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120.
SEDUTA DI MARTEDÌ 12 MARZO 2013
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI
Indice
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OGGETTO 3658
Interrogazione dei consiglieri Monari, Marani, Piva, Alessandrini e Carini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le modalità di distribuzione dei farmaci.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
MONARI (PD)
LUSENTI, assessore
MONARI (PD)
OGGETTO 3689
Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le azioni da porre in essere per garantire la piena funzionalità della nuova tratta del servizio ferroviario ad alta velocità lungo la dorsale Adriatica, con particolare riferimento alla situazione relativa a Rimini.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
NOÈ (UDC)
PERI, assessore
NOÈ (UDC)
OGGETTO 3693
Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la situazione ed il riassetto del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
BARBATI (Italia dei Valori)
LUSENTI, assessore
BARBATI (Italia dei Valori)
OGGETTO 3698
Interrogazione del consigliere Favia, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'adempimento delle disposizioni contenute in una risoluzione approvata dall'Assemblea legislativa riguardante le persone affette da SLA, con particolare riferimento alla definizione di un assegno di cura di importo maggiore per le persone con gravissima disabilità acquisita, tra i quali anche i soggetti colpiti da tale patologia.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
LUSENTI, assessore
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
OGGETTO 3700
Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli e Corradi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il blocco dell'operatività di Fidindustria, in relazione al Confidi regionale che presta garanzie a favore delle imprese socie su finanziamenti erogati dalle banche convenzionate.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
MANFREDINI (Lega Nord)
MUZZARELLI, assessore
MANFREDINI (Lega Nord)
OGGETTO 3701
Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure relative al servizio di manutenzione delle strade per l'intera Regione ed al servizio di rimozione della neve per il Comune di Bologna poste in essere dall'Agenzia regionale per lo Sviluppo, Intercent-ER.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
NALDI (SEL - Verdi)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
NALDI (SEL - Verdi)
OGGETTO 3705
Interrogazione del consigliere Grillini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa gli obblighi di identificazione personale e tracciabilità dei dati a carico di tutti gli esercizi pubblici che mettano a disposizione dei propri clienti o utenti connessioni o terminali per comunicazioni telematiche.
(Svolgimento)
PRESIDENTE (Costi)
GRILLINI (Misto)
PERI, assessore
GRILLINI (Misto)
OGGETTO 3484
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli, nella Provincia di Forlì-Cesena»
(Relazione e discussione)
OGGETTO 3685
Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli, nella Provincia di Forlì-Cesena". (Proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I)» (106)
(Discussione)
PRESIDENTE (Costi)
MUMOLO, relatore
MANFREDINI (Lega Nord)
BARTOLINI (PDL)
DONINI (Fed. della Sinistra)
ZOFFOLI (PD)
MONARI (PD)
NOÈ (UDC)
BIGNAMI (PDL)
LOMBARDI (PDL)
MONTANARI (PD)
PARUOLO (PD)
MARANI (PD)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI
La seduta ha inizio alle ore 9,37
PRESIDENTE (Costi): Dichiaro aperta la centoventesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Comunico le assenze della seduta odierna. Il presidente Errani comunica l’assenza nella seduta assembleare del 12 marzo 2013 per improrogabili impegni istituzionali che richiedono la sua presenza. Inoltre, hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Andrea Leoni e Gabriele Ferrari e gli assessori Sabrina Freda e Teresa Marzocchi.
Procedo alle comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno. Tutti i consiglieri l’hanno ricevuto per cui do per letto quanto previsto dall’articolo 68 del Regolamento interno.
(Le comunicazioni prescritte dall'articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula
PRESIDENTE (Costi): Possiamo passare alle interrogazioni a risposta immediata ai sensi all’articolo 114 del Regolamento interno. Procediamo con il primo oggetto:
3658 - Interrogazione dei consiglieri Monari, Marani, Piva, Alessandrini e Carini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le modalità di distribuzione dei farmaci.
Risponderà l’assessore Lusenti.
La parola al consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. È un’interrogazione per chiedere le modalità di distribuzione del farmaco anche a valle di un’iniziativa presa dalle associazioni di categoria sia delle farmacie comunali sia delle farmacie private. Chiedo all’assessore se sul punto potesse svolgere un’informazione in maniera da poter poi correttamente anche manutenere il rapporto con queste associazioni. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Monari.
La parola all’assessore Lusenti. Ne ha facoltà.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. La distribuzione diretta dei farmaci come modalità di erogazione dei medicinali agli assistiti è introdotta dalla Legge 405 del 16.11.2001 avente ad oggetto interventi in materia di spesa sanitaria. Per il servizio sanitario nazionale il risparmio della distribuzione diretta si attiva sui costi di distribuzione e su una solida politica di acquisto. L’azienda o le centrali di acquisto, laddove esistenti, acquista il farmaco dalla ditta produttrice con uno sconto medio che, al netto delle unioni di acquisto e delle relative strategie di gara, varia dal 30 al 50 per cento. Da notare che nella distribuzione convenzionale, ai sensi della Legge 662 del 1996, modificata dalla Legge 122 del 2010, il margine per le imprese farmaceutiche è pari al 66,65 per cento; il 6,65 è il margine per i grossisti; il 26,7 è il margine per i farmacisti. Nella regione Emilia-Romagna la distribuzione diretta è stata avviata nel 2002 e nelle linee di programmazione regionali tale modalità di erogazione da parte delle aziende sanitarie è stata di anno in anno richiamata e stimolata in quanto rappresenta una forma di assistenza che coniuga economicità, appropriatezza e continuità delle cure ospedale-territorio.
La distribuzione diretta infatti rientra tra le misure adottate dalla Regione Emilia-Romagna per evitare l’imposizione di ulteriori ticket sul consumo di beni e prestazioni sanitarie. Tra le diverse misure, la distribuzione diretta è quella che ha dato i risultati più significativi sia sotto il profilo della continuità di cura (follow-up dei pazienti, sua compliance), sia dell’appropriatezza prescrittiva (evidenziazione degli aventi avversi da farmaci, forniture di informazione necessaria e la corretta assunzione della terapia), sia sotto il profilo economico. La distribuzione per conto, viceversa, da parte delle farmacie convenzionate è iniziata nel 2007 a livello regionale mentre era partita un anno prima con esperienze pilota a Forlì, a Bologna e a Imola.
La Regione ha rispettato l’accordo 2012 sottoscritto con le associazioni, che prevedeva la distribuzione di almeno 600 mila pezzi attraverso le farmacie convenzionate, distribuendone oltre 1 milione. Ha rispettato inoltre il secondo punto dell’accordo che prevedeva che le farmacie ospedaliere interne alle aziende sanitarie restassero entro i limiti del 2008 di distribuzione di farmaci al di fuori dell’elenco di farmaci consentiti per la distribuzione per conto del prontuario ospedaliero. Solo in alcune realtà, con la condivisione delle parti, si è accettata una distribuzione di tali farmaci da parte delle farmacie convenzionate.
La Direzione Generale Sanità e Politiche sociali nel gennaio scorso ha incontrato le associazioni al fine di procedere al nuovo accordo. In tale incontro si è condiviso di valutare esperienze locali positive per relazioni ed economicità, come ad esempio la distribuzione in distribuzione e per conto di farmaci extraprontuario ospedaliero. Nello stesso incontro la Regione ha proposto di attivare, a garanzia delle parti, una Commissione paritetica per affrontare eventuali situazioni critiche. Tale proposta è stata accolta favorevolmente con soddisfazione del Presidente di ASSOFARM.
Nel 2012 la spesa farmaceutica convenzionata è stata di 590 milioni di euro. La distribuzione diretta dei farmaci (con lo sconto di circa il 40 per cento sul prezzo commerciale) tramite i servizi farmaceutici delle aziende sanitarie, è stata di 365 milioni di euro. Il valore al pubblico equivalente sarebbe stato alternativamente di circa 600 milioni, quindi il risparmio è di 235 milioni di euro.
I farmacisti impegnati nella distribuzione diretta sono stati 104 con diversi contratti per un costo medio di 53 mila euro (il costo di un farmacista dipendente di farmacia convenzionata è di 38 mila euro) e un costo complessivo di circa 5 milioni 500 mila euro. Occorre sottolineare che questi farmacisti, cioè i farmacisti che svolgono la distribuzione diretta dei farmaci nelle farmacie delle aziende sanitarie ospedaliere, oltre alla distribuzione diretta partecipano anche ad attività istituzionali delle farmacie ospedaliere (la verifica dell’appropriatezza, programmazione dei fabbisogni, organizzazione e altre ancora).
Da quanto sopra esposto si evidenzia che il costo per pezzo della distribuzione diretta fatta dalle farmacie interne alle aziende sanitarie è di 0,7 euro per i farmaci di fascia A, che si abbassa a 0,5 euro, se si includono anche i farmaci H, cioè quelli che possono essere distribuiti esclusivamente nelle strutture ospedaliere, quindi dovranno sempre esserci farmacisti per tale attività, cioè per quella residua che riguarda esclusivamente i farmaci a distribuzione intraospedaliera. Il costo della distribuzione per conto, viceversa, è stato calcolato dal progetto Antares, svolto dalle associazioni di categoria, in 4 euro per pezzo, ma attualmente viene pagato dal servizio sanitario regionale 4,74 euro a pezzo e 6,24 euro a pezzo le farmacie con basso fatturato, cioè inferiori a 258 mila euro, che sono passate da 284 nel 2010 a 326 nel 2012 nel territorio regionale.
Da ultimo preme sottolineare che la posizione della Regione è stata sin dall’inizio, ed è tuttora, quella necessaria al contenimento della spesa e che la distribuzione per conto da parte della rete delle farmacie convenzionate diventa utile laddove non vi sia necessità di continuità, quando si fa carico della distribuzione di farmaci utili alla presa in carico complessiva del paziente. Lo scopo della distribuzione diretta è pertanto quello di un reale controllo di appropriatezza attraverso il costante raccordo con gli specialisti, di esercitare un ruolo di farmacovigilanza e di monitorare specifici obiettivi dei medici ospedalieri su categorie critiche dell’assistenza farmaceutica, ospedaliera e territoriale. Tali attività possono solo in parte essere esercitate dai farmacisti convenzionati.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Lusenti.
Do la parola al consigliere Monari. Le ricordo che ha cinque minuti.
MONARI: Grazie, presidente. Grazie, assessore. Sono soddisfatto della risposta e chiederei anche a nome dei colleghi firmatari se mi può fare avere il testo scritto per potermi relazionare con le associazioni che ci hanno investito del problema. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Monari.
Esaurito l'oggetto 3658, passiamo al successivo:
3689 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le azioni da porre in essere per garantire la piena funzionalità della nuova tratta del servizio ferroviario ad alta velocità lungo la dorsale Adriatica, con particolare riferimento alla situazione relativa a Rimini.
Risponderà l’assessore Peri.
La parola alla consigliera Noè per l'illustrazione.
NOÈ: Grazie, presidente. Con questa domanda vorrei chiedere all’assessore Peri in quale maniera la Regione sta cercando di adoperarsi per risolvere questa situazione un po’ anomala che si è venuta a creare per cercare di collegare al meglio Milano ad Ancona utilizzando il collegamento tra quella che è la tratta classica dell’alta velocità Milano-Bologna con treni di Frecciarossa o Frecciargento che invece potrebbero collegare anche Ancona. Vorrei chiedere in quale maniera la Regione si sta adoperando tenendo conto dell’atteggiamento di NTV per l’adeguamento delle banchine per l’altezza dei marciapiedi, che so che sta rappresentando un grande ostacolo soprattutto nel transito nella stazione di Rimini città.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.
La parola all’assessore Peri.
PERI, assessore: Grazie, presidente. Noi da diverso tempo, soprattutto insieme con le autonomie locali (Comune e Provincia di Rimini) siamo impegnati a sollecitare i gestori nazionali perché occorre ricordare che questo tipo di traffico e di servizi sono riconducibili a servizi a mercato, quindi che non fanno parte di contratti né della Regione né del Governo e quindi sono gli operatori ferroviari che decidono, a seconda dove si manifesta una potenzialità del mercato, di inserire o meno dei servizi. Il lavoro di questi ultimi mesi ha prodotto, e devo dire che anche la concorrenza tra i due gestori, un risultato positivo, tant’è che sia Trenitalia con il Freccia Rossa sia NTV con Italo hanno dichiarato non solo la disponibilità, ma hanno già iniziato le procedure per attivare dei servizi che colleghino Milano con Ancona, per il momento, e poi si vedrà. La cosa è particolarmente interessante per il territorio della Romagna, ovviamente pensando al bacino turistico della Romagna, ma anche come servizi che possono coprire una quota di domande interessante nelle relazioni soprattutto tra Milano e la nostra Regione. Va sottolineato ancora che i servizi ad alta velocità sono effettivamente ad alta velocità solo nella tratta Milano-Bologna, mentre nella tratta Bologna-Rimini-Ancona parliamo di un’infrastruttura "tradizionale". Il nostro problema di Regione Emilia-Romagna è fare in modo che questi servizi non producano perturbazioni con i servizi regionali che sono a contratto e sui quali abbiamo potestà programmatorie. Da questo punto di vista abbiamo dovuto segnalare il tema ai gestori - non è mai semplice trovare il punto di equilibrio tra traffico nazionale e locale - e per quello che ci riguarda è evidente, e colgo l’occasione per ribadirlo, che per noi la priorità è il traffico regionale, quindi occorre che questi servizi si aggiungano, ed è positivo che si aggiungano, ma senza produrre perturbazioni o difficoltà nell’impianto dell’orario regionale. Da questo punto di vista stiamo lavorando con i due operatori (Trenitalia e NTV), Trenitalia dovrebbe partire ad aprile, NTV a giugno, almeno dalle conferme che abbiamo dagli ultimi incontri, e contiamo di riuscire a combinare i due traffici (nazionale e locale) e avere alla fine un risultato positivo da parte di entrambi.
Sul tema infrastrutturale non posso che fare riferimento a quanto affermato dal gestore della rete. La rete tradizionale, compresa la rete di stazione, è in carico a RFI (Rete Ferroviaria Italiana), le stazioni dell’Emilia-Romagna, Rimini compresa, sono stazioni a norma - è bene precisarlo per evitare fraintendimenti - lo stesso Italo presta servizio già adesso in stazioni che hanno altezze diverse da quella massima dei 55 centimetri, quindi non ci sono obiezioni di tipo formale o attinenti al tema della sicurezza. È una scelta che viene fatta di solito in base ai mezzi che uno ha a disposizione. Da questo punto di vista, per quello che ci riguarda, la programmazione regionale tende ad adeguare tutte le stazioni agli standard più efficienti, quindi con un incarrozzamento dei passeggeri più agevole, quindi marciapiedi più alti e meno difficoltà di accesso. Ovviamente non è una competenza diretta della Regione perché fa parte del piano nazionale del contratto di servizio fra Governo ed RFI. La difficoltà che ha manifestato RFI in questo momento è quella di avere un contratto di servizio col Governo ma non i trasferimenti delle risorse e quindi mi pare che dentro a quella dialettica inevitabilmente bisognerà trovare la soluzione anche per ciò che riguarda la stazione di Rimini. Personalmente tenderei a togliere questo come elemento di difficoltà, è evidente che occorre comunque procedere sulla stazione di Rimini all’adeguamento dell’infrastruttura, nel frattempo si è trovata una via provvisoria, che è quella della fermata di Rimini Fiera che è già attrezzata con quell’infrastruttura e quindi può rispondere a un’esigenza immediata, avendo poi tempo di adeguare l’infrastruttura nella stazione centrale di Rimini. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Peri.
Do la parola alla consigliera Noè. Le ricordo che ha cinque minuti.
NOÈ: Grazie, presidente. Grazie Assessore per la risposta che mi ha dato. In parte quello che lei mi ha riferito sono notizie che conoscevo anche già dalla stampa piuttosto che dai colleghi Assessori della Provincia di Rimini. Qui effettivamente il problema è quello di capire qual è il ruolo "politico" che la Regione poteva assumere nei confronti di questa situazione un po’ anomala che si è creata nella città di Rimini rispetto alla possibilità di offrire a NTV, quindi a Italo, di transitare anche da Rimini città in questo collegamento che vogliamo rendere possibile in tre ore tra Milano e Ancona, cosa che attualmente è possibile e sarà possibile per i treni di Trenitalia, quindi per Freccia Rossa e Freccia Argento che collegheranno Milano ad Ancona perché effettivamente si tratta di macchinari che sono già nelle condizioni di poter attraversare la stazione di Rimini però lei sa che le macchine di NTV, la macchina Italo, che è di recente costruzione, purtroppo non ha l’opportunità di poter passare da Rimini città. Siccome tutto sommato l’obiettivo di questa Regione, ma di tanti, è quello di aumentare la percorrenza su ferro e soprattutto di aumentare il collegamento con la nostra costa romagnola, quello che volevo capire è se da parte della Regione Emilia-Romagna c’erano delle trattative in corso o un pourparler per facilitare questa situazione, perché so che tutto sommato questo innalzamento del marciapiede di 30 centimetri a Rimini è un lavoro che si potrebbe risolvere probabilmente in una settimana o comunque poco più e tutto sommato potrebbe essere, se effettivamente sollecitato nei giusti termini, potrebbe rientrare in tempo utile per collegare al meglio quella Rimini città che rappresenta il punto di riferimento eccellente per il collegamento della nostra costa romagnola. Sappiamo tutti un po’ quali sono stati i comportamenti anche di RFI rispetto al vettore NTV e in altre stazioni e credo che in questo momento cercare di giocare un ruolo politico che consenta di favorire la messa a norma di una stazione come quella di Rimini città, favorire quindi anche una maggiore concorrenza fra i due vettori, piuttosto che favorire una presenza maggiore di servizi ferroviari che collegano il nord Italia con la costa romagnola, è una cosa molto importante. Mi rendo conto che lei dice che questa è una materia che non è di competenza regionale più che altro perché RFI ha fatto un contratto di servizio col Governo per quanto riguarda il servizio in sé ma non ha un collegamento diretto per quanto riguarda invece il trasferimento delle risorse. Mi risulta che non credo sia questo il problema perché so che NTV sarebbe disposta anche ad anticipare le risorse necessarie per fare questi lavori a RFI. Credo che qui sia fondamentale il ruolo politico rispetto a una Regione che tutto sommato vuole favorire il maggior collegamento col nord rispetto alla nostra costa romagnola e se questo ruolo politico lo si potesse esercitare in tempo utile visto che questa è una costa che è maggiormente attrattiva per la stagione estive, se si riuscisse effettivamente a rendere possibile tutta una serie di lavori perché mi risulta che la compatibilità della piattaforma oraria la si riesce già a trovare per quanto la Regione tenda a privilegiare la piattaforma esistente per il servizio regionale, credo che sarebbe fondamentale, Assessore Peri, anche con la sua dialettica e il suo stile, di cercare di ottenere questo risultato il prima possibile.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.
Esaurito l'oggetto 3689, passiamo all'oggetto successivo:
3693 - Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la situazione ed il riassetto del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna.
Risponderà l’assessore Lusenti.
La parola alla consigliera Barbati per l'illustrazione.
BARBATI: Grazie, presidente. L’interrogazione nasce da una preoccupazione che riguarda tutto il campo della salute mentale visto che abbiamo anche il problema della chiusura degli OPG a breve e di non avere sui territori nessuna indicazione, se dovesse succedere questo, per dove mettere le persone che sono chiuse negli OPG. All’interno di questo, proprio al fine della prevenzione, sono stati costituiti presso ogni ASL i dipartimenti di salute mentale e dipendenze patologiche. Questi dipartimenti ci hanno interessato anche come Regione quando abbiamo cominciato a parlare anche delle dipendenze da gioco d’azzardo e quindi queste ludopatie che sono nate e che sono recenti stanno diventando uno dei problemi che sulle famiglie incide di più.
