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17.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 5 MAGGIO 2015

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 241

Interpellanza circa le azioni da porre in essere per mettere in sicurezza la strada statale Valtrebbia. A firma del Consigliere: Rancan

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN (LN)

GAZZOLO, assessore

RANCAN (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

CALIANDRO (PD)

 

OGGETTO 333

Interpellanza circa le azioni di attuare per riparare i danni causati dalle mareggiate, ripristinare le spiagge più colpite e contrastare il fenomeno della subsidenza con particolare riferimento ai territori delle Province di Ferrara e Ravenna. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

BERTANI (M5S)

GAZZOLO, assessore

BERTANI (M5S)

 

OGGETTO 366

Interpellanza circa procedure riguardanti l'affidamento del servizio idrico a gestori terzi, con particolare riferimento ad Atersir. A firma dei Consiglieri: Bargi, Delmonte, Marchetti Daniele

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

BARGI (LN)

GAZZOLO, assessore

BARGI (LN)

 

OGGETTO 518

Relazione sull'attività svolta dal Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale nell'anno 2014 (ai sensi della L.R. 19 febbraio 2008 n. 3, art. 10, comma 7 e della L.R. 17 febbraio 2005 n. 9, art. 11, comma 1).

PRESIDENTE (Rainieri)

BRUNO Desi, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 545

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la campagna "Un'altra difesa è possibile" per la difesa e il servizio civile e la raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sull'istituzione di un Dipartimento della Difesa Civile non armata e non violenta. A firma dei Consiglieri: Torri, Alleva, Taruffi

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

TORRI (SEL)

PARUOLO (PD)

POMPIGNOLI (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

IOTTI (PD)

PRODI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

ZAPPATERRA (PD)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

MONTALTI (PD)

MUMOLO (PD)

AIMI (FI)

BERTANI (M5S)

CALIANDRO (PD)

RANCAN (LN)

CALIANDRO (PD)

CALIANDRO (PD)

TORRI (SEL)

 

OGGETTO 419

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo al fine di prevedere un piano di assunzioni che assorba tutto il personale docente e ausiliario tecnico amministrativo, prevedendo inoltre la stabilizzazione di tutti i precari operanti nel mondo della scuola. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Discussione e reiezione)

OGGETTO 317

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso il Governo al fine di perseguire la stabilizzazione dei docenti e del personale non docente, precari con più di 36 mesi di servizio, in ottemperanza alle direttive della Corte di Giustizia europea. A firma del Consigliere: Alleva

(Discussione e reiezione)

OGGETTO 577

Risoluzione per sostenere un sistema di istruzione inclusivo qualificato e qualificante sulla base delle riforme programmate. A firma dei Consiglieri: Boschini, Marchetti Francesca, Calvano, Poli, Bagnari, Ravaioli, Soncini, Zoffoli, Caliandro, Rossi Nadia, Bessi, Mumolo, Iotti, Prodi, Zappaterra, Sabattini, Cardinali, Lori, Serri, Rontini, Pruccoli, Mori, Montalti

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

LIVERANI (LN)

BOSCHINI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (SEL)

PRESIDENTE (Rainieri)

PARUOLO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

BIANCHI, assessore

GIBERTONI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (M5S)

MARCHETTI Francesca (PD)

BIGNAMI (FI)

FOTI (FdI)

DELMONTE (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 545 - 419 - 317 - 577

Emendamenti oggetto 545

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,15

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la diciassettesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Comunico che non potranno partecipare ai lavori odierni i consiglieri Alleva, Fabbri, Molinari, la presidente dell’Assemblea Saliera, il sottosegretario Andrea Rossi e l’assessore Corsini.

Procediamo con le interpellanze.

 

Svolgimento di interpellanze

 

OGGETTO 241

Interpellanza circa le azioni da porre in essere per mettere in sicurezza la strada statale Valtrebbia. A firma del Consigliere: Rancan

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La parola al consigliere Rancan. Ha otto minuti complessivi per il suo intervento.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Nell'interpellanza in oggetto si portano all'attenzione dell'Assemblea e della Giunta le condizioni di incuria della statale 45 in Provincia di Piacenza.

La statale 45 è un collante fondamentale tra il capoluogo di provincia, quindi Piacenza, e tutta la Valtrebbia, iniziando da La Verza, quindi appena dopo Piacenza, fino ad arrivare ad Ottone. È una strada molto importante perché tutti i giorni è indispensabile per consentire a lavoratori, studenti e pendolari di poter passare dall'Alta Valtrebbia, quindi da zone di montagna, fino a giungere al capoluogo di Provincia per andare al lavoro oppure per andare a scuola.

Questa strada statale versa in condizioni abbastanza gravi, ci sono state molte frane e molte crepe, ultimamente dossi e guardrail divelti che hanno portato a fare varie considerazioni, anche sui giornali abbiamo visto che ci sono stati vari interventi e ci sono state anche delle opinioni discordanti.

Quattro anni fa erano stati annunciati 11 milioni di euro di interventi che sarebbero stati fatti su quella strada e poi sarebbero stati destinati ad interventi in condizioni completamente mutate, quindi fondamentalmente non si sa come siano finiti questi 11 milioni di euro.

Quello che noi vogliamo sapere in questa interpellanza è il quadro esatto dei finanziamenti già stanziati e se vi è una quota di finanziamenti a carico della Regione; se la Regione intende farsi carico di ulteriori spese per la messa in sicurezza di questa strada per garantire i servizi ai cittadini di quel territorio; anche nel caso in cui fossero stanziati dei fondi, quali possono essere i tempi di stanziamento di questi fondi e le relative opere; in caso di piccoli incidenti sulla statale per frane e smottamenti di chi è la responsabilità se succede qualcosa alle persone e alle strutture, se è a carico di Regione, Provincia, o altri.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Risponde l'assessore Gazzolo. Ha otto minuti a disposizione.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. Rispondo io e rispondo ovviamente d'intesa con l'assessore ai trasporti e alla viabilità Donini, ricordando che la Regione Emilia-Romagna ha sempre svolto un monitoraggio attento sugli interventi programmati dall'ANAS e sul loro stato di attuazione in Emilia-Romagna. Recentemente ha inoltre sollecitato l'attivazione di risorse derivanti anche dal decreto "Sblocca Italia" per interventi di manutenzione straordinaria per garantire la viabilità in alcuni tratti particolarmente critici.

In particolare gli eventi alluvionali che cita il consigliere Rancan, verificatesi nei mesi di gennaio e febbraio 2014, hanno provocato l'accentuarsi di alcuni movimenti franosi già in atto lungo la statale 45. Per questo è stato messo a punto un pacchetto di interventi, dal valore di 11 milioni di euro, che comprende opere di sostegno e di stabilizzazione delle zone di frana, rifacimento della pavimentazione, opere protettive da caduta massi, installazione di nuove barriere di sicurezza e parapetti.

Tra le opere di ripristino più urgenti si evidenziano i lavori di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza del tratto dal confine regionale a Ponte Lenzino per un importo di 4 milioni 888 mila euro, i lavori di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza da Bobbio a La Verza per un importo di 4 milioni 577 mila euro, i lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino strutturale del viadotto San Salvatore per 1 milione 498 mila euro.

Lo scorso 6 marzo sono stati pubblicati i bandi di gara e si prevede l'avvio dei cantieri nei mesi di giugno e luglio. Per i primi due interventi si stima una durata di esecuzione di 360 giorni, per il terzo di 210 giorni.

A queste opere si aggiungono quelle già concluse per un totale di circa 25 milioni di euro, di cui lascio in calce alla risposta all'interpellanza, che quindi consegnerò al consigliere, esattamente l'elenco con il dettaglio di tutti i lavori fatti sino ad oggi.

Accogliendo e condividendo le istanze degli enti locali, l'ANAS sta avviando un ulteriore progetto per il miglioramento del tratto stradale già oggetto del finanziamento degli 11 milioni che prima richiamavo, con l'adeguamento delle barriere di sicurezza in tratti saltuari. Si tratta di opere che potranno trovare attuazione compatibilmente con le future assegnazioni finanziarie.

Da ultimo sottolineo che in caso di incidente o danni causati a persone e mezzi dovuti a condizioni precarie della statale, le responsabilità sono in capo all'ente proprietario della strada, in questo caso ANAS, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 285 del 30 aprile 1992. In particolare ANAS, allo scopo di garantire la sicurezza e la fluidità della circolazione, deve provvedere alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi, al controllo tecnico dell'efficienza delle strade e delle relative pertinenze, all'apposizione e manutenzione della segnaletica prescritta.

Penso di avere risposto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Gazzolo.

Il consigliere Rancan ha ancora cinque minuti per un'eventuale replica. Prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Ringrazio l'assessore Gazzolo della risposta, anche perché sono state fornite risposte a tutti i quesiti che avevo chiesto. Ora attendiamo l'avvio dei cantieri con le tempistiche che ci siamo detti e magari poi ci riaggiorneremo più avanti su come verranno fatti i lavori e se le risorse verranno spese in modo adeguato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Passiamo all'interpellanza oggetto 333...

 

CALIANDRO: E la relazione dell’avvocato Desi Bruno?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Presidente, ci sono tre interpellanze, due ancora da svolgere, e poi passeremo alla relazione dell'avvocato Desi Bruno.

 

CALIANDRO: Scusi, non avevo capito che c'era stata un'inversione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non c'è problema.

 

OGGETTO 333

Interpellanza circa le azioni da attuare per riparare i danni causati dalle mareggiate, ripristinare le spiagge più colpite e contrastare il fenomeno della subsidenza con particolare riferimento ai territori delle Province di Ferrara e Ravenna. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La parola al consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Questa interpellanza nasce a seguito degli eventi atmosferici che hanno colpito il nostro territorio nel febbraio di quest'anno. In particolare ci riferiamo ai seri danni che, a seguito di questi eventi, hanno subito gli stabilimenti balneari e la costa, con una notevole riduzione dell'area di spiaggia utilizzabile.

Vogliamo qui solo ricordare che la spiaggia rappresenta una delle radici dell'economia turistica del distretto della costa emiliano-romagnola, un distretto che conta circa 40 milioni di presenze l'anno e che ha 110 chilometri di costa.

Questi 110 chilometri di costa, negli anni, a seguito dei processi erosivi, sono in condizioni sempre più critiche. Teniamo conto, ad esempio, che nel 2006 le spiagge giudicate con condizioni critiche erano circa il 47 per cento della costa, nel 2012 sono diventate il 65 per cento, circa 77 chilometri di costa.

Al di là degli eventi di questo febbraio, le cause sono molteplici; la riduzione del trasporto solido fluviale e la subsidenza sono fra le maggiori. La subsidenza ha effetti devastanti soprattutto in alcune zone, quali, ad esempio, il tratto di costa di Lido di Dante, dove abbiamo una subsidenza di circa 1,9 centimetri l'anno, che è la velocità di abbassamento più elevata di tutto il litorale, ma abbiamo anche esempi come Cesenatico dove dal 1950 al 2005 c'è stato un calo di ben 116 centimetri.

In Regione abbiamo un importante strumento per difenderci da questi eventi, è il "Piano per la gestione integrata delle zone costiere", che prevede varie azioni di rimozione delle cause e mitigazione dell'erosione. In particolare, fra le più importanti, una è azzerare la componente antropica della subsidenza, cioè quella dovuta all'estrazione di acqua, di fluidi, e all'estrazione di metano, quindi ci riferiamo in particolare alle concessioni per le estrazioni metanifere.

Inoltre la Regione Emilia-Romagna si era impegnata, al fine di fronteggiare il fenomeno, ad effettuare i ripascimenti straordinari ogni cinque anni. Ultimamente si è parlato del "progettone", un progetto di circa 16,5 milioni di euro che doveva mettere in sicurezza e ricominciare a fare interventi di ripascimento.

Tenuto conto che la stagione estiva è alle porte, anzi, è già cominciata, vorremmo chiedere all'assessore quali sono le strategie a breve e medio termine (perché sicuramente non risolviamo tutto in una stagione) che vogliamo perseguire, in particolare quali saranno i tempi dei ripascimenti e gli investimenti che vogliamo fare. Per quanto riguarda invece la subsidenza vogliamo capire cosa vuole fare la Regione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

La parola all'assessore Gazzolo.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. In merito all'interpellanza in oggetto relativa alla situazione creatasi sulla zona costiera regionale a causa delle mareggiate del 5 e 6 febbraio, premetto che, anche se so che il consigliere conosce il dato, l'evento è stato caratterizzato da moto ondoso per vento di Bora fino a oltre 80 chilometri l'ora e raffiche a 100 chilometri l'ora, le altezze d'onda hanno fatto registrare valori superiori a 3 metri alla boa Nausicaa posizionata al largo di Cesenatico e contemporaneamente si è registrata una quota di acqua alta a 1,21 metri con onde che hanno superato i 4 metri. Tale concomitanza di fenomeni di tale intensità fa ascrivere questo evento fra quelli più severi degli ultimi cinquant'anni. La mareggiata, che pur calando di intensità, è durata fino al 7 febbraio, ha determinato in molti tratti costieri erosione della spiaggia e degli argini invernali di protezione, il danneggiamento di alcune opere di difesa, allagamenti e danni alle infrastrutture turistiche e agli abitatati.

In relazione a questo evento, la stima analitica dei danni e dei fabbisogni finanziari per il ripristino del patrimonio pubblico, del patrimonio privato e delle attività economiche e produttive, dopo la prima ricognizione immediatamente a fine evento, è stata avviata come di norma a seguito della dichiarazione di stato di emergenza richiesta dal presidente Bonaccini e concessa a fine marzo scorso.

La strategia a breve, medio e lungo termine con cui la Regione opera nell'ambito della difesa e gestione costiera è quella delineata nelle linee guida GIZC del 2005, che prevedono fra le diverse misure: il ripascimento come tipologia principale di intervento; la manutenzione, ove necessario, delle opere rigide esistenti; la riduzione della subsidenza; il ripristino, per quanto possibile, del trasporto solido fluviale.

Va innanzitutto ribadito con grande chiarezza che non esistono sistemi risolutivi per il contenimento dell'erosione e che è necessario sempre pensare agli effetti che si generano sottocorrente, lungo costa, degli interventi e delle azioni che si mettono in campo, così come lungo un'asta fluviale, in una logica di bacino idrografico.

In quest'ottica, la scelta del ripascimento, ambientalmente e funzionalmente più corretta, non solo a giudizio di questa Regione, rispetto alle opere rigide, comporta necessariamente una manutenzione periodica ordinaria con una corretta gestione dei sedimenti litoranei, e straordinaria (ogni cinque o sei anni) con immissione di nuovi volumi di sedimenti nel sistema costiero, lasciando il tempo alle politiche territoriali di esplicare i propri effetti, più a lungo termine, di riduzione della subsidenza e ripristino, ove possibile, del trasporto solido fluviale.

Tali politiche, avviate già negli anni Ottanta e Novanta e successivamente perseguite con costanza, cominciano a far registrare in questi anni i loro effetti positivi. L'ultimo rapporto ARPA Emilia-Romagna sulla subsidenza ha evidenziato per il periodo 2006-2011 che il litorale nella sua interezza mostra una prevalente tendenza alla diminuzione della subsidenza, con un abbassamento medio, relativamente ad una fascia di 5 chilometri verso l'entroterra, di circa 4 millimetri l'anno, sostanzialmente dimezzato rispetto al periodo precedente 2002-2006.

Persistono alcuni punti critici lungo il litorale ravennate, soprattutto nel tratto tra Lido Adriano e la foce del Bevano. Per contrastare in quest'area il fenomeno indotto dal prelievo di gas dal sottosuolo, nel 2002 è stato avviato un progetto sperimentale di reiniezione di acque di strato nelle unità geologiche profonde del giacimento Angela-Angelina, sulla base di un protocollo d'intesa tra Regione, Comune, Provincia di Ravenna e Eni. I risultati preliminari sono incoraggianti, anche se è ancora presto per osservare effetti apprezzabili sulla diminuzione dei tassi di subsidenza, da un lato, perché i tempi di risposta degli strati nel sottosuolo in tale processo sono necessariamente lunghi e, dall'altro lato, perché nella fase sperimentale si è proceduto come di prassi con iniezioni di portate contenute finalizzate a studiare e monitorare il comportamento dei suddetti strati. Inoltre Eni contribuisce da molti anni alla difesa della costa attraverso accordi bilaterali con il Comune di Ravenna, l'ultimo dei quali vigente per i prossimi tre anni.

Più in generale, per quanto riguarda lo sfruttamento dei giacimenti, in ogni procedura di VIA inerente alla concessione di prelievo di idrocarburi vengono valutate le migliori opere compensative rispetto alle problematiche indotte dal fenomeno della subsidenza.

Ai fini del ripristino in tempi brevissimi delle spiagge maggiormente colpite dalla mareggiata e in tempo utile per la stagione balneare 2015, la Regione ha già stanziato 950 mila euro per interventi di somma urgenza, alcuni già completati e altri in corso che si concluderanno entro maggio 2015, sulle spiagge più colpite in tutte e quattro le province costiere. Nella stessa ordinanza n. 232 sono compresi ulteriori interventi per 1 milione di euro per la mitigazione del rischio su altre zone colpite anche se meno duramente.

Per quanto riguarda il terzo intervento straordinario di ripascimento con sabbie sottomarine, il cosiddetto "progettone" - anzi, "progettone 3" in verità - si fa presente che nell'attesa della messa a disposizione dei fondi necessari da parte del Ministero per un tale intervento (la soglia finanziaria minima è di circa 13-14 milioni di euro; noi al Ministero abbiamo rappresentato un fabbisogno complessivo del "progettone 3" per 20 milioni di euro, di cui 1,5 milioni cofinanziati con i fondi del bilancio regionale), con circa 5-6 milioni di euro disponibili nell'ambito dell'accordo di programma Regione e Ministero dell'ambiente siglato nel novembre 2010 è stato comunque possibile effettuare importanti manutenzioni su tutta la costa e realizzare due interventi innovativi: il ripascimento di Lido di Volano con sabbie dello scanno di Goro, sabbiodotto temporaneo, e la realizzazione del sabbiodotto permanente di Riccione, che peraltro non ci risulta essere stato danneggiato nella sua funzionalità e operatività dalla mareggiata dello scorso febbraio.

Il terzo intervento straordinario è stato presentato per il finanziamento al Ministero dell'ambiente già a fine 2013 e aggiornato a dicembre 2014 con un adeguamento dei quantitativi di sabbia necessari e del costo complessivo che prima richiamavo. Il progetto attualmente caricato nel repertorio nazionale ammonta a 20 milioni di euro, di cui, appunto, 1,5 milioni di cofinanziamento regionale approvato nello scorso bilancio.

La Regione sta operando anche attraverso la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico "#italiasicura" affinché il progetto sia finanziato a breve in modo da poter svolgere tutte le procedure preparatorie del progetto con i fondi regionali e poter dunque avviare i lavori con l'inizio del 2016.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Gazzolo.

Il consigliere Bertani ha ancora cinque minuti per l'eventuale replica. Prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Ringrazio l'assessore per la risposta esaustiva. L'invito è sicuramente ad accelerare le pressioni anche presso il Governo perché queste azioni davvero stanno diventando sempre più urgenti.

L'altra questione che ci preme capire è se l'attività estrattiva di terra e di mare sulla linea di costa sarà favorita o meno anche in seguito allo "Sblocca Italia", che in qualche modo ci toglie qualche competenza. Tra l'altro ci preoccupa un po' l'accordo fra il Comune di Ravenna ed Eni per 12 milioni di euro, in cui sembra che il Comune dovrà farsi parte in causa presso la Regione per convincerci che le estrazioni non causano poi così tanta subsidenza; speriamo che invece questi fondi vengano utilizzati per mitigare questi effetti. Grazie.

