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104.
SEDUTA DI LUNEDÌ 22 OTTOBRE 2012
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
Indice
OGGETTO 3053
Interpellanza del consigliere Bartolini relativa alla pratica di macellazione rituale secondo la tradizione musulmana.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARTOLINI (PDL)
LUSENTI, assessore
OGGETTO 3058
Interpellanza dei consiglieri Bartolini e Bignami relativa alla situazione dei canoni di locazione degli immobili da parte delle società di telefonia mobile, in particolare per quanto riguarda gli edifici di proprietà pubblica.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Richetti)
BARTOLINI (PDL)
PERI, assessore
Aggiornamento della seduta
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 3237
Delibera: «Riordino degli ambiti territoriali delle Province ai sensi dell'art. 17, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), convertito con legge 7 agosto 2012, n. 135.» (Proposta della Giunta regionale in data 8 ottobre 2012, n. 1444) (92)
(Continuazione discussione e approvazione)
(Risoluzioni oggetti 3061 - 3076 - Continuazione discussione e reiezione)
(Risoluzione oggetto 3270 - Continuazione discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
MONARI (PD)
ERRANI, presidente della Giunta
LOMBARDI (PDL)
LEONI (PDL)
FILIPPI (PDL)
CORRADI (Lega Nord)
MANDINI (Italia dei Valori)
BONACCINI (PD)
DONINI (Fed. della Sinistra)
NOÈ (UDC)
GARBI (PD)
VILLANI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
MANFREDINI (Lega Nord)
CAVALLI (Lega Nord)
MEO (SEL - Verdi)
RIVA (Gruppo Misto)
Iscrizione di nuovo argomento all'ordine del giorno
PRESIDENTE (Richetti)
MONARI (PD)
OGGETTO 3271
Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Naldi, Sconciaforni e Grillini per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Gruppo "La Perla" per scongiurarne l'ulteriore ridimensionamento con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro
(Approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 2350
Risoluzione proposta dai consiglieri Noè, Barbati, Villani, Corradi e Riva per invitare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo, al fine di vanificare gli effetti della sentenza della Corte di Cassazione n. 4377/12 che ha stabilito, nei procedimenti per violenza sessuale, la non obbligatorietà della custodia cautelare in carcere dei soggetti indagati, consentendo misure alternative
(Discussione e reiezione)
OGGETTO 2944
Risoluzione proposta dalla consigliera Barbati per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte al contrasto ed al trattamento della violenza contro le donne, a promuovere il coordinamento tra gli enti ed i soggetti operanti nel settore, a valorizzare i punti di ascolto e di accoglienza delle vittime ed i consultori, incrementando inoltre la formazione socio-sanitaria del relativo personale e le risorse disponibili
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
MORI (PD)
GRILLINI (Italia dei Valori)
PRESIDENTE (Mandini)
OGGETTO 2540
Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Mandini, Sconciaforni, Mori, Monari, Pariani, Bonaccini, Pagani, Zoffoli, Montanari, Luciano Vecchi, Meo e Riva per impegnare la Giunta ad introdurre norme per chiudere gradualmente le cave di rocce ofiolitiche e ad introdurre una mappatura della presenza di amianto negli edifici
(Discussione e approvazione)
OGGETTO 2924
Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte ad istituire un registro ufficiale della presenza di amianto e di altre sostanze pericolose nelle macerie e negli edifici pericolanti a causa del sisma, aprire una pagina apposita sul sito dell'Emilia-Romagna dedicata alle segnalazioni dei cittadini, garantendo inoltre la sicurezza dei lavoratori che rimuoveranno le macerie e l'amianto
(Discussione e reiezione)
PRESIDENTE (Mandini)
MEO (SEL - Verdi)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
MORI (PD)
OGGETTO 2965
Risoluzione proposta dai consiglieri Barbati, Mandini e Grillini per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento affinché vengano affrontate tutte le situazioni gravanti sui lavoratori esodati e adottate le iniziative volte ad evitare che rimangano privi di stipendio e di copertura economica per tutto il periodo necessario a maturare i nuovi requisiti pensionistici
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Mandini)
GRILLINI (Italia dei Valori)
PARIANI (PD)
NALDI (SEL - Verdi)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Mandini)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Interrogazioni e risoluzioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,01
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la centoquattresima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Comunico l'assenza ai lavori dell'Assemblea degli assessori Bianchi e Muzzarelli e del consigliere Pollastri.
Svolgimento di interpellanze
PRESIDENTE (Richetti): Siamo allo svolgimento delle interpellanze. Per quanto riguarda l’oggetto 3049: "Interpellanza del consigliere Pollastri circa le azioni da porre in essere a favore delle piccole imprese artigianali e commerciali, con particolare riferimento all'incremento delle spese di affitto", il consigliere, d'accordo con l'assessore, si ritiene soddisfatto della risposta scritta. Lo stesso dicasi per l’oggetto 3055, "Interpellanza del consigliere Pollastri relativa al progetto europeo "INTER-Regio-Rail"", di competenza dell'assessore Peri, il consigliere si dichiara soddisfatto della risposta scritta.
Comunico che è rinviata la trattazione dell’oggetto 3105, "Interpellanza del consigliere Filippi circa il finanziamento regionale relativo alla Coop Terremerse ed i procedimenti conseguenti", in quanto il consigliere giustifica la propria assenza.
Svolgiamo, di conseguenza, l’oggetto:
3053 - Interpellanza del consigliere Bartolini relativa alla pratica di macellazione rituale secondo la tradizione musulmana.
Risponde per la Giunta l'assessore Lusenti.
La parola al consigliere Bartolini per l’illustrazione della sua interpellanza.
BARTOLINI: Grazie, presidente. Preferirei intervenire dopo aver sentito la risposta dell'assessore.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
La parola all'assessore Lusenti per la risposta.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Il rapido e completo dissanguamento degli animali rappresenta uno degli elementi essenziali per la conservazione e la qualità sanitaria delle carni da essi derivate.
Ai sensi della normativa vigente, il dissanguamento si ottiene con la recisione dei grossi vasi sanguigni del collo, previo stordimento dell'animale, eseguito prevalentemente tramite l'impiego di proiettile captivo o elettronarcosi.
Una deroga all'obbligo dello stordimento preventivo è prevista per le carni destinate alla comunità ebraica ed islamica, allo scopo di dare risposta alle loro tradizioni culturali e disposizioni religiose.
Il decreto ministeriale 11 giugno 1980, Autorizzazione alla macellazione degli animali secondo i riti religiosi ebraico e islamico, e il decreto legislativo n. 373 del 1° settembre 1998, Attuazione della Direttiva 93/119 CE, relativa alla protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento, prevedono, previa specifica autorizzazione, deroghe per la macellazione senza preventivo stordimento eseguita da parte delle rispettive comunità, secondo i riti religiosi ebraico ed islamico.
La possibilità di concedere deroghe per le macellazioni rituali è concessa agli Stati membri anche dal nuovo regolamento del Consiglio della Comunità europea, n. 1099 del 29 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento, in vigore dal 1° gennaio 2013. Attualmente, in Emilia-Romagna, sono 23 gli stabilimenti autorizzati alla macellazione degli animali secondo i riti religiosi.
Da quanto sopra riportato, si desume che il rilascio dell’autorizzazione ad abbattere gli animali senza il preventivo stordimento è stabilito da normative nazionali e comunitarie, che non prevedono deroghe regionali. Da diversi anni, comunque, il Servizio sanitario ed igiene degli alimenti dell'assessorato alle politiche per la salute hanno avviato un confronto con i rappresentanti delle comunità religiose ebraiche ed islamiche, nell'intento di stendere un protocollo d'intenti da attuare negli impianti di macellazione dell'Emilia-Romagna finalizzato al rispetto dei principi sanitari e religiosi delle comunità ebraica ed islamica ed alla limitazione degli effetti dell'azione traumatica della iugulazione su un animale cosciente. Sono state compiute macellazioni dimostrative alla presenza di autorità religiose, in cui l'abbattimento rituale era preceduto da metodi di stordimento compatibili con le esigenze religiose, soluzioni peraltro già adottate in altri Paesi. Le macellazioni sono state fatte sotto la supervisione del Centro di referenza nazionale sul benessere animale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, ed alla presenza di interlocutori religiosi rappresentativi di comunità islamiche regionali.
Per rispettare i dogmi religiosi, il metodo di stordimento individuato nelle macellazioni dimostrative è quello ottenuto tramite l'applicazione di corrente elettrica alle tempie dell'animale prima del taglio rituale dei vasi del collo. Lo stordimento elettrico applicato alla sola regione della testa determina la perdita di coscienza, solitamente di tipo reversibile, che non provoca alcuna alterazione di tipo anatomico e non modifica l'integrità dell'animale, rispettando quindi i presupposti della macellazione rituale. Attualmente, la macellazione rituale ebraica non viene effettuata in nessun macello della Regione.
Per quanto riguarda, invece, la macellazione rituale islamica, vista l'assenza di autorità religiose regionali riconosciute da tutte le comunità islamiche, non si è ancora riusciti a definire un accordo per l'intero territorio regionale, mentre si è pervenuti ad accordi locali in alcune aziende Asl, in base ai quali anche le macellazioni rituali vengono effettuate con stordimento preventivo.
In merito alla vigilanza sul controllo della corretta applicazione delle specifiche normative vigenti, si rassicura che sono in atto da anni stretti contatti tra la Regione i servizi veterinari delle Aziende Asl, affinché questi prestino la massima attenzione alla verifica del rispetto di tutte le normative vigenti e attuino un'attenta vigilanza per impedire la pratica illegale delle macellazioni clandestine.
Infine, il giudizio che può essere dato sulla macellazione non autorizzata è contenuto nella sua stessa definizione: qualsiasi pratica clandestina è da considerare illegale e quindi perseguibile. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Lusenti.
La parola al consigliere Bartolini per la replica.
BARTOLINI: Grazie, presidente. Ringrazio l'assessore per la risposta. Assessore, io, come immagino anche lei e tutti i colleghi, da tre giorni, nella casella di posta elettronica sto ricevendo, ogni due minuti, una e-mail da parte di una rete di associazioni animaliste nazionali, che, per un problema che neppure conoscevo, riguardante dei cavalli del centro ippico regionale di Ferrara, fa della pressione al limite dello stalking nei nostri confronti, per sensibilizzare, legittimamente, per carità, ma credo che ci possano essere anche altri strumenti, non solo quello di dover ricorrere, come ho fatto io, al CED, per mettere delle regole e per spostare tutte queste e-mail nella posta indesiderata, perché in questo modo si fa veramente fatica ad utilizzare lo strumento informatico.
L’Italia, peraltro, è un paese in cui solo l'annuncio - a quanto pare in un secondo momento smentito dall'assessore - che forse dei cavalli possono arrivare alla macellazione, avviene una rivolta. Noto, invece, un silenzio assordante sulla questione delle macellazioni tradizionali, che, come dice l’assessore, vengono praticate anche in Italia, in deroga alla normativa europea. Perché ho sollevato il problema? Premetto che nessuno vuole negare le tradizioni, che sono senz’altro da mantenersi vive, forse lo fa la Regione Emilia-Romagna - io sono un cacciatore - nel mantenimento di alcune tradizioni venatorie, altre regioni utilizzano come motivazione per giustificare certi tipi di caccia, ma mi chiedo: le associazioni ambientaliste fanno delle guerre "puniche" come quella che stanno facendo per questi cavalli o quando si uccide un fringuello che in altre regioni è consentito abbattere, salvo trovarle silenti per situazioni in cui, obiettivamente, anche chi non viene mai etichettato se non per una certa sensibilità particolare nei confronti degli animali, ed è sbagliato, perché io credo di averla, vengono uccisi questi animali nel macello, in maniera veramente truce e dolorosa per gli animali, come peraltro è stato dimostrato da alcuni recenti studi, che soffrono doppiamente rispetto ai capi che vengono ugualmente portati al macello ma che vengono prima storditi.
Altra riflessione che faccio è la seguente: mentre per gli allevatori italiani non c'è deroga che tenga, ma corrono il rischio di sanzioni pesantissime, sia nel trasporto, sia nella macellazione, sia nel rispetto delle leggi igienico-sanitarie, vedo che vi è una sorta di occhio di riguardo per queste macellazioni, a volte anche clandestine, senza che ci siano azioni - ed io l'avevo chiesto nell'interrogazione - sempre condotte, senza nessuno scrupolo igienico, in situazione ambientali spesso da girone infernale. A mio avviso, anche a tal riguardo la Regione, tramite i suoi servizi, deve vigilare maggiormente, appunto perché questo rito delle macellazioni clandestine, che in certi ambienti, soprattutto di religione islamica, infatti l’assessore mi conferma che per quella ebraica non vi è alcun centro autorizzato in Emilia-Romagna, perché non se ne ravvisa l'esigenza, io ho sollevato l'altra questione perché è quella che conosciamo maggiormente. Va bene, quindi, il rispetto, tramite deroghe, per le tradizioni anche delle altre civiltà, tuttavia, credo che il rispetto per le normative igienico-sanitarie, così come vale per gli italiani debba valere anche per gli islamici, per evitare che ci sia un razzismo al contrario, dove qualcuno viene punito appena sgarra, mentre ad altri è tutto consentito, soltanto perché di religione diversa dalla nostra. Grazie
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
Abbiamo esaurito l’oggetto 3053, passiamo all'interpellanza successiva:
3058 - Interpellanza dei consiglieri Bartolini e Bignami relativa alla situazione dei canoni di locazione degli immobili da parte delle società di telefonia mobile, in particolare per quanto riguarda gli edifici di proprietà pubblica.
Risponde per la Giunta l'assessore Peri.
La parola al consigliere Bartolini per l'illustrazione della sua interpellanza.
BARTOLINI: Grazie, presidente. Il collega Bignami ed io abbiamo appreso che in Italia ci sono 90 mila impianti di telefonia mobile, cioè antenne, che sono allocate nei punti strategici delle città, dei territori, delle colline, nei punti più alti. Vi è stato un momento in cui vi era la corsa a cercare le postazioni migliori, con una competizione tra i gestori della telefonia Tim, Wind, H3G e Vodafone. La corsa era a suon di rialzi, nel senso che, pur di accaparrarsi la postazione migliore, vi erano compagnie che se le accaparravano solo a 5/10 mila euro, ma ci sono state compagnie che hanno raggiunto cifre tipo 50 mila euro all'anno, pur di garantirsi la postazione desiderata.
Una volta che le compagnie tutte, ché mi sembra che l'unica che non ha completato la copertura sia H3G, che va in roaming, mentre tutte le altre hanno completato la copertura del territorio, stranamente, la competizione che c’era tra tutte queste compagnie è venuta meno, nel senso che sembra siano passate ad un maggior corporativismo.