Detto questo, la nostra attenzione con questa interrogazione si focalizza su una serie di preoccupazioni che ci sono arrivate sul riassetto del dipartimento di salute mentale dell’ASL di Bologna e la riorganizzazione delle strutture sanitarie ad esso aggregate. Le informazioni ci dicono che si potrebbe parlare di riduzione dei posti letto e di uno spostamento di personale. La riduzione dei posti, in un momento in cui i problemi delle malattie psicologiche e delle patologie in atto, è abbastanza preoccupante e la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi considerato l’aumento di ricoveri che è direttamente proporzionale all’aumento dei casi di tentati suicidi, abuso di farmaci, disturbi alimentari, urgenze per le demenze, difficoltà di gestione degli handicap e le nuove patologie. Volevamo capire quindi se quanto abbiamo segnalato riguardo alle nostre preoccupazioni siano effettive e se c’è davvero in atto una situazione di riduzione dei posti letto del dipartimento di salute mentale. Dobbiamo anche dire che sappiamo che la Regione ha una criticità anche in relazione ai tagli delle risorse dovute al Governo del settore sanitario, quindi le chiediamo di rassicurarci in merito a queste cose e farci capire magari qualcosa di più. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Barbati.
La parola all’assessore Lusenti. Ne ha facoltà.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. La direzione aziendale e la direzione del dipartimento salute mentale dipendenze patologiche dell’ASL di Bologna hanno allo studio una riorganizzazione dei servizi di salute mentale adulti finalizzata a rendere più efficaci ed efficienti le attività di tali servizi ponendo particolare enfasi sulla qualità, tempestività e intensività degli interventi territoriali, nonché sull’integrazione con i servizi ospedalieri e residenziali pubblici e privati. Tale studio non è ancora completato ma è stato accompagnato da incontri consultivi sulle sue coordinate generali in sede di comitato di dipartimento e da incontri di budget. In seguito la proposta di riorganizzazione verrà avviata alla consultazione delle parti sociali e delle associazioni dei familiari e al termine di tale percorso verrà sottoposta l’approvazione degli organismi istituzionali.
Nel merito delle domande poste si evidenzia che diversamente da quanto riportato nell’interrogazione, l’attuale situazione dei servizi di emergenza-urgenza psichiatrici dell’ASL di Bologna si colloca, nel panorama regionale, con l’offerta di ricovero per acuti maggiore rispetto alla popolazione target mentre è tra quelle con il tasso di ospedalizzazione più basso. Il numero di trattamenti sanitari obbligatori, cioè di TSO, è in calo, perché nel 2006 sono stati 249 e nel 2011 sono scesi a 153. L’indice di occupazione dei posti letto è di circa l’85 per cento. Inoltre, nel periodo estivo del 2012 vi è stata la chiusura di uno dei tre servizi psichiatrici di diagnosi e cura cittadini, quello del Sant’Orsola-Malpighi senza peraltro che si verificassero disservizi per l’utenza né tantomeno ricoveri fuori provincia.
Per quanto riguarda la pianificazione regionale, lo standard di un posto letto ogni 10 mila abitanti riportato nel piano attuativo di salute mentale approvato con delibera 313 del 2009 è stato individuato non come riferimento da perseguire ma come tetto massimo da non superare per evitare l’eccessivo ricorso ai ricoveri e il conseguente rischio di istituzionalizzazione. Ciò trova riscontro nell’andamento dei ricoveri a livello regionale analogamente a quanto accade a Bologna. Negli ultimi anni si assiste infatti a una riduzione nel numero e nella durata dei ricoveri presso i servizi psichiatrici di diagnosi e cura. Questo dato è considerato un indicatore di buon funzionamento dei servizi territoriali ed è anche riferibile all’organizzazione dell’assistenza ospedaliera e residenziale nel settore della salute mentale che prevede, oltre al servizio psichiatrico di diagnosi e cura, il servizio psichiatrico di osservazione intensiva e le residenze sanitarie di tipo intensivo, protratto e socio-riabilitativo. Tale modello, differenziato dall’intensità di cura, consente di limitare le degenze ospedaliere ai casi acuti e favorisce l’assistenza territoriale.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Lusenti.
Do la parola alla consigliera Barbati. Ricordo che ha tre minuti.
BARBATI: Grazie, presidente. Assessore, grazie per la sua risposta. Ovviamente le chiederemo il documento con i dati perché ci servirà anche per tranquillizzare le persone che si sono rivolte a noi e resta grossa la preoccupazione che un posto ogni 10 mila abitanti in effetti, con l’aumento di queste patologie, bisognerà rivederlo. Mi rendo conto che non è il momento più opportuno, visto che i tagli sul settore sanitario sono pesantissimi, però la nostra popolazione sta evidenziando una grossa sofferenza in questo campo e quindi bisognerà che si rivedano anche queste cose.
(interruzione del consigliere Manfredini)
Come dice il consigliere Manfredini, è tutto un manicomio.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Barbati.
Passiamo all’interrogazione successiva:
3698 - Interrogazione del consigliere Favia, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'adempimento delle disposizioni contenute in una risoluzione approvata dall'Assemblea legislativa riguardante le persone affette da SLA, con particolare riferimento alla definizione di un assegno di cura di importo maggiore per le persone con gravissima disabilità acquisita, tra i quali anche i soggetti colpiti da tale patologia.
Risponde l’assessore Lusenti.
La parola al consigliere Favia per illustrare l'interrogazione.
FAVIA: Grazie, presidente. Attendo la risposta, presidente.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.
Do la parola all'assessore Lusenti.
LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. L’Assessorato alle politiche per la salute ha recentemente rendicontato su quanto fatto successivamente all’approvazione della risoluzione 2932, approvata all’unanimità il 4 luglio 2012, riguardante l’assistenza a lungo termine delle persone con gravissime disabilità acquisite, con particolare riferimento ai malati di sclerosi laterale amiotrofica, cioè di SLA. La relazione è parte della documentazione a disposizione di tutti i Consiglieri regionali, quindi non c’era bisogno di un’interrogazione a risposta immediata perché bastava consultare l’apposita banca dati degli atti di indirizzo. Su tale piattaforma i Consiglieri hanno l’opportunità di verificare nel semestre successivo alla data di approvazione di risoluzioni e mozioni lo stato di realizzazione degli impegni assegnati alla Giunta regionale dall’Assemblea legislativa. In tale relazione si evidenzia che diversamente da quanto asserito dal Consigliere, la Giunta regionale con delibera 1848 del 2012 ha introdotto un livello più elevato dell’assegno di cura per le gravissime disabilità pari a 34 euro giornalieri. Nella fase preparatoria tale provvedimento è stato oggetto di confronto con le associazioni regionali AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) e ASSISLA (Associazione Regionale per l’Assistenza Integrata contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica) che, in data 31 ottobre 2012, hanno espresso parere favorevole sui contenuti del deliberato. Con determinazione del direttore generale alla sanità e politiche sociali del 10 dicembre 2012, n. 15894, sono stati approvati i criteri per l’accesso al nuovo livello; ad oggi gli aventi diritto sono 190 di cui 63 affetti da SLA. I benefici economici hanno decorrenza dall’1 novembre 2012 e le aziende stanno provvedendo a liquidare i soggetti interessati.
Ricordo infine che oltre ai provvedimenti economici sopra descritti, in data 18 febbraio, la Giunta regionale, con il parere della IV Commissione Assembleare, ha approvato un documento di indirizzo alle aziende sanitarie per la presa in carico globale delle persone con SLA (delibera 169 del 2013). Il documento, che recepisce l’accordo tra Governo, Regioni e Province autonome in tema di presa in carico globale delle persone con malattie neuromuscolari o malattie analoghe dal punto di vista assistenziale, descrive quale debba essere il percorso assistenziale integrato della persona con sclerosi laterale amiotrofica in tutte le aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, dalla fase iniziale della malattia alle fasi più avanzate. Un percorso di assistenza declinato nelle fasi pre-ospedaliera (dall’esordio dei sintomi all’invio allo specialista), ospedaliera (dal momento della diagnosi ai momenti successivi di presa in carico ambulatoriale) e post-ospedaliera (quando il paziente, a causa della grave disabilità è prevalentemente seguito a domicilio). Il documento è stato elaborato da un gruppo di lavoro istituito dalla direzione generale sanità e politiche sociali della Regione Emilia-Romagna, composto da tutti i professionisti coinvolti nell’assistenza delle persone con SLA e dai rappresentanti regionali delle associazioni dei familiari presenti in Emilia-Romagna AISLA e ASSISLA. Questo provvedimento ha avuto ampia divulgazione tramite gli organi di informazione, il sito istituzionale della Regione Emilia-Romagna e quello tematico Saluter ed è stato pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione il 26 febbraio 2013 n. 47.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Lusenti.
Ha la parola il consigliere Favia. Ricordo che ha tutti e sei i minuti.
FAVIA: Grazie, presidente. Assessore, noi sappiamo leggere, la risoluzione la conosciamo molto bene perché quell’atto nasce da un atto che presentammo all’epoca su cui ci fu un’estenuante battaglia e penso che lei si ricordi, quindi, non abbiamo certo bisogno del sito della Regione per rivedere la risoluzione, ma l’interrogazione chiedeva una cosa ben diversa. L’atto che a noi interessava, quello che appunto indicava a quanti malati sarebbe andato l’incremento dell’assegno di cura, in rete non era disponibile, che era la determina dirigenziale, che come lei sa non è un atto politico ma dirigenziale.
Lei fa quasi intendere che l’incremento sia pari a 34 euro giornalieri e invece non è così perché l’incremento che noi stanziamo sono delle briciole rispetto a quello che abbiamo a disposizione, perché sono circa 160 euro mensili. Io vorrei solo ricordarle qual è la cifra che queste famiglie si trovano a spendere, perché abbiamo una situazione di persone affette da SLA costrette con un respiratore automatico a stare in un letto ventiquattro ore su ventiquattro, quindi, con necessità di badanti su tre turni: spesa farmaceutica aggiuntiva mensile di 500 euro e i costi per l’energia elettrica aggiuntivi per le macchine che li tengono in vita, a fronte di famiglie che superano i 35 mila euro e che non potranno avere accesso a questi incrementi e che saranno costrette a svenarsi economicamente sottoponendosi a un disagio fisico, morale ed economico altissimo, quando noi i soldi in cassa li abbiamo, perché la Regione per le disabilità gravi ha l’addizionale IRPEF (ha fatto una tassa di scopo), riceve dallo Stato, grazie alle battaglie sotto il Parlamento di quei malati di SLA che minacciavano di farsi morire, 7 milioni 400 mila euro per il biennio 2012-2014, recentemente riconfermati dopo una durissima battaglia, sempre sotto il Parlamento, perché in Italia bisogna fare così, purtroppo, per farsi sentire. Se noi quei soldi che lo Stato ha stanziato per l’assistenza ai familiari dei malati di SLA li facessimo arrivare alle famiglie risolveremmo un disagio enorme dei nostri cittadini che stanno vivendo un dramma e, invece, noi gli stiamo dando le briciole. Ora scopro che questo microscopico incremento, a fronte delle spese che sostengono, non solo è un incremento eccessivamente ridotto, Assessore, ma è un incremento che non arriva a tutte le 400 famiglie di persone affette da SLA nella nostra Regione, ne avete selezionate solo 63. Io vorrei capire con quale criterio visto che le famiglie che hanno situazioni gravi di persone affette da SLA sono più di 63. Non è che su queste 400 sono solo 63 quelle che hanno una situazione grave e che hanno bisogno di assistenza domiciliare, ma sono molte di più. Mi fa piacere che ci sia questa determinazione perché quel dialogo con le associazioni che lei dice di avere assiduo evidentemente è un dialogo che funziona solo da una parte perché proprio il referente di una di queste associazioni è stato da un dirigente regionale pochi giorni fa e questo dirigente non gli ha saputo fornire dati e criteri chiari - nemmeno questa documentazione - su come funzionasse questo criterio di riparto. Noi abbiamo fatto una battaglia qualche mese fa, lei la citava, è arrivato l’atto in Commissione, e penso che questa battaglia non sia finita. Io non la voglio condannare, Assessore, ma vorrei capire da lei come mai a fronte di una Regione che può ancora intervenire in diversi settori per fare economia, a fronte di uno stanziamento governativo per queste famiglie che vivono un dramma - lo ripeto - la Regione non decida di distribuire effettivamente la cifra che compete a queste famiglie, bloccando, invece, nelle casse regionali una parte di questi fondi. Io vorrei capire perché. I soldi li abbiamo, abbiamo dei problemi su altri comparti ma li dovremo risolvere in altre sedi e non si possono penalizzare le fasce più deboli, non si può penalizzare chi ha un problema enorme come, in questo caso, i familiari delle persone affette da SLA. Io sono convinto che se noi andassimo, come Commissione, in visita presso queste famiglie una mattina cambieremmo il modo di affrontare questo problema, perché, le posso garantire, che sono situazioni veramente drammatiche e questi cittadini si sentono abbandonati dallo Stato ed è ancora più paradossale, in questo caso, perché lo Stato questa volta gli aveva predisposto i fondi che gli sarebbero serviti per vivere una vita dignitosa. Quando si ha una madre, un figlio, un fratello affetto da questa malattia, in uno stadio avanzato, non si può più vivere e noi dovremmo fornire loro i fondi per poter pagare, perché non hanno i redditi che glielo consentono, le assistenze domiciliari, i farmaci, l’elettricità e tutto quello che gli serve. Non dobbiamo più lasciarli soli o trascurarli, sotto un profilo economico, com’è stato fatto fino ad oggi.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.
Esaurito l'oggetto 3698, passiamo al successivo:
3700 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli e Corradi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il blocco dell'operatività di Fidindustria, in relazione al Confidi regionale che presta garanzie a favore delle imprese socie su finanziamenti erogati dalle banche convenzionate.
Risponderà l’assessore Muzzarelli.
La parola al consigliere Manfredini per l'illustrazione.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Gentile assessore, abbiamo presentato questo question time perché l’argomento ci sta a cuore, come penso anche a lei. Avevamo chiesto di parlarne in Commissione e dato che ciò non è stato recepito, chiediamo oggi quale sia lo stato dell’arte sul blocco dell’operazione di Fidindustria imposto dalla Banca di Italia. Chiediamo alla Giunta Errani e al commissario stesso cosa intenda fare per risolvere il grave e perdurante deficit patrimoniale di Fidindustria in un momento tanto grave quanto urgente per poter sostenere l’accesso al credito da parte delle imprese emiliane-romagnole e più in particolare delle zone terremotate. Chiediamo quindi di poter approfondire con informazioni precise le ragioni del blocco e i rimedi che saranno approntati. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.
La parola all’assessore Muzzarelli.
MUZZARELLI, assessore: Grazie, presidente. La ragione per la quale l’Assemblea legislativa non è stata informata dal blocco dell’operatività di Fidindustria risiede innanzitutto dal fatto che la Regione stessa è venuta a conoscenza del provvedimento non prima del 12 febbraio, informata da Fidindustria stessa e soprattutto perché è Confindustria Emilia-Romagna, nella sua qualità di ente promotore di Fidindustria, che è riferimento e ha le responsabilità. Noi siamo soggetto che collabora, che ha una strategia che utilizza, che dà risorse ed è importante. Infatti Fidindustria ha inviato una lettera indirizzata al nostro assessorato il 12 febbraio con la quale metteva in evidenza che Fidindustria è stata sottoposta a verifica ispettiva da parte di Bankitalia nella seconda parte del 2012. In data 7 febbraio 2013 Bankitalia ha presentato a Fidindustria i rilievi e la lettera contestuale. Vorrei però che fosse chiaro - lo dico anche per tutta l’Aula e non solo - che intanto l’informazione c’è perché c’è un estratto del provvedimento della Banca di Italia nel bollettino di vigilanza n. 1 del 13 gennaio 2013 (c’è anche sul sito di Bankitalia) ma vorrei però che fosse chiaro che uno degli aspetti che vengono messi in evidenza nella lettera del 12 febbraio è che il provvedimento erogato non pregiudica in nessun modo le garanzie e i rapporti attualmente in essere. Non vorrei che passasse un allarmismo fuori misura perché tutto ciò che Fidindustria ha fatto è garantito. Il tema è un approfondimento che deve essere fatto per alcuni rilievi, che invito ovviamente a leggere, che sono legati al fatto che Bankitalia ritiene che non sia totalmente a garanzia perché penso che Fidindustria, aiutando molto le imprese, ha cercato di dare una mano al massimo e probabilmente Bankitalia pensa che alcuni settori non vadano aiutati così come dovrebbero essere aiutati. Ma uno degli aspetti a cui tengo e che viene messo in evidenza nella lettera del 12 febbraio è che il provvedimento erogato non pregiudica in alcun modo le garanzie e i rapporti attualmente in essere. Hanno sessanta giorni per fare le controdeduzioni - le stanno già preparando - noi abbiamo già convocato e stiamo operando in stretto raccordo per ragionare sul che fare e quindi le operazioni di garanzia già deliberate sono pienamente valide e adempiono totalmente agli impegni contrattuali assunti.
Ovviamente sono a totale disposizione per venire in Commissione per fare il punto sulla questione dei consorzi fidi, che è un punto importante, per cercare anche di capire com’è possibile fare nell’ambito di un coinvolgimento maggiore di soggetti esterni, anche alla Regione, perché non è che da sola può sostenere qualcosa che è "di competenza e di strategia del sistema delle autonomie". In questi anni abbiamo dato 70 milioni di euro, quindi siamo stati ben responsabili rispetto a quest’azione, ma penso che un rapporto con le banche che stiamo costruendo, una verifica con le fondazioni, una ricapitalizzazione degli stessi soci, dei consorzi, sia estremamente importante per trovare le condizioni per continuare ad assicurare quelle cogaranzie necessarie, in questo momento soprattutto, che fino ad oggi, attraverso anche contributi regionali, i consorzi fidi hanno assicurato.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Muzzarelli.
Do la parola al consigliere Manfredini. Le ricordo che ha cinque minuti.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Assessore, siamo parzialmente soddisfatti della risposta anche sul fatto che si stia lavorando in quel senso. Lei ha detto prima che noi siamo un soggetto che collabora e che dà risorse. Sappiamo che nel bilancio regionale ci sono sacche di fondi in capitoli improduttivi in avanzo di amministrazione che potrebbero essere destinati a questo fine. Lei ci ha detto che la concentrazione tra l’assessorato, le fondazioni, banche e Camera di Commercio potrebbe ridefinire un quadro certo di accesso al credito da parte delle aziende che non può assolutamente mancare e di questo ne siamo pienamente soddisfatti. Quello che noi comunque pensiamo è che la Fidindustria, se avesse avuto quei benefici, a differenza delle zone baciate e benedette dal Governo Monti, che invece hanno beneficiato delle esenzioni da imposte sui redditi IRAP, IMU, contributi sulla retribuzione del lavoro dipendente per i primi tre anni e per gli altri sette hanno avuto uno sconto del 60 per cento mentre in questa sede sono state sempre respinte le nostre simili proposte. Noi non chiedevamo tre più dieci ma almeno un anno di sospensione e non si capisce perché la Regione, pur di non insistere con il Governo Monti sulla fattibilità di tali proposte, ha finito per trascurare i propri cittadini e che lascia ora a boccheggiare le imprese in difficoltà. Se ci fossero stati questi benefici di esenzione in questo genere, Fidindustria e Confidi non sarebbero in questa emergenza.
Io la ringrazio e poi magari se mi dà il documento andremo a leggere anche questa lettera del 12 febbraio ma a noi sembra che la Banca di Italia l’abbia fatto addirittura il 12 gennaio. Comune la ringrazio per la sua informazione.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.
Passiamo all’interrogazione seguente:
3701 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure relative al servizio di manutenzione delle strade per l'intera Regione ed al servizio di rimozione della neve per il Comune di Bologna poste in essere dall'Agenzia regionale per lo Sviluppo, Intercent-ER.
Risponderà la vicepresidente Saliera.
Illustra la propria interrogazione il consigliere Naldi.
