, come è stato detto in Commissione da esponenti della maggioranza, l’esito del referendum non sarà chiaro per nessuno, a meno che non vada a votare il 100 per cento della popolazione e il cento per cento dica sì o no.
È stato detto chiaramente in quest'Aula anche dal consigliere Mandini che dovremo tener conto dell'esito del referendum e fare le dovute valutazioni. Idem in Commissione, dove è stato detto che verrà data un'interpretazione politica qualitativa e quantitativa dell'esito referendario.
Si è fatto anche un esempio, non sbagliato perché è la preoccupazione che ho anch'io: se un Comune dice no, se due Comuni dicono no, se in quattro Comuni va a votare il 51 per cento della popolazione e poi si divide in sì e no, e in un Comune vanno a votare tre persone, come dobbiamo interpretare questo risultato?
A parte il fatto che ci rivediamo in Commissione e ci rivediamo in Aula su questa interpretazione e ne parleremo ampiamente, mi rifiuto di interpretare qualunque dato, non ho un'agenzia di sondaggi e non ho intenzione di fare alcun tipo di valutazione. Mi piacerebbe invece che quando chiamiamo i cittadini a votare gli chiedessimo di esprimersi chiaramente, in modo che sia chiaro per noi, ma sia chiaro anche per loro cosa succederà dalla mattina dopo in poi.
Se io abitassi in quelle zone, francamente avrei dei dubbi nell’andare a votare per qualcosa di cui non conosco l'esito, perché poi in un'Aula cinquanta persone potranno decidere qualcosa di leggermente diverso da quello che effettivamente ho voluto dire.
Quello che chiedevamo noi in Commissione e che manca qua, non è previsto dalla legge, in quanto nessuno ha chiesto qualcosa che fosse scritto nero su bianco. Qualcuno ha chiesto una valutazione politica e un'indicazione politica chiara ai cittadini di cosa avremmo fatto del loro parere: questo domani non c'è ed è grave.
Sono assolutamente convinto che le fusioni di Comuni siano una cosa saggia, probabilmente in questo Paese sarà necessario fare come si sta facendo e come si dovrà andare avanti per le Province, ordinando alle Province di sciogliersi, ai Comuni di fondersi. Resta il fatto che credo che la fusione sia una cosa assolutamente opportuna, però è anche opportuno che i cittadini sappiano quello che si trovano davanti, che abbiano una visione chiara di quello che sarà il loro domani.
I cittadini hanno poche e confuse idee su questa fusione, spesso nei dibattiti pubblici gestiti da coloro che hanno portato avanti questo progetto non c'è stata la chiarezza necessaria e non ci sono state le risposte necessarie a molte domande.
Partiamo quindi decisamente male con questo progetto e male ci andiamo a presentare nel momento del referendum. Se questo dovesse essere il modo per incoraggiare altre fusioni, l'aratro che traccia il solco di quello che molti di noi a livello politico si augurano che succeda per altri Comuni di questa Regione, credo che non stiamo dando un buon esempio.
Sono però moderatamente ottimista che i cittadini riusciranno a esprimersi in maniera chiara a livello collegiale e che in quest'Aula si farà in scienza e coscienza quello che loro vorranno.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Anche in Commissione è stato discusso il fatto evidenziato non soltanto dal collega Defranceschi che non sia rispettata la volontà popolare. Io insisto su questo. Sapete bene che noi della Lega siamo a favore delle fusioni, perché figuriamoci se noi che proponiamo la "Grande Emilia" siamo contrari alle fusioni di quattro, cinque o sei Comuni, anzi, stiamo facendo una legge innovativa, nuova, che deve servire anche per il futuro.
Le cose andrebbero fatte, a mio parere, con molta chiarezza e trasparenza, proprio per la volontà del popolo. Sorge un problema di diritto e di democrazia, e con la vostra legge avete tolto il diritto: rispettare la volontà della gente, del popolo, di quel Comune.
Avete fatto una legge come facevano in tempi che non voglio ricordare, per cui mangiare questa minestra o saltare la finestra: questo è un modo democratico di fare una legge bulgara, oltre che fascista, perché solo in quei tempi si faceva così, altrimenti legnate e olio di ricino. Questa è una democrazia che non accetto proprio!
(brusio in Aula)
Posso dare fastidio, ma io non porto mai il lavoro a casa e, piuttosto che chiedermi perché non ho detto quello che pensavo, devo togliermi le mie soddisfazioni. Portate pazienza, ma la penso così. Ci sono cinque Comuni dei quali quattro di sinistra, uno di destra, che non vuole, a quanto pare, poi sarà chiaramente il referendum a dare l'esito, ma la volontà popolare bisogna rispettarla: questa è la democrazia! Le altre sono tutte chiacchiere bulgare o fasciste, come ho detto prima, e confermo.
Avete una grande responsabilità perché state facendo una legge sulla cui opportunità anche altri Comuni che probabilmente avrebbero potuto fare queste unioni. A questo punto, signori miei, fate una riflessione o quantomeno ascoltate la voce del popolo.
La dovete ascoltare, cari democratici di sinistra, dovete ascoltare il popolo e la loro volontà, cosa che invece qua dentro non si fa con questa legge. Io dico che è una vergogna che non deve essere accettata, proprio perché è l'inizio di una strada che auspico in futuro anche altri Comuni seguano, però dobbiamo lasciare la volontà del popolo e voi gliel’avete tolta.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Dichiaro chiusa la discussione generale. Siamo alle eventuali repliche dei relatori.
Ha chiesto parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà ho poco da aggiungere all'ottimo intervento del collega Manfredini che ha colto il nocciolo del problema, quindi ad adiuvandum mi permetterò di aggiungere alcune valutazioni che partono da una richiesta che rivolgo agli uffici.
Se fossimo in un’aula di tribunale, parlerei di una preliminare di merito, per valutare se le condizioni poste a monte del conferimento di incarico alla SPISA richiamate nella delibera allegata al progetto di legge siano state rispettate.
Chiedo questo e lo chiedo qui, in questo momento, perché, visto che in Commissione abbiamo visto spuntare come conigli dal cilindro documenti e delibere che sarebbe stato più ragionevole avere nei giorni precedenti, ora che siamo in procinto di chiudere la discussione rivolgo questo quesito alla Giunta e tramite la Giunta ai tecnici interessati: sono state rispettate le condizioni poste dalla Giunta per il conferimento dell’incarico alla SPISA?
Non è una domanda capziosa, in quanto in queste condizioni di incarico vi sono alcune vicende tutt'altro che irrilevanti, a partire dal fatto che abbiamo chiesto - in sede di Commissione abbiamo insistito su questo punto, chiedendo che fosse la legge e non lo Statuto a disciplinare questa vicenda, e oggi ci troviamo senza risposta, benché vi sia da parte dei documenti ufficiali un obbligo a prevedere quanto sto per dire - che fosse la legge e non lo Statuto e il Regolamento a disciplinare determinati processi organizzativi.
Dico questo perché nella delibera di Giunta regionale, la n. 354 del 2003, è previsto testualmente che a pena di inammissibilità, lo studio di fattibilità debba prevedere e definire i principali strumenti regolamentari ma anche statutari, che devono andare a corredo e integrazione dello studio di fattibilità stesso e che devono fare parte integrante e sostanziale della delibera, se non di indizione del referendum, del progetto di legge che dobbiamo votare.
Nello studio di fattibilità non vi è questa condizione che la Giunta (non il Popolo della Libertà, non la Lega, non quest’Aula) individua come essenziale nell'incarico di conferimento allo SPISA.
Analogamente, la Giunta nella convenzione fissa come indispensabile uno studio economico gestionale che non c'è e la SPISA lo dice chiaramente, dichiarando di non poter fare una verifica dei conti perché non ne ha la possibilità, ma la Giunta lo impone e dice «a pena di inammissibilità». Dove sono questi atti?
Lo dico all'Aula perché considero importante che abbia consapevolezza di come veniamo trattati. Questo è un opuscolo già distribuito e spedito nelle case, con cui si informa la cittadinanza del referendum che si terrà il 25 novembre. A prescindere da ciò che quest’Aula decide, la Giunta regionale con i soldi di noi tutti promuove e manda a casa dei cittadini chiudendo in redazione il 21 agosto questo opuscolo, dicendo che il 25 novembre c'è il referendum di una cosa che dobbiamo votare qui ora.
L'unica postilla è un'appendice a piè di pagina con cui si dice: «la data è subordinata all'approvazione dell’Assemblea regionale che si terrà nel settembre del 2012», con tanto di errore grammaticale. Questa è la considerazione che la Giunta ha dell'Assemblea legislativa: una nota a piè di pagina!
Trovo vergognoso che non si aspetti neanche - e qui, presidente, richiamo anche il ruolo istituzionale - e che la Giunta invii a casa, dando per acquisita la votazione di atti che devono ancora essere affacciati nelle Commissioni, distribuendo con i soldi e con il logo della Regione un opuscolo informativo, dando per acquisito un referendum che noi dobbiamo votare forse oggi pomeriggio. È incredibile!
È incredibile anche, assessore Saliera, che noi qui si legga che lei è a favore della fusione. Questo è un opuscolo che viene mandato a casa di tutti e dov'è la voce che in un gioco democratico può invece rilevare le eccezioni e i punti di criticità di questa fusione? Perché la Regione spende i soldi di tutti noi, la maggioranza degli organi di governo, e non dà la possibilità a chi sta all'opposizione di dire che a noi questa fusione non va per questo e quel motivo?
Poi si vanno a cercare cavilli sul ruolo o sulle possibilità che le opposizioni hanno di parlare con la cittadinanza. Questo è il motivo perché prima che si voti in quest'Aula, prima ancora che venga indetto il referendum, voi spedite un opuscolo a casa della gente, dando per acquisite votazioni che ancora devono passare e dicendo già quale è la posizione della Regione.
Questo è vergognoso ed è un'assoluta mancanza di rispetto nei confronti istituzionali sia di quest’Aula che dell'opposizione in particolare, ed è intollerabile. Sono estremamente sorpreso che la Vicepresidente Saliera, che conosciamo come persona estremamente attenta a questi particolari, si sia prestata a scrivere a casa ai cittadini in un momento referendario, come se la Presidenza del Consiglio dei Ministri dicesse votate questo o quel partito. Assessore, dove sta scritto, e prima ancora che si voti in quest'Aula l'indizione del referendum? È la stessa identica cosa.
Il Popolo della Libertà l'ha già detto in tutte le lingue e lo torna a dire in questo momento: noi siamo favorevoli alla fusione, purché venga fatta nel rispetto dei criteri e dei princìpi di legge che queste delibere e questi progetti di legge non rispettano.
Che voi abbiate addirittura la sfrontatezza di dire: «ce ne freghiamo, andiamo direttamente nelle case dei cittadini, disinteressandoci di tutto» è davvero troppo, ed è incredibile che ancora vi siano delle persone in buona fede che cercano dialogo con la Giunta e con la maggioranza, che evidentemente hanno ben altro interesse, e dico questo con grande rammarico.
Prima il consigliere Bonaccini, cercando evidentemente di estraniarsi dal singolo contesto locale, ha detto anche cose interessanti. Il Popolo della Libertà è più che disponibile a trattare e a discutere un processo sistematico di fusioni tra Comuni, a partire dal capoluogo, per rivedere tutta la geografia istituzionale e democratica del territorio.
Siamo più che d'accordo, ma proprio perché siamo d'accordo non ha alcun senso violentare un territorio, perché voi ancora qui non avete risposto all'unica domanda che abbiamo posto: se un Comune a maggioranza si esprime in senso contrario alla fusione, cosa fate?
