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30.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 14 LUGLIO 2015

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 622

Interpellanza in merito alle azioni da intraprendere e agli investimenti da effettuare per la riduzione delle liste d'attesa delle visite specialistiche a carico del Servizio Sanitario Nazionale. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Marchetti Daniele, Fabbri, Delmonte, Rancan

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

RAINIERI (LN)

VENTURI, assessore

RAINIERI (LN)

 

OGGETTO 721

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Norme per l'inclusione sociale di Rom e Sinti» (Testo base) (11)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

OGGETTO 13

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche alla Legge Regionale 23 novembre 1988, n. 47, recante: "Norme per le minoranze nomadi in Emilia-Romagna", come modificata dalla L.R. 6 settembre 1993 n. 34, L.R. 22 agosto 1994 n. 37 e dalla L.R. 12 marzo 2003 n. 2» A firma del Consigliere: Foti

(Abbinato)

OGGETTO 514

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche alla legge regionale 23 novembre 1988, n. 47 (Norme per le minoranze nomadi in Emilia-Romagna)» A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Bargi, Delmonte, Pettazzoni, Rancan, Pompignoli, Liverani

(Abbinato)

PRESIDENTE (Saliera)

CALIANDRO (PD)

BOSCHINI, relatore della Commissione

PRESIDENTE (Saliera)

 

Relazione del Dottor Bernhard Url, Direttore esecutivo di EFSA

PRESIDENTE (Saliera)

Bernhard URL, direttore esecutivo EFSA

PRESIDENTE (Saliera)

BONACCINI, presidente della Giunta

 

Ancora sugli oggetti 721-13-514

PRESIDENTE (Saliera)

MARCHETTI Daniele, relatore di minoranza

PRODI (PD)

FABBRI (LN)

GIBERTONI (M5S)

BIGNAMI (FI)

TARUFFI (SEL)

PRESIDENTE (Soncini)

RAINIERI (LN)

GUALMINI, assessore

MARCHETTI Daniele (LN)

BOSCHINI (PD)

MARCHETTI Daniele (LN)

PRESIDENTE (Soncini)

MARCHETTI Daniele (LN)

FOTI (FdI)

MARCHETTI Daniele (LN)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

GIBERTONI (M5S)

MARCHETTI Daniele (LN)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

GIBERTONI (M5S)

BIGNAMI (FI)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Soncini)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetto 721

Emendamenti oggetto 721

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 14,24

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la trentesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

 

Svolgimento di interpellanza

 

PRESIDENTE (Saliera): Informo che sulle interpellanze il consigliere Foti ha comunicato che accetta risposta scritta sull’oggetto 589, a risposta dell’assessore Corsini, e sull’oggetto 626, a risposta dell’assessore Costi.

 

OGGETTO 622

Interpellanza in merito alle azioni da intraprendere e agli investimenti da effettuare per la riduzione delle liste d'attesa delle visite specialistiche a carico del Servizio Sanitario Nazionale. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Marchetti Daniele, Fabbri, Delmonte, Rancan

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Risponde l’assessore Venturi.

Do la parola al consigliere Rainieri. Prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. In questa nostra interpellanza andiamo a chiedere all’assessore Venturi, come da lui pubblicato e più volte ribadito anche in campagna elettorale e nella relazione che ha fatto il Presidente Bonaccini durante l’insediamento, la possibilità di estendere anche alle nostre ASL e ai nostri ospedali la tempistica e la possibilità di aprire anche il sabato o comunque durante anche le ore serali e notturne per diminuire i tempi di attesa delle visite medico-specialistiche del servizio sanitario. Abbiamo oggi un esempio piuttosto evidente della criticità della quale stiamo discutendo, che è quella delle visite oculistiche e urologiche del distretto della pianura ovest di Bologna, che sono oggi di settecento e quattrocentottantatre giorni di attesa. Lo stesso Assessore ha ben presente – non lo ha nascosto nella sua relazione – quanto sia importante e una priorità assoluta al suo primo anno di mandato la riduzione dei tempi di attesa. Considerato anche che in Lombardia e in Veneto questo è già stato fatto, chiediamo all’Assessore e al Presidente Bonaccini, il quale in campagna elettorale ha proposto un piano di investimento di 15 milioni di euro per allargare le fasce orarie e i giorni di attività per limitare i giorni di attesa, che fine ha fatto questo piano dei 15 milioni di euro che il Presidente Bonaccini aveva messo a disposizione, se ritiene ancora di attuare il progetto previsto delle aperture serali e festive e quali siano i tempi di avvio per questo programma di cui si fa riferimento nell’interrogazione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

La parola all’assessore Venturi. Ha otto minuti.

 

VENTURI, assessore: Grazie, presidente. Prima le do la risposta che poi le consegnerò e poi faccio anche qualche altra considerazione rispetto alle sue domande. Relativamente al primo punto, cioè al piano specifico dei 15 milioni di euro per il taglio delle liste d’attesa, è da novembre del 2014 che questo finanziamento è stato stanziato e la Regione ha potenziato gli interventi sia in ambito ospedaliero sia ambulatoriale. Tutte le aziende USL insieme alle aziende ospedaliere e agli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico hanno adottato un programma straordinario per i tempi di attesa per migliorare significativamente i tempi di attesa, semplificare gli accessi e assicurare la presa in carico da parte dello specialista in caso di patologie croniche o in caso di necessità di approfondimenti diagnostici. Le aziende, in collaborazione con la direzione generale sanità e politiche sociali, hanno adottato queste azioni da novembre del 2014: l’incremento della capacità produttiva con l’estensione degli orari di attività nelle giornate feriali di giorno, l’apertura al sabato e alla domenica degli ambulatori, in particolare per l’erogazione delle prestazioni più critiche, la ridefinizione degli ambiti territoriali in cui devono essere assicurati i tempi di attesa, l’attivazione dei cosiddetti percorsi di garanzia, cioè una sorta di strumento che consente di attivare attraverso il privato convenzionato ulteriori disponibilità in caso di superamento dei giorni massimi di garanzia relativamente alle prestazioni, e l’offerta aggiuntiva di prestazioni in caso di criticità di tempi di attesa. Poi ci sono temi che riguardano l’appropriatezza prescrittiva di cui parliamo da molti anni e sui quali non bisognerebbe diminuire l’attenzione, in particolare sulla diagnostica pesante, risonanza magnetica e TAC, la presa in carico clinica da parte dello specialista e le prenotazioni in carico alla struttura anziché in carico al paziente nel momento in cui si attivano dei service, nel caso di pazienti complessi, e la creazione di un team di più professionisti, un team multidisciplinare, per la gestione delle criticità, controllare le attività e monitorare azioni e risultati.

In particolare la Regione ha responsabilizzato a suo tempo e anche negli scorsi mesi le direzioni aziendali inserendo l’obiettivo di miglioramento dei tempi di attesa nella delibera di programmazione annuale vincolando il riconoscimento di incentivazioni economiche al raggiungimento dei risultati. Si tratta anche di monitorare con più attenzione il tema che riguarda la libera professione dei medici, che rappresenta un’indicazione di legge, un’opportunità per i cittadini e anche per i professionisti, ma che deve essere legata esclusivamente alla libera scelta dei cittadini e non essere viceversa alimentata da lunghi tempi di attesa in regime istituzionale. Ricordo che le aziende sono autorizzate a sospendere l’attività libero-professionale in quelle specialità e per quelle prestazioni che hanno tempi di attesa più lunghi rispetto alla libera professione.

Riguardo al secondo punto, cioè la possibilità di promuovere aperture serali e festive, le aziende hanno incrementato gli orari di attività in questi mesi nei giorni della settimana ed erogano prestazioni anche il sabato e la domenica con l’eccezione di Imola per il sabato e l’azienda USL di Modena, ad oggi solo il sabato, principalmente per TAC, risonanze e in alcuni casi anche per visite specialistiche.

Relativamente all’ultimo punto, cioè parliamo di noi, la tempistica per l’avvio e le risorse, le aziende hanno intanto avviato gli interventi previsti dal programma straordinario attivato a novembre del 2014 e l’Assessorato ne verifica come sempre le azioni e i tempi di attesa. Entro la fine di questo mese la Giunta adotterà un atto normativo con le indicazioni di ulteriori azioni specifiche a cui le aziende dovranno attenersi per l’abbattimento dei tempi di accesso alle prestazioni. Le faccio presente che le analisi delle rilevazioni prospettiche dei tempi di attesa evidenzia, in seguito alle azioni messe in campo dall’inizio della legislatura, comunque un miglioramento complessivo tra aprile del 2014 e aprile del 2015, e infatti le prestazioni garantite entro i tempi standard sono cresciute del 43 per cento, che è un dato, e adesso smetto di leggere, che non è al momento per noi rilevante, perché ci proponiamo di raggiungere dei risultati assai più convincenti. È evidente che nel momento in cui la Giunta adotterà le nuove misure ci dovrà essere un’accelerazione significativa da parte delle aziende relativamente agli orari di apertura, ad azioni che mirano a responsabilizzare, anche in solido, i dirigenti delle aziende che si occupano di libera professione, ad avere un rapporto con i medici che sia rigoroso rispetto alla libera professione, che è un’opportunità di legge che noi intendiamo mantenere ovviamente, ma anche in rapporto alla sperequazione che a volte ci può essere tra il numero delle prestazioni che si fanno in attività istituzionale e in attività libero-professionale, perché questo non è tollerabile.

Relativamente alla questione che riguarda la messa in campo di risorse ulteriori, ritengo – lei me lo suggerisce, penso a ragione – che una delle misure consisterà anche in un programma che riguarda la messa in campo di risorse ulteriori (medici in particolare) che siano in grado di recuperare i tempi di attesa che già abbiamo oggi, perché c’è un arretrato consistente, in particolare in alcune aziende (non in tutte) e quindi questo sarà certamente uno degli strumenti che metteremo in campo. Poi stiamo studiando naturalmente – credo che abbiamo finito di studiare, perché ormai alla fine del mese ci siamo, quindi il provvedimento è vicino – le misure che sono state messe in campo delle due regioni che lei ha citato (probabilmente saranno messe in campo anche da una terza regione nelle prossime settimane, che forse è la Liguria) e abbiamo anche valutato più in generale quello che altre regioni come la Toscana e il Piemonte stanno facendo. Direi che abbiamo sostanzialmente il conforto di trovare che gran parte delle misure che questa regione ha già messo in campo sono patrimonio delle regioni che ho appena finito di citare, ci sono anche altre misure, di alcune di queste ha parlato lei, di altre hanno parlato anche nei mesi scorsi i quotidiani, c’è il tema di garantire a tutti il diritto alla prestazione prenotata, prima di tutto a chi l’ha prenotata, ma se chi prenota non si presenta, questo è la negazione a qualcun altro di un diritto e noi di questo diritto non possiamo non tenere in giusto conto. Segnalo a questo proposito che la Regione Veneto da questo punto di vista applica dal 2007, quindi da molto tempo, una misura che in caso di mancata disdetta dell’appuntamento prevede il pagamento del ticket e in caso di mancato ritiro del referto prevede il pagamento totale della prestazione, quindi non solo del ticket. Non abbiamo adottato questo provvedimento perché ci sembra che un provvedimento del genere abbia bisogno di una serie di misure positive senza che questa misura negativa venga presa da sola, perché i cittadini non capirebbero. All’interno di un contesto che allarga le possibilità del cittadino di avere la sua prestazione nei tempi che la Regione deve garantire invece questo provvedimento secondo me assume una validità proprio per il fatto che non nega un diritto ma anzi cerca di affermarne uno a chi non riesce al momento a esercitarlo. Finisco dicendo che conosciamo perfettamente l’importanza per i cittadini di questo tema e la rilevanza che ne annettono, anche perché le prestazioni sanitarie non sono mai auto-prescritte (il cittadino si presenta e si prenota soprattutto avendo una prescrizione di un medico, quindi è qualcuno che lo invia a effettuare un accertamento), e bisogna continuare a lavorare sull’appropriatezza delle prescrizioni. Non ci possiamo però più accontentare solo dell’appropriatezza ma dobbiamo lavorare anche sull’incremento delle prestazioni.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Venturi.

Consigliere Rainieri, ha cinque minuti. Prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Ringrazio l’Assessore per la risposta, anche se naturalmente non sono contento al cento per cento, però apprezzo gli sforzi che l’Assessore ha appena enunciato e che questa Giunta sta facendo. Il riferimento alla Lombardia e al Veneto era puramente interessato e mi auguro però che, da Consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, noi non solo possiamo raggiungere i loro livelli ma anche superarli. Questo non perché devo dire che lei o il Presidente della Giunta è bravo, ma perché i cittadini se lo aspettano un aumento di servizi e una riduzione dei tempi di attesa. Purtroppo, come spesso succede, e anche lei lo ha detto e lo ha ribadito, oggi le prestazioni ci sono, sono ottime qualitativamente, ma il problema è che i tempi di attesa a volte fanno dubitare la persona che ha chiesto di avere questo servizio per quanto riguarda la possibilità di andare da altre parti, perché se i tempi sono talmente lunghi e il problema per cui viene richiesto questo esame diventa serio o comunque potrebbe essere serio la gente tende a togliere la prenotazione nel momento in cui da qualche altra parte si verifica un tempo più ridotto. Noi dobbiamo evitare questo, non dico di fare in modo che succeda il contrario, ma fare in modo che i nostri cittadini abbiano tutte le possibilità concrete per curarsi in tempi celeri, visto che vogliamo diventare, e questo è un augurio che ci facciamo come amministratori della Regione Emilia-Romagna, i primi della classe anche in questo settore. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Abbiamo terminato le interpellanze e possiamo riprendere l’ordine del giorno generale.

 

OGGETTO 721

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Norme per l'inclusione sociale di Rom e Sinti» (Testo base) (11)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

 

OGGETTO 13

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche alla Legge Regionale 23 novembre 1988, n. 47, recante: "Norme per le minoranze nomadi in Emilia-Romagna", come modificata dalla L.R. 6 settembre 1993 n. 34, L.R. 22 agosto 1994 n. 37 e dalla L.R. 12 marzo 2003 n. 2» A firma del Consigliere: Foti

(Abbinato)

 

OGGETTO 514

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche alla legge regionale 23 novembre 1988, n. 47 (Norme per le minoranze nomadi in Emilia-Romagna)» A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Bargi, Delmonte, Pettazzoni, Rancan, Pompignoli, Liverani

(Abbinato)

 

PRESIDENTE (Saliera): La parola al relatore di maggioranza, che ha venti minuti. Poi propongo di sospendere.

Do la parola al consigliere Caliandro. Prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Siccome vedo che le minoranze non sono rappresentate in Aula e la relazione dopo subirà anche una relazione di minoranza, chiederei di fare squillare il campanello in modo tale che i Consiglieri Capigruppo che sono nell’atrio possano rientrare e poi dare la parola al relatore. Non vorrei che fosse violato il diritto di ascolto e conseguente di replica della minoranza.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Caliandro.

Il consigliere Boschini ha la parola per la relazione. Ha venti minuti. Poi interrompiamo e ospitiamo l’EFSA. Prego.

 

BOSCHINI, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Colleghi, colleghe, volevo iniziare questa relazione, se mi è consentito, forse in maniera un po’ inusuale, leggendo un brano di un’antica cronaca bolognese, che risale al 1422, così come lo riporta un famoso storico della nostra regione, modenese per la precisione, Ludovico Antonio Muratori, che per primo lo ha scoperto. Questa antica cronaca bolognese dice così: “A dì 18 de luglio venne in Bologna uno ducha d’Ezitto, lo quale havea nome el ducha Andrea, e venne cum donne, puti et homini de suo paese; et si possevano essere ben cento persone. (…) Si dermono a la porta Galiera, dentro de fuora, et si dormivano sotto li portighi (…) Gli andava de molta gente a vedere (…)”. Potrei continuare ma mi fermo qua. Questa strana cronaca è il racconto, tra l’altro specifico per la città di Bologna, del primo sbarco, diciamo così, di una popolazione che qui viene identificata come una popolazione di egizi, che si accampano alla porta di Galliera, quindi a poche centinaia di metri in linea d’aria da qui, esattamente seicento anni fa, nel 1422, nel mese di luglio, e tutta la gente va a vedere questa strana popolazione che viene definita insieme alla sua guida, al suo duca, come una popolazione di egizi. Ancora oggi in molte lingue europee queste popolazioni vengono chiamate così (gitani, gitano, gipsy), cioè egizi, perché si riteneva che queste popolazioni venissero dall’Egitto. In effetti compivano una lunga migrazione che veniva da questi paesi del Medio Oriente anche se oggi sappiamo che la loro origine storica, con una peregrinazione che è iniziata prima del 1000, viene addirittura dalle zone del nord dell’India. Questo popolo che la cronaca identifica come un popolo egizio e che sbarca a Bologna nel 1422 in realtà è quel popolo che oggi definiremmo più correttamente come popolo e di cultura e di lingua romanì articolato nei suoi diversi gruppi (rom, sinti, camminanti, ecc.), un nuovo popolo che si accampa in qualche modo sotto i portici di quella porta, venendo da nord, dall’Ungheria – viene detto nella cronaca – e che attira la curiosità della gente che li va a vedere.

Ho cominciato da qui perché questa cronaca ci dice che il problema di cui parliamo oggi, cioè il tema dell’integrazione e dell’inclusione di questa popolazione ha per la nostra regione e per la città di Bologna esattamente seicento anni, quindi non è un problema emergenziale, ma sono almeno seicento anni che trattiamo il problema di come integrare due culture che si sono incontrate in Italia tanti anni fa, chiaramente una cultura maggioritaria e una cultura fortemente minoritaria. L’ho letto proprio perché mi sembra interessante ricordare che queste persone vivono qui da molti secoli, molto spesso da più di noi, da almeno sei secoli. Anche questo ci spiega perché in realtà molte di queste persone hanno cittadinanza italiana. In una recente indagine fatta dalla Regione circa due anni e mezzo fa sulla popolazione sinta e rom dei campi della nostra regione, emerge che oltre il 95 per cento di queste persone è di cittadinanza italiana e questo si spiega proprio perché non sono in gran parte di recente immigrazione.

Naturalmente oltre a quella migrazione storica ne sono avvenute di successive (tante). Le più recenti sono quelle in particolare dai paesi dei Balcani dopo la seconda guerra mondiale e di recente – abbiamo ricordato stamattina i fatti terribili di venti anni fa, della guerra dell’ex Yugoslavia – e anche quella guerra causò forti immigrazioni e l’entrata di popolazioni rom che naturalmente in quel crogiuolo di popoli e di guerre etniche furono tra i primi a dover scappare perché non difesi da nessuno e arrivarono in parte anche in Italia.

A fianco di questa migrazione recente, che non ha la cittadinanza, e addirittura spesso è apolide, ce n’è una molto più ampia secolare che è di cittadinanza italiana. Mi piace citare questi dati, anzi chiedo scusa se magari nella relazione ne citerò diversi, a costo di essere noioso, perché credo che quando si parla di fatti culturali, di integrazioni tra popoli e anche di scontri, perché quella che descriveremo non è una storia solo felice, ma anche di scontri, è facile farsi attirare nel luogo comune e i dati credo ci aiutino a evitare slogan, strumentalizzazioni e a capire qual è la reale natura di un fenomeno sul quale vogliamo intervenire con una legge. Potremmo dire, se lo dicevamo stamattina per altri esseri viventi, che molti di loro avrebbero le caratteristiche per essere considerati autoctoni e soprattutto avrebbero le caratteristiche per non dover dire e non dover sentir dire “tornate al vostro paese”, perché, per chi è qui da sei secoli, il proprio paese è naturalmente l’Italia, quindi sgomberarli significa semplicemente spostarli da città in città, renderli di nuovo nomadi e non rimandarli da un paese che, se non in pochi casi, è per loro l’Italia.

In Emilia-Romagna, secondo i dati di questa ricerca che vi ricordavo, ci sono nei campi di piccoli e di grandi dimensioni 2.745 persone (alla data della fine del 2012, quindi un dato non aggiornatissimo ma comunque di due anni e mezzo fa), che sono lo 0,06 per cento della popolazione residente. Non stiamo parlando di un’emergenza recente e soprattutto stiamo parlando davvero di un fatto minoritario, cioè che riguarda una piccola minoranza della popolazione di oltre 4 milioni della nostra regione. Non solo, ma aggiungo qualche altro dato: negli ultimi sedici anni c’è stato un leggero aumento di questa popolazione di circa cinquecento unità ma è interamente dovuto alla popolazione sinta italiana, che tra l’altro è una popolazione molto giovane, molto prolifica, ecc. La popolazione rom italiana, ma soprattutto straniera, dal 2006 ad oggi è calata perché nel censimento regionale passa da circa centoquaranta a meno di cento unità. Vogliamo dire che questo censimento non è affidabile? È stato fatto in collaborazione con più di trecento comuni, che hanno dato i loro dati. Vogliamo dire che è sottostimato e che in questo momento in Emilia-Romagna i rom stranieri non sono cento ma sono il doppio o il quadruplo? Stiamo parlando di poche centinaia di persone a fronte di una popolazione di 4 milioni. Non è un’emergenza recente, stiamo parlando di italiani e non stiamo parlando di una invasione in atto. Spesso si sentono dei toni allarmistici che dicono “ci stanno invadendo”, i numeri ci dicono che stanno crescendo leggermente nei campi i sinti italiani, ma i rom, in particolare quelli stranieri, stanno addirittura calando, perché negli ultimi tempi non ci sono stati fenomeni migratori, quindi non c’è nessuna invasione. Sto dicendo queste cose per minimizzare? No, non voglio minimizzare. A volte anche una ristretta minoranza sociale, non inclusa e non integrata può generare grossi problemi, quindi non sto minimizzando e non sto negando che ci siano stati in passato e ci siano tuttora a tanti livelli nelle nostre città e nelle nostre periferie problemi di convivenza, di legalità e di inclusione sociale, quindi non sto minimizzando (lo dichiaro con chiarezza), però voglio rimettere un fenomeno all’interno di quelli che sono i suoi corretti elementi, anche numerici. Potremmo aggiungere un altro dato, che forse molti cittadini e forse anche tanti di noi non sanno, ossia che l’Italia non è affatto in cima alla lista dei paesi col problema della presenza di popolazioni rom e sinte, anzi in Europa è uno dei paesi con la minore presenza percentuale rom e sinta. Paesi come la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna e la Svezia hanno in proporzione più rom e sinti di noi. In Italia è rom o sinto uno su quattrocento, in Inghilterra uno su duecentosettantacinque, in Svezia uno su centonovanta, in Francia uno su centosessantacinque e in Spagna addirittura uno su sessanta. Anche su questo demitizziamo, riconduciamo alla realtà – i dati ci aiutano in questo – e diciamo che il nostro Paese ha un problema, però non è in cima alla lista, almeno dal punto di vista quantitativo.

Non sto – ripeto – minimizzando i problemi, però sto dicendo che dal punto di vista quantitativo non sono grandi come quelli di altri paesi. Lo sono probabilmente dal punto di vista qualitativo perché forse, a differenza di altri paesi, noi questa minoranza l’abbiamo gestita meno bene. È un problema, lungo, secolare e ci sarebbero centinaia e centinaia di gride negli anni Seicento e Settecento che raccontano di interventi per cercare di allontanare e di regolare la presenza di questa popolazione. Non voglio dar luogo – sia chiaro – a nessun buonismo e a nessuna giustificazione, ma dico soltanto che se ci sono paesi come la Germania che hanno affrontato questo problema, in alcuni casi avendolo anche numericamente superiore al nostro, e l’hanno gestito riuscendoci, forse la domanda che ci dobbiamo fare è semplicemente se ha senso continuare ad affrontarlo come un’emergenza quando un’emergenza non è. Non abbiamo piuttosto bisogno di una politica ordinata, razionale, ragionevole, programmatoria e strategica che una volta per tutte tiri via dall’emotività questo problema e senza negarlo e senza sminuirlo lo affronti? Credo che questo cerchi di fare la nostra legge, cerchi di assumere un dato che c’è, un dato che abbiamo davanti, ma lo fissa all’interno di una strategia, una strategia che caratterizzo così: al primo punto – lo dice chiaramente la legge – la strategia dei campi di grandi dimensioni, quelli che la nostra vecchia legge del 1988 definiva fino a sedici piazzole – sono anche a volte cresciuti oltre – vanno superati. Sono da superare. Ce lo dice l’Europa, ce lo dice la strategia nazionale, quindi questa legge recepisce queste indicazioni e indica chiaramente che i campi di grandi dimensioni vanno superati. Questo superamento però va fatto con una strategia realistica, come per esempio è stato fatto in Germania, che tra l’altro ha messo pure delle risorse, ma su questo torneremo, cercando di creare delle alternative.

Quali possono essere le alternative? Sono quelle che a mio avviso premiano il principio della responsabilità individuale, vale a dire che se qualcuno non sta nelle regole, non manda i figli a scuola o compie degli atti contro la legge deve essere messo in condizione di essere esattamente come qualsiasi cittadino italiano (stiamo parlando di cittadini italiani nella maggior parte dei casi) e di essere chiamato a rispondere con un principio di responsabilità individuale e di crescente autonomia in questo, naturalmente anche con un principio di equità.

Sul tema dell’equità vale la pena spendere un minuto dei pochi che ho a disposizione. Sicuramente – l’ho sentito dire anche ieri per esempio da Salvini – siamo tutti d’accordo che parlando di italiani è giusto che gli italiani siano trattati da italiani, però ricordo anche che quando siamo in presenza di un disoccupato nessuno di noi si ribella se gli viene data una mano, quando siamo in presenza di una persona incapiente nessuno di noi trova scandaloso che un italiano incapiente venga messo in condizione di, o se non ha accesso alla casa gli venga data un’edilizia pubblica. Lo ricordo perché vengo da una scuola che insegna che fare parti uguali tra diseguali non è vera equità e uguaglianza, quindi sono d’accordo che noi non dobbiamo fare assistenzialismi e regalare niente a nessuno, però mettiamoci anche nelle condizioni di avere una legge – questo è il nostro caso – che prevede anche azioni positive. Questa cosa delle azioni positive lo prevede anche la strategia nazionale che a sua volta discende dalle strategie europee e dalle raccomandazioni della Commissione europea, le quali dicono che si possono fare delle strategie positive, quindi anche spendendo una politica mirata, spendendo una risorsa verso i comuni, finalizzate a promuovere la disaggregazione, cioè fare qualcosa in positivo. Quando si ha un problema non ci si limita a dire che si trattano tutti alla stessa maniera anche se uguali non sono, ma si cerca di promuovere le condizioni di parità. Questa legge in alcuni casi fa anche questo. Tra gli altri strumenti che in particolare individua nei suoi principi c’è prima di tutto le soluzioni abitative ordinarie, quindi chi è in grado di affittare o comprare una casa lo faccia, ma anche per esempio il discorso delle microaree, che sono aree unifamiliari, quindi che permettono quel principio di responsabilità che dicevo, quindi chiaramente chi va in quelle microaree si assume la responsabilità di pagare le sue bollette, di mandare i figli a scuola, di non fare atti illegittimi, altrimenti ne risponde, a differenza dei grandi campi dove la responsabilità individuale non si può avere. Le microaree possono servire perché lo dice la strategia europea, che dice chiaramente che vanno previste aree di sosta per i rom non sedentari oppure dice chiaramente che occorre affrontare le esigenze specifiche dei rom e dei sinti che non svolgono un’attività fissa sul territorio e non hanno quindi l’esigenza di abitare stabilmente tutto l’anno in una casa. Ci sono alcune persone che hanno queste caratteristiche e per queste – ce lo hanno detto anche in Commissione nell’audizione – può essere utile prevedere la microarea, che tra l’altro è stata sperimentata in diverse città della nostra regione, complessivamente dando buona prova di sé.

Altri strumenti che la legge mette a disposizione all’articolo 3 sono anche più di tipo sperimentale, come l’autocostruzione e l’auto-recupero, ed è una tavolozza di possibilità di cui non capirei l’utilità di restringerla, ma capisco invece l’utilità di renderla diversificata proprio perché possono essere diversi i bisogni di questa popolazione. È con questo tipo di strategie che la Germania è arrivata dopo anni a non avere più campi nomadi, quindi non avere più quell’emergenza che noi abbiamo non per un problema di numeri ma per un problema di scarsa qualità e a volte anche scarsa civiltà del nostro dibattito su questo tema e delle politiche che sono state adottate. Ricordo che anche di recente un governo nazionale adottò nel 2009 una procedura di emergenza trattando il problema dei campi rom come una calamità naturale. Fu bloccato per fortuna da una sentenza del Consiglio di Stato e della Cassazione, a riprova che la linea emergenziale dello sbaraccare e non porsi il problema di programmare è sbagliata.