NALDI: Grazie, presidente. Molto spesso in quest’Aula abbiamo convenuto sull’esigenza di superare le gare al massimo ribasso per arrivare alle cosiddette gare economicamente più convenienti che permettono di valutare la qualità dell’offerta e anche la qualità dell’impresa che concorre a questa offerta. Mi rendo conto che con questi tempi di ristrettezze non è facile realizzare le cose che si dicono, ma penso che bisogna anche provarci. Sollevo questo caso perché mi sembra significativo per la sua consistenza perché è una gara d’appalto di servizi di manutenzione stradale per l’intera Regione, servizio di rimozione neve per il Comune di Bologna che attraverso l’agenzia regionale Intercent-ER assegna un punteggio del 55 per cento all’offerta più economica e il 45 per cento all’offerta migliore. Non sono previsti requisiti minimi di ingresso come per esempio la solidità delle imprese e all’effettiva professionalità ed esperienza.
Io mi chiedo quindi, come si chiede chi opera nel settore, se questa modalità non consenta ad aziende poco qualificate di vincere questa gara. Siccome ci stiamo chiedendo anche rispetto a tutta l’area del terremoto come tenere fuori dalla nostra regione aziende collegate ad attività malavitose, credo che la domanda sia di particolare attualità. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.
La parola alla vicepresidente Saliera. Ne ha facoltà.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Consigliere Naldi, in premessa è mio obbligo ricordare che nel puro rispetto delle più elementari norme di trasparenza non è compito degli assessori né della Giunta regionale occuparsi della stesura dei bandi di gara e non lo deve essere. Proprio per ottemperare a questo basilare principio da anni in Emilia-Romagna è stata istituita un’apposita agenzia indipendente, le cui attività sono svolte tenendo presente due punti fermi: rigoroso rispetto delle leggi vigenti e le richieste formulate dai committenti bandi, come tra l’altro i Comuni.
Nel caso sollevato dal consigliere Naldi, una volta interpellata, Intercent-ER ha comunicato che le modalità di effettuazione e gestione del servizio sono state sviluppate autonomamente dall’agenzia sulla base delle esigenze espresse da alcuni Comuni della Regione e in particolare dal Comune di Bologna. Proseguendo in questa breve esposizione, in riferimento al bando, cito testualmente quanto scritto dall’agenzia Intercent-ER al Direttore generale all’organizzazione di questa Regione: "La scelta dei requisiti minimi di accesso al bando aderisce alle normative nazionali e l’agenzia ha adottato requisiti di partecipazione equilibrati tali da non penalizzare la partecipazione delle piccole e medie imprese e infine l’agenzia effettuerà tutte le verifiche previste dalla normativa vigente per garantire la prevenzione del rischio di infiltrazioni malavitose e mafiose nonché la tutela del rispetto dei contratti di lavoro e della sicurezza".
In conclusione, e nel rispetto dei principi di trasparenza e indipendenza, ricordo che decidere o meno di ritirare il bando non è ovviamente competenza della Giunta. Eventualmente lo può fare Intercent-ER alla quale abbiamo chiesto specificatamente un approfondimento e una verifica nel merito rispetto gli obiettivi condivisi dalla Giunta e citati nella sua domanda, sugli obiettivi di qualità.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, vicepresidente Saliera.
Do la parola al consigliere Naldi. Ricordo che ha quattro minuti.
NALDI: Grazie, presidente. Ringrazio la vicepresidente per la risposta che mi ha dato. Sicuramente non è compito della Regione stendere i bandi. È nostro compito dare indirizzi e anche sorvegliare con gli strumenti che abbiamo come vanno effettivamente le cose ed è per questo che io ho rivolto questa sollecitazione. Quando lei mi risponde dicendo che in qualche modo ha rivolto un invito a Intercent-ER a riconsiderare il caso, eventualmente anche prevedendo una rilettura, risponde positivamente alla mia sollecitazione e di questo la ringrazio. Vedremo. Io spero e mi auguro che Intercent-ER capisca che con queste modalità in effetti si fa fatica a realizzare le prudenze che tutti quanti noi in continuazione riteniamo che debbano essere adottate nei confronti di una modalità di partecipazione ai bandi che non può consentire l’infiltrazione di attività malavitose. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.
Abbiamo esaurito l'oggetto 3701, quindi passiamo al successivo:
3705 - Interrogazione del consigliere Grillini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa gli obblighi di identificazione personale e tracciabilità dei dati a carico di tutti gli esercizi pubblici che mettano a disposizione dei propri clienti o utenti connessioni o terminali per comunicazioni telematiche.
Risponderà l’assessore Peri.
La parola al consigliere Grillini per illustrare la sua interrogazione.
GRILLINI: Grazie, presidente. Qualche tempo fa, esattamente il 29.12.2010, con il decreto "Milleproroghe" si è sbandierata l’abrogazione della famigerata Legge Pisanu che aveva impedito finora in Italia la diffusione del Wi-Fi e cioè la possibilità di accedere in modo non burocratico alla connessione internet per esempio negli esercizi pubblici, ma evidentemente non solo. In realtà l’abrogazione è stata parziale, insoddisfacente, come dicono in tanti, e ha lasciato aperte molte problematiche, in particolare non è stata fatta un’abrogazione totale, cosa che era assai consigliabile, della Legge 27.07.2005, n. 144, che recitava "Misure urgenti per il contrasto al terrorismo internazionale".
Nel 2005 fu fatta, sia in Commissione Giustizia sia in Aula, alla Camera e al Senato, un’opposizione da parte del centrosinistra a questo decreto perché già allora si disse che era assai bizzarro che si potesse contrastare il terrorismo con una carta di identità, con la burocrazia per l’accesso a internet. È una cosa che nessun Paese occidentale aveva fatto e ha fatto, prova ne sia che in tutti i Paesi occidentali, chi ha la possibilità di viaggiare nel nord Europa, negli Stati Uniti, in qualunque esercizio pubblico può usare il suo tablet o il suo smartphone e ha l’accesso al Wi-Fi. A volte ovviamente questo accesso va pagato perché è un servizio che costa, però non c’è nessuna richiesta. Sono stati abrogati i commi di questo decreto Pisanu che implicavano la consegna di un documento di identità, ma non è stata abrogata la parte della norma che obbliga alla conservazione dei file log, e anche qui non si capisce chi li deve conservare, chi deve pagare i costi della conservazione, con quali strumenti, per quanto tempo, eccetera, e soprattutto non è stata abrogata la parte penale, quindi questa abrogazione è stata fatta malissimo perché conservato intatto il decreto attuativo. In Italia si fa una legge e poi occorre il decreto attuativo mentre in Inghilterra si fa una legge e la legge è immediatamente applicabile, per cui prima o poi ci vorrà una riforma istituzionale anche da questo punto di vista perché a volte si fanno delle belle leggi ma siccome non ci sono decreti attuativi le leggi non funzionano, come se non fossero state mai fatte.
Questa interrogazione vuole sollecitare la Regione nel corso di un ottimo lavoro che è già stato fatto, perché come ci siamo detti tante volte la nostra Regione è all’avanguardia da questo punto di vista, però per il ruolo che noi abbiamo e che ha il nostro Presidente in quanto Presidente della Conferenza delle Regioni, noi possiamo innanzitutto cercare di capire se la lettera che il garante della privacy avrebbe mandato alla FIPE che autorizza gli esercizi pubblici a fornire il servizio di connessione wireless senza chiedere tracciabilità o documenti, la Regione potrebbe sollecitare il garante da questo punto di vista a rendere nota questa nota che non è stata resa nota - scusate il gioco di parole - dal garante stesso. Noi non abbiamo in mano questa nota del garante della privacy quindi la Regione potrebbe farsi promotrice di interpellare il garante stesso in modo tale che questa iniziativa diventi di pubblico dominio, soprattutto si abbia un documento in mano per dare valore giuridico a questo pronunciamento.
La seconda questione, tenuto conto anche del positivo accordo, è che è stato fatto un convegno per illustrarlo, ha avuto molto successo a dimostrazione dell’interesse molto forte che ha questa materia che ricordo - l’assessore e i colleghi lo sapranno anche meglio di me - è stata una delle materie al centro della campagna elettorale. C’è chi su questo obiettivo ha guadagnato molti consensi. Mi riferisco all’accordo sui cui esprimo il mio giudizio assai positivo tra Regione e Ministero per lo Sviluppo Economico che mette a disposizione della nostra Regione 46 milioni di euro per il superamento definitivo del digital divide.
Sarebbe bene, a mio parere, e in questa direzione va la sollecitazione, che la nostra Regione si facesse promotrice di una definitiva abrogazione del decreto Pisanu e da questo punto di vista vorrei, visto che abbiamo questa possibilità come Regione, prossimamente presentare una proposta di legge alle Camere sapendo che c’è una grossa sensibilità anche tra i neoeletti perché questo decreto venga definitivamente cassato. Ci sarà il prossimo decreto "Milleproroghe" - non si capisce perché in Italia molte cose importanti debbano essere fatte da questi provvedimenti omnibus - con il quale si potrebbe risolvere definitivamente quello che ha rappresentato uno dei principali freni allo sviluppo delle nuove tecnologie in questo Paese.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.
Ricordo al consigliere Grillini che ha esaurito tutto il tempo, per cui non avrà minuti per la replica.
Do la parola all’assessore Peri per la risposta.
PERI, assessore: Grazie, presidente. Vado in ordine nelle risposte perché mi viene più semplice. Alcune considerazioni che faceva il Consigliere nell’interrogazione ovviamente sono assolutamente condivisibili. Come Giunta siamo a conoscenza della nota del garante ma non abbiamo la nota e quindi sono assolutamente d’accordo di acquisire agli atti o anche in modo informale quantomeno il contenuto specifico della nota stessa, e alla fine dirò qual è la proposta e su come intende muoversi la Giunta. L’abrogazione dei commi 4 e 5 del decreto Pisanu, come veniva ricordato, hanno eliminato dalle norme di pubblica sicurezza rivolte alla prevenzione dei reati commessi attraverso le reti alcune procedure, quindi sono stati eliminati gli obblighi che erano stati assegnati agli esercenti che offrivano connettività presso i locali pubblici.
L’abrogazione del comma 4, in modo particolare, ha la conseguenza di rendere inefficace il decreto interministeriale del 16 agosto 2005 che indicava la tipologia dei dati da raccogliere, ovviamente sempre da parte dell’esercente, che rendeva disponibile il Wi-Fi sull’opportunità dell’identificazione personale. A questo punto è importante sottolineare che l’identificazione dei clienti, per come è confezionata la norma vigente, ancorché modificata da questo intervento, dovrebbe andare a beneficio dell’esercente, il quale comunque mantiene a norma di legge una responsabilità per quello che eventuali clienti potessero fare attraverso la connessione ad internet, e quindi c’è una sorta di autotutela che dovrebbe applicare l’esercente ovviamente sempre ai fini del rispetto del codice della comunicazione elettronica che ancora in quella parte attribuisce alla sua responsabilità qualsiasi comportamento, ovviamente nel caso in cui il comportamento provochi dei reati penalmente perseguibili. A questo punto noi vorremmo, come Giunta, anche attraverso le nostre strutture tecniche, penso a Lepida, procedere all’elaborazione di un nostro documento, ovviamente che faccia un po’ la sintesi delle possibilità, degli obblighi e delle cautele per l’esercente relativo alla messa a disposizione del Wi-Fi e fare in modo di condividere questo documento con il Ministero e con la Polizia Postale. Visto che nessuno l’ha fatto e si procede attraverso comunicati stampa, forse la soluzione migliore è proprio quella di costruire una sorta di vademecum che non può però essere fatto solamente in relazione alle nostre conoscenze e al nostro punto di vista, ma inevitabilmente deve essere condiviso con il soggetto che ne ha la competenza primaria (Governo) e il soggetto che ne ha la competenza in termini di controllo e di repressione degli abusi (Polizia Postale). Vorremmo confezionare - ci stiamo già lavorando - un documento come questo e darne informazione ai titolari di pubblici esercizi o a tutti quelli che volessero adottare servizi di Wi-Fi gratuito o comunque aperto per i propri utenti o per i propri clienti, almeno da avere ben chiaro quali sono i rischi, le responsabilità e che cosa prevede la norma ancorché in attesa di cambiamenti auspicati e auspicabili anche da parte nostra. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Peri.
Lascerei due secondi al consigliere Grillini se vuole esprimere la sua opinione.
GRILLINI: Grazie, presidente. Fulmineamente. Ovviamente sono soddisfatto della risposta dell’assessore perché è intervenuto in merito alle nostre richieste e ribadisco che il decreto Pisanu, ahinoi, in Italia è stato gran parte della causa del mancato sviluppo, che quindi va assolutamente abrogato e spero che da questo punto di vista ci sia un’iniziativa anche forte della nostra Regione. Chiedo ovviamente all’assessore, se è possibile, avere la sua risposta. Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.
Procediamo con l’ordine del giorno.
OGGETTO 3484
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli, nella Provincia di Forlì-Cesena» (Relazione e discussione)
OGGETTO 3685
Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli, nella Provincia di Forlì-Cesena". (Proposta del consigliere relatore Antonio Mumolo su mandato della Commissione I)» (106) (Discussione)
PRESIDENTE (Costi): Il testo del progetto di legge, n. 3/2013, è stato licenziato dalla Commissione "Bilancio Affari Generali e Istituzionali" nella seduta del 5 marzo 2013. Il relatore della Commissione, il consigliere Antonio Mumolo, ha presentato relazione scritta.
Il progetto di legge è composto da sette articoli.
Il Consiglio provinciale di Forlì-Cesena ha espresso parere favorevole sul progetto di legge.
A norma della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24 (Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle unioni e alle fusioni dei Comuni), ricordo che il Consiglio regionale esamina il testo licenziato dalla Commissione, anche sulla base degli elementi contenuti nella relazione del progetto di legge e dei pareri espressi dagli Enti locali interessati e, prima della votazione finale, delibera se procedere o meno all’indizione del referendum (art. 11, comma 1 bis).
Qualora il Consiglio regionale deliberi la non indizione del referendum, il progetto si intende definitivamente non approvato, sempre in base all’articolo 11, comma 1 ter.
Il Consiglio regionale, qualora deliberi l’indizione del referendum, definisce il quesito da sottoporre alla consultazione popolare con riferimento al progetto di legge esaminato, nonché l’ambito territoriale entro il quale gli elettori sono chiamati a votare (art. 12, comma 1).
In caso di svolgimento del referendum, la votazione finale da parte del Consiglio sul progetto di legge resta sospesa fino alla pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione dei risultati del referendum. Il Consiglio delibera definitivamente sul progetto di legge entro i successivi sessanta giorni (art. 13, comma 2).
Procedimento di esame: relazione di maggioranza; eventuale relazione della Giunta; dibattito generale congiunto sui due oggetti; eventuale replica del relatore; eventuali conclusioni della Giunta; dichiarazioni di voto sull’oggetto n. 3685; votazione sull’oggetto 3685.
Do la parola al relatore, consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.
MUMOLO, relatore: Grazie, presidente. Il presente progetto di legge nasce da una precisa richiesta, avanzata dai Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli, entrambi ricompresi dal 2005 nell'Unione dei Comuni del Rubicone, e che nel 2011 avevano richiesto e ottenuto un contributo regionale per l'elaborazione di uno studio circa la fattibilità preordinato a verificare vantaggi e svantaggi della fusione che si prospettava tra i tre Comuni aderenti all'Unione. Successivamente uno dei tre Comuni, Gatteo, ha ritenuto di non proseguire nel percorso di fusione, mentre gli altri due, dopo avere aggiornato autonomamente lo studio di fattibilità in relazione a tale nuova situazione, hanno deciso di procedere comunque inoltrando l'istanza alla Giunta regionale affinché avviasse l'iter per la loro fusione.
In realtà di questa fusione si parla da almeno vent’anni, come sappiamo, e la stessa Unione dei Comuni del Rubicone venne realizzata come un atto prodromico alla fusione stessa.
L'Assemblea legislativa, nell'esaminare il progetto di legge che dispone, ai sensi dell'articolo 133, comma 2 della Costituzione, la suddetta proposta di fusione, dovrà attenersi alle procedure dettate dalla legge regionale 8 luglio 1996, n. 24 (Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle Unioni e alle fusioni di comuni).
Nel caso specifico, il procedimento legislativo di fusione ha preso avvio con un’iniziativa legislativa della Giunta regionale a seguito della richiesta avanzata congiuntamente dalle due amministrazioni comunali, impossibilitate ad esercitare direttamente l'iniziativa legislativa per la fusione poiché non raggiungono complessivamente la soglia dei 50.000 abitanti, richiesta dallo Statuto regionale per l'iniziativa popolare.
Questa istanza è stata corredata dalla deliberazione dei Consigli comunali e dal ricordato studio di fattibilità ed è pervenuta alla Regione in data 22 ottobre 2012. La Giunta regionale, aderendo all'istanza assunta dai Comuni interessati nel rispetto dei quorum deliberativi previsti (entrambe le delibere sono state approvate a maggioranza dei due terzi dei consiglieri assegnati), ha approvato, con deliberazione n. 1988 del 17 dicembre 2012, il progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli nella Provincia di Forlì-Cesena" (oggetto assembleare 3484), previo accertamento della sussistenza di tutti i presupposti di forma e di sostanza necessari al fine di attivare la procedura di fusione.
Vorrei sottolineare questo punto, e cioè che la Regione sta agendo non su propria iniziativa ma a sostegno della volontà liberamente espressa a maggioranza qualificata dei Consigli comunali che sono espressione di quelle popolazioni.
L’emanazione del progetto di legge, per quanto riguarda la Giunta regionale, rappresenta né più né meno che un atto dovuto, così come l’indizione del referendum consultivo che oggi siamo chiamati a votare.
Che questa scelta trovi il pieno sostegno della Regione non è un mistero per nessuno; noi da anni perseguiamo convintamente un riordino territoriale basato sulla programmazione per aree vaste, sulla gestione associata delle funzioni e sulle economie di scala. La Regione ha scelto da tempo e in modo convinto di affiancare le iniziative dei Comuni e sostenere le sfide per le fusioni lanciate dai Comuni dell’Emilia-Romagna. Si tratta di progetti che riteniamo importanti, utili e in grado di mettere i nostri Comuni nelle condizioni di mantenere quantità e qualità dei servizi ai cittadini nonostante si sia ridotta la disponibilità, come sappiamo, delle risorse pubbliche e anche gli ultimi provvedimenti governativi sembrano indicare questa della gestione associata come l’unica strada veramente efficace per la riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni locali. Come rispondere infatti alla sfida di aumentare e qualificare i servizi avendo a disposizione meno risorse, se non perseguendo economie di scala, eliminando le spese ridondanti, gli sprechi, risparmiando sull’apparato gestionale e sui costi istituzionali per reindirizzare il risparmio così ottenuto sulle prestazioni offerte alla collettività.
Io ricordo che fusione, in questo caso di due Comuni, significa un solo sindaco, una sola Giunta, un solo Consiglio comunale, un solo segretario amministrativo e questo significa risparmi che comportano maggiori somme a disposizione dei Comuni stessi, inoltre con le fusioni ci sono contributi regionali e statali che verranno assegnati al Comune unico in caso di fusione e questo comporterà non solo servizi più efficienti ma forse anche maggiori servizi e sicuramente sostegno all’economia locale.
L’iter del progetto di legge è chiarito punto per punto dalla legge regionale 24/1996 e in base a quel dettato normativo l’Aula oggi non si esprimerà sui singoli articoli del progetto di legge, ma si esprimerà sull’opportunità di indire referendum consultivo e sui quesiti a cui i cittadini dovranno rispondere.
