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32.

 

SEDUTA DI LUNEDÌ 27 LUGLIO 2015

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 1031

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'attivazione di un tavolo di confronto ed un'istruttoria pubblica sull'emergenza abitativa in ambito regionale. A firma del Consigliere: Taruffi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

TARUFFI (SEL)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

TARUFFI (SEL)

 

OGGETTO 1033

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per tutelare i lavoratori della azienda Silicart di Anzola, contrastando inoltre i processi di delocalizzazione dei siti produttivi regionali. A firma della Consigliera: Piccinini

(Ritiro)

PRESIDENTE (Soncini)

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 1023

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare, a fronte dell'aumento delle temperature e della conseguente siccità, per sostenere il settore agricolo, anche attraverso una assegnazione supplementare di gasolio per il funzionamento dei relativi impianti. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

FOTI (FdI)

CASELLI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 1030

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione relativa al procedimento di riapertura dell'Aeroporto "Ridolfi" di Forlì. A firma del Consigliere: Pompignoli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

POMPIGNOLI (LN)

DONINI, assessore

POMPIGNOLI (LN)

 

OGGETTO 1032

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la costituzione della Regione Emilia-Romagna, quale parte civile, nel processo denominato "Aemilia", e l'impiego delle eventuali somme ottenute a titolo di risarcimento dei danni. A firma dei Consiglieri: Mori, Caliandro, Calvano

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

MORI (PD)

MEZZETTI, assessore

MORI (PD)

 

OGGETTO 1007

Delibera: «Presa d’atto delle dimissioni da Consigliere regionale della signora Paola Gazzolo. Proclamazione della elezione a Consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, per surrogazione, della signora Katia Tarasconi.» (25)

(Approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

 

OGGETTO 544

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2014» (12)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

POLI, relatore della Commissione

POMPIGNOLI, relatore di minoranza

IOTTI (PD)

PETITTI, assessore

FOTI (FdI)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 907

Delibera: «Provvedimento generale di variazione al bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2015.» (Delibera dell'Ufficio di Presidenza in data 7 luglio 2015, n. 63) (26)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

PRUCCOLI (PD)

BERTANI (M5S)

 

OGGETTO 751

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni» (13)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

PRESIDENTE (Soncini)

ZAPPATERRA, relatrice della Commissione

PRESIDENTE (Rainieri)

POMPIGNOLI, relatore di minoranza

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

PICCININI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 544

Emendamenti oggetto 544

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,45

 

PRESIDENTE (Soncini): Dichiaro aperta la trentaduesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute

 

antimeridiana del 7 luglio 2015 (n. 27);

pomeridiana  del 7 luglio 2015 (n. 28);

antimeridiana del 14 luglio 2015 (n. 29);

pomeridiana   del 14 luglio 2015 (n. 30);

antimeridiana del 15 luglio 2015 (n. 31);

 

inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.

Se non ci sono osservazioni i processi verbali si intendono approvati.

 

(Sono approvati)

 

PRESIDENTE (Soncini): Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna la presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, ai sensi dell'articolo 65, comma 2 del Regolamento, e l'assessore Palma Costi.

Le comunicazioni prescritte ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento interno sono già state inviate a tutti i consiglieri, pertanto le do per lette.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula

 

OGGETTO 1031

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'attivazione di un tavolo di confronto ed un'istruttoria pubblica sull'emergenza abitativa in ambito regionale. A firma del Consigliere: Taruffi

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Diamo inizio ai nostri lavori con lo svolgimento delle interrogazioni di attualità a risposta immediata in Aula.

Oggetto 1031: Interrogazione di attualità a risposta immediate in Aula circa l'attivazione di un tavolo di confronto ed un'istruttoria pubblica sull'emergenza abitativa in ambito regionale, a firma del consigliere Taruffi.

Risponde il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Andrea Rossi.

La parola al consigliere Taruffi per illustrare l'interrogazione in oggetto. Prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

La necessità di questa interrogazione nasce dai fatti che ultimamente hanno riguardato la città di Bologna, con lo sgombero della sede Inps, nelle modalità con cui è avvenuta che tutti abbiamo avuto modo di vedere. Più in generale serve per evidenziare quello che ormai è un problema strutturale: la fragilità abitativa, che non riguarda solo ed esclusivamente la città di Bologna, ma la Regione nel suo complesso, quindi la necessità, secondo noi, di avviare, come peraltro da più parti è stato richiesto, un tavolo di confronto fra le istituzioni, innanzitutto per censire quelle che sono le emergenze in atto; quindi per trovare una risposta strutturale per cercare di andare incontro a quello che evidentemente non è, né può essere considerato, solo un problema di ordine pubblico, ma anche e soprattutto un problema di ordine sociale.

L'interrogazione nasce sì da questa necessità, ma serve anche a sottolineare come gli sgomberi che si sono susseguiti negli ultimi tempi – lo voglio sottolineare – siano stati condotti con modalità che lasciano quantomeno perplessi.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al sottosegretario Andrea Rossi per la risposta. Prego.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente.

Gentile consigliere, in relazione alla sua interrogazione, ricordiamo come nei primi mesi di questa legislatura la Giunta abbia approvato una serie di iniziative, alcune di carattere strutturale, altre più di impronta emergenziale, per dare risposta a quella che viene definita in senso lato fragilità abitativa.

Fra le prime misure di natura strutturale messe in piedi per rispondere ai bisogni dei nuclei in difficoltà, possiamo annoverare sia il nuovo regolamento relativo all'ERP, che ha l'obiettivo di favorire una maggiore mobilità a favore delle famiglie iscritte nelle liste d'attesa, sia l'approvazione in Giunta del programma per il recupero e l’efficientamento energetico degli alloggi ERP attualmente vuoti, che mette a disposizione complessivamente 40 milioni di euro.

Questo importante ammontare di risorse permetterà di raggiungere due distinti obiettivi. Il primo sarà aumentare la qualità degli alloggi da destinare alle famiglie, e il secondo sarà fornire immobili con ridotti consumi energetici, che purtroppo sono un’altra fonte di spesa elevata per i nuclei in difficoltà.

Non parliamo di misure astratte ma molto tempestive: le proposte dei Comuni dovranno arrivare in Regione entro il 9 agosto, ed entro il 18 settembre la Regione deciderà circa l'ammissibilità.

Ma non ci sono solo questi vanno ricordati anche i 12 milioni di euro del bando “giovani coppie”; ma soprattutto le delibere iscritte all'ordine del giorno di Giunta proprio di oggi, relativamente al riparto del “fondo affitto”. Il contributo statale di 8 milioni 700 mila euro è stato integrato da ulteriori 2 milioni 200 mila euro di risorse regionali, per un totale complessivo di 10 milioni 785 mila euro.

Dal 2014 è stato poi introdotto un nuovo fondo statale per la morosità incolpevole per aiutare i nuclei che hanno ricevuto uno sfratto. Si tratta di 4 milioni 300 mila euro per i comuni ad alta densità abitativa, che in Emilia-Romagna sono trentanove.

Sono dunque, come può vedere, quattro iniziative di grande importanza e di valore economico, che danno risposta concreta al problema della fragilità abitativa, a soli sei mesi dall'insediamento della Giunta. Oltre a questo, abbiamo già dato una risposta ufficiale proprio sull'aspetto che lei giustamente sottolineava, l’istituzione di tavoli interistituzionali per affrontare la sfida dell’emergenza.

Lo scorso 1° luglio è stato istituito, presso la Regione, un nuovo tavolo di coordinamento sulla casa, a cui partecipano tutti gli assessori di distretto con la finalità di dare avvio ad iniziative strategiche, tra cui tutte le questioni che riguardano, appunto, il settore delle politiche abitative e delle fragilità. Quest'organismo sarà affiancato da un tavolo tecnico permanente, le cui priorità sono, in primis, l'analisi del grado di incongruenze tra norme nazionali, regionali e comunali, al fine di semplificare le procedure ed evitare contrapposizioni burocratiche dannose per i comuni chiamati a rispondere in fretta ai bisogni abitativi; il monitoraggio dei fondi nazionali, in particolare i motivi di difficoltà di utilizzo del fondo di morosità incolpevole da parte dei comuni; la possibilità di individuare risorse europee per il tema della fragilità abitativa.

Infine, sempre sulla questione dell'emergenza, nel marzo 2015 la Regione Emilia-Romagna ha aderito al protocollo antisfratti promosso dalla prefettura di Bologna, che coinvolge tutti i comuni dell'area metropolitana di Bologna, con tribunali, sindacati, rappresentanti dei proprietari e degli inquilini, istituti di credito e/o fondazioni.

Le azioni messe in campo quindi sono molteplici ed operative su più fronti. Proprio per questo, per quanto riguarda l'occupazione, tra cui quella dell'ex sede Inps di Bologna, che lei cita, la nostra posizione è molto chiara: le occupazioni sono illegali e non costituiscono alcuna soluzione all'emergenza abitativa, benché ci facciano vedere con forza che il problema esiste.

La Giunta punta su un sistema coordinato di norme e di azioni che abbiano un respiro strategico, che siano orientate all'interesse generale e che si fondino su un sistema di regole valide per tutti. Le azioni dei servizi sociali nel caso di minori e di persone bisognose presenti in stabili occupati non dipendono direttamente dalla Regione ma dai comuni, cui spetta decidere come e se intervenire. Ma in contesti di illegalità, riteniamo che il primo obiettivo cui tendere sia il ripristino della legalità stessa.

La Giunta, dunque, sui temi che lei giustamente pone ha già risposto con un tavolo ad hoc dedicato alla fragilità abitativa, e per quanto riguarda l'avvio di un’eventuale istruttoria pubblica dichiara piena disponibilità.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

La parola al consigliere Taruffi per la replica. Ha quattro minuti, consigliere. Prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Siamo in parte soddisfatti della risposta del sottosegretario. Certo, le occupazioni sono il sintomo, come dicevamo, di un’emergenza ampia alla quale non si può rispondere solo con misure di ordine pubblico. Peraltro, nello sgombero che citavo i servizi sociali non sono stati allertati, quindi si è creata un’ulteriore situazione di difficoltà.

Visto che parliamo del tema, colgo l'occasione per esprimere in questa sede la più forte solidarietà al sindaco di Bologna, colpito ingiustamente, direi in modo assolutamente inopportuno, per quanto ci riguarda, da un provvedimento che definire poco sensato è forse poco, perché ha firmato un'ordinanza per riallacciare l'acquedotto, quindi consentire a delle persone di potere accedere all'acqua.

Credo che, da questo punto di vista, un intervento della Regione presso il Governo perché venga modificata la normativa sarebbe quanto mai auspicabile, perché non possiamo assistere in modo passivo a queste vicende.

Al netto delle tante valutazioni che si possono fare sul sindaco Merola, credo che la solidarietà in questo momento debba essere la più forte, la più ampia perché, poiché abbiamo sempre detto: “prima le persone”, un gesto come questo non può che essere condiviso pienamente. Dunque ripeto: solidarietà al sindaco Merola.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

 

OGGETTO 1033

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per tutelare i lavoratori della azienda Silicart di Anzola, contrastando inoltre i processi di delocalizzazione dei siti produttivi regionali. A firma della Consigliera: Piccinini

(Ritiro)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all'oggetto 1033: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per tutelare i lavoratori dell'azienda Silicart di Anzola, contrastando inoltre i processi di delocalizzazione dei siti produttivi regionali, a firma della consigliera Piccinini.

La parola alla consigliera Piccinini. Prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Questo question time intendeva sottoporre all'attenzione dell'Assemblea un problema presente ad Anzola, quello di una multinazionale che sta lasciando a casa cinquanta lavoratori. A seguito, però, di un presidio che si è effettuato giovedì sera da parte dei lavoratori, si è aperta una trattativa che è iniziata venerdì ed in corso in queste ore.

Al fine di evitare di interferire con il buon esito della stessa, ritiro il question time. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Piccinini, ne prendo atto.

 

OGGETTO 1023

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare, a fronte dell'aumento delle temperature e della conseguente siccità, per sostenere il settore agricolo, anche attraverso una assegnazione supplementare di gasolio per il funzionamento dei relativi impianti. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all'oggetto 1023: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare a fronte dell'aumento delle temperature e della conseguente siccità, per sostenere il settore agricolo, anche attraverso un'assegnazione supplementare di gasolio per il funzionamento dei relativi impianti, a firma del consigliere Foti.

La parola al consigliere Foti per illustrare l'interrogazione in oggetto. Prego.

 

FOTI: Grazie, signora presidente.

Com'è noto, questa stagione è contraddistinta da temperature effettivamente al di sopra di ogni media, addirittura non di questo ma anche del precedente secolo.

Il mondo agricolo già di per sé ha dei problemi, per esempio il comparto della raccolta del pomodoro è in grossa difficoltà, perché la carenza d'acqua sta indubbiamente incidendo sulla quantità e sulla qualità del prodotto. Vi è però un elemento altrettanto essenziale, che rappresenta un costo aggiuntivo per il mondo predetto, quello relativo al fatto che le quote di gasolio sono ormai abbondantemente terminate, conseguentemente vi è la grossa difficoltà da parte degli agricoltori ad accedere a quel regime di agevolazioni che consentiva di contenere i costi.

Voglio peraltro far notare all'assessore che, come è stato evidenziato da parte di Coldiretti, vi sono delle situazioni abbastanza difficili in tutta la Regione, proprio perché per riuscire ad innaffiare i campi così come gli stessi richiedono, sono stati consumati quantitativi di gasolio addirittura in misura doppia, se non in alcuni casi tripla, rispetto all'anno precedente.

Chiedo quindi alla Giunta se non abbia intenzione di intervenire al riguardo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie consigliere Foti.

La parola all'assessore Caselli per la risposta. Prego.

 

CASELLI, assessore: Grazie, presidente.

Gentile consigliere, a seguito del protrarsi delle condizioni meteo-climatiche con elevate temperature e scarse precipitazioni, stiamo completando l'istruttoria per l'adozione della delibera di Giunta regionale, come del resto abbiamo annunciato con un comunicato pubblicato sul sito della Regione il 23 luglio e ampiamente ripreso dalla stampa nei giorni scorsi. Con questa delibera, acquisito il parere della Consulta Agricola, ai sensi del decreto del 26 febbraio 2002 del Ministero delle politiche agricole e forestali, consentiremo alle aziende agricole di richiedere carburante agevolato supplementare.

La Consulta Agricola è prevista per mercoledì prossimo, quindi dopo poco giorni adotteremo la delibera di Giunta. La modulistica a corredo della domanda è già stata predisposta e gli adeguamenti del sistema informatizzato per la gestione del procedimento sono già in fase di test, in modo da essere operativi immediatamente, nei prossimi giorni. Nel frattempo, le aziende possono utilizzare il carburante già assegnato entro la data del 30 giugno con la tranquillità che la parte che avrebbero utilizzato più avanti nel tempo verrà loro integrata.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Caselli.

La parola al consigliere Foti per la replica. Ha quattro minuti, consigliere. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Sarò molto più breve, nel senso che l'interrogazione è caduta a fagiolo. Debbo dire che la risposta soddisfa ampiamente la richiesta dell’interrogazione, il cui senso era proprio quello di invitare la Giunta ad adottare l’atto deliberativo che consentisse l’utilizzo supplementare di gasolio.

Mi pare che l'assessore abbia assicurato che sia ormai questione di pochi giorni, quindi ritengo che, almeno sotto questo profilo, un aiuto concreto al mondo agricolo venga dato.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 1030

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione relativa al procedimento di riapertura dell'Aeroporto "Ridolfi" di Forlì. A firma del Consigliere: Pompignoli

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Oggetto 1030: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione relativa al procedimento di riapertura dell'aeroporto “Ridolfi” di Forlì, a firma del consigliere Pompignoli.

