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114.
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 19 DICEMBRE 2012
(POMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
OGGETTO 3358
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e del bilancio pluriennale 2013-2015» (53)
(Continuazione esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
OGGETTO 3359
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale 2013-2015» (54)
(Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 3358-3359/1 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (70)
(Ordine del giorno oggetto 3358-3359/2 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (71)
PRESIDENTE (Richetti)
LOMBARDI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
MONARI (PD)
MANFREDINI (Lega Nord)
VECCHI Alberto (PDL)
OGGETTO 3415
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza» (55)
(Relazione, discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 3415/1 - Presentazione e approvazione) (72)
PRESIDENTE (Richetti)
PARIANI, relatrice
PRESIDENTE (Aimi)
NALDI (SEL - Verdi)
LOMBARDI (PDL)
MANDINI (Italia dei Valori)
CAVALLI (Lega Nord)
MANFREDINI (Lega Nord)
DONINI (Fed. della Sinistra)
BIGNAMI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
VECCHI Alberto (PDL)
CORRADI (Lega Nord)
NOÈ (UDC)
RICHETTI Matteo, presidente dell'Assemblea legislativa
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Aimi)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Interrogazioni e risoluzioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 15,06
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la centoquattordicesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali, ai sensi dell'art. 65, comma 2 del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco Errani.
Hanno comunicato inoltre di non poter partecipare alla seduta odierna l'assessore Marzocchi e la consigliera Meo.
Do comunicazione all’Aula che la Conferenza dei capigruppo ha deciso che, laddove riuscissimo a esaminare entro la giornata di oggi il progetto di legge circa il riordino territoriale, al termine dell’esame e dell’eventuale licenziamento dell’oggetto, la seduta sarebbe tolta e di conseguenza revocata quella di domani. Se invece non facessimo in tempo durante la seduta di oggi a terminare l’esame e la votazione del progetto di legge, saremmo normalmente convocati, come già da convocazione, per domani.
OGGETTO 3358
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e del bilancio pluriennale 2013-2015» (53) (Continuazione esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
OGGETTO 3359
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale 2013-2015» (54) (Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 3358-3359/1 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (70)
(Ordine del giorno oggetto 3358-3359/2 - Dichiarazioni di voto e approvazione) (71)
PRESIDENTE (Richetti): Siamo giunti all’articolo 20 del testo del progetto di legge di cui all'ogg. 3358.
Nomino scrutatori il consigliere Montanari, il consigliere Carini e il consigliere Filippi, per coadiuvarmi nelle operazioni di voto.
Riprendiamo l’esame dall’articolo 20.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 20
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 20 è approvato.
Articolo 21.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 21.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 21 è approvato.
Articolo 22.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 22.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 22 è approvato.
Articolo 23.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 23.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 23 è approvato.
Articolo 24.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 24.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 24 è approvato.
Articolo 25.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 25.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 25 è approvato.
Articolo 26.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 26.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 26 è approvato.
Articolo 27.
Sull’articolo 27 insiste l'emendamento 3, a firma della vicepresidente Saliera.
Discussione generale su articolo ed emendamento.
Dichiarazioni di voto su articolo ed emendamento.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma della vicepresidente Saliera.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento 3 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 27, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 27 è approvato.
Articolo 28.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 28.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 28 è approvato.
Articolo 29.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 29.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 29 è approvato.
Articolo 30.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 30.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 30 è approvato.
Articolo 31.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 31.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 31 è approvato.
Articolo 32.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 32.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 32 è approvato.
Articolo 33.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 33.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 33 è approvato.
Articolo 34.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 34.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 34 è approvato.
Articolo 35.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 35.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 35 è approvato.
Articolo 36.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 36.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 36 è approvato.
Articolo 37.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 37.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 37 è approvato.
È stato presentato l'emendamento 1, istitutivo di nuovo articolo, a firma dei consiglieri Mazzotti, Corradi, Aimi, Bartolini, Meo e Mandini.
Discussione generale sull'emendamento.
Dichiarazioni di voto sull'emendamento.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1.
(È approvato all'unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento 1 è approvato e istituisce il nuovo articolo.
Articolo 38.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto:
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 38.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 38 è approvato.
Articolo 39.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 39.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 39 è approvato.
Articolo 40.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 40.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 40 è approvato.
Articolo 41.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 41.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 41 è approvato.
Articolo 42.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 42.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 42 è approvato.
Passiamo all’emendamento 21, istitutivo di nuovo articolo, a firma della vicepresidente Saliera.
Per la discussione generale, ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Al di là dell’intendimento sicuramente positivo che pone questo articolo, come segnalava il collega Manfredini, ho qualche perplessità non dal punto di vista delle intenzioni o del contenuto ma da quello della necessità di un articolo di questo genere in una legge. Intanto al primo comma si dice semplicemente che "le società costituite o partecipate dalla Regione Emilia-Romagna, ai sensi dell’articolo 64 dello Statuto, svolgono interesse generale dei cittadini". Si ripete esattamente il tenore dello Statuto che però, quest’ultimo, è più moderno parlando di cittadini singoli e associati, mentre qui ci fermiamo ai cittadini.
Per di più mi chiedo se possiamo stabilire, per legge, che quel tipo di società fa l’interesse generale dei cittadini. Penso che comunque l’interesse generale dei cittadini vada valutato in base all’effettiva attività di queste società, perché stabilirlo per legge, a priori, mi pare del tutto inutile. Questa previsione del primo comma esclude queste società dalla portata del secondo comma.
Il seconda comma, che fa riferimento all’articolo 4, primo comma, del decreto del 2012, n. 95, si riferisce a quelle società che nell’anno hanno avuto una percentuale superiore al 90 per cento di fatturato svolto esclusivamente nei confronti della Regione. Però l’articolo 4 - prima l’ho guardato in fretta quando ci è stato proposto l’emendamento e quindi non so se sono intervenute delle modifiche - prevede delle scadenze e cioè lo scioglimento entro il 31 dicembre 2013 o l’alienazione entro il 30 giugno 2013. Siccome nell’articolo diciamo che facciamo tutta un’opera di razionalizzazione e di controllo entro il 31 dicembre 2013, c’è il rischio che lo facciamo fuori dai termini che sono previsti dall’articolo 4. Quindi segnalo queste incongruenze che mi sembrava opportuno dire in questa sede.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
La parola alla vicepresidente della Giunta, Saliera.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Su ciò che ha rappresentato il consigliere Lombardi e sulla difficoltà complessiva, condivido, ma questo emendamento cerca, anche in questo caso, di mettere un punto fermo, un po’ come vedremo dopo per le Province. In questo andare e tornare con le normative e non chiarissime sul tema "partecipate società in house" affermiamo, con legge, che vogliamo affrontare, di fatto un piano di riorganizzazione e ristrutturazione complessiva, che era una soluzione che la legge stessa prevedeva. Oltre alle due opzioni, in alcuni casi, la cessazione o la cessione di quote, c’era anche l’aspetto che le Giunte, e comunque la Regione, poteva presentare un piano di riordino complessivo. Qui riaffermiamo questo e affrontiamo un piano di riordino nel tempo minimo e indispensabile. Cercheremo di stare dentro comunque ai tempi e alle modalità per non incorrere in eventuali problemi e quindi di proseguire quel lavoro che avevamo iniziato e di concludere con un riordino complessivo al cui interno ci saranno probabilmente trasformazioni di società, alienazioni di parti di società, eccetera.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, vicepresidente Saliera.
La discussione generale è chiusa.
Non ci sono dichiarazioni di voto sull’emendamento istitutivo di un nuovo articolo.
Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 21, a firma della vicepresidente Saliera.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’emendamento 21 è approvato, quindi istituisce un nuovo articolo.
Articolo 43.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 43.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 43 è approvato.
Articolo 44.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 44.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 44 è approvato.
Abbiamo terminato l’esame dell’articolato della legge finanziaria, oggetto 3358.
Procediamo con l’esame dell’articolato della legge di bilancio, oggetto 3359, sul quale non insistono emendamenti.
Articolo 1.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 1.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 2.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 4.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 8 è approvato.
Articolo 9.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 9 è approvato.
Articolo 10.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 10 è approvato.
Articolo 11.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 11 è approvato.
Articolo 12.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 12 è approvato.
Articolo 13.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 13.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 13 è approvato.
Articolo 14.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 14 è approvato.
Articolo 15.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 15.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 15 è approvato.
Articolo 16.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 16.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 16 è approvato.
Articolo 17.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 17.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 17 è approvato.
Articolo 18.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 18.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 18 è approvato.
Articolo 19.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 19.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L’articolo 19 è approvato.
Articolo 20.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 20.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 20 è approvato.
Articolo 21.
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 21.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 21 è approvato.
Articolo 22
Discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 22.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'articolo 22 è approvato.
Vi ricordo che sono stati presentati e abbinati a questi due progetti di legge due ordini del giorno. Uno è a firma dei consiglieri Donini, Sconciaforni, Monari, Naldi e Barbati, oggetto 3358-3359/1, e uno a firma dei consiglieri Monari, Sconciaforni, Naldi e Barbati, oggetto 3358-3359/2.
Apriamo la fase delle dichiarazioni di voto congiunte sui due provvedimenti di legge e sui due ordini del giorno abbinati.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà. Ha 1 minuto come relatore di minoranza, se sfora però ovviamente scaliamo il tempo dal gruppo del PDL.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Cercherò di essere contenuto, anche perché le cose ce le siamo già dette. Volevo fare un accenno a quanto aveva affermato il collega Alessandrini, ricordando da dove partiva la crisi e quindi mi sembra che la ricostruzione sia stata abbastanza obiettiva sia da parte sua sia da parte mia. L’unico motivo di contrasto sta nel fatto - credo che qui ci siano i provvedimenti - che la presunta sottovalutazione allora del Governo rispetto alla crisi, semmai era all’inizio del 2011, ma poi, strada facendo, ci sono stati provvedimenti importanti, anche molto onerosi, che hanno fatto capire come, rispetto alla crisi, ci si era resi conto che la speculazione sul nostro debito aveva preso una piega veramente pericolosa. D’altra parte, rispetto alla lettera della BCE e alle manovre successive del Governo Monti c’è da chiedersi se non ci fosse stato il cambio del Governo Berlusconi se la sinistra fosse stata così disponibile a portare avanti quell’agenda che poi è stata disponibile a portare avanti con Monti, ma certamente con un Governo capitanato da Berlusconi, avrebbe fatto più difficoltà a dar corso alle direttive che venivano dall’Unione Europea.
Nel merito del bilancio, segnalo solo due questioni in relazione alla replica della vicepresidente Saliera. È una cosa a cui tengo perché mi pare che sia importante almeno capirci fra di noi e quindi riuscire a dare dei giudizi obiettivi. Nelle nostre relazioni, tutti gli anni, anche questo, si parla di riduzione del debito e quest’anno sono 60 milioni di euro. Ci dobbiamo spiegare bene, perché se questi 60 milioni sono semplicemente le rate di ammortamento del famoso mutuo del 2000, non vedo perché ad ogni relazione questo dato venga enfatizzato. È normale che sia così! Se viene enfatizzato evidentemente c’è un’attività della Regione che dice che intende ridurre ulteriormente il debito. Questo è un atteggiamento virtuoso ed encomiabile in determinati momenti ma secondo me in questa fase, se impegniamo delle risorse per ridurre il debito, ci dobbiamo chiedere se non sia più utile impiegarle invece in un altro settore, visto che per quanto riguarda i parametri dell’indebitamento siamo assolutamente dentro i limiti.
L’altra questione, e chiudo, perché ci siamo già parlati abbastanza, è quella relativa alla riduzione di tutti gli stanziamenti per gli assessorati e l’aumento di quello che invece riguarda il suo assessorato, vicepresidente. Questa cosa lei l’ha spiegata, cioè che presso il suo assessorato sono stati allocati degli stanziamenti, per esempio i fondi FAS, che poi verranno ridistribuiti. Questa cosa però crea qualche equivoco perché se oggi Confagricoltura, Confindustria e rappresentanti delle varie associazioni devono andare presso l’Assessorato di riferimento, si sentono dire che hanno ridotto i fondi e quindi si deve tagliare. L’interlocutore, di fronte a un dato che prevede stanziamenti inferiori, ovviamene, è con le mani legate. Poi, però, nel corso dell’anno il suo assessorato riallocherà presso gli assessorati competenti altre risorse e allora probabilmente alcune istanze, che oggi vengono frustrate dalla riduzione degli stanziamenti dei singoli assessorati, potrebbero, come minimo, essere prese in considerazione. Ecco perché io ho notato questa allocazione di risorse perlomeno discutibile perché ovviamente vi mette nelle condizioni di avere un dialogo molto più respingente nei confronti di chi oggi vi chiede un sostegno. A tal proposito non mi riferisco al contributo a pioggia ma al contributo importante per farci ripartire.
Queste sono le sono questioni che intendevo ribadire rispetto alle considerazioni già fatte in discussione generale e, ovviamente, oltre al fatto che, secondo me, va fatto molto di più sulla questione della sottomissione delle spese all’agenzia INTERCENT-ER - mi sembra che anche lei sia in linea con questo - perché ricordo che ci sono delle premialità se riuscissimo ad arrivare al 70 per cento della spesa sanitaria controllata in questo modo, per tutti questi motivi evidenziati nella relazione e in questa seduta, il nostro voto è contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, Presidente. Rispetto alla discussione che si è svolta ieri - inequivocabilmente interventi di molti colleghi si sono riagganciati a quelli già in parte espressi ieri dopo la relazione del Presidente Errani - vedo due fattori coincidenti. Il primo è il taglio continuo, ingeneroso e immotivato da parte dello Stato verso i territori, quindi anche verso il nostro. È un taglio di trasferimenti che è divenuto ormai, se si somma alla pressione fiscale, insopportabile e che mette a serio rischio i servizi fondamentali e anche l’esistenza stessa dell’impianto istituzionale degli Enti locali.