Non avete ancora risposto e non potete chiedere il voto, incassare e poi decidere cosa fare. Perché non avete messo in seno al programma elettorale, su cui avete avuto il consenso dei cittadini, anche il progetto di fusione? Perché nel 2009, quando siete stati votati, eletti democraticamente e chiamati a governare quel territorio, non avete messo nel programma elettorale. che costituisce il patto che intercorre fra le amministrazioni e i cittadini, anche il programma di fusione?
Perché non l’avete messo, visto che se ne parlava da venticinque anni, visto che lo sapevano anche i sassi, visto che i tartufi e i cinghiali erano tutti a conoscenza di questa fusione, perché non avete chiesto la fiducia su questo?
Potrei anche continuare parlando del tema delle reversibilità, quello che diceva il collega Vecchi sul fatto che i soldi pubblici che arrivano non sono soldi pubblici dati a privati, ma, che sia il Comune o che sia lo Stato, sono pur sempre soldi pubblici.
Nell'opuscolo, assessore Saliera, lei doveva scrivere che questo processo è irreversibile: non c'è prova, non c'è transizione, non c'è modo di tornare indietro. Perché non l'ha scritto, perché non fa corretta informazione fino in fondo e non lo dice? Perché non dice che la SPISA, violando le regole di conferimento di incarico, non ha fatto un progetto economico di gestione, non ha fatto neanche un canovaccio di Statuto, di Regolamento?
Questi sono fatti che a nostro giudizio condizionano il confronto democratico, e dispiace ancor di più perché tutti, in quest'Aula (centro, destra, sinistra, Lega) hanno dichiarato di guardare con favore alle fusioni, chiedendo di far parte di questo processo virtuoso, mentre invece avete ritenuto, anche con eccessivo sgarbo, di andare avanti.
Per questo ci vediamo costretti, nonostante le sistematiche provocazioni a cui avete sottoposto almeno il Popolo delle Libertà, a dire no, ma torniamo a ribadire il nostro «no» non all'istituto delle fusioni, e anzi rilanciamo, dicendoci fin da adesso disponibili a dare vita a una serie di fusioni sistematiche sul territorio, purché fatte sullo scenario operativo dell'area metropolitana.
Sediamoci, discutiamone, che vi piaccia o no chi è seduto da questa parte rappresenta un terzo della cittadinanza. Vi può piacere oppure no, ma un terzo degli elettori sta qua, e voi non potete sistematicamente imporre con questo modo di fare le vostre scelte.
Noi vi diciamo: confrontiamoci, miglioriamo i progetti, miglioriamo i programmi, miglioriamo l'architettura istituzionale, ed è su questo che vogliamo confrontarci per costruire un territorio che certamente può dare di più. In questo senso la sfida l'avremmo anche accettata, è un peccato che abbiate ricusato questa disponibilità.
Ancora oggi, qui, come ha fatto prima il collega Vecchi lo ribadiamo: se fosse stata una fusione che andava su territorio omogeneo (penso a Bazzano, a Crespellano, ad alcune zone montane come Monte Veglio, avremmo detto "va bene" a certe condizioni, ma anche in questo caso avete ricusato il confronto.
In questo senso quindi siamo dispiaciuti, perché si poteva fare un bel lavoro, perché mancano i presupposti a monte, gli statuti, i regolamenti, il programma economico di gestione, i bilanci, assessore, tutte cose che la vostra Giunta aveva preteso fossero messi in convenzione e che voi invece non avete verificato esserci.
Gli stessi uffici che hanno presentato la proposta di legge, laddove solo grazie all’equilibrio e all'imparzialità del collega Monari è stato posto rimedio in Commissione con la produzione immediata della delibera, non hanno evidentemente verificato quello che un qualsiasi consigliere regionale può verificare, cioè l'assenza dei presupposti, che pure avete messo in delibera, che evidentemente ritenete un atto relativamente importante, visto che lo richiamate.
Mancano quei presupposti, mancano quelle garanzie minime di democrazia, come ho detto prima, la possibilità di tornare indietro, manca il patto fondativo, il patto con gli elettori, di dire: «se ci votate, noi andiamo a fusione», cosa che non avete detto.
È per questo che siamo molto scettici e molto critici. Ci impegneremo, chiediamo alla Giunta di avere gli stessi strumenti che ha messo a disposizione di chi è per la fusione, perché altrimenti è campagna elettorale ed è appropriazione di un ruolo istituzionale per fare una campagna elettorale di parte, inaccettabile, tra l'altro anticipando il voto di un’Aula.
Torno a dire ai colleghi che ritengo gravissimo mettere semplicemente a piè di pagina: «la data è subordinata all’approvazione dell’Assemblea legislativa». Cosa vi costava aspettare dieci o quindici giorni, aspettare oggi pomeriggio?
Nel sito è ancora peggio, in quanto si dice che tutto è subordinato alla ratifica dell'Assemblea legislativa, ma qui non è una ratifica, io non sono un notaio. Per questo, assessore, con grande rammarico dobbiamo posizionarci su un «no» a questo progetto di legge, quando andrà.
Anche in questo caso, tuttavia, contrariamente a chi ha parlato dall'altra parte, accogliendo le indicazioni fatte dai colleghi, se dal referendum dovesse venire un'indicazione chiara a favore del «sì», rimarrebbero intatte tutte le questioni metodologiche da voi assunte, ma saremmo pronti a rivedere la nostra posizione per quanto guarda un territorio coinvolto in maniera disomogenea rispetto a un progetto di fusione che a nostro modo di vedere pare più un tentativo di carpire la buona fede dei cittadini che un progetto virtuoso di razionalizzazione dell'architettura istituzionale.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bignami.
Do la parola all'altro relatore, consigliere Mumolo, per la replica, e poi le conclusioni della Vicepresidente Saliera.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bernardini, al quale potrò dare la parola solo in dichiarazione di voto nella discussione generale successiva.
MUMOLO: Grazie, presidente. Intervengo solo per alcune brevi considerazioni. La prima è che mi è sembrato di assistere a un dibattito un po' surreale. Come ha detto adesso il collega Bignami, tutti coloro che sono intervenuti sono d'accordo sulla fusione, sono d'accordo su tutti i processi di fusione, ritengono che sia un procedimento virtuoso, però ci voleva qualcosa in più.
Magari bisognava riascoltare tutti i sindaci (per carità, in Commissione possiamo fare questo e altro!), ascoltare tutte le categorie economiche, poi magari ascoltare i cittadini uno per uno, perché non si può decidere in una Commissione senza aver ascoltato i cittadini, e forse allora saremmo stati pronti, tra una quindicina di anni, per arrivare a questa fusione, dopo averne discusso due anni e mezzo, perché non si sono pronunciati i sindaci, ma si sono pronunciati i Consigli comunali eletti da quei cittadini, a maggioranza.
Ci sarebbe stato sempre qualcosa in più da fare, e si vede che due anni e mezzo sono pochi per un procedimento di questo genere, si vede che siamo andati molto di fretta, così come si è detto, però noi riteniamo invece che adesso i tempi siano maturi.
Ho ascoltato il collega Manfredini, che ha un'enfasi e una passione invidiabili quando interviene, però ha detto delle cose che sinceramente non ho compreso, ma ovviamente è un problema mio. Il metodo bulgaro e fascista che noi abbiamo utilizzato è esattamente quello previsto da una legge regionale che impegna tutti quanti noi, quindi possiamo dire che quella legge sia bulgara e fascista, però, collega, uno che sta qui dentro a lavorare magari prima poteva pensare di fare qualche emendamento, verificare, cercare di modificare la legge bulgara e fascista che regola la procedura che non abbiamo inventato adesso, ma è prevista da una legge, oppure all'ultimo momento si può parlare di metodo bulgaro e fascista.
Noi abbiamo seguito una legge e rispetto alla legge una procedura che è stata tra l'altro condivisa nella Conferenza dei Capigruppo. Non ci si può accusare di comportarci in una maniera e poi dire esattamente l'opposto. Quando abbiamo discusso in Commissione, ci siamo detti che la legge prevede che la votazione finale avvenga dopo la consultazione, quindi non stabilisce esattamente il momento in cui si deve interrompere la discussione in Assemblea legislativa, ma dice semplicemente che la votazione finale si deve svolgere dopo la consultazione.
Questo «dopo la consultazione», come si è anche detto in Commissione (era una mia ipotesi), poteva voler dire che avremmo potuto votare in Assemblea legislativa tutti quanti gli articoli, poi fare il referendum e poi arrivare alla votazione finale, oppure, altra ipotesi che si è scelta, perché chiesto dall'opposizione, in Conferenza dei Capigruppo, visto che la legge non dice esattamente il momento in cui si deve interrompere la discussione, fare la discussione generale dopo, con un testo, quello che viene fuori dalla discussione generale ed è venuto fuori dalla Commissione, andare dai cittadini con il referendum e i cittadini scelgono.
Nell'ipotesi in cui avessimo deciso di arrivare al voto dei cittadini dopo aver votato qui articolo per articolo, c’erano già le critiche in Commissione, ci sono i verbali: voi blindate il voto, voi decidete già la legge, voi non ascoltate le persone, voi avete già votato articolo per articolo, non c'è neanche lo spazio di un piccolissimo cambiamento, che magari non è sostanziale, perché si vota su un testo, però anche un aggiustamento, un drafting come è stato fatto in Commissione, grazie ad alcuni emendamenti dell'opposizione, come ho riconosciuto immediatamente sia in Commissione che in quest'Aula, all'inizio.
Allora ci era stato detto no, accusandoci di voler andare con un voto blindato. Si è arrivati alla Conferenza dei Capigruppo, si è deciso di fare solamente la discussione generale e di andare dai cittadini con il testo uscito dalla Commissione, anche perché, se c'è qualche piccolo aggiustamento, qualche suggerimento, visto che siamo qui per fare leggi che siano utili ed efficaci, i suggerimenti per noi sono assolutamente utili.
Una volta condivisa questa decisione, ci si dice che non va bene, perché a questo punto non si sa i cittadini che cosa votano. Mettetevi d'accordo: o l’una cosa o l'altra, cosa avremmo dovuto fare, votare tre articoli su sette? Abbiamo fatto una scelta, che è stata condivisa in Conferenza dei Capigruppo. Prima ci si diceva che il testo sarebbe stato blindato e oggi si dice che non va bene, perché? Non lo capisco, non lo comprendo, ma rispetto le opinioni di tutti.
Dire però che adottiamo un metodo bulgaro e fascista mi sembra molto lontano dalla procedura che è stata utilizzata, che è quella prevista da una legge. Al collega Defranceschi vorrei dire che bisogna che sia più attento in Commissione, perché ha esordito sostenendo che il relatore e la maggioranza non sapevano cosa fare, non sapevano chi ascoltare rispetto all'udienza conoscitiva.
Il collega ha detto «magari ci fossero i verbali!», e infatti, se ci fossero i verbali, leggerebbe che non è andata esattamente così e che anzi la mia è stata una critica alla collega Noè, che ha presentato la richiesta di audizione, perché era stata presentata una richiesta di audizione senza indicare i soggetti che dovevano essere auditi.
Il relatore o la maggioranza non possono scegliere di ascoltare i cinque sindaci, le categorie economiche. Se chiedo un'audizione, chiedo l’audizione di un soggetto, poi si può accettare o non accettare, se ne può discutere, però la richiesta purtroppo era mal formulata, come la stessa collega Noè ha riconosciuto. Invito quindi il collega a rileggere i verbali e a non sostenere cose che non sono state assolutamente dette né da me, né dalla maggioranza.