Vado rapidamente, nei minuti che ho a disposizione, a illustrare la sostanza, che in parte ho già detto, dell’articolato della legge.

All’articolo 1 la legge sostanzialmente delinea i principi a cui ci ispiriamo, fa esplicito riferimento al fatto che stiamo attuando strategie europee, raccomandazioni europee e strategie nazionali, quindi è una legge – lo dicevamo stamattina – che ci mette in linea, esattamente come quelle di cui abbiamo parlato stamane, con le richieste dell’Unione europea, fissa il principio della fruizione dei servizi in condizioni di parità di trattamento senza discriminazioni, quindi senza discriminazioni positive ma neanche di tipo negativo, e fissa il principio che la Regione realizza queste politiche in collaborazione con tutti i diversi livelli del governo nazionale, degli enti locali e delle rappresentanze regionali di queste popolazioni.

All’articolo 2 prevede che la Regione approvi con specifico atto della Giunta una strategia regionale per l’inclusione di rom e sinti, quindi un atto regionale di programmazione pluriennale che finalmente tolga dall’aleatorietà le politiche che realizziamo e dia loro quel respiro razionale, ragionevole e corretto che tutti auspichiamo, che non è buonismo e che al tempo stesso non è emergenzialità. La strategia regionale è uno strumento di indirizzo, con appositi emendamenti che abbiamo depositato in corso di seduta poco fa, ne definiremo ancora meglio le caratteristiche, si può dotare di personale specifico per la sua realizzazione, in particolare con la formazione dei mediatori culturali, e ha in un tavolo tecnico regionale, costituito da enti pubblici e privati – anche su questo lavoreremo con un emendamento per migliorarne la definizione –, la possibilità di avere un’interlocuzione costante per l’attuazione di queste politiche.

All’articolo 3 si parla delle soluzioni abitative, come dicevo, col principio chiaro e scritto nettamente del superamento delle aree sosta di grandi dimensioni verso microaree familiari, forme abitative convenzioni o forme abitative sperimentali. Al secondo comma si indicano chiaramente le regole con cui i comuni possono fare un’individuazione delle microaree, quindi non lasciamo soli i comuni col problema, ma indichiamo loro come possono fare anche proceduralmente e mettiamo delle regole che a mio avviso hanno un grande valore perché evitano che si possa utilizzare il problema delle microaree per fare una surrettizia urbanizzazione del territorio. Anche da questo punto di vista ci mettono al riparo da una forma surrettizia in cui uno dice che con la storia che si fa una microarea si urbanizzano dei pezzi dei territorio, ma non è così, ma su questo nel dibattito tornerò volentieri. Fissano le regole per l’eventuale riuso di queste aree e ulteriori due articoli intervengono sui temi dei diritti fondamentali – sono i quattro pilastri indicati dalle strategie europee -, cioè la tutela della salute, quindi l’accesso ai temi della sanità, che credo stanno tutti a cuore, anche perché sono popolazioni che hanno un’aspettativa di vita inferiore alla nostra, e questo ci dovrebbe fare molto interrogare, e sull’articolo 5 si interviene specificando gli interventi anche di tipo personalizzato e individualizzato per l’accesso alla scuola, che è particolarmente critico soprattutto dalla scuola superiore in avanti, per l’accesso al lavoro – parliamo di popolazioni che hanno un livello di disoccupazione superiore alla media europea – per rendere più sicure e anche legali alcune delle loro attività lavorative tradizionali e poi interverremo con un emendamento per regolare le aree di sosta temporanea connesse allo spettacolo viaggiante.

La legge in Commissione è stata arricchita di una clausola valutativa, quindi di un’ulteriore possibilità per questo Consiglio e per le sue Commissioni di effettuare un controllo nel merito tra tre anni, che credo siano l’ordine di grandezza per fare delle politiche sensate e non urlate e a slogan, ma realistiche di superamento di un problema plurisecolare, e infine la norma finanziaria all’articolo 7 prevede ad oggi 571 mila euro, che sicuramente potranno essere rinnovati nei bilanci futuri e possono anche in parte già quest’anno essere portati, per le dichiarazioni che ha fatto lo stesso Assessorato, verso i 700 mila, ma comunque ad oggi l’allegato finanziario parla di 571 mila euro a disposizione dei comuni, con una priorità data soprattutto ai comuni che saranno capaci di approvare con la variante di POC il programma specifico a un intervento sul loro territorio per il superamento progressivo e graduale, ma non per questo meno importante e meno realistico, delle aree sosta.

Abroghiamo completamente la vecchia legge del 1988, che rimane vigente solo per non lasciare nella totale vacatio legis, con alcuni articoli, via via che superiamo i campi per non lasciare nella totale deregulation i campi di grandi dimensioni. Chiudo dicendo che mi pare che quello che si configura non sia una legge inapplicabile, ma una legge anzi ambiziosa, che scommette sul fatto che non è necessario invocare le ruspe ma che si può fare rispettare le regole rispettando anche la diversità delle culture. Credo che questa sia una scommessa di civiltà che una regione come l’Emilia-Romagna deve fare propria. Chiudo citando Lord Acton, uno dei più grandi storici liberali inglesi, così dalla storia parto e dalla storia finisco, che ci ricordava che la prova più sicura per giudicare se un paese è davvero libero e civile – parafraso - è guardare il grado di sicurezza e soprattutto il modo in cui vengono trattate le minoranze di quel paese. Noi di questo stiamo parlando.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini.

Sospenderei un attimo la seduta in attesa che arrivi il direttore di EFSA Url, per poi riprendere dopo le 16 con la relazione di minoranza su questo argomento.

Sospendo per un attimo perché sta arrivando insieme al Presidente della Giunta.

 

(La seduta, sospesa alle ore 15,06, è ripresa alle ore 15,14)

 

Relazione del Dottor Bernhard Url, Direttore esecutivo di EFSA

 

PRESIDENTE (Saliera): Desidero ringraziare, a nome dell’Assemblea legislativa, il direttore dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, Bernhard Url, che è qui a fianco, di avere accettato l’invito del Presidente della Giunta Stefano Bonaccini a presentare oggi qui le attività di EFSA alla nostra Assemblea e ai membri della Giunta presenti. L’opportunità di questo incontro in questo momento è significativa per diversi aspetti: dal 1989, l’11 luglio in particolare, le Nazioni Unite celebrano la Giornata della popolazione mondiale. I dati pubblicati e riportati proprio tre giorni fa dal Telegraph, indicano che nel 2100 la popolazione mondiale raggiungerà gli 11 miliardi. Significa una popolazione numericamente quadruplicata rispetto al 1950. Il tema di come nutrire questa popolazione è quindi di estrema attualità e di urgenza ed Expo Milano 2015 ha deciso di porre all’attenzione mondiale proprio questo argomento. Come Regione Emilia-Romagna stiamo facendo la nostra parte per contribuire al dibattito con il World Food Forum. Proprio in questo contesto di importanza e attualità del tema alimentare, l’Unione europea ha a cuore che ciò che produciamo e consumiamo sia conforme agli standard qualitativi e di sicurezza, e un pezzo di questa Europa, che ha cura dei suoi cittadini, è ospitato proprio a casa nostra, qui in Emilia-Romagna. È una felice coincidenza che proprio quando l’attualità richiama l’attenzione, ad esempio con la vicenda greca, sull’opportunità stessa dell’esistenza della UE che ci sia data occasione dopo la discussione sulla sessione comunitaria di questa mattina di toccare con mano quello che fa la UE e quanto può fare per i suoi cittadini. La parola al dott. Bernhard Url per la sua relazione. La ringrazio molto. Prego.

 

Bernhard URL, direttore esecutivo EFSA: Grazie Sig.ra Presidente, grazie mille, chiedo scusa se mi esprimerò in inglese ma per me è un po’ più semplice, permettetemi dunque di parlare in inglese.

(Intervento in lingua inglese come di seguito tradotto): Prima di tutto voglio ringraziarvi molto per l’invito, è un grande onore per me essere qui nella vostra Assemblea a parlare di qualcosa che crediamo sia molto importante per i cittadini e che riguarda la sicurezza alimentare. Io rappresento qui oggi EFSA e voglio presentarvi EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che è una agenzia della Unione europea che ha la sua sede a Parma, molto vicino a Bologna, e che si occupa di garantire la sicurezza alimentare per i 500 milioni di cittadini e consumatori dell’Unione Europea. Ed è un grande privilegio per noi, che siamo circa cinquecento persone provenienti da tutti gli Stati membri dell’Unione europea, lavorare a Parma e lavorare con un gruppo di circa millecinquecento scienziati provenienti da tutta Europa per fare quello che noi chiamiamo “valutazione del rischio”, che significa fornire suggerimenti ai decisori politici europei, alla Commissione Europea, al Parlamento europeo e al Consiglio affinché possano prendere le giuste decisioni in materia di sicurezza alimentare.

Mi piace anche sottolineare il perché EFSA è stata creata. EFSA ha solo tredici anni, fu creata nel 2002, inizialmente la sua sede era Bruxelles e successivamente, nel 2005, su decisione del Consiglio, fu spostata a Parma.

EFSA venne creata perché negli anni ’90 ci furono una serie di incidenti alimentari, noi tutti li ricordiamo, la BSE, meglio conosciuta come sindrome della mucca pazza, fu la più importante, ma ci furono altre crisi alimentari come la diossina negli alimenti in Belgio nel 1999, e allora i politici decisero che qualcosa dovesse cambiare, che dovesse essere fatto qualcosa di diverso per garantire la sicurezza alimentare in Europa. Questo fu il momento in cui venne creata la nuova normativa europea sull’alimentazione, il regolamento generale europeo sull’alimentazione del 2002 in cui venne stabilito come dovesse essere garantita la sicurezza degli alimenti in Europa. Uno degli elementi di questa legge generale sull’alimentazione fu la creazione di EFSA. Perché i politici fecero questo? La ragione principale fu che sino alla creazione di EFSA la valutazione e la gestione del rischio confluivano in un’unica organizzazione, così che la Commissione Europea si occupava sia della gestione che della valutazione del rischio e noi imparammo, e gli europei dovettero imparare ad alto prezzo durante la crisi della BSE, che questa identità, la valutazione e la gestione del rischio in un'unica mano, non era in grado di garantire sicurezza alimentare. Questa fu una delle ragioni per cui i politici decisero di creare una organizzazione scientifica indipendente che desse consigli scientifici ai politici per prendere le giuste decisioni in materia di sicurezza alimentare e questo è lo scopo per cui EFSA è nata nel 2002.

EFSA ha una bilancio di circa 80 milioni di euro di cui una parte finanzia l’attività dei 500 membri dello staff e ciò che fornisce sono consulenze scientifiche, noi non abbiamo laboratori, non ci occupiamo dell’applicazione della sicurezza alimentare, questi aspetti sono curati dagli Stati membri, ciò che noi facciamo è cercare informazioni scientifiche, accedere alle informazioni e produrre atti scientifici che permettano ai gestori del rischio di prendere delle decisioni. Come possono poi queste valutazioni scientifiche produrre effetti pratici? Un argomento di cui si discute ampiamente in Europa sono gli organismi geneticamente modificati, OGM, e su questo EFSA gioca un ruolo. Se un’impresa vuole importare o coltivare un organismo geneticamente modificato, prima deve effettuare una valutazione della sicurezza e verificare se questo organismo geneticamente modificato è sicuro per le persone, gli animali e l’ambiente e questa valutazione deve soddisfare gli standard di sicurezza EFSA per tutta l’Europa. C’è solo un team di valutatori degli standard di sicurezza in Europa e questo è composto dai membri di EFSA, il risultato della loro valutazione è poi consegnato alla Commissione europea e al Comitato permanente, dopo di che può essere presa una decisione politica sul fatto che l’organismo geneticamente modificato possa essere accettato in Europa. E c’è una differenziazione molto importante tra i diversi ruoli perché alcune volte EFSA è in un certo senso “accusata”, come se potesse consentire l’introduzione di un organismo geneticamente modificato in Europa, mentre noi non abbiamo una visione favorevole o contraria rispetto agli organismi geneticamente modificati, quello che facciamo è fornire una valutazione del rischio. Noi testiamo, in ultima analisi, verifichiamo se un OGM è sicuro quanto il suo comparatore originale. Ma la decisione se questo prodotto debba essere usato o meno in Europa è una decisione politica, non è una decisione scientifica, la decisione deve essere presa da politici democraticamente legittimati che devono prendere in considerazione anche ulteriori elementi, non soltanto quelli scientifici. Prendere in considerazione elementi come la crescita, la concorrenza, l’etica, la religione, la cultura, tutto ciò che può influire sulla decisione, ma si tratta di una decisione politica su quali rischi, quali innovazioni e si, lasciatemelo dire, anche quali rischi la società è disposta a sostenere. Non si tratta dunque di una decisione squisitamente scientifica.

Noi possiamo illustrare i rischi, noi possiamo illustrare i benefici e il grado di sicurezza, ad esempio, dei pesticidi, dei prodotti per la protezione delle piante, noi possiamo solo dimostrare la sicurezza dei principi attivi, ma poi sono gli Stati membri che decidono se una sostanza può essere immessa sul mercato o no. E questa differenziazione dei ruoli è estremamente importante perché altrimenti si potrebbe dare l’impressione che EFSA possa decidere se nuovi prodotti, nuove tecnologie, pensiamo ad esempio alle nano tecnologie o ai nano materiali, debbano essere immessi sul mercato o meno.

Non è EFSA che deve decidere su questo, questo deve essere deciso dai Parlamenti, dalla Commissione europea o dal Consiglio.

EFSA negli ultimi dodici anni ha espresso, venendo anche criticata e dopo tornerò sul perché di queste critiche, solo pareri scientifici di altissimo livello in base ai quali i politici possono prendere le dovute decisioni.

Voglio ancora una volta sottolineare la differenza tra la valutazione del rischio che facciamo noi e la gestione del rischio che si riferisce al processo decisionale attraverso cui si stabiliscono limiti, livelli massimi di residui e quant’altro nella legislazione. Tra queste due attività, però, c’è un compito condiviso che si chiama comunicazione del rischio, perciò noi, valutatori del rischio, e i gestori del rischio abbiamo in comune il compito informare il pubblico in merito ai rischi. Vogliamo evitare che ci sia confusione sui i rischi e io penso che talvolta in Europa si sia fatta confusione in merito perché non è stata ascoltata un’unica voce ma sono state ascoltate voci differenti che non hanno reso più facili le nostre vite.

Poche parole su come è strutturata la nostra organizzazione. Noi facciamo parte della famiglia delle Agenzie dell’Unione Europea, quindi abbiamo da una parte la Commissione Europea, che possiamo considerare come i nostri genitori, che è responsabile dell’attuazione delle politiche, è il “guardiano” dei Trattati e verifica il nostro operato. Quindi c’è una commissione che è indipendente nella sua impostazione scientifica e la Commissione europea che verifica l’operato. E poi abbiamo il Parlamento europeo che è il legislatore ed è l’autorità responsabile del bilancio, noi siamo tenuti a rendere conto al Parlamento di come spendiamo i nostri soldi e abbiamo bisogno di ottenere ogni anno dal Parlamento europeo questo incarico. Ci sono “momenti caldi” nella vita di EFSA e nella vita del Direttore esecutivo di EFSA perché se non si ottiene l’incarico dal Parlamento europeo possono esserci dei problemi. Sino ad ora lo abbiamo sempre ricevuto.

Quello che ci viene richiesto è una consulenza scientifica in relazione alla sicurezza alimentare ma anche in relazione alla salute degli animali, al benessere degli animali e alla salute delle piante.

Penso che sia opportuno anche evidenziare cosa noi non facciamo: non facciamo leggi o regolamenti, non applichiamo le regole sulla sicurezza alimentare negli stati membri, non sanzioniamo gli operatori commerciali di alimenti e non siamo responsabili dei controlli, queste sono prerogative delle autorità preposte dagli Stati membri e, come ho già detto in precedenza, non abbiamo laboratori e non facciamo ricerche di laboratorio.

I campi in cui operiamo vanno davvero “dalla fattoria alla tavola”, noi seguiamo realmente l’approccio della catena alimentare per cui dai campi alla tavola i possibili rischi devono essere individuati e segnalati. Di conseguenza ci interessiamo della vita delle piante, dei prodotti per la protezione delle piante, degli organismi geneticamente modificati, del mangime per gli animali, della salute degli animali in caso di malattie biologiche come la salmonella, il campylobacter, vari virus e di contaminazioni chimiche e ci interessiamo anche degli additivi alimentari, dell’imballaggio degli alimenti e della nutrizione. EFSA ha però dei limiti di azione perché deve condividere questi studi e lavorare con le organizzazioni degli Stati membri. EFSA è l’esempio di un benchmark di una rete organizzativa, perché non possiamo fare tutto con 500 persone, certo possiamo fare molto ma abbiamo bisogno degli esperti degli Stati membri.

Io credo che questa sia stata una giusta decisione del legislatore che nel 2002 stabilì che in Europa si dovessero decidere insieme, a livello europeo, le metodologie, i dati, la valutazione dei rischi lasciando però gli scienziati e gli esperti negli Stati membri. Noi possiamo lavorare con gli esperti dell’Università di Bologna, di Parma, possiamo lavorare con gli esperti di tutta Europa che si occupano con noi di consulenze scientifiche, ma non possiamo assumere questi esperti, non possono essere impiegati di EFSA. Mentre il modello americano è completamente diverso, negli Stati Uniti, se guardate all’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali, è una organizzazione enorme con 11 mila membri nello staff ed ha tutti gli esperti scientifici al suo interno, assume gli scienziati, mentre il Consiglio e il Parlamento europeo hanno deciso di gestire diversamente la cosa in Europa e questo è un ottimo metodo, più economico e più flessibile perché possiamo costituire diversi gruppi di lavoro a seconda delle nostre esigenze. Ci sono anche alcuni svantaggi, delle criticità, nel senso che dobbiamo fare in modo che gli scienziati siano attratti dalla prospettiva lavorare con EFSA, il che potrebbe suonare un po’ strano e potreste chiedermi, perché gli scienziati non dovrebbero voler lavorare con EFSA? Ma se tu fai parte di un gruppo scientifico, devi trascorrere dai quaranta ai cinquanta giorni dell’anno a lavorare per EFSA e se sei un giovane scienziato come puoi passare cinquanta giorni all’anno lavorando per EFSA senza essere assunto, senza prendere soldi, senza fare pubblicazioni scientifiche. Perciò il modello che l’Europa ha scelto è un modello fantastico ma presenta anche alcuni profili di rischio e questo è il motivo per cui la principale preoccupazione di EFSA è come risultare attraente agli occhi degli scienziati e fare in modo che lavorino con noi per la salute pubblica.

Io personalmente ritengo che lavorare per EFSA sia un gran privilegio perché noi lavoriamo per il bene pubblico, noi stiamo producendo sicurezza alimentare per cui lo scopo dell’organizzazione è fantastico, non abbiamo bisogno di farci alcuna pubblicità, quello che facciamo ha un suo significato, noi facciamo qualcosa di significativo per la società e questo è molto importante per i nostri collaboratori. E tutto questo lo facciamo in una nazione fantastica, l’Italia, io sono austriaco, vengo da Vienna, sono tre anni che sto in Italia e devo dire che è una nazione fantastica, so che ci sono delle difficoltà, ma è un grande paese, con una grande storia, con delle grandi persone con cui ho a che fare ogni giorno. Facciamo tutto ciò in una fantastica città, Parma. Se posso dire una cosa qui in Regione, sarebbe chiedere un aeroporto più frequentato a Parma, in effetti se i treni ad alta velocità si fermassero anche a Parma ne sarei molto contento.

A parte questo, siamo molto contenti di avere la sede di EFSA a Parma, abbiamo una nuova sede che è stata inaugurata solo tre anni fa, costruita appositamente per EFSA. È davvero un privilegio per me lavorare per la salute pubblica qui in questa fantastica regione, l’Emilia-Romagna.

Una domanda può essere: chi può dare incarichi ad EFSA, posso io dare incarichi ad EFSA? Sfortunatamente non si possono dare incarichi direttamente ad EFSA, ci deve essere una richiesta scientifica, l’Italia può conferire un incarico ad EFSA e anche gli Stati membri possono porre quesiti ad EFSA, ma il nostro principale cliente, se mi passate il termine, è la Commissione europea. Quindi riceviamo richieste dalla Commissione europea, ma anche dal Parlamento europeo e dagli Stati membri. Inoltre, e questo è un aspetto molto importante, possiamo fare quella che noi chiamiamo “autoassegnazione”. Se pensiamo che qualcosa debba essere analizzata e valutata possiamo autoassegnarla, cosa che facciamo regolarmente, per verificare possibili rischi emergenti, per guardare con un po’ più di lungimiranza agli scenari futuri e capire come il cambiamento climatico può incidere su decessi e malattie, e questa autoassegnazione è uno strumento molto importante per noi per poter essere sempre aggiornati.

Noi lavoriamo molto bene anche con la Regione Emilia-Romagna, abbiamo diversi esperti di questa regione nei panel scientifici e nei gruppi di lavoro e abbiamo nella lista dei nostri collaboratori preferiti le università di Parma e di Bologna e l’Istituto Zooprofilattico è uno dei nostri principali partner; abbiamo più di cinquecento esperti italiani e di questi circa cento provengono dall’Emilia-Romagna.

Ancora poche parole sul nostro impegno all’ Expo di Milano. Noi saremo presenti come EFSA all’ Expo Milano dove in ottobre ci sarà una grande conferenza scientifica, una conferenza internazionale con più di mille partecipanti sul futuro della sicurezza alimentare. Sino a questo momento abbiamo circa 1600 iscrizioni, cinquecento posti per partecipanti provenienti da settanta nazioni. Sarà una conferenza in cui si plasmerà la sicurezza alimentare del futuro. EFSA collaborerà con un’iniziativa molto importante che è il World food research and innovation forum promosso anche dalla Regione Emilia-Romagna, e saremo anche alla conferenza si terrà a settembre con l’intermediazione di EFSA supportando iniziative non soltanto durante l’Expo ma anche successivamente.

Adesso vorrei concludere e per riassumere potrei affermare che la creazione di EFSA dodici anni fa ha realmente cambiato il modo di fare e valutare la sicurezza alimentare in Europa. Ovviamente devo dire che è stato un successo, sarebbe strano se dicessi che la creazione di EFSA non è stato un successo, ma io realmente credo che sia stato un successo quello di prendere gli elementi della sicurezza alimentare a più livelli e metterli in un unico mercato interno perché dovete pensare che prima la valutazione della sicurezza degli alimenti era effettuata ventotto volte, veniva fatta da ogni Stato membro, con un’enorme spreco di risorse fondamentalmente. Ora la valutazione della sicurezza ha un solo livello di controllo, uno in tutta Europa per tutti gli Stati membri, il che significa garantire gli stessi standard di sicurezza per tutti e ventotto gli Stati membri e per tutti i 500 milioni di consumatori.

Io penso che l’Europa possa essere orgogliosa del livello raggiunto in tema di sicurezza alimentare, noi sappiamo quanto sia importante la sicurezza alimentare anche per la Regione Emilia-Romagna per questo cerchiamo di contribuire alla sicurezza alimentare anche nell’interesse delle nazioni in cui esportiamo e con il vostro aiuto, l’aiuto della Regione, della città di Parma e della Repubblica italiana, stiamo cercando di garantire un buon futuro e anche se ci saranno altre sfide in futuro, sono realmente convinto che ci sarà un buon futuro e spero che ci accompagnerete con la buona volontà del vostro parlamento.

Grazie a tutti.

 

(Applausi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie per la sua illustrazione molto chiara e che ci ha fatto capire ulteriormente EFSA quale contributo dia alla sicurezza alimentare e che possa anche rispondere questo organismo terzo a tante domande rispetto al futuro sull’alimentazione.

Adesso interviene il nostro Presidente della Giunta, Stefano Bonaccini. Prego.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Intanto è un onore averla qui a Bologna, direttore Bernhard Url, nella sede della Regione Emilia-Romagna. La saluto a nome dell’Assemblea, come ha ricordato prima la Presidente Simonetta Saliera, a nome di tutta la Giunta e nel darle il benvenuto interverrò in particolare anche a nome degli Assessori che più hanno a che fare per competenze e per deleghe con le questioni che lei ha ricordato e ha citato, Simona Caselli, Sergio Venturi e Palma Costi.

EFSA rappresenta la chiave di volta dell’Unione europea per la valutazione dei rischi collegati alla sicurezza degli alimenti e dei mangimi. È un’agenzia molto importante che opera in collaborazione con le autorità nazionali e in aperta consultazione con le parti interessate, comunicando su rischi attuali o emergenti. Finanziata dal bilancio dell’Unione europea, fornisce consulenza scientifica indipendente. Il fatto che la sua sede, come lei ha ricordato, sia qui nel cuore dell’Emilia-Romagna, in particolare a Parma, dunque nel cuore di quella che noi chiamiamo food valley, e vorrei ricordare che all’Expo di Milano tre sono i brand che come regione abbiamo presentato e stiamo presentando (Motor valley, Wellness valley e Food valley), in un territorio che negli anni ha saputo affermarsi nel mondo per la qualità del proprio sistema agroalimentare e agroindustriale, per le eccellenze e la distintività dei suoi prodotti, per la dimensione internazionale del suo sistema produttivo ma anche per la rete dei centri di ricerca e delle università, ed è questo per noi un elemento di grande soddisfazione e di orgoglio, ma anche di responsabilità. Lei ricordava Parma, ricordava l’agroalimentare, peraltro pochi giorni fa, come Regione Emilia-Romagna, abbiamo deciso di sostenere la candidatura del Comune di Parma a città creativa dell’UNESCO per la gastronomia. Credo che tutto questo abbia un riferimento molto particolare e anche simbolicamente non a caso la presenza di EFSA, dell’agenzia, in quella città può darci modo di sostenere con ancora più forza questa candidatura presso l’UNESCO dalla quale – non so se lo sa – poche settimane fa abbiamo ottenuto l’egida di due patrocini, cosiddetti MAB UNESCO, man and biosphere da un lato per l’area del delta del Po e dall’altro per l’area dell’Appennino tosco-emiliano in cui anche alcuni comuni parmensi ne fanno parte insieme ad altre decine.