Se lo sommiamo insieme all’evento cataclismatico del terremoto, rendono il bilancio di questa Regione, per la prima volta dopo moltissimi anni, un bilancio difensivo. Lo dico perché bisogna, in alcuni casi, dare anche il messaggio all’esterno che non faccia velo sulle reali condizioni in cui questo Paese versa ormai da molti mesi e da qualche anno. È un passaggio del quale bisogna tener conto. Dopo anni in cui chi ci governava a Roma, ha raccontato che erano solo fantasie, che era tutta propaganda "comunista", che c’erano i ristoranti pieni e che gli aerei erano sold out, ma ahinoi, evidentemente non era così, e oggi ne siamo tutti consapevoli. Sin dal 2009 il Partito Democratico e il mio gruppo in Regione hanno denunciato quanto stava avvenendo attraverso campagne di informazione e anche attraverso provvedimenti che cercavano e hanno cercato di lenire le sofferenze di questo territorio. A farne le spese, ovviamente, sono proprio quei settori di cui più hanno bisogno le persone e i cittadini, che ogni giorno sono alle prese con la crisi economica: i giovani alla ricerca della prima occupazione, ma anche chi necessita di cure e di un sistema socio-sanitario universalistico e di qualità, e anche le donne, seppure l’Emilia-Romagna rappresenti, nel panorama italiano, una felice eccezione, sono tra le categorie più esposte. A queste si aggiungono i lavoratori e i pendolari. Basta guardare le mail che ogni giorno arrivano sui siti e sulla posta di tutti noi Consiglieri regionali. I pendolari ovviamente non sono solo lavoratori ma anche studenti e usufruiscono del servizio pubblico per spostarsi per raggiungere i luoghi nei quali dare il loro contributo al sistema Paese. Ci sono anche i pensionati a dover fare i conti non solo con i propri problemi ma ancor più con i problemi di figli e nipoti, quindi le categorie sociali più esposte e più svantaggiate.
Poi, ovviamente, è stato detto ieri, i lavoratori e le imprese interessate dal cratere del terremoto, e non solo, in un quadro generale nel quale la recessione morde ancora e sempre di più e chi dice di vedere la luce in fondo al tunnel non è però in grado di produrre nei fatti concretamente alcun provvedimento politico di rilancio e di ripresa del sistema Italia. La Regione Emilia-Romagna imposta dunque il proprio bilancio in difesa sì, ma di queste categorie, certo, in presenza di ulteriori drammatici mancati trasferimenti che ormai rendono la coperta sempre più corta. Il dibattito a volte è un po’ strumentale e si è sviluppato nel recente passato sulle eccellenze che hanno contraddistinto e contraddistinguono questo territorio e chi lo amministrava. Sono, a mio parere, patrimoni ma che rischiano di diventare patrimoni del passato. Per quanto si potessero avere idee legittimamente differenti sulle politiche da adottare, abbiamo condiviso tutti in quest’Aula l’opinione che i servizi ai cittadini fossero di buon livello e che fossero talmente acquisiti nell’immaginario collettivo da non poter concedere amministrativamente parlando nessun passo indietro.
Allo stato attuale dei fatti, invece, il pericolo che si debbano compiere passi indietro dolorosi, per quel che riguarda il Partito Democratico totalmente inaccettabili, è reale e serio. Continueremo a lavorare per il territorio, per chi lo abita, per chi lo frequenta, per chi studia, per tutti i cittadini nuovi e vecchi, cercando sempre più di uscire da logiche di dialettiche istituzionali ,talvolta solo politiciste, e da polemiche molto strumentali, poiché avvertiamo invece l’urgenza di comunicare la situazione di estrema gravità a persone come noi che meritano di poter continuare a vivere in una regione nella quale non ci indietro siano arretramenti sul fronte di quegli indicatori di civiltà di qualità della vita che qui abbiamo saputo conquistare e mantenere in tutti questi decenni.
Abbiamo fatto dell’Emilia-Romagna una delle regioni più competitive d’Europa ed è lì che vogliamo mantenere il nostro posto.
La Regione e la maggioranza che sostiene la Giunta e il Presidente Errani, non avranno difficoltà - è stato già detto anche dagli altri miei colleghi capigruppo - a stare in prima fila, a lavorare, a lottare e a combattere cercando soluzioni condivise - vorrei dire quasi un porta a porta per usare una formula molto in voga in questi giorni - per rendere espliciti questi concetti. Rientra in questo profilo anche la promozione di aggregazione dei territori e la fusione di pezzi importanti di Enti locali, di Comuni, e un complessivo riordino istituzionale - la materia di cui ci occuperemo dopo il bilancio - che può davvero essere una delle chiavi di volta per utilizzare ulteriormente e meglio e in modo virtuoso e più efficace e produttivo, risorse pubbliche via via sempre più esigue da mettere al servizio delle comunità, al servizio esclusivo della tutela degli standard di servizio alle persone qualitativamente raggiunti e da difendere.
Gli Enti locali e le Regioni hanno dato molto, particolarmente nell’ultimo triennio. Non si può continuare a chiedere di invertire un trend che ci vede sempre più privati di risorse a fronte di un’opera di ottimizzazione dei costi e di razionalizzazione delle spese che qui è senz’altro molto più avanti se paragonata a quanto è avvenuto sinora a Roma e nelle stanze del Governo nazionale (anche quello tecnico).
Per quello che riguarda la posizione, che esprimo a nome del gruppo del Partito Democratico, di pieno convincimento e appoggio a questo rigoroso bilancio, unitamente al sostegno, porgo anche un ringraziamento alla Giunta, alla Vicepresidente Saliera e agli uffici che ancora una volta hanno reso possibile un esercizio difficile in questa fase che ho cercato di descrivere, cioè far quadrare conti che sempre più difficilmente riescono a quadrare. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Siamo contro a questo bilancio. Il collega Monari, capogruppo, ha ragione quando dice che noi vogliamo maggiori servizi e qualità però mi viene da dire che chi è figlio del suo mal pianga sé stesso, perché chi ha appoggiato questo Governo chiedendo lacrime e sangue - voglio usare un loro termine - non ha risolto niente, anzi è peggiorato tutto. L’ho detto ieri e stamattina che il debito pubblico è fuori controllo, il tasso di disoccupazione è alle stelle, giovanile e non, per cui è stato un anno veramente nefasto. Dicono che l’anno bisestile porta sempre dei segnali, per cui ci poteva capitare tutto; l’anno bisestile e Monti, con tutte le sue cure da cavallo che ha fatto ma che non hanno portato a niente. Almeno fosse calato il debito pubblico, pazienza. Per esempio è come quando uno ha un mutuo che paga una rata altissima degli interessi del conto capitale e paga quasi niente. È la prima volta nella storia della Repubblica che proporzionalmente vi è un debito così alto.
Sono intervenuto proprio per dire questo. Meno male che va a casa e noi auspichiamo - chiunque vinca - che sia è in grado di risolvere questa situazione. Per come si è governato qua ho delle perplessità, perché non vorrei che fosse tutto un fatto romano, quindi vi faccio tanti auguri e noi, caro assessore, questo non lo votiamo anche perché non abbiamo visto nessun taglio e nessun risparmio. In Commissione avevo anche detto di ridurre i premi ai funzionari (170) e di mettere 20 mila a testa all’anno per un importo di circa 3 milioni. È una piccola cosa, però non è stato fatto. Avete detto che non si poteva, quando altre Regioni, dove governa la Lega, hanno tolto tutto. Se questo è stato possibile nella Regione Veneto, non capisco perché non si possa fare nella Regione Emilia. Anche loro si dovrebbero accontentare visto che, ragionevolmente, ricevono il doppio di quello che riceviamo noi. Non ho invidia, anzi, però in un momento come questo bisognava dare un segnale e magari fare un taglio di questo tipo e destinarli in qualcos’altro era una cosa che a mio parere era necessario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Non ho altri iscritti in dichiarazione di voto, che chiudiamo e passiamo alla fase delle votazioni partendo dagli ordini del giorno.
Gli scrutatori sono i consiglieri Montanari, Ferrari (in sostituzione del consigliere Carini) e Cavalli (in sostituzione del consigliere Filippi).
Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 3358-3559/1, a firma dei consiglieri Donini, Sconciaforni, Monari, Naldi e Barbati.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'ordine del giorno è approvato.
Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 3358-3359/2, a firma dei consiglieri Monari, Sconciaforni, Naldi e Barbati.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Richetti): L'ordine del giorno è approvato.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell'intero testo di legge, oggetto 3358, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
40
Assenti
10
Favorevoli
26
Contrari
14
Astenuti
--
PRESIDENTE (Richetti): Proclamo approvata la legge riguardante «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della legge regionale 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e del bilancio pluriennale 2013-2015».
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Intervengo per esprimere voto contrario.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Alberto Vecchi
Mettiamo a verbale il voto contrario del consigliere Alberto Vecchi.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell'intero testo di legge, oggetto 3359, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
39
Assenti
11
Favorevoli
24
Contrari
15
Astenuti
--
PRESIDENTE (Richetti): Proclamo approvata la legge riguardante «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale 2013-2015».
È così conclusa la sessione dedicata al Bilancio, proseguiamo con la parte ordinaria dei nostri lavori.
OGGETTO 3415
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza» (55) (Relazione, discussione e approvazione)
(Ordine del giorno oggetto 3415/1 - Presentazione e approvazione) (72)
PRESIDENTE (Richetti): Il testo (n. 10/2012) è stato licenziato dalla Commissione "Bilancio Affari Generali ed Istituzionali" nella seduta del 12 dicembre 2012.
Il progetto di legge è composto da 31 articoli.
La relatrice della Commissione, consigliera Anna Pariani, ha fatto riserva di chiedere l’autorizzazione alla relazione orale (occorre il voto favorevole dei 2/3 dei consiglieri presenti).
Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.
Metto in votazione, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi l'autorizzazione alla relazione orale.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Richetti): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
37
Assenti
13
Favorevoli
36
Contrari
1
Astenuti
--
La richiesta di autorizzazione alla relazione orale è accolta.
La consigliera Pariani può svolgere la sua relazione.
PARIANI, relatrice: Grazie, presidente. Il nostro Paese, da diversi anni, a partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione, ha visto dipanarsi una lunga stagione di riforme istituzionali, molte delle quali però finite in insuccessi o incompiute, a partire dal tanto celebrato federalismo, su cui pure nell’ultima legislatura si sono raggiunti importanti convergenze, ma al quale sono mancati gli atti concreti di attuazione. Con l’avvento del Governo Monti e l’emergenza economico-finanziaria del Paese è stata prevalente un’idea di revisione e riordino sugli Enti locali con pressanti finalità di risparmio sulla spesa pubblica. È certamente un obiettivo condivisibile ma carente di una visione di riforme istituzionali compiute che assegni un ruolo coerente nell’ambito dello Stato a tutte le istituzioni, dal più piccolo dei Comuni fino alla Regione e al Parlamento.
Il progetto di legge regionale oggetto 3415, di cui discutiamo oggi, si inserisce in un particolare contesto sia normativo sia economico sia sociale. Negli ultimi anni si sono succeduti numerosi provvedimenti legislativi statali quasi sempre adottati con l’obiettivo di coordinare la finanza pubblica e il contenimento delle spese che contengono norme con un impatto ordinamentale rilevantissimo per gli Enti locali. Tra questi, in particolare, sia per ciò che riguarda i profili dell’associazionismo intercomunale, anche obbligatorio, sia il riordino funzionale e territoriale delle Province, il decreto legge del 2010, n. 78, convertito nel 122/2010, il decreto legge del 2011, n. 138, convertito nel 148 del 2011, il decreto legge del 2011, n. 201, convertito nella 214/2011, il decreto legge del 2012, n. 95, convertito nella legge 135/2012 e infine, anche in conseguenza dell’azione regionale sul riordino delle Province, il decreto legge del 2012, n. 188, di cui, com’è noto, è fortemente messa in dubbio la stessa conversione in legge. Probabilmente la parola fine su questo percorso per questa legislatura sarà messa dalla stessa legge di stabilità per l’anno 2013, attualmente all’esame del Parlamento, nell’ambito della quale è stato presentato un emendamento che nuovamente interviene su queste materie, in particolare dilazionando di un anno l’attuazione del riordino delle Province.
Le vicende parlamentari di questi giorni e la fine concitata della legislatura stanno frenando questo processo di riordino delle Province avviato col Salva Italia. Siamo consapevoli dei limiti sulla competenza e dei vuoti che si possono produrre in questo balletto di provvedimenti. Come Regione Emilia-Romagna riteniamo però che il processo di riordino dovrà con forza essere ripreso, e lo dico anche per la nostra parte politica - per la maggioranza - perché noi pensiamo che non si debba fermare questo processo di riordino, portato a termine con le dovute correzioni dal prossimo Governo. In particolare, andrà ridata alle Regioni la piena autonomia organizzativa delle funzioni proprie secondo quanto stabilito dall’articolo 118 della Costituzione, autonomia che è stata lesa dall’assegnazione imposta delle funzioni oggi attribuite alle Province da parte della Regione ai soli Comuni, ponendo come unica alternativa la gestione regionale.
Noi riteniamo che vada applicato pienamente il principio di sussidiarietà, unicità e adeguatezza cui questo progetto di legge è informato e riteniamo necessario avviare una valutazione vera che metta in discussione le modalità di funzionamento della pubblica amministrazione in tutte le sue articolazioni per ridurre i costi, le sovrapposizioni e per evitare le duplicazioni che oggi, purtroppo, incombono sulla società, sui cittadini e sulle imprese e vada quindi ridefinito qual è il punto adeguato di collocazione delle diverse funzioni di gestione dei servizi pubblici per ciò che riguarda i Comuni e le aree vaste, che oggi sono definite sia dalle unioni sia dalle aree vaste provinciali e dalla Regione. L’obiettivo è semplificare e rendere più efficiente e meno costoso il sistema degli Enti locali. Anche per questo riteniamo necessario quanto prevede questo progetto di legge e cioè prenderci tutto il tempo, nel 2013, per un confronto con le istituzioni e la società su questo tema.
Questa Regione da tempo sta perseguendo obiettivi di aggregazione e cooperazione istituzionale antecedenti alle attuali leggi di riordino. In particolare, abbiamo avuto tutta una fase, dopo l’inizio degli anni 2000, culminata con l’approvazione della legge regionale n. 10 del 2008, in approvazione della legge 244/2006, in cui l’Emilia-Romagna ha avviato una nuova fase di aggregazione delle funzioni comunali, di riduzione degli Enti, che ha interessato Comuni, Comunità montane, ATO, Parchi e quant’altro.
L’esito è in alcuni numeri, però importanti: siamo passati da 19 a 10 Comunità montane, che oggi si prevede di superare conformemente alla legge nazionale, da 14 parchi a 5 macroaree, abbiamo dimezzato le bonifiche e cancellato 9 ATO provinciali per farne uno solo regionale.
Il riordino delle Comunità montane, delle Unioni di Comuni avviato con la legge regionale 10 del 2008 ha creato, sul territorio regionale, una fitta e ormai consolidata rete di forme associative, che è quella da cui partire oggi per fare un passo in avanti. Su un totale di 348 Comuni, 300 risultano associati, considerando anche quelli oggi appartenenti ad associazioni intercomunali. Le forme associative sono complessivamente 51, di cui 34 Unioni di Comuni, 10 Comunità montane e 7 associazioni intercomunali, e gestiscono tutte insieme quasi 600 funzioni o servizi associati con un forte grado di integrazione, specie per quanto riguarda le gestioni in unioni e Comunità montane (le uniche ora, e da ora in avanti, finanziate).
