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116.
SEDUTA DI MARTEDÌ 5 FEBBRAIO 2013
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE AIMI
Indice
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OGGETTO 3582
Interrogazione del consigliere Mandini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa problematiche connesse alla Variante di Valico, con particolare riferimento alla situazione delle frane esistenti nelle frazioni di Santa Maria Maddalena di Ripoli e di Santa Cristina in Ripoli.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
MANDINI (Italia dei Valori)
GAZZOLO, assessore
MANDINI (Italia dei Valori)
OGGETTO 3583
Interrogazione del consigliere Bignami, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la posizione della Giunta regionale in merito agli assetti organizzativi dei Comuni dell'Alta Valle del Reno, alla relativa Unione ed alle procedure e conseguenze connesse.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
BIGNAMI (PDL)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
BIGNAMI (PDL)
OGGETTO 3589
Interrogazione dei consiglieri Meo e Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'obiezione di coscienza nei confronti della vaccinazione in età evolutiva in Emilia-Romagna.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
NALDI (SEL - Verdi)
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta
NALDI (SEL - Verdi)
OGGETTO 3592
Interrogazione del consigliere Manfredini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la situazione relativa all'azienda CorbettaFia di Medolla, gravemente danneggiata dal sisma del 2012.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
MANFREDINI (Lega Nord)
MUZZARELLI, assessore
MANFREDINI (Lega Nord)
OGGETTO 3030
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna» (56)
(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)
PRESIDENTE (Costi)
MUMOLO, relatore della Commissione
BIGNAMI, relatore di minoranza
BIGNAMI (PDL)
MUMOLO (PD)
LOMBARDI (PDL)
MALAGUTI (PDL)
VECCHI Alberto (PDL)
BERNARDINI (Lega Nord)
MARANI (PD)
DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)
NALDI (SEL - Verdi)
PRESIDENTE (Aimi)
MANDINI (Italia dei Valori)
PRESIDENTE (Costi)
LOMBARDI (PDL)
NOÈ (UDC)
DONINI (Fed. della Sinistra)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Votazioni elettroniche
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI
La seduta ha inizio alle ore 9,34
PRESIDENTE (Costi): Dichiaro aperta la centosedicesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sul processo verbale relativo alla seduta
- antimeridiana del 16 gennaio (n. 115)
inviato ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.
Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato)
PRESIDENTE (Costi): Comunico che l’assessore Bianchi non potrà prendere parte ai lavori della seduta odierna, in quanto impegnato in missione istituzionale all'estero. L'assessore Lusenti ha comunicato l'impossibilità di prendere parte alla seduta.
Le comunicazioni, ai sensi dell'art. 68 del Regolamento interno, le diamo per lette, in quanto già inviate ai consiglieri.
(Le comunicazioni prescritte dall'articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula
PRESIDENTE (Costi): Diamo inizio allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata in Aula. Chiamo l'oggetto:
3582 - Interrogazione del consigliere Mandini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa problematiche connesse alla Variante di Valico, con particolare riferimento alla situazione delle frane esistenti nelle frazioni di Santa Maria Maddalena di Ripoli e di Santa Cristina in Ripoli.
Risponde per la Giunta l'assessore Gazzolo.
La parola al consigliere Mandini per illustrare la sua interrogazione.
MANDINI: Grazie, presidente. Accennerò brevemente al contenuto dell’interrogazione, perché purtroppo la faccenda è a tutti nota, trascinandosi da molto tempo, essendo stata portata all'attenzione di quest'Aula, del territorio e dei mezzi di informazione.
Per iniziare il ragionamento, faccio riferimento all'audizione in III Commissione di tutti i soggetti a vario titolo interessati alla realizzazione di quest’opera. Nel corso della suddetta audizione, fortemente voluta dal comitato dei cittadini di Ripoli, e ovviamente fortemente sostenuta non tanto dalle varie forze politiche quanto dai vari consiglieri che si sono interessati - secondo me, giustamente - ai problemi dei cittadini interessati, con la sensibilità che poi la Giunta - devo riconoscerlo - ha messo in campo per arrivare a quest’audizione in Commissione, dalla quale è emerso che le criticità che venivano segnalate non erano campate in aria, ma erano fondate.
Lo stesso Prefetto si fece promotore dell’istituzione di una serie di tavoli, ed in sede di audizione emersero degli elementi di criticità e le relative proposte da mettere in campo per cercare di risolvere, se non del tutto in parte, i problemi emersi, che non sto qui a ricordare perché ce li ricordiamo tutti (li ho anche scritti).
Possiamo dire, però, che da quel momento in poi è tornata a calare sul tema una nuova cortina di silenzio, spezzata solo, e per l'ennesima volta, dalle segnalazioni del comitato, che ha interpellato il Prefetto, ha interpellato gli organi e tutti i soggetti a vario titolo interessati, segnalando in diverse occasioni che la situazione stava peggiorando sempre di più.
Ebbene, assessore, non richiamo tutto questo perché l’è noto. Le rubo solo un attimo per leggere alcuni brani della comunicazione che il Prefetto di Bologna ha mandato il 9 gennaio 2013 a lei e a tutti gli altri soggetti interessati: "L'asserito ampliamento delle aree di frana che risulterebbe tracciato anche dalla carta del dissesto idrogeologico data dal competente servizio tecnico regionale, che troverebbe conferma nei dati di monitoraggio del versante, si sarebbe quindi prodotto nonostante siano state poste in essere tutte le cautele prescritte a suo tempo dagli esperti degli istituti IRPI, CNR e ISPRA, contenute nel rapporto del 2 maggio". Pertanto, il Prefetto chiede se si sia proceduto, come prescritto, al cambiamento delle tecniche di avanzamento dei lavori e all'implementazione di tutte le azioni previste nel piano di Protezione Civile. In particolare, il Prefetto prega di verificare se le risultanze degli elementi emersi dalla relazione del collegio dei tecnici siano ancora valide o se siano sopravvissuti motivi ostativi alla ripresa dei lavori, che, nel frattempo, sono andati avanti, da quel che mi risulta - assessore, spero di essere smentito -, con le stesse tecniche con le quali erano iniziati.
Assessore, in sostanza, sono due gli aspetti che mi preme evidenziare. In primo luogo che, per l'ennesima volta, è il comitato che si rivolge alle istituzioni per denunciare la situazione, e, ancora una volta, mi pare - mi scuso, se mi sbaglio - che le problematiche segnalate siano reali. Di tale circostanza mi dispiaccio perché tutti avevamo convenuto sulla necessità che la Giunta, l’Assemblea, i consiglieri, le istituzioni in senso lato, la Prefettura continuassero a prestare la massima attenzione nei confronti dei cittadini che continuano a vivere un grande disagio. A questo punto, mi chiedo se quanto fu stabilito allora abbia comportato dei benefici o se, come pare, tecnicamente non abbia dato risposte sufficienti. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.
La parola l'assessore Gazzolo per la risposta.
GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. Con riferimento ai quesiti formulati dal consigliere Mandini, confermo, innanzitutto, che la realizzazione della Variante di Valico sta proseguendo nel massimo rispetto della sicurezza di persone e cose, e degli impegni assunti da parte di tutti i soggetti interessati.
Nel merito della carta del dissesto idrogeologico - parto dalla fine dei quesiti posti - i competenti servizi della Regione assicurano che l’allargamento dell’area in frana attiva è dovuto esclusivamente all'avanzamento della galleria, la quale, essendo ancora al di sotto del corpo di frana, porta inevitabilmente con sé questa conseguenza, peraltro prevista e monitorata.
La cartografia aggiornata al 2012 segue pedissequamente i dati di monitoraggio rilevati con l'avanzamento della galleria e riportata in forma sintetica nei bollettini mensili di informazione pubblica. Tali dati in itinere, pertanto, vengono semplicemente recepiti nell'aggiornamento della cartografia e non segnalano necessariamente nuove frane.
Va sottolineato che le velocità di movimento del versante sono in diminuzione in quasi tutti i settori, sia nella zona Scaramuzza, dove alcuni strumenti non si muovono da alcune settimane, sia nel paese, specie se confrontati con le velocità precedenti alla ripresa dei lavori dopo la Pasqua del 2012. Tutte le velocità sono ben inferiori alle soglie stabilite dal piano di emergenza.
Nel dettaglio, dal 2011 ad oggi, a Ripoli Santa Maria Maddalena, frazione interessata dal passaggio della galleria Val di Sambro, sono stati evacuati con ordinanze sindacali otto nuclei familiari per un totale di 19 persone.
Sul fronte progettuale, Autostrade ha eseguito tutti i sondaggi preventivi necessari all'esecuzione dell'opera, più ulteriori sondaggi eseguiti a scopo cautelativo, secondo quanto previsto dal piano di monitoraggio.
Per il progetto di sistemazione idraulica, sono stati già eseguiti con efficacia numerosi drenaggi sub-verticali.
La sistemazione idraulica di superficie, con la nuova sistemazione del Rio Piazza, è stata autorizzata da Comune, Provincia e Comunità montana, ed è in corso di approvazione da parte del Servizio Tecnico Bacino Reno, che ha imposto ulteriori prescrizioni di sicurezza.
Le raccomandazioni di IRPI, ISPRA e CNR sono state tutte raccolte, mediante la modifica delle tecniche di esecuzione, forte rallentamento della velocità di scavo, sfalsamento dei fronti delle due gallerie di almeno 130 metri tra di loro, e, dove ritenuto efficace, utilizzo di malte espansive per consolidare i fronti di scavo, estensione della rete di monitoraggio, adozione di un piano di emergenza per l'abitato di Ripoli Santa Maria Maddalena, elaborato dall'Agenzia regionale di Protezione Civile in stretto raccordo con il Comune di San Benedetto Val di Sambro e con il supporto del collegio dei tecnici.
Il piano non è soggetto ad approvazione ma solo a pubblicizzazione. L'11 settembre 2012, io stessa ho partecipato alla presentazione alla popolazione, con il supporto dei tecnici della Direzione Generale Ambiente e Difesa Suolo e dell'Agenzia regionale di Protezione Civile. Il piano è tuttora pubblicato all'albo pretorio e sul sito istituzionale del Comune.
Lo scopo del piano è pianificare la gestione di eventuali situazioni di emergenza riferite al versante di Ripoli e di competenza dei vari soggetti coinvolti, qualora si raggiungano i valori fissati dal collegio dei tecnici per le soglie di attenzione, preallarme e allarme relative al monitoraggio del versante e delle soglie di attenzione, allerta e allarme relative al monitoraggio degli edifici.
L'attuazione delle misure di prevenzione dei rischi e di protezione della popolazione poggia su una rete di monitoraggio particolarmente complessa, già esistente nel 2011, potenziata nel 2012, e in continuo ampliamento in relazione all'avanzamento dei fronti di scavo e alle segnalazioni che pervengono. Questo consente il costante monitoraggio dell'intera frazione di Santa Maria Maddalena. Attualmente, sono attivi nella frazione ben 480 strumenti topografici che vengono letti a cadenza ravvicinata, fino a sei volte al giorno quelli automatici, che sono la maggior parte; a questi si aggiungono 53 piezometri e 27 inclinometri a lettura manuale, letti settimanalmente, e 11 inclinometri di ultima generazione a lettura automatica, che effettuano letture continue a pochi minuti di distanza, e sono dotati di sistema automatico di segnalazione in caso di superamento di soglia.
Tutte le misure strumentali su cui si basa l'operatività del piano di emergenza vengono riportate quotidianamente su un sito specialistico a cui possono accedere tutti gli enti competenti.
Durante tutto il periodo oggetto di analisi, così come avviene tuttora, l'intero abitato è stato costantemente monitorato dagli strumenti posizionati sugli edifici con frequenza settimanale, e l'impresa esecutrice CMB valuta, per ogni edificio e per ogni parete monitorata, il rapporto tra il cedimento verticale e lo spostamento orizzontale di ogni edificio, stabilendo, in base alle soglie definite dal collegio dei tecnici e riportate nel piano, lo stato dell'edificio e i relativi adempimenti da attivare secondo la procedura.
A questo si aggiungono i continui sopralluoghi da parte del collegio dei tecnici, il cui esito viene tempestivamente fornito al Comune, come previsto dal protocollo operativo.
Gli eventuali danni arrecati agli edifici dai lavori della galleria vengono accertati, su richiesta della proprietà, da un collegio di periti, e assunti a carico di Autostrade, che ha già provveduto ad alcune liquidazioni consensuali.
Il protocollo operativo definisce con precisione compiti e responsabilità in materia. Le attività di monitoraggio in essere tendono alla massima prevenzione dei danni a persone e cose. Lo stato degli edifici viene costantemente tenuto sotto controllo, al fine di permettere, in caso di accertato superamento delle soglie di sicurezza, l'adozione dei provvedimenti urgenti a tutela dei cittadini.
Il monitoraggio dei fabbricati e dei versanti, l'intervento di adeguamento da parte di Autostrade, il piano di emergenza e gli stessi valori degli spostamenti e dei cedimenti sono tutti coerenti con quanto proposto da IRPI e ISPRA e successivamente condivisi ed approvati dal tavolo interistituzionale.
Ritengo, inoltre, particolarmente importante rammentare che, oltre a quanto sopra, e in risposta alle istanze della popolazione, la Regione pubblica mensilmente un bollettino che fornisce informazioni aggiornate sull'avanzamento dei lavori e sui dati di monitoraggio a tutta la popolazione.
Concludo informando che lunedì 11 febbraio si terrà una riunione operativa del tavolo tecnico appositamente convocata a seguito della richiesta del Prefetto, come citato dal consigliere, per valutare se siano emersi elementi tali da determinare una qualche rivalutazione delle conclusioni cui erano pervenuti a suo tempo il collegio dei tecnici e gli esperti dell'IRPI, CNR ed ISPRA, sulla cui base non si erano ravvivati motivi ostativi alla ripresa dei lavori.
Si ha, dunque, la consapevolezza di aver messo in atto ogni utile accorgimento suggerito dalla tecnica e dal buonsenso per far sì che la realizzazione dell'opera pubblica avvenga rispettando la sicurezza delle persone e la salvaguardia del patrimonio. Massima attenzione, dunque, nei confronti di una situazione complessa e delicata, che la Giunta, gli assessorati competenti e i servizi regionali stanno seguendo con impegno, alla luce dell'attuazione del protocollo operativo e dei successivi aggiornamenti e degli impegni assunti. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Gazzolo.
La parola al consigliere Mandini per la replica.
Consigliere, ha un minuto e mezzo.
MANDINI: Grazie, presidente. Sicuramente non utilizzerò tutto il tempo a mia disposizione.
Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell’assessore. Peraltro, non avevo dubbi sul fatto che si continuasse ad operare nel monitoraggio con l'attenzione dovuta.
Nel ringraziarla per la risposta, assessore, se è possibile, le chiedo un impegno: che successivamente alla riunione del tavolo convocato dal Prefetto siano diffuse le informazioni circa le risultanze, perché mi pare che l'aspetto principale da chiarire sia proprio quello che ha ricordato lei, cioè se gli elementi in possesso nel momento in cui sono state fatte quella relazione e quelle conclusioni da parte dei tecnici siano valide ancora oggi, rispetto causa/effetto tra i lavori e le frane e se il tempo che si è utilizzato per fare le opere di monitoraggio e di intervento sia stato sufficiente.
La ringrazio, quindi, della risposta che mi soddisfa per quanto riguarda la costante attenzione, e ribadisco la richiesta di tenerci aggiornati sulla situazione dopo la riunione del tavolo tecnico. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.
Passiamo all'interrogazione successiva:
3583 - Interrogazione del consigliere Bignami, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la posizione della Giunta regionale in merito agli assetti organizzativi dei Comuni dell'Alta Valle del Reno, alla relativa Unione ed alle procedure e conseguenze connesse.
Risponde per la Giunta la vicepresidente Saliera.
Ricordo i tempi: sei minuti per presentazione ed eventuale replica, e tre minuti per l'assessore per la risposta anche se in questo caso essendo la risposta complessa lasceremo un po' più di spazio.
La parola al consigliere Bignami per illustrare la sua interrogazione.
BIGNAMI: Grazie, presidente. Mi permetto di precisare che non riguarda solo l'assetto organizzativo dei Comuni dell’Alta Valle del Reno, ma riguarda tutto l’approccio che l’assessore Saliera, a nostro giudizio, con poco garbo istituzionale, sta tenendo sia sotto il profilo del metodo, sia sotto il profilo del merito.
Assessore, casualmente, il 25 gennaio ho partecipato ad un incontro - dico casualmente perché ero convinto di andare ad ascoltare le posizioni dei sindaci impegnati in quest'importante processo di riorganizzazione della Comunità montana dell'Appennino Bolognese - e, al netto dei primi cinque minuti in cui lei, in forma abbastanza garbata - come le rendiamo atto in quest’interrogazione - ha detto: "Io sono qua per ascoltare", al netto dei primi cinque minuti, dicevo, abbiamo scoperto che, invece, quella era l'assemblea in cui la Regione dettava la linea, dettava la linea dicendo che cosa bisognava fare, come bisognava farlo, quando bisognava farlo e, soprattutto, affermando un principio, assessore, che è lontanissimo rispetto ai presupposti per i quali il gruppo del Popolo della Libertà si è astenuto su quel progetto di legge, concedendo a lei e alla sua Giunta una linea di credito che siamo ad un passo dal dover revocare, perché in quella sede noi abbiamo avuto da parte sua garanzia circa il fatto che vi sarebbe stata una verifica, step by step, in ordine all'attuazione della legge - lo abbiamo scritto -, e mi perdoni, Presidente, ma l'ampio catalogo di domande è finalizzato, evidentemente, a fissare il punto, sia sul piano politico sia sul piano istituzionale, di ciò che sta avvenendo, e in quella sede di discussione generale - dicevo - lei aveva dato garanzie in ordine al fatto che vi sarebbe stata una rendicontazione alle Commissioni competenti in ordine all'attuazione della legge 21, salvo scoprire, in un'assemblea pubblica, aperta alla cittadinanza, che è già tutto deciso, sia sul piano del metodo sia sul piano del merito.
Per quanto riguarda il metodo: "chi farà, avrà", "io decido, io faccio, io valuto". Assessore, lei è rappresentante di un ente e dovrebbe rendere conto nelle sedi competenti ed istituzionalmente definite delle scelte che fa la Regione. Non si può chiedere al gruppo del Popolo della Libertà una linea di credito che faticosamente, fino al punto in cui ritenevamo di poterci spingere, abbiamo concesso, per poi spendere questa linea di credito sostanzialmente esercitando una forma di coercizione nei confronti dei sindaci - e lei sa che in quella sede ve ne sono stati - che non si sono sottratti all'applicazione della legge 21, anche lei è stata sindaco, e così come quegli amministratori sono perfettamente consapevoli, insieme a lei, del fatto che è necessario attivare delle forme di riorganizzazione tali per cui gravi di meno sulla cittadinanza un determinato tipo di peso, di disservizio istituzionale, così richiedono un dialogo con la Regione per individuare gli ambiti ottimali e comunque i contesti territoriali in cui loro sono stati eletti, non io, assessore, non lei, assessore, loro sono stati eletti, e non sono uno dei vari presidi democratici che esistono, ma sono il principale, per non dire l'unico, presidio democratico, e la Regione dovrebbe non applicare il principio del "chi non fa, non avrà o - addirittura - pagherà di più", ma al contrario dovrebbe applicare il principio del "nessuno rimarrà indietro", del fatto che bisogna cercare di accompagnare tutti gli enti e le istituzioni in questo processo faticoso, almeno così noi l'abbiamo inteso, di riorganizzazione che la Regione - gliene abbiamo dato atto -, cercando anche di surrogare, di coprire dei buchi che la legge nazionale, anche a causa della mancata conversione del decreto legislativo, ha lasciato, sta cercando di completare, ma in questo modo non ci siamo, assessore, non ci siamo, e lascerò da parte il tema del rispetto di quest'Assemblea e delle Commissioni competenti, perché ce la vedremo in altra sede, perché se passiamo sopra alla volontà politica e amministrativa dei vari sindaci, siamo lontanissimi dal rispetto democratico che invece è dovuto a quelle istituzioni, prima ancora che a quest'Aula.
Avremo modo, nel prosieguo della giornata, di confrontarci anche su questi altri temi, ma credo che in quest’interrogazione, che è volutamente composta da un catalogo preciso, e gliel’abbiamo consegnato con diversi giorni di anticipo proprio per poterle consentire non tanto di rispondere, ma di prendere atto del posizionamento politico che ci siamo sentiti costretti a rappresentare in quest'atto, in quest’ampio catalogo, dicevo, sono segnate diverse questioni, a cui lei in un'assemblea pubblica credo che possa anche riuscire ad ovviare sulle risposte, ma che in questa sede, evidentemente, non può fingere di ignorare. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bignami.
La parola alla vicepresidente Saliera per la risposta.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Con riferimento alla sua interrogazione e ai numerosi quesiti relativi alle osservazioni espresse in merito alle possibili scelte d'ambito ottimale che si prospettano per i comuni attualmente appartenenti alla Comunità montana dell'Appennino Bolognese ed alle implicazioni che ne discendono, si osserva quanto segue.
La legge regionale 21 del 2012, attuativa della disciplina statale in materia di esercizio associato obbligatorio delle funzioni fondamentali dei comuni, contenuta nell'articolo 14 del decreto legislativo 78 del 2010 e novellata all'articolo 19 del decreto legislativo 95 del 2012, disciplina un articolato percorso per giungere alla individuazione degli ambiti territoriali ottimali, entro i quali l'esercizio associato delle funzioni dovrà avvenire attraverso convenzioni o unioni, e stabilisce che questo percorso prenda avvio dalle proposte d'ambito che tutti i comuni della nostra Regione sono invitati a formulare, di concerto tra di loro, entro il 20 febbraio.