Con la scusa della crisi - che è proprio una scusa, perché credo che le compagnie telefoniche siano le uniche società che, a livello di bilanci e fatturato, sentano meno di tanti altri soggetti economici la crisi - pare che le compagnie telefoniche abbiano fatto cartello, nel senso che contestualmente hanno mandato lettere a tutti i proprietari degli immobili sui quali erano allocate le antenne, dicendo loro: "vista la crisi, chiediamo di riconsiderare, di ritrattare i nostri impegni". E si trattava di impegni per diversi anni, magari con scadenze di 10/15 anni. Alcuni non hanno accettato questa proposta, altri invece l'hanno accettata, e finché accettano i privati va bene, perché il privato può fare quel che vuole, può anche accettare di ridurre il canone che percepiva, ma pare che tra coloro che hanno ridotto ci siano anche degli enti pubblici. Se così fosse, sarebbe grave, perché rappresenterebbe un ammanco di entrate già messe a bilancio, già previste. Perché dico pare siano enti pubblici? Intanto bisogna dire che sono molti gli enti pubblici che hanno concesso postazioni ai gestori. Perché gliele hanno concesse? Gliele hanno concesse perché i punti strategici solitamente sono di proprietà pubblica. Si pensi ad una pianura: le torri piezometriche, quelle in cui si raccoglie l'acqua, sono i punti più alti. Lo stesso dicasi per gli alloggi popolari e quant'altro. Sarebbe gravissimo se enti pubblici, e mi risulta ce ne siano, abbiano ritratto un impegno già concordato con i gestori di telefonia mobile, perché sarebbe un danno erariale non indifferente per le casse comunali.
Dall'interrogazione, dubito che mi verrà detto il tal comune o talaltro comune, perché la Regione dirà: "noi non c'entriamo, lo chieda direttamente al comune". Immagino già la risposta. Tuttavia, credo sia opportuno che la Regione, tramite ARPA, il soggetto che fa i controlli e che effettua il monitoraggio di tutta la situazione, si faccia carico, eventualmente, di segnalare ai privati se vuole, ma soprattutto agli enti pubblici il fatto che cedere alle pressioni delle compagnie telefoniche significa solo fare un favore alle stesse, perché la legge non prevede questo. Credo, inoltre, che sarebbe opportuno segnalare il rischio che corrono le amministrazioni locali di sperpero di denaro pubblico nel danno erariale che andrebbero a subire i bilanci di questi enti, qualora andassero incontro ad una rinegoziazione degli accordi che avevano preso con i gestori della telefonia mobile. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
La parola l'assessore Peri per la risposta.
PERI, assessore: Grazie, presidente. Devo dire che il consigliere si è fatto la domanda e si è dato la risposta, quindi non mi resta da dire altro che, per quanto riguarda la prima parte, condivido, e condivido soprattutto la risposta, e mi dichiaro soddisfatto.
Tenderei a dire che non utilizzerei ARPA per fare un mestiere che non è coerente con le funzioni, cioè ARPA ha tra le proprie funzioni quella di controllare che non ci siano ricadute sulla salute o sull'ambiente in conseguenza dell'installazione di queste centraline, tema peraltro ormai abbastanza monitorato, perché, come giustamente lei diceva, non siamo in presenza di nuovi piani espansivi, in quanto quasi tutti i gestori hanno trovato collocazione. Anzi - le do un'informazione - una parte del lavoro che stiamo facendo per altre ragioni, cioè sulla copertura del digital divide in termini di connessione con la banda larga, siccome la Regione ha deciso di costruire la dorsale appenninica per raggiungere i territori che attualmente sono ancora in digital divide, stiamo anche favorendo o fornendo un'opportunità ai gestori per ricollocare, almeno una quota, ovviamente, perché stiamo parlando di quelle zone, di programmazione di infrastrutturazione. In ogni caso, il tema principale che lei solleva, che è una questione di tipo contrattuale fra le due parti, e cioè i proprietari degli impianti e gli utilizzatori degli stessi, poiché sono contratti che noi non conosciamo, occorrerebbe fare un lavoro molto analitico per capire di che cosa stiamo parlando, cioè quali sono le caratteristiche contrattuali, nelle aree che tirano ultimamente, cioè nei ruoli istituzionali che ognuno di noi è tenuto a svolgere, sarebbe una certa invasione di campo rispetto ad una legittima autonomia che enti territoriali hanno svolto nel bene e nel male, cioè cercando di favorire il servizio per le proprie comunità alle condizioni migliori possibili. Tuttavia, poiché stiamo lavorando, assieme a molti gestori di telefonia mobile, anche su altri fronti, in particolare, come dicevo, dal punto di vista della connessione e fornitura di servizi ICT, che sono complementari a quelli di telefonia, in quell'occasione abbiamo potuto aprire dei confronti e dei tavoli con i gestori, quindi sotto quel profilo possiamo aiutare, ragionando insieme su quale sia la condizione effettiva di mercato e gestione di questi impianti, ma ci arriviamo in modo indiretto.
Io chiuderei così: vi è la disponibilità a fare un lavoro insieme agli enti locali per capire anche questa parte dei problemi; non utilizzerei ARPA in questo mestiere, per evitare confusione di ruoli. Siamo dell’idea di utilizzare anche le sedi dei tavoli aperti fra Regione Emilia-Romagna e i gestori di telefonia per interloquire direttamente almeno con i principali player del mercato, che sono tre o quattro, non sono tantissimi. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, assessore Peri.
La parola al consigliere Bartolini per la replica. Le restano quattro minuti.
BARTOLINI: Grazie, presidente. Ringrazio l'assessore per la risposta. Assessore, io ho fatto riferimento ad ARPA, perché ARPA effettua il monitoraggio, quindi noi, non come regione, tramite ARPA possiamo sapere dove sono le antenne e chi sono i proprietari. Pertanto, se vogliamo raggiungerli, tramite ARPA, possiamo sapere chi sono, ecco perché tiro in ballo ARPA. Se poi lei mi dice che per quanto riguarda i privati c’è un problema di tipo contrattuale, in premessa ho detto che non entro nel merito di questo aspetto del problema, ma poiché è una partita nazionale, perché non solo in Emilia-Romagna si chiede di rinegoziare questi contratti al ribasso, ma viene chiesto in tutt'Italia, come regione potremmo distinguerci rispetto alle altre, visto che spesso si cerca di farlo, allora facciamolo anche in questo caso. Se non lo vogliamo fare tramite ARPA andando a vedere uno ad uno chi sono, facciamolo in un tavolo con gli enti locali, in cui si dica: "Guardate, c'è questa procedura in corso, chi non ha ancora rinegoziato sappia che spesso si tratta di punti strategici di cui difficilmente il gestore di telefonia mobile può fare a meno, loro ci provano, ma è evidente che se loro ci provano e l’ente cede, si crea un danno erariale, si crea un danno per i cittadini, su contratti già fatti, già sottoscritti, che non avrebbe senso rinegoziare al ribasso, per andare incontro alle esigenza di gestori che, sappiamo benissimo, sono tutto fuorché in crisi". Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bartolini.
Abbiamo esaurito l'oggetto 3058 e con esso lo svolgimento di tutte le interpellanze.
Aggiornamento della seduta
PRESIDENTE (Richetti): Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.30 secondo l'ordine del giorno.
(La seduta, sospesa alle ore 15,23, è ripresa alle ore 15,30)
OGGETTO 3237
Delibera: «Riordino degli ambiti territoriali delle Province ai sensi dell'art. 17, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), convertito con legge 7 agosto 2012, n. 135.» (Proposta della Giunta regionale in data 8 ottobre 2012, n. 1444) (92) (Continuazione discussione e approvazione)
(Risoluzioni oggetti 3061 - 3076 - Continuazione discussione e reiezione)
(Risoluzione oggetto 3270 - Continuazione discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo i nostri lavori. Siamo al punto dell'ordine del giorno relativo al riordino delle province. Siamo in discussione generale del punto che accorpa la proposta 3237, la risoluzione 3061 del consigliere Manfredini, la risoluzione 3076 proposta dal consigliere Pollastri, e la risoluzione 3270 sul tema della denominazione delle province.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Anche alla luce dello svolgimento dei lavori della seduta di stamattina, si può dire che sul tema delle province siamo davanti ad un bel pasticcio.
Io cerco di ragionare in maniera essenziale: tendenzialmente si fa una fusione per creare dei risparmi, delle maggiori economie. In questo caso, si parla del taglio dei costi della politica. Pertanto, in primo luogo, mi chiedo se effettivamente questi accorpamenti portino a dei risparmi. Ingenuamente penso che chi ha fatto questi provvedimenti abbia stimato dei risparmi, abbia fatto un calcolo, perché si sa che l'accorpamento di per sé comporta dei costi, anche notevoli. Sennonché, se si fa una ricerca, si scopre che tutto questo non c'è. È banale ripetere, che è un po' sulla bocca di tutti, anche se c’è chi l’ha sostenuta con più coerenza e chi meno, l'abolizione delle province, non per una mera questione dei costi, ma proprio per una questione di semplificazione e chiarezza per i cittadini.
Oggi siamo davanti, come sempre, ad un'operazione di scaricabarile. La politica è complessa, è articolata, il cittadino, quando ha un problema, non sa mai con chi prendersela, a chi rivolgersi.
Le province entrano in conflitto con le regioni, problema che noi abbiamo denunciato in tutta la nostra azione consiliare, chiedendo che le leggi regionali facciano in modo che la Regione si assuma le proprie responsabilità, anche nel controllo delle proprie politiche. Invece, in questi due anni, abbiamo visto leggi tramite le quali si scaricava sempre il pallino alla provincia. Cosicché, la provincia, davanti ai problemi, dice che è colpa della Regione, e la Regione dice che è colpa delle province, eccetera, eccetera, in un rimpallo che non fa onore alle istituzioni.
A mio avviso, invece, oggi dovremmo lavorare per dare all’aggregazione di comuni degli strumenti che consentano ai comuni stessi di fare pianificazione per aree più vaste; dovremmo anche pensare che le parole "aggregazione" e "fusione" non sono uno slogan; bisogna effettivamente realizzarle in modo che ci sia un risparmio per i cittadini, e che non vengano a mancare gli spazi di confronto democratico.
Tutto questo non c’è stato, non c’è stato un risparmio dei costi, non c’è stato un reale confronto. È arrivato il governo dei professori, ad alcuni dei quali, forse, dovremmo anche togliere la cattedra per quello che stanno facendo, in quanto più che dei tecnici sembrano dei dilettanti per come si muovono. Le principali forze politiche di questo Paese sostengono e votano a livello parlamentare questi provvedimenti, fatti come vengono fatti, salvo vedere che nei consessi politici periferici tutte ne prendono le distanze. In tal senso, secondo me, sarebbe necessaria un po' di coerenza. Perché questi raggruppamenti? Non si riesce veramente a capirlo. Noi stiamo ragionando su dei nomi, su degli spazi, quando non sappiamo neanche che cosa dovranno fare questi enti di secondo grado, enti che sono previsti dalla Costituzione. A breve, non ricordo bene la data, se non erro entro novembre, dovrebbe arrivare una sentenza della Corte costituzionale. Secondo me, togliendo il voto, quindi facendoli diventare enti di secondo grado, mi sembra che qualcosa di incostituzionale ci sia.
Peraltro, si creano delle dinamiche paradossali. Qualcuno diceva che avremo il bacino romagnolo che conta circa 1 milione di abitanti, Ferrara conta circa 350 mila abitanti, e Ferrara è già al limite, sapendo che, finito tutto il riassetto della spending review, comuni importanti potrebbero chiedere di passare ad altra provincia, facendo venire meno il numero previsto dalla spending review per la sopravvivenza della provincia stessa. Oggi, quindi, facciamo tre grandi macro-aggregazioni più la città metropolitana, e teniamo Ferrara così com'è. Tutto questo è rischioso, perché i comuni della costa potrebbero, giustamente, avere il progetto di dare luogo ad un'unica provincia che copra tutta la costa, per affinità, per vicinanza rispetto al capoluogo, che sarà Ravenna. Insomma, si andrà incontro ad un vero e proprio pasticcio. Altro sarebbe stato ripensare l'assetto istituzionale, con un percorso che però deve partire dal basso. Peraltro, oggi, il dibattito è stato veramente surreale, con la proposta degli amministratori, principalmente del PD, sullo nome di Parma-Piacenza PI.PA., col PDL che chiedeva la denominazione PA.PI., che fa un po' ridere. Sembrava, veramente, che fossimo non in un consiglio regionale per la portata delle argomentazioni.
Noi, invece, ci dobbiamo preoccupare della buona amministrazione. Per quanto mi riguarda, non sono poi così convinto che delle province più grandi abbiano senso. Un conto sarebbe stato cancellare tutte queste nuove piccole province, quelle nate negli ultimi 15/20 anni, cioè non le province storiche. Ma questa aggregazione fa assomigliare ulteriormente di più la provincia alla regione, esasperando questo conflitto di tipo amministrativo. Se invece riuscissimo a trovare delle masse critiche di comuni che devono per forza aggregare i servizi, prima ancora dell'aggregazione politica, avendo a disposizione dei tecnici per fare i piani urbanistici, per ragionare sulla mobilità. Oggi, infatti, abbiamo dei comuni che hanno un geometra, ed è ovvio che non hanno la capacità né di relazionarsi coi grandi proponenti che magari vanno sul loro territorio con dei progetti incredibili; né dispongono di uno staff tecnico che consenta loro di governare i cambiamenti del territorio.
La situazione, quindi, è abbastanza paradossale. Devo dire, tuttavia, che non urlo alla rimozione degli spazi di confronto democratico, perché oggi la politica ha delle colpe. Con tutti questi enti, però, il cittadino non si sente garantito e rappresentato. Vuol dire che qualcosa non va.
Oggi si diceva che le province si occupano dei centri per l'impiego, che rappresentano un tema importantissimo. Mi piacerebbe capire, però, quanti consiglieri regionali si occupano e vanno veramente a verificare come stiano funzionando i centri per l'impiego, per le politiche attive sul lavoro. Non si può dire che la situazione sia buona. Certo non per colpa degli operatori, ma perché mancano le risorse economiche. Per rendersene conto, basti guardare alla Svezia, dove per certo numero di disoccupati hanno un numero dieci volete superiore di operatori che fanno politiche attive, e le fanno veramente, perché riescono a seguire il lavoratore. Da noi i centri per l'impiego sono in una situazione abbastanza paradossale. Ma a parte questo, qual è la soluzione? Perché ci sono dei temi provinciali, nel senso che ci sono temi che riguardano Reggio, che riguardano Parma, vi è una città consolidata, che è il nucleo del capoluogo. Nella nostra regione abbiamo tutto un territorio che si sviluppa soprattutto a livello montano e a livello agricolo. Ebbene, le province, per come le abbiamo conosciute fino ad oggi, hanno un senso. Quello che dovrebbe cambiare è il livello politico.
Per quanto riguarda la riforma delle ATO, la legge che abbiamo fatto sperimenta un modello che "funziona", che è tematico, che deve diventare maggiormente simile ad una consulta, anche con la partecipazione diretta dei cittadini, con la trasparenza. Infatti, è vero, se si fanno enti di secondo grado, non si ha l'opposizione, ad esempio. Difficilmente si hanno dei livelli di opposizione, ma l'opposizione devono farla…
(interruzione della vicepresidente della Giunta Saliera)
È garantita, ma non è garantita attraverso il sistema elettorale. Non c'è un sistema elettorale che permetta ai cittadini di eleggere la maggioranza, ovvero le opposizioni.