A fronte dell’attuale contesto nazionale, normativo ed economico, la Giunta regionale ha ritenuto necessario procedere a un nuovo riordino territoriale e questo processo, anche nella discussione che abbiamo svolto in Commissione, e che credo completeremo oggi in Aula, mi sembra abbia avuto un largo accordo negli obiettivi, naturalmente in rapporto con le associazioni degli Enti locali che hanno siglato con la Giunta un protocollo d’intesa, con il CAL, ma anche con le associazioni di categoria e i sindacati e con le organizzazioni sociali presenti sul territorio regionale.
Noi dobbiamo essere consapevoli che siamo di fronte ad alcuni obblighi che impongono che la Regione prenda misure entro il 31 dicembre, anche di fronte a situazioni di incertezza, come quelle citate, sul riordino delle Province.
Con l’articolo 14 del decreto legge del 2010, n. 78, il legislatore statale ha introdotto per la prima volta l’obbligo, per i Comuni di ridotte dimensioni demografiche, di esercitare in forma associata le funzioni fondamentali attraverso convenzione o unione e dando mandato alle Regioni di individuare la dimensione territoriale ottimale e omogenea per area geografica per l’esercizio associato.
In particolare, nella spending review, è stato specificato per i Comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti o 3 mila abitanti (se appartenenti o appartenuti a zone montane) l’obbligo di esercitare in via associata le funzioni fondamentali di competenza comunale definite dall’articolo 14 del decreto legge n. 78, il limite demografico minimo delle Unioni di Comuni a 10 mila abitanti, salvo diverso limite individuato dalla Regione e una specifica tempistica per l’avvio delle gestioni associate obbligatorie. Almeno tre funzioni fondamentali devono essere gestite in forma associata già a decorrere dal primo gennaio 2013, senza che intervenga la legislazione regionale e tutte le restanti funzioni all’1 gennaio 2014.
È stata specificata la possibilità per i Comuni con popolazione sotto i mille abitanti di esercitare in forma associata tutte le funzioni e tutti i servizi pubblici loro spettanti, anche quelli non fondamentali, quindi vi è un particolare obbligo per i Comuni sotto i mille abitanti.
È chiaro che tutto questo avviene in una situazione di aggravio sulla finanza pubblica per gli Enti locali che sta, in questa fase, creando problemi a volte insostenibili per la formazione dei bilanci da parte dei Comuni e quindi è urgente, da parte della Regione, predisporre gli atti e consentire un processo che consenta una realtà ricca di servizi territoriali come la nostra, di non mettere i cittadini, già deprivati fortemente dalla crisi, nelle condizioni di non avere, dalla parte degli Enti locali, un supporto ai servizi, in particolare ai servizi sociali (ma non solo), che siano in grado in parte anche di alleviare le conseguenze della crisi. Da questo punto di vista, l’obiettivo di questa legge è quello di non lasciare i Comuni e i territori da soli in un processo che renderebbe aree di serie A e di serie B sulla base dei Comuni con grado diverso di popolazione, ma consentire un processo ordinato e progressivo di aggregazione che in seguito permetta alla Regione anche un vero e proprio ripensamento rispetto alle funzioni provinciali e alla creazione di aree vaste di dimensione più contenuta rispetto a quelle derivanti dal riordino provinciale, cioè le unioni.
Quindi si tratta di lavorare per la definizione delle dimensioni territoriali ottimali. Da questo punto di vista il progetto di legge che oggi esaminiamo, principalmente l’articolo 6, valorizza le vocazioni associazionistiche dei Comuni poiché sono i Comuni che sono chiamati a formulare proprio proposte di ambito entro 60 giorni dalla pubblicazione di questa legge sulla base di una griglia di criteri omogenei per tutto il territorio regionale che abbia effettivamente l’obiettivo di non lasciare i Comuni deboli da soli in questo processo ma di coinvolgere i Comuni grandi e piccoli in un unico obiettivo di cooperazione istituzionale.
Si tratta quindi di condizioni che consentano ai Comuni attualmente inclusi in Comunità montane o Unioni già definite, proposte che partano almeno dal comprendere tutti i Comuni che già ne fanno parte, il rispetto di requisiti minimi demografici e territoriali, 30 mila abitanti o 15 mila in ambiti costituiti da Comuni montani, 300 chilometri quadrati, la coerenza con i distretti sanitari e la contiguità territoriale. Queste sono definizioni di griglie su criteri che però possono essere derogati nella definizione degli ambiti che anche sulla base delle proposte comunali andranno definiti, mentre non è derogabile l’appartenenza alla medesima Provincia.
Non è derogabile neanche il fatto che i Comuni appartenenti a Comunità montane si impegnino a costituire, all’interno della Comunità montana, uno o più ambiti comprendendo tutti i Comuni che già facevano parte di questa forma associativa. Il criterio è consentire la creazione di ambiti omogenei effettivamente praticabili partendo dal fare un passo in avanti da ciò che già è in forma associata.
Entro 90 giorni la Giunta predisporrà il programma di riordino territoriale approvato dalle proposte date dagli Enti, quindi l’interesse del legislatore è il rafforzamento dell’associazionismo cooperativo degli Enti e l’obiettivo è quello di creare, all’interno degli ambiti territoriali ottimali, gestioni associate obbligatorie sia dei Comuni di piccole dimensioni, già obbligati dalla normativa statale, sia dei Comuni più grandi, inclusi anch’essi all’interno degli ambiti ottimali, tranne ovviamente i Comuni capoluogo che, per dimensioni, hanno già le caratteristiche di un ambito ottimale essi stessi, che possono però favorire un processo, essi stessi, di aggregazione.
A questo fine, il progetto di legge regionale che è stato licenziato con diversi cambiamenti anche da parte della Commissione e diversi suggerimenti che sono stati raccolti sia dall’associazionismo dei Comuni sia dagli ambiti sociali che ho citato sia dai gruppi all’interno della Commissione, prevede che i Comuni sopra soglia demografica prevista per legge debbano esercitare in forma associata obbligatoria con gli altri Comuni almeno tre delle seguenti funzioni fondamentali che sono pianificazione urbanistica edilizia, attività di pianificazione di protezione civile, progettazione e gestione del sistema dei servizi sociali locali e Polizia Municipale, avendo l’obbligo, però, di gestire comunque in forma associata i sistemi informativi e le tecnologie informatiche necessarie all’aggregazione di queste funzioni.
Questi obblighi possono essere realizzati attraverso anche la costituzione di sub-ambiti gestionali all’interno della medesima unione, che deve essere unica, all’interno dell’ambito territoriale ottimale.
La creazione di un’unica unione non significa creazione di un’unica unione coincidente con l’ambito perché è anche possibile creare un’unione che non ha gli stessi confini dell’ambito e per i Comuni che restano fuori gestire i servizi che si prevede in forma associata attraverso convenzioni. È chiaro che questo è un processo che noi mettiamo in moto e che al termine deve vedere la possibilità di realizzare un’unica unione per ambito territoriale ottimale ma che, naturalmente, la legge prevede possa avvenire con tappe. La legge prevede altresì con i meccanismi che riportano anche tutti gli ambiti necessari alla successione, al percorso successorio, il superamento delle Comunità montane attualmente esistenti, anche perché, come noto, la legge statale non assegna più finanziamenti per le funzioni montane e quindi questa distinzione ormai rischia di essere un peso per gli Enti locali piuttosto che un vantaggio.
Tutto questo percorso è previsto all’interno della legge in una forma di incentivo e disincentivo. Credo che le flessibilità introdotte per la creazione degli ambiti siano sufficienti a far fare a tutti dei passi in avanti. Naturalmente i passi in avanti si fanno se ci sono le condizioni di convenienza che riguardano un progetto specifico di unione e di associazione di funzioni di gestioni in forma associata di funzioni, ma anche se la Regione decide di incentivare fortemente questo processo. Intanto credo che la scelta nel bilancio che abbiamo appena votato, di destinare le medesime risorse in questa ristrettezza sia finanziare le gestioni associate dei Comuni sia finanziare le funzioni delegate delle Province sia un elemento forte in questo processo che aiuta il percorso. La scelta che facciamo in questo progetto di legge è una scelta netta e forte ed è quella di incentivare come unica forma di gestione incentivata, associata delle funzioni comunali, l’unione. Non saranno incentivati i Comuni che partecipano in forma associata con la convenzione vedendo questo come una tappa di un processo che porta all’interno dell’unione.
Questo percorso permette anche di avviare in forma nuova anche le nuove unioni. Voglio segnalare che anche grazie all’apporto di diversi emendamenti abbiamo scelto di derogare, come la normativa statale ci consente, alle Giunte solo formate da sindaci, ma comprendendo l’onerosità di questo processo abbiamo inserito anche la possibilità di partecipare da parte di assessori specificamente delegati alla gestione associata delle funzioni, e credo che la legge dia un’indicazione precisa che dovrà poi trovare applicazione nelle leggi di settore, perché a partire dall’1 gennaio 2014 si lavori affinché le leggi di settore finanzino esclusivamente le forme associate di funzioni nelle unioni.
Da ultimo, voglio sottolineare una cosa che riguarda le fusioni dei Comuni, poiché questo progetto di legge, come dicevo, apre un percorso più forte di associazione delle funzioni delle forme cooperative dei Comuni ma dice anche che le fusioni sono fortemente incentivate dalla Regione. Lo dico oggi anche a fronte del fatto che abbiamo in corso il processo di fusione della Valsamoggia che ha già visto un’espressione da parte dei cittadini e lo dico avendo visto, da parte della Giunta regionale, il progetto di legge che ci è stato consegnato e che esamineremo come Assemblea e che apre un nuovo processo di fusione sulla valle del Rubicone. La Regione crede in questo processo ma proprio come sul percorso delle Unioni dei Comuni noi abbiamo costruito le condizioni, in questo progetto di legge, e credo che sarà possibile verificarlo nei prossimi 60 giorni e nella costruzione del progetto di riordino territoriale, per avere la capacità di creare consenso in questo percorso, noi crediamo nei processi di fusione e vogliamo costruire le condizioni e sostenere i sindaci e i territori per creare il necessario consenso a questi processi perché noi crediamo che sopra agli obiettivi del processo di riordino ci siano valori più elevati e più alti che sono quelli della democrazia partecipativa dei cittadini.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Pariani.
Apriamo la fase del dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi di iscriversi se vogliono intervenire.
NALDI: Grazie, presidente. Volevo ringraziare la relatrice, la collega Pariani, per l’introduzione molto chiara che ha fatto e che condivido, così come condivido lo spirito complessivo che anima questo progetto di legge, principalmente per due motivi: innanzitutto incentiva la gestione in forma associata dei servizi erogati dai Comuni, specie tra quelli di minore dimensione demografica, e in secondo luogo cerca di individuare livelli organizzativi ottimali in cui i Comuni possano gestire tra loro, in forma associata, tali funzioni e servizi.
Ciò che viene prospettato è un lavoro di riorganizzazione istituzionale e amministrativo molto importante e delicato, anche perché incrocia, almeno in parte, il processo relativo alla riduzione delle Province, già deliberato dall’Assemblea, però continuamente rimesso in discussione dalle vicende nazionali.
La parte del progetto di legge riguardante la riorganizzazioni delle funzioni provinciali di area vasta e le funzioni fondamentali delle Province, così riordinate, infatti, è soddisfacente anche perché almeno a livello regionale stabilisce un minimo di chiarezza in un frangente in cui a livello nazionale le evoluzioni in materia sono tutt’altro che chiare e il rischio più concreto, vista la mancata certezza della conversione in legge da parte del Parlamento prima dello scioglimento delle Camere, sembra essere quello del caos istituzionale e amministrativo.
Questo pertanto è un contesto che non agevola il lavoro di chi è chiamato ad amministrare e a porre in essere, a diversi livelli, le conseguenze delle decisioni il cui valore non è ancora ben definito. Per questo, la parte del progetto di legge riguardante questa materia è oltremodo importante.
Invece intravedo qualche problema sulla parte inerente l’individuazione e delimitazione degli ambiti territoriali ottimali e delle norme sull’esercizio associato delle funzioni comunali, specie per quanto riguarda i Comuni di territori montani.
Qualche problema c’è non sugli obiettivi di massima ma sull’attuazione concreta. L’individuazione in via prioritaria dei criteri stringenti, come numero 30 mila abitanti, ovvero di 15 mila per i Comuni facenti parte di Comunità montane, per la costituzione di ambiti territoriali ottimali, rischia di avere effetti controproducenti rispetto all’obiettivo dichiarato nello stesso progetto di legge mettendo in discussione, anziché favorendo, esperienze che negli anni sono andate costituendosi e maturando. Questo vale soprattutto per i Comuni di territori montani ai quali, come sappiamo, per evidenti ragioni, è ben difficile applicare criteri come quelli demografici. Sono Comuni che però paradossalmente sono proprio quelli che hanno maggiore necessità di aggregare funzioni e servizi e di costituire modalità efficaci di erogazione di servizi in forma associata.
Lo stesso discorso vale per la previsione nel progetto di legge, sempre in via prioritaria, della costituzione di una sola unione per ambito ottimale. Anche in questo caso il tentativo di ricondurre a categorie definite le eterogenee composita realtà in cui si articola l’assetto amministrativo presente nella nostra Regione, rischia di essere troppo stringente e di mettere in difficoltà esperienze positive già esistenti.
Il superamento delle Comunità montane in unione di Comuni è un processo pienamente condivisibile e condiviso, però bisogna stare attenti alle modalità e alle difficoltà nella sua concreta realizzazione.
La previsione corretta e condivisibile di unificare la responsabilità in un unico soggetto, laddove i confini degli ambiti ottimali e quelli di distretti socio-sanitari coincidano, può scontrarsi con alcune difficoltà date da aree non omogenee al loro interno.
In sostanza - terminando il mio intervento - considero il progetto di legge condivisibile confidando al tempo stesso che la Giunta, una volta acquisiti i pareri dalle amministrazioni locali, all’atto dell’approvazione definitiva del programma di riordino territoriale e della ricognizione delle unioni esistenti o in via di costituzione, sappia valutare con la necessaria elasticità ed oculatezza la realtà amministrativa senza necessariamente assumere atti che risultino, ai territori interessati, come forzature troppo evidenti e come tali, alla fine, controproducenti.