La legge, per governare unitariamente questo processo e con l'obiettivo di perseguire un riordino territoriale complessivo e pluriarticolato, prendendo in considerazione le caratteristiche e le specificità delle varie aree geografiche, detta all'articolo 6 alcuni criteri che le proposte d'ambito dovranno rispettare per individuare la dimensione territoriale ottimale e omogenea ai fini della migliore gestione associata delle funzioni comunali.
Tra tali criteri spiccano, anche in linea di continuità con quanto aveva già disposto l'articolo 47 della finanziaria regionale del 2011, quelli che fanno perno sull'amplissima rete di forme associative ora esistenti in Regione, tra cui le attuali Comunità montane, i distretti sociosanitari, tenendo, tuttavia, conto di ogni altro elemento di oggettiva e stretta coesione dei diversi territori.
Infatti, l'articolo 6 richiede, anche per i comuni attualmente inclusi in Comunità montane, che la proposta d'ambito comprenda almeno tutti i comuni che già oggi ne fanno parte. La lettera e) poi richiede che le proposte perseguano la coerenza con i distretti sanitari, contemporaneamente l'articolo 3, che individua principi e criteri di riordino territoriale funzionale delle forme associative intercomunali, alla lettera a) pone l'ulteriore criterio di promuovere aggregazioni delle forme associative esistenti in ambiti di più vaste dimensioni.
In tal senso, è facile osservare che l'ipotizzato ambito territoriale dei 13 comuni dell'Appennino Bolognese, coincidente con l'ambito territoriale dell'attuale Comunità montana, e perfettamente coincidente col distretto sanitario, è perfettamente rispondente ai suddetti criteri, come peraltro hanno riaffermato undici amministratori di undici comuni su tredici in quella stessa riunione e in almeno cinque altre riunioni precedenti, pubbliche e non.
Per quanto riguarda poi le risorse regionali che verranno attribuite alle unioni di comuni istituite in coerenza con le disposizioni della legge, sono già stanziate nell'anno 2013 risorse per un ammontare complessivo pari a circa 9 milioni di euro. Negli anni successivi, come chiarisce l'articolo 24 della legge regionale, queste risorse saranno riservate solo alle unioni che gestiranno in forma associata, per i comuni aderenti, tutte le funzioni fondamentali.
La legge regionale, infatti, non obbliga i comuni aderenti alle unioni a gestire subito tutte le funzioni che sono obbligati ad associare attraverso l'unione, ma esclude espressamente dagli incentivi le unioni che non lo facciano. A queste risorse vanno aggiunte quelle che, a partire dall'anno 2000, anche lo Stato stanzia a sostegno delle unioni di comuni, risorse che, dal 2006, vengono gestite anch’esse dalla Regione e che sono state, lo scorso anno, pari a 5 milioni di euro.
In merito all'ulteriore tema delle possibili fusioni obbligatorie dei comuni associati, va precisato che, già a partire dalla legge statale 265 del ’99, non vige più la norma originaria della legge 142, in base alla quale le unioni erano costituite in previsione della loro fusione. La disciplina vigente statale e regionale non prevede più alcun automatismo tra l'adesione ad un'unione e la successiva fusione, che resta una evenienza possibile ma mai obbligata dalla Regione.
Per quanto riguarda le conseguenze economiche della trasformazione della Comunità montana in unione, la legge regionale ha cura di disciplinare il percorso successorio in tutti i suoi passaggi.
Da tale processo, in ogni caso, non deriva sull’unione o sulle unioni subentranti alcun obbligo ulteriore o diverso da quelli che già valevano per la Comunità montana soppressa, e la normativa salvaguarda esplicitamente in capo al nuovo ente tutte le prerogative riconducibili alla montaneità dei territori. L'unione, anzi, favorendo un ottimale impiego di tutte le risorse per il miglior funzionamento dei servizi associati, attraverso un'operazione di riorganizzazione complessiva, potrà consentire un innalzamento del livello delle attuali prestazioni ed un contenimento dei costi.
Infine, per quanto riguarda l'ampiezza demografica dell'ambito territoriale della futura unione, non risulta all'Amministrazione regionale che la scelta delle amministrazioni comunali di quella zona sia condizionata dalle conseguenze previste dall'articolo 14 della legge 122, che, al di sopra di tale soglia demografica, non pone limiti numerici alla detenzione di partecipazioni societarie.
Non va sottaciuto, tuttavia, che certamente molte norme statali ed anche regionali riservano regimi giuridici di miglior favore per gli enti locali che superano determinate soglie demografiche, fra cui anche quella dei 50 mila abitanti. Alcune sperimentazioni e studi di sistemi di controllo di gestione sulle unioni di comuni esistenti evidenziano proprio in una dimensione demografica consistente dell'unione la condizione principale per poter ottimizzare i risparmi di scala nelle gestioni associate intercomunali.
Farebbe piacere, quando un consigliere regionale partecipa ad un'assemblea pubblica, che perlomeno rimanesse fino alla fine per esprimere giudizi e valutazioni, che diversamente rischiano di essere infondati. D'altronde, lo stesso consigliere, prima di andarsene, avrebbe benissimo potuto far conoscere la propria opinione ai cittadini e ai sindaci presenti, con o senza passione in ciò che dice. La informo che il mio secondo ed ultimo intervento è avvenuto alla fine della riunione, dopo circa altri venti interventi, e su richiesta dei presenti, e ho esposto una mia opinione personale, ma l’ho rappresentata come tale. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, vicepresidente Saliera.
La parola al consigliere Bignami per la replica.
Consigliere, ha un minuto e trentotto per dichiararsi o meno soddisfatto. Prego.
BIGNAMI: Grazie, presidente. Assessore, lei ha usato male il tempo che il Regolamento le concede. Innanzitutto, quella sera mi sono dovuto dividere anche con Anzola, dove state facendo altre discutibili scelte, ma rientreremo anche in questo secondo campo, perché contrariamente a lei, anzi, assessore, glielo dico fin da subito, chi le scrive quelle risposte farebbe bene a guardare i temi di cui scrive, perché lei mi ha ricordato il catalogo di una legge che abbiamo con consapevolezza votato, discusso ed approvato, e il richiamo puntuale che lei fa a quegli articolati è del tutto inconferente, perché noi abbiamo al contrario sottolineato dei punti di discussione politica che lei ha eluso anche in questa sede, a dimostrazione del fatto, assessore, che lei continua ad imporre delle scelte che il ruolo che le è stato affidato dai cittadini, per unire, per costruire, per dialogare, continua ad utilizzarlo per dividere, per realizzare delle coercizioni sul territorio e per cercare di imporre delle scelte che non sono condivise da tutti. Non potete continuare, come farete tra poco, ad imporre delle scelte soltanto perché avete preso un abbrivio politico che non trova attinenza con la realtà.
Vorrei sapere i nomi degli undici comuni, visto che ancora alcuni si devono esprimere; vorrei sapere a che titolo quei sindaci hanno parlato, considerando che i consigli comunali sono ancora in corso, assessore. Come possono aver speso la parola di rappresentanza di un ente, quando i consigli comunali non sono ancora stati chiamati ad esprimersi? Ma ci torneremo, assessore, perché la sua risposta, per la quale mi dichiaro del tutto insoddisfatto, presidente, credo che solleciterà da parte nostra una convocazione dell'assessore in Commissione per rendere conto di come sta attuando i poteri che la legge 21, ben più ampi di quelli che lei ha sommariamente citato, le conferisce. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bignami.
Passiamo all'oggetto successivo:
3589 - Interrogazione della consigliera Meo, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'obiezione di coscienza nei confronti della vaccinazione in età evolutiva in Emilia-Romagna.
Comunico che la consigliera Meo arriverà in ritardo. Si è però aggiunto ai firmatari dell’interrogazione il consigliere Naldi, che pertanto la illustrerà.
Risponde per la Giunta il sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Naldi per illustrare l’interrogazione.
NALDI: Grazie, presidente. Devo chiedere scusa a nome della mia collega, Gabriella Meo, la quale, purtroppo, è bloccata in un ingorgo autostradale.
Sulla stampa locale sono stati pubblicati diversi articoli inerenti le vaccinazioni obbligatorie dell'età evolutiva, che evidenziano la dura posizione della Procura dei minori di Bologna nei casi in cui i genitori optino per l’obiezione di coscienza. Sia nei casi di negligenza genitoriale e sia nei casi di obiezione di coscienza, l'autorità giudiziaria affida ai servizi sociali comunali la funzione di controllo e verifica.
Considerato che la Regione Emilia-Romagna consente l'obiezione di coscienza alle vaccinazioni obbligatorie, che permette a tutti gli alunni non vaccinati di frequentare regolarmente la scuola di ogni ordine e grado, e attraverso la delibera di Giunta 256/99 ha eliminato ogni sanzione amministrativa, a prescindere dalla scelta individuale dei genitori di vaccinare od optare per l'obiezione di coscienza, gli stessi restano i soli ad assumersi le responsabilità di tale intervento, in quanto, anche in caso di vaccinazione, devono obbligatoriamente sottoscrivere la liberatoria.
Ci sono giunte segnalazioni di alcuni casi a Bologna e provincia, secondo le quali alcuni genitori, che hanno scelto di non vaccinare i figli, si trovano a subire pressioni da parte dei servizi sociali di alcuni comuni, come se fossero genitori negligenti o insensibili alla salute dei loro figli.
Sulla base di tutto ciò, si chiede alla Giunta e all'assessore competente quali azioni di controllo svolge, o ha intenzione di svolgere, la Giunta regionale, al fine di tutelare le famiglie che scelgano di non far vaccinare i propri figli; di sapere se esiste un dato statistico sul numero di cittadini che esercita l'obiezione di coscienza alla vaccinazione in età evolutiva in Emilia-Romagna; se la Giunta ritenga opportuno intervenire presso le Asl e i servizi sociali comunali per chiarire i diritti dei cittadini che esercitano l'obiezione di coscienza. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.
La parola al sottosegretario Bertelli per la risposta.
BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente.
Il tema è complicato, pertanto, mi diffonderò un po’ nella risposta, anche perché credo che l'insieme delle argomentazioni che svolgerò sia di utilità pubblica.
Le vaccinazioni rappresentano uno degli strumenti più efficaci e sicuri a disposizione della sanità pubblica per la prevenzione delle malattie infettive. Tale pratica comporta benefici non solo per effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma, ovviamente, anche in modo indiretto inducendo protezione ai soggetti non vaccinati.
Per motivi storici, in Italia le vaccinazioni contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B sono state introdotte come obbligatorie, e l'obbligatorietà permane tuttora.
Negli anni seguenti, sono state introdotte altre vaccinazioni, altrettanto importanti, ma che, per il mutato contesto sociale, non sono state più rese obbligatorie. Questa coesistenza tra vaccinazioni obbligatorie per legge e altre solo raccomandate ha creato, e continua a creare, molta confusione ed equivoci nella popolazione. Infatti, molti ritengono che le vaccinazioni raccomandate siano meno importanti delle obbligatorie, cosa che non corrisponde alla realtà. Basti pensare al morbillo, malattia ingiustamente sottovalutata, nei confronti della quale l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha predisposto specifici piani di prevenzione basati principalmente su programmi vaccinali, finalizzati all'eliminazione di questa malattia, che può causare gravi complicanze, anche la morte, come si è verificato nel 2002/2003 in Italia meridionale, dove si sono registrati più di mille ricoveri, ventitré encefaliti e almeno quattro decessi.
Negli anni, il vincolo dell'obbligatorietà è stato vissuto da molti cittadini come un gravame posto dallo Stato ed una limitazione della libertà di scelta. Anche molti professionisti hanno evidenziato come l'obbligatorietà sia uno strumento non adeguato a risolvere le esigenze e le paure dei genitori, ma, d'altra parte, occorre considerare che si tratta anche di un diritto del minore a ricevere le vaccinazioni proposte, efficaci e sicure a tutela della sua salute e di quella della collettività in cui vive.
Si fa presente che solo la Regione Veneto ha promulgato una legge regionale, la legge 7 del 2007, che ha permesso l'attivazione del percorso per la sospensione dell'obbligo vaccinale a partire dai nati nel 2008. Si tratta, però, di un percorso sperimentale attentamente monitorato dalla Regione stessa, dal Ministero e dall'Istituto Superiore di Sanità, e che prevede, nel caso in cui le coperture vaccinali diminuiscano mettendo a rischio la salute dei bambini, il ripristino dell'obbligatorietà. Per ora, la situazione è sotto controllo, e i genitori del Veneto continuano a vaccinare i loro figli.
Il piano nazionale di prevenzione vaccinale 2012/2014, approvato il 22 febbraio 2012 con un'intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome, affronta l'argomento dell'obbligatorietà delle vaccinazioni e conclude: "Solo se i tempi saranno maturi per tutte le regioni, si potrà prendere in considerazione la possibilità di concertare un percorso operativo affiancato da un iter amministrativo che porti progressivamente tutte le regioni in maniera sincrona verso il superamento dell'obbligo vaccinale".
All'aumentare della copertura vaccinale e al diminuire della frequenza delle malattie prevedibili, corrisponde una diminuita percezione del rischio di tali malattie ed una enfatizzazione dei rischi connessi con le vaccinazioni, a cui può conseguire un’aumentata frequenza delle obiezioni attive alle vaccinazioni.
La Regione Emilia-Romagna ha affrontato il problema dell’obiezione vaccinale nella deliberazione di Giunta del 13 marzo 2009, la n. 256, dal titolo: "Approvazione del documento contenente ‘Indicazioni alle Aziende sanitarie per promuovere la qualità della vaccinazione in Emilia-Romagna’", nel paragrafo 5.12, "Il dissenso alle vaccinazioni", si fa riferimento ad uno specifico protocollo che prevede l'invio di ulteriori inviti alla vaccinazione e alla proposta di un colloquio con un operatore sanitario per cercare di dirimere i dubbi che i genitori possono manifestare.
Si ricorda che da molto tempo la Regione cura materiale informativo sulle vaccinazioni costantemente aggiornato per offrire ai genitori elementi di contesto e riferimenti scientifici. Tali strumenti informativi, disponibili in dodici lingue, sono inviati ai genitori prima della convocazione e comunque sono reperibili on-line sul portale SalutER. Purtroppo, in rete, sono presenti quasi esclusivamente siti contrari alle vaccinazioni, che forniscono informazioni non corrette in quanto non basate su prove scientifiche, ma esclusivamente aneddotiche e basate su ideologie.
Al termine del colloquio, i genitori, se permangono nella loro posizione di rifiuto, sono invitati a firmare un modulo di dissenso informato. Viene poi previsto che il medico vaccinatore del servizio sanitario, nella sua funzione di pubblico ufficiale, segnali al sindaco del comune di residenza o domicilio del minore e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori l'inadempienza, evidenziando nel modulo allegato alle deliberazione citata se sussistano o meno elementi che facciano ipotizzare nei confronti del minore una situazione di incuria da parte di coloro che ne esercitano la tutela.
Sebbene la quasi totalità delle segnalazioni giunte al Tribunale contenesse esplicitamente l'indicazione di assenza di elementi che potessero far sospettare una situazione di abbandono e di trascuratezza da parte dei genitori, il Tribunale per i minori di Bologna ha proceduto, nel recente passato, a richieste ai servizi sociali di un'indagine per valutare l'adeguatezza genitoriale dei singoli casi, quindi un'indagine ulteriore. A seguito di tale situazione, che rischiava di esacerbare gli animi e anzi creava maggiori resistenze nei confronti delle vaccinazioni, oltre a rappresentare un aggravio di lavoro per i servizi sociali, la Regione ha promosso, per il tramite del Garante dei minori della Regione, un incontro con il Tribunale dei minori, per esaminare la situazione e le possibili soluzioni.
In tale contesto, si è concordato con la proposta regionale di modificare la deliberazione 256 del 2009, prevedendo l'inoltro della segnalazione esclusivamente qualora si sospetti una mancata cura del bambino. Tale proposta è in fase di predisposizione, in essa verrà anche previsto che il minore, una volta compiuti i 18 anni, sia richiamato dai servizi pubblici vaccinali delle Aziende sanitarie per offrirgli le vaccinazioni non ancora effettuate.
Venendo poi ai dati della Regione Emilia-Romagna, ogni anno vengono raccolte e valutate le coperture vaccinali, il numero dei bambini vaccinati sul totale dei bambini residenti per anno di nascita, per tutte le vaccinazioni. I valori, pur essendo ancora buoni, mostrano sicuramente un declino negli ultimi anni, passando dal 98,1 per cento del 2000 al 96,2 per cento del 2011, valore che per ora si mantiene al di sopra del 95 per cento, obiettivo minimo posto a livello nazionale.
Inoltre, si evidenzia una notevole variabilità fra Aziende sanitarie, in particolare l'azienda di Rimini è ampiamente al di sotto del 95 per cento. Per quanto riguarda il fenomeno dell'obiezione delle vaccinazioni obbligatorie, l'indicatore monitorato dal livello regionale si riferisce ai nuovi casi di obiezione completa alle vaccinazioni al dodicesimo mese di vita del bambino, la percentuale di obiettori per indicatore così definito mostra un trend crescente nel tempo. Si va, infatti, da un valore intorno allo 0,8-0,9 fino al 2008, all'1,5 del 2011, pari a 606 bambini. Se si prendono in considerazione tutti gli obiettori, anche quelli per i quali i genitori hanno espresso il loro dissenso solo verso alcuni specifiche vaccinazioni, i valori, sempre nel 2011, risultano pari all'1,8 per cento. Va considerato che i dati definitivi sono relativi ai casi incidenti, cioè alle obiezioni relative alle più recenti corti di nascite, se si considerano i dati cumulativi degli ultimi 10 anni, dobbiamo pensare a quasi 4000 bambini, a cui si devono sommare i bambini che effettuano vaccinazioni incomplete. L'accumulo nel tempo dei bambini non protetti può comportare l’insorgere di epidemie che sicuramente danneggiano principalmente proprio i bambini più fragili e malati che non possono essere vaccinati per motivi di salute.
Si confermano le differenze tra le varie Aziende sanitarie. Nel 2011 il range va dallo 0,6 per cento al 6,1 per cento. L'Azienda di Rimini, in particolare, risente della presenza di un movimento antivaccinale molto attivo e mostra una percentuale di obiettori elevata, pari al 6,1 per cento. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, sottosegretario Bertelli.
La parola al consigliere Naldi per la replica.
Consigliere ha tre minuti e trentaquattro per dichiararsi o meno soddisfatto. Prego.
NALDI: Grazie, presidente. Ringrazio il sottosegretario Bertelli. La risposta che ci ha fornito è sicuramente molto completa, argomentata, per questo lo ringrazio. Con riferimento ad alcune considerazioni che sono state svolte, non credo di potere essere del tutto d'accordo su tutto, ma complessivamente la risposta, essendo una risposta impegnata, mi può convincere, anche se, ripeto, mi trova solo parzialmente soddisfatto per alcune altre considerazioni.
Chiedo di poter acquisire la risposta scritta, in modo tale da poterla valutare con più tempo a disposizione. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.
Passiamo all'ultima interrogazione a risposta immediata, chiamando l’oggetto:
3592 - Interrogazione del consigliere Manfredini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la situazione relativa all'azienda CorbettaFia di Medolla, gravemente danneggiata dal sisma del 2012.
Risponde per la Giunta l'assessore Muzzarelli.
La parola al consigliere Manfredini per illustrare l’interrogazione.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Verso la fine di gennaio, durante una visita nei luoghi terremotati, ho avuto casualmente l'occasione di parlare con un dipendente della CorbettaFia, che, come lei ben sa, assessore, è una delle principali aziende italiane specializzate nella produzione dei bordi ABS, con sede a Medolla.
La sede degli stabilimenti ha subito gravi danni a seguito del sisma che ha colpito l’Emilia nel giugno del 2012. Pare che la proprietà e la direzione dell'azienda, valutati i danni subiti, e quantificati i costi per la ricostruzione in loco e la ripresa della produzione, avrebbero deciso di non ricostruire dopo il sisma. Cinquanta dipendenti della CorbettaFia di Cavezzo rischiano, quindi, di perdere definitivamente il posto di lavoro.
Nei giorni seguenti, ho appreso dalla stampa che lei, assessore, ha avuto incontri e colloqui con la proprietà e la direzione dell'azienda, dei cui esiti i dipendenti non sono stati informati.
Tramite quest’interrogazione, chiedo se l'esito dell'incontro sia stato positivo e risolutivo al fine di evitare la delocalizzazione; a quanto ammontino i contributi per la ricostruzione riconosciuti all'azienda, e quali siano i modi e tempi per l'erogazione. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.
La parola per la risposta all'assessore Muzzarelli.
MUZZARELLI, assessore: Grazie, presidente. Saputo delle difficoltà, abbiamo convocato l’azienda in Regione il 25 gennaio. L’abbiamo incontrata e, dopo un'ora, abbiamo incontrato e informato anche le organizzazioni sindacali.
Abbiamo promosso l'incontro perché volevamo capire quali fossero le intenzioni dell'azienda, e volevamo dare indicazioni sul quadro normativo per la ricostruzione dopo il terremoto.
Prima di addentrarmi nella risposta, desidero fare una breve cronistoria. Oggi l'azienda è stata comperata dalla CorbettaFia del Gruppo Valentini, ma l'azienda è conosciuta nella Bassa Modenese come Oece Plastics, un marchio storico del bordo, materiale tecnico e plastico per mobili, un settore molto complicato e in grande difficoltà.Infatti, sono cinque anni ormai che l’azienda è nel pieno di una pesante crisi. È stata acquistata nel 2008, se non ricordo male, da una delle aziende leader proprio nel settore del bordo (i bordi sono tutti i battenti dei mobili, un settore molto particolare). Nel 2009 vi è stata una ristrutturazione con investimenti, a detta dell'azienda, di 8/10 milioni di euro. Lo stabilimento di Medolla vale circa il 40-50 per cento del valore dei prodotti della società.