A mio avviso, il tema è quello di fare delle conferenze pianificatorie. Non sono tanti i temi che superano i confini comunali e i confini delle associazioni di comuni. Si può lavorare con delle conferenze pianificatorie, trasparenti, alle quali possono avere accesso gli utenti, gli utilizzatori, i cittadini; dove, sicuramente, ci deve essere un direttore che abbia a disposizione uno staff con delle competenze tecniche; dove ci può essere una rappresentanza politica, anche eletta a livello di secondo grado.
Sicuramente, però, in questa maniera, noi potremmo intersecare il livello comunale con il livello regionale, lavorando in maniera accurata sulle tematiche, quali la mobilità, l’acqua (come, peraltro, di fatto, è già), le politiche del lavoro, eccetera, eccetera. Ma questo è veramente un pasticcio, perché colpisce - io non sono di questa specie - chi vive il territorio e la politica, perché non si tratta di territorio con una visione romantica (che purtroppo io non ho più) e di legame identitario. Ma soprattutto non ne riesco a capire la portata per quanto concerne i costi. Non riesco a capire se il percorso, sotto il profilo costituzionale, sia corretto, perché questi percorsi dovrebbero partire da un'ampia consultazione e con dei tempi congrui …
(il Presidente suona il campanello per richiamare l'oratore al rispetto del tempo)
Mi sta richiamando al tempo, Presidente? Concludo subito.
Ripeto: non mi convince, soprattutto, la parte dei costi. Noi avevamo intenzione di dare un voto di astensione. Riflettendoci, non riconoscendo questo tipo di percorso, nell’ambito del quale si ragiona di nomi e di confini, senza nemmeno avere idea di che cosa ci sarà all'interno di questi contenitori, quindi non parteciperemo alla votazione. Lo dichiaro perché rimanga a verbale, visto che vi è già stato un precedente, in modo tale che la segreteria della presidenza non ci registri come assenti o astenuti alla votazione, ma ci registri come non partecipanti al voto. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Sostanzialmente, per dire due cose, molte sono state già dette dai colleghi del Partito Democratico che sono intervenuti stamattina. Mi corre l'obbligo, però, di provare a svolgere due sottolineature.
Ho sentito - ovviamente, ognuno l’ha fatto da posizioni diverse - delle annotazioni non solo sul metodo ma anche nel merito del provvedimento che il governo, in forza dell’iniziativa sulla spending review, ha assunto, e comunque in ogni caso vuole assumere. Anch'io devo dire che un Paese attraversato da un momento molto delicato, certamente, che pensa di porre mano a un riordino istituzionale avendo i comuni, presi in una morsa economico-finanziaria, dalla quale non pare chiarissima l'uscita, le province superate, se così possiamo dire, con un’impostazione muscolare, come quella contenuta nel decreto. Un riordino di deleghe alle regioni senza avere una robusta discussione - come diceva stamattina il collega Montanari - sulla visione del percorso, perché è ancora in itinere, ahinoi, ahimè, la discussione sulla ridefinizione del Titolo V. Insomma, mi sembra un approccio, più che tecnico, un po' sbrigativo, arrogante, come dicevo, muscolare. L'approccio muscolare, ovviamente, si scontra con i sentimenti, si scontra con l'identità, si scontra con le procedure previste dalla Costituzione Italiana, ma si scontra anche con deleghe amministrative - lo dico perché la Regione Emilia-Romagna è una delle regioni che, in questi anni ha maggiormente delegato alle autonomie locali, specialmente alle province -, deleghe che, amministrativamente, hanno, in ogni caso, in questa terra - e non lo dico per fare il primo della classe - assicurato un buon livello amministrativo, un buon livello amministrativo, e possiamo dirlo in qualità di consiglieri regionali, ma anche in qualità di cittadini dell'Emilia-Romagna. Io sono anche - non lo dico come esponente del PD, né come esponete del centro-sinistra - dell’idea di rilanciare e far valere un po' di tonicità del ruolo delle istituzioni. Ritengo, quindi, che quest'Assemblea regionale faccia bene, abbia fatto bene - in tal senso, ringrazio il presidente Errani, la vicepresidente Saliera, e la Giunta - a proporre uno schema di gioco, un disegno di riordino originale. Lo dico perché, a mio avviso, non è il caso di subire supinamente il disegno di gioco altrui, perché credo che l'Emilia-Romagna non abbia alcun bisogno di farsi insegnare nulla da nessun professore, né di ieri, né di oggi, né di domani.
L'altro punto che volevo sottolineare, perché a me risulta condivisibile ed idonea la ridefinizione territoriale, che peraltro va nel percorso del federalismo. Si pensi alle unioni e alla fusione dei comuni, si pensi all'accorpamento delle comunità montane, dei bacini di bonifica, delle ATO, si pensi a percorsi di razionalizzazione che la Regione Emilia-Romagna ha già messo in atto, in un principio di federalismo, di cui ancora non ho sentito parlare in quest'aula, un federalismo concreto, un federalismo amico dei territori, che la Regione Emilia-Romagna ha fin qui cercato di praticare, e cercherà ancora di praticare. La parola federalismo non è desueta dal punto di vista del bisogno dei territori, è desueta dal punto di vista della propaganda strumentale, dell'abuso, privo di azioni sostanziali che se n’è fatto. Bene, quindi.
Bene anche perché risponde alla logica domanda del fatto che, in questa regione, anche in questa regione, c'è bisogno di tutelare la qualità dei servizi raggiunta disponendo di meno risorse. Fra due tornate assembleari, entreremo nella discussione sulla finanziaria. Ma chiudere il bilancio di questa regione, per questo esercizio, e impostare il bilancio per l’esercizio futuro sarà un problema enorme, enorme, enorme, per la minoranza come per la maggioranza, perché tutelare il livello di qualità dei servizi raggiunto in Emilia-Romagna, per gli emiliano-romagnoli, non è tutelare il livello dei servizi raggiunto, è mantenere uno status quo necessario, su cui nessuno è disponibile ad arretrare di un millimetro, ed è talmente comprensibile da risultare ovvio. Questa è una regione ricca, nella quale si vive bene, ben governata, e tutti hanno aspettative non di arretramento, ma di avanzamento, ci mancherebbe altro!
Bene anche - e ringrazio i capigruppo - l'ordine del giorno, perché la discussione, sui nomi delle aggregazioni territoriali è una discussione sinceramente molto identitaria, troppo identitaria, troppo piccola per il livello di confronto che abbiamo già raggiunto in quest'aula. Non si tratta di sventolare le bandierine delle varie municipalità. Si tratta, piuttosto, di trovare, nel processo di autodeterminazione territoriale - ci mancherebbe altro che fosse quest'aula la sede in cui si esaurisce la discussione -, nel processo costituente, anche l'accordo sulla denominazione più confacente alle esigenze territoriali, mi viene da dire alle peculiarità territoriale, al grado di cultura che esprime uno specifico territorio e non al grado di identità. Inoltre, mi posso permettere di dire - ma lo vedo plasticamente ogni volta che ci ritroviamo in quest'aula - che il grado di coesione tra Emilia e Romagna - basti pensare all'ultima disgraziata vicenda che ci ha coinvolto tutti, quella del terremoto - è già senza "trattino". Tra di noi non ci sono "trattini", né culturali, né identitari, ci sono legittime posizioni politiche divergenti, opinioni diverse, su cui con "entusiasmo" cerchiamo di discutere di confrontarci, ma tutte nell'interesse convergente della società emiliano-romagnola, tutte, tutte.
L'ordine del giorno elaborato dai Capigruppo stamattina va in questo senso, perché ovviamente, è corretto che ogni livello istituzionale, nella discussione, si prenda la parte di responsabilità e di maturità istituzionale che le compete, propria di quel livello, ed io penso che…
(il Presidente suona il campanello per richiamare l'oratore al rispetto del tempo)
Scusi Presidente, ho finito. Demandare le questioni, appunto, inerenti alla denominazione, ai rispettivi statuti delle autonomie e alle legge istitutiva sia una parte del percorso, che oggi è iniziato e non è finito, che ci attende e che, ancora una volta, ritengo l'Emilia-Romagna sia in grado di rispettare e definire con una propria, autonoma, originale posizione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Conclude la discussione generale il presidente Vasco Errani.
ERRANI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Colleghe, colleghi, mi è sembrato giusto intervenire in questa discussione, che io - devo dirlo - ho trovato meno surreale rispetto a quanto alcuni colleghi hanno voluto sottolineare. E vorrei dire come la penso. Molti di voi, e con loro anch'io, ritengono che il modo con cui si è proceduto nella costruzione di questo percorso sia segnato da limiti strutturali e sostanziali. Com'è noto, sostengo da tempo - questa è la ragione stessa per cui non mi convince l'intervento puntuale sul Titolo V - che era, ed è, indispensabile una riforma organica della seconda parte della Costituzione. Non sarà mai possibile, in un impianto federale, non avere materie concorrenti. È indispensabile che le materie concorrenti vengano risolte nella Camera, o nel Senato, delle regioni e delle autonomie, così come avviene in altri stati federali. Non può essere messo in discussione l'interesse della Nazione. È giusto: non ci può essere un sistema federale nel quale si stabilisce il fatto che un livello istituzionale possa bloccare un'azione della Nazione. Ma è indispensabile che l'interesse nazionale venga definito nell'ambito di un luogo in cui i diversi livelli federali trovano una sintesi.
Il fatto che non si realizzi, che non si sia realizzato questo percorso, certamente rappresenta un problema. Non è nemmeno un mistero - lo dico con riferimento ad alcuni interventi - che, per esempio, il tema della riforma e del riordino delle province poteva essere fatto in termini radicalmente differenti, dal basso, come noi avevamo proposto, come le regioni e come io avevo proposto al Governo. Partendo, cioè, da un sistema partecipativo che ridefinisse le dimensioni ottimali. Dunque anch'io, come molti altri consiglieri, ho delle critiche da fare rispetto alle modalità con cui si è realizzato il percorso.
Detto questo, tuttavia, dobbiamo applicare le leggi. Non mi convince, infatti, la scelta di lasciare andare le cose e fare decidere il Governo. Per alcuni versi, mi sembra un elemento di ulteriore debolezza. Dunque che cosa abbiamo cercato di fare? Nei limiti oggettivi di quelle norme, ed in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale sull'articolo 23, del 6 novembre, abbiamo cercato di iniziare un percorso di riordino, che per noi non si deve fermare qui, e di ricercare nei limiti oggettivi di queste norme comunque la condizione per stabilire una innovazione. Il vero punto di discussione è questo. Al di là delle norme, che abbiamo criticato, che cos'è che vogliamo fare? Di che cosa abbiamo bisogno? Io ho sempre pensato che sia necessario un ente intermedio. Un ente intermedio che deve, come qualche consigliere ha detto stamattina, ed io condivido - svolgere quelle funzioni che le unioni comunali o le aggregazioni di comuni, per un verso, non possono esercitare, e se vengono esercitate direttamente dalla regione rischiano di produrre un nuovo effetto centralistico.
Noi abbiamo bisogno - se ho capito bene, sono interessato a quel ragionamento - di un luogo in cui si fondi la cooperazione tra le unioni di comuni, o i nuovi comuni, e le regioni. Non un altro ente, non un altro livello istituzionale parificato a tutti gli altri, ma un luogo in cui si formi e si fonda la cooperazione per governare meglio il territorio, assegnando ad esso - e questo è ciò che noi faremo con la legge regionale - quelle funzioni che, da questo punto di vista, possono e debbono essere esercitate dal livello dell'ente intermedio. Questo è un percorso che mi convince. Certo che avere stabilito quei quattro parametri, avere definito in quei termini quelle competenze fondamentali, che hanno un significato costituzionale, rende molto più complicato questo percorso. Ma che cosa auspico in tal senso? L'ho già detto all'inizio: che si possa aprire, nella prossima legislatura, finalmente, una dimensione costituente per cambiare e ricostruire una governance di tutta la seconda parte della Costituzione, e dei diversi livelli istituzionali. Nel frattempo, noi, che dobbiamo applicare le leggi, cerchiamo di interpretarla al meglio, prendendoci quegli spazi che consentano di fare il passo più vicino a quel che pensiamo sia la cosa necessaria.
Da questo punto di vista - voglio dirlo con molta chiarezza -, non stiamo parlando di nuove identità territoriali, nemmeno di gerarchie; non stiamo parlando di qualcuno che viene - se così possiamo dire - integrato da qualcun altro. No, non stiamo parlando di questo. Da questo punto di vista, sono d'accordo che anche noi dobbiamo partecipare al riordino degli enti dello Stato - mi pare che stamattina lo proponesse il consigliere Lombardi - per fare delle nostre ipotesi. Per esempio, secondo me, da questo punto di vista, non si può più pensare di interpretare l'ambito così come nell'Ottocento si è realizzata la relazione tra gli organi dello Stato e la dimensione territoriale, perché una cosa è parlare di ordine pubblico, una cosa è parlare di giustizia, una cosa è parlare di camere di commercio, sono cose differenti, cercando quella dimensione di appropriatezza a seconda del tema. Ed io sono pienamente disponibile e d'accordo a ricercare questa strada. Ma noi non stiamo cercando luoghi identitari, perché non si riscrive la storia, non la si riscrive, né con un tratto di penna del governo o della regione, né - soprattutto - nella percezione delle persone.
Noi stiamo cercando l’appropriatezza per governare alcune funzioni. Non stiamo cercando nuovi luoghi identitari. Da questo punto di vista, siamo all'inizio di questo percorso. Io penso che il secondo grado si motivi così, altrimenti diventa - come ha detto qualcuno - un esproprio della democrazia, un esproprio della volontà popolare. Ma noi stiamo cercando un'altra forma, una forma più efficace. Chi è che parlava dei dipartimenti francesi? Stiamo parlando di un altro strato, di un'altra organizzazione, di un'altra dimensione, ma se vogliamo cercare qualcosa di innovativo, dobbiamo provare a cercare una dimensione e un modo di pensare le istituzioni diverso da quello che abbiamo conosciuto. Dobbiamo provarci! Se non ci troviamo in questa sede, dove ci si può provare? Dove non si riesce neanche a fare una delibera, per via del fatto che la discussione sulla riorganizzazione delle province è una discussione problematica?