La collaborazione tra EFSA e la Regione Emilia-Romagna è iniziata nel 2006 con l’istituzione dell’ufficio Europass, come struttura operativa della Regione proprio presso la provincia di Parma. Ormai sono quindi dieci anni che c’è una forte collaborazione e la nostra disponibilità non è soltanto proseguirla ma rafforzarla, ovviamente ognuno nel rispetto dei reciproci ambiti di intervento a partire dal World Food Research and Innovation Forum, che è una delle nostre iniziative di punta all’Expo 2015 per il quale peraltro esiste già un tavolo di lavoro congiunto. La mission di EFSA è oggi più che mai attuale, come lei ricordava. Il tema della sicurezza alimentare, così come quello del benessere e della salute degli animali e della protezione delle piante, sono vere e proprie assolute priorità alle quali possiamo aggiungere il tema strettamente collegato della protezione e della sicurezza ambientale, per il quale abbiamo detto che questo paese da un lato e questa regione dall’altro dovrà passare da una fase nella quale ahinoi si interveniva per lo più in emergenza a una fase nella quale vogliamo, anche attraverso stanziamenti cogenti (100 milioni di euro stanziati poche settimane fa e altri 100 chiesti al Governo per il piano di Italia sicura) su una fase che sia di prevenzione e di programmazione, perché anche la tutela del territorio ha direttamente a che fare con la tutela e la qualità di ciò che si produce da queste parti. Sono questioni su cui l’attenzione dell’opinione pubblica è particolarmente e comprensibilmente elevata, anzi via via sempre più elevata, ma sono anche questioni di oggettiva strategica rilevanza in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso in cui i fattori di rischio, a partire anche da quelli climatici, possono essere molteplici e talvolta purtroppo imprevedibili. La Regione Emilia-Romagna ha posto allora i temi della sicurezza alimentare e ambientale al centro della sua azione, e non da oggi. Questa regione peraltro è stata pioniera in Europa per lo sviluppo e la diffusione della lotta integrata in agricoltura, ovvero di pratiche agronomiche che limitano l’utilizzo di prodotti fitosanitari e di sintesi affiancando ad esse tecniche basate sulla lotta biologica, l’uso di insetti utili, la gestione efficiente dell’acqua e la rotazione delle culture con l’obiettivo di garantire la salute degli agricoltori, quella dei consumatori e contemporaneamente la tutela del nostro ambiente. Oggi in questa regione la lotta integrata è prevalente ed è affiancata anche da altre diffuse tecniche di coltivazione che sempre più mettono al centro la qualità, la salute e la sostenibilità. Penso alle produzioni biologiche, un settore nel quale la nostra regione ha un ruolo di primo piano, quinta per aziende agricole, prima per operatori che fanno trasformazione e prima nel centro-nord d’Italia per superfici con un trend in costante crescita e per il quale dentro al nuovo piano di sviluppo rurale nell’utilizzo dei fondi europei prevediamo di raddoppiare addirittura le superfici a coltivazione biologica. Penso insieme a questo alle tante produzioni DOP e IGP, settore nel quale – lo dico orgogliosamente – siamo leader in Europa con ben quarantuno prodotti certificati, l’ultimo dei quali la piadina romagnola, per non parlare solo di Emilia, visto che abbiamo citato molto Parma, che si basano anche queste su rigorosi disciplinari di produzione e su un diffuso sistema di controlli. Vorrei anche ricordare che l’Emilia-Romagna è stata pioniera nel settore della tracciabilità alimentare con una legge che già nel 2002, la n. 33, prende a riferimento lo standard di ISO 22005, una legge apripista per la scelta di inserire il percorso di tracciabilità in un percorso di filiera che sia in grado di coinvolgere sullo stesso progetto più aziende. In tutti questi casi l’obiettivo di fondo rimane sempre lo stesso: qualificare le nostre produzioni anche nel senso della sicurezza delle materie prime e delle tecniche di produzione. Questi obiettivi strategici oggi richiedono competenze estremamente specializzate (sanità, agricoltura e ambiente), ma integrate e la collaborazione con EFSA assume in questo contesto ancora maggiore importanza. Oggi il tema della sicurezza degli alimenti continua a essere al centro delle nostre politiche, anzi vorremmo che al centro delle nostre politiche lo fosse sempre di più. È un tema strategico perché anche da esso, cioè dalla capacità di offrire prodotti sani, genuini e tracciabili, passa la capacità di un sistema agroalimentare di qualificarsi, essere sempre più moderno e competere al meglio sui mercati internazionali. Sono questioni allora che affronteremo compiutamente nel World Food Research and Innovation Forum, il progetto che a Expo 2015, in particolare il 22 e 23 settembre, presenteremo agli occhi del mondo, un’iniziativa che si propone come piattaforma permanente della comunità scientifica, del mondo della ricerca, delle imprese, della finanza, ovviamente dei decisori politici, un progetto che vuole avere l’ambizione di continuare anche ben oltre una volta che Expo sarà terminata con cadenza biennale per continuare il confronto sulle tematiche dell’accesso al cibo, per un cibo di qualità, sicuro, idoneo e allo stesso tempo prodotto in modo ambientalmente sostenibile, in un mondo che si avvia a toccare verso il 2050 – queste sono le previsioni – la soglia di 9 miliardi di persone, una delle sfide più gigantesche per l’umanità dei prossimi decenni, come ha ricordato anche recentemente, e ricorda continuamente, Papa Francesco. L’appuntamento allora a Milano col World Food Forum vuole essere un appuntamento che coinvolga tutti coloro i quali fanno parte della filiera di discussione che abbiamo presentato e ci auguriamo, anzi ne siamo sicuri, che vi sarà la presenza addirittura di oltre un centinaio di rappresentanti di altrettanti paesi e governi. Si tratta dell’approdo di un percorso iniziato un anno fa durante il quale è presentata la nostra iniziativa in importanti sedi anche internazionali. Vorrei peraltro ricordare il 28 gennaio di quest’anno, soltanto due giorni dopo che si era insediata la Giunta e abbiamo presentato e approvato il programma di mandato della nuova amministrazione regionale, il lancio del Forum presso la sede del Parlamento europeo, e ultimo, in ordine di temo, il 30 giugno scorso, poche settimane fa, sempre a Bruxelles, in cui ho concluso un importante convegno di presentazione rivolto alle regioni europee e alle rappresentanze diplomatiche alla presenza di ben un’ottantina di diplomazie di tutto il mondo. Ma vorrei ricordare anche il protocollo di intesa firmato durante una recente missione con la provincia del Guangdong, la più ricca e popolosa della Cina (106 milioni di abitanti), che al primo posto – lo abbiamo ricordato dandone conto in una discussione in questa Assemblea – ci hanno chiesto espressamente di mettere il tema della sicurezza alimentare, parlando di un paese, insieme a tanti altri di quella parte del mondo, in particolare nel sud-est asiatico, ma potrei citare parte dell’Africa o del continente sudamericano, in fortissima via di sviluppo o all’inizio di una nuova via di sviluppo – penso all’Africa – vede, e per noi ovviamente è un fatto positivo, centinaia di milioni di persone via via sempre più avere qualcosa da mangiare tutti i giorni. Ovviamente quando si comincia a stare un po’ meglio e avere qualcosa da mangiare per sé o per le proprie famiglie tutti i giorni ci si pone legittimamente il tema se quel cibo, di cui bisogna cibare se stessi e la propria famiglia, sia qualcosa che non faccia ammalare o addirittura, come in alcuni casi purtroppo accade per malattie, morire. Sono temi questi che chiamano allora in causa le regioni e la stessa Unione europea, non solo in termini di solidarismo, già di sé importante, ma non è questo il punto, né una carità, ma il tema è della strategicità di queste politiche ed è importante che su tali questioni si sviluppi fino in fondo il confronto internazionale, temi che dobbiamo essere pronti ad affrontare innanzitutto con gli strumenti della ricerca e dell’innovazione, detta da quella parte del mondo, l’Europa, l’Italia e questa regione in particolare, che soltanto investendo sulla ricerca e sull’innovazione potrà continuare a competere con i territori più avanzati del pianeta. A tal fine la nuova programmazione europea può sostenerci in questo nostro rinnovato impegno. Per questo non a caso degli oltre 2 miliardi 400 milioni di euro di fondi europei disponibili per questa regione fino al 2020 ne abbiamo destinati circa la metà al piano di sviluppo rurale. Ho ricordato pochi istanti fa al direttore Url che questa regione è stata – lo dico orgogliosamente – la prima in Italia ad avere avuto il via libera all’utilizzo di tutti i fondi europei da qui al 2020 e peraltro di corsa, come ci è dovuto, già alcuni bandi nei diversi tre piani, dal piano sociale europeo a quello legato ai POR-FESR sulla ricerca e l’innovazione, all’ultimo che ho citato (il piano di sviluppo rurale) già stanno uscendo bandi che vanno nella direzione di mettere a disposizione delle imprese e dei territori le risorse che servono per garantire quella sfida che ho citato poco fa. Non a caso, e proprio per questo, proprio perché abbiamo in questa regione un export che ha chiuso il 2014 al primo posto per crescita sull’anno precedente rispetto a tutte le regioni italiane, ma anche ai distretti manifatturieri tedeschi, è un export che vince perché produce qualità, abbiamo bisogno di continuare a investire su ricerca e innovazione, non a caso dentro al nuovo piano di sviluppo rurale sono circa 100 i milioni di euro destinati a questa parte di investimenti e in particolare 50 saranno riservati ai GOI (Gruppi Operativi per l’Innovazione), una delle novità di questa programmazione, che metteranno in rete, anche per le ragioni che lei ricordava, i centri di ricerca, le università e le imprese agricole su progetti comuni e condivisi. Mi auguro che su questi altri temi, visto che l’agroalimentare peraltro è per noi la seconda voce delle esportazioni e che vale ben oltre 5 miliardi di euro ogni anno, la collaborazione tra EFSA e la Regione Emilia-Romagna possa non soltanto proseguire ma addirittura crescere, ognuno – ripeto – nell’ambito della propria autonomia. La ringrazio per il lavoro che lei, col suo staff e con l’Agenzia in generale svolge, è un onore per noi poterla avere come sede a Parma, nel cuore dell’Emilia-Romagna, e sarà un piacere per noi continuare la collaborazione perché questi temi sono temi troppo importanti per la vita delle persone, per la vita delle imprese, dunque per le ricadute che hanno sul tessuto economico e sociale di una regione come l’Emilia-Romagna, che era tra le più povere regioni d’Italia a fine Ottocento, ma che ha saputo, grazie all’intraprendenza dei suoi cittadini e di tanti altri cittadini che da altre parti d’Italia e del mondo sono venuti a darci una mano, diventare una delle undici aree più sviluppate a livello europeo. Grazie.

 

(Applausi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, presidente Bonaccini.

Ringrazio il direttore Url. È stato un onore e un piacere averla qui oggi in questa Assemblea e, perché no, anche un momento istruttivo per noi di grande consapevolezza di argomenti che stanno incidendo e incideranno ancora di più in futuro sulla vita di tutte le persone. Grazie della sua collaborazione.

 

Ancora sugli oggetti 721-13-514

 

PRESIDENTE (Saliera): Riprendiamo la trattazione degli oggetti 721, 13, 514.

Dopo la relazione di maggioranza, do la parola, per la relazione di minoranza, al consigliere Daniele Marchetti.

 

MARCHETTI Daniele, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Colgo l'occasione in apertura per ringraziare il relatore di maggioranza Boschini per la lettura che ci ha proposto all'inizio della sua relazione, che mi darà modo di fare qualche riflessione durante la mia relazione.

Siamo arrivati, dunque, al termine dell'iter dei progetti di legge in oggetto riguardanti le norme per l'integrazione delle popolazioni Rom e Sinti, perché ricordiamo che i progetti di legge in esame sono ben tre. Progetti di legge che hanno seguito un percorso un po' particolare dal momento che sono stati abbinati, ma poi, successivamente, ognuno ha seguito il suo percorso, tant'è che quello di maggioranza è passato in IV, in III e in V Commissione, mentre quello a firma Lega e Fratelli d'Italia è passato soltanto in IV, comunque è stato un percorso abbastanza singolare.

È stato un iter che secondo alcuni della maggioranza è partito male per l'anticipo della Lega Nord su questa tematica rispetto al progetto di legge presentato dalla Giunta, mentre per noi della Lega Nord è accaduto l'esatto contrario, ovvero è partito bene ed è finito male. Come vedete, è questione di punti di vista.

Perché secondo noi l'iter di questo progetto di legge è finito nel peggiore dei modi? Basta iniziare ad analizzare e ad entrare nei dettagli del progetto di legge individuato come testo base, ovvero il vostro, quello della maggioranza. Partiamo dall'articolo 1, con cui si specificano i principi e con cui si dovrebbero illustrare le finalità della proposta di legge. Si dice che si vorrebbe "favorire il superamento di tutte le condizioni che possono determinare esclusione sociale", ma lo si fa in modo blando, banale, leggero, senza andare ad individuare quali siano le cause che determinano l'esclusione sociale di queste minoranze, ovvero l'autoghettizzazione, il vittimismo e l'autoisolamento di queste popolazioni, perché questo è il problema maggiore. Ricordiamoci le parole di quelle associazioni di Rom e Sinti intervenute in Commissione che hanno sostanzialmente rivendicato il fatto che le loro popolazioni sono presenti nel nostro territorio da secoli, come ricordava, appunto, il relatore Boschini con la sua lettura. Facciamoci, dunque, delle domande: se dopo secoli e secoli queste minoranze non si sono ancora integrate è perché evidentemente è mancata da parte loro la volontà di farlo, sicuramente non è colpa nostra dato che penso che gli sia stato dato di tutto e di più, anzi, a mio avviso gli è stato dato anche troppo e i risultati purtroppo sono questi. Sarà una verità scomoda, però è la pura verità: evidentemente gli è stato dato troppo e la situazione è sfuggita di mano.

Passiamo all'articolo 2 dove si parla di "strategia regionale" specificando che questa programmazione si svilupperà su quattro assi: abitare, salute, educazione e istruzione, formazione e lavoro. Uno potrebbe dire: finalmente qualcosa di concreto! In fin dei conti si parla di strategia, per cui uno si aspetterebbe qualcosa di concreto. Ma purtroppo, a nostro avviso, non è così. Anche qui è tutto fumoso, non si dice nemmeno come dovrà essere composto il tavolo regionale che dovrà elaborare queste strategie. Noi crediamo che sia opportuno, ad esempio, che a questo tavolo sia presente anche la parte politica perché è compito della politica dare gli indirizzi e poi dei tecnici attuare questi indirizzi politici, non il contrario, altrimenti è inutile anche chiamare i cittadini a votare se poi sono sempre i tecnici che portano avanti le proposte. Tralascio la parte in cui si parla di salute, istruzione, formazione e lavoro, dove si ribadisce il concetto di pari opportunità e pari diritti di queste minoranze rispetto a tutti gli altri cittadini.

Abbiamo delle grossissime perplessità, invece, sull'articolo 3 che tratta la questione abitativa, che sostanzialmente dovrebbe dire in che modo vogliamo uscire dall'emergenza legata ai campi nomadi, che campi nomadi non sono. Si parla del sostegno al superamento dei campi di grandi dimensioni, primo punto che noi contestiamo perché i campi, a nostro avviso, sarebbero da dismettere tutti, dal più piccolo al più grande, perché in ogni caso rappresentano una sacca di degrado e illegalità. Su questo punto la nostra posizione rimane ferma e decisa. Ma manca anche un ulteriore dettaglio: una programmazione per le dismissioni dei campi, un programma da elaborare in collaborazione con gli enti locali, elemento a nostro avviso indispensabile per raggiungere l'obiettivo.

L'unica cosa ben definita e chiara in questo progetto di legge, perché riconosco che un aspetto chiaro e ben definito c'è, è la questione delle micro-aree ovvero aree create in deroga a gran parte degli strumenti urbanistici per le quali non sarà nemmeno necessario variare la classificazione urbanistica e mutare la destinazione d'uso, andando inoltre, come si diceva prima, a sostenere iniziative di autocostruzione e di autorecupero. Non mi sembra che in questo modo il trattamento e le possibilità offerte ai cittadini siano uguali per tutti dato che prima si faceva riferimento alla cittadinanza italiana di queste popolazioni, che quindi andrebbero trattate come tutti gli altri cittadini. A me sembra che qui si faccia discriminazione nei confronti degli emiliani e dei romagnoli.

È proprio sul punto delle micro-aree che noi ci opponiamo con maggiore forza perché basta fare due calcoli per capire le motivazioni del nostro disaccordo. Teniamo in considerazione che la popolazione Rom e Sinti presente nella nostra regione è di oltre 2700 unità, immaginiamo questo numero diviso per tante micro-aree magari di 10 unità ciascuna, facciamoci due calcoli e diamoci anche una risposta. Io mi immagino già lo scenario futuro: oltre 2000 persone distribuite in tante micro-aree su tutto il territorio regionale, perché o le concentriamo tutte in un Comune, o le distribuiamo dappertutto. Se la maggior parte di queste minoranze è di cultura Sinti, e l'abbiamo sentito in Commissione e l'ha confermato anche la vicepresidente Gualmini, queste persone rifiuteranno di prendersi casa, l'hanno detto chiaramente che per loro addirittura è una tragedia vivere in una casa, quindi chiederanno la micro-area. Ma perché la chiederanno? Perché noi gli diamo la possibilità di farlo; se non gli mettessimo a disposizione questo strumento, non la chiederebbero certamente. In ogni caso, o moltiplicherete i campi su tutto il territorio regionale con le micro-aree, oppure fallirete non cambiando assolutamente nulla. In ogni caso sarà comunque, secondo noi, un vero e proprio fallimento, tant'è che l'integrazione di queste popolazioni nel vostro progetto di legge è totalmente assente.

L'introduzione delle micro-aree, dunque, a nostro avviso, peggiorerà soltanto le cose, con l'aggravante che ciò potrebbe avvenire con dei finanziamenti regionali. Anche su questo noi abbiamo le idee chiare: i finanziamenti dovrebbero andare soltanto alle dismissioni delle aree sosta, non per altro.

Il tutto, poi, è aggravato da una fase transitoria totalmente inesistente dato che si baserà sulla vecchia legge, la n. 47/1988, dunque la fase transitoria per la gestione dei campi nomadi verrà gestita con una legge considerata da tutti superata e fallimentare. Lasciatemi dire che se queste sono le premesse, siamo a posto.

Tra le tante proposte di modifica che abbiamo presentato in Commissione, alcune le abbiamo mantenute anche quest'oggi. Ce ne erano alcune riguardanti anche la fase transitoria, proposte che però sono state categoricamente rifiutate dalla maggioranza, per cui su questo vi lasceremo soli di fronte alle vostre responsabilità, mantenendo soltanto, per quanto riguarda la fase transitoria, la nostra proposta, che abbiamo ripresentato anche oggi, di istituire una banca dati regionale per le morosità perché crediamo che pretendere il pagamento di tutto il dovuto, cosa che avviene per tutti i cittadini emiliano-romagnoli, sia assolutamente un dovere di tutte le istituzioni.

In conclusione ribadisco i nostri punti cardine su cui non ci muoveremo di un millimetro. Noi vogliamo la dismissione di tutte le aree sosta, dei cosiddetti campi nomadi, dai più grandi ai più piccoli, così come vorremmo una programmazione per raggiungere questo obiettivo. Noi non vogliamo le micro-aree perché non rappresentano la soluzione a questo problema e pretendiamo la banca dati regionale delle morosità perché è giusto che queste persone inizino a pagare il dovuto. Sostanzialmente la soluzione a nostro avviso è soltanto una: o inizino a fare i nomadi e quindi inizino a spostarsi per il territorio, pagando ovviamente tutto il dovuto, oppure prendano una casa senza scorciatoie ed inizino a vivere come la maggior parte della popolazione residente in Emilia-Romagna.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

È aperto il dibattito generale. Ogni consigliere può intervenire più volte, ma per un tempo complessivo di venti minuti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Prodi. Ne ha facoltà.

 

PRODI: Grazie, presidente. Vorrei sottolineare alcuni aspetti di questa legge che credo siano fondamentali per capirne l'importanza. Come viene esplicitato, il documento si ispira agli articoli 2 e 3 della Costituzione, alla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, all'articolo 6 del Trattato sull'Unione europea, ai principi contenuti nella Comunicazione della Commissione europea dell'aprile 2011, alla Raccomandazione del Consiglio del dicembre 2013 relativa a misure efficaci per l’integrazione dei Rom e dei Sinti e alla strategia nazionale per l'inclusione di Rom, Sinti e Camminanti.

Bisogna chiedersi come mai tanti pronunciamenti e tanti documenti sono necessari per supportare un passo legislativo simile, da dove nasce il bisogno di assicurarsi una solidissima base di diritto per poter legiferare in questo ambito. La risposta viene da quello che troviamo nella letteratura nazionale ed internazionale a proposito della vita delle comunità Sinti e Rom: troviamo secoli di difficoltà e discriminazioni, di incomprensioni e pregiudizi. Possiamo anche ricordare il prezzo pagato da queste etnie durante la seconda guerra mondiale, ma più concretamente diciamo che la condizione di vita di un minore Rom nel nostro Paese è fortemente condizionata dal contesto abitativo che segna profondamente il suo presente e orienta il corso del suo futuro. Sono i numeri a condannare la sua esistenza sin dalla nascita. Avrà possibilità prossime allo zero di accedere ad un percorso universitario, mentre le possibilità di frequentare le scuole superiori non supereranno l'1 per cento. Soprattutto in tenera età avrà fino a 60 volte la probabilità, rispetto ad un suo coetaneo non Rom, di essere segnalato dal Servizio sociale e di entrare a contatto con il sistema italiano di protezione dei minori. La sua aspettativa di vita risulterà mediamente più bassa di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione, mentre da maggiorenne avrà 7 possibilità su 10 di sentirsi discriminato a causa della propria etnia.

Inoltre, secondo i dati diffusi nel 2014 da un istituto di ricerca non italiano che ha indagato l'entità dei sentimenti anti-zigani in 7 Paesi europei, il nostro Paese conquista il primato: in Italia l'85 per cento degli interpellati ha espresso un'opinione indistintamente negativa riguardo ai Rom. Ricordiamo che in Spagna, dove si trova il maggior numero di comunità Rom, solo il 41 per cento ha un'opinione negativa. È sotto gli occhi di tutti come sia una popolazione bersaglio di campagne diffamatorie che sono espressione di nuovi estremismi che fomentano pregiudizi e xenofobia. Questo per dire che anche se non confortati, forse, da una vasta opinione pubblica (dubito che qualsiasi azione positiva potrebbe esserlo con i presupposti di cui sopra), siamo senz'altro sostenuti dalla storia, dalla legge e dalla sociologia. Lo sguardo di chi fa scelte politiche lungimiranti a volte è lontano dalla demagogia perché i contenuti sono tali da richiedere visione e competenze ulteriori che solo chi ha voglia di conoscere può esprimere.

Per venire a dati concreti, nella mia città, Reggio Emilia, la comunità di Sinti vive da decine e decine di anni. In particolare i Sinti residenti nel comune di Reggio Emilia sono circa 850, la maggiore comunità in regione (ricordiamo, appunto come si diceva, che sono tutti cittadini italiani), numero praticamente invariato negli anni. Quasi tutti sono ormai stanziali. I Rom sono circa un centinaio e provengono tutti dalla Romania. I Rom sono presenti in città in modo ormai semistabile da circa una quindicina di anni.

Le politiche sviluppate dal territorio negli anni hanno fatto fronte all'esigenza di risolvere condizioni critiche materiali passando da emergenza a scelte strutturali. Siamo ora in grado di dare soluzioni che possono realmente favorire un'emancipazione e garantire pieni diritti sociali.

La realizzazione dei campi sosta attrezzati per la comunità Sinta come attuata a partire dagli anni Ottanta voleva riconoscere il diritto di avere a disposizione servizi vivendo nel rispetto delle tradizioni. Questo processo favoriva allora una modalità di vita consona alla tradizione e ha contribuito a sedentarizzare la presenza nel territorio. Economicamente i Sinti hanno poi perso quelle poche risorse lavorative tipiche artigianali di stagnini e ombrellai, che si sono rivelate inutili per la società contemporanea. È di questo periodo la legge regionale n. 47/1988 che regolamentava le aree di sosta.

Se i campi sosta diedero una prima risposta all'habitat di questa comunità, nel tempo sono diventati luoghi anche conflittuali e ghettizzanti. Gli spazi esigui conseguenti alla formazione di nuove famiglie hanno favorito l'uscita da queste aree di nuclei che nel tempo sono riusciti ad acquistare aree private. A partire dagli anni Novanta diversi nuclei familiari hanno acquistato aree allestendole direttamente con forme di autocostruzione, valorizzando il senso della proprietà e del possesso del bene come familiare.

Vivere in un terreno privato rappresenta per la comunità sinta una valida alternativa al campo sosta perché consente di vivere con la propria famiglia allargata. Queste aree sono maggiormente curate e accoglienti se confrontate con le "campine". La possibilità di vivere in un terreno privato è percepita come un traguardo, una sorta di emancipazione sociale, sia come manifestazione di benessere economico che come garanzia di vita familiare più tutelata.

A Reggio lo sviluppo delle aree private ha di fatto permesso di mantenere nelle aree di sosta comunali una presenza di persone accettabile rispetto agli spazi dedicati senza eccessi di sovrappopolazione e in particolare non si è reso necessario realizzare ulteriori aree di sosta oltre quelle esistenti. Pertanto, a fronte di una popolazione sinta residente a Reggio di circa 850 persone, sono circa 300 quelle che risiedono nelle aree private.

Questa legge, nella sua disposizione chiave relativa all'articolo 3, si prefigge, quindi, di regolamentare questa modalità abitativa partendo dal riconoscimento della possibilità di vivere in habitat rispondenti alla tradizione e cultura in aree di unità familiari. Le micro-aree si basano su un patto di inclusione sociale che prevede diritti e doveri comuni a tutti, l'inserimento scolastico e lavorativo, l'autonomia economica. Sappiamo, infatti, che se la soluzione abitativa è la condizione necessaria per costruire un percorso credibile di inclusione sociale, altre azioni devono essere affiancate per incidere effettivamente sulle relazioni sociali e sui diritti, in primis l'istruzione, unico strumento di affrancamento per uscire da spirali passive promuovendo una progressiva acquisizione di consapevolezza senza rinnegare storia e cultura propri. Dall'incremento di conoscenza e competenze adeguate derivano, infatti, più parità, in particolare relativamente alla condizione femminile, più diritti e più opportunità.

Bisogna tuttavia sottolineare che a livello nazionale, nonostante in altri Paesi europei sia stata dimostrata l'utilità del riconoscimento formale della tutela della minoranza dei Rom e dei Sinti e dei suoi diritti culturali e linguistici, attualmente la legge n. 482/1999 non riconosce questa comunità come minoranza linguistica. La strategia nazionale dovrebbe promuovere politiche aggiornate e coerenti con le linee guida internazionali in materia di inclusione. Anche in questo terreno si registra come vi siano Regioni al passo con le aspettative e altre decisamente meno reattive.

La nostra Regione, con questo atto, si contraddistingue ancora una volta per la capacità di rispettare le indicazioni con una decisa spinta di progettazione concertata. Questa legge, che lascia ai Comuni la giusta capacità progettuale risolvendo i percorsi amministrativi, segna la base del principio di costruzione di autonomia sociale e culturale allo scopo di abbattere muri sociali e stigmatizzazioni in una prospettiva di riconciliazione e comprensione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Prodi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Grazie, presidente. Prima il relatore di maggioranza Boschini ha iniziato con una cronaca bolognese del 1422, io vorrei partire con una cronaca bolognese del 4 marzo 2015: «Bologna. Le Fiamme gialle di Bologna hanno sequestrato beni per oltre 1 milione di euro a 18 persone ritenute "socialmente pericolose" perché hanno numerosi precedenti di polizia e alcune condanne alle spalle per furti, rapine, borseggi in case e negozi del Bolognese. I 18 vivono in due campi nomadi, quello di via Dozza e quello di Tomba Forella a San Lazzaro. Queste persone disponevano di auto di grossa cilindrata, terreni, bar. Un patrimonio giudicato "sproporzionato" essendo soggetti sconosciuti al Fisco o che dichiaravano redditi esigui. È emerso anche che uno degli ospiti del campo nomadi ha percepito una pensione per 4 anni nonostante il decesso dell'intestatario, per un danno all'INPS stimato in 34 mila euro. La Finanza bolognese sta cercando di accertare anche se queste persone abbiano usufruito di agevolazioni a carico dei Comuni, come l'erogazione gratuita di acqua, energia elettrica, gas» e poi l'articolo continua con varie considerazioni di carattere politico.

Diciamo che questo è un aggiornamento rispetto al 1422 della storia di questa comunità in questi 600 anni di non integrazione e 600 anni mi sembrano un numero anche abbastanza elevato per un popolo che va in un altro Paese e che si dovrebbe integrare, come hanno fatto anche altre comunità ancora più antiche dei Sinti e dei Rom (mi viene in mente la comunità Ebraica italiana, la comunità Valdese e così via) in questi ultimi millenni, 600 anni credo che siano un po' tanti.

Detto questo, che fa un po' da chiosa ad un intervento che sarà molto rapido, la legge che viene votata oggi a nostro avviso serve soltanto per far sì che la Giunta regionale, il presidente Bonaccini e l'assessore Gualmini possano dire di aver fatto qualcosa su un tema che negli ultimi mesi probabilmente è stato cavalcato dalla Lega Nord, che ha avuto un risultato importante non solo perché parliamo di Rom, ma anche perché credo che, in maniera pratica e pragmatica, su tanti aspetti la gente ci dia ragione. Per cui si è improvvisata questa legge sulle micro-aree, che ha dei punti dolenti importanti e tra qualche anno avremo la possibilità - solo la storia ci darà il responso - di giudicare se effettivamente ha contato qualcosa oppure no.

Io dubito molto che venga risolto il problema dei Rom, anzi, il problema sarà incrementato, anche perché se andiamo a spalmare questa popolazione su vari campi, le situazioni di degrado si spargeranno un po' in tutte le città dell'Emilia-Romagna, un po' in tutti i paesi. Se viene eletto un sindaco che vuole fare il buonista, tra l'altro con i soldi degli altri, e vuole fare una micro-area all'interno del proprio comune, la può fare tranquillamente senza che i cittadini vengano consultati.

Abbiamo delle leggi ad hoc solo per una comunità che è una minoranza, con dei privilegi dal punto di vista urbanistico perché all'interno di queste micro-aree ognuno può fare quello che vuole, a differenza invece dei cittadini "normali", concedetemi questo termine, italiani, e abbiamo una non considerazione della tutela dei beni dei cittadini che non vivono nei campi Rom. Se io fossi un cittadino e di fianco a casa mia volessero fare una micro-area, sarei fortemente preoccupato del valore dell'area in cui abito, della casa, dei terreni che magari ho comprato, che sono fabbricabili e su cui pago l'IMU, perché credo che un degrado si verificherà sicuramente a seguito dell'inserimento di questa micro-area. Insomma, andiamo a spandere come una metastasi, all'interno di tutto il territorio emiliano-romagnolo, il campo rom.

