Espandi Indice

162.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 18 DICEMBRE 2013

 

(ANTIMERIDIANA)

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 4732

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014 e del bilancio pluriennale 2014-2016» (84)

(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)

OGGETTO 4733

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014 e Bilancio pluriennale 2014-2016» (85)

(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno oggetti 4732-4733/1/2/3/4/5 - Presentazione) (106 - 107 - 108 - 109 - 110)

PRESIDENTE (Costi)

VECCHI Luciano, relatore di maggioranza

PRESIDENTE (Costi)

LOMBARDI, relatore di minoranza

PRESIDENTE (Costi)

MANFREDINI (Lega Nord)

ALESSANDRINI (PD)

GRILLINI (Misto)

NOÈ (UDC)

MALAGUTI (Misto)

POLLASTRI (FI - PDL)

SALIERA, vicepresidente della Giunta

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,51

 

PRESIDENTE (Costi): Dichiaro aperta la centosessantaduesima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sapete che questa seduta è convocata in sessione unica ed esclusiva sul tema del bilancio per cui è organizzata con i tempi previsti dal Regolamento.

Do comunicazione delle assenze di oggi. Comunico l’assenza del consigliere, nonché Vicepresidente, Sandro Mandini per malattia; l’assessore Tiberio Rabboni non potrà essere presente perché impegnato a Roma, lo stesso vale per l’assessore alla sanità Carlo Lusenti.

Hanno inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta i consigliere Naldi e Moriconi.

 

OGGETTO 4732

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014 e del bilancio pluriennale 2014-2016» (84)

(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 4733

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014 e Bilancio pluriennale 2014-2016» (85)

(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno oggetti 4732-4733/1/2/3/4/5 - Presentazione) (106 - 107 - 108 - 109 - 110)

 

PRESIDENTE (Costi): I testi, precisamente il 22 e il 23, sono stati licenziati dalla Commissione Bilancio, Affari Generali e Istituzionali nella seduta del 10 dicembre 2013. La Legge Finanziaria è composta da 51 articoli mentre la legge di bilancio da 22 articoli.

Il relatore della Commissione, il consigliere Luciano Vecchi, e il relatore di minoranza, il consigliere Marco Lombardi, hanno presentato relazione scritta.

Ricordo qual è il procedimento della discussione e ricordo anche che ognuno di voi ha abbinato chiaramente alla convocazione anche i tempi con cui si discutono questi oggetti. La discussione prevede la relazione di maggioranza, la relazione di minoranza, si prevede un unico dibattito generale sempre all’interno dei tempi previsti, un’eventuale replica dei relatori, oltre alla conclusione della Giunta, seguirà l’esame dell’articolato della Legge Finanziaria, l’esame dell’articolato della legge di approvazione di bilancio, le dichiarazioni di voto finali sulle due leggi congiunte, quindi le votazioni separate dei due progetti di legge con il dispositivo elettronico.

Prego sia i relatori sia la Giunta sia i singoli gruppi di verificare attentamente i tempi che avete a disposizione perché questo vale per il dibattito generale e anche per le dichiarazioni di voto, perché non esistono i meccanismi che usiamo nelle sedute normali. Chiedo anche a tutti coloro i quali prendono la parola, in modo particolare ai due relatori ma anche ai consiglieri che interverranno, di sistemare sempre molto bene la scheda perché avendo i tempi contingentati se la scheda non è sistemata bene avremo dei problemi a conteggiare i minuti che vi rimangono. Io comunque con tutti i nostri assistenti vigilerò, però mi raccomando di inserire bene le schede all’interno del dispositivo elettronico. Passiamo subito alla relazione di maggioranza. Do la parola al consigliere Luciano Vecchi per la prima relazione. Prego.

 

VECCHI Luciano, relatore di maggioranza: Grazie, presidente. Comunico a lei e ai colleghi che non per mancanza di cortesia ma per un problema sorto alla vicepresidente Saliera, essa ci raggiungerà un po’ più tardi: di questo siamo stati informati sia il sottoscritto sia il relatore di minoranza. Come sempre utilizzerò il tempo a disposizione per alcune considerazioni che ritengo più importanti e prioritarie rispetto al progetto di bilancio per il 2014 e pluriennale 2014-2016 rimandando alla lettura della relazione scritta che è stata tempestivamente diffusa l’approfondimento e le specifiche per quanto riguarda i numeri diversi dei settori di intervento.

L’elaborazione di questo progetto di bilancio avviene purtroppo come negli ultimi anni in uno scenario di estrema criticità e incertezza per l’economia nazionale e regionale. Perdura la crisi economica che ha coinvolto duramente anche la regione Emilia-Romagna con pesanti ricadute sul reddito e l’occupazione mettendo a dura prova la tenuta complessiva dell’intero sistema. Registriamo dati migliori che nelle altre regioni ma nel complesso, come ha sottolineato anche ieri il presidente Errani nella sua comunicazione, non ancora sufficientemente buoni, per dirla con un eufemismo. Per di più gli enti e istituti di studio e monitoraggio dell’economia dipingono un quadro che tende al superamento del culmine della recessione ma non riesce nel breve tempo a superarne gli effetti che vengono descritti ancora come duraturi e pervasivi in maniera particolare per quanto riguarda impatti sociali e occupazionali. In termini quantitativi le entrate e le spese effettive nel bilancio di previsione per il 2014 ammontano a poco meno di 12 miliardi 700 milioni, escluse le contabilità speciali con una spesa pro capite, considerando la popolazione residente nella regione Emilia-Romagna, di 2.836 euro ad abitante. Dall’adozione del decreto-legge 2010, n. 78, in avanti il bilancio regionale ha registrato una contrazione costante di trasferimenti statali con evidenti ripercussioni negative sul sistema della Regione e delle autonomie, le quali oggi contribuiscono nettamente e in attivo al bilancio statale. Oltre alla riduzione dei trasferimenti pesa sul bilancio regionale il tetto di spesa imposto dal Patto di stabilità il quale, ad eccezione delle risorse destinate alla sanità, è passato dai 2,25 miliardi del 2010 a 1,185 miliardi quest’anno e 1,515 miliardi per il 2014.

Il quadro delle risorse normative mantiene complessivamente la sua incertezza...

 

PRESIDENTE (Costi): Prego i Consiglieri di spegnere i cellulari.

 

VECCHI Luciano: E il dialogo tra istituzioni assume contorni sempre più difficili nonostante l’impegno e le attività del presidente Errani anche in sede di Conferenza Stato-Regioni. Ciononostante le norme sul Patto di stabilità incentivato permettono di liberare risorse nel sistema regionale a vantaggio degli enti locali e in aderenza al dettato delle norme di finanza pubblica, il livello di indebitamento si mantiene molto basso con tendenza alla riduzione di un debito già più basso rispetto alla media nazionale delle regioni, non si introducono in questo bilancio tagli per la sanità e si investono ulteriori 70 milioni circa per il fondo regionale della non autosufficienza. In sostanza, il bilancio previsionale 2014 tende a garantire quattro obiettivi: qualità e standard del sistema socio-sanitario, l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, il consolidamento dello stato sociale e interventi tesi a contrastare il dissesto idrogeologico e gli effetti delle calamità naturali. Ma è evidente che tutti questi interventi hanno la tutela del lavoro esistente e la creazione di nuovo lavoro come priorità trasversale a tutti gli interventi che caratterizzano gli impegni della Regione anche nel prossimo anno. L’economia italiana e regionale si inseriscono in un contesto internazionale caratterizzato da un rallentamento del tasso di crescita del PIL mondiale, persiste in tutta l’area Euro il grave problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, e la prossima primavera peraltro sarà Roma ad ospitare la terza conferenza sull’occupazione giovanile in Europa, come ha annunciato il Presidente del Consiglio Letta lo scorso 12 novembre. La ripresa dell’area sarà quindi in realtà piuttosto debole dimostrando che la crisi che l’ha colpita anche nel biennio scorso ha inciso profondamente sul tessuto economico europeo. Per quanto concerne lo scenario italiano, si prevede che l’economia chiuderà il 2013 in recessione ma in misura minore rispetto all’anno precedente. Nonostante ciò le previsioni sono improntate a grande prudenza. Infatti le rilevazioni dell’ISTAT su famiglie e imprese nel mese di settembre rivelano un miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e delle aziende, partendo però dai livelli molto bassi.

La produzione industriale fatica a riprendersi a causa della forte debolezza della domanda interna, per quanto riguarda la finanza pubblica si è avuto un alleggerimento della spesa per interessi ma ciò che incide pesantemente sull’insieme delle risorse disponibili per il comparto pubblico è l’enorme consistenza del debito pregresso. Anche lo scenario prospettato per la nostra regione per il 2013 è chiaramente recessivo, anche se in misura minore rispetto al 2012. Infatti tutti i settori registrano un calo sensibilmente minore rispetto alla media nazionale ma pare altamente probabile, anche qui per dirla con un eufemismo, che non si riuscirà in tempi brevi a riportare il PIL al livello del 2007, quando la crisi nata allora dai mutui statunitensi ad alto rischio non si era ancora manifestata. Si stima che nel 2013 la domanda interna diminuirà del 2,9 per cento a causa della riduzione degli investimenti fissi lordi e dei consumi. L’industria nel 2013 chiuderà con un calo del 2,3 per cento, i servizi dello 0,8 e per quanto concerne il mercato del lavoro il 2013 si chiuderà probabilmente con una diminuzione dell’occupazione del 2,7 per cento e quindi con un tasso di disoccupazione per la nostra regione all’8,9, inferiore al tasso nazionale del 12,2, ma significativo rispetto alla serie storica del nostro territorio.

Nonostante per il 2014 si preveda una timida ripresa, il mercato del lavoro non beneficerà automaticamente di questo lieve miglioramento. In questi ultimi anni alle Regioni, rispetto ad altri comparti della Pubblica Amministrazione, è stato richiesto un contributo molto elevato per il risanamento della finanza pubblica. Per l’esercizio 2014 si assiste ad una significativa flessione delle risorse destinate al finanziamento delle funzioni attribuite alle Regioni in assenza di un quadro chiaro delle entrate tributarie regionali, dei trasferimenti e dei meccanismi di perequazione. Anche la Corte dei Conti, Sezione delle Autonomie, nell’annuale relazione sulla gestione finanziaria delle regioni, ha osservato come nel comparto delle Amministrazioni regionali l’effetto cumulato delle misure di austerità adottate negli ultimi anni (2008-2012) equivale ad una riduzione della capacità regionale di spesa pari al 17 per cento (circa 29 miliardi di euro in meno rispetto al livello di spesa raggiunto nel 2009). Tale risultato è l’effetto sia dei vincoli di finanza pubblica previsti dal patto di stabilità interno, sia delle riduzioni permanenti dei trasferimenti statali previste, sia degli interventi di razionalizzazione adottati nel comparto sanità, la cui spesa complessiva è previsto debba ridursi, al termine del quinquennio 2010-2014, di quasi 13 miliardi di euro. Nel complesso, a fronte di una spesa regionale pari a circa il 22 per cento di quella delle Amministrazioni pubbliche, le Regioni si sono fatte carico di una quota di concorso al contenimento della spesa pubblica, per il predetto quinquennio, pari al 34 per cento delle manovre di spesa per l’intero settore pubblico. Le ricadute si vedono sia sulle risorse correnti disponibili con il conseguente azzeramento dei trasferimenti erariali liberi di parte corrente, sia su quelle che hanno riguardato il programma FAS, il fondo per la non autosufficienza, la spesa sanitaria e le politiche sociali ed abitative, solo parzialmente compensate dalle risorse riassegnate per il finanziamento del trasporto pubblico locale. Il Disegno di Legge di stabilità nazionale per il 2014 prevede una manovra di 11,4 miliardi di euro, di cui 7,2 miliardi derivanti da maggiori entrate e 4,2 miliardi da minori spese (di cui circa 4 miliardi sono di spese correnti). Il contributo delle autonomie regionali solo sul patto di stabilità è pari a 1 miliardo di euro per il 2014 e a decorrere dal 2015 pari a 1,344 miliardi di euro. Le autonomie regionali sono chiamate a rispondere sin dal 2014, e con ulteriori tagli lineari ai risparmi sulla spesa pubblica senza attendere le misure di spending review che saranno adottate entro il 15 ottobre 2014. Vale la pena osservare, che per le regioni a statuto ordinario, nel quadriennio 2010 - 2013 si è registrata una riduzione del 43,8 per cento sul tetto di competenza del patto di stabilità e del 26,6 per cento sui pagamenti, percentuali con le quali nessun altro comparto della Pubblica Amministrazione ha contribuito agli obiettivi di finanza pubblica e questa manovra porta a una riduzione di circa il 47 per cento la riduzione del tetto di competenza.

Nel corso dell’udienza conoscitiva convocata dalla I Commissione sul progetto che stiamo trattando sono stati diversi i rappresentanti delle forze economiche regionali che hanno partecipato. Ancora una volta è emersa l’importanza del confronto preliminare che questa Regione da sempre conduce con grande attenzione con le parti sociali e con gli stakeholder. Da parte degli intervenuti è stato espresso, complessivamente, il sostegno all’approccio utilizzato dall’Esecutivo regionale nel predisporre il Progetto di Bilancio 2014. Il sentimento più diffuso, emerso in quella sede, è stato di grande preoccupazione generale, seppure si intraveda qualche timido segnale di cambiamento ed una flebile luce in fondo al tunnel della crisi. È stato sottolineato con grande forza come l’utilizzo ragionevole, sensato e responsabile ma tutto teso a valutare l’impatto diretto sull’economia, sulla società e sull’occupazione delle risorse che direttamente o indirettamente la Regione avrà a disposizione nei prossimi anni, ivi compresi i nuovi fondi comunitari da programmare, diventi decisivo per la tenuta e per il rilancio del sistema economico e sociale della nostra regione.

Nella predisposizione del progetto di bilancio 2014 si è tenuto conto dei vincoli contenuti nelle disposizioni statali in vigore. Il versante delle entrate, come già osservato, è caratterizzato dall’incertezza sul sistema di finanziamento e dall’opacità del meccanismo perequativo. Con l’emanazione del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 ci si attendeva un processo di riforma del sistema di finanziamento delle regioni. Ricordavo all’inizio come in coerenza con le scelte fatte dal punto di vista storico da questa Regione si conferma un’ulteriore riduzione dello stock del debito a carico della Regione (-76,97 milioni di euro rispetto al 2013), confermando la Regione Emilia-Romagna tra le regioni a statuto ordinario che presentano il più basso indebitamento pro capite e per il 2014 la Regione Emilia-Romagna manterrà invariata la propria leva fiscale e non utilizzare un aumento di inasprimento di quegli strumenti fiscali che le Regioni hanno a disposizione per finanziare il bilancio regionale stesso.

Ricordavo come caratteristica fondamentale del nostro bilancio è che nella parte extrasanitaria viene fissato ogni anno il tetto massimo di spesa realizzabile dalla Regione, a prescindere dalle risorse che si hanno a disposizione, che per il 2014 subirà un ulteriore taglio di 70 milioni arrivando alla quota di 1 miliardo 515 milioni entro il quale evidentemente si dovrà anche realizzare in assenza di una legislazione nazionale convincente e permanente la manovra che ha avuto grande successo nel corso dei due anni passati di applicazione della legge sul patto regionale di stabilità che ha permesso di dare ossigeno e risorse concrete al sistema delle autonomie locali rinunciando la Regione al raggiungimento pieno del proprio tetto di spesa.  Per quanto riguarda le spese di funzionamento si intende proseguire nelle azioni di riordino, razionalizzazione e contenimento già realizzate negli scorsi anni e che quindi vengono ulteriormente rafforzati attraverso ulteriore riduzione sulle spese di funzionamento di rappresentanza per studi e consulenze per manifestazioni e congressi. Devo dire che complessivamente il bilancio di quest’anno dal punto di vista delle risorse reali a disposizione al netto di una riduzione del tetto di spesa e di un’ulteriore riduzione dei trasferimenti grazie a una saggia e incisiva politica di razionalizzazione delle spese di funzionamento non vedrà, se non cambieranno i paletti messi dalle normative e dalle scelte, una riduzione delle risorse reali a disposizione per la realizzazione delle politiche concrete e anzi vi sarà, come dirò tra un attimo, anche un piccolo aumento sia soprattutto per quanto riguarda le spese di investimento sia per il sostegno all’accesso al credito dell’insieme delle imprese della nostra regione. In questo quadro, il Bilancio di previsione 2014 individua quattro priorità di spesa: garantire la qualità e gli standard delle politiche socio-sanitarie e delle politiche di assistenza alla persona, dare adeguato sostegno al sistema delle imprese, anche per garantire un sufficiente accesso al credito e in tal modo creare un volano per sostenere la produzione e quindi la ripresa, consolidare gli interventi sullo stato sociale al fine di tutelare il potere di acquisto di salari, pensioni e redditi già duramente provati da una spirale recessiva pesante, effettuare importanti interventi per la cura del territorio - si nota uno sforzo importante soprattutto riaprendo la possibilità di spese di investimento che salutiamo con grande favore - con particolare attenzione agli interventi per far fronte ai danni provocati dal dissesto idrogeologico e dalle calamità naturali.