Risponde l'assessore Donini.

La parola al consigliere Pompignoli per illustrare l'interrogazione in oggetto. Prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Questa interrogazione è volta a chiarire i termini della vicenda legata soprattutto agli ottanta lavoratori che da due anni aspettano il ricollocamento, sebbene nel 2013 sia stato sottoscritto un accordo tra Regione Emilia-Romagna, Provincia e Camera di commercio di Forlì, avente ad oggetto il ricollocamento dei lavoratori dell'aeroporto di Forlì.

Sappiamo che il 24 luglio si è svolta una riunione tra sindacati e assessorato, alla presenza dell'assessore Donini, chiediamo di conoscere quali sono stati i termini della questione legati a quest'incontro, e sapere se effettivamente il ricollocamento di questi ottanta lavoratori sia possibile o meno.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pompignoli.

La parola all'assessore Donini per la risposta. Prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio il consigliere Pompignoli, anche se la mia risposta non potrà essere soddisfacente né per lei né per me. Lei ha posto una questione giustissima. Come richiamato dall'interrogante, la Regione si è fatta carico di sollecitare, peraltro più volte, insieme con il comune di Forlì e la provincia di Forlì-Cesena un incontro con Air Romagna, per conoscere, quindi divulgare e discutere, i programmi e gli impegni della società con riferimento alla riapertura dello scalo di Forlì. L'incontro, come lei giustamente ricordava, era fissato per il 24 luglio scorso, ma è stato disatteso da Air Romagna e conseguentemente non è ad oggi possibile dare evidenza di alcun esito.

Resta naturalmente intatto l'impegno della Regione a ricercare ogni strada per giungere ad un esito positivo ed in tal senso è in corso di definizione una nuova data di incontro. La nostra è stata una reiterata richiesta di vederci sia con le istituzioni locali sia con i soci di maggioranza e di minoranza dell'aeroporto di Forlì.

Colgo l’occasione per ricordare l'impegno che questa Amministrazione ha profuso nell'ambito del piano nazionale degli aeroporti, il cui DPR è attualmente in approvazione in Parlamento, e che non prevedeva l’aeroporto di Forlì tra quelli di interesse nazionale e che, a seguito di reiterate sollecitazioni da parte di questa Amministrazione, potrà essere incluso nel suddetto elenco, previa valutazione della sostenibilità economico-finanziaria del piano industriale della nuova gestione.

Ecco perché avendo noi fatto una battaglia per far sì che si potesse inserire successivamente ma tempestivamente nell'elenco degli scali nazionali, abbiamo il più che legittimo interesse di conoscere il piano industriale, le date di apertura ed ovviamente anche le potenzialità di funzionamento dello scalo.

Al momento della sottoscrizione del verbale di incontro tra Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Forlì, Camera di commercio di Forlì-Cesena e le organizzazioni sindacali, nel maggio del 2013, i lavoratori ex SEAF interessanti ad una ricollocazione erano trentanove, come giustamente lei ricordava, e quelli assunti dalle società di servizi, vigilanza, handling e ristorazione operanti nello scalo aeroportuale di Forlì erano trentacinque. L'accordo prevedeva che i sottoscrittori operassero congiuntamente per favorire il reimpiego dei lavoratori senza contenere promesse di un tempestivo ricollocamento. Per i lavoratori ex SEAF si è operato essenzialmente per verificare la possibilità di ricollocazione presso altre società partecipate dagli enti pubblici coinvolti, scontando una certa difficoltà per fare combaciare, direi quasi per fare attagliare le caratteristiche professionali dei lavoratori ex SEAF con i profili richiesti da alcune società partecipate, TPER, SAPIR, eccetera, o per i limiti alle assunzioni cui dovevano attenersi altre società, penso a FER.

Il nostro impegno rimane. È del tutto evidente che appena avremo notizie, le renderemo pubbliche a questo consesso. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Donini.

La parola al consigliere Pompignoli per la replica. Ha cinque minuti, consigliere.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta dell'assessore Donini. Capisco che AIR Romagna, che oggi è una società sostanzialmente privata, che si è aggiudicata il bando per la gestione della concessione trentennale dell'aeroporto di Forlì, abbia disatteso quest'incontro. In ogni caso, chiedo alla Regione di farsi parte attiva nel promuovere ulteriori incontri e per questo la ringrazio fin da subito.

D'altro canto, dopo due anni, è chiaro che non era previsto un termine in quello che era l'ambito di ricollocamento degli ottanta lavoratori, però sono passati due anni e questi lavoratori ad oggi sono privi di tutti gli ammortizzatori sociali che avrebbero loro consentito di potere soddisfare le esigenze retributive in questi mesi. Purtroppo, oggi si trovano senza alcun tipo di lavoro e senza alcuno spiraglio di luce attraverso il quale riuscire a trovare una situazione lavorativa stabile.

Vorrei che ci fosse una discontinuità rispetto alla Giunta Errani, che vedeva l’aeroporto di Forlì come fumo negli occhi rispetto all’aeroporto di Bologna. Errani aveva l'unico obiettivo di affossare l’aeroporto di Forlì. Spero che la Giunta Bonaccini non faccia questo tipo di errore. Noi riteniamo che l’aeroporto di Forlì sia un aeroporto strategico ed importante per la regione Emilia-Romagna, sia dal punto di vista strutturale. Come le ho detto recentemente, l’aeroporto di Forlì è dotato di una struttura organizzativa e non necessita di ulteriori finanziamenti per poterlo porre in essere in maniera funzionale, in maniera urgente, a differenza di quello di Rimini, che sappiamo benissimo che per metterlo in funziona occorrono circa 50 milioni di euro di finanziamenti.

A discapito di quelle che sono tutte le varie situazioni che si devono innescare in questi mesi, spero vivamente che l’aeroporto di Forlì torni a volare; spero altresì che tutti i lavoratori vengano riassunti all'interno di questo sito aeroportuale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pompignoli.

 

OGGETTO 1032

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la costituzione della Regione Emilia-Romagna, quale parte civile, nel processo denominato "Aemilia", e l'impiego delle eventuali somme ottenute a titolo di risarcimento dei danni. A firma dei Consiglieri: Mori, Caliandro, Calvano

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all'oggetto 1032: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la costituzione della Regione Emilia-Romagna, quale parte civile, nel processo denominato "Aemilia", e l'impiego delle eventuali somme ottenute a titolo di risarcimento dei danni, a firma dei consiglieri Mori, Caliandro e Calvano

Risponde l'assessore Mezzetti.

La parola alla consigliera Mori per illustrare l'interrogazione in oggetto. Prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

In considerazione del fatto che la Regione Emilia-Romagna da anni ispira la propria azione istituzionale e amministrativa alla promozione della legalità e della prevenzione e contrasto a tutte le mafie.

In considerazione delle numerose leggi regionali che si sono succedute per contrastare questo odioso fenomeno. In considerazione anche dell’istituzione dell’agenzia operativa della DIA, fortemente voluta dall’Assemblea legislativa regionale.

Considerato che i fatti oggetto dell’indagine sfociata nel processo “Aemilia” coordinata dalla DDA di Bologna hanno evidenziato come il fenomeno della malavita organizzata sia presente sul nostro territorio, e che l’attività criminosa non solo arrechi ingenti danni d’immagine e concrete perdite patrimoniali, ma disintegra il tessuto connettivo sociale delle regioni in cui si radica.

In considerazione dell’impegno personale del presidente Bonaccini, della presidente Saliera e dell’esecutivo regionale affinché il processo “Aemilia” si svolga sul territorio regionale e delle intenzioni dichiarate di costituirsi parte civile.

Valutato anche che i sindaci della provincia di Reggio Emilia, nella seduta del 22 luglio 2015, hanno deliberato all’unanimità la costituzione di parte civile della Provincia nell’ambito del processo “Aemilia”.

In considerazione di un fatto molto grave avvenuto a Reggio Emilia martedì scorso, ossia dell’atto vandalico contro la sede del Centro documentazione sulle mafie, gestito dal centro “Papa Giovanni XXIII”.

Per tutto questo e per la necessità di tenere monitorato con rigore e formalità questo processo di forte partecipazione della Regione Emilia-Romagna a questo percorso, si chiede se la Regione intenda costituirsi parte civile in atti, e come intenda impegnare le eventuali somme ottenute per il risarcimento dei danni. Grazie per la disponibilità.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Mori.

La parola all'assessore Mezzetti per la risposta. Prego.

 

MEZZETTI, assessore: Grazie, presidente.

Rispetto alla richiesta avanzata dai consiglieri Mori, Caliandro e Calvano, informo l'Assemblea legislativa che la Giunta, con propria deliberazione n. 895 del 13 luglio 2015, ha deciso di intervenire nel processo penale pendente avente la Procura della Repubblica di Bologna, DDA, cosiddetta “Aemilia”, in qualità di persona offesa, salvo costituirsi parte civile ad esito dell'udienza preliminare, conferendo incarico di rappresentanza e difesa all'avvocato Alessandro Gamberini del foro di Bologna.

Ciò ha consentito all’avvocato Alessandro Gamberini di ottenere l'autorizzazione ad avere copia degli atti relativi al procedimento, passaggio necessario al fine di potere verificare la legittimazione della Regione Emilia-Romagna a costituirsi parte civile rispetto ai reati che saranno oggetto di rinvio a giudizio e che, aggiungo io, potrà essere definito soltanto dopo la prima udienza preliminare.

Il percorso intrapreso per la costituzione di parte civile nel procedimento “Aemilia” è per la Regione e per la comunità che rappresenta un ulteriore e significativo elemento concreto ed evidente, nel solco di quanto diceva testé la consigliera Mori, di voler essere protagonista, in armonia con i principi costituzionali, nella promozione dell'ordinata convivenza e della legalità, e nella lotta contro i fenomeni di infiltrazione mafiosa nel nostro territorio.

In merito alla richiesta di come la Regione intenda poi impegnare le somme eventualmente ottenute per il risarcimento dei danni provocati all'immagine e alla collettività regionale, possiamo anticipare, nel caso in cui andasse a buon fine, che queste andranno a rafforzare e incrementare tutte le azioni concrete e costanti che sono sinora state intraprese attraverso l'applicazione delle normative regionali esistenti, in particolare dando ulteriore forza agli strumenti previsti dalla legge regionale n. 3 del 2011, e cioè in particolare gli accordi sottoscritti per sostenere le attività realizzate dagli enti locali del nostro territorio regionale, dalle scuole, dalle università, dalle associazioni, dalle organizzazioni del volontariato, e per il recupero e il riutilizzo dei beni confiscati.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Mezzetti.

La parola alla consigliera Mori per la replica. Ha quattro minuti, consigliera.

 

MORI: Grazie, presidente.

Ringrazio l'assessore Mezzetti per la risposta, ritenendomi – credo anche a nome dei colleghi sottoscrittori della richiesta – molto soddisfatta, perché è assai importante che il processo “Aemilia” si consideri uno strumento non solo processualmente e giuridicamente rilevante com’è, ma anche un momento di grandissima promozione culturale dei principi di legalità e della progettualità di cui la Regione Emilia-Romagna da tempo è protagonista e titolare.

Sui temi della legalità e nella lotta contro le mafie, la partigianeria strumentale non deve assolutamente esistere, ma la Regione in questo caso rappresenta la volontà comune, la sintesi migliore delle istituzioni che vogliono combattere e – speriamo – cancellare questo fenomeno così odioso.

In tal senso mi dichiaro soddisfatta. Rispetto al prosieguo e allo svilupparsi del processo, se l'assessore vorrà renderci edotti man mano che ci saranno dei passaggi significativi, noi lo ringraziamo fin d'ora per la cortesia e per rendere pubblico il significato di questa nostra presenza nel processo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Mori.

 

OGGETTO 1007

Delibera: «Presa d’atto delle dimissioni da Consigliere regionale della signora Paola Gazzolo. Proclamazione della elezione a Consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, per surrogazione, della signora Katia Tarasconi.» (25)

(Approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Procediamo con l'ordine del giorno dell'Assemblea.

Nomino scrutatori i consiglieri Valentina Ravaioli, Luciana Serri e il consigliere Stefano Bargi.

Procediamo con l’oggetto 1007 dell’ordine del giorno.

La consigliera Paola Gazzolo (con lettera datata e pervenuta il 21 luglio 2015) ha presentato formali irrevocabili dimissioni dall'Assemblea legislativa.

Invito l'Assemblea a prendere atto delle predette dimissioni con votazione per alzata di mano.

 

(con votazione per alzata di mano, all’unanimità dei presenti, l’Assemblea prende atto

delle dimissioni da Consigliere regionale rassegnate dalla signora Paola Gazzolo)

 

PRESIDENTE (Soncini): Preso atto delle dimissioni da Consigliere regionale rassegnate dalla signora Paolo Gazzolo, è doveroso ora procedere alla proclamazione del consigliere subentrante e, pertanto, richiamo alcune delle disposizioni contenute nell'articolo 14 (Surroghe) della legge regionale 23 luglio 2014, n. 21 (Norme per l'elezione dell'Assemblea legislativa e del presidente della Giunta regionale) “1. Se in corso di legislatura, per qualunque causa anche sopravvenuta, si rende vacante un seggio dell'Assemblea legislativa, questo è attribuito al candidato che, nella graduatoria delle cifre individuali della medesima lista circoscrizionale cui il seggio era stato assegnato, segue immediatamente l'ultimo eletto. …”

Do atto che dal verbale dell'ufficio centrale circoscrizionale presso il tribunale di Piacenza, relativo all'elezione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna - anno 2014 - risulta primo dei candidati non eletti nella lista di quella circoscrizione avente il contrassegno PD - Partito Democratico e per la quale fu eletta la consigliera Paola Gazzolo, la signora Katia Tarasconi.

Proclamo dunque consigliere regionale dell'Emilia-Romagna, in sostituzione della dimissionaria consigliera Paola Gazzolo, la signora Katia Tarasconi e la invito, se è presente, a prendere posto tra gli altri consiglieri.

 

(entra la consigliera Katia Tarasconi)

 

PRESIDENTE (Soncini): Rendendomi interprete di tutta l'Assemblea legislativa, do il benvenuto alla nuova consigliera Katia Tarasconi e le auguro buon lavoro. L’Aula è quindi stata reinsediata nella sua completezza.

Rammento che, a termini dell'articolo 17, secondo comma della legge 17 febbraio 1968, n. 108 (Norme per l'elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto normale) cui fa rimando la citata legge regionale elettorale n. 21 del 2014, nessuna elezione può essere convalidata prima di 15 giorni dalla data della proclamazione. I consiglieri regionali divengono titolari dei diritti, dei doveri e delle prerogative inerenti la loro funzione secondo le leggi e lo Statuto regionale (articolo 1 del Regolamento interno).

 

OGGETTO 544

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2014» (12)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo quindi all’oggetto 544: Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Rendiconto generale della regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2014”. (Delibera di Giunta n. 455 del 27/04/2015).

Il testo n. 13/2015 è stato licenziato dalla commissione “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” nella seduta del 20 luglio 2015.

Il progetto di legge è composto da 12 articoli.

Il relatore della Commissione, il consigliere Poli, ha presentato relazione scritta.

Il relatore di minoranza, il consigliere Pompignoli, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il contingentamento del tempo considerato prevede per il relatore di maggioranza 30 minuti; per il relatore di minoranza 30 minuti; per la Giunta 45 minuti; per i gruppi: Partito Democratico 96 minuti; Lega Nord Emilia e Romagna 45 minuti; Movimento 5 Stelle 33 minuti; Forza Italia 24 minuti; Sinistra, Ecologia e Libertà 24 minuti; Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale 21 minuti; l'Altra Emilia-Romagna 21 minuti.