La legge che ha proposto la Lega, con primo firmatario Daniele Marchetti, è semplice: detta delle programmazioni e dei tempi, dà dei fondi ai Comuni per sbaraccare i campi e vuole far sì che queste persone vengano trattate - questo è un vero progetto di integrazione - così come tutti gli altri cittadini che abitano in questo Paese, senza privilegi, né più e né meno come tutti i cittadini italiani.

Non si parla di morosità all'interno di questa legge. Si fa molto populismo, perché questa è una legge populista, dicendo che porterà integrazione. È un populismo, tra l'altro, molto buonista, secondo me anche falso e mascherato con qualcosa di rigido che invece non c'è, non c'è realismo in questa legge e non c'è neanche la difesa di un principio sacrosanto che a nostro avviso è quello di dover tutelare innanzitutto le persone che vivono e continuano a vivere onestamente lavorando all'interno di questa regione.

Votando questa legge si fa un dispetto al buonsenso, si fa un dispetto ai cittadini onesti che pagano le tasse, che noi amministriamo e con le cui tasse poi andiamo a pagare, come c'è scritto anche in un articolo di questa legge, la luce, il gas, l'acqua, le infrastrutture, le micro-aree e tutto quello che sarà.

Spero che tra qualche anno - perché dubito che nei prossimi mesi qualcuno dei Comuni emiliano-romagnoli porterà avanti questa riforma sulle micro-aree - la Giunta venga qui e ci dia dei dati su quello che effettivamente sarà stato fatto in questo senso. Dubito che un sindaco si prenderà mai la responsabilità di andare a suddividere un grande campo in tante piccole micro-aree, a meno che sia un sindaco pazzo o che sia un sindaco all'ultimo giorno di mandato dopo i due mandati consecutivi, perché vorrebbe dire andare a creare disordine sociale e politico all'interno di quelle aree che vuole destinare a micro-aree.

Il nostro giudizio è fortemente negativo, non risolviamo assolutamente niente, andiamo soltanto a peggiorare la situazione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Il tema dell'inclusione, che è quello che di fatto ci troviamo ad affrontare oggi nel recepire un'istanza e un indirizzo che ci viene dall'Europa, è effettivamente un nodo che non si può sciogliere in una giornata soltanto. Il tema dell'inclusione, il tema della piena integrazione delle comunità Sinti e Rom nella società europea e, in particolare, oggi, in quella emiliano-romagnola corrisponde effettivamente ad un dibattito che si è sviluppato negli anni e negli anni si è arricchito di opzioni, si è arricchito di elementi di conoscenza, si è arricchito di profondità. Ecco perché non giudico irrilevante ripercorrere in modo diacronico gli approfondimenti, le soluzioni e le proposte di soluzioni che si sono avute nel tempo dando uno scenario più complessivo nella giornata di oggi.

È un dibattito che ha dato luogo a diverse soluzioni normative, a differenti pratiche amministrative e operative, a modelli di intervento e, è vero, anche a risultati pratici molto diversi. È un dibattito che nel nostro Paese si è sviluppato come una "questione" e molto spesso una "questione" destinata a restare irrisolta a metà tra un problema da risolvere sempre urgente, sempre lì e una polemica infinita e inconcludente destinata a non trovare alcuna soluzione, un dibattito nel quale rispetto a Sinti e Rom sono prevalsi e sembrano prevalere anche oggi due punti di vista entrambi costruiti sull'enfasi accordata ad una e una sola dimensione temporale.

Così troviamo quanti insistono esclusivamente sul passato e sulla storia delle popolazioni Sinti e Rom, insistendo, quindi, sulle antiche origini indoeuropee di popolazioni contrassegnate per secoli da un forte nomadismo insito e parte integrante della loro cultura, per ricordare soprattutto le numerose e costanti discriminazioni e marginalizzazioni di cui sono stati oggetto nei secoli in tutta Europa, compresi i Balcani dominati dagli Ottomani. Una storia, deve essere riconosciuto, che poggia essenzialmente su documenti e su una memoria lasciata da altri, non dai Sinti, non dai Rom, ma da coloro che si sono incaricati di scriverle queste memorie e di tramandarle secondo ancora una volta quella che era la lente della loro cultura, quindi resti lasciti da parte di società e culture stanziali con altre categorie interpretative, con altri modi di lettura. Il punto di vista storico sulle comunità Sinti e Rom trova il suo punto di approdo nella consapevolezza in ogni caso di una colpa europea serpeggiante nei secoli e arrivata nel Novecento, in questo come in altri casi, ad uno dei suoi apici più drammatici, una delle tante persecuzioni che hanno percorso e ripercorso le strade del continente arrivando a volte all'odio razziale, affiancandosi alla lotta di religione, alla violenza politica, alla discriminazione di genere.

L'esito politico di questo punto di vista è quello, quindi, del principio di compensazione, della restituzione oggi a chi, mantenendo la propria identità, è sopravvissuto alle persecuzioni e alle discriminazioni di quanto è o sarebbe stato sottratto ieri alle vittime delle persecuzioni e delle discriminazioni. In questo senso il principio sarebbe: restituisco oggi a chi è rimasto quanto è stato tolto agli avi, ai genitori, ai nonni una volta.

Attenti, per quanto questo principio sia comprensibile, se ci limitiamo a questo solo punto di vista, l'Europa e l'Occidente, che conosciamo e a cui apparteniamo, ci appaiono essenzialmente come dei carnefici, solo ed esclusivamente come refrattari all'integrazione, refrattari all'accoglienza o, meglio, come discendenti di carnefici, discendenti macchiati da colpe dei propri avi. Le scelte politiche che ne discendono rischiano, quindi, di concentrarsi soltanto sulla memoria, sulla ricompensa postuma - che a questo punto diventa qualcosa che si deve esigere - sul "monumento ai caduti", senza risolvere, anzi, addirittura senza affrontare l'oggi, la situazione di oggi, i problemi, i pericoli, le difficoltà quotidiane delle vittime delle discriminazioni di ieri e di chi con loro oggi convive e magari non vorrebbe farlo.

Abbiamo poi un secondo punto di vista che invece è tutto concentrato sul presente, che è tutto concentrato sulla cronaca, in cui si scinde totalmente il discorso diacronico, quello che ci dà lo scenario più complessivo, e cita soltanto quello che è successo negli ultimi mesi, quello che è successo soltanto a queste latitudini, quello che è successo soltanto vicino a casa (la cronaca), evidenziando tutti ed esclusivamente gli aspetti più negativi, pure presenti - pure presenti - quindi: i fenomeni di irregolarità e di illegalità, i reati, la promiscuità, il degrado. Un quotidiano che descrive e che dà un'immagine plastica dell'impossibilità di realizzare processi di condivisione, di convivenza e di integrazione. Un punto di vista che, quindi, dice: no, non è possibile, lo si è dimostrato perché la cronaca (l'esperienza quotidiana, l'esperienza quotidiana parcellizzata, la sommatoria di queste esperienze quotidiane, la mancanza di organicità) ci dice che in effetti non è possibile realizzare alcun tipo di integrazione. Una cronaca, quindi, che ci rimanda ad un concetto di non appartenenza, che però sarebbe un errore sdoganare come se fosse qualcosa di intoccabile. Non appartenenza, non appartenenza ad un luogo, non appartenenza ad una città, ad una comunità, ad una società. Non sono parte di una società e non aderiscono ad una logica di reciproche responsabilità, di doveri e diritti, di dare ed avere. Sono apolidi dal punto di vista civico anche se formalmente europei o italiani addirittura, anche se non stranieri, però comunque e irrimediabilmente "estranei", quindi non stranieri, ma per sempre "estranei".

Le scelte politiche che discendono dall'enfasi del quotidiano, della cronaca e della pur esistente - che non neghiamo e che sarebbe un errore irresponsabile negare - della pur esistente cronaca nera si arrendono comunque di fronte all'oggi, rinunciano alla prospettiva dell'inclusione, della convivenza, della condivisione di responsabilità, infine, della costruzione - credo che invece sia nostro ruolo, oggi, dare un contributo in questo senso - di un patto civico.

Come nel caso dell'approccio incentrato sulla memoria, anche quello che vede solo la cronaca e in essa la parte più negativa impedisce il confronto con la realtà, inibisce scelte coraggiose, non raccoglie le aperture reciproche - che pure ci sono, che pure si possono andare a cercare, che pure si possono andare a stimolare - e i segnali esistenti per una convivenza che dobbiamo ritenere possibile. Non vedo tante altre scelte, anche politiche, rispetto all'idea di ritenere e di lavorare per una convivenza possibile nel rispetto totale della legalità e della condivisione di un patto civico alla pari, anzi, "un'inclusione possibile", per usare il lessico dell'Unione europea. Un'inclusione possibile che ci sembra in questo progetto di legge traspaia.

I due punti di vista limitati all'enfasi di quanto è successo ieri o di quanto succede oggi sono, quindi, entrambi inefficaci, se presi da soli, nella costruzione di un processo positivo e riuscito di inclusione. Sono inefficaci perché non è dall'attenzione selettiva al passato o al presente che può scaturire una politica efficace di integrazione, che non sarà una scelta politica semplice, non sarà una scelta politica immediata né piacevole, neppure una scelta politica che ci garantisce dei risultati ottimali domani mattina, però è una scelta che bisogna compiere senza relegarla al risultato di uno sguardo esclusivamente rivolto o solo al presente o solo al passato, ma di una logica che ci auguriamo sia rivolta al futuro.

Su questo, però, dobbiamo essere chiari: nessuna legge, né quella che sarà votata dall'Assemblea oggi, né tantomeno il progetto di legge che era uscito dalla Giunta, può dare certezze di un risultato. Ogni politica di inclusione si configura come una scommessa e non certo come un approdo sicuro. Questo dobbiamo tenerlo presente anche nella trattazione in aula, nel voto che decideremo di dare e dovevamo averlo presente anche nei lavori che abbiamo fatto in Commissione e nei lavori che abbiamo fatto insieme alla maggioranza e alle opposizioni su questo progetto di legge. Non tentare, però, ci sembra che sarebbe più colpevole. È una scommessa da costruire certamente senza salti nel buio, senza scelte ideologiche, senza certezze granitiche sulla bontà o sull'erroneità di questa o di quell'altra soluzione, senza lasciarsi andare all'appiattimento sul presente, senza lasciarsi andare esclusivamente al principio di compensazione calcato soltanto sul passato.

Per questo, se è senza dubbio singolare e anche riprovevole che il testo licenziato dalla Giunta non prevedesse all'inizio alcun meccanismo di valutazione degli esiti della legge, ugualmente ci sembra importante che la Commissione consiliare competente questo testo lo abbia emendato a tale riguardo cosicché in aula è pervenuta una proposta fornita di una specifica clausola valutativa, che ci sembra importante perché consideriamo questo testo di legge un cammino, quindi un testo di legge che in ogni caso, comunque sarà il voto oggi, è un testo di legge che rappresenta un primo passo, in ogni caso è una scelta importante.

In realtà, l'operato svolto dalla Commissione e poi proseguito con il confronto in Assemblea ha, dal nostro punto di vista, operato significativi cambiamenti rispetto all'iniziale progetto di legge, che ci appariva effettivamente, prima degli emendamenti, più problematico e leggermente più contraddittorio. La proposta uscita dalla Giunta ci è apparsa, infatti, subito connotata da un oggettivo squilibrio tra l'idea di operare rispetto ai quattro assi individuati dalla strategia comunitaria per l'inclusione di Sinti e Rom (abitare, salute, educazione e istruzioni, formazione e lavoro) e gli aspetti realmente sviluppati e anche sviluppabili. In altri termini, il progetto di legge della Giunta proponeva interventi relativi a salute, istruzione e lavoro, sostanzialmente, però, coincidenti, in realtà, con quanto da anni in ogni caso comunemente si svolge, senza bisogno di nuove norme o di specifiche previsioni, o quantomeno senza bisogno di ulteriori previsioni.

Diverso è il caso dell'abitare, vale a dire dell'intervento rispetto al quale si presentano contestualmente la diversità dell'identità Sinti e Rom connotata dall'idea dello spostamento (o comunque, anche nel caso di insediamenti stanziali, le soluzioni abitative sono effettivamente mobili e non soluzioni abitative tradizionali) ma anche i rischi e gli effetti (che sono comunque effetti negativi, che sono effetti addirittura nefasti) della segregazione, dell'esclusione, ma anche del permettere l'autoisolamento di chi addirittura sancisce un autoisolamento e viene lì lasciato.

Identità e segregazione, storia e cronaca, il passato e l'oggi sono riuniti nell'aspetto dell'abitare, di peso decisivo per qualsiasi ipotesi di inclusione, per qualsiasi processo di integrazione.

Comunque oggi ci troviamo di fronte ad una proposta diversa.

Il lavoro in Commissione e il confronto in aula comportano una revisione importante del testo in alcuni passaggi che per noi sono molto importanti.

Partendo proprio dal tema dell'abitare, risulta di fondamentale valore l'esplicita previsione che siano effettivamente corresponsabilizzate in modo pieno le persone che andranno ad insediarsi nelle micro-aree per quanto attiene la realizzazione, la gestione e l'utilizzo delle strutture presenti nelle micro-aree. È un dato di grande rilevanza perché è proprio su questo e sulla condivisione di impegni, che potremmo dire civici, e sul loro riconoscimento pubblico che si gioca la scommessa dell'inclusione, che si gioca la serietà del patto civico che con questa legge andiamo a battezzare.

La fine della segregazione, la reciproca accettazione, l'inclusione reale, un processo che porti sempre più giovani Sinti e Rom alla frequenza delle scuole secondarie superiori e dell'università, il successo formativo, la partecipazione al lavoro in più ambiti e non solo in quelli tradizionali di queste culture sono innanzitutto il risultato di una piena compartecipazione agli impegni di una comunità. Se compartecipo, partecipo, appartengo o comincio ad appartenere, vuol dire che c'è un inizio di integrazione che è dovuta ed è attesa, e la reale inclusione si ha quando si sviluppa il senso di appartenenza ad una comunità o ad una società.

Il quadro dei valori e il quadro delle proposte e delle strategie su cui lavorare abbiamo consapevolezza che era effettivamente molto complesso, non stiamo parlando soltanto di micro-aree o di aree vaste, è un quadro che porta con sé la necessità di riflessioni che vanno ben oltre.

Assai rilevante in questo senso è anche la modifica operata al progetto di legge esaminando le previsioni relative alle aree di sosta temporanea per lo spettacolo viaggiante, per le quali è stata prevista un'apposita disposizione a modifica della legge n. 13/1999, nel cui articolo 3 viene inserito un nuovo comma in base al quale, nell'ambito delle aree comunali disponibili per l'installazione dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento, compete ai Comuni e alle loro Unioni realizzare aree di sosta temporanee per operatori di spettacolo viaggiante, regolamentandone l'utilizzo.

Su queste apparentemente piccole, ma in realtà importanti questioni, è stato effettivamente possibile confrontarsi e su alcune arrivare ad una sintesi abbastanza soddisfacente rispetto agli emendamenti che poi presenteremo oggi in aula.

Sono questi, però, solo una parte degli interventi che hanno modificato nel suo percorso, dalla Giunta al voto finale in aula, il testo del progetto di legge e che lo rendono tale da poterci chiedere se possa rappresentare una risposta efficace alla questione di partenza: eliminare i campi di sosta, eliminare le condizioni di esclusione, la marginalità, eliminare la segregazione, avviare un percorso integrato di inclusione. Crediamo si possa dire che la risposta è legata a quella dimensione che a volte manca nel dibattito, alla dimensione del futuro, vale a dire all'unica dimensione temporale sulla quale si potrà giocare una prospettiva di inclusione senza cedere agli esiti ideologici dell'enfasi sul passato o agli esiti ideologici dell'enfasi sul presente.

Ogni apertura rispetto al valore complessivo individuabile in questo progetto di legge nella sua attuale stesura sta nella sua attuazione e nelle attenzioni che dovranno essere costantemente assicurate in particolare alle tematiche più delicate - su queste noi pretendiamo un impegno da parte della maggioranza, pretendiamo un impegno da parte della Giunta che sia esplicito - quali quelle, ad esempio, relative alle soluzioni abitative e, in esse, alle micro-aree, a partire dalla loro individuazione e dalla concreta attuazione della loro gestione e del loro utilizzo.

Non nascondiamo che tenevamo - e questo ci sarà occasione di svilupparlo, credo, nel corso della presentazione dei vari emendamenti - a che fosse specificata meglio la metodologia di reperimento delle aree, che secondo noi dovevano essere esclusivamente di proprietà pubblica, quindi appartenenti al Demanio, oppure acquisibili tramite esproprio, in modo, come è stato ribadito a margine dei lavori di Commissione, da non ricadere in quegli inghippi che l'articolo 18 della legge n. 20/2000 purtroppo ha lasciato molto spesso dietro di sé ovvero: possibili e potenziali aperture a speculazioni edilizie, a varianti nella destinazione d'uso dei terreni - che non sono assolutamente da incentivare - e, in fin dei conti, a scambi di favori con privati.

Non ci si deve poi nascondere neanche che altri importanti progetti diretti alla realizzazione di un approccio inclusivo hanno trovato, in passato o anche nell'attualità di altre esperienze europee, esiti contraddittori. Oggi un obiettivo importante e condiviso crediamo che possa trovare in una norma come questa una possibile risposta, ma solo l'attuazione coerente, attenta ed equilibrata della legge può assicurarne il successo. Per questo siamo qui per discutere gli emendamenti uno per uno e per avere riconoscimento rispetto ad alcune questioni che il Movimento 5 Stelle giudica, senza pregiudizi ideologici, di sostanziale importanza e per cui chiede un riconoscimento del loro valore. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Noi diamo atto all'assessore Gualmini di aver cercato un dialogo in ordine alla costruzione di questo progetto di legge, di questo credo che non si possa dubitare, nel senso che effettivamente le possibilità di interferire nella correzione del progetto di legge ci sono state date in un'ottica di dialogo di cui diamo atto all'assessore. Il problema è che è difficile costruire in maniera condivisa su un tema quando secondo noi quel tema non dovrebbe esistere sul territorio regionale. Le aperture fatte erano più rispondenti - ma magari sbagliamo noi in un'ottica anche, un po', di pregiudizio - all'idea di volerci compromettere su delle scelte politiche profondamente sbagliate.

Iniziamo dall'inizio.

I campi nomadi non devono esistere, punto. Il problema non è averli piccoli, medi o grandi; il problema è che i campi nomadi non devono esistere e la normativa regionale non deve essere di una loro gestione "a minimo impatto"; deve essere chiaramente indicato che queste persone non sono gradite sul territorio regionale. Non lo dico perché ho sentito i richiami della storia dal 1400, dal 1500, o perché sono venuti in Commissione e ce lo hanno raccontato, non parlo del passato, per il quale tutti potrebbero rivendicare quote di compensazione per le sfortune e per i soprusi subiti. Credo che banalmente si debba affermare il principio, che già più volte abbiamo detto in quest'aula, che non esistono diritti senza doveri.

Quando nella fase istruttoria di questa legge abbiamo rivolto alcune domande alla Giunta abbiamo avuto delle risposte sconcertanti. Abbiamo chiesto: quanto spendono i Comuni per i campi nomadi? La risposta è stata: non è possibile rispondere. Quando abbiamo chiesto: quanto spende la Regione? Ci è stato dato il dato del 2012 perché non abbiamo la spesa del 2013, del 2014 e la frazione del 2015 per il semplice motivo che questa spesa è fuori controllo, perché, se non l'avete capito, larga parte di questi individui ci prende per i fondelli. Ci prende per i fondelli come quando in determinate realtà (e non voglio dire quali perché altrimenti sono abilissimi, grazie ad alcuni sindacalisti e ad alcuni avvocati, a fare querele, perché si ricordano di come si esercitano i diritti, ma si dimenticano di come si adempiono i doveri) abbiamo speso milioni di euro su dei progetti che poi, al momento di traguardarli, hanno ritenuto di cassare (vedi il progetto "Oltre la siepe" per dirne uno) perché ritenevano che tutto sommato l'inclusione, l'integrazione, il coinvolgimento, la mediazione sociale sono tutte boiate.

Queste persone non hanno alcuna intenzione di includersi, di integrarsi, di coinvolgersi perché, ce l'hanno detto chiaramente, sono contenti di vivere così, in schiena a noi. Sono appollaiati su questa schiena e non è che vogliano scendere. Chi paga la TASI? Noi. Chi paga la TARI? Noi. Chi paga l'IMU? Noi. Chi gli paga l'acqua? Noi. Chi gli paga la luce? Noi. Chi gli paga il gas? Noi. E allora voi scendereste da una schiena che ti porta in giro per tutta Italia visto che "tanto pagano loro"? No, io non scenderei al posto loro. Però c'è un problema, c'è un problema di cultura: la bolletta (mi dispiace non aver portato la mia, l'avrei data virtualmente al presidente Bonaccini chiedendogli di pagare anche la mia) a me è stato insegnato che la devo pagare, a questi invece non solo gli è stato insegnato che la devono far pagare ad altri, ma ci prendono pure in giro.

Quello che state per fare è estremamente pericoloso. Sapete perché è pericoloso? Perché andrete a realizzare sul territorio una presenza pulviscolare che creerà ancora più tensione, ancora più contrapposizione - e voglio usare un termine morbido - perché sarà reso evidente a tutti che gli enti locali non potranno andare a svolgere alcun tipo di attività di controllo e ai cittadini gireranno i cosiddetti perché diranno: ma perché io mi devo pagare l'acqua e questo qui invece si fa l'allacciamento abusivo? Perché io devo andare a chiedere la casa popolare e questo mi passa davanti per l'emergenza sociale? Perché se io non pago la bolletta arriva ACER e mi sloggia mentre qui - e intendo dire qui, a 200 metri - ci sono dei palazzi occupati da nomadi? Volete gli indirizzi? Ve li dico gli indirizzi se avete bisogno di qualche ulteriore dettaglio. Al Pilastro - zona notoriamente dove i leghisti hanno le sedi, Forza Italia viene portata a furor di popolo, dove Fratelli d'Italia ha decine e decine di iscritti - al Pilastro non ne possono più! Al Pilastro, che era un vostro bacino - vi devo ringraziare perché ci state consegnando praterie - al Pilastro io ho preso più voti della presidente Saliera, un evento! Vi devo ringraziare, vi devo ringraziare! Ma nella logica per la quale preferisco anteporre, come credo e spero tutti noi si ragioni, l'interesse pubblico a quello del partito che si rappresenta, vi dico che il regalo che voi ci state facendo approvando questa legge è in danno alla nostra regione, è in danno ai nostri comuni, è in danno al nostro territorio.

Se l'esperienza dei micro-campi, delle micro-aree che era già stata avviata a Modena era stata così fulgida e bellissima, perché abbiamo bisogno di una nuova legge? Se era già stata realizzata, continuiamo su quella strada.

Per quale motivo sino ad oggi non si è ritenuto di andare ad affermare un principio che è banale? Se questi sono nomadi, dopo quindici giorni devono "nomadare", non possono stare lì anni e anni, fissi e stanziali, "nomadassero" via, andassero via, perché dopo quindici giorni la loro presenza crea una tensione sociale che voi, in maniera ipocrita, sostenete essere strumentalizzata dalla xenofobia del centrodestra, ma che in realtà... Assessore, lei dice: "io alle spalle ho i cittadini", ma per me la stanno inseguendo quando lei dice una cosa simile perché in realtà questa legge è tutto ma non quello che i cittadini chiedono, perché in realtà, come ho detto poc'anzi, la richiesta che ci proviene dal territorio è di avere un'equità sociale in ragione della quale se uno ha dei diritti, deve corrispondere all'adempimento di doveri.

Mi dite uno - uno, non ve ne chiedo tre, non ve ne chiedo cinque, non ve ne chiedo dieci - mi dite un dovere adempiuto da questi soggetti? Uno! Uno! Uno! Mandano i figli a scuola? Abbiamo dei dati che dovrebbero creare un po' di preoccupazione. Pagano le bollette? Ahimè, no. Hanno una situazione di regolarità contabile? Sono iscritti alle Camere di Commercio? Sapete perché la mia domanda retorica rimarrà senza risposta? Perché questa Regione non è in grado neanche di sapere quello che i Comuni spendono. Abbiamo un piano triennale - l'assessore penso lo possa confermare - risalente a due anni e mezzo fa, perché non è stato più aggiornato perché è triennale e quindi dobbiamo aspettare la fine del 2015 per averlo definitivo, che chiaramente indica che non tutti i Comuni hanno risposto, che la spesa è fuori controllo. Molto, ahimè, frequentemente queste persone dichiarano dei dati che non corrispondono al vero, non sappiamo neanche quante persone sono lì dentro come è normale che sia.

È in questo senso che, pur apprezzando, assessore, il tentativo di comprometterci e di, mi passi l'espressione, farci sporcare le mani, noi abbiamo posto una condizione fin dall'inizio nei nostri ragionamenti, cioè si deve partire da un ribaltamento di prospettiva: i campi nomadi non devono esistere. Si possono creare delle zone di transito e passaggio per quindici giorni, ma il principio è che non devono esistere. Mutuando l'espressione degli alleati leghisti che dicono "mandiamo le ruspe", vorrei un passo prima che non ci fosse neanche bisogno di mandarle perché significherebbe che la presenza di queste persone non crea tensione per il semplice motivo che queste persone sono liberissime di svolgere la loro attività, la loro condotta di vita come facevano nel 1400. Io spero che non incorreremo mai in una comunità di lanzichenecchi, perché se anche loro rivendicassero che nel 1400 avevano una condotta di vita un po', come posso dire, eccentrica, un po' vivace, siamo spacciati perché, nel nome del rispetto delle minoranze, anche i lanzichenecchi potrebbero fare una richiesta di questo tipo.

Io mi auguro che la vostra legge sia effettivamente una legge che sappia centrare i risultati, me lo auguro perché vi garantisco che gestire la tensione sociale che queste scelte generano non è semplice. Quando io vengo chiamato, purtroppo sempre più spesso, per andare a verificare al Pilastro, a Borgo Panigale (e cito le zone della mia città) la presenza delle occupazioni abusive, la mia preoccupazione è di dare risposte, perché quando la politica, o dall'estrema sinistra o all'estrema destra, non riesce più a dare risposte, non pensate che la gente dica: "va beh, non ho avuto una risposta...", no, poi succedono cose che non vorremmo succedessero e la presenza pulviscolare che questa legge rischia di portare, di micro aree, medie aree, grandi aree, come se poi questo lo gestissimo noi... Il campo nomadi di via Erbosa non nasce come una grande area, nasce perché se la sono presa, poi l'hanno ampliata, poi l'hanno ancora più ampliata e adesso noi diciamo: "dobbiamo ricondurre a legalità la situazione quindi la legittimiamo", come se uno dicesse: "visto che ci sono tanti omicidi, d'ora in poi uccidere qualcuno è legale". No, il problema è che noi dobbiamo far scendere queste persone dalla nostra schiena perché vi garantisco, ma credo che anche voi possiate convenire, che nel momento in cui c'è un fesso che ti paga tutto, non hai motivo per chiedergli di smettere.

Io lo dico molto francamente: all'udienza conoscitiva mi sono sentito preso in giro da queste persone ed è gravissimo che dei mediatori culturali... che sono schierati tutti da quella parte, non prendiamoci in giro! I mediatori sociali, culturali, gli assistenti sociali sono tutti fautori di una politica collateralista nei confronti delle popolazioni nomadi, forse vorrebbero anche loro "nomadare" non lo so, però sono tutti giustificazionisti di una condotta politica che non può da parte nostra trovare accoglimento.

L'obiettivo che noi ci vorremmo prefissare, assessore Gualmini - su questo ci troverà dalla sua parte, ma temo che saremo noi a non trovarla - è una legge che dica: è vietata la presenza di campi nomadi nel territorio della regione Emilia-Romagna, punto. Poi si possono introdurre delle specifiche eccezioni, la via Emilia è lunga, dieci giorni a quelli che passano si possono dare, si possono realizzare delle regolamentazioni molto stringenti, ma il principio è, a nostro modo di vedere, che queste situazioni non hanno diritto di cittadinanza. Quando si inizierà a scrivere una legge da questa prospettiva (che mi rendo conto essere dura, se la può consolare; diciamo che già l'apertura ad una presenza momentanea per me è un compromesso, quindi può anche comprendere lo spirito con cui ho prospettato questo tipo di soluzione) quando avremo una legge che parte da questo principio noi saremo ben disposti a votarla.