L'altra questione cui faceva sempre riferimento il collega Defranceschi è relativa alle agenzie di sondaggi. Ci sono tante agenzie, ma quella di sondaggi credo che qui non c'entri nulla, perché in questo caso non ci affidiamo a sondaggi, ma ci affidiamo a un referendum.
Non sono sondaggi, non si chiede a un certo numero di persone cosa pensino di un determinato argomento, non dobbiamo interpretare nulla: noi ci affidiamo ai cittadini con un referendum. Saranno i cittadini a dirci cosa effettivamente vogliano e ovviamente spero che accoglieranno questa proposta che viene tra l'altro dai Comuni e non da noi, spero vivamente che questa fusione si faccia, ma non lo decidiamo noi in quest'Aula, lo decidono i cittadini, sceglieranno loro.
Ho sentito affermare dal collega che i cittadini in questo caso hanno poche idee ma confuse, perché in alcune assemblee non si capiva bene cosa sarebbe stata questa fusione, e poi che i cittadini capiranno - ha concluso così il collega - e che è moderatamente ottimista anche sul risultato.
Sono d'accordo in questo caso con il collega Defranceschi, sono convinto anch'io che i cittadini capiranno che cosa gli chiediamo, visto che è un’esigenza partita da quei territori, e anch'io sono moderatamente ottimista sul risultato.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mumolo.
Do la parola per la conclusione della discussione generale alla Vicepresidente Saliera.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Posso solo esprimere una grande soddisfazione come assessore e come Giunta, per avere avuto la possibilità di essere stata lo strumento per attivare il percorso di fusione su richiesta delle amministrazioni comunali e di quelle comunità che andremo a sentire con la prossima consultazione.
L'intervento del consigliere Bignami, che rispetto, e le affermazioni che il consigliere Bignami ha fatto sono stati quesiti che mi sono posta rispetto al documento informativo che le amministrazioni invieranno a casa, e in modo consapevole ho deciso di metterci la mia faccia, non in tema di campagna elettorale, come voi pensate, ma al servizio delle Istituzioni, non solo quelle locali, ma di un indirizzo che è venuto e confermato da diversi Governi, tanto che ci sono leggi che incentivano le fusioni, e dalla stessa Regione e da tutti i ragionamenti che questa sta facendo sia sulle unioni, sia sulle fusioni.
Quella fusione è venuta dal basso, perché proposta da quelle comunità e da quei Consigli comunali e in un processo lungo. Tra parentesi, da anni San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone stanno ragionando e probabilmente arrivano a conclusione con una richiesta simile a quella dei Comuni della Valsamoggia alla Giunta. Anche lì diremo che non siamo pronti?
Io sono pronta per le fusioni, quando vengono proposte dai Consigli oppure dalle comunità in termini di iniziativa popolare, perché lo possono fare in quanto superano i 50.000 abitanti, altrimenti soddisfazione massima di accompagnare un percorso per quelle amministrazioni che si vogliano misurare con i problemi.
I problemi non sono solo, come in diverse sedi si afferma, il rinnovamento, l'innovazione, le riforme, come cambiare l'articolazione dello Stato, come sostenere le spese senza soffermarsi solo al tema dei costi della politica, che va affrontato con serietà e senza fare di tutta l'erba un fascio, ma sul fatto che la nostra Italia riesca ancora oggi a mantenere un'articolazione dello Stato così fatta.
La risposta viene in modo naturale, perché le diverse leggi proposte dai diversi Governi testimoniano che ci sono continuamente tentativi di riragionare complessivamente. Questo affastellarsi di norme e di modifiche in diversi anni non è certo un risultato che dia una vera efficacia in termini di riforme, ma siamo consapevoli dell’esigenza di una riforma dal basso.
Tutto l’arco politico di questa Assemblea è consapevole del fatto che gli 8000 Comuni a livello nazionale, ognuno con la propria identità - poi sull'identità vorrei aprire una parentesi - non sono più in grado di mantenere servizi che avevano attivato. Basta guardare quali sono i trasferimenti o i prelievi fiscali che vengono fatti: non si può più prelevare e contemporaneamente diminuiscono i trasferimenti.
Il tema che quelle comunità si sono poste con più urgenza rispetto al passato ma da diversi anni è come riuscire a mantenere su quel territorio un’efficacia di governo, che non vuol dire sedersi sulla sedia del sindaco e avere la fascia, ma significa riuscire a dare quotidianamente risposte ai bisogni che quotidianamente aprono la porta del sindaco e si presentano lì.
Quale futuro, quale speranza nelle Istituzioni: prevedere un futuro in cui si risponde a tutti «no» o almeno proporre a delle comunità che riorganizzando, rivalorizzando, probabilmente anche nella frazione isolata arriverà lo spartineve?
Quando ragioniamo sulle unioni, ad esempio, spesso dai territori viene la richiesta di non fare unioni di territori deboli solo di montagna, ma di ricomprendere un'intera vallata, dove nella parte più bassa ci sono le zone industriali, ci sono i servizi, per cui si può ragionare su un tema territoriale e organizzare.
Noi abbiamo una responsabilità, che è quella di far capire - e innanzitutto capire noi - che attuare una riforma vuol dire cambiare, e quando dobbiamo cambiare ci sono sempre «ma», «però», «se», «forse», non ci sono garanzie, ma tutti dobbiamo contribuire perché ci siano.
Sono d'accordo con Bernardini quando si pone il tema di «quelle comunità», ma a queste bisogna dire che oggi rischiano di non avere più quei servizi, e quindi come lavorare insieme per riragionare e per garantire i servizi, i costi, i contributi (tanti, pochi), ma sta nel processo di chi crede nelle fusioni. Pensate che sia facile fare una fusione? Pensate che quegli amministratori in questi anni si siano alzati una mattina e abbiano deciso di passare da cinque Comuni a uno?
Si parla di «misteriosa fretta», ma non è fretta: sono arrivati a un processo deliberativo in cui hanno richiesto, la Giunta ha fatto quel che doveva fare secondo legge, cioè interpretare le necessità e come fare il Progetto di legge, dando quella necessaria flessibilità sul futuro, per prevedere la possibilità che sul territorio continui la discussione, però una discussione oggettiva, razionale, non di pancia, per dare futuro.
Andare a referendum prima della fine dell’anno ha un significato vero. Nel caso che le comunità esprimano parere favorevole, i sindaci hanno un anno di tempo per creare le condizioni, quelle che voi chiedete in termini di tutela dei servizi per quelle comunità, in modo che non ci sia un’interruzione, che cominci a girare il tema dei bilanci, il tema di come organizzare i servizi, cioè di cominciare ad attivarli e non solo a elencarli o in un’Assemblea pubblica dire «faremo».
In caso contrario il 1 gennaio 2014, quando entrerà il Commissario, poco prima di andare alle elezioni, ci si troverebbe in una condizione di un Comune unico, ma l’organizzazione, che pure è stata pensata, deve essere messa in moto, altrimenti ci saranno problemi organizzativi e si consegnerà a un Commissario anche dal punto di vista organizzativo.
Il gruppo di sindaci che dovrebbe aiutare il Commissario è un aspetto che abbiamo discusso anche con il Ministero e che ovviamente il Ministero considera una eccessiva flessibilità, ma è semplicemente per evitare interruzioni proprio sul tema dei servizi. Questa è la preoccupazione: nel riuscire ad attuare una fusione non invenzioni, ma riuscire a programmare e a fare nel tempo tutto ciò che si deve, in modo che i cittadini non abbiano danni nella loro vita comunitaria.
Il Comune grande. Ci sono diversi Comuni a livello nazionale, ma mi attengo semplicemente a quelli della Regione Emilia-Romagna, che hanno un’estensione ben più ampia di 178 chilometri quadrati. Cito Argenta, Comacchio, Bagno di Romagna, Faenza, Imola, Brisighella, Bardi, Ferriere. Ci sono Comuni che vanno da 2.000 a 60.000 abitanti, con territori che superano i 178 chilometri quadrati, con territori vasti, di più vallate, ci sono situazioni in cui una vallata non comunica con l’altra, perché non hanno neanche i collegamenti trasversali. Di questi esistenti ci siamo mai posti il problema? No.
La parte che riguarda la qualità e la quantità dei servizi è il tema che in questi due anni continuamente i sindaci e le loro amministrazioni si sono posti, tanto da formulare proposte che non sempre trovavano una rispondenza in termini di condivisione da parte mia, ma ho poi valutato che rispetto alle comunità avevano profondamente senso, ad esempio per quanto riguarda la questione di definire e di indirizzare mantenendo i Municipi. Ogni cittadino si riconosce finora nel Municipio, in cui ha gli sportelli e un rapporto con le diverse frazioni.
Passiamo al tema dell’identità. Guardate, non si perde l’identità. Per quanto riguarda me che abito in una zona collinare, mi sento del Crocione quando sono a Pianoro nel mio Comune. Il Crocione aveva una scuola e via elencando, ma abbiamo acquisito nel tempo la possibilità di avere servizi di qualità maggiore non sotto casa, ma con il servizio del Comune per gli anziani, per le scuole, per gli asili.
Oggi continuo ad abitare dove sono nata, perché mi riconosco nell’identità del Crocione di Gorgognano, ma mi considero anche una cittadina del mondo e ho servizi che mi permettono di rimanere lì, anche se non ho la scuola sotto casa, perché era una pluriclasse di venti bambini con cinque classi.
Non ho però perso l’identità, e questo continuo rimescolare deriva semplicemente dalla volontà di non cambiare le cose. Sono processi difficili, ma ci attendono mesi per far capire che non si perde nulla, ma si acquista, non solo per questa fusione. Se tutti siete così convinti di riforme e di cambiamento, dal punto di vista politico e culturale bisogna far capire alle nostre comunità quali sono i processi di cambiamento e avere presenti le fondamentali funzioni che possano dare risposte ai bisogni e alle diverse necessità.
Spesso i cittadini sono molto più avanti delle istituzioni e della politica, perché a loro interessa riuscire a vivere in un territorio con dignità e con servizi. Noi dobbiamo chiederci se siamo in grado di farli vivere con dignità e con servizi. Tutto il resto è gioco delle parti, e lo accetto come tale, ma non come ragionamento serio e approfondito sul cambiamento.
Non accetto nemmeno la critica che ci sia un’invasione dall’alto: la costruzione del Progetto di legge è avanzata passo dopo passo con le amministrazioni locali. Altro ci dovremmo porre, perché questa è una fusione, quindi la proposta viene dal basso, quando fra pochi mesi dovremo discutere sulle unioni e su quanto renderle obbligatorie.
È un altro tema, simile, ma lì non ci sarà la consultazione, non ci saranno referendum, non ci sarà nulla di tutto questo. È un tema organizzativo per riuscire a far sì che, in una dimensione che ha meno potenza rispetto alla fusione, le comunità riescano non solo a mantenere servizi, ma a progredire.
Il cuore ce lo metto, collega Bernardini.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
Abbiamo concluso la discussione generale. Sono stati presentati due emendamenti sulla delibera di indizione del referendum, gli emendamenti 1 e 2 a firma del consigliere Mumolo.
Dichiaro aperta la discussione generale sugli emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Grazie, presidente. Forse non era un errore quando ho citato il fatto di rendere obbligatorio le fusioni, forse è un chiarire meglio quello che oggi stiamo votando.
Sui princìpi c’è condivisione, come abbiamo sempre affermato. Quando si tratta di risparmiare, di riorganizzare il territorio, come Lega Nord ci siamo sempre. Il problema è il modus operandi e un dibattito surreale, confermato dal fatto che si viene a conoscenza di un opuscolo, come quello appena mostratoci dal collega Bignami, che penso sia una brutta cosa.