Do la parola al relatore di maggioranza, Roberto Poli. Prego.

 

POLI, relatore della Commissione: Grazie, presidente; buongiorno, cari colleghi.

Signora presidente, gentili consiglieri, con il consuntivo relativo all’esercizio finanziario 2014 si chiude la gestione amministrativa della IX legislatura.

Il rendiconto generale ha lo scopo di sintetizzare i risultati della gestione di bilancio individuando in modo definitivo le reali disponibilità finanziarie e patrimoniali della Regione, condizione indispensabile per elaborare le future previsioni e assumere le conseguenti decisioni.

Con il rendiconto l’Amministrazione regionale adempie ad un obbligo istituzionale che deriva dall’art. 68 dello Statuto.

Il rendiconto generale si compone di due parti: il conto finanziario che rappresenta i risultati della gestione delle entrate e delle spese e il conto del patrimonio che rappresenta le attività e le passività patrimoniali e finanziarie e i punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella del patrimonio.

Il bilancio consuntivo è stato esaminato per le parti di competenza da tutte le commissioni con la relativa espressione dei pareri ed è stato chiuso dalla commissione referente.

In base a quanto previsto dall’articolo 65 della legge regionale n. 40 del 15 novembre 2001, è presentata una relazione generale illustrativa dei dati consuntivi relativi sia al conto finanziario sia al conto del patrimonio.

Il bilancio dell’esercizio 2014 è predisposto sulla base delle previsioni iniziali e delle variazioni intervenute in corso d’anno, che ovviamente hanno determinato le previsioni definitive.

Il provvedimento di variazione più significativo è stato determinato in sede di assestamento (legge regionale n. 18 del 18 luglio 2014). Con l’assestamento si è provveduto alle integrazioni o modificazioni delle previsioni di entrata determinate dall’andamento degli accertamenti e della evoluzione normativa sia per la parte di entrate proprie sia per quelle derivanti da assegnazioni statali a destinazione vincolata e al conseguente adeguamento delle voci di spesa, alla programmazione finanziaria di interventi finanziati dalla Comunità Europea e alla copertura di oneri improcrastinabili ed urgenti derivanti da interventi considerati prioritari.

Le risorse che si sono rese disponibili sono derivate da maggiori entrate dovute in prevalenza all’incremento del gettito per recupero dell’evasione fiscale superiore alle previsioni di bilancio e da minori spese per interessi passivi sulle anticipazioni di cassa (operazione mai attivata), mancata contrazione di nuovi mutui, oneri sull’indebitamento regionale relativo alle spese di investimento autorizzate negli esercizi precedenti e finanziati con risparmio pubblico.

I principali interventi finanziari in sede di assestamento hanno riguardato la sanità, i consorzi fidi e quanto si è reso necessario per fare fronte alle pesantissime calamità naturali che hanno purtroppo colpito la nostra Regione.

Sul bilancio di competenza la variazione netta delle previsioni di entrata è di 1.362 milioni di euro, con un aumento di circa il 7,27 per cento rispetto ai 18.730 milioni della previsione iniziale, comprensive dell’avanzo di amministrazione.

Sulla spesa, la variazione netta rispetto alle previsioni è stata di 1.362 milioni di euro, con un aumento di circa il 7,27 per cento di quanto previsto a preventivo, comprensivo del saldo negativo dell’esercizio precedente, come previsto dall’articolo 34 della legge regionale n. 40 del 2001.

Occorre sottolineare le difficoltà dovute alle incertezze normative dopo la legge di stabilità 2014 e conseguenti al Decreto-legge n. 66/2014, che hanno inciso sulle entrate e ne hanno modificato l’entità rispetto alle previsioni, unitamente alla complessa applicazione dei principi di autonomia legati al Decreto n. 68 relativo alla legge sul “Federalismo fiscale”.

La scelta di non incrementare il debito evitando la contrazione di nuovi mutui ha determinato un conseguente minore indebitamento dell’ente e questo ha consentito di evitare interventi sulla leva fiscale.

Su questo aspetto, mi permetto una evidenziazione politica, per sottolineare che la Regione Emilia-Romagna è tra le Regioni a Statuto ordinario quella con un indebitamento pro capite più basso in rapporto al prodotto interno lordo regionale e, contestualmente, una delle regioni con gli standard più alti sul livello dei servizi resi disponibili per le nostre comunità.

Sul versante della spesa, come rilevato dalla Corte dei Conti, Sezione delle Autonomie, le misure di contenimento del debito pubblico nel comparto delle amministrazioni regionali negli ultimi anni (2008-2012) equivale ad una riduzione della capacità di spesa regionale pari al 17 per cento (circa 29 miliardi di euro in meno rispetto al 2009).

In questo quadro, ulteriormente segnato dalla difficile situazione economica e dalle manovre finanziarie che hanno ridotto in modo rilevante i trasferimenti alla regione, sono state individuate e garantite quattro priorità di spesa: le politiche socio-sanitarie e per l’assistenza alle persone; il sostegno al sistema delle imprese, anche per garantire la possibilità di accesso al credito; il consolidamento degli interventi relativi allo stato sociale; gli interventi per la cura del territorio con particolare riferimento ai danni provocati dal dissesto idrogeologico e dalle calamità naturali e per le aree colpite dal sisma del 2012.

Nel settore sanità, nel 2014 la, Regione Emilia-Romagna, come per gli anni precedenti, ha finanziato prestazioni non comprese nei livelli essenziali di assistenza (LEA), al fine di assicurare un’alta qualità dei servizi. La posizione di avanguardia e di primato nazionale della sanità dell’Emilia-Romagna negli ultimi quattro anni è sempre risultata prima nelle classifiche elaborate dal Ministero della salute sui livelli essenziali di assistenza e la più virtuosa per quanto riguarda i costi dei beni acquistati e dei servizi offerti.

Grazie a questi standard di eccellenza, il Patto per la salute 2014-2016 ha preso a riferimento proprio i parametri della sanità dell’Emilia-Romagna. Il Patto ha assegnato all’Emilia-Romagna, rispetto alla quota regionale prevista dal fondo sanitario nazionale, 180 milioni in più all’anno, che consentiranno investimenti in tecnologie e nuove assunzioni di medici e infermieri.

La rete ospedaliera è stata ammodernata con nuovi investimenti. Si è continuato a investire per diminuire ulteriormente i tempi di attesa di visite ed esami, e per garantire maggiore uniformità su tutto il territorio, da Piacenza a Rimini. Si è lavorato e si continua a lavorare per innovare il modello organizzativo.

Per le imprese, la Regione Emilia-Romagna ha continuato a mettere in campo ingenti risorse per fronteggiare la più grave crisi economica e sociale che abbia investito il Paese negli ultimi decenni.

Le risorse sono state destinate alla ricerca, all’innovazione e al trasferimento tecnologico, oltreché per la competitività e la qualità sistema imprenditoriale.

Utilizzo la parte finale di questa relazione per sottoporre all’attenzione dell’Assemblea alcuni ulteriori elementi di valutazione, a partire da una considerazione che non è solo tecnica, ma rappresenta un chiaro risultato conseguente a scelta politica: la Regione Emilia-Romagna ha rispettato gli obiettivi del patto di stabilità 2014 e solo 2 milioni di euro non sono stati utilizzati.

Inoltre, con il Patto di stabilità regionale abbiamo consentito alle province e ai comuni della nostra Regione di utilizzate 187 milioni di euro, oltre ai 20 milioni di euro per i comuni colpiti dal sisma.

Vi è stato anche un lavoro tra Regioni, nello specifico tra l’Emilia-Romagna e la Calabria, con la disponibilità di 22,5 milioni di euro.

La capacità di impegno e pagamento ha visto, per l’anno 2014, rispondere nella misura pari all’ 82 per cento di quanto impegnato. La Regione non ha altresì chiesto allo Stato anticipazioni in quanto priva di debiti. I tempi medi di pagamento, con esclusione del settore sanità, sono stati inferiori ai 30 giorni.

Il conto generale del patrimonio è costituito da due parti fondamentali: attività e passività finanziarie e patrimoniali comprensive delle variazioni derivanti dalla gestione del bilancio e di quelle verificatesi per qualsiasi altra causa; dimostrazione di punti di concordanza tra le contabilità del bilancio e quella patrimoniale.

Occorre segnalare che l’esercizio 2014 evidenzia nel conto generale del patrimonio un peggioramento pari a circa 290 milioni di euro.

Gli elementi positivi del risultato patrimoniale consistono in un aumento del fondo cassa, da 420 a 482 milioni di euro; un aumento dei residui attivi, da 4.790 milioni di euro a 5.364 milioni di euro; una diminuzione dei residui attivi perenni, da 520 milioni a 311 milioni di euro; un aumento delle partecipazioni azionarie, da 108 milioni a 142 milioni di euro.

Gli elementi critici consistono in una diminuzione dei beni mobili e immobili, da 488 milioni a 483 milioni di euro; un aumento dei residui passivi, da 4.333 milioni a 5.420 milioni di euro; l’aumento dei debiti a seguito dell’anticipazione passiva di cassa nel settore sanità per gli effetti dell’articolo del decreto-legge 35/2013, da 1.662 milioni a 1.740 milioni di euro.

Concludo richiamando il risultato finale di amministrazione, che è pari ad un avanzo “tecnico” di 425 milioni di euro, che, come sappiamo, non sono risorse “libere” da destinare.

Richiamo anche il parere della Sezione regionale della Corte dei Conti che, nelle considerazioni conclusive sulla legittimità e regolarità della gestione della Regione Emilia-Romagna nell’esercizio 2014, ha espresso un giudizio complessivamente positivo sulle modalità con le quali la Regione Emilia-Romagna ha operato nell’esercizio 2014, rilasciando un giudizio di parificazione del Rendiconto. L’analisi della Corte dei Conti è molto dettagliata ed approfondita, il che rafforza ulteriormente il valore del giudizio positivo.

In conclusione, il bilancio consuntivo ci dice di una Regione con i conti a posto, che, attraverso le proprie scelte politiche di ieri e le linee contenute nel bilancio preventivo 2015, può con forza e determinazione proseguire nell’attuazione del programma del presidente Bonaccini e della sua Giunta.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Poli.

La parola al relatore di minoranza, consigliere Pompignoli. Prego.

 

POMPIGNOLI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Abbiamo evidentemente due visioni diverse del Rendiconto finanziario 2014: il Partito Democratico lo vede positivamente, noi lo vediamo in modo assolutamente negativo.

Lo abbiamo analizzato, non abbiamo partecipato a quello che è stato il rendiconto 2014 perché molti di noi non erano presenti nella legislatura precedente.

I documenti che ci sono stati sottoposti, in particolare la relazione allegata al rendiconto 2014, sono la sintesi delle azioni intraprese e dei risultati ottenuti da questa Regione. In particolare, ci troviamo di fronte ad una documentazione piena di giustificazioni e permeata da una serie di incongruenze. In particolar modo, a pagina 6 della relazione si evidenziano maggiori entrate per quasi 1 miliardo di euro, ma poche pagine dopo si nega questa affermazione, asserendo che si sono avuti minori accertamenti di entrata, ovviamente assorbiti da economie di spesa, che forse andrebbero meglio tradotti in stralcio di insussistenza per 44 milioni, forse per mal gestione della programmazione, o forse per una scarsa e puntuale analisi dei lavori e delle commesse, o ancora per mancati pagamenti e deperimento del debito nei confronti di terzi. Dato che la relazione non fornisce alcuna descrizione, possiamo fare solo delle valutazioni intuitive.

La relazione della Giunta, sempre sulla linea delle giustificazione degli scarsi risultati, per cercare di dare una visione migliore in materia di contenimento della spesa, confronta periodi non omogenei, quasi a voler fornire il dato meglio presentabile a seconda che il periodo preso come riferimento sia quello che parte dal 2008 o quello che inizia dal 2010.

Proseguendo nella lettura, le informazioni e le descrizioni sono minimali, per esempio non vengono forniti il dato assoluto e la percentuale dei tagli subiti dalla Regione Emilia-Romagna per anno ed il confronto con le entrate conseguite, dato che sarebbe importante conoscere ma che viene solo descritto e fornito come macroaggregazione nazionale.

Suddividiamo entrate e uscite, e le spese. Le entrate di competenza, che si sostengono ridotte, risultano invece tutte consuntivate con risultati maggiori rispetto allo stanziamento iniziale. Tra queste purtroppo troviamo anche le entrate da accensione di mutui utilizzate in buona parte da questa Regione per chiudere i buchi della sanità regionale, punto che illustrerò nei prossimi minuti, ma che risulta particolarmente critico e che deve far riflettere per incongruenze tra spese a breve termine e voci di carattere pluriennale, che nel lungo periodo creeranno scompensi finanziari di non poca rilevanza.

La Regione, inoltre, mostra difficoltà di recupero dei residui attivi, altra posizione molto critica, in quanto da un lato si denota l’errore di programmazione e di visione d'insieme dell'economia della nostra Regione, poiché si chiede sempre di più al tessuto economico-sociale mediante l'ausilio di tasse dirette e indirette. Nel contempo, non esiste uno sforzo politico a supporto ed aiuto concreto e veloce per aziende e famiglie. Quanto illustrato è chiaramente dimostrato dagli indici allegati. L’indice di entrata dimostra, da un lato, la capacità di incasso e di controllo sull'inflazione; ma dimostra anche la difficoltà di pagamento da parte di chi deve ottemperare dal lato passivo, cioè il contribuente, al pagamento delle imposte. Infatti, alcune delle poste che compongono la base di calcolo del parametro sono superate. Parliamo di oltre 300 milioni di residui attivi con più di cinque anni di anzianità. Si tratta di entrate quasi totalmente inesigibili nel mercato odierno. Altro dato che conferma quanto asserito in precedenza, è rappresentato dal fatto che sui 300 milioni suddetti ad oggi la Regione è riuscita da ad incassare solo 5 milioni di euro, pari all'1,67 per cento. Se non si parlasse di un ente pubblico, ma di un'azienda privata, questi sarebbero milioni ormai considerati inesigibili e messi almeno al fondo svalutazioni crediti.

Abbiamo un dato che supporta l'affermazione che ho fatto poc'anzi: la Regione è stata costretta a stralciare 12 milioni di euro di crediti inesigibili. Questo è un dato più che altro imbarazzante.

La spesa. Anche per quanto riguarda la spesa, i risultati sono scarsi, ed è preoccupante leggere come lo stanziamento per le imprese sia ridotto di quasi 3 milioni sui numeri complessivi della Regione. Sicuramente, come valore assoluto parliamo di un dato che appare avere poca rilevanza, ma se letto in parallelo con altri indicatori di spesa, si evince come non si tenga in considerazione che le imprese sono il motore della Regione, ma anche le stesse che pagano Irap, Ires e Iva, le maggiori entrate dirette.

La Regione ha fissato nei propri obiettivi quattro aree economiche da sostenere nonostante i tagli nazionali. Si asserisce quindi che è strategico sostenere le politiche socio-sanitarie, il sistema delle imprese, le politiche sociali e il sostegno del salario, assieme agli interventi per la cura del territorio. Ma nel contempo, nei risultati d'esercizio, le imprese del territorio sono le aree dove risulta esservi meno efficienza di impiego e conseguimento di spesa.