 

OGGETTO 366

Interpellanza circa procedure riguardanti l'affidamento del servizio idrico a gestori terzi, con particolare riferimento ad Atersir. A firma dei Consiglieri: Bargi, Delmonte, Marchetti Daniele

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La parola al consigliere Bargi per illustrare l'interpellanza.

 

BARGI: Grazie, presidente. Questa è un'interpellanza dovuta in quanto ad un precedente question time sul medesimo argomento ci era stata data una non-risposta perché si è rimandato ad un emendamento, a cose che stanno avvenendo al Parlamento e non qui nella nostra Regione.

Sto parlando del caso dei cinque Comuni interessati dalle sollecitazioni di Atersir, quindi Fanano, Montese e Fiumalbo per quanto riguarda il Modenese, e Lizzano in Belvedere e Granaglione per quanto riguarda il Bolognese. Sono Comuni che, come dicevamo nel precedente intervento - e poi ne abbiamo discusso anche riguardo ad altri argomenti perché era uscita fuori questa tematica - sono stati sollecitati da Atersir ad adempiere alle disposizioni legate al cosiddetto "Sblocca Italia", che prevede un gestore unico del servizio idrico per l'ambito ottimale.

Sono comuni montani, sono comuni che hanno a disposizione sorgenti d'acqua e quindi attualmente gestiscono in economia, cioè in proprio, il servizio idrico. Per loro questo rappresenta un certo vantaggio perché ovviamente, soprattutto per quanto riguarda i comuni di alta quota, l'acqua scende direttamente, quindi non hanno nemmeno bisogno di pompe o strumenti che possono spingerla, perciò spesso e volentieri è un servizio totalmente, diciamo, in ricavo, nel senso che a fronte di pochissimi costi di gestione e di tariffe, tra l'altro, agevolate, spesso forfettarie, consente di avere un vantaggio enorme per i Comuni proprio perché sono praticamente quasi solo entrate, e per i cittadini perché le tariffe sono agevolate.

Visto che ad oggi questi comuni hanno più di mille abitanti e quindi per quanto riguarda la legge "Sblocca Italia" non sono esentati da questa procedura che prevede un unico gestore, e visto che Atersir, rispetto al precedente question time che era nato dopo una sollecitazione di inizio anno, ha inviato un'ulteriore lettera il 12 marzo chiedendo ancora a questi Comuni di adempiere quando il termine ultimo è il 30 settembre di quest'anno, però Atersir sta continuando ad insistere, e visto che comunque non ci sono misure che possiamo prendere a livello regionale che possono scavalcare una normativa nazionale malgrado quello che si è detto riguardo ad un progetto di fusione, interpelliamo la Regione, quindi chiediamo come si voglia porre la Regione in merito ad alcuni temi: intanto in merito all'insistenza di Atersir nei confronti di questi Comuni, perché ben prima della scadenza ci sono queste continue lettere, c'è questo continuo insistere sul passaggio sotto questo gestore unico quando in realtà, come ricordavate voi, è ancora aperta la discussione in Parlamento e quindi ancora magari c'è da mettere la parola fine riguardo a questa questione; poi chiediamo come intende eventualmente procedere Atersir nel caso in cui si proceda ad attivare questo gestore unico, se intende affidare il servizio idrico di questi Comuni con bando di gara o con assegnazione diretta; poi chiediamo se la Regione intenda farsi portavoce di questi enti presso il Governo e il Parlamento, quindi se intende prendere una posizione politica che sia chiara e precisa affinché si possa procedere ad una modifica normativa nel senso di dare la possibilità a questi Comuni di continuare a gestire il servizio idrico.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

La parola all'assessore Gazzolo per la risposta.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. Il processo di riordino dei servizi pubblici è stato avviato con la legge regionale 23/2011 ed è basato sul principio di industrializzazione della gestione al fine di garantire il raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario e il rispetto dei principi di efficacia, efficienza ed economicità, anche in relazione agli investimenti programmati.

Attualmente nel territorio regionale sono presenti ancora alcune sporadiche realtà di gestione a livello comunale che si prevede vengano portate a conformità rispetto alle disposizioni normative in materia.

L'orientamento verso affidamenti della gestione dei servizi pubblici ambientali e la definizione della relativa tariffa a livello di ambito territoriale ottimale gestionale è da considerarsi proprio a favore dei comuni di dimensioni minori, che da soli non sarebbero in grado di sostenere i costi di gestione e gli investimenti necessari per garantire un servizio di qualità e rispettoso della normativa di settore.

Per quanto attiene nello specifico il contenuto dell'interrogazione, comunico che il servizio idrico integrato è stato affidato all'ex ATO di Bologna e Modena rispettivamente nel 2004 per i Comuni di Lizzano in Belvedere e Granaglione, nel 2007 per i Comuni di Fanano, Fiumalbo e Montese. Tali affidamenti sono tuttora in essere e conformi alla normativa vigente.

Ai sensi dell'articolo 153, comma 1, del decreto legislativo 152/2006, come modificato dal decreto legislativo 133/2014, convertito con legge 164/2014, gli enti locali proprietari delle infrastrutture idriche devono affidarle in concessione d'uso gratuita al gestore del servizio idrico integrato per tutta la durata della gestione entro il termine perentorio di sei mesi, come il consigliere richiamava, dalla data di entrata in vigore della disposizione di cui al suddetto articolo. Tale termine è quindi scaduto e i Comuni in oggetto non hanno ancora provveduto ad ottemperare a quanto previsto dalla normativa.

Per quanto concerne il Comune di Toano si sottolinea che la gestione in house è scaduta a fine 2010 e deve essere effettuato il nuovo affidamento del servizio nel rispetto delle norme.

La Regione non è a conoscenza della modalità di affidamento in quanto tale decisione è di competenza di Atersir.

Si comunica, inoltre, che è in discussione al Senato - lo avevo già precisato in una precedente risposta ad un'interpellanza - un emendamento, del relatore del collegato ambientale, per valorizzare la gestione in territori di pregio. La Regione è interessata a supportare qualsiasi iniziativa a questo emendamento e qualsiasi iniziativa tesa a valorizzare la risorsa idrica e il territorio montano nell'ambito delle regole. La stessa Regione, infatti, a seguito di uno specifico emendamento alla proposta di legge relativa alla fusione dei Comuni di Granaglione e Porretta Terme, ha avviato a questo proposito degli incontri per la definizione di un accordo di programma collegato, appunto, alla legge di fusione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Gazzolo.

Il Consigliere Bargi ha quattro minuti per la replica. Prego.

 

BARGI: Grazie, presidente. Ritorniamo sul punto dell'altra volta: purtroppo non è che si può, da un lato, dire: "guardate che al Parlamento stanno facendo..." e poi, dall'altro, mi ritrovo che la settimana scorsa, proprio sulla delega al Governo per la riforma dei servizi pubblici locali (se non sbaglio, mercoledì sera si va a votare questa delega in cui ci sono i principi con cui i servizi pubblici locali possono poi essere gestiti o comunque affidati agli enti o ai gestori terzi), non è passato un emendamento presentato dal gruppo della Lega Nord che dice proprio che ai comuni montani, ai piccoli comuni viene garantita la possibilità di gestire in proprio - non l'obbligo, perché è chiaro che i comuni che sono in difficoltà è giusto che possano affidarsi al gestore terzo, ma i comuni che invece traggono vantaggio dalla gestione in economia, è ovvio che devono avere la possibilità, a nostro avviso, di poter gestire in proprio. Questo diceva l'emendamento della Lega.

Emendamento che, tra l'altro, ha suscitato un certo scalpore perché ha spaccato la maggioranza e in particolare il Partito Democratico, di cui 16 senatori hanno votato a favore e l'emendamento non è passato per un solo voto. Provi ad indovinare come ha votato il relatore di maggioranza che lei dice che ha presentato un emendamento? Il senatore Vaccari è stato proprio l'ago che ha fatto cadere questo emendamento della Lega Nord.

Quindi, ad oggi, il Governo, nella sua delega di riforma dei servizi pubblici locali, non ha questo principio, quindi, volendo, potrebbe addirittura tornare indietro rispetto a quello dei comuni sotto i mille abitanti, che comunque non è il nostro caso, ma potrebbe anche retrocedere rispetto a quella posizione perché il principio non c'è nella delega.

L'emendamento al collegato ambientale di cui parlate lo abbiamo trovato, lo abbiamo guardato. Il collegato ambientale deve ancora finire il suo iter al Senato, poi va alla Camera. Noi siamo in uno Stato bellissimo di bicameralismo perfetto, quindi alla Camera lo disfano nuovamente, bisogna aspettare mesi su mesi, c'è l'estate di mezzo, bisogna anche andare in ferie, perciò sicuramente entro il 30 settembre questo documento non vedrà la luce e quindi, non vedendo la luce, questi comuni saranno costretti a dover cedere il servizio al gestore terzo e poi magari vedersi passare il collegato con l'emendamento inserito.

Detta come va detta, non si può, da un lato, fare la battaglia politica e dire: "noi ci siamo, siamo con voi, vi diamo una mano" e poi, dall'altro lato, si fa di tutto per cercare di andare dall'altra parte. Io credo che se la Regione volesse, batterebbe i pugni sul tavolo, andrebbe dal Governo e direbbe: "noi abbiamo bisogno di questo emendamento perché noi abbiamo delle casistiche che magari altre regioni non hanno, per cui abbiamo dei comuni che devono in qualche modo poter avere la possibilità di gestire in proprio, se vogliono, il servizio idrico". Facciamo un emendamento a qualche documento che esce da qui all'estate, non al collegato ambientale, perché è praticamente una presa in giro. Se poi su un emendamento che dà un indirizzo ben preciso al Governo per quanto riguarda i servizi pubblici locali andiamo anche a votare contro, allora è chiaro che qui stiamo a parlare di niente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

Abbiamo così concluso la parte riguardante le interpellanze.

 

OGGETTO 518

Relazione sull'attività svolta dal Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale nell'anno 2014 (ai sensi della L.R. 19 febbraio 2008 n. 3, art. 10, comma 7 e della L.R. 17 febbraio 2005 n. 9, art. 11, comma 1).

 

PRESIDENTE (Rainieri): La parola al Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, che ci esporrà la propria relazione, avvocato Desi Bruno.

 

(Entra il Garante regionale delle persone private della libertà personale Desi Bruno)

 

BRUNO Desi, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale: Grazie, presidente. Grazie, consiglieri per l'attenzione alla relazione del Garante delle persone private della libertà personale.

Ho presentato una relazione relativa all'attività del 2014 che ovviamente rimando alla vostra attenzione e alla vostra lettura e che cerco di riassumere sinteticamente nei punti essenziali.

Innanzitutto l'attività dell'ufficio del Garante nel 2014 si colloca in una fase di miglioramento complessivo delle condizioni di vita all'interno delle carceri, comprese le carceri della nostra regione, in virtù di una forte riduzione delle presenze che sta andando in qualche modo, si può dire, quasi a norma, nel senso che nelle carceri dell'Emilia-Romagna - che pure è stata una delle regioni maggiormente colpite dal problema del sovraffollamento e da cui, peraltro, sono partiti anche i ricorsi che hanno portato alla sentenza di condanna della Corte europea, la famosa sentenza Torreggiani del gennaio 2013 - siamo in una situazione in cui il numero dei posti regolamentari si sta avvicinando al numero delle persone presenti, quindi siamo in una situazione di progressivo miglioramento, anche per effetto di una serie di importanti interventi normativi che si sono succeduti in particolare dal 2010 in avanti, quando venne dichiarato lo stato di emergenza delle nostre carceri dall'allora Presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi.

Nella relazione troverete una ricostruzione molto precisa e dettagliata di tutti gli interventi normativi che sono stati fatti con scopo deflattivo, cioè di riduzione del numero delle presenze in carcere, una serie di interventi che hanno inciso sia sul tema della custodia cautelare carceraria (che è una peculiarità del sistema italiano, cioè il fatto che molte persone in attesa di giudizio siano private della libertà personale), sia per quanto riguarda la possibilità di accedere alle misure alternative. Lo dico in modo esemplificativo perché il tema è complesso, ma nella relazione è affrontato in modo molto preciso.

Nella relazione troverete un'indicazione su un tema importante: la figura del garante regionale, che è stata istituita in Regione Emilia-Romagna con legge 13/2011 e che vede altre figure analoghe in molte regioni italiane e anche in alcuni comuni e alcune province, trova oggi il proprio coronamento, se così possiamo dire, nell'istituzione che è avvenuta con legge n. 10/2014 della figura del garante nazionale. Il garante nazionale, che non è stato ancora nominato ma è già stato emanato il regolamento, verrà a breve nominato con nomina che avverrà da parte del Consiglio dei Ministri sentite le Commissioni parlamentari competenti e poi il decreto sarà del Presidente della Repubblica.

Dico questo perché nel momento in cui presento la figura del garante ai nuovi consiglieri - a parte l'incontro già importante che abbiamo avuto nell'apposita Commissione - non posso non ricordare a tutti che l'obbligo di darsi delle figure di garanzia che si occupino della vigilanza specifica dei luoghi di privazione della libertà personale è un obbligo internazionale che nasce nel 1984 con la Convenzione di New York contro la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Nel 2002 abbiamo un protocollo addizionale sottoscritto dall'Italia e la ratifica l'abbiamo nel 2012. Con la ratifica di questo protocollo l'Italia aveva un anno di tempo per adeguarsi e per darsi un organismo di vigilanza, che significa che una figura indipendente e autonoma va a verificare quelle che sono le condizioni di vita in tutti i luoghi di privazione della libertà personale così come definiti dalle norme internazionali, quindi i luoghi di detenzione in senso stretto (le carceri, gli ospedali psichiatrici giudiziari, i centri di identificazione ed espulsione, le comunità dove si trovano persone in misura alternativa e anche le camere di sicurezza, cioè i luoghi dove le persone vengono portate in attesa del processo per direttissima).

I garanti che sono nati sul territorio nazionale prima di avere la figura di garanzia nazionale sono stati un tentativo degli enti territoriali più sensibili al tema di anticipare e di favorire l'arrivo ad un ufficio nazionale, che nei prossimi mesi verrà nominato e che la legge prevede già che debba coordinarsi con i garanti (nel nostro caso il garante regionale) che sono già istituiti. Un po' come avviene con la figura del Garante nazionale per l'infanzia, non c'è un ruolo di subordinazione o di sovraordinazione gerarchica, ma un ruolo di coordinamento rispetto a quelli già istituiti.

I garanti sono già istituti in un coordinamento, esiste un tavolo con il capo del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria per le macro questioni, per le questioni importanti, quindi c'è un rapporto consolidato, che è andato crescendo e che va crescendo, con l'Amministrazione penitenziaria.

Detto questo per inquadrare anche da un punto di vista normativo perché ci sono i garanti e come si è arrivati alla figura del garante nazionale in virtù, appunto, di questo obbligo di carattere internazionale che richiede che gli organismi di vigilanza sui luoghi di privazione della libertà personale abbiano competenza specifica e settoriale, per quanto riguarda l'attività dell'ufficio del garante vedrete che abbiamo cercato di evidenziare alcune macro questioni che riguardano la regione e che sono in parte comunque in corso di attuazione o di superamento e in parte sono ancora all'attenzione dell'ufficio con ricadute sia regionali, ma anche nazionali.

Un tema importante di cui ci siamo occupati su questo fronte è ovviamente quello dell'ospedale psichiatrico giudiziario avendo noi sul territorio l'OPG di Reggio Emilia, che non è stato chiuso, come ho già avuto modo di chiarire nella seduta con la Commissione che si occupa delle relazioni con le figure di garanzia, ma è in corso il trasferimento di persone internate sottoposte a misura di sicurezza detentiva da Reggio Emilia alle due REMS (Residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza detentiva) che sono a Bologna e a Parma. Questo è un tema importante, è un tema complesso, che ovviamente accenno solo perché è un tema che ci interesserà per molto tempo.

Abbiamo poi la presenza di una Casa lavoro per le persone internate sottoposte a misure di sicurezza detentiva, che è la Casa lavoro di Castelfranco, dove ci sono le persone considerate socialmente pericolose dopo l'esecuzione della pena, che è un macro problema, lo consideriamo un macro problema per l'assenza assoluta di lavoro e perché si tratta di un'enorme struttura che è sottodimensionata nel suo utilizzo e su questo ho già avuto modo di sollecitare l'intervento anche della Commissione competente.

In regione abbiamo poi uno dei carceri più complessi del territorio nazionale, che è quello di Parma perché Parma ha circuiti di alta sicurezza e ha il 41/bis, cioè le persone condannate per associazione di stampo mafioso che vengono sottoposte al regime più restrittivo che prevede il nostro ordinamento. All'interno del carcere di Parma, però, abbiamo anche una struttura sanitaria, un centro clinico da cui arrivano da tutta Italia, con problemi di gestione anche del tema sanitario che è molto delicato.

Abbiamo poi il tema dell'edilizia penitenziaria che riguarda questa regione per la costruzione di alcuni padiglioni che dovevano fronteggiare il tema del sovraffollamento; il tema importante della carenza di lavoro in carcere; il tema dei rapporti con la magistratura di sorveglianza; la macro questione della presenza ancora molto importante di stranieri nelle nostre carceri; il tema dell'affettività e quindi il problema dei rapporti dei familiari con le persone detenute.

Il tema della Magistratura di Sorveglianza è un tema anche questo delicato per l'assoluta carenza di presenze di magistrati, in questa fase, nella nostra regione, con tutta una serie di problematiche che sono evidenziate.

Il ruolo del garante è stato interpretato e l'ufficio lo interpreta prima di tutto come ruolo di vigilanza, che vuol dire andare a verificare le condizioni strutturali degli edifici da un punto di vista igienico-sanitario e andare a verificare in concreto quando ci sono segnalazioni di presunte o reali violazioni dei diritti o comunque di cattiva gestione da parte della pubblica amministrazione, che in questo caso è l'Amministrazione penitenziaria.

Per inciso voglio dire che i garanti hanno libero accesso alle carceri, nel senso che non hanno bisogno di autorizzazione perché è una facoltà previsa dall'ordinamento penitenziario, quindi possiamo accedere senza necessità di autorizzazione, avere colloqui con le persone detenute.

In questa attività di vigilanza abbiamo aperto nel corso dell'anno 2014 (vado a memoria, ma è tutto scritto) 550 fascicoli, di cui 51 sono segnalazioni collettive, cioè sono decine di detenuti che scrivono ponendo dei problemi che evidentemente attengono alla vita di molti detenuti in un determinato luogo di privazione della libertà personale.

Dico anche che rispetto alle segnalazioni che pervengono all'ufficio del garante, nel nostro caso c'è, mi sia consentito dire, una sorta di maggiore libertà di forma nell'arrivare alla segnalazione all'ufficio del garante perché noi abbiamo segnalazioni direttamente dai detenuti, dai familiari, dai volontari, dagli avvocati, dagli educatori, dalla stessa Amministrazione penitenziaria. Abbiamo avuto richieste anche da parte di direttori di carceri, soprattutto in alcune situazioni, ad esempio, di sciopero della fame estremo da parte di detenuti che magari dopo un mese di sciopero della fame erano in una situazione che rischiava di degenerare e quindi ci è stato chiesto l'intervento. Questo sta anche a dimostrare la crescita del rapporto tra ufficio del garante e dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.

È un compito di vigilanza variegato. Vedrete che sono elencati i problemi che pongono le persone detenute, che sono ovviamente quelli del sovraffollamento e della violazione del cosiddetto spazio minimo vitale quando le condizioni di vita facevano sì che le persone detenute anche nella regione avessero meno di 3 metri quadrati a testa come spazio minimo vitale; sono i temi dei trasferimenti, quindi dell'avvicinamento ai luoghi di residenza; i temi della sanità; i temi del lavoro e della formazione, cioè tutte quelle situazioni rispetto alle quali le persone detenute, ma non solo, lamentano un'assoluta carenza di attività lavorativa e formativa all'interno degli istituti penitenziari. Anche questo tema lo affronto in modo, credo, compiuto, però la segnalazione che vorrei darvi è che, checché se ne dica, la popolazione detenuta chiede al cento per cento di poter lavorare, quindi questo è un tema molto avvertito.