L'azienda, che aveva acquistato, si era impegnata totalmente, nonostante la crisi, ad agire, poi ha dovuto applicare i contratti di solidarietà al 50 per cento. Il terremoto ha distrutto tutti gli sforzi fatti, bloccando la capacità produttiva, una difficoltà quest’ultima che si inserisce nel contesto di un mercato in crisi. I tempi di reazione per assicurare questi bordi è di 3/10 giorni. Vi è stata una rincorsa per una ripartenza produttiva in un'altra zona, perché, ovviamente, altre aziende si erano fatte subito avanti per conquistare i pezzi di mercato che erano stati lasciati liberi.
L'azienda ha investito in un'altra azienda del territorio dell'Emilia-Romagna, cercando di trovare da due difficoltà una risorsa, continuando a cercare di esistere, e cercando di trovare le condizioni per stare sul mercato. Ha trovato, quindi, sinergia in Emilia-Romagna. Adesso, ovviamente, il quadro è di difficoltà, tant’è che la proprietà aveva deciso di chiudere, aveva deciso di ragionare in questo senso con l'altra azienda sempre della nostra Regione.
L'11 febbraio vi sarà un incontro con le associazioni sindacali e la proprietà, in quell'occasione ci sarà un confronto di merito. Che cosa abbiamo potuto fare noi? Noi abbiamo potuto portarli, sulla base di alcune rapide considerazioni che farò, ad un ripensamento. Erano partiti già crudi e chiusi, quando noi abbiamo detto loro, il sottoscritto in particolare, che, in primo luogo, le imprese del terremoto riceveranno, "prenderanno", le risorse ed i contributi, che ci sono - in tal senso, vorrei sgombrare il campo rispetto a tutte le discussioni sui contributi: i contributi ci sono, li stiamo già erogando -, se rimarranno qui, non se andranno altrove, e se investiranno per la ricostruzione e il rilancio dell'azienda sul territorio.
In secondo luogo, noi concediamo contributi per immobili al 100 per cento, gliel’abbiamo detto chiaramente, invitandoli a rifare i conti rispetto alle valutazioni che avevano fatto, perché avevano una quota di assicurazione, e con l'assicurazione se ne andavano. Pertanto, li abbiamo esortati a rifare i conti sulla base del fatto che i contributi per gli immobili sono al 100 per cento, e sulla base del fatto che il sottoscritto ha avuto anche degli incontri anche col Comune, dunque, dovendo loro fare i conti su quell'area del Comune, non ci saranno speculazioni, vorrei che fosse chiaro, pertanto lo dico in modo esplicito. Noi abbiamo detto che stavamo lavorando. È di ieri la notizia che abbiamo sbloccato un'altra delle questioni sulle richieste del Presidente Errani al Governo, per quanto riguarda il tema della possibilità delle aziende di presentare il bilancio a settembre, non subito, per cercare di avere respiro e possibilità di gestire ulteriormente questa fase molto delicata per tutti.
Ho invitato, quindi, l'azienda a fare i conti, insieme all'Amministrazione, sulla base delle seguenti condizioni: il 100 per cento per gli immobili, l'80 per cento per i macchinari, l'80 per cento per gli impianti e la quota per le scorte.
Devo dire che loro non se l'aspettavano e hanno detto: "ci prendiamo una fase di riflessione", quindi, dal no iniziale, siamo passati ad una fase di riflessione.
Anche oggi intendo ribadire in Aula che noi, dopo l'11 febbraio, dopo l'incontro che l’azienda avrà con i sindacati, rifaremo, prima assieme al sindacato, poi assieme alla proprietà, il punto per cercare di capire quali dovranno essere le strategie, ovviamente, sulla base dell'impianto che stamattina ho evidenziato in modo molto netto, perché io credo che, in questo momento, bisogna essere molto netti nei passaggi, nei percorsi e nelle azioni, coerenti e conseguenti, che abbiamo messo a compimento, che vogliamo realizzare, concedendo a chi rimane sul territorio le risorse per costruire meglio e in modo più funzionale di prima.
Devo dire che io ho anche la fortuna di girare molto e di partecipare alle inaugurazioni, ed il fatto che molte aziende comincino a fare le inaugurazioni è un buon segno per la ripartenza di un’economia che è straordinaria per il nostro Paese. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Muzzarelli.
La parola al consigliere Manfredini per la replica.
Consigliere ha 4,24 minuti per dichiararsi soddisfatto o meno.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Farò molto prima, anche perché l'assessore è stato molto chiaro e condivido il percorso che ha scelto di intraprendere.
Io non avevo dubbi sul suo interessamento, ma, nel dichiararmi soddisfatto della sua risposta, assessore, la invito caldamente ad insistere proprio sul programma che lei ha descritto per questo nuovo percorso, a fare tutto il possibile affinché l'azienda rimanga in loco, perché forse cinquanta dipendenti, in una situazione normale, potrebbero anche trovare lavoro altrove, vista la loro esperienza, e Cavezzo è una sede del mobile, purtroppo, però, alla luce di tutto quanto è successo, vi è proprio la necessità che quest'azienda non vada via.
Noi avevamo già espresso le nostre preoccupazioni circa le delocalizzazioni immediatamente dopo i primi giorni del sisma, perché vedevamo questa stessa preoccupazione sul territorio, chiedendo di cercare di spendere tutte le risorse fisiche e politiche di cui disponevamo presso il Governo Monti, al fine di ottenere i soldi necessari, com’è stato per altre località, per ricostruire tutto e in tempi brevi.
Mi dichiaro soddisfatto anche del fatto che lei dica che i soldi ci sono già, che avete già iniziato ad erogarli. In effetti, nelle visite che faccio quotidianamente, vedo che c'è già un certo cambiamento, ma siamo ancora un po' indietro, vorrei che i tempi fossero accelerati. In tal senso, chiedo caldamente di intervenire e di proseguire su questa linea, e di riferire all’Assemblea non appena avrà avuto quest'incontro con i sindacati e con i nuovi proprietari dell’azienda, con l’auspicio che riesca a portare a termine questo lavoro, che preoccupa davvero cinquanta famiglie. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini, con la cui replica termina lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata in Aula.
Diamo inizio ai lavori dell'ordine del giorno.
OGGETTO 3030
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna» (56)
(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)
PRESIDENTE (Costi): Ricordo l'iter dell’oggetto.
Il testo n. 4/2012 è stato licenziato dalla I Commissione "Bilancio Affari generali ed istituzionali" nella seduta del 13/09/2012.
Discussione generale nelle sedute assembleari antimeridiana e pomeridiana del 18/09/2012 e contestuale delibera n. 88 del 18/09/2012 di procedere all’indizione del referendum consultivo.
Pubblicazione nel Bollettino Ufficiale n. 282 del 17/12/2012 dei risultati dei referendum.
A norma della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24 (Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle unioni e alle fusioni di comuni), articolo 13, comma 2, in caso di svolgimento del referendum, la votazione finale da parte del Consiglio sul progetto di legge resta sospesa fino alla pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione dei risultati del referendum.
Il Consiglio regionale delibera definitivamente sul progetto di legge entro i successivi sessanta giorni, per la precisione entro il 15 febbraio 2013.
Il testo n. 1/2013 è stato licenziato dalla Commissione "Bilancio Affari generali ed istituzionali" nella seduta del 29 gennaio 2013, con il titolo "Istituzione del Comune di Valsamoggia mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna".
Il Relatore della Commissione, consigliere Antonio Mumolo, e il Relatore di minoranza, consigliere Galeazzo Bignami, hanno fatto riserva di chiedere l'autorizzazione alla relazione orale, per la quale ricordo che occorre il voto favorevole dei 2/3 dei consiglieri presenti.
Il progetto di legge è composto da 7 articoli.
Prima di procedere alla votazione, nomino scrutatori la consigliera Marani, la consigliera Moriconi e il consigliere Lombardi.
Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi, della richiesta dei relatori di autorizzazione alla relazione orale.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Costi): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
29
Assenti
21
Favorevoli
29
Contrari
--
Astenuti
--
PRESIDENTE (Costi): La richiesta di relazione orale è accolta.
La parola al consigliere Mumolo, relatore della Commissione, per lo svolgimento della relazione orale.
MUMOLO, relatore della Commissione: Grazie, presidente.
Oggi quest’Assemblea dovrà decidere se approvare la legge che determina la fusione di cinque Comuni della Val Samoggia.
Noi abbiamo discusso molto su questo provvedimento, in Aula e in Commissione, ma l'importanza della questione rende necessario, prima di entrare nel merito della legge, ricordare i passaggi che hanno caratterizzato questa prima legge di fusione di comuni in questa Regione.
Il percorso che oggi porta quest’Assemblea ad esaminare l'ipotesi di fusione dei Comuni bolognesi di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno ha preso avvio ormai più di due anni or sono, quando, su richiesta dei Comuni interessati, la Regione finanziò uno studio di fattibilità che verificasse la realizzabilità e la opportunità, in termini economici e di funzionamento, dell'ipotesi di istituzione di un unico nuovo Comune.
L'ipotesi di fusione poteva, infatti, rappresentare l'opportunità di raggiungere migliori risultati dal punto di vista dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione amministrativa, salvaguardando i servizi messi fortemente a rischio dalla situazione di grave crisi di risorse in cui versano soprattutto i comuni più piccoli.
Consegnato nell'aprile dell'anno scorso, lo studio afferma che esistono tutte le condizioni per ritenere fattibile ed utile una fusione dei Comuni interessati. Si tratta, infatti, di un territorio già fortemente integrato ed interconnesso, che da tempo esercita in maniera associata le funzioni in materia di urbanistica, tutela e valorizzazione dell'ambiente, valorizzazione e promozione del patrimonio artistico e culturale, regolamentazione negli standard dei servizi.
A seguito delle risultanze positive dello studio di fattibilità e di numerosi incontri degli amministratori con la popolazione, le realtà produttive, le parti sociali, i cinque Comuni interessati hanno deliberato singolarmente, ed a maggioranza qualificata, la stessa - per intenderci - che serve per approvare gli statuti comunali, di procedere nell'ipotesi di fusione, inviando istanza in tal senso alla Giunta regionale, affinché predisponesse il necessario progetto di legge regionale, non raggiungendo il nuovo Comune la soglia dei 50 mila abitanti necessaria per poter agire autonomamente.
Il 23 luglio 2012, la Giunta regionale, verificati tutti i presupposti di forma e di sostanza necessari per attivare la procedura di fusione, aderendo alla domanda dei sindaci e dei consigli comunali, ha approvato il progetto di legge. Sottolineo che la Regione non sta agendo su propria iniziativa, ma a sostegno della volontà liberamente espressa a maggioranza qualificata dai consigli comunali, che sono a loro volta espressione di quelle popolazioni. Insomma, l'emanazione del progetto di legge da parte della Giunta regionale è, né più né meno, un atto dovuto. Che poi la scelta dei comuni trovi il pieno sostegno della Regione non è un mistero per nessuno. Da anni, ormai, perseguiamo convintamente un riordino territoriale, basato sulla programmazione per aree vaste, sulla gestione associata delle funzioni e sulle economie di scala.
Il progetto di legge è stato presentato in Aula, e si è deciso di sospenderne l'esame al fine di consentire lo svolgimento del referendum consultivo tra i cittadini interessati al procedimento di fusione. L'Assemblea legislativa ha, quindi, deliberato l'indizione del referendum consultivo, che è stato espletato il 25 novembre 2012.
La disciplina del referendum consultivo prevede che l'esito non sia vincolante per il legislatore. Noi ci siamo, però, impegnati formalmente a dare il dovuto valore alla volontà espressa dagli elettori nei territori interessati nel loro complesso, non potendo per nessuna ragione scorporare alcun comune dalla proposta originaria, poiché ne risentirebbe non solo l'impianto della fusione, ma verrebbero falsate anche tutte le conclusioni dello studio di fattibilità.
La maggioranza dei votanti, il 51,5 per cento, si è espressa per il sì, e l'ha fatto nella maggioranza dei comuni coinvolti. Entro il 15 febbraio, la Regione, valutati gli esiti del referendum, deve decidere se dare corso o meno alla fusione. Oggi noi siamo qui per prendere questa decisione.
Non nascondo che c'è stata una lunga riflessione in seguito all'esito del referendum, poiché in due comuni la maggioranza dei cittadini ha espresso parere sfavorevole alla fusione. Ci siamo interrogati su che cosa fare, tenendo presente, da un lato, le legittime perplessità di coloro che hanno votato no, e, dall'altro, le legittime aspettative di coloro che si sono dichiarati favorevoli.
Poi sono arrivate le nuove prese di posizione dei Consigli comunali, del Consiglio provinciale, dei partiti territoriali e di quelli provinciali, e l’appello a proseguire nel percorso da parte del comitato del sì. Tutti ci hanno chiesto di andare avanti, e noi, Giunta e maggioranza, riteniamo che questa sia la decisione giusta da prendere, con l'impegno formale di tenere conto delle perplessità espresse dal comitato del no nel percorso che porterà alla nascita del nuovo Comune.
Una scelta, d'altro canto, resa quasi ormai indispensabile anche dalla contrazione delle risorse economiche che gli enti locali si trovano ad affrontare. Come rispondere, infatti, alla sfida di aumentare e qualificare i servizi avendo a disposizione meno risorse, se non perseguendo economie di scala, eliminando le spese ridondanti, risparmiando sull'apparato gestionale e sui costi istituzionali, per reindirizzare il risparmio così ottenuto sulle prestazioni in favore dei cittadini?
In queste condizioni la fusione appare come l'unica strada veramente efficace per la riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni locali. In particolare, come già detto, la fusione può essere il culmine di un processo virtuoso, e può comportare grandi opportunità per i comuni; farà risparmiare molti soldi alle amministrazioni locali, circa il 10 per cento; porterà circa 18 milioni di euro nelle casse del nuovo Comune in dieci anni, denaro che servirà a garantire quei servizi per i cittadini che oggi garantiti non sono più.
Inoltre, il Comune per due anni non sarà soggetto al patto di stabilità, e questo vuol dire che potrà utilizzare risorse, oltre 6 milioni di euro, che altrimenti resterebbero ferme, congelate. Anche per questi motivi, oggi chiederemo a quest'Aula di esprimersi favorevolmente rispetto a questo progetto di legge.
Vengo, infine, all'esame del testo. Il progetto di legge si compone di sette articoli, e istituisce, dunque, un nuovo Comune, che conterà circa 30 mila abitanti e 180 chilometri quadrati di superficie.
L'articolo 1 prevede l'istituzione del nuovo Comune e ne stabilisce il nome in Valsamoggia, lo prevede a decorrere dal 1° gennaio 2014. La decorrenza al 1° gennaio 2014 permette di semplificare l'adozione di una serie di atti, soprattutto di natura economico-finanziaria, e di programmare le prime elezioni del nuovo Comune in coincidenza con la tornata elettorale amministrativa generale del 2014, riducendo al minimo il lasso di tempo in cui il Comune dovrà essere retto da un organo straordinario.
L'articolo 2 assicura che siano previste adeguate forme di partecipazione delle comunità originarie e il decentramento di servizi, attraverso la possibilità di istituire municipi.
L'articolo 3 regola la successione dei rapporti giuridici, finanziari, patrimoniali che passeranno al nuovo Comune, così come i beni demaniali e patrimoniali, e il personale dei preesistenti comuni.
L'articolo 4 contiene una serie di norme di salvaguardia che regolano le dinamiche interne all'unione di cui i cinque i comuni originari fanno parte, insieme al Comune di Monte San Pietro. In particolare si stabilisce che i benefici degli interventi speciali per la montagna stabiliti dall'Unione Europea e dalle leggi statali e regionali permangano in capo ai territori montani del nuovo Comune. Dal 1° gennaio 2015, salvo anticipato scioglimento dell'unione o eventuale ampliamento dell'unione stessa, tutte le funzioni regionali in materia di sviluppo della montagna, già delegate all'unione dei comuni, saranno delegate al nuovo Comune, che le eserciterà anche per il territorio del Comune di Monte San Pietro, con il quale dovrà coordinarsi.
Infine, l'articolo istituisce un osservatorio regionale del processo di fusione dei comuni composto da funzionari del nuovo comune e da funzionari regionali, allo scopo di monitorare gli effetti che scaturiscono dal processo di fusione in tutti i settori amministrativi di competenza regionale e il concreto impatto del processo di fusione sui cittadini, sugli enti pubblici e sulle imprese. Fra i compiti dell'osservatorio rientrano anche la ricognizione delle criticità di natura amministrativa, burocratica e organizzativa, la riproposizione agli enti competenti di congrue soluzioni operative, la previsione di periodica relazione dell'osservatorio agli organi di governo della Regione e del nuovo Comune.
L'articolo 5 dispone la concessione di contributi regionali al nuovo Comune. Si tratta - lo voglio ricordare perché è importante - di un contributo ordinario della durata complessiva di 15 anni, ammontante a 705 mila euro per i primi dieci anni, e a 210 mila euro negli ultimi cinque anni, e di un contributo straordinario in conto capitale a titolo di compartecipazione alle spese iniziali della durata di tre anni, pari a 300 mila euro all'anno. Inoltre, per dieci anni, il nuovo Comune avrà priorità assoluta nei programmi e nei provvedimenti regionali di settore che prevedono contributi a favore degli enti locali.
Per evitare poi che la scelta di procedere a fusione penalizzi i comuni originariamente associati, si prevede che il nuovo Comune sia equiparato all’unione di comuni ai fini dell'accesso ai contributi previsti da programmi e provvedimenti regionali di settore riservati a forme associative di comuni.
Inoltre, la Regione si impegna, compatibilmente con le norme in vigore, a supportare il nuovo Comune anche mediante cessione di quote del patto di stabilità territoriale.
L'articolo 6 istituisce nuovi capitoli di bilancio per il finanziamento alla presente legge; e l'articolo 7, l'ultimo, contiene disposizioni volte a regolare la fase transitoria dall'istituzione del nuovo Comune fino alle elezioni amministrative del 2014.
Dalla data di istituzione del nuovo Comune verrà nominato un commissario governativo fino all'elezione degli organi del Comune di nuova istituzione, e i sindaci dei comuni di origine, entro il 31 dicembre 2013, d'intesa tra loro, formuleranno proposte e provvedimenti per consentire la piena operatività del nuovo Comune dal 1° gennaio 2014.
Viene, infine, istituito un organismo consultivo, composto dai sindaci dei preesistenti comuni d'origine, con il compito di collaborare con il commissario governativo, a fornire ausilio allo stesso nella fase istitutiva del nuovo Comune.
Grazie, presidente, e grazie a tutti voi, colleghi, per l'attenzione.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mumolo.
La parola al consigliere Bignami, relatore di minoranza.
BIGNAMI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Anticipo che porremo una questione sospensiva, già preannunciata in sede di Commissione, che verrà formalizzata nell'ambito della discussione generale.
Desidero, in primo luogo, ringraziare il collega Mumolo, e lo faccio senza alcuna ironia, per avere voluto assistere, in questo processo di redazione della legge, ai lavori della Commissione anche spendendosi - mi permetto di fare questa considerazione - personalmente rispetto ad alcune vicende che - ma avremo modo di parlarne - probabilmente, senza la sua autorevolezza, sarebbero state trattate in maniera diversa.
In termini un po' più - me lo consenta, consigliere - polemici desidero anche ringraziarla perché, per la prima volta, abbiamo sentito in quest'Aula ciò che doveva essere inserito nello studio di fattibilità, che, invece, purtroppo, è risultato mancante. Dico questo fin da subito, vale a dire in sede di illustrazione del progetto di legge, perché, com'è noto a questa Giunta, o almeno come dovrebbe essere noto a questa Giunta, la delibera regionale con cui si affidano i finanziamenti per l'elaborazione del progetto di fusione - cercavo rapidamente la stessa -, la delibera 354 del 2003, vincolerebbe la concessione di questi finanziamenti all'elaborazione di un progetto e di una considerazione puntuale delle ricadute in ambito economico, finanziario e contabile. Invece, non abbiamo sentito una parola, né dallo studio di fattibilità, totalmente lacunoso sul tema, né dall'assessore, e solo oggi, per la prima volta, si affacciano alcuni aspetti in ordine alle economie di scala che verrebbero realizzate in ordine al procedimento di fusione ormai giunto - purtroppo - ad un passo. Dico questo perché credo sia bene fissare, come ha fatto il collega Mumolo, alcuni aspetti che, evidentemente, rischiano di essere meno valorizzati da una illustrazione asettica della legge.
Questo progetto nasce, come ho detto, con il conferimento di uno studio di fattibilità lacunoso, per non dire precario, con aspetti portati in totale violazione della delibera di Giunta regionale che ho testé citato, e prosegue con modalità a dir poco singolari. Ricordiamo che in sede di Commissione, un autorevole esponente della maggioranza, il capogruppo di maggioranza aveva detto che l'esito del referendum sarebbe stato valutato non solo in termini quantitativi, ma anche in termini qualitativi. Ricordo bene queste parole, invece abbiamo assistito ad un totale sopruso della volontà democratica, che, evidentemente, intendete ratificare in quest'Aula.