Per quanto riguarda la questione della denominazione, è proprio per questo che io ho parlato anche col Ministro, che ha dato la sua disponibilità a dire che nella nuova legge si stabilisce che i nuovi statuti delle nuove province definiscono la denominazione. Perché mi sembra la cosa più giusta, e non per sottrarmi ad una responsabilità, ma per costruire un percorso che dal basso esprima un orientamento. Altrimenti, se io sono - la dirò così - della provincia "B", sarò sempre perché si parta dalla provincia "B". Ma noi non stiamo ricercando questo, non stiamo parlando di marketing territoriale, non stiamo parlando di funzioni di governo relative ad una dimensione identitaria. Stiamo parlando di un'altra cosa. Parliamoci chiaro: diversamente, che senso avrebbe pensare che si va a questo riordino semplicemente per risparmiare i costi amministrativi dei consigli provinciali e delle giunte? Ma stiamo scherzando? Non avrebbe alcun senso. Infatti, il ragionamento non può essere sui costi. Siamo tutti - nessuno escluso - troppo subalterni a questa questione. Noi stiamo cercando una forma efficace di semplificazione del sistema istituzionale, non la riduzione dei costi, tenendo presente che dovremo gestire un processo delicato e complesso, che va dalla valorizzazione del personale, ai problemi del patrimonio. Da questo punto di vista, noi dobbiamo lavorare per non espropriare nessuno, ma per costruire la dimensione più appropriata. Ebbene, da questo punto di vista, sapete qual è la vera sfida? Cominciare dalla dimensione comunale e dire: "diventa obbligatoria la gestione comune dei servizi". Diversamente non c'è l’unione. E sulla base di questo, ridistribuire le competenze, in relazione a chi può svolgere meglio una determinata funzione, non in modo automatico, ma in relazione ad un'analisi reale dei processi in atto. Sarà questa la nuova legge che entro dicembre dovremo approvare come regione. Da questo punto di vista, potremmo fare un passo avanti. Sarà l'aspetto conclusivo? Come partiamo? Io penso di no, ma questo lo costruiremo. Stiamo prefigurando nuove regioni? No, anche perché siamo alla ricerca - sapete che lo sostengo da tempo - di nuovi ambiti competitivi, che abbiano dimensioni più ampie, e su questo bisogna riformare la Costituzione.
Debbo ancora due brevissime risposte. Noi abbiamo chiesto al Governo un decreto sui costi della politica delle regioni, perché è giusto ed urgente intervenire, qui come altrove. Secondo noi, quel decreto deve trovare delle modifiche sostanziali sul tema relativo alle norme, non sui costi della politica, ma del funzionamento e della efficacia nel rapporto tra poteri, controlli della Corte dei Conti ed effettiva realizzazione della politiche, non sulla base di un concetto astratto di competenza o di autonomia.
Mi si darà atto che, in questi anni, non ho mai cercato di interpretare l'autonomia come "ciascuno faccia quel che vuole". Questo modo di interpretare l'autonomia ha recato dei danni. In Italia non ci sono i governatori, non ci sono, sarà una notizia, ma i governatori in Italia non ci sono, l'unico "governatore" è il governatore della Banca d'Italia. Non sembri una battuta, perché il governatore prevede un'idea di forma di governo, prevede un esercizio muscolare, questo esercizio muscolare che ha portato danni, danni.
Ma l'efficacia della funzione e della relazione tra controlli e possibilità di governo è un problema che, nella prima parte di quel decreto, esiste, e non per una ragione di competenze, di malcelata idea di autonomia come isolamento, ma come necessità di verificare. Tant’è che voglio chiedere al Governo di fare una verifica sul modo in cui effettivamente si esercita questa funzione, per trovare la forma migliore, affinché il controllo ci sia, perché è fondamentale, ma che ci sia anche la possibilità di assicurare il governo e la sua efficacia. Noi, dunque, cominciamo un percorso, e lo cominciamo con un'idea riformatrice che va oltre le norme attuali, e che deve trovare una sua coerenza, dal punto di vista normativo, sul piano nazionale e regionale, il modo affinché una parte di competenze vada al livello più appropriato. Non è che il governo D'Alema - non è sospetto - abbia deciso di dare le strade alle province, no, le ha date alla Regione. L'Emilia-Romagna ha deciso di darle direttamente alle province, e l’ha fatto all'interno di una idea di governance, cioè: "troviamo il livello più adeguato per gestire le strade". Il risultato è stato quello di cui, giustamente, ha detto lei, cioè un salto di qualità enorme rispetto alla gestione dell'Anas e di quelle strade prima, a dimostrazione…
BARTOLINI: E ora torniamo indietro.
ERRANI: No. A dimostrazione del ragionamento che sto facendo io. Non c'è un luogo ideologico o astratto o accademico che stabilisca chi e come deve essere governata una determinata cosa. È nella dimensione reale che si stabilisce l'adeguatezza.
E ringrazio sia coloro che hanno usato toni positivi sia chi li ha usati polemici, perché abbiamo fatto una discussione che non è stata segnata astrattamente dalle logiche miopi della propaganda. Mi sembra al contrario che stiamo cercando e raggiungendo una sintesi interessante, che ci consente di svolgere positivamente il nostro ruolo pur in un contesto normativo segnato da seri limiti. A noi spetta promuovere un processo innovativo e riformatore che superi tali limiti. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, presidente Errani.
Con l’intervento del presidente Errani, abbiamo concluso la discussione generale.
Ricordo che abbiamo, ora, la discussione generale sugli emendamenti, poi le dichiarazioni di voto su tutto: emendamenti, atti di indirizzo e, ovviamente, la proposta di riordino…
(interruzioni dai banchi del pubblico)
Ricordo che il pubblico può seguire i nostri lavori, ma senza esprimere opinioni, per cui o riprendete posto oppure sarò costretto ad interrompere la seduta, e non penso che sia questo l'obiettivo di nessuno.
(interruzioni dai banchi del pubblico)
Per cortesia, fate accomodare le persone: o sedute o fuori. Chiedo ai commessi di dare una mano: o le persone stanno sedute o si accomodano fuori.
(interruzioni dai banchi del pubblico)
Ma non è un dibattito…. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alla ore 16,17, è ripresa alle ore 16,22)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo i nostri lavori.
Siamo in discussione generale sugli emendamenti, che riepilogo. Sono state presentate 12 proposte di emendamento, tre a firma dei consiglieri Leoni, Villani, Manfredini, tre a firma dei consiglieri Leoni e Villani, uno a firma del consigliere Pollastri, uno a firma dei consiglieri Cavalli e Corradi, due a firma della vicepresidente Saliera, due a firma dei consiglieri Donini, Sconciaforni, Monari e Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Mi permetto di illustrare l'emendamento proposto dal collega Pollastri e con l'occasione, utilizzando i pochi minuti a disposizione per intervenire in questo senso, vorrei riprendere alcune questioni che segnalava il Presidente.
Intanto mi è sembrato molto accondiscendente nei confronti del Governo, concedendogli una serie di argomentazioni rispetto al riassetto istituzionale, non legato esclusivamente ai tagli, che invece questo Governo non ha avuto, nel senso che le illustrazioni sono state esclusivamente di carattere economico e non di riassetto istituzionale, come invece il Presidente - ed ho apprezzato il suo intervento - ha fatto. Infatti, si è parlato, esattamente - mi riferisco alle posizione del Governo - del risparmio per gli organi istituzionali, che se facciamo i conti di questa realtà, diventa una giustificazione veramente risibile.
L'altra questione che preliminarmente desidero indicare è la seguente. Mi sembra di aver capito che ci apprestiamo a fare una legge importante. In tal senso, mi auguro che ne possiamo discutere anche un attimo prima della formulazione da parte della Giunta e che non ci venga comunicata dai giornali, quando il lunedì l'avrete approvata. Mi auguro, cioè, che possiamo ragionarci insieme almeno nelle linee generali. Prima di illustrare l'emendamento, vorrei affrontare un ultima questione. Faccio l’esempio del mio territorio, ma credo che possa valere anche per altri, perché questi tecnici poco illuminati non hanno pensato ad alcune questioni specifiche. Faccio un esempio: la provincia di Rimini ha fatto investimenti azionari in infrastrutture importanti assieme alla Camera di Commercio, quindi sistema pubblico e privato, per 60 milioni di euro; la provincia di Forlì-Cesena e la provincia di Ravenna, scegliendo legittimamente strategie diverse, hanno fatto investimenti minori, con i 4 milioni di euro complessivi della provincia di Forlì-Cesena e i 12 milioni di euro della provincia di Ravenna. Oggi che mettiamo tutto insieme, il problema di verificare l’allocazione di queste proprietà azionarie non è un problema di secondo piano, e questo preoccupa il territorio ancora di più che non il capoluogo o dove vengono allocati gli uffici.
Concludo riprendendo l'emendamento del collega Pollastri, che chiede semplicemente di ricordare all'interno della narrativa che la provincia di Piacenza ha indetto - ed ha avuto l'autorizzazione - un referendum. Mi sembra un concetto che nel corso della narrativa possa essere tranquillamente ricordato, senza modificare l'impianto della delibera. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Leoni. Ne ha facoltà.
LEONI: Grazie, presidente. In maniera veloce l'illustrazione degli emendamenti che abbiamo presentato. Oggi noi siamo stati chiamati a discutere sia del riordino geografico che dei nomi di questi enti, qualunque sarà la forma che avranno in base alle funzioni che verranno ad essi assegnati in futuro. Di questo abbiamo parlato, Presidente. Se oggi avessimo voluto parlare di funzioni, del personale, o di tutti gli altri problemi, che dovremo affrontare, ne avremmo parlato. Ho già detto, in discussione generale, che il riordino, così com'è stato predisposto, fondamentalmente, è un riordino positivo. Ci sia consentito di esprimere delle riserve sui nomi, perché nel corso di tutto il dibattito ci siamo sentiti dire che siamo dei mezzi cialtroni perché parliamo di una cosa un po' folcloristica. Non mi riferisco a lei, Presidente. Pertanto, con molta serenità ribadiamo che ci va bene il riordino così com'è stato predisposto; non ci va bene la delibera come è uscita dal CAL; non ci vanno bene i modi con cui sono stati scelti i nominativi. Sulle funzioni, sul personale, su tutte le altre questioni ci confronteremo quando verranno portate alla nostra attenzione. Per questo motivo, abbiamo presentato degli emendamenti, che manteniamo, lo diciamo con grande franchezza, senza nulla togliere al giusto emendamento predisposto dalla vicepresidente Saliera, li teniamo perché siano votati, proprio perché rimangano agli atti di questo Consiglio regionale, e sulle future decisioni che questi emendamenti recheranno, sia che siano approvati sia che non siano approvati, perché noi vogliamo che siano riportati alla normalità i nomi, così come logica, toponomastica, storia, cultura, economia portano questi territori e, badate, continuo a ripetere che non è una questione meramente folcloristica, ma è una questione che presuppone anche l’identità di questo territorio, che non è una cosa da disprezzare in quanto tale. Pertanto, presidente, le chiedo che gli emendamenti 1 e 2 siano votati con sistema elettronico.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Leoni.
Non ho altri iscritti in discussione generale sugli emendamenti, che quindi chiudiamo, per aprire la fase delle dichiarazioni di voto che sono complessive su: proposta di riordino, i tre atti di indirizzo collegati, la risoluzione Manfredini, la risoluzione Pollastri e la 3270, Monari, Villani, Aimi, Manfredini, Naldi, Sconciaforni e Noè e, ovviamente, gli emendamenti.
È possibile iscriversi per dichiarazione di voto.
Nominiamo scrutatori il consigliere Mumolo, il consigliere Carini e il consigliere Filippi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. Intervengo semplicemente per dichiarare il mio voto, il voto di Filippi, non quello del gruppo. Come ho dichiarato questa mattina in discussione generale, non voterò gli emendamenti dei miei colleghi Leoni e Villani, voterò contro perché, a mio giudizio, emendamenti campanilistici che non hanno niente a che vedere con la territorialità regionale. Voterò anche contro la risoluzione presentata dai Capigruppo, è incredibile che questo Consiglio regionale non sia in grado di decidere anche di semplici nomi.
Il mio voto, quindi, che è un voto personale, sarà sia contro gli emendamenti che la risoluzione. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie consigliere Filippi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Intervengo per evidenziare un emendamento che avevo presentato, che in caso di condivisione è disponibile alla firma di tutti i consiglieri, essendosi chiusi i termini per presentare ulteriori emendamenti allo stato attuale della nostra discussione, che interveniva sulla denominazione della Provincia di Parma e Piacenza o Piacenza e Parma, come dir si voglia, suggerendo di sostituire l’indicazione fornita nell’atto, con l’indicazione di Provincia Verdiana.
Noi, come Lega, manteniamo questo emendamento, ove vi fosse condivisione alla firma di tutti, quindi senza nessuna pretesa di imprimatur rispetto al testo, diversamente chiediamo che vada votato, al momento della chiamata, assieme all’articolo a cui è collegato. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie consigliere Corradi.
Ha chiesto la parola il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. La dichiarazione di voto, se mi permette, dovrei farla un po’ articolata perché nel dibattito non è comparsa quella che è una situazione che riguarda la Provincia di Bologna, che è quella della istituzione della città metropolitana.
Noi riteniamo che in questo tema del riordino delle Province non si possa non tenere conto di questa situazione che è, appunto, la città metropolitana. Riteniamo che ci siano molte incongruenze, al di là degli aspetti d’incostituzionalità, più volte ribaditi stamattina, dei quali anche noi siamo convinti, però, al di là di questi aspetti, è un discorso che va fatto senza tener conto di un quadro complessivo come è necessario, in questo paese, se vogliamo veramente parlare di una riorganizzazione delle Istituzioni. Perciò quello che il Governo ha sbandierato come un disegno di riordino territoriale, si va a scontrare con quello che il Governo ha prodotto. Noi siamo favorevoli e lo diciamo da tempo, abbiamo fatto anche atti parlamentari, proposte concrete da questo punto di vista, per potere arrivare ad uno Stato moderno, ad uno Stato più snello, ad uno Stato più funzionale e non lo abbiamo fatto per propaganda politica, Presidente Errani, questo lo vorrei precisare, l’abbiamo fatto perché crediamo necessario che questo paese si organizzi in modo, come lei ha detto, diverso, però dobbiamo anche avere il coraggio di procedere in modo accelerato, dobbiamo avere il coraggio di azioni concrete e di azioni che abbiano un’incisività tempestiva. Stiamo assistendo invece, a nostro avviso a dei passaggi molto inutili, per quel che ci riguarda, come partito Italia dei Valori siamo contro le Province perché crediamo che si debba superare il discorso Province, crediamo che la Regione possa essere da un lato, competente per prendere funzioni che oggi ha delegato alle Province e, dall’altro, la grande operazione che specialmente dalla nostra Regione è stata portata avanti, dell’unione dei Comuni e dei passi successivi della fusione dei Comuni. Possiamo trovare situazioni territoriali adeguate per dare quelle risposte che sono più di programmazione locale.
A tutto questo poi, mi preme aggiungere una cosa, si è tanto speso e propagandato il termine spending review, ma in questa operazione, fatto salvo ovviamente i diritti dei lavoratori delle province, che nessuno ha mai messo in discussione, permettetemi questa parentesi, però quelli che potranno essere i risparmi che vengono qui ventilati, su questo provvedimento del Governo abbiamo dei seri e concreti dubbi, come, appunto, in quest’ambito il discorso della città metropolitana, così come è stato pensato non ha molto senso, come non ha molto senso arrivare al Commissariamento delle Istituzioni a partire dal prossimo anno, e non ha molto senso quando, appunto, parliamo di città metropolitana che si deve organizzare con un proprio Statuto, deve darsi le proprie regole per quello che vuole diventare. Vorrei capire come potrà fare un unico Commissario a Bologna a dettare regole e a fare lo Statuto per come sarà la prossima città metropolitana. Siamo al paradosso più assoluto! Possiamo anche apprezzare il lavoro svolto per arrivare alla proposta che c’è oggi, però purtroppo la riteniamo una proposta, non per colpa ovviamente della Giunta o delle Istituzioni emiliano-romagnole, ma la riteniamo una proposta inadeguata per colpa di un Governo che ha fatto un provvedimento inadeguato. Per questo motivo, se solo pensiamo al fatto, che sempre nell’ambito della città metropolitana è data la possibilità ai Comuni che non vogliono aderire, di poter andare nelle Province limitrofe, stiamo parlando di realizzare dei territori di macro Province e, magari, qualche Comune della Provincia di Bologna decide di andare dall’altra parte e in quel momento si potrà verificare il fatto che quella Provincia, come era prima, poteva soddisfare i requisiti previsti dal Governo.
