Espandi Indice
103.
SEDUTA DI LUNEDÌ 22 OTTOBRE 2012
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti)
Annuncio di risoluzioni, interrogazioni e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 3263
Interrogazione del consigliere Malaguti, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure conseguenti alla chiusura del Centro ippico di Ferrara.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
MALAGUTI (PDL)
RABBONI, assessore
OGGETTO 3261
Interrogazione del consigliere Sconciaforni, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo "La Perla".
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta
OGGETTO 3265
Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il progetto di interramento della tratta urbana di Bologna della linea ferroviaria Bologna-Portomaggiore e delle relative problematiche.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
NOÈ (UDC)
PERI, assessore
OGGETTO 3266
Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa i fondi donati dai cittadini tramite sms di solidarietà a favore delle zone terremotate.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
MANFREDINI (Lega Nord)
GAZZOLO, assessore
Cordoglio per la morte di Daniele Ghillani, volontario del Servizio civile internazionale
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 3237
Delibera: «Riordino degli ambiti territoriali delle Province ai sensi dell'art. 17, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), convertito con legge 7 agosto 2012, n. 135.» (Proposta della Giunta regionale in data 8 ottobre 2012, n. 1444) (92)
(Discussione)
(Risoluzioni oggetti 3061 - 3076 - 3270 - Discussione)
PRESIDENTE (Richetti)
MANFREDINI (Lega Nord)
AIMI (PDL)
VECCHI Luciano (PD)
LOMBARDI (PDL)
PRESIDENTE (Aimi)
VILLANI (PDL)
FILIPPI (PDL)
FERRARI (PD)
BAZZONI (PDL)
MONTANARI (PD)
RIVA (Gruppo Misto)
BERNARDINI (Lega Nord)
BARBATI (Italia dei Valori)
LEONI (PDL)
PIVA (PD)
DONINI (Fed. della Sinistra)
CORRADI (Lega Nord)
NOÈ (UDC)
CAVALLI (Lega Nord)
BARTOLINI (PDL)
GRILLINI (Italia dei Valori)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Risoluzioni ed interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 9,37
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la centotreesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute
- antimeridiana del 2 ottobre (n. 101);
- pomeridiana del 2 ottobre (n. 102)
inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.
Se non vi sono osservazioni, i processi verbali s’intendono approvati.
(Sono approvati)
PRESIDENTE (Richetti): Do comunicazione dell’assenza dell’assessore Bianchi, dell'assessore Marzocchi, dell’assessore Muzzarelli e del consigliere Pollastri.
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti): Nel periodo trascorso dall'ultima tornata delle sedute assembleari sono stati presentati i seguenti progetti di legge:
3230 - Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Pollastri: "Norme per la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso" (05 10 12).
3238 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Malaguti, Bazzoni, Bignami, Filippi, Villani, Pollastri, Leoni, Bartolini, Lombardi, Aimi e Alberto Vecchi: "Predisposizione bandi di gara per l'installazione di guard rail nelle strade costeggiate da canali" (09 10 12).
3257 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Meo e Naldi: "Norme per la lotta agli avvelenamenti di animali domestici e selvatici provocati dall'utilizzo di esche avvelenate" (16 10 12).
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 27 settembre 2012 al 17 ottobre 2012
DPGR n. 201 del 27/09/2012
Nomina dei componenti del Comitato Consultivo degli utenti e dei portatori di interesse di cui al comma 4, art. 15 della L.R. n. 23 del 2011.
DPGR n. 210 del 12/10/2012
Azienda USL di Rimini - Nomina Direttore Generale
DPGR n. 212 del 12/10/2012
Procedimento di estinzione per inerzia dell'Ipab "Opera Pia Domenico Biggi" di Parma (PR) - nomina del commissario ad acta incaricato della redazione dell'inventario del patrimonio e della ricognizione dei rapporti attivi e passivi
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione ai sensi dell’art. 68, comma 1, lett. i)
La Giunta regionale ha comunicato, ai sensi dell’art. 46, lettera j, dello Statuto:
- di costituirsi nel giudizio incidentale promosso dinanzi alla Corte Costituzionale, tramite la deliberazione della Giunta regionale n. 1437 dell'08/10/2012, promosso da NOVARTIS S.p.A. circa l’annullamento - previa sospensione - della deliberazione della Giunta Regionale 26/10/2009, n. 1628, concernente: temporanea erogabilità del medicinale BEVACIZUMBAB a carico del SSR, nell’ambito delle struttura della Regione Emilia-Romagna, per il trattamento di nuovi casi di degenerazione maculare legata all’età (DMLE).
Annuncio di risoluzioni, interrogazioni e di risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Risoluzioni
3232 - Risoluzione proposta dal consigliere Manfredini per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo affinché si faccia carico di tutte le spese di demolizione degli edifici resi inagibili dal terremoto, sia per quanto riguarda i fabbricati pubblici che per quelli privati.
3260 - Risoluzione proposta dal consigliere Villani per impegnare la Giunta regionale a porre in essere azioni per sensibilizzare il Governo al fine di correggere la norma relativa all'aumento dell'IVA dal 4% al 10% previsto dal disegno di legge Stabilità 2013 relativamente alle prestazioni sociali, sanitarie ed educative svolte dalle cooperative sociali.
Interrogazioni
3228 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, relativa alla situazione dei profughi nord africani, presenti sul territorio emiliano e romagnolo, in seguito alla guerra civile libica .
3229 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, relativa alla situazione della linea ferroviaria Vignola - Bologna.
3231 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la situazione relativa al Policlinico di Modena.
3233 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa i tempi di evasione delle pratiche relative alla costruzione di invasi idrici destinati all'agricoltura.
3234 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla galleria autostradale Monte Mario sita tra Casalecchio e Sasso Marconi.
3235 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la realizzazione di un impianto a biomasse a Castelvetro (MO) e le relative procedure.
3236 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa problematiche connesse alla fusione di istituti scolastici di Cesena.
3239 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa disservizi riguardanti la linea ferroviaria Bologna-Vignola.
3240 - Interrogazione del consigliere Pagani, a risposta scritta, circa problematiche e disservizi riguardanti la linea ferroviaria Sassuolo-Reggio Emilia.
3241 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione relativa al distaccamento dei vigili del fuoco di Vergato.
3242 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa la assunzione a carico della Regione Emilia-Romagna dei maggiori costi, rispetto ai farmaci generici, riguardanti quelli necessari per curare l'epilessia.
3243 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le procedure relative all'erogazione, a favore delle zone colpite dal sisma, delle somme donate a tal fine tramite l'invio di sms di solidarietà.
3244 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la valorizzazione di PiacenzaExpo in relazione a EXPO 2015.
3245 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa l'attivazione di un tavolo di discussione che, partendo dalla situazione nella Provincia di Bologna, favorisca la redistribuzione del lavoro esistente attraverso contratti di solidarietà.
3246 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per tutelare i produttori di latte delle Province di Reggio Emilia e Parma.
3247 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la valorizzazione delle spiagge, quali ambienti naturali, anche nei mesi non compresi nella stagione estiva.
3248 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la tempistica riguardante le risorse destinate, tramite sms di solidarietà, alle zone terremotate.
3249 - Interrogazione dei consiglieri Luciano Vecchi, Costi e Bonaccini, a risposta scritta, circa la realizzazione, da parte della Panini Spa, delle figurine relative al campionato di calcio italiano.
3250 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della azienda Berco di Copparo (FE).
3251 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa il trasporto pubblico a Modena, Reggio Emilia e Piacenza.
3252 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la sindrome da alienazione genitoriale (PAS - Parental Alienation Syndrome).
3254 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa la realizzazione di una "Casa della Salute" a Salsomaggiore, da collocarsi nella struttura "Luigi Zoia".
3255 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa la realizzazione, a Rimini ed a Riccione, del TRC.
3256 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa bronzi e dipinti relativi al Centro di incremento ippico di Ferrara.
3258 - Interrogazione del consigliere Ferrari, a risposta scritta, circa la permanenza degli uffici di Equitalia a Borgo Val di Taro (PR).
3259 - Interrogazione del consigliere Mumolo, a risposta scritta, circa l'iscrizione, nelle liste anagrafiche dei Comuni, di persone richiedenti asilo o titolari di protezione accolte in Emilia-Romagna.
3261 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo "La Perla".
3262 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la predisposizione, nel sito della Regione Emilia-Romagna, di spazi dedicati alle segnalazioni dei cittadini relativamente alla presenza di amianto, con particolare riferimento alle zone terremotate.
3263 - Interrogazione del consigliere Malaguti, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure conseguenti alla chiusura del Centro ippico di Ferrara.
3264 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il ripristino, a seguito del sisma, dell'immobile sede delle scuole Fioravanti di Molinella (BO).
3265 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il progetto di interramento della tratta urbana di Bologna della linea ferroviaria Bologna-Portomaggiore e le relative problematiche.
3266 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa i fondi donati da cittadini tramite sms di solidarietà a favore delle zone terremotate.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
3046 - Interrogazione del consigliere Bernadini, a risposta scritta, circa l'assegno di invalidità relativo ai cittadini extracomunitari.
3051 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa un avviso per l'erogazione di assegni formativi (Voucher) emesso dalla Provincia di Modena.
3054 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, inerente la malattia del diabete in provincia di Parma e sulla situazione del reparto di diabetologia dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria di Parma.
3056 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, sulla situazione dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena.
3059 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, in merito al problema dello spiaggiamento delle tartarughe in Adriatico.
3063 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa le iniziative da assumere per tutelare il mantenimento occupazionale dei lavoratori del gruppo Berco, che ha sede principale a Copparo (FE).
3064 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l’intenzione di diffondere la prassi di progetti lavorativi e percorsi formativi per i detenuti degli istituti di pena.
3067 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, in merito allo stato delle nuove emettitrici automatiche del biglietto ferroviario "Biglietto regionale veloce" installate da Trenitalia.
3069 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, in merito alla opportunità di estendere il divieto di circolazione ai mezzi Euro 4 e garantire la gratuità dei mezzi pubblici nelle città capoluogo nelle giornate di blocco del traffico.
3072 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, in merito alla opportunità di favorire la reintroduzione di antiche varietà cerealicole, specie in zone geograficamente svantaggiate.
3075 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, sulla situazione del Polo Sanitario Barberini di Crevalcore (BO) in seguito al recente evento sismico.
3077 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, in merito al sistema di accreditamento e di rendicontazione degli Enti di Formazione Professionale.
3079 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, sulla situazione dell’Istituto Fioravanti di Molinella (BO), in seguito al recente sisma.
3080 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, sulla situazione del fiume Trebbia e del Consorzio di Bonifica di Piacenza.
3084 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, in merito alla situazione dell’Azienda Berco - Gruppo Tyssenkrupp - di Copparo (FE).
3089 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, in merito alla costruzione di un impianto di cogenerazione alimentato ad olio vegetale nel Comune di Bedonia (PR).
3094 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, in merito alle Linee Guida previste dall’art. 7 della Legge n. 40 del 2004 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita).
3096 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, in merito a fenomeni di proselitismo del terrorismo islamico nelle carceri dell’Emilia-Romagna.
3111 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa modificazioni relative alla ordinanza n. 29 del 28/8/2012 riguardante i contributi per la riparazione degli edifici colpiti da eventi sismici.
3117 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa l'utilizzazione del software denominato "Sciamano" nell'ambito della ricostruzione delle zone colpite dal sisma, al fine di prevenire l'infiltrazione mafiosa nei cantieri.
3118 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il Registro per le dichiarazioni anticipate di fine trattamento terapeutico in relazione a patologie incurabili o totalmente invalidanti.
3120 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa i provvedimenti contenuti nella normativa denominata Spending review in merito ai buoni pasto dei dipendenti pubblici.
3122 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, per chiedere che venga fatta chiarezza con gli istituti bancari sulla sospensione dei pagamenti delle rate dei mutui ipotecari nel Comune di Ferrara, a seguito degli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012.
3126 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le iniziative che la Giunta intende assumere per favorire uno snellimento burocratico al fine di soddisfare in tempi celeri le richieste provenienti da persone fisiche e da operatori economici per riaprire le attività economiche e produttive colpite dagli eventi sismici.
3128 - Interrogazione dei consiglieri Bazzoni e Villani, a risposta scritta, circa il contratto di assicurazione aziendale Rct/o primo rischio con riferimento all'Area Vasta Romagna.
3129 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la normativa relativa all'accreditamento degli organismi di formazione professionale.
3130 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le dotazioni organiche relative ai settori della scuola dell'infanzia e dei nidi.
3131 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il servizio ferroviario nella tratta Marzabotto-Bologna.
3134 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa il progetto "Immagina Montechiarugolo: il PAES e oltre il 2020" licenziato dalla Amministrazione comunale di tale località.
3142 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il declino numerico dei cacciatori in ambito regionale.
3144 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'adozione, da parte dei Comuni, del Piano Strutturale Comunale (PSC).
3146 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'organizzazione, i costi e le tariffe relative a HERA SpA.
3148 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'applicazione dell'IVA sulla Tassa di Igiene Ambientale.
3154 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la riorganizzazione dei servizi della Giunta regionale.
3156 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa l'Accordo stipulato dalla Regione Emilia-Romagna per lo sviluppo dell'Educazione nella Repubblica Araba d'Egitto.
3157 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa le attività di rilievo internazionale della Regione Emilia-Romagna, con particolare riferimento a quelle riguardanti il Brasile.
3158 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa i buoni pasto erogati dalla Regione Emilia-Romagna, a seguito della "spending review".
3163 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa i contributi erogati dalla Regione Emilia-Romagna a enti di carattere religioso .
3167 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, sulle intenzioni della Regione riguardo agli interventi di miglioramento della strada S.P. 654 di Valnure nel tratto Bettola - Passo dello Zovallo (PC).
3171 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori dell'azienda Bruno Magli.
3173 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la soppressione del treno Intercity 608 e le relative conseguenze, specie per i lavoratori pendolari.
3175 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa gli animali appartenenti al Centro di incremento ippico di Ferrara, in fase di dismissione.
3179 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la normativa riguardante il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula
PRESIDENTE (Richetti): Iniziamo con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, chiamando l’oggetto 3263.
3263 - Interrogazione del consigliere Malaguti, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure conseguenti alla chiusura del Centro ippico di Ferrara.
Risponde per la Giunta l’assessore Rabboni.
La parola al consigliere Malaguti per illustrare la sua interrogazione.
MALAGUTI: Grazie, presidente. Lascio la risposta all’assessore, mi riservo di replicare. Grazie.
(Il pubblico espone uno striscione in cui si legge "No macello per i cavalli")
PRESIDENTE (Richetti): Chiedo al pubblico di rimuovere lo striscione, altrimenti saremo costretti ad interrompere i lavori e questo non penso che sia l’obiettivo della vostra presenza qui. Se gentilmente rimuovete lo striscione e riprendete posto, possiamo proseguire con i nostri lavori.
La parola all’assessore Rabboni per la risposta.
RABBONI, assessore: Grazie, presidente. Premesso che la gestione della cessione dei cavalli e degli asini dell’ex centro di incremento ippico di Ferrara è in capo alla direzione generale e organizzazione personale e controllo di gestione e approvvigionamenti, la quale si attiene, giustamente e necessariamente, alle vigenti norme in materia di dismissione di beni pubblici e premesso che qualsiasi deroga a queste norme, indipendentemente dalle motivazioni addotte, esporrebbe la Giunta e, più in generale, la Regione a rilievi di carattere erariale, devo rispondere al consigliere Malaguti che la Giunta, anche volendo, non potrebbe decidere diversamente, dal momento che da qualche anno a questa parte, come dovrebbe essere noto all’Assemblea, la responsabilità di un eventuale danno erariale ricade direttamente sui funzionari, chiamati a rilasciare i previsti pareri di regolarità amministrativa e contabile.
Nel merito, ribadisco che nessuno di questi animali è destinato alla macellazione. Si tratta di stalloni riproduttori in attività, che il bando regionale valorizza in quanto tali, sia in ragione del valore economico, posto a base d’asta, che della limitazione delle offerte ai soli allevatori professionali. In esito al bando sono stati recentemente aggiudicati sei stalloni ad aziende del territorio, peraltro note alla Regione Emilia-Romagna per le pregresse e positive collaborazioni con il centro di incremento ippico di Ferrara, per i quali è pervenuta un’offerta valida. Queste aziende, già affidatarie di stalloni di proprietà regionale, detengono equidi per la riproduzione e, di conseguenza, sono in grado di garantire, unitamente alla corretta gestione, la prosecuzione della loro carriera riproduttiva.
L’Università degli studi di Teramo, aggiudicataria dello stallone di razza anglo araba, ha formalmente confermato la volontà di destinare l’animale esclusivamente alla riproduzione, escludendo il suo utilizzo a fini di sperimentazione farmacologica e chirurgica. Per le prossime aggiudicazioni a trattativa privata, saranno utilizzati i medesimi criteri cautelari che hanno caratterizzato la prima fase, con particolare riferimento alle condizioni di allevamento e alla volontà dei nuovi proprietari, di garantire la prosecuzione della carriera degli animali acquisiti in via definitiva. Al termine di questa ulteriore fase, per gli animali non aggiudicati, si procederà alla valutazione delle richieste di donazione a favore dei soggetti indicati all’articolo 4 della legge regionale 10/2000; in altri termini, possono essere ceduti gratuitamente ad istituzioni, enti pubblici, persone giuridiche o associazioni operanti nel territorio regionale, senza finalità di lucro.
Vorrei infine ricordare che questa Regione risulta nel panorama nazionale, tra le più impegnate in fatto di benessere animale, corretta gestione degli allevamenti, tutela dell’ambiente e della salute dei consumatori.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Rabboni.
La parola al consigliere Malaguti per la replica.
MALAGUTI: Grazie, presidente. A me risulta che ci sia stata, in data antecedente al bando d’asta, un incontro tra l’Assessorato e alcuni rappresentanti delle associazioni animaliste, in cui l’Assessorato ha assicurato garanzie di tutela per questi animali; che in questi anni animali non siano destinati alla macellazione è un discorso, che non possano finire alla fine macellati è un altro discorso. L’assessore sa bene che dove non vi è la classificazione non DPA questi animali possono essere utilizzati per un certo periodo per la riproduzione, ma poi un domani potrebbero essere anche destinati alla macellazione. Per quello che riguarda l’animale che è stato aggiudicato dalla Università di Teramo, sono contento di sapere che non sarà destinato a fini di ricerca scientifica, però se questo fosse stato scritto al momento della stipula, mi sarei sentito più tranquillo.
I primi animali sono stati aggiudicati in via provvisoria, perché mi risulta che la Regione doveva, prima della stipula, fare dei controlli su chi si era aggiudicato questi animali e se li sarebbe poi aggiudicati con la stipula in fase definitiva. In questa fase, come per quelli che devono essere ancora ceduti a trattativa privata, secondo me c’erano i margini per inserire quella clausola del non DPA. Si sostiene che questo potrebbe far deprezzare gli animali e potrebbe creare dei problemi dal punto di vista del controllo erariale; questo può essere, però io credo prima di tutto che, per qualche migliaio di euro, non ci sia un magistrato che vada a fare una causa di questo tipo, con tutto quello che sta succedendo in giro, ma se anche ci fosse, io credo che la Regione Emilia-Romagna dovrebbe avere il vanto di andare in causa per una questione di principio e di etica come questa; sarebbe, una volta tanto, una vicenda in cui la Regione va in Tribunale non per dei ricorsi al TAR che magari rischia anche di perdere, come già successo in passato, ma per una questione etica, perché questi animali non erano destinati alla macellazione, hanno avuto un altro stile di vita, noi dovremmo garantirne la buona fine vita.
Assessore, lei sa bene che l’elettorato assegni in bianco non ne dà più, né alla destra, né alla sinistra, e il movimento animalista, che qui è rappresentato da qualche decina di persone, ma che sul web è rappresentato da migliaia e migliaia di persone, non abbandonerà questa causa. Non l’abbandonerà né oggi né domani, comunque vadano le cose, seguirà questi animali fino alla loro fine, per cui se questi animali andranno a finire male, malgrado le rassicurazioni che voi darete, ci sarà un ritorno dal punto di vista elettorale, perché oggi le persone non sono più mosse da ideali politici di destra e sinistra, sono mosse dalle passioni personali e guardano ai fatti e io vi assicuro che non voglio fare una strumentalizzazione politica, perché la sensibilità verso gli animali è di destra e di sinistra, non ha colorazione partitica, però vi assicuro che questo tipo di elettorato non lascerà cadere questa questione.
Vi esorto, quindi, finché ci sono ancora i termini, ad intervenire prima della trattativa privata, possibilmente anche prima della stipula, per avere il massimo di garanzia possibile per questi animali, perché non vadano a finire male e se mai si dovesse arrivare anche alla terza fase, cioè quella della cessione gratuita, secondo la legge 10 del 2000, sarebbe meglio ancora perché se qualche migliaio di euro dovesse rimetterlo la Regione per questa questione, io credo che dal punto di vista etico sia una questione perfettamente affrontabile e comprensibile da tutti gli elettori, persino da quelli che non amano gli animali. Oggi gli enti pubblici hanno mille problemi, così come la politica oggi ha mille problemi; ci sono sperperi da tutte le parti e così via. Qui parliamo di poche migliaia di euro, ma parliamo soprattutto di una questione di principio, cioè della vita di alcuni esseri viventi, che deve essere tutelata come la vita di qualunque altro essere vivente. Se io fossi assessore, se stessi dalla parte della Giunta, andrei anche in causa, mi sottoporrei persino ad un rischio di ricorso erariale, però le assicuro che ne avremmo solo vantaggi, perché la Regione Emilia-Romagna si presenterebbe in Tribunale per una questione di principio e di salvaguardia della vita, per cui avrebbe solamente da guadagnarci dal punto di vista dell’immagine.