Con il bilancio 2014, per fronteggiare l’emergenza derivante dagli eventi sismici del 2012, in ogni settore dell’amministrazione regionale si darà priorità agli interventi nelle aree colpite dal terremoto, pianificando azioni volte ad un rapido ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree interessate. Per quanto riguarda la sanità regionale, le Regioni considerano fondamentale e non più rinviabile l’applicazione dei costi standard e concordano di attuare un approccio di tipo sperimentale nel 2013 e l’applicazione a regime dal 2014. Le previsioni del Fondo Sanitario Regionale relative all’esercizio 2014 sono state effettuate prendendo a riferimento la stima del Fondo sanitario per il 2013 tenendo conto degli effetti delle manovre economiche. Si prevede un incremento pari allo 0,83 per cento per il 2014 e tale incremento è stato considerato anche per i due esercizi successivi. Per il 2014 si conferma l’impegno finanziario regionale per il sistema del welfare attraverso l’intervento regionale a garanzia del fabbisogno finanziario connesso all’erogazione di prestazioni sanitarie aggiuntive rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza ed a garanzia del pareggio di bilancio del Servizio sanitario regionale, pari a 148,8 milioni di euro. Di questi, 50 sono destinati al Fondo Regionale per la non autosufficienza, aggiungendosi ai 70 milioni di euro di finanziamento diretto per la non autosufficienza provenienti direttamente dal bilancio regionale.

Per il sostegno allo sviluppo dell’economia regionale, per i settori industria, cooperazione, artigianato e problemi del lavoro sono previste risorse complessive per 285,50 milioni di euro, comprese le risorse dell’ultimo biennio del Programma Operativo regionale FESR 2007-2013. Le politiche regionali sono orientate al sostegno degli investimenti delle imprese e all’accompagnamento sui mercati internazionali, cercando di favorire l’accesso al credito, nonostante le condizioni restrittive imposte da Basilea 3. La Regione è particolarmente impegnata, anche attraverso l’azione del tavolo per lo sviluppo, nella definizione della nuova programmazione europea 2014-2020, nel completamento della programmazione 2007-2013 e nell’attuazione dei programmi triennali per le Attività Produttive, la Ricerca e l’Innovazione Tecnologica, l’Energia.

Uno sforzo del tutto particolare è rivolto ai temi dell’internazionalizzazione e del credito, proseguendo inoltre le azioni a favore dello sviluppo del territorio e avviando anche la progettazione delle nuove azioni per il grande evento EXPO 2015, su cui troveremo nella Legge Finanziaria norme specifiche, in raccordo con la Conferenza delle Regioni. La proposta di bilancio 2014 prevede per le Attività produttive 40 milioni di risorse regionali, con un aumento di 10 milioni di euro rispetto al 2013, cui si accompagneranno gli impegni delle risorse aggiuntive previste sul POR FESR a favore delle zone colpite dal sisma ed il completamento delle principali misure a favore delle imprese e della realizzazione della Rete regionale dell’Alta Tecnologia. Uno sforzo eccezionale di 10 milioni di euro sarà poi rivolto al sostegno dei consorzi fidi, al fine di ricostituire i fondi di garanzia e le condizioni patrimoniali per favorire il proseguimento della loro operatività, nonostante il peggioramento delle condizioni di rischiosità del portafoglio. Sono inoltre previsti gli interventi di accompagnamento attraverso l’assistenza tecnica volti a monitorare gli aspetti connessi all’evoluzione del sistema produttivo, l’ampliamento dei processi di accreditamento dei laboratori e delle strutture di ricerca, l’attuazione del piano energetico anche attraverso il potenziamento delle collaborazioni istituzionali già avviate, l’aggiornamento delle banche dati.

Per quanto concerne specificamente il turismo e il commercio, la Regione destina oltre 34 milioni di euro per fornire un ampio sostegno al territorio, incentivando il turismo sia nazionale che internazionale, soprattutto attraverso progetti di marketing e di promozione turistica.

Per iniziative ed interventi per il diritto allo studio, l’accesso al sapere, l’istruzione, le borse di studio e per il lavoro e la formazione sono previsti complessivamente oltre 246 milioni di euro che comprendono i finanziamenti relativi alla gestione dell’ultimo biennio del Programma Operativo Regionale Competitività e Occupazione 2007-2013 che fruiscono del contributo del Fondo Sociale Europeo. In particolare, anche per il 2014 si intende sostenere e sviluppare il sistema di istruzione e formazione professionale su percorsi triennali realizzati dagli enti di formazione accreditati e dagli istituti professionali che hanno scelto la sussidiarietà per continuare a garantire ai giovani una scelta formativa differenziata e coerente con le esigenze del sistema economico produttivo regionale. Prosegue nel 2014 il piano triennale dell’offerta di formazione superiore specialistica raccordata alla Rete Politecnica Regionale con l’obiettivo di formare e specializzare competenze tecniche, tecnologiche e scientifiche attraverso percorsi caratterizzati dall’integrazione fra diversi soggetti formativi.

Per gli interventi di solidarietà sociale sono destinate risorse per oltre 77 milioni di euro, principalmente per supportare gli enti locali nello sforzo di mantenere un adeguato livello di servizi. La Regione, pur in presenza di pesanti vincoli di bilancio, attua nel 2013 uno sforzo importantissimo per dare continuità ai servizi destinati ai cittadini, attraverso il consolidamento di quanto era stato stanziato per la programmazione territoriale realizzata dagli enti locali attraverso i Piani di Zona.

Per il settore del trasporto pubblico locale e dei sistemi di mobilità sono complessivamente destinati oltre 659 milioni di euro. La Regione conferma le risorse previste nel 2013. Per il trasporto pubblico su gomma, per assicurare il livello dei servizi minimi del trasporto pubblico locale, le risorse stanziate permetteranno il riconoscimento dell'inflazione e l’incremento dei contributi per la qualificazione dei servizi di trasporto pubblico locale il cui stanziamento è stato aumentato di oltre 400 mila euro per il 2014.

Per la casa e la riqualificazione urbana, la Regione destina complessivamente 262 milioni di euro. Per dare adeguate risposte al fabbisogno abitativo e promuovere la riqualificazione delle città la Regione promuove un programma di interventi finalizzati a sostenere, mediante azioni integrate tra le politiche di settore e quelle mirate alla sostenibilità ambientale, la rigenerazione delle periferie e la riqualificazione dei centri urbani.

Prosegue inoltre l’impegno della Regione per sostenere il PiTER (Piano telematico dell’Emilia-Romagna), le reti telematiche regionali e per l’adeguamento del sistema informativo-informatico regionale nella prospettiva del rinnovamento e della razionalizzazione dell’informatizzazione interna.

Per il settore tutela e valorizzazione dell’ambiente sono destinati complessivamente oltre 161 milioni di euro con l’obiettivo da un lato di migliorare i livelli di sicurezza del territorio, per quanto riguarda il rischio idraulico, idrogeologico e di erosione e sismico, dall’altro di promuovere comportamenti attivi e responsabili nei confronti dell’ambiente da parte di tutti i cittadini, dei produttori e dei consumatori, oltre agli interventi rivolti alla salvaguardia e alla conservazione del sistema delle aree protette, dei parchi e delle foreste. Ricordo peraltro che sono previste delle azioni prioritarie:

1) il nuovo piano regionale in materia di "rifiuti";

2) il primo piano regionale sulla qualità dell’aria;

3) il nuovo piano di tutela delle acque;

4) il nuovo piano di azione ambientale per un futuro sostenibile.

Per la prosecuzione degli interventi rivolti ai territori montani saranno finanziati programmi delle Comunità montane e degli enti locali associativi di comuni montani, approvati negli anni precedenti in attuazione delle norme in materia di programmazione negoziata dello sviluppo della montagna a norma della legge regionale n. 2 del 2004; a tal fine nel 2014 il fondo per la montagna è finanziato con risorse provenienti dal riparto del Fondo nazionale per la montagna per 2,1 milioni di euro e con risorse aggiuntive regionali per 2,8 milioni di euro. Tali risorse complessive consentiranno di finanziare nuovi programmi degli enti montani, all’interno dei quali sarà data specifica priorità agli interventi di manutenzione straordinaria delle reti stradali comunali.

In conclusione, rimandando la valutazione complessiva di tutti gli interventi alla relazione scritta e agli altri documenti allegati, chiedo all’Aula di approvare la proposta di bilancio e, con gli emendamenti che adotteremo oggi pomeriggio, la Legge Finanziaria regionale anche nella convinzione e nella consapevolezza che, in una situazione di grande difficoltà della società regionale e del sistema delle Regioni e delle Autonomie locali, adoperando risorse calanti e norme non sempre confacenti alle esigenze posteci dal territorio, da cittadini, da imprese, dal sistema istituzionale del nostro territorio - che lo sforzo anche quest’anno di predisposizione e poi di gestione del bilancio regionale cerca di soddisfare al meglio, per quanto possibile - proviamo a dare il nostro contributo per aprire una pagina nuova nel futuro della nostra società, cosa di cui oggi vi è grande bisogno e impresa sulla quale i cittadini giudicheranno la qualità e la bontà dell’intervento della politica e delle istituzioni.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.

Do ora la parola al consigliere Lombardi per la relazione di minoranza. Prego.

 

LOMBARDI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Egregi Consiglieri, per quanto attiene agli scenari mondiali, risulta ormai chiaro che l’economia globale ha vissuto e vive pesanti squilibri reali e finanziari che potremmo sintetizzare nell’eccesso di consumo americano e nell’eccesso di risparmio cinese, nel senso che da parte americana si accumula debito e da parte cinese si accumula credito. Gli squilibri finanziari poggiano però sulla necessità di "finanziare" tali squilibri, con il rischio di formare bolle speculative che possono infettare l’economia reale in altre parti del mondo. Questo è quanto abbiamo sperimentato negli ultimi anni. Ciò detto però, in termini di tassi di crescita di lungo periodo, i dati non indicano una crisi mondiale, bensì una crisi delle economie occidentali in contrapposizione ad un ritmo di crescita sostenuto in quasi tutti gli altri continenti, Asia e Cina in testa.

Tutti gli indicatori mostrano come il PIL mondiale sia cresciuto sempre più di quanto avvenuto in USA ed Europa e che gli Stati Uniti hanno sempre fatto meglio dell’area Euro. Quello che emerge come dato strutturale è quindi una "crisi europea" all’interno di un’economia globale che cresce. Crisi europea che deriva dalle politiche di rigore imposte della Germania e dall’incapacità di dotarsi di una Banca di ultima istanza a garanzia dei debiti pubblici in euro, vista la chiusura con cui sempre la Germania ha trattato ogni possibilità di un aumento controllato dell’inflazione. Dentro la crisi europea appare ancora più strutturale ed evidente la crisi dell’economia italiana.

Dal 2000 al 2013 siamo sempre stati al di sotto della crescita media dell’Unione Europea e dell’Area Euro e secondo i profili tendenziali tale condizione si conferma per i prossimi anni. Il mistero della finanza pubblica italiana, che nonostante i tagli vede aumentare il debito, oltre ad annidarsi in decenni di assistenzialismo sfrenato a tutti i livelli, si può spiegare anche con due semplici ed incontestabili dati. La politica seguita da tutti i Governi che si sono succeduti dal 1992 ad oggi, siano essi di centrodestra, di centrosinistra o tecnici, che prevedeva tagli sui valori futuri e tendenziali e non sui valori reali, in modo che si parlava di tagli sugli aumenti programmati e non sui dati reali; il fatto che il nostro Paese, dall’inizio della crisi ad oggi, con vari Governi, ha investito oltre 80 miliardi di euro tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione per sopportare una crisi che da economica sarebbe già diventata sociale. Se a ciò sommiamo la riduzione delle entrate fiscali dovuta alla crisi ed in alcuni casi ad uno sconsiderato aumento delle aliquote, ecco spiegato il difficile contesto in cui oggi ci troviamo e che ha portato il CNEL a definire il 2013 l’anno peggiore nella storia italiana dal dopoguerra e la Corte dei Conti a rivalutare provvedimenti impopolari come i condoni. Oggi le emergenze sono il lavoro, con il dramma della disoccupazione giovanile e degli ultracinquantenni, il calo dei consumi interni con conseguente contrazione della produzione e del commercio, l’eccessiva tassazione sulle persone e sulle imprese che si tramuta in contrazione del potere di acquisto delle famiglie e impossibilità di investire per le aziende, l’internazionalizzazione e l’innovazione tecnologica delle nostre piccole e medie imprese che altrimenti perdono rilevanti quote di mercato. Prima di valutare se ed eventualmente come il bilancio regionale 2014 dia risposte a queste emergenze, è necessaria una premessa. Come relatore di minoranza ai vari documenti economici di questa Regione ho sempre evidenziato il fatto che i tagli operati negli anni passati dalle varie Leggi di Stabilità non avrebbero messo in crisi il bilancio regionale in una Regione economicamente sana come la nostra, perché gli avanzi degli anni precedenti ci avrebbero consentito comunque una buona possibilità di manovra. Ma questo lo dicevo prima dei 29 miliardi di tagli complessivi alle Regioni dal 2009 ad oggi, e prima che il tetto di spesa imposto dal patto di stabilità all’Emilia-Romagna passasse da 2.250 milioni di euro a 1.515 milioni di euro.

Oggi stiamo veramente arrivando al limite della sostenibilità economica delle funzioni costituzionalmente riconosciute alle Regioni e riguardo l’impostazione della prossima legge di stabilità del Governo Letta-Alfano, come esponenti di Forza Italia, siamo contenti di essere passati all’opposizione. Uno Stato centrale che riduce i trasferimenti, riduce il tetto di spesa, riduce l’autonomia della finanza regionale per riportare tutto al centro e che poi pretende anche di ricevere indietro risorse del bilancio regionale, nasconde, e neppure troppo bene, tendenze neo centraliste che allo stato sono incostituzionali, ma soprattutto sono contro quell’idea di buon governo che avvicina ai cittadini la responsabilità del prelievo fiscale e della spesa consentendo al cittadino-elettore di giudicare più direttamente chi lo governa. E siccome qui stiamo parlando di bilancio e di numeri, la nostra Regione da questo punto di vista ha le carte in regola perché, al di là di impostazioni diverse decise dal risultato elettorale, l’azione congiunta di chi governa e di chi deve controllare ha prodotto un risultato positivo sotto l’aspetto del bilancio ampiamente percepito dai cittadini e riconosciuto in ambito nazionale. Veniamo alle previsioni generali di Bilancio per il 2014. Alla crisi del lavoro ed alla crescente disoccupazione, la Giunta propone di far fronte in primo luogo con interventi sullo stato sociale per tutelare il potere d’acquisto di salari e pensioni e su strumenti di welfare e quindi politiche sociosanitarie e di assistenza alla persona. Ma proprio in questo campo, condivisi gli intenti, emergono le diversità fra le nostre idee e quelle proposte in bilancio. Intanto noi avremmo inserito al primo posto il sostegno al sistema delle imprese e non per un banale tributo al mercato, ma perché proprio la produzione di posti di lavoro con conseguente aumento del numero di persone che percepiscono un reddito dignitoso, è la prima e più efficiente risposta ad un welfare sostenibile e non completamente a carico delle finanze pubbliche sempre più asfittiche. Secondariamente, entrando nel merito delle poste di bilancio relative alle politiche socio-sanitarie e di assistenza alla persona, l’immissione di dosi massicce di sussidiarietà con la conseguente riconversione del ruolo dei soggetti pubblici da erogatori a controllori permetterebbe, secondo la nostra impostazione, di far fruttare molto meglio ad esempio i 120 milioni previsti anche quest’anno per il fondo per la non autosufficienza. Quanto poi ai provvedimenti veri e propri previsti per dare adeguato sostegno al sistema delle imprese, noi suggeriamo di non riprodurre stereotipi di finanziamento forse superati, ma raccogliere l’invito assai responsabile delle imprese di selezionare i campi di intervento e poi di valutare con obiettività il risultato delle politiche regionali in quei campi, in modo di avere la capacità di cambiare rotta in base alle mutevoli esigenze del mercato e delle imprese e non, come è avvenuto spesso in questa Regione, di piegare le esigenze del mercato all’impostazione ideologica di chi governa.