Ma dubito che troveremo una legge che parte da questo principio perché - e chiudo con una nota forse polemica - la sensazione è che un mondo di cooperazione rossa, un mondo che gira attorno a questi interessi si nutra e “ciucci”, detto in maniera molto colorita, continuamente dalle risorse comunali, dalle risorse degli enti locali per nutrire e mantenere insieme un asset che per il suo tipo di attività è centrale e tutto ciò a scapito della collettività. È un dubbio che purtroppo recenti fatti di cronaca hanno dimostrato essere fondato, è un dubbio che a nostro modo di vedere legittima ulteriormente un'assunzione di responsabilità, perché non lo dico a cuor leggero che questo tipo di politiche sono totalmente sbagliate e che bisognerebbe prendere queste questioni da un'altra traiettoria, ma purtroppo questi fatti di cronaca legittimano queste perplessità e questi dubbi. Fino a che non saremo riusciti a fare tabula rasa di queste linee politiche che non ci consentono di sapere quanto si spende, perché si spende, quante persone sono, dove abitano, quanto tempo rimangono, cose di cui non sappiamo nulla, fino a che non sapremo rigovernare questo fenomeno, che a nostro modo di vedere si può rigovernare solo con un punto zero, non potremo in nessuna maniera avallare queste linee politiche.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Devo dire sinceramente che intervenire dopo tante e tali provocazioni non è semplice, però siccome c'è una fondamentale differenza fra chi utilizza i temi ed è in continua campagna elettorale permanente aizzando quello che altro non può essere definito che tentativo di fomentare odio, fomentare divisioni, fomentare scontri, risulta difficile intervenire, però, appunto, c'è una differenza fondamentale fra chi cerca di guardare alla realtà per quella che è e cerca di mettere in campo delle risposte perché pensa che i problemi, le situazioni vadano governate, vadano risolte, vadano affrontate senza cedere all'inutile richiamo da stadio perenne.

Io qua ho sentito termini ed espressioni che sinceramente trovo anche difficilmente accettabili: "persone non gradite", "persone che vivono sulle spalle degli altri", "sbaraccare i campi", "metastasi", "legge populista", che detto da un esponente della Lega... più populista della Lega non c'è nessuno. Ho sentito anche il richiamo a "persone che non pagano", chi mi ha preceduto ha fatto un elenco un po' sarcastico dicendo: "chi paga...? chi paga...? chi paga...?". Cominciamo a dire che in generale in Italia pagano alcuni, non tutti, poi detto da chi per anni ha sostenuto un Presidente del Consiglio condannato per frode fiscale sinceramente anche la predica su chi paga mi pare abbastanza fuori luogo...

 

BIGNAMI: Parlo con il mio capogruppo.

 

TARUFFI: Bignami parla con il suo capogruppo, cioè con se stesso ad alta voce, però è così; ognuno, d'altra parte, fa quello che può e dice quello che sa.

Detto questo, siccome io, a differenza di altri, sono educato e rimango in silenzio anche quando sento delle cose che sono inaccettabili, però so che non tutti hanno la stessa educazione e quindi mettiamo in conto anche questo, penso che i termini delle situazioni dovrebbero essere ricondotti un po' ad un principio di realtà. Anche questo so che è difficile per alcuni, però parliamo di 2700 cittadini in Emilia-Romagna che vengono identificati come Rom e Sinti e che, ricordo, per lo più sono cittadini italiani, per cui quando ci si esprime dicendo che "sono persone non gradite" io penso che si travalichi quello che è il senso della civiltà. Che lo si faccia in un'Assemblea legislativa così, a cuor leggero, per prendere qualche titolo sul giornale, è allucinante, io penso che non ci siano altri termini. Parliamo dello 0,06 per cento della popolazione.

A me piacerebbe, visto che si collega (dal mio punto di vista, commettendo un errore, però le opinioni sono quasi tutte legittime; quasi tutte, perché quando si incita all'odio io comincio a prendere le distanze anche dalla legittimità delle opinioni) vorrei che (questo è il mio auspicio, anche se so che cadrà nel vuoto) per ogni volta che qualche esponente politico, per lo più del centrodestra, si applica nell'urlare associando i rom, la criminalità, i furti e quant'altro, per ogni volta che succede questo, ce ne fossero altre cento in cui si parla della mafia, della 'ndrangheta e della camorra. Perché vorrei ricordare che la principale forma di criminalità e di illegalità in questo Paese non è data dai rom, non è data dai sinti, ma è data da italiani che sono mafiosi, ‘ndranghetisti, camorristi, che si infiltrano in tanti ambiti della vita pubblica e privata, provocando quei disastri che noi conosciamo.

Visto che, però, non siamo qui per fare classifiche, ma per dare risposte… perché oggi, secondo me, è emersa in modo abbastanza chiaro la vera differenza che esiste tra chi è forza di governo, tra chi pensa che sia necessario accostarsi ai problemi con serietà, cercando di individuare le soluzioni, e chi invece pensa che la politica e le istituzioni siano luoghi, ambiti in cui si urla tanto per dare sfogo ai più diversi sentimenti, chiamiamoli così. Ecco, in questa differenza, che rivendico e che mi rassicura, devo dire, lo devo dire perché siccome ogni tanto la vicepresidente Gualmini ed io abbiamo opinioni diverse, ogni tanto ci sono dei momenti, com'è normale che sia, di diversità di vedute, mi rassicura molto che in questo delicato, dal mio punto di vista, provvedimento legislativo sia emersa una netta differenza tra una visione delle istituzioni, una visione del governo che in quest’Aula è stata così palese ed evidente; mi rassicura perché, in un momento di confusione, qual è quello che stiamo vivendo, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista generale, ogni tanto che si evidenzino le differenze e che si marchino le distanze, secondo me, è un fatto di civiltà, anche politica, ma in realtà di civiltà generale.

Questo per dire che l'approccio con cui ci siamo accostati a questa legge ed il contributo che abbiamo cercato di dare con gli emendamenti e con il nostro lavoro credo siano stati frutto di una comune visione. Devo dire che abbiamo apprezzato il percorso che ha seguito il testo, ed il testo in quanto tale che, per onestà, dobbiamo dire che trae per buona parte ispirazione dal lavoro della Giunta precedente, in una continuità che, da questo punto di vista, credo sia positiva.

Gli elementi che ricordava la consigliera Gibertoni prima sono elementi che in parte condividiamo, soprattutto la clausola valutativa, la possibilità cioè di andare a verificare concretamente come questa legge verrà applicata e quali saranno le sue conseguenze pratiche. Ci sono aspetti per cui siamo convinti che non sia sufficiente legiferare, ma bisogna dare continuità alla manovra, ma a questo serve un governo, a questo serve il governo regionale, a questo servono le istituzioni. Poi è evidente che la bacchetta magica non ce l'ha nessuno, nessuno pensa che una legge possa essere risolutiva di una situazione che, come ricordava il consigliere Boschini, non è emergenziale, non è un fatto episodico, ma è un fatto strutturale, che riguarda però la vita di persone. A tal proposito, io penso – e concludo – che alla fine ci sia un elemento che dovrebbe in qualche modo unirci tutti, cioè quando discutiamo della vita delle persone e della vita dei cittadini, utilizzare termini come quelli che ho sentito stamattina o come quelli che si sentono spesso quando si parla del tema dell’immigrazione è qualcosa che sinceramente colpisce, perché sembra quasi che a qualcuno sfugga il fatto che di fronte abbiamo esseri umani.

Lo dico con un certo grado non vorrei dire emozioni, ma quasi, perché sentire le parole che ho sentito questa mattina da parte di alcuni consiglieri regionali e che sentiamo tutti i giorni in televisione da parte di qualche eurodeputato che forse non ha capito che è cresciuto e che forse può smettere di indossare le magliette con i disegnini, perché ormai siamo grandi, provoca un certo dispiacere. Ecco, il fatto che questi eurodeputati parlino con questa violenza del tema dell’immigrazione – e parlano di persone! – credo che sia davvero insopportabile.

Noi sappiamo bene che nelle periferie delle nostre città, che nei territori esistono problemi anche di convivenza, in particolare laddove i termini della povertà sono più sentiti, perché è evidente che quando ci sono problemi, purtroppo la prima dinamica che scatta è quella del conflitto tra poveri, perché così è, e purtroppo sappiamo che dobbiamo non voltarci dall'altra parte, ma gestire queste situazioni.

Allora penso che interventi concreti oltre a questi e più in generale parlo delle politiche che questa Regione e spero anche il Governo italiano possa mettere in campo sono strumenti di contrasto alla povertà, tra cui l'introduzione del reddito minimo garantito o strumenti che incentivino l'occupazione. Perché, vedete, colleghi, banalmente penso – forse sarò ingenuo – che i problemi che viviamo nelle nostre periferie non si risolvono urlando che bisogna affondare i barconi e che bisogna usare le ruspe, ma si risolvono cercando di offrire alle persone strumenti reali per vivere una vita dignitosa e per non avvertire la presenza di altre persone come un pericolo per la propria vita. Certo, è un po' più complicato, si chiama fare politica, si chiama governare, però è quello che dobbiamo fare, quello che siamo chiamati a fare.

Secondo me, se in Italia non ci fosse il numero di disoccupati che invece c’è, il problema dell’immigrazione verrebbe vissuto diversamente. Penso che se ci fossero case popolari in numero adeguato e la risposta dell'edilizia pubblica fosse maggiore, probabilmente si vivrebbe con minore difficoltà la presenza di persone che vengono da altri paesi e dei rom, che vengono, dal mio punto di vista, ingiustamente individuati come facenti parte di un’etnia che di per sé è portata al saccheggio, a rubare, a commettere le peggiori nefandezze. Ecco, io penso che è così che si fa inclusione, che si combatte la discriminazione e che si costruisce una comunità, offrendo occasioni di lavoro, offrendo una vita dignitosa, offrendo servizi sociali a tutti.

Certo, per fare questo bisogna fare delle scelte, non bisogna invocare le ruspe, però bisogna chiedere alcune cose, che tutti paghino le tasse, per esempio, e quando dico che tutti paghino le tasse lo dico perché non dobbiamo dimenticare che in questo Paese, ogni anno, più di 200 miliardi di euro vengono sottratti al fisco. E, badate, è difficile che lo facciano i lavoratori dipendenti, perché è difficile che un lavoratore dipendente possa evadere il fisco. Ecco, mi piacerebbe che noi facessimo insieme questa battaglia, per recuperare risorse ed investirle a favore dei ceti più deboli, che sono quelli che spesso, molto spesso, subiscono le conseguenze della crisi, e, purtroppo, come ci insegnano i dati che vediamo in tutte le realtà, alla fine, individuano in colui che gli sta a fianco o in colui che gli sta sopra il nemico e l'avversario.

Ebbene, ho colto l'occasione per parlarne oggi, penso che l'insieme di queste misure, che non sono facili, non è che si raggiungano solo perché sono state enunciate, però dovrebbe essere questo l'orizzonte verso il quale tendere, magari daremo un contributo a vivere in una società migliore, se smettessimo di evocare con certi toni certe parole, perché le parole sono pietre ed hanno un peso. In tal senso, non posso rimanere indifferente rispetto al fatto che qualcuno, parlando di esseri umani, utilizzi la parola “metastasi”, perché esiste anche il senso della vergogna, di cui ogni tanto bisogna ricordarsi, e non bisogna pensare che ci debba essere sempre e solo – lo dico io che sono un laico – il Pontefice a ricordarci che ci sono le persone e che questo sistema sta massacrando le vite delle persone. Ecco, sarebbe utile che ogni tanto anche voi provaste un po' di vergogna. Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Rainieri. Ne ha facoltà.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Innanzitutto devo ringraziare il capogruppo Taruffi perché, ancora una volta, ha fatto capire che siamo molto diversi noi e lui, e di questo lo ringrazio molto calorosamente.

Partirei da quello che è successo in commissione circa 10 giorni fa, quando sono stati invitati i rom e i sinti in audizione per spiegarci quali sono le loro ragioni. Ci hanno detto che il nomadismo, secondo loro, è quello di togliere le ruote dalle roulotte e di stare in un determinato campo per tutta la vita. Purtroppo, abbiamo assistito solo all’audizione dei sinti perché i rom non c’erano, in quanto, come abbiamo visto nella manifestazione fatta a Bologna, quando si trovano insieme rom e sinti se le danno di santa ragione, perché neanche tra di loro vanno d'accordo, e questo è già un segnale di poca integrazione. Ma la cosa che mi ha stupito di quella audizione è stato quanto ha detto il capo della comunità modenese dei sinti. Non ricordo se erano 400 o 600 gli anni di cui parlava, da quando loro sono naturalizzati italiani, ma poco cambia …

 

BOSCHINI: Più di 150 non saranno.

 

RAINIERI: Lui parlava di 400 o 600 anni che erano naturalizzati … dal 1400, quindi non sono così rimbambito da non ricordare … Scusate, io non vi ho interrotti.

La cosa drammatica di quanto ha detto è che stavano cercando di insegnare ai loro figli ad imparare a vivere nelle case di cemento, perché loro non ce la fanno; se vanno nelle case di cemento, diventano matti – ha detto –, impazziscono. Ci vogliono 600 anni per imparare a vivere in una casa di cemento? Loro hanno detto che vivono nelle case di legno perché in quelle di cemento non riescono a vivere. Bene, vuol dire che sono ancora più avanti di quanto non lo siamo noi, perché le case di legno oggi sono in assoluto le case migliori che ci siano. Peccato, però, che non ci vivono e rimangono nei campi nomadi, da cui non si muovono più. Chi di voi ha avuto la fortuna di girare un po' per Roma e di percorrere il grande raccordo anulare e di passare dalle parti della Magliana avrà visto che c'è un campo nomadi che è lì da almeno vent'anni, dove i bambini scorrazzano tutto il giorno scalzi e sporchi in mezzo alle macerie e in mezzo al letame. Questo è modo di vivere? È questa l'integrazione che volete?

E quando si parla delle ruspe e delle magliette, che danno tanto fastidio al consigliere Taruffi – collega Taruffi, gliene regaleremo una, così vedrà se le piace indossarla o meno; la sua taglia è la XL? XXL, allora le va bene la mia, almeno poi possiamo anche scambiarcela – non si fa propaganda politica, quella che fa lei è propaganda politica, perché noi abbiamo trovato delle soluzioni e vogliamo continuare a trovarne. Non abbiamo mai detto che bisogna usare la ruspa quando ci sono dentro le persone.

Oggi, è qui presente il sindaco di Fontevivo, appena eletto, il sindaco più giovane d'Italia, che ha fatto un'ordinanza di sgombero dei campi nomadi, perché arrivavano e utilizzavano l'acqua degli idranti dei pompieri, quindi se succedeva qualcosa in quel caso non potevi usare l'idrante; quando se ne andavano, lasciavano sporco, sudiciume e tutto da pulire all'amministrazione comunale. È questa l'integrazione dei nomadi? Caro Taruffi, se ne porti qualcuno a Porretta, magari in occasione del festival jazz; faccia un bel campo nomadi a Porretta, magari poi qualcuno verrà a dirle qualcosa e forse capirà anche lei, o magari qualche suo vicino di casa, non so se lei ha qualche giardino, ma forse in questo modo imparerà a capire che cosa vuol dire integrare queste persone.

Noi non siamo dell’idea che queste persone siano il male del mondo, come lei ha voluto far presente in quest'Aula, molto spesso travisando le parole di coloro che sono intervenuti prima. Noi siamo perché queste persone, se vogliono rimanere nel nostro Paese, si integrino come si devono integrare, e vivano anche loro nelle case di legno, perché le capanne degli indiani e dei sioux non esistono più, e le roulotte senza ruote non danno la sensazione del nomadismo. Quando ho studiato – ho studiato poco perché ho dovuto lavorare tanto nella mia vita – ho appreso che i nomadi erano delle popolazioni che stavano qualche periodo in uno spazio dove potevano coltivare, e quando avevano finito di coltivare si spostavano da un'altra parte. Sa che cosa coltivano questi? Il furto. Infatti, voglio ricordarle, caro Taruffi, che dopo la tromba d'aria in Veneto della settimana scorsa, hanno beccato i classici sciacalli che andavano a rubare il rame e tutto il materiale ferroso, ed erano nomadi, non erano italiani, erano nomadi. È questa l'integrazione? Vivere sulle disgrazie degli altri? A voi della Giunta, prima di votare questa legge, dico: fate attenzione perché questa non è integrazione.

Io non vorrei che succedesse, come è stato fatto nella commissione durante l'audizione, che gli interessi di queste persone non sono per loro, ma sono per quelle persone che anche in quella commissione, come denunciato da me, dal presidente della commissione Marchetti e dal capogruppo Fabbri, suggerivano quello che dovevano dire queste persone. Allora, se non sono nemmeno in grado di venire in audizione a dire quello che è il loro reale pensiero e non quello che gli viene suggerito, forse nel sistema c’è qualcosa che non va. E come ha detto qualcun altro che mi ha preceduto, io non voglio mantenere le cooperative che gestiscono queste persone, ma voglio eventualmente mantenere loro in modo che si integrino una volta per tutte, ma abitando nelle case di legno, pagando l'affitto, pagando i servizi e mandando i figli a scuola non a mendicare ai semafori e a minacciare la gente dicendo: “stai attento che ti vengo a trovare a casa”. È questa l'integrazione di Taruffi? Bene, noi non siamo Taruffi.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Rainieri.

Non vi sono altri iscritti a parlare in sede di dibattito generale. Chiedo se vi siano repliche da parte del relatore di maggioranza e del relatore di minoranza.

Se non vi sono repliche, dichiaro chiusa la possibilità di prenotarsi in sede di dibattito generale e do la parola, per la conclusione del dibattito generale, alla vicepresidente della Giunta regionale, Elisabetta Gualmini. Prego.

 

GUALMINI, assessore: Grazie, presidente.

Devo dire che quest'ultima parte del dibattito, con una escalation di toni, ma anche con qualche punta di ironia e autoironia, mi ha interessato molto. Devo però dire che francamente, secondo me, oggi non stiamo discutendo – e forse vi deluderò per questo – di un tema che si presta ad una lotta all'ultimo sangue, che si presta ad uno scontro feroce tra destra e sinistra, come forse si vorrebbe e qualcuno auspicherebbe. Non è una battaglia a somma zero, per cui c'è chi vince e c'è chi perde. Ci sono altri casi in discussione in cui davvero si può arrivare a questo.

In verità, oggi discutiamo di un tema che ha molto a che vedere con norme e regole del diritto internazionale, con leggi e raccomandazioni, anche morbide, anche non cogenti, che riguardano addirittura l'Onu – due volte: 2008 e 2010 –, la strategia europea in materia di inclusione, quindi l’Unione europea (2008 e 2010).

Pensiamo che una società bene ordinata, e soprattutto un legislatore regionale debba, tutto sommato, adeguarsi, inserirsi nel filo e nel canale di queste norme. Potremmo noi starne completamente fuori, per fare ognuno quello che vuole? No, se c'è un’indicazione plausibile, legittima, che propone, sulla base peraltro di evidenze storiche precise, di arrivare ad azioni positive nei confronti di una minoranza, come nel caso dei rom e dei sinti, con varie sfaccettature dal punto di vista della scuola e del lavoro, ma perché noi dovremmo fare esattamente cose completamente scollegate da tutto questo? Quindi non c'è tanto la destra, non c'è tanto la sinistra, c'è il tentativo di risolvere un problema che sta dentro ad un ordinamento giuridico più alto, a cui un governo regionale decente cerca di adeguarsi, pur con uno spirito domestico, cioè declinando queste norme a seconda delle esigenze del territorio. Ed anche guardando al fatto che abbiamo una legge vecchia come il “cucco”, dicono dalle mie parti, dell’88, che non funziona più, che deve essere ammodernata.

Ebbene, come ci siamo posti in questa cornice? Consigliere Bignami, io nutro stima nei suoi confronti, ma lei ha sbagliato un po' il punto di vista, a parte il fatto che ho visto che si informa sino alle virgole sugli articoli che parlano di me, quindi colgo un po' di gelosia in tutto questo, però, quando lei dice che la politica deve rispondere, io le dico che è esattamente quello che stiamo facendo. Noi proviamo a dare delle risposte. Sappiamo benissimo che siamo su un terreno scivoloso, non siamo stupidi, sappiamo bene che a nessuno di noi piace vivere vicino ad un campo nomade, magari né grande né medio, ai piccoli, se ben gestiti, sì. Non vogliamo essere ipocriti, sappiamo che abbiamo davanti un percorso complesso, che dovremo stare sul collo dei comuni per portare a casa effettivamente delle soluzioni efficaci, che si contemperino con le esigenze dei cittadini nelle diverse città. Ne siamo consapevoli, ma accettiamo la sfida della complessità; accettiamo la scommessa e la spiegheremo ai nostri cittadini, e chissà mai che non la capiscano, non capiscano che effettivamente dobbiamo muoverci in questo modo.

La nostra risposta qual è stata? È stata una risposta in quattro punti, molto semplice.

Primo punto: una legge light, snella. Secondo punto: un'alleanza con i comuni che passa tramite soluzioni abitative a menù, a ventaglio. Terzo: costi assolutamente parsimoniosi, quindi verso un risparmio pubblico. Quarto: un intervento multidimensionale: in questo provvedimento non c'è solo l'ossessione della casa, non c'è solo l'ossessione delle soluzioni abitative, ma ci sono tanti altri temi.

Partiamo, quindi, dalla forma di questo provvedimento. Ci è stato detto che è una legge abborracciata, fatta in fretta, quando in realtà viene da sette anni di discussioni, di mediazioni, di incontri con le associazioni. Peraltro, abbiamo tolto una parte, secondo noi, troppo morbida dal punto di vista del patto tra diritti e doveri, rispetto al provvedimento della precedente Giunta, togliendo ogni tipo di sgravio fiscale, non so se qualcuno se n'è accorto, spero di sì. La legge è snella perché noi non nutriamo perversioni burocratiche, e perché – ed arrivo al secondo punto – noi vogliamo essere alleati dei comuni, noi non siamo nemici dei comuni. Se i comuni ci chiedono procedure che magari hanno un carattere di specialità, per risolvere un problema che loro, che stanno in trincea, conoscono molto meglio di noi che stiamo più lontani, noi andiamo loro incontro, e non costruiamo delle ingabbiature, che poi si traducono in una completa irrealizzabilità dell'intervento, se vincoli troppo, se costruisci procedure troppo pesanti. Ed ecco perché – lo ridirò – abbiamo messo in piedi un percorso che ha dalla sua una caratteristica di praticabilità. Noi non riteniamo, ma sinceramente, senza alcun tatticismo politico, che sia realistico pensare di passare dal grande campo nomadi all'appartamento in centro a Bologna. Non credo che da via Erbosa si passi a vivere in via San Felice. Non ci credo perché, secondo noi, servono dei passaggi intermedi, delle soluzioni adeguate. E se continuiamo a dire che invece deve essere così, che tutti i campi vanno smantellati con la ruspa o senza ruspa, e tutti dentro agli appartamenti come tutti noi, secondo me, passeranno cinquant'anni perché questo avvenga, o ancora vuol dire lasciare le cose come stanno, promettere la luna e rimanere nello status quo. Troviamo una strada diversa, dove le microaree potrebbero essere una soluzione. Lo auspichiamo perché i dati ci dicono che le giovani generazioni hanno un approccio diverso da quello che avete sentito in Aula, stanno cominciando, com'è giusto che sia, ad andare negli appartamenti. Quindi è questa la scommessa che facciamo rispetto ai comuni.

Un altro aspetto che ci interessa è un intervento di tipo multidimensionale. Mettiamo da parte per un po' l'ossessione per la soluzione abitativa e parliamo di scuola. Non c'è dubbio che ci sia un tema spaventoso, inaccettabile: 20 mila minori in Italia, non in Emilia-Romagna in Italia, che evadono la scuola, che si disperdono, che non conseguono l'obbligo scolastico. Vogliamo non fare niente? È possibile pensare che per avere un vantaggio di tutta la comunità correggiamo questo svantaggio, sempre con un'idea di azione positiva? Cioè incidiamo, proviamo a raccomandare, tramite norme, atti, che poi saranno via via più dettagliati, e spingiamo queste popolazioni a mandare i figli a scuola, che dovrebbe essere l’abc di qualsiasi ordinamento comunitario. Dobbiamo farlo perché non solo ce lo chiedono le altre istituzioni che osservano questi fenomeni, ma perché solamente dallo spingere, mandare i minori a scuola, quindi dal tema dell'istruzione – istruzione uguale per tutti –, forse avremo dei guadagni nel lungo periodo e dei guadagni per l'intera comunità. Correggere questa diseguaglianza per massimizzare il risultato che potremmo avere ai fini della nostra comunità va bene, è un intervento che si fa con delle politiche pubbliche serie e concrete.

Passiamo dunque al nodo gordiano dell'abitare. A tal proposito, ci sono stati molti interventi emendativi di sicuro interesse. Noi abbiamo messo in piedi una procedura, tutto sommato, abbastanza snella, come dicevo prima, per i comuni, basata però su un patto molto chiaro tra doveri e diritti.

Guardate che nel concetto di microarea familiare sta tutta quella filosofia da cui neanche la Lega è così estranea, io ne sono convintissima. La parola “micro” non vuol dire piccolo, vuol dire “micro”, vuol dire familiare. Sono famiglie più grandi delle nostre, non c'è dubbio, ma andremo a dettagliare i parametri, parleremo di dieci, quindici, massimo venti persone – ci sono già dei casi, anche a Modena –, che si organizzano, pagano tutto quello che c'è da pagare, e si comprano pure, come è già successo, la piccola area privata. Vi è l'idea, quindi, di piena responsabilizzazione, e non di un regalo, ché non può più esistere che i comuni continuino a pagare le utenze per questi cittadini che scelgono la microarea. E abbiamo mantenuto la microarea privata e pubblica perché se restringessimo il terreno alla sola area pubblica andremmo incontro a delle difficoltà di implementazione notevoli. Le proprietà del demanio spesso sono indisponibili o hanno degli usi altamente vincolati. Oppure pensare a procedure di esproprio di aree private per fini di pubblica utilità. Sono iter estremamente complessi che, a nostro parere, potrebbero legare le mani ai comuni. E soprattutto, se togliamo il concetto di microarea privata, tagliamo fuori quelle persone che magari desiderano comprarsi una piccola area e costruirci sopra, pagando dall'inizio alla fine tutto, una piccola casa mobile o stanziale che dir si voglia.

Non ci sono nemmeno intenti speculativi in questo progetto di legge, ci tengo a sottolinearlo, perché l'idea è che magari alcuni terreni agricoli possano essere urbanizzati e che quindi si stravolgano le caratteristiche dei nostri territori. Ebbene, no, perché non ci risulta credibile che su queste aree, peraltro dedicate solo a queste minoranze etniche, come le leggi che stiamo seguendo ci dicono, possano essere foriere di fenomeni esplosivi di urbanizzazione. Penso che sia del tutto irrealistico, nessuno di noi lo vuole, tutti noi rispettiamo l'idea del consumo del suolo a saldo zero. In questa legge non vi è nulla che porti ad alcun tipo di speculazione. Quindi questo patto con i cittadini deve essere molto chiaro, basato su legalità, rispetto ed auto-responsabilizzazione.

Vi è poi un ventaglio di soluzioni. Quando lei, consigliere Bignami, diceva di corsie preferenziali per le case popolari, dice una cosa non vera, perché non ce ne sono, qui non c'è alcun favoritismo: se hanno i requisiti, il comune “x” deciderà di includerli nelle graduatorie; se non hanno i requisiti, stanno fuori dalle graduatorie. I comuni valuteranno che se una famiglia ha un reddito con il quale può pagarsi un benedetto affitto sul mercato, si paga l'affitto sul mercato.

Non tutti andranno nelle microaree, non immaginatevi una colonizzazione, un'invasione di alieni che viene a snaturare la nostra tranquilla vita quotidiana. Sempre meno andranno in piccole microaree e speriamo poste in posizioni adeguate. Questa è la nostra scommessa.

Vengo al tema dei costi. Sì, ci sono stati finanziamenti a pioggia, soprattutto di origine regionale, dall'88 sino ad oggi. Non abbiamo gli ultimissimi dati, ma francamente non è una cosa che capita solo in questo settore. Dieci milioni di euro in più di 25 anni. Sono tanti? Sono pochi? Arrivo a dire che non mi interessa, non mi interessa quanto abbiamo speso sino ad oggi, perché quell'approccio a pioggia, di mera erogazione non può più funzionare, non si giustifica, non lo possiamo raccontare da nessuna parte, io personalmente non ci credo proprio più, ve lo assicuro. Quindi devono cessare i finanziamenti regionali, ovviamente ad eccezione di quel capitolo di bilancio legato, per tutte le leggi regionali, all'attuazione della legge per qualche investimento in conto capitale per premiare i comuni che sono già lì, pronti a fare gli interventi. Ma basta con i finanziamenti distributivi, senza alcun tipo di controllo.