La responsabilità ora l’avete voi, perché da questo punto di vista l’opposizione non può fare altro se non denunciare la vicenda. La maggioranza la pensa alla stessa maniera, perché io sono sicuro che anche tra i membri della maggioranza c’è questo tipo di sensibilità.
Vi esorto ancora una volta a non lasciare cadere questa cosa, a non lasciare che le cose vadano come potrebbero andare, perché le associazioni animaliste seguiranno questa vicenda fino alla fine.
Io effettuerò un accesso agli atti, ve lo anticipo, per sapere chi ha acquistato tutti questi cavalli, per cui da qui a Teramo o a Milano o a Parma o dovunque dovessero essere aggiudicati questi cavalli, le associazioni animaliste seguiranno la loro fine fino all’ultimo giorno.
Sappiate questo, per cui assumetevene tutte le responsabilità.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Malaguti.
Abbiamo esaurito l'oggetto 3263.
Passiamo all'oggetto seguente:
3261 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo "La Perla".
Risponde, per la Giunta, il sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Sconciaforni per illustrare la sua interrogazione.
SCONCIAFORNI: Grazie, presidente.
Pochissimi minuti di presentazione: parliamo di una delle fabbriche più storiche, uno dei marchi storici e più grandi della città di Bologna, un’azienda che occupa oggi 600 tra lavoratori e soprattutto lavoratrici, e che ormai da tre anni è interessata da ammortizzatori sociali per un numero consistente di lavoratori e lavoratrici, parliamo di duecentocinquanta su seicento, di cui circa la metà ammortizzatori sociali a zero ore. Nell’ultimo incontro che c’è stato la scorsa settimana, la proprietà ha annunciato la volontà di aprire la procedura di mobilità, che è il primo passo verso il licenziamento e i sindacati hanno parlato di circa 300 posti a rischio. Arrivati a questo punto, stiamo parlando, quindi, non solo della chiusura sostanziale di una delle principali fabbriche del nostro territorio ma, evidentemente, di una crisi che colpirà tutta la filiera produttiva legata a questa storica azienda. Ora, visto che ci troviamo di fronte ad un’azienda che ormai da anni ha ripetutamente sottoscritto accordi e espresso la volontà di continuare a lavorare e a rilanciare l’attività produttiva nel nostro territorio e che invece oggi, improvvisamente, annuncia questa volontà di mobilità, chiedo cosa intenda fare la Giunta per tutelare le lavoratrici e i lavoratori e per fare in modo che questa azienda rispetti gli impegni sottoscritti e mantenga il suo sito produttivo nel nostro territorio.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Sconciaforni.
La parola al sottosegretario Bertelli per la risposta.
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente.
Il gruppo "La Perla" è in crisi di mercato ed in crisi finanziaria dal 2006. Da allora l’azienda è sempre stata interessata dal ricorso alla cassa integrazione con diverse causali. L’occupazione nel frattempo è, ovviamente, diminuita e nell’ultimo anno sono anche state chiuse due unità produttive, una in Molise ed una nel Forlivese, a San Piero in Bagno.
Il mercato e il fatturato sono ovviamente diminuiti, dal 2007 il conto economico ha registrato ogni anno perdite consistenti, ripianate dalla proprietà. Per quest’anno la perdita è stimata in 5 milioni di euro.
L’attenzione delle Istituzioni è stata massima, gli accordi che via via si sono succeduti hanno visto la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Bologna e il Comune di Bologna sempre presenti e attivi ai tavoli. Numerosi sono stati gli interventi verso il sistema bancario, importante l’attenzione verso l’indotto che vede un numero di lavoratori rilevante. Ai lavoratori sono sempre stati garantiti fin qui gli ammortizzatori sociali; la cassa integrazione straordinaria in corso scade il prossimo 14 gennaio 2013. Non vi è al momento alcuna garanzia di ulteriore cassa integrazione, pertanto l’azienda ha dichiarato di aprire la procedura di mobilità. La norma stabilisce che essa va aperta almeno 75 giorni prima di procedere ai licenziamenti. Il combinato disposto di questa norma con la scadenza della cassa integrazione porta ad individuare la data di apertura della mobilità in base ai dati della cassa integrazione straordinaria e all’andamento del mercato, l’azienda accusa un esubero di personale di circa trecentoventi persone.
L’azienda ha dichiarato però che la mobilità è cautelativa, a fronte dell’incertezza della cassa integrazione dopo il 14 gennaio 2013 ed ha dichiarato, altresì, che è pronta ad attivare la cassa integrazione in alternativa ai licenziamenti, qualora questa fosse possibile ed esigibile.
Il piano industriale verrà presentato alle organizzazioni sindacali a partire dal 22 ottobre, e quindi proprio in questi giorni, in una serie di incontri già calendarizzati tra le parti. La Regione Emilia-Romagna e gli altri enti istituzionali faranno, come sempre, tutto quanto in loro potere per difendere la continuità produttiva ed occupazionale dell’azienda. Si tenga presente, però, che lo strumento della cassa integrazione in deroga, a disposizione delle Regioni, scade il 31 dicembre 2012 e che, pertanto, è sul tavolo nazionale che occorre ottenere risposta adeguata per questa e per altre importanti situazioni di crisi.
È evidente che anche su questo versante non mancherà l’iniziativa regionale, che ci auguriamo sia accompagnata da un uguale impegno delle parti sociali e di tutte le forze politiche.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Sconciaforni per la replica.
SCONCIAFORNI: Grazie, presidente.
Ringrazio il sottosegretario, anche io voglio sottolineare sicuramente l’impegno e la presenza delle istituzioni e della Regione ai numerosi, ormai veramente numerosi tavoli di crisi che si stanno aprendo nel nostro territorio, a partire da questo che stiamo trattando oggi, quello di "La Perla".
Voglio, però, sottolineare una cosa: nonostante questo, anche nel nostro territorio sta aumentando la disoccupazione, stanno aumentando in maniera consistente, come hanno appena dato ultimamente i dati della CGIL, il numero di ore di cassa integrazione, aumentano le persone in mobilità, chiudono sempre più numerose fabbriche, cioè anche nel nostro territorio stiamo assistendo a un pericolosissimo processo di deindustrializzazione che, se continua con queste dimensioni, renderà impossibile qualsiasi forma di ripresa. Che anche La Perla viva una condizione di crisi nessuno lo nega, faccio però notare che questa crisi la stanno pagando soprattutto le lavoratrici e i lavoratori attraverso il ricorso alla cassa integrazione, che si pagano loro, perché la cassa integrazione, voglio ricordarlo, è un ammortizzatore sociale finanziato in gran parte dai lavoratori stessi, quindi si pagano lo stipendio. L’azienda fino ad oggi poco ha contribuito a sostenere la gravità in termini monetari di questa crisi, ma non solo, le organizzazioni sindacali di questo territorio ormai da tempo si sono rese disponibili e hanno lanciato un progetto di estendere lo strumento dei contratti di solidarietà. Lo strumento dei contratti di solidarietà, che è uno strumento a cui stanno ricorrendo altre aziende, quindi non è una cosa nuova, è un modo per cercare insieme di far fronte alla crisi e il modo in cui i lavoratori e le lavoratrici come sempre sostengono la parte più grossa di questo sforzo, perché il contratto di solidarietà significa diminuzione del salario, ma significa almeno il mantenimento del posto del posto di lavoro e dell’entità produttiva. Penso che anche la Regione Emilia-Romagna, da questo punto di vista, possa attivare un protagonismo nuovo e molto maggiore perché serve evidentemente una spinta anche di carattere politico, perché questo strumento diventi uno strumento abituale per far fronte alla crisi, perché non è possibile, come invece sta sempre più succedendo, che di fronte alle crisi le aziende decidano semplicemente, dopo avere usufruito degli ammortizzatori sociali della collettività, perché paga la collettività, decidano poi di chiudere, soprattutto quando ci trovammo di fronte ad aziende di proprietà di multinazionali straniere o di fondi stranieri, come è il caso de "La Perla".
Assessore, io prendo atto della disponibilità e della volontà da parte della Regione di continuare a seguire e fare in modo che quest’azienda rimanga aperta e queste lavoratrici e lavoratori continuino a lavorare, ma serve anche una sollecitazione ed anche uno sforzo nuovo della Regione e i contratti di solidarietà, come dichiarato dalle stesse organizzazioni sindacali, possono essere uno strumento non nuovo, ma fino ad oggi poco utilizzato per far fronte alla crisi per impedire che le aziende chiudano e per impedire che lavoratori vengano licenziati e per fare in modo di passare questa fase di crisi, attraverso lo strumento che perlomeno tiene il posto di lavoro, l’attività aperta e consente a queste lavoratrici e lavoratori di avere un salario per potere andare avanti. Oltre agli sforzi che la Regione sta facendo per garantire gli ammortizzatori sociali e fare in modo che si arrivi ad accordi per fare in modo che continui l’attività produttiva, io invito anche la Regione e la Giunta a riflettere su questo punto e a fare in modo di attivare tutti gli strumenti che ha, affinché i contratti di solidarietà diventino uno strumento ordinario per far fronte alle crisi sempre più numerose che anche la nostra Regione sta vivendo. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Sconciaforni.
Abbiamo esaurito l'oggetto 3261, quindi passiamo all'oggetto seguente:
3265 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il progetto di interramento della tratta urbana di Bologna della linea ferroviaria Bologna - Portomaggiore e delle relative problematiche.
Risponde per la Giunta l’assessore Peri.
La parola alla consigliera Noè per l'illustrazione.
NOÈ: Grazie, presidente. Con questa interrogazione vorrei semplicemente comprendere, ad oggi, se si ritiene confermata la volontà di procedere con questo progetto di interramento, oppure se ci sono delle valutazioni diverse.
Ho già avuto in passato occasione di confrontarmi con l’assessore, so che si era in attesa di capire quale era la volontà anche della Provincia, della Conferenza dei servizi, quindi gradirei un aggiornamento in proposito. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Noè.
La parola all’assessore Peri per la risposta.
PERI, assessore: Grazie, presidente. La risposta è abbastanza semplice, rimane nelle programmazioni e nelle intenzioni, almeno dell’amministrazione regionale, pur sapendo che ci troviamo in presenza di un progetto definitivo approvato dalla Conferenza dei servizi, licenziato dalla Conferenza dei servizi e, quindi, potrebbero partire le procedure per l’avvio degli espropri e successivamente della gara per l’attuazione dell’intervento.
Penso che sia noto anche alla consigliera che c’è un dibattito in corso che riguarda gli enti territoriali che hanno più diretta competenza per ciò che riguarda l’impatto che quell’intervento ha sul territorio, mi riferisco al Comune di Bologna e alla Provincia di Bologna. Noi abbiamo laconicamente lasciato sul tavolo la disponibilità della Regione, ritenendo quell’intervento progettuale, un intervento che tende a raggiungere l’insieme di due obiettivi: uno che riguarda sicuramente la linea ferroviaria per garantirne, anche nella lunga prospettiva, il massimo di sicurezza e di funzionalità; l’altro, forse prevalente, è di riqualificazione urbana, trattandosi di una ferrovia che attraversa una parte consistente del territorio urbanizzato nel comune di Bologna, con interferenze importanti anche dal punto di vista della viabilità. Queste sono le finalità, per quelle finalità l’intervento è stato programmato, e anche finanziato, dalla Regione Emilia-Romagna, quindi siamo in attesa di capire quale sia la volontà conclusiva da parte degli enti. Aggiungo, visto che nella interrogazione erano posti anche altri quesiti, che il materiale rotabile nuovo elettrico sta già arrivando, due convogli sono già arrivati presso gli impianti della Regione ed entro il mese di marzo tutti e dodici i convogli saranno nella disponibilità della Regione e, ovviamente, dei soggetti tecnici che li utilizzeranno. Si tratta di materiale che verrà utilizzato per i servizi ferroviari regionali. Questo era già chiaro all’atto dell’acquisto, confermo il fatto che sulla Bologna - Portomaggiore l’intenzione è quella di utilizzare, in prospettiva, solo materiale elettrico.
Da questo punto di vista i lavori che erano previsti di potenziamento della sottostazione, eccetera, per il momento non sono ancora stati realizzati, rimangono in programmazione ma, in ogni caso, l’alimentazione elettrica viene garantita attraverso opportuni accorgimenti degli impianti che attualmente esistono e quindi non ci sono problemi ad utilizzarli da subito.
Aggiungo che anche la lunghezza delle banchine, così come rappresentato nell’interrogazione, che potrebbe sembrare insufficiente in alcune stazioni, in realtà dalle verifiche fatte e per la tipologia di mezzi che abbiamo, cioè per dove sono collocate anche le porte, anche le banchine sono attualmente sufficienti e quindi non ci sono problemi particolari, anche nella prospettiva prossima, per utilizzare i convogli che saranno disponibili a partire già dal mese di dicembre 2012.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Peri.
La parola alla consigliera Noè per la replica.
NOÈ: Grazie, presidente e grazie, assessore anche per l’ulteriore aggiornamento.
Io, però, credo che questa provincia in tema di trasporti abbia già preso atto di come determinate questioni, determinati temi, determinati progetti, penso al CIVIS, penso oggi al dibattito in corso sul People Mover, ci facciano riflettere su come sia assolutamente necessario che si assuma una maggiore capacità decisionale. Stiamo parlando di un progetto che ormai è ultradecennale e che vede lo stanziamento di circa 41 milioni di euro, prevalentemente riconducibile alla Regione in quota parte e anche al Comune di Bologna, peraltro, risorse che sono già state stanziate e appostate, però sono risorse che al momento vengono inutilizzate, perché la decisione non è stata ancora presa.
So che in capo alla Regione c’è chiarezza sul da farsi, anche perché purtroppo, ad oggi, c’è un atteggiamento attendista nei confronti della Provincia. La scorsa settimana io ho avuto modo di sentire il dibattito che c’è stato e vedo che non c’è il coraggio di assumere una decisione certa al riguardo. Non ci possiamo più permettere il lusso che ci siamo permessi fino ad adesso di attendere anche questi tempi della burocrazia. I tempi lunghi sono un lusso che purtroppo non ci possiamo più permettere e quindi è assolutamente necessario che, laddove la Regione oggi attende una decisione della Provincia, forse assuma anche un ruolo più attivo per invitarli a decidere entro una certa data, perché noi di quei soldi, che siano per la linea ferroviaria Bologna - Portomaggiore o che siano per un miglioramento in generale di tutta quella linea, attraverso altri provvedimenti, attraverso altre modalità, che siano da impiegare diversamente, è una decisione che abbiamo il dovere di assumere. Io so, perché ci siamo già raccordati, qual è stato il suo atteggiamento però, ripeto, è un lusso che non ci possiamo più permettere quello di attendere questi tempi così lunghi. È ora che si decida, è assolutamente ora che si decida, anche perché lei mi ha confermato, assessore, che noi qui stiamo parlando di un progetto che si pone due obiettivi, fra i quali anche quello di una riqualificazione ed un miglioramento della linea ferroviaria, attraverso un progetto che vede il coinvolgimento di dodici elettrotreni. Questi elettrotreni saranno qui a marzo e per la loro alimentazione elettrica, lei dice che ci sono degli opportuni accorgimenti elettrici che ci consentirebbero, attraverso la prima locomotiva adesso e in futuro delle altre, di poterli utilizzare.
Allora bisogna che qui chiariamo se abbiamo già degli accorgimenti, se abbiamo già delle dotazioni che non richiedono effettivamente la realizzazione della sottostazione elettrica, prevista a Mezzolara e, ripeto, un altro lusso che non ci possiamo permettere è di fare delle opere inutili. Secondo me è bene che noi iniziamo a fare assoluta chiarezza, perché quei soldi da una parte o dall’altra dobbiamo iniziare a metterli, non possiamo più tenere delle risorse immobilizzate.
A fronte di questa risposta mi sembra di capire, e questo lei me lo ha già confermato, che dipendiamo dalla volontà della Provincia; sarà comunque mia premura oggi, con i miei referenti in Provincia, sollecitare perché si addivenga ad una decisione, altrimenti, ripeto, forse anche una mancata sollecitazione da parte nostra in questo senso rischia di essere un’inerzia non giustificabile. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Abbiamo esaurito l'oggetto 3265, quindi passiamo all'oggetto seguente:
3266 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Corradi e Cavalli, di attualità a risposta immediata in Aula, circa i fondi donati dai cittadini tramite sms di solidarietà a favore delle zone terremotate.
Risponde per la Giunta l’assessore Gazzolo.
La parola al consigliere Manfredini per illustrare la sua interrogazione.
MANFREDINI: Grazie, presidente. La raccolta di fondi tramite sms è terminata lo scorso 10 luglio, frutto di tale raccolta è stata una donazione complessiva di 15 milioni di euro. Alcune settimane fa è stato concordato tra le Regioni colpite dal sisma del 20 e 29 maggio scorso, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, la ripartizione dei fondi raccolti e, in particolare, è stato stabilito che all’Emilia-Romagna andranno oltre 14,3 milioni di euro, pari al 95 per cento della somma frutto della donazione, il 4,5 spetterà alla Lombardia e lo 0,5 al Veneto.
In data 12 settembre 2012 è stato nominato il Comitato dei Garanti, a cui è stato affidato il compito di vigilare sull’efficacia e tempestivo impiego dei fondi raccolti. Sempre in data 18 settembre 2012, in occasione di risposta alla interrogazione presentata da questo gruppo, ai sensi dell’articolo 114 del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa, la vicepresidente ha annunciato che entro la fine di settembre sarebbe stato presentato un progetto che avrebbe reso pubblico sul web sempre entro la fine di settembre il piano delle donazioni, nonché i progetti della ricostruzione individuati come finanziabili attraverso i fondi delle donazioni. Ad oggi sembra che la Regione Emilia-Romagna non abbia ancora la materiale disponibilità di quei fondi, nonostante i mesi trascorsi e nonostante l’urgenza di procedere con gli interventi di ricostruzione nei territori colpiti.
Noi chiediamo se sia stato realizzato, entro la data promessa, quanto dichiarato dalla vicepresidente nella seduta dell’Assemblea legislativa del 18 settembre scorso; inoltre chiediamo quali azioni siano state intraprese o si intendano intraprendere per sollecitare e pretendere la disponibilità dei fondi donati tramite sms a favore delle zone terremotate. Chiediamo anche di sapere quali azioni e deliberazioni siano state assunte dal Comitato dei garanti dalla data di nomina ad oggi. Per ultimo, e non per importanza, chiediamo di sapere se per i mesi di ritardo e per la giacenza di oltre 15 milioni di euro presso i conti bancari, siano maturati interessi di deposito e se le Regioni destinatarie dei fondi ne beneficeranno. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
La parola all’assessore Gazzolo per la risposta.
GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. Come è noto, tra le innumerevoli iniziative di solidarietà alle popolazioni colpite dal terremoto del maggio scorso, è stata attivata una raccolta fondi tramite sms solidali con una convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Dipartimento nazionale della Protezione civile, i Presidenti delle Regioni interessate e cioè Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, Telecom Italia Media Spa, comitato "Un aiuto subito terremoto in Emilia", Sky Italia e tutte le compagnie nazionali di telefonia.
Gli operatori della telefonia, in qualità di collettori della raccolta delle donazioni effettuate dai propri clienti, in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici, hanno congiuntamente attivato, dalle ore 19 del 29 maggio 2012 fino a tutto il 10 luglio 2012, il numero solidale 45500. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’ordinanza numero 4 del 6 giugno 2012, ha deliberato l’autorizzazione al Dipartimento di Protezione civile a ricevere il ricavato derivante dalla raccolta dei fondi privati, tramite sms, stabilendo che tali risorse, versate nello specifico conto, sarebbero state successivamente accreditate alle contabilità speciali aperte dai commissari delegati.
Al fine di garantire l’efficace impiego e la supervisione sull’uso delle risorse, è stata stabilita l’istituzione di un Comitato dei garanti, composto da tre membri scelti tra persone di riconosciuta ed indiscussa moralità ed indipendenza da nominare con successivo decreto, di intesa con i presidenti delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Scusate, ma credo sia giusto ripercorrere le tappe, anche per fare la dovuta chiarezza e dare tutte le informazioni al consigliere Manfredini.
Dicevo che il Dipartimento, in data 12 settembre 2012, ha nominato, in accordo con i presidenti delle Regioni, tre garanti nelle persone dei signori Pierluigi Petrillo, Giuseppe Grechi, Isabella Seragnoli, quest’ultima indicata dalla Regione Emilia-Romagna, stabilendo che l’incarico dei componenti è da ritenersi a titolo gratuito, con il solo rimborso delle spese di missione.
La raccolta dei fondi che si è conclusa il 10 luglio, dopo i naturali tempi tecnici per il trasferimento delle promesse di donazione fatte tramite sms, ha raggiunto la somma di oltre 15 milioni 100 mila euro, di cui 13 milioni 701 mila 330 euro attualmente depositati nella Tesoreria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, conto della Banca d’Italia numero 22330, aperto presso la Tesoreria centrale di Roma, conto infruttifero, quindi senza interessi.