Permettetemi di dire che è tutto un gran paradosso questo di cui stiamo parlando, sul quale non possiamo che annunciare il voto contrario del nostro gruppo, perché la matrice dell’errore sta nel provvedimento del Governo. Per ciò non entreremo neanche nel merito dei singoli emendamenti, perché, ripeto, dentro questa cornice per noi non funzionale e per noi non adeguata alle risposte che bisogna dare allo Stato moderno, andiamo a mettere degli elementi che onestamente non aggiungono e non tolgono nulla. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie Consigliere Mandini.
Ha chiesto la parola il consigliere Bonaccini. Ne ha facoltà.
BONACCINI: Grazie, presidente. Innanzitutto sarebbe curioso che la politica che denuncia ritardi in questi anni nel non aver riordinato le Istituzioni e lo Stato, da quello centrale a quello periferico, rinunciasse a dare vita ad un riordino che comincia e che credo abbia visto anche la Regione Emilia-Romagna attenta e capace, mentre in altre regioni si sta litigando tra i vari enti, approvare un’operazione che porterà, in ogni caso, al dimezzamento, secondo me giustamente, del numero delle Province e dopo tantissimi anni di dibattiti inutili, a dar vita alla città metropolitana con Bologna e il territorio circostante.
Credo che sia giusto, perché non ci si può solo lamentare e addossare ad altri operazioni che invece possono, col consenso anche dei territori, essere fatte.
Come diceva giustamente il presidente Errani, noi non possiamo accontentarci e fermarci qui, non basta il dimezzamento delle Province e, finalmente, la nascita della città metropolitana, se non si prova a fare un riordino più complessivo che porti, non solo ad un tema di risparmio nelle Istituzioni, ma porti anche ad un miglior funzionamento dei servizi. È per questo che noi siamo d’accordo come Partito Democratico affinché si arrivi ad una legge regionale.
A differenza di ciò che dice il Governo Monti, che prevederebbe le Unioni dei Comuni fino ai 5 mila abitanti e la loro associazione dei servizi in forma associata, noi ricordiamo che la Regione che in Italia più ha fatto da questo punto di vista è stata proprio l’Emilia-Romagna e vorrei ricordare che oltre l’80 per cento dei Comuni emiliano-romagnoli è già oggi associato in Unione dei Comuni. Penso che si dovrà però addivenire alla obbligatorietà della gestione associata dei servizi, per avere risparmi, laddove questi sono possibili, ma anche per poter dare una migliore gestione degli stessi servizi, in questi anni in cui i Comuni hanno ricevuto dai Governi, anche quelli precedenti, tagli agli enti locali e, certamente, se c’è un punto su cui anche noi siamo molto critici con il Governo Monti, è di non aver consentito l’allentamento del patto di stabilità per i Comuni virtuosi e su questa cosa si prosegue a sbagliare.
Detto questo, noi oggi rischiamo un dibattito che ci vede discutere di Province come se in futuro le Province saranno le stesse di oggi, seppur più grandi. In realtà le Province saranno enti differenti rispetto ad oggi, sia per funzioni, sia per governance, peraltro saranno enti di secondo grado. I lavoratori possono, comunque, stare tranquilli su un punto, parlo per il mio partito, il Partito Democratico ha sempre detto in tutte le sedi, che non uno solo dei lavoratori che attualmente è in capo alle Province, al di là di come sarà il riordino istituzionale, perderà il posto di lavoro. Dico questo perché nel Paese, invece che rischiare che qualcuno perda il lavoro, visto che di disoccupati e di precari ne abbiamo già abbastanza, lo sforzo che tutti insieme dobbiamo fare, ed esco dal mio ruolo di Segretario del PD, è quello di evitare che qualcuno venga bastonato, spero che su questo saremo d’accordo tutti come forze politiche, credo che non ci siano dubbi. Certamente ci batteremo affinché nessuno perda il posto di lavoro che ha.
Vado a concludere il mio intervento, dicendo che ha ragione il presidente Errani quando dice che serve un ruolo, ed ecco il nuovo ruolo delle Province, enti di secondo livello, che più forte rafforzi la cooperazione tra le Unioni dei Comuni, che avranno un ruolo maggiore di quello che hanno oggi e la stessa Regione, anche perché noi dovremmo evitare il rischio di un neocentralismo regionale, lo dico per l’Emilia-Romagna e per tutte le Regioni italiane che si stanno approcciando a questo riordino e per questo servirà una nuova legge.
Ultime due cose: sul tema delle eventuali divisioni tra Regioni, io penso che invece di fare nuove Regioni, e su questo dovremmo sviluppare un dibattito nelle prossime settimane, sarebbe utile, come per le Province, ragionare anche di eventuali accorpamenti tra Regioni. Il dibattito che si sta svolgendo in Germania è quello in cui nei Länder, sia a destra che a sinistra, stanno discutendo se alcune Regioni non siano troppo piccole nella competizione globale. Ecco perché dico che vorrei che fuggissimo da una idea nuova di divisioni e separazioni, visto che dovremo, probabilmente, in prospettiva, provare ad aggregare. Per quanto riguarda i risparmi, vorrei dire al consigliere Favia che al di là di come la si pensa, stiamo già dimostrando cosa pensiamo noi dal punto di vista degli accorpamenti, tra poche settimane in Val Samoggia cinque Comuni andranno a chiedere ai loro cittadini un voto referendario per provare a fondere cinque Comuni in uno dove si passerà da cinque Sindaci ad uno, da ottanta consiglieri a sedici, da venti assessori a quattro. In questo caso c’è anche un risparmio secco, oltre che un dimezzamento del costo del funzionamento delle Istituzioni, senza per questo mettere a repentaglio i costi della democrazia, che sono sempre importanti. Su questa cosa noi ci siamo spesi, spero che questo accada anche per il Movimento 5 Stelle, perché credo che se in Val Samoggia avverrà per scelta dei cittadini, dopo che le Amministrazioni hanno dato un indirizzo, questo potrebbe diventare un esempio nazionale che potrà dare l’idea, nell’Italia degli ottomila campanili, che si può avere anche il coraggio di unirli, non per la obbligatorietà di una legge ma per volontà delle stesse popolazioni.
L’ultima questione è sui nomi, mi rivolgo ai colleghi che hanno presentato emendamenti sul tema che venga prima una città piuttosto che un’altra. Abbiamo lavorato tutti insieme per dire che quei nomi usciti dal CAL e dalla proposta del Governo di ripartire in questo modo le funzioni sono, di fatto, oggi cancellati. Le province, se oggi passerà quest’emendamento non avranno i nomi che sono stati assegnati, ma noi chiediamo che siano i territori e le popolazioni di quei territori con gli amministratori a decidere quale sarà il nome che vorranno assegnare ai loro territori perché, secondo me, a proposito di autonomismo sarebbe curioso che dopo la discussione che abbiamo fatto, siano Roma o Bologna a decidere il nome che dovranno avere i cittadini di Parma e Piacenza o quelli di Modena e di Reggio e via via per arrivare a quelli della Romagna.
Io penso che quell’ordine del giorno, quell’emendamento che mi auguro verrà approvato all’unanimità, possa togliere quell’altro che rischia, peraltro, di essere inutile, perché la proposta è quella di far decidere i nomi, quando si faranno gli statuti, ai nuovi enti che sono stati proposti. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Bonaccini.
Ha chiesto la parola la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Sicuramente il Presidente Errani è un esempio rappresentativo del concetto di ottimismo della volontà e sicuramente ascoltarlo è sovente motivante, proprio perché in una situazione sicuramente inquinata da un peccato originale, che è quello contenuto nel decreto Salva Italia e della spending review che, come molti colleghi hanno sottolineato, ci siamo trovati pesantemente ad ereditare, il Presidente Errani è in grado di rappresentarci una prospettiva in cui questa Regione decide di starci rivendicando, appunto, il diritto di intervenire con una legge per ristabilire una dignità al sistema istituzionale e amministrativo del nostro territorio. Verificheremo, quando sarà il momento, i contenuti di questa proposta di legge e anche io appunto, mi aggiungo ai commenti che qualche collega consigliere ha fatto, dichiarando la disponibilità sin dall’inizio a confrontarci, per rafforzare il sistema delle nostre autonomie locali.
Detto questo, come ho detto nel mio intervento iniziale, la volontà in realtà espressa da questo Governo è evidentemente un’altra. La propaganda che ha accompagnato la soluzione di questi provvedimenti, tende a divulgare un senso comune che è sbagliato, perché in qualche maniera scatena l’opinione pubblica contro le istituzioni di carattere politico, determinando ulteriormente una perdita progressiva di credibilità di queste, ripeto, per propaganda indotta. In questo momento e in questo clima chi rischia di pagare di più le conseguenze sono, così come sottolineo in due emendamenti che ho proposto e che sono stati sottoscritti poi anche dal gruppo del PD e dal gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà, i Verdi, rischiano di pagare le conseguenze nell’immediato il personale e i dipendenti degli enti provinciali. Con questi emendamenti chiediamo, appunto, che sia il contenuto della legge regionale che dovrà successivamente intervenire sul riordino territoriale, sia lo spirito con il quale, in qualche maniera questa Regione dovrà agire, anche in contrapposizione con il Governo per gli atti conseguenti, il tema della valorizzazione e della tutela dei dipendenti e del personale dei nostri attuali enti provinciali, sia uno dei temi centrali delle iniziative che si dovranno intraprendere. Ripeto la mia disponibilità a condividere percorsi di forte innovazione, nella consapevolezza che la statica non ci serve a far fronte alle mutate necessità delle nostre comunità, un grande disagio, invece, per la modalità con la quale questo Governo ci impone di intervenire con questi tempi, con questi percorsi, nell’ancora totale inconsapevolezza del tipo di funzioni che il Governo tenderà ad attribuire ai nuovi livelli territoriali, nell’incertezza anche rispetto al destino, per esempio, delle Regioni. Questo Governo vuol procedere, prima della scadenza del suo mandato, a cambiare a colpi di maggioranza e di decreti, e spero che non ci siano maggioranze parlamentari in questo caso, la Costituzione e il Titolo V. Questo combinato disposto non ci permette di avere una idea ex ante delle possibili ricadute dell’insieme dei provvedimenti e non ci dà la possibilità, appunto, di partire con una adesione convinta.
Per questi motivi, sulla delibera, pur riconoscendo un ruolo positivo della Regione, esprimeremo un voto di astensione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Donini.
Ha chiesto la parola la consigliera Noè.
NOÈ: Grazie, presidente. Rispetto a questo provvedimento io voterò a favore, l’UDC voterà a favore in questo senso, perché forse ho fatto anche un esame di coscienza. Sono anche consapevole del fatto che se oggi mi ritrovo qui con difficoltà con i miei colleghi a trattare di questo argomento, con questa tempistica e a subire un atteggiamento centrale, è probabilmente perché c’è stata l’assenza locale di una politica che non ha saputo essere sufficientemente incisiva per quello che era il risultato che mi aspettavo, per esempio, in capo alle Province. In modo molto pragmatico oggi siamo chiamati a guardare oltre e a cercare di capire se effettivamente questo livello istituzionale ad oggi è stato in grado, per come si sta manifestando, di produrre degli utili o delle perdite, se ha prodotto dei costi della burocrazia o dei ritardi o se ha prodotto, effettivamente, con la sua presenza una ragione di esserci, se ha prodotto un risultato positivo. Quello che noi oggi abbiamo modo di constatare è che, purtroppo, il delta non è tale, il delta ci suggerisce e ci impone dall’alto che dobbiamo arrivare ad una razionalizzazione di tutti i livelli istituzionali. Nel mio pragmatismo sono consapevole di cosa vuol dire razionalizzare; razionalizzare vuol dire semplificare, sicuramente vuol dire anche ridurre i costi, costi che generalmente sono quelli anche del personale, personale che oggi ci segue nei lavori.
Sono consapevole che questo è un provvedimento che ci mette in grande difficoltà, ci mette in difficoltà, perché siamo consapevoli di che cosa comporta una aggregazione ed una riduzione di questi enti dal punto di vista del personale che è occupato, probabilmente ci pone più un problema da questo punto di vista che dei risultati che potremmo ottenere attraverso l’identificazione di un nuovo ruolo, che potremmo riconoscere loro, a seguito di questo processo di aggregazione. Come dicevo questa mattina ai colleghi, noi ci troveremo in un grande imbarazzo, forse non tanto noi Bolognesi, ma molti di voi di altre Province, sarete strattonati da un atteggiamento populistico che, giustamente rivendicherà dal territorio l’esigenza di affermare le proprie origini, la propria storia, la propria autonomia. Noi qui però dobbiamo avere una capacità, che forse non abbiamo avuto in passato e dobbiamo provare a guardare oltre. Se oggi stiamo facendo un processo di riorganizzazione, lo facciamo proprio perché abbiamo bisogno di garantire il mantenimento e forse il miglioramento di alcuni servizi, ma a costi inferiori e forse oggi questi costi, che nel corso degli anni sono aumentati perché sono stati vittime di una burocrazia, di un apparato che noi per primi non siamo riusciti a semplificare nei giusti tempi e quindi io, in assenza di una politica adeguata, oggi sono consapevole che sto subendo un provvedimento e una forzatura centrale.
Mi dispiace, perché mi rendo conto che è un provvedimento che, tutto sommato, passa da qua, ma non passa da un consenso popolare e questo mi dispiace molto. C’è anche chi giustamente dice che passa da un Governo che non è espressione di una volontà popolare, però al di là di tutto, io riconosco che noi qualche cosa la dobbiamo fare, che noi così non possiamo rimanere. Se le cose stanno così, io mi rendo assolutamente disponibile a sostenere questo progetto di legge, a sostenere questa volontà e anche a sostenere e a votare quell’emendamento che ci sottrae da tutta la diatriba, da tutta la dialettica che può sorgere in capo ai nomi e alle nuove denominazioni di questi comuni. Io non me la sento oggi, colleghi, di dedicare del tempo a queste tematiche, non sono nelle condizioni di poterlo fare, forse è più giusto che ogni territorio si doti nel proprio Statuto del nome che ritiene più opportuno. Forse non possiamo fare noi quello che, oggi in modo forzato, ci è stato imposto a livello statale.
Per tutti questi motivi io sosterrò quell’emendamento che proviene da parte della Giunta e che va in questa direzione e confermo il mio voto favorevole a questo progetto. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto la parola il consigliere Garbi. Ne ha facoltà.
GARBI: Grazie, presidente. Premetto di intervenire anche a nome del consigliere Ferrari. Ovviamente non è in discussione il complesso del provvedimento che approveremo, ritengo assolutamente apprezzabile il lavoro fatto sulla risoluzione dai Capigruppo, anche perché questa risoluzione supera, a nostro modo di vedere, lo stucchevole tema, come è stato ricordato, delle denominazioni.