È bene, però, recuperare la dimensione da cui nasce questo progetto di fusione. Questo progetto di fusione coinvolge sei comuni, non cinque, perché ai cinque che oggi noi costringeremo - dobbiamo assumerci la responsabilità delle scelte politiche che facciamo -, costringeremo perché non vi è alcuna volontà popolare per almeno due comuni; costringeremo perché il 60 per cento dei cittadini di due comuni hanno detto di no; costringeremo perché un sesto comune, Monte San Pietro, si è chiamato immediatamente fuori dal progetto di fusione, ben immaginando le forche caudine che si sarebbero prefigurate all'esito dello stesso. Di questi sei comuni, tre hanno detto di sì, uno si è chiamato fuori, due hanno detto di no. Cionondimeno, si prosegue in questa direzione.
Nel febbraio del 2011, se non ricordo male, o del 2012, rispondendo ad un interpello di un comitato di cittadini, il Sindaco del Comune di Savigno afferma che, laddove vi fosse stata una maggioranza contraria anche solo di un comune, vi sarebbe stato da parte della Regione il dovere di prendere atto che questo progetto sarebbe stato, in qualche maniera, abortito. Vorrei recuperare esattamente le parole del Sindaco, che affermò, rispondendo ad un interpello formale, su carta intestata e protocollata - non so se questo possa essere considerato in qualche maniera rilevante sul piano - che la valutazione del Consiglio regionale "deve obbligatoriamente tenere conto della volontà popolare letta nel suo insieme, ma anche comune per comune". Tanto disse il Sindaco di Savigno, posso dire turlupinando, per usare un'espressione elegante, i cittadini? Perché questo? Perché ci avete turlupinati tutti, perché in sede di Commissione ci avevate detto che sarebbe stata verificata la volontà non solo quantitativa, ma anche qualitativa; perché quando abbiamo votato a settembre in quest'Aula, assessore, se lo ricorderà, era già stato inviato a casa dei cittadini il suo opuscolo, ripeto, il suo opuscolo, con il suo nome, la sua faccia, il logo della Regione, dove si diceva: "la fusione si farà e il 25 novembre sceglieremo", quando quest'Aula doveva ancora votare.
Quando il gruppo del Pdl ha inviato a casa dei cittadini un analogo opuscolo, avete suscitato una sanzione del CORECOM, con i soliti dirigenti, non soliti, con quei pochi - devo dire la verità - dirigenti che attaccano l'asino dove vuole il padrone, e che l’AGCOM ha annullato dicendo che quella sanzione non stava né in cielo né in terra, ed andremo a fondo anche a questa questione.
Si è svolto lo stesso giorno delle elezioni del PD perché avevate paura, a ragion veduta, che diversamente vi sarebbe stata una diserzione delle urne. Avete totalmente ignorato la richiesta di un Sindaco, che non è certamente di centrodestra, con la quale il medesimo chiedeva sessanta giorni in più per poter discutere e condividere col territorio questa scelta, e gli siete passati sopra, e su questo - voglio fissare un punto di correttezza -, se è vero com'è vero - lo riconosciamo - che la scadenza dei sessanta giorni era fissata dalla legge, quindi non era concepibile una proroga, è altrettanto vero che si poteva tranquillamente nell'iter far decadere questo singolo provvedimento adottando una corsia preferenziale che riportasse in Commissione e in Aula il medesimo, consentendo che quei sindaci che sono sul territorio e che, come ho detto poc'anzi, sono l'unico, vero presidio democratico che esiste sul territorio, potessero confrontarsi con la cittadinanza in ordine alla realizzazione di questo sfortunato processo di fusione, redatto, lo dico come notizia, ed ognuno se ne farà la propria idea, da un professionista che, all'esito di questo studio, è stato nominato presidente di una società partecipata da voi, ed ognuno se ne può fare un’idea.
Avete fatto tutto ciò, ma tutto ciò è risultato assolutamente - oserei dire - banale rispetto a ciò che avete fatto dopo, quando su un referendum che voi avete indetto introducendo in sede di legge finanziaria del 2011 una norma non concordata, non preannunciata, con un emendamento, che definire un blitz è stato poco, una modifica in sede di legge finanziaria, una legge che invece riguarda i referendum, con un’operazione che credo meriterebbe già di per sé una reazione di filibustering che, tutto sommato, non realizzeremo neanche oggi, perché, contrariamente a voi, abbiamo rispetto per le istituzioni. Presenteremo degli emendamenti qualificati, qualificanti, ma non faremo certamente quei blitz in Aula che squalificano chi li ha portati avanti più ancora di chi li ha votati, ma tutto ciò è stato poco rispetto a quello che avete fatto dopo. Avete violato la volontà dei cittadini di Bazzano e di Savigno che al 60 per cento si erano espressi contro questa fusione sulle regole, sulle norme, sull’assetto normativo che voi avete costruito e voi avete perso rispetto a quello stesso assetto che avevate costruito e nonostante ciò siete andati avanti per arrivare a un progetto di legge composto da sette articoli che presenta tante lacune. Abbiamo cercato di migliorarlo, cercando anche di pareggiare degli scalini legislativi che purtroppo erano presenti nel testo, si demandavano allo statuto alcune possibilità che la legge nazionale invece fissa in capo alla legge regionale. Ci avete dato retta perché era evidente che era assolutamente sbagliato. Abbiamo dovuto riscrivere un testo precario formulato in una maniera a dir poco traballante e abbiamo però dovuto assistere a una cosa che ritengo inconcepibile: nel testo di legge avete inserito il quantum andrete a riconoscere nelle amministrazioni.
Voi fissate un impegno di spesa per dieci anni successivi in importi di 200 mila euro per la fusione e la cosa mi ha lasciato a dir poco sorpreso, visto che in un altro contesto il gruppo PDL aveva presentato un analogo procedimento di legge e ci avevate detto che non era consentito perché non si potevano prendere impegni di spesa per gli anni successivi. Pertanto, su questo, Presidente, chiedo un parere di regolarità contabile perché a mio giudizio ciò non è ammissibile e se è ammissibile oggi era ammissibile ieri e lo sarà domani.
Tutto ciò per fare cosa? Per costruire un progetto di legge non voluto dal territorio, che voi volete esclusivamente adottare perché il Segretario provinciale del partito di maggioranza si è giocato la sua credibilità politica su questo progetto perché lui è stato sindaco di uno dei Comuni, ha voluto forzare la mano, ha voluto dimostrare che lui è nerboruto e muscolare e che, quindi, impone sul territorio le scelte anche quando le scelte non vengono condivise. Questo progetto di legge non porterà a nulla perché così come voi avete, con una norma blitz, introdotto una modifica al processo di referendum, potrete tranquillamente, in sede di prossima finanziaria, abbattere il quantum del finanziamento che voi oggi sventolate sotto il naso di qualche amministratore che improvvidamente si sta fidando di voi e sta sacrificando una civicità che si è costruita nel tempo e negli anni, anche rifiutando una disponibilità sempre del centrodestra che aveva chiesto di non essere esclusa da questo processo perché è ben contenta di poter andare incontro alle istanze di fusione e di semplificazione, ma fatto in accordo col territorio, ed è per questo che anche in questa sede presenteremo degli emendamenti per ripristinare questa armonia e lo faremo perché il centrodestra non si sottraeva a un confronto - l’abbiamo chiesto e invocato fino all’ultimo - e anche oggi continuiamo a chiederlo in rispetto non tanto e non più solo del centrodestra quanto della volontà dei cittadini. Lo richiediamo: escludete Bazzano e Savigno da questo processo e vi daremo il voto favorevole sul resto della fusione. L’ho detto in più sedi e lo formalizzo anche quest’oggi perché credo che sia l’unica strada per far sì che questo progetto di legge lacunoso, precario, affrettato, estremamente traballante, abbia almeno il supporto di tutti.
Lo dico a vostra tutela, perché chi crede che questo progetto di legge che, per fortuna, solo come relatore di minoranza devo illustrare, finisca qua e non venga impugnato in altre sedi, sbaglia e sarebbe davvero una sconfitta per la qualità della produzione legislativa di tutta la nostra Assemblea se questo stesso progetto venisse censurato in sede costituzionale.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bignami.
Chiedevo anche al consigliere se ha già ufficializzato la richiesta di sospensiva o se intende ufficializzarla.
BIGNAMI: Mi risultava che si doveva fare in sede di discussione generale e non so se le relazioni attengono già alla discussione generale, quindi la formalizzo col deposito del testo. Se vuole do lettura, altrimenti...
PRESIDENTE (Costi): Va bene.
BIGNAMI: Do lettura del testo: "Considerando che con richiesta di cui al protocollo generale il sindaco di Bazzano" - eccetera - "ha chiesto un parere alla Regione Emilia-Romagna finalizzato a verificare la possibilità di rinviare l’approvazione alla legge regionale oggetto 3030 al fine di garantire un maggior approfondimento della discussione in corso, anche in considerazione degli esiti del referendum del 25 novembre scorso, rilevato che la Regione Emilia-Romagna, con proprio parere tecnico, ha rigettato questa possibilità adducendo argomentazioni assai discutibili, considerando che tuttavia è piena facoltà dell’Assemblea legislativa ricalendarizzare il progetto di legge con una rapida fissazione del medesimo in Commissione, quindi in Aula, con ciò accogliendo, di fatto, la richiesta del territorio, si propone all’Assemblea legislativa la sospensione dell’oggetto 3030".
La deposito in Segreteria.
PRESIDENTE (Costi): A questo punto, poiché è stata ufficializzata in dibattito generale, la richiesta di sospensiva, chiedo un intervento a favore e un intervento contro, se ci sono, e mettiamo ai voti.
Chiedo ai tre scrutatori, i consiglieri Marani, Moriconi e Lombardi, di aiutarmi nell’operazione di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.
MUMOLO: Grazie presidente. Intervengo ovviamente contro la proposta.
Il collega Bignami sostiene che la nota tecnica redatta dagli uffici sia discutibile. In diritto in genere si può discutere di molte cose, tant’è vero che quando non si è d’accordo sull’interpretazione delle norme, si arriva fino in Cassazione e poi interviene la Cassazione a Sezioni Unite, quindi tutto è molto discutibile. In questo caso, questo è almeno il mio parere, c’è veramente poco da discutere perché la norma, come ha ricordato il consigliere, stabilisce che l’iter deve essere concluso entro sessanta giorni e quel termine è evidentemente perentorio. Essendo un termine perentorio e non essendo il progetto di legge una scelta della Regione Emilia-Romagna ma un atto dovuto della Regione Emilia-Romagna, che è assolutamente favorevole - questa è una richiesta che proviene dai Comuni - per cui l’unica conseguenza possibile, se si dovesse rinviare nella seduta odierna e si dovesse andare oltre il termine di sessanta giorni, è che l’iter dovrebbe ricominciare dal principio. Dopo vent’anni che si parla di unione di questi Comuni, dopo le discussioni che ci sono state negli ultimi due anni, dopo aver ascoltato tutti i soggetti che potevano essere ascoltati (cittadini, parti sociali, imprenditori, sindacati) ci sembra che questo sì, sarebbe uno schiaffo a quella maggioranza, certo risicata, non una maggioranza bulgara, che ha votato al referendum e che ha chiesto di andare avanti. Se avessimo potuto dare un altro periodo di tempo e se il termine fosse stato di centoventi giorni non ci avremmo pensato due volte, ma il termine è di sessanta giorni ed è perentorio. Per questo motivo il nostro parere è contrario.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mumolo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Il suo intervento deve essere a favore della sospensiva.
(interruzione del consigliere Naldi)
In questo caso siamo in fase di decisione sulla sospensiva, per cui c’è un intervento a favore e uno contro. L’intervento contro l’ha già svolto il consigliere Mumolo e a questo punto il consigliere Lombardi ha chiesto di intervenire a favore, per cui siamo in questa fase. Poi in dibattito generale chiaramente si può spiegare la propria scelta.
(interruzione del consigliere Naldi)
Adesso sarei per definire la sospensiva perché questo è il Regolamento, quindi darei la parola al consigliere Lombardi per il parere a favore. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie presidente. Ribadisco che la richiesta di sospensiva ovviamente è una richiesta legittima. Siamo tutti consapevoli che il termine pare essere pacificamente perentorio e quindi ci rendiamo anche conto di cosa significherebbe sospendere la discussione in questo senso. È chiaro che questa richiesta di sospensiva, oltre che per il necessario approfondimento, è anche in qualche modo conseguente all’atteggiamento che noi vorremmo e vogliamo tenere nel corso della discussione. Se l’esito di questa sospensiva fosse il fatto che il procedimento in corso si deve ritenere concluso e deve ricominciare, mi pare che la disponibilità espressa a più riprese perché questa fusione possa avvenire fra i Comuni che hanno chiaramente espresso la volontà di farlo, consentirebbe comunque di chiudere l’iter di fusione in tempi assolutamente ragionevoli e ci consentirebbe anche di fare una cosa certamente innovativa dal punto di vista istituzionale ma che tenga conto in pieno della volontà dei cittadini direttamente coinvolti perché sull’esito del referendum, avremo di dirlo più approfonditamente nel corso della discussione generale, credo che se applicassimo lo stesso criterio in altre occasioni sarebbe una dittatura democratica di una parte di cittadini rispetto ad altri cittadini di altri territori.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Lombardi.
Adesso passiamo al voto.
Ha chiesto di parlare il consigliere Malaguti.
MALAGUTI: Chiedo la votazione con il dispositivo elettronico.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Malaguti.
Procediamo alla votazione della richiesta di sospensiva con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.
(Si procede alla votazione)
PRESIDENTE (Costi): Comunico l’esito della votazione:
Presenti
35
Assenti
15
Votanti
34
Favorevoli
10
Contrari
23
Astenuti
1
PRESIDENTE (Costi): La richiesta di sospensiva non è accolta e quindi continuiamo in fase di dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.
VECCHI Alberto: Grazie, presidente. Oggi arriviamo in Aula e si sta consumando quello che era stato da me denunciato già il giorno in cui in quest’Aula abbiamo dato l’ok all’indizione del referendum. Vi era stato chiesto, prima in Commissione e poi direttamente in Aula, dal sottoscritto, non solo come consigliere provinciale, ma come coordinatore provinciale del PDL, di dare un parere preventivo prima del referendum su come si sarebbe comportata la sinistra (il PD) una volta saputo l’esito del referendum, soprattutto nei confronti di quei Comuni che non avrebbero dato la maggioranza al sì e quindi quei Comuni dove la maggioranza dei cittadini esprimeva la contrarietà a questa fusione. Ripetutamente vi è stato chiesto in quest’Aula di dare prima la risposta e voi non avete mai voluto dare questo tipo di risposta. Oggi è evidente il perché. Voi avevate già deciso prima del referendum, quindi voi avete preso in giro 30 mila persone, quello che volevate fare. Quello che diceva la gente pertanto era totalmente ininfluente, come quello che ha detto la maggioranza dei cittadini di Bazzano e dei cittadini di Savigno. Vi vorrei fare notare un passaggio perché il consigliere Mumolo ha parlato di vittoria risicata e prendeva atto che aveva vinto di poco ma che aveva vinto. Io voglio dire che quello che accadrà a 30 mila persone in realtà viene deciso da una frazione che si chiama Calcara. Se noi togliamo la frazione di Calcara, dove notoriamente - non capisco per quale motivo, ma ce ne sarà uno - la sinistra ha delle maggioranze bulgare, avrebbero vinto le persone che si opponevano alla fusione. Pertanto possiamo dire con tranquillità, dati alla mano, che il destino di 30 mila persone l’ha deciso una piccola frazione del Comune di Crespellano.
È inutile che vi ricordi che a Savigno e a Bazzano hanno vinto le persone contrarie alla fusione ed è inutile che vi ricordi che a Castello di Serravalle la differenza è stata di pochissime decine di voti. Quello che noi ci eravamo sempre detti in quest’Aula e anche in Commissione, a cui, come il collega Bignami, anche io ho partecipato, e ricordo che lo aveva fatto presente il collega Bernardini (interverrà dopo di me), era se volevate rispettare le decisioni dei cittadini, mentre oggi calpestate la loro volontà. Voi oggi calpestate la volontà dei cittadini di Bazzano e di Savigno che hanno detto di no. A tutto questo aggiungiamo anche una serie di perle che avete messo in questi mesi: poiché era noto, da tempo, perché già era uscito sui giornali e già voi lo sapevate internamente, quale sarebbe stato il giorno delle primarie, avete volutamente e scientificamente fatto il referendum lo stesso giorno delle primarie perché in quel momento eravate convinti che il vostro mondo si sarebbe mobilitato, com’è stato per le primarie, e che lo avreste potuto condizionare cercando quindi di condizionare un referendum che, per legge, non doveva essere condizionato da nessun altro momento politico elettorale. Nonostante questo, quindi, siete riusciti ugualmente a perdere a Savigno e a Bazzano.
Aggiungo di più: voi state parlando - ho sentito il collega Mumolo - di tanti soldi che arrivano sul territorio e nel momento in cui arrivano tutti questi soldi sul territorio sarebbe interessante andare a spiegare perché su quello stesso territorio dove voi promettete tanti soldi sono stati tolti 22 posti letto all’ospedale di Bazzano, più quelli che verranno tolti, perché c’è la volontà di chiudere chirurgia generale e le sale operatorie spostandole al "Maggiore" e vi dovete chiedere quale sarà il futuro del pronto soccorso dell’ospedale di Bazzano. Si vuole tenere una struttura efficiente per un territorio vasto o no? Quindi con una mano dite che date i soldi e con l’altra chiudete i servizi. Allora bisogna mettersi d’accordo dove volete mettere questi soldi. Li volete mettere per i servizi, per mantenere efficiente l’ospedale o volete fare delle promesse che bisognerà poi vedere se saranno mantenute, di potenzialità sul territorio? Quando parlo dell’ospedale di Bazzano parlo di dati di fatto e non di chiacchiere. Si tratta di scelte già fatte.
Andiamo avanti anche perché, personalmente, come coordinatore provinciale, sono stato attaccato per un giornalino che abbiamo mandato sul territorio, solerti funzionari della Regione volevano andare in Procura e poi è successo che l’AGCOM ha dato ragione a noi perché il tema fusione è prettamente materia regionale e argomento nostro. A questo punto, siccome il giornalino lo abbiamo stampato e pagato noi e non il gruppo (Alberto Vecchi e altri consiglieri), vorrei andare a capire l’opuscolo che la vicepresidente della Regione ha mandato a tutti i 30 mila abitanti chi lo ha pagato e di questo chiederemo conto. Voglio sapere se l’ha pagato di tasca sua come ha fatto Alberto Vecchi o Galeazzo Bignami o se l’ha pagato qualcun altro. Su questo punto andremo a fondo perché io ho pagato con i miei soldi e vorrei andare a capire se gli altri hanno tirato fuori i loro. Il consigliere Bignami ride perché su questo argomento eravamo molto adirati ma poi fortunatamente l’AGCOM ci ha dato ragione, ma tanto ormai era passato e avevamo deciso di farlo autonomamente. Anche su questo ci dovrà essere chiarezza, cioè su come vengono spesi i soldi pubblici e chi li spende. Noi abbiamo speso del nostro e soprattutto non abbiamo mandato delle comunicazioni preventive prima di venire in Aula, prima di decidere il referendum, e non abbiamo mandato a casa della gente un opuscolo che diceva già quando sarebbe stato fatto il referendum, prima di averlo votato in Aula. Neanche in Corea del Nord succede questo, onde per cui, caro collega Mumolo, non posso essere d’accordo con quello che ha detto. Posso capire che ci si arrampichi sugli specchi ma avrei avuto più piacere se avesse detto che già avevate deciso, che avevate mandato 30 mila persone a votare giusto per fare un po’ di chiacchiere e un po’ di fumo e poi oggi si votava e fare la fusione. Questa è coerenza. Per tutto il resto state prendendo in giro la gente! Noi più volte abbiamo continuato a dirvi che c’era la collaborazione da parte nostra. A tale riguardo, ci sono miei interventi scritti agli atti e ribadisco quello detto, cioè che non siamo mai stati contrari al principio della fusione, anche perché - sto parlando della fusione in generale e non di questa, che parte dalla sede provinciale del PD e non segue territori omogenei - se noi andiamo a discutere in Alto Reno - cambio area - non c’è nessun problema a dire che alcune zone, dal nostro punto di vista, politicamente, possono sostenere una fusione. È stato il nostro Governo (Tremonti, Calderoli) che ha approvato una legge che incentiva le Unioni dei Comuni e gli dà finanziamenti, quindi in questo caso non vi è un problema di essere pro o contro la fusione, perché siamo comunque contro, ma vi abbiamo detto ripetutamente - come coordinatore provinciale l’ho ripetuto fino alla morte - che eravamo disponibili a qualsiasi confronto ma non a questo tipo di fusione che non ha territori omogenei e che la stessa gente vi ha bocciato in un territorio come Bazzano dove voi politicamente - la sinistra variegata - avete il 70-75 per cento delle preferenze. Questo vuol dire che non vi segue più neanche la vostra gente e voi oggi qua ve ne fregate altamente del parere delle persone e volete andare comunque avanti perché avevate già deciso. Allora mi spiegate perché avete fatto il referendum? Lo potevamo fare noi direttamente e potevate decidere per alzata di mano qua dentro stesso. Abbiamo fatto solo perdere tempo alle gente che ci ha creduto e che si è impegnata a favore o contro. Col voto di oggi avete preso in giro tutti!
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.
BERNARDINI: Grazie, presidente. Vicepresidente Saliera, mi meraviglio di lei che è stata anche sindaco, perché se non avesse quella sensibilità amministrativa che si acquisisce quando si è primo cittadino di una comunità forse certe cose le leggerei in maniera diversa, ma sapendo che lei è stata anche sindaco di un Comune tra l’altro che amo definire montano, anche se non montanaro, perché comunque siamo a mezza via, penso che lei prima di tutti avrebbe dovuto mettere in campo quel rispetto...
(brusio in Aula)
PRESIDENTE (Costi): Chiedo all’Aula di ascoltare.