Questo è quanto ci segnala anche la recente e attuale vicenda della fusione dei Comuni della Valsamoggia perché il diavolo è nel dettaglio. Siccome è Natale volevo dirlo in altri termini, confidando di incontrare la sensibilità del consigliere Cavalli e di altri che ieri si sono appassionati sul tema del presepe. Lessing, il grande illuminista della fine del Settecento, in Nathan il saggio, diceva che "per Mosè non fu faticoso arrampicarsi sulle vette del monte Sinai, andando incontro alla più esaltante avventura della sua vita (l’incontro con le tavole della legge) ma fu molto faticoso tornare in pianura e confrontarsi con le difficoltà quotidiane e con le miserie di tutti i giorni". A tal proposito, penso che il compito della politica sia quello di confrontarsi con le miserie e le fatiche quotidiane.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Vorrei partire dalle ultime considerazioni del collega Naldi. In effetti questo provvedimento di legge - è stato detto in Commissione dai rappresentanti del PDL - è un progetto di legge che a grandi linee è condiviso, nel senso che l’opportunità di razionalizzare al meglio l’architettura istituzionale all’interno della nostra Regione certamente è una cosa positiva. Stesso ragionamento era stato fatto a suo tempo a proposito delle fusioni, in particolar dal collega Bignami e dal collega Vecchi, che però evidenziavano nella pratica invece delle difficoltà di attuazione. Partendo dalle considerazioni che faceva il collega Naldi, questo provvedimento lo potremmo paragonare alle tavole della legge che però poi bisogna andare a portare sul territorio confrontandosi con i sindaci, con i Consiglieri comunali e i cittadini di quei territori. Abbiamo visto, anche dalle audizioni, che molto spesso, al di là di ciò che è scritto nella legge, la preoccupazione di tutti questi sindaci, in maniera trasversale, è nell’applicazione pratica che questa legge avrà sul territorio perché per quanto noi possiamo essere precisi e dettagliati, ovviamente non possiamo ingabbiare più di tanto l’autonomia dei vari sindaci e Consigli comunali della nostra regione e dobbiamo lasciare per questi una legittima autonomia.
A volte, però, sul territorio, per questioni personali, territoriali, ecc. c’è il rischio che alcune prevaricazioni e forzature vengano fatte. Noi le dobbiamo eliminare, per quanto è possibile, sia con la lettera della legge sia con tutto quello che poi starà intorno alla legge, perché la Regione ha anche possibilità di premere sui sindaci e sui Consigli comunali con una moral suasion che certamente può essere utile, ed è in questo senso che vanno gli emendamenti che anche io ho cercato di proporre, non tanto perché siano emendamenti determinanti o che cambino il segno di ciò che si voleva dire ma perché aiutano a spiegare ancora meglio, anche se magari in alcuni casi in maniera ridondante, e per tranquillizzare ancora di più che ci sono determinate attenzioni. Mi spiego meglio: uno dei problemi più importanti sono le indicazioni che la Regione dà come linee direttive pur senza obbligare nessuno. La questione degli ambiti, ad esempio, è una questione, prevista dalla normativa nazionale per esercitare in maniera associata le funzioni fondamentali dei piccoli Comuni, e quindi su questo non c’è nessuna imposizione, e la Regione amplia questa possibilità indicando il suo favore rispetto a un percorso, favore che a volte è semplicemente di principio e a volte è un favore aiutato dalla concessione di contributi per chi si adegua a queste previsioni.
La questione degli ambiti può essere gestita in accordo sul territorio e la Regione riconosce questi accordi. Certamente, in presenza di un non accordo sul territorio, alla fine la Regione, con i tempi che la legge prevede, interviene per determinare questi ambiti.
La previsione del sub-ambito all’interno di un ambito più grande è opportuna perché questo dà la possibilità da un lato di seguire le indicazioni per le maggiori aggregazioni possibili e dall’altro però tranquillizza anche quelle realtà "minori" (piccoli Comuni e ai Comuni montani) per poter far parte di questo ambito senza venire fagocitati dai Comuni più grandi. Qui sono previste delle autonomie precise per questi sub-ambiti che intendevo precisare meglio proprio per tranquillizzare tutti da questo punto di vista.
L’altra questione, a cui ho accennato anche in sede di bilancio e che qui voglio ribadire con forza, è che è necessario che la Regione da un lato dimostri con i numeri, e con i numeri relativi alle esperienze virtuose delle unioni dei Comuni come laddove questa gestione avviene in maniera propria, che i risparmi ci sono, le convenienze sono evidenti e i vantaggi per i cittadini sono dimostrabili. Queste buone pratiche vanno esportate in tutta la Regione e fatte capire anche a quelle unioni che invece non hanno questo atteggiamento virtuoso. È qui che si inserisce la moral suasion a cui faceva riferimento. Secondo me la Regione oggi ha tollerato delle unioni che lo erano solo sulla carta e che servivano per avere quei contributi che la Regione aveva messo a disposizione ma che mantenevano una duplicazione, al loro interno, di strutture che in qualche modo rendeva quasi inutili i contributi che la Regione concedeva. Oggi bisogna che questo non avvenga più e cioè che la Regione sia particolarmente attenta a premiare le unioni che effettivamente si comportano in questo modo e a non privilegiare, invece, le unioni che lo fanno solamente per secondi fini.
A questo punto è chiaro che ci possono anche essere delle resistenze sul territorio ma devono essere vinte, nel senso che se uno vuole rimanere in convenzione in un’unione che non è un'unione si assumerà le sue responsabilità.
Occorre che da un lato si spieghi bene lo spirito della legge nei minimi particolari con tutte le franchigie, le guarentigie e le autonomie che vengono riconosciute ai territori, perché mi sembra che alcune resistenze siano trasversali e non sono solamente dei Comuni amministrati dal centrodestra, dall’altro si dimostri la convenienza di svolgere in maniera associata determinati servizi e dall’altro ancora che non ci sia l’impressione di voler essere per forza ingabbiati all’interno di un percorso. Se faremo questo, secondo me, sarà più facile poi andare dai cittadini e dimostrare che dalle tavole della legge - per riprendere la parafrasi del collega Naldi - si arrivi all’attuazione pratica di questa legge in maniera condivisa e che sia utile, perché poi alla fine credo che nessuno abbia interesse a dimostrare in astratto il valore di una propria normativa ma tutti abbiamo l’interesse a dimostrare sul campo che determinate leggi messe in campo dalla Regione quantomeno producono un risparmio e un vantaggio per i cittadini e non una frustrazione completa delle realtà locali presenti sul territorio.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Credo che ancora una volta la nostra Regione dimostra grande serietà nell’affrontare quello che il tema da svariato tempo è sul dibattito delle riforme istituzionali lavorando bene e cercando di lavorare al meglio. Purtroppo, di fronte a questa buona volontà di questa Regione assistiamo, per l’ennesima volta, a una situazione parlamentare e di Governo nazionale che dietro al blaterare delle riforme istituzionali non riesce a concretizzare niente. Dico questo perché siamo andati molto di corsa e siamo andati ancora più avanti di quello a cui è arrivato il Governo che con i propri provvedimenti impegnava le Regioni e i territori a prendere le proprie scelte tramite le leggi regionali.
In modo particolare - ho presentato alcuni emendamenti - faccio riferimento al riordino delle Province per il quale la Regione ha rispettato i tempi sui quali si era impegnata a portare avanti e a concludere il processo di riordino, in attesa di un Governo e di un Parlamento che rettificassero quelli che erano i decreti-legge, cosa che puntualmente non è successa.
Questo secondo noi crea alcuni problemi a questo progetto di legge, per la parte afferente le Province, sui quali abbiamo presentato quegli emendamenti che secondo noi sono necessari a fare una completa chiarezza su questo tema.
Sicuramente va fatto un ringraziamento alla Giunta, alla relatrice e alla Commissione che ha lavorato con grande responsabilità per fare questo progetto di legge che dà degli indirizzi in cui la Regione invita i territori a tendere ma mantenendo e salvaguardando quella che è l’autonomia dei territori, ossia il principio sul quale ci muoviamo con grande senso di responsabilità e di rispetto, non solo in questa legge ma anche nell’agire quotidiano, che la Regione attua nei confronti del proprio territorio. Ci troviamo in una situazione in cui non riusciamo a definire esattamente un percorso perché ci mancano quelli che sono i paletti che il Parlamento doveva mettere. Quando si parla di costi della politica, questi li bollo come costi di una politica inefficiente e che costringe gli Enti locali, le Regioni e i Comuni a correre e a fare provvedimenti legislativi che poi vengono sistematicamente - questa non è la prima volta - parzialmente fermati per colpa di uno Stato centrale che non riesce mai ad avere un senso di responsabilità neanche su questa questione delle Province che voi sapete non condividevamo ma sulle quali tutti si sono riempiti la bocca. Ebbene, anche questa cosa elementare ha fatto sì di poter essere approvata con tutto quello che questo ne consegue. Non è solo collegato a questa situazione di questo nostro progetto di legge ma è collegato a una situazione di amministrazione diffusa sul territorio che è ancora l’ennesimo punto interrogativo che rimarrà da risolvere.
Per meri fini elettoralistici, anche questa, che era l’unica leggera riforma, neanche eccessivamente significante, si è riuscita a portare a termine.
Ripeto, va fatto un plauso alla Giunta e alla Commissione per il lavoro svolto. Crediamo che sia necessario puntualizzare alcuni aspetti, però facciamo bene a rimarcare gli obiettivi che ci siamo dati e a dare un segnale al territorio che bisogna andare in un senso riformatore di quelle che sono le aggregazioni, le fusioni e le unioni dei Comuni. Prima è stata citata la Valsamoggia e noi riteniamo che sia ancora un esempio da seguire. Magari in quel caso i tempi sono stati ristretti e non c’è stato tempo a sufficienza per dare la possibilità di spiegare bene ai cittadini quelli che erano i vantaggi non solo economici ma anche culturali per adeguare le amministrazioni a quello che sarà il futuro non solo di questa Regione ma a un futuro che deve guardare l’Europa. Il mettere insieme le forze, le risorse, le idee e i progetti, aiuta tutto il territorio in ogni singola componente a fare un salto di qualità. Questo credo che sia lo spirito che anima questo provvedimento e credo che sia quello spirito che noi dobbiamo sostenere e portare avanti facendo un’opera di sensibilizzazione - tocca alla politica farla e non solo alle istituzioni - perché verso i cittadini si comprenda sempre di più che l’unione fa la forza. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.
CAVALLI: Grazie, presidente. In questi due giorni abbiamo visto che prima il presidente Errani, poi la vicepresidente Saliera e anche il presidente Monari hanno spinto fortemente su questo progetto di legge e vi hanno investito molto. Abbiamo visto che l’iter è stato molto partecipato da parte degli Enti locali e dalla Commissione - dove ho avuto l’onore di parteciparvi -, ci sono stati un dibattito e un confronto costruttivo dove diverse cose che abbiamo proposto abbiamo visto che sono state modificate, come l’allungamento dei giorni, cose che possiamo condividere, mentre su altre sa benissimo, Vicepresidente, che non siamo particolarmente d’accordo. Sa benissimo che nell’udienza conoscitiva diversi sindaci, addirittura un Vicepresidente di Provincia, quello della Provincia di Reggio-Emilia, ha detto di bloccare la legge. La legge per la quale la Regione Emilia-Romagna ha voluto proseguire con l’iter, in Commissione mi era stato detto che era una legge del Governo Berlusconi PDL - Lega fatta dal Ministro Roberto Calderoli. Con i dati alla mano, allora, era soprattutto una legge che riguardava due regioni, che secondo me avevano bisogno di questa legge molto più degli altri: il Piemonte, con 1.206 Comuni, e la Lombardia, con 1.544. La Regione Emilia-Romagna, avendo fatto già un percorso federalista e associativo negli anni addietro - ne va dato atto alla Regione - è stata poco prudente nel voler accelerare l’iter della legge. Bisogna sempre però guardare la medaglia dalla parte opposta e per questo credo che alcune cose vadano bene e altre devono essere riviste. Una cosa importante che ho sentito dal presidente Errani e che mi sono appuntato è un percorso nuovo, partecipativo, con una riduzione dei costi e della burocrazia, che evita di sovrapporre le funzioni.
Queste sono funzioni che ci trovano d’accordo e speriamo che l’iter della legge lo chiarisca. Una cosa molto importante è che dobbiamo far capire ai cittadini cosa sono questi ambiti perché, ahimè, facciamo fatica anche noi Consiglieri.
Pertanto non ci deve essere nessuna gabbia per i Comuni ma un percorso condiviso, partecipativo, com’è stato fatto in Commissione confrontandoci con la relatrice Pariani, persona che ha saputo cogliere quei suggerimenti, come lei, vicepresidente, quel poco che abbiamo portato nei nostri territori, che sono difficili, combattivi e molto conflittuali tra loro. Per questo credo che dobbiamo essere molto attenti e che bisogna passare dalle parole ai fatti. Non sia solo un’unione di Comuni solo a parole e di costo ma un’unione di servizi per i cittadini, perché la Lega Nord è da sempre fautore di un percorso di riordino di questo Stato, ma con i quartieri, Comuni, Comunità montane, Province, Circondario Imolese, la Regione, lo Stato, gli ambiti, i sub-ambiti, credo che dobbiamo ripartire da dove eravamo partiti, cioè dalla devolution - che ci è stata bocciata - o dal percorso federalista, che non è riuscito ad attuare il percorso che tutti noi credevamo fosse possibile.
Noi, come gruppo Lega, siamo critici - fa parte dell’opposizione - ma dall’altra parte vogliamo far capire che i nostri cittadini abbiano quelle funzioni e quei servizi che sono fondamentali e soprattutto vogliamo la riduzione dei costi della politica, perché a volte parliamo, ma dobbiamo farlo. Vicepresidente, lei sa benissimo che noi siamo sempre stati propositivi anche se critici. Credo che una cosa molto importante è quella di essere propositivi su leggi importanti visto che non solo lei, assessore, ma soprattutto il presidente Errani e anche il presidente Monari, che rappresenta il maggiore partito della coalizione, hanno investito molto in questa legge, quindi noi la aspettiamo al varco - ovviamente nel senso buono del termine - perché dalle parole si passi ai fatti.
Se lo ricorda noi avevamo chiesto anche una sospensione ma perché effettivamente non sapevamo il percorso perché prima eravamo partiti col riordino delle Province e dopo il Governo tecnico, che è stato un "falliMonti" - lo possiamo dire ad alta voce - che ha portato alla riduzione...
(interruzioni)
PRESIDENTE (Aimi): Colleghi, per favore! Prosegua, consigliere Cavalli.