Mi sembra davvero molto significativo e positivo che siano i territori nella loro autonomia, in sede statutaria a decidere il nome, ma se dovessero permanere così come è stato annunciato, gli emendamenti presentati dai colleghi Leoni e Villani, così come l’emendamento Cavalli e Corradi sulla Provincia Verdiana, annuncio, anche a nome del Consigliere Ferrari, il voto di astensione sugli emendamenti che riguardano la provincia di Parma e Piacenza. Mi limito semplicemente a dire, e questo ovviamente non va a mettere in discussione l’impianto di quello che andremo a deliberare, che, per esempio, per quanto concerne la denominazione di Provincia Verdiana, credo che questo sia un ragionamento non campanilistico, che ha un fondamento culturale e che, dal mio punto di vista, insieme al consigliere Ferrari, riteniamo possa essere anche uno spunto ed un momento di partenza nella discussione definitiva che, ci auguriamo, verrà fatta in maniera molto serena e civile in sede di Statuto. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Garbi.
Ha chiesto la parola il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, Presidente. L’intervento del presidente Errani e la discussione che si è sviluppata, anche in sede di dichiarazioni di voto, rafforza un po’ il ragionamento che ho fatto stamattina, nel senso che la spending review ci fa fare delle cose che sono limitate e al limite della costituzionalità. Questo è del tutto evidente, perché lo spazio della democrazia e, soprattutto, dell’organizzazione della rappresentanza istituzionale della democrazia non può in termini così brutali, essere oggetto di una imposizione. Pur tuttavia, come ho detto in discussione generale, prendiamo atto che si è fatto un passo avanti rispetto a una questione che molti di noi hanno posto, non da oggi ma già da diverso tempo, di una necessità di riorganizzare, dal punto di vista istituzionale questo Stato e la periferia di questo Stato, con una presenza più leggera. Avremmo voluto che le Province fossero abolite, come ho detto e ripeto, il meglio è nemico del bene, quindi prendiamo atto che c’è un forte ridimensionamento dal punto di vista numerico e c’è un forte ridimensionamento anche dal punto di vista delle funzioni. E qui introduco un altro argomento che è di grande preoccupazione perché mentre noi stiamo cercando di rispettare i termini che il Governo ci ha dettato in questi ultimi quaranta giorni, c’è una carenza proprio da parte del Governo, il quale aveva preso l’impegno di definire con certezza e con chiarezza, quali erano le funzioni di questi nuovi organismi entro la data del 5 ottobre, e questo non è peregrino, perché noi corriamo il rischio di assumere oggi un atto che ridisegna dal punto di vista dell’architettura in qualche modo la geografia istituzionale di questa Regione, ma con un grosso punto interrogativo rispetto a quelle che saranno le funzioni, rispetto alle risorse, rispetto anche alle dotazioni organiche. Questo è un punto interrogativo che rimane, pur nella consapevolezza che un percorso doveva essere iniziato. Abbiamo, evidentemente ritardato questo percorso, oggi assumiamo questo atto, che io spero sia anche propedeutico ad una discussione che si deve aprire, che non ci può essere imposta dal Governo dei professoroni, la dobbiamo aprire noi e ribadisco il concetto che questo primo passo non è scevro da altre discussioni, che riguardano l’assetto complessivo degli enti locali. Ha fatto bene il Presidente Errani a dire quello che faremo nell’arco di tempo che ci separa da qui alla fine dell’anno, però non si è ancora aperto questo dibattito. So che la vicepresidente, da questo punto di vista è molto attiva, che ha incontrato gli Enti locali, ha aperto comunque una discussione. Avremmo voluto che il Governo, dettandoci dei tempi, ci desse delle certezze che oggi noi non abbiamo. Il lavoro che è stato fatto è un lavoro che, a mio modo di vedere, ha comunque molti aspetti positivi e ribadisco questo concetto, ma si trascina anche molti aspetti assolutamente indecifrabili rispetto a quello che ho detto e cioè funzioni, dotazioni e deleghe. Quali sono le deleghe che la Regione rimbalza in qualche modo agli Enti locali? I Comuni che interfaccia avranno rispetto ad alcune delle funzioni che le vecchie Province avevano? E questo è un mare inesplorato che ci lascia molte perplessità.
Alcuni degli aspetti che qui sono stati in qualche modo criticati, quello delle denominazioni, c’è stata una certa superficialità rispetto al documento che è stato prodotto dal CAL, lo abbiamo ribadito in alcune situazioni, penso soltanto alla questione di Parma e mi pare che sia del tutto evidente che è una Provincia che ha i numeri per rimanere una Provincia che sopravvive, visto la popolazione e l’estensione che ha. Alcune funzioni addirittura sono uniche in tutta la Nazione e, ripeto, a Parma c’è l’unica agenzia europea. Ebbene, credo che doveva essere in qualche modo osservata con maggiore attenzione, evidentemente e stata una svista, sulla quale io credo si possa anche porre rimedio. Avremmo voluto che senza toccare le suscettibilità degli amici che arriveranno nella nuova Provincia, si percorresse l’ipotesi, pure prevista dalla legge, di un nome che fosse innovativo e che quindi non comprendesse né il nome di Piacenza, né quello di Parma ma abbiamo visto che questo non è possibile.
Prendiamo atto che il lavoro che si è fatto questa mattina tra i capigruppo, apre comunque la strada ad una soluzione che non è certamente quella che fa sì che questo atto deliberativo vada con alcune denominazioni, rispetto ai nuovi perimetri che sono già prefissi. Io aderisco, ovviamente, a questo tipo di impostazione perché credo che alla fine questa possibilità, che il Governo ha di fare individuare nei perimetri nuovi le denominazioni in fase di stesura degli statuti, possa essere un modo molto democratico per decidere a livello locale.
È chiaro che noi da questo punto di vista, abbiamo molte perplessità, pur capendo che è stato fatto un lavoro importante e significativo, che io spero possa avvenire anche in tutte le altre fasi che saranno necessarie di battiti sul riordino istituzionale, in termini un po' più diffusi, non all’interno di organismi che poi hanno una rappresentanza molto limitata, ma che coinvolgono tutti gli enti locali.
L’ordine del giorno che abbiamo presentato assieme agli altri Capigruppo va in questa direzione, ne prendo atto e, naturalmente, su questo ordine del giorno esprimeremo un voto positivo, sul dispositivo nel suo complesso, per le ragioni che ho appena detto, esprimeremo un voto di astensione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
La parola alla vicepresidente Saliera per una precisazione.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: L’emendamento che abbiamo proposto stamattina e mi pare che nella discussione di oggi sia condiviso, di dare altresì atto che la denominazione definitiva degli enti sarà stabilita dai rispettivi statuti, va proprio nella direzione che veniva dall’Assemblea. Come si chiameranno le province, verrà definito da una discussione in quei territori. Penso che questo emendamento sia fondamentale per superare anche questa discussione e andare oltre, perché la legge che uscirà dovrà definire e dare elementi per proseguire anche la nostra discussione fondamentale, sul tema ancora delle funzioni, sul tema dei tempi, sul tema delle entrate delle attuali Province e come verranno destinate e utilizzate e anche la denominazione che chiediamo che venga definita dai singoli statuti e quindi definiti in quel territorio.
Molte sono ancora le ombre, come voi avete già nella vostra discussione sottolineato, molti elementi ci mancano, apriamo nei prossimi giorni, oltre che sul territorio, che abbiamo già fatto nel rapporto con le autonomie sul tema delle unioni, anche nella Commissione, raccolgo la sollecitazione del Presidente della I Commissione per un aggiornamento continuo e una discussione approfondita sul tema delle funzioni e sul ruolo delle nuove Province.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie vicepresidente della Giunta Saliera.
Ha chiesto la parola il consigliere Manfredini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Il consigliere Bonaccini, la collega Noè, la vicepresidente Saliera hanno parlato di emendamento, ma non è così, questa è una risoluzione che è un’altra cosa. È un’altra cosa e ha un altro valore. Certo è che più che una risoluzione è un auspicio e come auspicio vale quello che vale.
Oggi siamo chiamati a votare una delibera che stabilisce ed indica i nomi delle future Province, bisogna che questa cosa sia chiara. Mi dispiace che, malgrado la condivisione trovata tra i consiglieri, espressioni delle Province di Piacenza e Parma sul nome di Provincia Verdiana, alla fine, per mancanza di coraggio da parte della maggioranza, verrà approvata la delibera con nome "PIPA", un nome che non piace a nessuno.
La stessa cosa vale per Modena, dove avremmo potuto proporre il nome di Provincia Estense, perché sia a Reggio Emilia che a Modena, ma anche a Ferrara, gli Estensi hanno avuto una gran parte nella storia. Sono i cittadini che ce lo chiedono, ce lo chiedono i cittadini modenesi, anche perché, Modena, verrà cancellata perché la lingua si va sempre ad abbreviare e quindi da Provincia di Reggio Emilia e Modena diventerà Provincia di Reggio Emilia, come hanno fatto con il Parmigiano Reggiano. Io credo che Modena si sia creata un ruolo storicamente ed economicamente, sia per l’università che l’operosità della imprenditorialità e ha trascinato alcuni Comuni con il distretto ceramico che confina con Sassuolo. E allora, come diceva il collega Vecchi, non dobbiamo essere dei sindacalisti, ma io voglio essere un sindacalista per coloro che mi hanno chiamato, che hanno mandato e-mail e si sono raccomandati. Non è soltanto il fatto che non siano contenti di questa fusione, non sono contento di come viene deciso, a parte il fatto che non si sa se avremo dei risparmi, perché voi sostenete che avremo dei risparmi che saranno investiti, io di risparmi non ne vedo, non ne abbiamo visti e non ne vedremo. Non li vediamo proprio perché nessuno studio è stato fatto. Qua si vota, praticamente, per una scatola vuota di contenuti, è un salto nel buio e quello che sarà, sarà!
Per questi motivi noi voteremo chiaramente la risoluzione e voteremo contro la delibera. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Non ho altri iscritti in dichiarazione di voto, pertanto chiudiamo questa fase.
Passiamo ora alla fase delle votazioni, cominciando dalla votazione degli emendamenti sull'oggetto 3237. Gli scrutatori sono i consiglieri Mumolo, Carini e Filippi.
Il consigliere Leoni aveva chiesto il voto elettronico.
Ha chiesto la parola il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.
CAVALLI: Chiedo se è possibile il voto elettronico sull’emendamento presentato da me e dal collega Corradi sulla provincia Verdiana.
PRESIDENTE (Richetti): Si proceda alla votazione dell’emendamento 1, a firma dei consiglieri Leoni, Villani e Manfredini, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
41
Assenti
9
Votanti
37
Favorevoli
11
Contrari
24
Astenuti
2
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 1 è respinto.
Ha chiesto la parola la consigliera Meo per una dichiarazione di voto da mettere a verbale. Ne ha facoltà.
MEO: Voto contrario, scusate, ma ho fatto confusione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Meo.
Registriamo il voto contrario della consigliera Meo.
Ha chiesto la parola il consigliere Riva. Ne ha facoltà.
RIVA: Ho premuto il tasto per l’astensione, ma volevo esprimere un voto contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Riva.
Anche il consigliere Riva è contrario all’emendamento Leoni ed altri.
Si procede alla votazione dell’emendamento 2, a firma dei consiglieri Leoni e Villani con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
42
Assenti
8
Votanti
37
Favorevoli
8
Contrari
24
Astenuti
5
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 2 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma dei consiglieri Leoni, Villani e Manfredini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 3 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma dei consiglieri Leoni e Villani.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 4 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7, a firma del consigliere Pollastri.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 7 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11, a firma dei consiglieri Donini, Sconciaforni, Monari e Naldi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 11 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 9, a firma della vicepresidente Saliera.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 9 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5, a firma dei consiglieri Leoni, Villani e Manfredini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6, a firma dei consiglieri Leoni e Villani.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento è respinto.
Si proceda alla votazione dell’emendamento 8, a firma dei consiglieri Cavalli e Corradi, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
42
Assenti
8
Votanti
38
Favorevoli
10
Contrari
19
Astenuti
9
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 8 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12, a firma dei consiglieri Donini, Sconciaforni, Monari e Naldi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendameno 12 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10, a firma della vicepresidente Saliera.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'emendamento 10 è approvato.
Abbiamo esaurito il voto sugli emendamenti.
Passiamo ora alle votazioni sulle tre risoluzioni collegate alla proposta.
Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3061, a firma del consigliere Manfredini.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 3061 è respinta.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3076, a firma del consigliere Pollastri.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 3076 è respinta.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3270, a firma dei consiglieri Monari, Villani, Aimi, Manfredini, Naldi, Sconciaforni e Noè.
(È approvata a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 3270 è approvata.
Se nessun consigliere chiede di parlare si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione, così come emendato, di cui all’oggetto 3237.
(L’Assemblea, a maggioranza,
approva il partito di deliberazione)
PRESIDENTE (Richetti): L'Assemblea approva.
Abbiamo esaurito questa prima parte dell'ordine dei lavori per cui possiamo passare agli atti di indirizzo.
Iscrizione di nuovo argomento all'ordine del giorno
PRESIDENTE (Richetti): Il consigliere Monari chiede l’iscrizione dell’oggetto 3271, Risoluzione proposta dai consiglieri Monari e altri sul Gruppo "La Perla", per scongiurarne l’ulteriore ridimensionamento con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro.
Trattandosi di una iscrizione all’ordine del giorno è possibile svolgere un intervento a favore ed uno contro.
Ha chiesto di parlare il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Intervengo per sottolineare, scusandomi preliminarmente con i colleghi dato che è una consuetudine decisa dalla Conferenza dei capigruppo quella di non interagire in Aula con richieste di inversione di ordine del giorno dei lavori, come questa vertenza in particolare e relativa al gruppo La Perla, di cui avrete avuto tutti notizia tramite la stampa nonché dai notiziari televisivi, è in corso in queste ore. Riterrei, quindi, quale gesto di solidarietà nei confronti dei lavoratori e di conferma dell'attenzione per tutte le tematiche che riguardano il lavoro, la tutela dei posti di lavoro e la tutela di pezzi di tessuto economico-finanziario e produttivo della nostra terra, iscrivere la risoluzione e chiederne la discussione urgente mediante inversione dell'ordine del giorno. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di iscrizione all’ordine del giorno.
(È accolta all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta di iscrizione è accolta.
Se nessun consigliere chiede di parlare a favore o contro, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di trattazione immediata dell’oggetto 3271.
(È accolta all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La richiesta è accolta.
OGGETTO 3271
Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Naldi, Sconciaforni e Grillini per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Gruppo "La Perla" per scongiurarne l'ulteriore ridimensionamento con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro (Approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Passiamo alla risoluzione 3271 riguardante il gruppo "La Perla". Apro la fase della discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di parlare, apro la fase delle dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3271, a firma dei consiglieri Monari, Naldi, Sconciaforni e Grillini.
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione oggetto 3271 è approvata.