Il lavoro in carcere è molto poco per ragioni strutturali e per ragioni anche legate al territorio che vengono descritte, tant'è che anche domani il mio ufficio va al carcere di Modena e porta con sé un imprenditore nella speranza che, vedendo gli spazi disponibili all'interno del carcere di Modena, possa replicare l'esperienza che è qui a Bologna dell'Officina "Fare impresa in Dozza". È uno degli artefici di questo progetto, vediamo se riusciamo ad esportare questo modello perché, come dimostrano le esperienze lavorative, l'abbattimento della recidiva si fa attraverso il lavoro, questo è l'elemento fondamentale per cui le persone possono darsi un'altra possibilità dopo aver scontato la pena, o attraverso le misure alternative.

Si è parlato anche da parte dei precedenti garanti del tema complessivo del contributo degli uffici di garanzia ad un intervento che sia in qualche modo anche di utilità rispetto ad un risparmio di spesa ed è stato fatto un riferimento a questo, questa mattina, mi pare, dal difensore civico. Intanto vorrei dirvi che l'ufficio del garante, per le competenze specifiche che ha, da questo punto di vista credo che dia un contributo importante e vorrei segnalarvi alcune situazioni, come quella, ad esempio, di svolgere corsi di formazione. Noi svolgiamo corsi di formazione per gli educatori, per i volontari, per gli appartenenti alla polizia penitenziaria, per i giornalisti, sui temi della pena, del trattamento penitenziario, dell'ordinamento penitenziario. Ovviamente sono tutte attività che vengono svolte, come è giusto che sia, gratuitamente, quindi l'ufficio del garante mette a disposizione le competenze specifiche in un'attività di formazione e anche nel tentativo di costruire una comune coscienza dei diritti e di rispetto reciproco.

Facciamo corsi anche all'interno del carcere con le persone detenute e mi piace ricordare il corso che è ancora in essere che riguarda il rapporto tra la nostra Costituzione e la Costituzione di alcuni Paesi arabi, fatto e rivolto proprio ai detenuti di religione islamica nel tentativo di creare forme di responsabilizzazione e una comune cultura dei diritti, prevenendo anche derive che a volte, ovviamente, possiamo, di questi tempi, immaginare.

Svolgiamo anche un'attività di consulenza nei confronti dell'istituto penale minorile, rivolta agli educatori, ai minori, ai servizi. È un'esperienza di raccordo e di offerta di collaborazione che ha avuto il plauso anche del Dipartimento della giustizia minorile, un'esperienza pilota. Anche questo significa offrire delle competenze specifiche su temi molto settoriali come può essere quello della detenzione minorile, dell'istituto penale minorile, che è composto soprattutto da giovanissimi stranieri.

Finisco dicendo che proprio in questa attività che costituisce un'offerta che l'ufficio sta coltivando abbiamo, ad esempio, in corso di distribuzione, in accordo con l'Amministrazione penitenziaria, un opuscolo sulla vita carceraria e sulle ultime riforme normative, che viene dato a tutti i detenuti e a tutti gli operatori e che viene utilizzato proprio da quegli sportelli che vengono raggiunti anche dai finanziamenti della Regione, in una sinergia che cerca di mettere a frutto tutte le risorse che l'ufficio in questi anni è riuscito a costruire.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, avvocato Desi Bruno, per la sua relazione.

È così conclusa anche la parte delle relazioni.

Passiamo agli atti di indirizzo.

 

OGGETTO 545

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la campagna "Un'altra difesa è possibile" per la difesa e il servizio civile e la raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sull'istituzione di un Dipartimento della Difesa Civile non armata e non violenta. A firma dei Consiglieri: Torri, Alleva, Taruffi

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Su questa risoluzione sono pervenuti due emendamenti a firma dei consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari, Boschini e Montalti.

È aperto il dibattito sulla risoluzione.

Ha chiesto di intervenire il Presidente Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: La discussione sugli emendamenti la facciamo dopo?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sì, prima c'è la discussione generale sulla risoluzione, poi c'è la discussione sugli emendamenti.

 

CALIANDRO: Perfetto, grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie a lei.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Torri. Ne ha facoltà.

 

TORRI: Grazie, presidente. Intervengo per illustrare la risoluzione che come gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, poi sottoscritta anche dal professor Alleva, proponiamo all'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna.

Sicuramente la possibilità di discutere questa risoluzione dopo le tre relazioni dei garanti, così dense dal punto di vista dei contenuti e dei diritti civili, dà un significato ancora maggiore a questo punto.

La nostra risoluzione chiede all'Assemblea legislativa e alla Giunta regionale di sostenere la campagna "Un'altra difesa è possibile". È una campagna di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che prevede l'istituzione di un Dipartimento di difesa civile e di organizzare la difesa del nostro Stato su due tronconi: quello della difesa civile e quello della difesa militare, già ampliamente favorito rispetto all'altro.

La prima particolarità di questo progetto a cui teniamo particolarmente è che sia una legge di iniziativa popolare. Il nostro gruppo è già intervenuto su questo tema diverse volte sottolineando come sia più difficile per una legge di iniziativa popolare approdare, come percorso, a compimento rispetto alle leggi più tecniche proposte dentro al Parlamento. Questo crediamo sia il primo motivo per cui si debba sostenere questa iniziativa, cercando, appunto, di farla sfociare in successo proprio perché rappresenta il frutto della partecipazione dei cittadini alla vita politica del nostro Stato, una partecipazione che, come abbiamo avuto modo di constatare tante volte, non è così semplice.

Oltre, però, alle note di metodo, chiaramente teniamo anche al merito di questa proposta, che è quello innanzitutto di istituire un Dipartimento di difesa civile presso la Presidenza del Consiglio, in questo modo organizzando meglio le attività di servizio civile che già ci sono e sviluppandone di nuove, in coordinamento con tutte le entità che possono essere interessate da queste attività (il Servizio civile, la Protezione civile, i Vigili del fuoco) in maniera da coordinare gli sforzi del personale e dei volontari per difendere prima di tutto il nostro territorio da pericoli concreti e non da guerre magari molto di là da venire.

Un'altra cosa che prevede questa legge è la possibilità per i cittadini di donare il 6 per mille a sostegno delle attività di servizio civile volontario e di difesa civile, in maniera da non gravare soltanto sulle casse dello Stato, ma anche, in maniera volontaria, da ottenere risorse dalla dichiarazione dei redditi e non aggiuntive.

Una proposta di questo tipo sicuramente è importante e significativa da tre punti di vista. Innanzitutto per una questione culturale. È chiaro che un principio come può essere quello della non violenza, della cittadinanza attiva e del servizio civile è importante ancora di più quando viene riconosciuto e normato nel sistema legislativo in maniera che diventi, come è già la difesa militare, un tratto costitutivo del nostro sistema. È per questo che crediamo vada sostenuta questa campagna.

C'è poi anche un tratto politico che riguarda l'attuazione più completa della Costituzione, in particolare negli articoli 11 e 52, dove si dice, da una parte, che si ripudia la guerra e, dall'altra, che la difesa della patria è dovere di ogni cittadino. In questo modo si amplia, in coerenza con quanto afferma la Costituzione e la Corte costituzionale successivamente, il concetto di difesa della patria e lo si regola più precisamente.

Infine è importante per una questione legale, cioè si tratta di dare uguale dignità alla difesa militare e alla difesa non militare attuando, appunto, l'articolo 11 e l'articolo 52 della Costituzione e la sentenza successiva che definisce la difesa della patria come dovere, appunto, dei cittadini, ma anche che non sia soltanto quella armata e militare, che è soltanto una di quelle possibili accanto a varie forme di difesa civile, che in questo modo diventerebbero più concrete e più attuabili a fronte della disparità che c'è ora.

Questa iniziativa si inserisce anche nel solco di quella che è la tradizione civica e civile della nostra Regione ed è per questo che teniamo a questa risoluzione, perché anche la nostra Regione, con la legge regionale 12/2002 e la legge regionale 20/2003, è intervenuta in materia di cooperazione sociale e di valorizzazione del servizio civile, istituendo anche il servizio civile regionale. È chiaro che se noi ci inseriamo in questo solco, valorizziamo la cittadinanza attiva, che è uno dei principi che ci siamo dati iniziando questa legislatura, che è iniziata con un'affluenza alle urne piuttosto bassa, sintomo di una scarsa attività e di uno scarso legame tra i cittadini e la politica. E poi sempre la legge regionale 20 prevede anche la promozione della cultura della pace, della non violenza e della solidarietà.

Crediamo che questa legge di iniziativa popolare dia attuazione concreta a questi aspetti e quindi crediamo sia giusto che la Regione Emilia-Romagna - sarebbe l'unica in Italia per il momento - sostenga questa campagna, coerentemente con quanto già fatto da diversi comuni della nostra regione, comuni capoluoghi e comuni più piccoli, che hanno già sostenuto questa campagna approvando atti nei loro consigli comunali e firmando la raccolta, che si conclude alla fine di questo mese.

È chiaro che se dovesse arrivare a compimento questo percorso, avrebbe effetti pratici sulla cittadinanza attiva e la partecipazione dei cittadini, ma anche, nel concreto, sulla tutela del territorio e sulla difesa delle persone anche da pericoli più strettamente incombenti; una difesa più concreta, meno costosa e più vicina alla vita di tutti i giorni e ai cittadini. Sono elementi che tratteggiano non soltanto un modello di difesa del territorio e di sicurezza del territorio, ma anche un modello di sviluppo civico e civile che crediamo vada perseguito e sviluppato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Torri.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. L'occasione di questa risoluzione credo sia effettivamente utile per trattare un argomento che ha attraversato il dibattito nel nostro Paese già da molti anni. Se mi posso permettere, prima di esprimere un parere informato sulla risoluzione e sulla proposta di cui parla, cioè la proposta di iniziativa popolare "Un'altra difesa è possibile", vorrei richiamare alcuni punti salienti dei passaggi precedenti.

Noi abbiamo avuto per moltissimi anni il servizio militare come occasione di servizio alla patria che ogni giovane di sesso maschile aveva l'obbligo di dover effettuare. Chi di noi ha un'età, si ricorderà i tre giorni e l'abilitazione al servizio militare, tutta la trafila che ogni maschio in età utile effettuava. Ad un certo punto l'affermazione, che io ritengo assolutamente fondata, che ci possano essere altri modi di difendere il proprio Paese e di dare un contributo alla soluzione dei problemi e dei conflitti, ha trovato finalmente una prima rispondenza nel nostro sistema legislativo con la legge sull'obiezione di coscienza.

La legge sull'obiezione di coscienza ha avuto l'enorme merito di dare lo spazio a queste istanze di tipo diverso, ma all'inizio era una legge molto netta dal punto di vista ideologico. Potevano accedere all'obiezione di coscienza soltanto persone che facessero un'obiezione di coscienza precisa rispetto all'uso delle armi, e quindi non era un'opzione che veniva esercitata su un piano paritario, ma un chiamarsi fuori dal servizio militare che doveva essere motivato in modo forte dal punto di vista ideale e valoriale, e a cui corrispondeva, peraltro, un servizio che veniva svolto con modalità diverse. Ricordo che all'inizio si trattava di 20 mesi, in un periodo in cui la ferma militare obbligatoria era stata ridotta a 1 anno, quindi chi faceva obiezione di coscienza, invece di farsi 1 anno di servizio militare, si faceva 1 anno e 8 mesi di servizio civile alternativo. Poi c'era tutto il tema degli enti presso cui poter fare il servizio civile alternativo. Poi c'è stato un periodo in cui i ritardi con cui di solito venivano esaminate e accolte le domande degli obiettori di coscienza avevano portato ad una situazione tale per cui per l'effettuazione del servizio, e quindi il tempo che durava, se uno avesse dovuto sommare il ritardo nella risposta ai 20 mesi di servizio effettivo, sarebbe arrivato a coprire vari anni della propria vita. A quel punto è intervenuta una sentenza per la quale se il ritardo superava una certa soglia, venivi dimesso anticipatamente nella fine del servizio, quindi invece di fare 20 mesi, ne potevi fare 16, o 15, o anche 12 a seconda dei casi.

In tutto questo contesto si è andati avanti con la sensazione, a mio avviso fondata, che non ci fosse una vera volontà di dare pari dignità alle diverse forme di servizio alla patria, che erano incarnate dal servizio militare obbligatorio e dal servizio civile alternativo, perché in effetti, rispetto all'obiezione di coscienza, che pure, ripeto, era consentita, c'era una serie di difficoltà che adesso ho voluto illustrare brevemente.

La proposta sostenuta da diversi a quel tempo, e anch'io fra essi, era che si potesse arrivare ad una formulazione molto semplice: senza l'abolizione del servizio obbligatorio, che ci fosse la possibilità di esercitare un'opzione; quindi, banalmente, alle persone che arrivavano ad avere l'età per affacciarsi all'età adulta, si poteva pensare di offrire l'opzione senza dover per forza esprimere una contrarietà all'uso delle armi di tipo pregiudiziale o ideale, ma semplicemente dare l'opzione dicendo: c'è l'obbligo di effettuare un servizio rispetto alla propria patria che può essere effettuato o attraverso la ferma militare, oppure attraverso un servizio civile.

Ritengo che l’opzione sarebbe stata la scelta più giusta, perché la scelta che poi è stata effettuata con l'abolizione del servizio militare obbligatorio, quindi sostanzialmente con il far venire meno il presupposto da cui tutto questo era nato, ci ha portato a fare un passo indietro: è venuto meno il principio che ognuno di noi dovesse/potesse avere la possibilità di effettuare un servizio nei confronti della collettività, cioè della nazione, che poteva avere la natura o di servizio militare, o di servizio civile alternativo.

Io credo sia stata un'occasione mancata perché oggi invece scopriamo, attraverso anche l'evolversi della situazione, che è opportuno ragionare sull'offrire spazi più ampi al servizio civile. Il servizio civile oggi ha assunto una forma diversa, spesso passa attraverso vari enti. La Regione Emilia-Romagna è impegnata per cercare di dare a quanti più giovani è possibile l’opportunità di fare il servizio civile. Evidentemente, nel frattempo, per quello che riguarda tutti e due i servizi, si è abolita la pregiudiziale di genere. Se una volta questo riguardava soltanto gli uomini, oggi riguarda uomini e donne e questo sia rispetto al servizio militare (perché il fatto che il servizio militare sia svolto su base volontaria con l'apertura anche alle donne ha eliminato la pregiudiziale del genere rispetto all'accesso al servizio militare) sia rispetto al servizio civile (che non riguarda più soltanto gli uomini in quanto alternativo al servizio militare, ma essendo un istituto completamente diverso, a questo punto aperto sia ai ragazzi che alle ragazze).

Io credo che quel passaggio che è mancato bisognerebbe ripensarlo e credo che torni utile, anche alla luce delle esperienze che sono state fatte, l'idea che ci possa essere non una rottura fra i due mondi, non semplicemente un universo che crede che i problemi si risolvano attraverso l'uso delle armi e un altro pezzo dell'universo che crede invece che si possano usare soltanto metodi non violenti e che l'uso delle armi sia da abolire, ma - pur restando evidentemente legittime le posizioni dal punto di vista ideale, quelle più nitide e più pure - possa esserci anche un'opportunità che si offre ad una fetta della popolazione, che io ritengo essere ampia, di persone che in qualche modo non demonizzano il fatto di poter svolgere un tipo di servizio oppure l'altro, e quindi ci sia la possibilità di vedere riconosciuto l'aspetto positivo anche svolto dalle nostre Forze Armate.

Io sono stato di recente a rappresentare il presidente Bonaccini alla cerimonia di partenza di un contingente della Brigata Friuli e di altre nostre Brigate per il Libano. Non possiamo non riconoscere come il lavoro svolto dalle nostre Forze Armate e dai nostri soldati all'interno dello scenario internazionale sia comunque un compito che va a vantaggio della pace e della costruzione di ragioni per cui adesso, ad esempio, se prendiamo il caso specifico del Libano, la situazione di conflitto molto forte che si era avuta in anni passati non ha un paragone con la situazione attuale, che tutto sommato dà la possibilità alle popolazioni civili di quel Paese di poter svolgere in modo ordinato le proprie attività.

Ma dall'altra parte è assolutamente da cogliere anche l'impulso che chi ha promosso questa proposta di legge rappresenta, di persone che hanno voglia di dare un contributo in modo diverso sia, ripeto, partendo da una purezza ideologica per cui uno dice in modo netto "sono contrario all'uso delle armi e vorrei poter fare un servizio civile alternativo a quello militare", sia facendo questa valutazione anche a seconda dei bisogni e delle opportunità.

Quello che è mancato in passato - e mi avvio a concludere perché, se interpreto bene i segnali che mi fa la Presidenza, ho già parlato a sufficienza - è proprio il fatto di poter presentare con pari dignità questi due servizi che in fondo possono essere accomunati comunque entrambi dall'idea di svolgere un servizio a favore degli altri, di svolgere un servizio di preparazione all'età adulta, in cui uno ha la possibilità di fare esperienza e di mettersi al servizio della collettività. Ciò può avvenire facendo il casco blu in Libano oppure facendo un servizio non violento in altre situazioni di conflitto, come questa legge propone, oppure facendo un servizio in funzioni di protezione civile o di aiuto a popolazioni che hanno avuto delle calamità. In questi casi magari è del tutto indifferente avere dei corpi civili o dei corpi militari che possano andare ad aiutare chi ha subito un terremoto, o cose di questo genere. Lo dico perché poi, dal punto di vista pratico, se si è organizzati, il tipo di risposta che si deve dare non consiste nell'uso delle armi, ma nell'andare ad effettuare degli aiuti. Insomma, tutto questo potrebbe portarci ad una certa maggiore maturità. In questo senso credo che sia una suggestione da cogliere positivamente e il mio voto favorevole l'ho voluto spiegare, giustificare, perché credo che questo respiro più ampio possa davvero farci vedere come ci sono tante cose buone da raccogliere positivamente anche in questa proposta di legge che è sottesa alla risoluzione che è stata presentata.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Pompignoli. Ne ha facoltà.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente. Questa è una risoluzione che a mio avviso appare del tutto pleonastica e superflua, nel senso che stiamo andando a discutere su una risoluzione nella quale la Regione non ha nessun tipo di competenza. Il servizio civile e il servizio militare sono già regolamentati, per cui andiamo a discutere sulla base del nulla.

È chiaro che abbiamo principi costituzionali assodati, che sono l'articolo 11 e l'articolo 52 della Costituzione, dove, sì, da un lato, si prevede che l'Italia ripudia la guerra, dall'altro, si prevede anche la difesa della patria...

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Chiedo scusa, consigliere Pompignoli.

C'è un brusio fastidioso vi chiedo gentilmente di fare silenzio.

Prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Da un lato è vero che la difesa armata è una delle soluzioni possibili, dall'altro lato questa risoluzione non dà assolutamente alcun tipo di alternativa a quella che potrebbe essere la risoluzione di eventuali controversie e conflitti.

Ad ogni buon conto, presidente, noi riteniamo che questa risoluzione debba essere respinta, quindi voteremo contro sia alla risoluzione, sia all'emendamento proposto dal Partito Democratico perché riteniamo superfluo affrontare temi di carattere nazionale qui, in Regione. Evitiamo di presentare risoluzioni di questo tipo e affrontiamo i problemi inerenti alla Regione. Per questo il nostro voto sarà contrario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Iotti. Ne ha facoltà.

 

IOTTI: Grazie, presidente. Richiamando quanto detto dal collega Paruolo, non ho alcun problema a dire di essere stato obiettore all'obbligo della leva militare in quell'epoca dove la "punizione" era perdere, negli ultimi anni di università, otto mesi di formazione proprio perché la scelta, allora antimilitarista, comportava questo effetto. Oggi questo scenario è superato, credo anche per chi allora denunciava che c'era un'alternativa reale a quella del servizio militare obbligatorio per tutti.