Il progetto di legge è stato pubblicato nel supplemento speciale del Bollettino Ufficiale della Regione del 18 dicembre 2012 e nella stessa data il Presidente dell’Assemblea legislativa ha provveduto a inviare la richiesta di parere alla competente Provincia di Forlì-Cesena. Il parere è stato reso in data 21 gennaio 2013 e la Provincia si è espressa favorevolmente. Il progetto di legge è stato poi iscritto all’ordine del giorno della Commissione assembleare competente, la I Commissione, Bilancio Affari Generali e Istituzionali, che si è riunita in data 26 febbraio e in data 5 marzo 2013 al fine di esaminare il progetto di legge e la proposta di delibera di indizione del referendum da parte dell’Assemblea legislativa. La finalità perseguita dai Comuni interessati è apparsa alla Commissione meritevole di approvazione e coerente con l’esigenza di promuovere un equilibrato sviluppo del territorio. L’obiettivo è rappresentato dalla prospettiva di raggiungere migliori economie di scala, come già accennato, una specializzazione e qualificazione dei servizi e una massa critica sufficiente per sviluppare anche servizi ulteriori.
La proposta di fusione sembra dunque migliorativa dal punto di vista qualitativo e quantitativo dei servizi svolti dalle attuali due amministrazioni ed è stata presentata anche quale strumento di risposta adeguato alla costante evoluzione del quadro normativo e finanziario che sempre di più grava sugli Enti locali.
Vengo infine all’esame del testo, la cui formulazione finale sarà eventualmente approvata da quest’Aula solo dopo il referendum. Il progetto di legge si compone di sette articoli, istituisce un nuovo Comune che conterà circa 30 mila abitanti e un’estensione di circa 40 chilometri quadrati.
L’articolo 1 è composto da tre commi. Il primo comma prevede l’istituzione del nuovo Comune a decorrere dall’1 gennaio 2014. La scelta della data di decorrenza dell’1 gennaio 2014 consente di semplificare l'adozione di una serie di atti, soprattutto di natura economico-finanziaria, e permette di programmare le prime elezioni del nuovo Comune in coincidenza con la tornata elettorale amministrativa generale del 2014, riducendo al minimo il lasso di tempo in cui il nuovo Comune dovrà essere retto da un organo straordinario. Il comma 2 dà atto del fatto che la denominazione del nuovo Comune sarà definita a seguito del referendum consultivo.
Al riguardo, nelle deliberazioni dei Consigli comunali con le quali è stata proposta l'istanza alla Giunta regionale, è stata individuata una rosa di possibili denominazioni del nuovo Comune (Rubicone Pascoli, Pascoli Rubicone, Rubiconia Pascoli, Rubicone pascoliano, Pascoli Valle Rubicone) la cui scelta sarà quindi rimessa a quesito referendario.
Il comma 3 precisa che il territorio del nuovo Comune è costituito dal territorio dei Comuni d'origine, come da allegata cartografia.
L'articolo 2 contiene norme di natura ricognitiva e si ribadisce che lo Statuto del nuovo Comune può prevedere che alle comunità di origine o ad alcune di esse siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi, nonché l'istituzione di municipi nei territori delle comunità di origine o di alcune di esse, prevedendo anche organi eletti a suffragio universale diretto. Il comma 2 precisa altresì che agli amministratori dei municipi si applica la disciplina sullo status nei limiti previsti dalla legge statale.
L'articolo 3 contiene una serie di norme volte a regolare la successione nei rapporti giuridici, finanziari e patrimoniali. Il comma 1 prevede il generale subentro del nuovo Comune nella titolarità delle posizioni e dei rapporti giuridici attivi e passivi afferenti ai Comuni d'origine a cui fanno seguito le norme sul trasferimento al nuovo Comune dei beni demaniali e patrimoniali (comma 2) e sul trasferimento del personale dei preesistenti Comuni al Comune di nuova istituzione (comma 3). Il comma 4 dispone la vigenza degli strumenti urbanistici dei preesistenti Comuni con riferimento agli ambiti territoriali d'origine dei Comuni che li hanno approvati sino a quando non vi provvederà il Comune di nuova istituzione. Il comma 5 dispone l'applicazione dei regolamenti comunali negli ambiti territoriali dei rispettivi Comuni di origine, fino all'esecutività dei regolamenti del nuovo Comune. Tale comma precisa, altresì, che i regolamenti dell'Unione dei Comuni del Rubicone per funzioni o servizi già conferiti dai singoli Comuni continuano ad applicarsi al nuovo Comune, fino a eventuali diverse discipline adottate dal nuovo Comune a seguito di revoche dei conferimenti all'Unione.
L'articolo 4 si compone di due commi e contiene una serie di norme di salvaguardia che si giustificano in ragione del fatto che i due Comuni interessati dal processo di fusione appartengono ad una Unione di Comuni, di cui continua a fare parte il Comune di Gatteo che, come abbiamo già detto, non partecipa al processo di fusione, ma continua a fare parte ovviamente dell’Unione dei Comuni del Rubicone. Il comma 1 considera l'ipotesi dello scioglimento dell'Unione dei Comuni del Rubicone che rimarrebbe formata da due Comuni (il nuovo Comune e Gatteo), limitandosi, nel rispetto dell'autonomia comunale, a prevedere che il Comune di nuova istituzione ed il Comune di Gatteo disciplineranno insieme gli aspetti successori inerenti alla gestione dei servizi associati e che, in mancanza di tale disciplina condivisa i Comuni succederanno all'Unione dei Comuni del Rubicone in tutti i rapporti giuridici e ad ogni altro effetto, anche processuale, ed in relazione alle obbligazioni si applicheranno i principi della solidarietà attiva e passiva. Il comma 2 istituisce un Osservatorio regionale del processo di fusione dei Comuni, allo scopo di monitorare gli effetti che scaturiscono dal processo di fusione in tutti i settori amministrativi di competenza regionale, ed il concreto impatto del processo di fusione sui cittadini, sugli enti pubblici e sulle imprese. L’Osservatorio dovrà redigere periodiche relazioni e dovrà inviarle agli organi di governo della Regione e del nuovo Comune.
L'articolo 5 dispone la concessione dei contributi regionali precisando, al comma 1, che i criteri di quantificazione sono dati dalla popolazione e dal territorio complessivi, dal numero dei Comuni e dal volume complessivo delle spese correnti. Sulla base di tali criteri il comma 2 definisce la quantificazione del contributo ordinario della durata complessiva di quindici anni, fissandolo in 450.000 euro per i primi dieci anni successivi alla fusione e in 135.000 euro per gli ultimi cinque anni. La ratio dell'andamento decrescente del contributo regionale - oltre 5 milioni di euro - va individuata nell'esigenza di accompagnare gradualmente il nuovo Comune verso la piena autosufficienza finanziaria, nel nuovo assetto amministrativo e dei servizi a regime, nella prospettiva secondo cui tale nuovo equilibrio dovrebbe auspicabilmente essere raggiunto entro il secondo mandato della nuova amministrazione comunale. Oltre al contributo ordinario è previsto anche un contributo straordinario in conto capitale, a titolo di compartecipazione alle spese iniziali, della durata di tre anni e pari a 150.000 euro all'anno, ai sensi dell'art. 16, comma 4 della legge regionale n. 10 del 2008. Il comma 4 conferma per il nuovo Comune, per i dieci anni successivi alla sua costituzione, priorità assoluta nei programmi e nei provvedimenti regionali di settore che prevedono contributi a favore degli enti locali e lo equipara ad una Unione di Comuni ai fini dell'accesso ai contributi previsti da programmi e provvedimenti regionali di settore riservati a forme associative di Comuni, ad eccezione che per i contributi regolati dal programma di riordino territoriale. Tale previsione non intende privare il Comune di nuova istituzione, che nasce da un’Unione di Comuni, della possibilità di accedere a contributi previsti da programmi e provvedimenti regionali di settore riservati a forme associative di Comuni; la fusione infatti realizza al massimo grado l'intercomunalità, assai più di quanto non possa conseguirsi attraverso altri modelli associativi. Il comma 5 impegna altresì la Regione, ove compatibile con le norme in vigore, a supportare il nuovo Comune anche mediante cessione di quota del patto di stabilità territoriale anche ai fini dell'ottimizzazione degli investimenti finanziari di sostegno previsti dall'intero articolo 5.
Faccio poi presente che noi ovviamente ci occupiamo di quelli che sono i contributi regionali, ma la legge prevede anche contributi statali e ce ne saranno per circa 10 milioni di euro, oltre ai contributi regionali appena indicati.
L'articolo 6 rappresenta una norma finanziaria che prevede che agli oneri derivanti dall'applicazione della legge di fusione si provvede con l'istituzione di apposite unità previsionali di base e relativi capitoli, che verranno dotati della necessaria disponibilità. È una norma finanziaria che stabilisce che, secondo quanto previsto dalla legge regionale 15 novembre 2011, n. 40, a questi oneri si provvede con appositi capitoli in bilancio.
Infine, l'articolo 7 contiene disposizioni volte a regolare la fase transitoria, dall'istituzione del nuovo Comune fino alla prima elezione dei relativi organi, che avverrà, come abbiamo già indicato, nella tornata elettorale del 2014. Il comma 1 prevede che i Sindaci dei Comuni di origine, entro il 31 dicembre 2013, d'intesa tra loro, formulino proposte e adottino provvedimenti utili per consentire la piena operatività del nuovo Comune dall’1 gennaio 2014, sia con riguardo all'organizzazione amministrativa sia in riferimento a tutti gli interessi primari dei cittadini, con l'obiettivo di garantire continuità nell'accesso alle prestazioni ed evitare qualsiasi aggravamento in capo ai cittadini stessi. Il comma 2 istituisce un organismo consultivo composto dai Sindaci dei preesistenti Comuni di origine, con il compito di collaborare con il Commissario governativo e fornire ausilio allo stesso nella fase istitutiva del nuovo Comune.
La I Commissione, valutato favorevolmente il suddetto percorso di fusione, ha quindi ritenuto opportuno dare ulteriore corso all'iter legislativo proponendo all'Assemblea legislativa di proseguire nella procedura deliberando, prima di dar corso alla definitiva decisione sulla legge di fusione, l'indizione della consultazione della popolazione interessata tramite referendum consultivo. Scopo principale di tale consultazione è rappresentare al legislatore regionale, prima che decida definitivamente nel merito, qual è la volontà delle popolazioni interessate.
In merito al referendum consultivo per la fusione di comuni, si precisa che la disciplina della legge regionale n. 24 del 1996, ai fini della validità della consultazione, non richiede né quorum deliberativo né quorum partecipativo. Dall'articolo 12, comma 1 della stessa legge regionale n. 24 del 1996 si deduce che la deliberazione dell'Assemblea legislativa, nella quale si sostanzia la decisione di indire il referendum consultivo, deve contenere due definizioni essenziali:
a) il quesito da sottoporre agli elettori;
b) l'ambito territoriale entro il quale gli elettori sono chiamati a votare.
In merito alla lettera a), si sottopone alla valutazione dell'Assemblea legislativa la definizione nei seguenti termini dei due quesiti da sottoporre alla consultazione popolare con riferimento al progetto di legge esaminato:
"1) Volete voi che i Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli nella Provincia di Forlì-Cesena siano unificati in un unico Comune mediante fusione?
2) Con quale dei seguenti nomi volete sia denominato il nuovo Comune?
a) Rubicone Pascoli;
b) Pascoli Rubicone;
c) Rubiconia Pascoli;
d) Rubicone pascoliano;
e) Pascoli Valle Rubicone."
In merito alla lettera b), ovvero alla definizione dell'ambito territoriale con conseguente individuazione della popolazione concretamente interessata alla fusione, si rileva che l'art. 11 della legge regionale n. 24 del 1996 al comma 2, lettera a) prevede che per popolazione interessata si intenda "tutti gli elettori dei Comuni interessati", e al comma 2 bis prevede che "Fra gli elettori dei Comuni interessati sono inclusi i residenti che siano cittadini di uno dei paesi appartenenti all'Unione Europea, che votano ai sensi del decreto legislativo 12 aprile 1996, n. 197".
La Commissione ha dunque dato mandato al relatore del progetto di legge regionale di proporre all'Assemblea legislativa di adottare la deliberazione di indizione del referendum del tenore di quella allegata alla presente relazione.
Propongo pertanto all’Assemblea, all’esito della discussione generale, di adottare la suddetta delibera.
Grazie, presidente.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mumolo.
Apro il dibattito generale congiunto, come abbiamo detto, sui due oggetti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
Ricordo che ha venti minuti per l'intervento.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Intervengo per rivolgermi direttamente alla maggioranza che dopo l’esperienza della Val Samoggia tenta di perfezionare dall’alto un altro progetto di fusione di Comuni. Come ho anticipato in sede di Commissione, credo si debba trarre una lezione dalla Val Samoggia e non dare tutto per scontato una seconda volta per avere mal di pancia in seguito. Occorre oggi fare chiarezza di volontà politica e prevedere la mancata fusione laddove la popolazione di uno dei due Comuni interessati, mediante la consultazione referendaria, si dichiari contraria. Non si può una seconda volta non tener conto di come si esprimeranno i cittadini di ciascun Comune autonomamente considerato, tenuto conto che le delibere dei Consigli comunali non sempre riflettono la volontà della popolazione, ma piuttosto aderiscono alla logica dei sindaci che le presiedono e dei rispettivi partiti di appartenenza. Non solo ritengo che lo svolgimento del referendum consultivo debba essere primario interesse dei rispettivi Consigli comunali ancor prima di avviare la procedura di fusione tramite la Regione, non a posteriori. Senza queste condizioni ritengo che la spesa del referendum a carico del bilancio regionale, seppur indispensabile come prevede la legge regionale, sia del tutto inutile.
Invito la maggioranza a rispettare la volontà espressa dai cittadini nell’ambito di ogni singolo Comune perché errare come nel caso Val Samoggia è umano ma perseverare sarebbe diabolico, come dice un detto. Ribadisco che per quanto riguarda la Lega Nord si debba procedere a riordini territoriali sulla base della volontà popolare. È vero, che com’è stato più volte ricordato in Commissione, che la Lombardia ha proceduto in un altro modo, tuttavia vi sarà forse sfuggito che non si è proceduto alla cieca, come si sta facendo qui in Emilia-Romagna, dove state procedendo con disordine e per attuare la legge regionale 21/2012 sul governo del territorio; in Lombardia si è partiti da approfonditi studi di pianificazione e programmazione delle infrastrutture e infatti sono stati elaborati 20 dossier dettagliati dalla Provincia di Milano e invito ad andare a vedere su internet lo studio dettagliato.
In Regione Emilia-Romagna si è invece voluto, come tante altre volte, fare i primi della classe e partire in quarta pur in un contesto nazionale completamente fumoso e incagliato per quanto riguarda le riforme e le prospettive degli enti locali. A leggere la stampa non si capisce nulla di chi si unisce e di chi vuol restare autonomo, tanto amministrazioni di sinistra che non. Sindaci del PD protestano pubblicamente e nonostante questo la vicepresidente Saliera procede senza ascoltare nessuno. Cara vicepresidente, lo ammetta che anche per quanto riguarda la maggioranza i dubbi di questo percorso sono maggiori delle certezze. Lo dimostra anche questa legge che discutiamo oggi in cui volete istituire il milionesimo osservatorio regionale del processo di fusione dei Comuni con dentro funzioni regionali che ovviamente devono pilotare l’operazione in quella direzione. Viene in mente solo oggi che in tutta questa macchinosa operazione voluta a tavolino dalla Giunta ci possano essere criticità di natura amministrativa, burocratica e organizzativa. A nessuno invece è venuto in mente che un riordino siffatto e calato dall’alto, che trova impreparati i migliaia di consiglieri chiamati a esprimersi, sfigurerà la storia e la mappa di questa bella regione, bella anche grazie all’identificazione di territori, dei Comuni, della loro storia e della loro cultura. Se poi non vorrete nemmeno tener conto della volontà dei cittadini, procedendo con fretta e disordine, finirete con approvare ammucchiate ai Comuni interessati solo alla conquista dei finanziamenti regionali e a consolidare maggioranze politiche storiche. Per questi ingredienti, il fallimento del territorio sarà presto garantito.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bartolini. Ne ha facoltà.
BARTOLINI: Grazie, presidente. Credo che le fusioni dovrebbero nascere con l’obiettivo del taglio della spesa e su questo inizio già ad avere dei dubbi in quanto non ho trovato uno studio di fattibilità che vada ad approfondire questo aspetto e in più devo dire che ho anche dei dubbi sul fatto che la decisione che noi andiamo ad assumere dopo questo percorso che terminerà dopo un ritorno in Aula, visto l’esito anche del referendum, questo processo non è reversibile, quindi se fra qualche anno si scopre che il contenimento della spesa non c’è e magari i servizi non sono anche erogati adeguatamente non potremmo tornare indietro.
Al di là di tutto questo credo che la verità sia che questi Comuni hanno chiesto la fusione per due motivi sostanzialmente: più che a raggiungere l’obiettivo del taglio della spesa, per accedere a cospicui contributi statali, come il collega Mumolo anticipava, e anche per avere precedenza sui bandi regionali di finanziamento che stabiliscono che vengono agevolati questi Comuni che vanno verso queste fusioni.
In Commissione ho evidenziato che noi non siamo contrari alle fusioni, anzi, se queste servono per garantire migliori servizi con un contenimento della spesa ben vengano, ma siamo contrari a processi di fusione che non contemplano casi in cui, come quelli che sono emersi in Val Samoggia, in alcuni Comuni poi succeda che i cittadini a maggioranza di quel singolo Comune si dichiarino contrari alla fusione che noi andiamo a portare a referendum. Lo dico perché se non avessimo avuto l’esperienza della Val Samoggia la legge 24 potrebbe sembrare una legge ben fatta e invece ci ha dimostrato che non chiarisce bene questo aspetto e anzi è andata a imporre delle fusioni anche a quei Comuni dove singolarmente si sono dichiarati contrari i cittadini di quel Comune a fondersi nel nuovo Comune che si va a creare.
Il rischio grave è che più che un processo di fusione si arrivi a un processo di potenziale annessione del Comune più grande nei confronti del Comune più piccolo e porto lo stesso esempio che ho portato in Commissione. Se si parla di piccoli, medi e grandi Comuni di altre realtà territoriali della nostra Regione, tranne i consiglieri di quel territorio, pochi capirebbero di cosa sto parlando, ma io per farmi meglio capire faccio l’esempio di San Lazzaro di Savena che tutti sappiamo dov’è. È un Comune di circa 30 mila abitanti e supponendo che il Consiglio comunale di San Lazzaro di Savena e il Consiglio comunale del Comune di Bologna decidessero per una fusione, e supponendo che i cittadini di San Lazzaro di Savena al 99,9 per cento votassero "no" alla fusione con il Comune di Bologna, io sono convinto che quella fusione si farebbe comunque perché anche se disinteressati ovviamente i cittadini, ben più numerosi del Comune della Città Metropolitana di Bologna sicuramente numericamente ammazzerebbero il piccolo Comune di San Lazzaro imponendogli la fusione di fatto e quindi più che una legge di fusione in questo caso sarebbe una legge di annessione di un Comune all’altro.