BERNARDINI: Quel rispetto per le istituzioni che era doveroso non solo perché oggi, lei è vicepresidente di questa Giunta ma anche perché, ripeto, ritengo che abbia una sensibilità che avrebbe dovuto portarla ad avere un simile comportamento. Invece ha dimostrato un’arroganza nel gestire la sua posizione e questa partita che mi lascia molto l’amaro in bocca. Noi come Lega Nord abbiamo avuto una posizione molto sfumata e non abbiamo fatto campagna elettorale sul territorio per il sì o per il no, ma abbiamo detto che avrebbero deciso i cittadini in base alle loro idee, alle loro convinzioni e in base a quelli che sono i risultati di un contraddittorio e di un confronto che in primis nasce, come giustamente ricordava il collega Mumolo, all’interno dei Consigli comunali interessati ma che non finisce lì, anche perché si va oltre anche con lo strumento del referendum. Purtroppo questa partita - mi dispiace tantissimo, cara vicepresidente Saliera - l’avete giocata in maniera sporca e questa penso che sia la prova più brutta che state dando in questo momento a tutta la Regione e in particolar modo a quei Comuni che sono interessati da questo percorso di fusione che cambia la vita, l’asset e la governance del territorio.
Questa partita l’avete giocata sporca e i richiami che hanno fatto i colleghi che hanno preceduto il mio intervento ne sono una testimonianza, come per esempio l’opuscolo che avete mandato in giro senza rispettare neanche quello che è un passaggio all’interno di quest’Aula. Non riprendo le polemiche che ci sono state all’approvazione della finanziaria su quello che era anche l’emendamento che toglieva il quorum nel referendum consultivo, sullo studio di fattibilità iniziale che in qualche modo dava il via e cercava di vendere bene questo processo di fusione, ma io mi ricordo il dibattito che abbiamo fatto qua a cui mi riferivo direttamente a lei e dicevo di stare attenti perché se anche solo un Comune dovesse dire di no, ci si deve fermare e ripensare a come gestire la partita. Qua non solo un Comune ha detto di no, ma hanno detto di no in due e uno ha vinto di pochissimo. Invece, nonostante un risultato che va contro a quelle che sono certe volontà precostituite, perché voi avete deciso, come giustamente il collega Vecchi diceva, a prescindere dal referendum, dal dibattito in Aula e da tutto, siete andati avanti nonostante che i cittadini - i vostri amministrati - vi abbiano detto di fermarsi perché forse non è un progetto che dà quelle garanzie che il territorio si aspetta e forse per i problemi che sollevavano in ambito sanitario, anche se purtroppo gli ospedali li chiuderanno a prescindere dalla fusione, perché quello è il fine ultimo di una politica sanitaria che nasce da una congettura nazionale, da tagli su tagli, di chiudere tutto quello che è periferico per accentrare con la filosofia che con l’elicottero, nei casi urgenti, arrivano prima a Bologna rispetto all’ospedale di periferia.
Consigliere Mumolo, qua non erano in gioco da una parte le legittime perplessità e da una parte le legittime aspettative, perché se noi mettiamo sul piatto della bilancia le due parole "perplessità" ed "aspettative", la bilancia non è pari. Non è che chi ha detto di no, ha meno valore rispetto a chi ha detto di sì.
MUMOLO: Uguale!
BERNARDINI: No. L’aspettativa l’ha venduta come un diritto di avere e procedere verso qualcosa mentre le perplessità non l’hanno capita ma la capiranno e si accorgeranno, strada facendo, che stiamo facendo qualcosa fatto bene, come denigrare chi ha votato no. Non è assolutamente così! Chi ha votato no, in questo momento, secondo il sottoscritto e secondo il gruppo che rappresento, ha un valore in più rispetto a chi ha votato sì. Deve essere preso ancora di più in considerazione chi ha votato no, perché vuol dire che veramente ha dei dubbi e delle perplessità su quello che è tutto un percorso di governance del territorio, di servizi, di gestione di quello che andate a creare e lo dice una forza politica che ci crede a questi percorsi. Figuratevi noi che proponiamo addirittura la macro regione del nord se siamo contrari a progetti di fusione o di unione dei Comuni, ma questi devono essere fatti con l’accordo dei cittadini delle comunità interessate, perché altrimenti non diventa un percorso di crescita e di nuova governance ma una camicia di forza, un’imposizione politica, un atto di arroganza nei confronti anche delle istituzioni che dicono no ed è esattamente quello a cui stiamo assistendo oggi in quest’Aula. È questa la grande differenza tra ascoltare il territorio, i cittadini e andare avanti come dei muli perché tanto avete i voti per fare quello che volete. Questa è la piccola differenza che a casa mia cambia il mondo dal giorno alla notte.
Andiamo pure avanti, oggi voterete ciò che avete deciso di votare chissà quando, sappiamo tutti che Raffaele Donini, il segretario provinciale di Bologna del PD si è giocato la faccia, forse c’è qualcuno, visto che la Provincia traballa, di diventare sindaco di questo grande macro Comune, però forse avere l’etichetta sulla giacca e andare in giro per l’Italia a dire che il PD di Bologna è stato il primo a realizzare questo grande progetto fa sicuramente bello per le vostre carriere politiche, per i vostri equilibri interni ma non per il territorio. Sarà contento Raffaele Donini, sarà contento qualcuno che aspira a diventare il mega sindaco di questo grande nuovo Comune, ma sinceramente penso che sia oggi meno contento chi subisce questa camicia di forza, chi subisce una vostra decisione precostituita e chi, in un qualche modo, siede in quest’Aula perché, ripeto, tutti gli elementi messi insieme e l’opuscolo - me lo consenta, vicepresidente Saliera, è una stupidaggine -
penso che sia la cartina tornasole di quello che è stato il vostro modus operandi, ossia fregarvene di quello che avviene qua, delegittimare il ruolo di quest’Assemblea, perché quando distribuite un qualcosa di cui non se ne é neanche parlato qua dentro, possiamo chiudere per ferie, tanto avete deciso tutto e addirittura su questo fate una campagna pubblicitaria. Noi consiglieri ci sentiamo anche inutili perché stiamo qua a parlare di cosa, senza sapere quale sia il nostro potere di incidenza e il potere di dare un contributo a questa discussione perché se li avete distribuiti ad agosto, li avete elaborati a giugno o a maggio.
Assessore Saliera, non prendiamoci in giro, state portando un esempio di come noi riteniamo non si debba fare politica amministrativa e politica a livello decisionale come compete a quest’Assemblea. Auguri! Finché la gente vi vota continuate così, ma spero che prima o poi qualcuno smetta anche di votarvi perché l’unica soluzione che abbiamo è cambiare il risultato delle urne perché altrimenti il vostro ragionamento è che avete i numeri e che potete andare avanti, quindi finché non cambieremo questo rapporto di forza di numeri purtroppo questo triste spettacolo sarà il pane quotidiano che dovranno mangiare gli amministrati e chi fa opposizione dai banchi della minoranza. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bernardini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Marani. Ne ha facoltà.
MARANI: Grazie presidente. Mi vorrei rivolgere ai colleghi consiglieri che sono intervenuti perché credo che un argomento così importante che ci richiama a una responsabilità così alta debba essere affrontato anche cercando nel merito di avere un comportamento coerente. È una coerenza che viene quotidianamente sempre più chiesta alla politica nell’essere conseguente tra le azioni che intraprende in un livello e quindi essere corrispondente negli altri, ed è una coerenza che francamente, devo dire con amarezza, non riesco a ritrovare soprattutto quando, rispetto a un argomento come questo, sento il consigliere Vecchi intervenire sulla questione ospedali dimenticando che i 30 miliardi in meno di cui la sanità pubblica potrà avvalersi da ora al 2015 sono frutto prevalentemente del Governo del quale il consigliere Vecchi ha fatto parte, di una responsabilità che ha assunto quel Governo nel mandare a picco un sistema sanitario pubblico che la nostra Regione sta cercando di difendere coi denti, evitando di fare quello che già nel primo provvedimento di spending era scritto, cioè la chiusura degli ospedali al di sotto dei 120 posti letto e quindi cercando di far sì che tutti gli ospedali della nostra Regione rimangano aperti, si riorganizzino con tutte le funzioni e possano quindi continuare a svolgere la loro attività. Il richiamo alla coerenza quindi mi sembra quasi pleonastico in una situazione nella quale tira fuori questo argomento chi ha la massima responsabilità di questo sfascio.
Vengo al tema della fusione dei Comuni della Valsamoggia e vengo a quest’altro aspetto che riguarda anche posizioni che in quest’Aula ci hanno visto - anche in altri livelli istituzionali - trovare una grande convergenza tra tutte le forze politiche. Abbiamo un tema grossissimo legato alla spesa pubblica, al problema della frantumazione territoriale e della necessità - ne abbiamo parlato di recente con l’approvazione della legge 21 del 21 dicembre - di riorganizzare il nostro sistema istituzionale per renderlo più efficiente e meno costoso. Per quello che riguarda i Comuni, a partire dalla legge 142/1990, si comincia a parlare di fusioni e di unioni comunali, ma rispetto a quello che è in generale il tema del riordino territoriale, noi abbiamo, anche coerentemente, con quelle che sono state azioni che in qualche modo recepivano la legislazione nazionale, assunto in quest’Aula dei provvedimenti importanti che abbiamo visto avevano sempre un limite, cioè quello di essere provvedimenti che venivano imposti ai territori, quindi anche con le conseguenze nella loro attuabilità che abbiamo visto. Pensate al tema dei consorzi di bonifica, alle agenzie, alla riduzione delle Comunità montane e a provvedimenti importanti che sono stati assunti in questo senso.
Il contributo che questa Regione ha voluto dare a questo enunciato che ci trova sulla scala nazionale tutti concordi, occorre riformare, riordinare e cercare in qualche modo di adeguare le istituzioni a quella che è l’esigenza di funzionare meglio con costi più bassi, è un processo che non può vederci schizofrenici, da una parte compiere azioni e dall’altra ostacolare tutto quello che va in questa direzione. Rispetto a questo tema del livello più basso, cioè quello degli Enti locali, questa Regione credo che abbia conseguito un risultato straordinario nel panorama nazionale. Su 348 Comuni ne abbiamo 301 che aderiscono a forme associative, abbiamo fatto dei passi straordinari che però ci hanno fatto anche dire in tempi abbastanza recenti - mi riferisco al PTR approvato dall’Assemblea regionale nel 2010 - testualmente, in un testo che questa Assemblea ha approvato, che occorreva un cambio di passo nel percorso di riordino istituzionale e di autoriforma degli Enti. Il positivo processo di costituzione e di unione di Comuni deve avanzare verso le fusioni.
Questo l’abbiamo detto e per questo abbiamo seguito questa prima importante esperienza della Valsamoggia con molta attenzione e cercando anche di capirne tutti i passaggi. La prima cosa che volevo dire, richiamando anche l’intervento del consigliere Bignami, che non è in Aula, è proprio questa.
Parlando di un altro processo in atto, il consigliere Bignami diceva che occorre rispettare la volontà politica degli amministratori locali. Noi siamo di fronte a una proposta di fusione che parte proprio da cinque amministrazioni locali, quindi sarebbe proprio singolare che noi ci ponessimo, per la prima volta, quando di fatto non è una norma che impone l’avvio di un processo ma è la volontà di quelle amministrazioni a porlo, nell’ottica di dire che siamo d’accordo sulle fusioni ma su quella no. Credo che bisogna invece riprendere le questioni di merito che sono state toccate perché va sicuramente rispettato il voto e va rispettato anche rispetto a coloro i quali hanno avuto dubbi e perplessità, che hanno chiesto di poter fare passaggi di approfondimento, e alcune delle questioni di merito le vorrei riprendere in quest’Aula perché già il consigliere Mumolo le ha toccate, ma anche per rispondere a tutto ciò che abbiamo letto, che ci è stato inviato in queste settimane e chi come me ha potuto seguire da vicino questo processo partecipando a diversi dei più di cinquanta incontri che sono stati fatti in due anni in quei territori, dove si sono affrontati tutti gli aspetti, anche di approfondimento del piano di fattibilità. La prima questione che voglio toccare è quella della disomogeneità territoriale che è stata toccata anche questa mattina negli interventi. È stato ben spiegato nello studio di fattibilità ma nella storia di lavoro insieme di questi territori come sia proprio la disomogeneità di tre territori montani e due pedemontani che ha creato quella sinergia in grado di creare valore dal punto di vista sia dello sviluppo economico sia dal punto di vista di mettere insieme le risorse in termini solidali per poter garantire servizi omogenei in tutti questi Comuni. Sono proprio i Comuni con risorse diverse che sono in grado di far sì che si sviluppi questa sinergia e non sono certamente i Comuni che hanno le stesse fragilità che possono favorire questi processi.
Voglio anche dire una cosa rispetto a un’osservazione che ho letto in una lettera che ci hanno mandato i comitati per il no. Non c’è il tempo di farlo oggi per il tempo che ho nell’intervento, però vorrei toccare questo aspetto molto sinteticamente. Quando si dice che nel piano è mancata - leggo testualmente quello che scrivono i comitati per il no - la puntuale indicazione degli effetti vantaggi e svantaggi derivanti dalla gestione associata e non si capisce quale sia lo schema organizzativo del nuovo Comune.
Mi dispiace che il consigliere Bignami e il consigliere Vecchi non abbiano letto lo studio di fattibilità, i materiali e anche se non sono venuti alle Assemblee non siano nemmeno andati sul sito a verificare passaggio per passaggio la crescita di questo progetto, perché nello studio di fattibilità e nel materiale che è stato distribuito negli approfondimenti e nei focus, che venivano citati anche dal consigliere Bernardini, tutti gli aspetti legati al com’è il nuovo Comune, quali sono i servizi che sono previsti nelle cinque municipalità che rimangono in ogni territorio, quali sono i servizi al cittadino e quali sono quelli che hanno la possibilità di essere accentrati perché non riguardano il rapporto diretto col cittadino, quelle che sono le rappresentanze politiche che rimangono in ogni municipalità, è tutto dettagliato, discusso e rappresentato in tutte le forme di comunicazione che sono state presentate. Voglio dire anche che rispetto al tema risorse, quando sia nella lettera dei comitati sia negli interventi che ho sentito, si fa riferimento alla vaghezza, un amministratore pubblico non può non aver letto degli atti ufficiali nei quali queste risorse rappresentano un impegno che hanno assunto le istituzioni. Ai 2 milioni e più di euro previsti dalla razionalizzazione nell’unificazione delle cinque strutture comunali si aggiungono 18 milioni di euro, che non sono chiacchiere, che andranno a questi Comuni e che sono previsti prima in quello che è il decreto ministeriale 318/2000 e poi aggiornato nel testo recente della spending review, così come i 9 milioni della Regione non è vero che sono esclusivamente citati nella legge di fusione, ma ovviamente fanno riferimento a quelle che sono le risorse che sono stabilite nel programma di riordino della legge 10, dove sono stabiliti i criteri, la legge di fusione traduce questi criteri e li quantifica in 9 milioni di euro.
Perché non dire anche cosa vuol dire per un Comune medio, come quello che si va a istituire, di 30 mila abitanti, potere avere per due anni un allentamento del Patto di stabilità che vuol dire la possibilità di utilizzare 6 milioni di euro per investimenti a fronte di Comuni che oggi non sono in grado di asfaltare una strada se non con la rinuncia del sindaco a quella che è la propria indennità? Credo che sia su questo che bisogna riflettere, così come fa veramente male quando si sente dire che questo provvedimento è un provvedimento che ha privilegiato le carriere politiche, citando il segretario provinciale del Partito Democratico. Ma perché non avete citato, cari colleghi consiglieri, quei sindaci di 35-40 anni che al primo mandato amministrativo dicono che sono disponibili a rimettersi in gioco perché comunque lavorano per l’interesse della loro comunità e che è questo interesse che viene prima della loro carriera personale? Perché non abbiamo fatto questo tipo di valutazione e abbiamo tanta soggezione nel vedere un caso straordinario come questo? Voglio dire un’altra cosa rispetto al tema del blitz sul referendum consultivo, l'abbiamo già ripetuto in quest'Aula e lo voglio ripetere oggi: non c’è stato nessun blitz! Lo sapete benissimo perché conoscete le leggi regionali, c’era un buco normativo che non disciplinava i referendum consultivi ma semplicemente quelli abrogativi. Questa correzione al testo si è resa necessaria perché si disciplinasse anche il referendum consultivo che, come sapete, di norma non ha quorum e come tale è stato disciplinato coprendo questo buco legislativo della legge 24/1996. Come dobbiamo vedere questo risultato? Credo davvero che non ci sia stato un giudizio così netto e un risultato così positivo. Credo che questo sia un elemento di riflessione al quale non voglio assolutamente sottrarmi. Voglio dire che deve essere questo un elemento che ci induce a ragionare e a pensare che questo è un processo difficile, che tocca corde sensibili di identità territoriale, di appartenenza comunale, è un processo sul quale dobbiamo avere molto rispetto per la buonafede di chi ha votato no perché non ha avuto o non ha potuto avere le rassicurazioni necessarie per comprendere che quello era un bene per il proprio Comune e per il proprio territorio. Di fronte alla scelta che dobbiamo fare, dobbiamo guardare un aspetto, che è l’unico che ci consente di poter fare una valutazione: quando la norma dice "risultato complessivo e di ogni singolo territorio", noi dobbiamo guardare a un risultato complessivo, cioè il 51,5 per cento dei votanti e ogni singolo territorio vuol dire che tre territori su cinque hanno comunque avuto la maggioranza dei sì. Questo è l’elemento per noi di riferimento che ci consente di rispettare i sì e i no e di assumere una decisione che tenga conto di un criterio che ha una sua oggettività. È evidente che bisogna comprendere - mi piacerebbe che su questo si sviluppasse in modo bipartisan un atteggiamento di corresponsabilità - che nei prossimi mesi saremo chiamati a sempre maggiori azioni difficili rispetto al mantenimento dei servizi nei territori, al funzionamento in generale della pubblica amministrazione, a scelte di rigore che dovremmo fare, quindi perché non dobbiamo, partendo da questi cinque territori, provare a coniugare l’esigenza di completare questo processo positivamente mettendoci anche il nostro contributo per fugare dubbi, per coinvolgere più persone possibili, per aiutare quegli amministratori a portare felicemente a termine questo processo?
Allora, nell’ordine del giorno che noi abbiamo appena presentato, credo che ci siano alcuni punti, che sono quelli che non vedono la parola fine dell’impegno della Regione su questa questione, ma vedono il prosieguo di un lavoro insieme, che è quello che ci consentirà di dire, un domani, che abbiamo dato speranza a quei territori che stanno lavorando per arrivare a questo obiettivo. Nell’ambito delle città metropolitane avremo delle nuove macro Province, per le quali dovrebbe essere per noi illuminante cosa è successo rispetto a un provvedimento che tutti i cittadini italiani volevano e che si è arenato e non sapremo quando verrà ripreso in mano. Rispetto a questo, dobbiamo riprendere il cammino che quei Comuni hanno intrapreso prendendoci un impegno insieme agli amministratori locali, quindi invito la Giunta fortemente a lavorare perché la parte di fattibilità e di attuabilità dei principi della fusione contenuti nello studio possa essere fatta insieme alle amministrazioni locali e alle popolazioni. Lo statuto dei Comuni sarà un passaggio fondamentale, così come l’impiego delle risorse economiche, per coinvolgere i cittadini nella scelta per l’utilizzo corretto di queste scelte.
Altra questione riguarda le sedi dei servizi. Nello studio di fattibilità e nella presentazione che gli amministratori hanno fatto alle loro comunità, noi abbiamo visto quali sono i servizi che verranno di fatto riportati e lasciati in ogni municipalità e quali sono le possibilità che le risorse ci consentono di decentrare ulteriormente servizi in frazioni che oggi sono invece frazioni non assolutamente servite. Anche questa grande operazione di avvicinare ai cittadini le attività e di fare in modo che si allontani invece la macchina burocratica, quella che non riguarda la vita costante dei cittadini, ma che ha bisogno di efficientarsi e di diventare ovviamente più adeguata alle esigenze di essere meno costosa e più funzionale, credo che questo sia un altro percorso che bisogna fare riprendendo il filo e il contatto anche con quella grande parte di cittadini che ancora non vedono chiaro e non hanno colto ancora il valore di questa scommessa per questi territori.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Marani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.
DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Temo che oggi non riuscirò nel mio intento di non ripetere cose già dette in quest’Aula perché credo che in quasi tre anni, da quando sono qua, questo sia il progetto di legge peggio gestito e che si avvia alla peggiore conclusione, iniziato, come ricordava anche la consigliera Marani, con un trucchetto inserito all’interno della legge finanziaria, che pur avendo un valore di per sé nulla aveva a che fare con l’argomento, e con una legge generalmente confusa e contraddittoria su questo argomento che sicuramente non ha aiutato l’iter. È un progetto che ancora peggio è stato gestito sul territorio. L’ha ammesso anche la consigliera adesso dicendo che coloro i quali hanno votato no probabilmente non hanno capito, o non siamo stati in grado di fargli capire, che cosa stavamo facendo.