Da ultimo, la drammatica attualità della questione del dissesto idrogeologico impone una riflessione di carattere generale. Questa Giunta, con la sua maggioranza, deve destinare risorse importanti per prevenire eventi calamitosi dovuti all’incuria, assumendosi quindi la responsabilità di scelte anche impopolari in altri settori. Se non pretenderà di essere autosufficiente, ma cercherà di coinvolgerci, per il ruolo che abbiamo, nelle scelte e nelle strategie, atteso che si tratta della vita dei nostri cittadini e delle nostre imprese, potrà contare su noi dell’opposizione per non cavalcare rivendicazioni strumentali che metterebbero a rischio l’entità delle risorse necessarie. Scendendo più nel dettaglio delle voci del bilancio 2014, ci scontriamo subito con i dati del settore sanità. Questo è il classico esempio di comparto in cui la Regione si è sempre lamentata per i tagli sui dati tendenziali e quindi tagli sugli aumenti, per cui oggi la situazione generale impone di fare chiarezza. Nel 2014 (ed anche nel 2015) la sanità emiliano-romagnola non avrà meno soldi ma più soldi. Quanto? La relazione della Giunta ci informa che l’aumento sarà dello 0,83 per cento pari a 63 milioni di euro e se avessimo, come spero, raggiunto i risultati di contenimento delle spese previsti nel bilancio di previsione 2013 (provvedimenti di Spending Review per 147 milioni di euro ed autonome misure regionali di riduzione dei costi per circa 85 milioni di euro) potremmo contare su un "fondo", tra maggiori entrate e minori spese, di 295 milioni di euro che ci dovrebbe consentire una buona possibilità di manovra. Conosco tutti i dati che portano a dire che le necessità sarebbero superiori, ma questo è il passato, oggi la realtà anche in sanità è diversa. Si impongono rigore, riorganizzazione, razionalizzazione e costi standard, e mi pare di poter dire che, alla luce delle considerazioni appena svolte, la possibilità di non diminuire ma anzi di migliorare le prestazioni ed i servizi sia assolutamente praticabile. E a tal proposito, ripropongo anche in questa sede tutte le mie perplessità sull’uso dei 100 milioni di euro (al netto della quota per il Fondo non autosufficienza) genericamente destinati al riequilibro del deficit sanitario ed alle prestazioni extra LEA su cui sarebbe opportuno una rivisitazione ed un serio approfondimento. Così come forti perplessità suscita il proposito preannunciato dalla Giunta teso a un miglior governo del personale in sanità, in quanto ancora oggi all’interno di questo segmento si possono facilmente individuare favoritismi, clientelismi e conservatorismi, spesso denunciati anche dai sindacati, così difficili da estirpare da vanificare ogni più buon proposito.

Mi fa, invece, piacere notare nella relazione della Giunta che, "per il processo di acquisto di beni e servizi le Aziende sanitarie dovranno incrementare la concentrazione degli approvvigionamenti in Area Vasta ed attraverso l’Agenzia Intercent-ER" perché è esattamente quanto noi abbiamo sostenuto nella relazione al bilancio 2013. Per il settore attività produttive, l’aumento previsto rispetto al 2013 da 30 a 40 milioni di euro di risorse regionali viene interamente assorbito dal contributo straordinario di 10 milioni di euro ai Consorzi Fidi per ricostituire il loro fondo di garanzia e la loro patrimonializzazione. Intervento certamente encomiabile questo sui Consorzi Fidi, ma è bene ricordare che alla base della crescita sta la capacità delle aziende di creare e vendere prodotti innovativi richiesti dal mercato e solo in questo momento subentra la necessità positiva di finanziamenti perché altrimenti parliamo di necessità di liquidità e di ristrutturazioni del debito che spesso non sono altro che l’anticamera del fallimento. Ecco perché a nostro avviso colpevolmente insufficienti sono le risorse destinate direttamente alle imprese, risorse che andrebbero meglio indirizzate verso le aziende virtuose e meglio verificate nei loro effetti reali, ma che non possono costituire una porzione così irrisoria del bilancio disponibile della nostra Regione.

Altra nota dolente di questo bilancio di previsione sono i fondi destinati al turismo e al commercio che passano dai 40,87 milioni di euro del 2013 ai 33,88 milioni di euro della previsione 2014 con un calo del 18 per cento. In ambito turistico, se partiamo dai dati assolutamente negativi del turismo nazionale e preoccupanti del turismo straniero, per poi accontentarci del fatto che la nostra riviera ha tenuto soprattutto per una aggressiva politica dei prezzi, significa che le politiche turistiche di questa Regione tendono a governare il declino senza alcuna idea di rilancio. L’Assessore Melucci ricorda spesso e con ragione al Governo che il turismo è un’industria al pari di quella manifatturiera e come tale andrebbe trattato, ma in questa occasione dovrebbe ricordarlo anche al Presidente Errani perché non mi pare che questo bilancio tratti il settore come un comparto industriale importante per questa regione. Il turismo sta all’Emilia-Romagna come la FIAT sta al Piemonte, eppure i nostri operatori si devono accontentare quando va bene delle solite risorse senza mai prevedere un piano straordinario per un vero rilancio del turismo. L’ormai imminente modifica della Legge 7/98 dimostra come quel modello pur positivo in passato abbia esaurito il suo potenziale creando un circuito di finanziamenti spesso autoreferenziali che, se da un lato mantengono una stagnante tranquillità tra addetti ai lavori e la politica, dall’altro impedisce reali strategie innovative in questo settore. Tra l’altro, in questo bilancio, mentre si continuano a prevedere assegnazioni per oltre 3 milioni di euro alle precarie Province per i programmi di promozione turistica locale, è completamente assente ogni riferimento normativo ed economico al sistema turistico locale della costa che, privo di mezzi economici, rischia di non sviluppare tutto il suo potenziale innovativo fondamentale per il nostro rilancio turistico.

Per il commercio, se da un lato può essere accolto con favore lo stanziamento aggiuntivo di 2,6 milioni di euro ai consorzi fidi di settore, c’è il rischio concreto che questo provvedimento sia gradito più alle associazioni che gestiscono i Consorzi piuttosto che ai negozianti che, quando sono costretti a chiudere la loro "bottega", non hanno certo bisogno di finanziamenti. Ecco perché ad esempio un maggiore stanziamento sulla promozione e la valorizzazione dei centri storici e sui centri commerciali naturali anche a discapito di quanto previsto per i Consorzi Fidi poteva essere una soluzione più in linea con le necessità reali. Sulla formazione professionale occorre proseguire nell’opera di razionalizzazione dei soggetti accreditati, al fine di impegnare le scarse risorse disponibili sempre più ai beneficiari finali e sempre meno alla struttura spesso sovradimensionata per fini clientelari. Per ciò che attiene al diritto allo studio, mi fa piacere ricordare che questo è un altro terreno su cui già anni fa abbiamo dimostrato la nostra vocazione di forza di governo, accompagnando il processo di fusione che ha portato alla costituzione di Ergo, superando campanilismi ed anche giuste rimostranze territoriali, in previsione di un risultato che prevedeva la copertura al cento per cento delle richieste di borse di studio. Il risultato è stato raggiunto, ma abbiamo anche sempre evidenziato come l’esiguità del beneficio economico assomigli di più ad un "aiutino" utile a creare consenso attorno a chi governa questa Regione, che a combattere realmente l’abbandono scolastico in famiglie in difficoltà. La revisione dell’ISEE ed i controlli più stringenti sugli abusi potrebbero servire non tanto a ridurre la cifra complessiva destinata alle borse di studio, ma riducendosi la platea dei beneficiari, ad alzarne il valore rendendole veramente determinanti nella scelta familiare di far proseguire gli studi ad un ragazzo meritevole. Sulle politiche giovanili molto spesso l’ideologia ancora prevale sulla realtà. La Regione continua a finanziare e a promuovere associazioni marginali ed assolutamente prive di ogni valore che non sia quello di coltivare un ambiente di estrema sinistra ormai estraneo anche al nuovo corso renziano del PD. Viceversa le politiche giovanili dovrebbero essere lo strumento principe per diffondere una cultura della cittadinanza responsabile, della tolleranza e dell’integrazione tra "diversi". Per gli interventi di solidarietà sociale sono previsti 75 milioni di euro, con un aumento di 15 milioni di euro sul 2013, quasi tutti destinati agli Enti Locali. A parte che non è chiaro se tali fondi derivino dal sommarsi di stanziamenti degli esercizi precedenti non utilizzati a pieno, nel qual caso legittimi sarebbero i dubbi su una loro effettiva necessità almeno in quella entità, scorrendo le iniziative finanziate, al di là del loro titolo ampiamente condivisibile, bisognerebbe vedere i beneficiari finali di tali fondi e quanto è destinato effettivamente al bisogno e quanto al mantenimento di pletoriche ed autoreferenziali strutture che prosperano sul bisogno. In ogni caso, veder ridurre tutte le voci di bilancio per i soggetti che producono lavoro e provano a rilanciare l’economia e contemporaneamente veder aumentare di 15 milioni di euro gli stanziamenti per questo tipo di interventi, qualche legittimo imbarazzo derivante da una valutazione sulle priorità del momento, in noi sorge spontanea.

In tema di trasporto pubblico locale e mobilità va preliminarmente segnalata la cronica carenza in tema di trasporto ferroviario che speriamo venga superata dalla nuova gara. Sulle infrastrutture viarie, per l’autostrada regionale cispadana, ancora una volta inserita tra le priorità di bilancio, va stigmatizzato il grave ritardo con cui si pensa di iniziare i lavori, con il serio rischio di vedere l’ormai antico tracciato scontrarsi con una urbanizzazione locale che in questi anni non ha tenuto conto del progetto regionale. Insufficienti paiono poi le risorse stanziate per la manutenzione straordinaria delle strade e per gli eventi calamitosi che comunque speriamo vengano erogate in base a criteri obiettivi di necessità ed urgenza e non in base al colore delle varie amministrazioni.

Nel settore casa e riqualificazione urbana ciò che deve preoccuparci non è semplicemente una valutazione sull’aumento o la diminuzione di risorse, ma la capacità della Regione di snellire le procedure burocratiche, di favorire il rapporto con i privati e di agevolare le famiglie realmente bisognose. Opportuno è invece l’aumento previsto per la protezione civile, il cui stanziamento vede un incremento sul 2013 di circa 7 milioni di euro garantendo così maggiori margini di operatività al Servizio tecnico di bacino, agli Enti Locali per le strutture territoriali, al potenziamento del volontariato di protezione civile ed alla lotta agli incendi boschivi. Calano infine le risorse previste per l’agricoltura che passano da 52,55 milioni di euro a 43,26 milioni di euro. Qui vorrei riprendere un dato che il presidente Errani ha detto solo parzialmente, perché se è vero che il prodotto lordo vendibile in campo turistico, quindi il PIL, come ci è stato spiegato, della produzione agricola, dal 2008 al 2012 è aumentato del 12 per cento il presidente Errani si è dimenticato di dire, e il Carlino ieri ce lo ricordava in un articolo di questo settore, che nel 2013 questo PIL è diminuito del 4 per cento, quindi mentre diminuisce il PIL in agricoltura diminuiamo anche i finanziamenti a questo settore. Restano invece stabili gli stanziamenti previsti per tutela e valorizzazione dell’ambiente e sicurezza territoriale. La previsione delle entrate per il bilancio 2014 diminuisce di circa 440 milioni di euro rispetto al 2013, passando dai 13.109 milioni di euro ai 12.670 milioni di euro. Nel contempo aumenta la previsione dei Tributi della Regione di circa 60 milioni di euro e diminuisce di oltre 200 milioni di euro la quota di tributi statali e siccome contemporaneamente aumentano di 225 milioni di euro le assegnazioni statali correnti, si ottiene la dimostrazione plastica dell’impostazione centralista che il Governo vuole tenere diminuendo le entrate autonome della Regione e sostituendole con le assegnazioni statali gentilmente concesse di volta in volta in finanziaria. Con il Governo Berlusconi si può dire che si era data attuazione solo parzialmente al progetto di federalismo fiscale, ma con il Governo Monti si è scientificamente praticato un ritorno all’accentramento delle entrate e della spesa con una campagna istituzionalmente scorretta nei confronti delle Regioni, che però è bene dire non pare fermarsi minimamente neppure con l’attuale Governo Letta-Alfano. Per ciò che attiene alle spese, dobbiamo prendere atto che quelle correnti operative, attraverso cui la Regione persegue i suoi compiti istituzionali nei diversi settori di intervento, passano da 10.089 milioni del 2013 a 9.829 milioni del 2014, con una riduzione di 260 milioni di euro, e questa non è una buona notizia per i cittadini e le imprese di questa regione. Viceversa una buona notizia per loro è costituita dal dato delle spese correnti generali di amministrazione, quelle cioè necessarie al funzionamento ed al mantenimento dell’Ente come le spese per gli Organi Istituzionali, il personale, le spese generali e quelle per l’esercizio delle funzioni delegate agli Enti locali, che passano da 303 milioni del 2013 a 298 milioni del 2014 con una ulteriore riduzione, che si aggiunge a quelle degli esercizi precedenti, di 5 milioni di euro, il che dimostra ancora una volta la volontà condivisa di questa Regione di ridurre al minimo questi oneri.

Da ultimo una considerazione sull’indebitamento regionale, che come sappiamo si attesta al livello più basso tra tutte le Regioni. Fino ad oggi è stata giustamente privilegiata una sua costante riduzione a dimostrazione di una oculata gestione, ma anche di una evidente possibilità di manovra spesso negata, ma ora forse è giunto il momento di rivedere tale strategia alla luce delle necessità impellenti della nostra economia regionale ed in ogni caso occorre riconsiderare la vicenda dei derivati sul debito per la sanità anche alla luce delle frequenti dichiarazioni del Governatore Draghi che assicura tassi bassi per ancora un lungo periodo. Sempre per ciò che attiene all’indebitamento dobbiamo poi prepararci al fatto che sia per esigenze di bilancio che per modificazione di norme negli esercizi futuri la Regione sarà chiamata a coprire gli investimenti con reali contrazioni di mutui e non con la cassa, come sino a oggi è stato fatto. In conclusione non voglio ripetere concetti già espressi in altri momenti, ma anche in questo bilancio risulta evidente che non si prova minimamente ad inserire elementi di originalità dettati dal momento particolare che stiamo vivendo, ma ci si limita a riprodurre un compitino ormai noto copiando anche pedissequamente pezzi di relazione da quelle degli anni precedenti e dedicandosi solo alla manutenzione di poste di bilancio che paiono immutabili. Non è di questo che ha bisogno una Regione moderna e dinamica come la nostra, non è di questo che hanno bisogno i cittadini e le imprese dell’Emilia-Romagna per affrontare e superare le difficoltà del momento ed è per questo che anche quest’anno il nostro giudizio sul bilancio non può che essere negativo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Lombardi.

Passiamo al dibattito generale. Informo l’Aula che sono stati presentati cinque emendamenti sull’oggetto 4732, quindi il progetto di legge “Finanziaria”, a firma di Luciano Vecchi; sono stati presentati cinque ordini del giorno che vi saranno distribuiti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.

Ricordo che la Lega Nord Padania Emilia-Romagna ha 28 minuti in tutto per quanto riguarda anche le dichiarazioni di voto.

 

MANFREDINI: Grazie, presidente. Caro Presidente, cari colleghi, non ho voluto come negli anni passati basare l’intervento su cifre e numeri ma un intervento basato sui bisogni dei cittadini e alcune scelte che riteniamo sbagliate. Rilevo che questo bilancio tende a passare sotto tono quando invece le circostanze e le preoccupazioni per il futuro anche delle Regioni stesse dovrebbero invece segnare un interesse e un cambio di rotta decisivo sotto molti aspetti. Negli anni in cui governava il centrodestra non si finiva di ascoltare le lamentele e le accuse di un Governo sempre e comunque ritenuto contro la Regione e la sacrosanta autonomia sancita dalla Costituzione, per non dire dei tagli che disastrosamente si ripercuotevano nei nostri conti. Negli anni in cui governava il centrosinistra la discussione cambiava di poco e le lamentele per i tagli ai conti accusavano i precedenti governi di centrodestra che avrebbero costretto Monti e il centrosinistra a proseguire o addirittura infierire ad infliggere tale punizione ai cittadini. Ora che governa sia il centrosinistra sia il centrodestra non si dice più nulla, si prende atto dei tagli, si scopre che bene o male il bilancio regionale del 2014 sarà più o meno come quello del 2013 e più o meno quello del 2012 e così via.

Le parole, le presentazioni, i commenti, le relazioni possono sì abbellire o drammatizzare ma alla fine sappiamo tutti che sono i fatti che contano; sono l’economia, la società, il benessere e soprattutto le prospettive. Sono questi gli indicatori che danno la misura di quanto uno Stato, una Regione e i rispettivi bilanci siano davvero in sintonia con il tempo e le esigenze delle persone. A me pare invece che la Regione Emilia-Romagna cerchi ancora di sopravvivere di rendita di quello che è stato negli anni passati ma che ormai non è più. Ieri si è discusso di programmazione e il presidente Errani ha tenuto un gran bel discorso sugli obiettivi di questa Giunta, ossia sostenere la crescita e la rete integrata delle piccole e medie imprese col lavoro, innovazione e tecnologia. Gran belle parole che però faccio fatica a trovare nei numeri e nei dati che sono stati resi noti in quest’ultimo periodo. L’uscita dalla crisi più che una promessa o una ragionevole speranza pare una chimera. Ditemi voi dove sono gli elementi, gli andamenti, gli investimenti, i cambiamenti in atto, i numeri che potrebbero essere il presupposto per una svolta. Cala la produzione, chiudono le imprese, aumenta il ricorso alla cassa integrazione, aumentano le richieste di assistenza, i disoccupati, le domande per le case popolari, i depressi per le patologie collegate, aumentano i disoccupati e ancora più grave aumentano i giovani scoraggiati e aumentano quelli che potendoselo permettere (in pochi) si trasferiscono all’estero.