Snocciolando i numeri della relazione scopriamo che la capacità di spesa sul comparto industriale è solo del 37,37 per cento; il sostegno all'occupazione è altrettanto basso, si è fermato infatti al 54,51 per cento; per Protezione civile ed emergenze le risorse impiegate non arrivano al 30 per cento. Quest'ultimo è un dato imbarazzante pensando a quanti italiani stanno aspettando gli aiuti promessi per tornare nelle loro case dopo il terremoto del 2012 ed i dissesti idrogeologici.

A pagina 29, è incredibile leggere come si cerchi di smentire che il residuo passivo sia indice di efficienza gestionale e capacità di realizzare gli impegni e quindi i progetti. Analizzando i conti del bilancio, è impossibile non notare come ci siano in quasi tutte le voci stanziamenti per pagamenti di opere, progetti, bandi e finanziamenti che hanno anche cinque anni di anzianità. Magari si tratta di spese già rendicontate ma non pagate alle aziende che hanno effettuato i lavori. Dietro questi numeri ci sono aziende e associazioni che risultano avere anche ingenti cifre per portare avanti, come finanziamenti, i propri progetti e attendono di essere pagate. Abbiamo la certezza che ci sono enti locali, aziende e cittadini che aspettano ancora i finanziamenti per i risarcimenti del dopo sisma e conseguenti alle alluvione e alle calamità naturali. Velocizzare i pagamenti sarebbe una iniezione di liquidità nel sistema.

Passando all'indice di cassa, che si riassume in un indicatore di capacità di pagamento, leggiamo dati preoccupanti su certe aree, come quella relativa alla solidarietà sociale (48,05 per cento), alla tutela e valorizzazione del territorio (23,39 per cento), alle politiche di sostegno per la casa (20,60 per cento), al comparto industriale e artigianale (17,63 per cento), al commercio (37,10 per cento), che si assestano su valori bassi, sotto la media regionale, pari al 69,82 per cento, come descritto – appunto – a pagina 35 della relazione. Si parla di capitoli che sono parte delle aree strategiche della regione Emilia-Romagna, come evidenziato anche dall'assessore Petitti nel corso della sua relazione.

I ritardi di capacità di pagamento sono evidenti, sebbene la Regione ricorra alle anticipazioni di cassa, e sebbene nel 2013 il Governo centrale abbia approvato la legge 124/2013, che ha incrementato il fondo di assicurazione della liquidità per 7,2 milioni per l'anno 2014, in merito a pagamenti certi, liquidi e esigibili fino all'anno 2013.

Capitolo importante sono i mutui. Sempre in un'analisi dell’equilibrio tra mezzi a breve termine che devono finanziarie spese a breve, e mezzi a lungo termine che devono finanziare spese a lungo termine, risulta illogico leggere che la Regione apra mutui per pagare disavanzi regionali, in particolare quelli creati dal comparto sanitario. Come fa il disavanzo del servizio sanitario a ripagare il mutuo che viene acceso per pagare i fornitori? E per quale motivo, nonostante i vari tagli operati da questa Regione a strutture e servizi con concomitante innalzamento del ticket nel 2014, l'Amministrazione ha dovuto nuovamente ricorrere a 140 milioni di attivazioni passive? In questo modo, si è passati da un saldo nel 2013 di 806 milioni di euro ad un saldo di 937 milioni nel 2014. Si tratta di uno squilibrio che molto presto non sarà più sostenibile ed attuabile, che dimostra come le azioni messe in atto dalla Regione, azioni oltretutto fortemente osteggiate dalla popolazione, non stiano producendo gli effetti necessari a sanare la situazione che, in base ai costi previsti iniziali, non vengono correttamente conteggiati.

Anticipo già che il voto a questo rendiconto sarà sicuramente contrario, perché quest'oggetto è un documento che dimostra l'incapacità di effettuare piani a lungo termine e valutazioni strategiche per sostenere i vari comparti socio-economici. Lascia sconcertati il fatto che in un periodo che dovrebbe garantire l'aggancio alla ripresa economica vi siano risorse risibili investite in settori che potrebbero essere strategici per creare lavoro. Insufficienti anche le misure che dovrebbero snellire la capacità di accedere ai finanziamenti da parte di persone e aziende colpite da calamità naturali nel corso di questi anni, le quali da troppo tempo si sentono abbandonate al loro destino.

Rimangono criticità nella lettura del disavanzo del comparto socio-sanitario, che viene mascherato da artifici contabili; mentre si fanno troppi riferimenti a crediti ormai datati ed inesigibili. Come ribadito in precedenza, se questa fosse un'azienda privata o un ente che davvero dovesse dare prova di efficienza, economicità e trasparenza, meriterebbe certamente un voto molto basso da parte dei cittadini. Sulla base di queste motivazioni, pertanto, noi voteremo contro il Rendiconto finanziario del 2014.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pompignoli. È aperto il dibattito generale.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Iotti. Ne ha facoltà.

 

IOTTI: Grazie, presidente.

È vero che i bilanci si possono interpretare, ma è anche vero che i numeri dicono cose molto chiare. Credo che il riferimento a quanto la Corte dei Conti, sezione competente, ha esposto relativamente al rendiconto consuntivo 2014 sia piuttosto chiaro ed evidente. Nel giudizio finale, la sezione della Corte dei Conti esprime un giudizio positivo, con le osservazioni che ritualmente vengono date ai bilanci.

Richiamo alcuni numeri. La Regione spende complessivamente circa 14 miliardi di euro, di cui l'85 per cento sull'area di intervento relativa a salute e solidarietà. Credo che questo dato dia tutta la misura della capacità sia di spesa sia della rilevanza del bilancio in questione. La Regione Emilia-Romagna, nel 2014, ha mantenuto invariata la propria leva fiscale autonoma, tenendo conto anche del fatto che il 2014 è stato un anno particolare per la gestione amministrativa, sia per quanto attiene all’interruzione dell'amministrazione stessa, sia per il fatto che le nuove norme relative all'armonizzazione determineranno di fatto un anno transitorio, per cui dal 2015-2016 si partirà con nuove norme da applicare al bilancio.

Delle entrate, nota significativa, le entrate proprie derivanti da tributi direttamente esercitati dalla Regione costituiscono il 76 per cento, aggiunte a queste i contributi del Titolo II. Credo che anche questa circostanza dia tutta la misura della capacità di coprire la spesa.

Per quanto riguarda – l’ha già detto il relatore di legge – il recupero di evasione fiscale, credo che i risultati conseguiti nel 2014 siano assolutamente positivi e vadano incentivati. Fra i tributi, sottolineo che quelli derivanti da Irap, che costituiscono quasi il 29 per cento, per 2.645 milioni di euro, siano una nota significativa, assieme alla voce più rilevante, che è quella relativa all’Iva (52,73 per cento) e addizionale Irpef.

Sono indicatori questi che ci dicono, oltre ai risultati positivi espressi dalla Corte dei Conti, la capacità di previsione dei residui, che esprime bontà di previsione in sede di programmazione, e la capacità di previsione sugli stanziamenti, confermata rispetto al 2013. Questo, ripeto, per indicazione della Corte dei Conti. Il collega Pompignoli si è soffermato sulla questione dei residui attivi e passivi, voce che dà tutta la misura della capacità di gestione delle voci di bilancio. Ripeto: credo che questo sia un anno particolare proprio per le modifiche in atto. La Corte dei Conti, su questo, ha accertato che è stata fatta un'attenta ricognizione dei residui accertati, e con un dettagliato elenco dei residui attivi da mantenere e da eliminare. Credo che questo dia tutta la dimensione di quanto l'operazione sul bilancio sia stata fatta. Sui residui passivi pesa l'obbligo di operare sui residui perenti, che richiedono una nuova normativa, per la quale – ripeto – i dati appaiono diversificati rispetto agli anni precedenti. Il 2014 – il 2015 lo sancirà – costituisce l'ultimo anno per il quale viene applicato, con il documento di finanza regionale, uno strumento di programmazione nuovo, che dovrà cambiare completamente l'impostazione. Da questo punto di vista, l'avanzo di amministrazione, che beneficia di quello del precedente esercizio 2013, ci pone nelle condizioni di mantenere i conti in equilibrio.

Sui numeri dell'emergenza sisma non mi soffermo, credo che la Corte dei Conti abbia accolto l'indicazione relativa ad un percorso decisionale che dovrà provvedere alla spesa per quanto riguarda le voci di investimento sulla rigenerazione urbana e recupero dei centri storici, che dovrà essere fatta in accordo con gli enti locali.

Per quanto riguarda i vincoli di spesa, sono tutti rispettati quelli imposti dalla legge, in particolare la Regione non ha stipulato nuovi contratti per l'acquisizione di autovetture, né ha aperto nuovi mutui, né ha prestato garanzie tipiche o atipiche in favore di terzi, peraltro limitate anche negli anni passati. Da questo punto di vista, credo che invece la situazione di cassa evidenziata dalla Corte dei Conti mostri un risultato positivo rispetto all'anno precedente. Questo anche in relazione al fatto che, in ogni caso, i pagamenti di competenza ammontano al 77 per cento del totale, e per quanto riguarda i bilanci pubblici, credo che sia un dato assolutamente positivo.

L'ammortamento del debito pregresso, con riferimento al quale va sottolineato che nel 2014 non sono stati accesi nuovi mutui, beneficia di un miglioramento con una riduzione di 54 milioni, che ci porta ad un indebitamento che di fatto copre il disavanzo sulla sanità. È una questione sulla quale, ripeto, il consigliere Pompignoli è intervenuto. Io dico solo che questa è una previsione assolutamente dettata da norme nazionali. Stiamo facendo fronte a quella che è una situazione storica, per la quale il bilancio dimostra che siamo pienamente nei margini della sostenibilità e della piena copertura di bilancio.

Mi soffermo, infine, sulla questione relativa alla voce che riguarda, secondo il mio parere, un elemento strategico di intervento e di spesa, quello che riguarda le situazioni legate ai piani energetici e sviluppo sostenibile, quindi lo sviluppo delle attività produttive. Nel corso del 2014, sono stati mantenuti ed incentivati i sostegni alle piccole e medie imprese, ammettendo a finanziamento gran parte delle 940 domande di intervento, sostenendo in tal modo la ricerca industriale, in particolare per il territorio colpito dal sisma, e la ricerca e l’innovazione, che saranno sostenute in futuro anche dal prossimo POR-FESR europeo. Da questo punto di vista, la Regione Emilia-Romagna ha dato prova di intervenire e sostenere le start-up e le nuove imprese ad alta tecnologia, così come i nuovi incubatori, con voci di spesa assolutamente significative per quanto riguarda il panorama nazionale.

Molto positiva credo sia stata la decisione di investire sui settori trainanti di quella politica su cui vogliamo intervenire come mandato amministrativo di questi cinque anni, cioè il supporto ai processi di internazionalizzazione delle imprese, quelli di sistema e sviluppo e partecipazione alla promozione internazionale del sistema fieristico regionale.

Infine, sottolineo in maniera positiva come nel corso del 2014, ma credo che quest'anno avremo piena attuazione delle basi poste nel 2014, il patto dei sindaci, che va a stimolare progetti di riqualificazione energetica in ambito locale, che significa anche un miglioramento della qualità dell’ambiente, è stato sostenuto e dovrà essere poi inserito nelle previsioni in termini di finanziamenti europei. A questo si associano gli interventi sulle diagnosi energetiche sugli edifici pubblici, ma anche lo sviluppo e il sostegno del “fondo energia” che riguarda le imprese.

Credo che complessivamente, come detto, il 2014 dimostri un bilancio assolutamente sostenibile, che va in una direzione di sviluppo, come quello che ci stiamo augurando. Quindi il giudizio è assolutamente positivo per un anno di transizione, ma che dovrà essere confermato in tutte le sue linee nel 2015.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Iotti.

Non vi sono altri iscritti ad intervenire, né vi è richiesta di replica da parte dei relatori.

Pertanto do la parola, in chiusura di dibattito generale, all'assessore Petitti. Prego.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente.

Oggi, in Assemblea, con questo progetto di legge sul rendiconto, terminiamo un percorso molto lungo e molto impegnativo che è iniziato nei primi mesi di quest'anno, che ci ha permesso di anticipare i tempi per l'approvazione del rendiconto, in coerenza con le norme previste dall'armonizzazione contabile, norme che saranno vincolanti dal 2016. Siamo stati impegnati – lo sappiamo – ad approvare entro la fine dell'aprile scorso il rendiconto. La Corte dei Conti ha potuto pertanto svolgere il proprio giudizio di parifica, che è avvenuto il 15 luglio, ed oggi l'Assemblea conclude tutto questo iter.

Voglio partire con i ringraziamenti, perché sono stati sicuramente mesi molto impegnativi per la prima commissione, presieduta dal consigliere Pompignoli; mesi molto impegnativi per le direzioni, per la direzione finanze. L'attività istruttoria realizzata dalla Sezione regionale di controllo e dalla Procura della Corte dei Conti ha dato un giudizio di parifica positivo.

Per noi quest’istruttoria ha un valore politico importante, innanzitutto perché vogliamo fare in modo che, attraverso questo percorso, ci sia sempre di più un miglioramento di questa azione di governo; incrementare al massimo la qualità, l'efficacia e l'efficienza della gestione delle nostre finanze.

In risposta alle considerazioni che faceva il consigliere Pompignoli, vorrei evidenziare i diversi profili che la Corte dei Conti ha sottolineato. Innanzitutto, si è data subito rilevanza al fatto che vi sia stato un rispetto del pareggio e degli equilibri di bilancio, di competenza e di cassa, sia per quanto riguarda il bilancio di previsione 2014, sia per quanto riguarda i bilanci pluriennali 2015-2016. Che siamo stati in grado di coprire i residui passivi pari all'86,5 per cento, peraltro un dato – ci tengo a sottolinearlo – maggiore di quello ritenuto adeguato dalla stessa Corte che si attesta intorno al 70 per cento.

Un altro profilo positivo che è stato evidenziato dalla Corte riguarda tutto il tema del Patto di stabilità. Noi sappiamo che per il 2014 la Regione rispetta i vincoli sul Patto di stabilità interno, grazie a quella che è stata un'attività di monitoraggio della spesa realizzata. In un'ottica solidaristica, siamo stati anche in grado di concedere alcuni spazi finanziari di questa Regione ad altre regioni, ad esempio alla Regione Calabria, per un importo pari a 22,6 milioni di euro.

Ma soprattutto voglio sottolineare la nostra azione in ambito territoriale. La Regione, infatti, ha dato continuità all'applicazione dei cosiddetti “patti di solidarietà” assicurando l'esercizio della funzione di coordinamento di tutta la finanza locale, che ha consentito ai comuni e alle province maggiori margini di azione nel sostegno ai loro investimenti. In particolare – questi sono dati che credo vadano sottolineati – nel 2014 sono stati ceduti dalla Regione Emilia-Romagna 187,6 milioni di euro di spazi patto, con una riduzione del proprio obiettivo di spesa. Inoltre, sono state concesse autorizzazioni agli enti colpiti dagli eventi sismici del 2012. Parliamo di 29 milioni di euro, di cui 8,5 solo per sostenere le spese finanziate con erogazioni liberali. Nell'ambito del Patto orizzontale, la Regione ha disposto l'autorizzazione per 74,6 milioni di euro. Complessivamente, quindi, per tutti i Patti territoriali, abbiamo movimentato oltre 291 milioni di euro in termini di spazi patto, senza peraltro alcun aggravio sulla spesa del bilancio regionale.

Altro elemento positivo che è stato sottolineato dalla Corte dei Conti: la Regione ha rispettato il proprio limite di indebitamento. Infatti non ha fatto ricorso ad alcun nuovo indebitamento, confermando una flessione dei già bassi livelli di debito. Basti ricordare che rispetto al 2013 abbiamo 54,33 milioni di euro in meno, e che sono 188,09 i milioni in meno rispetto al 2010.