CAVALLI: ...che non volevamo certamente andare insieme all’amico Garbi. Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Cavalli.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Come gruppo Lega Nord, siamo contrari a queste misure che a nostro parere non assicureranno affatto il governo territoriale, bensì una confusione generale che aggrava quella già diffusa dal Governo Monti con riforme caotiche, irrazionali e lasciate a metà. Nei lavori in Commissione, l’unica esigenza che è emersa per approvare una legge simile è stata molto chiara: nel corso del 2013 molti Comuni andranno a scadenza di mandato e profilandosi le elezioni si vuole assicurare un accorpamento che lasci meno incertezze sugli esiti elettorali e politici.
Come maggioranza ci avete già in qualche modo provato con l’ipotesi di fusione della Valsamoggia. Ci state provando con il progetto di legge appena iscritto sulla fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone, San Mauro Pascoli della Provincia di Forlì-Cesena. Le contraddizioni del quadro istituzionale e amministrativo sono sotto gli occhi di tutti e riteniamo che a questi provvedimenti se ne aggiungono altri. Da un lato si è partiti dall’esigenza di ridurre i costi e le cariche pubbliche, si è detto ai cittadini che i livelli istituzionali sono troppi. Autorevoli amministrativisti hanno esplicitamente detto che i livelli territoriali sono a "lasagna bolognese", cioè con troppi strati e troppi punti decisionali, troppa confusione perché i cittadini capiscano chi fa, cosa spende e quanto. Quartieri, Comuni, Comunità montane, Province, Circondario Imolese, Regione, Stato, è impossibile negare l’evidenza di una complessità ingestibile e costosa.
Si vorrebbero accorpare Province senza che nessuno abbia minimamente calcolato il costo di una simile operazione e tantomeno i risparmi che ne potrebbero derivare a lungo periodo. Si istituiranno le Città metropolitane, quando a oggi resta il grande dubbio del destino delle Province che vi coincidono, restano le Comunità montane, le unioni dei Comuni, dove ci sono, le associazioni comunali che gestiscono alcuni servizi e con questa legge introduciamo pure gli ambiti territoriali ottimali, ripeschiamo i distretti sanitari che, appunto, erano stati pensati per finalità assistenziali e ospedaliere, non con logiche di governo territoriale e ci inventiamo anche i sub-ambiti.
Davvero un’impalcatura caotica e mal posta che finirà per creare costi e confusione ai cittadini che storicamente hanno sempre avuto il proprio Comune come un unico riferimento, come luogo dove andare per rapportarsi con la pubblica amministrazione, per chiedere trasporto scolastico, per presentare domande, progetti, lamentele, eccetera. Chi capirà poi, con confusione, nuove istituzioni, ambiti, sub-ambiti, dove andare e a da chi aspettarsi risposte, servizi ed efficienza? Siamo contrari anche alla nebulosità delle future aggregazioni: da un lato non sono irrigidite e già delineate dal progetto di legge, come invece l’ANCI, UNICEF e Lega Autonomie avevano chiesto, ma dall’altro non ci sono linee definite per poter intravedere come questa legge disegnerà la geografia di questa Regione. Molti sindaci e i rappresentanti locali hanno pubblicamente criticato questo progetto di legge che svuota un pezzo importante d’Italia, quello dei Comuni. Sono gli unici Enti che in questi anni bui hanno garantito servizi ai cittadini, sono stati presenti sul territorio e noi li vogliamo cancellare con un colpo di spugna.
Inoltre quei Comuni che vogliono gestire servizi con altri Comuni lo possono fare e lo fanno già da oltre vent’anni. Aumentiamo i contributi per gestioni efficienti? Questo sì. La Regione può e deve farlo ma lasciamo perdere tutto quello che non serve e che danneggia la chiarezza di competenze e la vera semplificazione.
Senza una vera e adeguata riforma ordinata di tutti gli Enti locali è davvero irrazionale complicare ulteriormente i livelli, istituire nuove forme di governo che inevitabilmente comporteranno costi amministrativi e organizzativi immediati di servizi, passaggi di competenze, confusione e incertezze per i cittadini.
Riteniamo che nella congiuntura attuale sia controproducente intervenire con provvedimenti simili e riteniamo inoltre che dall’esito del referendum della Valsamoggia il cui risultato è stato assai diverso da quello che il centrosinistra in quest’Aula si attendeva, dovremmo mettere a fuoco questo: i cittadini sono legati al proprio Comune e non lo baratterebbero con la migliore delle unioni possibili e figuriamoci con un ambito o un sub-ambito che neanche si capisce cosa sia.
Partendo proprio dal caso della fusione dei Comuni della Valsamoggia dove in due Comuni ha vinto il "no", chiediamo che la Regione si fermi e si riattivi un percorso oggi non condiviso nelle sue fondamenta, sarebbe grave. Come Lega Nord, siamo profondamente convinti della necessità di una riforma vera di semplificazione dei livelli istituzionali che dovranno essere al massimo tre e non di più. Solo con una semplificazione di livelli rappresentativi si potrà attuare una riforma fiscale in ottica federalista. Occorre identificare centri di imposizione fiscale e centri di spesa pubblica che mettono chiarezza, che consentono ai territori di far coincidere responsabilità amministrative e capacità di spesa. Ambiti e sub-ambiti così come profilati dalla legge non faranno altro che complicare, stratificare e aumentare una confusione che già regna sovrana a spese e danni dei cittadini e dei servizi pubblici. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Interloquendo con Stefano Cavalli, lo inviterei ad evitare di considerare la devolution bruciata perché oggettivamente il fatto accaduto è un referendum al quale ha partecipato un numero di cittadini superiore al 50 per cento, pur essendo un referendum in cui non era necessario il quorum, che ha bocciato in maniera democratica quel tipo di proposta e interloquendo con l’ultimo degli intervenuti, quindi il collega Manfredini, che ascolto sempre con molta attenzione e simpatia, mi chiedo dove abbia vissuto in questi ultimi anni perché credo che sia legittimo esprimere su una proposta posizioni anche diverse, anzi credo che sia importante che qui ci si interroghi tra posizioni diverse, ma quel che trovo non corretto nelle argomentazioni utilizzate dal collega Manfredini è diffondere informazioni in merito ai contenuti dei provvedimenti che stiamo per assumere diverse da ciò che in quei provvedimenti ci sono. Noi non stiamo assolutamente stabilendo che in questa Regione i 348 Comuni sono superati come organizzazione territoriale e non li stiamo sacrificando, non stiamo intervenendo calando dal nulla un provvedimento dall’alto perché ricordo che dal 1996 questa Regione ha iniziato progressivamente un lavoro di riordino territoriale, siamo reduci da anni di sperimentazione o comunque di capacità di verificare sul concreto i risultati e gli effetti di alcune modalità di gestione già previste dal 267, quindi dal 2000, recepiti dal Testo unico sugli Enti locali perché nel nostro territorio le realtà delle unioni, le realtà più allargate di gestione associate, sono presenti da anni, e proprio perché le abbiamo guardate, verificate, accompagnate, incentivate e ne abbiamo conosciuto anche limiti e debolezze, perché mica affermiamo che tutto quello che qui si è vissuto come esperienza è nato e partito bene, ma proprio perché abbiamo in mano un patrimonio - lo considero così - di dati concreti interveniamo adesso non alla cieca, non calando dall’alto e non sparando nel mucchio ma a fronte di una riflessione motivata e legata al risultato di esperienze concrete vissute nel territorio.
Io, nel piccolo del mio territorio, ho avuto modo di vedere nascere unioni, di vederle funzionare, di vedere gli effetti positivi che la realtà dell’unione può rappresentare nelle vite dei cittadini che continuano a mantenere la loro appartenenza a quel campanile, a quel Comune, che ha la sua autonomia statutaria e che può continuare, giustamente e legittimamente, a svolgere il ruolo che ha sempre avuto.
Io credo alla democrazia locale e anzi c’è l’aspetto di un rischio di torsione antidemocratica che mi preoccupa. La proposta, al momento abortita, che riguardava il riordino delle Province per me aveva degli elementi gravi dal punto di vista democratico non solo nella modalità con la quale veniva imposta ma per il tipo di organizzazione istituzionale che doveva sostituire organismi di primo livello con organismi di secondo livello. Anche in merito al tema dell’unione, ho piacere che in legge, con gli emendamenti - ringrazio anche io Anna Pariani e l’Assessore per la disponibilità -, è stato introdotto questo tema ed è stato inserito come tema di riferimento.
Credo nell’importanza della democrazia locale e nell’importanza dei Comuni per il ruolo che devono svolgere, ma non nell’ottica della chiusura. Ognuno pensa al benessere della propria dimensione di riferimento indipendentemente dal tipo di contesto in cui è inserita. A me interessa il tema della democrazia locale perché attraverso la partecipazione e il consolidamento del ruolo dei Comuni si può creare in maniera omogenea e diffusa quella certezza di esigibilità che si offre ai cittadini, di quelli che io considero diritti fondamentali, quali diritti sociali, il diritto all’integrazione socio-sanitario, ecc. cioè le tante cose di cui a livello locale ci si deve far carico.
Per me, questo tipo di legge, impone, che piaccia o meno, l’obbligo di tenere in seria considerazione un principio alla base delle nostre iniziative, che è quello della solidarietà, del rapportarsi, della cooperazione interistituzionale. Non sono cose banali e che non abbiano un’importanza sul profilo di carattere culturale. Più che il tema dei risparmi, dal momento che peraltro noi incentiviamo questo processo, a me interessa una razionalizzazione dei costi e delle spese che mi permettano una migliore ridistribuzione della ricchezza e delle risorse che vanno a un territorio. Qual è il modello e qual è l’ambito che mi consente di ottenere questo tipo di risultato? È a queste domande che noi stiamo cercando di darci una risposta.
Mi rivolgo ai colleghi della Lega con i quali, pur da posizioni a volte diverse, condividiamo in questa fase la collocazione all’opposizione - nel mio caso del Governo Berlusconi e Monti e nel loro caso Governo Monti e basta - e siamo sempre pieni di positivo impegno a denunciare le condizioni nelle quali, per esempio, i Comuni sono costretti a versare legati ai vincoli a volte imposti in maniera burocratica e poco comprensibile. Mi riferisco, per esempio all’effetto del patto di stabilità sui bilanci dei Comuni, sugli investimenti e sulla possibilità di utilizzare i Comuni come volano di un progresso a livello locale ed economico.
Le gestioni in unione, per esempio, hanno un certo tipo di vantaggio, anche dal punto di vista pragmatico, meramente contabile, perché è possibile, attraverso le unioni, fare ciò che i Comuni da soli, in virtù del patto di stabilità - mi riferisco agli investimenti - non possono fare perché le unioni sono esentate dalle ricadute del patto di stabilità. Anche solo questo aspetto, che posso raccontarmi in maniera creativa e vivace come una possibilità di aggirare legalmente una norma che io considero sbagliata per come è impostata e come calata dall’alto, rende interessante questo tema. Potrei citare una serie di esempi, quindi la solidarietà, la possibilità di affrontare problemi che attualmente nell’isolamento sarebbe difficile affrontarli, il sacrosanto dovere di creare delle condizioni di omogeneità nella distribuzione dei servizi e della risposta a bisogni dei cittadini.
È l’abito mentale che va cambiato perché la situazione è complessa e si agisce soltanto assumendo l’ottica della complessità e non quella della lettura semplificata che sta nella coprogettazione. Che piaccia o meno ci si deve inventare un nuovo stile di carattere mentale. Sugli ambiti territoriali, ci sono stati 60 giorni di tempo, con un'allerta precoce già di due anni, perché non è che questa legge è stata discussa nel giro di un mese dal momento in cui è stata iscritta in Commissione, e in più non era una discussione riservata ma pubblica. Io vivo in un territorio dove - ce ne occuperemo tra poco - è nato, in virtù delle deliberazioni di due Consigli comunali, un processo di fusione, le discussioni vanno avanti da tempo e mentre si parlava del tema della fusione c’era in nuce il tema di un provvedimento di riordino territoriale che la Regione si era impegnata ad assumere. Si stava già discutendo con il sistema delle Autonomie locali e questo bisogna che venga considerato. La legge stessa prevede che ci sia un meccanismo di partecipazione attiva da parte dei Comuni.
Io stessa, ne ho parlato anche in altre occasioni con la Vicepresidente Saliera, auspico che ci sia, all’interno di criteri che mi sembrano non rigidi, il massimo possibile di disponibilità ad accogliere ciò che dal basso verrà avanzato come proposta. Molti territori si sono già attrezzati - lo si vede dai giornali - ed è chiaro che il cambiamento può spaventare, che gli approcci possono essere diversi, che ci possa essere qualche preoccupazione - come io stessa ho - che può essere in merito al rapporto tra la realtà rappresentata dai Consigli comunali, che sono organi tutelati anche dal punto di vista costituzionale, con compiti e funzioni chiare, e il ruolo che può avere un organismo di secondo livello che è il Consiglio dell’unione e oltretutto il potere che rispetto alle Giunte, la Giunta delle unioni può assumere, col rischio di comprimere gli spazi di discussione. In norma abbiamo inserito questa necessità, fermo restando - è pleonastico ma è giusto ripeterlo in legge - il dovere e il diritto di esprimersi come Consigli comunali sugli indirizzi e di chiedere che gli Statuti dell’unione tengano conto di questo. Questa è una necessità perché la sensibilità, la voglia di protagonismo e il bisogno di informazione dei cittadini è aumentata. È necessario che si tenga conto della necessità che gli amministratori dei Comuni abbiano luoghi di discussione e sedi stabili di raccordo perché i problemi di questo spaccato di contemporaneità si affrontano non riducendo a uno con l’illusione che bastano pochi soli al comando per risolvere i problemi, ma al contrario, allargando lo spazio della collaborazione.
Non c’è nessuno che qui ha la verità in tasca, ma c’è una bella distribuzione di frammenti di verità che vanno ricomposti ed è questa la considerazione che vorrei fare, per cui noi facciamo una legge in cui - abbiamo un anno per farlo e lo faremo, anche se sarà un processo complicato - faremo il lavoro di attribuzione delle funzioni valorizzando ulteriormente il nostro sistema locale e territoriale attribuendo funzioni, responsabilità e risorse. Non stiamo mortificando i livelli degli Enti locali, ma al contrario questa è la Regione del decentramento e non mi risulta che abbia mai mortificato una delle critiche di questa Regione che ha rinunciato a un suo ruolo centrale nel corso degli anni, a differenza di altre Regioni, come per esempio la Toscana. Per omogeneità di carattere politico non chiamo in causa regioni che hanno altri colori politici alla loro guida, ma hanno fatto scelte completamente diverse.