Con nota del 28 settembre 2012, indirizzata al Dipartimento di Protezione civile, come richiamava il consigliere Manfredini, i Presidenti delle Regioni interessate hanno concordato la suddivisione delle donazioni, assegnando il 95 percento alla Regione Emilia-Romagna, il 4,5 percento alla Regione Lombardia e lo 0,5 percento alla Regione Veneto. In data 18 ottobre si è tenuto presso la sede del Dipartimento nazionale di Protezione civile a Roma il primo Comitato dei garanti, al fine di esaminare ed approvare i progetti di utilizzo dei fondi raccolti, presentati dalle Regioni. Mi fa molto piacere affermare anche in questa sede, come ha già comunicato il presidente Vasco Errani, che per quel che riguarda la Regione Emilia-Romagna sono stati presentati ed approvati trentotto progetti, presentati da ventisei Comuni, più un ventisettesimo dell’azienda di servizi pubblici dell’area nord di Modena. I progetti proposti, in accordo con i Sindaci, sono di significativo valore culturale, educativo e sociale, suddivisi in alcune macro categorie: dodici sono dedicati ad edifici scolastici, nove tra municipi, centri civici ed altri servizi pubblici culturali monumentali, dieci tra edifici storici, religiosi, museali, servizi sociali aggregativi ed assistenziali, quattro interventi, di cui tre su impianti sportivi, per un totale complessivo di 14 milioni 350 mila euro, pari appunto al 95 per cento delle somme raccolte. È utile precisare che se i progetti non troveranno copertura totale attraverso il ricavato del numero solidale, i commissari delegati si impegneranno a garantire con i fondi della ricostruzione il totale completamento delle opere previste. A breve sarà accreditata alle contabilità speciali una prima tranche, pari al 30 per cento per lo start-up dei progetti e successivamente verranno liquidate per stati di avanzamento.
La Regione Emilia-Romagna in un’ottica di trasparenza e di tracciabilità di tutte le donazioni che sono pervenute in questi mesi a tutti gli enti pubblici coinvolti dai sismi, quindi alla Regione stessa con il suo conto corrente, alle Province e ai Comuni, donazioni provenienti da singoli cittadini, associazioni, enti e iniziative varie di solidarietà, sta appunto predisponendo una piattaforma internet denominata Open Ricostruzione, mediante la quale i cittadini potranno avere le informazioni e monitorare l’utilizzo delle risorse donate alle popolazioni terremotate, visualizzando in ogni Comune colpito tutti i progetti di ricostruzione. I cittadini potranno quindi prendere visione dello stato di avanzamento dei lavori, sapere quali sono le imprese esecutrici, conoscere lo stato dell’arte della raccolta di fondi per ogni singolo progetto e le differenti fonti di finanziamento che concorrono alla loro realizzazione: donazioni, fondi da contabilità speciale della struttura commissariale, eccetera. Sarà possibile, inoltre, effettuare direttamente sulla piattaforma donazioni puntuali sui progetti, mediante carte di credito o altri canali on-line. Open Ricostruzione, vista la complessità e l’innovazione del progetto, sarà pubblicato sulla rete, auspicabilmente nella prima metà di novembre.
In sintesi: nessun ritardo nelle procedure, trasparenza, credibilità dei progetti e, ovviamente, assegnazione delle risorse con equità, perché le risorse assegnate ai progetti, ai Comuni deriveranno anche dalla proporzionalità della gravità del danno subito.
Colgo questa occasione anche per rinnovare, come ha fatto il presidente il 18 ottobre scorso, a nome dell’intera Regione, credo anche dell’intera Assemblea, un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito con le loro donazioni ad un risultato altamente significativo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Gazzolo.
La parola, per la replica, al consigliere Manfredini.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Io sarei completamente soddisfatto, se non fosse che mi dice che i soldi sono stati depositati presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri senza che maturino interessi. 15 milioni di euro depositati, con il bisogno che c’è di soldi per la ricostruzione, con la banca che lucra su soldi versati degli italiani senza dare gli interessi! Assessore, questo credo che sia un fatto grave e di questo credo che sicuramente darò informazione. Per quanto riguarda la celerità, è chiaro che il disastro è stato estremamente complesso, ma sicuramente non c’è stata celerità nella gestione dell'emergenza, i soldi sono disponibili dal 15 di luglio, i garanti sono stati nominati solamente due giorni dopo la prima interrogazione. Ad ogni modo, va bene tutto quello che finisce bene, però vediamo se c’è la possibilità di prendere una soluzione per cui il presidente Errani si impegni affinché riusciamo ad avere gli interessi di questi 15 milioni, perché c’è bisogno di tutto. Stiamo aspettando questi soldi per i progetti che sono sicuramente interessanti, ma ci mancano tantissimi soldi che la gente sta aspettando. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 3266, connesso allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Cordoglio per la morte di Daniele Ghillani,
volontario del Servizio civile internazionale
PRESIDENTE (Richetti): Prima di passare allo svolgimento dell’ordine del giorno, vorrei ricordare insieme a voi che quest’Assemblea si svolge in concomitanza dei funerali di Daniele Ghillani che è un volontario dell’Emilia-Romagna di 22 anni, di Parma. Ai funerali presenzia, per la Regione, l’assessore Marzocchi.
Daniele è rimasto vittima di un incidente mentre stava lavorando per il servizio civile nazionale in un progetto della Caritas di Mondovì e della Caritas diocesana di Parma, per la costruzione di un centro giovanile per l’educazione e la formazione scolastica, anche attraverso attività manuali e attività di espressione sportive, eccetera.
Vorrei, in questa Assemblea, raccogliere l’invito del papà Federico che scrive anche a noi: "ricordatelo felice di portare la sua bontà verso tutti senza limiti o, come titola il libro che partendo mi ha lasciato da leggere, "Apprendista samaritano"."
Penso che quest’Assemblea, pur proseguendo nei propri lavori, in questo minuto di silenzio, si unisce allo svolgimento delle esequie del giovane volontario Daniele.
(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)
OGGETTO 3237
Delibera: «Riordino degli ambiti territoriali delle Province ai sensi dell'art. 17, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), convertito con legge 7 agosto 2012, n. 135.» (Proposta della Giunta regionale in data 8 ottobre 2012, n. 1444) (92) (Discussione)
(Risoluzioni oggetti 3061 - 3076 - 3270 - Discussione)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo i nostri lavori con la prima pagina dell’ordine del giorno.
Prendiamo in esame la proposta del riordino delle Province oggetto 3237. A tale oggetto la Conferenza dei Capigruppo ha abbinato le seguenti risoluzioni:
oggetto 3061, risoluzione proposta dal consigliere Manfredini per impugnare i criteri di riordino delle Province previsti dall’attuale testo dell'art. 17, comma 1, del D.L. 95/2012;
oggetto 3076, risoluzione proposta dal consigliere Pollastri per impegnare la Giunta a presentare ricorso alla Corte costituzionale contro l’art. 17 D.L. 95/2012 (c.d. Spending Review) che prevede, fra l’altro, l’accorpamento della Provincia di Piacenza ad altro ente territoriale.
Delibera: «Riordino degli ambiti territoriali delle Province ai sensi dell'art. 17, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), convertito con legge 7 agosto 2012, n. 135.» (Proposta della Giunta regionale in data 8 ottobre 2012, n. 1444) (92) (Discussione)
(Risoluzioni oggetti 3061 - 3076 - 3270 - Discussione)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo i nostri lavori con la prima pagina dell’ordine del giorno.
Prendiamo in esame la proposta del riordino delle Province oggetto 3237. A tale oggetto la Conferenza dei Capigruppo ha abbinato le seguenti risoluzioni:
oggetto 3061, risoluzione proposta dal consigliere Manfredini per impugnare i criteri di riordino delle Province previsti dall’attuale testo dell'art. 17, comma 1, del D.L. 95/2012;
oggetto 3076, risoluzione proposta dal consigliere Pollastri per impegnare la Giunta a presentare ricorso alla Corte costituzionale contro l’art. 17 D.L. 95/2012 (c.d. Spending Review) che prevede, fra l’altro, l’accorpamento della Provincia di Piacenza ad altro ente territoriale.
Sull'oggetto 3237 la Commissione Bilancio, Affari Generali e Istituzionali ha espresso parere favorevole nella seduta del 16 ottobre 2012 con 17 voti favorevoli, nessun contrario e 10 astenuti. Sono riportati all’interno dell’ordine del giorno i commi 3 e 4 dell’articolo 17 del decreto legge 95, poi convertito in legge.
Discussione generale congiunta, sia sulla proposta di riordino che sulle due risoluzioni, oggetti 3061 e 3076.
Ha chiesto la parola il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Onorevoli colleghi consiglieri, temo che oggi qui in Emilia si voglia cucinare una torta che sicuramente ai Modenesi non piace. Vero è che non tutte le torte riescono col buco e qui, a mio parere, i buchi sono tanti e gli ingredienti sono in gran parte sbagliati, per non dire avvelenati. Nessuno, tanto meno il Governo, ha illustrato, conti alla mano, quali saranno i reali risparmi dell’operazione "Taglia Province" e quanto verrà a costare questa torta indigesta. Parto innanzitutto dalle decisioni di questo strabico Governo che impone una riforma affrettata e caotica, senza avere ben chiaro quali saranno gli effettivi risparmi e benefici che ne deriveranno e senza spiegarlo agli italiani. Aboliamo pure le Province, ma gli apparati burocratici e gli uffici non solo resteranno a carico dei propri bilanci pubblici, bensì dovranno addirittura essere sostenuti ingenti costi per la trasformazione e la nuova organizzazione o meglio, disorganizzazione. Nuovi nomi, cartelli, timbri, carte intestate, intestazioni, volture, bilanci, sportelli e tantissime altre cose per spiegare l’inspiegabile e tentare di orientare i cittadini allo stravolgimento che inevitabilmente ci sarà.
L’ufficio studi della Cgia di Mestre ha calcolato di recente che anche con l’abolizione totale di tutte le Province ci sarebbe un risparmio di appena 500 milioni di euro, per un totale di 3,9 percento, ma nessuno si è sforzato di quantificare in quale percentuale aumenteranno i costi di una simile operazione. Il beneficio è, quindi, tutto da quantificare, né si effettua alcuna ricognizione concreta delle funzioni da trasferire. Neppure sappiamo se si prevedono servizi migliori e più efficaci o si produrranno inevitabili confusioni o conflitti e questo è, secondo me, un salto nel buio.
Per quanto riguarda Modena e Reggio Emilia, che volete trasformare nella provincia di Reggio Emilia e Modena, faccio davvero i complimenti alle due massime autorità di Modena, al presidente della Provincia Sabattini e al sindaco Pighi e a tutti gli altri sindaci della Provincia che fanno parte dei Cal, per aver svenduto le nostre radici. Essi hanno approvato questo riordino e non hanno avuto un briciolo di sensibilità e di forza nel difendere quel che Modena storicamente rappresenta e le eccellenze del territorio, compresa la storica facoltà universitaria che si chiama, appunto, di Modena e Reggio Emilia. Penso che sia quella denominazione che dovrebbe essere riconfermata con la nuova provincia e non Reggio Emilia e Modena, come invece pensate di nominarla.
Ricordo a tutti che dal 2007 è stata eletta la migliore università pubblica a livello nazionale dal giornale il Sole 24 Ore, mostrando servizi e presentazioni di alto livello.
L’esito dell’indagine condotta dal Sole 24 Ore e pubblicata ancora una volta nell’edizione di lunedì 16 luglio 2012, scrive: "il miglior polo universitario generalista d'Italia è l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, secondo ateneo più antico d'Italia, settimo tra gli atenei mondiali, nato nel 1175 e cresciuto attorno allo storico Studium mutinensis." Ricordo che soltanto a partire dal 1998 Reggio Emilia entra a far parte dell'Ateneo modenese.
Non da meno, poi, il Dipartimento d'ingegneria "Enzo Ferrari" a Maranello. La facoltà di ingegneria "Enzo Ferrari", essendo istituita nell'anno accademico 1990/1991, nel 2012 ha compiuto 22 anni, come completamento del biennio piano propedeutico di ingegneria che esisteva fin dal 1936.
La facoltà si inserisce un contesto produttivo territoriale fortemente caratterizzato dalla presenza di affermate case automobilistiche, industriali, chimiche, meccaniche, ceramiche e biomedicali, oltre a vivaci e competitive imprese operanti nel settore dell'informatica, dell'elettronica industriale e delle telecomunicazioni. La facoltà oggi conta circa 2500 iscritti, 600 matricole per l'anno accademico 2011/2012.
Penso che tutto questo dovrebbe essere sufficiente per fare un passo indietro e denominare la nuova provincia "Modena-Reggio Emilia", tanto non cambierebbe nulla, ma si riconoscerebbe così a Modena il ruolo che storicamente ed economicamente si è guadagnata. Vi è dell'altro. Non da meno è ruolo di Sassuolo, che è stato il traino nel comprensorio ceramico di Casalgrande, comune limitrofo di Sassuolo.
Sapete bene che la provincia di Modena è conforme di gran lunga alle richieste del decreto, sia come estensione di territorio, sia per numero di abitanti, e non ci va proprio di sparire come Provincia. Mi spiego meglio: considerando che la lingua è abituata a fare economia e ad abbreviarsi, come modenesi, prepariamoci a fare la stessa fine del Parmigiano. Come? Con le abbreviazioni! Prepariamoci, da qui a pochi anni, a diventare la Provincia di Reggio Emilia. Ebbene, questa è una cosa che a noi non piace. Di Piacenza parlerà il collega Cavalli. Su Ferrara, appresa la posizione del CAL e di questa maggioranza, dimostra come Ferrara rimane la cenerentola delle province emiliano-romagnole, ma questa è fortunata, perché almeno mantiene tutte le sue tradizioni, la sua cultura, il nome e tutto quanto ha fatto il popolo Ferrarese.
Mi complimento con la maggioranza di quest'Assemblea, perché tutto questo processo di riordino è davvero democratico. Complimenti! Non è stato previsto alcun referendum, né alcuna consultazione popolare dei cittadini. È davvero una riforma partecipata! Quando, invece, in ogni occasione, ci si riempie la bocca della parola "partecipazione". Mi piacerebbe sapere quanti di voi pensano seriamente che sia un riordino positivo per la nostra Regione, e quanti invece voteranno solo per vantarsi di fronte ai cittadini di aver voluto un risparmio dei costi istituzionali, tutto da dimostrare, poi!
Per quanto riguarda la Provincia di Romagna, voglio ribadire quanto i colleghi della Lega Nord, ma non solo della Lega Nord, nei consigli comunali hanno espresso, a gran voce. La Lega Nord è d'accordo con la cancellazione delle tre province romagnole, ma pensa anche che sia un'occasione unica e preziosa per costituire la Regione Romagna, con più autonomia e possibilità dal punto di vista finanziario, con un apparato amministrativo snello e un filo diretto con i cittadini. Ogni altra soluzione, compresa la provincia unica, non conviene affatto al territorio romagnolo, non solo dal punto di vista economico e di programmazione, ma soprattutto in termini di dipendenza da Bologna e di limitazione delle rappresentanze dei cittadini, sempre più considerati alla stregua di sudditi.
Si tratta di un risparmio che, ripetendo quanto detto all'inizio, nessuno è in grado di dimostrare e di quantificare.
Chiudo con il mio pensiero: non si svilisce per decreto la propria appartenenza. Non si sviliscono le proprie radici, l'anima e la produttività di un territorio.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.
AIMI: Grazie, presidente. Anch’io intervengo sulla questione delicata delle denominazioni, che andremo ad affrontare nel corso della seduta odierna, in particolare per quanto riguarda la denominazione della provincia "Modena-Reggio" o "Reggio Emilia-Modena".
Devo dire in premessa che mi rendo perfettamente conto che oggi per i cittadini emiliano-romagnoli, segnatamente per i cittadini modenesi e reggiani, le priorità sono ben altre, siccome, però, dobbiamo affrontare un problema che ha anche delle implicazioni non solamente politiche, non solamente economiche, ma anche di altra natura, mi permetto di sottoporre quest’intervento alla riflessione dell'Aula, sebbene noi abbiamo iniziato una raccolta firme, alla quale sono state apposte molte firme, anche di persone che non votavano segnatamente per il partito che rappresento, tuttavia, voglio sottolineare che non si tratta solo di una questione nominalistica; non è una questione solo di partiti, Pdl o Pd, centro-sinistra o centro-destra, ma è innanzitutto una questione di buonsenso, perché sono stati stravolti l'ovvio, la storia e l'alfabeto.
Per quanto riguarda l'ovvio, va da sé che la provincia di Modena, per importanza, per numero di abitanti, per capacità produttiva, ha un suo significato primario rispetto a Reggio Emilia. È altresì ovvio che Modena, sotto il profilo economico, ha una sua vita. Inoltre, voglio ricordare che, ai sensi del decreto, per diritto positivo, Modena, come provincia, sarebbe potuta rimanere autonoma, quindi saremmo potuti rimanere per conto nostro. Questo accorpamento territoriale va nell'ordine di idee del contenimento della spesa. Ma vi è un altro aspetto, quello storico. Voglio ricordare il nostro ducato, il ducato di Modena e Reggio Emilia, Guastalla e Massa Carrara.
Voglio ricordare, inoltre, il numero degli abitanti. Ma se dovessimo residuare nell’ultimo criterio, quello dell'ordine alfabetico, alle scuole elementari mi hanno insegnato che la "M" di Modena viene prima della "R" di Reggio. Ma a prescindere da queste considerazioni, Modena rischia di diventare veramente un nome in via di estinzione.
A mio avviso, noi, oltre a sollevare una critica, dobbiamo anche trovare una soluzione, e siccome non voglio che per una questione così delicata la soluzione sia di destra o di sinistra, credo che la soluzione più opportuna sia quella di trovare un'intesa bipartisan, con un ordine del giorno che demandi al Governo questa decisione, questa soluzione. Altrimenti, ci troveremmo in una situazione francamente imbarazzante. Ripeto: abbiamo l'opportunità di farlo, questa è la sede idonea, si sta già trattando. Mi sono fatto parte diligente, assieme ai colleghi del Partito Democratico, per vedere se vi può essere un'intesa. Capisco la rottamazione, ma rottamare nominalmente la nostra provincia credo che non faccia piacere nemmeno a tanti esponenti del centro-sinistra, che, in queste ore, hanno ritenuto opportuno, come la stessa Città di Modena, dimostrare con atteggiamenti concreti, una sensibilità al tema che, secondo me, deve essere presa in grande considerazione.
Pertanto, credo che un ordine del giorno bipartisan possa rappresentare la soluzione di questo problema, che ci ritroviamo incidentalmente ad affrontare nella seduta odierna. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Aimi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Grazie, presidente. A mio avviso, è opportuno precisare che cosa stiamo facendo oggi, nell’affrontare un passaggio estremamente importante e delicato, che, peraltro, tutte le regioni, in questa settimana, stanno affrontando o dovrebbero affrontare, e coloro che non lo faranno, non lo faranno perché, evidentemente, non si sono determinate le condizioni di responsabilità e costruzione di un senso politico comune. Stiamo facendo un passaggio in cui il ruolo dell'ente Regione e dell'Assemblea legislativa, oltreché, evidentemente, in primo luogo, come prevede la normativa nazionale, oltreché le nostre disposizioni statutarie, i consigli delle autonomie locali hanno un ruolo fondamentale, ma stiamo facendo un passaggio che deriva da un combinato disposto, peraltro complesso, in qualche caso anche contraddittorio, di legislazione nazionale, che ha avuto nella spending review l'ultimo passaggio fondamentale, ma che deriva da una serie di provvedimenti, che, appunto, si sommano e interagiscono non sempre in maniera lineare, che sono stati adottati nel corso degli ultimi anni, in particolare attraverso lo strumento improprio della manovra finanziaria o di leggi di stabilità o provenienti da decreti, di solito con caratteristiche abbastanza urgenti, fatte dal Governo, che oggi impongono di compiere un primo passo nel ridisegno di un pezzo importante del nostro sistema e dell’assetto istituzionale, che riguarda la definizione, sulla base di criteri fissati dalla normativa nazionale, delle cosiddette "nuove province".
Non stiamo, quindi, compiendo un percorso che nasce e finisce in questa Regione, anche se, per la parte geografica che ci compete, spetta a noi dire qual è il percorso.
Aggiungo che - e lo dico con piena consapevolezza della delicatezza e dell'importanza del passaggio - non stiamo affrontando una questione che riguarda l'identità dei nostri territori. Non vi è dubbio, infatti, che per l’accumulato storico e per la percezione che tutti noi abbiamo, che hanno i nostri cittadini ed ognuno di noi, evidentemente, i confini e le denominazione delle province hanno avuto, nel corso della storia, un elemento importante, anche perché è stato l’ambito per la scelta dello Stato post-unitario, che è stato l'ambito privilegiato di organizzazione decentrata dello Stato, o, meglio, di organizzazione dello Stato centrale, che aveva i propri rappresentanti in ambito territoriale attraverso le province, ma per come vengono disegnate le province o, meglio, per come si possono immaginare le province sulla base della spending review e della complessiva normativa nazionale che abbiamo di fronte, non si vanno a costituire enti che abbiano una funzione identitaria, si tratta piuttosto della costituzione di enti funzionali. Peraltro…
(brusio in Aula)
Chiedo scusa, con questo brusio non riesco ad intervenire…
Peraltro, la stessa normativa nazionale ci obbliga a fare un percorso inverso a quello che sarebbe logico, cioè ad affrontare prima il tema dei confini e delle definizioni degli ambiti territoriali e soltanto dopo, evidentemente, in corso il processo di consultazioni e di discussione, affrontare i temi più importanti, cioè delle funzioni di questi enti e di tutto quanto ne consegue in termini di aspetti organizzativi, patrimoniali e finanziari, con riferimento anche al tema del personale, dell'organizzazione e dell'articolazione dello Stato, ma, a questo punto, anche dell'ente regione sul territorio. Si tratta, evidentemente, di una questione fondamentale.