Vi è il profilo gestionale che viene rilevato dalla Corte rispetto ad un altro tema che a noi sta molto a cuore: i tempi medi di pagamento delle fatture per le transazioni commerciali in ambito non sanitario: uno dei tempi più bassi a livello nazionale, parliamo di 28,2 giorni.

Un altro elemento che sottolinea la buona gestione attiene al controllo della spesa. Viene infatti rilevato che vi è stata una coerenza complessiva delle azioni poste in essere dalla Regione per il contenimento della spesa, e che in alcuni casi, per esempio rispetto all'obbligo di riduzione nella misura del 15 per cento, vi è stata una rilevanza per quanto riguarda i canoni per le locazioni passive.

Un altro elemento – veniva ricordato dal relatore – sicuramente molto positivo è il fatto che la Regione ha voluto, in modo volontario, anticipare le disposizioni previste dal decreto legislativo n. 118. Non essendo infatti ancora obbligatorio per legge, abbiamo deciso, come Giunta regionale, di anticipare l'adozione del DEF 2015. Questo ci ha permesso e ci permetterà già nel primo anno di legislatura di arrivare a degli obiettivi strategici e di misurare tali obiettivi attraverso l'azione e l'impostazione del controllo per la valutazione dei risultati raggiunti. Peraltro, sempre in via anticipatoria, attraverso il rendiconto 2014, abbiamo eliminato l'istituto della perenzione amministrativa, misura prevista dall'articolo 60 del decreto legislativo. Ovviamente, tutto questo al fine di puntare sempre di più al miglioramento della trasparenza e dell’affidabilità dei conti pubblici.

Un altro aspetto importante – ne abbiamo già parlato in commissione – attiene a tutto il sistema delle partecipazioni regionali. Stiamo impostando un lavoro importante sulle partecipate, che peraltro nella nostra Regione, dal 2012 al 2014, sono già passate da ventotto a ventiquattro, registrando anche una recessione di cinque fondazioni, che, al 31 dicembre 2014, risultano essere tredici. Noi intendiamo modificare il modello di governance delle nostre partecipate, sia sotto il profilo organizzativo sia sotto il profilo della responsabilità dirigenziale. Ed è proprio per questo che abbiamo deliberato in Giunta un atto attraverso il quale indichiamo quelli che saranno gli indirizzi e i criteri per la razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie, con l'obiettivo di monitorare e valutare questo lavoro attraverso una struttura tecnica che, con strumenti normativi, gestionali e informatici, darà piena applicazione al modello di controllo che ci siamo posti da qui al 1° gennaio 2016.

Possiamo quindi dire che, in termini più generali, attraverso questo rendiconto, sicuramente va sottolineato un risultato apprezzabile della gestione finanziaria e di bilancio della Regione in tutto il 2014, considerata ovviamente anche tutta la situazione di sostanziale solidità dei conti pubblici e degli equilibri.

Abbiamo presentato – e questo è l'ultimo aspetto che credo debba essere altrettanto sottolineato – un emendamento, che si inserisce tra gli allegati (che voi avete) al rendiconto generale e che riguarda il prospetto dimostrativo del risultato di questa Amministrazione. Si tratta di un emendamento tecnico, ma che, a scopo conoscitivo, ci permette di adeguarci all’armonizzazione che, come dicevo, è prevista dal 2016, quindi per il rendiconto del 2015, ma che noi anticipiamo a quest'anno. Un emendamento che ci segnala un miglioramento nei fatti, perché riguarda un disavanzo tecnico proveniente dall'autorizzazione di mutui non contratti – parliamo di circa 1 miliardo 494 milioni di euro – totalmente corrispondente al debito non autorizzato e non contratto. È importante ricordare che questo valore è stato approvato con il bilancio di previsione per il 2015 e segna un miglioramento rispetto all'anno precedente di circa 99 milioni.

Questo il quadro numerico; questo quel che ha attestato nella sua analisi la Corte dei Conti; questo il punto che ci permette di dire, con riferimento al bilancio dell'Emilia-Romagna per il 2014 e per l'impostazione che stiamo sviluppando in assestamento sul settembre del 2015, che i nostri conti hanno una dimensione di garanzia per quanto riguarda le politiche impostate da questa Amministrazione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Petitti.

Comunico che sono state presentate due proposte di emendamento che insistono sull'oggetto 544, una a firma dell'assessore Petitti ed una a firma dei consiglieri Foti e Pruccoli.

Passiamo all'esame dell'articolato. L'emendamento 1, a firma dell'assessore Petitti, insistendo su un allegato, viene posto subito in esame, cioè prima dei singoli articoli.

È aperta la discussione generale sull'emendamento 1.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Faccio anche la dichiarazione di voto sul provvedimento dicendo che indubbiamente si sono dati molti numeri, anche difficilmente decodificabili, però un elemento essenziale è rappresentato dagli indicatori che un bilancio tradizionalmente presenta. Sotto tale profilo, dobbiamo dire che l'avanzo di amministrazione, contrariamente a quel che si vorrebbe vendere, soprattutto in un'Assemblea elettiva, non è indice di buona amministrazione, piuttosto è indice di incapacità dell'Amministrazione di spendere secondo le previsioni originarie. Se non chiariamo quest’aspetto, facciamo passare gli avanzi di amministrazione (giornalisticamente parlando) addirittura come risparmi. Ebbene, gli avanzi di amministrazione non sono affatto dei risparmi, tanto è vero che, come mi insegna l'assessore Petitti, molto spesso una parte di questi è sostanzialmente vincolata, cioè - nell'anno successivo - non può essere che spesa per l’imputazione originaria di spesa prevista.

Dunque, gli avanzi di amministrazione rappresentano un problema serio per quanto riguarda non gli equilibri di bilancio in senso tecnico, ma l'equilibrio di un bilancio che deve rispondere ad un principio di veridicità che sistematicamente viene meno o viene alterato. Infatti, proprio in sede di approvazione del rendiconto generale, ci si rende conto che, nonostante gli assestamenti o l'assestamento introdotto in corso d'opera, rimane il punto dolens rappresentato da avanzi di amministrazione che percentualmente superano l'indicatore massimo, indicato come tecnicamente consentito, dell'8-10 per cento.

Il secondo elemento che mi pare essenziale è costituito dai residui. I residui sono un problema del bilancio, ma i residui passivi sono un tirarsi dietro problematiche che si accumulano anno su anno. Io penso di dovere e potere dire all'assessore che con l'approvazione di questo atto fortunatamente si archivia una stagione politica, che, ancorché mediaticamente molto pompata, ha avuto più ombre che luci. E dico “più ombre che luci” perché, anche sotto il profilo politico, “l’era Errani” si è conclusa in modo quantomeno affrettato sotto il profilo amministrativo, quantomeno confuso sotto il profilo politico. Noi riteniamo di potere dire che, mai come in questo momento, occorra cambiare pagina anche rispetto ad un’impostazione di bilancio che, a partire dal prossimo anno, dovrà contenere elementi di programmazione certa e non elementi di programmazione di fantasia o per accontentare esclusivamente quella che può essere una base elettorale cui fare sognare oggi quest’iniziativa, domani quell'altra.

Inoltre, come rileva il collega del PD che è intervenuto, devo dire che questa è una Regione che, a maggior ragione, deve rispondere direttamente ai cittadini delle operazioni che compie, perché in essa il contributo cosiddetto statale è un'appendice rispetto ai contributi che i cittadini danno sotto forma impositiva per realizzare i servizi, ma soprattutto per finanziare la voce avente maggiore rilievo sotto il profilo quantitativo, mi riferisco – chiamiamolo così – al comparto sanitario in senso lato.

Noi sappiamo bene che con riferimento al comparto sanitario, vi saranno da fare delle scelte difficili, tuttavia, io ritengo che liquidare quasi come fosse un atto notarile una spesa sanitaria che, ancora oggi, non è stata in grado, nonostante circa 9 miliardi di euro ad essa destinati, di limitare di un solo posto le liste d'attesa, significa avere fatto un’operazione a perdere. Significa cioè che, in buona sostanza, quell'intervento che non è d’emergenza ma è un intervento quotidiano di fronte al quale il cosiddetto utente o cliente della sanità pubblica si trova, è un'operazione a perdere per il semplice motivo che vi sono ancora oggi delle realtà sul nostro territorio regionale dove una mammografia richiede 140 giorni di tempo, dove una visita oculistica ne richiede 120, dove persino una TAC o una risonanza magnetica supera abbondantemente i 90 giorni. È lì che si dovrebbe fare un'analisi qualitativa della spesa, non registrare una sommatoria di dati e poi dire: “quanto siamo belli rispetto agli altri”. Infatti, ritengo di potere dire che molto spesso ci si vanta, ma a sproposito.

Oggi il Corriere della Sera dell'Emilia-Romagna ha pubblicato una simpatica pagina, che forse meriterebbe di essere letta, perché nell’ambito della competizione con la regione Lombardia, dalla quale si esce sistematicamente sconfitti, capita anche che vi siano organi di informazioni che dicono: “lasciamo perdere la Lombardia e rapportiamo con Stoccarda”. E confrontando Stoccarda con l'Emilia-Romagna, che cosa emerge? Emerge che il punto dolens dell'Emilia-Romagna è proprio il punto dolens istituzionale, cioè il peso della farraginosità di un sistema burocratico che impedisce di essere competitivi con aree rispetto alle quali, sotto il profilo della produzione e della qualità della stessa, saremmo ampiamente in vantaggio. Mi riservo di leggere successivamente il passo in questione nel corso del mio intervento sul riordino istituzionale. Ma è evidente che nel momento in cui prendiamo atto di un documento contabile che chiude una stagione politica, io penso, assessore Petitti, che sul piano politico si debba introdurre un elemento di forte discontinuità, cioè l'obiettivo deve essere quello di ridurre al minimo i residui, di ridurre al minimo gli avanzi di amministrazione, ma dico di più: di cancellare il malvezzo che vuole che l'assestamento di bilancio diventi in realtà la vera parte del bilancio, nel senso che il primo bilancio è soltanto una copertura delle spese non comprimibili e nel secondo ci si mette di tutto e di più, secondo la fantasia dei popoli.

Ebbene, a me pare che sia finita la pagina della “immaginazione al potere”, oggi al potere ci vuole la concretezza, che deriva nuda e pura dai bilanci, come essi si presentano e che cosa essi dicono. Io non voglio torturare l’assessore con quella che non è una questione personale, ma una mia riserva fondata, quindi dico che lo swap è un peso che ci porteremo dietro in questo bilancio che pesa decine e decine di milioni di euro e che ha dimostrato nei fatti come sia stata una scelta sbagliata sotto il profilo tecnico, inefficace sotto il profilo economico, del tutto fuorviante sotto quello politico. Una presa di distanza da una scelta che viene difesa soltanto da un apparato perché è lo stesso apparato che l’ha posta in essere non ha più senso nell'anno di grazia 2015.

Concludo dicendo semplicemente che, non avendo potuto partecipare perché non ne facevo parte alla precedente Assemblea legislativa che ha licenziato questo documento contabile, non voglio essere impietoso, ma devo dire che quando si parte male si arriva peggio. Se era un bilancio da fischiare allora, non può essere certo un rendiconto da applaudire oggi, semmai si può soltanto raddoppiare la quantità di fischi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Non essendovi altri iscritti a parlare in sede di discussione generale, apro la dichiarazione di voto sull'emendamento 1. Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1, a firma dell'assessore Petitti.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'emendamento 1 è approvato.

Metto in discussione l'art. 1.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 1 è approvato.

Metto in discussione l'art. 2.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 2 è approvato.

Metto in discussione l'art. 3.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 3 è approvato.

Metto in discussione l'art. 4.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 4 è approvato.

Metto in discussione l'art. 5.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 5 è approvato.

Metto in discussione l'art. 6.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 6 è approvato.

Metto in discussione l'art. 7.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 7 è approvato.

Metto in discussione l'art. 8.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 8 è approvato.

Metto in discussione l'art. 9.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 9 è approvato.

Metto in discussione l'art. 10.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 10.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 10 è approvato.

Metto in discussione l'art. 11.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 11.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 11 è approvato.

Metto in discussione l'art. 12.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 12.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'art. 12 è approvato.

Metto in discussione l'emendamento 2, istitutivo di nuovo articolo, a firma dei consiglieri Foti e Pruccoli. È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Pensavo che questo emendamento ci venisse illustrato anche in Aula, quindi ho esitato ad iscrivermi, chiedo scusa. Questo emendamento introduce in legge il rimborso delle spese chilometriche dei consiglieri regionali. Fino ad oggi il rimborso delle spese chilometriche veniva deliberato mediante una deliberazione dell'Ufficio di Presidenza.

Purtroppo, questo emendamento arriva di corsa questa mattina, quindi sicuramente contestiamo il metodo, perché visto che di questo rendiconto abbiamo parlato in commissione, probabilmente ci sarebbe stato il tempo per parlare anche di questo emendamento in commissione, sennonché ci viene presentato questa mattina senza darci la possibilità di riflettere e di entrare nel merito.

Pertanto, inizialmente contestiamo il metodo. Tuttavia, come abbiamo avuto modo di dire in un incontro fatto di corsa questa mattina, ne apprezziamo sicuramente l’obiettivo, che è quello di rendere trasparenti i rimborsi chilometrici dell'Assemblea legislativa, perché venendo messo in legge non è più un atto “nascosto” dell'Ufficio di Presidenza, ma diventa un atto modificabile anche dal Movimento 5 Stelle, perché al momento il Movimento 5 Stelle, come ben sapete, non è rappresentato nell'Ufficio di Presidenza, quindi finora non ha mai potuto dire la sua, purtroppo, però, anche oggi non siamo in grado di dire la nostra, perché presentando l'emendamento all'ultimo minuto, sicuramente non ci date la possibilità di dire la nostra su come vengono calcolati questi rimborsi chilometrici.

Infatti, questo metodo di calcolo tendenzialmente non ci piace perché viene calcolato come rimborso forfettario, metodo sicuramente perfettibile. Dunque, valutando la velocità con cui è stato presentato; valutando che il metodo di calcolo non è quello che noi amiamo; valutando però che ci dà la possibilità di intervenire successivamente, al momento ci asteniamo ribadendo che questo non è il metodo per lavorare. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Intervengo solo per dire correttamente, consigliere Bertani, che anche a me, che pure ne sono l'estensore, come penso al collega Pruccoli, non è piaciuto il metodo, nel senso che avremmo voluto avere più tempo a disposizione. Debbo dire che la finestra che si è aperta è stata una finestra che poi ha avuto un passaggio con gli uffici, perché per predisporre tecnicamente questo emendamento occorreva un passaggio significativo e forte con gli uffici. Voglio dire peraltro che il nostro unico fine era quello di mettere nero su bianco tutto in uno stesso corpo normativo, anziché lasciare una delibera negli anfratti di un Ufficio di Presidenza che di fatto impediva alle forze politiche, come ad esempio il Movimento 5 Stelle, che non sono rappresentate nell'Ufficio di Presidenza di potere formulare proposte alternative, di cui sicuramente prenderemo atto.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Non essendovi altri iscritti a parlare, chiudo la discussione generale e apro le dichiarazioni di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 2 a firma dei consiglieri Foti e Pruccoli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 2 è approvato.

Concluso l'esame dell’articolato, procediamo con le dichiarazioni di voto finali sull'oggetto 544.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell'intero testo di legge, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

42

Assenti

 

8

Votanti

 

41

Favorevoli

 

26

Contrari

 

15

Astenuti

 

--

 

Proclamo approvata la legge riguardante: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2014».