Visto che io reputo che un Comune è sovrano del proprio territorio e soprattutto una volta che chiede il parere dei propri cittadini questo deve essere ascoltato e recepito per quello che è il parere dei cittadini di quel Comune e non della somma dei cittadini di più Comuni coinvolti nell’operazione, credo che questo aspetto andrebbe meglio chiarito, visto che siamo legislatori. Nella legge 24 andrebbe meglio interpretato e comunque da garantisti dovremmo offrire la possibilità a un Comune, a maggioranza, di accettare o di rifiutare quello che i propri consiglieri comunali hanno proposto pensando magari di ottenere anche la condivisione ma che i fatti, abbiamo visto nella Val Samoggia, ci dicono che non sempre è così, perché se non sbaglio i sindaci e gli amministratori di due Comuni su cinque della Val Samoggia davano per scontato l’esito del referendum, cosa che non è avvenuta poi alla prova dei fatti da parte dei cittadini. Proprio per tutelare quello che è un processo democratico che deve essere democratico fino in fondo, non siamo favorevoli finché non saranno chiariti questi aspetti a livello normativo a creare le condizioni con un potenziale rischio, e poi magari i fatti ci diranno che i cittadini volevano tutti quella fusione e ben venga la fusione, se così sarà, però credo che non possiamo permetterci di fare una scelta che vede già il risultato quasi scontato. Dobbiamo dare un’opportunità anche al Comune più piccolo, anche se Savignano è più grande e voterebbe già con il doppio turno per la prima volta, è più piccolo San Mauro, anche se non vi è una differenza come nei piccoli comuni montani, ma in prospettiva sono già preoccupato perché sento già nella mia provincia, quella che conosco bene, potenziali fusioni tra Bagno di Romagna e Verghereto. Il primo ha sei - sette mila abitanti mentre il secondo mille - millecinquecento, quindi vincerà il più grande che realizza quel sogno che ha sempre avuto di annettere quello più piccolo e di ottenere quindi un Comune più grande con la scusa che dovrà accedere ai finanziamenti, eccetera, però togliendo quelle rivendicazioni campanilistiche che sono il bene e il male della nostra Italia, però credo che il cittadino del piccolo Comune debba avere tutti i diritti di poter esprimere il proprio parere e di essere recepito questo parere per quello che è nella sommatoria dei pareri di quel Comune.
Ecco perché abbiamo molte perplessità su questo processo di fusione, perché è troppo alto il rischio che questa legge, più che di fusioni, arrivi a delle annessioni.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bartolini.
Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Ho ascoltato i primi interventi di questa nostra discussione generale dei colleghi Manfredini e Bartolini per cui proverò a interloquire attraverso le mie argomentazioni anche alle loro espresse.
Dichiaro che come atto dovuto e anche per convinzione di contenuto io voterò la proposta che qui viene avanzata, articolata nella discussione su una proposta di legge che ha bene illustrato il relatore, e nella delibera per l’indizione del referendum. Lo farò perché ritengo che sia un atto dovuto e doveroso da parte nostra assecondare una richiesta formale che ha ricevuto il voto a maggioranza qualificata dei due Consigli comunali coinvolti e che ha avuto il parere favorevole del Consiglio provinciale di pertinenza, che è la Provincia di Forlì-Cesena. Non c’è solo questo aspetto, quello di assecondare una richiesta ufficiale e autorevolmente formulata, coerente con i contenuti della nostra legge 24/1996, ma c’è anche la condivisione di un contenuto programmatico di questa Regione, che piaccia o meno, e ribadito non solo come affermazione di principio ma attraverso una serie di atti che migliorano la nostra legislazione sul tema del riordino territoriale, che recentemente abbiamo discusso e approvato con la legge 21 del dicembre scorso, che ci invita a lavorare in sintonia con i territori e con le comunità locali per migliorare il più possibile l’organizzazione delle autonomie locali sul territorio. Non c’è soltanto il tema del risparmio, non lo si fa per tagliare, ma lo si fa, al contrario, tant’è vero che le leggi che qui stiamo discutendo mettono a disposizione più risorse in nome di un principio che condivido, che se si vuole innovare si deve investire, e che nei tagli non c’è innovazione ma il rischio di una perdita di qualità dei servizi, l’idea che abbiamo noi è quella di, accompagnati da un lavoro di relazione stretta con le comunità locali, migliorare il senso che ha avere le autonomie locali sul territorio alle quali, come Regione, negli anni abbiamo delegato molte competenze, come scelta di carattere politica qualificante. Questa è una Regione che ha investito nel decentramento, nella responsabilità locale, per cui queste accuse che qui sento fare dai colleghi, sovente processi alle intenzioni più che oggettivamente argomentabili, sono sbagliate nella forma. Credo che questa Regione non si meriti l’accusa di centralismo decisionista ma al contrario, a volte, i tempi per arrivare a una decisione sono molto condizionati dal sistema di regole che ci siamo dati e che presuppongono passaggi, ascolti, coinvolgimenti, discussioni col sistema delle autonomie locali. Noi, al contrario, investiamo sul decentramento e investiamo su un percorso che migliori sistematicamente l’efficacia del sistema e della rete che vogliamo da un lato consolidare e da un altro tenere in continua manutenzione, non quindi come idea statica e fissa.
Veniamo a quel territorio. Non è vero, collega Manfredini - sarà che io ci vivo a pochi chilometri di distanza - che questa idea della fusione è calata dall’alto e vissuta nella totale inconsapevolezza di quelle comunità. L’idea della città del Rubicone è nata alla fine degli anni Novanta in quel territorio e se ne discute a tal punto che - uso questo ma potrei utilizzare tante altre argomentazioni - nelle varie elezioni amministrative che si sono avvicendate dalla fine degli anni Novanta in poi, quindi tre tornate di amministrative, non c’era lista che si presentava in quei territori che non aveva il tema della fusione come obiettivo, centrodestra o centrosinistra che fosse. L’unione fu fatta, un’unione a tre perché originariamente erano tre i Comuni che avevano dichiarato questa intenzione, le deliberazioni del Consiglio dell’Unione sono state fino a pochi anni fa deliberazioni unanimi fino al punto che la Regione finanziò nel 2006-2007 il primo studio di fattibilità per cui, consigliere Manfredini, non è che non esistono i piani di fattibilità, ma esistono molti studi di fattibilità, dal mio punto di vista più forse del necessario perché avrei voluto un diverso sbocco della situazione, ma esistono studi dettagliati di fattibilità finanziati dalla Regione su richiesta unanime del Consiglio dell’Unione formato dai rappresentanti delle amministrazioni allora di tre Comuni, i due che ci troviamo adesso, che hanno continuato a investire in quel percorso, cioè Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli, e il terzo che era Gatteo, che negli ultimi due anni si è sfilato rispetto a quel processo.
Nel merito di questa prima discussione che affrontiamo in Assemblea legislativa, dobbiamo decidere di indire un referendum, così come ci viene richiesto, e io non credo che qualcuno possa sottrarsi da questo dovere, perché uno la può raccontare come vuole ma un voto contrario all’indizione di un referendum è evidente un negare la possibilità di utilizzare lo strumento della partecipazione come strumento guida per il perseguimento dei nostri fini. Può raccontarla come vuole, collega Manfredini, ma io vedo in questo una grande contraddizione e anche un’ingiustizia nei confronti di quelle comunità. Io mi permetto, rispettando moltissimo le richieste che ci vengono dai Consigli comunali di quei territori, di esprimere, senza livore ma con una constatazione, una grande delusione nei confronti di una realtà come quella di Gatteo che come amministrazione, unilateralmente, sottrae a quei cittadini la possibilità di esprimersi, decidendo appunto di rinunciare al percorso senza attivare l’iter referendario. Io sono la prima - l’ho già detto in Commissione - che ritengo che in queste esperienze che stiamo iniziando ad accumulare sul tema della fusione dei Comuni, potrebbe essere utile sperimentare l’utilizzo di altre forme procedurali previste dalla legge 24/1996 che sono quelle, anziché la richiesta di indizione del referendum da parte della Regione, che propongono la possibilità dei referendum Comune per Comune con un iter e una procedura. Questa è la scelta di quei territori e nessuno l’ha proposto. Nessuna delle forze politiche rappresentate in quelle istituzioni, anche quelle che negli ultimi due anni hanno, anche rispetto a quanto concordato nei loro programmi di mandato, rinunciato a quel percorso, proposto formalmente l’attivazione di una procedura diversa.
Io sono qui a sostituirmi a loro? Non credo. Qualunque considerazione che qui viene fatta non è rispettosa dell’autonomia fatta anche dall’autonomia di organizzazione delle forze politiche che noi qui rappresentiamo in quel territorio. Se il mio partito non fa una cosa che dal mio punto di vista dovrebbe fare, non è che io qui, per esempio, posso decidere che cosa sarebbe potuto essere e che cosa dovrebbero poter fare in mancanza di un protagonismo locale efficace. Lo dico partendo dai miei; non lo trovo neanche corretto a fronte di una richiesta che mi arriva formulata con tutti i crismi dell’ufficialità e formalmente molto corretta, come quella delle delibere di quei due Comuni.
Esprimo due-tre considerazioni riferite al collega Bartolini. Io credo che ci sia un modo di interferire con un processo democratico e partecipativo che è sbagliato, e parto anche da qui con la considerazione che facevo prima: noi da qui non possiamo sostituirci alla volontà popolare. Poi ognuno di noi, sulla base del dove vive e delle relazioni politiche che avrà parteciperà alla campagna referendaria in quel territorio, ma insinuare il dubbio, oppure fare il parallelo con la Val Samoggia nascondendo una serie di realtà di fatti, trovo che sia sbagliato e che abbia l’intento di manipolare da lì il consenso rispetto alla proposta che qui viene avanzata.
La Val Samoggia è una realtà completamente diversa perché ogni realtà locale ha una sua specificità ed è bello che noi evitiamo l’omogeneizzazione, perché non è il nostro stile, evitiamo le diversità e poi quando discuteremo, in seguito al referendum, che spero essere con esito positivo in maniera netta, e lavoreremo nel merito portando in Aula la proposta di legge, forse riusciremo anche a far comprendere a ognuno di noi che dovrà scegliere qual è la speciale attitudine di questo territorio e quali sono le sue caratteristiche peculiari. Detto questo, in Val Samoggia è vero che l’esito di quel referendum ci ha consegnato un dato non omogeneo su tutti e cinque i Comuni che andavano a fusione, ma è anche vero che questa Assemblea legislativa ha deciso a fronte di ulteriori passaggi dopo il referendum, perché io ho votato a favore della legge per la fusione ufficialmente deliberata dopo che, a posteriori dell’esito di quel referendum, quei sindaci, anche dei territori dove era prevalso il "no", quei Consigli comunali, la maggioranza delle forze politiche presenti in quei territori hanno elaborato una loro proposta e ci hanno chiesto, costruendo una relazione con l’Assemblea legislativa, di procedere. Sarà così, per quel che mi riguarda, anche per il territorio in questione. Qualora l’esito del referendum fosse di dubbia interpretazione o qualora, voglio essere chiara rispetto alle questioni poste dal collega Bartolini, in uno dei due Comuni dovesse prevalere il "no" a fronte di un risultato però complessivo dove prevale il "sì", chiederò, e mi farò carico di questo, credo in accordo con tutte le forze di questa maggioranza e di questa Assemblea che vorranno fare chiarezza e collaborare su questo tema, un’indicazione chiara da quel territorio su come procedere, perché è in questo che funziona la costruzione dell’innovazione, una relazione continua tra l’alto e il basso, tra i diversi sistemi e tra le diverse responsabilità. Chiederò questo e non voglio fare processi alle intenzioni e non voglio condizionare con queste argomentazioni il risultato di un referendum che deve affrontare nella propria campagna elettorale il merito delle questioni. Ecco perché noi abbiamo previsto con la legge 24 di accompagnare a referendum la proposta concreta della legge istitutiva, pur non avendola giustamente ancora approvata, proprio per dare a quelle comunità la possibilità di affrontare con concretezza i meriti delle questioni. Ci sono piani di fattibilità valutati e già presentati a quelle comunità, compresa Gatteo, sono stati fatti momenti di pubblico confronto, sono stati forniti ai cittadini e alla cittadinanza i contenuti per potersi esprimere. Auspico che, da qui a giugno, quando si celebrerà il referendum - e farò richieste in tal senso -, le realtà del mio partito mettano a disposizione le loro strutture per contribuire a diffondere un’informazione quanto più possibile oggettiva, al fine di consentire un referendum libero da condizionamenti, da paure, da ricatti e da considerazioni alquanto meschine che, a volte, purtroppo, sentiamo fare in politica.
Inoltre, mi impegnerò affinché non si rompa la relazione con le comunità, attraverso l'ascolto e la valorizzazione del risultato referendario, e attraverso la relazione - che c'è - col sistema politico, amministrativo ed economico del territorio.
Concludo rivolgendomi al collega Manfredini, al quale faccio notare che chi chiede la fusione la chiede per un territorio che di fatto è estremamente omogeneo (da questo punto di vista vi è una diversità rispetto alla Valsamoggia). Si tratta, infatti, di due comuni di pianura, entrambi hanno un pezzo di costa, un’economia differenziata ma omogenea, due comuni che, in qualche maniera, condividono da tempo la realtà di alcuni distretti industriali - uso termini ormai obsoleti, che però hanno caratterizzato la storia dell'economia del nostro territorio -, mi riferisco, per esempio, al distretto calzaturiero condiviso dai territori di Savignano e di San Mauro Pascoli, ma potrei citare molti esempi. Esiste già un sistema di distribuzione di servizi. In tal senso, faccio un altro esempio: la realtà delle scuole, la rete scolastica del territorio, che ha portato - in questo caso, nell’ambito di un decentramento dell'offerta scolastica - ad investire sul territorio con offerte formative di scuole superiori, che da anni sono nate, sempre in previsione della nascita della Città del Rubicone, perché di questo si tratta: se ne discute da almeno 15 anni.
Dal punto di vista politico, ho seguito questa discussione sui territori da diversi ruoli e da molti anni: ce lo chiede il sistema economico, ce lo chiedono i sindacati, ce lo chiede il sistema legato al turismo e alla costa, tant'è vero che la posizione dall'Amministrazione di Gatteo non è condivisa dalle associazioni di categoria, e questo è un dato sul quale vorrei si riflettesse.
A mio avviso, noi non dobbiamo metterci a dare acqua alle guerre di frontiera o alla politica fatta soltanto di scontri per rendita di posizione, lo dico con convinzione. Io credo che dovremmo vedere qual è l'interesse delle comunità, che cosa può farle progredire, quale può essere il valore aggiunto che noi possiamo immettere o contribuire ad immettere nel sistema.
È chiaro, poi, che lì alcune cose non hanno funzionato: non ha funzionato l'unione per come è stata fatta, perché l'unione lì è stata fatta - a tal proposito concordo con una battuta del Sindaco di Gatteo - non come percorso sul quale investire per rinnovare una pratica e per razionalizzare il sistema, ma purtroppo è diventata una sovrastruttura burocratica in più, fatta con lo scopo di arrivare alla fusione, unione parcheggio dell'idea della fusione, come è stata definita. Lì l'unione non ha dato tutti i risultati che noi indichiamo quali obiettivi delle unioni, anzi ha creato qualche distacco tra le comunità e il sistema amministrativo, distacco che va recuperato e colmato. Io credo che, anche sotto il profilo della rappresentanza e della partecipazione, sulla base di quel che c'è adesso, sia meglio la fusione, perché è più democratica, perché nella fusione ci sono organi elettivi e non consigli che sono organismi di secondo livello. Questo non vuole essere un giudizio generale, ma mi riferisco a questa specifica realtà, perché la possibilità prevista dalla nostra legge di derogare rispetto ai contenuti del decreto legislativo n. 267 sul tema del decentramento e di consentire, sulla base di quel che sarà lo statuto dell'eventuale nuovo comune, di avere municipi a base elettiva, quindi organismi di primo livello, nei territori, distribuiti sulla base della volontà di quella comunità, trovo che sia un risultato che può migliorare la qualità della democrazia di quel territorio, dove, purtroppo, dopo otto anni di unione, più sulla carta che non nei fatti, il Consiglio dell’Unione e le deleghe distribuite tra i sindaci del territorio hanno assunto troppa importanza rispetto al ruolo dei consigli comunali: troppo potere concentrato nelle mani di pochi, ecco perché serve - e chiudo - un cambio di passo, un cambio di paradigma, e - da questo punto di vista - una rivoluzione, che rimetta in circolo l'energia che c'è nella partecipazione, nel coinvolgimento e nella responsabilizzazione dei diversi soggetti.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Zoffoli. Ne ha facoltà.
ZOFFOLI: Grazie, presidente. Negli interventi che ho sentito - soprattutto quelli dei colleghi Manfredini e Bartolini - ho colto la volontà di non esprimersi fino in fondo sulla sfida importante che queste comunità si propongono. Siamo di fronte ad un'assunzione di responsabilità verso il cambiamento. Siamo di fronte, cioè, all’idea che è possibile, a partire dai territori, cambiare, riformare, la politica. In questa scelta nulla è improvvisato. E l'improvvisazione è un cancro della politica, così come lo è l'immobilismo. Con questa scelta si sceglie di cambiare. È su questo punto che mi piacerebbe sentire delle parole più chiare, parole che però non sono venute.
Quale esponente del Partito Democratico non ho capito se il Pdl e la Lega sono favorevoli a questa che è una scelta tutta politica, e non improvvisata. È una scelta che ha una sua peculiarità: non siamo di fronte a piccoli comuni, a comuni che sono in difficoltà finanziarie, a comuni che sono obbligati, che devono chiudere per forza, che sono in emergenza, a comuni che si trovano in zone disagiate, di montagna o di collina; sono due comuni medio-grandi rispetto alla generalità dei comuni emiliano-romagnoli, con 11 mila e 18-19 mila abitanti, sono comuni di pianura, della riviera, della costa, due comuni che si trovano nelle zone più ricche di questo nostro territorio. È questa la peculiarità, e non saranno gli ultimi. Noi sappiamo che altre comunità, che hanno queste stesse caratteristiche economiche e sociali, si stanno interrogando in tal senso, e a breve ci proporranno sostanzialmente la stessa scelta. È su questo punto che mi interesserebbe sentire parole più chiare.
Non si parte da zero. In quei territori c'è un confronto che dura da una ventina d'anni. Tant’è che se personalmente dovessi fare un rilievo, direi che si tratta di una scelta persino tardiva, nel senso che forse la politica avrebbe dovuto accelerare rispetto a quest’obiettivo. Così com'è innegabile un dato di fatto: sebbene il Comune di Gatteo, legittimamente, abbia scelto - per adesso, aggiungo io - di non aderire a questo percorso, la Città del Rubicone è composta da tutti e tre i comuni del territorio. Da questo punto di vista la riflessione è ancora aperta.
Dicevo che si tratta di due comuni virtuosi, che spendono di meno rispetto alla media dei comuni regionali comparabili per dimensioni; si tratta di comuni che, però, hanno un problema (ed è qui l'intelligenza di chi li amministra): meglio di così, probabilmente, non possono fare, stretti come sono dalla tenaglia della riduzione dei trasferimenti e di quel "patto di stupidità" che regola la finanza locale, che impedisce di mettere in gioco risorse economiche (anche dove ci sono) per investimenti a sostegno delle imprese e delle comunità locali. La sfida che questi comuni hanno intrapreso è esattamente questa: puntare sul futuro, aprire ulteriori margini di sviluppo per le loro comunità. Oggi per investire - e giustamente anche la Regione ha scelto questa strada - è finito il tempo delle risorse a pioggia, si devono e si vogliono premiare i progetti innovativi, i progetti in grado di far fare un salto di qualità. Tale lavoro di progettazione richiede risorse, tempo, energie, quindi richiede anche una massa critica. È necessario che noi incentiviamo e incoraggiamo questa competizione virtuosa tra comuni, senza ovviamente abbandonare le comunità oggettivamente più in difficoltà, ma è necessario premiare i comuni virtuosi. È in questo modo che si mettono le comunità nelle condizioni di essere più forti in questa sfida.