La Lega Nord in tutti gli anni in cui è stata presente qui in Regione ha spesso indicato strade diverse che se ascoltate con un po’ meno di presunzione dalla maggioranza forse avrebbero facilitato una più rapida e concreta ripresa. Ci siamo sempre battuti contro i grandi centri commerciali, le ipercoop, che voi avete cocciutamente voluto distribuire ovunque, addirittura facendole andare avanti anche fino a mezzanotte. Siamo sempre stati consapevoli che è il tessuto dei negozi di vicinato e del piccolo e medio commercio che tiene viva una società e soprattutto evita il trasferimento di ingenti capitali altrove. Ci siamo sempre battuti contro l’immigrazione anarchica e indifferenziata che voi vi ostinate a sostenere e incentivare. Un 13 per cento di immigrati che oggi in larga parte, senza voler fare di tutta l’erba un fascio, pesa sulla schiena degli emiliano-romagnoli costretti a mantenerli per quanto riguarda la sanità, le mense e le rette scolastiche, gli aiuti per l’affitto e le bollette, le case popolari di cui si è discusso con dati alla mano appena una settimana fa. Ci siamo sempre battuti per le piccole e medie imprese, non solo per garantire lavoro e serietà professionale sul territorio bensì come baluardo contro le irregolarità e le infiltrazioni mafiose. Nel nostro dna il territorio e l’identità costituiscono la base per poter garantire una società più equa ed è per questo che abbiamo sempre voluto richiamarvi purtroppo non ascoltati. Sull’importanza di mantenere presidi quali tribunali, piccoli ospedali, scuole, uffici postali: distrutto su tutto il territorio, soprattutto nelle zone montane dove gli spostamenti, i disagi, i controlli diventano assai più complicati, ma anche su questi aspetti fingete di non sentire e preferite proseguire nella direzione contraria, per portare questa regione a situazioni che potrebbero diventare ingovernabili. Gli articoli della legge finanziaria li ho seguiti e, come negli anni passati, tranne alcune eccezioni non ci sentiamo di condividerli proprio per le ragioni che ho espresso.

Voglio tuttavia apprezzare pubblicamente il finanziamento per i mercati e i centri agroalimentari poiché finalmente il centrosinistra prende coscienza che è meglio mangiare meno cose importate e verdure dall’ipercoop e preferire invece i prodotti di casa nostra, gli interventi per il dissesto idrogeologico, poiché mi sono sempre battuto perché si sistemino le strade e le frane soprattutto nelle zone dell’Appennino dove è meglio prevenire che curare dopo i disastri - queste sono le parole che ha detto anche ieri l’assessore Gazzolo - e le somme stanziate per il sisma e per i consorzi fidi. Auspico che si possa fare meglio e di più in corso dell’anno, così come abbiamo chiesto negli ordini del giorno presentati per i lavoratori esodati, il commercio di vicinato e la sicurezza. Auspico soprattutto che la Regione investa tutto quanto possibile sui giovani, giovani che vogliono studiare, imparare, specializzarsi, giovani che vogliono imparare un mestiere, avviare piccole e grandi imprese, sperimentare e dare progetti. Questo sarebbe il miglior investimento nel migliore dei modi per impegnare e impiegare le risorse nel bilancio per assicurare il futuro migliore possibile ai cittadini emiliano-romagnoli. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alessandrini. Ne ha facoltà.

Ricordo che il gruppo del Partito Democratico complessivamente ha 85 minuti.

 

ALESSANDRINI: Grazie, presidente. Il 2014 - ne abbiamo discusso anche ieri - è certamente un anno in cui la crisi si farà sentire e peserà ancora molto perché anche se le previsioni sono improntate a qualche miglioramento della situazione, ci arriviamo in realtà con un paese che è stremato, con la maggioranza delle imprese che sono piegate sotto il peso della mancanza di liquidità ma anche della mancanza di commesse, soprattutto per quelle che lavorano con il mercato interno e ci arriviamo con molte famiglie, anche in questa regione, che non ce la fanno più.

La mancanza di lavoro le piega e non sono più in grado di assolvere alla funzione di primo embrione del sistema di welfare in qualche modo. D’altra parte anche in Emilia-Romagna, per giunta provata dal gravissimo terremoto, tutti gli indicatori economici hanno un segno negativo, che si tratti di PIL, della domanda interna, dei consumi delle famiglie, degli investimenti, e questi elementi  si inseriscono in un contesto di continua diminuzione delle imprese attive e di aumento della disoccupazione, soprattutto tra le giovani generazioni, quella giovanile e femminile ma anche - forse ce ne dimentichiamo qualche volta - quella degli over 50, che la legge Fornero purtroppo confina sempre di più in uno stato di forte incertezza. Allora la politica e le istituzioni hanno in qualche modo il dovere di interpretare le proteste di questi giorni ancorché i movimenti che le promuovono tendano a strumentalizzare problemi complessi che non si risolvono purtroppo con la demagogia e tendano a strumentalizzare persone in buonafede, con problemi di sopravvivenza vera, movimenti che hanno comportamenti spesso inaccettabili, prevaricatori, in qualche caso eversori con registi non propriamente sempre cristallini.

E allora, a differenza di quanto sostenuto dalla relazione di minoranza del collega Lombardi credo che invece sia giusta la scelta della Giunta di avere proposto interventi sullo stato sociale per cercare di tutelare prima di tutto il potere di acquisto di salari e pensioni e strumenti di welfare e quindi politiche socio-sanitarie di assistenza alla persona. Comunque sia, credo che intervenire sul welfare è importante perché credo sarebbe miope non vedere che la protesta affonda le radici in un disagio sociale che è vero che è figlio della crisi che ci attanaglia, che attanaglia il nostro paese da oltre cinque anni a questa parte. Non di meno però il nostro bilancio per il 2014 interviene anche, e ci mancherebbe, sulle imprese, eccome se interviene sul sistema delle imprese. Si interviene perché anche noi pensiamo che la produzione di maggiore ricchezza, la produzione prima di tutto di maggiori posti di lavoro sia una delle prime risposte per creare un welfare sostenibile, oltre a tutto il resto.

Si interviene più in generale sul versante dello sviluppo e dell'economia perché diamo una lettura della crisi non solo in termini numerici, ma di contesto qualitativo, perché è quello che bisogna fare per uscirne nel modo migliore.

È la crisi più lunga che viviamo, su questo c'è una letteratura veramente ampia, non è una crisi ciclica e neppure, purtroppo, più finanziaria. Per il 2014 si farà sentire ancora soprattutto dal punto di vista dell'occupazione, che difficilmente, almeno tutti gli indicatori ci danno questo elemento, vedrà un'inversione di tendenza. E allora due sono gli aspetti su cui credo bisogna incidere fortemente: prima di tutto bisogna trovare un nuovo modo di produrre e di competere, anche questo ce lo stiamo dicendo, e noi, con tutti i limiti che possiamo avere, però proviamo a mettere in pista una strategia che va verso quella direzione; in secondo luogo, anche questo ormai lo sanno anche i muri, bisogna cambiare le politiche nazionali, le politiche europee, in Europa nessuno può pensare più di crescere da solo, c'è il problema del cambio delle politiche europee e quindi del rischio che l'Italia si avviti su politiche di rigore i cui effetti, come abbiamo visto, non possono che essere recessivi.

Allora, credo serva un cambio delle politiche, occorrono politiche che tengano sotto controllo, certo, da una parte il debito e la spesa pubblica, ma che dall'altra siano orientate fortemente alla crescita e quindi ci serve come il pane ormai una politica industriale che non guardi tanto al Novecento ma al presente e soprattutto al futuro per incoraggiare quei settori innovativi che cominciamo a mettere sotto la lente d'ingrandimento. Basta che pensiamo al nostro programma per le attività produttive e la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico, penso a tutto quello che riguarda il tema della scienza della vita, il tema delle biotecnologie, il tema delle nanotecnologie.

Leggevo proprio in questi giorni sulla stampa nazionale che il mensile specializzato Wired ha pubblicato il nome delle migliori cinquanta imprese start-up, ebbene questa rivista ci dice che di queste cinquanta migliori imprese, ben trentadue hanno sede qui, nella nostra regione, non sarà un caso evidentemente. Sono tutte imprese che fanno parte del network per la creazione delle imprese innovative Emilia-Romagna Start-up, il portale della nostra regione ideato e gestito da Aster, il consorzio regionale per la ricerca e l'innovazione industriale che credo conosciate anche voi. Chiaramente questo è un matrimonio in cui non è sempre facile la convivenza, però è un matrimonio dove stanno insieme l'Università, i centri di ricerca e soprattutto le imprese. Ecco quindi le nostre politiche di bilancio per dare un nostro contributo a queste nuove politiche industriali italiane. Sostegno, quindi, all'internazionalizzazione delle imprese, sostegno alla ricerca, sostegno all'innovazione, ma anche sostegno all'artigianato, alla riqualificazione dei mercati all'ingrosso, all'impegno per il turismo, per l'agricoltura, per la cooperazione e avvio della progettazione di nuove azioni per il grande evento che riguarda Expo 2015.

L'Emilia-Romagna è una Regione produttiva dove le nostre micro, piccole e medie imprese rappresentano l'ossatura del tessuto socio-economico e il nostro compito è quello di tenerle insieme con sviluppo e con giustizia sociale, chiaramente. Il budget per il sostegno all'economia previsto nel bilancio credo che sia importante in termini di entità. Ovviamente comprese le risorse del programma operativo regionale FESR. Come segnalava il relatore Luciano Vecchi, depositiamo molta attesa sul lavoro del presidente Errani a Roma con il Governo sulla nuova programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020, prima di tutto affinché le risorse siano destinate allo sviluppo, al lavoro, alla formazione e non siano orientate, non si perdano verso altre direzioni che poco c'entrano con queste finalità.

Ma importante è anche il rifinanziamento dei consorzi fidi con un intervento straordinario (10 milioni sono quelli del settore della produzione, ma sono 18 milioni se mettiamo insieme tutti i settori) per rafforzare la loro capacità patrimoniale, condizione imprescindibile oggi per rilasciare la fideiussione alle imprese facilitandole nel rapporto con le banche. A questo riguardo ritengo vada sottolineato il lavoro importante che stiamo facendo, che stanno facendo i rispettivi Assessorati per cercare di aggregare i confidi creando le condizioni che ci richiede la Banca d'Italia, perché anch'essi, se non hanno dei rating adeguati, non riescono più a soddisfare le richieste da parte delle imprese a causa della scarsa patrimonializzazione.

Sarebbe veramente molto importante da questo punto di vista cambiare il dialogo tra sordi che è in atto tra le banche e le imprese. Come fare questo? Certo, dalla legge di stabilità nazionale qualche risposta sta arrivando, penso ai mini-bond, un nuovo strumento per autofinanziare le imprese non quotate in borsa. Ma soprattutto penso servirebbe veramente rafforzare il fondo di garanzia nazionale anche attraverso uno specifico ruolo della Cassa Depositi e Prestiti per creare quel sistema, cui ieri si faceva riferimento, di controgaranzia a favore dei confidi, perché questa e non altre, in questa fase estremamente difficile, può essere la leva più importante per uscire dalla stretta creditizia che è in atto, e sarebbe necessario dare corso da parte del Governo ad un fondo nazionale per la crescita imprenditoriale, per la qualificazione del territorio, a sostegno della filiera dell'abitare, un settore fondamentale per l'economia regionale e per quella dell'intero paese.

A Manfredini voglio dire che noi non siamo timidi nemmeno con questo Governo, tra l'altro le cose che ho detto ultimamente sono proprio nate in questa Regione, sono il frutto del dialogo e del confronto con i tavoli anche delle imprese, oltre che delle istituzioni, per cui è chiaro che le rivendichiamo. Poi, è evidente, sappiamo anche noi le difficoltà che ci sono dal punto di vista finanziario.

Al collega Lombardi vorrei dire che credo che sul tema della sanità si possa dire molto ma non che in questa Regione, indipendentemente dalle risorse, non stiamo cercando di mettere un po' di nostro valore raggiunto, nel senso che stiamo facendo uno sforzo importante per realizzare operazioni di razionalizzazione al netto della Legge Balduzzi, come per esempio l'incremento della concentrazione degli approvvigionamenti in area vasta, al di là degli acquisti attraverso Intercenter, eccetera. E poi penso a tutto il tema della riorganizzazione delle Aziende sanitarie in Romagna, delle quattro nostre Aziende che si sono unite (proprio poco tempo fa abbiamo approvato la legge per costituire l'AUSL unica della Romagna). Anche sul tema dei costi standard credo che ci dobbiamo dire una parola di verità. Si fa presto a dire: facciamo le medie e poi quello che sarà, sarà. No, mi pare che qui e anche su scala nazionale l'intento sia quello di esplorare il tema non solo dal punto di vista economicista, e questo è positivo perché altrimenti noi ci rimettiamo perché siamo quelli più avanti. Mi è sembrato di aver capito che verrà giustamente confrontato il criterio economico con quello della qualità dei servizi erogati per evitare di promuovere comportamenti tesi solo al contenimento della spesa ottenuto con il taglio dei servizi e non grazie invece al miglioramento dei livelli di assistenza, altrimenti veramente sarebbe una partita a perdere.

Inoltre di particolare importanza - aspetto che citava anche la relazione di minoranza - reputo la priorità che attiene agli interventi per la cura del territorio e per far fronte ai danni provocati dal dissesto idrogeologico e dalle calamità naturali, soprattutto nei territori montani. Certo, se avessimo più risorse credo che potremmo fare anche maggiori politiche di prevenzione, ma purtroppo anche qui le difficoltà non mancano.

Infine, prima di concludere, per sottolineare ulteriormente gli effetti positivi del bilancio, credo vada ricordato che le quattro priorità strategiche contenute nel previsionale del 2014 sono incastonate in una più ampia strategia generale che si fa carico di affrontare altre problematiche come quella di un'ulteriore riduzione del debito della nostra Regione, del contenimento della spesa pubblica in generale, e visto che nel quinquennio 2010-2014 la spesa regionale è stata del 22 per cento, mentre le Regioni si sono fatte carico di una quota di concorso al contenimento della spesa pubblica nello stesso periodo del 34 per cento, evidentemente mi pare che stiamo dando un buon contributo, per non dire un ottimo contributo. E poi penso al mantenere invariata la nostra leva fiscale autonoma pur garantendo il livello dei servizi alla comunità regionale, oppure al mantenimento anche per il 2014 di un intervento forte di regolazione della Regione in materia di patto di stabilità regionale in raccordo con i Comuni e le Province, sapendo quanto questo elemento possa essere di aiuto per i nostri enti locali, oppure al perseguimento di ulteriori azioni di riordino, razionalizzazione, coordinamento per ridurre ancora le spese di funzionamento della macchina regionale e infine al continuare chiaramente a dare priorità in ogni settore dell'Amministrazione regionale agli interventi nelle aree colpite dal terremoto per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita in quelle aree.

Per tutte queste ragioni e quelle esposte all'inizio riteniamo che il bilancio pluriennale 2014-2016, elaborato in uno scenario che presenta, come dicevamo, delle forti criticità e molte incertezze per l'economia nazionale e regionale, meriti il nostro pieno sostegno e la nostra più convinta approvazione, riconoscendo anche, perché no, il buon lavoro che ha fatto la Giunta, che ha fatto la Commissione, che fa la vicepresidente, che è titolare delle deleghe al bilancio, con tutti i collaboratori, cui va il ringraziamento di tutti noi per il lavoro svolto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Alessandrini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. Volevo esordire citando, ovviamente con tutta l'umiltà possibile, il famoso discorso del 18 marzo 1968 di Robert Kennedy a proposito del fatto che il prodotto interno lordo era un indicatore, ma non era in grado di parlare del benessere delle persone, mentre lui proponeva un altro indicatore, quello della felicità interna lorda. Lo voglio citare - poi, se avrò tempo, volevo anche leggerne una parte di questo discorso in conclusione del mio intervento - perché quando parliamo di bilancio e soprattutto di bilancio pluriennale, dopo aver parlato di DPEF ieri, penso che ci dobbiamo chiedere se si vive bene in questa regione, se gli emiliano-romagnoli sono contenti e, perché no, se sono felici.