Lo studio di fattibilità era assolutamente inadeguato a quello che ci si prefiggeva di fare, privo anche di un misero piano economico e desse delle garanzie ai cittadini, privo di un quadro di come sarebbero stati riorganizzati i servizi, privo persino di quella che sarebbe stata l’indicazione del Comune capoluogo. Conclusione di tutto questo è che oggi ci ritroviamo in quest’Aula a lucidare ognuno la sua sfera di cristallo. Oggi ci troviamo a interpretare un voto che, prima in Commissione secondo il relatore era inequivocabile, adesso vedo che scricchiola e già si parla di maggioranza risicata. Noi stiamo facendo la cosa peggiore che possiamo fare, cioè permetterci, prima di chiedere un parere a qualcuno, e poi discutere e interpretare quello che non è letteratura. Qui non siamo per fare della parafrasi ma per analizzare dei numeri e questi dicono cose ben diverse. Quando noi in quest’Aula avevamo chiesto "cosa facciamo se" e abbiamo provato a elencare tutte le possibilità e le deviazioni rispetto alla media standard, la maggioranza che governa questa Regione si è rifiutata di prendere una posizione perché faceva comodo poter arrivare qua e di nuovo decidere e interpretare quello che avremmo fatto. Il fatto che la gente non sia andata a votare e non si sia raggiunto il quorum è anche questo. Voi vi immaginate un cittadino che non va a votare per decidere cosa sarà del suo futuro, del suo Comune e dei suoi servizi? O sono pazzi oppure se ne fregano, perché sanno benissimo che questa classe politica se ne fregherà di quello che sarà la loro opinione. Sono abituati a questo, perché l’hanno già visto sul nucleare, sui finanziamenti ai partiti e si domandano perché devono andare a votare qualcosa di cui tanto nessuno evidentemente terrà conto. Quando in Commissione è stato detto "se noi non votiamo oggi questa legge mettiamo a rischio anche le altre fusioni", è il contrario! Se noi assumiamo l’atteggiamento di chiedere l’opinione dei Comuni e poi qua dentro facciamo quello che vogliamo, non andranno a votare! Inoltre le fusioni non sono tutte uguali perché hanno realtà e capacità di comunicarle e capacità territoriali di gestirle in modo diverso e di dare una motivazione ai cittadini.
Le amministrazioni comunali non sono più legittime. Abbiamo amministrazioni comunali che si sono presentate al voto dei cittadini senza neanche mettere nel programma elettorale la fusione dei Comuni, si sono permesse di deliberare senza utilizzare lo strumento del referendum consultivo prima - che potevano benissimo fare - e poi hanno deliberato una fusione. Anche nei Comuni dove si è detto no, oggi si delibera di nuovo per fare la fusione! Ma chi rappresentano queste amministrazioni? Rappresentano sé stessi a colpi di maggioranza, sono state battute dal voto dei cittadini e fanno esattamente quello che gli pare.
Quindi, questa avventura, al di là dei nomi e dei personalismi, che fanno anche molta campagna elettorale, dimostra il fallimento di un percorso non solo della maggioranza che governa questa Regione ma anche di tutte le maggioranze dei Comuni che hanno portato avanti questo progetto e che, come diceva la consigliera, non sono state in grado di spiegarlo ai cittadini e di dargli un motivo per uscire di casa. Addirittura non abbiamo avuto il coraggio di comunicare ai cittadini le percentuali e i risultati sui siti dei Comuni perché, giocando un po’ con i numeri, non si sono messi quelli aventi diritto al voto per far vedere che la maggioranza qualificata alla fine c’era. Oggi - lo dice uno che è convinto che dovrebbero essere fusi tutti i Comuni sotto i 5 mila abitanti - abbiamo perso una grande occasione. Chi ha promosso questo referendum non è stato in grado di dare ai cittadini una visione, un sogno e di spiegargli che cosa sarebbe successo. L’unica cosa di cui si è riusciti a parlare sono stati i soldi che riceveranno nei prossimi mesi, come peraltro se questi soldi piovessero dal cielo. La coperta di questo Stato, corta o lunga che sia, è sempre quella e non è che questi soldi arrivano da un altro posto e magicamente li regaliamo e li spargiamo sulla Valsamoggia.
In conclusione, fate come volete, votate questa annessione, completando il fallimento di un’operazione di per sé concettualmente virtuosa, ma ricordatevi che qualunque cosa farete, da domani la Valsamoggia non sarà quella che dovrebbe essere, cioè una comunità di persone, ma sarà semplicemente un’espressione geografica che abbiamo deciso in quest’Aula.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Defranceschi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Grazie, presidente. Penso che stasera in Valsamoggia non ci sarà nessuna festa popolare, non ci saranno brindisi nei bar, non festeggeranno i cittadini, perché la maggioranza non ha ancora capito cosa dovrebbero festeggiare, non festeggeranno i dipendenti comunali dei cinque Comuni, anche quelli iscritti alla CGIL, perché non hanno ancora capito effettivamente cosa dovranno fare, quale sarà il loro ruolo, e ci sarà una parte - i sindaci sicuramente - che tireranno un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo dopo che avremmo votato, presumibilmente, date qui le espressioni di voto abbastanza chiare, a favore di questa fusione. È un po’ poco per quello che è stato presentato come un progetto corrispondente a un ideale di grande trasformazione. Di solito tali ideali sono accompagnati da dei processi popolari autentici.
Domenica sera ho visto il film sulla vita di Lincoln; un grande film e una grande storia politica. Lì, in quel caso, fu forzata la storia, addirittura utilizzando molti strumenti che adesso definiremmo clientelari o peggio, ma c’era un grande ideale e una grande partecipazione popolare che motivava la primazia dell’idealismo dell’illuminismo. Io sono partito da qua perché sono consapevole della responsabilità di esprimere un parere contrario alla fusione quando si fa parte di una maggioranza che mi pare procederà quasi compatta, salvo la mia espressione di voto, verso la fusione. Voglio ribadire quali sono le ragioni concrete e pensate di questa mia posizione: quando si è deliberata la convocazione del referendum, si era già consumata buona parte della possibilità di fare di questo progetto un progetto veramente chiaro e comprensibile nei suoi fini e nei suoi strumenti veramente partecipato dai cittadini. Il progetto di fusione della Valsamoggia è stato presentato dai sindaci come un progetto esemplare sul piano nazionale e per questo sono stati chiamati lì a dare il loro contributo tanti esponenti di rilievo della politica nazionale ma non c’è mai stato un vero processo partecipativo dei cittadini. Nove mesi fa, non all’ultimo momento, avevamo chiesto di utilizzare la legge 3/2010, una legge regionale; sembrava che fosse possibile utilizzarla e poi in realtà alcuni sindaci non l’hanno voluta, e quindi non si è fatto, perché evidentemente temevano una discussione troppo aperta e perché sostenevano che non c’era tempo. In realtà ora stiamo discutendo sulla possibilità di prenderci due mesi di tempo e sappiamo che quello che lo ha sconsigliato non è stato certamente il fatto che non c’era il tempo per prendersi un’ulteriore proroga. In realtà ai cittadini è stato sottoposto un progetto senza averne chiarito il merito e la sostanza; non ci sono lo statuto, il ruolo dei municipi, non si è detto qual è il Comune capoluogo e non è neanche chiaro il processo di razionalizzazione dei servizi all’interno del Comune. Fui forse l’unico, se non ricordo male, anche tra i colleghi di minoranza, ad esprimere molte perplessità e contrarietà alla convocazione del referendum e molti si meravigliarono del fatto che non fossi neanche d’accordo nel dare la parola ai cittadini. A tale proposito, rileggo quello che dissi in occasione della discussione sulla delibera sulla convocazione del referendum: "per quanto riguarda la delibera di convocazione, penso che il referendum in questo contesto con questa insufficiente partecipazione e con questa insufficiente delimitazione, illustrazione e concretezza del progetto, comporti dei rischi troppo elevati che a mio giudizio sarebbe giusto evitare". Così ho detto tre - quattro mesi fa. Continuai dicendo: "e sulla base di questo ragionamento non sono convinto, in questo momento, della convocazione del referendum. Avrei voluto che fosse stato fatto a valle di un processo partecipativo autentico che permettesse, perlomeno, di evidenziare gli obiettivi principali che si vogliono raggiungere attraverso la fusione dei Comuni".
L’esito del voto è stato abbastanza evidente, anche se contraddittorio, ed è stato anche un elemento di forte imbarazzo per i sindaci, o almeno una parte di loro, che hanno così fortemente voluto questo processo perché è chiaro che ci sono due Comuni nei quali la maggioranza dei cittadini ha votato no, di quelli che si sono espressi. Tra l’altro, uno di questi Comuni è l’unico nel quale ha votato più del 50 per cento degli aventi diritto.
A mio parere, a questo punto, la discussione sul merito conta fino a un certo punto perché se i cittadini votano no in quel modo, c’è un problema di democrazia e non se è giusto o no, perché di questo si discute prima. Se due Comuni su cinque votano no, dicono che non sono d’accordo, quindi procedere ugualmente e dire che tutti e cinque i Comuni devono essere unificati è una forzatura molto pericolosa anche per l’eventuale ripetizione di questa chiamata alle urne dei cittadini in altri casi, perché quale credibilità avremo in altri casi nel chiedere ai cittadini di esprimersi liberamente su questi processi.
Il sindaco di Bazzano - è stato ricordato anche dal collega Bignami quando ha chiesto la sospensiva - ha chiesto un po’ più di tempo per innescare un processo partecipativo. Dalla lettera che ha scritto, leggo: "È necessario che tale percorso con la cittadinanza e con le forze politiche porti a risultati concreti che possano chiarire ed eventualmente rivedere il progetto". Penso che la fase costituente vada fatta prima di chiedere ai cittadini l’espressione di voto e non dopo e quindi penso che già questo dovrebbe spiegare molte cose. Colgo l’occasione per dire quello che avrei voluto dire quando ho chiesto la parola sulla mozione di sospensione del consigliere Bignami, e cioè che a mio parere se si dovesse prendere del tempo per rivedere il progetto, non è un accordo politico fra le forze politiche quello che può dirimere i problemi che abbiamo sul tavolo. Abbiamo convocato i cittadini con referendum, abbiamo dato la parola ai cittadini per esprimere il loro parere su un processo di fusione e se viene rivisto questo processo di fusione, sono i cittadini che hanno il diritto di esprimersi di nuovo, quindi sarei d’accordo di prendersi anche qualche mese di tempo se però fin dall’inizio fosse chiaro che ridiamo la parola ai cittadini perché non è un accordo tra forze politiche che può risolvere un tema sul quale i cittadini si sono espressi. È su questo che non sono d’accordo col collega Bignami. Non è un accordo tra di noi o anche tra le forze politiche locali che può risolvere un problema di democrazia dato dal fatto che si sono espressi i cittadini, quindi la parola, per eventualmente correggere quel voto, può essere ridata soltanto ai cittadini stessi. A mio parere, a questo punto, la cosa più chiara è che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, chi è convinto che questo sia un meraviglioso processo evolutivo è giusto che vada avanti ma io penso che si siano sbagliate molte cose, che non è stata fatta la chiarezza necessaria e quindi, per questo, mi esprimerò contro.
Voglio infine dire che, secondo me, da questa vicenda ne dobbiamo trarre qualche indicazione anche sul ruolo della Regione. La vicepresidente Saliera ricordava nel question time tutta una serie di impegni di legislazione assunti da questa Regione per favorire l’unione dei Comuni e anche per incentivare le fusioni. Questa vicenda dimostra che abbiamo una griglia di criteri troppo aperta e indefinita. Sui giornali abbiamo letto la settimana scorsa che c’è un progetto di fusione di undici Comuni della zona Reno Galliera per 70 mila abitanti. Per non abusare del tempo e della vostra pazienza, la dirò così: noi corriamo il rischio che si facciano le fusioni dove non ce ne sarebbe un gran bisogno o addirittura dove la dimensione territoriale sconsiglia anche un progetto del genere e non si facciano invece dove ce n’è veramente bisogno, dato che abbiamo ancora decine di Comuni che hanno meno di 5 mila abitanti e facciamo delle discussioni sul creare un Comune di 70 mila abitanti laddove è molto discutibile che le economie di scala siano a favore di un progetto di fusione di questo tipo. Dobbiamo darci dei criteri che ci permettano di esaminare nel merito nuovi progetti di fusione, auspicando che ci siano nuovi progetti di fusione, perché effettivamente sappiamo che vi sono molti Comuni di questa Regione che hanno una dimensione talmente risicata che sarebbe opportuno superare.
Qualche criterio in più penso che sia assolutamente indispensabile, altrimenti corriamo il rischio di affidarci o a delle buone intenzioni o a qualcosa che viene presentato come buona intenzione ma che non è detto che lo sia. Grazie.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI
PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Naldi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.
MANDINI: Grazie presidente. Cercherò di stare sui contenuti di questa legge perché in quest’Aula ho sentito che si sta facendo probabilmente una campagna elettorale più che entrare nel merito del percorso e dei motivi che hanno portato a questo progetto di legge regionale. Ho sentito anche citare grandi ideali rivoluzionari (guerra civile degli Stati Uniti d’America), ma perché no, consigliere Naldi, la Rivoluzione d’Ottobre. Le trasformazioni nei vari modelli sociali sono state tante ma purtroppo spesso violente. Qui fortunatamente parliamo di una trasformazione democratica e non, come il consigliere Naldi ha detto in altre occasioni, di un’annessione. Qui nessuno sta facendo processi di annessione a nessuno e vorrei anche richiamare alla coerenza. Quando si dice che abbiamo dei Comuni molto piccoli e sottodimensionati con grosse difficoltà economiche, amministrative e con problemi nello stato dei servizi è una realtà, però da qui a dire che non va bene in certe zone procedere alla fusione perché i Comuni sono già di dimensione territoriale sufficiente e dobbiamo invece quasi obbligare quelli piccoli a fondersi, credo che ci sia un po’ di contraddizione.
Rimanendo ai fatti, ovviamente ogni processo di partecipazione può essere migliorabile, però è innegabile che nei Comuni della Valsamoggia il processo di partecipazione c’è stato. Non sarà stato l’ottimale, però non possiamo negare che fin da quando c’è stata l’istanza che è venuta dai territori tramite i Consigli comunali, che fino a prova contraria sono espressione dei cittadini, la discussione c’è stata, l’istanza è stata portata avanti, il confronto c’è stato ed è un confronto che è continuato durante tutto il periodo prima del referendum in modo che io ritengo approfondito in quanto ha toccato i vari aspetti e tematiche che riguardano il territorio, come la riorganizzazione, i servizi sociali, i servizi scolastici, quelli ospedalieri, ecc. denunciando - quello che ricordava prima la consigliera Marani - che ci sono ben altre problematiche che riguardano le difficoltà degli Enti locali che vengono da provvedimenti governativi che penalizzano gli Enti locali al di là che si uniscono o non si uniscono. Il confronto quindi c’è stato.
Forse dobbiamo ammettere con grande sincerità che quella parte dei cittadini che non è andata a votare è significativa. Forse dovremmo ammettere che non solo e non tanto perché non siamo stati capaci di interessarli ma forse perché è un argomento che li interessa poco perché con tutto il rispetto, e questa legge non va contro l’identità delle persone dei territori, dobbiamo apprendere il fatto che la trasformazione dei territori dei centri urbani della popolazione in questi anni è stata importante, ha interessato tutto il territorio della nostra Regione e in modo particolare, ovviamente, i grandi centri della pianura dove la gente si è spostata. C’è stato un fenomeno di esodo da Bologna, come da altre città importanti della nostra Regione, verso i centri periferici e dobbiamo anche riconoscere che questo ha comportato il fatto che chi va ad abitare in un luogo fuori dalla città, lo vive saltuariamente e quindi non è particolarmente sentito un forte sentimento d’identità, perché gli basta avere l’asilo nido, la scuola, il comune per i propri servizi e via dicendo. Dobbiamo capire che la trasformazione sociale ha portato anche il fatto che chi va a risiedere in un Comune non si sente vincolato alla storia di quel Comune. Questa trasformazione continuerà sempre più, quindi chi è andato a votare e si espresso per il sì o per il no, ha dimostrato di voler dire la propria rispetto a queste tematiche e dobbiamo prendere atto, perché in democrazia è così, che la maggioranza vince. Poi si tratta di avere la sensibilità e la coscienza di analizzare i fenomeni che sono successi e mettere in atto le correzioni opportune, ma queste non sono quelle di tornare indietro e fermarci due o tre mesi, perché non cambia nulla, al di là dell’aspetto normativo o legislativo. Si tratta di piantare un picchetto perché c’è stata una volontà dei cittadini che dobbiamo rispettare nella loro maggioranza e di avviare quel percorso successivo che hanno scelto questi cittadini nella propria autodeterminazione di fondersi e di avviare quel processo che porterà al nuovo statuto del Comune della Valsamoggia dove lì ancora si potrà incidere in un percorso partecipato che andrà a vedere come organizzare il nuovo Comune, che andrà a toccare le esigenze concrete dei cittadini, che andrà a disciplinare che tipo di servizi rimarranno, gli sportelli che dovranno rimanere in ogni territorio al servizio dei cittadini, la rete dei servizi dei trasporti scolastici, ecc. È lì l’altro passaggio che ritengo molto più fondamentale, dove la partecipazione dovrà essere molto più ricercata e incisiva per poter condizionare lo strumento fondamentale dell’organizzazione di quel nuovo territorio che sarà lo statuto. Il passo con cui ci dovremo misurare è questo! Qui non si tratta di cercare alleanze politiche tra i partiti rispetto a questa questione. Sul tema della riorganizzazione dello Stato, degli enti decentrati, ognuno di noi ha la propria visione; Italia dei Valori si è battuta concretamente contro l’abolizione delle Province, ma tutte però, come riteniamo, in questa riforma istituzionale, di andare al superamento delle singole realtà territoriali, perché comunque non sono più sufficienti a vincere la sfida di quei territori rispetto ai temi del lavoro, dei servizi e delle strutture da mettere a disposizione dei cittadini perché le risorse saranno sempre meno e dovremo sempre spenderle meglio e noi come partito portiamo avanti questa visione riformatrice non solo in Emilia-Romagna ma è una posizione di politica nazionale. Oggi in questa Regione ci sono le condizioni di creare questo sistema riformato con Comuni che si mettono insieme perché hanno una visione ottimistica del futuro, nel senso che hanno capito le possibilità che possono cogliere e hanno visto in modo lungimirante, cioè non più gestire il quotidiano con tutte le difficoltà che questo comporta, a causa della politica nazionale, che io mi auguro cambierà col nuovo Governo, ma ho seri dubbi, queste comunità hanno deciso di accettare la sfida per il futuro, che potrà, se ci saranno le capacità di amministrazione del territorio, essere in grado di migliorare e valorizzare sempre di più quelle che sono le proprie particolarità. Non è che qui andiamo a uccidere le vocazioni di ogni singolo territorio e la situazione delle strutture socio-economiche di ogni singolo territorio, ma la sfida è quella di fare sinergia per valorizzare in ogni singolo territorio le proprie particolarità. Se non si farà questo, saranno responsabili gli amministratori locali in quanto incapaci di cogliere questa opportunità e non per una legge della Regione e non perché facciamo la fusione dei Comuni. Allora se chi amministrerà il nuovo Comune lo farà in modo improprio, non adeguato saranno i cittadini che lo cambieranno, perché dobbiamo ricordarcelo che non c’è stata nessuna prevaricazione dell’autonomia del territorio e anzi c’è un grande rispetto, che però deve essere compiuto e profondo rispetto a quella che è la maggioranza della volontà dei cittadini, che si è espressa in modo chiaro.
La Regione ha fatto qualcosa in più per dimostrare la propria attenzione a questi processi. Con l’osservatorio che dovrà controllare come lo sviluppo dello statuto, della riorganizzazione, dei nuovi servizi, dell’articolazione del suo complesso potrà venire avanti, evidentemente la Giunta avrà il monitoraggio di come si sviluppano e non è che adesso diciamo ai territori di arrangiarsi. Non è assolutamente così! Non lo voglio mettere sotto il discorso degli incentivi che questi territori prenderanno e che sono importanti, ma questa è una tantum. Ovviamente è una forma di stimolo - sono incentivi che finiranno - ma l’importante è che in questo periodo chi amministra questi territori deve avere le capacità per cogliere l’opportunità di guardare oltre ai cinque Comuni e alla realtà regionale, perché sono territori ricchi di una grande capacità di produzione e di una struttura di base che messa insieme, fatta sinergia, è importante. Quindi dobbiamo dare questa opportunità e non toglierla o rimandarla, vigilando da un lato che si attui un processo che sia virtuoso e auspicando che i cittadini del nuovo grande Comune scelgano per il futuro degli amministratori adeguati a un grande Comune. È anche questa la grande sfida che devono vincere i nostri territori della Valsamoggia o anche dei territori dove oggi c’è un embrione di volontà di fusione. Io credo quindi che tutto quel percorso che è stato seguito in quest’Aula e nella Commissione sia di grande trasparenza, democrazia e rispetto dei cittadini della Valsamoggia.
Oggi dobbiamo rispettare il loro verdetto, aiutarli a portare avanti e a consolidare questa loro volontà. Lasciamo fuori da quest’Aula le demagogie e i dibattiti elettorali, perché non servono a nessuno, e facciamo quello per il quale siamo qui eletti anche noi in modo democratico, cioè rispettare la volontà dei cittadini. Presidente, ovviamente preannuncio il voto favorevole del nostro gruppo. Grazie.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Faccio alcune brevi considerazioni su questo progetto di legge che nel merito è stato già ampiamente illustrato e discusso dai colleghi che sono più vicini al territorio che in qualche modo vive questa esperienza, però mi sembrava opportuno intervenire ugualmente su un provvedimento così importante che per la prima volta ci vede trattare la fusione di alcuni Comuni. Intanto faccio alcune premesse: in primo luogo non ho notato un clima da campagna elettorale ma probabilmente le cose che i colleghi hanno detto, anche con una certa forza e veemenza, contrarie rispetto a questo progetto di legge le avrebbero dette anche in momenti più lontani dal contesto elettorale e quindi marcare questa posizione semplicemente come una lotta all’interno della campagna elettorale mi sembra assolutamente fuori luogo; l’altra questione che mi preme sottolineare - è già stata detta ma la ridico - è che noi concettualmente siamo favorevoli ai processi di fusione, quindi non c’è nulla in contrario al processo di fusione ma ci sono notevoli perplessità rispetto a questa fusione così com’è stata impostata.