OGGETTO 2350
Risoluzione proposta dai consiglieri Noè, Barbati, Villani, Corradi e Riva per invitare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo, al fine di vanificare gli effetti della sentenza della Corte di Cassazione n. 4377/12 che ha stabilito, nei procedimenti per violenza sessuale, la non obbligatorietà della custodia cautelare in carcere dei soggetti indagati, consentendo misure alternative (Discussione e reiezione)
OGGETTO 2944
Risoluzione proposta dalla consigliera Barbati per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte al contrasto ed al trattamento della violenza contro le donne, a promuovere il coordinamento tra gli enti ed i soggetti operanti nel settore, a valorizzare i punti di ascolto e di accoglienza delle vittime ed i consultori, incrementando inoltre la formazione socio-sanitaria del relativo personale e le risorse disponibili (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Riprendiamo con l'esame dei primi due atti di indirizzo posti a pagina 3 dell'ordine dei lavori. Oggetto 2350: "Risoluzione proposta dai consiglieri Noè, Barbati, Villani, Corradi e Riva, per invitare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo, al fine di vanificare gli effetti della sentenza della Corte di Cassazione n.4377 del 2012 che ha stabilito, nei procedimenti per violenza sessuale, la non obbligatorietà della custodia cautelare in carcere dei soggetti indagati, consentendo misure alternative".
Collegata a questa c’è la risoluzione oggetto 2944 "Risoluzione proposta dalla consigliera Barbati per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte al contrasto e al trattamento della violenza contro le donne, a promuovere il coordinamento tra gli Enti e i soggetti operanti nel settore, a valorizzare i punti di ascolto e di accoglienza delle vittime e i consultori, incrementando inoltre la formazione socio-sanitaria del relativo personale e le risorse disponibili".
Apro la discussione generale.
Se nessun consigliere chiede di parlare, procedo con la fase delle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Mori. Ne ha facoltà.
MORI: Grazie, presidente. Semplicemente per sintetizzare la posizione del nostro gruppo rispetto alla risoluzione numero 2350. Il nostro voto sarà contrario. Sarà invece a favore per la risoluzione numero 2944.
Il tema della violenza è un tema che merita tutta l'attenzione possibile. La Commissione per la Parità, fra l'altro, sta visitando i dodici centri antiviolenza sparsi sul territorio regionale, proprio per affermare e mettere al centro questo fenomeno come patologia del sistema. Spesso, però, la scarsa conoscenza delle politiche di genere e anche la scarsa conoscenza del fenomeno, portano la stampa locale e nazionale ad avvitarsi e a veicolare opinioni critiche circa pronunce della Cassazione e di Tribunali - in questo particolare contesto, la Corte Costituzionale aveva esteso la possibilità, per il Giudice, di applicare misure diverse dalla custodia carceraria - purtroppo dimenticando il senso, anche giuridico, delle questioni.
Il punto giuridico, infatti, è stato originato dall'incostituzionalità di una norma. Questo non significa una minor difesa e tutela delle donne ma significa applicare la Legge, per cui la Magistratura che applica la Legge fa sì che le ricondotte ad essa conseguenti non possano diventare oggetto di strumentalizzazione politica. Per questa ragione l'obiettivo di rafforzare le norme antiviolenza e una cultura della prevenzione e di riequilibrio di genere, passa attraverso un mainstreaming che non può diventare strumentalizzazione. In questo senso, la Corte di Cassazione era nel pieno diritto, anche perché il tutto si originava da un pacchetto introdotto dai ministri Maroni e Carfagna nel 2009, un pacchetto che era espressamente anticostituzionale già nella sua origine: i giudici non hanno fatto altro che applicare questa norma, per cui ci sentiamo di poter contrapporre un voto contrario ad una strumentalizzazione che non può essere tale. Anche perché la sorte, il destino, la salute delle donne, lo ripeto, non può essere sommariamente valutata. Anche perché, spesso e volentieri, la violenza perpetrata nei confronti delle donne è nell'ambito familiare e non sulla strada.
Ecco, dunque, perché voteremo contro la risoluzione numero 2350 ed invece voteremo a favore per la risoluzione numero 2944 relativa agli orientamenti di indirizzo. Grazie. .
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Mori.
Ha chiesto di parlare il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Grazie, presidente. Noi ci troviamo, per l’ennesima volta, a discutere - e non è difficile prevederlo ancora per tante volte - sulla questione relativa alla violenza sessuale sulle donne, in un momento in cui queste risoluzioni, che sono di qualche mese fa, giungono all’attenzione dell’Aula. Se tutti voi però ci pensate bene, sono risoluzioni che possono, purtroppo, essere presentate in qualsiasi momento e in qualsiasi tempo. Noi abbiamo delle statistiche assolutamente drammatiche che ci dicono, purtroppo, che non siamo riusciti a fare passi in avanti sul terreno della prevenzione di questi orrendi delitti di cui la cronaca ci informa pressoché quotidianamente.
C'è un'angoscia, un orrore, una estraneazione e a volte anche un sentimento di impotenza, che ci fa chiedere: "ma in che razza di mondo viviamo"! Se guardiamo alla vicenda di Palermo, dove questo personaggio giovane, ragazzo di 23 anni, scriveva addirittura le minacce sul suo account di Facebook, contro questa ragazza che evidentemente e giustamente non voleva avere più niente a che fare con lui, del tipo: "polvere eri e polvere ritornerai" - diceva anche tante altre cose, a dir la verità; minacce telefoniche, persecuzioni - capite che siamo di fronte, quando si arriva al delitto, ad un iceberg che nasconde decine e decine, se non migliaia, di altri casi di violenza, che non necessariamente e per fortuna arrivano al delitto, ma che rendono un inferno la vita della persona oggetto di queste violenze.
Io, dunque, penso che siano positive le campagne di sensibilizzazione che, in questi giorni, abbiamo visto anche sugli autobus e che riportano il seguente slogan: "chi picchia, chi è violento, non è un uomo". Tuttavia, come diceva giustamente la collega Mori, finché noi non riusciamo ad aggredire quel maschilismo diffuso che è dentro tutti i gangli della vita sociale e civile, che rappresenta l'autentico veleno che autorizza alcuni poveri e deboli di mente a pensare alle persone con cui si relazionano, in termini di poteri, in termini di oggetto, in termini di cose, in termini di proprietà, in termini di una cosa di cui loro possono disporre liberamente come se fosse un qualsiasi bene materiale inanimato, non riusciremo ad eliminare questo maschilismo criminale. Perché vedete, sarebbe il momento di cominciare ad utilizzare anche termini adeguati nel linguaggio, quando parliamo di queste cose. Si è cercato di fare una piccola riforma usando il termine "femminicidio", però poi ci si è accorti che non era sufficiente ad esprimere l'orrore e l’immensità di questa violenza. Io penso che bisogna cominciare a dire le cose come stanno. Siamo di fronte ad una piaga nazionale, ad una emergenza nazionale, che è un veleno che inquina la nostra società, che si chiama "maschilismo criminale". È facile! Se noi tutti facessimo un piccolo sforzo, soprattutto noi maschi, a pronunciare questo concetto, avremmo fatto sì che l’uso di un linguaggio corretto ci porti, inevitabilmente, ad essere sulla strada giusta. Diversamente, non si capisce mai qual è la soluzione più efficace.
Cominciamo, dunque, a dire la verità: noi siamo di fronte ad un "maschilismo criminale, assassino, delinquente" che non è più tollerabile. Noi dovremmo riuscire ad impregnare, di questo, tutta la vita politica, sociale, civile, culturale e scolastica, perché questo maschilismo criminale si infila come un veleno nella mente delle bambine e dei bambini fin da piccoli, fin da quando si assegna un colore ai maschietti e un colore alle femminucce, fin da quando ci si divide in ruoli prefissati: "tu sarai quella cosa che deve obbedire al maschio per tutta la vita" e che deve subire passivamente la sua volontà. È un qualcosa che inizia fin dalla più tenera età, addirittura dalla gestazione. C'è una psicologia della gestazione che ci dice queste cose. È ovvio che noi qui, dunque, siamo di fronte ad una risoluzione - e le risoluzioni, come sappiamo, fanno parte della nostra discussione, sono importanti ma hanno un tempo limitato - quale quella proposta oggi da l’Italia dei Valori, che dice le stesse cose enunciate dal Movimento delle donne: di rendere effettive le cose che si sono dette. Perché tra l'altro noi abbiamo una relazione che ci dice: "che addirittura in Emilia-Romagna la violenza contro le donne è nettamente superiore che nel resto del paese". Uno pensa che in una regione acculturata ed anche molto politicizzata, come la nostra, questo tipo di violenza sia più limitato, ed invece scopriamo che addirittura è superiore a quella delle altre zone territoriali. E non di poco, ma molto di più. E allora che cosa è che non va? Ci dobbiamo interrogare su questo e dobbiamo aiutare, con tutte le nostre forze, coloro che si battono per dare assistenza a coloro che subiscono violenza. Noi dobbiamo rendere noto in tutti i modi, fare uno sforzo massimo, nei confronti delle donne che subiscono violenze, che devono denunciare immediatamente il delinquente che lo fa. Immediatamente! In modo tale da consentire a quello che c'è - perché qualcosa di buono c’è; ad esempio, la visita che la Presidente Mori sta organizzando in questi giorni, lo sta a sottolineare - di intervenire con efficacia. Questo dice la nostra risoluzione per la quale ringraziamo i colleghi che la vorranno condividere.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Grillini.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2350.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): La risoluzione oggetto 2350 è respinta.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2944.
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): La risoluzione oggetto 2944 è approvata.
Dovremmo passare all'esame della risoluzione oggetto 3136. Poiché la consigliera Barbati è l’unica firmataria della risoluzione, propongo all’Aula di rimandare la trattazione.
OGGETTO 2540
Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Mandini, Sconciaforni, Mori, Monari, Pariani, Bonaccini, Pagani, Zoffoli, Montanari, Luciano Vecchi, Meo e Riva per impegnare la Giunta ad introdurre norme per chiudere gradualmente le cave di rocce ofiolitiche e ad introdurre una mappatura della presenza di amianto negli edifici (Discussione e approvazione)
OGGETTO 2924
Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte ad istituire un registro ufficiale della presenza di amianto e di altre sostanze pericolose nelle macerie e negli edifici pericolanti a causa del sisma, aprire una pagina apposita sul sito dell'Emilia-Romagna dedicata alle segnalazioni dei cittadini, garantendo inoltre la sicurezza dei lavoratori che rimuoveranno le macerie e l'amianto (Discussione e reiezione)
PRESIDENTE (Mandini): Passiamo alla risoluzione oggetto 2540: "Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Mandini, Sconciaforni, Mori, Monari, Pariani, Bonaccini, Pagani, Zoffoli, Montanari, Luciano Vecchi, Meo e Riva per impegnare la Giunta ad introdurre norme per chiudere gradualmente le cave di rocce ofiolitiche e ad introdurre una mappatura della presenza di amianto negli edifici", abbinata risulta la risoluzione oggetto 2924: "Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte ad istituire un registro ufficiale della presenza di amianto e di altre sostanze pericolose nelle macerie e negli edifici pericolanti a causa del sisma, aprire una pagina apposita sul sito dell'Emilia-Romagna dedicata alle segnalazioni dei cittadini, garantendo inoltre la sicurezza dei lavoratori che rimuoveranno le macerie e l'amianto".
Apriamo la fase della discussione generale. Ha chiesto di parlare la consigliera Meo. Ne ha facoltà.
MEO: Grazie, presidente. La legge n. 257/92 prevedeva che entro centottanta giorni dalla sua entrata in vigore, tutte le regioni si dotassero di un Piano regionale amianto, uno strumento per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati. Ancora oggi, in alcune Regioni, tale norma non è stata approvata. Ma per individuare le principali criticità è necessario mettere in campo altre azioni, a partire dalla capillare mappatura degli edifici interessati. Su questo non ci sono ancora dati certi. Alcune stime CNR e ISPESL parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, considerando solo le onduline in cemento amianto; ma i numeri totali potrebbero essere anche di molto maggiori. Sono 9.166 i casi di mesotelioma maligno registrati dal ReNaM (2010) in Italia fino al 2004 e distribuiti su tutto il territorio nazionale. Tra le regioni più colpite ci sono il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, ma troviamo anche l'Emilia-Romagna con 1.007 casi, nonché il Veneto. Per quasi tre quarti dei casi registrati si è riusciti a risalire all'origine della causa. Tra questi, per il 69,8 per cento la causa è professionale, per il 4,5 per cento è familiare, per il 4,7 per cento è ambientale, per l’1,4 per cento da attività di tempo libero e per il 19,5 per cento da altro. Nell'arco di tempo analizzato dai registri, cioè dal ‘93 al 2004, è diminuita l'influenza nei settori tradizionali come i cantieri navali o la lavorazione di manufatti in cemento amianto, mentre crescono i casi riconducibili ad altro tipo di esposizione, come quello del settore dell'edilizia oppure i casi non riconducibili ad attività a rischio svolte in precedenza. Un elemento importante, perché dimostra che la grande diffusione di amianto nel nostro paese causa un'esposizione, a volte, inconsapevole alla fibra. Non esiste un livello - e questo è bene che ce lo ricordiamo - di esposizione sotto il quale l'amianto risulta innocuo. Anche piccole esposizioni, sia nel tempo, che nella concentrazione della contaminazione, possono fare insorgere la malattia. Una vera e propria strage silenziosa che colpisce a distanza di decenni e che continuerà a mietere vittime anche negli anni a venire. Si stima che un'inversione di tendenza della crescita del numero dei casi diagnosticati di anno in anno, possa essere attesa non prima del 2020.
Abbiamo, quindi, il dovere di muoverci con immediatezza e con risolutezza. I casi delle cave dei Comuni di Bardi e Borgo Val di Taro hanno sollevato, in questi ultimi tempi, il problema sanitario delle cave di pietre verdi, la maggior parte delle quali si trovano proprio nella provincia di Parma. Negli anni scorsi la Regione Emilia-Romagna ha provveduto ad effettuare il censimento di questi tipi di cave presenti sul proprio territorio, finalizzato a definire meglio il profilo del comparto, le modalità di escavazione, nonché l'utilizzo dei materiali estratti. Proprio dallo studio della Regione, pubblicato nel 2004, apprendiamo che la quantità di fibre amianto rilasciate nelle diverse fasi di lavorazione del materiale, quindi, estrazione, frantumazione, vagliatura, trasporto ed altro, è nell'ordine delle decine, a volte centinaia o migliaia di milligrammi per chilo di materiale estratto. E questa situazione è potenzialmente pericolosa per la salute dei lavoratori del settore e dei cittadini che abitano intorno alle cave.
La Legge n. 257/92 ha vietato, in Italia, l'estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto. Per questo motivo la risoluzione richiede alla Giunta regionale di dare indicazioni normative alle Province per giungere alla graduale chiusura delle cave di rocce ofiolitiche; un passo storico. Le richieste della risoluzione, infatti, sono tre: oltre ad introdurre al più presto, nell'ambito del preannunciato adeguamento normativo che attendiamo a giorni ed afferente la L.R. 18 luglio 1991, n. 17, nuove norme allo scopo di giungere alla graduale chiusura delle cave di rocce ofiolitiche dalla riconversione di questo settore produttivo, crediamo che la Regione debba aggiornare la mappatura della presenza di amianto negli edifici, con particolare attenzione a quelli privati, nonché intervenire in Conferenza Stato-Regioni affinché vengano confermati gli incentivi per chi installa impianti fotovoltaici sugli edifici in sostituzione delle coperture di cemento-amianto.