Dicevo che il dibattito non è di ieri. Infatti, il mondo dell’associazionismo economico ci ha preceduto, perché è già organizzato non per singoli comuni, ma come Città del Rubicone. Le organizzazioni che rendono servizi agli artigiani e ai commercianti operano già in questo modo, non per singoli comuni, ma per territorio, un territorio che ha già messo in comune lo strumento urbanistico, la pianificazione territoriale delle infrastrutture. Pochi giorni fa, infatti, è stato inaugurato il casello del Rubicone, un'infrastruttura strategica, fondamentale per il territorio. Ci sono voluti anni, forse troppi, ma anche questo è stato il risultato non di una scelta legata al singolo comune, ma ad un territorio che si è mobilitato, che ha pagato - in parte mettendo insieme le risorse - la realizzazione di quell’infrastruttura. Siamo di fronte ad uno dei territori più giovani dell'Emilia-Romagna, dove c'è una crescita demografica, dove c'è una significativa immigrazione, circostanze che, soprattutto in questi momenti di crisi, dicono di una vitalità dell'economia di quei territori, e, sebbene stiano vivendo anch’essi una certa difficoltà, tale dato non si è interrotto neanche in questi ultimi quattro o cinque anni. Di fronte a questi fenomeni, bisogna organizzare un'integrazione dei servizi sociali, economici, culturali, che peraltro già esiste, perché quei comuni fanno parte dello stesso distretto socio-sanitario, che, col Comune di Gatteo, erano all'interno di un'unione. Questa scelta si inserisce in una fase di cambiamento e di novità, perché, anche sulla base della disposizione regionale sugli ambiti territoriali ottimali, il territorio in questione si sta organizzando sulla logica del distretto socio-sanitario "Rubicone-Mare", quindi comunque la vita di quell'unione a tre andava superata, di fatto è superata, e, per quanto riguarda questi comuni, viene superata con un balzo in avanti positivo che va nella direzione della fusione.
Credo, quindi, che bisogna sottolineare il coraggio di questi amministratori, bisogna incoraggiare - ovviamente nel rispetto della volontà popolare - questi percorsi di innovazione e di nuova organizzazione territoriale. Non siamo di fronte alla fattispecie della Valsamoggia, come abbiamo già detto, siamo di fronte a due realtà medio-grandi. Potrebbe anche verificarsi il caso che il Comune di San Mauro Pascoli, nella logica di una valutazione di ambito del risultato del referendum della fusione dei due comuni, possa decidere in teoria anche per il Comune più grande, che è quello di Savignano, perché noi consideriamo sempre l'altra ipotesi, ma in questo caso potrebbe essere anche il contrario. Stiamo ragionando di ipotesi teoriche, ossia che a Savignano prevalga un orientamento negativo e a San Mauro, comune più piccolo, un orientamento positivo, che, nella somma, ribalta il risultato del totale dell'espressione.
Ribadendo la volontà, nell’ambito delle valutazioni che saranno fatte, di rispettare la volontà popolare e di tenerci in stretto rapporto con gli amministratori locali, ridurre la discussione su questa che è una scelta politica solo ed esclusivamente a questo punto significa sfuggire ad un'assunzione di responsabilità. Vogliamo sapere chiaramente se la Lega e il Pdl scelgono l'innovazione e il cambiamento o se vogliono difendere l'esistente.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Zoffoli.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Monari. Ne ha facoltà.
MONARI: Grazie, presidente. Impiegherò molto meno dei 20 minuti a mia disposizione, perché hanno già parlato i miei colleghi, solo per sottolineare un punto politico.
Premesso che non voglio polemizzare coi colleghi Manfredini e Bartolini, ci mancherebbe altro, ma quando il collega Manfredini cita il processo di fusione svolto dalla Regione Lombardia, occorre ricordare che, sì, il processo di fusione dei comuni Gravedona e Uniti, che, secondo me, è stato un processo di fusione di ben fatto, corretto, e coerentemente in linea con le scelte politiche della Regione Lombardia, ricordo che allora nel dibattito politico generale, anche nazionale, la parola d'ordine era federalismo, ahimè, solo annunciato e mai praticato, si procedette alla fusione dei comuni della Lombardia non sulla base di un risultato di un referendum dubbio, bensì con i comuni che avevano espresso parere contrario alla fusione. Dico questo perché bisogna essere consapevoli di quanto si dice.
Come ricordavano i colleghi Mumolo e Zoffoli, è evidente che si tratta di una decisione politica a valle di un pronunciamento del territorio, altrimenti non ci sarebbe neanche bisogno di indire il referendum. Nel programma della coalizione di centrosinistra vi è il riordino istituzionale nella direzione delle unioni e delle fusioni, quindi laddove si verifichino condizioni per farle, le facciamo. A chi rispondiamo? Ai cittadini e agli elettori che hanno votato il programma di governo di questa Regione. Ma, come ha rimarcato più volte nel suo intervento la collega Donini, noi ci siamo sempre mossi dopo un pronunciamento degli enti locali e delle autorità territoriali dei territori interessati. Esiste un problema di crisi della rappresentanza? Ci sono, cioè, atteggiamenti a geometria variabile su questo o quel territorio, su questo o quel comune, anche in Emilia-Romagna? Sì, ci sono. In questo Paese abbiamo una crisi drammatica della rappresentanza, non solo dei partiti, non solo della politica, anche di quelli che una volta si chiamavano - ed io li chiamo ancora - corpi intermedi, le associazioni presenti sul territorio, le associazioni presenti ai tavoli, le organizzazioni sindacali. Certo, noi scontiamo questo problema, e lo scontiamo sia dove governa il centrosinistra sia dove governa il centrodestra.
Nasce un comitato civico ad ogni angolo di strada su qualunque decisione venga presa dal punto di vista amministrativo ed istituzionale? Certo, nasce nei territori amministrati dal centrosinistra, nasce nei territori amministrati dal centrodestra. Si tratta, quindi, di un problema con il quale ognuno di noi deve misurarsi. Non è un problema di politica, è un problema di politica stante la fase che non coinvolge solo la crisi di rappresentanza della politica e quindi dei partiti, ma coinvolge il modello di rappresentanza che i cittadini vogliono cambiare. È questo il punto.
A mio avviso, quindi, bisogna introdurre in tutti i processi che portano a decisioni che riguardano i territori, quindi che riguardano la vita dei cittadini, modalità, proposte, modelli di partecipazione, di coinvolgimento. Da questo punto di vista, ovviamente, occorre che noi si faccia una discussione onesta, a valle della discussione che è stata fatta e che è stata rappresentata dai colleghi consiglieri regionali di quel territorio, così come la rappresentammo quando si trattò di discutere della fusione della Valsamoggia. Ora, però, è necessario capirsi, perché non si può parlare di "macroregione del nord", aprendo una discussione di confronto fra pezzi di territorio (lì sì) disomogenei dal punto di vista delle peculiarità, salvo poi tentare una micragnosa speculazione politicista, magari cavalcando il cambio di amministrazione di questo o quel comune, com'è successo a Gatteo, che fino alla sera prima - parliamoci chiaramente - era per la fusione, e dove, dal giorno successivo al cambiamento di colore politico dell'amministrazione, il cavallo di battaglia è consistito nel dire l’esatto opposto di quanto diceva il sindaco precedente. Non è così che si fa, così non funziona il modello. Occorre una coerenza nell'applicazione del modello, occorre una facilitazione nel coinvolgimento dei territori. A mio avviso, la Regione deve introdurre, laddove si manifesti la volontà di accedere ad un percorso di fusione, anche calcolando la tempistica, un processo di partecipazione, perché noi abbiamo una legge sulla partecipazione, che in questo caso può essere sperimentata, perché, secondo me, reca con sé degli elementi che contribuiscono al coinvolgimento dei cittadini, che non deve consistere solo nella comunicazione - badate bene! -, perché i cittadini non chiedono solo di essere informati, i cittadini chiedono di essere informati e, a valle dell'informazione, chiedono di potere esprimere il loro personale modello di gestione, amministrazione, aggregazione, tenendo conto anche delle peculiarità e delle esigenze dei territori chiamati in causa dal processo. È questo il punto, a mio avviso. In tal senso siamo chiamati ad assumerci delle responsabilità, non a decidere per altri, che sarebbe l'errore più clamoroso che potremmo fare. No, noi siamo chiamati a favorire orientamenti che vanno nella direzione di aiutare l'autodeterminazione dei territori, in un processo di rigore, di taglio dei costi di gestione, ma anche di esaltazione, tutela e mantenimento della qualità dei servizi che quei territori vogliono continuare ad offrire ai propri cittadini, alle proprie comunità, in un periodo di crisi drammatica, che stiamo vivendo anche in Emilia-Romagna. È questo il tema. Ogni tanto - e lo capisco - la discussione su questo tema prende una piega alquanto propagandistica, tirata da una parte o dall'altra. Ma questo tema, come diceva poc'anzi la collega Donini, si trova - potete verificarlo - nel capitolo del riordino istituzionale, nell'ipotesi di riordino istituzionale che questa maggioranza ha proposto nel patto con gli elettori, quando si è costituita. Non c'è nessun trucco e nessun cambio di carte in tavola. Ovviamente, le autonomie locali che propongono il processo di fusione, ce lo propongono (perché non lo proponiamo noi a loro), devono essere messe in grado di svolgerlo nella maniera più includente possibile, a beneficio delle comunità e dei cittadini. Di contro, perché questo è un loro onere, devono saperlo difendere politicamente, a partire dalle loro realtà territoriali, non possono chiedere a noi di fare la parte di lavoro che deve essere necessariamente svolta sul territorio. Ma non mi sembra questo il caso, ci sono gli studi di fattibilità, ci sono, collega Manfredini, ci sono anche gli studi di fattibilità della Provincia di Forlì-Cesena. Non è vero che partiamo da zero e che è un'ipotesi campata in aria, voluta e gestita dalla Regione. No, assolutamente. Anzi, ritengo opportuno non solo insistere - lo dico anche per quei comuni della Provincia di Bologna che possono essere interessati (Granaglione, Castel di Casio, Porretta) ad un processo analogo -, ma bisogna anche prendere atto - lo dico con cognizione di causa - che sono processi in atto, processi in discussione nell’humus di quelle comunità da oltre 25/30 anni. Lo dico senza offendere nessuno, senza che nessuno si senta colpito nel proprio campanile o nella propria identità: se si prende l’automobile, e chiunque può farlo, e immagino che l'80 per cento dei presenti l'abbia fatto per lavoro politico o per diletto turistico, perché è una delle zone più belle dell'Appennino Tosco-Emiliano della provincia di Bologna, se si prende l’automobile - dicevo - e ci si dirige a Porretta, ci si rende conto che Castel di Casio è un quartiere di Porretta, altroché storie! Altroché fusione! Altroché identità! Ovviamente ci sono delle politiche federaliste e riformiste che noi, come maggioranza di centrosinistra, in questa Regione cerchiamo di favorire, e questo è l'unico elemento di discussione che, per fortuna, ci contraddistingue.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Monari.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. È stato interessante ascoltare, sul tema del referendum, gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduta. Credo che, bene o male, lo sforzo di noi tutti, in particolare di una componente di quest’Assemblea - penso a come si è espresso il collega Bartolini, penso a come si è espresso il collega Manfredini, ma soprattutto alla luce dell'atteggiamento che la Regione ha assunto nei confronti della fusione della Valsamoggia - sia di cercare di evitare, nell’ambito in un percorso irreversibile, ripeto, irreversibile, di far sì che la volontà di ogni singolo comune, rispetto a questo processo di fusione, non pesi nella sua individualità per il modo in cui si manifesta nel referendum che segue.
Il mio auspicio è che - e vorrei capire se si tratta di un auspicio che è possibile tradurre in un provvedimento legislativo -, se effettivamente vogliamo che un processo di fusione avvenga nel modo più corrispondente alla volontà dei cittadini coinvolti, la Regione, Assessore, desse un messaggio a tutti i comuni coinvolti, cioè che prendessero l'abitudine di fare la consultazione referendaria prima di deliberare in consiglio comunale. Purtroppo, leggo il suo stupore, ma non possiamo non prendere atto che alcuni episodi - penso a quanto è avvenuto in Lombardia, a quanto è avvenuto nella nostra provincia - hanno rivelato che alcune volontà di fusione espresse dai consigli comunali non erano assolutamente corrispondenti alla volontà dei singoli cittadini del territorio. Ripeto, siccome trattasi di percorsi irreversibili, che coinvolgono la vita e l’esistenza di un comune, probabilmente, è opportuno, trattandosi di un passaggio fondamentale per la vita di un comune, sulla sua esistenza o meno, sulla sua forma di continuità, ebbene, sarebbe opportuno - dicevo - che noi svolgessimo quest’esercizio di democrazia prima della delibera del consiglio.
Sono consapevole che probabilmente il campanilismo e la difesa identitaria potrebbero portare ad una scarsa adozione della procedura di fusione, ne sono consapevole, tuttavia, si tratta anche di fare una scelta politica, la scelta cioè di incentivare queste fusioni a prescindere da tutto, e posso capirne le motivazioni, soprattutto in questo particolare contesto economico e politico, ma non si può non considerare che spesso è difficile per un'Assemblea, composta da cinquanta persone, persone che per la maggior parte dei casi - prossimamente sarò chiamata ad esprimermi rispetto all'esito referendario sul destino di due comuni che non ho il piacere di vivere, di conoscere da vicino, ma ho vissuto da vicino l'esperienza della Valsamoggia - non conoscono da vicino i comuni interessati, decidere sull'esito, concorrere all'interpretazione del referendum consultivo, magari non avendo la conoscenza piena della vocazione dei territori rispetto ad un destino di fusione.
Pertanto, vorrei raccomandarle, Assessore, di prendere in esame anche questa procedura, una procedura che peraltro è possibile perseguire. Noi dovremmo caldeggiarla, non so se potremmo obbligare in funzione delle potestà di un comune rispetto alle potestà di una regione, quindi non so fino a che punto si può imporre che la volontà regionale sia subordinata ad un esito referendario del comune di riferimento, non so se è consentito farlo, ma, ripeto, siccome stiamo decidendo del futuro di un comune, potremmo caldeggiarla.
La Regione Friuli Venezia Giulia, a questo riguardo, nella propria legge di riordino istituzionale, prevede espressamente che, nel caso di fusione tra due o più comuni per l'approvazione del quesito sottoposto a referendum, è necessario che la risposta affermativa raggiunga la maggioranza dei voti validamente espressi in ciascun comune interessato. Ci sono, quindi, regioni che a fronte di questo tema si pongono nel rispetto della volontà di ognuno. Non a caso, nella nostra legge n. 24, noi prevediamo che, nella rappresentazione dell'andamento dell'esito referendario, i risultati siano indicati non solo nella loro complessità, ma anche sulla base degli esiti distinti per ciascuna parte di territorio chiamata ad esprimersi. Esiste, quindi, una certa sensibilità rispetto all’analisi dei risultati, nel complessivo e nell'individuale. Se questa sensibilità esiste, al di là del fatto che il collega Monari in Commissione ha chiarito, rispetto alla volontà della maggioranza, che vi è tutta l'intenzione di interpretare l’esito referendario sulla base del criterio della maggioranza più uno, ma, ripeto, si tratta di un criterio che oggi questa maggioranza si assume di adottare, cionondimeno, mi permetto di sollecitare un'analisi ulteriore, perché riguarda un processo irreversibile, importante, ma che vedo già da parte di alcune regioni essere trattato distintamente e individualmente.
Vorrei capire, quindi, se da parte sua, Assessore, politicamente parlando, perché il nostro dibattito, alla fine, si sta concentrando su come ci dobbiamo porre nel momento in cui dobbiamo interpretare l'esito referendario consultivo, con l'imbarazzo che n’è conseguito la volta scorsa per la Valsamoggia, come quello che può esservi stato in Lombardia, che si potrebbe riproporre in futuro, ma soprattutto a tutela - me lo lasci dire - del comune più piccolo rispetto all'altro. In questo caso, per esempio, stiamo contemplando un'ipotesi in cui la fusione chiama in causa due comuni, dove inevitabilmente la volontà del più grande condizionerà anche la volontà del più piccolo.
Ricordo che il collega Naldi, quando si è espresso a questo riguardo sulla Valsamoggia, ribadiva proprio la necessità che la nostra decisione fosse il più possibile corrispondente alla volontà di un popolo di un comune. Probabilmente, ha ragione la collega Donini quando dice che, in questo caso, ci ritroviamo ad affrontare la fusione di due comuni che, per molti aspetti, sono più omogenei rispetto ai cinque comuni della Valsamoggia, alcuni dei quali insistevano su una zona prevalentemente pianeggiante ed altri su una zona esclusivamente montana, ma in questo caso vi è un altro inconveniente, che è proprio quello di cui dicevo adesso, ossia che il comune più grande decida per il più piccolo. Allora, vogliamo ricondurre la nostra democrazia, la nostra volontà di ascoltare democraticamente chi viene chiamato a questo processo, esclusivamente alla volontà dei consigli comunali? Attenzione, perché l'esperienza ci ha insegnato che non è sempre così.
Inoltre, non riempiamoci la bocca solo degli studi di fattibilità, perché io conosco molto bene lo studio di fattibilità di Xilo, e vi posso garantire che non mi ha convinta molto, da tanti punti di vista. Attenzione, perché nel vostro caso rischia di non essere più un processo di fusione, ma di fusione/annessione, ed è sicuro perché questa volta stiamo parlando solo di due comuni, ed è un'ipotesi che va presa in considerazione, collega Donini, e mi meraviglio che in questo caso sia proprio la sinistra, che è molto attenta a questi processi democratici, a non cogliere questo messaggio rispetto ad un percorso che definisce la vita e il destino di un comune. Non stiamo parlando di un passaggio politico, stiamo parlando della vita di un comune.
Secondo me, forse è il caso di rivedere la legge n. 24, che risale al ’96, com'è giusto che sia, visto che è bene caldeggiare questi processi di fusione, perché io sono per la fusione, ma dobbiamo stare attenti che avvengano nel modo quanto più democratico e corrispondente alla volontà dei territori è possibile, pur nella consapevolezza che oggi nessuno è predisposto a fondersi, perché ognuno di noi vuole preservare la propria identità. Ma non possiamo imporla pensando che noi cinquanta siamo più capaci degli stessi cittadini - e mi fa specie che proprio lei, collega Donini, che dice che non guarda le cose dall'alto ma dallo stesso livello, la pensi così - di decidere le sorti dei cittadini. Io almeno non me la sento. Mi sento invece di sollecitare quest’Assemblea affinché cerchi una formula che sia più rispettosa della volontà dei singoli comuni. Si tratta di un dovere che abbiamo, è un dovere, perché - ripeto - il percorso è irreversibile. Stiamo decidendo noi! Per quanto riguarda la fusione della Valsamoggia - spero di non essere offensiva nei confronti di nessuno di coloro che non provengono da quel territorio -, essa è stata decisa da una parte di quest’Assemblea, perché una parte era a conoscenza di come stavano realmente le cose, dello studio di fattibilità, eccetera. Alla fine, però, a decidere è la maggioranza di quest'Assemblea.
Attenzione, oggi denuncio pubblicamente che forse, in linea di principio, non ho tutti gli elementi utili per dire, a prescindere da come si esprimerà il popolo, che è bene che questi due comuni si fondano. Preferisco sentirmelo dire anche dal popolo, preferisco sentirmelo dire anche dai cittadini. Collega Donini, deve sapere che lei, in questo caso, col suo voto sta gestendo, responsabilmente, una procedura che, essendo a due, non so se può essere definita viziata, ma che sicuramente si presta ad un discorso di annessione, si può prestare.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà stiamo assistendo a quanto abbiamo già avuto modo di assistere nelle settimane scorse con una procedura, a nostro modo di vedere, viziata da una serie di elementi che inevitabilmente, in quanto non sciolti come nodi, vengono a riproporsi in questa sede.
Sulla declinazione territoriale di questi vizi si è già soffermato, in maniera certamente più esaustiva del sottoscritto, il collega Bartolini, che ha rilevato delle peculiarità territoriali che non possono che essere evidenziate nuovamente.
Rimangono inevasi - e recupero la trama del ragionamento che sviluppava poc’anzi la collega Noè - alcuni dati in ordine alla perfettibilità, se vogliamo utilizzare un termine ambizioso, di questo pacchetto legislativo che governa gli strumenti di fusione. Ciò con alcune premesse. La prima, che rivolgo alla stessa collega Noè, è la seguente: purtroppo, l'attendibilità politica di alcuni esponenti della maggioranza che oggi dicono che il principio che governa è quello del 50 per cento più uno, in qualche maniera, è compromessa dal fatto che questi stessi esponenti, in sede di Commissione, dicevano: "non si guarderà soltanto alla quantità dei voti, ma alla qualità dei voti", giustamente richiamando un riparto territoriale, comune per comune, che, proprio perché l'esito del referendum - e cito la Valsamoggia perché è l'unico caso, un caso pilota che noi abbiamo potuto studiare - non è stato coerente rispetto alle attese.