È sicuramente un inquinamento del dibattito politico, un colpo gobbo - chiamiamolo così - perché si parla di informare l’opinione pubblica, e in questi giorni stiamo assistendo a tante lezioni su come si debbano informare i cittadini. Ritengo che in questo caso ci sia un mancato rispetto del diritto a un giusto contraddittorio tra posizioni diverse, un mancato rispetto della giornata odierna e dei lavori di quest’Aula, perché si dà per ammesso e per attuato qualcosa che non lo era e per cui si poteva anche prevedere di non possibile attuazione, se non ci fosse una blindatura in Aula sul voto che ci apprestiamo a esprimere.
Ritengo che sia un brutto incidente di percorso, perché è un opuscolo venduto con un taglio istituzionale e con la sua firma, assessore. Se lei lo avesse fatto domattina, magari avrebbe avuto un senso e una giustificazione, anche se il fatto di non riportare neanche in una pagina una voce contraria poteva lasciare spazio a una polemica politica.
Ritengo che qui ci sia un problema di rapporti tra il suo operato e quest’Aula, tra il suo operato e l’opinione pubblica, tra il suo operato e tutti quei cittadini che saranno chiamati a esprimersi attraverso un referendum, che risulta inquinato da una comunicazione di parte.
Mi fermo qua, perché questa mattina abbiamo già elencato le perplessità e i seri dubbi che abbiamo sul modus operandi. Ci rincuora il fatto che lei metta anche il cuore in questa operazione, ma non basta, perché, come le ho detto questa mattina, ci vuole anche nero su bianco, ci vogliono quelle rassicurazioni che il territorio aspetta.
Il fatto che lei sia consapevole di avere dato il via a una campagna istituzionale/referendaria/politica aggrava la sua posizione, me lo lasci dire da semplice consigliere regionale, in quanto anche i consiglieri regionali rappresentano l’istituzione Regione. Finché il collega Bignami non ha portato in Aula e ci ha fatto toccare con mano il vostro opuscolo, non avevo preso visione di questo materiale informativo, però ritengo che sia uno sgambetto non politicamente corretto e istituzionalmente sbagliato, e non so come lei, assessore, possa porvi rimedio.
È una cosa brutta. Non so se domattina farete una pubblicazione in cui darete spazio anche alle opinioni e ai dubbi espressi in modo istituzionale da ogni singolo consigliere, come emerge oggi da questo dibattito, non so in quale modo intendiate correggere quello che avete fatto.
Sta di fatto che oggi siete partiti con il piede sbagliato, quindi anche gli interventi un po’ coloriti di alcuni consiglieri vanno semplicemente a colpire nel segno, in quanto state facendo una cosa su cui avete messo un grande valore politico, la state gestendo non nel modo corretto da un punto di vista di passaggi istituzionali, e questo ne è la riprova.
Il nostro voto per correttezza, come abbiamo detto questa mattina, sarà un voto di astensione perché comunque crediamo nel futuro di un nuovo riassetto territoriale, però ci state dando oggi e ci sta dando lei, assessore, un cattivo esempio di come si procede. Di questo prenda atto, faccia un mea culpa e metta in campo tutte le iniziative necessarie a correggere il tiro.
Non è solo un vizio politico-istituzionale. Qua c’è dell’altro: è una comunicazione che può essere letta in molti modi e che sinceramente non piace non solo alle persone che sono qua dentro oggi.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bernardini.
Dichiaro chiusa la discussione generale sugli emendamenti. Dichiaro aperte le dichiarazioni di voto sulla delibera di indizione del referendum, sugli emendamenti e sull’ordine del giorno collegato a firma dei consiglieri Vecchi Alberto e Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Grazie, presidente. Vorrei presentare l’ordine del giorno che per noi è molto importante anche alla luce del dibattito e del documento che il collega Bignami ha illustrato (siamo venuti a conoscenza solamente nella giornata odierna di questo opuscolo già distribuito su tutto il territorio prima ancora di andare in Aula).
Abbiamo preparato un ordine del giorno in cui chiediamo che questo tipo di consultazione dei cittadini dei cinque Comuni, siccome è un problema fortemente sentito da questa popolazione, non coincida con altre consultazioni indette dai partiti per scopi interni e soggettivi, quali ad esempio le primarie.
Nel documento, che è stato distribuito dal vicepresidente Saliera, c’è anche scritto che il referendum viene fatto il 25 novembre, quindi oggi stiamo parlando di un fatto surreale, perché avevano già deciso tutto prima, lo avevano già scritto e mandato a casa a 30.000 persone. Da mesi però è scritto sui giornali che il 25 novembre ci saranno le primarie del PD. È chiaro quindi che chiediamo a quest’Aula che ci sia chiarezza su questo punto e che una consultazione del territorio su un tema così importante per il futuro come la fusione del Comune non debba coincidere con la mobilitazione massiccia di un partito politico, che quel giorno chiama la gente a votare per sue cose interne.
Questo per noi è fondamentale per dare il voto finale perché, al di là di come possiamo pensarla in merito a questo tipo di fusione, se non c’è chiarezza su questo punto e risulterà che le primarie del PD coincidono con il referendum nella Valsamoggia, a questo punto il disegno è preciso e di libere consultazioni non c’è assolutamente nulla.
Il nostro voto quindi sarà successivamente contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Vorrei fare un piccolo inciso rivolgendomi alla vicepresidente Simonetta Saliera che ha detto «Spesso i cittadini sono più avanti delle istituzioni» è una frase che ci piace molto usare - piace anche a me - quando i cittadini più o meno confermano le nostre opinioni.
I cittadini in questa materia ne hanno fatte di tutti i colori, come più o meno le istituzioni. Sono state proclamate in Italia, a furor di popolo, venti o trenta nuove Province nei decenni scorsi, e non so chi fosse più avanti in quella fase.
Vengo al dunque. Nel mio intervento ho sollevato veramente poche questioni critiche di merito, ho cercato di spiegare - di solito sono abbastanza sintetico, e lo sarò anche ora - che nel progetto di fusione che si va a sottoporre a referendum non viene precisato in modo sufficientemente chiaro (come sarebbe possibile) le differenze che ci sono rispetto a dieci anni di esperienza di Unione.
Non è chiarito a sufficienza, come sarebbe necessario, il rapporto fra nuovo Comune e Municipi, e andiamo a indire un referendum senza indicare ai cittadini quale sarà il capoluogo, il che non è proprio una cosetta da ridere a proposito di identità.
Per quanto riguarda il metodo, lei, Assessore sa che questa è stata una mia insistente richiesta. Non capisco ancora la ragione per la quale non si sia voluto usare una legge di questa Regione, come era possibile fare anche a prescindere dal finanziamento, perché quella legge poteva essere utilizzata anche senza utilizzare i 20.000 euro che potevamo dare come Regione.
Sono rimasto stupito dal fatto che negli interventi non ci sia stata una replica a queste mie considerazioni. Naturalmente le ragioni possono essere diverse, ma prendo atto del fatto che non è stata data risposta alle osservazioni critiche che ho sollevato. Ribadisco, quindi, che il nostro Gruppo si astiene sull’indizione del referendum per le ragioni che ho esposto.
Al consigliere Vecchi del PdL vorrei dire che non so se il PD abbia già convocato le primarie per il 25 novembre. Le primarie del centrosinistra non sono ancora state convocate e credo che se, come mi auguro, arriverà a convocare le primarie, che in linea di massima sono abbastanza logiche se c’è una coalizione e una legge elettorale che la favorisce, tutte cose che mi pare che siano ancora "leggermente" in discussione, quando il centrosinistra fisserà una data - conviene con me, consigliere Vecchi, sul fatto che la decideranno a Roma? - non credo che la preoccupazione principale sarà quella di farla coincidere con la data del referendum per la fusione dei Comuni della Valsamoggia.
Siccome qui dobbiamo fissare una data per la convocazione del referendum, credo che l’intento che avranno a Roma non sarà quello di fare dei dispetti a lei o a me per la convocazione del referendum sulla fusione dei Comuni.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà, mi permetto di richiamare l’attenzione del collega Naldi sul fatto che non siamo noi a fissare la data del referendum: è il Presidente della Regione che con un suo decreto, entro dieci giorni dalla votazione della delibera in quest’Aula, deve individuare una data in cui entro 60-90 giorni deve svolgere il referendum.
Il collega Vecchi, facendosi interprete delle preoccupazioni di molti, dice: visto che, come lei sostiene, a Roma non si preoccuperanno di sicuro di questa realtà, preoccupiamocene noi, che d’altronde ne siamo amministratori. Chiediamo quindi che non si tengano il 25 novembre, data indicata dall’assessore Saliera, che evidentemente ha già surrogato il Presidente Errani nelle sue funzioni, e dal PD nell’esercizio democratico di un appuntamento importante che rispettiamo e rispetto al quale non abbiamo alcuna intenzione di intervenire, che avrebbe indicato quella stessa data come giorno in cui tenere la stessa identica consultazione.
Crediamo che per senso istituzionale i due appuntamenti non debbano coincidere e che sia opportuno spostare ad altra settimana l’uno o l’altro. Credo anche che il documento che ho proposto con il consigliere Vecchi vada nella direzione di dare un elemento di tranquillità al riguardo.
Tornando all’oggetto della dichiarazione di voto, nonostante le sistematiche provocazioni e i rifiuti di dialogo su ogni punto, mi permetto di dire al collega Mumolo, che probabilmente non è a conoscenza del fatto, che tra le varie ipotesi che avevano trovato la disponibilità del centrodestra o del PdL c’era quella di togliere due Comuni ritenuti disomogenei rispetto al progetto di fusione, da parte nostra vi sarebbe stato un via libera.
Si è rigettata questa ipotesi. Probabilmente lei non è a conoscenza - e non gliene faccio una colpa, in quanto sono dialoghi ai quali evidentemente lei non era tenuto a partecipare - che con l’assessore Saliera avevamo pensato di inserire una formula referendaria che consentisse quanto abbiamo affermato in sede di Commissione, cioè un principio per cui, se un Comune si fosse chiamato fuori, sarebbe scattato automaticamente un rispetto della volontà popolare e il Comune sarebbe stato tolto. Anche in questo caso c’è stato un rifiuto.
Nonostante quello che abbiamo detto in quest’Aula con tutto il vigore possibile, ci asterremo su questa delibera, perché riteniamo che la nostra volontà di dialogo debba persistere fino al momento in cui è possibile mantenerlo. Ci rivolgiamo alla Giunta e alla maggioranza nel chiedere di accogliere questa proposta di dialogo fino in fondo. Non abbiamo presentato in quest’Aula risoluzioni per chiedere alla maggioranza e anche alle opposizioni di vincolare l’esito del referendum ove un Comune si fosse espresso contrariamente, perché non vogliamo fissare dei paletti a un dialogo che, nonostante la traiettoria che voi avete impartito, è ancora possibile realizzare.
Per questo ci asterremo, perché comunque ci troviamo a votare un atto che fa quello che riteniamo dovrebbero fare tutti, ovvero dare la parola ai cittadini, in un momento in cui forse si arriva tardi perché anche quando si dice che parte dal basso si afferma una cosa non vera.
Ammesso e non concesso che il territorio sia il basso, questo parte da un livello intermedio, dai sindaci, dai Consigli comunali. Non è il territorio che ha dato mandato di partire con questa fusione, non è scritto nel programma elettorale su cui voi o noi abbiamo o meno ottenuto un consenso o riscosso un favore. Questa previsione non era in nessun programma elettorale.