 

OGGETTO 907

Delibera: «Provvedimento generale di variazione al bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2015.» (Delibera dell'Ufficio di Presidenza in data 7 luglio 2015, n. 63) (26)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all’oggetto 907: Proposta recante: “Provvedimento generale di variazione al bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2015”. Delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 63 del 7 luglio 2015.

La commissione “Bilancio, Affari generali ed Istituzionali” ha espresso parere favorevole nella seduta del 13 luglio 2015 con la seguente votazione: 24 voti a favore, nessun contrario, 13 astenuti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pruccoli. Ne ha facoltà.

 

PRUCCOLI: Grazie, presidente. Molto rapidamente per riassumere, anche a beneficio dei Consiglieri che non fanno parte della Commissione I, attraverso cui è già passato il provvedimento e in cui abbiamo ampiamente relazionato. Si parla di questa variazione di bilancio che riguarda in pratica la redistribuzione dell’avanzo di amministrazione. Dobbiamo partire dalla delibera n. 60 DUP del primo luglio 2015 con cui è stato accertato e verificato il risultato di amministrazione, che si determina nell’importo di 5.074.623,81 euro totalmente disponibili. Contestualmente, con la delibera di variazione, sono state registrate le seguenti registrazioni di assestamento in macro voci: in diminuzione sulla parte entrata Titolo I, le entrate effettive sono entrate proprie per 110.120,53 euro e viene ridotto lo stanziamento relativo agli interessi attivi per 19 mila euro e ulteriormente anche l’assegnazione statale AGICOM per il 2015 alla quota effettiva trasferita nell’esercizio corrente di 91.120,53 euro. In aumento sulla parte entrata al Titolo II alle contabilità speciali ci sono 330 mila euro di partite di giro.

Come detto, l’avanzo complessivo è di 5.074.623,81 euro, diminuzione entrate 110.120,52 euro e c’è un totale di avanzo disponibile di 4.964.523,29 euro. A questo, se si sommano i 330 mila euro delle partite di giro, andiamo ai 5.294.503,29 euro. L’avanzo disponibile (4.964.503,29 euro) è stato suddiviso con priorità assoluta ai capitoli di spesa che in fase di predisposizione del bilancio di previsione erano stati oggetto di decurtazione di una quota di stanziamento. Ricorderete che tecnicamente noi non potevamo più andare ad applicare l’avanzo di amministrazione dell’anno precedente in sede di approvazione del bilancio preventivo ma dovevamo attendere i passaggi successivi per poter poi andare ad applicare l’avanzo stesso.

I principali capitoli interessati alla distribuzione dell’avanzo 2014 sono quelli relativi alle spese obbligatorie per gli organi istituzionali per una spesa di 1,7 milioni di euro. Il reintegro dei fondi per le spese di personale e delle strutture ordinarie per 438 mila euro circa, di cui 300 mila da trasferire alla Giunta per quel meccanismo di cui abbiamo parlato più volte sia in Commissione sia in Aula per cui c’è stato un trasferimento del personale temporaneo sull’annualità 2015 dell’Assemblea in capo ai capitoli della Giunta. Ulteriormente all’integrazione del fondo di riserva per 250 mila euro, il fondo per lo sviluppo dei progetti strategici per 180.124 euro, spese di investimenti per 110.876 euro e tutti questi sono, all’interno del dispositivo, riportati in un’apposita tabella che ne dettaglia i singoli movimenti.

Da ultimo vi è il reintegro dei capitoli del servizio informazione per centomila euro e del servizio Documentazione Europa per 27 mila euro. C’è poi da segnalare, e questo è il dato credo più importante al di là dei tecnicismi che finora ho narrato, il mantenimento dell’impegno rispetto al contenimento della spesa che l’Assemblea apporta al bilancio complessivo della Giunta e lo fa ritrasferendo al bilancio della Giunta una quota pari a 2 milioni di euro. Questo è il dato tecnico, ma che ha anche una rilevanza politica notevole e per il quale evidentemente noi chiediamo il voto favorevole dell’Aula.

Ulteriormente si può dire, come ultima specifica – anche questa un po’ tecnica –, che la composizione complessiva della quota da restituire alla Giunta regionale prevista dal capitolo 10904 ha un totale di 3.797.500 euro, dove all’interno ci sono i capitoli e all’interno della quale ci sono i vari passaggi tra Assemblea e Giunta e i 2 milioni che sono netti di ritrasferimento rispetto alle spese di funzionamento della Regione stessa.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pruccoli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Per rimarcare ulteriormente il discorso che ormai ci sentite fare spesso quando parliamo di bilanci, che è il risparmio che l’Assemblea legislativa accumulerà quest’anno dovuto all’approvazione della legge 1 di quest’anno e in cui abbiamo tagliato il nostro “stipendio”, purtroppo però notiamo che ancora quel capitolo di bilancio non è stato istituito. Notiamo finalmente che l’Assemblea, per altri motivi, restituisce alla Giunta circa 3 milioni di euro e speriamo che quella dotazione venga immediatamente iscritta a quel capitolo, che ancora non esiste nonostante sia stato iscritto un ordine del giorno collegato all’approvazione del bilancio, che dice di creare un capitolo di bilancio per il sostegno alle piccole e medie imprese, alla sicurezza e al lavoro, quindi speriamo che al più presto venga istituito questo capitolo e i soldi che restituiamo alla Giunta vengano inseriti in quel capitolo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bertani. Non ci sono altri iscritti in dibattito generale, per cui apro le dichiarazioni di voto.

Se nessun consigliere chiede di parlare si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 907.

 

(L’Assemblea, a maggioranza dei presenti, approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’Assemblea approva.

 

OGGETTO 751

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni”. (13)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Il testo è il n. 14/2015 ed è stato licenziato dalla Commissione Bilancio, Affari generali e istituzionali nella seduta del 21 luglio 2015.

Il progetto di legge è composto da 88 articoli e la relatrice della Commissione, consigliera Marcella Zappaterra, ha preannunciato di svolgere la relazione orale. Il relatore di minoranza, consigliere Massimiliano Pompignoli, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Do quindi la parola alla relatrice, consigliera Marcella Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA, relatrice della Commissione: Grazie, presidente. Il progetto di legge che oggi portiamo in Aula ha un obiettivo chiaro a tutti, ossia il riassetto del sistema istituzionale e delle sue funzioni imposto dalla legge 56 che ha svuotato la province, non fermandosi però alla mera attuazione della legge stessa ma facendo uno sforzo per delineare un sistema istituzionale e territoriale efficace, efficiente e innovativo.

Dopo la legge 56 le opzioni potevano essere solo due: il piccolo cabotaggio, cioè lasciare tutto fermo, compresi i problemi che i territori vivono a seguito del ridisegno delle province, per come funzionano ora, o la grande sfida di cogliere questa come una vera opportunità per ammodernare il sistema istituzionale anche alla luce delle innovazioni introdotte in questi anni su unioni e fusioni dei cittadini per rendere l’intero sistema all’altezza di rispondere ai bisogni dei cittadini nel contesto attuale.

Abbiamo scelto la seconda, abbiamo scelto di non fare solo il compitino ma di assumerci la responsabilità di costruire un nuovo modello che vede la Regione stessa cambiare – basti pensare alle nuove agenzie – che vede la Città metropolitana come fattore di attrattività e i territori aggregati in aree vaste per l’esercizio di funzioni. Con tutti i problemi da affrontare, dalla salvaguardia del personale, alla riallocazione delle funzioni alla scarsità delle risorse non era affatto scontato in pochi mesi arrivare a questo progetto di legge. Probabilmente fare il compitino e limitarsi alla semplice attuazione della legge 56 sarebbe stato più facile, ma la buona politica è anche quella che fa la cosa più giusta e non quella più facile.

Siamo consapevoli che questi temi non scaldano il cuore di nessuno fuori da quest’Aula in un momento nel quale i problemi di molte persone sono altri, forse anche qualche consigliere non si è spinto alla lettura di tutti gli articoli, ma non per questo il tema poteva essere affrontato con superficialità o leggerezza, perché l’indifferenza che tutto sommato si riscontra oggi potrebbe facilmente trasformarsi in protesta se il sistema poi non funzionasse.

Per assurdo, fatemi dire che avremo la dimostrazione che questa è una buona legge se i cittadini non si accorgeranno che l’abbiamo fatta, escludendo ovviamente tutti coloro i quali hanno un interesse diretto e personale. Io credo che con una legge che trasferisce le funzioni senza soluzione di continuità nell’erogazione dei servizi, che stabilizza il sistema istituzionale e regionale in vista della legge costituzionale, che garantisce il personale come non hanno fatto altre regioni, che semplifica le procedure in coerenza con la legge sull’attrattività per moltiplicare i casi Berluti a Ferrara, Philip Morris a Bologna, Lamborghini a Sant’Agata Bolognese, credo si sia avviato il giusto percorso per fare il salto di qualità.

È una legge perfetta o la migliore che si potesse fare? Non ho mai la presunzione di fare queste affermazioni, ma sono convinta sia un ottimo risultato tenuto conto che è un punto di partenza e non un punto di arrivo e di questo siamo consapevoli tutti. Con questa legge si stabilisce la cornice entro la quale nei prossimi mesi avverrà la modifica di molte leggi regionali di settore, che dovranno essere adeguate al nuovo disegno di governance territoriale che oggi andiamo ad approvare. Ho capito che la Lega si è chiamata dal dibattito…

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Soncini): Chiedo all’Aula il rispetto del silenzio perché è utile per l’andamento dei lavori.

 

ZAPPATERRA: La nostra Regione, come dicevo in premessa, ha deciso di non limitarsi al mero recepimento del dettato della 56 approntando invece un disegno di modifica degli assetti territoriali molto più incisivo che va a ridefinire l’architettura e i rapporti istituzionali, decisione questa maturata insieme agli enti locali e alle rappresentanze economiche e sociali dentro un percorso che tra accordi e protocolli ha determinato i contenuti del progetto di legge che la Giunta ha deliberato, una scelta che si è ritenuta necessaria per rispondere adeguatamente alle sfide poste dal contesto, che da un lato ripropone tagli di risorse e di trasferimenti che nel loro perdurare stanno rendendo davvero complessa la gestione economica organizzativa degli enti locali, Regione compresa, e dall’altro vede avanzare un progetto di riforma costituzionale che dovrebbe portare alla scomparsa delle province con la necessità di ridefinire ruoli e funzioni consolidati nel tempo.

Prima di addentrarmi nell’esame dei contenuti, che dovrò necessariamente selezionare per stare nel tempo concesso, penso sia opportuna una breve illustrazione del percorso partecipativo, che è stato alla base di una proposta che cambierà radicalmente la governance territoriale della nostra regione e che è stato un percorso credo straordinariamente importante e significativo per il testo al quale siamo approdati. A partire dalla 56, che interviene sull’architettura statale, al momento a Costituzione invariata, istituendo le città metropolitane, tramutando le province in enti di secondo grado ad elezione diretta con funzioni immutate e più limitate rispetto al passato e focalizzando maggiormente l’attenzione sulle unioni dei comuni in un’ottica di programmazione d’area vasta, abbiamo approntato un percorso con i criteri alla base della riallocazione delle funzioni che sono state certamente oggetto, come tutti sapete, dell’accordo Governo-Regioni del settembre 2014, che, recependo le disposizioni di legge, stabilisce che le province, oltre alle funzioni fondamentali già riconosciute dalla “Delrio”, possano essere delegate ad altre funzioni solo se coerenti con le stesse, mentre tutte le altre saranno conferite a livello comunale o di unione, ovvero mantenute a livello regionale secondo i principi costituzionali di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione.

Contemporaneamente Governo e Regioni hanno anche sottoscritto l’intesa sulle risorse umane, finanziarie, strumentali e organizzative che devono essere ridistribuite tra gli enti locali a seguito della riallocazione delle funzioni provinciali. Mi permetto di dire che su questo accordo ancora c’è in corso una trattativa che non ha consentito al momento la concretizzazione che poi ci vedrà prendere una posizione molto netta su questioni importanti ancora sospese come la polizia provinciale, i centri per l’impiego e non solo.

La fase di ricognizione delle funzioni e di proposta è stata coordinata dall’Osservatorio regionale istituito dalla Giunta, che è stato anche l’organo deputato a presidiare la continuità d’esercizio delle funzioni amministrative nella fase di passaggio perché non ci fossero blocchi. È proprio in questa cornice che si sono svolti gli incontri della Regione con i presidenti delle province, con ANCI, UPI e, per quel che riguarda la questione del personale delle province, con i sindacati. Questi soggetti nel marzo 2015 hanno sottoscritto un protocollo di relazioni sul riordino delle funzioni provinciali nel quale si conviene sulla necessità di prevedere una riforma strategica del sistema di governo regionale e locale nell’ottica di una maggiore stabilità del sistema delle autonomie e di garantire maggiore efficacia nell’erogazione dei servizi attraverso l’incentivazione di politiche d’area vasta. Lo stesso documento detta le modalità di gestione del personale su cui poi tornerò. In sostanza di raccogliere la sfida che non ci farà fare solo il compitino dell’attuazione della 56, ma che ci fa innovare l’intero sistema, su questo c’è stata la condivisione delle associazioni e delle forze sindacali che hanno firmato quel protocollo.

Un ulteriore passaggio importante è stato il patto sottoscritto a maggio di quest’anno tra la Regione e la Città metropolitana di Bologna, le province e i comuni dell’Emilia-Romagna che tira le fila di un percorso partecipato di profonda innovazione della governance territoriale, finalizzata però – questo lo dico convintamente – ad evitare un neocentralismo regionale attraverso un elevato grado di integrazione, cooperazione e coesione tra le istituzioni territoriali e la definizione di nuove sedi di confronto. Su questo la nostra Regione è sempre stata molto chiara; oltre ad avere nel suo dna le politiche di concertazione con gli enti territoriali, come elemento fortissimo, abbiamo anche sempre detto che non volevamo andare verso un neocentralismo regionale, proprio perché il radicamento e l’interlocuzione con i territori e le istituzioni territoriali rimane fondamentale. Questo è emerso anche nell’udienza conoscitiva dell’8 luglio scorso, che insieme all’iter in Commissione ha consentito ai Consiglieri regionali e ai soggetti esterni, che sono stati tanti, di apportare il proprio contributo al miglioramento del testo attraverso una serie di emendamenti, di cui darò conto dei principali nel corso di questa illustrazione e di alcuni dei quali avremo poi occasione dopo il dibattito di ridiscutere.

Per stare ai contenuti, nel tempo che ho, mi pare opportuno partire dal Titolo III, perché è qui infatti agli articoli 66 e seguenti che viene disciplinato il processo di ricollocazione del personale attuato dalla Regione Emilia-Romagna con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e con l’obiettivo di ottimizzare l’allocazione delle risorse umane ai nuovi soggetti istituzionali. Come già anticipato nel percorso concertativo che ha accompagnato la stesura di questo progetto di legge, la Giunta ha convenuto con i sindacati alcuni principi di fondo che ci tengo qui a ribadire: la salvaguardia dei livelli occupazionali, delle professionalità ed esperienze maturate e il mantenimento dell’inquadramento contrattuale del personale trasferito fino al successivo rinnovo contrattuale. Ricollocare tutto il personale, compreso quello a tempo determinato – ne siamo consapevoli – ha richiesto alla nostra Regione uno sforzo economico suppletivo, complicato ulteriormente dal fatto che la legge di stabilità 2015 ha disposto una riduzione delle spese di personale pari al 50 per cento per le province e al 30 per cento per le città metropolitane. Però al fine di evitare interruzioni di servizi e per consentire continuità nel pagamento degli stipendi ai dipendenti provinciali, la Regione ha istituito sul bilancio 2015 un fondo speciale alimentato con 28 milioni di euro straordinari che vanno ad aggiungersi ai 31 milioni stanziati per il finanziamento delle funzioni già conferite. Credo siano numeri significativi che tengano conto dello sforzo che finora è stato fatto per continuare a dare risposte ai cittadini, per continuare l’erogazione dei servizi e per non penalizzare il personale. Non tutte le regioni che si stanno riorganizzando a seguito della legge 56 hanno fatto queste scelte e questi investimenti.