Senza nessuno spirito polemico, dico al collega Pompignoli che credo che la Regione abbia tutte le condizioni sia statutarie che come fini per promuovere proposte di legge che arrivano dal livello popolare e che sono comunque delle proposte che hanno a che fare assolutamente con quello che poi la Regione potrebbe organizzare proprio perché questa proposta non solo riguarda un modello alternativo di difesa slegato, ma, tengo a dire, non opposto, alla logica della forza armata, ma anche corrispondente, come già detto, ma ci voglio tornare, agli articoli 11 e 52 della Costituzione, cioè il ripudio della guerra, e cito testualmente, il "sacro dovere di difesa della patria", che, ormai è appurato, può essere declinato senza l'uso delle armi da parte di uomini e donne con l'impegno civile. In tal senso esistono anche esperienze virtuose che vanno rafforzate e coordinate.

La proposta di legge tende, appunto, a mettere insieme questo concetto in un unico strumento di difesa, che non è semplicemente quella dalle aggressioni di altri Stati o legata alle attività di guerra, ma riguarda un ampio spettro di attività che riguardano anche la difesa del suolo e dell'ambiente. In questo il Servizio civile nazionale già esistente e la Protezione civile, ma anche il Corpo dei Vigili del fuoco possono essere strumenti assolutamente importanti.

Con questa proposta di legge si intende, quindi, dare concretezza a quello che prefiguravano i costituenti: il ripudio della guerra, come detto, con la realizzazione di una difesa civile alternativa, finanziata, tengo a sottolinearlo, non solo dal bilancio statale, ma soprattutto attraverso l'opzione fiscale del 6 per mille della dichiarazione dei redditi come previsto dalla proposta di legge.

La difesa della patria in modo non armato e non violento è un principio che, sebbene previsto dalla legge e confermato dalla Corte costituzionale, non è stato finora mai pienamente attuato perché la difesa è sempre stata realizzata e pensata attraverso lo strumento militare. Da questo punto di vista credo che vada ricordato che l'articolo 1 di questa proposta - che, per inciso, io ho già firmato - al comma 6 prevede anche interventi in situazioni di degrado sociale, culturale, ambientale e di calamità naturali. Credo che oggi un minimo di riorganizzazione per quanto riguarda tutto quello che abbiamo visto anche in questa regione a livello di problematiche di calamità naturali e la partecipazione spontanea e volontaria di tanti cittadini potrebbe sicuramente essere organizzata e coordinata con i mezzi già esistenti.

Il servizio civile, come richiamato anche da altri, non solo ha contribuito a rinsaldare i legami tra cittadini, comunità e Stato favorendo la partecipazione dei giovani alla cittadinanza attiva e al bene comune, ma si è rivelato nel tempo, in questi anni, un prezioso strumento di sostegno anche agli interventi verso fasce deboli della società, concorrendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico. Proprio per questo credo che questa legge sia inizialmente uno strumento di iniziativa popolare e spero e mi auguro che venga raccolta e tradotta in legge e che fornisca, quindi, questa continuità e coordinamento di mezzi e di fondi per far sì che questa esperienza coinvolga davvero le giovani generazioni in un'utilità sociale che veda davvero l'idea stessa di bene pubblico e di difesa dello Stato e di tutte quelle che sono le sue componenti.

Va detto che il Governo è riuscito a trovare nell'ultimo anno i fondi necessari per fare in modo che in quest'anno 2015 almeno 50 mila giovani possano partecipare al Servizio civile nazionale. È un impegno importante tenuto conto che negli ultimi anni, invece, contrariamente a questa tendenza, c'era stata un'erosione di risorse.

Il servizio civile, come detto, nato come forma di obiezione al servizio militare, con questa proposta viene recuperato, viene rilanciato e trova nuove motivazioni.

Infine voglio richiamare un passaggio importante che è richiamato anche nella risoluzione: quello relativo alle spese militari. Personalmente io non ho problemi a dire che sarebbe doveroso da parte di uno Stato moderno pensare ad una progressiva e netta riduzione dei costi delle spese militari privilegiando una difesa civile del territorio. Ad oggi in Italia ci sono ancora 23,5 miliardi di euro spesi in tutto quello che riguarda la difesa militare e nel 2015 la metà di questi saranno spesi per nuovi mezzi. Nel mondo cresce ancora la spesa militare e non a caso cresce in tutte le zone di conflitto, che purtroppo ci investono da vicino perché riguardano il Medio Oriente, l'Africa e l'Asia.

Credo che questa sia una risoluzione da sostenere, credo che la Regione possa fare molto per promuovere anche questa idea di difesa e credo che in questa direzione potremmo fare un passo in avanti anche per riavvicinare i cittadini alle istituzioni non solo regionali, ma anche nazionali. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Iotti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Prodi. Ne ha facoltà.

 

PRODI: Grazie, presidente. Il mio intervento vuole essere di pieno appoggio alla risoluzione che chiede alla Giunta di aderire e sostenere la campagna relativa alla proposta di legge di iniziativa popolare "Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della difesa civile non armata e non violenta".

Vorrei qui richiamare alcuni punti che già sono stati menzionati, punti cardine della proposta che riguarda: la costituzione di alcuni organi quali i Corpi civili di pace, la cui sperimentazione è inserita nella legge 147 del 27 dicembre 2013 che prevede l'istituzione di un contingente da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale; l'Istituto di ricerca sulla pace e il disarmo da istituirsi con apposita legge successiva; l'istituzione di un Dipartimento della difesa civile non armata e non violenta che preveda forme di interazione e collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, il Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, il Dipartimento della gioventù e del Servizio civile nazionale, in particolare con l'istituzione di un Consiglio nazionale della difesa civile non armata e non violenta.

Fra i suddetti dipartimenti, quindi, dovrebbe esistere un modo di lavorare paritetico che generi indirizzo e confronto.

Viene anche proposta l'istituzione del Dipartimento della difesa civile non armata e non violenta il quale avrebbe il compito di: difendere la Costituzione affermando i diritti civili e sociali in essa enunciati, quindi la Repubblica e l'indipendenza e la libertà delle istituzioni democratiche del Paese; predisporre piani per la difesa civile non armata e non violenta; svolgere attività di ricerca per la pace, il disarmo, la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa e la giusta e duratura risoluzione dei conflitti, predisponendo studi finalizzati alla graduale sostituzione della difesa armata con quella civile e non violenta, provvedendo alla formazione del personale appartenente alle sue strutture; favorire la prevenzione dei conflitti armati, la riconciliazione, la mediazione, la promozione dei diritti umani, la solidarietà internazionale, l'educazione alla pace nel mondo, il dialogo interreligioso, in particolare nelle aree a rischio di conflitto o anche post conflitto; organizzare e dirigere le strutture della difesa civile non armata e non violenta pianificando e coordinando l'impiego dei mezzi e del personale ad essa assegnati; contrastare le situazioni di degrado sociale, culturale e ambientale, difendendo l'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni cagionati dalle calamità naturali.

Volevo ricordare questi principi che ispirano la proposta di iniziativa di legge popolare aggiungendo anche che questi mesi hanno visto la progressiva adesione di vari comuni. In particolare vorrei sottolineare che il Consiglio comunale di Reggio Emilia lo scorso febbraio, nell'approvare a larga maggioranza la risoluzione a sostegno della mozione che oggi proponiamo, ha, nel proprio documento all'ordine del giorno, con grande respiro ricordato il percorso politico della comunità cittadina che in rilevanti occasioni si è saputa schierare dalla parte della pace prendendo posizioni anche difficili, pronunciandosi affinché alle armi e alla violenza si sostituissero il dialogo e le trattative, promuovendo la risoluzione dei conflitti nel rispetto dei diritti umani attraverso la valorizzazione della diplomazia e della mediazione. Ricordiamo, ad esempio, il sostegno che Reggio seppe dare alla storica lotta per l'indipendenza dei popoli del Mozambico e dell'Angola, così come l'importante appoggio al movimento contro l'apartheid in Sud Africa, che hanno forgiato relazioni di amicizia e cooperazione ancora oggi vive e costruttive. Ricordiamo che solo alcuni giorni fa si è svolto a Reggio un summit degli ambasciatori dell'area subsahariana.

Reggio, inoltre, già si è espressa nel 1965 solidarizzando con don Lorenzo Milani allora denunciato dalla magistratura per apologia di reato per essersi espresso a favore dell'obiezione di coscienza. Questo pronunciamento del Consiglio comunale di Reggio costò allora la denuncia dei 28 consiglieri comunali che si espressero a favore. Questo per affermare che le istituzioni possono, nel loro impegno, spingersi oltre i soli confini degli ambiti amministrativi dati, proponendo e sostenendo politiche che anche se possono sembrare utopiche o asintotiche al momento, contribuiscono poi negli anni a creare un approccio e una mentalità più civile, più rispettosa degli assetti sociali, politici, dei diritti umani, dei beni comuni materiali e immateriali.

Per questo accogliamo con estremo favore questa opportunità che ci viene data - nel solco della Costituzione, come è stato ricordato, gli articoli 11 e 52, e delle leggi regionali 12/2002 e 20/2003 - di accompagnare un'iniziativa che porta ad un salto positivo di civiltà, di libertà e pace. Ringraziamo per questo le organizzazioni che si sono spese per la costruzione di questo progetto e la sua diffusione, ricordiamo il Tavolo "Interventi civili di pace", la Conferenza nazionale Enti di servizio civile, il Forum nazionale Servizio civile, "Sbilanciamoci!", la "Rete della pace ", la "Rete italiana per il disarmo".

Vorrei fare un'ultima considerazione relativa all'oggetto finale scopo di questa campagna, ovvero l'istituto della proposta di legge di iniziativa popolare, affinché, una volta raggiunto l'obiettivo...

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Prodi, le chiedo scusa.

Vi chiedo gentilmente, soprattutto al gruppo Lega Nord che è un po' agitato oggi pomeriggio, di tenere un comportamento consono all'Aula.

Chiedo scusa, consigliera, prego.

 

PRODI: Grazie.

Dicevo che la mia ultima considerazione è relativa all'oggetto finale scopo di questa campagna, ovvero l'istituto della proposta di legge di iniziativa popolare, affinché, una volta raggiunto l'obiettivo della raccolta di firme, si riesca anche a promuoverne la calendarizzazione in sede parlamentare, prassi che sappiamo essere non consolidata. Starà anche a noi far sì che questi temi trovino spazio nella vita della Repubblica. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Anch'io mi associo al sostegno alla risoluzione presentata.

I colleghi che mi hanno preceduto hanno già ampiamente parlato dell'articolo 52 e dell'articolo 11 della Costituzione, qualcuno ha anche detto che sono assodati, è vero, noi li diamo per scontati, i valori e i contenuti della Costituzione, ma io non ho paura a dire che dobbiamo anche sostanziarli con i comportamenti di tutti i giorni, a partire dalle istituzioni, e certamente mettere sullo stesso piano il valore del contributo che ognuno può dare nel sostenere il proprio Paese è un passaggio che dobbiamo fare, è un passaggio culturale che non abbiamo ancora pienamente compiuto. Abbiamo un servizio civile al momento non integrato, quindi sottoutilizzato rispetto a tutte le prospettive che potrebbero esserci.

La proposta di legge è sostenuta, come già è stato detto, da 200 associazioni della società civile, con un processo bottom-up che credo vada riconosciuto come meritevole e che vada sostenuto. Io penso che la politica debba decidere e debba decidere anche nei casi in cui riconosce che le comunità e i cittadini sono più avanti. Io credo che con la proposta di costituzione del Dipartimento di difesa civile queste associazioni abbiano posto un tema importante, da sostenere, che in qualche modo supera anche l'autoreferenzialità della politica su alcuni temi, un po' perché impegnata su fronti diversi, ma credo che vada in questo caso riconosciuto che le associazioni pongono un tema importante rispetto al quale non possiamo esimerci dal dare una risposta e dal dare un contributo, dal dare un sostegno, ma non solo un sostegno ideologico.

Io credo davvero, al di là del salto culturale che ci può far fare la costituzione del Dipartimento di difesa civile - che va molto oltre il servizio civile che abbiamo adesso, magari anche finanziato, come veniva detto dal consigliere Iotti, dai contributi dei cittadini stessi con la dichiarazione di redditi, non certo finanziato con altri canali proprio per far crescere la consapevolezza - io credo che non vada sostenuto in modo ideologico perché può far fare un salto di qualità anche alle politiche delle istituzioni da molti punti di vista. È stato già detto di quanto la difesa civile possa associarsi alla protezione civile lavorando in modo integrato, di quanto possa dare un contributo importante sul settore sociale e assistenziale. Sappiamo perfettamente che il servizio civile, in parte, già su questi temi è attivato.

Ritengo sia importante riconoscere che nella proposta di legge di costituzione del Dipartimento di difesa civile è previsto un Istituto di ricerca sulla pace e sul disarmo. So perfettamente che a qualcuno scappa da sorridere quando si parla di Istituto di ricerca sulla pace e sul disarmo, però io vengo da un comune il cui sindaco ha dato ad uno degli assessori la delega alla pace e sono fiera di questo perché è una delega istituzionale importante per la crescita delle nuove generazioni. Sulla pace abbiamo bisogno di lavorare tutti, di lavorare quotidianamente, di lavorare sistematicamente a partire dalle istituzioni. Non possiamo pensare che la cultura di pace cresca solo lasciandola all'impegno delle famiglie o all'impegno della scuola. Le istituzioni su questo devono essere in prima linea e un Istituto di ricerca su pace e disarmo potrebbe farci fare enormi passi avanti anche dal punto di vista culturale su temi che, come dire, molti considerano residuali salvo poi essere alla ribalta delle cronache dei telegiornali di tutti i giorni.

Vorrei chiudere l'intervento con il punto di vista di un amministratore che vede i problemi del territorio e che a mio parere capisce che il Dipartimento di difesa civile può dare un impulso importante all'economia locale e in particolare ai temi della rigenerazione urbana. Non so se è un problema solo di Ferrara o se è un problema anche degli altri territori, ma la nostra città vede diverse caserme in stato di totale abbandono, caserme dei Vigili del fuoco, caserme militari, di dimensioni enormi, in totale stato di abbandono, che rappresentano un problema di degrado della città e del territorio e che il Demanio non si preoccupa di recuperare. Io penso che la costituzione del Dipartimento della difesa civile possa essere non solo, come diceva la collega Prodi, una grande opportunità anche per la riconversione dell'industria bellica, ma possa rappresentare una grandissima opportunità anche per recuperare tutti quegli spazi urbani, che possono essere riqualificati, che possono essere rigenerati, che possono essere utilizzati dalle start-up di imprese, come alcune sperimentazioni abbiamo già visto funzionare, che possono rappresentare anche dal punto di vista dell'amministratore pubblico la valorizzazione di immobili e di patrimonio pubblico in totale stato di abbandono e quindi svalutati, che possono rappresentare l'occasione per i cittadini di riappropriarsi di spazi pubblici che adesso nei territori e nella città rappresentano un problema di sicurezza, di economia, di degrado, di degrado ambientale e non solo. Proviamo a vederla anche da questo punto di vista.

Per quanto mi riguarda, credo, quindi, che la risoluzione, ma proprio il progetto di legge debba avere il pieno appoggio di questa Regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Cercherò di essere più breve di quanto siano stati i miei colleghi fino ad ora. Chiedo scusa se intervengo un po' a gamba tesa su questo argomento, che fra l'altro a me personalmente è molto caro, però mi viene da sostenere quello che dice il consigliere Pompignoli, cioè che noi dobbiamo badare un attimo alla concretezza di quello che siamo qui chiamati a fare.

Ovviamente la Regione Emilia-Romagna, questa Assemblea fa bene a sostenere questa raccolta di firme e questa legge di iniziativa popolare. Fra l'altro come Movimento 5 Stelle ci piacciono molto le leggi di iniziativa popolare. Dispiace che queste occasioni vengano piuttosto sfruttate per fare quasi una passerella di buone intenzioni, perché poi mi si viene a parlare di tagli alle spese militari eccetera eccetera, e allora chiedo, soprattutto al PD, che oggi ha occupato buona parte del dibattito, di farsi parte in causa presso i propri parlamentari visto che le spese militari mi sembra che proprio questo Governo non le voglia tagliare.

Ovviamente noi sosteniamo questa raccolta di firme.

Probabilmente non c'era bisogno di scomodare il servizio civile dai primi cristiani fino ad oggi. Premetto che anch'io ho fatto il servizio civile con convinzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Signor presidente, io sarei ipocrita se non dicessi come la penso e proprio per non essere ipocrita voglio ricordare due cose.

La prima è che quest'anno ricorre il centenario della Prima guerra mondiale e mi pare che tutto sommato forse da lì si dovrebbe partire per dire anche qualcosa non soltanto rispetto a chi ha fatto scelte legittime di obiezione civile, ma anche rispetto a coloro i quali, servendo la patria, ci hanno lasciato la pelle. In questo dibattito non c'è stato un riferimento minimale neanche come ricordo alle migliaia e migliaia di caduti, che erano caduti italiani, ma non solo italiani, e che in una fase storica ben precisa ritenevano, e io penso giustamente, di fare la loro parte per la loro patria.

Ma saltando di un secolo, non ho sentito neanche una parola, indipendentemente dalle finalità nobili di questa mozione - che non posso votare perché non la condivido, ma per la quale ho detto che non vi era nessuna difficoltà alla calendarizzazione al primo posto per quanto riguardava le risoluzioni, atteso che vi è una campagna che va concludendosi e quindi era giusto che l'Assemblea legislativa si pronunciasse come meglio riteneva - non ho sentito neanche una parola per ricordare, ad esempio, i due marò del San Marco che ancora oggi sono in una situazione a dir poco farsesca, perché oggi l'Italia, dopo più di due anni, decide di ricorrere all'arbitrato, a fronte di due persone che non erano andate di loro volontà, c'erano state mandate dallo Stato italiano.

Così come apprezzo quando giustamente si vogliono rivendicare le proprie posizioni personali sul piano politico, ma in Kosovo non è mica andato a bombardare il centrodestra; sbaglio o il Presidente del Consiglio di allora si chiamava Massimo D'Alema? Magari sbaglio, è vero che ultimamente si rimuove tutto, ma non posso rimuovere la dichiarazione di SEL di alcuni giorni fa, perché quando si è votato il DEF alla Camera, SEL ha chiesto le dimissioni del ministro Pinotti perché nel DEF non è stato tagliato un F35. Beh, allora vorrei capire: a Roma vanno bene gli F35, a Bologna bisogna invece sostenere posizioni di tipo neutralista? Perché, attenzione, un conto è sostenere l'istituzione di un dipartimento come quello cui si fa riferimento nella proposta di legge, un conto è pronunciare le frasi che si sono pronunciate, allora sugli F35 si può sapere qual è la posizione ufficiale del Partito Democratico? Quella di SEL l'abbiamo capita, ha chiesto le dimissioni del ministro Pinotti, ha chiesto le dimissioni del Ministro della Difesa, può piacere o non piacere, ma è stato sufficientemente chiaro.

In tutto questo fare e disfare, voi pensate veramente che in un Paese dove una legge elettorale si vota a colpi di voti di fiducia, mi permetto di ricordare che neanche il "porcellum" è stato votato a colpi di voti di fiducia; ci sono soltanto due leggi in Italia che sono state approvate in questo modo: la Legge Acerbo, sulla quale penso che la sinistra qualcosa in contrario avrebbe dovuto almeno sostenere in termini ideologici, e la "legge truffa" di De Gasperi, sulla quale mi pare che il Partito Comunista di allora fece l'ostruzionismo parlamentare. Lo dico perché mi pare che si voglia un po' troppo cambiare il senso non della storia, per l'amor di Dio, qui siamo alla cronaca e forse anche ad una cronaca neanche di tipo eccelso, ma mi pare che si vogliano cambiare un po' troppo le regole del gioco.