Il consigliere Manfredini chiede cosa c’entrano i distretti. Con i distretti, che noi abbiamo attivato formalmente nelle loro funzioni dal 2008 con l’approvazione del piano socio-sanitario, che mi risulta sia stato votato da tutti, sono due anni che noi non diamo il fondo sociale - al di là che i Governi l’hanno tagliato riducendolo a zero - ai fondi distinti dei Comuni ma li diamo ai fondi distrettuali, proprio perché la gestione associata nella programmazione ci garantisce di più sul piano della distribuzione di quelle poche risorse. Anche l’esperienza dei distretti è un’esperienza alla base di questo tipo di riflessione.
Ascolteremo i territori e mi auguro che la Giunta verificherà con attenzione le proposte che verranno fuori perché nessuno vuol calare nulla sulla testa di nessuno ma si vuole creare un sistema pronto ad accogliere nuove responsabilità, più funzioni, più cose da fare e più servizi da distribuire ai cittadini e non sottraendo. La funzione di questa legge è creare la rete articolata sul piano organizzativo per poi aumentare il livello, spero, di efficacia del ruolo locale. In tutto ciò ci sta dentro tutto sulla base delle scelte di quelle realtà. Io credo nelle fusioni - lo abbiamo detto tutti - come strumenti importanti per ottenere una vera riorganizzazione efficace del sistema ma nessuno cala nulla dall’alto. I meccanismi sono quelli della costruzione dal basso e sono i referendum. Mi stupisco che torni strumentalmente il tema della Valsamoggia, che affronteremo nel merito, perché è nostro dovere come Assemblea legislativa, quando sarà il momento, senza che ci riconosciamo reciprocamente. La responsabilità con la quale questa Assemblea ha fatto le scelte che ha fatto, perché ricordo che avrebbe potuto approvare preventivamente una legge che non ha approvato, neanche affrontando l’esame dell’articolato, che ha deliberato con l’indizione del referendum il massimo di garanzia rispetto alla valutazione che si farà e che faremo sull’esito di quel referendum, ribadendo un concetto che in questi tempi è utile ribadire, cioè che le opinioni contano e salvaguardiamo e rispettiamo ciò che il territorio ci demanda attraverso l’espressione più alta di quei cittadini e ci sarà il tempo di fare le valutazioni, di fare le considerazioni, di parlarne tra noi e di fare le verifiche oggettive, al di là del fatto che ognuno può esprimere le proprie opinioni, prestare e attribuire già valutazioni fatte, decisioni assunte. Tra poco arriverà la legge per la fusione relativamente ai Comuni di San Mauro Pascoli e di Savignano sul Rubicone; erano partiti in tre ed è per me un motivo di rammarico che tre Consigli comunali non siano arrivati a deliberare la richiesta di indizione di referendum, quindi affronteremo il merito di questa questione ma abbiamo creato un precedente corretto e alto con la Valsamoggia e questa Assemblea ha rispettato la richiesta di quei Consigli comunali, ha indetto e fatto svolgere il referendum e faremo la stessa cosa per la Valle del Rubicone.
Detto questo, portiamo avanti tutti gli obiettivi che ci siamo dati: questa Regione continua a incentivare le fusioni e le unioni e crede nella necessità di creare una rete che sul terreno dell’efficacia, dell’efficienza e della capacità cooperativa possa migliorare i servizi per i cittadini. Non è che lo si fa per altro, credo, in un momento in cui crescono i bisogni e calano le risorse.
Voglio dare fiducia e inoltre questa legge apre e chiede al sistema di collaborare, di presentare proposte, controdeduzioni e posizioni in merito agli ambiti e alle organizzazioni all’interno degli ambiti che nascono dalla riflessione che si fa a livello locale.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà abbiamo già affrontato anche in sede di Commissione diffusamente il testo e fermo restando il giudizio di condivisione sulle traiettorie principali che disegnano il perimetro di questa legge, già illustrate dal collega Lombardi, notiamo una certa discrasia su alcuni comportamenti che in effetti, pur non volendo scivolare nel discorso Valsamoggia, ispirano il medesimo comportamento. È bene chiarire che un conto è l'incentivazione, un conto è l'obbligo. In tal senso, mi riferisco più a chi mi ha preceduto che alla Giunta, che ne è ben consapevole. A tal proposito, ci siamo permessi di formulare un emendamento che abbiamo sottoposto con una nota all'attenzione della Giunta, perché il confine che separa l'incentivazione e la promozione dall'obbligare uno o più enti locali a procedere al conferimento di funzioni piuttosto che al convenzionamento, a nostro modo di vedere, non è solo un discrimine di natura politica, ma racchiude in sé anche un germe di potenziale conflitto di costituzionalità. A tal proposito, ringrazio l’assessore Saliera, che, in sede di commissione, ha dimostrato una certa sensibilità rispetto all'ex articolo 22, oggi surrogato da altra norma, perché in quella disposizione ci pareva particolarmente evidente il conflitto di cui parlavamo. Quale conflitto? Rispondo molto rapidamente. L'articolo 117 della Costituzione, in particolare la lettera p), indica una riserva di legge esclusiva rispetto all’organizzazione degli enti locali e degli organi di governo del territorio, che trova formulazione in una serie di provvedimenti di legge, in particolar modo, andando più lontano, nel decreto legislativo n. 267 del 2000, il Testo Unico, e più recentemente nel decreto-legge n. 78, convertito nella legge n. 122, fissando, sostanzialmente, un’alternatività di funzioni o, meglio, di opzioni per l'esercizio congiunto di funzioni, da un lato l'unione, dall’altro la convenzione. Questo è ciò che ci consegna il legislatore nazionale.
Questa legge con coraggio - lo riconosciamo - e con una ratio, almeno in parte, condivisibile, entra all'interno di questo tessuto, si muove negli interstizi e nei vuoti evidenti che la legge nazionale - a ragione o casualmente - lascia, ma che comunque, ben sfruttati dalla legge, a volte tocca, secondo noi, dei limiti che potrebbero suscitare dei conflitti di attribuzione, donde l'emendamento all'articolo 6. Vi è un aspetto che deve essere chiaro, perché credo che sia importante: non abbiamo ritenuto di suscitare, benché il collega Cavalli avesse paventato questa possibilità in sede di Commissione, un dibattito intorno ad un giudizio di costituzionalità, proprio per la disponibilità della Giunta, che, in sede di Commissione, ha dimostrato di recepire questa nostra preoccupazione, al contempo, però, abbiamo insistito - evidentemente non fino al punto di suscitare questo rilievo - nel modulare questa preoccupazione, che appunto è versata nell'emendamento all'articolo 6, comma 2, lettera f). Perché? Perché, se all'articolo 3 leggiamo che tra i principi che guidano questa legge vi è l'incentivazione alla costituzione dei comuni nell'unione dei comuni, eccetera, eccetera, in alcune norme vediamo, tra cui quella che intendiamo colpire con l'emendamento, un’obbligatorietà nel procedere con lo schema dell'unione, che, a nostro giudizio, elimina quell'alternatività che invece è consentita dalla legge nazionale, che consente invece di prevedere sulle convenzioni. In realtà, questo dubbio in parte è attutito dalle previsioni di cui all'articolo 7, che invece recupera un’alternatività, cosa che magari per chi legge non è chiarissima, e che confido l'assessore voglia fugare come dubbio.
Detta preoccupazione è particolarmente aggravata dal fatto che ci muoviamo soprattutto con riferimento ai comuni montani, ossia dei comuni che oggi sono disciplinati secondo l'organizzazione della comunità montana, che però trovano così una disparità di trattamento rispetto ad altre realtà, sotto due profili, un profilo oggettivo, vale a dire il profilo dell'essere o meno al di sotto di una presenza minima di popolazione opportunamente fissata, ed un profilo un po’ più modulabile, ossia la qualità di comune montano. Ed è per questo che intendiamo sottoporre alla Giunta questo tipo di rilievo, perché, a nostro avviso, questa situazione può suscitare alcune ripercussioni in sede di valutazione di conformità con le previsione della nostra Carta e della legislazione statale che ne discende.
Una preoccupazione che poniamo sul tavolo con un emendamento, a seguire avremmo potuto presentarne altri. Ad esempio, ove accolto quello che abbiamo formulato, ci potrebbe anche essere un ulteriore - ma in questo caso sarebbe meramente di drafting - emendamento sul fatto che, ove colpito, l'articolo 6, comma 2, lettera f), verrebbero a caducarsi anche altri articoli, altre norme, altri commi o altri piccoli incisi, che, tuttavia, non alterano - lo dico anche in questa sede per una ragione di onestà intellettuale - il giudizio, che non è negativo, rispetto a questa legge, perché cerca di impattare anche sotto un profilo di vuoto normativo, ciò che può, da qui a breve, prefigurarsi.
Ma attenzione - e lo dico perché ho sentito alcuni colleghi richiamare il tema dell'unione della Val Samoggia - a paralleli che evocano, almeno nel centro-destra, esempi assolutamente negativi, perché se la ratio con cui si intende applicare ed il punto di caduta sul territorio deve essere quello che si è realizzato con la medesima azione nella Val Samoggia, dico subito che siamo assolutamente lontani da ciò che auspichiamo, in quanto quella che viene definita "fusione della Val Samoggia", in realtà, sta finendo per trasformarsi in una annessione ad un comune. Infatti, abbiamo una realtà, Crespellano, che, a maggioranza, e, se vogliamo dirla tutta, una frazione del Comune - pensate! - dice: "fondiamoci", il resto del territorio rigetta questa proposta, con dati democraticamente rilevanti, ciononostante qualcuno dice: "andiamo avanti ugualmente". Precedente che - evidentemente, gioco sul filo dal paradosso - legittimerebbe il Comune di Bologna, ove decidesse di fondersi con qualsiasi altro comune, che potrebbe, procedendo per annessione, inglobare ogni altro territorio. Perché lo dico? Perché ci auguriamo che la Giunta rifletta su ciò che sta avvenendo, ma se si afferma che l'esempio della Val Samoggia è un esempio virtuoso, siamo preoccupati. Si tratta di un procedimento calato dall'alto, ed auspichiamo che questa legge segua il percorso esattamente inverso, che cioè che provenga dal basso. Ed è per questo - e concludo - che ritengo che noi dobbiamo governare questo processo di realizzazione della legge, e di esecuzione e di attuazione della medesima, prestando ampia attenzione a come verrà disciplinata dai provvedimenti che la Regione dovrà emanare. Ma attenzione - e mi rivolgo all'assessore Saliera, che spero sia sensibile rispetto a questo tema - a non dare corso ad imposizioni dall'alto, piuttosto cerchiamo davvero di favorire un coinvolgimento dal basso, senza calpestare le esigenze delle comunità locali. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bignami.
È chiusa la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire la vicepresidente Saliera. Ne ha facoltà.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Mi soffermerò solo su alcuni temi, anche perché in Commissione abbiamo già avuto modo di inquadrare il tema in un quadro nazionale e regionale.
Alcuni aspetti. Il lavoro che ci aspetta sulle funzione - abbiamo già avuto modo di discuterne - è la parte più consistente di questo progetto, cioè darci l'obiettivo in tempi definiti di riassegnare le funzioni rispetto all'appropriatezza, all'adeguatezza e all'efficacia del governo. Sarà un lavoro duro e complicato, che coinvolgerà, ovviamente, non solo le province, ma anche i comuni, la Regione stessa, le nostre partecipate e le società in house, di cui ragionavamo poc'anzi in sede di discussione del bilancio, il che ci porta a ragionare nuovamente complessivamente su tutte le diverse articolazioni.
Le province. Dobbiamo affrontare il tema delle province - ed ho visto alcuni emendamenti che sono stati presentati - così com'è nella realtà, a prescindere dalle nostre aspirazioni e opinioni nel merito. Le province esistono e, visto che è noto a tutti che il decreto legge 188 non verrà convertito entro la scadenza del 5 gennaio, dobbiamo fare i conti con ciò che c'è ed anche con ciò che ieri abbiamo avuto come informazione - anche voi, immagino - cioè gli emendamenti sulla legge di stabilità, un emendamento in particolare proprio su questo tema, con cui si provvede alla sospensione al 31 dicembre 2013 del termine per emanare i trasferimenti delle funzioni da parte delle regioni. La proroga del termine per la legge dello Stato che regola l'elezione degli organi al 31 dicembre 2013, il termine per emanare il nuovo decreto di riordino, di accorpamento delle province, ma il testo prevede, invece, per la prima volta, in via transitoria, da subito, le funzioni fondamentali delle province, indipendentemente dal riordino complessivo territoriale. Da qui quelle due correzioni tecniche dove la parola "riordinate" sparisce per dare la possibilità in qualsiasi caso a noi di procedere e, comunque, il presidente, la giunta, il consiglio provinciale restano in carica fino alla fine della legislatura. Vedremo che cosa succederà in termini di posticipo dei tempi per quanto riguarda la città metropolitana.
Pertanto, il testo che abbiamo discusso in Commissione prevede la collaborazione del sistema istituzionale che abbiamo oggi: comuni, province e regione. Vi è un accordo siglato fra ANCI, UPI, UNCEM, Lega delle Autonomie e Regione su questo percorso, come riassegnare in tempi brevi, dopo un'analisi, le funzioni, con la massima collaborazione, quindi con il massimo coinvolgimento non solo delle sigle ma anche dei territori e, come si è detto e sentito in udienza, in un confronto molto attivo sia con le forze sociali, i sindacati. È intervenuto 15 giorni fa un verbale di accordo sul processo che attiveremo e sugli obiettivi che condividono questa legge, e con un confronto molto attivo con le organizzazioni di impresa. Si tratta, quindi, di un processo partecipato, tant'è che questa legge prevede già la partecipazione dal basso, già sulla definizione dell'ambito.
Per quanto riguarda gli ambiti, in questi due anni di legislatura, li abbiamo discussi più volte sul territorio, e ANCI, UPI e UNCEM avevano già un'ipotesi di proposta pronta da sottoporre alla discussione, ma, giustamente, si è preferito lasciare assoluta libertà di proposta, dando comunque un binario in termini di popolazione, di territorio, di alcuni criteri quali, ad esempio, la coerenza col distretto, che non vuol dire essere esattamente coincidente, perché un'unione può essere anche all'interno del distretto, possono essere uno o più … ambiti ottimali - scusate - all'interno del distretto, purché (possibilmente) non siamo a scavalco di più distretti, cercando di far coincidere le azioni di governo in un unico punto e in un unico sistema.
Per quanto riguarda la preoccupazione, che è giusta, sulla definizione degli ambiti, vedremo le proposte che arriveranno dal territorio, ma molto sta in noi, come Giunta, nelle forme associate, ma anche in voi sullo stesso territorio. Per seguire ambiti piccoli, si rischia di non fare il bene di quelle comunità. Questa legge lascia davvero tante possibilità di scelta al territorio, tante possibilità per riuscire a far sì che la collaborazione che individuano sia una collaborazione che renda più efficace l'azione di governo, con minori costi e benefici per la comunità.