Si può ancora intervenire sul decreto che farà il Presidente della Regione e non ci piace l’abbinamento sulla medesima scheda del favore o meno nei confronti della fusione, ma anche del richiamo al nome. Secondo noi si possono fare due schede, e su questo rilevo il cenno di assenso dell’assessore. Questo è il motivo per cui abbiamo insistito sul fatto che doveva essere inserito in Statuto, vale a dire negli atti che la SPISA doveva fornire, non si indica la sede del nuovo Comune. Voi ci dite che non lo sapete perché verosimilmente sarà lo Statuto a deciderlo, ma sappiamo tutti che sarà Crespellano.
Credo che sia giusto che i cittadini di Castello, di Monteveglio, di Savigno, di Bazzano, di Crespellano sappiano dov’è la sede del nuovo Comune, cosa che non è affermata da nessuna parte. A nostro giudizio sarebbe importante inserirlo, perché è un elemento imprescindibile di valutazione in merito a tutto il resto. Non c’è nel progetto di fattibilità, cosa che vìola una disposizione della Giunta, ma non c’è neanche nel quesito referendario.
Nonostante tutto ciò, ci asterremo, rinviando il voto conclusivo al Progetto di legge.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Brevemente, per dichiarare il voto favorevole anche agli emendamenti presentati dal relatore Mumolo.
Due brevi considerazioni sul dibattito odierno, per quello che ci riguarda. Noi abbiamo un profondo rispetto della volontà dei cittadini, tant’è vero che come partito spesso siamo tra di loro a raccogliere firme per i referendum, che riteniamo sia una forma di democrazia diretta, da praticare tutte le volte che è opportuno farlo. In questo Paese si dovrebbero fare molte più consultazioni referendarie rispetto a quelle che vengono fatte.
In questo caso parliamo di un referendum consultivo, perciò espressione diretta di democrazia. Non ci pare che in quest’Aula noi consiglieri possiamo dire che eravamo d’accordo con quattro Comuni o non siamo d’accordo perché ci sono sei Comuni, perché onestamente rispetto le istituzioni a tutti i livelli, come ho detto anche questa mattina. Nel momento in cui i Consigli comunali di quei Comuni si sono espressi in questo modo, non entro nel merito di giudicare come Gruppo, come singolo consigliere, se Savigno sia omogeneo a Crespellano, piuttosto che a Bazzano, piuttosto che a Monteveglio.
Questa è una scelta fatta a livello locale. Ritengo che i consiglieri democraticamente eletti, fino a prova contraria, siano espressione almeno del sentimento di quel territorio. Non parlo di maggioranza o minoranza, ma del sentimento di quel territorio. Se il referendum vedrà un prevalere del «no» diffuso, importante e consistente, evidentemente saremo portati a ritenere che le rappresentanze istituzionali locali non siano molto in sintonia con i propri cittadini, e questo sarebbe grave.
Quando sento affermare che si tratterebbe di un progetto partito dall’alto invece che dal basso, non mi sento di condividere queste critiche, perché considero le istituzioni a qualunque livello un’espressione dei cittadini, e in questo caso è il livello minimo dal quale dovevano partire.
Non siamo neanche particolarmente appassionati al tema di dove sarà il capoluogo di quell’unione di Comuni, perché anche qui crediamo che per il rispetto dei territori e di quelle popolazioni debbano essere loro a scegliere, tramite lo Statuto, dove collocarlo, e che non sia elemento da mettere in una legge regionale.
Al netto delle posizioni strumentali, mi pare che la sostanza ci sia: disegnare un nuovo percorso di riforme istituzionali, che auspichiamo funzionino bene e trovino grande consenso da parte dei cittadini come stimolo a continuare in altri territori su questa linea.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Non ero in Aula, ma ho potuto ascoltare gli interventi dei colleghi e dell’assessore nel pomeriggio.
Personalmente, nel momento in cui adesso devo dichiarare come intendo pronunciarmi rispetto all’indizione del referendum consultivo, vorrei fare una precisazione: non sarà mai mia volontà quella di negare l’espressione referendaria, ma questa espressione referendaria si va a inserire in un processo forse nato bene però proseguito male, quindi diventato la cronaca di una fusione annunciata, perché mi sono resa conto che rientrava nei progetti elettorali. Lo abbiamo ritrovato in alcuni depliant, nei menù della Festa dell’Unità, per non dire nelle bottiglie di vino della Festa dell’Unità in quanto c’era addirittura il vino della Valsamoggia (mi hanno regalato anche una bottiglia che non ho ancora bevuto: la stapperò dopo).
Alla luce di questa premessa, personalmente non me la sento di votare a favore neanche di questa indizione del referendum per una ragione ben precisa. È logico, è sottinteso, è obbligatorio che dobbiamo passare da un esito referendario, in quanto lo prevede la Costituzione.
Quello che mi stupisce è che comunque sia, se negli ultimi mesi in questa Nazione, in questa Regione si è assunta responsabilmente la consapevolezza che stiamo facendo una revisione dell’assetto istituzionale, credo che di fronte a un riassetto istituzionale dove né le Province né le aree metropolitane prenderanno un euro di contributo, francamente capisco la necessità di fare tutta questa accelerazione, per consentire a cinque Comuni, fondendosi, di beneficiare di 20 milioni di euro, di fuoriuscire dal Patto di stabilità.
Posso anche capirlo, in quanto effettivamente per dieci anni ci saranno dei vantaggi non indifferenti per questo grande Comune che andrà a delinearsi, però obiettivamente, rispetto a quello che oggi il bene per l’Italia, il bene per una migliore razionalizzazione delle nostre risorse ci impone, non me la sento di fare questo passaggio.
Non mi sento nemmeno di dire «sì» a un referendum rispetto a un’operazione che nel tempo ho valutato diversamente, perché quando si è trattato di parlare di fusione mi intrigava e mi interessava, perché mi pongo favorevolmente rispetto alla fusione. Magari ci sarà anche qualcuno a cui a livello di stampa potrà fare gioco che una persona dell’UDC voti contro la fusione, ma io voto contro questa procedura di fusione, per come è venuta avanti, non per come è stata impostata, che è partita bene.
Scusatemi, secondo il mio punto di vista, assessore, la Regione avrebbe potuto creare un momento di pausa e di riflessione per valutare come stiano le cose e poi procedere. Auguro anche ad altri Comuni di affrettarsi a fare delle fusioni, se effettivamente le fusioni possono comportare queste agevolazioni finanziarie. Lo consiglio a tanti piccoli Comuni, perché qui mi sembra che stiamo effettivamente trattando un caso sull’ordine della precarietà, quello di questi cinque Comuni, ma penso che ce ne siano tanti altri e, se queste sono le premesse anche per creare, come diceva la consigliera Marani, un processo più favorevole in un’ottica di area metropolitana, affrettatevi perché qui ci sono grandi soldi.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Purtroppo mi corre l’obbligo di replicare al relatore respingendo l’accusa di una mia scarsa attenzione in Aula o in Commissione (non ricordo). Invito invece lui ad essere più attento, perché non ho mai detto che quello che andiamo a fare sia un sondaggio né che abbiamo bisogno di un’agenzia di sondaggi. Mi domandavo, vista la singolare interpretazione di quello che sarà il referendum, come andremo a interpretare questi dati. Ho detto che forse ci vorrà un’agenzia di sondaggi, composta da specialisti per comprendere le dinamiche di voto.
Non sono neanche convinto che il collega sia stato molto attento in Commissione, non tanto alle parole altrui quanto alle sue. Ciò che ho detto qui, l’avevo detto anche in Commissione. Se lei ricorda, le ho fatto notare che, essendo componente della Commissione Statuto era il caso di portare in quella sede la sua precisa interpretazione del senso delle udienze conoscitive.
Resta il fatto che non ho intenzione, anche perché penso che non sia vero, di dirle che lei mente sapendo di mentire. Non vorrei che mi querelasse nuovamente e che nuovamente la querela venisse archiviata de plano da parte della Procura. Non credo sia il caso di intasare le Procure con queste cose noiose. Vado quindi oltre. Leggeremo il verbale tutti quanti e lo capiremo.
Vado oltre anche su questo voto che da parte nostra sarà favorevole. Siamo fermamente convinti della necessità delle fusioni e siamo molto interessati al fatto che avvengano anche in questa Regione e che si senta il parere dei cittadini. Approfittando della presenza di qualche sindaco che tanto si è speso per questa fusione, rivolgo un appello a tutti i consiglieri della maggioranza e dell’opposizione perché si coprano i "buchi" informativi che ci sono stati in questi anni da parte delle amministrazioni locali. Ci sono dei problemi dal punto di vista dell’informazione che abbiamo riscontrato anche qui in Aula.
Io credo che, indipendentemente da come la si pensi, abbiamo la responsabilità morale di portare i cittadini a votare consapevolmente. Ognuno dà la sua interpretazione dei dettagli. Il consigliere Naldi parlava, ad esempio, del Comune capoluogo, ma i cittadini sono pervasi da una marea di dubbi ai quali fino adesso è stato risposto con dei "vedremo, deciderà il nuovo Comune".
Partendo dal presupposto che queste fusioni sono necessarie, come necessario è rivedere il nostro assetto istituzionale e la formazione delle Province, probabilmente abolendole tutte e ripensando il ruolo di cerniera tra la Regione e i Comuni, cosa che stiamo già facendo - io credo che si potrebbe andare ben oltre, ma è un altro argomento -, dobbiamo renderci conto che storicamente e culturalmente questo è il Paese dei campanili. Questo è un Paese in cui si discute, ci si fronteggia - adesso per fortuna pacificamente - tra un Comune e l’altro e dentro il Comune tra una frazione e l’altra. E se una frazione è attraversata da una strada o da un rigagnolo, ci son quelli di sopra e quelli di sotto.
Questa è la nostra responsabilità. Se la politica deve essere anche educazione, nel senso di dare un indirizzo e non solo di gestire quelli raccolti dal territorio, e deve portare questo Paese da qualche parte, dobbiamo spiegare ai cittadini perché facciamo questo. A proposito di questa fusione, ho il sospetto che a livello territoriale sia stata presentata parlando solamente di soldi. Si è parlato di un piano economico, che peraltro mi pare esso stesso abbastanza nebuloso. Si è parlato di quanto risparmieremo e di quanto incasseremo, prestando attenzione solo a una sfera puramente economica.
Credo che dobbiamo dare ai cittadini una visione di quello che stiamo facendo. Credo che i Comuni interessati debbano dare una visione di quello che stanno facendo ai loro cittadini, una visione complessiva di dove vogliano andare e del perché. Limitarsi a dire che lo facciamo perché si risparmia e perché la Regione ci dà dei soldi è come chiedere alla nostra fidanzata di sposarci perché la Regione ci regala mille euro. Credo che qualunque fidanzata che abbia un po’ di romanticismo nel sangue non sarebbe felice di ricevere una simile proposta di matrimonio.
Ai cittadini dobbiamo spiegare perché vogliamo questa unione tra loro. Credo che la responsabilità sia di tutti noi. Ritengo che la Giunta abbia sbagliato a distribuire quel volantino anzitempo. Dovrebbe invece fare un’attività di informazione assieme ai territori, contribuendo a far sentire la voce di tutti, anche di coloro che sono contrari, anche del comitato contro la fusione e delle liste civiche locali.