Vogliamo dire la verità e dire che in Italia le spese della difesa sono state tagliate molto più che negli altri Paesi europei? Vogliamo dire la verità e dire che noi non abbiamo più un servizio militare obbligatorio ma un servizio militare volontario e su base volontaria? Vogliamo dire che l'azione, anche meritoria, nell'ambito della difesa civile non può essere intesa come sostituiva di altri tipi di difesa? Questo è il limite di queste vicende, che dicendo voi: "noi ci battiamo per la pace", ci si chiede: allora a che cosa servono gli eserciti? Probabilmente a qualcosa servono, così come devono servire gli F35 se, dopo aver fatto la campagna elettorale sugli F35, gli F35 non si tagliano nel DEF. E non voglio ricordare al collega presidente cosa abbiamo sentito ai tempi del Kosovo.

E allora io penso, lo dico sinceramente, che votare questa mozione da parte mia sarebbe ipocrita. Voto contro perché ritengo, a differenza di altri, che se si vuole fare un ragionamento serio, non lo si fa sostituendo quella che io ritengo una battaglia anche di valori, perché chi veste la divisa oggi, in Italia, non lo fa perché è un disoccupato, lo fa perché ci crede. E ai tanti che agitano la bandiera della pace suggerirei anche ogni tanto di agitarla quando capitano fatti come quelli di Milano, perché poi è in quella cultura anti-divisa che nascono certe iniziative, certe provocazioni e certe aggressioni. Per me chi veste una divisa merita rispetto, così come meritano rispetto coloro i quali hanno fatto una scelta diversa di obiezione, ma il non voler tenere presente che le due cose non sono sostitutive, ma sono tutt'al più complementari, mi dà tanto l'idea che si faccia il gioco delle tre carte. Dato che io a carte non ci ho mai giocato, non partecipo al gioco e voto contro.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Montalti. Ne ha facoltà.

 

MONTALTI: Grazie, presidente. Vorrei partire facendo un passo indietro. Il passo indietro è al 9 maggio 1950, la data che è stata scelta per celebrare il percorso di integrazione europeo come Festa dell'Europa. È una data importante perché in quella data Schuman presentò la dichiarazione che prende il suo nome, dichiarazione da cui si avvia formalmente il percorso di integrazione. Vorrei cogliere l'occasione di questo ordine del giorno per leggere alcuni passaggi della Dichiarazione Schuman. Il primo, il passaggio di apertura: "La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto". Infine un altro passaggio: "La fusione delle produzioni di carbone e di acciaio cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime". Il termine "creativo" credo che sia l'elemento centrale che ci deve spingere a cercare e a continuare a costruire un percorso di pace che deve basarsi su passaggi anche radicali.

Nel 1950, dopo la Seconda guerra mondiale, riuscirono ad immaginarsi, i Padri fondatori dell'Europa, un'Europa di pace costruita proprio a partire da quelle che erano le risorse a fondamento dell'industria bellica. Io credo che questo sia un elemento rivoluzionario, un elemento di cui troppo spesso ci dimentichiamo la portata, ci dimentichiamo il valore.

Ho ascoltato con interesse l'intervento del consigliere Foti, con il quale non mi trovo assolutamente d'accordo su nulla, ma l'ho ascoltato con interesse perché dalle parole del consigliere e collega pare che avere una posizione, un orizzonte di riferimento, che è quello, appunto, di spingere sempre più le politiche di pace cercando di costruirle passo dopo passo, con fatica, nella quotidianità, sia qualcosa che contrasta con la necessità, soprattutto quando si governa, di fare delle scelte e delle scelte anche stringenti.

Avevo 18 anni ai tempi della guerra in Kosovo. Ho sofferto profondamente perché la scelta di intervenire è stata una scelta sofferta, che ha toccato in maniera profonda quelle che erano le posizioni della nostra sinistra. Ma quando si è al governo bisogna anche fare delle scelte che vanno ad incidere e vanno ad intervenire sull'emergenza dell'attualità. Io, per inciso, sono andata a manifestare ai tempi insieme ai no-global e insieme a quel mondo che cercava di dire "costruiamo la pace in tutti i modi", però capisco che bisogna anche saper rispondere e farlo all'interno di un quadro di politiche europee.

In questo senso il percorso di pace che come Partito Democratico noi ci immaginiamo è fatto di scelte ed è fatto di scelte anche quotidiane radicate nei territori. La nostra Regione da questo punto di vista è sicuramente un grande esempio e un grande punto di riferimento perché ha saputo, negli anni, prendere delle posizioni importanti, relazionarsi e fare degli interventi di solidarietà, di cooperazione rispetto a quei territori che vivono delle situazioni di emergenza e di guerra. Ma ha saputo, e secondo me questo è l'aspetto più importante, costruire giorno dopo giorno una cultura di pace attraverso prima di tutto l'educazione.

C'è un'importante rete nei territori a cui partecipano gli enti locali, a cui partecipano tante realtà associative, che è quella dei Centri per la pace. Sono i nostri presidi locali di questa cultura e di questa educazione. Sono luoghi in cui i ragazzi possono progettare, possono essere parte anche di quella preservazione della memoria comune che è l'elemento centrale per poter veramente continuare a far crescere questa cultura di pace. Penso, ad esempio, anche alla realtà locale, al Centro per la pace di Cesena, dove un gruppo di ragazzi ogni anno propone il "Treno della memoria", porta ragazzi di poco più giovani a visitare Auschwitz attraverso un percorso che va avanti tutto un anno di approfondimento e di memoria, e poi i ragazzi che hanno partecipato a questo percorso l'anno dopo ne accompagnano degli altri.

Questo è anche il simbolo di un percorso di memoria che si nutre e va avanti ed è l'elemento centrale, credo, del nostro essere cittadini europei, perché, tornando al tema del 9 maggio - festeggeremo la Festa dell'Europa il prossimo 9 maggio, è questa settimana, quindi mi piace cogliere l'occasione per ricordarlo anche in quest'Aula - tornando al 9 maggio, riflettendo in questi giorni anche con i ragazzi della mia città, mi è venuto da dire che se persone, i Padri fondatori, sono riusciti ad immaginarsi, per un'Europa che era in guerra, sotto le bombe, una soluzione di pace che era mettere insieme le risorse, le competenze, i valori, e se questa soluzione di pace ha fatto in modo che per settant'anni l'Europa non avesse la guerra, allora è nostro compito prendere il testimone e riuscire, anche attraverso le proposte che sono dentro questo ordine del giorno, passo dopo passo, a costruire quell'Italia, quell'Europa, quel mondo di pace, che non è un sogno, ma è qualcosa che va tenacemente costruito, veramente nel nostro quotidiano, a partire dall'educazione, a partire dalle scelte profonde di ciascuno di noi, ognuno di noi, con il ruolo che ha.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Montalti.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.

 

MUMOLO: Grazie, presidente. Vorrei intanto partire ricordando che la Regione Emilia-Romagna, la nostra Regione, ha una lunga tradizione nelle politiche di pace, nella cooperazione internazionale, perché evidentemente il nostro territorio è particolarmente sensibile al tema della soluzione non violenta dei conflitti. C'è una serie di progetti portati avanti anche dalla nostra Assemblea legislativa. Ad esempio la nostra Assemblea legislativa ha istituto il progetto "Pace e diritti umani" con il relativo partale, che sarebbe veramente da andare a vedere e da seguire. Ci sono tanti progetti di cooperazione decentrata che portiamo avanti. Abbiamo qui vicino una realtà di eccellenza come la Scuola di pace di Monte Sole, attiva nella formazione ed educazione alla pace e alla trasformazione non violenta dei conflitti. Abbiamo, in Emilia-Romagna, oltre 21 associazioni che si impegnano per la pace in regione e, tra l'altro, è facile trovare anche queste associazioni, vedere dove sono e di cosa si occupano esattamente sul sito della Regione Emilia-Romagna "sociale.regione.emilia-romagna.it", lo dico per chi ci ascolta in modo da rendere più facile la ricerca.

Vi è il servizio civile in questa Regione, abbiamo un servizio civile che nel 2014 ha impegnato 729 giovani, 527 di "Garanzia giovani" e 202 del servizio civile regionale, mentre quest'anno, con l'approvazione dei progetti nazionali, avremo in Emilia-Romagna oltre 2 mila giovani impegnati nel servizio civile.

Noi ci troviamo davanti, oggi, a scenari politici internazionali sempre più complessi. C'è la necessità di nuove modalità di intervento, di professionalizzare e preparare mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali. Per questo ritengo giusto appoggiare la risoluzione che propone di impegnare la Giunta ad aderire alla campagna "Un'altra difesa è possibile".

È stato già detto da qualcun altro prima di me, ma è opportuno sottolineare che l'obiettivo della campagna è quello di dare uno strumento in mano ai cittadini per fare organizzare dallo Stato la difesa civile non armata e non violenta. Esistono misure professionali alternative agli interventi militari, in alcuni contesti potenzialmente più efficienti degli interventi militari stessi; esistono le conoscenze e le disponibilità umane, ma è anche necessario predisporre strumenti qualificati ed efficienti.

Io credo che la legge di iniziativa popolare promossa dalla campagna "Un'altra difesa è possibile" possa dare concretezza a ciò che prefiguravano i nostri Costituenti quando parlavano del ripudio della guerra, ripudio confermato anche dalla nostra Corte costituzionale. Credo che ci sia la possibilità di assolvere l'obbligo costituzionale dell'articolo 52, comma 1, con una struttura di difesa civile alternativa a quella prettamente militare.

La legge, questa legge, può dare fondamento istituzionale e autonomia ai Corpi civili di pace, un'esperienza che oggi è legata fin troppo al volontariato, esperienza che ad oggi non è mai stata istituzionalizzata.

A me pare condivisibile anche l'altro obiettivo della campagna, che è un obiettivo sociale e politico al tempo stesso: diffondere la conoscenza della difesa non armata e non violenta prevista dalla nostra Costituzione all'articolo 11, più volte citato, ma mai attuato.

Come diceva Martin Luther King, "la non violenza è la risposta ai cruciali problemi politici e morali del nostro tempo, la necessità per l'uomo di avere la meglio sull'oppressione e sulla violenza senza ricorrere all'oppressione e alla violenza".

Per tutte queste ragioni credo che la Regione Emilia-Romagna dovrebbe aderire alla campagna per raggiungere l'obiettivo di raccogliere le 50 mila firme richieste entro il 23 maggio e per questo dichiaro che voterò a favore di questa risoluzione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: Grazie, presidente. Intervengo per anticipare, in maniera motivata, il voto contrario da parte del gruppo di Forza Italia, per ragioni che sono - almeno nel nostro modo di pensare - più che ovvie; saremmo così ipocriti se non mettessimo in evidenza un aspetto centrale di questa risoluzione e degli interventi che abbiamo ascoltato quest'oggi in Aula. Sarebbe bello e a tutti piacerebbe se, semplicemente parlando il linguaggio della pace, questa si potesse, come per incanto, materializzare. La pace è certamente un obiettivo, un'aspirazione alla quale ognuno di noi anela, protende, con la propria attività. Nessuno vuole la guerra e sarebbe una follia se noi inseguissimo una volontà belluina e soprattutto se non ci conformassimo ai principi dettati dalla nostra Carta costituzionale, che però - dobbiamo pur dirlo - si esprime in maniera contraddittoria, recitando, con un po' di ipocrisia: "l'Italia rifiuta la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali", salvo poi enunciare con termini molto forti, un invito ai cittadini al "dovere di difendere la Patria in maniera sacra"; credo che questo termine sia stato usato in quest'unica occasione - e non a caso- nella nostra Carta costituzionale. Questo per dire che sono certo che in quest'aula vi sia una comunanza di intenti; tuttavia, voglio evidenziare, che questo sarebbe molto bello se l'utopia rimanesse tale e non finisse in moltissimi casi anche per modificare il modo di pensare e di ragionare di tanti.

Mi riferisco al fatto che purtroppo le guerre, oggi, nel mondo, continuano ad esserci. Abbiamo visto sul fronte ucraino quello che sta succedendo, lo vediamo in Libia, lo vediamo in Africa. Oggi c'è un mondo "incendiato" dalle guerre e non credo che sia la semplice evocazione della parola "pace" a mettere fine a questi conflitti. È una questione, quindi, non solamente culturale. La saggezza latina, come più volte ho evidenziato in quest'Aula, diceva: "si vis pacem, para bellum", cioè "se vuoi la pace, prepara la guerra". Non è che molte nazioni - e l'Europa stessa - questa parentesi di pace e di neutralità dai conflitti la devono alle manifestazioni pacifiste; la dobbiamo invece, essenzialmente, alla presenza di un'arma, che è quella atomica, che è considerata sconveniente per chiunque la voglia utilizzare, perché nel momento in cui quest'arma viene impiegata significa che è finita anche la possibilità di proseguire nella vita, tutto finisce. Ma ci sono armi, oggi, ancora più insidiose di quella nucleare; mi riferisco, ad esempio, alle armi chimiche e batteriologiche, di cui qualcuno vagheggia nel Nord-Africa di farne uso anche qui in Italia.

Allora noi dobbiamo aprire gli occhi e renderci conto che, rimanendo con i piedi per terra, ci troviamo in una situazione estremamente delicata, in particolare per la nostra posizione al centro del Mediterraneo, coinvolti in un processo - lo dico tra virgolette - di autentica "invasione"; tutto ciò in un momento, peraltro, di gravissima crisi economica. Allora, può anche andar bene se vogliamo incentivare il servizio civile, ma ricorderei a quest'Aula - e nessuno l'ha riferito - che quello civile è un servizio che viene pagato, sono, credo, 400 euro al mese. Non vorrei poi che dietro a questo "istituendo" servizio civile, a questo rafforzamento del servizio civile in Emilia-Romagna, si nascondesse per un domani, la possibilità non solo per gli immigrati regolari, ma anche per i profughi, di ottenere magari una sorta di sanatoria nascosta, consentendo loro partecipando a queste operazioni di ricevere più facilmente il permesso di soggiorno.

Qualche tempo fa il Presidente del Consiglio Renzi ha fatto visiva negli Stati Uniti a Barack Obama. Barack Obama, nonostante sia un democratico, è l'uomo che al mondo spende di più, e in progressione, per le spese militari. In quest'Aula buona parte della sinistra parteggia per le sue posizioni; un'altra, la nostra, magari guarda con più attenzione e con più pragmatismo alla politica del Partito Repubblicano, certamente meno "interventista". La sinistra, anche quella americana si è sempre riempita la bocca con la parola "pace", poi, se andiamo a ben vedere, proprio gli Stati Uniti d'America spendono il 4 per cento del pil per la propria politica militare che qualcuno anche qui definisce ancora imperialista, espansionista, eccetera. Una delle cose principali alla quale ha tenuto il Presidente Obama nell'incontro con il "Primo Ministro" Renzi - da riferire poi al ministro della Difesa Pinotti- è l'impegno dell'Italia nello scacchiere internazionale.

L'Italia, è stato detto anche dai vertici del Partito Democratico, non può fare un passo indietro e non può esserci dunque una riduzione delle spese militari. Quindi Bologna è necessario, come diceva poc'anzi Foti, che si metta d'accordo con Roma, perché mi pare di assistere a due spettacoli diversi: qui si fa propaganda, là invece c'è pragmatismo. È un po' quello che diceva la consigliera che mi ha preceduto, che quando aveva 18 anni faceva le manifestazioni sventolando la bandiera della pace e facendosi vessillifera di questi principi, riconoscendo poi che, invece, quando si deve governare, purtroppo, si devono fare i conti con la realtà e la realtà è quella che impone, anche per le missioni nelle quali sono impegnati gli 8 mila ragazzi italiani che vestono la divisa in quegli scacchieri, investimenti di carattere economico nelle spese della difesa armata.

Quindi Obama ci ha richiamato agli impegni e Renzi, sull'attenti, ha risposto positivamente. L'Italia, lo ha ribadito, non può fare nessun passo indietro e, Roberto Speranza (PD) in una sua dichiarazione ha affermato che i caccia F35 non si toccano; stessa posizione ribadita poi dal ministro della Difesa Pinotti.

Allora potremmo andare avanti su questa posizione, ricordo però a me stesso che nella Prima guerra mondiale, che ricordava il collega Foti, l'amministrazione americana che intervenne allora per riportare la pace nel continente fu un'amministrazione democratica; nella Seconda guerra mondiale ci fu un'amministrazione democratica che decise di intervenire, sennò oggi non festeggeremmo la liberazione, ad esempio, di Auschwitz, realizzata, peraltro, dalle truppe sovietiche, che non mi pare che fossero entrate in quei campi o avessero assediato Berlino con le bandiere della pace o con i fiori. A proposito, "Mettete i fiori nei vostri cannoni" rimane per noi un bellissimo slogan, un bellissimo monito, un punto, se volete, anche di approdo perché nessuno vorrebbe la guerra, ma di fronte alle tragedie dell'umanità, e questo è un dato di fatto, con i fiori non si disarmano le follie dell'uomo. La stessa cosa è avvenuta con la guerra in Corea, è stata un'amministrazione anche lì democratica; ancora con la guerra in Vietnam. Questo per dire che mi pare che non è che si possa utilizzare il termine "pace", "solidarietà", "difesa civile non armata", "difesa civile non violenta" per risolvere questioni che sono drammaticamente serie, perché le questioni drammaticamente serie le si risolvono purtroppo, aggiungo purtroppo, con interventi di forte responsabilità. Ecco perché noi voteremo contro questa risoluzione e lo facciamo convintamente.

Sentivo riecheggiare in quest'Aula: "riduciamo la difesa militare, progressivamente portiamo a far sì che ci sia una difesa non armata, non violenta eccetera". Mi ricordo i cartelli di quei comuni che si incontrano in qualche provincia, anche nella mia, dove si legge "comune denuclearizzato". È una bellissima e lodevole iniziativa, un meraviglioso proposito. Però tutti sappiamo che nel momento in cui dovesse accadere qualche cosa di serio non è che si fermi il nucleare o la bomba atomica eventualmente lanciata perché il comune è denuclearizzato. Mi sembra quindi anche questa un’iniziativa spot. Uno spot politico, condito con la parola pace e una certa dose d'ipocrisia che alla politica purtroppo fa molto male.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Aimi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Probabilmente sono più pacifista della metà di quest’Aula, però da pacifista mi sento preso in giro, perché discutere per un’ora e mezzo di questo argomento sembra quasi che vogliamo fare catenaccio per non discutere di argomenti che invece sono importanti, tipo il Passante Nord, e sul quale magari discutere oggi potrebbe dare fastidio. Col rispetto di tutte le posizioni espresse, organizziamo una giornata di discussione sulla pace e facciamo meglio il nostro lavoro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Anche io ho a cuore un tema che, come è stato ricordato prima, non è soltanto la pace ma è la storia di questa Repubblica e di questa Europa, ed è per questo motivo che abbiamo presentato - uso questo momento perché vorrei parlare anche dei temi che ci stanno a cuore - degli emendamenti alla risoluzione del gruppo di SEL. Lo dico perché evidentemente nella memoria si affoga l’istinto della competizione, perché quando c’è da fare un tweet c’è una sorta di sindrome da raptus, quando c’è da fare una fotografia su dei numeri c’è una sindrome da comunicarlo immediatamente, ma quando bisogna andare nel merito delle questioni invece si svuota l’Aula, quella che viene chiamata la retorica della pace. Abbiamo assistito in quest’Aula alla retorica della pace, cioè che va bene purché se ne parli un’altra volta.