Quanto al nuovo modello di governance, dando per letto e noto a tutti l’articolato, su cui il tempo contingentato non mi consente di soffermarmi, rimango sui contenuti più pregnanti. Il Titolo I individua i principi per il riordino delle funzioni amministrative e per la definizione del nuovo ruolo dei soggetti istituzionali nel governo territoriale e dei rapporti tra loro, soffermandosi anche a definire le modalità di gestione della fase di transizione che avviene in due modi: da un lato attraverso la riallocazione delle funzioni e dall’altro con la ridefinizione del ruolo degli enti locali e la creazione di sedi di confronto e di decisionalità. Uno dei dubbi che forse tutti abbiamo avuto vedendo una legge così complessa con così numerosi articoli che rivoluziona il sistema è stato quando saremo operativi. Io credo che l’operatività sia assolutamente assicurata dagli strumenti che sono in questa legge definiti a partire dalle unità di missione, su cui tornerà.

Quindi è una legge che rappresenta un punto di partenza, che ha bisogno di rivedere altre leggi di settore ed è una legge che non impedisce alle procedure di poter continuare. Le funzioni sono riallocate per settori organici di materia e in coerenza con il ruolo istituzionale dell’ente; alle Regioni quindi le funzioni di indirizzo, pianificazione e controllo, alla Città metropolitana di Bologna e alle province il governo d’area vasta e ai comuni e loro unioni il governo di prossimità. Rilevo, e credo vada fatto, come ovvio, che a seguito della 56 viene dato alla Città metropolitana di Bologna che, come nuova istituzione richiederà un successivo adeguamento sistematico della legislazione regionale di settore – questo è uno degli aspetti sui quali dovremo tornare – è previsto a tal fine l’avvio di un’apposita sede istituzionale e di indirizzo Regione-Città metropolitana di Bologna nella quale, in coerenza col piano strategico metropolitano, potranno essere individuati gli interventi legislativi necessari e gli obiettivi politico-programmatici attraverso i quali tendere proprio nella logica di integrazione tra istituzioni territoriali e Regione.

La Città metropolitana, per un ruolo che le conferisce la Delrio, porterà definitivamente al superamento del policentrismo come livello di governo territoriale e nei tavoli e nelle sedi di confronto che verranno istituite penso andrà valorizzato il ruolo dell’Assemblea, come è stato fatto per questo testo. Le province, modificate nella loro essenza e nelle loro funzioni dalla legge 56, con questa norma della Regione Emilia-Romagna vedono porsi le premesse perché in prospettiva si possano determinare le condizioni per realizzare aree vaste interprovinciali secondo esigenze specifiche che definiranno i territori e che loro stessi proporranno. È proprio su iniziativa delle province e attraverso convenzione che tutte le funzioni loro attribuite, a partire da quelle legate alla protezione civile, al trasporto pubblico locale, alla sanità e alle politiche sociali, potranno essere esercitati in forma associata anche con l’attivazione di uffici comuni dentro ambiti territoriali di area vasta definiti successivamente dalla Giunta regionale d’intesa con le province stesse.

Ovviamente, alla luce delle esperienze che questa Regione ha fatto negli ultimi anni, è fortemente valorizzato il ruolo dei comuni – lo dico perché certamente la 56 lo prevede, ma in questi anni la legge 21 e la spinta verso unioni e fusioni ha fatto parte dei ragionamenti che in questa legge abbiamo messo – a cui competono quasi tutte le funzioni di prossimità, ovviamente comuni e loro unioni che vengono rafforzate ed elevate a interlocutrici istituzionali della Regione in quanto enti di governo di area vasta, chiamate a partecipare alle politiche e alla programmazione regionale nell’ambito delle sedi di confronto e partecipazione. Alle unioni vengono attribuite funzioni in materia di vincolo idrogeologico e forestazione e alcune funzioni a presidio dello sviluppo turistico dei territori. Sono anche previste incentivazioni per favorire l’ingresso nelle unioni dei comuni dello stesso ambito territoriale ottimale non ancora associati. Per rispondere ad alcune specifiche esigenze emerse dai territori, è stata inoltre inserita la previsione che, fermo restando la coerenza con i distretti socio-sanitari, possono essere ridefiniti a determinate condizioni gli ambiti territoriali ottimali di maggiori dimensioni.

L’ultima parte del Titolo I è dedicata alla definizione degli strumenti e delle sedi di raccordo e partecipazione dei vari livelli istituzionali proprio al fine di assicurare un concorso effettivo delle aree vaste della Città metropolitane e delle aree vaste provinciali e alla definizione delle strategie territoriali. La Conferenza interistituzionale, che ha l’obiettivo di rafforzare l’integrazione amministrativa e territoriale, approvando a tal fine un documento unitario di strategia istituzionale e di programmazione degli obiettivi del governo territoriale, i centri di competenza interistituzionale, uffici comuni a carattere temporaneo che presidiano i procedimenti plurilivello finalizzati alla realizzazione di interventi straordinari volti allo sviluppo dell’attrattività economica, turistica e culturale del territorio - facevo un riferimento in premessa su questo alla semplificazione e alla sburocratizzazione perché si moltiplichino i casi di eccellenza, a partire da quelli che si sono già insediati sul territorio - per finire con le unità tecniche di missioni, di cui parlavo prima, che sono composte dai funzionari della Regione, delle province e delle altre istituzioni territoriali, e quando parliamo di istituzioni territoriali parliamo, anche se non è specificato, anche dei comuni, a garanzia della continuità di esercizio delle funzioni oggetto di riordino proprio con il compito di effettuare la ricognizione dei procedimenti in corso alla data di effettivo trasferimento della funzioni oggetto di riordino, del relativo personale, nonché dei beni e delle risorse finanziarie e strumentali connesse alle materie oggetto di riordino insieme al monitoraggio degli effetti derivanti dall’attuazione della legge.

Del tutto innovativo è il ruolo disegnato per le tre agenzie previste dalla presente legge deputate alla gestione unitaria di funzioni di elevata complessiva in materia di ambiente, energia, protezione civile e di lavoro.

Concludo nel dire che il testo che arriva all’approvazione oggi è un testo che è cambiato in maniera anche significativa rispetto a quanto deliberato dalla Giunta, soprattutto per quanto riguarda le agenzie di protezione civile e di ARPA regionale, dalle proposte e dal confronto che c’è stato in udienza conoscitiva. Un esempio per tutti è il fatto che il personale del demanio idrico per la parte autorizzativa e delle concessioni rimanga in capo ad ARPA regionale, mentre il resto del personale tecnico-operativo del demanio idrico e degli STV passerà all’agenzia di protezione civile. Questo – per meglio specificarlo – vede una risoluzione apposita che impegna su quello che non poteva essere scritto in un articolato di legge, che è un articolato generale che già chiarisce questa posizione, ma ovviamente se vogliamo essere tranquilli sugli atti che verranno fatti dopo la risoluzione, da questo punto di vista, rafforza.

Credo che siano stati accolti la stragrande maggioranza degli emendamenti proposti dalle forze economiche sociali e dai sindacati avendo chiarito bene i problemi sul campo legati a polizia provinciale e a centri per l’impiego, che non possiamo risolvere in autonomia ma che sono oggetto di un confronto serrato col Governo, che auspichiamo, soprattutto per i centri per l’impiego, arrivi a breve a buon fine. Credo che il lavoro sia stato complesso, perché parliamo di una legge di più di ottanta articoli, perché abbiamo dovuto farlo in tempi non normali per una legge di riordino che rivoluziona il sistema e che darà il via a un’innovazione istituzionale di lungo corso e credo che tutti i gruppi assembleari abbiano dato un contributo in questa cornice di difficoltà e spero che, al di là del livello massimo di condivisione o del livello minimo, ci sia da parte di tutti, per il lavoro che è stato fatto di grande confronto e di grande apertura, un voto che dia il segnale chiaro che abbiamo intenzione su questi temi che riguardano le nostre comunità e i nostri territori, di qui in avanti di lavorare insieme sapendo perfettamente che questo è solo un tassello di una riforma più generale, come dicevo all’inizio. Grazie Presidente.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Passiamo ora la parola al consigliere Pompignoli, relatore di minoranza. Ne ha facoltà.

 

POMPIGNOLI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Questa è una legge che sicuramente noi non avremmo fatto, una legge che crea e complica ancora di più quello che è il sistema della Regione Emilia-Romagna. Non è una legge sul riordino istituzionale ma è una legge sul disordine istituzionale.

È un progetto di legge che riesce ancora di più a complicare quello che era già complicato con la legge 56/2014, la famosa legge Delrio, quella che doveva anticipare la riforma costituzionale in fieri, voleva l’abolizione delle province ma non ne pone le basi per abolirle, complica la situazione di riordino istituzionale perché le province non hanno più fondi per esercitare le funzioni loro rimaste e devono ricollocare il personale rimasto a loro carico. La Giunta regionale aveva una sola strada da prendere, cioè proporre una riforma provvisoria, una legge ponte, che loro dicono essere una legge ponte, ma in realtà non lo è, in attesa che si completasse la riforma costituzionale e si addivenisse a una riforma di sistema.

Noi rischiamo oggi di votare una legge che tra un anno deve essere completamente rivoluzionata. Così ha fatto molto concretamente la Lombardia; alla Regione sono passate tutte quelle funzioni che la legge statale non ha specificato debbano rimanere in capo alle province e ha stabilito di conseguenza che il personale ne segua la sua destinazione. In Emilia-Romagna invece c’è la solita presunzione di voler fare i primi della classe e attuare delle fughe in avanti, le quali però non raggiungeranno nessuna delle due finalità essenziali della riforma istituzionale in atto a livello nazionale, ossia ridurre gli eccessi di burocrazia e diminuire la spesa pubblica. Anzi, molto probabilmente renderanno più complicato raggiungerle.

La più palese e paradossale criticità sta nelle aree vaste, in primo luogo perché ci si va a scontrare con il vigente articolato 133 della Costituzione, il quale, prevedendo che le circoscrizioni provinciali possono essere modificate solo con legge della Repubblica, stabilisce chiaramente che le regioni, e a maggior ragione le province, in convenzione tra loro non possono modificare gli ambiti territoriali in cui vanno a esercitare le funzioni delle province. In pratica le aree vaste, in convenzione tra le province, sono illegittime per la Costituzione.

In secondo luogo è paradossale che si vada a rafforzare proprio il ruolo delle province in procinto di essere eliminate dando addirittura la facoltà di decidere se associare tra di esse l’esercizio delle loro funzioni e concedendogli un ruolo importante nell’iter di realizzazione di nuovo assetto all’interno della Conferenza interistituzionale.

Questo progetto di legge cela invece un tentativo di imporre il centralismo amministrativo e burocratico; da una parte si vanno a ridurre i controlli da parte degli organi assembleari, quelli dove ci sono le garanzie democratiche, e dall’altra si vanno a diminuire i livelli di autonomia degli enti locali. Altra problematica nel progetto di legge è quella di cambiare strada rispetto al policentrismo che è stata la grande specificità e risorsa nella crescita economica e sociale di questo territorio regionale. Si vuole imporre come nuovo grande motore dello sviluppo regionale, in cui si accentreranno tutte le più importanti funzioni, la Città metropolitana di Bologna. Qui si dimentica la storia dell’Emilia-Romagna, unita solo da una strada e non da una tradizione statale unica come le altre regioni italiane. La diversità è la peculiarità delle varie città emiliano-romagnoli sono il motore del suo sviluppo.

Altra pesante criticità è l’invenzione della Conferenza interistituzionale, un nuovo livello intermedio e amministrativo e di burocrazia. Su questo c’era già il CAL che si occupa su quanto previsto dall’articolo 23 dello Statuto regionale di rappresentanza, consultazione e coordinamento tra la Regione e gli enti locali. L’obiettivo cardine dello scheletro legislativo si sgretola sotto il peso delle agenzie, enti, convenzioni e conferenze interistituzionali e via dicendo, gettando dubbi e incognite sulla vera urgenza di questo testo, congelerà la qualità dei servizi erogati al cittadino pur accettando la sfida di una riforma del sistema di governo regionale locale.

La stessa Giunta e maggioranza regionale in Commissione ha dovuto ammettere che questa non è una riforma completa e che dovrà essere riformulata e aggiustata sin dall’inizio. In pratica viene ammesso che questa riforma è un gran pasticcio con almeno tre problematiche che rimangono irrisolte, ossia la costituzionalità del progetto di legge, l’aumento delle funzioni delle province, che invece si intendevano abolire, e l’incertezza sull’entità e reperimento delle risorse necessarie all’attuazione della riforma.

Il progetto di legge 751 attribuisce in maniera schizofrenica funzioni e risorse scollando il soggetto titolare della materia legislativa con i cordoni della borsa; sono numerosi i passaggi nel testo normativo in cui si nota questo dislivello tra “x”, che ha la titolarità di esercitare una determinata funzione, e “y”, che detiene il portafoglio.

La scheda tecnico-finanziaria in allegato al progetto di legge è drammaticamente povera di contenuti, di numeri e di cifre che chiariscono dove si risparmia e in quale percentuale. Suddividendo per capi questa legge, il capo I, che parla di riordino ambiente, energia, difesa del suolo e della costa protezione civile, dice che la Regione ha funzioni di indirizzo, pianificazione, programmazione, erogazione contributi economici, sviluppo e indagine sulla pericolosità del rischio sismico tramite l’ARPA. Viene costituita l’agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia che esercita anche le funzioni precedentemente detenute dalle province in questa materia, oltre a funzioni di difesa del suolo e della costa. Nasce il comitato interistituzionale con funzioni di indirizzo e coordinamento dell’agenzia e di verifica dell’andamento di intesa con i soggetti territoriali. Il personale dell’agenzia, che svolge funzioni di vigilanza e controllo con qualifica di ufficiale e agente di polizia, risponde direttamente al direttore generale nominato dalla Giunta regionale.

In materia di sicurezza territoriale e protezione civile non cambiano le funzioni delle province. La Regione si limita a garantire l’esercizio coordinato delle funzioni tra i vari livelli istituzionali e cura in particolare la progettazione e la realizzazione degli interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico e di sicurezza idraulica, funzioni afferenti al servizio di piena, nulla osta e sorveglianza idraulica. L’agenzia regionale per la sicurezza è dotata di un comitato tecnico composto da dirigenti regionali competenti in materia di sicurezza territoriale e di navigazione interna con il compito di coordinare l’attuazione dei piani e di programmi e l’applicazione omogenea delle disposizioni normative. All’Autorità di bacino del Reno sono conferite le funzioni di segreteria ma le spese rimangono in capo alla Regione.