Non sembri un ragionamento capzioso o fuorviante, perché in realtà, quando si discute di qual è la funzione della politica, e quindi anche dell'amministrazione, se la politica si deve occupare della felicità delle persone, io dico che deve fare in modo che ognuno abbia la possibilità di una vita felice, segnata dal benessere, che è una conquista storica, non è un portato caduto dal cielo; è una conquista storica il benessere, figlia delle lotte dei lavoratori e figlia dei movimenti di liberazione. La politica dovrebbe guardare anche a qual è il livello di questo benessere e a qual è il livello di gradimento delle politiche di gestione (ma io vorrei che la Regione Emilia-Romagna diventasse un ente di programmazione e di indirizzo più che di gestione) e dovrebbe essere in grado di consentire alle persone di avere una vita possibilmente segnata da serenità e benessere.

Da questo punto di vista ne approfitto per parlare di tre questioni che mi stanno particolarmente a cuore, infilandomi prima di tutto in un dibattito che è in corso in questi giorni, che è sui giornali, perché non è che dobbiamo discutere di numeri asettici avulsi dalla realtà. C'è un dibattito in corso sul ruolo della Regione, sul rapporto tra Comune di Bologna e Regione, tra capoluogo e Regione, su se questa benedetta Città metropolitana si fa o no perché se ne discute da tempo. Noi ce l'abbiamo in Statuto, all'articolo 1 dello Statuto della Regione Emilia-Romagna si dice che il capoluogo della regione Emilia-Romagna è la Città metropolitana di Bologna. Lo citavo nel mio intervento di ieri, lo voglio ribadire, perché se la Città metropolitana non c'è, questa regione non ha un capoluogo banalmente. Magari sarà un paradosso, però, alla lettera dello Statuto, finché noi non la realizziamo, la nostra regione rischia di non avere un capoluogo; se consideriamo lo Statuto alla lettera, bisogna avere un capoluogo.

Qual è il punto? Che si discute di policentrismo e di monocentrismo, ma a mio parere rischia di essere, messo in questo modo, un dibattito che non centra il problema. La realtà dei fatti è che tutta una serie di enti, di situazioni economiche che insistono nella nostra regione hanno mostrato la corda in questi anni, allora forse bisogna ricalibrare la politica della nostra Regione facendo prima di tutto in modo che questa benedetta Città metropolitana sia costituita. È prevista dalle leggi, è prevista dal nostro Statuto, è dentro il discorso della chiusura delle Province. Discorso su cui io ho espresso anche in questa sede più di una perplessità per il modo con cui è stato fatto, più sull'onda del discorso dei costi della politica che non sulla discussione reale delle funzioni delle Province, di trasferimento di competenze, trasferimento di personale, di un progetto organico di cambiamento istituzionale. Il nostro paese si basa sulle Province (Prefetture, Comuni), persino le targhe delle macchine una volta si basavano sulle province, persino quando ti chiedono da dove vieni, tu dici: sto in provincia di. Allora, se si fa una rivoluzione di questo tipo, che è anche una rivoluzione culturale, bisogna farla bene e non improvvisata. Le Città metropolitane sono un punto essenziale da questo punto di vista.

Mi rivolgo alla Vicepresidente Saliera, che so che su questo terreno è particolarmente sensibile essendo stata Sindaco di un Comune confinante con Bologna che di fatto ormai è fuso con il Comune capoluogo perché ci sono una serie di Comuni limitrofi che possono essere già considerati parte integrante del Comune capoluogo. La mia opinione è che se esiste un forte polo di attrazione nella Città metropolitana, con un milione di abitanti, con la sua capacità di attrazione degli investimenti, del turismo eccetera, questo polo possa funzionare poi per tutta la regione. Lo dimostrano le esperienze anche di altri paesi: laddove esistono grosse concentrazioni urbane, appunto metropolitane (pensiamo all'Île de France a Parigi, pensiamo a Londra, dove vive il 20 per cento degli inglesi ed è impensabile pensare all'Inghilterra senza Londra) le ripercussioni si hanno in tutta la regione. In Italia non abbiamo nulla di tutto ciò ed è per questo che sono state inventate le Città metropolitane, perché le Città metropolitane funzionano da attrazione potente perché costituiscono in sé una massa critica per gli investimenti, per la presenza della popolazione eccetera, funzionano da volano per l'insieme di quella regione, per l'insieme di quella realtà locale, funzionano da potente polo di attrazione. Ecco perché io penso che dobbiamo dare un contributo fattivo in questa direzione. Anche perché il 90 per cento delle funzioni alle Città metropolitane dovranno essere delegate dalla Regione, quindi c'è un rapporto strettissimo tra Regione e realtà metropolitana.

Noi siamo fisicamente dentro la città di Bologna e ho l'impressione che ogni tanto questa cosa ce la dimentichiamo, che pensiamo che siamo a Bologna ma potremmo essere anche tranquillamente in un altro luogo, invece siamo a Bologna e quindi dobbiamo particolare attenzione a questa città, nell'interesse anche di tutte le altre città dell'Emilia-Romagna, perché se ragioniamo in termini di realtà metropolitana facendo riferimento alle altre importanti realtà metropolitane europee, capiamo bene che poi diventa più facile discutere di sistema integrato dei trasporti, di sistema integrato fieristico e via dicendo, diventa tutto più semplice, diventa alle volte persino quasi automatico. Quindi penso che quando si discute di allocazione di risorse, quando si discute di bilancio, indipendentemente anche dai singoli capitoli di spesa, bisogna anche pensare a come costruire una realtà urbanistica nella nostra regione in modo tale da massimizzare le possibilità di attrazione della nostra regione.

Quando abbiamo discusso con l'assessore Muzzarelli del futuro economico di questa regione uno degli interventi in campo è stato quello dell'attrattività. È attraente stare in Emilia-Romagna? Magari questo è un criterio che sfugge ai parametri micro e macro-economici, come il discorso sulla felicità. È attraente venire qui? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Ecco perché io credo che sia giusto che la Regione Emilia-Romagna investa sull'attrattività e l' attrattività funziona se c'è un forte polo metropolitano.

Colgo anche l'occasione per discutere di un argomento che, come voi sapete, mi sta particolarmente a cuore, lo citava anche il collega Alessandrini. Quando si parla di nuova tecnologia a me viene in mente il disastro Telecom di questi giorni. Abbiamo votato una risoluzione su questa materia. Telecom è il sistema nervoso comunicativo del paese e sta avvenendo una discussione sul futuro di questa azienda nel caos più totale, con gli spagnoli che cercano di prendersela senza tirare fuori un soldo, con una cosa bizzarra per cui uno con il 22 per cento controlla un'azienda di queste dimensioni da cui dipende la sicurezza del paese, da cui dipendono le telecomunicazioni, da cui dipende il futuro della ICT, eccetera. In questo momento ci sono scontri all'interno di questa azienda di difficile lettura, c'è il tentativo da parte del Presidente Letta di modificare la composizione di Consob, c'è la mozione Mucchetti al Senato votata da tutti - e colgo l'occasione per dire che trovo bizzarro che i colleghi dell'opposizione non abbiano votato la nostra mozione su Telecom visto che in Senato l'hanno votata anche quelli dell'opposizione, mozione che dice che Telecom deve rimanere italiana.

Se ci vedremo sfilare un'azienda fondamentale come questa per la vita di questo paese, come minimo dobbiamo cominciare a ragionare in termini alternativi. Lo dico da tempo che se non lo fa lo Stato, almeno le Regioni dovrebbero farlo, ci dovrebbe essere un consorzio di Regioni che insieme al privato si mette insieme per costruire una rete alternativa. Noi ce l'abbiamo già. Noi alle volte ci lamentiamo - lo dico in tutta amicizia ai colleghi dell'opposizione - che manca questo, manca quell'altro, non va bene questo, non va bene quell'altro; va bene, ognuno fa il suo mestiere, però abbiamo un elemento di eccellenza in questa regione che è una dorsale digitale con ultrabroadband. Questa mattina abbiamo fatto una prova anche del wireless che c'è in quest'Aula, è a livelli di competitività con tutte le offerte di ultrabroadband che ci sono adesso sul mercato. Perché non promuoviamo noi un consorzio a livello nazionale per costruire una rete alternativa? Questo paese ha bisogno di una sua rete da un punto di vista proprio della cultura liberale, non esiste in questo momento lo sviluppo di un paese che non abbia una sua rete di ultrabroadband, da cui dipende il futuro anche economico della nostra regione e del nostro paese, quindi perché non metterci alla testa di un'operazione di questo tipo? Abbiamo in questo momento la presidenza della Conferenza delle Regioni, c'è una capacità della nostra Regione anche di avere un'interlocuzione molto forte con il Governo, quindi usiamo questo potere che ha la Regione Emilia-Romagna, lo dico anche alle opposizioni, usiamolo questo potere!

Vengo ad un'altra questione che mi sta particolarmente a cuore e che abbiamo discusso in maniera un po' turbolenta in questi giorni nel nostro Consiglio regionale: la questione dei diritti civili. Voi direte: che c'entrano i diritti civili con il bilancio? C'entrano eccome, perché se dobbiamo fare un ragionamento non sui freddi numeri, non soltanto sul prodotto interno lordo, ma, come diceva Robert Kennedy, anche sulla felicità interna lorda, dobbiamo anche cominciare a discutere di diritti civili e a ricomprendere la questione dei diritti civili anche nel bilancio. Per l'anno prossimo proporrò che venga inserita una voce in modo tale che si veda questo. Abbiamo una Commissione Pari opportunità che discute della parità di genere, discute anche di lotta alle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, di altre forme di discriminazioni. Deve essere visibile, secondo me, l'investimento che la Regione fa su questa materia, perché laddove non esiste libertà, laddove non c'è libertà, non c'è sviluppo economico perché lo sviluppo economico è legato alle questioni relative alla libertà personale e civile.

Voi direte: allora come spieghi, se questo è vero, la questione della Cina? La questione della Cina esprime la grande contraddizione e tra l'altro qui bisognerebbe aprire il capitolo del WTO, perché la Cina produce merci, ma se avesse le stesse garanzie sul lavoro di carattere occupazionale e sindacale, potremmo discutere ad armi pari. Non voglio fare del facile colbertismo o addirittura riproporre l'introduzione dei dazi, sono per la libertà di circolazione delle merci, però non c'è dubbio che bisogna porsi il problema che anche le nostre aziende qui subiscono la mancanza di libertà e di diritti civili che c'è in quel paese, perché la mancanza di libertà sindacale e di libertà individuale in Cina fa sì che si possa sfruttare il lavoro, produrre una merce a un cinquantesimo del costo in Emilia-Romagna e così favorire le delocalizzazioni. Quindi, colleghi, vedete che la questione della libertà individuale posta a livello globale influisce anche sulla vita economica della nostra regione.

Ne approfitto per ricordare, a proposito di diritti civili, una cara amica che ci ha lasciato in questi giorni, Antonia Babini, che è stata anche tra le fondatrici del Cassero di Bologna e tra le animatrici della Lila (Lega italiana per la lotta contro l'Aids). Ahimè, stavo ragionando sul fatto che cominciano a morire molti coetanei, molte persone della nostra generazione, questa carissima amica che aveva sessanta anni ci ha lasciato improvvisamente. Voglio esprimere un affettuoso ricordo e anche un ringraziamento per la sua attività. È stata, tra l'altro, fondatrice della Casa dei Pensieri insieme all'amico Davide Ferrari, quindi persona di grande livello e caratura culturale. Ahimè, ogni tanto le persone ci lasciano e noi quello che possiamo fare è ricordarle nel modo e nelle possibilità che abbiamo ed esprimere la nostra gratitudine.

Torno al discorso del PIL avviandomi alla conclusione. A proposito di benessere, in questa regione abbiamo anche l'indicatore empirico: quando parliamo con molte persone che non vivono in questa regione sentiamo una sorta di invidia, di ammirazione, ci dicono che in Emilia-Romagna si vive bene. Citavo l'altro giorno Forbes secondo cui l'Emilia-Romagna è il posto dove si mangia meglio in assoluto (voglio annunciare ai colleghi, tra l'altro, che è pronta la proposta di legge sulle eccellenze alimentari che presenterò a metà gennaio). Penso però che in Emilia-Romagna si possa fare di più, si possa fare di più se andiamo nella direzione che io cercavo di indicare. A questo proposito, per concludere il mio intervento, vi leggo un pezzo del discorso di Kennedy che mi sembra molto bello. Dice Robert Kennedy: "Non troveremo mai un fine per la Nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana, ma il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri valori, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti tra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta".

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.

Ha chiesto di parlare la consigliera Noè. Ne ha facoltà.

 

NOÈ: Grazie, presidente. Non è stato sicuramente facile quest'anno, un po' forse come negli anni passati, trovare le giuste considerazioni al bilancio preventivo 2014, assessore, perché purtroppo è da un po' di anni che assumiamo sempre più la consapevolezza che il periodo che stiamo affrontando è un periodo che non possiamo più definire come di crisi, anche se ha tutte le caratteristiche e tutti i valori e tutti gli indicatori che potrebbero portare a definire questo momento come tale. Questo è sicuramente, e più propriamente, un cambiamento del DNA della nostra società, un cambiamento per cui, quando ci sarà un'inversione di tendenza, non sarà come quando c'è una crisi e poi si ritorna ai livelli precedenti, ma ci sarà una società completamente diversa, con dei bisogni diversi e probabilmente anche con un livello di vita che sarà inferiore rispetto a quello che ha caratterizzato i primi anni del terzo millennio.

Di fronte a questo scenario rivolgo proprio a lei questa considerazione, assessore Saliera, perché credo che in lei, come ho già avuto modo di prenderne atto nei primi anni che ho collaborato con lei in questi anni di mandato, ci possono essere le caratteristiche, la forza e la piena consapevolezza della necessità di un'inversione di tendenza che questa Regione deve avere. Analizzando il bilancio soprattutto per quello che è stato fatto a sostegno dell'economia, a sostegno del commercio - e per quanto riguarda il commercio non sono completamente d'accordo con il collega Lombardi - ma soprattutto per quanto è stato fatto anche sul fronte della formazione, credo che in questo mandato ci siano stati, soprattutto in questo esercizio, dei segnali importanti che vanno anche in una direzione che io condivido, però non c'è stato quello scatto, non c'è stato quel coraggio, non c'è stata forse quell'assunzione di responsabilità di fare delle scelte straordinarie che da tempo personalmente richiedo e mi aspetto e che quest'anno veramente avrei voluto vedere.

Soprattutto, assessore, avrei voluto vedere, da una Regione che comunque sia, ha una gestione ordinaria che riesce sempre a rispettare determinati parametri, trovare il coraggio di creare quelle condizioni di finanza virtuosa per fare delle scelte coraggiose di sostegno ad un settore produttivo che in questo momento non riesce a crescere. C'è il rischio che se non lo facciamo ora, probabilmente non so se domani saremo più in tempo. La riduzione dei trasferimenti delle risorse e una situazione economica che stenta comunque ancora a dare dei segnali positivi sul fronte economico probabilmente ci impediranno di evidenziare degli avanzi, ci impediranno anche attraverso una liquidità di cassa di riuscire sempre a coprire gli investimenti che ci siamo riproposti. Assessore, non è solo una questione di gravità del momento, qui è anche una questione di urgenza nel coraggio di saper fare certe scelte che potrebbero permettere finalmente di dire: cerchiamo di sostenere non solo a parole l'innovazione, la ricerca, l'internazionalizzazione, il finanziamento di alcune leggi che in passato hanno sempre dato risultati interessanti, e mi riferisco alla vecchia Sabatini.

I punti di eccellenza che noi abbiamo, mai come in questo momento - lo dicevo ieri al presidente Errani - debbono assolutamente per un autista vedere un certo comportamento che è il seguente: la capacità, sì, di scalare una marcia, ma di ingranarne due, perché possiamo mettere dentro a questa auto più benzina, abbiamo le condizioni di bilancio per poterlo fare. È quello che normalmente stiamo chiedendo e che chiedete anche voi agli imprenditori: abbiate il coraggio di potenziare laddove ci sono le condizioni prospettiche di avere un ritorno. Ma questo lo dobbiamo fare anche noi, assessore, e lei, secondo me, ha i requisiti per poterlo fare, non solo contabili, ma anche personali, anche culturali, perché lei è stato sindaco di una realtà dove ci sono delle eccellenze mondiali. La sua Pianoro accoglie un distretto della packaging valley che è emblematico, un settore che lei conosce nelle persone dei suoi imprenditori, sa come si comportano, e che lei ha sostenuto. Ecco perché le dico che potrebbe avere tutti i requisiti per poter pretendere l'adozione di una finanza più virtuosa, più coraggiosa, straordinaria, che faccia fare questo scatto perché c'è bisogno di questo.

È innegabile che sia apprezzabile il fatto che a sostegno del credito questo bilancio preventivo dedica ulteriori 10 milioni di euro, bene, perché sappiamo la difficoltà che hanno gli imprenditori nell'avere credito, nel ricevere fiducia quando debbono mostrare dei bilanci che, proprio per la situazione, non consente loro di dimostrare che hanno comunque delle idee geniali potenzialmente gestibili, perché purtroppo ancora le banche fanno fatica ad avere quella cultura di merchant bank che le dovrebbe portare a contribuire a creare un maggiore flusso di liquidità, quindi, ben venga. Come diceva anche ieri il presidente Errani, dobbiamo garantire ulteriormente i consorzi fidi.