Mettiamo tutte le carte in tavola perché l’unica cosa che ci deve realmente interessare è che il cittadino vada a votare e sappia per cosa vota.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Intervengo per dire alcune cose rispetto al dibattito in Aula. Non dovremmo fare qui dentro in Aula propaganda reciproca, mi pare, invece, che siamo già nel pieno della campagna elettorale per il referendum.
Oggi non stiamo assumendo la decisione sulla fusione, bensì stiamo decidendo se indire o meno il referendum consultivo. Se fossimo tutti d’accordo sulla fusione, al di là di alcune sottolineature tecniche, quest’Aula si esprimerebbe all’unanimità sull’indizione del referendum. Sento invece opinioni diverse. Sento dichiarazioni di voto contrarie e dichiarazioni di voto che sospendono il giudizio, assumendo la connotazione dell’astensione. È tutto legittimo, ma dobbiamo dirci che quello di oggi è già un dibattito pro o contro la fusione.
Non accetto che ci si nasconda dietro presunti problemi riguardanti le modalità operative, pur dichiarandosi a favore della fusione. Non ci sto. Non ci sto segnatamente se a parlare così sono consiglieri regionali di Bologna. Che il processo su quel territorio sia maturo è ineludibile. Sono trent’anni che si parla della fusione nel territorio della Val Samoggia. È del tutto evidente che, per" tagliare la testa al toro", sono maturi anche i tempi per la sacrosanta e democratica consultazione dei cittadini.
Questo è il punto. Oggi stiamo decidendo di ascoltare i cittadini. Se vogliamo aprire un dibattito pro o contro la fusione, dobbiamo farlo sul territorio nell’ambito della campagna elettorale per il referendum, dove possono essere legittimamente rappresentate le diverse opinioni alla luce del sole. Non abbiamo bisogno di nasconderci qui oggi, facendo della propaganda tra di noi.
In ogni caso l’Aula è sovrana e il dibattito va benissimo, così arriviamo allenati al dibattito vero, quello che consegnerà alla nostra valutazione l’esito del referendum. I cittadini si pronunceranno qualitativamente e quantitativamente. Anche la quantità di cittadini che andranno a votare sarà un elemento di valutazione politica, Comune per Comune e complessivamente sul territorio dei Comuni che partecipano alla fusione.
Quello sarà il vero dibattito a conclusione del percorso e l’Aula sovrana dovrà prendere una decisione, come ha fatto in tutte le situazioni in cui parti del territorio hanno manifestato la volontà - perché è di questo che stiamo trattando - di unirsi.
Io penso che l’Emilia-Romagna, essendo un territorio di straordinarie tradizioni riformiste, non possa e non debba lasciare che un Governo, sia esso tecnico, di destra, di sinistra, di centrodestra o di centrosinistra, adotti dei provvedimenti che intervengono sui propri territori senza avere una strategia territoriale di sistema regionale.
La fusione rientra pienamente nella strategia di sistema regionale contenuta nel programma del Presidente Errani e della maggioranza di centrosinistra, che hanno chiesto e ottenuto i voti della stragrande maggioranza dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Queste non sono chiacchiere, colleghi, è democrazia, cioè applicazione delle regole democratiche e della volontà di autodeterminazione dei territori.
Non ho sentito l’allora ministro Calderoli, presentando il decreto di cancellazione dei Comuni al di sotto dei mille abitanti, chiedere a quei cittadini se fossero più o meno d’accordo. Il concetto di federalismo, ma non quello padano, quello vero che pratichiamo qui, oggi, è fatto invece di decisioni prese dal territorio per il territorio.
È vero che la comunicazione istituzionale è prevista e forse avrebbe dovuto essere avviata prima. Io come voi ho visitato quei territori e c’è ancora molta ignoranza dal punto di vista delle modalità e degli obiettivi che si intendono raggiungere. Ma chi deve fare comunicazione istituzionale? I partiti? I partiti si occuperanno della campagna elettorale referendaria. Debbono farla le istituzioni, e bene ha fatto la Vicepresidente Saliera a mettere in atto un’iniziativa di comunicazione. Se devo rilevare un difetto, è ancora poco. Serve più comunicazione.
Il problema è la foto della Vicepresidente? Devo forse ricordare il kit e le lettere spedite alle famiglie dal Governo Berlusconi? Devo fare un attento esame della "pubblicità progresso" dei governi che ci hanno sin qui governato? Mi riferisco alla pubblicità sulle reti televisive, che in questa fase della nostra vita politica è così di moda. No colleghi mi risparmio e vi risparmio!
Per quanto riguarda la valutazione dell’esito del referendum, non c'è bisogno di alcuna società di sondaggi e men che meno - lo dico con simpatia e affetto al collega Defranceschi - di agenzie investigative. Basterà lo spoglio delle schede.
Sul rispetto istituzionale come PD e come coalizione di centrosinistra non abbiamo lezioni da apprendere. Il collega Naldi ha già risposto per quello che riguarda le primarie del centrosinistra. Si tratta di un evento in itinere che non va assolutamente confuso con un momento istituzionale come quello sul quale stiamo assumendo delle decisioni.
Pertanto, Presidente, annuncio il voto favorevole al provvedimento del gruppo del PD e il voto contrario all’ordine del giorno presentato dai colleghi Alberto Vecchi e Bignami. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Non avendo altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto, apriamo la fase delle votazioni.
Voteremo nell’ordine gli emendamenti a firma del consigliere Mumolo, l’ordine del giorno a firma dei consiglieri Alberto Vecchi e Bignami e infine la delibera di indizione del referendum.
Nomino scrutatori la consigliera Marani, il consigliere Carini e il consigliere Bernardini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Chiedo la votazione col dispositivo elettronico sia per l’ordine del giorno sia per la delibera conclusiva.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.
Procediamo con la votazione degli emendamenti.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Mumolo.
(È approvato all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento 1 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Mumolo.
(È approvato all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento 2 è approvato.
Si proceda ora alla votazione dell’ordine del giorno, oggetto 3162/1, a firma dei consiglieri Alberto Vecchi e Bignami, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
42
Assenti
8
Votanti
41
Favorevoli
11
Contrari
30
Astenuti
--
PRESIDENTE (Richetti): L’ordine del giorno è respinto.
Si proceda alla votazione del partito di deliberazione, oggetto 3162, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
43
Assenti
7
Votanti
42
Favorevoli
30
Contrari
--
Astenuti
12
PRESIDENTE (Richetti): L'Assemblea approva.
Iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno
PRESIDENTE (Richetti): Il consigliere Mazzotti, per conto dell’Ufficio di Presidenza, propone l’iscrizione all’ordine del giorno di una delibera dell’Ufficio di Presidenza, licenziata dalla I Commissione, oggetto 3159, dal titolo: "Quantificazione del gettone di presenza per la Consulta di garanzia statutaria, ai sensi dell’articolo 6 della L.R. 4 dicembre 2007, n. 23 e successive modifiche ed integrazioni".
Il mio non è l’intervento a favore, ma ne proponiamo l’iscrizione in quanto la delibera produce immediatamente una riduzione del costo di funzionamento della Consulta e l’individuazione del gettone di presenza conseguente.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta d’iscrizione, ai sensi dell’art. 75 del Regolamento, dell’oggetto 3159.
(È accolta all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta di iscrizione è accolta.
OGGETTO 3159
Delibera: «Quantificazione del gettone di presenza per la Consulta di Garanzia statutaria, ai sensi dell’articolo 6 della L.R. 4 dicembre 2007, n. 23.» (Delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 116 del 29 agosto 2012) (89) (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): La commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali ha espresso parere favorevole nella seduta del 17 settembre 2012 con la seguente votazione: favorevoli 28; contrari nessuno; astenuti nessuno.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti. Ne ha facoltà.
MAZZOTTI: Grazie, presidente. Si tratta di un compito che la legge n. 23 del 4 dicembre 2007 assegna all’Assemblea legislativa, cioè la definizione dell’ammontare del gettone di presenza per i componenti della Consulta di garanzia statutaria.
La Consulta di garanzia, come i consiglieri sanno, è un organismo previsto dall’articolo 69 dello Statuto ed è regolato dalla legge. È stata istituita con deliberazione del 22 novembre 2011 dopo la nomina di tutti i componenti. A dire il vero la Consulta ha iniziato la propria attività già nel 2009. Le nomine sono state completate nel 2011 perché due componenti dovevano essere designati dal CAL, che ha provveduto consentendo l’istituzione definitiva della Consulta e la nomina del presidente.
La Consulta di garanzia ha compiti particolarmente importanti previsti dallo Statuto ed è opportuno che venga disciplinata come l’Ufficio di Presidenza ha proposto e la I Commissione ha definito. La proposta è quella di mantenere il gettone di presenza collegato all’indennità dei consiglieri regionali. Fino adesso i componenti della Consulta di garanzia hanno percepito un gettone di presenza pari a 400 euro per seduta, che con la presente delibera viene diminuito del 19,73 per cento, cioè dello stesso ammontare di cui è stata ridotta l’indennità dei consiglieri regionali a partire dal 2009.
Viene inoltre proposto un criterio per l’articolazione dei gettoni di presenza. Questi 305 euro corrispondono al 5 per cento dell’indennità dei consiglieri regionali e vengono assegnati in base al numero delle riunioni svolte e alle presenze che i componenti della Consulta di garanzia sono istituzionalmente chiamati ad assicurare. Vi è poi un’ulteriore previsione che riguarda le competenze assegnate dallo Statuto. Si tratta di una terza fattispecie di gettone che viene corrisposta quando la seduta della Consulta di garanzia assume la funzione deliberante finalizzata alle lettere a), b), c), d) ed e) dell’articolo 69 dello Statuto. In questo caso il gettone di presenza arriva al 10 per cento dell’indennità dei consiglieri e al 15 per cento per il componente formalmente designato dalla Consulta come referente, relatore e redattore della decisione.
Le cifre che noi proponiamo sono inferiori, come diceva il Presidente, a quelle attualmente in essere. Per fornire un dato che può essere utile alla discussione, stiamo parlando di quattordici riunioni nel 2009, che hanno comportato una spesa complessiva di 45.000 euro; una seduta nel 2010, per una spesa di 2.300 euro, e tre sedute nel 2011, che hanno comportato una spesa di 10.538 euro.
Per ciò che riguarda il capitolo di bilancio relativo a questa funzione, la dotazione è pari a 50.000 euro per il 2012. Del 2013 ne discuteremo in seguito. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Mazzotti.
Se nessun altro consigliere chiede di intervenire in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Dichiaro il nostro voto favorevole, anche se forse si poteva osare di più.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 3159.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’Assemblea approva.
OGGETTO 2826
Risoluzione proposta dal consigliere Cavalli per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a promuovere ogni iniziativa utile a concludere definitivamente l’utilizzazione del sito di Caorso quale impianto nucleare escludendone in modo assoluto anche l’uso per lo stoccaggio di sostanze radioattive (Discussione e reiezione)
OGGETTO 2830
Risoluzione proposta dai consiglieri Carini e Montanari per impegnare la Giunta a monitorare il completo smantellamento della Centrale Nucleare di Caorso, verificando lo stato di avanzamento dei relativi lavori, i tempi riguardanti il piano di decommissioning e di smaltimento di tutte le scorie radioattive, ribadendo inoltre la totale indisponibilità della Regione Emilia-Romagna ad ospitare siti di stoccaggio di materiali di scarto derivanti dalla produzione di energia nucleare (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): È aperta la discussione generale congiunta sull’oggetto 2826 "Risoluzione proposta dal consigliere Cavalli per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a promuovere ogni iniziativa utile a concludere definitivamente l’utilizzazione del sito di Caorso quale impianto nucleare escludendone in modo assoluto anche l’uso per lo stoccaggio di sostanze radioattive" e sull’oggetto 2830 "Risoluzione proposta dai consiglieri Carini e Montanari per impegnare la Giunta a monitorare il completo smantellamento della Centrale Nucleare di Caorso verificando lo stato di avanzamento dei relativi lavori, i tempi riguardanti il piano di decommissioning e di smaltimento di tutte le scorie radioattive ribadendo inoltre la totale indisponibilità della Regione Emilia-Romagna ad ospitare siti di stoccaggio di materiale di scarto derivanti dalla produzione di energia nucleare".