Come considerazione personale, di cui sono abbastanza convinto, aggiungo che noi oggi dobbiamo dare una risposta a quello che è persino un obbligo di legge - e verrebbe da dire che, in questa circostanza, ci troviamo nella situazione (mi rivolgo ai colleghi, anche al collega Aimi, insigne giurista) che i latini definivano dura lex sed lex - sapendo che noi affrontiamo un passaggio a legislazione vigente, ma che è un passaggio che deve permettere di compiere un primo passo, immaginando - e per quanto mi riguarda, ne sono profondamente convinto dal punto di vista politico - un passaggio verso quella che comunque è una necessità verso la definizione di un'organizzazione istituzionale del territorio, che parte dallo Stato e arriva fino ai comuni, a cui sarà necessario mettere mano nel futuro, e spero che il prossimo Governo, quello che uscirà dalle prossime elezioni politiche, abbia tra le proprie priorità, in una logica e in una dinamica di cooperazione con le regioni e con il sistema degli enti locali, quella di andare verso quel disegno che si era provato a definire nella carta delle autonomie, che, nell'obiettivo del contenimento dei costi, ma soprattutto della funzionalità dei processi decisionali, permetta di dare un assetto definitivo all'organizzazione delle istituzioni.
Non stiamo parlando, quindi, di una questione identitaria. Inoltre, devo dire che è vero che tutti noi siamo, in quanto eletti - qualcuno lo dice, ma è un'espressione che a me piace molto, un’espressione nella quale, però, in parte posso anche riconoscermi -, sindacalisti del territorio, ed ognuno ha il proprio territorio. Ma - badate bene! - la credibilità della politica, di ogni forza politica sta anche in situazioni complicate, in cui nei vari territori ci possono essere sensibilità diverse, sta nel fatto di riuscire, come singole forze politiche, e poi come istituzioni, a fare una proposta che stia in piedi da Piacenza a Rimini, che stia in piedi e che serva agli interessi di ogni provincia e di ogni territorio della nostra Regione. Perché - lo dico con grande simpatia e amicizia, ma anche con un po’ di preoccupazione - se lo stesso partito a Modena sostiene una posizione e a Reggio Emilia la posizione opposta; a Parma sostiene una posizione e a Piacenza quella opposta, i cittadini, compresi gli elettori di questo partito, non sono contenti, perché pensano, o ci dobbiamo curare che pensino, che il ruolo delle forze politiche è quello di fare proposte che siano al servizio di un interesse complessivo, e che all'interno di quest’interesse complessivo ci sia anche la valorizzazione e la tutela di ogni singolo territorio.
Dopodiché, per quanto riguarda il tema dei nomi delle nuove province, per sgomberare il campo da ogni equivoco, penso che siano giusti e da sostenere i due emendamenti presentati a nome della Giunta dalla vicepresidente Saliera, così come, facendo riferimento all'intervento del collega Aimi, credo sia assolutamente da accogliere la proposta di elaborare - so che i capigruppo ci stanno già lavorando - un ordine del giorno dell'Assemblea che precisi - poiché sul tema dei nomi non ci si deve impiccare - che la normativa nazionale (questa è la richiesta) dia la possibilità ai nuovi enti, nel momento in cui sono costituiti, magari in ambito di definizione statutaria, di decidere quale sarà il nome dei nuovi ambiti, proprio per spiegare che non si tratta di una questione di supremazia di qualcuno su qualcun altro, e la proposta uscita dal CAL (lo sottolineo), mettendo, nel caso delle due nuove province emiliane, prima il nome della provincia più piccola e poi quello di quella più grande, credo che abbia dato l'idea plastica che nessuno vuole annettere nessun altro, e quindi non si tratta dell'applicazione di criteri meramente geografici o dei luoghi di origine di taluni leader politici, ma mi pare sia stata una proposta sensata. Dopodiché, mi pare assolutamente evidente che questa è una proposta da intendersi come una proposta transitoria e di passaggio e che, se adotteremo gli emendamenti, ci esprimeremo comunemente in un ordine del giorno, si potrà lasciare non a noi, ma a coloro che, in rappresentanza dei cittadini, e, in questo caso, dei livelli istituzionali fondamentali di base, cioè i comuni che faranno parte dei nuovi organismi provinciali, si tratterà, evidentemente, di lasciare il massimo di libertà, autonomia e facoltà di definire aspetti importanti, tra i quali anche quelli che riguardano i nomi.
Da questo punto di vista, e con queste precisazioni, il gruppo del Partito Democratico sostiene la proposta fatta, sottolineando - lo ripeto ancora una volta - che per quanto riguarda l'assetto istituzionale, che va dai comuni fino allo Stato, l'approccio, che è un approccio comprensibile in momenti di estrema difficoltà finanziaria, ma che non sarebbe accettabile se si riproponesse in maniera stabile e permanente nel corso del tempo, sul tema dell'assetto istituzionale - dicevo - che è un tema fondamentale per poter realizzare non soltanto le politiche pubbliche, ma anche i principi fondamentali di convivenza civile e di costruzione delle nostre comunità, è necessario, sarà necessario intervenire con provvedimenti organici nazionali e, per quanto ci riguarda, anche in ambito regionale. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Non avendo particolari rivendicazioni localistiche da fare, vorrei fare un intervento di carattere più generale, partendo da una premessa: il Pdl è stato da sempre favorevole all'abolizione delle province.
Io stesso sono stato candidato alla presidenza della provincia di Rimini, e mi sono candidato dicendo che avrei preparato, qualora avessi vinto, l'abolizione della provincia. Ma noi avevamo fatto questa considerazione su presupposti di organizzazione diversa dello Stato, di sburocratizzazione dello Stato.
Ciò che sta accadendo oggi, invece, mi pare frutto di un atteggiamento da parte di questo Governo assolutamente pericoloso ed, in qualche modo, da denunciare. Tant'è vero che chiedo pleonasticamente al presidente Errani, che ha rapporti con questo Governo, fino a quando vorremo continuare a subire, come istituzioni, alcune forzature, al limite della violazione costituzionale, che questo Governo sta operando. Perché l'abolizione delle province, non avendo avuto il coraggio e la capacità politica di portarla avanti, attraverso un percorso costituzionale, si sta portando avanti in maniera surrettizia, e già questo mi pare, per chi si fa paladino di un atteggiamento rigoroso, un escamotage istituzionale assolutamente deprecabile. Appare chiaro a tutti che il riordino delle province altro non è che uno svuotamento delle province, in previsione di una possibile abolizione nel corso della prossima legislatura.
Ma non ci sarebbe nulla di male, se non si partisse dai presupposti che ispirano questa manovra: "sono uno spreco, non servono, sono inutili, i costi". Ma questa cosa si sta praticamente riversando su qualsiasi settore dello Stato che, in qualche modo, intralci chi vuole portare avanti determinate attività di Governo, svincolate dal consenso popolare. Tant'è vero che in questo modo si arriva all'ultima vicenda, quella che ci coinvolge tutti: si mette persino in discussione la funzione delle regioni. Questa prospettiva, certamente, non è una prospettiva che ci può far stare tranquilli.
Peraltro, questo Governo, fatto da tecnici e da professoroni, non ne indovina una, perché in ogni occasione ci sono provvedimenti che presentano delle incongruità enormi dal punto di vista giuridico. Cito solamente il fatto che, in una prima fase, si era limitata la definizione delle nuove province al CAL, con tutto il rispetto per il CAL, questa cosa lasciava un po' perplessi, tant'è vero che hanno dovuto fare marcia indietro, riportando la delibera all'interno dell'Assemblea legislativa delle regioni; hanno ipotizzato un'elezione di secondo grado, che potrebbe essere messa in discussione dalla Corte costituzionale fra pochi giorni, e già oggi i giornali parlando di una rivisitazione di questo metodo, ponderando i comuni più grandi rispetto ai comuni più piccoli, quando ci si poteva pensare prima. L'ultima questione è il commissariamento previsto per il prossimo giugno, in spregio assoluto della volontà popolare, che ha eletto le province per cinque anni. Ebbene, mi domando fino a quando dobbiamo subire passivamente un atteggiamento di questo genere.
Detto questo, venendo al merito delle varie questioni, penso che noi, come Regione, parlo nel complesso, tranne le ultime schermaglie sui nomi delle varie province, abbiamo dato buona prova, perché, prima con il CAL, poi noi come Consiglio regionale, abbiamo raggiunto un accordo sulla suddivisione dei nostri territori, accordo che in altre regioni ha comportato dispute ben più grosse, e in alcuni casi non sono riusciti nemmeno ad arrivare ad una conclusione definitiva. Tanto a significare che, forse, quando è in gioco la realtà che coinvolge tutti i territori, siamo capaci di trovare una sintesi efficace. L'unica nota, non voglio dire polemica, ma che, in qualche modo, voglio evidenziare, è che la Provincia della Romagna dimostra che quando fra di noi sostenevamo la realtà di una Regione Romagna non eravamo poi così fuori dalla realtà. Abbiamo parlato addirittura dei confini storici per potenziare, in qualche modo, i prodotti e i territori di quei luoghi. Mi pare che, a volte, la realtà sia più forte delle ideologie. Ed oggi che stiamo discutendo del riordino delle province, la Provincia della Romagna, in qualche modo, si è concretizzata.
Tuttavia, per noi la questione importante sarà quella, sempre in attesa che qualcuno dall'alto ci dica che dobbiamo abolire le province, della allocazione delle funzioni all'interno di queste province, perché è chiaro che il quadro cambia completamente, sia dal punto di vista territoriale, sia dal punto di vista degli organi di governo, perché la Regione Emilia-Romagna, come tutti sanno, è una delle regioni che più ha delegato alle province, ma oggi delegare a province che avranno organismi di secondo grado credo che non sia la stessa cosa rispetto a quanto sia stato fatto prima, e quindi questo ci impegnerà tutti nella necessità di rivedere questo meccanismo.
Per quanto mi riguarda, proporrei, non oggi, ovviamente, ma in seguito, di fare noi una forzatura nei confronti del Governo, visto che il Governo ne fa di continuo nei nostri confronti. Per esempio, rispetto alle allocazioni dei presidi statali, direi che potremmo essere noi, dai nostri territori, con il consenso dei cittadini, a fornire delle indicazioni al Governo, invece di aspettare che qualche burocrate di turno si inventi che cosa fare. Da questo punto di vista, quindi, noi potremmo offrire un contributo importante, soprassedendo momentaneamente alle nostre prerogative e ai nostri limiti costituzionali e non, visto che gli altri se ne stanno bellamente fregando di quanto questo prevede.
Abbiamo il problema dei presidi statali e di tutti gli uffici statali, della riallocazione delle funzioni della Regione, e dovremmo guardare anche a come il personale verrà sparpagliato sul territorio, perché oggi leggo che verranno trasferiti… Insomma, di solito, questi meccanismi richiedono una concertazione maggiore, a meno che Monti non vada ad ogni singolo dipendente comunale a prenderlo a calci nel sedere, a sbatterlo da una parte e dall'altra. Mi sembra che sia un’ulteriore forzatura che nessuno vuole fare.
Oggi noi abbiamo la possibilità, dopo aver dimostrato tecnicamente di essere capaci di trovare una sintesi, di offrire uno spunto in più per quanto ci aspetta da qui in avanti. Se vivremo in maniera subalterna, attendendo gli eventi, continueremo ad offrire l'immagine di una Regione ripiegata su se stessa e che forse qualcuno può mettere in discussione. Se invece saremo capaci di offrire noi delle indicazioni importanti da questo punto di vista, credo che continueremo a dimostrare che la nostra funzione è indispensabile per il funzionamento dello Stato. Grazie.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente. Oggi ci apprestiamo ad assumere un atto che discende da una decisione presa dal Governo, decisione che, sotto l'ombrello della spending review, mette mano pesantemente al riassetto istituzionale di questo Paese. Peraltro, devo dire che, associandomi alle dichiarazioni del presidente Lombardi, siamo sempre stati favorevoli all'abolizione delle province. Tuttavia, ci rendiamo certamente conto che il meglio è nemico del bene, e diciamo che questo è un primo passo. È un primo passo che lascia molte zone d'ombra, nel senso che con questo nostro atto noi diamo un ridimensionamento forte alla presenza di questi enti; ancora oggi non sappiamo, a causa di una certa lentezza del Governo, che aveva detto in sede di emanazione del decreto che avrebbe assunto rapidamente atti conseguenti rispetto all'individuazione delle funzioni, all'allocazione delle stesse, e alle risorse che necessitano per l'esercizio di quelle funzioni, però, sotto l'ombrello della spending review, oggi, tutto è possibile. È possibile che il Governo metta mano ad una specie di atto di surroga anche ad alcune delle questioni che riguardano la vita dell'autonomia regionale. Infatti, abbiamo appreso che, per decreto, si deciderà il numero dei consiglieri nelle varie assemblee, erodendo così una certa autonomia. Staremo a vedere. Siamo nell'ambito delle ipotesi, delle enunciazioni, che però non lasciano intravedere, da questo punto di vista, come è stato detto, una discussione che, a cascata, interessi le regioni e tutti gli enti locali sulla necessità di un riassetto, che è del tutto evidente, ma che certamente non poteva fermarsi al ridisegno dell'ente Provincia. Oggi facciamo questo, introduciamo finalmente le città metropolitane, discussione che viene da molto lontano, dalla variazione del Titolo V, fatto un po' di corsa, che ha procurato, a mio avviso, qualche danno, perché quel percorso non è riuscito a raggiungere il compimento che doveva essere molto più ampio, con il Senato delle Regioni, l'abbattimento del numero dei parlamentari, eccetera, eccetera.
Certo è che andiamo incontro, se questo è il dato di partenza, ad un periodo un po' confuso, durante il quale non sapremo - faccio un esempio per parlare in termini di concretezza - chi farà che cosa rispetto alla formazione professionale, che in questa Regione è stata gestita con una delega, anche con risultati positivi (lo ammetto). Ma questo è solo uno degli esempi. Visto che tutto ciò che fa questo Governo, comunque, suscita un plauso, sempre per via dell'ombrello di cui dicevo, prendiamo quanto vi è di buono e cerchiamo di aprire una discussione su quanto ci sembra ancora poco chiaro, poco trasparente, direi quasi misconosciuto.
A mio avviso, l'assunzione che dobbiamo fare oggi, a prescindere dall'atto che ci viene imposto nei termini di legge anche temporali, è un'assunzione diversa, non è questa, che è un passaggio transitorio. È un passaggio transitorio che ci deve portare a discutere seriamente su come vogliamo progettare un'architettura diversa, perché, allora, dobbiamo parlare di riunioni, di funzioni associate; dobbiamo spingere, Presidente, su una possibilità che esiste, che vedo che facciamo fatica, anche se qualche atto recente va in questa direzione, sulle fusioni dei comuni, laddove abbiamo zone ampie del nostro territorio in cui esistono piccoli enti locali, dove le funzioni associate sono difficili da individuare e da praticare, dove sarebbe possibile cominciare a pensare alle fusioni, su una scala un po' più ampia. Spero che questo sia motivo di discussione nei mesi che abbiamo davanti.
Certo è che - ed in tal senso mi rivolgo al collega Luciano Vecchi - non siamo i sindacalisti del territorio, ma anche. Non possiamo essere aggrappati ai campanili, ma anche. Pertanto, nella definizione dei nuovi ambiti e perimetri provinciali ci sono delle incongruenze. Ad esempio, devo tirare un po' le orecchie al CAL e chi ha rappresentato Parma nel CAL, perché, francamente, non è possibile che Parma - adesso faccio il sindacalista del mio territorio - che ha tutte le caratteristiche per rimanere una provincia autonoma rispetto ai canoni stabiliti dal decreto, ampiezza del territorio e popolazione, alla fine, non abbia la dignità di essere la città che dà la denominazione al nuovo ente. In tal senso, capite bene che diventa persino imbarazzante: Parma è la città dove è allocata l'unica Agenzia europea. Mi sembra una questione non di poco conto.
Tuttavia, comprendendo le ragioni che, in qualche modo, ci devono far trovare una sintesi, almeno che questa sintesi venga trovata con una discussione a livello territoriale, rispetto al quale si va a fare questa variazione.
Credo, quindi, che questo sia l'unico meccanismo, fatto salvo che non mi pare ci sia neppure la volontà di utilizzare il meccanismo previsto, che è quello del "non innovativo", che poteva in qualche modo bypassare questo problema, che esiste, ed esiste non solo rispetto alla provincia di Parma e Piacenza, ma anche rispetto a quella di Modena e Reggio.
Stante questa situazione, credo che una possibilità ci è data dal tentativo che stiamo facendo, Capigruppo e Giunta, di predisporre questo strumento che ci consenta di dire: "Governo, noi mandiamo la riperimetrazione rispettando il caposaldo di quello che ci ai demandato di fare, ma con l'impegno che la denominazione, in qualche modo, venga discussa localmente in fase statutaria, quella che regolerà la vita di questi nuovi organismi".
È una dimostrazione di buona volontà, tenendo conto che, in effetti, se ci perdessimo soltanto nella discussione del nome, sostanzialmente perderemmo una possibilità che comunque si apre di ridisegnare l’assetto istituzionale di tutta la Regione. In tal senso, auspico che vengano tenute in considerazione alcune di quelle ragioni che sono state evidenziate dai colleghi: ci sono ragioni storiche, ragioni geografiche, ci sono ragioni concrete, penso a Parma quale secondo polo sanitario regionale, con l'Università fra le più antiche d'Italia. Tante, tante motivazioni che avrebbero dovuto indurre il CAL a prendere una decisione in un certo senso. Questo non è stato fatto per gli equilibri politici per i quali all'interno del PD si fa il seguente ragionamento: "Siccome Modena sarà… bene, allora, la denominazione la diamo a Reggio". Ma sono tutte questioni che, secondo me, hanno poco a che vedere con le motivazioni storiche che potevano stare alla base di un altro ragionamento.
Chiudo dicendo che ritengo che questa occasione vada utilizzata anche per responsabilizzare gli enti locali in fase di stesura degli statuti, laddove ci sarà una discussione e mi auguro che questa discussione, ovviamente, per quanto mi riguarda, porti ad una denominazione che sia più confacente alla storia (e torno a fare il sindacalista del territorio della città che rappresento). Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Fabio Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. La ringrazio perché mi ha chiamato per nome e cognome, quindi evidentemente oggi siamo in posizioni non proprio condivise.
Intanto ricordo che noi, come Popolo della Libertà, siamo sempre stati favorevoli all'abolizione delle province, e quindi non vedo per quale motivo oggi dobbiamo trovarci in posizione che non collimano. Vorrei far presente all'Assemblea che non stiamo votando per cambiare il nome alle città. Modena rimane la città di Modena. La stazione ferroviaria di Modena rimarrà stazione ferroviaria di Modena. I caselli autostradali di Modena nord e Modena sud rimarranno caselli autostradali di Modena nord e Modena sud. Così come la Ferrari rimarrà legata a Maranello, perché la Ferrari è di Maranello. La stessa cosa, Presidente, vale per quanto riguarda Sassuolo: Sassuolo rimarrà capitale europea della ceramica. Per dire che non cambia niente. Idem per Reggio Emilia: l’autostrada rimarrà a Reggio Emilia, il casello ferroviario rimarrà a Reggio Emilia, così come casello autostradale. Per quanto riguarda la sede della Max Mara - anche se il grandissimo industriale Maramotti, che è stato uno dei più grandi industriali del Novecento, non l’ha mai voluta legare alla provincia, perché non l’ha voluta provincializzare, perché provincializzare vuol dire rendere piccolo. Maramotti ha sempre detto "Max Mara", ma non ho mai detto: "Max Mara di Reggio Emilia" - comunque rimarrà a Reggio Emilia, perché è legata al territorio di Reggio Emilia ed è all'uscita dell'autostrada di Reggio Emilia.
Ciò che cambierà sarà solo la percezione geografica del territorio provinciale. I nostri ragazzi, nei sussidiari di scuola, vedranno un'unica provincia, la Provincia di Reggio Emilia e Modena, un'unica realtà territoriale, rimanendo Modena capoluogo di questa realtà territoriale, e Reggio Emilia una città importante legata a questa nuova grande provincia. Non si prospetta, quindi, alcuna grande catastrofe, come ha detto il collega Manfredini, nessuna torta avvelenata, nessuno stravolgimento della storia, soltanto un atto di buonsenso che, da una parte, premia la città di Modena, dall'altra riconosce che anche Reggio Emilia non è da buttare nel cestino.