L’altra cosa che va subito chiarita - mi prendo il compito di fare il riassunto delle cose che sono state dette - è che la posizione che prenderà il Consiglio in questa sede in ossequio a un voto che la maggioranza si appresta a dare, è un atteggiamento assolutamente legittimo. Non stiamo dicendo che c’è un attentato alle predisposizioni legislative rispetto a questo procedimento, perché la decisione è legittima ma è politica e quindi la maggioranza si deve prendere la responsabilità di quello che fa e a noi, come opposizione, non essendo d’accordo su questo procedimento tocca il compito di chiarire bene che qui si tratta di una scelta e di una posizione assolutamente politica.
L’esito del referendum è stato detto ma lo vorrei ricordare nei numeri: 5.726 sì e 5.401 no, quindi a vantaggio dei sì ci sono 325 voti su una popolazione di 30 mila abitanti che sono stati coinvolti. Due Comuni che hanno raggiungo il quorum, a differenza degli altri si sono espressi per il no. Allora mi domando, siccome stiamo facendo una cosa innovativa, siccome stiamo discutendo di un processo di fusione che va auspicato sempre di più nel nostro Paese e nella nostra Regione, ma per quale motivo dobbiamo accanirci rispetto a una realtà che su tre Comuni saremmo tutti d’accordo e potremmo farlo tra cinque minuti mentre sulla questione dei cinque abbiamo notevoli perplessità supportate dal voto di molti cittadini?
Ho esordito dicendo che il procedimento è assolutamente legittimo, però se è previsto un referendum, per quanto consultivo, significa che la decisione dei Consigli comunali in qualche modo, il legislatore nazionale che lascia a noi la responsabilità finale, ci dice di tenere conto anche dei referendum. Se noi vediamo che due Comuni si sono espressi negativamente non capisco perché non salti l’impianto di tutta questa fusione, se intanto la fusione la fanno tre Comuni. Magari nel tempo si convinceranno anche gli altri due, che è una cosa positiva, ma oggi noi andiamo a forzare certamente questa maggioranza.
Non mi pare un buon inizio - lo dico dal punto di vista istituzionale - perché domani, quando andremo a parlare di altre fusioni per cui vogliamo anche convincere i territori a farla, ci verrà sempre riportato questo esempio negativo in cui siamo intervenuti in maniera autoritaria rispetto alla volontà espressa dei cittadini.
Nel merito faccio alcuni brevissimi accenni. Lo studio di fattibilità che deve essere alla base di questo progetto di fusione abbiamo visto che presenta degli aspetti assai lacunosi. Il procedimento legislativo in Commissione è stato perlomeno un po’ forzato. Ci sono stati alcuni aspetti che potevano essere approfonditi, emendamenti che sono arrivati come emendamenti tecnici insieme a emendamenti di contenuto, però altri emendamenti di contenuto più importanti si è suggerito di non introdurli perché saremmo andati a cambiare il quadro normativo, alcune lettere del tessuto normativo non erano esattamente le migliori dal punto di vista della tecnica legislativa, quindi si è notata una certa fretta e una certa spinta per arrivare comunque a una conclusione.
L’ultima vicenda si riferisce ai contributi. È vero, i contributi sono notevoli da parte della Regione per questa fusione, però in primo luogo sono state già espresse alcune perplessità sulla possibilità di stabilire finanziamenti per il futuro, in secondo luogo - forse lo dirà meglio la collega Noè - non è che se domani decidono di fare altre fusioni i soldi ci sono per tutti e in terzo luogo non vorrei che alla fine per fare una cosa alla "volemose bene" andiamo anche a svilire quello che è il contenuto vero di una fusione, perché qui - lo dico magari per i cittadini che, in qualche modo, vogliono essere un po’ tranquillizzati anche sull’esito della fusione - i municipi si mantengono, i luoghi di consultazione si mantengono, la rappresentatività territoriale si cerca di mantenerla, che da un certo punto di vista potrebbe essere anche preso come una cosa positiva ma, in realtà o facciamo una fusione seria oppure è inutile che teniamo in piedi altre piccole infrastrutture che, probabilmente eroderanno la capacità di quei contributi di dare risposte ai cittadini perché alla fine tutta questa cosa funzionerà, o non funzionerà, se i cittadini avranno servizi migliori sul territorio perché altrimenti è una costruzione del tutto inutile e se per avere servizi migliori sul territorio le risorse stanziate non saranno sufficienti e percepibili perché serviranno a mantenere in piedi una macchina che comunque deve dare l’idea che la fusione c’è, ma rimane sul territorio una certa organizzazione, avremo sbagliato due volte perché abbiamo fatto una cosa forzata e perché non abbiamo dato nemmeno le risposte che almeno i cittadini da questo punto di vista si aspettano.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, al consigliere Lombardi.
Ha chiesto di parlare la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Mi ha fatto piacere prima di intervenire ascoltare l’intervento di molti miei colleghi e comunque per ribadire un po’ come ha fatto il collega Lombardi che mi ha preceduto, nel precisare un aspetto molto importante che, credo rappresenti il denominatore comune di tutti coloro che sono intervenuti in rappresentanza del PDL e della Lega, mi sembra di capire anche da parte di Naldi e della sottoscritta, che siamo assolutamente favorevoli all’istituto della fusione, ma siamo assolutamente critici e comunque io sono contraria a questa fusione della Valsamoggia così come è venuta fuori e, soprattutto per l’accelerazione che lei, vicepresidente Saliera, ha dovuto subire probabilmente anche da parte dei Sindaci dei cinque comuni in questione e se lo dico, lo dico a ragion veduta. Una posizione che le hanno imposto e che hanno imposto a questo iter una tabella di marcia sicuramente con una accelerazione, penso che ad un certo punto sia stata scalata una marcia e ne siano state ingranate due o tre, un iter che anche alla stessa Provincia è stato caldeggiato avvenisse con un certo ritmo e, quindi, probabilmente anche a fronte di una tempistica che richiedeva un’assimilazione più lenta.
Vorrei precisare alla consigliera Marani che in molti qua dentro hanno letto il progetto di legge, non mi sembra corretto che da parte sua si faccia una precisazione e un invito a leggere il progetto di fattibilità. In molti lo abbiamo letto e, soprattutto penso che l’abbiano letto anche molti cittadini, anche quei cittadini che pur non condividendole, pur non condividendo questo studio di fattibilità si sono sforzati di frequentare tutta una serie di iniziative che sul territorio sono state fatte e, probabilmente ancora a maggior ragione per ribadire le loro perplessità su un progetto che, lasciatemi dire, ha coinvolto più i vertici, le istituzioni, le volontà dei Sindaci, le volontà dei Consigli comunali ma che mai realmente, se non quando non serviva più, è stata chiesta la volontà popolare dei veri cittadini che si ritroveranno a subire, e posso usare questo termine, gli effetti di una fusione, di una fusione che mi preme più definire una fusione per alcuni, o meglio, una annessione per qualcun altro.
Mi dispiace, collega Mandini, quando lei mi vieni a dire che noi dobbiamo partire dal presupposto che qui c’è un risultato referendario che ha espresso una maggioranza, però scusate se lo dico, vogliamo ricostruire un attimo come si è comportata questa Regione affinché si creasse un certo tipo di maggioranza? Perché io non me la sento di far passare in sordina quello che è successo in quest’Aula, proprio quest’Aula che oggi si deve assumere la responsabilità politica - ha ragione Lombardi - di decidere le sorti di quei cinque Comuni dopo che si sono espressi in una determinata maniera.
In quest’Aula, vicepresidente Saliera, nel corso dell’approvazione di una Finanziaria, stiamo quindi parlando di una legge finanziaria che nulla ha a che fare con le norme riferentesi al riordino istituzionale e territoriale, è arrivato a gamba tesa un articolo 36 sui cinquanta articoli, che si poneva come Regione la volontà di disciplinare come rapportarsi di fronte a un referendum consultivo. La collega Marani dice che questo è un finto problema, perché la Regione era tenuta a pronunciarsi o a colmare un vuoto normativo, sono d’accordo, ma come questa Regione ha deciso di colmare quel vuoto? L’ha deciso con una modalità molto chiara, l’ha deciso dicendo che per quanto riguarda le fusioni non è necessario il quorum, non è necessaria una maggioranza qualificata, né un quorum particolare per fondersi, però stranamente nell’ambito di quello stesso articolo si prevede, per contro, che si vuole consentire a un Comune di recedere o di partecipare a una iniziativa di scorporo, allora là invece ci vuole il quorum. Questa situazione mi sembra, quanto meno, contraddittoria all’interno di questa norma, soprattutto all’interno di una legge, una legge finanziaria, la legge finanziaria che abbiamo approvato un anno fa, per un tema che avrebbe invece potuto trovare nelle sedi e nei modi giusti una occasione più riflessiva, di maggiore confronto fra di noi, perché tutti sapevamo che a breve in questa Regione avremmo dovuto affrontare il tema delle fusioni e su un tema come quello delle fusioni noi diciamo che non è necessario nessun quorum che è invece necessario se qualcheduno vuole recedere. Lasciatemi dire, ed è quella che rappresenta anche la mia proposta, alla luce anche di quell’esito referendario che alla fine abbiamo comunque, per dare una parvenza di democraticità, voluto ascoltare, ma ci rendiamo conto della responsabilità che questa Aula e noi ci andiamo a prendere?
Non possiamo eventualmente fare una fusione a cinque transitando nell’immediato, prima di tutto da una volontà, da una fusione che coinvolga quei Comuni che, comunque sia a maggioranza l’hanno dichiarato. Perché noi dobbiamo consentire che l’uno per cento, trecento persone su trenta mila possa decidere anche sulla volontà di chi palesemente, sulla base di quel non quorum si è espressa negativamente, quando c’è un terzo Comune che ha vinto per trenta voti? Ma siamo certi di fare una cosa giusta, prendendoci tutti noi la responsabilità di imporre non una fusione ma una annessione, quando con questo processo, con questa scelta il percorso diventa irreversibile? Irreversibile proprio perché noi abbiamo creato un meccanismo in base al quale se uno vuole recedere ci vuole una maggioranza che è impossibile avere.
È vero, consigliere Mandini, che qui c’è una maggioranza che si è espressa, ma noi abbiamo imposto una modalità di calcolo di quella maggioranza che non è democratica, in questa Regione che si fregia di essere, come sono convinta che sia, baluardo della democraticità e della partecipazione, come ha ricordato il consigliere Naldi, mi chiedo allora perché non ha votato contro quell’articolo 36 ma si è solo astenuto, quell’articolo 36 era una minaccia, ora l’abbiamo capito, noi non lo abbiamo mai visto in Commissione in una legge finanziaria che è la legge numero 1 nell’appuntamento annuale. È arrivato veramente come uno sgambetto, come un intervento a gamba tesa, dopo che abbiamo discusso per ore arriva in fondo e per fortuna che ce ne siamo accorti. Io avevo chiesto già da tempo all’assessore Saliera, sulla legge 24/96, quella legge che disciplina il riordino istituzionale dei territori in materia di fusione, di parlarne, nel gennaio dell’anno scorso avevo presentato una risoluzione dove invitavo la Giunta, proprio alla luce di quel 36, di fare qualche cosa di maggiormente condiviso e invece no, solo silenzio a fronte di questa richiesta per ragionare assieme tutti voi. Avevo anche chiesto ai cittadini di questi cinque Comuni di poter fare una udienza conoscitiva, i Comuni l’avevano fatta, noi come Regione, che oggi siamo chiamati a dare un sì o un no che è fondamentale per decidere il da farsi, su quello avevo chiesto una udienza conoscitiva con i cittadini ma è stato detto di no, mentre alcuni giorni prima per la questione del tartufo abbiamo detto di sì all’udienza conoscitiva; per il tartufo sì, per la prima fusione in Emilia-Romagna invece no. Quell’udienza conoscitiva che avrebbe permesso a noi della Regione almeno di ascoltare anche questo territorio perché, checché se ne dica, i Sindaci, i Consigli comunali ribadiscano la loro volontà a procedere. Non me la sento di considerare queste volontà quando poi alla fine il risultato referendario mi ha confermato, e l’ha confermato anche a voi, che comunque il territorio non va in quella direzione, perché sennò perché avrete blindato la volontà elettorale senza prevedere un quorum già da subito, già da un anno, dentro quello strano momento che non c’entrava niente. Perché avete fatto scendere in campo tutti i vostri carichi da 90 per convincere che quella cosa si doveva fare? Avete la bottiglia di vino alla festa de L’Unità che era dedicata alla fusione dei Comuni della Valsamoggia, mentre qua ancora non se ne parlava. I messaggi subliminali erano già in corso ovunque, però i cittadini non venivano messi nelle condizioni, prima ancora che noi ratificassimo, di potersi esprimere.
Ripeto, sono 325 i voti di scarto, io non me la sento che quell’uno per cento oggi sia effettivamente determinante e condizionante a un processo irreversibile. Consigliere Mumolo, posso anche essere d’accordo sul fatto che, invitandomi all’osservanza della legge, come è giusto che sia, devo prendere atto che abbiamo una tempistica, però si tratta di una tempistica nei confronti della quale noi possiamo attrezzarci se vogliamo effettivamente analizzare questa volontà elettorale. Sfido chiunque sul fatto che oggi qui arriviamo proprio a questo minuto e dopo tutto il tempo che è passato mi veniate a dire di no e questo perché non c’è mai stata la volontà, non perché oggi non è più possibile, perché questa era la cronaca di una fusione annunciata, questa è la verità! Questa è la verità!
È una responsabilità che mi dispiace dovervi lasciare perché è un vostro diritto, ma non è giusto, non è giusto. Oggi sarebbe giusto fonderne tre e, eventualmente, valutare e dare nuovamente le condizioni a chi si è espresso negativamente, perché è giusto considerare la volontà nel suo insieme, perché trecentoventicinque hanno prevalso su trenta mila o comunque sul numero degli elettori, però essere completamente indifferenti di fronte alla volontà di due, lasciatemi dire anche di tre, quando meno della metà si è recato al voto, è una responsabilità che io non mi sento di prendere e quindi coerentemente dico ancora di no e se lo dico con questa passione, se lo dico con le giugulari gonfie, è perché ancora possiamo farlo, è perché noi oggi votiamo e andiamo a casa, ma i Comuni saranno fusi e questo non è giusto. Saranno fusi anche quelli che hanno chiesto di non esserlo e questo non è giusto!
Concludo sulla base di una considerazione che è uno slogan che mi ha accompagnato nell’arco di questi mesi, se volete che vi dica perché oggi ci fondiamo, ci fondiamo perché conviene. Certo si tratta di una grande opportunità per questi cinque Comuni, perché avranno un sacco di soldi, si crea uno sblocco del Patto di stabilità, si creano delle condizioni favorevoli rispetto a questo territorio, però per par condicio questo deve avvenire, come anticipava il mio collega Lombardi, anche a tutti gli altri Comuni che, giustamente, fanno richieste di fusione.
Attenzione che qui l’escamotage non sia principalmente per fare cassa, perché se poi alla fine è solo per fare cassa, in un periodo in cui di grasso che cola non ce n’è più, non vorrei che ci andassimo a complicare la vita. Ma questa è una considerazione a margine.
Quello che ribadisco, e lo dico a lei, vicepresidente Saliera, perché so come si è ritrovata in questa operazione, in quale condizione è stata posta, per cui le chiedo cortesemente di porre molta attenzione sulla decisione che assumerete perché questa questione è importantissima, è, forse, assieme alla questione del terremoto, una delle decisioni più importanti che andiamo a prendere su questo territorio. Soprattutto è la prima ed è con la prima che dobbiamo partire bene, perché potrebbe rappresentare un precedente, il precedente di un percorso irreversibile.
Lancio quindi un appello che è quello di riflettere perché la decisione che andremo a prendere è molto importante. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. È indubbio che il dibattito al quale stiamo assistendo in quest’Aula è l’ultima riprova della complicanza con la quale si arriva, appunto, a deliberare formalmente la decisione di quest’Assemblea. È la riprova di un dato oggettivo che mostra la complessità che c’è su un tema come questo, a partire, appunto, dall’interpretazione che ognuno prova a dare del risultato referendario.
Rispondo all’ultima sollecitazione della collega Noè che ha fatto il suo vibrato appello al senso di responsabilità e, legittimamente, indicando come soluzione e come risposta l’imitazione, appunto, del suo comportamento al momento del voto. Io so benissimo quanto è densa di responsabilità l’azione che qui stiamo, appunto, per svolgere e qualunque sia il tipo di risposta che ognuno di noi darà attraverso il proprio voto, si mortificherà una istanza e una richiesta e se ne esalterà, appunto, un’altra proprio perché non c’è via di scampo, che ci piaccia o meno, sulla base del tipo di meccanismo che quei territori hanno chiesto alla Regione di mettere in piedi.
Ricordo a tutti che la tanto discussa legge 24 del ’96 consentiva tre diverse modalità di azione per ottenere il risultato; la prima era l’iniziativa più partecipativa perché pur essendo una legge del ’96 questa Regione ha voluto formalizzarla all’insegna della più ampia e possibile valorizzazione del protagonismo locale. La legge del ’96 consente l’iniziativa dei cittadini, la raccolta delle firme e la possibilità di non farsi rappresentare dalle Amministrazioni locali, ma di decidere per loro. Questa modalità non è stata attivata in nessuno dei territori coinvolti. La seconda possibilità era quella di svolgere referendum comunali, indetti direttamente, Comune per Comune, dalle singole Amministrazioni locali, ma nessuno ha scelto questa strada. La terza modalità, che è quella che è stata attivata, demandava alla Regione il compito di indire il referendum consultivo, sulla base di delibere a maggioranza qualificata arrivate dalle singole Amministrazioni locali, che definivano il perimetro entro il quale far svolgere la consultazione elettorale referendaria e definivano in questo modo…
(brusio in Aula)
PRESIDENTE (Costi): Scusate un attimo perché c'è un po' di rumore.
Prego, consigliera Donini, continui.
DONINI: ...dicevo che definivano il bacino demografico degli aventi diritto, degli interessati entro il quale poi successivamente, a consultazione avvenuta, fare le valutazioni.
Questa è stata la scelta fatta da quei territori, la Regione adesso va avanti ai sensi di un atto dovuto, sulla base della richiesta che gli è stata formulata e non può in alcun modo, e qui esprimo la mia valutazione, svolgere un ruolo di supplenza o di sostituzione a ciò che da quel territorio è nato o è scaturito. È un dato di fatto, è un dato oggettivo, potevano essere altri percorsi, è stato scelto questo e questo appunto ha una serie di conseguenze.
Il risultato del referendum è discutibile, potremmo parlare per ore del tema della partecipazione, chiederci le ragioni per le quali c’è stato un astensionismo diffuso su quei territori, se la questione è riconducibile a una scarsa capacità di promuovere un’informazione utile alla mobilitazione elettorale, se l’astensione sia stato un modo per manifestare una forma di indifferenza al tema, demandando a noi il compito di decidere anche per altri. È sempre uno dei tanti problemi che c’è dietro all’astensione, la trovo sempre una forma di delega sbagliata e negativa ed è per questa ragione che io sono convintamente contro il quorum a qualunque referendum, per cui rispondo anche qui alla collega Noè, io vorrei che non esistesse più lo strumento del quorum per consentire in qualche maniera a chi non partecipa di determinare anche per altri la scelta, lo sono anche per i quorum a livello nazionale. Per questi motivi ho votato con piacere l’inizio di questo percorso che con la Finanziaria del 2011 si è attivato, chiaramente per favorire processi di partecipazione vera ed evitare iniziative di boicottaggio all’istanza partecipativa che, appunto, è quella di un referendum.
La valutazione che qui facciamo come Federazione della Sinistra, supportati anche da contatti sul territorio, da relazioni attraverso le nostre istanze politiche, da documenti politici sottoscritti dai rappresentanti politici nella dimensione provinciale, tra i quali anche l’UDC, lo faccio presente perché ho in mano un documento con tanto di simboli dell’Unione di Centro, che chiede alla Regione e alla Assemblea legislativa di procedere con l’approvazione della legge. Faccio una valutazione di prevalenza…
NOÈ: Qua no!
DONINI: Però c’è il simbolo, collega Noè!
(interruzione del consigliere Bonaccini)
(interruzioni)
PRESIDENTE (Costi): Per piacere non interrompete e lasciate parlare la consigliera Donini che ha la parola.
Prego, consigliera Donini.
(interruzione della consigliera Noè)
PRESIDENTE (Costi): Consigliera Noè, per piacere!
Ha la parola la consigliera Donini.
DONINI: La coerenza è questa: sono anni che in quest’Aula non sento altro che affermazioni di principio da parte di tutti rispetto alla necessità di un riordino istituzionale che, partendo dai principi di razionalizzazione della spesa pubblica, consentisse alle nostre realtà locali di recuperare il ruolo fondamentale che hanno nei confronti delle loro comunità, sulla capacità, appunto di far fronte ai nuovi bisogni e alle tante necessità che sono, ahimè, non più coperte in virtù di una serie di provvedimenti che stanno demolendo il sistema delle Autonomie locali.