Vorrei ricordare a quest’Aula e a tutti quanti noi di quanto importante è stato per questo Paese ricostruire, che la parola libertà, che molto spesso viene utilizzata in maniera impropria, è figlia della lotta di resistenza, lotta di resistenza con ogni probabilità ignorata da chi non la conosce e da chi pensa che si sia catalogata questa stessa lotta di libertà con la fine della Seconda Guerra Mondiale. In realtà quell’articolo 3 della Costituzione, che ci spiega cos’è il principio di uguaglianza, è lo strumento attraverso il quale noi comprendiamo quotidianamente quanto disuguale sia questa società e il motivo per il quale l’articolo 11 e l’articolo 52, che vengono pure citati nei nostri emendamenti e nelle nostre riflessioni, ma soprattutto il contesto dell’Europa, costituiscono un’idea di società e di repubblica intorno alla quale la cooperazione ha il dovere di confrontarsi.

 

(I consiglieri dei gruppi Lega Nord e Movimento 5 Stelle escono dall’Aula)

 

Con grande amarezza vi devo dire che non si è compreso il concetto del servizio civile e c’è un ancestrale richiamo a sentirsi parte di una parte. Noi siamo non una parte ma la Repubblica che si caratterizza per l’impegno civico di tutti i cittadini. Mi dispiace rivolgermi a una Lega assente, né lei, Presidente, in questo momento può rappresentarla evidentemente, ma anche le ronde, nell’accezione che si sono dati alcuni rappresentanti del movimento che ho citato, avevano l’obiettivo di sostituirsi a un ruolo di partecipazione civica fino a quando non sono diventate qualcos’altro. Non è utile riprendere cosa è la speciale prevenzione, ma è utile pensare che cosa è il servizio civile. Prima il consigliere Paruolo ha spiegato secondo me in maniera egregia qual è il passaggio che c’è tra l’attività militare e il concetto di patria e perché la patria è figlia della resistenza. Nasce dalla resistenza il concetto di patriottismo, perché i veri patrioti italiani sono coloro i quali hanno lottato per la libertà di questo Paese.

 

(interruzioni)

 

Certo, però a un certo punto qualcuno si è confuso e altri no, alcuni hanno sbagliato da quale parte collocare il concetto di libertà perché hanno pensato che la libertà fosse la libertà di imporre agli altri la propria volontà. Il fascismo è stato questo in questo Paese, che lo accettiate o no. Il tema è come si partecipa alla vita democratica di un paese, e con le parole tristi che ho sentito prima in cui ci dovrebbe essere una sorta di sanatoria sugli immigrati col servizio civile regionale, vi rendete conto di che cosa abbiamo sentito noi oggi? In maniera scellerata si è detto perché di pace se ne parla, perché di contenuti non se ne parla, si abbandona l’Aula e si va a fare un’operazione complottante che non si capisce quale fine abbia.

Questo Consiglio è stato offeso oggi, è stato offeso nelle sue fondamenta democratiche. Io sono stanco della retorica con la quale si cerca di non stare al merito, per questo motivo convintamente penso che il nostro impegno a sviluppare un ruolo civico e civile da parte dei nostri giovani in questa società servirebbe anche a quei consiglieri disattenti che pensano che la partecipazione civile sia soltanto quella per la quale si viene eletti e poi ci si disinteressa degli altri. Un paese è tale quando la difesa della patria, come dice correttamente la risoluzione, è in primo luogo difesa dei diritti fondamentali. Se proprio dovessi dire cosa secondo me oggi è prioritario discutere, vi direi la risoluzione sulla scuola e non quella sul Passante Nord, sulla quale pure stiamo contribuendo e mi auguro che potremo contribuire nel dibattito che seguirà questa risoluzione. Non esiste un calendario delle priorità, però esiste un calendario degli impegni. C’è un movimento che si dà una caratura europea e che dà una campagna a cui noi abbiamo il dovere di partecipare e impegnare la Giunta ad aderire a una campagna è un gesto istituzionale di grandissima importanza, come di grande importanza è anche il fatto di destinare una parte della spesa finanziaria di questo Paese per l’impegno a difesa dei diritti degli altri e non per fare delle strane sanatorie, che non sono neanche all’interno delle cose possibili, però certo potrebbero fare titolo e funzionare da pifferaio magico nei confronti di quelli che ancora credono alla retorica per cui basta dire una cosa perché la Regione si collochi da un’altra parte. Questa è una regione responsabile e fatta di persone responsabili che credono nei diritti fondamentali, credono nella libertà ma si ricordano anche chi ha dato i diritti fondamentali e la libertà a questo Paese. Grazie.

 

(I consiglieri dei gruppi Lega Nord e Movimento 5 Stelle rientrano in Aula)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Il mio è solo un intervento velocissimo per dire che il consigliere Caliandro parla di scuola per fortuna, perché fino ad ora abbiamo sentito parlare di massime sulla filosofia, sulla pace, ci siamo sentiti dare lezioni di filosofia e di pace con la quale, con queste lezioni, la gente che oggi sta manifestando non ci mangia, quindi per questo devo dire che in quest’ora e mezza che abbiamo speso a parlare di massime per la pace abbiamo concluso zero per la gente. Per questo per forza dobbiamo fare una considerazione che poi i cittadini si disaffezionano alla politica, perché oggi voi avete dato la prova che la politica non guarda i cittadini, almeno una parte di politica non guarda gli interessi dei cittadini, perché su tre ore di seduta pomeridiana siamo stati a disquisire un’ora e mezza di pace, fratellanza e filosofia. La gente ha bisogno di lavorare e di mangiare, chi manifesta oggi sicuramente non ha bisogno di sentir parlare di pace, sicuramente non in questo momento storico-politico, quindi chiedo per piacere di abbandonare questa discussione e parlare al più presto, siccome alle 18 si chiude la seduta, di temi che interessano i nostri cittadini.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Si chiude così la discussione generale sulla risoluzione 545, per cui apriamo ora la discussione generale sui due emendamenti proposti dai consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari, Boschini e Montalti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Solo per dare per letti, vista la distribuzione dei due emendamenti, i due emendamenti, che riguardano essenzialmente un difetto di completezza che necessitava la risoluzione relativa a chi è deputato alla raccolta delle firme e al contesto unitario dell’Unione europea, che è alla base dello stesso impegno civico, che forse alcuni non conoscono ma nasce dalle macerie della Seconda guerra mondiale, ma non sto qui a riprenderlo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Ora dobbiamo passare alla dichiarazione di voto sia sulla risoluzione sia sui due emendamenti.

Nomino scrutatori i consiglieri Marchetti Daniele, Iotti e Piccinini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Chiederei il voto elettronico sul procedimento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Non avendo nessun iscritto in dichiarazione di voto, a norma dell’articolo 106, secondo comma, prima di sottoporre l’emendamento a votazione chiedo al primo firmatario, consigliere Torri, di acconsentire o meno alla votazione dei due emendamenti.

 

TORRI: Grazie, presidente. Per noi i due emendamenti si possono mettere in votazione perché non riformulano sostanzialmente gli stessi concetti che ci sono e nell’ultimo caso lo approfondiscono. Per noi va bene. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Torri.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 1, a firma dei consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari, Boschini e Montalti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Favorevoli

 

26

Contrari

 

15

Astenuti

 

--

 

L’emendamento è approvato.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 2, a firma dei consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari, Boschini e Montalti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Favorevoli

 

27

Contrari

 

14

Astenuti

 

--

 

L’emendamento è approvato.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 545, a firma dei consiglieri Torri, Alleva e Taruffi con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

32

Contrari

 

10

Astenuti

 

--

 

La risoluzione è approvata.

 

OGGETTO 419

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo al fine di prevedere un piano di assunzioni che assorba tutto il personale docente e ausiliario tecnico amministrativo, prevedendo inoltre la stabilizzazione di tutti i precari operanti nel mondo della scuola. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Discussione e reiezione)

 

OGGETTO 317

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso il Governo al fine di perseguire la stabilizzazione dei docenti e del personale non docente, precari con più di 36 mesi di servizio, in ottemperanza alle direttive della Corte di Giustizia europea. A firma del Consigliere: Alleva

(Discussione e reiezione)

 

OGGETTO 577

Risoluzione per sostenere un sistema di istruzione inclusivo qualificato e qualificante sulla base delle riforme programmate. A firma dei Consiglieri: Boschini, Marchetti Francesca, Calvano, Poli, Bagnari, Ravaioli, Soncini, Zoffoli, Caliandro, Rossi Nadia, Bessi, Mumolo, Iotti, Prodi, Zappaterra, Sabattini, Cardinali, Lori, Serri, Rontini, Pruccoli, Mori, Montalti

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Apro la discussione generale.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Questa risoluzione ha una storia breve ma molto intensa. Abbiamo cercato di portare l’attenzione della Commissione Quinta su questa risoluzione ed è stato molto complesso e non ci siamo riusciti, abbiamo poi coinvolto l’assessore Bianchi, che ha dimostrato disponibilità ed è stato un confronto invece costruttivo.

Questa risoluzione riprende un testo che è stato già presentato in Regione Piemonte e in Regione Toscana, e in entrambe le regioni è stato approvato dalla maggioranza di governo, che in teoria è dello stesso colore politico di questa, ecco perché mi stupisce molto vedere che all’ultimo il PD ha presentato una risoluzione diversa sullo stesso tema protocollata e presentata oggi. Mi colpisce molto il fatto che per una Giunta e un Presidente che ha giocato parte della sua campagna elettorale sulle note del lavoro, l’ossessione per il lavoro e sull’intolleranza a quel disordine burocratico, che è il rallentamento, ci sia bisogno di uno stimolo di questo tipo per arrivare a dire che effettivamente il ddl "La Buona Scuola", che in questo momento a Roma è in corso di valutazione e approvazione, effettivamente accentra in sé una disattenzione grave per tutti quei precari che rischiano non soltanto di restare precari ma di non lavorare più è il peggio della burocrazia.

La risoluzione si riferisce infatti a tutti quei precari, ad esempio di graduatoria di istituto, che non hanno la possibilità di essere assunti e nello stesso tempo sono molto spesso già abilitati. Col ddl "La Buona Scuola" gli si impone di passare ancora una volta attraverso il famoso concorso, quello che da tanti anni non c’è più, quindi rinnegando un percorso chiaro anche dal punto di vista nazionale. Si facevano i concorsi, poi c’è stata la SSIS, poi c’è stata una fase in cui la SSIS è stata chiusa, le abilitazioni si facevano sempre tramite l’università con percorsi PAS o TFA e ora a queste persone si dice che si è sbagliato tutto o perlomeno quello che si ha non è sufficiente, anche se si è fatto con coscienza e con passione, anche se lo Stato ha imposto di farlo e di rifare il concorso. Magari si fa quel lavoro bene da dieci anni, lo si fa credendoci ma si deve di nuovo dimostrare che si è in grado di farlo, quindi da un lato accentrando la distrazione totale per intere categorie - stiamo parlando di migliaia di persone - che rischiano di diventare la classe dei nuovi esodati, come se ce ne fosse bisogno, e nello stesso tempo con uno sfasamento molto grave dal punto di vista della burocrazia.

Diverse di queste persone, rappresentative di questa situazione di precariato molto grave, sono sedute oggi negli spalti del pubblico qui in Regione e sono convinta che vengono qui alla ricerca di una risposta chiara e dopo aver visto che in Piemonte e in Toscana la risoluzione passava, in regioni che in teoria sono dello stesso colore politico di questa, si saranno detti presumibilmente che anche la nostra regione, oggi 5 maggio, giorno di sciopero nazionale in cui i sindacati e il personale docente precario e anche amministrativo tecnico ausiliario della scuola è in sciopero contro il ddl di Renzi, prenderà una posizione netta e dirà che questa non è una cosa che vogliamo, questa non è una cosa che appoggiamo, o perlomeno, se non possiamo ambire a tanto, ci sono dei punti critici da evidenziare e ce ne facciamo carico perché come Regione siamo vicini al territorio e siamo il presidio più vicino ai nostri precari, anche perché abbiamo giocato una campagna elettorale sull’ossessione per il lavoro e sull’intolleranza alla burocrazia che rallenta.

Questa risoluzione, quella già approvata da Toscana e Piemonte, chiede che ci sia una stabilizzazione dei precari, anche di graduatoria di istituto, anche abilitati PAS o TFA, non tramite un nuovo concorso ma una stabilizzazione, poiché queste persone già insegnano a volte addirittura da dieci anni. Si chiede quindi che gli elementi poco chiari che riguardano questo piano di stabilizzazione del ddl "La Buona Scuola" vengano variati, quindi vengano presi in considerazione come elementi molto critici con ricadute negative su migliaia di persone. Chiedono una risposta politica in senso proprio, non chiedono la risposta politica che è la risoluzione presentata adesso dal PD; questa è una risposta politica nel senso popolare del termine, una risposta diplomatica, mentre quello che queste persone chiedevano è una risposta politica, è dire al proprio Governo nazionale che si sta danneggiando un’intera categoria che ha lasciato indietro, si sta dicendo che esiste e il Governo continua a disinteressarsene.

Da segnalare è anche, non meno importante, che il Presidente della Repubblica Mattarella, nella sua funzione di garante, aveva sollevato obiezioni in merito a tale riforma e ai criteri di esclusione degli abilitati dal piano delle assunzioni e l’altra questione fondamentale, come sapete, è il famoso verdetto della Terza Sezione della Corte di giustizia europea che si è già pronunciata a sfavore dell’Italia dicendo che effettivamente persone che sono abilitate e che lavorano più di trentasei mesi devono ormai essere assunte, quindi devono andare verso una forma di stabilizzazione e fuori dalla precarizzazione. L’impressione invece è che si preferisca pagare salate multe all’Unione europea rispetto a pensare alla "carne viva" dei nostri precari.

Nel frattempo mi segnalano che il presidente di un sindacato, che si è già molto impegnato per questa battaglia, un sindacato autonomo che ha molto dato a questa battaglia e che è molto presente in questi giorni, è in questo momento a Bruxelles per segnalare in Commissione i punti di illegittimità del ddl "La Buona Scuola", quindi oggi è una giornata simbolica perché coincide effettivamente anche con lo sciopero nazionale. Nello stesso tempo le ricadute del ddl di Renzi non sono neanche quelle promesse, perché, come sapete, verrà poi stabilizzato soltanto un docente su tre e resteranno in ogni caso in una situazione di incertezza e anche di svalutazione del percorso intrapreso tutti gli altri che fanno parte delle graduatorie di istituto.

Chiediamo che si tenga conto e che la Giunta segnali al Governo che il suo piano, il piano del Governo, rischia di cancellare adesso le carriere di migliaia di persone che hanno avuto il solo torto di credere nello Stato e aver dedicato anni di lavoro, di credere, se dicono che ci si può abilitare all’università attraverso i PAS o TFA, che dopo si è considerati abilitati, si entra nella fascia che consente nel tempo di essere stabilizzati e di essere quindi assunti a tempo indeterminato, di aver dedicato anni di lavoro, investimenti, passione e dedizione condannando a una lunga disoccupazione decine di migliaia di persone, di famiglie di docenti abilitati, come rilevato più volte dagli studi statistici, a causa di una legge dello Stato trasformatasi in inganno.

Un altro punto critico che magari scegliamo di non sollevare oggi, ma entrerebbe in quelli che secondo noi il territorio ha il dovere di segnalare, è anche la questione del nuovo ruolo dei dirigenti scolastici, i cosiddetti presidi sindaco, perché accentrano in sé tutti i poteri, nominano una loro Giunta staff che decide, a scapito del collegio dei docenti, che resta un organo consultivo, addirittura in autonomia come allocare i fondi che riceve, quindi senza confrontarsi più, con inquietanti assonanze in quello che a volte succede nella politica e che non vorremmo vedere, nello stesso tempo portando a termine incredibilmente, stando il colore politico, quello che era il lato deteriore della riforma Gelmini. Invece di rivedere la storia dei tagli sbagliati della riforma Gelmini ecco che invece fa esplodere ed esaspera le stesse negatività.

Ci sembra importante che anche la Regione Emilia-Romagna, come anche le regioni Piemonte e Toscana, prenda una posizione netta oppure dica di no senza nascondersi dietro a una risposta lunga tre pagine che però non significa nulla e che ancora una volta tira in ballo il concorso e non dice essenzialmente niente di nuovo, di risolutivo e niente che possa dare un segnale di cambiamento e un segnale di volontà politica vera alle persone che in questo momento stanno aspettando una risposta da noi.

 

(Applausi dai banchi del pubblico)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Chiedo al pubblico di non applaudire.

Ha chiesto di parlare il consigliere Liverani. Ne ha facoltà.

 

LIVERANI: Grazie, presidente. Gentile Presidente, non potrebbe esserci una giornata più esemplificativa per discutere delle drammatiche condizioni in cui versa il nostro sistema scolastico.

Sono di queste ore infatti le immagini di docenti, alunni e personale amministrativo sceso in piazza da nord a sud contro la disastrosa riforma voluta dal Governo Renzi. Una protesta trasversale quella del popolo della scuola, che dà voce all’ala del precariato e che boccia senza riserve il piano assunzioni contenuto nel pacchetto Giannini. Una bocciatura condivisa anche dalla minoranza del PD che ci deve e vi deve fare riflettere.

Sono infatti oltre 140 mila gli insegnanti con contratti a termine che per decenni esercitano la propria professione a singhiozzo senza alcun tipo di garanzia retributiva ma con l’impegno, il sacrificio e la dedizione di sempre. Su di loro incombe una mannaia del precariato e la sola certezza di essere stati messi da parte da questo Governo. Che fine faranno le migliaia di insegnanti che per loro sfortuna non rientrano nelle categorie predilette da Renzi? Perché è bene fare chiarezza su questo punto, signor Presidente: il piano del Governo, La Buona Scuola, dovrebbe dare una risposta chiara ed esaustiva a questo grave fenomeno di precariato scolastico ma di fatto non lo fa.

Ci sono fasce di insegnanti precari che la manovra Renzi taglia fuori senza scrupoli e per le quali non si sa quale sia il futuro. Tra questi rientrano gli iscritti nelle graduatorie a esaurimento che in questo modo verranno chiuse e i vincitori dell’ultimo concorso pubblico, che risale al 2012. Dalle prime però vengono esclusi gli insegnanti dell’infanzia (circa ventitre precari), non solo, ma non avere un posto stabile anche ottantamila docenti abilitati con il TFA e il PAS inseriti in seconda fascia che hanno speso in media tremila euro a testa per seguire i corsi, comprare libri e fare gli esami, tra l’altro molti di questi insegnano materie come musica, matematica, educazione tecnica e spagnolo, per cui c’è carenza di specialisti nelle nostre scuole.

Si chiede dunque alla Giunta quale sia la posizione rispetto a tale tematica e se intende attivarsi con urgenza verso il Governo e il Ministro dell’Istruzione provvedendo all’elaborazione di un piano di assunzioni adeguato che assorba tutto il precariato del personale docente non limitandosi a considerare le sole graduatorie a esaurimento ma immettendo direttamente in ruolo a titolo esemplificativo anche i precari abilitati in graduatoria di seconda fascia di istituto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Liverani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Credo che sia importante oggi lasciare un attimo fuori la polemica e provare a partire dalle persone che sono qui presenti alle nostre spalle, che sono precari del mondo della scuola, una condizione che molti di noi conoscono, qualcuno anche per esperienza personale o perché tanti di noi hanno nella propria vita, nelle proprie famiglie, nelle persone che conoscono figure professionali che hanno attraversato l’esperienza del precariato scolastico, un’esperienza difficile, e per questo dico che dobbiamo partire da loro, perché vuol dire per molti anni, a volte dieci, quindici o di più, affrontare una situazione di incertezza che mette in difficoltà e che impedisce di fare scelte di vita fondamentali, come quella di costruirsi una famiglia e aprire un mutuo, persone che anche quando arrivano a essere stabilizzate spesso devono tribolare e penare per anni per vedere riconosciuta la loro ricostruzione di carriera, il TFR e tutti gli scatti di anzianità che possono avere maturato attraverso il loro percorso professionale. Insomma, credo che siano persone che meritano la nostra attenzione perché in questi anni hanno portato avanti la scuola e l’hanno fatto in queste condizioni difficili di precarietà e svolgono quindi un compito per i quali credo dobbiamo essere tutti loro grati.