Ha chiesto di intervenire il consigliere Carini. Ne ha facoltà.
CARINI: Grazie, presidente. Data la quasi totale sovrapponibilità degli argomenti e la condivisione degli obiettivi di fondo, chiederei al consigliere Cavalli di aderire al nostro atto di indirizzo. Penso che, anche dal punto di vista del sostegno al tema, ciò rappresenterebbe un significativo punto di accordo.
In ogni caso, intendo illustrare le motivazioni alla base della presentazione dell’oggetto. Benché si tratti di un concetto che quest’Aula ha rimarcato più volte autorevolmente e accolto in via definitiva, ritengo necessario sottoporle questo provvedimento perché sul territorio vengono confusamente rappresentati alcuni argomenti, lasciando spazio a ripensamenti o a zone d’ombra rispetto agli intendimenti che abbiamo già realizzato.
Vorrei fare una breve cronistoria perché resti agli atti. Stiamo parlando della centrale nucleare di Caorso, che è stata realizzata tra il gennaio del 1970 e il maggio del 1978 su commissione dell’ENEL. Questa centrale, come tutti sappiamo, ha iniziato la propria attività nel 1981 e l’ha esercitata fino al 1986. Grazie al referendum abrogativo del novembre 1987, il Comitato interministeriale per la programmazione economica introduceva provvedimenti che, attraverso un dispositivo definitivo del 1990, disponevano la chiusura dei siti nucleari di Caorso e di Trino Vercellese. In quel momento Caorso ha cessato definitivamente la propria attività come produttore e venditore dell’energia prodotta attraverso i procedimenti nucleari.
Dal 2000 sono cominciati ad arrivare i provvedimenti che hanno attivato i percorsi di smantellamento. Lo smantellamento doveva rendere visibile una strategia di disattivazione, ma anche occuparsi di stoccare in modo adeguato i materiali già presenti nel territorio e provvedere al trattamento, al condizionamento e al trasporto dei rifiuti, così come alla decontaminazione complessiva del circuito e dello stabilimento. Nel luglio del 2001 SOGIN S.p.A. è diventata, di fatto, il gestore proprietario della centrale e ha dato avvio formale al piano globale di disattivazione dell’impianto.
Nel novembre del 2007 sono effettivamente iniziate le attività di controllo ai fini del trasporto del combustibile irraggiato e nel 2008 questa stessa Regione, a seguito di un parere del Ministero dei beni culturali e delle Valutazioni di impatto ambientale, ha dato parere favorevole e così è stato attivato pienamente il progetto di dismissione della centrale.
È noto ed è rilevabile che la Regione Emilia-Romagna si è più volte espressa contro il ricorso all’utilizzo dell’energia nucleare, che nell’ultimo Piano energetico regionale approvato abbiamo escluso qualsiasi riferimento al ricorso all’energia nucleare e che la Regione Emilia-Romagna ha già espresso il proprio totale disaccordo e l’indisponibilità all’installazione e all’attivazione di centrali nucleari sul territorio regionale, nonché alla riattivazione della stessa centrale di Caorso.
Nel 2007 la Regione Emilia-Romagna ha deliberato il parere favorevole alla procedura di disattivazione accelerata per il rilascio incondizionato del sito. Anche considerando che lo stesso sindaco di Caorso e l’amministrazione comunale di Caorso, hanno più volte dichiarato la propria indisponibilità a ospitare sul territorio comunale eventuali stoccaggi di materiale radioattivo e che più volte i cittadini di Caorso, in modo formale e informale, si sono espressi contro ulteriori eventuali disagi che potrebbero verificarsi a seguito di eventuali stoccaggi, chiediamo che vengano compiute verifiche puntuali sui tempi del cosiddetto decommissioning, che sembrano essere diventati, come rappresentato recentemente in un’iniziativa pubblica, più lunghi di quanto previsto, probabilmente producendo un ulteriore aggravio di disagi e di costi.
Come abbiamo potuto riscontrare nelle ultime fasi del Governo Berlusconi e da indiscrezioni raccolte dagli stessi cittadini, l’individuazione dei siti di stoccaggio è ancora in discussione. Riteniamo che la popolazione di Caorso, della provincia di Piacenza e dell’intera Emilia-Romagna abbia già sostenuto e sopportato disagi rilevanti per il prolungato procedimento di smantellamento della centrale.
Per questo chiediamo alla Giunta di proseguire il lavoro positivo fin qui svolto per monitorare la completa fase di smantellamento, di verificare presso SOGIN l’effettivo stato di avanzamento dei lavori di smantellamento, di accertarsi dell’effettivo smaltimento di tutte le scorie radioattive ancora oggi presenti nel sito, assicurandosi quindi che SOGIN non abbia previsto nei suoi piani di lavoro alcuno stoccaggio di questo materiale presso il sito stesso, e di verificare i tempi con cui SOGIN S.p.A. sta procedendo per dar corso al piano di decommissioning.
Infine, in modo forte, chiaro e ulteriore ribadiamo la totale indisponibilità della Regione Emilia-Romagna a ospitare sul territorio regionale siti di stoccaggio di scorie radioattive e di materiali di scarto derivanti dalla produzione di energia nucleare.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Carini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.
CAVALLI: Grazie, presidente. Mi collego all’intervento del consigliere Carini, dichiarando che voterò convintamente a favore della sua risoluzione, ma porterò avanti anche quella depositata il 13 giugno dal sottoscritto.
Il motivo è semplice. Sono stato il primo a depositare una risoluzione sul tema e soprattutto ne ho fatto una bandiera personale. So benissimo che all’interno del mio movimento le opinioni sono diverse, ma nessuno di noi può omologare il pensiero delle persone. All’interno della Lega Nord c’è chi è a favore del nucleare e c’è chi è contro. La mia storia politica parla chiaro. Sono sempre stato contrario, fin da quando ho iniziato a fare l’amministratore a Caorso, e lo ribadisco oggi.
Durante l’attività di consigliere regionale in questi due anni e mezzo ho sempre monitorato il problema del nucleare a Caorso e non solo. A chi mi chiedeva perché non a Caorso, ho sempre risposto che Caorso e la provincia di Piacenza hanno già dato e che, se qualcuno voleva una centrale nucleare, poteva farla nel proprio "cortile" o nella propria Regione.
Ciò che invito la Regione a fare è predisporre un ufficio di collegamento con la società SOGIN per far sì che vengano predisposte delle procedure di accertamento sui lavori e per verificare che il famoso "prato verde" promesso per il 2020 potrà essere effettivamente realizzato. La mia paura è che nel 2020 avremo ancora il "panettone" che si vede a distanza da Caorso e da tutta la provincia.
Credo che sia molto importante che la Regione istituisca un ufficio dove commissioni ad hoc possano valutare il lavoro compiuto effettivamente dalla società SOGIN. Ribadisco che voterò sia la mia risoluzione che quella del collega Carini perché a un convegno a Caorso abbiamo riscontrato la volontà e l’esigenza, da parte della SOGIN, di mettere in sicurezza gli immobili di sua proprietà a Caorso. A pensar male si fa peccato, ma In Italia a volte ci si prende.
Abbiamo presentato questa risoluzione per confermare il nostro no e per chiedere che la Regione Emilia-Romagna si attivi per controllare in modo tempestivo e non saltuario l’azione della SOGIN a Caorso. Tuttora lavorano a Caorso diverse centinaia di operai e tecnici. Questa attività potrebbe essere un volano per un centro di stoccaggio. Dobbiamo ribadire che a Caorso non vogliamo un deposito nazionale di scorie nucleari.
Questa risoluzione e quella del collega Carini intendono riaffermarlo con forza.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Cavalli.
Se nessun altro consigliere intende intervenire in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il consigliere Carini. Ne ha facoltà.
CARINI: Grazie, presidente. Ribadisco che il gruppo del Partito Democratico voterà favorevolmente l’atto da me presentato. Per rispetto all’impegno che riconosciamo al collega Cavalli sul tema, proponiamo l’astensione sul suo atto di indirizzo, ma rimarchiamo la distanza con la forza politica nella quale milita poiché l’ultimo Governo di cui la Lega Nord ha fatto parte aveva avviato una nuova stagione di politica nucleare. Do però atto al consigliere Cavalli di essere in dissenso rispetto a quella posizione.
Una delle scelte che ci troviamo oggi a respingere era quella di individuare siti di stoccaggio. È noto a tutti che uno dei possibili siti di stoccaggio era per l’appunto la centrale di Caorso. Per questo motivo riteniamo opportuno agire in questo senso. L’astensione riconosce il significato positivo e valoriale dei contenuti, ma contiene anche una sfumatura non indifferente, una distanza, una presa d’atto politica perché la coerenza mostrata sul tema dal piano nazionale a quello locale non può essere soddisfacente.
Noto con rammarico che, forse per l’ora, in questo momento tra i banchi dell’opposizione c’è un vistoso vuoto e probabilmente questo provvedimento non otterrà il consenso che avrebbe meritato.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Carini.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2826, a firma del consigliere Cavalli.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 2826 è respinta.
Ha chiesto di parlare il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.
CAVALLI: Perché respinta, presidente? Hanno votato anche i due componenti dell’IdV. Con il voto del collega Defranceschi sono quattro voti a favore.
PRESIDENTE (Richetti): L’astensione produce l'effetto di un voto contrario. Non ci sono i voti a favore della maggioranza dei presenti in questo momento in Assemblea. È un chiarimento che serve a tutti.
Metto ora in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2830, a firma dei consiglieri Carini e Montanari.
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 2830 è approvata.
Risoluzioni sul bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi
(Risoluzioni oggetti 1188 - 3091 - Discussione e approvazione)
(Risoluzioni oggetti 1192 - 1861 - Discussione e reiezione)
PRESIDENTE (Richetti): È aperta la discussione generale congiunta.
Se nessuno chiede di parlare, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Sull’oggetto 1188 è pervenuta una proposta di emendamento a firma del consigliere Manfredini. Le dichiarazioni di voto vertono, quindi, sia sugli oggetti sia sull’emendamento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Carini. Ne ha facoltà.
CARINI: Grazie, presidente. Intervengo a sostegno di questa risoluzione, di cui voglio anche ricordare la genesi, che mi pare significativa in quanto inconsueta. Si tratta di un suggerimento che abbiamo raccolto in occasione della visita di alcune scolaresche del territorio di Piacenza. I consiglieri del territorio erano presenti e abbiamo ritenuto particolarmente educativo cogliere una sollecitazione prodotta dagli studenti, ancorché molto giovani. L’abbiamo tradotta in un atto di indirizzo, la cui tempistica è straordinaria. Il 10 ottobre 2013, infatti, ricorrerà il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e forse questo atto apre il periodo di particolare attenzione che l’Assemblea dedicherà all’evento.
Un altro aspetto che sottopongo all’attenzione dell’Assemblea è che si tratta di una proposta che unifica. In un periodo in cui si parla di unità di intenti rispetto al tema del riordino dei territori, rispetto ai "campanili" e nel contesto dei dibattiti a cui stiamo assistendo e a cui ancor di più dovremo assistere nei prossimi mesi, c’è qui una vocazione di carattere unitario a proposito dell’attribuzione dei natali di Verdi.