Dobbiamo cercare di raggiungere quest’equilibrio aiutandoli a fare un percorso - ci proviamo - quindi anche nella scelta rispetto alla proposte che verranno, nella discussione nel CAL, cercando di far sì che il territorio possa esprimere il massimo della collaborazione, e quindi laddove ci sono delle proposte che siano fondate su di una certa serietà, certamente. Se arrivassero delle proposte a scavalco di più distretti, ad esempio, che sono molto piccole, esigue, non sarebbe possibile accoglierle. Perché noi abbiamo dei territori dove sette o otto comuni non superano i 7/8000 abitanti, dove quattro comuni hanno meno di 4000 abitanti e magari sono su più vallate, quindi capisco la difficoltà, tuttavia, lo sforzo che si vuole fare è condurli, un po' per mano, a dei processi che sappiamo essere difficili, ma dopo dieci anni un giro di vite va fatto. Certamente staremo a fianco di chi è più virtuoso, di chi si sforza di più, di chi inizierà dei percorsi o di chi procede l'incentivazione.
Il piano triennale di riordino definirà gli incentivi e cercheremo, assieme alle organizzazioni degli enti locali, di individuare quali siano le azioni che aiutano di più a fare dei percorsi sul territorio, positivi, costruttivi, attivi.
Per quanto mi riguarda, quindi, la certezza di fare ulteriormente un percorso sul territorio, nel caso in cui la Commissione sia interessata a che io riferisca in Commissione, sono a disposizione, ma con l'obiettivo di far crescere i territori in termini di cooperazione, perché ne va dei servizi che quelle comunità oggi esprimono verso i loro cittadini, proprio come azioni di governo e come qualità e quantità dei servizi.
Sul tema delle province, invece, per quanto mi riguarda, come Giunta, non sono in grado di poter dire di accogliere quegli emendamenti perché oggi, dal punto di vista normativo, dobbiamo tenere conto e coinvolgere tutta la filiera istituzionale a livello regionale, per avere, nel lavoro che faremo, il massimo risultato possibile nell’individuazione delle funzioni, dove meglio devono stare perché producano efficacia. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, vicepresidente Saliera.
Con la replica della vicepresidente Saliera abbiamo concluso la discussione generale.
Procediamo, dunque, con l'esame dell'articolato del progetto di legge oggetto 3415.
Ricordo che sono stati presentati dieci emendamenti, tre dei quali a firma della vicepresidente Saliera, uno a firma del consigliere Bignami, quattro a firma del consigliere Mandini e due a firma del consigliere Lombardi, ma man mano che si presenteranno alla votazione li comunicherò.
Ricordo, altresì, che il progetto di legge consta di 31 articoli.
Pongo in discussione l'art. 1, sul quale insiste l'emendamento 1, a firma della vicepresidente Saliera.
È aperta la discussione generale. Non essendovi iscritti a parlare, passiamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno richiedendo di intervenire, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1, a firma della vicepresidente Saliera.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 1 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 1, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'articolo 1 è approvato.
Metto in discussione l'articolo 2, sul quale insistono due emendamenti:
il 5 e il 10, entrambi a firma del consigliere Mandini, di cui è già stata distribuita copia.
È aperta la discussione generale congiunta sugli emendamenti e sull'articolo 2.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Comunico che ritiro l'emendamento 5. Per quanto riguarda l'emendamento 10, riguardante l'articolo 2, comma 1, lettera c), propongo di sopprimere le parole "in modo tale che, alla data di entrata in vigore delle norme sul riordino delle Province, esse siano pienamente operanti", perché, come ricordava la vicepresidente Saliera ed altri colleghi, ad oggi, le norme sul riordino delle province non sono operative. Pertanto, ritengo che, sopprimendo queste parole, si dia la possibilità all'articolato di essere maggiormente organico. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.
Non essendovi altri iscritti a parlare, è chiusa la discussione generale.
Siamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente. Siccome gli emendamenti che il consigliere Mandini aveva predisposto su quest'articolo erano due, stavamo cercando…
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 5 è stato ritirato, rimane l'emendamento 10.
PARIANI: Sì, esatto. L'emendamento 10 è intervenuto con un’ulteriore modifica, pertanto, riteniamo di poterlo accogliere. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Pariani.
Non essendovi altri iscritti a parlare, chiudo le dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 10, a firma del consigliere Mandini.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 10 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 2, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'articolo 2 è approvato.
Pongo in discussione l'articolo 3.Nessuno chiede di intervenire.
È chiusa la discussione generale. Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 3.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'articolo 3 è approvato.
Pongo in discussione l'articolo 4, sul quale insistono tre emendamenti: l’emendamento 6, a firma del consigliere Mandini;
gli emendamenti 2 e 3, a firma della vicepresidente Saliera.
È aperta la discussione generale congiunta sugli emendamenti e sull'articolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Solo per illustrare il motivo della presentazione di quest'emendamento. Vicepresidente, credo due scuole di pensiero si stiano confrontando, una è quella secondo la quale, essendovi dei passaggi in commissione parlamentare, quella che lei definiva la filiera istituzionale, che possono arrivare ad una certa conclusione per la quale l'articolato della legge funzionerebbe, perciò il presupposto è che ci sia l'approvazione della spending review, che però ad oggi non è ancora stata approvata, ci può essere il voto di fiducia al governo, la commissione ha presentato un emendamento, ma siamo ancora nell'ambito del "se" e delle speranze. La mia proposta, fondamentalmente, dice di congelare la situazione attuale, richiamando gli articoli della Costituzione e le leggi che oggi disciplinano le funzioni delle province, non essendovi ancora, che ci piaccia o non ci piaccia, il riordino delle province, ci pare, per una questione di chiarezza allo stato attuale dei lavori di oggi, che l'emendamento da noi proposto fotografi la situazione lasciandoci tranquilli dal punto di vista dell'operatività di questa legge. Purtroppo, il decreto non è stato approvato, purtroppo ci si è infilato quest'emendamento che non sappiamo se sarà approvato o meno, non voglio fare l'ennesima polemica sul discorso delle province, ritengo questo un atto di buona volontà e non di strumentalizzazione politica, solo per rendere, secondo noi, più armonico questo testo rispetto alla situazione oggi in atto. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.
Ricordo che siamo in discussione generale sugli emendamenti e sull'articolo 4.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente. Effettivamente siamo di fronte a due scuole di pensiero, la scuola di pensiero che noi abbiamo scelto, con tutta l'impostazione della legge, è di non negare il processo di riordino che pure, con la mancata conversione del decreto legge 188, avrebbe alcuni momenti di stop, ma noi abbiamo scelto di tenere la strada del fatto che la legge regionale non neghi i provvedimenti che fin qui si sono svolti nell'attuazione del processo di riordino.
È per questo che sono stati presentati gli emendamenti della Giunta che correggono il tema sul riordino delle Province, ma mantengono il riferimento alla spending review e alle indicazioni in essa presenti sul processo di riordino della legge.
Pertanto, ci sembra limitativo fare riferimento solo alle funzioni conferite dalla Costituzione e non anche a ciò che è in moto dal punto di vista del percorso.
Siamo, quindi, dell'avviso di non accogliere quest’emendamento, anche se ne comprendiamo la linea di confine. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Pariani.
È chiusa la discussione generale.
Siamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. Nell'ottica delle scuole di pensiero, per quanto ci riguarda, ci asterremo sull'emendamento presentato dalla Giunta e sull'articolo. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.
Non essendovi altri iscritti a parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 6, a firma del consigliere Mandini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 6 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 2, a firma della vicepresidente Saliera.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 2 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 3, a firma della vicepresidente Saliera.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 3 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 4, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'articolo 4 è approvato.
Pongo in discussione l'articolo 5, sul quale insiste l'emendamento 7, il cui testo vi è stato già distribuito, a firma del consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie, presidente. L'emendamento 7 era collegato all'emendamento 6, ovviamente non sto a spiegarne nuovamente i motivi. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente. Per lo stesso motivo, anche su questo emendamento si esprime parere contrario, in quanto susseguente alla precedente modifica all'articolo 4. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Pariani.
Non essendovi altri iscritti a parlare, è chiusa la discussione generale.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 7, a firma del consigliere Mandini.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 7 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 5.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'articolo 5 è approvato.
Metto in discussione l'articolo 6, sul quale insiste l’emendamento 4, a firma del consigliere Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà abbiamo già illustrato l'emendamento, tuttavia, mi permetto di evidenziarne nuovamente l'importanza, in quanto riteniamo che vi sia una discriminazione - chiamiamo le cose con il loro nome - tra comuni che insistono sulle comunità montane e comuni che invece non ne facciano parte e che non siano in zona montana.
Leggendo la norma leggo: "previsione espressa, per i Comuni appartenenti a Comunità montane,  dell’impegno a costituire, in coincidenza con l’ambito territoriale  individuato dalla proposta, una Unione di comuni, ovvero di aderire ad una Unione di Comuni già esistente".
Ebbene, secondo noi, "previsione espressa" vuol dire "obbligo", e, a nostro avviso, in questo caso, di obblighi non si può parlare, vista l'alternatività che la legge consente di attuare per i singoli comuni. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Vecchi Alberto. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Grazie, presidente. Con riferimento a questa nostra richiesta, condivido in tutto e per tutto quanto detto dal consigliere Bignami. Si tratta per noi di un punto molto importante, anche perché se noi poniamo l'obbligo su quest’argomento, creiamo dei gravi problemi soprattutto nei comuni montani. Chiedo, quindi, un'attenta riflessione su quest'emendamento, evitando di bocciarlo, perché vorrebbe dire penalizzare fortemente importanti territori, che forse, dal punto di vista geografico, possono non essere rilevanti, ma che hanno una grande storia e, soprattutto, sono situati in territori montani. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.
Ha chiesto di intervenire la vicepresidente Saliera. Ne ha facoltà.
SALIERA: Grazie, presidente. Per quanto riguarda la lettera f), laddove si dice "previsione espressa", quando un territorio appartenente alla comunità montana fa una proposta di ambito, contestualmente gli si chiede di dichiarare che costituisce anche un’unione, perché? Innanzitutto perché le dieci comunità montane oggi esistenti hanno patrimoni, situazioni, bilanci insieme. Se successivamente entrate nel merito - e sono sicura che l'avete già fatto - di tutti gli atti successori, vedrete che si dà un'indicazione anche per facilitare la vita, non per rendere più difficile la vita, a chi vive in montagna. In quei territori, molti di quei comuni, piccoli, con pochi abitanti, hanno dei bilanci molto, molto in sofferenza, quindi in un atto successorio rispetto alla comunità montana esistente, molte volte, forse non dappertutto, dovrebbero farsi carico singolarmente di oneri che derivano dalla soppressione della comunità montana, così com'è successo in passato, ma in passato dalla comunità montana o si formavano due unioni, che quindi avevano il fisico per reggere, altrimenti si rischia di accompagnarli, su un'idea di campanilismo, ad arrivare in una situazione di governo molto più difficile per loro, quasi insostenibile. Il rapporto costi/benefici passa anche da questo. Nell'ambito ottimale che loro definiscono, perché non dire loro: "bene, siete così convinti che quell'ambito sia il massimo per voi in termini di cooperazione, fate l'unione"? Non capisco perché lo si viva come un vincolo estremo. Il più delle volte i comuni sono obbligati a mettere insieme le funzioni in montagna, altrimenti alcuni sì ed altri no, a macchia di leopardo. Dobbiamo riuscire a far sì che chi ha un po' più di forza tenga con sé, all'interno della cooperazione, anche chi è molto debole. Alcuni comuni hanno un indebitamento pro capite, per cittadino, che supera 3000 euro, quando siamo nella media di 500/600 euro, e, se andate a vedere molti, di questi comuni sono in montagna. La ratio è questa, non di imporre ma di aiutarli in un percorso, perché magari fra sei mesi rischiano di trovarsi in una situazione ben più grave. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, vicepresidente Saliera.
È chiusa la discussione generale.
Siamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. Ho apprezzato molto la puntualizzazione della vicepresidente Saliera, peraltro abbiamo avuto modo di confrontarci, e ne comprendo la ratio. Tuttavia, assessore, chi si scotta con l'acqua calda, ha paura anche dell’acqua fredda, e noi siamo scottati dalla vicenda della fusione della Val Samoggia, dove ci veniva detto che c’erano dei comuni con delle criticità, con delle difficoltà, con dei deficit, con delle sofferenze, che quindi li avremmo aiutati a superare quest’eventuale situazione. L'aiuto si sta dimostrando un po' troppo vigoroso, direi che si tratta di un trascinamento più che di un aiuto. Perché dico questo? Nella mia precedente illustrazione, ho distinto tra le operazioni calate dall'alto e le operazioni suscitate dal basso. In questo caso, vi è un obbligo, non c'è un'opportunità, una possibilità, una facoltà, vi è un obbligo. Dopodiché, l'aiuto che lei mette sul tavolo è benaccetto. A tal proposito, mi permetto di anticipare che la disponibilità che lei ha manifestato di venire in commissione ad illustrare, nei limiti di quanto evidentemente ritiene doveroso fare, le applicazioni della legge, sarà da noi immediatamente sfruttata, scrutata. Dicevo che quest'obbligo rischia di andare contro le richieste e le istanze del territorio, e per noi questo è inammissibile.
Lei dice: "attenzione, ci sono dei momenti successori che vanno disciplinati", ne siamo consapevoli, ma proprio perché intendiamo come transitoria la fase della regolamentazione dei rapporti successori, riteniamo anche che, ove vi sia da parte di questi comuni con grande senso di responsabilità la volontà di definire - mi riferisco a situazioni specifiche, parlo in astratto - queste situazioni transitorie, analogamente deve esservi da parte della Regione la disponibilità a rivedere i confini di queste organizzazioni territoriali, che lei dice sollecitate, noi diciamo obbligate. Ed è per questo che abbiamo presentato quest'emendamento, non tanto per ottenere l'abrogazione del comma, che ci era già stato anticipato non essere nelle corde della maggioranza, ma per ottenere quelle parole, per noi importanti - riconosciamo, assessore Saliera, la sua onestà intellettuale, tema che manteniamo caro -, perché noi prendiamo con molta serietà quanto lei ha detto sia per la verifica step by step, in sede di commissione delle ricadute sul territorio, ma anche perché quest'aiuto non diventi costrizione.
Pertanto, se questi comuni, superate determinate fasi successorie, decidessero di rimodulare la propria organizzazione, noi confidiamo che la Giunta terrà presente quest’istanza. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corradi. Ne ha facoltà.