Attribuire la colpa e la responsabilità di tutta questa situazione all’attuale Governo non è possibile. Sappiamo che questa storia è una storia lunga, che ha radici antiche e che ha radici anche più recenti nelle scelte degli ultimi governi. Penso che sia stato importante, e va dato merito all’attuale Governo, fare una scelta chiara all’interno del documento "La Buona Scuola", cioè dire per centocinquantamila precari, quelli più strutturati anche nell’esperienza di insegnamento, si cerca, nel costruire un nuovo disegno didattico per la nostra scuola, di fare uno sforzo per portarli tutti stabilmente dentro la scuola.

Questo è lo sforzo che è in corso ed è in corso per un motivo di fondo, che non è un motivo soltanto economico, ma anche fondamentale di carattere didattico e di qualità dell’insegnamento. Cito due temi centrali, il primo dei quali è la credibilità della funzione del docente. Parliamo spesso di lotta alla dispersione, dell’importanza che hanno i saperi per il futuro della nostra nazione, ma questo è il punto fondamentale. Noi abbiamo bisogno di insegnanti stabilmente impegnati in questa professione perché possano dare credibilità alla loro funzione di docenti, e l’altra cosa è la continuità didattica. Parliamo spesso della lotta alla dispersione, ma come può esserci la lotta alla dispersione se non c’è un rapporto educativo continuo tra l’insegnante e l’allievo? Chiaramente il precariato, la gestione di cattedre a spezzoni, ecc. hanno generato in questi anni questo problema.

Noi siamo abituati forse alla scuola che abbiamo fatto da ragazzi, in cui un insegnante ci accompagnava per cinque anni o per tre anni, ma questo oggi in molte scuole italiane non è più possibile, ed è credo un male grande, ma è un male che si radica nel fatto che in passato diversi governi hanno fatto scelte sulla scuola all’interno delle leggi finanziarie e l’hanno fatto con più attenzione al bilancio dello Stato che non alla qualità e ai risultati del nostro sistema scolastico. Ci sono stati anni in cui le battute sui giornali erano queste: "Il Ministro dell’Istruzione è Tremonti", perché tutte le riforme sulla scuola venivano fatte all’interno delle leggi finanziarie e con la rigorosa dicitura "il saldo non deve cambiare", cioè non si poteva spendere una lira in più oppure addirittura si facevano per risparmiare. Questo ha generato nel tempo una situazione che qualcuno definisce una giungla normativa, in particolare sul tema del reclutamento degli insegnanti e dei docenti, perché nel tempo si sono sovrapposti diversi modelli, come quello concorsuale, che è il modello anche costituzionale con cui si entra nel pubblico impiego e nella scuola, il modello della SSIS e dell’università, quindi in qualche modo dei corsi abilitanti che hanno spesso avuto anche l’interesse - fatemelo dire - di qualche soggetto che era interessato alla dimensione economica e organizzativa di questi percorsi, poi si è seguito il percorso del tirocinio abilitante, quindi del concetto di apprendistato con cui si apprende mentre si fa, tutti percorsi interessanti ma che si sono affastellati dal punto di vista giuridico negli anni scorsi passando di mano in mano la conduzione dei Ministeri dell’Istruzione, dalla Gelmini a Carrozza, a Profumo, ecc., quindi stili diversi e scelte diverse che hanno generato una situazione particolarmente difficile di giungla.

Il tentativo di riforma della scuola che sta portando avanti il Governo Renzi e che per la prima volta mette dei soldi, perché per la prima volta si parla di mettere 3 miliardi complessivamente su questo tipo di investimento, quindi vorrei che si ricordasse questo, perché sembra che stiamo mettendo sotto accusa un Governo che disinveste sulla scuola, ma è il contrario, perché stiamo parlando di un Governo che sta cercando di investire sulla scuola e che nel farlo va a impattare - questo lo riconosciamo senza problemi - questa giungla che si è creata negli anni rispetto al tema dell’inserimento professionale dei docenti, e lì naturalmente, a fianco degli elementi positivi di questo sforzo, nascono anche i problemi.

Gli elementi positivi ho provato a elencarli, cioè il fatto che per la prima volta si torna a mettere la scuola al centro del dibattito, che si prova a investire, che si prova a dire che i concorsi vanno fatti, per cui si dice che verrà fatto dal prossimo anno un concorso e ricordo che tra il 1999 e il 2012 non sono stati fatti concorsi in questo Paese e la situazione che ereditiamo è figlia di questo fatto, che non è un fatto fisiologico ma patologico. In questa situazione credo sia importante riaffermare il principio che si cercherà di portare a lavorare centomila persone che oggi sono in situazione di precariato. Di queste, circa il 50 per cento sono nuovi posti di lavoro, perché il 50 per cento sono soltanto stabilizzazioni di persone che sostanzialmente già con incarichi annuali lavoravano nella scuola, ma circa il 50 per cento deriva dal nuovo tipo di organico funzionale e di organico dell’autonomia che "La Buona Scuola" porta avanti attraverso una visione diversa della scuola, aperta alle attività extracurricolari, attività che sicuramente dovranno essere costruite e non sarà facile, ma questa è la logica.

A fianco delle cose buone ci sono anche i problemi, e non ci nascondiamo su questo, e sappiamo che ci sono una serie di temi che restano aperti. Sono i temi che abbiamo elencato, consigliera Gibertoni, in maniera precisa nella nostra risoluzione, quindi non ci nascondiamo dietro a un dito e riconosciamo le difficoltà. Sono i temi degli idonei del concorso 2012, che rischiano in una certa quota di non riuscire a entrare a settembre, si tratta delle persone che, per effetto del decreto ministeriale 81/2013, non riescono più a entrare dentro le graduatorie a esaurimento, che quel decreto ha sostanzialmente bloccato, invece queste sono le graduatorie da cui si attingerà principalmente per le stabilizzazioni, è il discorso degli abilitati a seguito del tirocinio formativo attivo e dei percorsi abilitanti speciali, per cui sostanzialmente si rimanda al concorso per l’accesso al ruolo, è il tema dei supplenti di lungo corso, quindi di quelli che impattano anche la sentenza della Corte di Giustizia europea e per i quali comunque - lo ricorderò tra breve - è previsto anche un emendamento specifico, è il tema del personale ATA, di fasce rilevanti del personale della scuola dell’infanzia, non ventitré ma ventitremila, per rettificare quello che è stato detto poco fa.

C’è il tema di riuscire a fare tutto questo entro settembre, insomma non ci stiamo nascondendo i problemi, però per me l’atteggiamento è quello che ho visto domenica quando il Presidente del Consiglio Renzi, pure anche duramente contestato durante la sua presenza in città, si è fermato credo quasi per un’ora, e non credo non avesse nulla da fare, a incontrare quei comitati, secondo me dimostrando che da parte del Partito Democratico e del Governo c’è attenzione per questo problema e non c’è nessuna intenzione di svicolare e di pensare che qui non ci sono persone che nella loro dignità professionale devono essere tutelate. Certo, lo stiamo facendo in una condizione giuridica complessiva del nostro sistema che è complicata e che appena ci si mette mano si mettono in mano situazioni di difficoltà in cui tutelare i diritti di tutti in maniera equa non è semplice. Credo che questo sia l’atteggiamento che noi riportiamo qua, il fatto che è possibile ancora emendare - è stato detto più volte oggi -, hanno lavorato ancora domenica in Commissione in Parlamento, cosa credo non usuale, perché si sta lavorando sugli emendamenti del disegno de La Buona Scuola e il PD sta dimostrando di avere, credo, orecchie per ascoltare e per fare tutto quello che sarà possibile.

Il senso della nostra risoluzione è esattamente questo, quello di dire che è ancora possibile mettere mano a una serie di temi, e sappiamo per certo per esempio che sul tema dell’articolo 8 c’è un emendamento presentato dal Partito Democratico, che andrà in discussione in Parlamento nei prossimi giorni e nelle prossime ore, che è proprio volto a cercare di includere nelle assunzioni tutti gli idonei del concorso 2012, così come è in arrivo l’emendamento all’articolo 12 che riguarda il tema delle persone che per effetto della sentenza della Corte di Giustizia rischiano di non poter proseguire a collaborare e a lavorare con lo Stato. Il senso della nostra risoluzione e il motivo per cui non possiamo aderire alle risoluzioni altrui è che in quelle non c’è nessun riconoscimento del lavoro che sta facendo il Governo e della presa in carico della situazione storica che ha generato la difficile condizione del precariato. Credo invece che sia più giusto dire, come noi abbiamo chiesto, che dalla Regione parta la richiesta di emendare "La Buona Scuola" per tutto ciò che è possibile nel senso che ho appena illustrato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Ci sono ancora quattro iscritti e se vogliamo provare ad andare al voto entro le 18, sforando magari di qualche minuto, vi chiedo interventi molto brevi, perché siamo ancora in discussione generale e ci sono poi le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Cercando di stare nei tempi veloci, parto dalla considerazione che faceva nell’ultimo passaggio il collega Boschini, il quale diceva che non poteva accogliere le risoluzioni altrui perché mancavano dei riferimenti alla bontà dell’operato del Governo ed è la ragione per la quale io invece non posso sostenere la risoluzione presentata dal Partito Democratico e invece come gruppo, come Sinistra Ecologia e Libertà, voteremo la risoluzione presentata dalla consigliera Gibertoni, proprio perché pensiamo che sia opportuno dire le cose in modo chiaro e preciso, specialmente in una giornata come questa, e mi sia consentito di esprimere piena solidarietà e sostegno alle ragioni dello sciopero di tutte le sigle sindacali che oggi hanno indetto una manifestazione a cui hanno aderito docenti, personale ATA e anche dirigenti del sistema scolastico.

Mi sia appunto consentito di esprimere la più profonda solidarietà e sostegno alle ragioni di questo sciopero per cercare di fermare quella che dovremmo definire, più che una riforma, una controriforma della scuola. Penso che le ragioni che hanno portato in piazza tante persone e tanti lavoratori del sistema pubblico e scolastico siano ragioni valide e profonde che riguardano i precari, ma non solo, e che in qualche modo dovrebbero fare riflettere chi governa questo Paese, perché è difficile potere immaginare di poter governare bene e seriamente senza il consenso, o addirittura contro il consenso, dei lavoratori e delle persone che tutti i giorni tengono in piedi le istituzioni di questo Paese, come ad esempio la scuola, l’istituzione fondamentale.

Penso che sia giunto il momento di cessare di portare avanti dibattiti in cui vengono banalizzate le posizioni di chi si oppone o di chi propone alternative, come spesso capita, al Governo in carica, al Presidente del Consiglio, e credo che non faccia bene alla democrazia e non faccia bene al dibattito politico rappresentare chi ha argomentazioni diverse dalle proprie come i professionisti dello sfascio, i gufi e queste rappresentazioni caricaturali che non rendono onore nemmeno a chi le porta avanti. D’altra parte potrei dire altrettanto con una battuta che alla fine Gelmini fa rima con Giannini e quindi penso che se questa riforma, come anche altre che sono state portate e vengono portate avanti in Parlamento, fosse stata fatta da altri governi, da quelli che hanno preceduto questo, probabilmente le reazioni anche in quest’Aula sarebbero diverse. Lo dico con estrema libertà e sincerità perché anche quello che è successo ieri in Parlamento dimostra come siamo arrivati a un passaggio molto delicato in questo Paese e credo che quindi ciascuno di noi debba assumersi le responsabilità, ovviamente nei vari livelli istituzionali in cui opera, e dire chiaramente quello che stiamo vivendo e quello che stiamo vedendo in questo Paese.

Si diceva degli investimenti sulla scuola, come ricordava il consigliere Boschini, e mettiamo anche quelli che vengono fatti in favore ad esempio della scuola privata, delle defiscalizzazioni che vengono fatte nei confronti delle scuole private, anche se l’articolo 33 della Costituzione - non vorrei sbagliare - dice che ovviamente ci possono essere scuole private ma senza spese a carico dello Stato, ma evidentemente la Costituzione è la più bella del mondo ma è la più bella del mondo ogni tanto e non sempre.

Penso che su temi come questi non ci possano essere mezze misure, penso che sia opportuno, come dicevo, prendere posizione in modo chiaro e preciso e andare dritti al problema, perché il Presidente del Consiglio sta adottando un percorso che non lascia spazio alle sfumature. Di questo gli va dato atto, e allora quando diciamo che chi governa lo fa confondendo alcune volte il consenso con il decisionismo fine a se stesso, ecco allora che la reazione non può che essere altrettanto dura, netta e chiara, soprattutto quando ci sono dei beni comuni, perché anche la scuola è un bene comune, forse uno dei principali insieme alla sanità e alla gestione dei servizi come l’acqua. In questo Paese a un certo punto dobbiamo fermarci, dismettere i panni caricaturali e guardare al succo di quello che stiamo facendo e credo che anche da quest’Aula debba partire una secca risposta a quella che è la controriforma di questo Governo sulla scuola. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Gli accordi prevedevano che la discussione in Aula doveva essere finita alle 18, ci sono ancora due iscritti a parlare e se i Capigruppo sono d’accordo passiamo alle dichiarazioni di voto e andiamo al voto della risoluzione. Sono iscritti i consiglieri Paruolo e Francesca Marchetti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. Rinuncio al mio intervento, anche se un po’ di rammarico rimane, perché sarei intervenuto volentieri su un argomento molto importante e su cui secondo me non dobbiamo dare la sensazione che il tutto si riduca a una questione importante, però settoriale. La riforma della scuola è molto di più del tema semplicemente del precariato e degli insegnanti e sarebbe stato bello poterne parlare compiutamente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Io devo mettere ai voti, se decidiamo di votare la risoluzione, il fatto che proseguiamo fino alle votazioni con le dichiarazioni di voto e il voto finale delle tre risoluzioni.

Metto in votazione, per alzata di mano, la proposta di prosecuzione dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’Assemblea accoglie.

Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha chiesto di parlare l’assessore Bianchi. Ne ha facoltà.

 

BIANCHI, assessore: Grazie, presidente. Prendo la parola soltanto per dei ringraziamenti.

Ringrazio i consiglieri Gibertoni, Liverani e Boschini perché hanno posto ancora una volta in quest’Aula il tema della scuola. Credo che quest’Aula debba parlare di più di scuola. Sono d’accordo con lei, consigliere Taruffi, sul senso del bene comune, ma il bene comune è tale se tutti lo sentiamo tale e se questa sede, che rappresenta tutta la nostra comunità, parla diffusamente di scuola.

Questo intervento del Governo credo che abbia comunque posto il problema della scuola; abbiamo sentito voci diverse e credo che vadano rispettate. Ovviamente l’Assemblea, essendo un’istituzione, è sovrana e deciderà, però voglio dire una cosa prima del voto in modo che sia chiaro per tutti che, dopo un lungo periodo in cui la scuola e l’università sono state oggetto di tagli, ora stiamo parlando di assunzioni e di investimenti.

Non voglio dimenticare il lungo periodo, che prima veniva citato, in cui il Ministro della Scuola e dell’Università era il Ministro delle Finanze, ora parliamo di assunzioni, di investimenti e del modo di fare scuola.

Voglio ringraziare molto le persone che ho incontrato in questi giorni, soprattutto i professori, per la moderazione con cui abbiamo parlato. Era facilissimo farsi prendere la mano, e invece insieme abbiamo lavorato sui testi. Personalmente, ma credo anche a nome di questa Giunta, mi faccio portatore dell’idea che, in tempi e modi adeguati, la scuola debba avere una base stabile e che le persone che hanno lavorato nella nostra scuola debbano essere stabili, perché se sono stabili è stabile la scuola che significa anche mettere la scuola nelle condizioni di progettare al meglio le attività didattiche. Stiamo ragionando finalmente di investimenti e di assunzioni, di allargare la platea, ci sarà chi dovrà affrontare il problema delle coperture, ma il problema centrale è quello che avete posto con molta chiarezza, cioè che bisogna tornare ad una scuola in cui progettare insieme i percorsi di crescita dei ragazzi.

Vorrei soffermarmi su un altro tema importante discusso in Nona Commissione: non siamo d’accordo - lo dico a nome di tutti gli Assessori regionali della scuola - su un’idea di scuola sradicata dal territorio, perché la scuola è l’asse portante del territorio. Il venir meno del ruolo di programmazione delle Regioni credo che vada rivisto. È stato detto chiaramente dal Presidente del Consiglio che siamo tutti disposti a riaprire una discussione. Altro tema è quello di pensare non alla scuola singola ma alle reti di scuole, perché c’è una trama di scuole sul territorio. Abbiamo lavorato trent’anni per questo, così come credo che la responsabilità non possa essere in capo a una sola persona. C’è una responsabilità collettiva che deve coinvolgere non solo il dirigente, a cui va riconosciuta la responsabilità e quindi ovviamente anche una capacità di decisione, ma all’interno di un consesso in cui si ricostruisce un legame col territorio. Su questo tema, come Assessori regionali, ci siamo già fatti portatori presso il Ministro e presso tutti i deputati di questa posizione, siamo convinti che questa sia una battaglia da fare insieme, dopodiché ovviamente è giusto che ognuno prenda le proprie posizioni.

La Regione Emilia-Romagna è sempre stata quella che nella storia di questo paese, almeno nel dopoguerra e negli ultimi anni, ha investito di più sulla scuola e sulla formazione, e noi vogliamo continuare a farlo, cioè vogliamo continuare ad avere come Regione una voce in questa materia, quindi accanto alla vostra richiesta c’è anche la nostra. Credo che questo, per tutti coloro che orgogliosamente si sentono gente di scuola, sia fondamentale. La scuola è il territorio, quindi credo opportuno che il territorio si faccia carico anche della richiesta che non ci sia più precariato. Il precariato degli insegnanti vuol dire precariato della scuola, quindi lavoriamo insieme per superare anche questo, partendo però dall’idea che si sia girato l’angolo per tornare ad investire. Stiamo tornando a parlare di assunzioni e non di tagli, allora su questo, con moderazione, lavoriamo insieme. Grazie.

 

(Applausi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Bianchi.

Con l’intervento dell’assessore Bianchi si chiude la discussione generale e apriamo le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Sarò brevissima perché abbiamo usato un’ora e mezza per tessere insieme una grande bandiera arcobaleno e dopo ci hanno detto di essere sintetici. Ricordo al consigliere Boschini che non ci vuole l’emendamento per gli idonei...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Gibertoni, lei alla riunione dei Capigruppo era presente quando abbiamo deciso di chiudere alle 18, per cui ho chiesto all’Aula di posticipare i termini...

 

(interruzioni)

 

L’Aula ha anche votato questo, per cui le chiedo...

 

(interruzioni)

 

Consigliera Gibertoni, le chiedo...

 

(interruzioni)

 

Consigliera Gibertoni, le chiedo gentilmente di attenersi alle regole dell’Aula e a quello che è stato deciso alla Capigruppo, di cui lei fa parte. Le do tutto il tempo necessario, però non vorrei che lei facesse passare un messaggio diverso al pubblico che ci ascolta. Le lascio la parola.

 

GIBERTONI: Queste persone, che erano presenti domenica alla Festa dell’Unità - mi spiace che non le possiamo far parlare perché siamo in dichiarazione di voto - non sono state ascoltate. C’è stata una chiusura totale sulla graduatoria...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Gibertoni, le consiglio di attenersi alle regole. Il pubblico non può parlare in Aula. L’Aula è per i Consiglieri e per la Giunta, quindi non dica cose che non sono vere per mettere nelle orecchie di alcune persone cose non vere. Le tolgo la parola se continua in questo modo, quindi faccia l’intervento in dichiarazione di voto.

 

GIBERTONI: Mi spieghi solo, Presidente, se è una questione di quello che dico o che parlo troppo. Quale delle due? Non va bene...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Nessuna delle due. Si deve attenere al regolamento. Lei ha quattro minuti per l’intervento in dichiarazione di voto e se esce da questo le tolgo la parola.