La risoluzione chiede anche di intervenire, con urgenza, presso i Comuni e le Ausl della Romagna, per la bonifica immediata delle superfici in cemento-amianto friabile, sfaldato in occasione del cosiddetto "nevone". Ovviamente si chiede ciò perché la risoluzione è stata presentata già nel mese di marzo. Oggi la richiesta, dopo i gravissimi eventi sismici che hanno colpito l'Emilia-Romagna, non può che essere estesa anche a quei territori dove il crollo di capannoni industriali, di case e di edifici rurali ricoperti di eternit, ha innescato innumerevoli, nuovi, possibili e pericolosi focolai di fibre di amianto.
Per questo motivo - ne ho parlato altre volte, della situazione, in Regione - vi chiedo di sostenere questa risoluzione.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Meo.
Ha chiesto di parlare il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Mi associo alle considerazioni riguardanti le cave, fatte dalla collega Meo. Credo che questa tematica relativa alle cave contenenti materiale cancerogeno sia ormai una vergogna che va avanti da anni. È impensabile continuare ad autorizzare il trasporto di questo materiale, come anche il suo riutilizzo. La realtà è che la problematica amianto, in generale, è ben lontana dall'essere risolta nella nostra Regione. La settimana scorsa, grazie a due distinte segnalazioni provenienti da luoghi terremotati, siamo stati informati che per rifare la pavimentazione delle strade - in un caso, sicuramente; in un altro caso, presunto - si stanno utilizzando macerie contenenti amianto. Anche dalle foto che abbiamo ricevuto, penso che il dato sia inequivocabile e, in un caso, assolutamente conclamato; anche se, per carità, aspettiamo comunque le analisi.
Oltre alla risoluzione che voteremo per quanto riguarda le cave ofiolitiche, c’è un grosso problema che riguarda le zone terremotate, proprio per questo tipo di materiale. Già nei giorni immediatamente successivi i lavori di rimozione delle macerie che, in parte, si continuano ancora a fare, abbiamo visto tutti sui giornali le foto di operatori della Protezione Civile piuttosto che dipendenti a vario titolo di Enti pubblici - ma anche semplici cittadini - che si aggiravano, senza alcuna protezione, in mezzo a lastre di amianto spezzate e sfaldate che stavano disperdendo la sostanza nell’atmosfera. Ribadisco: in alcuni casi, si sta verificando che fine devono fare queste macerie. Capisco che le esigenze sono tante, anche l'impegno finanziario richiesto per questa materia è notevole, ma questo non può prescindere dalla salute umana. Noi dobbiamo assolutamente sapere dove l'amianto o altre sostanze pericolose sono attualmente localizzate all'interno delle zone terremotate, perché stiamo parlando di macerie di edifici pericolanti, pubblici o privati che siano, che possono contenerlo.
Noi abbiamo bisogno di tracciare la destinazione di questo materiale e sapere che viene destinato in un posto sicuro per la salute pubblica. Capisco che l'impegno sia gravoso, anche da parte del personale che va a fare questo tipo di verifiche, ma proprio per queste ragioni noi proponiamo che venga realizzato sul sito dell'Emilia-Romagna un "link" dedicato a questo tipo di segnalazioni, perché come abbiamo visto nel caso di Finale Emilia della settimana scorsa, i cittadini hanno eseguito adeguate segnalazioni che hanno portato al blocco di questi lavori. Così facendo, io penso che avremo modo di vigilare sulle ditte incaricate della rimozione ed effettuare una completa tracciabilità finalizzata alla risoluzione di questo problema. Anche perché oggi stiamo interrando, sotto pochi centimetri di terra, un qualcosa, che nascosto sotto la polvere domani rischia di riproporsi. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di parlare la consigliera Mori. Ne ha facoltà.
MORI: Grazie, Presidente. Semplicemente per esprimere sostegno e il voto favorevole alla risoluzione illustrata dalla consigliera Meo, un voto contrario, invece, sulla seconda risoluzione, per motivi che traggono ispirazione dall'approccio e da un concetto sull'ambiente, sulla cultura dell'ambiente, che è un po' diverso.
Noi cerchiamo di stare su elementi di scientificità e necessità come quelli che sono stati illustrati, senza sfociare in una demagogia di coinvolgimento che svilisce il processo di smaltimento di questi elementi così pericolosi per l'ambiente e per la salute umana. Questo è un percorso che la Regione Emilia-Romagna ha condotto da tanto tempo e prima di tanti altri, in estrema solitudine politica-istituzionale perché questo fenomeno non è al primo posto dell'agenda politica nazionale. Una situazione che, invece, determina responsabilità molto forti da parte di tutti, per cui, in questo senso, procediamo chiedendo alla Regione di sostenere e definire il percorso così come descritto dalla consigliera Meo. In questo senso c'è anche da fare una forte promozione della cultura della prevenzione della salute pubblica. In questo le ASL sono molto impegnate, insieme a tutte le istituzioni locali che per prime si trovano, spesso, a gestire elementi di pericolosità, a far sì che non siano utilizzati i momenti e gli episodi connessi al terremoto, ad una situazione tragica, drammatica, imminente ed anche immanente, per consolidare un'idea di inefficacia ed inefficienza su un tema di per sé molto complesso e che in situazioni così tragiche ha visto una assoluta e collettiva azione di ripristino. Da parte di tutti, sia volontari che istituzioni, cittadini e quant'altri. In questo senso, dunque, ci associamo alla richiesta formulata nella risoluzione illustrataci dalla consigliera Meo, promuovendo però una cultura di salute ed ambientale che non sfoci in strumentalizzazioni. Questo, perché non si dà atto dell’impegno di tutti in questo periodo così difficile per i nostri territori. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Mori.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2540, a firma dei consiglieri Naldi, Mandini, Sconciaforni, Mori, Monari, Pariani, Bonaccini, Pagani, Zoffoli, Montanari, Luciano Vecchi, Meo e Riva.
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): La risoluzione oggetto 2540 è approvata.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2924, a firma del consigliere Defranceschi.
(È respinta a maggioranza)
PRESIDENTE (Mandini): La risoluzione oggetto 2924 è respinta.
OGGETTO 2965
Risoluzione proposta dai consiglieri Barbati, Mandini e Grillini per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento affinché vengano affrontate tutte le situazioni gravanti sui lavoratori esodati e adottate le iniziative volte ad evitare che rimangano privi di stipendio e di copertura economica per tutto il periodo necessario a maturare i nuovi requisiti pensionistici (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Mandini): Passiamo adesso alla risoluzione oggetto 2965 "Risoluzione proposta dai consiglieri Barbati, Mandini e Grillini per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento affinchè vengano affrontate tutte le situazioni gravanti sui lavoratori esodati e adottate le iniziative volte ad evitare che rimangano privi di stipendio e di copertura economica per tutto il periodo necessario a maturare i nuovi requisiti pensionistici".
Apro la fase della discussione generale. Intanto informo l'Aula che su questa risoluzione sono stati presentati tre emendamenti a firma dei consiglieri Barbati, Mandini e Grillini.
Se nessun consigliere chiede di parlare procediamo con la fase delle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.
GRILLINI: Grazie, presidente. L'argomento mi pare che sia noto. C’è stato quello che, eufemisticamente, è stato definito "un errore del Governo tecnico", ci sono anche cifre ballerine, c'è chi parla di 7 miliardi di euro, chi parla di 15 miliardi di euro, c’è stata una proposta, a mio parere assolutamente condivisibile in Parlamento ossia quella dell'ex Ministro del lavoro Damiano, il quale proponeva di considerare fino al 2017 il criterio dei 58 anni di età e dei 35 anni di lavoro, in modo tale da risolvere alla radice il problema esodati. Sono migliaia le persone che si sono trovate senza lavoro e senza pensione, con problemi drammatici di sopravvivenza e, quindi, questa nostra mozione cerca di venire incontro ad una situazione che è sotto gli occhi di tutti.
Per queste ragioni io penso che sia una risoluzione largamente condivisibile.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Grillini.
Ha chiesto di parlare la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente. Per sottolineare come negli emendamenti presentati, che ci trovano favorevoli, si faccia un passo in avanti rispetto al testo originariamente indicato e, soprattutto, si segua il percorso che è stato indicato nella proposta di legge che ha come primo firmatario Cesare Damiano.
Noi voteremo a favore degli emendamenti e, di conseguenza, anche della risoluzione così emendata. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Pariani.
Ha chiesto di parlare il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Data l’ora mi limito solo a dire che sono d'accordo con la risoluzione che viene proposta. Così come viene emendata, mi sembra ragionevole, ma non per questo più facile da ottenere. Ciò detto, mi associo totalmente. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto la parola il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Intervengo per esprimere, anche da parte nostra, il voto favorevole.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Se nessun altro consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Barbati, Mandini e Grillini.
(È approvato all'unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): L'emendamento 1 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Barbati, Mandini e Grillini.
(È approvato all'unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): L'emendamento 2 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma dei consiglieri Barbati, Mandini e Grillini.
(È approvato all'unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): L'emendamento 3 è approvato.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2965, così come emendata, a firma dei consiglieri Barbati, Mandini e Grillini.
(È approvata all'unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Mandini): La risoluzione oggetto 2965 è approvata.
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Mandini): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
3267 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa i controlli relativi ai prodotti ittici provenienti da paesi extra-comunitari.
3268 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la Casa della Salute di Sasso Marconi (BO).
3269 - Risoluzione proposta dai consiglieri Costi, Donini, Meo, Mandini, Alessandrini, Monari, Marani, Montanari, Barbieri, Piva, Luciano Vecchi, Moriconi, Mumolo, Pariani, Fiammenghi, Mori, Bonaccini, Ferrari, Casadei, Grillini, Mazzotti e Paruolo per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a sollecitare il Governo affinché riconosca il ruolo delle Regioni e degli Enti Locali nella programmazione commerciale e nella organizzazione degli orari degli esercizi commerciali.
3270 - Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Villani, Aimi, Manfredini, Naldi, Sconciaforni e Noè per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo al fine di individuare nelle norme un procedimento che consenta un pieno coinvolgimento delle Istituzioni interessate nella definizione delle denominazioni di futuri Enti territoriali.
3271 - Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Naldi, Sconciaforni e Grillini per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Gruppo "La Perla" per scongiurarne l'ulteriore ridimensionamento con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro.
3272 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa questioni riguardanti concessioni relative, nel Comune di Vergato (BO), all'attingimento di acque pubbliche.
3273 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa questioni riguardanti, nel Comune di Vergato (BO), l'urbanistica, l'edilizia e la tutela paesaggistica e ambientale, con particolare riferimento alla rete acquedottistica rurale.
3274 - Interrogazione dei consiglieri Zoffoli e Pagani, a risposta scritta, circa il previsto aumento dell'IVA dal 4% al 10% sui servizi resi dalle cooperative sociali.
3275 - Interrogazione della consigliera Moriconi, a risposta scritta, circa l'interruzione farmacologica della gravidanza.
3276 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa procedure e questioni riguardanti la costruzione di un impianto eolico nel Comune di Camugnano (BO), anche in relazione alle risposte ricevute relativamente ad una precedente interrogazione.
3277 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa questioni e problematiche riguardanti procedure e vincoli di natura paesaggistica riguardanti il Comune di Vergato (BO), anche in relazione alle risposte ricevute relativamente a precedenti interrogazioni.
3278 - Risoluzione proposta dai consiglieri Malaguti, Defranceschi, Mandini, Paruolo, Meo, Noè e Donini per impegnare la Giunta, a seguito della chiusura del Centro Ippico Regionale di Ferrara, ad evitare che i relativi equini vengano utilizzati per scopi alimentari o per ricerche scientifiche, ma vengano invece assegnati ad Associazioni no-profit con motivazioni di utilità sociale.
3279 - Risoluzione proposta dai consiglieri Carini, Garbi, Barbati, Grillini, Mumolo, Luciano Vecchi, Marani, Pariani, Moriconi, Ferrari, Mori, Bonaccini, Naldi, Meo, Donini, Monari, Barbieri, Costi, Montanari, Paruolo, Zoffoli e Pagani per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, in relazione alle procedure di approvazione della Legge di Stabilità 2013, volte ad eliminare l'aumento dell'IVA per le cooperative sociali di tipo A, a prevedere che l'introduzione delle misure sulle detrazioni e sulle deduzioni valgano dall'anno 2013, a consentire alle AUSL maggiori libertà di valutazione nell'ambito delle riduzioni connesse alla spending-review e ad eliminare misure riguardanti la scuola ed il trasporto pubblico locale.
3280 - Risoluzione proposta dal consigliere Carini per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso la RAI al fine di risolvere le problematiche relative alla ricezione dei programmi regionali di RAI3.
3281 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'accesso alle terapie per curare la degenerazione maculare senile.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 17,57
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Gian Carlo MUZZARELLI e il consigliere Andrea POLLASTRI.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Votazioni elettroniche
OGGETTO 3237
Emendamento 1 a firma dei consiglieri Leoni, Villani e Manfredini
Presenti: 41
Favorevoli: 11
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Contrari: 25
Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Paola MARANI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RIVA, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Astenuti: 1
Silvia NOÈ.
Non votanti: 4
Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Sandro MANDINI, Matteo RICHETTI.
Assenti: 9
Liana BARBATI, Manes BERNARDINI, Thomas CASADEI, Valdimiro FIAMMENGHI, Mauro MANFREDINI, Mario MAZZOTTI, Gian Guido NALDI, Andrea POLLASTRI (g), Roberto SCONCIAFORNI.
OGGETTO 3237
Emendamento 2 a firma dei consiglieri Leoni e Villani
Presenti: 42
Favorevoli: 8
Enrico AIMI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Contrari: 24
Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Paola MARANI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RIVA, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Astenuti: 5
Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Roberto GARBI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ.
Non votanti: 5
Andrea DEFRANCESCHI, Giovanni FAVIA, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Matteo RICHETTI.
Assenti: 8
Liana BARBATI, Luca BARTOLINI, Manes BERNARDINI, Thomas CASADEI, Mario MAZZOTTI, Gian Guido NALDI, Andrea POLLASTRI (g), Roberto SCONCIAFORNI.
OGGETTO 3237
Emendamento 8 a firma dei consiglieri Cavalli e Corradi
Presenti: 42
Favorevoli: 10
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Contrari: 19
Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Palma COSTI, Monica DONINI, Vasco ERRANI, Valdimiro FIAMMENGHI, Paola MARANI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Astenuti: 9
Marco CARINI, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Gabriella MEO, Silvia NOÈ, Matteo RIVA.
Non votanti: 4
Andrea DEFRANCESCHI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Matteo RICHETTI.
Assenti: 8
Liana BARBATI, Manes BERNARDINI, Thomas CASADEI, Giovanni FAVIA, Mario MAZZOTTI, Gian Guido NALDI, Andrea POLLASTRI (g), Roberto SCONCIAFORNI.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Mandini - Richetti
Corradi - Meo
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