CORRADI: Grazie, presidente. Per esprimere il voto favorevole all'emendamento presentato dal collega Bignami e condividere la preoccupazione che l'impostazione attuale, in questo passaggio della legge, finisca con l'ingessare quella che può essere la volontà di alcuni comuni rispetto alle scelte che vengono "imposte" una volta definiti gli ambiti territoriali ottimali.
Anche noi condividiamo quest'emendamento nella misura in cui prevede la facoltà dei comuni, riconoscendo agli stessi una libera autodeterminazione, che, a nostro giudizio, rimane elemento da valorizzare e non da comprimere, pur comprendendo la necessità di arrivare alla condivisione, come peraltro prevede la normativa nazionale, di alcuni servizi, nondimeno riteniamo eccessiva l'impostazione in questo passaggio della legge, che sostanzialmente limita e comprime la volontà di liberi comuni, che si troverebbero obbligati e costretti ad aderire a delle scelte che potrebbero anche non condividere. Ci sono già dei segnali in questa direzione provenienti da comuni di diverso colore politico, quindi non si tratta di una questione di bandiera, ma una questione di attenzione e di sensibilità verso le istanze dei territori e di rispetto nei confronti delle autonomie locali di questa Regione.
Pertanto, invito la Giunta a riconsiderare la posizione rispetto all'emendamento presentato dal collega Bignami, e annuncio il voto favorevole da parte mia e del mio gruppo. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Corradi.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Analogamente desidero esprimere e spiegare la motivazione del mio pieno e convinto appoggio all'emendamento presentato dal collega Bignami. Credo che la stessa vicepresidente Saliera possa comprendere la motivazione che ci spinge a sostenere così convintamente quest'emendamento, perché siamo a ridosso di un'esperienza qual è stata quella della fusione della Val Samoggia, il cui esito sicuramente non è stato perfettamente corrispondente neanche a ciò che questa Giunta immaginava, se non altro per lo spiegamento e per l'impegno che aveva dedicato a quest'operazione, che, probabilmente, auspicava sarebbe emersa con dei risultati molto più soddisfacenti e corrispondenti a quel che si pensava. Ecco perché io dico che da quest’esperienza si dovrebbe trarre un insegnamento prezioso.
Io penso che mi rapporterò con un voto di astensione verso questo progetto ambizioso di riordino. Mi dispiace che il carattere pregnante del progetto, che comunque è un carattere che riconosce la libertà e l’autodeterminazione dei comuni, possa trovare un piccolo tallone d'Achille non del tutto trascurabile in questo passaggio, perché "previsione espressa" può voler dire pregiudicare la reversibilità e la revisione di un percorso. Se oggi nelle sue parole, assessore, vi è la disponibilità a garantire un'azione di monitoraggio, per me un'azione di monitoraggio presuppone che ci sia anche l'ammissione di un eventuale reversibilità dell’impostazione. Se così stanno le cose, credo che questa "previsione espressa" debba essere assolutamente rimodulata, una rimodulazione che sarebbe da parte di tutti noi - credo - molto apprezzata, se non altro perché, ripeto, abbiamo un fatto che oggettivamente ci ha dimostrato come sia opportuno procedere.
Io vedo che anche da parte vostra, parlando coi territori, parlando con gli esponenti della maggioranza vi è tutta la volontà di procedere con molta prudenza. Forse oggi la tabella di marcia è stata allungata rispetto alle intenzioni precedenti sulla fusione, perché ci si è resi conto che un certo progetto va spiegato meglio. Mi aspetto da parte sua, assessore, un gesto di buona volontà in questa direzione, sarebbe un importante segno di ascolto. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire la vicepresidente Saliera. Ne ha facoltà.
SALIERA: Grazie, presidente. Fusione e unione sono due cose molto diverse. L'unione è la collaborazione fra enti, fra comuni, che in molta parte di essi sono obbligati ad esercitare tutte le funzioni. Accompagnare i territori deboli verso un’unione non vuol dire accompagnarli verso una fusione, ma semplicemente riorganizzare, stabilizzare, strutturare, sedimentare nel tempo strutture a servizio di quel territorio, non costruire strutture e smontarle, a seconda delle situazioni, perché allora quei costi/benefici di cui diceva il consigliere Lombardi che fine farebbero? L'incentivazione deve anche essere a fronte di evidenti benefici per la comunità. Se non si lavora su delle strutture comuni, che si consolidano nel tempo, ed è un tema puramente organizzativo, non si avranno mai i risultati che ci attendiamo. Si tratta, quindi, di capire come accompagnarli, ma in un sistema in cui essi sono già insieme, nelle comunità montana, e li portiamo a ragionare sul fatto che prima di suddividersi in ambiti sia opportuno che pensino anche a che tipo di struttura organizzativa si devono dare per continuare la loro collaborazione, e ci devono dimostrare che riescono a fare di meglio rispetto a quando erano comunità montana. A meno che voi non mi diciate che non siete d'accordo con la soppressione delle comunità montane, allora si lascia tutto così com’è. Ma se li vogliamo smuovere verso un progetto che sia costruttivo, non è fusione, è unione, e non è una costrizione, perché loro stanno già insieme in una comunità montana, quindi devono motivare perché non cooperano all'interno dello stesso territorio, quindi devono spiegare le motivazioni, avviandosi verso un processo, attraverso l'unione, che consolidi nel tempo strutture a servizio di quel territorio, perché è solo lì che si fa il salto in termini di qualità, ma anche di costi, di utilizzo del massimo delle competenze che possono offrire quegli insiemi di enti e benefici. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, vicepresidente Saliera.
Con l'intervento della vicepresidente Saliera, si riapre la fase delle dichiarazioni di voto.
Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 4, a firma del consigliere Bignami.
(È respinto a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 4 è respinto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 6.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 6 è approvato.
Pongo in discussione l’articolo 7. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 7.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 7 è approvato.
Pongo in discussione l’articolo 8. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 8.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 8 è approvato
Articolo 9.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 9.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 9 è approvato.
Articolo 10.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 10.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 10 è approvato.
Articolo 11.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 11.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 11 è approvato.
Articolo 12.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 12.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 12 è approvato.
Articolo 13.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 13.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 13 è approvato.
Articolo 14.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 14.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 14 è approvato.
Articolo 15.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 15.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 15 è approvato.
Articolo 16.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 16.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 16 è approvato.
Articolo 17.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 17.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 17 è approvato.
Articolo 18.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 18.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 18 è approvato.
Articolo 19.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 19.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 19 è approvato.
Articolo 20. Su tale articolo insistono due emendamenti, l'emendamento 8 e l'emendamento 9, entrambi a firma del consigliere Lombardi.
È aperta la discussione generale congiunta sugli emendamenti e sull'articolo 20.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Solo per ribadire che si tratta di due emendamenti che, ovviamente, potrebbero anche essere considerati pleonastici, ma che vanno nella direzione di rendere più evidente e più condiviso da tutti quanto la Regione, in pratica, aveva già nello spirito della norma, quindi, siccome mi sono reso conto che più chiari siamo e più tranquillizziamo i territori, più condivisione vi è su questo testo, mi è sembrato opportuno proporre degli emendamenti di questo tipo. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Lombardi.
Non essendovi altri iscritti a parlare, è chiusa la discussione generale.
Siamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.
PARIANI: Grazie, presidente. Intervengo per dire che riteniamo di accogliere queste due precisazioni, proprio perché sono finalizzate a rafforzare il principio contenuto nell'articolo. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Pariani.
Non essendovi altri iscritti a parlare, è chiusa la fase delle dichiarazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 8, a firma del consigliere Lombardi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 8 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 9, a firma del consigliere Lombardi.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L'emendamento 9 è approvato.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 20, così come emendato.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 20 è approvato.
Articolo 21.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 21.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 21 è approvato.
Articolo 22.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 22.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 22 è approvato.
Articolo 23.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 23.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 23 è approvato.
Articolo 24.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 24.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 24 è approvato.
Articolo 25.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 25.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 25 è approvato.
Articolo 26.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 26.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 26 è approvato.
Articolo 27.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 27.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 27 è approvato.
Articolo 28.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 28.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 28 è approvato.
Articolo 29.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 29.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 29 è approvato.
Articolo 30.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 30.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 30 è approvato.
Articolo 31.
È aperta la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'articolo 31.
(È approvato a maggioranza)
PRESIDENTE (Aimi): L’articolo 31 è approvato.
Comunico che è pervenuto un ordine del giorno sull'oggetto 3415, a firma dei consiglieri Ferrari, Garbi, Corradi e Cavalli, su cui apro le dichiarazioni di voto congiunte con il progetto di legge. Nessuno chiede di intervenire.
Metto in votazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno, oggetto 3415/1, a firma dei consiglieri Ferrari, Garbi, Corradi e Cavalli.
(È approvato all'unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Aimi): L'ordine del giorno 3415/1 è approvato.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell'intero progetto di legge, oggetto 3415, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:
Presenti
37
Assenti
13
Votanti
36
Favorevoli
25
Contrari
--
Astenuti
11
PRESIDENTE (Aimi): Proclamo approvata la legge riguardante «Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza».
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Ho detto più volte che questo dispositivo funziona, non c’è scritto niente. Chiedo scusa, perché erroneamente ho premuto il tasto sbagliato. Il mio voto è stato di astensione. Grazie.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Manfredini, prendiamo atto della sua dichiarazione.
Lascio la parola al collega, presidente dell'Assemblea, Matteo Richetti.
RICHETTI, presidente dell'Assemblea legislativa: Grazie, presidente. Come annunciato in apertura, i lavori della seduta odierna terminano qui, con l'approvazione di questo provvedimento.
Come d’intesa con i presidenti dei gruppi, provvederemo ad annullare la convocazione della seduta di domani.
Colgo l'occasione, così come ho già fatto con i dipendenti, per porgere un augurio sincero, a voi, alle vostre famiglie, e un ringraziamento sentito ad ognuno di voi.
Oggi ho formalmente presentato la richiesta per partecipare alle primarie del mio partito. Ritengo, quindi, che venga meno quel ruolo di garanzia che mi avete affidato a inizio legislatura: nel momento in cui dovesse venire accolta la mia richiesta, darò le dimissioni da presidente dell’Assemblea legislativa, un ruolo di garanzia che mi impegna nei confronti di tutte le forze politiche presenti in quest’Aula, una garanzia che verrebbe meno nel momento in cui fossi impegnato in una battaglia di parte, la mia e del mio partito. È una decisione frutto di una riflessione personale, di cui ho già informato l’Ufficio di Presidenza.
Potrebbe dunque trattarsi dell’ultima seduta che mi ha visto presidente, pertanto, agli auguri sinceri per le prossime festività, desidero aggiungere un profondo ringraziamento personale a ognuno di voi per il lavoro che abbiamo svolto in questi anni, che giudico altamente positivo.
Cercherò, cercheremo insieme con l'Ufficio di Presidenza, di gestire con attenzione questi passaggi, perché, nel momento in cui la candidatura dovesse essere ufficializzata, saremmo chiamati a convocare l'Assemblea nei tempi previsti dallo Statuto e dal Regolamento per eleggere un nuovo presidente.
Ancora grazie, ancora auguri, buon lavoro e buon proseguimento a tutti.
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, presidente Richetti.
Anch'io mi unisco agli auguri del presidente Richetti, ringraziandolo di vero cuore per tutto ciò che ha fatto per l’Assemblea, quindi un ringraziamento sincero e i migliori auspici per la sua carriera politica.
Annuncio di interrogazioni e risoluzioni
PRESIDENTE (Aimi): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dai numeri d'oggetto che li precedono:
3482 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'effetto della "spending review" sull'ENEA di Bologna ed il trasferimento dei relativi laboratori.
3483 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la partecipazione di APT Servizi Srl alla manifestazione fieristica "L'artigiano in fiera".
3485 - Risoluzione proposta dai consiglieri Lombardi e Piva per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché destini risorse a copertura degli interventi nei territori colpiti dalle precipitazioni nevose del febbraio 2012 in Emilia-Romagna ed, in particolare, nella Alta Valmarecchia.
3486 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa moduli ad uso scolastico collocati nella frazione di XII Morelli, nel Comune di Cento (FE).
3487 - Risoluzione proposta dai consiglieri Lombardi e Piva per impegnare la Giunta a rappresentare al Governo l'opportunità di togliere la Repubblica di San Marino dal novero dei Paesi inseriti nella black list prima della fine della legislatura.
3488 - Risoluzione proposta dai consiglieri Villani, Defranceschi, Manfredini, Monari, Donini e Noè per impegnare la Giunta regionale a garantire ai cittadini dell'Emilia-Romagna affetti da epatite C l'accesso ai nuovi farmaci inibitori della proteasi.
3489 - Risoluzione proposta dal consigliere Carini per invitare la Giunta a verificare, relativamente al progetto di una centrale idroelettrica in località San Salvatore (PC), l'idoneità all'installazione di impianti idroelettrici nella zona al fine di non accogliere eventualmente la richiesta di concessione di derivazione di acque pubbliche.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 18,15
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Massimo MEZZETTI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA
Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali ai sensi dell'art. 65, comma 2 del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l'assessore Teresa MARZOCCHI e la consigliera Gabriella MEO.
Votazioni elettroniche
OGGETTO 3358 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e del bilancio pluriennale 2013-2015»" (53)
Presenti: 41
Favorevoli: 26
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 15
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Assenti: 9
Stefano BONACCINI, Vasco ERRANI (m), Giovanni FAVIA, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Sandro MANDINI, Gabriella MEO (g), Giuseppe PARUOLO, Andrea POLLASTRI.
OGGETTO 3359 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale 2013-2015»" (54)
Presenti: 39
Favorevoli: 24
Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Paola MARANI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 15
Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Andrea DEFRANCESCHI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Assenti: 11
Liana BARBATI, Stefano BONACCINI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI (m), Giovanni FAVIA, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Sandro MANDINI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO (g), Giuseppe PARUOLO.
Autorizzazione alla relazione orale:
OGGETTO 3415 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza»"
Presenti: 37
Favorevoli: 36
Enrico AIMI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Contrari: 1
Manes BERNARDINI.
Assenti: 13
Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI (m), Giovanni FAVIA, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Sandro MANDINI, Gabriella MEO (g), Marco MONARI, Giuseppe PARUOLO, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI.
OGGETTO 3415 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza»" (55)
Presenti: 37
Favorevoli: 24
Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Astenuti: 12
Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Andrea DEFRANCESCHI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Alberto VECCHI.
Non votanti: 1
Enrico AIMI.
Assenti: 13
Liana BARBATI, Stefano BONACCINI, Vasco ERRANI (m), Giovanni FAVIA, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Mauro MALAGUTI, Gabriella MEO (g), Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luigi Giuseppe VILLANI.
I PRESIDENTI
IL SEGRETARIO
Aimi - Richetti
Corradi
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