 

GIBERTONI: Va bene. Voteremo certamente a favore della risoluzione del Movimento 5 Stelle, che dà effettivamente piena accoglienza a quello che ci chiede l’Europa, che dice che bisogna dare piena stabilizzazione ai precari che lavorano da più di trentasei mesi e che non ci vuole, come diceva invece il consigliere Boschini, un emendamento per gli idonei, perché è la legge che li dichiara assumibili, e un altro motivo per cui voteremo a favore è che ci dispiace moltissimo che delle persone sono dovute venire qui perché domenica non le hanno ascoltate. Ricordo anche al consigliere Boschini che è la seconda volta che mi viene detto, Presidente Rainieri, che si vota contro a una mia proposta perché non ho riconosciuto il lavoro svolto, la prima volta fu dal consigliere Mumolo per le questioni antimafia. Dico e chiudo che non sono io che devo riconoscere il lavoro svolto dal PD ma siete voi che dovete riconoscere il lavoro svolto da quelle persone di sopra mandando avanti una risoluzione che dà soddisfazione ai lavoro diritti invece di negarli completamente. Per questo motivo voteremo contro all’atto del PD che non fa altro che dire “bravo Renzi, vai avanti con La Buona Scuola”. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare la consigliera Marchetti Francesca. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente. Intanto credo che già nelle parole dell’assessore Bianchi abbiamo trovato quello che è invece lo spirito che il Partito Democratico voleva portare in quest’Aula, cioè quello di costruire e fare insieme proprio - lo dico alla collega Gibertoni - nell’ottica di guardare al futuro camminando insieme in un confronto di mediazione. Voteremo contro alla proposta del Movimento 5 Stelle per un motivo molto semplice, che già il collega Boschini elencava: il primo è sicuramente che dà una visione parziale, perché - lo ricordo anche al collega Liverani - magari fossero solo ventitre i docenti della scuola dell’infanzia che non vedono risposta in questo...

 

(interruzioni)

 

Appunto. Ci sono molte criticità in cui la risposta politica che viene data non è copia dalla Regione Piemonte né dalla Regione Toscana, e ricordo, e lo dico da insegnante, che copiare un’altra risoluzione non dà sicuramente un buon inizio a quella che vuole essere una risoluzione che invece vuole mettere sul piatto tutte le problematicità e affrontarle nel loro complesso. Sulla precarietà e il reclutamento docente che si è ereditato negli anni riporto alcuni numeri, perché credo che si debba avere un po’ memoria storica nell’ottica di quello che diceva l’assessore Bianchi, di quello che è stato per la scuola i tagli lineari dei diversi Governi che si sono succeduti. Non solo sono stati tagliati migliaia di posti dal Ministro Gelmini ma ottantamila sono solo dal 2009 al 2011. Dall’Emilia-Romagna e da quest’Aula certo che arriva una risposta politica, e lo dico prima di tutto da insegnante, una risposta politica che questa Regione si fa carico di attivarsi mettendo però al centro anche quello che nessuno ha detto ancora, cioè un piano di stabilizzazione che sicuramente non è perfetto, ma sicuramente perfettibile, e che deve tener conto - questa è la nostra richiesta - della complessità del fenomeno del precariato in tutte le sue forme considerando tutte le fasce che sono già state citate. Non c’è una soluzione unica perché si va a mettere le mani in un tema in cui nessuno ha avuto il coraggio di entrarvi, perché altrimenti non avremmo una piaga di questo tipo che arriva a questi livelli.

Oggi l’agenda parlamentare è aperta con punti di discussione che vanno sviluppati, cambiati, affinati sul piano giuridico e vanno ancora portati al tavolo del confronto. I lavori sono ancora in corso, non va negato però il bisogno di dare una risposta e di farsi carico di dare una risposta a questo tema, per migliorare il funzionamento organizzativo e didattico e attribuire il giusto riconoscimento sia al sociale sia all’impegno del lavoro di tutti i giorni dei docenti.

Per correttezza, e qui chiudo, voteremo a favore della risoluzione del Partito Democratico, che non è che parla di sesso degli angeli, ma invita la Giunta ad attivarsi con la richiesta di definire i contenuti del piano di assunzione e di stabilizzazione dei precari nel modo più ampio ed equo possibile, rendendo effettivi quegli emendamenti presentati nel rispetto dei principi costituzionali del pronunciamento della Corte di Giustizia e dei fabbisogni organici determinati dai posti vacanti. Questa è la nostra richiesta, non una richiesta generale ma una richiesta che deve tener conto, assieme agli insegnanti della scuola dell’infanzia, anche di altri protagonisti della scuola, che permettono ogni giorno di tenere aperta la scuola, che sono anche il personale ATA, che, per correttezza di informazione, nella nostra risoluzione non vengono dimenticati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Marchetti Francesca.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. La prossima volta gradirei che anche il gruppo Forza Italia nel giro di consultazione fosse interpellato per sapere se siamo d’accordo. Non abbiamo voluto fare storie perché c’è gente che aspetta, però l’avevamo già rappresentato l’altra volta al Presidente Calvano e ne approfitto per chiederlo anche al neo eletto Presidente del gruppo PD, a cui faccio i complimenti. In secondo luogo, Assessore, se si deve parlare più di scuola, è lei che deve portare i temi qui dentro e non è che dobbiamo sempre farlo noi, per cui venga, faccia una relazione, illustri in base alle sue competenze, noi la ascoltiamo con piacere e magari potremmo anche provare a portare delle argomentazioni.

Sul tema posto da SEL, devo capire se siete in maggioranza o no, perché state prendendo distinguo su tutto. Non lo chiedo per chiarezza nei miei confronti, perché tanto il mio voto ovviamente non lo avrete mai, però non si può giocare su due forni e non si può continuare da una parte a dire che sostenete la maggioranza e poi prendete distinguo su tutto. Bisogna dire con lealtà questa cosa. Personalmente ritengo che le politiche del Governo Renzi sulla vicenda scuola siano fallimentari e scopro oggi che anche questa è colpa di Berlusconi. Attenzione oggi a essere così appiattiti perché domani la pagate. Quando dopo si fa finta che ci sia il re taumaturgo che riesce a mettere a posto tutto, alla fine arrivano i conti, e ve lo dice chi appartiene a un’area politica che sta scontando questa fase con grande umiltà e lo afferma senza troppi giri di parole. Sentire oggi dire che c’è stata la capacità di ascoltare, perché non aveva magari altro da fare, state attenti, perché abbiamo visto cosa è successo a Bologna. Avrei voluto argomentare un po’ di più anche sulle relazioni, non mi sono voluto porre in mezzo all’accordo assunto tra altri Capigruppo - non il sottoscritto - perché per gentleman agreement abbiamo rispettato quanto è stato rappresentato, e lo dico alla Segreteria, e non abbiamo alzato le mani non perché eravamo distratti ma perché non abbiamo volutamente partecipato al voto con cui si derogava agli orari, ma dico anche che voteremo la mozione della collega Gibertoni, non voteremo quella del PD, che ci pare tra l’altro risponda a una logica da copia e incolla, perché troviamo in filigrana un’ipocrisia, ovviamente politica, che evidentemente non ci può trovare consenzienti perché rispetto al tema della scuola, e lo dice chi ritiene che il Presidente Renzi abbia fatto benissimo ad andare avanti come un caterpillar sull’Italicum, bisogna iniziare ad assumersi le responsabilità, per cui se ha fatto bene ne risponderà in termini positivi e gli elettori lo premieranno e se ha fatto male ne risponderà in termini negativi e gli elettori non lo premieranno, e ritengo che sia più il mio movimento che dovrebbe spiegare perché alla Camera si è distinto, ma è un’analisi critica che faccio io, ma con la stessa capacità critica rivolgo a voi un’osservazione, che è quella di non venite a dirci che sul tema della scuola c’è dialogo, perché sul tema della scuola siete andati avanti con la medesima modalità con cui siete andati avanti su altre materie, ve ne assumete la piena responsabilità e metteteci la faccia come sta facendo il vostro Presidente del Consiglio. Non tiratelo fuori come un mantra perché alla lunga questi comportamenti pare che paghino ma in realtà si pagano.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Per dire che quando abbiamo detto di discutere questa mozione volevamo anche andare un po’ oltre a quello che è stato l’argomento principe trattato, perché indubbiamente il tema dei precari è un tema per il quale ad esempio Fratelli d’Italia, ma come altri gruppi politici, aveva chiesto lo stralcio attraverso un decreto-legge, quindi l’assunzione per il tramite di un decreto-legge, per poi poter analizzare la riforma della scuola in modo più compiuto, perché vi sono anche altri due argomenti che qui sono stati sottaciuti. Una riforma della scuola fatta con la richiesta di quattordici deleghe al Governo mi sembra un po’ eccessiva anche nei confronti del Parlamento, non dico soltanto del Consiglio regionale, che sotto questo profilo non ha una competenza stretta, analogamente voglio dire che alcuni temi come quello ad esempio dei presidi manager così introdotti che con il potere attualmente attribuito dal testo in esame riesce a realizzare il combinato disposto per il quale una parte del corpo insegnante o si allinea o non è premiata non mi pare una modalità di nuova scuola o di buona scuola ma di una scuola evidentemente buona per pochi. Proprio per queste regioni penso che la discussione che si doveva fare e che si dovrebbe fare è una discussione di metodo e di merito.

Sotto il profilo del metodo penso che chiedere altre quattordici deleghe dopo trentaquattro voti di fiducia chiesti in un anno e mezzo vuol dire semplicemente che il Parlamento non serve più a nulla, per quanto riguarda la vicenda dei precari vorrei ricordare che tutti sono capaci di dire che il Governo precedente non ha risolto il problema dei precari, ma vorrei far presente che quando sono entrato alla Camera i precari erano quarantasettemila e quando sono uscito dalla Camera erano duecentottantamila tra le varie fasce. Se voi contaste le sanatorie che nel frattempo sono state fatte, vi rendete conto che quando si immettono quarantasettemila persone e automaticamente ce ne sono altre sessantamila precarie vuol dire che nei fatti se ne erano realizzate centosettemila. Sono entrato alla Camera molti anni fa, esattamente diciassette anni fa, però le posso anche assicurare che non erano tre secoli fa, consigliera, quindi mi pare che di precari ne siano stati prodotti a iosa da tutti i governi. La riforma della scuola è una riforma di cui tutti dicono che c’è bisogno in Italia, ma francamente - a voi darà fastidio - l’unica riforma della scuola degna di questo nome ha due nomi, ossia Gentile e Bottai, tutto il resto è pacottaglia.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Grazie, presidente. Sarò brevissimo solamente per le dichiarazioni di voto.

 

(interruzioni del consigliere Foti)

 

Come gruppo Lega Nord, ci sentiamo di appoggiare appieno quella che è la risoluzione...

 

(interruzioni del consigliere Foti)

 

Ci sentiamo di appoggiare appieno quella che è la risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle perché ha una discriminante importante rispetto a quella del PD, pur condividendone a parole, almeno, i fini principali, che è quella di non fare un elogio mieloso all’atto del Governo perché, se oggi votiamo una risoluzione qui e c’è bisogno di votare una risoluzione qui dentro, è evidente che tutto quello che ha fatto il Governo non è proprio perfetto. Si può parlare di condivisione, ma io ho visto tutte le bellissime foto che ha fatto Renzi incontrando i precari alla Festa dell’Unità, anche se davanti in realtà ho riconosciuto solo la consigliera Rontini e il consigliere Poli, c’erano tre precari e ventitremila fotografi, per cui questo non è percorso di condivisione, non si fa sotto un stand seduto su un pallet per un’ora, ma un percorso di condivisione sulla riforma scolastica lo si fa nei mesi, nelle Commissioni, col tempo e ascoltando anche quelle forze di opposizioni che a volte qualche idea ogni tanto la possono dare anche buona.

Per questo motivo noi voteremo a favore della risoluzione 419 del Movimento 5 Stelle e voteremo fortemente contrari alla risoluzione 577 del PD, e per questo chiediamo anche la votazione elettronica su entrambe le risoluzioni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 419, a firma della consigliera Gibertoni, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

37

Assenti

 

13

Favorevoli

 

15

Contrari

 

22

Astenuti

 

--

 

La risoluzione è respinta.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 317, a firma del consigliere Alleva, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

37

 

Assenti

 

13

Favorevoli

 

7

Contrari

 

25

Astenuti

 

5

 

La risoluzione è respinta.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 577, a firma dei consiglieri Boschini, Marchetti Francesca, Calvano, Poli, Bagnari, Ravaioli, Soncini, Zoffoli, Caliandro, Rossi Nadia, Bessi, Mumolo, Iotti, Prodi, Zappaterra, Sabattini, Cardinali, Lori, Serri, Rontini, Pruccoli, Mori e Montalti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

36

Assenti

 

14

Favorevoli

 

21

Contrari

 

13

Astenuti

 

2

 

La risoluzione è approvata.

Prima di chiudere l’Assemblea, volevo ringraziare il pubblico per la pazienza e il modo con cui ha assistito ai lavori dell’Assemblea.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 18,34

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI,

la presidente dell’Assemblea Simonetta SALIERA, l’assessore Andrea CORSINI e i consiglieri Piergiovanni ALLEVA, Alan FABBRI e Gian Luigi MOLINARI.

 

Ha partecipato alla seduta il Garante regionale delle persone private della libertà personale Desi Bruno (LR 9/2005, art. 11, comma 1).

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 545 “Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la campagna "Un'altra difesa è possibile" per la difesa e il servizio civile e la raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sull'istituzione di un Dipartimento della Difesa Civile non armata e non violenta. A firma dei Consiglieri: Torri, Alleva, Taruffi”

 

Votazione emendamento 1, a firma dei consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari, Boschini e Montalti - Approvato

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 26

Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 15

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Alan FABBRI, Gian Luigi MOLINARI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Marcella ZAPPATERRA.

 

Votazione emendamento 2, a firma dei consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari, Boschini e Montalti - Approvato

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 27

Mirco BAGNARI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 14

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Gian Luigi MOLINARI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Marcella ZAPPATERRA.

 

Votazione finale risoluzione oggetto 545 - Approvata

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 32

Mirco BAGNARI, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 7

Piergiovanni ALLEVA, Gianni BESSI, Alan FABBRI, Gian Luigi MOLINARI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Marcella ZAPPATERRA.

 

OGGETTO 419 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo al fine di prevedere un piano di assunzioni che assorba tutto il personale docente e ausiliario tecnico amministrativo, prevedendo inoltre la stabilizzazione di tutti i precari operanti nel mondo della scuola. A firma della Consigliera: Gibertoni”

 

Votazione risoluzione oggetto 419 - Respinta

 

Presenti: 37

 

Favorevoli: 15

Enrico AIMI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Silvia PICCININI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 22

Mirco BAGNARI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Paolo ZOFFOLI.

 

Assenti: 13

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Alan FABBRI, Gian Luigi MOLINARI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Marcella ZAPPATERRA.

 

 

OGGETTO 317 “Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso il Governo al fine di perseguire la stabilizzazione dei docenti e del personale non docente, precari con più di 36 mesi di servizio, in ottemperanza alle direttive della Corte di Giustizia europea. A firma del Consigliere: Alleva”

 

Votazione risoluzione oggetto 317 - Respinta

 

Presenti: 37

 

Favorevoli: 7

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 25

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Tommaso FOTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 5

Gabriele DELMONTE, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Assenti: 13

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Alan FABBRI, Gian Luigi MOLINARI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Marcella ZAPPATERRA.

 

OGGETTO 577 “Risoluzione per sostenere un sistema di istruzione inclusivo qualificato e qualificante sulla base delle riforme programmate. A firma dei Consiglieri: Boschini, Marchetti Francesca, Calvano, Poli, Bagnari, Ravaioli, Soncini, Zoffoli, Caliandro, Rossi Nadia, Bessi, Mumolo, Iotti, Prodi, Zappaterra, Sabattini, Cardinali, Lori, Serri, Rontini, Pruccoli, Mori, Montalti”

 

Votazione risoluzione oggetto 577 - Approvata

 

Presenti: 36

 

Favorevoli: 21

Mirco BAGNARI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 13

Enrico AIMI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Silvia PICCININI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Astenuti: 2

Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Assenti: 14

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Alan FABBRI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Marcella ZAPPATERRA.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 545 “Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere la campagna "Un'altra difesa è possibile" per la difesa e il servizio civile e la raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sull'istituzione di un Dipartimento della Difesa Civile non armata e non violenta. A firma dei Consiglieri: Torri, Alleva, Taruffi”

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari Boschini, Montalti:

«Nel paragrafo introdotto da “Considerato che” gli ultimi due capoversi sono sostituiti dal seguente:

“Nel 2015, il Governo destinerà 115 milioni di euro al Servizio Civile Nazionale, unica forma ad oggi pienamente strutturata di difesa civile e sta valutando la possibilità di istituire il Servizio Civile Universale (ipotesi sulla quale il 79,5% dei giovani italiani si dice favorevole);”»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Caliandro, Rontini, Molinari, Boschini, Montalti:

«Il dispositivo introdotto da “Impegna la Giunta” è sostituito dal seguente:

“Ad aderire alla Campagna “Un’altra difesa è possibile”, promossa dalle reti nazionali del movimento per la pace, la nonviolenza, il disarmo, il servizio civile.

A sostenere la campagna per la raccolta delle firme alla Proposta di Legge di iniziativa popolare “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e non violenta”, annunciata nella G.U. n. 153 del 4/7/2014, promossa da TAVOLO ICP, CNESC, FORUM NAZIONALE SERVIZIO CIVILE, SBILANCIAMOCI, RETE DELLA PACE, RETE ITALIANA PER IL DISARMO, attraverso tutti gli strumenti di comunicazione della Regione Emilia-Romagna.

A sollecitare anche in ambito europeo una discussione comunitaria sul tema al fine di giungere a politiche e strategie condivise entro i Paesi UE.” »

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

573 - Interrogazione a risposta scritta per sapere quali sono le Autorità religiose islamiche al fine di avviare un dialogo con le comunità islamiche presenti sul territorio regionale. A firma del Consigliere: Bignami

574 - Interrogazione a risposta scritta in merito alla notizia, riportata dal quotidiano "Il Sole 24 Ore", sul rischio che alcune emittenti locali lungo l'area adriatica sarebbero a rischio oscuramento. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Liverani

575 - Interrogazione a risposta scritta per sapere se la Giunta ritenga opportuno mantenere in funzione il punto nascite di Castelnovo ne Monti e sospendere ogni depotenziamento e/o modifica in atto nei presidi ospedalieri. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Sassi

578 - Interrogazione a risposta scritta in merito al nuovo centro della Protezione Civile del Comune di Finale Emilia destinato a sede della Protezione Civile, della Croce Rossa, dei Vigili del Fuoco. A firma del Consigliere: Alleva

 

Risoluzioni

 

576 - Risoluzione per impegnare la Giunta a mantenere in funzione il punto nascite di Castelnovo ne Monti, a sospendere ogni depotenziamento e/o modifica in atto nei presidi ospedalieri della Regione e ad agire nella Conferenza Stato-Regioni affinché la normativa sia adeguata alle esigenze della popolazione. (05 05 15) A firma dei Consiglieri: Sensoli, Sassi

577 - Risoluzione per sostenere un sistema di istruzione inclusivo qualificato e qualificante sulla base delle riforme programmate. (05 05 15) A firma dei Consiglieri: Boschini, Marchetti Francesca, Calvano, Poli, Bagnari, Ravaioli, Soncini, Zoffoli, Caliandro, Rossi Nadia, Bessi, Mumolo, Iotti, Prodi, Zappaterra, Sabattini, Cardinali, Lori, Serri, Rontini, Pruccoli, Mori, Montalti

(Comunicazione n. 8 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2015/938 del 06/05/2015)

 

IL PRESIDENTE

I SEGRETARI

Rainieri

Rancan - Torri

 

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