Io sono convinta che da parte vostra, oggi, di fronte alla situazione di crisi, ci sia una chiara consapevolezza di come stanno le cose, però dovete fare come gli imprenditori: se volete stare in pista, dovete anche voi avere il coraggio di fare delle mosse straordinarie. Questa è la motivazione, assessore, che oggi mi spinge ad intervenire, non tanto per una critica contabile, perché, ripeto, io ho visto dei passaggi apprezzabili, dei segnali importanti, li ho visti sul commercio, li ho visti anche sul fronte del sostegno ai consorzi fidi, l'operato dell'assessore Bianchi lo condivido in pieno. Però se è vero che vogliamo ripartire, se è vero che vogliamo cercare di affrontare questo momento partendo dal rilancio del settore produttivo perché è lì che si genera occupazione e benessere che si traducono in consumo che reinnesca il meccanismo della ripartenza della produzione, date effettivamente una mano in questa direzione, sostenete realmente l'innovazione e la ricerca, iniziate a rifinanziare la Sabatini. Potete farlo, potete indebitarvi e finanziare questi capitoli di spesa. Quello che una volta era ordinario oggi è straordinario, la situazione è grave, ma il problema non è tanto la gravità, è l'urgenza di capire come reagire a questa gravità. D'altra parte in soli sei anni l'Italia ha perso il 25 per cento della produzione industriale, abbiamo perso un quarto, e, ripeto, per lo scenario che si ricreerà, non credo che potremo recuperare quel quarto che abbiamo perso, non è possibile.

In tutto questo io posso anche apprezzare che da parte di questa Regione non ci sia stato un aumento della fiscalità, ma per ritornare a quello che le dicevo prima, ciò che è stato destinato al sostegno del rilancio della produzione in questa Regione sono 40 milioni di euro, che è pari allo 0,3 per cento del totale, in un'area come quella dell'Emilia-Romagna che vale il 9 per cento del PIL nazionale, dove si esporta il 13 per cento del totale dell'export italiano. Ben venga che questa Regione ha una sanità lodevole, però anche nello scorso bilancio abbiamo stanziato, in fase di assestamento, ulteriori risorse rispetto ad un bilancio sanitario che comunque non prevedrà cali e in questo bilancio la sanità la fa da padrone occupando per trequarti il nostro bilancio. Poi lascio stare il trasporto pubblico perché se penso alle modalità con cui le tariffe concorrono alla copertura dei costi del servizio non posso pretendere nulla. Però se penso alla sanità e se penso al costo del personale di questa macchina che è la Regione, vi invito seriamente a valutare se nell'ambito di queste due voci, ma soprattutto in quella della sanità, al di là del lavoro che si sta facendo meccanicamente, automaticamente nell'acquisto tramite Intercent-ER, ci sono degli ulteriori margini di razionalizzazione, perché, ripeto, è inaccettabile questa cosa. Così come è accettabile che si dedichino tantissime risorse, il 75 per cento delle risorse, per la salute dei cittadini emiliano-romagnoli, è inaccettabile che poi si dedichi solo lo 0,3 per cento per la salute del sistema produttivo, che è una salute da cui dipende la salute di tutti noi, quantomeno dipende la salute del livello sociale di questa regione. Lo dico non perché per deformazione professionale personale, un po' come fa Grillini con i diritti civili, abbia molto a cuore la necessità di avere un bilancio preventivo che dia risalto al ruolo della produzione rispetto al momento che stiamo vivendo, ma lo dico perché ci credo fortemente, ci credo fermamente e spero veramente che questo sia l'ultimo bilancio fatto in questo modo e mi auguro veramente che anche nell'assestamento del bilancio preventivo possa trovare nel suo operato, assessore, il riscontro di quel coraggio di finanza straordinaria che credo potrebbe rappresentare davvero la chiave di svolta per sostenere ciò che in questa regione è meritevole di sostegno. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.

Ha chiesto di parlare il consigliere Malaguti. Ne ha facoltà.

 

MALAGUTI: Grazie, presidente. Mi prenderò i pochi minuti rimasti essendo componente del Gruppo Misto, ma parlando per conto del movimento politico di Fratelli d'Italia, credo di dare un contributo con un taglio decisamente diverso da quello dei miei colleghi.

L'intervento del presidente Errani è iniziato con due affermazioni che dicevano più o meno così: occorre cambiare il modo di stare in Europa, dobbiamo cambiare il modo di stare in Europa e devono finire le politiche di austerità perché non sono più sostenibili. Posso sottoscrivere pienamente queste due affermazioni anche perché sono affermazioni che appartengono al centrodestra, le disse il centrodestra quando ci furono le prime avvisaglie di questa profonda crisi che ci ha colpito in questi anni. Allora, forse, per correttezza maggiore, il presidente Errani avrebbe dovuto dire: a questo punto dobbiamo condividere le affermazioni che fece il centrodestra quando ci furono le prime avvisaglie della crisi. Ma credo che questo sia un film che non vedrò mai in quest'Aula.

Noi siamo il primo contribuente europeo in rapporto a prodotto interno lordo, eppure non siamo trattati alla pari degli altri partner importanti europei. L'ha detto anche il presidente Errani, la nostra immagine di politica estera non è quella degli altri paesi, ha citato la cerimonia per Mandela in cui noi non eravamo partecipi. Ma credo che ci siano altri esempi che si possano fare per cui la nostra immagine in politica estera è stata fortemente compromessa, primo tra tutti la vicenda dei marò. Mi chiedo se quei soldati sono soldati italiani o sono soldati europei, mi chiedo se gli altri soldati italiani impegnati nei teatri di pace nel resto del mondo sono soldati italiani o sono soldati europei. Questo avrebbe dovuto chiedersi lo Stato italiano, ma anche e prima di tutto l'Europa per non lasciare abbandonati quei due militari in un paese che se n'è fregato di tutte le disposizioni normative di diritto internazionale, è passato sopra a tutto e continua a tenerli impropriamente in quella situazione, e devo dire per colpa nostra perché il Governo italiano ovviamente ha fatto la figura peggiore che poteva fare e ne pagheremo le conseguenze di politica estera per i prossimi anni.

Il presidente Errani ha parlato della necessità di nuove dinamiche del lavoro. Come si fa a non condividere questa affermazione che noi stessi, da tempo, nell'ambito del centrodestra continuiamo ad affermare? Ma queste affermazioni vanno declinate nei fatti perché non possiamo più sopportare la concorrenza sleale di paesi che non hanno alcuna tutela per il lavoro, a casa nostra tra l'altro, che hanno un'evasione fiscale che è paurosa e che sono fuori controllo, mentre noi assilliamo quelle poche imprese che stanno rimanendo sul territorio; abbiamo imprese di altri popoli, di altre nazioni che praticamente agiscono impunite e senza il rispetto delle regole che nel nostro paese noi stessi ci siamo dati.

Dobbiamo cambiare la politica energetica. Abbiamo fatto una politica energetica che spingeva sul biogas, sulle biomasse, sul fotovoltaico, ma sappiamo bene che non può dare una risposta concreta al fabbisogno energetico che è in continua crescita. Gli unici che hanno tentato una politica energetica autonoma a livello internazionale sono stati Mattei, che è stato tirato giù con tutto l'aereo, e dopo di lui Berlusconi, perché, se ci ricordiamo, nel periodo in cui il gas in Europa scarseggiò, l'Italia ce l'aveva grazie al rapporto bipolare con la Russia. Anche nell'importazione con la Libia eravamo il primo partner commerciale nel mondo. Oggi importiamo il 7 per cento in più di quello che importavamo quando c'era Gheddafi, e non voglio assolutamente fare una difesa del personaggio politico che chiaramente è quello che è, però il fatto è che allora noi intraprendemmo una politica energetica autonoma che ci dette dei risultati che per la prima volta davano un segnale forte ai grandi fratelli dell'energia mondiale.

Altra affermazione che ha fatto il presidente Errani è stata: è complicato costruire norme primarie in Parlamento. Era quello che diceva Berlusconi dopo un certo numero di anni che aveva governato, ha detto: io non sono riuscito a fare quello che dovevo fare perché cambiare le norme primarie in Parlamento è complicato. Adesso lo dice anche il presidente Errani, ne prendiamo atto...

 

BERTELLI: Solo che Errani ce l’ha fatta!

 

MALAGUTI: A cambiare le norme primarie non credo perché ha affermato che non è riuscito...

 

(interruzione del sottosegretario alla Presidenza della Giunta Bertelli)

 

PRESIDENTE (Costi): Prego di non interrompere perché i tempi sono tassativi. Prego, consigliere Malaguti, continui.

 

MALAGUTI: Quello è un altro capitolo, se ne vogliamo parlare, ne parleremo quando avremo tempo. Lui parlava di riforme, di riforme che evidentemente è difficile fare nel nostro paese, parlava di una burocrazia complicata. Tutto questo ci porta oggi a quel tasso di disoccupazione che in Emilia-Romagna è dell'8,9, tasso mai raggiunto, che sulla disoccupazione giovanile ha toccato percentuali ancora molto più alte e che in certe province ha percentuali ancora più alte, come nella nostra provincia di Ferrara, che il sottosegretario conosce bene, che non sono collocabili nella zona del Nord-Est d'Italia perché a livello di percentuali di disoccupazione sarebbero collocabili a livello del Meridione d'Italia, e questo anche per quanto riguarda il suo appeal di attrarre aziende. Ho parlato recentemente con una dirigente di una grande industria mondiale che mi diceva che purtroppo Ferrara è stata ulteriormente declassata nell'appeal per poter aprire una sede in quella provincia. Quindi ci sono anche realtà nella nostra regione che andrebbero vagliate con un'attenzione maggiore per equiparare il dislivello che c'è tra una provincia e l'altra.

L'altro giorno è capitato, sempre nella nostra provincia, che una signora polacca di cinquantadue anni è morta dal gelo perché era ricoverata in una situazione ovviamente di precarietà. Allora anche qui dobbiamo ripensare ad un'accoglienza senza demagogia perché questa situazione non è più sostenibile. Qui nessuno dice che non viene a tutti la volontà di aiutare delle persone che hanno purtroppo avuto la disgrazia di nascere in luoghi poveri del mondo e che quindi sono disperate, rischiano la morte, sanno che stanno rischiando la morte ma dicono: meglio morire che continuare così; non credo che ci sia una forza politica che non percepisca questo tipo di sensibilità. Però dobbiamo essere chiari, dobbiamo intervenire senza demagogia perché così non è più possibile andare avanti. In Africa c'è un miliardo di persone di cui 700 milioni versano in uno stato di povertà, guerra e degrado. Noi siamo 50 milioni. Bisogna capire che o cominciamo a fare delle cose concrete negli altri paesi, nei paesi d'origine, oppure prima o poi ci troveremo nell'impossibilità di gestire questa situazione.

Poi ci sono i fondi POR-FESR che sono contributi europei e già lì ci sono dei problemi che ho già evidenziato al sottosegretario, sarebbe meglio guardarci perché noi diamo all'Europa molto più di quello che prendiamo e in questi casi sarebbe meglio fare il possibile per dare alle nostre aziende quanto più possibile per tirare avanti.

Serve, quindi, un cambiamento radicale, che si è percepito anche dalle parole del presidente Errani che incredibilmente coincidevano con tante affermazioni fatte dal centrodestra quando ci furono le prime avvisaglie di questa crisi. Chissà che, senza attribuire alcun merito a chi le ha fatte dall'inizio perché questo ovviamente so che non avverrà mai, chissà che anche nella Sinistra non ci sia un'inversione di rotta.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Malaguti, anche per l'attenzione al tempo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ricordo che il Gruppo di Forza Italia-PDL ha complessivamente quarantasei minuti, anche per eventuali interventi su ordini del giorno.

Prego, consigliere Pollastri.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Alcune riflessioni sul provvedimento in merito al bilancio di previsione. Come in ogni documento contabile, abbiamo luci e ombre. Se è positivo il fatto, assessore, che non sono state aumentate le tasse, è altrettanto vero che, come era stato chiesto anche dalle forze di opposizione, sarebbe stata opportuna e auspicabile almeno una lieve diminuzione in particolare dell'IRAP, come avevamo già detto precedentemente, perché questo sicuramente avrebbe potuto dare una scossa e un impulso. Quindi se da una parte non vi è stato l'aumento, d'altra forse ci voleva il coraggio di dare un lieve taglio a questa imposta.

Positivo è poi l'accordo che è stato fatto con Equitalia, che ha consentito un recupero di crediti che erano inesigibili precedentemente, crediti e sofferenze che vi erano da parte dell'ente. Rimane però il dubbio su come mai questo tipo di intervento non sia stato applicato anche precedentemente, con maggiore tempestività come tempistiche.

Vi è poi l'analisi fatta dei vari temi specifici, abbiamo fatto una valutazione anche nel merito, nei numeri, e da questa valutazione esce anche una riflessione e un giudizio politico che, come dicevo, porta, settore per settore, a dare delle indicazioni molto diversificate. Per esempio la programmazione negoziata, i piani d'area sono cosa positiva perché da una parte ha dato modo di sviluppare diverse aree della regione concertando politiche di crescita, ma contemporaneamente, essendo uno strumento atto a mantenere viva una logica concertativa, assessore, grazie alla reimmissione di risorse, una volta esaurita questa rendicontazione di contributi negli interventi iniziali progettati, il timore è che poi ci si fermi, cioè che ci sia un positivo l’impulso iniziale, ma che poi si ritorni come prima. Voglio dire - ed anche questo può essere uno spunto di riflessione - che spesso la pianificazione negoziata, che è un sistema per avere fondi regionali, non cambia di fatto l'impianto del sistema economico locale. Bisognerebbe, quindi, anche da questo punto di vista, seguire bene tutti gli effetti della pianificazione negoziata.

Valutazioni ex post sui piani d'area, sul raggiungimento degli obiettivi fissati dai vari piani d'area. Con riferimento a tale questione, le chiedo - magari in fase di replica - di chiarirmi se effettivamente è valsa la pena utilizzare questo tipo di strumento, ovvero se vi sono stati dei problemi rispetto agli obiettivi prefissati. Le chiedo, cioè, una sorta di valutazione dei piani d'area ex post.

Sviluppo economico. Come ha detto il presidente della Giunta Errani nella relazione introduttiva, è chiaro che il tema centrale è rappresentato dalle conseguenze del sisma del 2012, il grande dramma che ha colpito la nostra regione che, ovviamente, ha visto una grande considerazione da parte di tutte le forze politiche. Da questo punto di vista, tutti gli interventi che sono stati fatti sono stati ben spiegati. Ovviamente, non entro nel merito, comunque è stata data - lo sottolineo positivamente - corretta informazione circa gli interventi effettuati.

Per quanto riguarda lo sviluppo economico, chiedo - sono consapevole che è difficile, assessore - una certa omogeneità, una certa attenzione nei confronti di ogni singola realtà provinciale e per i vari distretti. Sottolineo come anche nel Piacentino abbiamo molte richieste, non ultima - la faccio mia - una richiesta che mi è pervenuta da un amministratore di Piacenza Expo, sulla quale bisognerebbe mettere dei fondi per sostenerla maggiormente, e non perché sia un sentito dire che Piacenza sia un po' al confine, ma mi veniva segnalato che altre fiere sono maggiormente sostenute e finanziate rispetto a quella del territorio che rappresento. Ciò a dire: non dimentichiamoci di Piacenza, se mi consente la battuta, assessore.

Nel frattempo, faccio una riflessione, evoco un ricordo, perché in sede di bilancio si possono fare tutte queste riflessioni, al di là dei freddi numeri. Ebbene, so che lei ha la delega alla montagna, su cui le riconosco un certo attivismo, un’indubbia azione, ma tutte le politiche conseguenti all’approvazione della legge sulla montagna, ed il Piacentino è una zona estremamente interessata dalla montagna, hanno avuto - seconda richiesta di chiarimenti che, se avesse la bontà di fornirmi in sede di replica, gliene sarei molto grato - tutta la ricaduta che ci aspettavamo rispetto agli obiettivi che ci eravamo dati?

Per quanto riguarda i contributi che verranno dati alle comunità montane, essi sono destinati - se non colgo male - alla manutenzione straordinaria delle strade? Ma la finalità principale della legge sulla montagna non era forse quella di creare sviluppo e sostenere i servizi? La domanda è: a che punto siamo con riferimento agli effetti e alle richieste dei territori rurali più lontani?

Vi è poi un'altra richiesta, un'altra riflessione relativamente agli obiettivi - e ne sottolineo l'importanza, bene avete fatto ad intervenire - assegnati al POR FESR, a valle del quale sarebbe importante avere un ritorno in termini di sviluppo, di risparmio energetico, di riqualificazione del tessuto economico, ma soprattutto - e vado, sotto il profilo politico, al secondo tema sollevato dal presidente della Giunta Errani - sul lavoro, sulla produzione e quindi sull'occupazione, tema fondamentale e fondante del vostro programma e quindi anche della relazione che ci è stata presentata.