Verdi, figlio di piacentini, nacque a Busseto nel territorio di Parma. Per tutta la vita si curò di entrambi i territori e, com’è noto, partecipò alla vita politica locale, trasmettendo lasciti importanti che hanno dato origine a realizzazioni in campo sanitario. Colgo l’occasione della presenza dell’assessore Lusenti per ricordare che l’unità spinale dell’ospedale di Villanova, un centro di riabilitazione all’avanguardia di questa Regione, è sorta grazie a un lascito di Giuseppe Verdi.
Il tema proposto all’Assemblea coglie tutti questi aspetti ed è stato originato dalla volontà, nel pieno dei festeggiamenti e delle ricorrenze per i 150 anni dell’Unità d’Italia, di mettere a disposizione della scuola e della popolazione tutta l’idea che insieme all’inno di Mameli nelle celebrazioni ufficiali per l’Unità d’Italia e nelle ricorrenze verdiane potesse essere diffuso anche il "Va pensiero". L’intento era anche quello di superare interpretazioni che negli anni hanno voluto attribuire al "Va pensiero" di Verdi un significato non più unitario, ma di altra natura.
Noi riteniamo che per la dignità dell’autore Giuseppe Verdi, che ha contribuito a tal punto al Risorgimento italiano da essere identificato come uno degli elementi di riferimento per il pensiero unitario, a quel brano debba essere riconosciuto l’importante significato storico e politico che ha anche l’inno di Mameli, su cui non occorre dire di più perché, oltre a essere l’inno nazionale, è stato scritto da una patriota, morto poco dopo averlo composto.
Invitiamo quindi la Giunta, in occasione delle ricorrenze verdiane, a diffondere presso le scuole unitamente i due brani, a divulgarne la conoscenza fra i ragazzi, a sottolinearne l’unità storica e culturale e a riscattarli dalle storture interpretative e antistoriche di cui sono stati ingiustamente oggetto.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Carini.
Ha chiesto di intervenire l’assessore Mezzetti. Ne ha facoltà.
MEZZETTI, assessore: Grazie, presidente. Ne approfitto per aggiornare, visto che la risoluzione sollecita la Giunta a lavorare in questa direzione, sullo stato dell’arte. Lo faccio molto brevemente anche se occorrerebbe più tempo.
Dopo il lavoro istruttorio degli ultimi mesi, ieri in Sala polivalente abbiamo convocato un tavolo molto ampio con la partecipazione, oltre che del sottoscritto, del collega Bianchi e del collega Melucci, degli assessori alla cultura e al turismo di tutte le Province e non solo di quelle interessate. Penso a Ravenna, a Ferrara e a Rimini. Tra l’altro l’unica opera di Verdi che andò in scena in questa regione fu rappresentata a Rimini. Le altre venivano provate a Reggio Emilia come a Piacenza, ma non andavano in scena nella nostra regione. Al tavolo erano presenti anche i direttori dei teatri, l’APT regionale, i sindaci dei Comuni di Busseto e Villanova sull’Arda. Insieme a tutti loro stiamo costruendo la rete delle iniziative.
Come Regione e come assessorato, insieme all’agenzia per la stampa e la comunicazione della Regione Emilia-Romagna, istituiremo l’anno verdiano sul web. Venti teatri della Regione Emilia-Romagna sono già in rete da quest’anno. Tutto ciò che riguarderà le rappresentazioni verdiane, dall’opera fino alle lezioni e alle formazioni, andrà in streaming e sulle Tv digitali di Lepida.
Ci sarà un sito ad hoc, www.giuseppeverdi.it, che raccoglierà l’intera produzione verdiana, dalle rappresentazioni durante l’anno ai libretti d’opera, ma anche la storia, gli itinerari turistici eccetera. Stiamo quindi dando organicità alla rete di iniziative e di interventi.
Tutta la programmazione dei teatri nella stagione 2012-2013 darà ampio spazio alle opere verdiane. In particolare, a Bologna avremo anche una sperimentazione d’eccellenza di carattere europeo. Ci sarà, infatti, una ricerca sulle opere teatrali di Verdi che si misura anche con il contemporaneo e avrà il suo fulcro nel "Macbeth" di Bob Wilson. Con i teatri in rete stiamo predisponendo un’ampia programmazione, che cercheremo di organizzare e promuovere attraverso un brand unitario che dovrebbe caratterizzare tutta la campagna dell’anno verdiano.
C’è un tema che riguarda il recupero dei siti verdiani, in particolare la casa natale di Busseto e quella di Villanova sull’Arda. Purtroppo negli ultimi anni con Villanova sull’Arda si è aperto un contenzioso. La Regione Emilia-Romagna aveva a suo tempo stanziato i finanziamenti necessari, ma l’articolo 3 delle finanziarie che si sono succedute ha impedito i finanziamenti per strutture di privati, e la casa di Villanova è ancora di proprietà della famiglia Verdi. La legge che speriamo sarà approvata al Senato prevede non meno del 20 per cento dei 6,5 miliardi di euro destinati al recupero dei siti verdiani e questo dovrebbe superare il limite dell’articolo 3, dandoci la possibilità di intervenire anche a Villanova sull’Arda.
Per quanto riguarda la casa natale di Busseto, stiamo operando per finanziare con alcuni residui sugli investimenti che abbiamo recuperato negli ultimi mesi un primo stralcio che possa consentire l’avvio dei lavori entro il 2012. Se dalla legge arriveranno i finanziamenti, completeremo i lavori, ma vorremmo evitare che tutto il 2013 sia occupato dalle impalcature. Come dicevo, per il primo stralcio dei lavori di ristrutturazione della casa natale di Busseto è previsto uno stanziamento che ammonta a circa 150.000-160.000 euro.
Con l’assessore Bianchi e con l’Istituto dei beni culturali stiamo valutando una serie di interventi che riguardano la promozione della figura di Verdi nelle scuole. In questo contesto saranno evidentemente valorizzati anche i testi, a partire dal "Va pensiero" come richiesto dalla risoluzione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Mezzetti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Dichiaro il voto di astensione sulle prime due risoluzioni, quelle a firma del collega Carini e del collega Pollastri. Non credo che le nostre strutture abbiano bisogno di CD quando possiamo procurare gli stessi prodotti in ben altri modi, molto più economici. Inoltre non amo, nel bene e nel male, l’ingerenza nei programmi scolastici. Credo che ai nostri provveditorati sia ben chiaro che cosa accade quest’anno e in collaborazione con la Regione potranno mettere in atto tutte le iniziative a questo riguardo.
Il nostro voto sulle seguenti due sarà, invece, favorevole. Credo che l’assessore abbia dato molte informazioni sul punto e sollecito la connessione tra queste attività e il turismo perché ce n’è molto bisogno. Siamo comunque d’accordo sul sollecitare la Regione a intraprendere queste iniziative.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: La risoluzione da me presentata discende da un lavoro svolto dagli studenti dei Comuni piacentini di Besenzone e San Pietro in Cerro. È quindi sicuramente meritevole di accoglimento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Il collega Ferrari mi ha chiesto una modifica, cioè di cassare il punto 3 della nostra risoluzione, anche per le ragioni che il collega Defranceschi ha appena descritto. Intendo sostituirlo e lasciare all’assessorato alla scuola e all’ufficio scolastico regionale la facoltà di predisporre lo strumento più idoneo per focalizzare la didattica musicale sulle opere di Giuseppe Verdi.
Proponiamo quindi di lasciare piena libertà all’ufficio scolastico regionale. Mi sembra una richiesta accettabile. Chiedo pertanto di accogliere l’emendamento. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Chiudiamo le dichiarazioni di voto.
Chiedo al primo firmatario, consigliere Carini, l’assenso alla messa in votazione dell’emendamento a firma del consigliere Manfredini collegato all’oggetto 1188.
Ha chiesto di parlare il consigliere Carini. Ne ha facoltà.
CARINI: Accogliamo la possibilità di votare l’emendamento.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Carini.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento a firma del consigliere Manfredini collegato alla risoluzione oggetto 1188.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1188, a firma del consigliere Carini e altri, come non emendata.
(È approvata a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 1188 è approvata.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1192, a firma del consigliere Pollastri.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 1192 è respinta.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1861, a firma dei consiglieri Corradi, Manfredini, Cavalli e Bernardini.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 1861 è respinta.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3091, a firma dei consiglieri Corradi, Cavalli, Manfredini e Bernardini.
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 3091 è approvata.
Annuncio di interrogazioni, risoluzione e mozioni
PRESIDENTE (Richetti): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
3171 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori dell'azienda Bruno Magli.
3172 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la soppressione del reparto di Geriatria dell'Ospedale di Pavullo nel Frignano e la sua trasformazione in reparto di lunga degenza.
3173 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la soppressione del treno Intercity 608 e le relative conseguenze, specie per i lavoratori pendolari.
3174 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa l'azienda di trasporti pubblici di Parma (TEP Spa).
3175 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa gli animali appartenenti al Centro di incremento ippico di Ferrara, in fase di dismissione.
3176 - Risoluzione proposta dai consiglieri Alessandrini, Mori, Monari, Pariani, Bonaccini, Moriconi, Ferrari, Mumolo, Carini, Mazzotti, Garbi, Piva, Montanari, Paruolo, Casadei, Fiammenghi, Costi, Marani, Barbieri, Luciano Vecchi e Pagani per impegnare la Giunta ad adottare gli opportuni provvedimenti per il controllo sugli attestati di certificazione energetica e a presentare all'Assemblea legislativa proposte relative a sanzioni amministrative.
3177 - Mozione proposta dal consigliere Bazzoni per impegnare la Giunta ad attivarsi affinchè tutte le Amministrazioni comunali modifichino le norme di loro competenza per ottemperare alla legislazione riguardante l'esenzione, per i cani-guida dei non vedenti, dalle limitazioni previste per gli animali domestici.
3178 - Mozione proposta dal consigliere Bazzoni per impegnare la Giunta ad istituire un registro pubblico regionale dei lavori post terremoto affidati da tutti i soggetti pubblici e dalle società ed enti da essi controllati, nel quale siano indicati l'elenco delle aziende cui siano stati assegnati lavori, la loro tipologia, gli importi degli stessi ed i relativi subappalti.
3179 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la normativa riguardante il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 18,04
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI, l'assessore Patrizio BIANCHI e il consigliere Luigi Giuseppe VILLANI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Votazioni elettroniche
OGGETTO 3162/1 "Ordine del giorno proposto dai consiglieri Alberto Vecchi e Bignami sulla consultazione delle popolazioni interessate alla proposta di fusione dei cinque Comuni della Val Samoggia." (67)
Presenti: 42
Votanti: 41
Favorevoli: 11
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Alberto VECCHI.
Contrari: 30
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Astenuti: 0
Non votanti: 1
Matteo RICHETTI.
Assenti: 8
Roberto CORRADI, Vasco ERRANI (g), Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Luigi Giuseppe VILLANI (g).
OGGETTO 3162 "Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna" (proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I)»" (88)
Presenti:43
Votanti: 42
Favorevoli: 30
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 0
Astenuti: 12
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Mauro MANFREDINI, Gabriella MEO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Alberto VECCHI.
Non votanti: 1
Matteo RICHETTI.
Assenti: 7
Roberto CORRADI, Vasco ERRANI (g), Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Luigi Giuseppe VILLANI (g).
IL PRESIDENTE
IL SEGRETARIO
Richetti
Corradi
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