E ancora: la valutazione sul dopo. Se noi facciamo leggi che poi rimangono ferme e nessuno va a controllare, è evidente che perdiamo la faccia, la perdo io in prima persona. Sono perfettamente consapevole che se non cambia nulla, effettivamente questa cosa ci torna indietro, com'è giusto che sia.

Questo è stato il nostro approccio, questa è stata la nostra visione, incentrata su quattro punti. Piacerà? Non piacerà? Ci saranno dei momenti di stop e dei momenti di go? Vedremo, lo seguiremo, e quantomeno pensiamo anche noi che bisogna provare, avere il coraggio di cogliere questi temi al balzo. Io riconosco che su questi temi, molto correttamente, ci sono state battaglie più forti di alcune forze politiche, ma riconosco anche che, nel giro di pochissimi mesi, abbiamo avuto la capacità e la forza di portarli avanti dal nostro punto di vista, che peraltro è quello del Governo, e di arrivare (sperabilmente) a qualche risultato.

Tutto questo va bene: legalità, rispetto, diritti, doveri, togliersi dalle spalle le persone che sono su di noi, che non sono solo i rom e i sinti, abbiamo gli evasori fiscali, abbiamo i furbetti, abbiamo chi cerca le raccomandazioni, abbiamo chi fa raccomandare gli altri, abbiamo sulle spalle tonnellate e tonnellate di persone, se facciamo una gara. Ma vorrei chiudere dicendo che questa legge a noi serve anche perché ci restituisce un principio di differenza: noi accettiamo un principio di differenza, cioè riconosciamo che ci possano essere delle tradizioni e delle identità culturali diverse dalle nostre, pur nell’accettazione dello Stato di diritto, delle regole che riguardano il comune vivere e la legalità. Ma se tu hai una tradizione culturale, delle abitudini, che, se non arrecano danno alla collettività, se non sfociano nella delinquenza più pura, tu hai il diritto di rispettare ed esercitarle.

Noi non vogliamo cittadini standard; non vogliamo una società di cittadini standard o di cittadini omologati; vogliamo una società aperta, e una società come l'Emilia-Romagna progressista con i suoi 4,5 milioni di abitanti è sicuramente in grado di accettare un principio di differenza. Sapete perché? Perché è proprio l'accettazione del principio di differenza, come peraltro diceva il filosofo liberale John Rawls, che in realtà ti porta a creare condizioni di uguaglianza e di giustizia sociale: riconosci alcune differenze e proprio per questo dai delle opportunità, ed in futuro rendi le persone magari più vicine o più capaci di stare insieme. Che non è legalitarismo, che schiaccia tutti e rende tutti piatti.

Quindi no a cittadini standard, sì ad una società aperta, intelligente, piena di risorse, piena di energia, come avete dimostrato anche voi nel dibattito, perché io non ho mai colto impreparato nessuno, da destra e da sinistra; ognuno ha dato il proprio lavoro, secondo me, estremamente migliorativo rispetto al testo della Giunta; alcuni emendamenti, di tutte le forze politiche, sono stati accettati e spero che la discussione vada in questo senso. Se vogliamo noi, generazione abbastanza giovane, guardo voi soprattutto più che me, fare sì che questa Regione continui a fare da traino, siamo i primi che promulghiamo questa legge, vedrete, ci verranno dietro tutti gli altri, cerchiamo di avere uno sguardo lungo: cittadini diversi che si integrano, che insieme creano ricchezza culturale, accomunati da una base di legalità e dentro allo Stato di diritto, che costruiscono un mondo migliore. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, vicepresidente Gualmini.

Passiamo all'esame dell'articolato. Le proposte di emendamento sono 45: 16 a firma del consigliere Daniele Marchetti, 6 a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli e Sassi, comprensivi di una nuova stesura, 1 a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Calvano e Caliandro; 2 a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano e Caliandro; 2 a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano, Caliandro e Foti; 18 a firma del consigliere Foti.

Nomino scrutatori i consiglieri Paolo Zoffoli, Francesca Marchetti e Daniele Marchetti.

Apro la discussione generale sull'articolo 1, su cui insistono 3 emendamenti: l'emendamento 1, a firma del consigliere Daniele Marchetti, l'emendamento 28, a firma del consigliere Foti e l'emendamento 22, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Calvano e Caliandro.

La discussione generale congiunta su articolo ed emendamenti è aperta. Dieci minuti ad intervento.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Daniele Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Intervengo per illustrare l'emendamento 1 che insiste sull'articolo 1, da cui chiediamo sostanzialmente di abrogare il comma 2. Noi chiediamo di abrogare questo comma, in cui si parla di avvalersi del Centro regionale sulle discriminazioni, che è stato istituito con una legge regionale sulle norme per l'integrazione dei cittadini stranieri, perché, se come dite voi, dato che ci troviamo di fronte a delle popolazioni che nella maggior parte dei casi sono italiane, non capiamo per quale motivo dovremmo coinvolgere quest'organismo creato – appunto – per i cittadini stranieri. Credo che dei cittadini non si possano considerare italiani o stranieri a seconda dei casi o a seconda delle convenienze.

Pertanto chiediamo di abrogare il comma 2 dell'articolo 1. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Solo per dire che rispetto all'intero sistema degli emendamenti ripresentati dal gruppo della Lega e dal gruppo di Fratelli d'Italia, lo dico adesso per tutti e non ci ritornerò più dopo, essendo in sostanza gli stessi emendamenti presentati in commissione, li respingiamo in blocco. In quella sede abbiamo già discusso, senza approcci ideologici. Laddove c'era qualche spiraglio, l’abbiamo colto, e non, com'è stato detto, mi sembra, dal consigliere Bignami, per cercare di tirare strumentalmente un voto, no, riteniamo di avere l'onestà intellettuale di poterci permettere di dire che un suggerimento, anche quando magari viene da destra, può risultare interessante, se dice delle cose giuste. Quindi tolti un paio di emendamenti a firma del consigliere Foti, che sono già stati recepiti in altri emendamenti, che poi dirò, a firma PD, SEL ed altri, per il resto voteremo contro. Non dirò più le motivazioni, perché sarebbe perdere tempo rispetto al dibattito già fatto in commissione. Chi è interessato alle motivazioni, le troverà lì.

Per quanto riguarda, invece, il nostro emendamento, il 22, a firma Boschini, Sensoli ed altri, serve soprattutto a ribadire il principio di legalità, richiamando che le rappresentanze regionali dei rom e sinti chiamati a discutere con la Regione lo fanno naturalmente laddove siano legalmente costituite. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Boschini.

Non vi sono altri iscritti a parlare in discussione generale congiunta. Apro la dichiarazione di voto congiunta su articolo ed emendamenti. Cinque minuti a gruppo.

Ha chiesto la parola il consigliere Marchetti Daniele. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Daniele: Presidente, richiedo la votazione con dispositivo elettronico per tutti gli articoli ed ovviamente per il testo finale.

 

PRESIDENTE (Soncini): Consigliere Marchetti, non ho compreso se la sua richiesta vale anche per gli emendamenti o solo per gli articoli e il testo finale.

 

MARCHETTI Daniele: Per tutto.

 

PRESIDENTE (Soncini): La sua richiesta è accolta.

Se non vi sono interventi, dichiaro chiusa la dichiarazione di voto congiunta.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 1, a firma del consigliere Daniele Marchetti, che insiste sull'articolo 1, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

10

Contrari

 

28

Astenuti

 

--

 

L’emendamento 1 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 28, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

11

Contrari

 

27

Astenuti

 

--

 

L’emendamento 28 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 22, a firma del consigliere Boschini ed altri, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

27

Contrari

 

11

Astenuti

 

2

 

L’emendamento 22 è approvato.

Si proceda alla votazione dell’art. 1 come emendato, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

29

Contrari

 

11

Astenuti

 

--

 

L’art. 1 è approvato.

Metto in discussione l'art. 2. Su questo articolo insistono 10 emendamenti: l'emendamento 29 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 23 a firma del consigliere Boschini ed altri, l'emendamento 18 a firma della consigliera Sensoli ed altri, l'emendamento 30 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 24 a firma del consigliere Boschini ed altri, l'emendamento 31 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 2 a firma del consigliere Daniele Marchetti, l'emendamento 3 a firma del consigliere Daniele Marchetti, l'emendamento 4 a firma del consigliere Daniele Marchetti, l'emendamento 5 a firma del consigliere Daniele Marchetti.

È aperta la discussione generale congiunta su articolo ed emendamenti.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signora presidente chiedo, se intanto che svolgo il mio intervento sul complesso degli emendamenti che insistono sull'articolo 2, gentilmente potesse disporre perché anch'io riceva copia degli emendamenti, gliene sarei molto grato.

Dico subito che gli emendamenti che sono stati presentati sono emendamenti che, in realtà, sappiamo benissimo la fine che possono fare su un argomento di questo tipo: essere solo respinti.

Devo peraltro dire che la velocità con cui si è proceduto oggi è quantomeno una velocità sospetta, che è esattamente figlia della velocità che ha utilizzato il CAL, che peraltro dovrebbe essere un organo previsto dalla Costituzione, nella prima seduta di insediamento, quando in meno di un'ora e mezza ha liquidato esattamente otto proposte di legge, tra cui la riforma istituzionale ed l'argomento che qui interessa. L'argomento che qui interessa è un argomento che dovrebbe interessare soprattutto gli amministratori. Infatti, i pochi intervenuti hanno evidenziato come i tempi fossero limitati, ma hanno avuto come risposta dall'assessore Gualmini la seguente: “è d'accordo che si debba agire il più presto possibile perché se la discussione si allunga troppo, la gestione diventa problematica. Saranno poi i comuni a trovare soluzioni tecniche intelligenti”. Cito dal verbale del CAL, per il quale occorre chiedere l'articolo 30, perché diversamente non se ne ha copia, ma dato che ci sono gli strumenti per ottenerlo, come sempre, la furbizia è la sorella minore dell’intelligenza.

Devo dire che quanto al verbale dello stesso CAL, hanno votato tutti, anche quelli che non avrebbero potuto, perché dovrebbero votare i presidenti di provincia o i sindaci o loro delegati, che sono gli assessori, invece ha votato anche un consigliere delegato. Ma a prescindere da ciò, non vi è l'unanimità neppure nella sinistra, perché nella votazione il presidente della provincia di Piacenza si è astenuto. Io mi sono chiesto il motivo per il quale si sia astenuto. È molto semplice il motivo, perché esattamente sei mesi fa, in occasione dell'adozione del piano strutturale comunale del comune di Piacenza, è successo che è stato approvato un emendamento al piano strutturale stesso, che elimina i campi nomadi dalla previsione del piano strutturale comunale. Perché è avvenuto ciò? È avvenuto ciò non solo perché ha presentato un emendamento all'uopo chi vi parla, ma soprattutto perché nella discussione generale tutti hanno convenuto che i campi nomadi in quanto tali fossero uno strumento finito.

Ora, è abbastanza divertente il fatto che mentre gli amministratori, cioè quelli con riferimento ai quali l'assessore Gualmini dice: “ci pensino i comuni”, be’, se i comuni ci pensano e dicono che non vogliono più nei loro strumenti urbanistici e nelle loro previsioni urbanistiche campi nomadi, noi approviamo una legge che non dice loro: “be’, tutto sommato, teneteli ancora per un po’”. No, dice loro un’altra cosa, dice: “smantella quello che hai – penso di poter parlare del campo nomadi di Piacenza perché è uno dei più numerosi dei campi nomadi regolarmente costituiti – e crea una serie di satelliti di tante piazzuole, ovviamente sparpagliati sul territorio urbano perché lo ha deciso la legge regionale”. La legge regionale, in realtà, non ha deciso questo, perché anche a questo proposito si utilizza la furbizia. Dunque in una norma transitoria non ci si preoccupa neanche di inserire un termine che indichi fino a quando la situazione della precedente legge potrà protrarsi, ma si dice che questa legge è abrogata, salvo dire nella norma transitoria che le norme sui campi nomadi – quelli vecchi – valgono fino al momento in cui il comune non ha provveduto di conseguenza.

Mi pare abbastanza chiaro che siamo di fronte ad una legge da una parte truffaldina, dall'altra poco commendevole. Truffaldina perché dà l'idea di abolire i campi nomadi, in realtà – ho fatto i conti –, se dovessimo valutare le famiglie di quelli di Piacenza, dato che si è detto che bisogna tenere presenti i nuclei familiari, passeremmo da un campo nomadi a 12 piazzole, in un territorio che ha sette frazioni e per il resto è abbastanza compatto, non so, magari se ne potrebbe individuare uno nella piazza principale della città, forse diventerebbe tecnicamente difficile da realizzare, ma può darsi che qualcuno ci abbia pensato. Evidentemente non ci ha pensato il presidente – renziano –, il collega di Molinari, della provincia di Piacenza, che infatti si è astenuto; ma non ci ha pensato neanche l'assessore – anch’egli renziano – ai servizi sociali della comune di Piacenza, che ha già detto che non pensa neanche minimamente di potere dare luogo a questa legge. Anche perché il vero impegno che tutti avevamo assunto era quello dell'ulteriore passaggio, certo più delicato, attenzione, perché nessuno nega che sia un passaggio delicato, di portare alcune famiglie da una situazione di stanzialità nelle roulotte ad una presenza all'interno di alloggi di edilizia residenziale pubblica.

È evidente che questa era un'operazione che si poteva e si può porre in essere se non si creano altre premesse per dire: “no, guarda, noi smantelliamo il principale, però potrai fartene uno tuo”, perché a questo punto uno dice: “non ci stavo bene nel principale, però se poi ne ho uno tutto per me, allora è meglio che andare in un alloggio dove dovrei dividere l'attenzione con altri”. Ecco, io penso – lo dico molto apertamente – che, senza volere assumere provvedimenti tranchant che non sempre danno i loro effetti, si poteva pensare meglio ad una norma che non ci portasse nella situazione in cui ci porterà l'assessore Gualmini, la quale la soluzione l'ha già trovata, perché per lei, finito il passaggio odierno, il problema è solo dei comuni. Ma ci ha detto anche che sono stati gli amministratori a sollecitarla. Ora, io penso, e prendo a testimone il voto del presidente della provincia di Piacenza, che evidentemente non tutti gli amministratori la pensano allo stesso modo. Lo dico soprattutto con riferimento ad un presidente di provincia che, eletto con un metodo di secondo grado, a maggior ragione, risponde ai sindaci di quanto non rispondesse prima, dovendo rispondere innanzitutto agli elettori, perché è ovvio che, con l'elezione di secondo grado, oggi si risponde innanzitutto e soprattutto agli elettori di questo nuovo corpo elettorale, che sono gli amministratori, siano consiglieri, assessori o sindaci, assessori nel caso in cui ovviamente siano assessori e consiglieri, perché se sono solo assessori, poco rileva.

Ebbene, io penso che già questa situazione ci dovrebbe far riflettere, ma soprattutto dovrebbe farci riflettere il fatto che il provvedimento, così com'è stato pensato e costruito, è un provvedimento che, state tranquilli, potrà lavare la coscienza di qualcuno, ma non risolve il problema. Inoltre, secondo me, è inutile fare molto i duri sui campi nomadi a parole e poco in sostanza, perché questo atteggiamento mi ricorda molto le noci di cocco: dure fuori e acquetta dentro. Il tema è un altro, il tema non è avercela con i campi nomadi, il tema è prendere atto che l'esperienza dei campi nomadi è finita, ma non perché lo dico io, perché lo dicono le premesse dell'atto cui ci si riferisce, quando un po' tutti, dall'Unione europea ed organismi del Governo italiano, dicono che bisogna superare i campi nomadi.

Colleghi, io penso che i soldi non si vogliono buttare via, e proprio la regione Emilia-Romagna ha commissionato uno studio allo SVEP di Piacenza, consigliere Molinari, chiedendogli di esprimere un giudizio sulla situazione dei campi nomadi in Emilia Romagna. Che cosa ha risposto lo SVEP, incaricato a 3000 euro dal difensore civico della regione Emilia-Romagna? Ha risposto: “i campi nomadi sono sorti in un'ottica emergenziale e con l'obiettivo di accogliere – presidente, mi consenta di finire la citazione, sono solo tre righe –
temporaneamente persone in transito. Le strutture abitative presenti nei campi non sono in grado di rispondere alle esigenze di famiglie che hanno sempre vissuto in modo sostanziale, divengono facilmente luogo di degrado, violenza e soprusi”.

Ebbene, in nome del degrado, della violenza e dei soprusi voi li moltiplicate. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

La informo che ho provveduto a farle pervenire copia degli emendamenti che erano stati distribuiti precedentemente.

Ha chiesto la parola il consigliere Daniele Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Sull'articolo 2 insistono 4 nostri emendamenti, il 2, il 3, il 4 e il 5, che illustrerò brevemente.

L'emendamento 2, al comma 5: le parole “del direttore generale” sono sostituite con le parole “dell'assessore”. Perché proponiamo sostanzialmente che le modalità di funzionamento del tavolo tecnico regionale siano stabilite da un atto dell'assessore e non dal direttore generale.

L'emendamento 3, invece, al comma 5, dice: le parole “sono stabiliti la composizione, i compiti e le modalità di funzionamento del tavolo” sono sostituite con una serie di indicazioni che noi diamo su come, a nostro avviso, dovrebbe essere composto il tavolo regionale, che dovrebbe elaborare la strategia che dovrebbe portare al superamento dei campi. Noi crediamo che a questo tavolo debbano partecipare gli assessori ai servizi sociali delle province e delle città metropolitane, così come gli assessori dei comuni capoluogo e di provincia, nonché tre consiglierei dell'assemblea legislativa, di cui uno espressione della minoranza. Perché, come dicevo, a nostro avviso, sarebbe importante che la politica mantenesse un ruolo centrale in questa strategia, perché non devono essere i tecnici a dettare le linee, ma deve essere la politica a farlo, magari poi i tecnici possono aiutare la politica a portare avanti le indicazioni che vengono date, altrimenti, come ho detto durante la relazione, è inutile che i cittadini votino, se poi sono i tecnici che decidono tutto.

Con l’emendamento 4, dopo il comma 5, inseriamo un ulteriore comma 6: “Il tavolo tecnico regionale di cui al comma 5 è presieduto dall'assessore competente o da un suo delegato. La Giunta regionale riferisce annualmente all'Assemblea legislativa regionale sullo stato di attuazione della presente legge”, con cui diamo quindi un’ulteriore indicazione.

L'emendamento 5 aggiunge il comma 7: “I componenti del tavolo tecnico regionale di cui al comma 5 restano in carica fino alla scadenza della legislatura regionale. Tuttavia, essi continuano le loro funzioni fino all'insediamento dei successivi. Ai componenti del comitato non spettano rimborsi o gettoni di presenza. La Giunta regionale garantisce al comitato gli spazi e la logistica necessari al funzionamento del tavolo tecnico regionale”. Indichiamo cioè una scadenza, una durata temporale di questo tavolo e spieghiamo anche che cosa dovrebbe garantire la Giunta a questo organismo, per permettergli – appunto – di elaborare la strategia. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Ha chiesto la parola il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Solo per confermare che non andremo all'accoglimento di nessuno degli emendamenti ripresentati, anche se l'emendamento 29 del gruppo di Fratelli d'Italia è assunto logicamente all'interno del nostro emendamento 23, che assume proprio una migliore rappresentanza del principio di genere. Che l’emendamento 24 del PD, sottoscritto dai consiglieri Sensoli, Taruffi, Calvano, ed altri, specifica meglio la costituzione in particolare del termine “privati” all'interno del testo licenziato dalla commissione per la composizione del tavolo tecnico regionale. Annuncio, altresì, che voteremo a favore dell'emendamento 18, presentato dai consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi, perché a nostro avviso precisa meglio il significato della strategia regionale, in particolare per quanto riguarda la definizione di strumenti organizzativi e finanziari, quindi ci troverà d'accordo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Boschini.

Non essendovi altri interventi in sede di discussione generale, apro la fase delle dichiarazioni di voto congiunte su articolo ed emendamenti. Cinque minuti a gruppo.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Ovviamente intervengo sull'articolo, che avrà il mio voto contrario, così come lo avranno tutti gli articoli successivi. Devo dire peraltro che la situazione che si sta creando è abbastanza anomala, perché formalmente si dice: “con questo provvedimento dovremmo risolvere i problemi che si verificano sui territori”. Ebbene, io non ho un giornale di parte, non ho preso la Padania, non ho preso altri giornali, ho preso la Gazzetta di Parma di domenica 12 luglio, quindi un giornale sufficientemente obiettivo, che reca un articolo dal titolo: “Sono ritornati i nomadi e a Lemignano è già polemica”, sapete per quale motivo? Per il semplice motivo che arrivando mediamente ogni quattro, cinque settimane, fermandosi per due, tre giorni, su un'area ovviamente destinata a nulla, il sindaco non riesce neppure ad avere il tempo materiale per fare l'ordinanza, notificarla ai diretti interessati ed eseguirla. Sicché, in buona sostanza, la zona artigianale periodicamente si trasforma in un'area camper non autorizzata a cielo aperto. Ora, non penso – non lo dico solo per me stesso, lo dico anche per voi – che in questo Comune siano tutti xenofobi, razzisti, antinomadi e poco inclusivi, ma mi pare che l'opinione degli intervistati, gente che ovviamente parla con i giornalisti utilizzando il sistema della dichiarazione sollecitata, sia abbastanza eloquente, perché la sintesi è che i residenti sono sul piede di guerra.

Pertanto, mi chiedo: se nel momento in cui noi ci poniamo un problema come questo, pensiamo di dare le risposte che, come già detto, la vicepresidente Gualmini ha trovato in ogni quesito: “ci pensino i comuni”?, io dico: ma vada lei, che è così brava, docente e discente, tutto, a spiegare al sindaco in questione che cosa deve fare, poveretto. Perché questi al massimo è riuscito a pensare ad un’ordinanza, ma, se maggiormente illuminato da qualche mente fervida di questa regione, può darsi che l'idea sia più significativa, più pregnante e trovi una soluzione. Per il momento, so che il sindaco ha detto: “io continuo a fare il mio dovere, faccio le ordinanze, sono ordinanze di sgombero, le do da eseguire alle autorità competenti, che non ci riescono perché quando vanno per notificarle i nomadi se ne sono già andati, dopodiché ritornano”. Ecco allora che forse il problema non è solo delle aree che vuole creare lei, ma vi è tutta una pletora di aree che si creano spontaneamente, alle quali non si dà una risposta.

Figuriamoci che cosa faranno le forze dell'ordine quando, invece di dover controllare un campo nomadi, ne avranno da controllare otto, nove sullo stesso territorio: dovranno passare la giornata davanti ai campi nomadi. È questa la grande pensata della giunta Bonaccini?

È vero che bisogna andare di corsa; è vero che bisogna andare di fretta; è vero che bisogna bruciare le tappe; ma, in questo modo, secondo me, stiamo bruciando le opportunità. Forse avrà ragione il consigliere Boschini quando dice che la mia è una proposta di legge tranchant perché tolgo solo degli articoli dalla vecchia legge, ma sicuramente la vostra non è una proposta di legge molto illuminata, perché per il momento, a normativa vigente, di problemi non ne avete risolti, ma, a normativa futura, sicuramente moltiplicherete i problemi sul territorio.

Dopodiché, penso che sarà molto difficile convincere l'opinione pubblica che noi abbiamo fatto il nostro dovere, perché poi sapete che l'opinione pubblica non sta a guardare chi vota a favore e chi vota contro; l'opinione pubblica dice: “non avete risolto il problema”. Ecco, forse, con un po' più di attenzione, con meno velocità, con un CAL che non fosse un luogo di ratifica ma di discussione, si potevano trovare delle norme opportune non per sanare, come vedremo nei prossimi articoli, le situazioni precedenti e di fatto, ma, a mio avviso, per cercare di portare quantomeno in un quadro normativo coerente quelle che oggi sono situazioni di fondamentale illegalità. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Nessun altro consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo le dichiarazioni di voto congiunte su articolo 2 e relativi emendamenti.

Nomino scrutatori i consiglieri Paolo Zoffoli, Silvia Prodi e Daniele Marchetti.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 29, a firma del consigliere Foti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

12

Contrari

 

28

Astenuti

 

2

 

L’emendamento 29 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 23, a firma del consigliere Boschini ed altri, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

42

Assenti

 

8

Votanti

 

41

Favorevoli

 

32

Contrari

 

9

Astenuti

 

--

 

L’emendamento 23 è approvato.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 18, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

30

Contrari

 

12

Astenuti

 

--

 

L’emendamento 18 è approvato.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 30, a firma del consigliere Foti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

42

Assenti

 

8

Votanti

 

41

Favorevoli

 

12

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L’emendamento 30 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 24, a firma dei consigliere Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano e Caliandro – vi ricordo che se l’emendamento è approvato sono preclusi gli emendamenti 31, 2 e 3 perché incidono sullo stesso testo – con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

28

Contrari

 

12

Astenuti

 

--

 

L’emendamento 24 è approvato.

Pertanto gli emendamenti 31, 2 e 3 sono preclusi.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 4, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

11

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L’emendamento 4 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 5, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

12

Contrari

 

26

Astenuti

 

2

 

L’emendamento 5 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’art. 2 così come emendato, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

29

Contrari

 

11

Astenuti

 

--

 

L’art. 2 è approvato.

Metto in discussione l’articolo 3. Su questo articolo insistono 21 emendamenti: l'emendamento 6 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 7 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 8 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 9 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 32 a firma del consigliere Foti; l'emendamento 33 a firma del consigliere Foti; l'emendamento 10 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 34 a firma del consigliere Foti; l'emendamento 35 a firma del consigliere Foti; l'emendamento 11 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 36 a firma del consigliere Foti; l'emendamento 12 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 37 a firma del consigliere Foti; l'emendamento 13 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 38 a firma del consigliere Foti; l'emendamento 14 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l'emendamento 19, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi, risulta ritirato, ma tale circostanza dovrà essere dichiarata dai proponenti affinché rimanga agli atti; l’emendamento 15 a firma del consigliere Daniele Marchetti; l’emendamento 17 a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli e Sassi; l'emendamento 20 a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli e Sassi; l'emendamento 21 a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi.

È aperto il dibattito generale congiunto su articolo ed emendamenti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Ritiriamo l'emendamento 19 perché abbiamo provveduto a consegnare un emendamento che lo sostituisce con una seconda stesura. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Daniele Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Cercherò di andare con ordine, dato che sull'articolo 3 abbiamo presentato ben dieci emendamenti, di cui il 6 e il 7 vanno ad apportare delle modifiche di forma sostanzialmente, quindi passo all'emendamento 8, con cui, al comma 1, lettera a), dopo le parole “aree sosta”, proponiamo di inserire le parole “e delle aree sosta a destinazione particolare”. Questo perché nel progetto di legge individuato come testo base, quello della maggioranza, non se ne fa assolutamente cenno, il che vuol dire che quelle aree, che mi pare siano nella provincia di Reggio Emilia, non verranno assolutamente interessate da questo progetto di legge. Invece noi riteniamo che sia opportuno interessarle, in modo da coinvolgerle in queste proposte.

L'emendamento 9 riguarda sempre il fatto che chiediamo di inserire le aree sosta a destinazione particolare, per cui andranno inseriti gli articoli 4 e 7, anziché soltanto il 4.

Per quanto riguarda l’emendamento 10 anziché promuovere sperimentazioni, così come dice il testo base, noi crediamo che si dovrebbero promuovere soluzioni residenziali alternative, in linea con quelle già previste dalla normativa vigente per tutti gli altri soggetti che ne facciano richiesta. Per ribadire il concetto secondo il quale queste persone, se vogliono, dovranno trovarsi una casa, una soluzione abitativa in linea con le soluzioni residenziali classiche, normali, come tutte le altre persone.

Gli emendamenti 11, 12 e 13 interessano le microaree, di cui – è inutile ribadirlo – chiediamo l'abrogazione. Sarebbe folle se noi emendassimo questi commi, salvo ribadire la nostra contrarietà. Noi siamo contrari a priori a questa soluzione, perché riteniamo che non risolvano assolutamente il problema, anzi andranno certamente a peggiorarlo, distribuendo queste persone in tantissime microaree. La vicepresidente Gualmini ha detto: “non pensiate che oltre 2000 persone verranno distribuite nelle microaree”. Ma io ricordo bene le parole dei rappresentanti delle associazioni sinti che in commissione hanno detto che per loro la casa è una sofferenza. Quindi credo che la quasi totalità di queste persone richiederà una microarea, pertanto sono proprio curioso di vedere come verranno sistemate.