Il primo punto, quindi, è che il voto, così com'è concepito il meccanismo e il congegno referendario dalla legislazione regionale, è tale per cui il rischio che da fusione si faccia annessione è abbastanza elevato. In questo senso, così come già sussistenti in altre regioni (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche) riteniamo che sarebbe opportuno che vi fosse la previsione di una ponderazione comune per comune del peso elettorale e, conseguentemente, l'introduzione di un meccanismo in ragione del quale, se un comune a maggioranza rifiuti il processo di fusione, tale comune venga escluso dalla fusione, lasciando che gli altri che intendono svilupparsi in una forma di nuovo comune procedano.
In tal senso, credo che la stella polare non possa essere una delimitazione geografica o la prospettazione generica di contenimenti di spesa. Lo dico, rivolgendomi all'assessore Saliera, perché la Giunta regionale nella delibera del 2003 con cui si individuavano i parametri in ragione dei quali gli studi di fattibilità dovevano essere conferiti, sugli obiettivi specifici di questi studi di fattibilità, la Giunta regionale - dicevo - afferma che punto dirimente per il conferimento di quest'incarico è l'effettiva valutazione sul piano economico, contabile e finanziario, delle previsioni di fusione, tradotto in termini: quanto si risparmia. Anche in questo caso, assessore, rimarco che lo studio di fattibilità su cui - lo ammetto - mi sono concentrato molto meno che nel caso della Valsamoggia, molto meno che nel caso dell'Unione della Comunità montana (tradotto: unione a tredici) dell'Appennino Bolognese, molto meno dell’Unione Reno Galliera, anche in questo caso, però, manca una disamina puntuale dei benefici, in termini di costi e di risparmio, quindi in termini di spesa pubblica, che si potrebbero realizzare. Dico questo perché la Giunta, che non era una Giunta di centrodestra, giustamente, sottolineò l'esigenza che gli studi di fattibilità rispondessero a questo quesito: quali sono i benefici in termini economici, finanziari e contabili? Neanche in questo caso sono citati. Lo dico perché diversamente, se non si sviscera questo punto, si rischia di portare avanti dei processi di fusione al buio, senza cioè sapere se effettivamente vi è una capacità di contenere la spesa, se non su un piano teorico che si alimenta sul ragionamento che due uffici producono minori costi che un ufficio. Tutta teoria, però, perché - l'assessore, che è attenta osservatrice del territorio, lo sa - proprio da meccanismi di unione, più che di fusione, a dire il vero, vi sono stati dei presupposti contenimenti della spesa che poi come declinazione hanno invece conosciuto un ampliamento della spesa, penso proprio alla Valsamoggia, dove l'unione di alcuni servizi (polizia municipale, l’acquisto della sede, alcuni servizi di protezione civile) hanno generato una dilatazione della spesa pubblica che invece non era preventivata - evidentemente, perché a nessuno piace spendere di più e immotivatamente - nella fase di valutazione preventiva.
In questo senso, mi corre l'obbligo di richiamare l'ancoraggio che la Giunta regionale dava nei conferimenti di questi incarichi, cioè: "rispondono a quesiti di effettivo contenimento della spesa". Anche in questo caso manca. Perché dico questo come presupposto del ragionamento? Perché, e rispondo al collega Zoffoli, il centrodestra non è contrario - e torno a dirlo - a processi di fusione - e nel pomeriggio, se i lavori dell'Aula ce lo consentiranno, avremo modo di confrontarci sui temi della fusione dei tre comuni dell'Alta Valle del Reno, di Castel di Casio, Porretta e Granaglione - e il Popolo della Libertà, lo anticipo, darà un voto favorevole ad alcune di queste mozioni, tuttavia, non vorremmo che questi processi di fusione fossero degli strumenti governati più da logiche politico-territoriali che da logiche di efficienza e di qualità nella gestione amministrativa. Lo dico non come un alert, una spia rossa che accendo senza ragione, ma lo dico perché anche nella relazione che ho ascoltato oggi del collega Mumolo, che stimo, perché già stimavo in seno al Consiglio comunale, e in questa sede non posso che rinnovargli l'apprezzamento per il lavoro che svolge, ma anche quest'oggi, collega, non abbiamo sentito approfondimenti reali sulla qualità dell'efficienza amministrativa che si intende centrare con queste operazioni di fusione.
I presupposti che ho brevemente analizzato, senza alcuna pretesa di esaustività, devono essere, a mio modo di vedere, affrontati in una revisione del tessuto legislativo e regolamentare che, anche nella direzione indicata dalla collega Noè, certamente possono innalzare la qualità. Noi vi riconosciamo, in linea potenziale, il coraggio di volere affrontare queste fusioni, ma questo coraggio, se non inserito in un contesto legislativo e regolamentare nitido, pulito e positivo, diventa spregiudicatezza, e su questa linea non vi possiamo seguire, assessore, perché la spregiudicatezza non la pagano i cinquanta colleghi che sono in quest'Aula, la pagano i cittadini, che rischiano di trovarsi nella condizione in cui quel delta di ipotetico di risparmio che si realizza, in realtà, si traduce in un maggiore costo diretto per le loro tasche.
In questo contesto, ribadendo l'irreversibilità della scelta, ribadendo il fatto che ci sono dei meccanismi referendari che vanno rivisti, ribadendo il fatto che si tratta, e il rischio è elevato, di processi annessionistici più che di fusione, noi voteremo contro, ma rinnovo ancora una volta - proprio perché libero da una delimitazione di percorso legislativo su cui noi abbiamo espresso dei dubbi - la disponibilità del Popolo della Libertà a partecipare positivamente a questi processi, e lo tradurremo con un voto concreto nella risoluzione presentata da alcuni gruppi sul tema dell'Alta Valle del Reno, purché - lo ribadisco, assessore - ci si ascolti nell'innalzamento della qualità legislativa e regolamentare che governa questi strumenti. Diversamente, dovremmo concludere che non è né il coraggio né la qualità dell'amministrazione che interessa, ma è un regolamento di conti politico che alla fine paga il territorio.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bignami.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.
LOMBARDI: Grazie, presidente. Il mio sarà un intervento breve, anche perché alcune cose sono state dette dai colleghi, ma mi fa piacere ripeterle per dimostrare la condivisione di questi concetti.
Mi consenta, però, una brevissima digressione sull'argomento in discussione. Se il presidente Errani ci ha abituati, più che in altre regioni, alla sua presenza durante i Consigli regionali, e di questo gliene abbiamo sempre dato atto, rispetto ad altri presidenti, è ovvio che, in base agli impegni che via via ha avuto nell'ambito della legislatura, lo abbiamo ampiamente giustificato quando era a Roma; oggi, leggendo le cronache, mi pare che sia a Roma più che per impegni istituzionali, per tentare una mediazione con una forza politica che, in qualche modo, possa contribuire alla formazione del Governo, e questo mi sembra meno istituzionale e soprattutto meno coerente con l'atteggiamento che il presidente invece ha sempre avuto in questi anni. Spero che siano solamente cronache giornalistiche e non la realtà dei fatti, perché altrimenti farei fatica a vedere un impegno istituzionale dietro a questo comportamento.
Ma venendo al merito della questione, va preliminarmente ribadito come, sulla questione delle fusioni, penso che in quest’Aula, a grande maggioranza, siamo favorevoli. Sappiamo tutti, però, della difficoltà di arrivare a queste fusioni, perché, soprattutto in sede locale, ci sono resistenze che legittimamente o meno stanno emergendo o sono emerse nelle varie occasioni che abbiamo avuto.
Ebbene, la prima cosa che noi dobbiamo chiarire, perché sui territori questo avviene spesso, sentivo il collega Monari che richiamava la responsabilità degli amministratori locali su queste scelte, spesso in sede locale - dicevo - viene detto che la Regione vuole le fusioni, lasciando intendere, fra l'altro, che ci sia quasi un’imposizione. Siccome così non è, e qui lo sappiamo bene, la legge lo dice e le procedure lo dimostrano, è importante però che sul territorio, tutti assieme, a seconda dei rapporti istituzionali che abbiamo, chiariamo questo concetto: le fusioni sono responsabilità esclusiva delle popolazioni interessate. Noi, come Regione, ripeto, con un'ampia disponibilità, siamo favorevoli, tant'è vero che ci sono contributi ingenti per le fusioni, ma certamente non è la Regione che impone le fusioni.
L'altra questione, dato che siamo in progress nella procedura di queste fusioni, gli studi di fattibilità - leggevo che cosa veniva riportato nella relazione -, tutto lo studio di fattibilità è incentrato sull’opportunità che queste fusioni avvengano, e cioè: ci sono già rapporti consolidati fra i due comuni, i territori sono perfettamente integrati, all'interno dell'unione già ci sono state occasioni, tutto giusto, ma ai cittadini interessa sapere, anche per superare quelle remore che a volte sono fondate sul campanile, se a seguito di questa fusione avranno servizi migliori e meglio distribuiti. Pertanto, lo studio di fattibilità dovrebbe essere al 90 per cento incentrato su questo, è così che noi abbiamo la forza sul territorio di contrastare quelle spinte campanilistiche che a volte non hanno eccessivo fondamento, ma se noi andiamo a dire ai cittadini che i due comuni sono perfettamente integrati, amici, e che hanno rapporti da tempo, non diciamo niente; dobbiamo dimostrare con i fatti che la fusione porta loro dei vantaggi. Le ingenti risorse che noi diamo, per esempio, per 15 anni, sia in conto capitale sia in spesa corrente, come verranno distribuite? Come si riverseranno sulla percezione dei cittadini rispetto al servizio? Secondo me, è questo che uno studio di fattibilità dovrebbe chiarire, più che questioni un po' folcloristiche.
L'ultima questione si riferisce al referendum. La collega Noè citava la possibilità di fare un referendum prima. La legge lo prevede, tant'è vero che dice: "qualora il referendum si sia svolto precedentemente, non si deve svolgere successivamente". Forse, dovremmo in qualche modo incentivare questi referendum preventivi, se così possiamo definirli, perché abbiamo già visto che cosa può capitare. Se nella prossima fusione dovessero vincere i sì per una manciata di voti, la responsabilità di dover fare questa scelta ricadrebbe su di noi; mentre, se un referendum preventivo vincesse per una manciata di voti, probabilmente, le amministrazioni locali avrebbero meno verve nel proporre alla Regione la fusione. In questo modo, invece, invertendo la procedura, alla fine, e lo abbiamo già visto, la patata bollente arriva a noi. Poi è inutile dire che non siamo noi che vogliamo incidere, perché alla fine incideremo, in quanto abbiamo visto che nei referendum spesso la sorte è più fantasiosa della realtà, ci procura sempre delle questioni che richiedono esattamente un nostro intervento. Ebbene, onde evitare questo, cerchiamo di affinare meglio la procedura e di usare tutte le possibilità che la normativa ci dà.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Lombardi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.
MONTANARI: Grazie. Presidente, colleghi, io faccio prestissimo, perché gli interventi che mi hanno preceduto, dei consiglieri e del presidente del gruppo, hanno detto tutto. Allora perché parlo? Perché aggiungo una sottolineatura ascoltando il dibattito, una sottolineatura sola. Se vi paio fuori tema, il fuori tema eventuale dura qualche secondo.
La qualità della sanità emiliano-romagnola, che ci è riconosciuta molto fuori anche da questa Regione, a mio giudizio, la si deve fondamentalmente alla scelta che, a suo tempo, l'Emilia-Romagna fece di ristrutturare tutto secondo un progetto di qualità. Non eravamo incalzati da una spending, ma c'era una grande idea, e nel gestire quella grande idea sono stati chiusi un sacco di ospedali. Segnalo all'Aula, soprattutto ai colleghi dell'opposizione, che, in quel periodo, comuni amministrati da ciò che oggi si potrebbe dire il centrosinistra sono stati persi, perché in ogni luogo si sono formati comitati che difendevano l'ospedaletto lì. Noi, pensando alla salute dei cittadini, abbiamo fatto quell'altra cosa. Perché dico questo? Perché la legge consente vari modi di approcciare al tema di cui stiamo discutendo. Personalmente preferisco che un consiglio comunale si assuma una responsabilità, normata dalla legge, molto in solido, e ci sia, insieme all'esercizio di questa responsabilità, quell'altro esercizio fondamentale di cui parlava il presidente Monari, cioè dare la possibilità ai cittadini di potersi esprimere in modo consapevole ed informato, perché potersi esprimere e basta non è democrazia. Non è democrazia! Io debbo sapere quali sono i vantaggi o meno dell'atto che vado a fare e sono d'accordo con molte delle cose che venivano dette nell'intervento prima del mio, di Lombardi. Lui dice: "siamo d'accordo con la fusione, siamo favorevoli, sono una libera scelta le fusioni dei cittadini". Perfetto! Io aggiungo che so che senza una massa critica in campo, oggigiorno, senza una massa critica forte, i cittadini perdono, e perdono individualmente in qualità dei servizi. Perdono.
Ora, si trucca la realtà se emerge da chi ha responsabilità, perché ha una delega per esercitarla, un indirizzo di questo tipo e cioè maggiore massa critica consente non solo di avere degli incentivi, ma di arrivare ad una gestione che consenta di governare meglio la qualità, di vincere gli sprechi, eccetera, eccetera, eccetera. Cioè, è un indirizzo d’imperio o è motivo di dialogo con i cittadini? Ecco perché io penso che vadano agite tutte e due le questioni: vadano agite la responsabilità di chi è eletto in un periodo di crisi della rappresentanza così grande e, nello stesso tempo, la possibilità che il cittadino in modo informato si possa esprimere. Dice la collega Noè: "ma la volontà di ognuno", ognuno inteso come municipio, come comunità di un comune. No, la volontà di quelli che si vogliono mettersi insieme, la maggioranza più uno di quelli che vanno a votare.
Perché, e finisco, per fare delle riforme importanti occorre assumersi delle responsabilità: o si dirige, ripeto, senza atti d'imperio, ma coinvolgendo il cittadino, o altrimenti si fa, a mio giudizio, non me ne voglia, come la collega Noè, che tira fuori tutte le cose che possono essere, che cosa? Il lisciare il pelo al particolare. Ma col particolare non chiudevamo nessun ospedale, perché tutti i cittadini vogliono il malato vicino a casa, lo vogliono potere andare a trovare tutte le ore del giorno, questo in termini generali, poi quando si tratta della loro pancia fanno mille chilometri per andare a cercare l'ospedale migliore, però quando si parla dell'ospedale, che è anche un tratto d'identità di una comunità, lo voglio vicino a casa. Come per le scuole, non si chiudono le scuole, perché? Perché mio figlio lo voglio vicino a casa, neanche se ti metto gratis il trasporto per andare nella scuolina dove riceverà un’educazione migliore. Questi sono i processi che vanno diretti, e ci siamo trovati, in questa Regione, sul fronte della sanità, sul fronte delle scuole, a dovere dirigere dei processi dove bisogna confrontarsi coi cittadini, assumendo delle posizioni responsabili, che spieghino dove sta la qualità, non andando alla coda delle posizioni, alla coda del particolarismo, perché alla coda del particolarismo non si riforma niente e si sta tutti peggio. Io penso che non sia un muoversi d’imperio, ma sia un ragionare con un progetto in testa metterla giù in questo modo.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Montanari.
Ha chiesto la parola il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.
PARUOLO: Grazie, presidente. Molto rapidamente, devo dire che avevo ascoltato il dibattito relativo alla Valsamoggia con una certa preoccupazione, che oggi non può che tornarmi in mente.
Viviamo un momento particolarmente difficile per il nostro Paese, e la politica è chiamata ad essere all'altezza della situazione. In tal senso, francamente, faccio fatica a seguire una serie di affermazioni che partono dicendo: "in linea di principio siamo d'accordo nel procedere a degli accorpamenti, a delle fusioni, a dei passi in avanti che vadano nell'ottica della semplificazione, del far fronte a quelle che sono le sfide del futuro, però, in questo caso, come si fa? Vi è un problema. Come possiamo essere noi a decidere?". Ebbene, se non siamo in grado di decidere, siamo completamente inutili rispetto alla nostra funzione. Certamente, credo che ci debba essere un'attenzione a fare le cose per bene, a guardare il merito delle questioni, e avrei ascoltato con grande interesse se i colleghi avessero posto questioni di merito rispetto al percorso che è stato individuato, rispetto a quelle che sono le particolarità del contesto territoriale a cui ci stiamo riferendo, e così via. Mi pare di capire, invece, che semplicemente ci sia un atteggiamento di paralisi di fronte al fatto che comunque un processo di questo genere vede - credo - delle naturali ritrosie, perché ogni processo che ha un elemento di virtuosità reca con sé una certa dose di sacrificio. In tal senso, credo sia legittimo dire: "cerchiamo di fare in modo che i sacrifici producano dei buoni effetti; cerchiamo di correggere il processo in modo tale che venga fatto nel migliore dei modi". Ma la paralisi di una politica che, di fronte ad un processo di questo genere, tutto ciò che riesce a dire è: "perché dobbiamo andare avanti? Non sarebbe meglio che ci fermassimo?", quasi che noi potessimo continuare ad occupare una posizione senza confrontarci con le sfide, credo sia un problema. Dico questo con riferimento agli interventi dei colleghi di opposizione, ai quali assicuro, però, che cerco di avere lo stesso tipo di approccio anche all'interno del mio partito, dove spesso capita che diciamo delle cose a cui facciamo fatica ad essere pienamente fedeli all'atto pratico.
Anche in questo caso, mi piacerebbe vedere all’opera partiti che si vantano di andare in campagna elettorale a dire che sono a favore dei processi di semplificazione di tipo amministrativo, e le fusioni dei comuni rientrano a pieno titolo in questo contesto, in senso positivo e propositivo anche su questo tipo di temi e non semplicemente agire nell'ottica di volere frenare dei processi per cercare di lucrare qualche consenso da parte di chi fa fatica ad accettare certi processi per motivi che in parte sono comprensibili. Credo davvero che questo dovrebbe indurci ad una riflessione, anche perché il mio timore è che traccheggiare su queste questioni ci porti inevitabilmente, ad un certo punto, a dover subire dei tagli draconiani, con forzature, a quel punto sì, che non terrebbero conto delle realtà territoriali, proprio perché, nel momento in cui si dovesse constatare che la politica per vie normali non è in grado di stimolare in modo positivo il compimento di questi processi, si aprirebbe lo spazio perché gli stessi argomenti vengano trattati in modo molto più tranchant e molto meno rispettoso degli elementi di particolarità dei territori, con interventi assolutamente più duri.
Se vogliamo che la politica sia all'altezza della situazione e non richiami l’antipolitica, che definiamo così forse impropriamente, ma che semplicemente vorrebbe vedere una reale corrispondenza fra le affermazioni di principio e ciò che nei fatti riusciamo a promuovere davvero, credo che dobbiamo cogliere questa sfida. In tal senso, inviterei davvero tutti a tenere presente che questo è un punto di riferimento che faremmo bene a considerare nel momento in cui discutiamo del futuro del nostro territorio e delle nostre comunità.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Paruolo.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Marani. Ne ha facoltà.
MARANI: Grazie, presidente. Utilizzerò meno dei venti minuti a mia disposizione. Quello di cui stiamo discutendo mi pare un argomento troppo importante per non porre la necessaria attenzione anche alle modalità con le quali questa mattina abbiamo dibattuto in quest’Aula.
Credo, inoltre, che dobbiamo chiederci se riteniamo collegialmente di condurre le questioni che riguardano operazioni come quella di cui stiamo discutendo, e quelle di cui abbiamo discusso precedentemente, con queste modalità, cioè modalità nelle quali ciò che si sviluppa nel dibattito in quest’Aula è una contrapposizione che, a questo punto, credo che perdurerà anche nel futuro, che di fatto non è coerente né con le questioni che riguardano le posizioni che le forze politiche di quest’Aula nella totalità sostengono sul piano dei programmi nazionali, né con il mantenimento del rispetto di un principio che ho sentito anche questa mattina richiamare più volte, rappresentato dal rispetto delle decisioni territoriali e delle scelte che spettano agli stessi territori.