Per quanto ci riguarda, Presidente, per quanto mi riguarda, sarei stato più favorevole alla grande provincia dell'Emilia, che partisse da Modena e arrivasse a Piacenza. Sarebbe stata una realtà territoriale veramente importante. Oggi, aver sentito in quest'Aula, sia da destra sia da sinistra, che qualcuno presenterebbe degli ordini del giorno, in cui, in sostanza, si dice che questo Consiglio regionale, quest'Assemblea legislativa non è in grado di decidere sul nome, perché presentare una risoluzione vuol dire che questa Assemblea regionale, che tanto si vanta di essere sempre in prima linea, di essere avanti in Italia, di essere la prima della classe, ebbene, in questo modo, quest'Assemblea regionale rinuncia a decidere su un nome, se chiamare la nuova provincia "provincia di Modena e Reggio" o "provincia di Reggio e Modena". Secondo me, è una cosa veramente di basso livello. Chiedo, quindi, al Presidente, che è uscito, di valutare, perché, al di fuori di quest'Aula, i giornalisti diranno che la Regione Emilia-Romagna non è stata in grado di scegliere un nome e delega il Governo a scegliere il nome. Mi sembra ridicolo che questa Regione non sia in grado di convalidare quanto ha deciso saggiamente il Comitato delle Autonomie locali. Se ci fosse stato da fare delle modifiche, avrebbe dovuto farle la Commissione. È la Commissione l'ente preposto a valutare queste piccolezze. Ma che oggi quest'Aula debba abbassarsi a dire: "noi non siamo in grado di decidere per un nome", per quanto mi riguarda, non voterò quest’ordine del giorno, senza nemmeno averlo letto, perché non l’ho nemmeno letto, ma mi sembra una cosa veramente di livello non adeguato ad una Regione qual è l'Emilia-Romagna. Sembra che questa Regione non sia in grado di svolgere il ruolo che le è stato affidato, riducendosi il proprio compito istituzionale.
Colgo l'occasione per ringraziare il CAL, per ringraziare gli amministratori locali, in particolare di Modena e di Reggio Emilia, che in autonomia hanno deciso e hanno votato a maggioranza, senza fare le discussioni inutili che stiamo facendo in quest’Aula, perché non cambia niente: Modena rimarrà Modena, Reggio Emilia rimarrà Reggio Emilia. Alle elementari, quando i bambini studieranno la nuova delimitazione geografica, vedranno una provincia più importante. Anche se, per quanto mi riguarda, ribadisco che avrei preferito vedere la grande Emilia. Ma non per questo alzo le bandiere, alzo gli scudi. Va benissimo quanto ha deciso il CAL.
Pertanto, non faccio altro che convalidare quanto le autonomie locali hanno deciso, ringraziandole perché stanno guardando più avanti di noi, perché i problemi dei territori non sono quelli del nome, ma sono quelli dell'economia, sono quelli del lavoro. Il problema, semmai, è dove sistemare i lavoratori delle province attuali. Il problema è come le province devono diventare più efficienti, rendendo servizi migliori ai cittadini. Il problema non è certo quello di mettere prima un nome o l’altro. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Filippi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Ferrari. Ne ha facoltà.
FERRARI: Grazie, presidente. Devo dire che il livello del dibattito, così come si è sviluppato finora, ci fa capire che, evidentemente, l’impostazione data alla riforma di un pezzo di questo Paese, delle istituzioni di questo Paese, forse non è partita col piede giusto. Nessuno di noi, costruendo una casa, partirebbe dal primo piano. In questo caso, forse, siamo partiti secondo o dal terzo. Certamente non siamo partiti dal pianterreno. E questo, ovviamente, mette in grande difficoltà tutti: quest'Assemblea elettiva, la Giunta che ha fatto, insieme col CAL, questo lavoro di raccordo e di raccordo e di collegamento, ma soprattutto non fa capire ai cittadini quale sarà alla fine il disegno compiuto, semmai ci sarà, e questo ovviamente è motivo di preoccupazione, una riforma complessiva del Paese.
Per quanto mi riguarda, avrei visto con favore, nel prossimo Parlamento nazionale, che sarà votato a breve, un'indicazione che riprendesse il tema importantissimo del riordino istituzionale del Paese, ma partendo o dall'alto o dal basso. Nel senso che sarebbe stato opportuno partire dal Parlamento, con una rivisitazione del ruolo delle Camere o, meglio, di una Camera diversa, con un diverso accorpamento delle regioni, forse oggi le regioni, per come sono, in questo Paese non vanno più bene, vanno pensate in modo diverso. Le province andavano aggregate? Andavano rivisitate? Io credo di sì, ma non andavano riaggregate solo pensando ai confini amministrativi. Forse sarebbe stato il caso di pensare a un livello meglio raccordato, più forte, più preoccupato, ma voi sapete bene quanto me che i cosiddetti livelli di secondo grado difficilmente riescono ad avere un peso vero sui territori. Per finire, rimane il tema dei comuni, che, così come sono nel nostro Paese, forse non sono più in grado di reggere la sfida dei tempi, quindi i comuni non sono collegati meglio con le unioni, ma probabilmente - e in questa Regione un tentativo è stato fatto, il primo tentativo è stato fatto, ma spero che sarà preso come esempio da tanti altri, dovrà essere incentivato, perché l’esempio diventi una regola - con le fusioni fra territori e comuni omogenei. Il tema, quindi, non è tanto - venendo al merito rispetto a quanto faremo nel corso della tornata assembleare odierna - quello delle radici. Stiamo semplicemente pensando di riordinare e ridefinire dei confini amministrativi, di questo si tratta. Fatto, però, in questo modo, certamente, perderci, fermarci o soffermarci sul tema se deve venire prima Piacenza o Parma, o Modena invece di Reggio, francamente, non mi sembra che renda onore alla qualità e al pensiero che dovrebbe uscire da quest’Aula.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, che ho visto che è stato presentato e che io voterò, non vorrei essere cattivo profeta, ma credo che, quando arriveremo sui territori, se dietro a ciò che viene deciso non ci sarà un pensiero un po' più alto ed illuminato, semplicemente, posticiperemo questo dibattito un po' strano e, per quanto mi riguarda anche un po' incomprensibile, che abbiamo cominciato a fare prima in Commissione ed oggi, almeno in alcuni interventi, anche in quest’Aula. L'unico dato che, secondo me, va sottolineato, pur nella complessità e nelle inadeguatezza del sistema che oggi ci porta ad assumere una decisione, è che almeno in questa Regione, a differenza di altri territori, lo sforzo è stato fatto, è stato fatto dalla Regione, dalla Giunta, è stato fatto dai territori, è stato fatto dal CAL. Almeno, a differenza di altri, noi abbiamo fatto quel che ci è stato chiesto; possiamo dire che il compito che ci è stato assegnato l’abbiamo svolto, l’abbiamo svolto in maniera puntuale e, come sempre, in maniera seria e fortemente condivisa. Ma questo non basta. Credo che l'impegno delle istituzioni, dei partiti politici e di chi siede ai tavoli romani, in questo caso il Presidente della Giunta Errani, che riveste un ruolo doppiamente impegnativo, così come la Vicepresidente Saliera, spero, mi auguro, e questo è un affidamento che facciamo anche a loro, perché questo tema sia, una volta tanto, in questo Paese, preso dalla parte giusta, affrontato in modo intelligente, e non con le modalità che hanno fatto di questo Paese, purtroppo, un paese che ha sì tante difficoltà, ma che se non riscopre la politica vera, quella con la "p" maiuscola, non vivrà sicuramente una stagione più felice rispetto al passato. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Ferrari.
Prima di dare la parola al collega Bazzoni, comunico che è pervenuto anche il seguente oggetto:
3270, risoluzione a firma dei consiglieri Monari, Villani, Aimi, Manfredini, Naldi, Sconciaforni e Noè, per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo al fine di individuare nelle norme un procedimento che consenta un pieno coinvolgimento delle Istituzioni interessate nella definizione delle denominazioni di futuri Enti territoriali.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bazzoni. Ne ha facoltà.
BAZZONI: Grazie, presidente. Presidente, colleghi consiglieri, nel dibattito che oramai va avanti da molti anni sul riassetto delle autonomie locali, sono sempre stato tra coloro che sostenevano come la Romagna fosse una Regione bene individuata, con caratteristiche peculiari fin dai tempi della Romandiola e dell'Esarcato, forse l'unica regione italiana che sia stata storicamente definita e riconosciuta universalmente, e che ciò meritasse di onorare quel trattino che venne messo dai padri costituenti della Regione Emilia-Romagna, con il riconoscimento di una completa autonomia.
Contemporaneamente, ho sempre sostenuto come la pletora di enti locali che affolla il panorama istituzionale italiano fosse una sciagura per la buona amministrazione e comportasse spese eccessive e immotivate. Le province, le comunità montane, i circondari, i comprensori, i consorzi di bonifica, in ultimo le unioni dei comuni rappresentano uno spezzettamento delle funzioni pubbliche ed una sommatoria di costi, tasse e gabelle, che non ha uguali in nessun paese al mondo. Sono sempre stato a favore dell'abolizione delle province, da sostituire con uffici decentrati della regione; così come sono da sempre favorevole ad una razionalizzazione degli uffici del Governo sul territorio e alla creazione di aree vaste, per quanto riguarda i servizi e le funzioni pubbliche più importanti. Ma tant’è. In Italia una visione generale ed organica delle riforme è pura utopia. Ed ancora una volta, dopo tanto dibattito, assistiamo al parto del topolino, con il decreto del Governo Monti che si limita a costringere le Province ad accorparsi, riducendole, di fatto, a cinquanta-sessanta e trasferendo o annullando delle competenze. Nulla per quanto riguarda un riassetto complessivo della macchina dello Stato oppure delle Autonomie locali, tanto meno dell'abnorme numero dei comuni che è una delle sciagure italiane. Se questo è il quadro che ci si presentava, devo dire che i romagnoli, una volta tanto, hanno dimostrato di essere un popolo e di riconoscersi reciprocamente, facendo partire per tempo un dibattito e un processo di unificazione delle tre Province che ha determinato un fatto importante: non siamo stati costretti a ritrovarci tutti nell’unica Provincia Romagna, ma lo abbiamo voluto e preteso. Sono fiero di essere stato fra i primi a sollecitare questo processo e a battermi perché vi fosse una condivisione ancora più ampia, prima che si conoscessero le intenzioni del Governo. Sono sempre stato convinto che "il meglio sia nemico del bene", ed il bene per noi, oggi, è che l'area della Romagna mantenga una sua unitarietà e soprattutto il nome Romagna non sia solamente un'espressione geografica o, parafrasando Metternich, "un signore sconfessato dalla storia", ma abbia un suo preciso riscontro istituzionale.
A suo tempo avevo presentato due progetti di legge legati alla definizione di Romagna e di Riviera Romagnola, che quest'Aula aveva bocciato non cogliendo le grandi implicazioni economiche che questi avevano per valorizzare delle produzioni tipiche o del marketing turistico. Ora, sono soddisfatto perché nessuno potrà più mettere in dubbio il nome di Riviera Romagnola, trattandosi della parte di costa dell'omonima Provincia. Così come, un po' più a nord, vi sono i lidi ferraresi. Se questo è il quadro, non posso che dichiararmi d'accordo con la deliberazione che ci viene presentata e che coglie una proposta che è stata maturata con grande partecipazione dai Comuni romagnoli e dalle forze politiche, senza distinzione rispetto ai ruoli di Governo e di Opposizione che occupano. Restano solamente alcuni particolari sui quali, penso, la discussione continuerà, come ad esempio le sorti dei territori dell’Imolese, storicamente e culturalmente "Romagna", ma sotto il profilo istituzionale appartenenti a Bologna. Questi hanno pensato bene di non chiedere l'aggregazione alla Provincia Romagna, interrompendo così un legame che insisteva dai tempi dei Galli Boi e Senoni, passando per le centuriazioni con cui Giulio Cesare sistemò i territori per ricompensare i suoi legionari, alle propaggine dell’Impero d’Oriente, alle delegazioni Pontificie e alla Costituente, con la formazione di una Regione composta fino all’odierna ricomposizione di una Provincia. D'altronde, a voler sottilizzare, della deliberazione n. 1444 del 2012 della Giunta vi è un’altra incongruenza che balza agli occhi: la permanenza di una piccola Provincia - Ferrara - in un quadro di aggregazioni regionali che viaggiano intorno al milione di abitanti. Forse si sarebbe potuto fare lo sforzo di creare una Provincia Romagna, una città metropolitana, una Provincia Emilia-Estense ed una Provincia Emilia Nord, con un assetto, anche estetico, molto più compiuto. Se gli amministratori di quelle realtà, a differenza di quelli Romagnoli, hanno preferito creare un assetto più squilibrato, avranno avuto le loro buone ragioni. Per cui non entro nel merito e mi limito all'osservazione estetica.
Molto più grave, invece, è lo svuotamento delle Province per quel che riguarda le funzioni della rappresentanza democratica. La Giunta, ovviamente, non ha responsabilità in merito, perché ciò è dovuto alla Legge Nazionale n. 95 del 6 luglio 2012. Ma vorrei invitare tutti ad occuparsi di questo, per arrivare ad una modifica ed un ripristino delle funzioni di elezione degli Organi mediante il voto popolare, anche se questi Organi dovessero essere minimali e in linea con le necessità di contenere i costi.
Ritengo che non sia opportuno svuotare le Province. Pensiamo, per esempio, alla formazione professionale laddove vi sono funzioni che non possono essere svolte "dal centro" o poste in capo ai Comuni dal momento che trattasi di funzioni che hanno una valenza che supera il proprio ambito territoriale e politico. Il tentativo di ovviare con l'Unione dei Comuni, secondo me aggrava la situazione, perché sposta l'ambito decisionale e di controllo dai cittadini alle burocrazie, impedendo loro di votare gli Organi e decidere la democrazia locale. Meglio sarebbe stato impegnarci in una politica di fusione dei Comuni sotto una certa soglia di abitanti, creando degli enti locali con una massa critica importante, ma sotto il controllo diretto dei cittadini che possono così votare, determinare maggioranze e minoranze, Governo e controllo. Anche questa è una grande pecca del decreto governativo convertito con la legge n. 95 del 2012. Per questo invito l'Assemblea Legislativa ad impegnarsi e ad impegnare la Giunta, per continuare una riflessione sugli assetti istituzionali. Riflessione che posso portare, pur in una ottica di riduzione dei costi e miglioramento degli assetti organizzativi, ad una correzione di queste palesi mancanze ed una riforma organica dello Stato che coniughi efficienza, rappresentanza e democrazia. Oggi non è così. Per cui, cari colleghi, c'è ancora molto da fare.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bazzoni.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.
MONTANARI: Grazie. Presidente, colleghi: io condivido perfettamente la posizione espressa dal gruppo del PD e in particolare dal consigliere Vecchi e mi limito ad una valutazione. Partendo dall'apprezzamento sul lavoro svolto dal CAL - che trovo sia un punto di partenza, non di arrivo - un lavoro che in molte regioni d'Italia non c'è stato per cui molte Assemblee Legislative Regionali discuteranno in assenza di una proposta specifica, quella che noi oggi stiamo discutendo, a mio modesto parere, sta in piedi solo "con il secondo grado"; cioè fuori da un tratto identitario. Voglio dire qui, chiaramente, che se, nei prossimi giorni, ci saranno decisioni "per il primo grado", questa materia, a mio giudizio, è tutta da ridiscutere. Per quale motivo? Perché, come ci hanno spiegato molti consiglieri del centrodestra che sono intervenuti, si è parlato di "Regione Romagna". Il consigliere Lombardi, che apprezzo sempre per pacatezza e profondità di ragionamento, ci ha detto che questo atto disegna "la Regione Romagna".
Il consigliere Bazzoni ci ha spiegato che l’hanno sempre voluta. A proposito di "sindacalisti del territorio" - e ne ho sentiti tanti - io chiedo: sindacalisti di quale territorio? Per quali interessi? Siccome qui ciascuno di noi cerca di dare un contributo per l'interesse generale, io dico: "carissimi, la Regione Romagna non è nell'interesse dei cittadini Romagnoli". Ed aggiungo: "anche emiliani". Lo so benissimo che c'è un tratto storico, ma continuare a stare su quella linea e non spiegare ai Romagnoli che la Regione Romagna significa più tasse e meno investimenti - soprattutto di questi giorni, ma anche in periodi di vacche grasse - vuol dire non svolgere a pieno il ruolo di "sindacalisti del territorio". Per quale ragione? Perché non si fanno gli interessi delle imprese e dei cittadini che insistono sul territorio!
Ora, io penso che la Regione Emilia-Romagna sia la dimensione "minima" per avere un ruolo ed una funzione nella competizione globale. E tutti quelli che girano con un coltellino in tasca o un gessetto per ridisegnare e fare degli altri pezzettini più piccolini - compreso la Lunezia - corrisponde allo stesso ragionamento che ho individuato prima: "più tasse, più spese e meno investimenti". Ora, se questo ragionamento ha una sua logica, allora tutto quell'agglomerato che c'è attorno alla Romagna e che viene individuato nella proposta del CAL (Comitato Autonomie Locali) sta in piedi esclusivamente con il secondo grado. Dovessero essere altre le decisioni che sono attese e che sono state qui ricordate, si torna a discutere! Perché altrimenti sarebbe una cosa diversa, atteso che il deliberato di oggi avrebbe una rilevanza che non è stata data dalla Giunta, la cui opinione, a mio giudizio, è rilevante anche a proposito del voto che daremo. "Secondo grado": quindi questo assetto. Un altro grado, un diverso assetto. Altrimenti viene fuori un tratto identitario che non è l'elemento fondante, ossia la scelta che viene proposta all'Assemblea Legislativa.
Concludo. È tempo di riforma del Titolo V. Anche le Regioni devono essere riordinate, accorpate - a proposito di Regione Romagna - e ci sono funzioni che vanno ridefinite, quali ad esempio, quelle di programmazione. E poi c'è una scelta strategica, che riguarda l'Unione dei Comuni che deve essere incentivata e in capo alla quale va posta la gestione. Attenzione: "riordino istituzionale" non solo per ridurre i costi, ma per governare meglio. Perché questa storia che solo tagliando si riesce a fare meglio, è una barzelletta! Sia che la racconti un tecnico, un intellettuale, un senza mestiere, o un acchiappa fantasmi! È una barzelletta! Stiamo ragionando su come governare meglio. E se si tratta di questo, il resto che residua dalla integrazione di Regioni ed Unione di Comuni - che per me sono una scelta strategica - cioè le Province di cui stiamo parlando, dovrà occuparsi di quello che non è in capo a Regioni e Unione dei Comuni. Mi paiono i titoli di un ragionamento di riordino istituzionale in cui le sinergie devono essere date dall'essere, da parte delle istituzioni e degli enti, all'altezza dei problemi che sono da governare.
Per questo - e finisco - parlo di "punto di partenza". Non "punto di arrivo". E vorrei, non come sindacalista del territorio, segnalare che il consigliere Bazzoni ha parlato di Ferrara ed ha detto che "avrebbe potuto... però anche loro avranno avuto le loro ragioni"; secondo me occorre fare un passo in avanti, perché capisco che dire "avranno avuto le loro ragioni" porta a non discutere con i ferraresi, però è un passo in più verso una visione generale. Ed io la collego parlando di Ferrara per dire: "ma come, si è parlato del macro ed adesso si va verso il micro"? Sì! Perché storicamente, se c’è qualche governante in Emilia-Romagna - e fuori dall’Emilia-Romagna - che decide di tirare, da una parte o dall'altra, la pelle della Provincia di Ferrara, questa si rompe, si lacera.
Modena è vicino a Cento, Ravenna è vicino a Comacchio, è una realtà storica che abbiamo visto formarsi recentemente nei suoi confini. Solo partendo da un punto di partenza e governando i punti di approdo successivi, in ragione della capacità di governo dei problemi dei cittadini, si possono avere gli argomenti per pensare a sviluppi che interessano tutti e che sono condivisi. Altrimenti si crea un fenomeno che si chiama "lacerazione".
Ecco perché il piccolo, e il meno piccolo, devono coesistere dentro un quadro di coesione che va verso una nuova responsabilità di Governo, partendo dai problemi nuovi che insistono. Io penso che sia questo il quadro, anche della delibera di oggi.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Montanari.
Ha chiesto di parlare il consigliere Riva. Ne ha facoltà.
RIVA: Grazie, presidente. Intervengo per dire che io sono stato, da sempre, favorevole all'abolizione delle Province. Ma sono stato favorevole all'abolizione delle Province laddove fossero intese come quel luogo in cui venivano distribuiti incarichi; le Giunte, i Presidenti, i Consigli e soprattutto quegli odiosi articoli 90 del D.lgs. n. 267/2000 che erano dei luoghi di compensazione per chi non raggiungeva un risultato positivo alle elezioni. E su questo tema c'è stato un abuso forte che ha screditato tutto quello che di buono la democrazia diretta delle Province aveva potuto fare. Potrei citare degli esempi, ma non lo faccio perché dovrei parlare di persone.
Non sono invece per abolire, cambiare, o meglio per sopprimere, quel senso di appartenenza che è fatto da luoghi, da confini, da fiumi, da torrenti, da ponti, da sapori, da modi di dire, e da un senso di riconoscimento delle persone ad un territorio. Ecco, io non sono per abolire questo e non sono nemmeno per abolire quelle competenze sovracomunali che le Province hanno avuto; in particolar modo penso alle politiche attive per il lavoro, alle scuole.
Io, quindi, credo che la decisione assunta dal CAL, che sostanzialmente viene recepita da questo Consiglio regionale e dalla Commissione consiliare competente, non tenga per niente conto di queste sensibilità riconducibili a persone in carne ed ossa e che non possono essere cancellate con un tratto di penna.
I criteri fissati dalle normative nazionali alle quali noi potevamo ed abbiamo voluto adeguarci, non ci impedivano di poter lasciare decidere al Governo quale potesse essere il futuro delle Province; così come ha fatto la Regione Veneto. Io credo, tutto sommato, che questa volta la Regione Veneto abbia operato bene nel momento in cui ha detto: "no, io non vado a cancellare queste sensibilità, ma lascio decidere al Governo". Che poi non deciderà questo Governo, ma se ne occuperà il Governo che verrà, lo sappiamo tutti. I tempi, forse, sono stati troppo stretti. Dovevamo accelerare sulla chiusura delle Province intese come luogo di distribuzione di posti politici e di stipendi, ma prenderci, invece, un po' più di tempo per decidere sui luoghi del "territorio del cuore".