Con l’emendamento 14, al comma 4, dopo le parole “di cui al comma 1”, chiediamo di inserire le parole “lettera a)”, perché come ho detto prima nella relazione crediamo che i finanziamenti dati dalla Regione ai comuni debbano essere destinati soltanto alla dismissione dei campi nomadi, delle cosiddette aree sosta, non per altro, non chissà per quale altra invenzione.

L'emendamento 15, dopo il comma 4, propone di inserire un ulteriore comma 5: “La Giunta regionale, sentite le province, la città metropolitana, i comuni interessati e le loro unioni, approva con un proprio atto un programma di dismissione delle aree sosta e delle aree sosta a destinazione particolare”, perché, come ho detto prima, credo sia fondamentale programmare l'azione per arrivare alla dismissione delle aree sosta, altrimenti, senza una programmazione, che dia delle scadenze alla Regione, a tutti gli enti locali, per arrivare al fine del progetto di legge, rischieremmo di fermarci soltanto alle parole e non ai fatti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Vi ricordo che siamo in discussione generale sull’articolo e gli emendamenti.

Ha chiesto la parola il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Penso che questo sia l'articolo centrale del provvedimento, se non altro perché è l'articolo che introduce, seppur non specificando sotto il profilo giuridico a che cosa si riferisca, il concetto delle microaree, soprattutto delle microaree familiari. Ora, sulle microaree familiari francamente ho molti dubbi, anche perché è difficile pensare, in una situazione qual è quella che si verifica nei campi nomadi, di poter passare da campi di grandi dimensioni, così li definisce esattamente la lettera a) dell'articolo 3, comma 1, a delle microaree familiari, perché? Innanzitutto, perché non esiste un censimento dal quale risulti esattamente quali siano i vincoli familiari all'interno dei campi nomadi. Noi avevamo ipotizzato, e abbiamo sentito dall'assessore Gualmini, ma sicuramente avremo capito molto male (come sempre), parlare di aree/piazzole da dieci, dodici, quattordici persone, anche perché, se fossero quaranta persone, francamente non si capirebbe il motivo per cui chiamarle “microaree”. Ma se sono dieci, dodici persone, allora dobbiamo fate attenzione perché può darsi che quei circa 2400 nomadi di cui parlava l'assessore Gualmini in commissione non siano tutti interessati da questo provvedimento, può darsi, ma penso che il 60-70 per cento sarà interessato da questo provvedimento, e se n'è interessato il 70 per cento di 2400, debbo pensare che più o meno sono interessate 1700, 1800 persone; ma se sono interessate 1700, 1800 persone e mediamente le piazzole devono essere composte da nuclei familiari singoli di 10-12 persone, arriveremo a 150 piazzole. Ora, nel passare da un numero limitato di campi nomadi ad una pletora di campi nomadi mi pare che onestamente state facendo un miracolo opposto a quello che tradizionalmente noi conosciamo, perché per chi crede si moltiplicarono i pani e i pesci, per chi non crede non so che cosa si possa essere moltiplicato, certo è che con questa legge si moltiplicano i campi nomadi anche se li si dipingono come aree micro-familiari.

Vede, assessore Gualmini, qualche esperienza c'è già sul territorio di questo tipo, non tanto su aree pubbliche quanto su aree private, perché alcune famiglie, ad esempio nella mia provincia, nel comune di Caorso, hanno acquisito un'area agricola sulla quale insisteva un fabbricato agricolo e hanno poi realizzato, su quest'aia, un mini-campo. Debbo dire che, come ella sa, se una struttura è fissa, a livello di camper, nel tempo dovrebbe avere addirittura l'autorizzazione edilizia così come giurisprudenza insegna, debbo dire che così fatti questi campi lasciano qualche perplessità in ordine all'allaccio alle fognature e ai vari servizi, però debbo dire che è una forma di autorganizzazione che si sono dati nell'ambito di una destinazione urbanistica coerente perché alla fine dove c'era un'immobile hanno realizzato un'attività abitativa, non c'è, penso, un fortissimo contrasto di principio.

Però, vede, il problema è diverso rispetto a chi organizza o auto-organizza, come dice una parte dell'articolo in questione, la propria scelta di uscita dal campo nomadi e quindi si inventa una forma che è a metà tra l'abitativo e comunque una forma di vita tradizionale, perché tutto sommato il fatto di andare a realizzare una piazzuola, comprare una piazzuola, comprare l'area per una piazzuola, avere la disponibilità di una casa ma ugualmente piazzarci una roulotte significa volere una propria autonomia organizzativa senza dimenticare il fatto che la stella polare rimare la roulotte o il camper che dir si voglia. Ma possiamo veramente definire questo, come recita il titolo dell'articolo "Soluzioni abitative"? Io non penso che queste siano soluzioni abitative. La soluzione abitativa, lo dico non solo sotto il profilo lessicale, ma anche sotto il profilo educativo, deve essere conforme a quelli che sono i canoni di un'abitazione. Se noi vogliamo invece individuare delle forme di convivenza di una comunità, allora possiamo individuare anche queste forme.

Ma diceva prima il consigliere Marchetti: queste aree non è che siano aree che nascono per legge, necessitano di tutta una certa procedura. È la procedura che viene indicata al comma 2 laddove si dice che "la realizzazione delle micro-aree familiari è disciplinata da un programma comunale approvato con apposita variante al Piano operativo comunale, il quale individua le aree del territorio comunale per la loro localizzazione". Quindi iniziamo a dire, tanto per essere chiari, che in primo luogo potranno pensare a questo i comuni dotati di un POC perché i comuni che ad oggi non hanno un POC non possono già pensarci, e che non sono pochi i comuni che non hanno adottato il POC, anche in Emilia-Romagna. In secondo luogo, adottiamo il POC, ma dobbiamo fare una varante al POC. Ora, anche se è una variante semplice e leggera e quant'altro, avrà il procedimento della variante, quindi: adozione, controdeduzioni, approvazione. Insomma, noi inseriamo un procedimento di natura fortemente burocratica con i crismi di una variante, che dovrebbe rappresentare un elemento quantomeno eccezionale rispetto alla pianificazione urbanistica tradizionale, perché la tradizione urbanistica vuole che prima si individui, a legislazione vigente, il Piano strutturale comunale, che ha una valenza nel tempo e nello spazio di circa vent'anni, poi si individua il POC, che, attenzione, ha una validità di cinque anni, e, attenzione al secondo elemento, se un comune individua quell'area, ma entro cinque anni non la realizza, viene meno il vincolo sull'area stessa. Io sono molto pratico: il grosso di queste strutture è nei grossi comuni, non è nei piccoli comuni; se fosse nei piccoli comuni, i procedimenti amministrativi avrebbero tempi molto più rapidi. Vi immaginate quando un sindaco deve presentarsi in consiglio comunale e dire che, per dare seguito alla legge regionale voluta in frutta e furia dalla Giunta Bonaccini, deve individuare almeno sei o sette aree, all'interno di uno strumento urbanistico, da destinare all'utilizzo di nuclei familiari di nomadi? Tra l'altro - lo dico per il consigliere Boschini, che so essere persona puntuale - vi rendete conto di che cosa significa la moltiplicazione di servizi igienici, di scarichi e di quant'altro? Potevano avere tanti difetti i campi nomadi, quelli realizzati secondo norma, non quelli abusivi, ma vi era il fatto che erano dotati di servizi igienici, di allacci alla fognatura, insomma, vi era un sistema igienico-sanitario garantito a prescindere, poco o tanto, ma vi era. Se volete venire a vedere quello della mia città...

 

PRESIDENTE (Soncini): Mi scusi, consigliere Foti, ha finito il suo tempo.

 

FOTI: Ho terminato, presidente.

Dicevo, penso che non sarà l'unico campo nomadi realizzato con i finanziamenti della legge regionale, perché se alcuni hanno utilizzato quei soldi e non hanno realizzato le strutture secondo legge, allora sarebbero anche penalmente perseguibili.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Innanzitutto non nascondo che questo combinato disposto della totale riproposizione di emendamenti già cassati in Commissione e del voto elettronico forse sta un po' sottoponendo quest'aula ad una fase di dibattito non particolarmente appassionante, che forse poteva anche consentire di usare un po' meglio il tempo. Però dal punto di vista regolamentare capisco che si può fare e va bene così, è solo una riflessione che faccio tra me e me. Invece sarebbe importante, da Regolamento, che quando facciamo le dichiarazioni di voto sugli articoli, parlassimo degli articoli davvero. Prima il consigliere Foti, nella discussione su due articoli, ha recuperato ciò che non aveva detto in dibattito generale perché gli era mancato il tempo...

 

(interruzione del consigliere Foti)

 

No, no, anticipato no, perché, a parte la relazione... Va bene, comunque vado al merito perché voglio stare al merito.

Innanzitutto parto da quello che diceva il consigliere Foti. Per quanto importante sia il parere del presidente della Provincia di Piacenza, io penso che ci sia stata, al di là di quel parere, una serie di opinioni favorevoli all'impostazione di questo articolo e di questa legge, soprattutto perché, in realtà, se di questa legge uno ritiene di non voler utilizzare, come magari capita al presidente della Provincia, lo strumento delle micro-aree, lo fa; se vuole adottare le soluzioni abitative che questa legge rende possibili, lo fa. Quindi mi sembra che questa legge, come la teoria degli insiemi, contenga gli insiemi più piccoli delle soluzioni abitative. Se sul proprio territorio un comune ritiene di usare solo quella tavolozza lì, che è quella di mandare tutti in appartamento, lo fa e questa legge non glielo preclude assolutamente, anzi, gli consente di fare una programmazione.

Questa legge prevede un ulteriore problema: ci sono comuni che non hanno il PSC o non hanno adeguato i loro strumenti di programmazione urbanistica alla legge 20 e quindi non hanno neanche il POC. Però i comuni che hanno questo tipo di situazione di non applicazione della legge 20 a tanti anni dalla sua approvazione, hanno in qualche modo rinunciato ad una normale gestione per varianti del proprio territorio, quindi è chiaro che viene loro sicuramente, da questa legge, anche ristretta, preclusa la possibilità di adottare una variante, che come non potrebbero fare probabilmente per altri interventi privati, non possono fare neanche in questo caso. Quindi non mi sembra niente di diverso dal fatto che un comune, purtroppo, non applicando le leggi di questa Regione, si trovi in una situazione di governo più complessa, più difficile e come gli capita per altri temi, gli capiterà anche sul tema delle micro-aree.

Nel merito di altri emendamenti, in particolare quelli presentati dalla consigliera Gibertoni del Movimento 5 Stelle, vorrei tornare sul tema dell'emendamento che riproponeva un approccio prevalentemente pubblico centrato sul demanio, sull'esproprio o su quanto già di proprietà del demanio comunale. Riteniamo che, anche per il confronto con i comuni, per quello che ci è stato riferito, sia difficile pensare ad un intervento esclusivamente su suolo pubblico. Fra l'altro già oggi, come dice un'indagine della Regione, circa il 50 per cento delle aree è spesso già di proprietà dei privati e in particolare, come richiamava adesso anche il consigliere Foti, spesso di Rom e Sinti che hanno provveduto all'acquisto della zona in cui risiedono. Quindi ci sembra che un approccio esclusivamente pubblico, pur comprendendone la logica, sia oggi difficile da attuare.

Il tema è di rassicurare ancora una volta sul fatto che il dispositivo dell'articolo 3, comma 2, è un dispositivo che, senza dover ricorrere esclusivamente all'intervento della mano pubblica, non consente forme e interventi speculativi. Questo mi sembrava anche il senso dell'intervento che faceva la consigliera Gibertoni in dibattito generale e mi sento di ribadire quanto già avevo detto anch'io in dibattito generare, ma ora posso farlo ancora più nello specifico parlando dell'articolo. Mi pare che la previsione con un programma specifico che i comuni devono adottare attraverso un'apposita variante al Piano operativo comunale innanzitutto dia il senso di un intervento organico che viene approvato con una procedura consiliare qualificata: adozione, osservazioni e, a distanza di almeno sessanta giorni, approvazione in consiglio comunale. Il fatto che l'intervento specifico sulle micro-aree non comporti la variazione della classificazione urbanistica a mio avviso serve proprio ad escludere che un comune decida surrettiziamente di portare ad urbanizzazione un terreno approfittando del fatto che su quello vengono insediate delle micro-aree. Se oggi un comune, e non glielo possiamo impedire, portasse in variazione di classificazione urbanistica un terreno che nel suo programma viene identificato come possibile micro-area, dovrebbe giustificare perché lo fa perché la legge dice che non ce n'è necessità e quindi un'eventuale volontà di altro tipo verrebbe chiaramente scoperta nel dibattito consiliare. Quindi ci pare che questi elementi ci portino in qualche modo a rassicurare sulla possibilità che anche l'apertura all'uso dei suoli privati sia al riparo da forme speculative.

La seconda stesura dell'emendamento 19 ci pare interessante, fra l'altro perché introduce criteri, come già previsto, di priorità per i comuni che adottano questa programmazione, quindi anche qui cerchiamo di dare davvero il senso dell'ordine: le risorse regionali vanno ai comuni per investimenti, lo ribadiamo - l'ha detto l'assessore e lo ribadiamo - laddove i comuni hanno fatto programmazione degli interventi. Questi interventi possono ora comprendere, con questa seconda stesura dell'emendamento, anche temi come i servizi pubblici, ad esempio per la raccolta differenziata, ci sembra una cosa interessante, e poi naturalmente saranno i comuni a gestire i costi, con priorità, però, per il massimo coinvolgimento dei gestori, dei beneficiari di questi interventi, per sopportare i costi di realizzazione, gestione e uso.

Insomma, sono tutte formulazioni che a nostro parere mettono al riparo veramente dalle critiche, che ho sentito anche nei successivi interventi, lo spirito di questa legge, che non è quello di ribadire che si fa della benevolenza gratuita, che si continua a pagare a pie' di lista, che si pagano utenze. L'abbiamo detto e davvero trovo strumentale chi nei propri interventi ci ha attribuito una volontà, che nello scritto della legge, non nelle mie parole, ma nello scritto della legge, è evidentemente esclusa.

Il punto è questo, anche nell'articolo 3, ed è molto preciso: bisogna scegliere se questi fenomeni li vogliamo governare o li vogliamo attivare con la modalità del "fatti più in là". E' tutto qui, è molto semplice. L'ho sentito bene negli interventi, ad esempio, del relatore Marchetti: "o vanno in una casa, o ricominciano a fare i nomadi". Addirittura qualcuno ha detto: "vadano a nomadare", oppure: "o a casa, o sbaraccare". Benissimo, questo ci sta, è l'endiadi, è proprio il punto dove uno va a mettere il dito nella piaga. C'è chi pensa che qui si possa "sbaraccare"; "rimandiamoli a nomadare", "ogni sei mesi li facciamo girare, ogni quindici giorni li facciamo girare", a seconda delle diverse stesure dell'opposizione. Io credo che sia proprio questa la diffusione che qualcuno ha chiamato, in maniera davvero drammatica, "metastasi", ma è così, è così che si mandano in giro i problemi, rimandandoli in una dimensione di nomadismo. Viceversa noi dobbiamo governare il processo mandando in casa chi può andare in casa, aiutando chi può essere anche aiutato con un lavoro attento di accompagnamento, creando micro-aree; il cui numero, se dovesse arrivare a circa 200 nelle peggiori delle ipotesi come faceva il conto il consigliere Foti, sarà comparabile con le attuali 130 aree che ci sono censite nella nostra Regione, quindi non andiamo in realtà a creare tutta questa diffusione. E siccome a me interessano i racconti del 1422 esattamente come mi interessano quelli del 2015, a fronte del racconto che ci dice che ci sono persone che risiedono in campi Rom e Sinti che delinquono, che evadono le tasse, che hanno tesoretti cospicui da parte, credo che questi siano fenomeni che ci devono preoccupare e questa legge nasce esattamente dalla preoccupazione a prevenire questo tipo di fenomeni. Io mi chiedo sinceramente e vi chiedo, colleghi dell'opposizione, se davvero credete che quei nomadi che hanno creato quel tipo di problema finito sulle pagine regionali bolognesi sarebbero più controllabili da parte delle forze dell'ordine e più sanzionabili da parte della magistratura se continuassero ad abitare in grandi campi nomadi, ma anche se fossero costretti a ruotare ogni quindici giorni, come qualcuno ha proposto in quest'aula poco fa, da un'area di sosta ad un'altra, se sarebbero più controllabili così davvero, o se sono più controllabili se prendono la residenza fissa in un'area in cui abita solo quel nucleo familiare, con le sue brave utenze intestate e quindi una precisa identificabilità. Io credo che sia talmente evidente che così sia più gestibile il fenomeno che accetto anche la sfida che voi mi avete posto, sono sicuro che queste soluzioni siano migliori del neonomadismo che avete proposto.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Boschini.

Non ho altri iscritti in dibattito generale. Apro la fase delle dichiarazioni di voto congiunte su articolo e emendamenti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Ne approfitto anche in dichiarazione di voto per spiegare perché intervengo. Vede, consigliere Boschini, io non avevo presentato alcun emendamento su questo progetto di legge dopo che avevamo discusso gli emendamenti in Commissione, peccato che qualcuno ha fatto una "furbata", perché ci siamo lasciati alla fine della seduta - e io l'ho chiesto al presidente - con l'impegno che avremmo iniziato alle 14.00 con le interpellanze, si sospendeva, si riprendeva alle 15.00 con il rappresentante dell'EFSA e alle 16.00 si iniziava il tema del campo nomadi. È tanto vero, signora presidente, che la stessa cosa si è ripetuta in Ufficio di Presidenza su richiesta della presidente e nessuno ha obiettato. Non sono state ritirate delle interpellanze perché, consigliere Boschini, se fosse informato bene saprebbe che io su quelle interpellanze ho provveduto ad accettare la risposta scritta questa mattina alle 9.35, quindi in fase precedente a quella in cui si è discussa la procedura da seguire. Si è voluta fare una furbata approfittando, anche perché l'avevo rappresentata alla Presidenza la mia impossibilità ad intervenire se non dopo le ore 17.30, infatti puntualmente alle 17.30 sono arrivato. Dopodiché è evidente che "a brigante, brigante e mezzo", non c'è qualcuno che è più furbo degli altri qui dentro, se si fanno i patti, si rispettano i patti. Avete voluto togliermi venti minuti di discussione generale più cinque minuti di dichiarazione di voto, allora adesso vi prendete dieci minuti per articolo più cinque minuti di dichiarazione di voto, più le dichiarazioni di voto finali. L'ho già detto due volte che tra intelligenza e furbizia c'è una distinzione; io preferisco stare con gli intelligenti, altri con i furbi.

Per poi invece rispondere sul motivo per cui io voto contro, vede, consigliere Boschini, lasciamo perdere se vi sono dei comuni inadempienti o meno a livello di adozione di POC e di approvazione di POC perché è un lungo elenco; bastava aggiungere "o degli strumenti urbanistici vigenti", perché vi sono comuni che non hanno adottato il POC, ma che adottano tuttora varianti al PRG, anche in questo periodo. Avere aggiunto questa specificazione cosa avrebbe voluto dire? Che se uno non era in grado per motivi suoi... perché per avere il POC bisogna prima avere il PSC, ma vi sono dei comuni capoluogo che non hanno il PSC. Li governate tutti voi i comuni capoluogo di questa regione, allora date una svegliata ai vostri, non è colpa mia; governate tutti i capoluogo meno Parma, ma a Parma lo stanno adottando, se non ho capito male. Molto semplicemente mi sono permesso di fare questa osservazione.

Come mi permetto di farne un'altra, consigliere Boschini: non sarà il presidente della Provincia a decidere, perché, come le è noto... Lei ha detto: "mi dispiace per il presidente della Provincia, se non vuole, non lo faccia". No, non è un problema suo, il problema vero è che il problema è dei sindaci. Io penso che un amministratore che si pronuncia in un CAL avrà sicuramente sentito anche i suoi sindaci e probabilmente vi saranno dei sindaci che hanno fatto la processione dall'assessore Gualmini chiedendo di approvare velocemente questa legge, ma probabilmente ci saranno anche dei sindaci che dissentono da questa legge, penso che sia sufficientemente umano e anche politicamente comprensibile. Del resto non sono gli unici dissensi perché chiunque abbia udito, sul progetto di legge istituzionale, quanto hanno pronunciato i sindaci in sede di audizione, ha sentito sicuramente molte più critiche a quel progetto di quanti siano stati i consensi di alcune associazioni di categoria. Sarà anche umano, io penso, lasciare ai sindaci la possibilità di dissentire quantomeno, non essendo ancora in quello che dovrebbe essere un regime a tutti gli effetti. Il voto contrario è, quindi, rafforzato anche da questa idea. Lo dico sinceramente: io non vedo perché le soluzioni abitative debbano essere disciplinate dalla Giunta (parlo delle soluzioni abitative cosiddette "innovative" e della "sperimentazione"). A mio avviso, fatta salva la definizione che può dare la Giunta, o i caratteri generali che può dare la Giunta, sarebbe molto più corretto che quei tipi di soluzioni fossero chiaramente indicati, zona per zona, dai vari consigli comunali o dalle varie Giunte comunali, non essendo tutti i territori morfologicamente uguali.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Rispetto alle questioni urbanistiche ci fa piacere avere un orientamento che specifichi certamente quello di cui eravamo sicuri, cioè che non c'è alcun intento in questa legge che apra alla speculazione, certamente questo, però, non esclude che poi apra alla speculazione anche se l'intento non c'è, quindi quando abbiamo chiesto che si inserisse almeno una priorità alla proprietà demaniale pubblica, si poteva tranquillamente dire: "nel caso in cui i terreni non sono già di proprietà Rom e Sinti", invece nel caso in cui le aree sono da reperire la legge è manchevole, non dice come vanno reperite queste aree. Noi dicevamo: "area prioritariamente pubblica oppure da acquisirsi tramite il procedimento dell'esproprio", che non è poi un procedimento complesso quando le opere sono opere di interesse pubblico.

Non è chiarissima la questione - ma questa non è una questione, forse, che è stata giudicata centrale per questo tipo di legge, mi rendo conto che è una questione che si può giudicare non centrale - non è chiarissima la questione che le categorie di cui fanno parte le micro-aree si autodefiniscono, non è chiarissima, perché se mi viene detto che le micro-aree si autodefiniscono e quindi non ricadono in nessuna delle aree predefinite all'interno dei nostri PSC, mi vien da dire che vadano poi ad impattare e a cambiare anche il PSC, quando di fatto non dovrebbe essere così.

E' una serie di questioni che ci tengo a sollevare in modo che anche se non si è voluto, secondo me sbagliando, vincolare i sindaci più di così, però si eserciti particolare attenzione anche da parte dell'ente Regione e non si demandi questa cosa soltanto ai consiglieri comunali di opposizione, come ci è stato detto ai margini della Commissione, o comunque ai consigli comunali, per cui se un sindaco, nonostante noi gli abbiamo detto che queste micro-aree non comportano la variazione della classificazione urbanistica, varia lo stesso la classificazione urbanistica, poi verrà, tra virgolette, svergognato all'interno del consiglio comunale, ma sapete bene che molto spesso questo atto dello svergognare dura quel pomeriggio del consiglio comunale, poi la destinazione d'uso cambia comunque, quindi maggiori vincoli, secondo me, andavano imposti a monte, perché è anche vero che se non comportano la variazione, questo non significa che poi la variazione non si possa fare, credo che questo ce lo possa confermare anche il consigliere Boschini.

Un altro emendamento, su cui vorrei attirare l'attenzione perlomeno delle altre opposizioni e su cui credo che potremmo convergere, è quello sui carichi penali, ossia l'emendamento 21 con cui chiediamo che "alle soluzioni abitative dettate dalla presente legge non siano ammesse persone con precedenti penali o carichi pendenti per reati contro il patrimonio, contro la persona, oppure che siano state oggetto di un precedente provvedimento di allontanamento da altri luoghi del territorio nazionale, che non siano munite di regolare permesso di soggiorno o di altra idonea documentazione". Questo a maggior tutela della legalità e della sicurezza e anche perché in discussione sulla questione ERP abbiamo visto che certamente questi requisiti sono richiesti, quindi non vediamo perché non debbano essere in parte richiesti anche per l'accesso alle micro-aree per una maggiore tutela della questione della legalità. Segnalo, quindi, questo emendamento in particolare.

Certamente su questo articolo 3, per la mancata accoglienza di maggiori vincoli rispetto a quelle derive che, ricordo, sono derive che fanno parte dell'articolo 18 della legge 20/2000, voteremo contro.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, Presidente. Devo dire che attendo con una certa curiosità l'adozione delle prime varianti ai POC che non comportano variazioni di destinazione urbanistica, perché, come costrutto, voglio vedere come si potranno cimentare i tecnici dei vari uffici e dei vari assessorati in materia urbanistica e edilizia nel realizzare questo tipo di intervento. Devo dire che è una curiosità che probabilmente ci porterà anche al TAR, cosa che abbiamo già fatto su altre iniziative del Comune di Bologna più o meno analoghe che poi ci hanno visto vittoriosi, nel senso che il Comune addirittura, onde evitare di arrivare al giudizio di annullamento, ha ritirato le delibere. Quindi c'è una curiosità e in questo senso siamo anche abbastanza convinti del fatto che potrebbe generare un meccanismo incentivante un po' per tutti il fatto che si può intervenire sul POC senza una mutazione di destinazione urbanistica. Credo che sia una vicenda interessante e anche su questo presteremo attenzione a quello che ci dirà l'assessore Gualmini, alla quale devo una risposta così come la devo al consigliere Boschini.

L'interesse per quello che lei dice, assessore Gualmini, viene, glielo dico con sincerità, da quando lei dirigeva l'Istituto Cattaneo e ho sempre ritenuto molto interessanti le sue osservazioni. Mi appassionò una sua previsione. Devo dire che di previsioni ne ha azzeccate molte, cosa rara per un politologo, ma quella purtroppo non l'azzeccò, cioè che il Movimento 5 Stelle si sarebbe fatto un boccone solo di SEL. Purtroppo non ci è andata bene, però le altre per noi furono, invece, tutto sommato, positive. Diede anche sette e mezzo, a quell'intervista, Grillo, se non mi ricordo male, e cinque e mezzo a Berlusconi, che è quasi un'eresia dare cinque e mezzo a Berlusconi.

Invece al consigliere Boschini voglio dire questo: quando governavamo a Bologna, non troppo tempo fa, con l'assessore Pannuti approvammo un regolamento che introduceva il meccanismo in base al quale dopo 60 giorni dovevano, con un neologismo che forse può non piacere, ma non vuole essere offensivo, "nomadare via", vale a dire sloggiare, smammare, levarsi dai territori. 60 giorni fu una mediazione perché l'ala moderata voleva 120 giorni, l'ala un po' più arrabbiata - di cui, è inutile dirlo, io facevo parte - proponeva 15 giorni e alla fine trovammo una mediazione a 60 giorni. Devo dire che fu una stagione tutto sommato positiva e felice, anche le Forze dell'ordine espressero una valutazione tutto sommato non negativa rispetto a questo provvedimento proprio perché non si creavano delle sacche di permanenza che invece ormai da tempo erano radicate. Questo glielo dico perché lei, in maniera un po' provocatoria e polemica, ma con onestà intellettuale anche in questo caso, ci ha detto: "ma, insomma, venite a dirci che cosa vorreste fare?", allora ho voluto provare a rispondere.

Ovviamente continueremo la nostra linea di esprimere voto favorevole rispetto agli emendamenti di Foti, che non ha bisogno che io spezzi una lancia a suo favore, devo però dire che ha ragione, avevamo concordato un altro modulo di procedura interna al Consiglio odierno e quindi, così come dice Boschini, il dibattito può risultare un po' appesantito, però devo dire che su diverse cose ho apprezzato le posizioni espresse dal collega Foti.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

Se nessun altro chiede di intervenire in dichiarazione di voto, passiamo alla votazione con dispositivo elettronico degli emendamenti che insistono sull'articolo 3.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 6, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

36

Assenti

 

14

Votanti

 

35

Favorevoli

 

10

Contrari

 

23

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 6 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 7, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

10

Contrari

 

25

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 7 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 8, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

10

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 8 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 9, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

9

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 9 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 32, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

9

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 32 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 33, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

10

Contrari

 

25

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 33 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 10, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

9

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 10 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 34, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

10

Contrari

 

26

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 34 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 35, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

11

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 35 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 11, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

11

Contrari

 

26

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 11 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 36, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

42

Assenti

 

8

Votanti

 

41

Favorevoli

 

12

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 36 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 12, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

10

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 12 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 37, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

42

 

Assenti

 

8

Votanti

 

41

Favorevoli

 

12

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 37 è respinto.