Dico questo perché ho visto, letto e sentito come si vorrebbe che quest’Assemblea, nell'assumere decisioni relative all'assecondare o meno un progetto di fusione, si mettesse ad esaminare - portando alle estreme conseguenze un concetto che la consigliera Noè ha toccato con riferimento ai piani di fattibilità - i piani di fattibilità, desse delle valutazioni rispetto alla congruità e alla sostenibilità di queste operazioni, e, in qualche modo, si desse un criterio per poter decidere se una fusione s’ha da fare o meno. Io credo, invece, che ci siano alcuni principi, rivenienti dalle esperienze che abbiamo condotto in quest’Aula fino ad oggi, che dovrebbero ispirarci.
In primo luogo, il principio secondo il quale siamo tutti convinti che non è per legge che si può determinare la dimensione di un territorio che può o che deve obbligatoriamente fondersi con un altro. Per legge non si può, quindi, stabilire un criterio che di fatto vincoli qualcuno ad una scelta obbligata e impedisca ad altri di farla. Io credo, invece, che ciò che sta avvenendo, ossia la nascita sul territorio regionale di esperienze che maturano in anni di collaborazione, che in qualche modo servono a costruire questa che è un'identità che supera il campanile e che fa riferimento a territori più vasti, che si sperimenta e si mette in gioco attraverso le collaborazioni all'interno delle unioni anche nella gestione di molti servizi, e quindi che in qualche modo fidelizza i cittadini all'idea che esiste un soggetto al di sopra del proprio municipio che svolge servizi importanti per la comunità, e li svolge con risultati tali che alimentano un atteggiamento e uno spirito solidaristico tra territori.
Abbiamo iniziato quest'esperienza anni fa, quando, rispetto ad una materia delicatissima qual è quella sociale, alcuni comuni si resero conto che i loro bilanci non potevano sostenere le politiche sociali, anche per le differenze che ci sono da un anno all'altro rispetto a talune emergenze di carattere sociale, per esempio l'istituzionalizzazione di persone che comporta costi altissimi per i piccoli comuni. Aver messo in campo, attraverso società partecipate, attraverso il distretto socio-sanitario, attraverso le aziende pubbliche dei servizi alla persona, delle politiche comuni di gestione di tali servizi, si è visto quali risultati ha prodotto dal punto di vista della sostenibilità e della garanzia di condizioni eque per tutti cittadini dei territori interessati. Questo per dire che è molto importante far sì che, anche con i limiti che possono avere le esperienze dei comuni in unione, siano questi il banco di prova che costruisce collaborazioni, allarga l'identità territoriale e dà l'idea che è possibile fare il passaggio successivo, quello della fusione.
Pertanto, credo che questi siano i principi, l'autonomia territoriale e la sollecitazione di occasioni di collaborazione, che devono essere alla base di proposte che nascono dai territori, maturano nei territori, e vengono portate in quest’Aula per essere verificate in quelle che sono le procedure che la legge stabilisce che devono essere seguite, ma non perché quest’Aula si trasformi nel luogo che stabilisce la bontà o meno di un progetto di fusione.
Ebbene, io, che ho potuto seguire - e mi dispiace che non sia presente in Aula la consigliera Noè - lo studio di fattibilità della Valsamoggia, credo che l'atteggiamento che noi dobbiamo avere rispetto agli studi di fattibilità sia proprio questo: vederlo come uno strumento utile ai comuni per potere consentire processi riorganizzativi che possano, in qualche modo, al massimo, garantire servizi generalizzati ai cittadini e i modelli attraverso i quali erogare tali servizi. In tal senso, lo studio della Valsamoggia è un esempio: si è comparato il nuovo comune di 30 mila abitanti alla realtà di un comune, come quello di San Giovanni in Persiceto, che è ai confini di quest'area, e comparando le due dimensioni, comparando il livello dei servizi erogati, le strutture amministrative, l'organizzazione dei servizi, si è visto quali sono effettivamente i risparmi e la valorizzazione delle professionalità che si possono conseguire nell'ipotesi di superare i cinque comuni e di averne uno solo. Insomma, l'approccio allo studio di fattibilità, a mio avviso, deve essere questo: pensarlo come uno strumento utile, uno strumento che serve alle stesse comunità locali per definire i vantaggi di un'operazione di fusione.
Per concludere, voglio dire che occorre tenere presente il fatto che non si tratta di processi facili; non è possibile che ciascuno di noi da quest’Aula sposi un'opzione piuttosto che l'altra in relazione a quell'amministrazione o a quella realtà territoriale. Noi dovremmo avere un altro compito: essere rassicuranti nei confronti dei territori che intraprendono queste avventure, rassicuranti perché noi abbiamo la fortuna di potere vedere il tema del riordino istituzionale dall'osservatorio regionale, che ci consente di dire che noi abbiamo bisogno, proprio per lo spirito della legge n. 21 del 21 dicembre 2012, di pensare che nel tema di riordino delle funzioni, se noi vogliamo avere realtà locali, quelle più vicine ai cittadini, che abbiano una massa critica sufficiente per potere di fatto essere nella condizione di potere esercitare il loro ruolo di rappresentanza del livello più vicino ai cittadini e quindi essere interlocutori della città metropolitana, delle nuove province o di ciò che si farà al posto delle province, e di essere interlocutori della Regione stessa, occorre dare loro peso, e quindi dare loro la possibilità di avere le condizioni per interloquire, e come può farlo un comune di 1200/1500/2000 abitanti, che non ha strutture rappresentative, che non ha strutture amministrative in grado di avanzare queste istanze?
Pertanto, io dico che noi dobbiamo essere rassicuranti e capaci di accompagnare questi processi, e non di riproporre in quest’Aula ciò che purtroppo, talvolta, al di là delle enunciazioni, a livello nazionale, nei teatrini dei diversi comuni, è la gara fra partiti di maggioranza e di opposizione. In questo momento, peraltro sto leggendo che, rispetto alla Valsamoggia - sono contenta di poterlo comunicare all'Assemblea - il Governo ha dato il nullaosta, quindi si è decisa la non impugnativa rispetto al provvedimento di fusione assunto da quest’Assemblea.
Credo che questa notizia metta fine alla preoccupazione, con la quale mi rivolgo ai pochi colleghi che sono rimasti, per dire che sarebbe opportuno, su una materia di questo tipo, che trovassimo davvero delle modalità che ci possano aiutare a superare quei principi secondo i quali qualcuno continua a dire: "condividiamo tutti la fusione, ma non ce ne va bene nessuna, perché rispetto a questo o quel territorio vogliamo utilizzare un criterio diverso". Proviamo ad estraniarci anche dalle nostre rappresentanze nei singoli territori, per poter essere protagonisti positivi di un processo di riordino che vede nelle fusioni uno dei tasselli più importanti del sistema di riorganizzazione delle istituzioni locali.
Grazie.
PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Marani, con il suo intervento concludiamo la seduta antimeridiana.
I nostri lavori riprenderanno alle ore 15,00.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 13,02
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizia BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI; gli assessori Sabrina FREDA e Teresa MARZOCCHI; i consiglieri Gabriele FERRARI e Andrea LEONI.
Comunicazioni prescritte dall'articolo 68 del Regolamento interno
«È stato presentato il seguente progetto di legge:
3683 - Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Bignami: "Norme per il recupero a fini abitativi dei sottotetti" (06 03 13).
Sono pervenuti i sottonotati documenti:
Risoluzioni
3679 - Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta, similmente a quanto avvenuto nella Regione Veneto, a valutare l'adozione di provvedimenti di azzeramento dei premi di produzione per i ruoli dirigenziali e, in subordine, l'assegnazione di tali premi sulla base di valutazioni che tengano conto delle difficoltà economiche e dei sacrifici sostenuti dai cittadini, giungendo comunque ad una rilevante riduzione di tali forme di retribuzione (documento in data 05 03 13).
3680 - Risoluzione sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni "Energia pulita per i trasporti: una strategia europea in materia di combustibili alternativi" COM(2013) 17 final del 25 gennaio 2013 e sulla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi COM(2013) 18 final del 25 gennaio 2013. Osservazioni della Regione Emilia-Romagna ai sensi dell'articolo 24, comma 3, della legge n. 234 del 2012 ed esame di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (approvata dalla I Commissione assembleare "Bilancio affari generali ed istituzionali" in data 5 marzo 2013).
3682 - Risoluzione proposta dal consigliere Defranceschi per impegnare la Giunta a dare piena attuazione alla risoluzione già approvata dall'Assemblea legislativa in merito all'aumento dell'attuale assegno di cura per le persone con gravissima disabilità acquisita, e quindi anche per i malati di SLA (documento in data 06 03 13).
3688 - Risoluzione proposta dai consiglieri Meo e Naldi per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte alla definizione ed attuazione di un Piano regionale di adattamento ai cambiamenti climatici, seguendo le procedure già in uso in altri stati europei e le indicazioni contenute nel libro bianco dell'Unione Europea riguardante tale tematica (documento in data 07 03 13).
3691 - Risoluzione proposta dal consigliere Favia per impegnare la Giunta a dare piena e rapida attuazione alla risoluzione approvata dall'Assemblea legislativa in merito all'aumento dell'attuale livello dell'assegno di cura per le persone con gravissima disabilità acquisita e per i malati di SLA (documento in data 07 03 13). (Ritirata in data 8 marzo 2013)
Mozione
3669 - Mozione proposta dai consiglieri Bignami, Leoni, Pollastri, Alberto Vecchi, Aimi, Filippi, Malaguti e Bazzoni per impegnare la Giunta a rendersi parte attiva nel percorso di costituzione della macroregione del nord Italia già avviato da altre Regioni, provvedendo alla valutazione dei relativi benefici economici, finanziari, contabili ed amministrativi, avviando inoltre procedure di confronto con gli interlocutori presenti sul territorio regionale al fine di costruire proposte condivise (documento in data 04 03 13).
Interpellanze
3694 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa problematiche e procedure riguardanti il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna.
3695 - Interpellanza del consigliere Pollastri circa l'individuazione della rete di itinerari ciclabili regionali e la costituzione del relativo Gruppo di lavoro.
Interrogazioni
3661 - Interrogazione della consigliera Marani, a risposta scritta, circa la situazione relativa al contratto aziendale dell'impresa Ilip di Bazzano (BO).
3662 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa i disagi per i pendolari ed i viaggiatori che utilizzano la stazione ferroviaria Bologna-San Ruffillo.
3663 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa aspetti logistici e procedurali relativi all'istituzione del Soggetto Incaricato dell'Istruttoria (SII) relativamente alla ricostruzione post-terremoto.
3664 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa problematiche relative all'istituzione del Polo ospedaliero di Cona (FE), con particolare riferimento ai trasporti pubblici ed all'immagazzinamento di farmaci.
3665 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa il sistema fieristico regionale ed il relativo Osservatorio.
3666 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa i lavori della Variante di Valico, con particolare riferimento alla situazione relativa alla frana di Ripoli ed ai piloni del viadotto "Rio Piazza".
3667 - Interrogazione dei consiglieri Cavalli e Corradi, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla Fondazione Società di cultura Giuseppe Verdi.
3668 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa finanziamenti regionali alla società Delta 2000.
3670 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la gestione delle risorse economiche ed umane presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
3671 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa la tempistica della rimodulazione delle rate sospese di mutui nelle zone colpite dal sisma.
3672 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa gli effetti sul territorio della Regione Emilia-Romagna di un parco eolico da realizzare in Toscana, in prossimità col confine della Provincia di Parma.
3673 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della centrale termoelettrica Edison di Sarmato (PC).
3674 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la campagna informativa della Giunta regionale rivolta all'educazione sanitaria in materia di uso corretto dei prodotti cosmetici.
3675 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della ex Manifattura Tabacchi di Bologna.
3676 - Interrogazione dei consiglieri Sconciaforni, Donini, Naldi e Meo, a risposta scritta, circa il progetto di riorganizzazione del dipartimento di Salute Mentale di Bologna.
3677 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'individuazione delle "zone vulnerabili" ai nitrati in Emilia-Romagna.
3678 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la realizzazione di un'area per la distribuzione del carburante nel Comune di Morciano di Romagna all'interno di aree protette.
3681 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa un caso di femminicidio avvenuto nel Comune di Budrio (BO).
3684 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per evitare la chiusura dei servizi offerti dai piccoli Ospedali di provincia, tra i quali quelli di Porretta, Vergato, Bazzano, Budrio, San Giovanni in Persiceto e Loiano.
3686 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa le criticità determinate, nelle carceri, dal sovraffollamento, con particolare riferimento all'assistenza psichiatrica ed alla costituzione di cooperative sociali.
3687 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori dell'azienda Rivoli Spa di Monticelli d'Ongina (PC).
3689 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le azioni da porre in essere per garantire la piena funzionalità della nuova tratta del servizio ferroviario ad alta velocità lungo la dorsale Adriatica, con particolare riferimento alla situazione relativa a Rimini.
3690 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa le modalità applicative, le strutture e le procedure utilizzate in esecuzione della risoluzione oggetto n. 3226, approvata dall'Assemblea legislativa circa la tutela dei lavoratori ex BV-TECH di Bologna.
3692 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la messa in sicurezza del Ponte dell'Allocco, sito nel Comune di Marzabotto, e le connesse problematiche.
3693 - Interrogazione della consigliera Barbati, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la situazione ed il riassetto del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna.
3696 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa immobili siti nell'area cortilizia del vecchio Ospedale di Fiorenzuola (PC).
3697 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la duplicazione di funzioni in ambito sanitario, con particolare riferimento ai centri Spoke di senologia ed alla situazione esistente nella Provincia di Modena.
3698 - Interrogazione del consigliere Favia, di attualità a risposta immediata in Aula, circa l'adempimento delle disposizioni contenute in una risoluzione approvata dall'Assemblea legislativa riguardante le persone affette da SLA, con particolare riferimento alla definizione di un assegno di cura di importo maggiore per le persone con gravissima disabilità acquisita, tra i quali anche i soggetti colpiti da tale patologia.
3699 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa il sostegno e la promozione del progetto "Codice Rosa" per l'accesso al pronto soccorso riservato alle vittime di violenze.
3700 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli e Corradi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il blocco dell'operatività di Fidindustria, in relazione al Confidi regionale che presta garanzie a favore delle imprese socie su finanziamenti erogati dalle banche convenzionate.
3701 - Interrogazione del consigliere Naldi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le procedure relative al servizio di manutenzione delle strade per l'intera Regione ed al servizio di rimozione della neve per il Comune di Bologna poste in essere dall'Agenzia regionale per lo Sviluppo, Intercent-ER.
3702 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la stipula di una convenzione tra l'Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Modena con un professionista operante presso l'Istituto Oncologico Veneto di Padova, con particolare riferimento alla cura dei tumori alla mammella.
3703 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la bonifica da materiali contenenti amianto della copertura di un condominio sito a Piacenza.
3704 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'ipotesi di Contratto integrativo aziendale, anche in tema di produttività, formulato dall'AUSL di Imola (BO).
3705 - Interrogazione del consigliere Grillini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa gli obblighi di identificazione personale e tracciabilità dei dati a carico di tutti gli esercizi pubblici che mettano a disposizione dei propri clienti o utenti connessioni o terminali per comunicazioni telematiche.
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
3522 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere a seguito delle precipitazioni nevose del gennaio 2013, con particolare riferimento all'Alta Valle del Reno.
3530 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa le procedure relative alla realizzazione di centrali a biogas ed a cippato nel territorio di S. Pietro in Casale.
3531 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la situazione dell'azienda Bonfiglioli e la tutela dei relativi lavoratori.
3535 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della azienda Bonfiglioli Riduttori.
3536 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa i ritardi relativi all'erogazione dei fondi pubblici connessi alla ricostruzione delle infrastrutture colpite dal sisma del maggio 2012.
3537 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori dello stabilimento di Medolla Oece Plastic.
3539 - Interrogazione del consigliere Paruolo, a risposta scritta, circa la dislocazione e l'utilizzazione di sequenziatori genomici di nuova generazione sul territorio regionale.
3542 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le associazioni ed il finanziamento regionale relativi all'attivazione, presso il Quartiere Porto di Bologna, dello "Sportello legalità".
3546 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della ex CNH di Imola.
3549 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per garantire all'utenza un efficiente servizio di trasporto pubblico a Modena, Reggio Emilia e Piacenza.
3553 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la costruzione di una centrale elettrica a San Salvatore di Bobbio (PC) e la tutela della fauna locale.
3556 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa prelievi di molluschi del genere tapes spp nell'area di tutela biologica di Goro (FE).
3559 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le procedure ed i lavori relativi all'abbattimento del bosco che costeggia il torrente Sillaro in prossimità dell'intersezione col torrente Correcchio.
3560 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la normativa riguardante l'immissione, nelle acque, in ambito zootecnico, dei composti azotati di origine agricola.
3561 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la percentuale di copertura di tutti i danni subiti dalla popolazione a seguito del sisma del maggio 2012 e le relative procedure.
3565 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa valutazioni riguardanti l'acquisizione, da parte di Lepida Spa, di una società telematica per servizi del territorio della Provincia di Parma.
3566 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la diffusione della meningite sul territorio regionale, e le azioni per farvi fronte.
3570 - Interrogazione dei consiglieri Defranceschi e Favia, a risposta scritta, circa i lavori ed i progetti relativi all'interramento della linea ferroviaria SFM passante n. 2 "Vignola-Bologna-Portomaggiore" e del suo tratto urbano.
3571 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa procedure relative al Consorzio di Bonifica di Piacenza.
3576 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa gli arretrati riguardanti la rivalutazione relativa agli indennizzi dovuti ai soggetti danneggiati da trasfusioni.
3577 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la promozione dell'editoria emiliano-romagnola, con particolare riferimento al Salone Internazionale del Libro di Torino.
3580 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la discarica Piani di Tiedoli, sita nella Val di Taro, ed i controlli sul relativo sistema di contenimento del percolato.
3584 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa la Casa di Riposo per anziani di Novafeltria.
3587 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la tutela della Pieve di Pastino, sita nel Comune di Ozzano Emilia (BO).
3588 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa procedure e consulenze relative allo scalo merci ferroviario di Villa Selva, a Forlì.
3591 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la situazione relativa all'Azienda Agraria Sperimentale Vittorio Tadini.
3596 - Interrogazione dei consiglieri Bignami e Noè, a risposta scritta, circa le concessioni cimiteriali.
3600 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori dello stabilimento "Sant'Andrea Novara Spa" ex Cognetex di Imola.
3605 - Interrogazione della consigliera Pariani, a risposta scritta, circa la situazione relativa allo stabilimento "Sant'Andrea Novara Spa" ex Cognetex di Imola.
3611 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la tutela dei cittadini vittime del sisma, con particolare riferimento al pagamento degli oneri relativi ai mutui contratti prima di tale evento.
3613 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa la normativa riguardante le deroghe a favore delle cooperative sociali in materia di contratti per la fornitura di beni e di servizi.
Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti Decreti, dal 14/02/2013 al 06/03/2013
DPGR n. 21 del 18/02/2013
Nomina a membro del Comitato di gestione del fondo speciale per il volontariato per l'Emilia-Romagna del signor Salcuni Giuseppe in sostituzione del Dr. Wesam Abdel Fattah.
DPGR n. 29 del 01/03/2013
Nomina dei componenti il Consiglio della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bologna.
DPGR n. 30 del 04/03/2013
L.R. 3/2006, art. 12, comma 1. Sostituzione componente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo.»
(Comunicazione n. 51 prescritta dall'art. 68 del Regolamento interno - prot. 10624/2013)
LA PRESIDENTE
I SEGRETARI
Costi
Corradi - Meo
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