In queste giornate è cresciuto un dibattito sull’essere favorevole o meno all'abolizione, ma questo è un confronto che dimostra la coerenza dei comportamenti, perché chi è stato favorevole all’abolizione delle Province o al loro superamento, non si è poi nemmeno candidato a governarle!
Sulla soluzione che si è venuta ad individuare, vedi l’annettere Reggio Emilia-Modena o Piacenza-Parma, secondo me significa mortificare quelle sensibilità di cui parlavo prima. Perché questo è quello che sostanzialmente avviene. In fretta e furia si è deciso di operare così, anziché voler andare a cercare in quei territori altre soluzioni; come ad esempio lo spostamento di Montechiarugolo nella Provincia di Reggio Emilia, che poteva essere una soluzione.
Mantenendo le competenze sovracomunali che queste Province hanno, io credo che si sarebbe potuta trovare la soluzione di mantenerle come Associazione dei Comuni e il cui Governo potesse essere svolto dall'Assemblea dei Sindaci di quei comuni; senza compensi aggiuntivi!
In ogni caso io lo ribadisco: credo che su questo tema non possa decidere il tratto di penna di Mario Monti, né il tratto di penna di Vasco Errani o il tratto di penna di questo Consiglio regionale. Io credo che a decidere sulla riorganizzazione di quei territori debbano essere i cittadini che quei territori li abitano, magari mediante un apposito referendum popolare. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Riva.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Grazie, presidente. Riprendo le parole del collega Montanari quando egli dice "che questo è un punto di partenza" per andare a fare quello che da anni aspettavamo o che forse la politica non è riuscita a fare. È dal 2001 che si attende una riforma complessiva del sistema locale che dia una visione organica e di insieme, puntando sulle nuove responsabilità delle realtà locali, diverse responsabilità di governo e funzioni che vengono delegate alle nuove Province, e non solo. E qui vorrei spendere due parole su quello che accadrà anche alla Provincia di Bologna che si trasformerà in una Città Metropolitana, sicuramente non oggetto di esame del CAL ma comunque ben disciplinata all'interno di un provvedimento di spending review. E questa è l'unica cosa negativa che, in un qualche modo, vedo. Perché demandare ad esigenze economiche la riorganizzazione e razionalizzazione di tutto un sistema di poteri, di organizzazioni ed enti locali, è il segno del fallimento di un percorso politico che ha le sue origini a partire dalla Legge n.142/90, del quale oggi ne prendiamo atto. Questa asseverazione se c’è stata, c'è stata non per volontà degli Enti che, in qualche modo, oggi vengono messi in discussione e che dovevano portare avanti questa "bandiera" di riorganizzazione e di rinnovamento. Al contrario, ci viene imposta all'interno di un dibattito molto più ampio che riguarda i costi della politica abbinati a quelle che sono le inefficienze delle amministrazioni dei territori.
Anche sulla Città Metropolitana di Bologna vorrei spendere due parole, visto oltretutto che si è parlato anche delle altre Province. Lo faccio con una domanda che sarà il leit motiv del dibattito politico che ci sarà da oggi al 31 ottobre 2013 quando la Conferenza Metropolitana provvisoria dovrà adottare lo Statuto provvisorio. E la domanda che faccio, rivolgendomi direttamente all'Assessore, è questa: è legittimo un livello di Governo locale che non è espressione di una volontà popolare? Questa io credo sia la domanda che poi va a determinare le ricadute dell’eventuale sistema elettorale che si vuole adottare per eleggere il Consiglio e, quindi, individuare il Sindaco della Città Metropolitana. Anche perché leggendo come viene disciplinata questa nuova realtà, il venir meno della Giunta, il venir meno della possibilità di andare ad individuare chi effettivamente svolge le funzioni amministrative, a chi sono delegate queste funzioni - perché un conto è quando c’è la Giunta, per cui c’è anche un rapporto chiaro "di chi controlla chi" in quanto hai un Consiglio, una Giunta, le funzioni amministrative che sono ben scorporate da quelle di indirizzo - questo unicum che si viene a creare apre dei punti interrogativi, tralasciando quelli riferiti alla garanzia di una rappresentatività delle minoranze all'interno del nuovo Consiglio che si individuerà come Consiglio Metropolitano, che sono tanti.
Mentre per i percorsi che noi abbiamo all'interno dell’accorpamento delle Province, bene o male sappiamo come andrà a finire, perché sebbene ci saranno dei rinnovamenti, delle innovazioni, comunque la pianta organica la conosciamo e sappiamo cosa succederà, quello che invece avverrà all’interno della Città Metropolitana rappresenta davvero un salto nel vuoto non indifferente. Poi tralascio le problematiche di Imola o di altre parti del territorio bolognese che, in qualche modo, è coinvolto. Ma c’è tanto da definire ed i tempi sono molto stretti. Se non siamo riusciti in vent'anni a farci un'idea chiara di quello che deve essere la Città Metropolitana, vedo difficile che questa impresa possa essere realizzata in pochi mesi; perché da oggi ad ottobre del 2013, occorre che qualcosa sia deciso. Salvo accettare quello che, in caso di nostro vuoto normativo, ci verrà imposta come regola generale. Ed è all’interno del Circondario imolese e di quell'esperienza, come ordine di secondo grado, che possiamo trarre utili insegnamenti per quelli che sono stati i percorsi che non hanno prodotto quello che tutti noi ci aspettavamo. Il Circondario imolese nasce scimmiottando l’idea della Città Metropolitana; già da quel momento si intuisce quella che potrebbe essere la nostra nuova realtà. Ma abbiamo dei territori che hanno paura della Città Metropolitana, ed hanno paura perché si chiedono se farci parte vuol dire avere servizi più scarsi o secondo tariffe "bolognesi". Vogliono capire se questi Comuni, di fatto, vengono a ritrovarsi ad essere dei puri enti erogatori di servizi e basta; vicini ai cittadini, garantisti di un qualcosa, però semplicemente erogatori di servizi. E all'interno di questo ragionamento, conta molto prevedere anche quello che potrebbe essere un percorso di consenso partecipato di coloro che vogliono far parte di questo "contenitore. Sarà importante, dunque, anche disciplinare quelli che sono i momenti "di democrazia partecipativa". All’interno di quello Statuto occorre prevedere delle garanzie a favore di coloro che non si sentono garantiti all'interno di questo nuovo contenitore. E le sfide che abbiamo dinanzi a noi, che in qualche modo sono dettate da tempi molto stretti, sono appassionanti anche perché ci vengono vendute come a costo zero, o meglio, che vanno a migliorare i costi gestionali e i costi della politica.
Vi faccio un esempio molto semplice per dire come creda poco a questi organismi a costo zero: basta vedere quello che capita quando si cambia la ragione sociale di una società privata. Occorre vedere i costi, i tempi ed anche le difficoltà burocratiche che scaturiscono dal semplice cambio di denominazione o ragione sociale. Ed è per questo, visto che abbiamo già trattato il tema dell'Unione dei Comuni ed anche polemizzato su quello che accadrà a fine mese nei Comuni della Val Samoggia, che chiedo all'Assessore se vi sia grande attenzione a quelli che saranno gli aspetti futuri di questo - condividendo quanto detto dal collega Montanari - punto di partenza. Questo penso sia il compito più facile, se oggi partiamo. È tutta la questione dei contenuti che dovremo disciplinare che sarà la vera partita di "politica territoriale e di garanzia" di tutti quei territori che non si riconoscono all'interno di certi meccanismi, oppure che hanno dei timori, peraltro anche fondati. Al di là di quello che sarà il momento di oggi, La Lega Nord, noi consiglieri, aspettiamo al varco la Regione e gli altri Enti territoriali che verranno coinvolti, per vedere veramente se avremo la forza di fare quello che in vent'anni di politica non è stato fatto, e se saremo noi propulsori di un modello nuovo, funzionante e garantista che, a prescindere dalla contingenza legata alla riduzione dei costi della politica o di quello che è il contenuto del provvedimento del luglio 2012, rappresenti un modello per dare continuità a quella riforma complessiva del sistema locale che, ripeto, ormai dal 2001 aspettiamo invano dalla politica. Ed oggi la politica ha una seconda occasione: dimostrare che, anche se in ritardo, comunque qualcosa di buono riuscirà a partorire. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bernardini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: Grazie, presidente. Già da tempo la posizione de l’Italia dei Valori è molto chiara, nel senso che abbiamo raccolto firme per l'abolizione delle Province ritenendo che questa riorganizzazione dello Stato potesse generare risparmi effettivi e maggiori aiuti per i cittadini. Quello che adesso vedo, anche rispetto alle tematiche che sono emerse oggi, è un tema importantissimo passato, secondo me, in secondo ordine: questo grande difetto di democraticità e di rappresentatività che avranno questi enti. Io mi domando: ma se il risparmio era quello di abolire i consiglieri provinciali - unico elemento eletto - per ottenere un Presidente e nove consiglieri provenienti dai Comuni - e da quali Comuni? - che diventeranno dei maxi Assessori, dove è finita la partecipazione dei cittadini al governo della cosa pubblica? In questo caso, al governo di queste mega Province.
A noi pare, poi, che ci troviamo di fronte più che ad un riordino, ad un disordine. Né soppressione, né reale riorganizzazione. Lo vediamo già con le difficoltà dei nomi: le chiamiamo "MO.RE.", "PI.PA." o "PA.PI."?
Anche su queste piccole cose si creano raccolte di firme ed incomprensioni. Per poi non entrare nel merito di cose più importanti che ci troviamo di fronte. Si precisi anche un’altra questione: è la spending review che chiede a questa Regione di attivarsi per fare questo; non è la Regione ad averlo deciso. Io mi rendo conto della difficoltà che ha avuto in primis l'Assessore, ma anche il CAL, a dover avanzare una proposta. Una difficoltà enorme perché sapevano già in partenza che avrebbero scontentato tutti. È ovvio, dentro il CAL non sono rappresentati tutti i Comuni, per cui anche all’interno della proposta del CAL c'è una mancanza di rappresentatività. Noi abbiamo creato - e per forza lo creeremo - un mostro giuridico ibrido che mi spaventa, perché non si capisce quali reali risparmi di spesa comporterà. Probabilmente ingenererà - anche se mi auguro il contrario - un calo dell'efficienza amministrativa ed irrazionalità organizzative circa la qualità dei servizi sul territorio, mentre altre perplessità sono rappresentate dal non sapere che fine faranno le Prefetture, le sedi delle Province, i dipendenti, le dotazioni patrimoniali, immobiliari e mobiliari, come verranno razionalizzate, entro quali termini si affronteranno questi problemi. Quindi, ripeto, siamo di fronte ad una cosa che, per quel che ci riguarda, è palesemente incostituzionale. Lo dico con grande rammarico, ma anche con la consapevolezza che questo Consiglio dei Ministri fatto da tecnici avrebbe potuto avanzare proposte diverse, dati i requisiti territoriali e demografici che sono previsti nella delibera del Consiglio dei Ministri. Sono criticabili moltissimo proprio gli stessi requisiti dettati - e lo ripeto - "autoritativamente" dal Governo. Sono requisiti standardizzati, perciò errati e distorsivi dato che non tengono conto dei dati culturali, sociali, ambientali ed economici, che caratterizzano le singole realtà provinciali; e questi problemi sono emersi anche dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Ripeto, le criticità diventano tantissime, la palese incostituzionalità dell'articolo 17 della spending review deriva anche da una violazione dell'articolo 133 della Costituzione che prevede "che i Comuni abbiano un ruolo di iniziativa nella modifica", cosa che invece, per converso, non è avvenuta.
L'altra cosa che ci preoccupa è questo degrado di rappresentatività che caratterizzerà queste mega Province. Dove ci porteranno? In cosa consisterà il risparmio che sta alla base di questa proposta di riordino? Premessi tutti i dubbi di costituzionalità e di opportunità che inficiano qualsiasi manovra di riordino, compresa anche la proposta che era pervenuta da questa Regione, io non credo che, come Italia dei Valori si possa essere d’accordo con la linea proposta. Peraltro, noi abbiamo sempre sostenuto la riduzione dei costi della pubblica amministrazione attraverso la riorganizzazione degli enti locali e la soppressione delle Province, ma lo abbiamo fatto perché volevamo addivenire ad un modello efficiente, razionale e ragionato. Perché questo Governo non ha pensato a rafforzare il ruolo dei Comuni che sono il primo point office dei cittadini? E perché, al contrario, ha molto ridotto questo ruolo? Non oso pensare come verranno gestite tutte queste proposte, credo che neanche la proposta della Giunta possa farlo - perché ancora non è chiaro, da parte del Governo, quali saranno le deleghe reali che quelle Province avranno, quali competenze verranno attribuite a queste mega Province - ragion per cui noi oggi, è vero che andiamo ad approvare un atto che scaturisce da molte valutazioni e riflessioni, ma certo è che questa approvazione lascia, su questo territorio, ferite aperte, contestazioni, raccolte di firme, insomma, un grande disordine. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Barbati.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Leoni. Ne ha facoltà.
LEONI: Grazie, signor presidente. Io penso che oggi si stia parlando di un argomento importante, dove peraltro ognuno di noi, come testimoniato dal dibattito, ha molte cose da dire, perché si sta discutendo dei futuri assetti territoriali. Da un lato siamo in presenza di una discussione imposta dal Governo, dall'altro però c'è la possibilità, da parte degli Organismi territoriali attraverso il CAL e da parte di quest'Aula, di dire la propria, di modificare delle posizioni se non vanno bene, di portare dei contributi utili. E questo è quello che, personalmente, ho tentato di fare nel corso delle Commissioni preparatorie a questa delibera, perché mi rendevo conto che l'importanza dei futuri assetti istituzionali, per quanto riguardava la mia provincia, rivestiva un'importanza fondamentale. Sono quindi andato nelle Commissioni che hanno preparato questa delibera, anche in una Commissione di cui io non facevo parte, proprio perché volevo portare il mio contributo alla discussione.
Ciò premesso, voglio dire con grande serenità che io sono stato - e sono - favorevole al riordino territoriale delle Province. Lo sono e non mi nasconderò dietro la circostanza per cui le Province andrebbero tutte abolite, perché sappiamo tutti che ci sono dei processi costituzionali per farlo. Ma in questo momento è "il miglior compromesso che si possa portare a casa" rispetto ad un'esigenza di razionalizzazione degli Enti per la miglior efficacia delle decisioni che questi enti stessi devono prendere nei confronti di coloro che solo i governanti. Ho, quindi, sempre sostenuto di essere favorevole al riordino. Non solo. Ma ho sempre detto che pur provenendo da una Provincia che per territorio o per abitanti - ricordo a tutti che sono stato eletto nella Provincia di Modena - oltre 700 mila abitanti ed un territorio che va dalla Toscana fino alla Lombardia - ci sono Comuni confinanti con Pistoia e Comuni confinanti con Mantova; territorio assolutamente grande e vasto - rispetterebbe i parametri, è giusto non stare da soli. È evidente, invece, che guardando più avanti - anche perché noi siamo chiamati a fare delle valutazioni di più ampio respiro - ho sempre sostenuto che era necessario addivenire ad una unione con Reggio Emilia. Unione già dovuta a molte ragioni di carattere economico, storiche, culturali. Una quindicina di anni fa c’era l’Università di Modena e basta, poi si è deciso di aprire "ai cugini Reggiani" - portando anche alcune facoltà a Reggio Emilia - e chiamare l'università "di Modena e Reggio Emilia". Questo riordino è importante, ma ancora più importanti saranno le funzioni; e mi pare evidente! Decidere - e lo decideremo in quest’Aula - che cosa dovranno fare le Province. Potremo decidere che rimangano delle scatole vuote, dei luoghi dove non far decidere niente perché le competenze verrebbero assegnate ai Comuni oppure acquisite dalla Regione, oppure far sì che questi enti mantengano un livello di governo congruo per renderli principi di un'azione di rinnovamento istituzionale. Anche questo farà parte, fatte salve le quattro materie già decise dalle competenze statali e che sono state assegnate alle Province, della decisione che andremo ad assumere. Queste sono le cose importanti sulle quali siamo chiamati a dibattere. Oggi parliamo del riordino geografico, ma anche dei nomi. Altrettanto importante - io credo - sarà l’assetto della nuova Provincia, se con quindici componenti e il Presidente, se fatta dei Sindaci; quindi azioni importanti di razionalizzazione. Ma detto questo, visto che dobbiamo decidere anche i nomi e considerato che comunque la delibera nel suo complesso è una delibera positiva, non si è mai capito e non si capisce come mai non possiamo fare le cose fatte bene fino in fondo. Dal CAL, questo Organismo che raggruppa una cinquantina di Sindaci più i Presidenti delle Province, è uscito quel riordino e uno strano modo di chiamare questi nuovi Enti: la Provincia di Piacenza-Parma e la Provincia di Reggio Emilia-Modena. Per tutte le motivazioni che non ripeto perché le abbiamo esplicitate varie volte, è evidente che trattasi solo di una forzatura. Per questa ragione, già in Commissione, avevo presentato degli emendamenti per ristabilire il buonsenso, solo il buonsenso e niente più che il buonsenso. Che non vuol dire Reggio Emilia in provincia di Modena, Piacenza in provincia di Parma, ma Provincia di Modena-Reggio Emilia e Provincia di Parma-Piacenza! I miei emendamenti sono stati bocciati in Commissione, ma li ho qui ripresentati perché è bene riportare alla normalità le cose.
Detto questo, io vedo già degli emendamenti e credo un ordine del giorno, che vanno verso il tentativo di superare quello che, anche da settori all'interno della maggioranza, è stato definito un qualcosa di irragionevole e che non ha motivi di essere ratificato da quest'Aula. Anche perché quest'Aula, ricordo sempre, è sovrana e non deve ratificare, in quanto tale, quello che arriva da altri Organismi. Primo: perché si vedrebbe resa totalmente inutile. Già in tanti casi, purtroppo, quest'Aula sia è limitata ad essere solo un mero votificio. Secondo: perché non si può calpestare, totalmente e con grande indifferenza, una questione che non può certamente essere derubricata come un semplice problema di toponomastica. Non è così! Non è solo un problema legato al nome che c’è prima o che c’è dopo! Ci sono anche problematiche di marketing territoriale e problemi di riconoscibilità dei territori.
Bisogna dunque trovare una soluzione per rimettere a posto le cose. Oggi come oggi, senza gli emendamenti presentati e senza una volontà che evidentemente a qualcosa è servita, se è vero come è vero che fino alla scorsa settimana questi emendamenti venivano ritenuti risibili e le relative argomentazioni ridotte ad un qualcosa di folkloristico, ecco, evidentemente gli emendamenti presentati dalla Vicepresidente Saliera ritengono che così folkloristica questa questione non lo è. Anche perché c'è la volontà di trovare una soluzione a quella che è la denominazione di questi Enti.
Lo dico con grande franchezza: io vorrei portare a casa il risultato, cioè vorrei portare nel mio territorio dove sono stato eletto, nella mia Provincia, e dalle tante persone che mi hanno sollecitato e che mi hanno detto "noi dobbiamo stare da soli", il convincimento contrario per cui noi non dobbiamo stare da soli, ma dobbiamo andare incontro alle esigenze e prospettive strategiche del futuro dei nostri territori. Ma certamente non posso dar loro torto quando mi dicono: "ma come mai i rappresentanti nei CAL di Modena, hanno dormito in questo modo? Come mai il Presidente della Provincia di Modena e il Sindaco della città di Modena, si sono appisolati mentre accettavano la Provincia di Reggio Emilia-Modena?". Dunque è evidente che noi abbiamo l'occasione per rimettere a posto le cose. Ripeto, ripristinare la normalità e il buonsenso. Niente di diverso e niente di più.
Per questo ho presentato alcuni emendamenti, valuterò con grande attenzione le parole della Vicepresidente, perché mi auguro che vadano nella direzione del buon senso e di quella che tutti noi vogliamo inseguire e perseguire in quest'Aula. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Leoni.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Piva. Ne ha facoltà.
PIVA: Grazie, presidente. Alcune considerazioni su questo importante atto che, in realtà, inizia un percorso e non lo conclude, dal momento che siamo di fronte ad una definizione geografica del territorio, vanno fatte.
Se ricordiamo la prima definizione geografica, guardando i confini, possiamo rammentare come nel 1894 un tale ingegnere Rosetti di Forlì disegnava e calcolò per la prima volta il territorio della Romagna; poiché vedo dei numeri anche all’interno di questa delibera conseguente a quello che il Governo centrale ha deliberato, è evidente come oggi ci troviamo, a distanza di decine e decine di anni, a riparlare delle geografie delle province e dei territori.
Io condivido il provvedimento nazionale attuato, che altro non è che un provvedimento partorito per porre un rimedio a quanto l’Europa ci aveva chiesto. Questo, indubbiamente, dal punto di vista organizzativo, viste le funzioni che sembrano deputate alle nuove Province, Enti completamente diversi sia nelle modalità di costituzione che di elezione, determineranno forse attività diverse e più ridotte. Ma un maggiore coraggio avrebbe voluto che il Governo, se fosse stato convinto di questo percorso, avrebbe dovuto seguire l'iter costituzionale finalizzato alla definitiva cancellazione di queste organizzazioni territoriali che, a mio avviso, sono l'inizio di un ragionamento da riservare non solo ed esclusivamente alle Province, ma agli Organi decentrati dello Stato più in generale, come ad esempio la sanità. Noi peraltro viviamo in una Regione che già è organizzata in tre aree vaste, pur non entrando nel merito dico che alcune funzionano meglio, altre un po' meno. Sulla stampa si parla di sanità e quindi mi chiedo cosa succederà in questo settore. Guardate, alla fine, più che la definizione dei confini - che dobbiamo comunque fare - il nostro pensiero deve essere: ma il cittadino cosa pensa? Quale è il risvolto di quest'operazione, in termini di servizi e di mantenimento di posti lavoro o creazione di nuovi? In termini di tutto ciò in cui la Provincia, nell’ambito della vita quotidiana, oggi gestiva grazie all’importante ruolo acquisito per il tramite dell’esercizio delle numerose deleghe che la Regione le aveva attribuito. Quali interrogativi si pongono i cittadini? Non penso che per loro - e per noi che siamo cittadini come gli altri - siano solo di geografia, quanto piuttosto di mantenimento dei servizi presenti nel territorio, di mantenimento di un'economia e con tutte le problematiche oggi connesse ai posti di lavoro.