Ora abbiamo gli emendamenti 13 e 38 che sono uguali e quindi procediamo ad un'unica votazione.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 13, a firma del consigliere Daniele Marchetti, e dell'emendamento 38, a firma del consigliere Foti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

11

Contrari

 

27

Astenuti

 

2

 

Gli emendamenti 13 e 38 sono respinti.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 14, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

13

Contrari

 

25

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 14 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 19, seconda stesura, a firma della consigliera Gibertoni, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

38

Favorevoli

 

28

Contrari

 

10

Astenuti

 

--

 

L'emendamento 19, seconda stesura, è approvato.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 15, a firma del consigliere Daniele Marchetti, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

12

Contrari

 

26

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 15 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 17, a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli, Sassi, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

1

Contrari

 

37

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 17 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 20, a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli, Sassi, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

1

Contrari

 

36

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 20 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'emendamento 21, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni, Sassi, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

13

Contrari

 

22

Astenuti

 

2

 

L'emendamento 21 è respinto.

Si proceda alla votazione dell'art. 3, così come emendato, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

25

Contrari

 

13

Astenuti

 

--

 

L'art. 3 è approvato.

Passiamo all'articolo 4, sul quale insistono due emendamenti: l'emendamento 39 a firma del consigliere Foti e l'emendamento 40 sempre a firma del consigliere Foti.

Apro la discussione generale congiunta sull'articolo e sugli emendamenti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. L'articolo in esame, al comma 2, francamente risulta abbastanza difficile da condividere perché indirettamente, anche se con una espressione abbastanza capziosa cerca di voler introdurre il concetto che i consultori familiari in un qualche senso devono fungere anche da servizio di controllo nascite - quasi una pianificazione delle stesse – e a mio avviso, per come è scritta, è abbastanza censurabile perché è evidente che, per quanto riguarda le donne nomadi, vi sia l’accesso ai servizi né più né meno come tutte le altre persone che risiedono sul territorio regionale, ma qui si scrive una norma speciale quasi a voler far capire che senza il supporto del consultorio familiare le interessate non sarebbero in grado di provvedere a se stesse. In buona sostanza vi è il ribaltamento dell’opportunità. Quella che per molti diventa un’opportunità, qui diventa una formula quasi di attività precipua delle aziende sanitarie che devono per queste persone preoccuparsi. Mi pare una discriminazione fondata per com’è scritta, perché – torno a ripetere – quelle norme che sono di generale applicazione non si vede per quale motivo debbano essere riproposte anche in modo abbastanza capzioso ed equivoco in altri provvedimenti di legge. L’accesso ai consultori familiari è forse impedito a chicchessia? Non mi risulta. Che senso ha questo favorire l’accesso? Oggi l’accesso non è consentito, non è favorito o è favorito solo per alcuni a danno di altri? Le parole, soprattutto in leggi che dovrebbero avere come loro stella polare il fatto di rimuovere le discriminazioni, quantomeno non dovrebbero servire a crearne di nuove. Io francamente non mi ci ritrovo in questa espressione, che pure è espressione che riguarda un tema delicato, così come – vedete – anche all’articolo 1 c’è un retro-pensiero, perché si dice che la Regione promuove l’educazione alla salute e l’adozione di stili di vita sani e garantisce l’accesso alle prestazioni sanitarie a rom e sinti – in realtà è a tutti – in conformità con quanto previsto dalla normativa vigente, che non è normativa di settore ma normativa generica, in base alla loro specifica condizione giuridica. Francamente la frase “in base alla loro specifica condizione giuridica” mi apre dei dubbi fondati. Che cosa significa? Significa che devono essere cittadini italiani? No. Significa che se hanno dei carichi pendenti non possono accedervi? Francamente l’emendamento che è stato presentato – voi lo avrete visto – non è un emendamento di principio, ma di forma e che diventa anche di sostanza. Posso anche dire che ha senso fino alla normativa vigente. Criticabile è il fatto che si dica che garantisce l’accesso alle prestazioni sanitarie rom e sinti, perché in realtà la Regione deve favorire, e favorisce, l’accesso alle prestazioni sanitarie a tutti, ma al di là di questa norma, che quindi... Sono dieci minuti, se non sbaglio.

 

PRESIDENTE (Soncini): Sono cinque minuti perché gli emendamenti sono due.

 

FOTI: Se sono due, ne ho cinque per ogni emendamento. Veda lei.

 

PRESIDENTE (Soncini): Discussione generale cinque minuti fino a due emendamenti.

 

FOTI: Va bene.

 

PRESIDENTE (Soncini): Articolo 93, terzo comma, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Solo perché l’argomento usato dal consigliere Foti non è gradevolissimo e sentirsi dare dei malthusiani non mi è piaciuto. Ci tengo a dire che dire a una persona che deve avere accesso ai consultori e ai servizi sanitari con una particolare attenzione alla procreazione responsabile mi sembra una formulazione estremamente rispettosa e attenta. Credo che il tema della procreazione responsabile sia caro a tutti. Subito dopo si dice che occorre assicurare l’accesso ai servizi che afferiscono la gravidanza, la nascita e il puerperio. A scanso di equivoci, leggo la raccomandazione del Consiglio, che lui mi ha più volte detto che non ho letto in Commissione: bisogna rimuovere qualsiasi ostacolo all’accesso al sistema sanitario accessibile al resto della popolazione, bisogna migliorare l’accesso a controlli medici, cure prenatali e postnatali e pianificazione familiare. Mi sembra che la formulazione usata dalla Commissione europea, che poi prosegue su altri aspetti inerenti, sia addirittura forse più problematica di quella che malthusianamente ci viene attribuita. C’è anche la parola… ormai il clima è svaccato, ne approfitto per dire che in realtà il tema dei bambini ci sta molto a cuore, perché quando prima il consigliere Bignami – scusate la battuta, ma così ci svegliamo - ci accusava di essere molto interessati a questo tema per il bene delle cooperative sociali, in realtà il motivo è che noi vogliamo che facciano tanti bambini perché poi li mangiamo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Boschini.

Chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto su ciascun articolo. Ogni gruppo ha a disposizione cinque minuti per la dichiarazione congiunta sugli articoli ed emendamenti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Rassicuro il consigliere Boschini che non avevo alcun recondito fine, soprattutto di illazioni nei suoi confronti. Consigliere Boschini, lei ha citato le direttive europee e spesso e volentieri non mi ci riconosco perché sono delle frasi fatte prive di significati concreti ma che alludono sempre ad altri temi sottesi. Si sta, e lei dovrebbe esserne abbastanza cosciente sul punto, diffondendo un modo strumentale per dire in altro modo ciò che non si ha il coraggio di dire in un modo diverso. Penso che il termine “pianificazione” cui lei prima ha fatto riferimento è molto più serio sotto questo profilo perché dice chiaramente che dato che questi hanno il vizietto di far troppi figli, allora forse è meglio una forma di pianificazione. Torno a ripetere che non mi ritrovo, e lo dico sinceramente, nel fatto che uno debba accedere alle prestazioni sanitarie in base alla specifica condizione giuridica. In base alla specifica condizione giuridica la persona che accede alle prestazioni sanitarie viene accettata o meno dal servizio sanitario nazionale in quanto ne abbia titolo. È una cosa diversa il voler scriverla in questo modo. Capisco che ci debbano essere anche dei suggeritori della buca, che sono i funzionari, che devono continuare a fare questo inverecondo lavoro, quantomeno antipatico. Il consigliere Boschini non ha bisogno sicuramente dei suggerimenti di nessuno. Non lo avrà neanche sentito ma io l’ho visto e non sono stato il solo. Dato che una vicenda del genere è già capitata in Commissione, penso che a volte a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si prende. Dopodiché dobbiamo decidere solo, signor Presidente dell’Assemblea, se li richiama lei o li facciamo tacere noi. I funzionari all’interno dell’Assemblea hanno titolo, ma quando stanno dalla parte del pubblico o dalla parte della stampa non hanno titolo né per commentare i discorsi dei Consiglieri che stanno intervenendo né per suggerire ai relatori, che non ne hanno bisogno. Su questo argomento è già successo anche in Commissione e direi che repetita non iuvant.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Siamo in dichiarazione di voto. Non ci sono iscritti in dichiarazione di voto, perciò procediamo con la votazione.

Si proceda alla votazione dell’emendamento n. 39, a firma del consigliere Foti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

11

Contrari

 

27

Astenuti

 

1

 

L’emendamento 39 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 40, a firma del consigliere Foti, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

12

Contrari

 

29

Astenuti

 

1

 

L’emendamento 40 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’art. 4, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

30

Contrari

 

12

Astenuti

 

--

 

L’art. 4 è approvato. Sospendo la seduta. La Capigruppo è riunita in Sala A. A dopo.

 

(La seduta, sospesa alle ore 19,43, è ripresa alle ore 20,08)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

PRESIDENTE (Saliera): Riprendiamo i lavori del Consiglio.

Ricominciamo con l’esame dell’articolo 5, su cui insistono gli emendamenti 26, a firma dei consiglieri Sensoli, Boschini, Taruffi, Calvano e Caliandro e 41, 42 e 43 a firma del consigliere Foti.

Apriamo la discussione in dibattito generale congiunto sia sull’articolo 5 che sugli emendamenti appena elencati.

Un’informazione: nella riunione dei Capigruppo si è deciso, in termini di tempi, di proseguire fino alla conclusione dei lavori su questo progetto di legge e di procedere con votazione per alzata di mano.

Non registro nessun iscritto in dibattito generale.

Chiedo se ci sono interventi per dichiarazione di voto congiunta sull’articolo 5 e sugli emendamenti. Ricordo che i Consiglieri hanno a disposizione 5 minuti per Gruppo.

Nessuna dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’emendamento 26 a firma Sensoli, Boschini, Taruffi, Calvano e Caliandro.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 26 è approvato.

Gli emendamenti 41, 42 e 43 sono preclusi dall’approvazione dell’emendamento 26.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’articolo 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’articolo 5 è approvato.

Apro il dibattito generale sull’inserimento di un nuovo articolo, emendamento 16, a firma Daniele Marchetti.

Non ci sono iscritti.

Apro la fase di dichiarazione di voto.

Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’emendamento n. 16 a firma Daniele Marchetti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 16 è respinto.

Apro il dibattito generale sull’inserimento di un nuovo articolo, emendamento 27, a firma dei consiglieri Sensoli, Boschini, Taruffi, Caliandro, Foti e Calvano.

Non ci sono iscritti.

Apro la fase di dichiarazione di voto.

Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’emendamento 27.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 27 è approvato.

Apro il dibattito generale sull’articolo 6 e sull’emendamento 25 a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano e Caliandro.

Non ci sono iscritti.

Apro la fase di dichiarazione di voto.

Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’emendamento 25.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 25 è approvato.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’articolo 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’articolo 6 è approvato.

Apro il dibattito generale sull’articolo 7.

Non ci sono iscritti.

Apro la fase di dichiarazione di voto.

Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’articolo 7 su cui non insiste alcun emendamento.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’articolo 7 è approvato.

Passiamo all’articolo 8.

Sull’articolo 8 insistono gli emendamenti 44 e 45 a firma del consigliere Foti.

Apro il dibattito generale solo sull’emendamento 44 e sull’articolo 8, perché, ai sensi dell’articolo 95 del Regolamento, l’emendamento 45 è inammissibile.

Non ci sono iscritti.

Apro la fase di dichiarazione di voto.

Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’emendamento 44 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 44 è respinto.

Metto in votazione, per alzato di mano, l’articolo 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’articolo 8 approvato.

Apro la fase delle dichiarazioni di voto finali sull’intero testo di legge.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si procede alla votazione dell’intero testo di legge, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

32

Contrari

 

10

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Saliera): Proclamo approvata la legge riguardante: «Norme per l’inclusione sociale di rom e sinti.»

Il Consiglio è convocato per domani alle ore 10.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 20,19

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l’assessore Patrizio BIANCHI e il consigliere Andrea BERTANI.

 

Ha altresì partecipato alla seduta il dott. Bernhard Url, Direttore esecutivo di EFSA.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 721 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Norme per l'inclusione sociale di Rom e Sinti".”

 

Votazione emendamento 1, a firma Marchetti Daniele

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 28

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Fabio RAINIERI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 28, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Fabio RAINIERI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 22, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Calvano, Caliandro

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Fabio RAINIERI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione articolo 1

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 29

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Fabio RAINIERI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 29, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 28

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 7

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 23, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano, Caliandro, Foti

 

Presenti: 42

 

Favorevoli: 32

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Tommaso FOTI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 9

Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 8

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 18, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni, Sassi

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 30

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 7

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 30, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 42

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 8

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 24, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano, Caliandro

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 28

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Andrea ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 4, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti. 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 5, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 26

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione articolo 2

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 29

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Massimiliano POMPIGNOLI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 6, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 36

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 14

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Francesca MARCHETTI, Roberta MORI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 7, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 25

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 12

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Gian Luigi MOLINARI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Manuela RONTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 8, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Fabio RAINIERI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 9, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 9

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 32, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 9

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Andrea LIVERANI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 33, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 25

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 12

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI.

 

Votazione emendamento 10, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti 39

 

Favorevoli: 9

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Gabriele DELMONTE, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 34, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 26

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Fabio RAINIERI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 35, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Fabio RAINIERI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 11, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 26

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 36, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 42

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 8

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 12, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 37, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 42

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 8

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 13, a firma del consigliere Daniele Marchetti, ed emendamento 38, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 14, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 13

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CALIANDRO, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 25

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 19, seconda stesura, a firma della consigliera Gibertoni

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 28

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 2

Tommaso FOTI, Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 15, a firma del consigliere Daniele Marchetti

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 26

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 17, a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli, Sassi

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 1

Giulia GIBERTONI.

 

Contrari: 37

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Silvia PICCININI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 20, a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli, Sassi

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 1

Giulia GIBERTONI.

 

Contrari: 36

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Silvia PICCININI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 21, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni, Sassi

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 13

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 22

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 12

Pergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Silvia PICCININI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione articolo 3

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 25

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 13

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Palma COSTI, Silvia PICCININI, Andrea ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 39, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 1

Giulia GIBERTONI.

 

Non votanti:

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Andrea LIVERANI, Gian Luigi MOLINARI, Silvia PICCININI, Manuela RONTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione emendamento 40, a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 29

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 1

Giulia GIBERTONI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 7

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Silvia PICCININI, Manuela RONTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione articolo 4

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 30

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN,

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 7

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Palma COSTI, Silvia PICCININI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Votazione finale progetto di legge oggetto 721

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 32

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 10

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 7

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 721 Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Norme per l'inclusione sociale di Rom e Sinti".

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 1 il comma 2 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 2, al comma 5 le parole "del Direttore Generale" sono sostituite con "dell'Assessore".»

(Precluso)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 2, al comma 5 le parole "sono stabilite la composizione, i compiti e le modalità di funzionamento del tavolo." sono sostituite con "sono stabiliti i compiti, le modalità di funzionamento del Tavolo e la sua composizione che deve includere:

a) gli assessori ai Servizi sociali delle Province e delle Città Metropolitane o i loro delegati;

b) gli assessori ai Servizi sociali dei Comuni capoluogo di Provincia o i loro delegati;

c) tre consiglieri dell'Assemblea legislativa, di cui uno espressione della minoranza;

d) cinque rappresentanti di altrettante associazioni legalmente riconosciute e costituite delle comunità rom e sinte."»

(Precluso)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 2 dopo il comma 5 è inserito il seguente comma:

"6. Il Tavolo Tecnico regionale di cui al comma 5 è presieduto dall'assessore competente o da un suo delegato. La Giunta regionale riferisce annualmente all'Assemblea legislativa regionale sullo stato di attuazione della presente legge."»

(Respinto)

 

Emendamento 5, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 2 dopo il comma 6 è inserito il seguente comma:

"7. I componenti del Tavolo tecnico regionale di cui al comma 5 restano in carica fino alla scadenza della legislatura regionale. Tuttavia essi continuano le loro funzioni fino all'insediamento dei successivi. Ai componenti del Comitato non spettano rimborsi e gettoni di presenza. La Giunta regionale garantisce al comitato gli spazi e la logistica necessaria al funzionamento del Tavolo Tecnico regionale."»

(Respinto)

 

Emendamento 6, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, al comma 1 le parole "nel rispetto delle" sono sostituite con "tenendo in considerazione le"»

(Respinto)

 

Emendamento 7, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, al comma 1, lettera a), dopo le parole "sostengono" sono inserite le parole ", attraverso la loro progressiva dismissione,"»

(Respinto)

 

Emendamento 8, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, al comma 1, lettera a), dopo le parole "aree sosta" sono inserite le parole "e delle aree sosta a destinazione particolare"»

(Respinto)

 

Emendamento 9, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, al comma 1, lettera a), le parole "di cui all'articolo 4" sono sostituite con "di cui agli articoli 4 e 7"»

(Respinto)

 

Emendamento 10, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, al comma 1, la lettera b), è così sostituita "promuovono soluzioni residenziali alternative in linea con quelle già previste dalla normativa vigente per tutti gli altri soggetti che ne facciano richiesta;"»

(Respinto)

 

Emendamento 11, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, al comma 1, la lettera d) è abrogata.»

(Respinto)

 

Emendamento 12, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, il comma 2 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 13, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, il comma 3 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 14, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3, al comma 4, dopo le parole "di cui al comma 1" sono inserite le seguenti parole ", lettera a),"»

(Respinto)

 

Emendamento 15, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«All'articolo 3 dopo il comma 4 è inserito il seguente comma:

"5. La Giunta regionale, sentite le Province, le Città Metropolitane, i Comuni interessati e le loro Unioni, approva, con proprio atto, un programma di dismissione delle aree-sosta e delle aree- sosta a destinazione particolare"»

(Respinto)

 

Emendamento 16, a firma del consigliere Marchetti Daniele:

«Dopo l'articolo 5 è inserito il seguente articolo:

"Articolo 5 bis

(Istituzione della banca dati regionale delle morosità e delle insolvenze)

1. La Giunta Regionale istituisce, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, la banca dati regionale delle morosità e delle insolvenze cui avranno accesso telematica i Comuni singoli e associati.

2. La Giunta Regionale può con proprio atto, ampliare gli ambiti di operatività della Banca dati."»

(Respinto)

 

Emendamento 17, a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli, Sassi:

«All'articolo 3, dopo il comma 4 è inserito il seguente nuovo comma 5 secondo la formulazione seguente:

"2. La realizzazione delle microaree familiari di cui al comma 1, lettera b), è disciplinata da un programma comunale, approvato con apposita variante al Piano Operativo Comunale (POC), il quale individua, tra l'altro, le aree del territorio comunale idonee alla loro localizzazione all’interno degli ambiti di cui agli articoli A-10, A-11, A-12, A 24 dell'Allegato alla legge regionale 24 marzo 2000, n. 20 (Disciplina generale sulla tutela e l'uso del territorio). Le aree per la realizzazione delle microaree familiari di cui al comma 1, lettera b) dovranno appartenere al pubblico demanio o essere acquisite allo stesso mediante la procedura di esproprio. Non è ammessa l'acquisizione delle aree per la realizzazione delle microaree familiari di cui al comma 1, lettera b) attraverso gli accordi coi privati di cui all'articolo 18 della L.R. 20/2000."»

(Respinto)

 

Emendamento 18, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni, Sassi:

«All'articolo 2, il comma 3 è sostituito secondo la seguente formulazione:

"La Strategia regionale rappresenta il quadro di riferimento regionale per la programmazione degli interventi da attivare a livello territoriale; individua obiettivi, tempi, azioni e strumenti organizzativi e finanziari, in particolare ai fini del superamento progressivo delle aree sosta. La suddetta programmazione a livello territoriale avviene nell'ambito dei piani di zona distrettuali per la salute e il benessere, secondo le modalità indicate dalla legge regionale n. 2 del 2003 e dal Piano sociale e sanitario."»

(Approvato)

 

Emendamento 19, seconda stesura, a firma della consigliera Gibertoni:

«All'articolo 3, al termine del comma 4 dopo le parole: "per la concessione" è aggiunto il seguente periodo:

"dei contributi, dando priorità ai comuni o alle loro unioni che definiscono la programmazione degli interventi a livello territoriale di cui all’art. 2, comma 3. Tale programmazione può prevedere l'erogazione di servizi pubblici a favore delle microaree familiari collocate sul territorio rurale, tra cui la raccolta differenziata dei rifiuti e il trasporto scolastico. Nella definizione delle diverse soluzioni abitative, i Comuni attribuiranno di norma i costi per la realizzazione, gestione o uso ai destinatari, fatte salve eventuali misure da adottare in funzione della capacità economica degli stessi".

(Approvato)

 

Emendamento 20, a firma dei consiglieri Gibertoni, Sensoli, Sassi:

«All'articolo 3, dopo il comma 4 è inserito il nuovo comma 5 secondo la formulazione seguente:

"La Regione promuove la messa a disposizione presso le microaree di cui al comma 2 di adeguati strumenti per la raccolta differenziata o di isole ecologiche nonché la realizzazione di adeguate forme di sensibilizzazione per il loro pieno e corretto impiego da parte delle persone ivi insediate. Gli enti gestori delle attività di raccolta rifiuti accollano ai singoli occupanti le quote di competenza per il servizio da questi fruito."»

(Respinto)

 

Emendamento 21, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni, Sassi:

«Al termine dell'articolo 3 è inserito un nuovo comma secondo la formulazione seguente:

"Alle soluzioni abitative dettate dalla presente legge (micro aree, forme abitative tradizionali o auto costruzioni) non saranno ammesse persone con precedenti penali o carichi pendenti per reati contro il patrimonio e in quelli contro la persona o che siano stati oggetto di un precedente provvedimento di allontanamento da altri luoghi del territorio nazionale, che non siano munite di regolare permesso di soggiorno o di altra idonea documentazione."»

(Respinto)

 

Emendamento 22, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Calvano, Caliandro:

«All'articolo 1, al comma 3 dopo le parole: "rappresentanze regionali" sono inserite le seguenti parole: "legalmente costituite"»

(Approvato)

 

Emendamento 23, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano, Caliandro, Foti:

«All'articolo 2, al comma 2, dopo il periodo:

"La Strategia regionale è lo strumento di indirizzo e programmazione degli interventi per l'inclusione di rom e sinti e si articola nei quattro assi prioritari: abitare, salute, educazione e istruzione, formazione e lavoro"

aggiungere il seguente periodo:

"che vengono declinati anche secondo una prospettiva di genere".»

(Approvato)

 

Emendamento 24, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano, Caliandro:

«All'articolo 2, il comma 5, è sostituito dal seguente:

"È istituito un tavolo tecnico regionale con funzioni propositive e consultive, inerenti la predisposizione, il monitoraggio e l'aggiornamento della Strategia regionale, composto da rappresentanti di enti pubblici, di organizzazioni del volontariato, fondazioni, associazioni ed altri soggetti privati operanti nei settori oggetto della presente legge. Rappresentanti di queste tipologie di soggetti possono altresì essere di volta in volta invitati a partecipare a sedute del tavolo, in ragione della loro specifica competenza ed esperienza. La partecipazione al tavolo tecnico è a titolo gratuito e non è previsto il riconoscimento a favore dei componenti e degli invitati di gettoni di presenza o rimborsi spese. Con apposito atto del direttore generale competente sono stabilite la composizione, i compiti e le modalità di funzionamento del tavolo."»

(Approvato)

 

Emendamento 25, a firma dei consiglieri Boschini, Sensoli, Taruffi, Calvano, Caliandro:

«All'articolo 6, il comma 2 è sostituito dal seguente:

"2. Nel rispetto del principio di leale collaborazione, per la valutazione della presente legge le amministrazioni competenti si raccordano con la Regione, che si avvale altresì del contributo del Tavolo tecnico regionale di cui al comma 5 articolo 2 della presente legge".»

(Approvato)

 

Emendamento 26, a firma dei consiglieri Sensoli, Boschini, Taruffi, Calvano, Caliandro:

«All'articolo 5, il comma 5 è abrogato»

(Approvato)

 

Emendamento 27, a firma dei consiglieri Sensoli, Boschini, Taruffi, Caliandro, Foti, Calvano:

«Dopo l'articolo 5 è inserito il seguente nuovo articolo:

"Articolo

Modifiche alla legge regionale 5 luglio 1999, n. 13 "Norme in materia di spettacolo"

Alla legge regionale 5 luglio 1999, n. 13 "Norme in materia di spettacolo", dopo il comma 4 dell'articolo 3 è aggiunto il comma seguente:

Nell'ambito delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento, di cui all'art. 9 della legge 18 marzo 1968, n.337, compete ai Comuni e alle loro Unioni, costituite ai sensi della legge regionale n. 21 del 2012, realizzare aree di sosta temporanee per operatori di spettacolo viaggiante, regolamentandone con propri atti l'accesso, l'utilizzo ed il concorso ai costi delle stesse."»

(Approvato)

 

Emendamento 28, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 1, al termine del comma 2, della presente legge, le parole ", anche avvalendosi del Centro regionale sulle discriminazioni istituito ai sensi all'articolo 9, comma 2 della legge regionale n. 24 marzo 2004, n. 5 (Norme per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati. Modifiche alle leggi regionali 21 febbraio 1990, n. 14 e 12 marzo 2003, n. 2)" sono abrogate.»

(Respinto)

 

Emendamento 29, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 2, al termine del comma 1, della presente legge, integrare ", prestando un'attenzione particolare alle esigenze e alle difficoltà delle donne e delle ragazze rom, che rischiano un'ulteriore discriminazione. A tal fine la Strategia regionale dovrà integrare una prospettiva di genere in tutte le politiche e le azioni volte a promuovere l'inclusione dei Rom."»

(Respinto)

 

Emendamento 30, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 2, il comma 4, della presente legge, è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 31, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 2, comma 5, della presente legge, le parole "privati competenti in materia di inclusione di rom e sinti." sono così modificate "organizzazioni del volontariato, iscritte nel registro regionale, che operano in favore dei nomadi".»

(Precluso)

 

Emendamento 32, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 3, comma 1, lettera a), della presente legge, le parole "di grandi dimensioni" sono abrogate.»

(Respinto)

 

Emendamento 33, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 3, comma 1, dopo la lettera a) della presente legge, è integrata la seguente lettera:

"a bis) promuovono, in via prioritaria, l'accesso agli alloggi convenzionali;"»

(Respinto)

 

Emendamento 34, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 3, comma 1, lettera b), ultima riga, della presente legge, le parole "disposto dai commi 2 e 3" sono così modificate "disposto dal successivo comma".»

(Respinto)

 

Emendamento 35, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 3, comma 1, la lettera c) è abrogata.»

(Respinto)

 

Emendamento 36, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 3, comma 1, lettera d), della presente legge, dopo le parole "anche sperimentali" integrare "ma nel rispetto della vigente normativa edilizia".»

(Respinto)

 

Emendamento 37, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 3, comma 2, della presente legge, le parole ". Le microaree non necessitano dell'approvazione di piani urbanistici attuativi (PUA), non comportano la variazione della classificazione urbanistica delle aree in cui sono realizzate e il mutamento della destinazione d'uso delle unità immobiliari esistenti eventualmente utilizzate." sono così modificate ", nel pieno rispetto della normativa urbanistica esistente".»

(Respinto)

 

Emendamento 38, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 3, il comma 3 della presente legge è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 39, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 4 della presente legge, al termine del comma 1, le parole ", in base alla loro specifica condizione giuridica" sono abrogate.»

(Respinto)

 

Emendamento 40, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 4 della presente legge, il comma 3 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 41, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 5, comma 2, della presente legge, le parole "promuovendo l'accesso non discriminatorio alle diverse opportunità formative anche attraverso misure individualizzate e personalizzate" sono così modificate "promuovendo misure atte a prevenire il fenomeno dell'abbandono scolastico".»

(Precluso)

 

Emendamento 42, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 5, comma 3, della presente legge, le parole "e la progettazione di idonei percorsi personalizzati." sono abrogate."»

(Precluso)

 

Emendamento 43, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 5, comma 5, della presente legge, le parole "realizzare aree di sosta temporanea per operatori di spettacolo viaggiante regolamentandone con propri atti l'accesso, l'utilizzo e il concorso ai costi delle stesse" sono così modificate "individuare le aree comunali disponibili per l'installazione dei circhi, dello spettacolo ambulante e dei parchi di divertimento così come previsto ai sensi della Legge 18 marzo 1968, n. 337 e successive modificazioni, concernente le disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante".»

(Precluso)

 

Emendamento 44, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 8 della presente legge, il comma 2 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 45, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 8, comma 2, della presente legge, le parole "ad avvenuto superamento delle aree sosta esistenti" sono così modificate "al 31 dicembre 2016" ed ancora, le parole "delle stesse" sono così modificate "delle aree sosta esistenti".»

(Inammissibile)

 

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Saliera - Soncini

Rancan - Torri

 

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