Quali benefici abbiamo avuto - questa era una domanda che avevamo fatto anche all'assessore Muzzarelli - da tutta la spinta sull’internazionalizzazione delle imprese, sui rapporti che la Regione intrattiene con l'estero, con le nostre imprese all'estero, anche con l'attività che viene svolta con l'ufficio di Bruxelles, quante imprese hanno seguito questa strada, con quali tipologie, con quali risultati? Alla luce di tutto ciò, è importante capire quali benefici vi siano stati per lo sviluppo economico.

Riordino territoriale. Del riordino territoriale abbiamo parlato spesso in commissione. È un altro tema, assieme a quello della montagna, della semplificazione, che lei ha seguito e sul quale ci siamo confrontati diverse volte, come ci siamo confrontati diverse volte sulla filosofia di fondo con cui vengono assunte delle scelte di natura politica. Di sicuro - come avevamo avuto modo di dirci - il legislatore nazionale ha lasciato un tema così delicato in uno stato di incertezza, non so se condivide questa mia valutazione. La nostra Regione ha deciso di muoversi, tuttavia, come le avevo già detto - orami lei sa bene che le mie sono riflessioni critiche sempre molto soft e velate -, a nostro sommesso parere, con una logica troppo calata dall'alto, a causa della quale, a volte, ci siamo scontrati con una certa ritrosia da parte di comuni e province che dovrebbero essere i beneficiari ultimi di queste politiche, ma che spesso, sull'altare dell'accorpamento, non si sono ritrovati ad avere dei servizi migliori, ma soprattutto - ed è questa la domanda - questi accorpamenti hanno prodotto - lei ha sicuramente una fotografia dello stato delle cose migliore di quella che posso avere io - dei risparmi? Perché in fondo il tema che ricorre, anche se sto analizzando settore per settore, cercando di sviscerare delle riflessioni argomento per argomento, è quello dell’effettivo risparmio, con relativa domanda circa la realizzazione concreta dello stesso.

Veniamo alla sicurezza, tema molto caro al centrodestra in generale. È indubbio che cresce l'insicurezza. Per esempio, posso testimoniare che sul territorio piacentino sono in aumento fenomeni quali la microcriminalità e lo sfruttamento della prostituzione. A proposito dello sfruttamento della prostituzione ricordo, in qualità di consigliere comunale, di avere proposto al sindaco la famosa ordinanza, che probabilmente non risolve il problema, perché è in corso una guerra tra i vari sindaci atta a togliere dai rispettivi territori tale fenomeno, anche se poi, in pratica, se il fenomeno della prostituzione si sposta, per esempio, da Piacenza a Caorso, il sindaco di Caorso, ovviamente, non vuole questo fenomeno sul proprio territorio. Capisco che il tema è difficile, più che altro il tema del contrasto agli sfruttatori e alla microcriminalità che vi gira intorno, con effetti anche sulla viabilità. Infatti, vediamo questo fenomeno aumentare intorno alla città di Piacenza. So che la Regione sul tema della prostituzione qualcosa ha fatto, non so se poi vorrà farne cenno in sede di replica, ma più che altro a livello di progetti di recupero della donne che, buttate in mezzo alla strada, vengono sfruttate da organizzazioni malavitose e delinquenziali che, senza scrupolo alcuno, lucrano su queste povere donne, sfruttandole, non esitando in certi casi a tenerle addirittura in stato di schiavitù. Naturalmente, vi sono altri temi di uguale tenore e delicatezza: il controllo dei flussi di danaro tramite i money transfer. In questi anni, abbiamo citato tanti problemi, che sono - me ne rendo conto - più dei comuni, ma su questo tema vogliamo insistere.

Vi è inoltre il tema (che ho già segnalato con un’interrogazione) dei numerosi furti lungo il Po. Si pone, quindi, tutta una serie di questioni legate alla sicurezza dei nostri concittadini che la Regione dovrebbe prendere in seria considerazione. So che avete finanziato - correggetemi se sbaglio - dei corsi per la polizia urbana. Inoltre, è stata votata la famosa legge sull’infiltrazione mafiosa, ma qui siamo già ad un livello più alto del tema della sicurezza. Per quanto riguarda la microcriminalità, secondo me, la Regione può fare di più.

Da questo punto di vista, si pone il problema della necessità di non lasciare sguarniti i territori rurali più lontani. È questo il mio timore, con riferimento alla creazione di grandi corpi di polizia municipale. Bisognerebbe quindi aumentare le ore di vigilanza, coprire soprattutto turni festivi e notturni. Capisco che non è facile, ma questo è un punto (maggiore sicurezza) sul quale bisogna continuare a vigilare, assessore, anche se so, perché ho fatto diverse interpellanze, che vi è stata un'attività più a livello preventivo, forse anche legata alle competenze della Regione.

Ma veniamo alla cultura. Si dice sempre che la ricchezza del nostro Paese è la cultura, ma in questo caso segnalo che bisognerebbe ripristinare o cercare di trovare le risorse per la ristrutturazione di diversi monumenti, partendo da quelli pubblici - ieri ho segnalato il problema del rischio chiusura che corre la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Parma e Piacenza -, che bisognerebbe tornare a finanziare biblioteche, musei e archivi; sostenere eventi di qualità, soprattutto quelli che valorizzano la nostra storia e quelli che hanno una peculiarità locale, ma anche tanti piccoli eventi che purtroppo - come credo segnalasse anche l'attento collega Grillini - rischiano di soccombere.

Parliamo dello sport. Positivo - perché segnalo anche le cose positive - il ritorno al finanziamento dell'impiantistica sportiva. Da questo punto di vista, avevo seguito le varie richieste delle federazioni sportive. In questi anni, avevo esaminato documenti che, appunto, chiedevano investimenti sull’impiantistica, perché lo sport è fondamentale soprattutto per l'educazione dei nostri giovani. Ma più che le associazioni apicali bisognerebbe riuscire non dico a finanziare interamente, perché mi rendo conto che oramai la coperta è corta, come si suol dire, ma almeno cofinanziare quei comuni che fanno nuovi impianti o devono adeguare i vecchi, ma hanno difficoltà a reperire le risorse. Ad esempio, campi di calcio in erba sintetica, con le nuove tecnologie, che richiedono minore manutenzione nel tempo. A Piacenza ne abbiamo alcuni, e posso dire che sono sempre attivi, anche nei periodi invernali, perché vi è la possibilità, con poca manutenzione, di usufruirne.

Sociale. Il sociale, dopo la sanità, è il settore più importante. La sanità e il sociale toccano direttamente la salute dei nostri cittadini. Vi sono esigenze sempre crescenti. Vi è stata la nuova riforma delle ASP. Come gruppo avevamo presentato un progetto di legge alternativo. In commissione bilancio, è venuta al vaglio la delibera applicativa della legge sulle ASP, delibera che disciplina tantissimi dei dettagli di questa riforma. Sul punto, però, noi abbiamo sempre ritenuto che sarebbe stato meglio dotarsi di un organismo unico, più che lasciare spazio, come peraltro diceva lo stesso estensore materiale della delibera, il dottor Cilione, a tutta una serie di enti e organismi che possono occuparsi delle funzioni delle ASP.

Pertanto, anche su questo tema, assessore, stiamo alla finestra, guardiamo. Vedremo se questa legge darà dei buoni frutti, anche se bisogna dire che comunque è una fortuna che vi si è messa mano, perché in questi anni nelle ASP vi sono stati molteplici problemi, soprattutto con riferimento alla fusione tra le varie ASP, con problemi di bilancio, con ASP che avevano dei debiti, e così via, cioè c'erano delle difficoltà. Speriamo, auspichiamo - non stiamo criticando in termini aprioristici - che la legge sulla riforma che avete votato, su cui recentemente è venuta in commissione la delibera di Giunta applicativa, porti dei risultati positivi.

Sempre nel campo del sociale, abbiamo votato una legge - ma continuiamo a guardare con attenzione gli effetti - sulle ludopatie, tema che ormai è nell’agenda di ogni forza politica.

Insistiamo sempre, come nostro punto di programma, sul tema del privato sociale, concedendo contributi a chi fa bene e con costi bassi per la collettività. Avevamo parlato di questo tema anche con l'assessore Marzocchi.

Veniamo al tema della casa. Sulla casa è stata votata una legge. Vi sono degli interventi positivi sui nuovi piani di edilizia pubblica, anche se riteniamo, come filosofia di fondo, che il pubblico, quindi la Regione, più che mantenere gli immobili, dovrebbe, come peraltro avevo detto al relatore Mazzotti, sostenere maggiormente i privati che fanno edilizia convenzionata, non solo nelle città, nelle grandi città, ma anche nei comuni periferici. Dico questo sempre prendendo spunto dalla mia realtà territoriale, assessore, non invento nulla di nuovo. Va bene il sostegno alle giovani coppie per l'acquisto della casa, ma naturalmente anche alle giovani famiglie.

Sanità. In commissione abbiamo discusso del ripensamento complessivo dei presidi ospedalieri, delle loro funzioni. In Emilia-Romagna la sanità funziona bene, però ci sono sempre dei margini di miglioramento: premiare le eccellenza, mantenere la capillarità dei servizi sul territorio, senza tagliare posti letto, ma favorendo la domiciliarità. Si deve continuare con la politica dei risparmi, senza penalizzare la qualità e gli investimenti. Guardando i numeri, rimane il tema della mobilità passiva per 323 milioni di euro, che corrispondono a circa il 5 per cento dell'intero bilancio della sanità, che sottolineiamo come un punto critico. Come punto positivo, invece, diciamo che vanno bene i controlli sulla prevenzione. Dobbiamo riconoscere che, sul caso dell’aviaria, è stato fatto un lavoro positivo, per tranquillizzare i cittadini del nostro territorio che erano giustamente spaventati, con un intervento tempestivo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, quindi diciamo anche le cose che sono servite.

Attenzione, però, positivo è il fatto che siano stati sbloccati i fondi per i pagamenti nella sanità, tema che noi non dico che abbiamo cavalcato, perché sarebbe un termine improprio e non esatto, ma sul quale vi abbiamo sollecitato fin dal 2010, vi abbiamo indubbiamente incalzato per il pagamento dei fornitori del biomedicale, coloro che danno apparecchiature e presidi alle strutture ospedaliere. Vi è stata poi, se non ricordo male - l'aveva spiegato bene il collega relatore di maggioranza Luciano Vecchi -, la possibilità, tramite un accordo, senza aumentare il debito - giusto, assessore? -, un accordo con l'Europa, a seguito del quale vi è stato un positivo rientro.

Certamente, l'Emilia si colloca al quattordicesimo posto su questo, però sta migliorando. La Regione più virtuosa è il Trentino-Alto Adige con novanta giorni. Vi diamo atto che si sta registrando un’inversione di rotta positiva, ma bisogna davvero mettere a punto un metodo di lavoro su questo continuum.

Lavoro. È importante lavorare - anche se l’assessore Bianchi non è presente in Aula - su formazione, politiche innovative, voucher lavoro, abbattere i costi delle assunzioni, riformare gli uffici per l’impiego, pensare soprattutto a quelle fasce deboli, a quei cittadini già avanti con l'età, parlo degli ultracinquantenni, che si ritrovano senza particolari esperienze qualificanti alle spalle a dovere affrontare il problema del lavoro. Nelle udienze conoscitive abbiamo ascoltato le varie categorie. Assessore, le pongo un'altra domanda, perché possiamo fare tutte le udienze conoscitive del mondo, tutte le audizioni del mondo, ma abbiamo dei dati reali - una sorta di clausola valutativa - quanto avete fatto finora su questo tema?

Vado all'ambiente. Sull'ambiente ho presentato, anche recentemente, un’interrogazione sul protocollo. Non so quanto abbia pesato sul lavoro della Giunta l'esclusione dell'assessore Freda, se sia stato interrotto un certo tipo di lavoro che l'assessore portava avanti, se il presidente Errani che ha avocato a sé quest'importante delega stia portando avanti questo lavoro. Ma mi sembra che ci sia un rallentamento in questo tipo di politica. Per quanto ci riguarda, in termini di riflessione generale, siamo contrari ad una mera logica dei divieti, pensiamo più ad incentivi per gli adeguamenti ambientali.

Vengo al tema del nuovo piano rifiuti, tema su cui si incentra il dibattito - su cui ero già intervenuto - sugli inceneritori. Ad esempio, quanto può durare nel tempo l'attività che potrà svolgere l'inceneritore di Piacenza? Ricordo benissimo quando l'allora assessore allo sviluppo economico Politi venne in commissione nel Comune di Piacenza a sponsorizzare questo grande progetto dell'inceneritore. Ma il tempo è passato, e probabilmente ci ritroviamo di fronte ad un impianto per lo smaltimento che non so sino a quando potrà durare. Ma mi sembra che nuove forze politiche emergenti, come il Movimento 5 Stelle, su questo tema abbiano idee diverse e lontane dalle nostre, vedi l'esempio di Parma. Su questo tema, secondo noi, naturalmente, bisogna insistere sulla raccolta differenziata, che deve rimanere una delle prime politiche. Sul piano dei rifiuti, sulla qualità dell'aria, sulla tutela delle acque, sulle azioni ambientali, vi diciamo: controlliamo, verifichiamo quel che si farà in futuro.

Politiche energetiche. Va bene favorire le fonti rinnovabili, ma in maniera coerente, perché il timore è che ci si muova, come si suol dire, a macchia di leopardo, cioè su alcune richieste vi è un'alzata di scudi che blocca l'opera, su altre viene invece data l'autorizzazione. Se la Regione sceglie la via dell’incentivazione delle rinnovabili, allora che vada avanti con coraggio.

Nuove aree protette. Anche su questo tema vi è stata una riforma, la riforma delle aree protette, su cui mi corre l’obbligo di porre una domanda - assessore, mi rendo conto di averle fatto una serie di domande, di interrogazione un po' a grandine -: con questi enti di gestione, quali sono i costi? Vi è o non vi è un risparmio effettivo?

Adesso parliamo delle calamità naturali. Nevicate, grandinate, fenomeni eccezionali che, purtroppo, si stanno susseguendo sempre di più. Non sembra anche a voi il caso di incentivare - è una proposta - la stipula di assicurazioni per sostenere i cittadini che vengono danneggiati da questo tipo di fenomeni, dal momento che - me ne rendo conto - creare un fondo organico ad hoc non è facile? Non si tratta di scoprire l'acqua calda, ma di tenere sempre presente questo tema. Vediamo se in futuro sarà possibile creare delle polizze, come per esempio - fu una proposta del collega Cavalli - quella per i danni da cinghiale, perché anche quelli sono danni.

Trasporto pubblico. Bisogna ripensare il trasporto pubblico, nella consapevolezza, assessore, che quasi tutte le aziende sono in deficit. Ricordo che, in un intervento, l'assessore delegato ai trasporti, la professoressa Fellegara, disse che in qualsiasi amministrazione di centro, di destra o di sinistra, di qualsiasi colore sia, il trasporto pubblico è sempre in deficit, c'è sempre un buco, è sempre in rosso. Bisogna pertanto pensare non ad una aggregazione di debiti, ma a risanare l'esistente, a trovare forme che non penalizzino le aree più lontane o periferiche con meno utenza, ma cercare anche una lieve riduzione delle tariffe, non penalizzando le aree più lontane e favorendo l'integrazione con il privato.

Per quanto riguarda il trasporto su rotaia, si pone il tema del nuovo contratto. In tal senso, in questi anni, sono intervenuto anche pesantemente, dicendo che bisogna usare il pugno di ferro con le ferrovie laddove (spesso) si creano dei disagi, dei disservizi e quant'altro.

L’assessore Peri ha tutta la documentazione che gli ho inviato in questi anni sul tema del trasporto ferroviario. Non ultima la questione del trasporto tra Piacenza e Cremona. Voglio ricordare il mio impegno e il mio intervento, sollecitato dai cittadini, sul tema dei disservizi. Avevo anche - ma non so se l'assessore Peri l’abbia colto - dato il suggerimento, nella nuova convenzione o protocollo - non so sotto il profilo del diritto amministrativo quale sia il termine giusto - di rivedere in aumento le sanzioni che la Regione, nel contratto di servizio, deve dare a Trenitalia in caso di pesanti disservizi, come accadde, come sapete, quando per una nevicata fu il caos totale e generale, con tutta la Regione paralizzata. Sugli aspetti irrisolti, invito la Giunta - lei si relazionerà con l'assessore di riferimento - a vedere quale tipo di sanzione applicare.

Strade. Se non abbiamo verificato male, vi è un investimento per la Cispadana. Va bene la Cispadana, ma la viabilità non è solo Cispadana. Cerco di andare velocemente.

Piano telematico. Sono ingenti le spese sul piano telematico, ma più che altro - ne parlavamo anche in commissione - sono ingenti i costi di Lepida, la società partecipata.