Sottolineo, a riguardo, il percorso corretto e di buone pratiche della Regione per quel che riguarda l'iter così come era previsto - il CAL ed entro la data giusta l'Assemblea regionale per l’adozione della delibera - ma ci aspettiamo di verificare le funzioni; perché sostanzialmente è questo l'interrogativo dei cittadini ai quali si risponde attraverso una risposta chiara su quali saranno le funzioni del nuovo territorio.
Guardando invece la delibera - ma non me ne vogliano i colleghi ferraresi - in effetti si passa da 5.000 chilometri quadrati a 2.600 e 4.000, fino ad arrivare a 353.000. Diciamo che la lettura della tabella "colpisce". Qualche amico, scherzando a proposito della Provincia di Ferrara, diceva: "c’è l’Emilia-Romagna, ma il trattino è Ferrara"! Lo si diceva per la geografia, non per la capacità del territorio. Ovviamente è una battuta, ma lo dico perché questo provvedimento un po’ raffazzonato, porta poi ad avere, da una parte, un milione di abitanti, dall'altra 350 mila abitanti. Anche questo vuol dire che qualcosa di diverso, nelle funzioni, viene fatto. Non per localismo, perché non è più il caso, visto che siamo consiglieri da Piacenza a Cattolica. Ho sentito parlare di Regione Romagna ma penso che la Provincia Romagna sia una cosa, la Regione Romagna è un'altra. Oltretutto oggi andiamo verso accorpamenti e non divisioni, seppure con un territorio diverso nella storia. In primis si ricordavano gli Esarcati, ma se guardate, dai Celti che abitarono in un piccolo Comune della collina forlivese, passando per gli Umbri e via via fino ai Romani, per poi arrivare all'Unità d'Italia. Invece, se non ricordo male le memorie storiche, dopo l'Unità d'Italia fu molto definita la questione "Romagna". La storia, dunque, ci insegna che vi è diversità a livello di formazione. Ma parlare oggi di una "Regione Romagna" mi sembra assolutamente anacronistico. Invece, penso che questo accorpamento di oltre un milione di persone, di tre Province diverse fra di loro - si va dalla costa all'entroterra - ma unite da una storia, possa essere un rafforzamento di tutti i territori e dove ogni singolo territorio non si sente annesso da qualcuno, ma porta con sé tutto ciò che c'è di diversità e dello stare insieme, di organizzare una comunità che è sempre stata molto attenta ai temi delle persone, unitamente all'economia; si passa da Palacongressi a fiere, aeroporti, alla sanità. Un territorio molto più ampio, ognuno con le proprie caratteristiche.
Io a volte non condivido - quando leggo - le preoccupazioni che ci sono, come ad esempio sul tema dei dipendenti delle Province o anche coloro che hanno contratti non a tempo indeterminato, le preoccupazioni che ha ognuno di noi. È su questo che noi dobbiamo intervenire con sempre maggiore attenzione affinché anche la struttura organizzativa, possibilmente, non lasci indietro nessuno ma partecipi ad un arricchimento generale.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Piva.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Vicepresidente Saliera, le confesso che io trovo molto faticosa questa discussione, così come immagino sia stata faticosa la sua esperienza fino a qui, con la delega in suo possesso, di Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. Faticoso perché, in realtà, questa Regione ha dato negli anni, proprio perché ha investito in una pianificazione approfondita sulla necessità - e quindi sul terreno di politiche pubbliche concrete - di riorganizzare progressivamente la macchina amministrativa ed istituzionale del nostro territorio. E questo è stato un impegno che va avanti da anni. Io voglio ricordare che noi abbiamo una Legge Regionale che è del '96, che prevede meccanismi di riorganizzazione e di razionalizzazione - fino a quelli spinti - relativi alle fusioni, che è del 1986; prima ancora che fosse approvato - perché è di quattro anni dopo - il Testo Unico degli Enti Locali nel quale, un certo tipo di incentivo legato alla unione, alla gestione associata o addirittura alla fusione di Enti Locali, era previsto da quegli articoli.
Negli anni questa Regione è sempre intervenuta a modificare scelte precedenti. Ricordo recentemente la scelta fatta sulle Comunità Montane con la legge n. 10/2008, o più recentemente l'intervento che abbiamo fatto sugli ATO decidendo di darci un assetto diverso in nome di una capacità nostra di valutare le precedenti esperienze, cogliere il meglio da quel tipo di esperienze ed andare avanti introducendo qualche contenuto di innovazione. Sempre cercando, per quanto possibile, di assolvere a quel dovere che noi abbiamo di, non difendere noi stessi e le nostre idee come se quello che produciamo fosse un fatto statico, una fotografia che deve stare perennemente in un album, avviare quel tentativo doveroso - ribadisco! - di individuare di volta in volta qual è quella quota in più di interesse generale che possiamo realizzare, anche mettendoci in discussione.
Ho fatto questa lunga e verbosa premessa per dichiarare che sono assolutamente disponibile a procedere in questo modo, a rivedere le scelte e a collaborare per un riordino territoriale ed istituzionale che recuperi, sempre di più, efficacia, efficienza, vicinanza ai cittadini, le cose che semplifichino i rapporti e le relazioni tra Comunità e Pubbliche amministrazioni. Questa è una disponibilità che c'era, che c'è da anni, da parte mia e del mio gruppo, che continua ad esserci. Qual è la fatica che facciamo? Che questa storia viene cancellata, che questa prassi viene negata o in qualche maniera non riconosciuta, e che siamo qui considerati un po' macchine, un po’ robot - non saprei come definire - perché quel che a noi viene chiesto è di attivare una forma di automatismo decisionale. Quello che facciamo noi oggi non è figlio di una scelta nata da una pianificazione complessa che, peraltro, saremmo disponibili a fare. E capacissimi di fare, anche alla luce di una serie di esperienze. Le prime unioni, in questa Regione, sono partite dal 2001 e ci ha dato un sapere, una competenza, una capacità di valutarne aspetti positivi e negativi, hanno costruito anche un capitale umano di persone formate, capaci di stare dentro questo tipo di processi non semplice e non facili. Tutto questo lavoro, dal mio punto di vista, è stato non riconosciuto e annullato dai provvedimenti che questo Governo ha adottato e che sono sbagliati perché ispirati solo alla mera logica dei tagli e della razionalizzazione, sulla base, peraltro, di una visione presunta o percepita. Non neghiamoci che siamo all'interno di un processo di vera e propria propaganda che alimenta, nel senso comune e diffuso, l'idea di ciò che è lo spreco, la necessità del taglio, con una modalità avulsa dalla capacità di misurare con concretezza i risultati raggiunti. Le Province complessivamente valgono il due per cento - si dice; questi sarebbero i dati tecnici - della spesa pubblica italiana. Con quest'operazione non si taglia il 2 per cento! Questo è evidente, perché in quel due per cento, per esempio, c'è il personale; voglio fare alcune considerazioni generiche. Ma il tipo di proiezione che all'esterno è stato dato dall'iniziativa del Governo, avviata con l'articolo 23 del Salva Italia e proseguito con l’articolo 17 della spending review, è completamente diversa dal tipo di realtà che di fatto si viene a creare. Completamente diversa. C'è un divario - lo ripeto - colpevole ed alimentato da una forma di propaganda fra ciò che si fa e ciò che si dà l'idea di fare o che viene percepito dalle Comunità locali e dai cittadini. Ci hanno imposto tempi che sono del tutto innaturali, finalità che non sono quelle che ci consentono di migliorare la performance della governance territoriale, anche a partire dalle esperienze positive di questa Regione. L’hanno fatto con cinismo e senza considerare - non voglio difendere l'esistente come "conservatore" - che non si può trascurare che noi abbiamo qui una serie di esperienze per l'idea con la quale, nel concreto, abbiamo decentrato i poteri della Regione. Li cito: per esempio - e questa la vedo come una eccellenza - quando abbiamo fatto la Legge Regionale n. 17/2005 c’è stata una discussione bella, ricca, politicamente intensa dal mio punto di vista, discutendo del tema del lavoro in questa regione, i contenuti di quella Legge - per me molto avanzati - hanno investito, in nome di una serie di ragioni che sono ancora valide e riferite al rapporto con il territorio, i centri pubblici dell'impiego che sono incardinati nelle Province. Da allora le nostre Province hanno, anche con diverse eccezioni, preso sul serio questa delega importante. Poi faccio fatica a stilare delle graduatorie su ciò che è leggero e ciò che è importante, ma faccio questo esempio: abbiamo attivato una serie di politiche per stabilizzare questo personale. Erano tutti precari, oggi, in molte realtà provinciali, sono tutti stabili. Nella provincia di Forlì-Cesena, per esempio, questo fatto è avvenuto. Dunque, per dare loro la capacità di stare sul terreno dell'incontro tra domanda e offerta in un mercato del lavoro che è quello che, soprattutto in questo momento e in questa fase, in modo talmente efficace da risultare in grado, pur nella crisi, di dare delle risposte ai bisogni reali e concreti. Cito questo come esempio, per dire che questo provvedimento che qui assumiamo è sbagliato nei tempi - non per colpa nostra, ma perché ci è stato imposto - non sappiamo ancora quali saranno le reali funzioni, che cosa tornerà a dipendere dalla Regione. Sbagliato nei tempi ancor di più - e qualcuno l’ha citato - perché mentre si attivava il percorso previsto dall’articolo 17 del decreto legge n. 95 cosiddetto "spending review", mentre eravamo in itinere, è emersa ed è stata annunciata la volontà di modificare addirittura il Titolo V della Costituzione rivedendo le competenze che le stesse Regioni hanno.
Noi operiamo in una sorta di strettoia che non ci permette di vedere - ed io come legislatore ho bisogno di prevederlo - che tipo di ricaduta concreta ha una politica pubblica che decide ed elabori. Non si sa quali saranno le funzioni delle nuove Province, non si sa come saranno le nuove Province dal momento che la Corte Costituzionale, su una parte importante - che è "la cifra della democrazia" - il 6 novembre si esprimerà sull'articolo 23 del Salva Italia e non sapremmo neanche, un domani, che tipo di eventuali funzioni possono tornare alle Regioni perché questo Governo ha deciso che anche le Regioni, solo in una logica di tagli e di semplificazione - dal loro punto di vista - della filiera decisionale, è necessario intervenire. Semplificazione che, guarda caso, tutte le volte, per questo tipo di potere molto capace, con spregiudicatezza, di affermare la sua visione, deve ridurre gli spazi della partecipazione democratica, gli spazi della democrazia, lo spazio di riconoscimento del diritto delle Comunità di poter accedere con le loro voci, con i loro bisogni, all'interno dei luoghi in cui si decide del loro destino e della loro vita. È mortificante per noi? Io direi di sì! Ho sentito gli interventi dei molti colleghi che mi hanno preceduto e penso che questo senso di frustrazione e di mortificazione, al di là dei dettagli, sia estremamente condiviso.
Io riconosco che questa Regione ha cercato di trasformare un’imposizione, una scelta calata dall'alto, in un'opportunità; come si dice, sovente, come slogan. E non ho dubbio che questo fosse l'intendimento. Sta di fatto che sono i pochi margini che ci permettono, in queste condizioni, di definire con chiarezza quelle che sono le opportunità che in questo territorio possono trasformarsi in miglioramento della condizione di vita delle nostre comunità. Perché ripeto: i margini sono stati stretti! Le uniche cose certe sono i terribili indicatori numerici - i chilometri quadrati e il numero degli abitanti - con mille questioni assolutamente lasciate aperte. Anzi, demandate ad un provvedimento successivo a questo - che è fondamentale perché definisce la cornice - che il Governo si riserverà di prendere entro il 31 dicembre 2012 quando, probabilmente, sempre attraverso i meccanismi della decretazione interverrà per modificare la natura e lo status delle Regioni.
Lo ripeto: io capisco che i nostri rappresentanti locali hanno lavorato con senso di responsabilità, ho letto ed apprezzo anche i contenuti - peraltro li avrei fatti anche più spinti - dell'ordine del giorno che è parte integrante della nostra deliberazione del Consiglio delle Autonomie Locali, dove effettivamente c'è una valutazione di carattere politico e un giudizio negativo nei confronti della situazione creata con il combinato disposto dei - anche troppe volte da me citati - provvedimenti del Governo Monti. Apprezzo questo risultato, ma non ci sono, oggettivamente, nell’evolversi della discussione, elementi che mi permettano di aderire con entusiasmo ad una proposta come quella che ci è stata avanzata. Sono molti i dubbi, molte le perplessità, che purtroppo non siamo in grado di sciogliere perché non siamo noi in grado di offrire quelle garanzie in quanto non è data a noi la possibilità di garantirne il risultato, di essere coerenti tra ciò che si annuncia e ciò che si fa.
Non saremo noi a fare e a decidere per il bene delle nostre comunità. Ho proposto, peraltro, di inserire attraverso due emendamenti, un tema che prima ho citato nel mio lungo e forse un po' disorganico intervento, molto concreto: quello del personale. Anche perché è giusto non solo garantire e tutelare la vita di queste persone, ma anche valorizzare il sapere che loro hanno accumulato in questa Regione, dove si sono trovati a gestire questioni complesse, considerate le politiche ambientali, considerate le politiche del lavoro e quelle della formazione, solo per citarne alcune. Persone che hanno diritto, al più presto, di sapere che fine faranno e che rappresentano per noi - si dice così, anche se a me non piace usare questo termine che tuttavia uso in quanto ormai riconosciuto nel linguaggio comune - "quel capitale umano" del quale non si può fare a meno se davvero vogliamo innovare il sistema istituzionale ed amministrativo di questo territorio. Badate bene, che qui i luoghi comuni si sommano l’uno all’altro, e ormai, con questa sapiente propaganda, si è alimentato il binomio "dipendente pubblico-fannullone". Io credo che la garanzia, anche del sistema democratico del nostro territorio, passi attraverso il riconoscimento della qualità del lavoro dei tanti che, dentro a questi enti, in questi anni hanno lavorato.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Grazie, presidente. Io intervengo sottolineando e stigmatizzando il fatto che ho l'impressione - ma credo di non essere il solo - che quest'Assemblea oggi sia chiamata a pronunciarsi e votare un atto che fa parte di una procedura surreale, nel senso che ci colleghiamo a quanto impone il progetto del Governo del 20 luglio che ha dei contenuti da "delirio di una notte di mezza estate"; facendo una parafrasi rispetto alla commedia di Shakespeare!
Oggi siamo chiamati a definire i parametri territoriali di Enti rispetto ai quali non sappiamo ancora nulla in ordine ai contenuti operativi che avranno questi enti stessi. Oggi, dunque, fissiamo dei criteri di territorio senza aver la più pallida idea di cosa gli Enti, che avranno questa competenza territoriale, saranno poi chiamati a fare. Questo, in quanto il Governo si riserva successivamente di indicarli e definirli. Ho pertanto l'impressione che il procedimento del Governo preveda di partire dal comignolo e non dalle fondamenta, per realizzare un edificio che è stato, per tanti anni, importante per i nostri assetti territoriali; quali appunto sono state le Province.
Prima di parlare dell'emendamento numero 8 che abbiamo presentato e relativo al nome della ipotizzata Provincia di Parma-Piacenza sulla quale, peraltro, pende l'autorizzazione ad un referendum per l'eventuale spostamento di Piacenza in Lombardia - il che la dice lunga anche su come sia stato digerito dal territorio questa iniziativa del Governo - vorrei anche io unirmi ai tanti che hanno puntualizzato come oggi abbiamo un riordino geografico completamente scorporato rispetto all'ordine delle funzioni - e la logica vorrebbe esattamente il contrario! - peraltro, in un atto, quale quello che noi andiamo a sottoscrivere, che prevede un superamento dello stesso ordine geografico aprendo la prospettiva alle cosiddette Aree Vaste, da un lato. Dall’altro, il Governo che ci dice "che nell'ambito del riordino delle funzioni delle nuove Province, queste saranno sostanzialmente svuotate - se non per intero, quasi - mantenendo un potere di coordinamento", in quanto la volontà anticipata del Governo nei suoi atti attuali è quella di portare la gran parte delle competenze sui Comuni o sull'Unione di Comuni, e la parte successiva alle Regioni. Rimane un vuoto completo rispetto a quelli che sono i dipendenti, perché faccio fatica ad immaginare che i Comuni, soprattutto i tantissimi piccoli Comuni delle nostre attuali Province, possano ricevere in carico personale delle Province, faccio anche fatica a pensare che tutto possa passare alle Regioni perché anche la nostra stessa Regione, con i tagli del Governo, farà fatica a dover inglobare questi dipendenti. E mi preoccupa, altresì, l'articolo del decreto emesso dal Governo "che apre la possibilità al licenziamento dei dipendenti pubblici" e, quindi, in questo caso, immagino il licenziamento dei dipendenti delle Province. Tutto questo mi induce ad essere fortemente preoccupato rispetto al percorso che abbiamo immaginato e al quale siamo chiamati a concorrere. È per questa ragione che come Lega Nord voteremo contro, perché vogliamo dare un segnale di smarcamento rispetto a questa impostazione che critichiamo radicalmente.
Faccio anche presente che quando si tratterà, da parte del Governo, di attribuire le funzioni ai Comuni, non so con quale criterio si terrà conto delle dimensioni dei piccoli Comuni. Noi siamo una realtà, soprattutto nelle zone montane che peraltro ricordo essere una maggioranza del territorio di questa Regione, fatta di piccoli e piccolissimi Comuni. Probabilmente votati alla fusione tra di loro, sicuramente votati - e qui siamo dinanzi ad un percorso già iniziato da tanto tempo - a lavorare insieme. Ma l'idea che a loro venga delegata una parte significativa delle attuali competenze delle Province, mi incute un po' di terrore. L’idea che piccoli e piccolissimi Comuni di 1.000-1.500 abitanti, del nostro crinale, che fanno già fatica con le risorse che hanno - e sappiamo che sono, in prospettiva, ricorse calanti - si debbano far carico di parte delle competenze delle attuali Province senza avere alcun incremento economico, anzi, con la premessa che subiranno ulteriori tagli, faccia capire a tutti come in realtà è un'operazione di fantasia l'attribuzione delle funzioni. Attribuire funzioni senza permettere agli Organi a cui le stesse si attribuiscono, di disporre delle giuste condizioni per poterle esprimere, vuol dire semplicemente prenderli in giro e, alla fine dei conti, "non" fare un danno al Comune, ma ai residenti di quei Comuni e di quei territori che sono i soggetti primi rispetto ai quali dobbiamo portare la nostra attenzione e la nostra attività di tutela. Non è, quindi, una tutela degli Enti, ma una tutela di cittadini che subiranno direttamente il mal servizio di questo di questo approccio, da parte del Governo, sia in termini di provvedimenti, sia interni di taglio delle risorse.
Detto questo, mi riservo poi di intervenire per illustrare l'emendamento che abbiamo presentato che prevede, appunto, nell'ambito di questa diatriba sui nomi, la previsione che la proposta Provincia di Parma e Piacenza o di Piacenza e Parma, si possa eventualmente chiamare Provincia Verdiana, un po' anche per andare a rompere questo dibattito curioso e queste liti che si innescano, questi campanilismi che si innescano tra province vicine, che sono anche il frutto di questo progetto del Governo che, anziché andare ad unire va, di fatto, a disgregare e a creare tensioni perfino nei nomi, figurarsi quello che poi potrebbe succedere nella fase due quando, effettivamente si tratterà di scendere nel concreto, per mettere i piedi nella fase operativa. Già partiamo malissimo a nostro giudizio ed è per questo che poi come gruppo, convintamente, voteremo a favore della risoluzione, ma contro all’atto che è oggetto di questa discussione. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie a lei, consigliere Corradi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Io credo che oggi noi siamo chiamati ad approvare un provvedimento che nell’ambito di questa legislatura, ma io penso anche della legislatura passata, rappresenta uno dei provvedimenti più incisivi, perché è un provvedimento che interviene nel nostro riassetto geografico, nel nostro riassetto di funzioni. Inizia proprio un lavoro di architettura istituzionale che era la cronaca di un lavoro annunciato.
Sono anche consapevole che, così come oggi vengo sollecitata a riflettere su questo provvedimento con una velocità che tutti coloro che mi hanno preceduto hanno effettivamente denunciato, con una velocità criticabile sotto tanti punti di vista, bene, io credo che questa velocità oggi faccia i conti con la lentezza e forse anche con l’indifferenza del passato nostra e comunque di chi ha ricoperto incarichi istituzionali e non ha saputo invece cogliere ed attuare quegli adeguamenti e quelle trasformazioni che si rendevano necessarie per adeguarci alle esigenze dei tempi.