Nel mese di dicembre, con la legge 21 abbiamo deciso di fare un ulteriore salto di qualità sul tema del riordino territoriale ed è una legge che non ha avuto opposizione in questa Assemblea legislativa, qualche astensione, nessun voto contrario per indicare un obiettivo che fortemente noi tendiamo a perseguire. Non mi scandalizzo affatto che la Regione di fronte alla fusione dei Comuni della Valsamoggia non abbia mostrato il volto della coerenza ai tanti indirizzi che questa stessa Assemblea legislativa su questo prima aveva dato, appunto, alla Giunta. Mi avrebbe stupito un atteggiamento diverso e io stessa l’avrei considerato sbagliato e negativo. Non si può dire di essere a favore della fusione ma di avere dei dubbi e su questo si sono costruite posizioni molto discutibili sul piano dell’efficacia, in questo caso dobbiamo essere, ripeto, coerenti e determinati sulle cose che noi stessi ci siamo detti e non possiamo avere né l’arroganza dal mio punto di vista, né l’irresponsabilità di sostituirci a ciò che da quel territorio ci è stato demandato di fare.
Noi abbiamo ricevuto la richiesta di predisporre una legge per una fusione di cinque Comuni, trovo singolare che noi adesso possiamo manipolare quell’impianto e toglierne due e decidere come se fossimo sul tabellone del Risiko, cosa fare rispetto ad una scelta così importante e sulla quale si è discusso per anni. Mi chiedono di considerare la sommatoria dei no con la sommatoria dell’astensionismo; facciamolo su tutte le competizioni elettorali allora. Chiedo ai tanti che fanno questo tipo di considerazione di dimostrare nel tempo quale è la coerenza di questa richiesta rispetto ad altre vicende che sono accadute e altre che verranno, dal momento che di processi alle intenzioni ne ho sentiti moltissimi. Mi chiedono di assecondare i no, mortificando i sì che, che piaccia o meno, sono prevalenti come risultato tra gli aventi diritto, così come l’impianto della delibera con l’indizione del referendum della nostra legge dava. Mi chiedono di non creare dei precedenti, ma la Regione deve favorire le fusioni per missione politico-istituzionale. Ricordo che nella stessa legge 21, che è l’ultima che abbiamo fatto, abbiamo portato in Aula l’emendamento passato all'unanimità, in cui ribadivamo come finalità che quello delle fusioni continua a essere l’obiettivo principale della nostra Regione.
Ci sono gli elementi politici di responsabilità, di lettura dei fatti accaduti sul territorio per procedere con l’approvazione di questa legge, lo dico non a cuor leggero perché qualunque scelta uno faccia vale per questo come per tutti i provvedimenti. C’è un lavoro importante di approfondimento e anche di interrogazione a se stessi, ma io sono anche convinta che dentro questa scelta ci sia una prospettiva e una vera opportunità, che può migliorare la condizione attuale delle cose. Il Piano di fattibilità non era un piano esaustivo rispetto ai particolari, è mancato prima un percorso di partecipazione e questo lo si può recuperare. Personalmente io credo che non siano i tecnici a dover calare dall’alto scelte su quale debba essere il capoluogo o su come organizzare le municipalità sul terreno della partecipazione e su qual sia la distribuzione dei servizi. I Piani di fattibilità li fanno i tecnici e io ritengo che sia il caso di smetterla di delegare questo tipo di scelte ai tecnici, dal momento che abbiamo una serie di esempi non particolarmente positivi in questi ultimi tredici mesi nel Paese. Credo che sia importante recuperare nella fase costituente anche le posizioni dei no, per garantire anche loro del fatto che il percorso li includerà delle scelte, risolvendo quei dubbi in merito all’efficacia del provvedimento e in merito al progresso possibile che questa scelta produrrà per quei territori.
Personalmente non condivido le posizioni di chi difende lo stato dell’arte nella propria dimensione, non perché non considero valide le considerazioni di carattere culturale o tradizionale, ma perché in territori - lo diceva la collega Marani - così complessi e così in difficoltà, complessi dal punto di vista anche morfologico, la riduzione delle risorse a disposizione ha consentito negli anni di perseguire la via sbagliata dello sviluppo e sono soltanto le pianificazioni su un’altra scala che ci garantiscono la scelta dell’appropriatezza e della sostenibilità, altrimenti ognuno vuole la zona industriale, anche se quel territorio non è vocato per questo. Sono già state fatte una serie di scelte sbagliate che hanno fatto consumare suolo e che hanno prodotto una serie di impatti, l’unica possibilità per recuperare qualità è cambiare la scala della programmazione lo imponiamo con la legge 21, attraverso altri strumenti, quelli, per esempio, dell’unione che in certe condizioni garantisce meno i percorsi democratici e partecipativi, che non una realtà comunale che, in questo caso, in deroga alle norme modificate del 267 potrà avere i municipi come realtà elettive e distribuire la responsabilità della rappresentanza, dando anche carattere sostanziale ai percorsi di partecipazione. Una serie di ragioni che, ripeto, pur nella consapevolezza della complessità e forse di errori fatti lungo il percorso, di incomprensioni, continua ad avere un valore, un valore possibile e un potenziale di progresso che si può sviluppare.
PRESIDENTE (Costi): Grazie consigliere Donini.
Ci vediamo oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 13,03
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI e Carlo LUSENTI.
Votazioni elettroniche
Autorizzazione alla relazione orale:
OGGETTO 3030 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna.»"
Presenti: 29
Favorevoli: 29
Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Assenti: 21
Enrico AIMI, Liana BARBATI, Luca BARTOLINI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Gabriella MEO, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Alberto VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Votazione richiesta di sospensiva:
OGGETTO 3030 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna.»"
Presenti: 35
Favorevoli: 10
Luca BARTOLINI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Andrea DEFRANCESCHI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Silvia NOÈ, Alberto VECCHI.
Contrari: 23
Tiziano ALESSANDRINI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Monica DONINI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RICHETTI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Astenuti: 1
Gian Guido NALDI.
Non votanti: 1
Palma COSTI.
Assenti: 15
Enrico AIMI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Gianguido BAZZONI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Mauro MANFREDINI, Gabriella MEO, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luigi Giuseppe VILLANI.
Comunicazioni prescritte dall'articolo 68 del Regolamento interno
«È stato presentato il seguente progetto di legge:
3545 - Progetto di legge d'iniziativa della consigliera Noè: "Disposizioni tributarie in materia di IRAP" (22 01 13).
Sono pervenuti i sottonotati documenti:
Risoluzioni
3532 - Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta regionale a revocare, annullandone il contenuto, proprie deliberazioni nelle quali viene riconosciuto ai direttori generali delle aziende sanitarie ed ospedaliere regionali il compenso aggiuntivo per l'anno 2011, evitando inoltre la corresponsione a detti soggetti ed ai direttori sanitari ed amministrativi di dette aziende, oltre che a quelli di agenzie, aziende, istituti ed altri enti comunque dipendenti dalla Regione, di compensi aggiuntivi o premialità comunque denominate, stante anche la grave crisi economica esistente (documento in data 17 01 13).
3552 - Risoluzione proposta dai consiglieri Ferrari e Monari per impegnare la Giunta a istituire corsi di formazione permanenti, organizzati dalla Regione in materia di protezione civile e destinati ai sindaci, agli assessori ed alle strutture tecniche degli Enti locali, istituendo inoltre la settimana regionale di Protezione Civile al fine di effettuare su tutto il territorio esercitazioni sui vari rischi possibili, prove di evacuazione e la presentazione dei relativi piani comunali (documento in data 23 01 13).
3555 - Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte all'emanazione di un'ordinanza che prolunghi, almeno fino al 30 giugno 2013, il periodo utile per la presentazione delle domande relative ai contributi per il ripristino di immobili colpiti dal sisma, conseguentemente all'introduzione di nuovi parametri riguardanti il rimborso massimo erogabile (documento in data 23 01 13).
3558 - Risoluzione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta" COM(2012) 710 final del 29 novembre 2012. Osservazioni dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ai sensi dell’articolo 24, comma 3 della legge n. 234 del 2012 e esame di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (approvata dalla I Commissione assembleare "Bilancio affari generali ed istituzionali" in data 23 gennaio 2013).
3568 - Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a stabilire criteri scientifici circa le attività svolte nei delfinari, tutelando la dignità dei delfini, aumentando i controlli relativi alle norme vigenti in materia di benessere animale, sostenendo inoltre il divieto di importazione dei cetacei (documento in data 25 01 13).
3569 - Risoluzione proposta dai consiglieri Defranceschi e Favia per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte alla revisione del progetto di interramento della linea ferroviaria Bologna-Portomaggiore, futuro braccio del Servizio Ferroviario Metropolitano passante n. 2 "Vignola-Portomaggiore", affinché non venga preclusa la possibilità di un eventuale raddoppio del relativo binario (documento in data 25 01 13).
3581 - Risoluzione proposta dai consiglieri Pollastri, Aimi, Filippi, Malaguti, Bazzoni, Bignami, Bartolini, Leoni e Alberto Vecchi per impegnare la Giunta a ritirare la propria D.G.R. n. 49 del 21 gennaio 2013 ed a promuovere l'istituzione di un tavolo interregionale, attendendone l'esito unitamente allo studio affidato ad ISPRA, prima di provvedere a nuove indicazioni delle "zone vulnerabili" ai nitrati riguardanti le emissioni di composti azotati nelle acque (documento in data 30 01 13).
Mozione
3575 - Mozione proposta dalla consigliera Barbati per impegnare la Giunta a condannare le pratiche di detenzione degli animali da compagnia anche tramite contenzione mediante l'uso di catene e a porre in essere azioni volte a sollecitare l'adozione di una nuova ed evoluta normativa contro il maltrattamento animale, tutelando anche gli animali da affezione (documento in data 30 01 13).
Interpellanze
3529 - Interpellanza della consigliera Barbati circa l'effettuazione di una indagine conoscitiva sulla diffusione, nel territorio regionale, del gioco d'azzardo tra i minori e le azioni da porre in essere per contrastare tale fenomeno.
3554 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa i lavori e le procedure relative alla realizzazione di una centrale idroelettrica nel Comune di Verghereto, in prossimità della cascata del torrente Alferello.
3557 - Interpellanza del consigliere Mandini circa la riduzione delle risorse spettanti alla Regione Emilia-Romagna a seguito dell'approvazione della "legge di stabilità", con particolare riferimento al sistema sanitario regionale ed alla sua riorganizzazione.
3563 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa provvedimenti assunti dall'AUSL di Bologna riguardanti la cessazione dell'Unità Operativa Complessa Veterinaria C.
3564 - Interpellanza del consigliere Mandini circa i criteri volti ad evitare infiltrazioni della criminalità organizzata nell'assegnazione degli appalti.
3574 - Interpellanza del consigliere Grillini circa le problematiche e le procedure riguardanti la morte di un paziente, allontanatosi dal reparto di degenza presso il Policlinico S. Orsola di Bologna.
3590 - Interpellanza del consigliere Cavalli circa le azioni da porre in essere in relazione all'acquisto ed all'immatricolazione di autoveicoli all'estero.
Interrogazioni
3530 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa le procedure relative alla realizzazione di centrali a biogas ed a cippato nel territorio di S. Pietro in Casale.
3531 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la situazione dell'azienda Bonfiglioli e la tutela dei relativi lavoratori.
3533 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa l'informazione alle agenzie di stampa relativa al decesso di un paziente presso l'Ospedale S. Orsola-Malpighi.
3534 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione e le procedure relative alla presenza di amianto in strutture site in via Buda, nel Comune di Medicina (BO).
3535 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della azienda Bonfiglioli Riduttori.
3536 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa i ritardi relativi all'erogazione dei fondi pubblici connessi alla ricostruzione delle infrastrutture colpite dal sisma del maggio 2012.
3537 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori dello stabilimento di Medolla Oece Plastic.
3538 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa procedure relative alla stabilizzazione di personale precario.
3539 - Interrogazione del consigliere Paruolo, a risposta scritta, circa la dislocazione e l'utilizzazione di sequenziatori genomici di nuova generazione sul territorio regionale.
3540 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le problematiche conseguenti alle nevicate del mese di gennaio 2013, con particolare riferimento all'Appennino modenese e reggiano.
3541 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa l'attuazione degli indirizzi regionali per la programmazione territoriale dell'offerta di istruzione e di formazione professionale ed organizzazione della rete scolastica.
3542 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le associazioni ed il finanziamento regionale relativi all'attivazione, presso il Quartiere Porto di Bologna, dello "Sportello legalità".
3543 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il progetto ed i finanziamenti relativi a lavori pubblici di riassetto della circolazione di strade ad alta percorrenza nel Comune di Bologna, con particolare riferimento a Via Zanardi.
3546 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della ex CNH di Imola.
3547 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa procedure selettive riguardanti l'Ospedale Maggiore di Bologna.
3548 - Interrogazione del consigliere Zoffoli, a risposta scritta, circa l'elaborazione di indirizzi condivisi con gli Enti locali circa le spese relative ai servizi socio-educativi e scolastici.
3549 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per garantire all'utenza un efficiente servizio di trasporto pubblico a Modena, Reggio Emilia e Piacenza.
3550 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa i ritardi nell'erogazione del CAS (Contributo autonoma sistemazione) per il primo trimestre, a Ferrara, nei confronti dei soggetti aventi diritto a causa dell'inagibilità della propria abitazione.
3551 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa il rilancio della vallicoltura comacchiese ed i relativi contributi regionali.
3553 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la costruzione di una centrale elettrica a San Salvatore di Bobbio (PC) e la tutela della fauna locale.
3556 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa prelievi di molluschi del genere tapes spp nell'area di tutela biologica di Goro (FE).
3559 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le procedure ed i lavori relativi all'abbattimento del bosco che costeggia il torrente Sillaro in prossimità dell'intersezione col torrente Correcchio.
3560 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la normativa riguardante l'immissione, nelle acque, in ambito zootecnico, dei composti azotati di origine agricola.
3561 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la percentuale di copertura di tutti i danni subiti dalla popolazione a seguito del sisma del maggio 2012 e le relative procedure.
3562 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le problematiche connesse alla rottura, a Porretta Terme (BO), della condotta principale che distribuisce il metano nell'Alta Valle del Reno.
3565 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa valutazioni riguardanti l'acquisizione, da parte di Lepida Spa, di una società telematica per servizi del territorio della Provincia di Parma.
3566 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la diffusione della meningite sul territorio regionale, e le azioni per farvi fronte.
3567 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori delle aziende Aimeri Ambiente e Lombardi srl.
3570 - Interrogazione dei consiglieri Defranceschi e Favia, a risposta scritta, circa i lavori ed i progetti relativi all'interramento della linea ferroviaria SFM passante n. 2 "Vignola-Bologna-Portomaggiore" e del suo tratto urbano.
3571 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa procedure relative al Consorzio di Bonifica di Piacenza.
3572 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa i progetti e le procedure inerenti la realizzazione di impianti fotovoltaici in relazione alla finalità di rimozione di amianto e cemento-amianto, ed i relativi contributi.
3573 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa le problematiche conseguenti ad esalazioni presenti nell'aria di ambienti dell'Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna.
3576 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa gli arretrati riguardanti la rivalutazione relativa agli indennizzi dovuti ai soggetti danneggiati da trasfusioni.
3577 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la promozione dell'editoria emiliano-romagnola, con particolare riferimento al Salone Internazionale del Libro di Torino.
3578 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa una richiesta di parere inoltrata ad un servizio regionale relativamente ad una variante al PRG di Piacenza.
3579 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa procedure e questioni relative alla disciplina riguardante i capanni da pesca, con particolare riferimento alla situazione esistente a Ravenna.
3580 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la discarica Piani di Tiedoli, sita nella val di Taro, ed i controlli sul relativo sistema di contenimento del percolato.
3582 - Interrogazione del consigliere Mandini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa problematiche connesse alla Variante di Valico, con particolare riferimento alla situazione delle frane esistenti nelle frazioni di Santa Maria Maddalena di Ripoli e di Santa Cristina in Ripoli.
3583 - Interrogazione del consigliere Bignami, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la posizione della Giunta regionale in merito agli assetti organizzativi dei Comuni dell'Alta Valle del Reno, alla relativa Unione ed alle procedure e conseguenze connesse.
3584 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa la Casa di Riposo per anziani di Novafeltria.
3585 - Interrogazione del consigliere Piva, a risposta scritta, circa l'istituzione del parco naturale interregionale del Sasso Simone e Simoncello.
3586 - Interrogazione dei consiglieri Mazzotti, Montanari e Fiammenghi, a risposta scritta, circa i finanziamenti riguardanti il Parco regionale Delta del Po.
3587 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la tutela della Pieve di Pastino, sita nel Comune di Ozzano Emilia (BO).
3588 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa procedure e consulenze relative allo scalo merci ferroviario di Villa Selva, a Forlì.
3589 - Interrogazione della consigliera Meo, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'obiezione di coscienza nei confronti della vaccinazione in età evolutiva in Emilia-Romagna.
3591 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la situazione relativa all'Azienda Agraria Sperimentale Vittorio Tadini.
3592 - Interrogazione del consigliere Manfredini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la situazione relativa all'azienda CorbettaFia di Medolla, gravemente danneggiata dal sisma del 2012.
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
3343 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa lo stato di avanzamento del progetto autostradale relativo alla realizzazione del Passante Nord.
3345 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le spese sostenute dalla Regione Emilia-Romagna per lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti provenienti da altre Regioni.
3350 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la dotazione di parcheggi destinati ai dipendenti dell'Ospedale Bellaria di Bologna.
3361 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il nosocomio di Bazzano (BO).
3366 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la situazione riguardante interventi relativi ai servizi socio-sanitari nel Comune di Finale Emilia.
3385 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla Pieve di Pastino (BO).
3386 - Interrogazione del consigliere Mazzotti, a risposta scritta, circa l'attuazione della normativa riguardante la valorizzazione del tartufo e della tartuficoltura.
3389 - Interrogazione dei consiglieri Barbati e Mandini, a risposta scritta, circa i contributi per il ripristino di immobili colpiti dal sisma relativi a lavori terminati prima dell'ordinanza n. 51/2012.
3402 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa le derivazioni di acqua pubblica per impianti idroelettrici nel bacino del fiume Secchia.
3410 - Interrogazione dei consiglieri Costi, Monari e Montanari, a risposta scritta, circa la previsione di nuove piattaforme di estrazione di petrolio nel Mare Adriatico.
3411 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa le procedure relative alla realizzazione della Variante di Valico, con particolare riferimento alla centrale di ventilazione della galleria in località Roncobilaccio.
3418 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la prevenzione ed il contrasto della zoonosi parassitaria denominata trachinellosi.
3421 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa l'ampliamento della discarica Crispa di Jolanda di Savoia (FE).
3425 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la situazione relativa ai diabetici nel distretto sanitario di Vignola (MO).
3427 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa la normativa riguardante l'IMU e la situazione in cui versano i costruttori edili.
3440 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa i farmaci relativi alla cura della degenerazione maculare legata all'età (DMLE).
3448 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa le conseguenze dello sversamento di gasolio a Lugo (RA) a seguito di un incidente stradale in data 26 novembre 2012.
3454 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la revisione del sistema di prenotazione presso l'Ospedale S. Orsola di Bologna.
3459 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'occupazione di uno stabile sito a Bologna in Via XXI Aprile.
3460 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la normativa ed i contributi relativi alle strutture riguardanti la tutela ed il controllo della popolazione canina, con particolare riferimento ad un canile sito nel Comune di Casalecchio di Reno.
3464 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la prevenzione di disagi ai passeggeri nella tratta ferroviaria Bologna-Porretta Terme, con particolare riferimento alle precipitazioni nevose.
3465 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la normativa riguardante la valutazione dello stato di conservazione delle coperture di cemento-amianto.
3466 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la rilevazione della dispersione di cemento-amianto nell'aria nel Comune di Casalecchio di Reno (BO).
3469 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa l'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
3470 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa provvedimenti regionali riguardanti l'intesa complementare per lo sviluppo del sistema agroalimentare ortofrutticolo dello Stato del Paranà (Brasile).
3473 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa questioni connesse allo scorporo/fusione tra ATC Spa e FER Srl relativamente alla cessione di autobus ed a costi dei servizi.
3474 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa i contributi regionali riguardanti il Centro di formazione professionale Bassa Reggiana di Guastalla.
3475 - Interrogazione dei consiglieri Grillini e Barbati, a risposta scritta, circa i contributi regionali corrisposti alla Fondazione che organizza il Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini.
3479 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla ex Stazione ferroviaria Veneta di Bologna.
3481 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della azienda CEVA Logistics Italia Srl, con particolare riferimento alla sede di Cortemaggiore (PC).
3482 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'effetto della "spending review" sull'ENEA di Bologna ed il trasferimento dei relativi laboratori.
3483 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la partecipazione di APT Servizi Srl alla manifestazione fieristica "L'artigiano in fiera".
3486 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa moduli ad uso scolastico collocati nella frazione di XII Morelli, nel Comune di Cento (FE).
3493 - Interrogazione del consigliere Alessandrini, a risposta scritta, circa provvedimenti riguardanti il rischio idrogeologico relativi ad un fabbricato sito in località Ocri di Verghereto (FC).
3500 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le procedure di valutazione di impatto ambientale relative al permesso di ricerca di idrocarburi denominato "Fiorenzuola d'Arda".
Comunicazione ai sensi del comma 1, lettera m) dell’art. 68:
- La Programmazione dei lavori dell’Assemblea legislativa, ai sensi dell’art. 16, del Regolamento interno, per il periodo febbraio-aprile 2013, è stata approvata nella riunione dei Capigruppo allargata ai Presidenti delle Commissioni assembleari svoltasi in data 23 gennaio 2013.
Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione del seguente decreto, dal 04/01/2013 al 23/01/2013:
DPGR n. 2 del 07/01/2013
Procedimento di estinzione per inerzia dell'IPAB "Fondazione contessa Ines Gentili" di Fusignano (RA) - Nomina del commissario ad acta incaricato della redazione dell'inventario del patrimonio e della ricognizione dei rapporti attivi e passivi.» (Comunicazione n. 49 prescritta dall'art. 68 del Regolamento interno - prot. 4976/2013)
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Aimi - Costi
Corradi - Meo
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