Per quanto riguarda le società partecipate - con riferimento alle quali, prima che si chiuda il dibattito generale, potrei presentare un ordine del giorno - non dobbiamo in questo dibattito politico sottacere le problematiche legate al Cup. L'assessore Muzzarelli ha detto di volere incorporare la Nuova Quasco in Ervet. Questo solo per citare quelle tre o quattro partecipate più visibili, ma ne abbiamo tante altre, assessore, che meriterebbero un maggiore approfondimento, un dibattito maggiore, un controllo da parte di quest’Assemblea legislativa sui bilanci, sugli incarichi e quant'altro. Devo dire, però, dai dati che lei manda alla commissione bilancio su questo tema, che vi è stata una riduzione della voce consulenze e incarichi. Mi riferisco al famoso specchietto che ci manda sui fabbisogni. Ecco, per quanto riguarda i fabbisogni della Giunta, che sta riducendo co.co.co e collaborazioni varie, ci siamo. Ma questo avviene anche - le avevo già sottoposto questo tema e qui glielo ripropongo - in quelle aziende che sono di meno sotto il nostro controllo. Tuttavia, ho dovuto scoprire che presso il Cup ci sono quasi 600 collaboratori, perché molti lavoratori hanno un contratto di collaborazione, hanno una partita Iva, hanno un co.co.co., non sono dipendenti. Certamente, però, si è creato il tema, tanto per fare un esempio concreto, di un forte esubero rispetto all'attività marginale che svolge Cup per le nostre aziende sanitarie. Ho voluto quindi porre anche questo tema.

Agricoltura. Si sta chiudendo la programmazione 2007/2013. Un piano di sviluppo rurale sul quale credo ci siano meno soldi, perché ho letto lo specchietto che ci ha portato l'assessore Rabboni. Ho tutti i vari interventi che riguardavano il bilancio, commissione per commissione, settore per settore. Probabilmente, se non ho colto male, ma mi dica lei, ci sono meno soldi in agricoltura. Le associazioni agricole certamente si sono spesso rapportate, però nel nuovo piano ci vuole più attenzione alla filiera locale, più coraggio nell'innovazione, ma soprattutto - lo dico perché rimanga a verbale in quest’Aula - più contrasto alla concorrenza sleale. Questo è un tema da portare in sede nazionale ed europea: più contrasto alla concorrenza sleale, come fa ad esempio, secondo me, dal mio punto di vista, poi mi posso sbagliare, non ho la verità in tasca, non è oro colato quanto dico, la Lombardia, che su questo sta spingendo molto in sede europea. Contrasto alla concorrenza sleale. La progettualità del nuovo piano con l'utilizzo di risorse del vecchio non ancora usato. È una sfida importante, assessore, mi rivolgo anche all'assessore Melucci, in vista dell'Expo 2015. A tal proposito, ho visto che i colleghi della Lega hanno presentato un ordine del giorno - dovete sapere che io sono abituato, quando arrivano, a leggere gli ordini del giorno, da qualsiasi gruppo provengano, non solo a votarli a scatola chiusa, ma a leggerli -, che reputo positivo, primo firmatario il collega Cavalli, documento apprezzabile. Devo dire che nei miei appunti avevo Expo 2015, quindi voterò convintamente quest'ordine del giorno della Lega, peraltro sottoscritto da alcuni colleghi del mio gruppo, che si rivolge al settore del commercio in vista dell'Expo. Ma anch’io avevo un appunto sull’Expo, pur non presentando un ordine del giorno, perché ne ho predisposto un altro, perché un consigliere da regolamento può, come sapete, presentarne solo uno come primo firmatario.

Ci sono numerosi altri temi che dovrei toccare, ma l'insofferenza dei colleghi…

 

(brusio in Aula)

 

No, mi dicono di andare avanti. I temi, in effetti, sono numerosi.

Segnalo ancora, sempre parlando di agricoltura, il tema dell’Agrea. Nel 2010 presentai un atto ispettivo su Agrea, l'assessore Rabboni mi ha risposto in commissione dicendo che Agrea è veloce, e che le sono state date ulteriori risorse per smaltire i pagamenti e i finanziamenti in agricoltura, anche se non dipende da Agrea, ma dal livello nazionale.

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere, glielo dico solo perché possa regolarsi: lei ha ancora tre minuti, ma ha esaurito tutto il tempo del gruppo. Ha tre minuti, lo dico per lei, perché possa regolarsi sul prosieguo. Prego.

 

(brusio in Aula)

 

POLLASTRI: Presidente, avevo tutta una serie di osservazioni sulla finanziaria, ma concludo qui il mio intervento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Pollastri.

Sono chiaramente intervenuta non per limitare il suo intervento, ma per ricordarle i limiti di tempo, come da Regolamento.

Non essendovi altri consiglieri iscritti a parlare, darei immediatamente la parola alla vicepresidente Saliera affinché, con la sua replica, chiuda il dibattito generale. Prego.

 

SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente.

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Costi): Mi scusi, vicepresidente Saliera. Colleghi, vi invito cortesemente ad abbassare i toni per permettere la conclusione di questa seduta antimeridiana. Grazie.

 

SALIERA: Dopo l'intervento del consigliere Pollastri, che ha ovviamente attratto la mia attenzione a lungo, volevo…

 

(interruzione del consigliere Pollastri)

 

semplicemente chiedergli subito scusa perché a quelle numerose domande, tutte passibili di ragionamento e di risposta, mi riserverei di rispondere in un'altra sede, cioè in commissione. Ma se volete, rispondo puntualmente a tutte.

Dando per ragionata e quindi assimilata la relazione del relatore Luciano Vecchi e la controrelazione del consigliere Lombardi, entrambe molto esaustive, mi soffermo solo su alcuni punti. Il tema della riorganizzazione complessiva che, sotto diversi punti di vista, è stata ripresa in alcuni interventi, riorganizzazione che riguarda l'interno della Regione, il sistema degli acquisti e quindi come far sì che Intercent-ER possa essere ancor più punto di riferimento. Su questo aspetto, avrei piacere, se è corrisposto dalla commissione, quindi dal presidente, riuscire, nei primi mesi dell'anno 2014, venendo in commissione, con i dati di Intercent-ER e sull'evoluzione rispetto al 2012 durante il 2013, quanto ha prodotto di più e meglio non solo sul tema della sanità, ma soprattutto come fulcro e punto di riferimento per il sistema Italia, come punto di riferimento di buona pratica, e soprattutto oggi come riferimento per la parte digitale e della fatturazione elettronica.

Si tratta, quindi, sì di riorganizzazione di strutture, ma anche di modalità. Mi riferisco, ad esempio, sempre alla sanità, che è stato uno dei temi su cui avete posto maggiormente la vostra attenzione, si sta ampiamente lavorando su una tesoreria unica a livello regionale, su un ufficio unico per i pagamenti. Non sono cose che si riescono a fare in pochi giorni, ma è già scattato il meccanismo in termini di riorganizzazione, quindi non solo Asl accorpate, ma all'interno delle stesse come riuscire su alcune linee di lavoro a riorganizzare in un sistema addirittura regionale, proprio perché i costi del lavoro amministrativo, burocratico e contabile siano concentrati, e che diminuiscano, per poterli riversare sui servizi alle persone e sulla cura del territorio, nonché prioritariamente su innovazione e ricerca, sul fatto di riuscire a creare nuove linee di produzione nella nostra Regione, quindi nuovi posti di lavoro.

Su tutto questo tema, sulle politiche attive, il presidente Errani, ieri, nella sua relazione, ha parlato ampiamente, quindi non ci torno sopra.

Sull'aspetto che la Regione potrebbe ulteriormente investire in politiche per l'occupazione o comunque per attivare nuova produzione, cosa che la Regione fa, esiste un limite complessivo. Quando diciamo - o dite - che ci sono percentuali basse rispetto al bilancio della Regione, innanzitutto il bilancio della Regione - appunto - è composto per quasi l'80 per cento dalla sanità, ma non è che quelli della sanità siano fondi totalmente regionali, nella sanità questo bilancio prevede un’aggiunta di 150 milioni di euro, ma noi dobbiamo ragionare su circa 1 miliardo di euro di fondi regionali che abbiamo a disposizione, quindi quando si parla di 40 milioni o 50 milioni dovete sapere che è su quel miliardo di euro, tolti i 150 milioni di euro della sanità per l'integrazione socio-sanitaria, per il fondo della non-autosufficienza, per la parte che va sui trasporti pubblici, e su tutte le politiche, fra cui anche la parte delle attività produttive che si rivolge in particolare alla innovazione, alla internazionalizzazione e così via. Ma sono fondi che vanno verso linee di spesa che si attivano attraverso la consultazione, il ragionamento e l'accordo all'interno del tavolo per lo sviluppo e la crescita sostenibile, al quale siedono tutti i soggetti di questa Regione, sia istituzionali sia rappresentanti delle imprese piccole, medie e grandi e del sindacato.

Si può fare di più? Abbiamo qualche limite, che non è così indifferente. Stiamo parlando di limiti e vincoli di bilancio. Il Patto di stabilità non ci permette di impegnare e spendere più di 1 miliardo e 300 milioni di euro all'anno, considerando, anche sui pagamenti ciò che abbiamo già previsto nel passato. In realtà, quindi, noi abbiamo una cappa che restringe tutte le possibilità di osare, di andare oltre. Lo stiamo facendo, ma rimanendo nei limiti.

Voi avete visto, avendo letto il giudizio di parificazione della Corte dei Conti sul 2012, un buon giudizio. Ieri, durante l'intervallo dell'Assemblea, ero alla Corte dei Conti per una udienza pubblica sul bilancio 2013. Mi pare che ci sia un buon giudizio, ma tutti i parametri e vincoli sono anche un valore, almeno per questa Regione. Abbiamo un bilancio a posto, che rispetta le norme, norme che possiamo condividere o non condividere, ma norme rimangono.

L’atro aspetto è il tema della centralizzazione dello Stato, che da molti anni esercita un’opera di attrazione verso di sé. Si tratta di un problema politico molto forte che credo investa ogni appartenenza politica. Mi pare di avere visto, ad esempio, degli emendamenti alla legge di Stabilità che restringono ulteriormente la possibilità di agire sul Patto di stabilità. Voi sapete bene che, oltre alle risorse che si mettono a disposizione per le singole attività e per delle politiche - appunto - attive settoriali, ci sono delle modalità che questa Regione è riuscita ad attivare in senso virtuoso, che non stavano scritte o non erano un obbligo di legge, come riuscire a far sì che la liquidità giri nella nostra Regione, quindi il sostegno per l'accesso al credito (consorzi fidi), perché oggi è stato sottolineato il dato dei 10 milioni, ma in realtà ci sono altre voci nel bilancio, quindi superiamo i 25 milioni nelle diverse attività (produttive, commercio, turismo), a cui si aggiungono, anche se in questo momento non ricordo il dato a memoria, quelli dell'agricoltura (oltre ai 25 milioni).

Ma gli altri due aspetti che hanno mosso liquidità all'interno della nostra Regione sono state le azioni per l'abbassamento dei tempi della liquidazione delle imprese in sanità, da 210 giorni a 90 giorno, e ci siamo già, e la gestione che questa Regione fa sul Patto di stabilità. In tre anni abbiamo immesso una potenzialità di spesa che era impossibile, se la Regione non avesse fatto quest'azione di collaborazione, condivisione e cooperazione con tutti gli enti per mettere in osmosi le potenzialità che alcuni avevano e altri non potevano avere. Sono più di 600 milioni di euro. Quando a livello nazionale sul patto di stabilità si dice che sgravare 1 miliardo di euro è una grandissima cosa, sulla quale peraltro noi abbiamo spinto, e tutti i comuni e le imprese, nel nostro piccolo, noi siamo riusciti a fare questo. Tuttavia, se andrà avanti, come andrà avanti, un emendamento di questa notte, vuol dire che la Regione Emilia-Romagna non potrà più fare nemmeno questo, perché vi è un’aspirazione delle potenzialità, la Regione potrà farlo, ma non potrà re-distribuirlo sui comuni, ma andrà a fare monte di un fondo nazionale, che sarà lo Stato a ridistribuire.

Ebbene, questi sono temi che fanno male, perché quando ci sono poche risorse, dobbiamo riuscire a farle uscire dalle casse pubbliche e far sì che esse creino opportunità di produzione, di lavoro e che sia possibile utilizzare la liquidità. Posso dire che quanto avete sottolineato, le necessità del nostro Paese, delle famiglie della nostra Regione, delle imprese, sono gli stessi temi su cui si lavora ormai esclusivamente, direi. Ogni attività di questa Giunta si concentra per formare, dare, nell'ambito della rete di formazione di grande specializzazione tecnica, professionalità adeguate, dare l'appoggio per la conversione professionale per chi perde il lavoro.

Per quanto riguarda il tema della ricerca e dell'innovazione, come far sì che la grandissima qualità che esiste in questa Regione, su tanti settori, oltre all'altissima tecnologia industriale, l'innovazione del prodotto nel food e così via, si va in tanti settori, per essere al loro fianco e sostenerli, anche nell'Expo, se è possibile. Per esempio, oggi, nell'ambito della finanziaria, approverete un articolo che prevede 1 milione e 500 mila euro per la partecipazione all'Expo, ma non sarà una partecipazione dell'Emilia-Romagna, ma sarà nell’ambito di un accordo con le altre regioni, cioè la Regione assieme alle imprese di questo territorio. Si valuterà, in questi giorni, nei prossimi giorni, quali saranno le modalità per potere, in quella sede, esprimere il massimo delle nostre peculiarità.

Rivolgendomi al consigliere Pollastri, mi dispiace non riuscire a risponderle, ma posso dirle che ogni volta che ci sono processi di intese, di piani d'area, di condivisione sulla progettualità, oppure sui livelli istituzionali di aggregazione (con grandissima fatica) nell'ambito delle unioni, si innescano dei processi virtuosi, nell'ambito dei quali, non da lì ad una settimana, ma da lì a tre, a cinque anni, e noi dobbiamo sapere vedere a tre, a cinque anni, ed anche oltre, si realizzano economie vere. Prendiamo ad esempio l'Unione della Bassa Romagna che, nel presentare il proprio bilancio, dopo cinque anni, è riuscita a dimostrare che, rispetto ad una spesa x per il funzionamento, ha recuperato delle risorse che sono state immesse a sostegno dell'occupazione, per far sì che, a fianco delle politiche nazionali, quelle poche che ci sono, di riuscire ad introdurre sul territorio una politica, in questo frangente, di un certo tipo, ma che ogni singolo comune non avrebbe mai potuto farlo, così oltre 1 milione di euro per una realtà di nove comuni in appoggio a chi assume. Ogni situazione, quindi, va vista nello specifico. Ma quel che bisognerebbe fare è - e per quanto mi riguarda, lo vorrei - riuscire costantemente ad entrare nel merito delle cose e, con grande pazienza, riuscire a costruire processi di innovazione e di cambiamento. È difficile, lo sapete bene che è difficile, così come sapete che il non cambiamento, il rimanere nella propria nicchia, in genere, cerca a tutti i costi appoggi per rimanere nel proprio nido. Dipende anche da noi, se crediamo e se vogliamo far sì che la burocrazia complessivamente, che i livelli di governo siano più chiari nel cosa fare e su chi fa e che cosa e avviare, come stiamo facendo, momenti di fortissima modifica dei processi amministrativi attraverso l'informatica, dobbiamo cercare di essere - e vogliamo esserlo - coesi e spingere su tutti i territori. Non li stiamo mettendo in difficoltà, ma li stiamo aiutando. Proviamo a far sì che ci seguano. Piano? Piano, ma non immobili.

Con riferimento ai tanti temi sollevati dal consigliere Pollastri, sulle società partecipate, sulla sicurezza, e così via, quando volete, vengo in commissione Bilancio a ragionare rispetto al quadro delle società partecipate dello scorso anno o in questo anno sugli obiettivi che la stessa commissione ci aveva dato, ci sono state delle evoluzioni, nulla è immobile, anzi al contrario.

Sul tema della sicurezza, avrei proprio piacere di discuterne anche a fondo, perché gli interventi sono tanti, come sono tante le realizzazioni e gli effetti sui territori, positivi e dimostrabili. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, vicepresidente Saliera.

Con la replica della vicepresidente Saliera si conclude questa prima parte dei nostri lavori, che riprenderanno oggi pomeriggio alle 15 in punto. Mi raccomando, colleghi, siate puntuali, perché non ci sono interpellanze da discutere.

Ricordo che alle 13,30 è convocato l'Ufficio di Presidenza. Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,03

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Cinzia CAMORALI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta: il presidente della Giunta Vasco ERRANI;

il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Simonetta SALIERA.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Carlo LUSENTI e Tiberio RABBONI e i consiglieri Sandro MANDINI, Rita MORICONI e Gian Guido NALDI.

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Costi

Corradi - Meo

 

Espandi Indice