Se dovessi sintetizzare a tutti voi, colleghi, l'auspicio che faccio a me stessa e a voi è che di fronte a questo provvedimento così importante, dobbiamo ritrovarci ad affrontarlo con grande, grandissimo buonsenso. Dico buonsenso perché vedo che forse io sono esonerata da questa sensibilità perché come Bolognese che si ritroverà in un’area metropolitana, che vedrà salvaguardata la sua Provincia di Bologna, forse non riesce a cogliere l’atteggiamento di chi, venendo accorpato con altre Province, oggi sta facendo anche una difesa sul nome, che è una difesa che, peraltro, dimostra come ognuno di noi è attaccato alla sua entità, alla dignità di appartenenza ad una città. Io però la comprendo colleghi, oggi credo che questi argomenti, così come sono legittimi da un lato, che da parte vostra vengano invocati per difendere la preminenza di una Provincia rispetto ad un’altra, in funzione di tanti parametri, debbono prima di tutto renderli consapevoli e, scusate se uso la parola responsabili, nel far sì che questo atteggiamento, nel far sì che queste rivendicazioni non possano essere oggetto di uno strumento populistico nei confronti dei nostri cittadini che sicuramente più di noi, più di come state facendo voi oggi in quest'Aula, vogliono difendere l’essere Piacentino, l’essere Parmense, l’essere Reggiano, l’essere Modenese e tutte le altre Province che vengono a seguire.
Attenzione però, perché cogliere questo messaggio che è legittimo, è pericoloso perché può essere un’arma a doppio taglio. Oggi noi dobbiamo avere la lungimiranza di guardare avanti, perché noi oggi votiamo questo provvedimento o, comunque, di fondo, capiamo che c’è la necessità di un provvedimento di questo tipo, perché ahimè, tanti di voi, tanti come me in questa opposizione hanno capito che il policentrismo, il frazionamento, le Province hanno prodotto costi, hanno prodotto burocrazia, hanno prodotto degli allungamenti temporali e ritardi. Forse è per questo che è necessario che proviamo ad accorpare di più per ridurre tutti questi spazi che noi stessi abbiamo criticato. Forse sarebbe stato più opportuno, se le Province dovevano rimanere, avere una Emilia, una Romagna e un capoluogo cui fa riferimento un’area metropolitana, come anche il centro di coordinamento di questa Regione, che ha ancora un senso ad essere considerata per tutte le sue caratteristiche tale.
Oggi noi dobbiamo essere consapevoli che la velocità con cui stiamo intervenendo è il prezzo che stiamo pagando dell’inerzia, dell’insensibilità e dell’indifferenza del passato.
Il messaggio che vorrei dare al consigliere Bernardini è quello di non aspettare nessuno al varco, siamo tutti al varco, soprattutto oggi noi consiglieri regionali, con tutta questa situazione mediatica che ci sta coinvolgendo in modo indifferente, cerchiamo di essere uniti nel capire che è un’esigenza, è un’esigenza dei tempi, è un’esigenza del momento ed è uno sforzo. Anche quando io ho parlato della fusione della Val Samoggia, per la quale mi sono pronunciata contro, non mi sono pronunciata contro la fusione della Val Samoggia, mi sono pronunciata contro per i tempi, perché dobbiamo iniziare a mettere in ordine che cosa vogliamo fare prima in questa architettura istituzionale, ma è un’architettura che dobbiamo rivedere tutti assieme. Mi sembra di aver colto che ci sia la volontà di ricondurre al territorio la definizione poi delle denominazioni delle Province che risultavano dagli accorpamenti, è meglio così per certi aspetti. Cerchiamo anche noi qui in aula, nella velocità del provvedimento, perché effettivamente siamo chiamati celermente ad approvarlo o comunque ad esprimerci, non dedichiamo tempo a questi dettagli, anche se sono dettagli nobili, perché noi abbiamo bisogno di cogliere in tutti gli aspetti in cui noi possiamo intervenire, affinché questo accorpamento avvenga nel modo più giusto possibile. Il nome lasciamolo convenire a chi, su quel territorio, dovrà farlo proprio.
Amici della Lega, comprendo le vostre perplessità, però il vuoto che vi sembra di riscontrare in questa velocità di provvedimento è lo stesso vuoto che c’era nel federalismo che voi avete tanto sollecitato, e che alla fine non chiarirà chi fa che cosa e che oggi, purtroppo, ci vede un po' allo sbando.
Io voglio recuperare assieme a voi, soprattutto in provvedimenti della portata di quello di oggi, la dignità non solo di essere consigliere regionale ma di servire realmente a far sì che questo provvedimento venga fuori nel miglior modo possibile, perché il primo tassello di un’operazione importante di questa architettura istituzionale è capire, anche se effettivamente ognuno va da sé, che qui stiamo ridisegnando l’architettura della nostra Regione e dobbiamo farlo al meglio.
Il mio messaggio, in sintesi, è che più Province verranno accorpate meglio sarà; meglio sarà perché l’obiettivo che mi pongo con questo provvedimento è uno solo: quello di cercare di mantenere e migliorare i servizi ai cittadini, abbassandone il prezzo e credo che oggi questo obiettivo lo si possa conseguire solamente non avendo tutta una serie di costi, di burocrazia e di ritardi che, ahimè, oggi invece appesantiscono la natura di alcuni servizi. In questo senso credo che il buonsenso di tutti noi debba procedere. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.
CAVALLI: Grazie, presidente. Mi rivolgo alla Vicepresidente Saliera, perché già in Commissione avevo posto dei dubbi su questa delibera, perché credo sia vuota di contenuti e lo si desume anche dall'articolo 17, dove si legge che le competenze passeranno ai comuni in futuro e le province non sappiamo cosa andranno a fare. Siamo tutti consapevoli che c'è un problema politico, noi siamo sempre stati per partire dal basso, per partire da una riforma vera e propria, dalla riforma costituzionale dei comuni, delle province, delle regioni e penso che sia necessario un passaggio serio da parte del Governo, ascoltando il Presidente Vasco Errani, che è anche Presidente della Conferenza Stato Regioni, per far sì che si parta da un livello molto più basso, cioè dai comuni. Come abbiamo fatto quindici giorni fa, quando la Regione Emilia-Romagna ha deliberato per la fusione di cinque o sei comuni - scusate, non sono di Bologna e non lo ricordo - e per consultare la popolazione interessata con un referendum.
Noi chiediamo a coloro che risiedono a Piacenza se vogliono rimanere Emiliani o se vogliono passare alla Lombardia e questo perché non è stato chiaro il passaggio che ha fatto il Governo, non è stato chiaro quello che è stato fatto in questi mesi e i cittadini si domandano dove vogliano andare e cosa facciano, perché non sanno chi vincerà, ma il referendum lo vogliono fare, per poter decidere. Devono essere loro i nostri rappresentanti, perché, giustamente, come diceva il mio collega Leoni, noi siamo stati votati dai cittadini e i cittadini ci chiedono delle risposte molto chiare e molto semplici. Quindi, dobbiamo essere i primi a salvaguardare i posti di lavoro, i dipendenti delle province, salvaguardare i posti lavoro degli enti comunali e capire con quali risorse i comuni andranno a recepire le competenze delle province che, sappiamo benissimo, sono al collasso e fanno fatica a chiudere i bilanci.
Bellissima discussione stamattina, ma, quando usciremo da quest'Aula, dobbiamo avere delle risposte da dare ai cittadini, ai nostri amministratori e soprattutto al popolo che fra un po' non avrà più da mangiare. Quindi, in questa discussione sull’area vasta, sulla Provincia di Piacenza-Parma o Parma-Piacenza, onestamente dobbiamo fare un salto di qualità e, giustamente, come diceva il collega Monari in commissione, non fossilizzarci sui nomi. Dobbiamo ripartire dal concetto che la gente deve votare per decidere dove stare, per decidere cosa fare e, soprattutto, dobbiamo avere le competenze per dire alle province cosa dovranno fare e come dovranno agire sul territorio, perché noi dobbiamo essere persone serie.
C’è giustamente un attacco alla politica, perché molte volte si perde tempo a parlare; in questo momento dobbiamo agire e, forse, sarebbe stato meglio che i grandi professori di questo Governo fossero rimasti nell'università a insegnare agli alunni, perché le cose serie per il nostro territorio sono state nulle, anzi solo tagli ai servizi ai cittadini.
Certamente, uno di Piacenza, che è di confine, come il sottoscritto che, quando parla dice agli amici che lavorano a Milano, che vorrebbe andare a Milano, perché la sua vita è calibrata sulla Lombardia; altri, come mia moglie che viene a Bologna per lavoro, mi dice che preferisce rimanere in Emilia, perché la sua vita è calibrata sull'Emilia. Vedete, ci sono discussioni da noi, ma discussioni serie quando si esce a cena in compagnia, perché c'è chi spinge per andare in Lombardia e chi vuole rimanere in Emilia.
Bene, la Cassazione ha dato parere positivo al referendum e diamo la possibilità ai cittadini di Piacenza di esprimersi in modo libero e incondizionato. Se vogliono passare in Lombardia, che vadano e, se vogliono rimanere in Emilia-Romagna, devono rimanere con la consapevolezza che siamo una Regione seria. Non è che passiamo ad una Regione che non ha privilegi o viceversa. Sono due regioni che sono, sugli standard, le migliori in Italia, però sappiamo anche che Piacenza ha diecimila pendolari che al giorno si riversano in Lombardia per lavorare e, quindi, questa attenzione che abbiamo verso la Lombardia deve essere un punto d'unione tra Piacenza e l'Emilia-Romagna. Occorre salvaguardare i territori e non far sì che diventino i vassalli di Parma. Questo a noi non va bene e non è il problema del nome, prima o dopo Piacenza. Col collega Corradi ci siamo sentiti telefonicamente e in due secondi abbiamo deciso, in modo molto amichevole, di presentare un emendamento che è la cosa che può unire effettivamente Parma e Piacenza, si tratta del nome "Terra Verdiana", perché tutte e due riconosciamo il Grande Maestro che era una persona che sedeva tra i banchi della Provincia di Piacenza, e presentava al Teatro Regio di Parma tutte le sue opere.
Credo che si debba fare un salto di qualità, chiedendo a questo Governo di andare a casa al più presto e ridare la parola ai cittadini e al popolo e che il nuovo Governo dia regole chiare, perché i cittadini hanno bisogno di essere informati e di toccare con mano le proprie riforme, ma le riforme dobbiamo farle. Noi stiamo cercando di fare queste riforme, sono vent'anni che portiamo avanti un federalismo vero, a differenza di alcuni che sono "Roma centrici", come la collega Noè. Probabilmente noi siamo diversi e, per fortuna, la nostra diversità è importante, perché noi siamo ancora convinti che il federalismo sia la salvezza di questo Paese. Grazie Vicepresidente e grazie Presidente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Cavalli.
Ha chiesto di poter intervenire il consigliere Bartolini. Ne ha facoltà.
BARTOLINI: Grazie, presidente. Ho sentito parlare in quest'Aula di "provvedimento incisivo". Francamente non lo vedo questo "provvedimento incisivo", peraltro assunto da quest'Aula, in quanto ratifichiamo quanto impostoci da altri, dove, con qualche indicazione, ci orientiamo a un provvedimento che ci è stato imposto dal Governo centrale, un Governo non eletto, che con quest'operazione, che io reputo molto di facciata, alla fine inciderà per lo 0,01 per cento sulla spesa pubblica italiana, perché le province si sarebbe potuto abolirle, oppure si sarebbe potuto metterle nelle condizioni di garantire servizi adeguati, servizi vicini ai cittadini, una rappresentanza democratica diretta e, allora sì, che potevamo parlare di riordino istituzionale.
Io sono molto preoccupato da quest'operazione di facciata che non aumenta, appunto, la qualità dei servizi, distrugge e fraziona servizi che già funzionano (la collega Donini ricordava i centri per l'impiego che, intelligentemente, erano stati decentrati e che garantivano importanti servizi), ma, soprattutto, è uno smacco al potere legislativo delle regioni, in quanto toglie anche alle regioni, se vogliamo, virtuose, come la nostra, quel potere decisionale, imponendoci da Roma delle decisioni calate sulla nostra testa e che non danno ritorni in termini di utilità.
Io porto un esempio. Nel 1999 il Governo D'Alema applicò intelligentemente un declassamento delle strade da statali a provinciali. Molte strade della nostra Regione diventarono strade provinciali da strade statali. Ecco, quelle strade sono rinate, perché la Regione, intelligentemente, ha trasferito le competenze alle province e le province hanno avuto quell'attenzione per quelle strade che l'ANAS prima non aveva mai dimostrato di avere, se non con qualche piccolo intervento qua e là che non lasciava il segno. Questo perché le risorse erano sempre le stesse e il potere decisionale era rappresentato da chi veniva eletto dai cittadini su quel territorio e che dava voce anche a quei piccoli comuni che, in questo modo, oggi vedono allontanarsi questo potere decisionale.
Concludo dalla Regione Romagna, dico "Regione Romagna", perché la Romagna avrà un governo provinciale deciso a tavolino da Bologna, con un Presidente e nove assessori, senza l'elezione diretta e dove noi avremmo piccoli comuni che non esisteranno più, non avranno neanche più un referente politico cui agganciarsi.
La mia provincia, per esempio, quella che mi ha eletto, la Provincia di Forlì-Cesena, era una provincia chiamato "il Provincione", era una provincia che già dai tempi napoleonici era molto grande, che ha avuto un Primo Ministro che, essendo nato in quel territorio, addirittura l'aveva allargata ad un territorio toscano, perché il Tevere doveva nascere dalla provincia di Forlì e il fiume Tevere nasce in Comune di Verghereto che ufficialmente è Romagna, ma di fatto è Toscana, e ha vissuto momenti di grande fasto ed era una provincia importante, era una provincia che arrivava da Modigliana e Tredozio fino alle Marche. Piano piano ha lasciato l'autonomia a Rimini, poi è diventata, da Provincia di Forlì, Provincia di Forlì-Cesena che, di fatto, è Cesena-Forlì, oggi è l'unica Provincia che non ha neppure un assessore in questa Giunta regionale.
Io credo che non riusciremo a ridare dignità a quel territorio con una Provincia unica con dei rappresentanti imposti da Bologna, perché, di fatto, o gli si ridà - e concludo - una rappresentanza democratica diretta che dia la possibilità ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti che diano risposte quei territori, oppure sarà l'ennesimo ente che non avrà risolto il problema dei costi economici e che non darà prospettive a questi territori.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bartolini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini.
Consigliere, concludiamo con il suo intervento. Le lascio i suoi dieci minuti, come da Regolamento.
Prego, ne ha facoltà.
GRILLINI: Grazie, presidente. Io ho chiesto la parola, perché concordo con quei colleghi, a partire dalla collega Barbati che, giustamente, ha ricordato che le province fanno parte del nostro ordinamento costituzionale, e la spending review è intervenuta su questo terreno in maniera totalmente irrituale. Lo diciamo noi che siamo da sempre per l'abolizione delle province e vorrei ricordare ai colleghi che sono intervenuti, soprattutto i colleghi di centrodestra, che hanno ripetuto tutti quanti, a parte i colleghi della Lega, che loro erano per l'abolizione delle province, vorrei ricordare il voto che si è tenuto il 5 luglio 2011 alla Camera dei Deputati su questa materia, quando l'Italia dei Valori aveva presentato correttamente una proposta di riforma costituzionale volta all'abolizione delle province. Presenti 548, votanti 308, astenuti 240, maggioranza 155, favorevoli 83, contrari 225. L'UDC votò a favore della proposta dell'IDV, astenuto il Partito Democratico e il PDL votò contro. Quindi, cari colleghi, è inutile che ci venite a dire che eravate per l'abolizione delle province; voi votaste contro l'abolizione delle province. Quindi, non so se il vertice si mette d'accordo con la base, o se la testa parla con i piedi e viceversa, sta di fatto che voi avete votato contro.
Noi ci troviamo a intervenire su questa materia non in modo corretto; il modo corretto sarebbe quello che proponeva l'Italia dei Valori, cioè una riforma di carattere costituzionale. Questo vale anche per le regioni e vale anche per i comuni, perché gli enti locali sono organismi costituzionali, quindi, prima si modifica la Costituzione, poi si interviene. Intervenire con una legge ordinaria su organismi costituzionali non solo è sbagliato in sé, perché, se un domani noi abbiamo un Governo - guardate che non è un'ipotesi, perché oggi lo dicono, se leggete il Corriere della Sera, vedrete che lo dicono - che si sveglia una bella mattina e decide di abolire quattromila comuni. Lo dicono! Noi che cosa diciamo? Siccome bisogna risparmiare, aboliamo quattromila comuni. Noi abbiamo visto in quest'Aula la fatica per fare un accorpamento di sette comuni, figuriamoci se uno si sveglia una mattina e decide di abolire quattromila comuni con legge ordinaria. Dopodiché, ci si dice che ci sarà un'elezione di secondo grado con voto ponderato. Ovviamente il significato della parola "ponderato" non è letterale: come tutti sanno, "voto ponderato" significa "per maggioranza dei comuni" e "con voto ponderato" significa anche che in questi enti le forze politiche minori non saranno rappresentate, ma saranno enti bipartisan composti da due forze politiche, perché, ovviamente, si nomineranno fra di loro. Quindi, avremo una specie di mostriciattolo che non risolve il problema, perché le province continueranno ad esistere, continueranno a spendere, anziché essere cento, saranno cinquanta. Noi oggi abbiamo letto che trentasei saranno cancellate, cinquanta salvate e adesso stiamo discutendo del problema del nome, una discussione molto appassionante. Si può dire che non ci dormiamo la notte e si può dire che l'opinione pubblica non può fare a meno di sapere come si chiameranno le varie province. Come si chiamerà la Provincia di Reggio e di Modena? Io avrei un bel nome, l'acronimo, RE.MO., così, magari, possiamo usare Romolo per quella romana. Oppure quella di Parma e Piacenza, PI.PA. (PA.PI. è sconsigliabile per ovvie ragioni). Insomma, una cosa ridicola!
Che fine faranno questi lavoratori? Quanto costeranno questi lavoratori? Chi si prenderà in carico questi servizi? Buio fitto, notte fonda! È un provvedimento che non dice nulla su come andrà a finire. E poi noi abbiamo anche Piacenza che addirittura promuovere il referendum per passare alla Lombardia! È una cosa da Crozza questa qui! Da comiche!
Gli amici del PDL, che si sono tutti sperticati nel dire che sono per l'abolizione delle province, si dimenticano che il loro rappresentate Presidente della Provincia di Piacenza non è tanto d'accordo e che sta facendo l'ira di Dio per tenere in piedi la Provincia di Piacenza, financo da arrivare al punto da promuovere un referendum secessionista per passare dalla Lombardia. Scusate, amici, ma avete scelto male anche il momento, perché questo è un momentaccio per passare alla Lombardia, visto i problemi che ci sono stati. Per non parlare, poi, del campanilismo, della Provincia della Romagna. Io adoro il dialetto romagnolo, penso che andrò a vedere in questi giorni lo spettacolo di Ivano Marescotti all'Arena del Sole di Bologna, penso che sia una lingua meravigliosa, però francamente, di tutti i problemi che ci sono nel Paese, questo di fare adesso anche del campanilismo da questo punto di vista, non se ne sente la necessità.
Allora, noi, come Italia dei Valori, siamo per l'abolizione totale e radicale delle province. Ci sono le città metropolitane. Francamente ci solleva qualche dubbio anche la città metropolitana, perché una città metropolitana eletta con il sistema del secondo grado, col voto ponderato per di più, io mi chiedo a che serve. C'era già l'Assemblea dei comuni metropolitani, non era sufficiente?
Noi dovremmo fermarci a riflettere su come ridisegnare anche il governo del territorio attraverso un ente intermedio, come avviene in Francia con i dipartimenti, che non vengono eletti e funzionano bene e, come è noto, l'amministrazione francese è un pezzo assolutamente rilevante e fondamentale dello Stato. Allora, non potevamo fermarci a riflettere su come ridisegnare questo pezzo di Stato nell'interesse dei cittadini e della collettività e anche nell'interesse dei lavoratori, anziché fare pasticci? Ecco, su questo sono d'accordo, consigliere Cavalli: i professori fanno pasticci. Dovrebbero essere dei tecnici e, invece, fanno dei gran pasticci e fanno anche degli errori! Io devo confessare - e qui concludo - che ho trovato molto triste vedere i Presidenti delle Regioni andare col cappello in mano da Monti a subire un intervento che altro non è che un azzoppamento delle autonomie locali, senza neanche avere la possibilità di correggere un decreto che, a mio parere, è, pure quello, largamente incostituzionale, hanno detto tutti che basta un ricorso di un consigliere regionale per arrivare alla Consulta e cassarlo. Io ho trovato molto triste che non siano riusciti nemmeno a correggere alcuni macroscopici errori tecnici del Governo tecnico che fa delle leggi con alcuni macroscopici errori tecnici e pensiamo alla vicenda degli esodati. Se un Governo è tecnico e non riesce a fare bene neanche le cose tecniche, a che serve? Secondo noi dell'Italia dei Valori non serve a niente e prima se ne va e meglio è.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Grillini.
Io ho ancora prenotati i colleghi Bonaccini, Favia e Monari. Essendo le 13.05, rinviamo ad oggi pomeriggio. Quindi, riprendiamo i nostri lavori alle ore 15.00 con le interpellanze. Buona giornata e buon pranzo.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 13,05
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Teresa MARZOCCHI, Gian Carlo MUZZARELLI e il consigliere Andrea POLLASTRI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Ha partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Richetti
Corradi - Meo
Espandi Indice