Ai comuni e alle loro unioni vengono loro delegate le funzioni in materia di forestazione, vincolo idrogeologico, tutela dei castagneti, incendi boschivi e abbattimento delle alberature, già però i comuni non assicurano il minimo delle pulizie di alberi della loro competenza. Complessivamente per le funzioni ambientali ed energetiche sono previste duecentottanta unità di personale da ricollocare che passeranno alla nuova ARPA, di cui duecento dalle province e ottanta dalla Regione. La copertura delle spese è prevista in 9 milioni 600 mila euro, comprese le spese di funzionamento. Circa cinquanta unità passeranno dalla provincia alla Regione, venticinque sulle materie di difesa del suolo e venticinque sulla protezione civile, con un aumento di spesa di 2 milioni 400 mila euro. I trasferimenti ad ATERSIR non comportano variazioni di spesa essendo prevista una capacità di autonomia di finanziamento, mentre per gli enti di gestione delle macroaree potrebbero comportare un aumento di spesa di 720 mila euro.

Con il capo II, sul riordino delle funzioni in materia di trasporti e viabilità, il riordino è stato l’occasione per rivedere la competenza in materia di definizione delle politiche tariffarie del settore che ora vengono in capo alla Regione a garanzia dell’integrazione tariffaria dell’intero territorio regionale. La nuova normativa prevede che la Città metropolitana di Bologna eserciti la funzione di programmazione del servizio ferroviario metropolitano grazie a un’intesa annuale con la Regione a cui spetta la più ampia funzione di programmazione del servizio ferroviario regionale.

L’organizzazione della viabilità non subisce importanti trasformazioni con le norme di riordino in quanto tra le funzioni fondamentali della provincia sono annoverate quelle che ordinariamente competono agli enti proprietari delle strade e che già vengono esercitate sulla rete di loro proprietà. Per il trasporto marittimo e fluviale viene disciplinata la ripartizione delle funzioni amministrative di gestione delle idrovie e della navigazione interna tra la Regione e l’Agenzia Interregionale del fiume Po con il superamento del periodo di avvalimento. La Regione qualifica minori entrate nel bilancio regionale per euro 104 mila derivanti dall’attribuzione dell’AIPO ai canoni di navigazione interna, atteso che le somme delle spese istruttorie sono già introitate sul bilancio dell’AIPO stesso. Il trasferimento di circa cinquanta unità di personale dell’AIPO con conseguente integrazione del finanziamento di circa 2 milioni di euro è compensato dai minori oneri che verranno sostenuti dalla Regione come spese del personale.

Nel capo III viene messa mano rispettivamente alle leggi regionali che disciplinano la caccia, la pesca e l’agricoltura. Gli articoli dal 36 al 38 definiscono il nuovo assetto dell’esercizio delle funzioni in materia di agricoltura, protezione della fauna selvatica, esercizio dell’attività venatoria, tutela della fauna ittica e l’esercizio della pesca nelle acque interne, pesca marittima e maricoltura.

La novità sostanziale è l’inversione di rotta rispetto alla normativa regionale del 1997, che metteva al centro dell’azione programmatica e amministrativa le province e le comunità montane. Negli anni questo assetto avrebbe denunciato sia le criticità, specie per quanto concerne l’attuazione di provvedimenti di natura comunitaria connessi all’erogazione di fondi europei che, come noto, costituiscono in termini finanziari il polmone dell’agricoltura regionale. Basti pensare alla PAC, che impegna circa il 35 per cento del bilancio comunitario costituendo una delle fonti di sostentamento principale del settore agricolo emiliano-romagnolo. L’imperativo che anima il legislatore regionale parrebbe essere quello di contenere la frammentazione delle responsabilità nella gestione dei fondi europei, dei programmi licenziati e delle azioni svolte. Si evidenzia di pari passo una necessità e virtù della specificità dell’assetto normativo comunitario di concentrare l’attenzione sull’iter istruttorio sia in fase di concessione degli aiuti sia in fase di erogazione vera e propria dei contributi. Così facendo si profila all’orizzonte un ruolo preponderante dell’AGREA (Agenzia Regionale per l’Erogazione in Agricoltura) istituita con legge 21/2001. Questi timori europei hanno orientato la Giunta a riaccentrare a livello regionale l’esercizio delle funzioni in materia di agricoltura con lo scopo di garantire un controllo diretto – si direbbe quasi dispotico – delle attività svolte dagli uffici e un potere di indirizzo e coordinamento tout court.

Questa mania centripeta che investe la materia agricola trova l’unica valvola di sfogo nell’istituzione della cosiddetta Conferenza agricola – si veda l’articolo 39 -, una sorta di organismo di consultazione delle amministrazioni provinciali che rincorre il principio della partecipazione a tutti i costi. Peccato che, come spesso accade in queste sedi, si partecipa già a giochi fatti. Il tema dell’agricoltura anche nel corso dell’udienza conoscitiva ha suscitato molte perplessità e ha sollevato malumori soprattutto tra i sindaci presenti in Aula. Se ne contesta la scelta centripeta nell’allocazione esclusiva delle funzioni in mano alla Regione, diversamente da quanto precedentemente disposto dalla legge regionale 15/97. L’eccessivo accentramento delle competenze preoccupa gli enti locali che fanno notare come gli uffici periferici siano da sempre quelli più efficienti e in grado di soddisfare al meglio le istanze del territorio conoscendo la realtà e le problematicità.

L’approccio sponsorizzato dall’assessore Petitti tende a svuotare di competenze le sedi decentrate sul territorio svilendo la diretta interlocuzione con l’utenza. Gli articoli 40 e 41 hanno come oggetto la ridistribuzione delle funzioni in materia di protezione della fauna selvatica, l’esercizio dell’attività venatoria, tutela della fauna ittica e l’esercizio della pesca nelle acque interne. Anche in questo caso imperversa lo spirito accentratore della Giunta che svuota di competenze le province e gli enti locali per riprendersi tutte le funzioni di programmazione e pianificazione, nonché tutte le funzioni amministrative in applicazione della normativa comunitaria, statale e regionale in materia di protezione della fauna selvatica ed esercizio dell’attività venatoria in materia di tutela della fauna ittica ed esercizio della pesca nelle acque interne.

Sull’onda della Conferenza agricola l’iniziativa di mantenere una parvenza di attività partecipativa, l’articolo 41 istituisce comitati di consultazione rispettivamente in materia di caccia e pesca all’interno dei quali dovrebbe germogliare e alimentarsi il dibattito programmatico. La sezione II, in particolare l’articolo 40, offre uno dei primi esempi strutturali all’interno del progetto di legge 751 di accavallamenti e confusione normativa.

Nelle premesse si è accennato il fatto che questo disegno di legge stride con la riforma costituzionale in atto e con il decreto enti locali (78/2015) che per molti aspetti ribalta i contenuti della legge sul riordino delegittimandone alcuni provvedimenti. Un esempio su tutto sono le misure adottate in materia di polizia provinciale. Secondo quanto stabilito dal decreto enti locali, l’articolo 5, primo e secondo comma, il personale appartenente ai corpi e ai servizi di polizia provinciale transita nei ruoli degli enti locali per lo svolgimento e le funzioni di polizia municipale confluendo di fatto nell’alveo delle competenze comunali. Il quadro normativo regionale invece smentisce e ribalta quello nazionale.

All’interno del capo III (riordino delle funzioni in materia di agricoltura, caccia e pesca) l’articolo 40 esenta le Regioni dall’esercizio delle attività di vigilanza, di applicazione delle sanzioni amministrative e l’introito dei relativi proventi alle attività collegate all’attuazione dei piani di controllo della fauna selvatica che restano confermati alle province. Merita poi un critico approfondimento l’articolo 42, secondo il quale le funzioni amministrative di concessione e di liquidazione dei contributi e di controllo sulla destinazione dei fondi sui programmi di intervento in materia di pesca marittima, maricoltura e attività connesse affidate prima alle province costiere di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, ai sensi dell’articolo 80 della legge regionale, vengono attribuite alla Regione. In sintesi, anche in questo contesto si assiste a una pericolosa scelta centripeta da parte della Giunta; prima la legge regionale 3/1979 in armonia con le modifiche normative portate alla legge 3/1999 delegava alle Province costiere di Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini le funzioni amministrative di concessione, di liquidazione dei contributi, di controllo e sulla destinazione dei medesimi, riservando alle Regioni un semplice ruolo programmatico. Il riparto delle risorse finanziarie regionali tra le quattro realtà provinciali avveniva attraverso delibera di Giunta.

L’articolo 42 riconosce un unico centro di potere. La Regione che diventa il soggetto titolare unico delle funzioni sopraindicate detenendo anche i cordoni della borsa. Questo articolo, con particolare riferimento alle province romagnole, essendo vago nell’espletamento dei contenuti, soprattutto nelle conseguenze che potrebbe innescare sul comparto marittimo, meriterebbe un’analisi approfondita, se non addirittura una revisione profonda. Noi avremmo dovuto fare ottantacinque emendamenti abrogativi a questa legge sul riordino istituzionale, preoccupa infatti la circostanza drastica del margine di manovra, un tempo in capo alle province romagnole, che così facendo si vedono imbrigliate nella rete delle direttive bolognesi circa la gestione di una materia prettamente costiera che slitta nelle mani della Giunta regionale.

Nel caso in cui la Regione non sia in grado, non cogliendo la gravità e l’urgenza, di intercettare le istanze del comparto delle pesca marittima, si profila un orizzonte di ripercussioni occupazionali, sviluppo e valorizzazione delle attività ittiche e costiere. Sono delegate altresì alle province costiere di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini le funzioni amministrative di concessione e di liquidazione dei contributi di controllo sulle destinazioni dei medesimi. Le province esercitano le loro funzioni delegate nel quadro della normativa regionale vigente in materia di pesca, così come modificate dal presente capo.

Sulle attività produttive commercio al capo IV viene messo mano alla legge regionale che disciplina le attività produttive, le funzioni in materia di attività produttive di competenza regionale e in particolare quelle in materia di industria e servizi, ricerca e innovazione, internazionalizzazione delle imprese, fiere e commercio, turismo, artigianato, cooperazione, coordinamento e sviluppo della rete degli sportelli unici. Non compare invece nel testo della Giunta la disciplina sul demanio marittimo, il cui riordino delle funzioni è delegato ad apposita legge regionale in fase di elaborazione.

Nell’attuale processo di riordino gli articoli da 45 a 48 spartiscono le funzioni amministrative tra i diversi livelli di governo del territorio innalzando a livello regionale le funzioni di pianificazione, programmazione, nonché quelle che necessitano di uniformità e omogeneità su tutto il territorio regionale, mentre le competenze amministrative e gestionali, a tutt’oggi riconosciute dalle province, sono state declassate a livello comunale. Si è infine ritenuto di innalzare a livello regionale il ruolo di coordinamento tra le diverse funzioni svolte a livello provinciale con l’ausilio di sistemi informativi promuovendo al contempo un maggiore coordinamento da parte delle province sulla rete degli sportelli unici per le attività produttive, i cosiddetti (SUAP). Su questo punto all’articolo 46, la rete degli sportelli unici, è necessaria una breve digressione.

Sarebbe stato auspicabile, al netto contrasto con l’attuale assetto normativo, procedere in maniera spedita verso un’omogeneizzazione delle procedure autorizzative dei SUAP convergendo verso una drastica riduzione degli sportelli unici, come auspicato tra l’altro dalle associazioni di categoria, che purtroppo ad oggi rallentano il rilascio dei permessi e proliferano in tutti i comprensori regionali. Paradossalmente con l’attuale sistema in essere, un’impresa di Parma e una di Rimini per ottenere il rilascio del medesimo documento autorizzativo intraprendono due percorsi diversi e con tempi diversi a seconda del SUAP con cui hanno a che fare.

In sintesi, il capo IV è un esempio agghiacciante della stratificazione di ruoli, esercizio e titolarità delle funzioni che si accavallano in questo progetto di legge. Il caos in questo senso regna sovrano. La materia disciplinata in questa sezione subisce una parcellizzazione estrema nell’allocazione delle competenze, che crea confusione e incongruenze gestionali. Anche per quanto riguarda il richiamo della scheda tecnico-finanziaria, le nozioni e le cifre che la Giunta snocciola sono da pagella di quinta elementare, un prospetto finanziario che non dice nulla, se non ripetere i contenuti delle premesse, abbozzando un solo numero in tre pagine (3 milioni 360 mila euro), intesi come maggiori oneri a carico del bilancio regionale per farsi carico delle settanta unità di personale in più che verranno trasferite in Regione per l’espletamento di funzioni sopra citate.

Alla Città metropolitana e alle Province spettano le funzioni in materia di programmazione della rete scolastica e dell’offerta formativa inerente all’istruzione, programmazione e gestione dell’edilizia scolastica. La Regione esercita invece le funzioni in materia di programmazione e attuazione amministrativa dell’offerta formativa inerente l’istruzione e formazione professionale. La Regione altresì assume competenze dei centri per l’impiego attraverso un modello della rete dei servizi a presidio territoriale delle politiche attive e passive del lavoro e fondato sulla cooperazione tra le istituzioni territoriali nonché sulla collaborazione di soggetti pubblici e privati. Per l’esercizio di tali funzioni è previsto il trasferimento di centoquaranta unità di personale per un costo di 5 milioni 600 mila euro e per le ulteriori spese di funzionamento legate all’esercizio di altre funzioni stimato nella cifra di 1 milione 120 mila euro.

Viene istituita l’agenzia regionale per il lavoro con il compito di eseguire gli indirizzi politici definiti dalla Giunta regionale concernenti la gestione e la qualificazione dei servizi erogati a cittadino e imprese. La Regione provvede al trasferimento dell’agenzia al personale dipendente della stessa amministrazione regionale addetto alle relative funzioni e la quantificazione esatta del numero dei dipendenti, circa cinquecento, e dei relativi costi a carico dell’agenzia, sarà resa possibile dalle norme statutarie attuative della legge 10/2014, la n. 183. Il personale regionale oggetto di trasferimento all’agenzia, individuato in trentacinque unità per un costo di 1 milione 400 mila euro, non determina maggiori oneri trattandosi di personale già alle dipendenze della Regione. Secondo le stime della CGIL le risorse previste dalla Regione per l’agenzia sono assolutamente insufficienti rappresentando circa un terzo di quelle necessarie e per Confindustria il costo sarà di 10 milioni di euro all’anno.

È evidente che si tratta di una sfida complicata per la Regione e difficile da valutare nella sua complessità, anche solo tenendo conto delle risorse necessarie. L’agenzia regionale per il lavoro è dotata di personalità giuridica, autonomia tecnico-operativo e contabile patrimoniale, ma la Giunta regionale ne approva, oltre al bilancio preventivo e al rendiconto generale, lo statuto, i regolamenti, la dotazione organica, gli atti e l’acquisizione di beni, servizi e lavori e infine la sottopone a vigilanza. In materia di cultura, sport e giovani la Regione esercita la funzione di programmazione, pianificazione e attuazione dei relativi piani e programmi di intervento. È previsto a tale scopo il trasferimento in Regione di venticinque unità di personale per un costo di 1 milione di euro, mentre gli altri 250 mila euro sono previsti per ulteriori spese di funzionamento.

Attraverso tutte queste perplessità questa è una legge che sicuramente pone ombre e luci su quello che è il disordine istituzionale che questa Giunta vuole ordinare, ma in realtà tutto quello che si sta facendo è un qualcosa di inutile che potrà essere, come dicevo all’inizio, assolutamente ribaltato da quella che è invece la legge di revisione costituzionale in materia di province. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Siamo di fronte sicuramente a un progetto corposo che è frutto a mio avviso innanzitutto di quella fretta del Governo di voler smantellare, seppure con arte, un sistema delle autonomie locali e prendendo a spunto quella che è una tendenza forte nell’elettorato, che era quella di richiedere l’abolizione delle province, di far finta di averle abolite in realtà quando ciò non accade. Essenzialmente tutto il progetto di legge in esame è frutto di questa scelta, cioè della scelta della legge Delrio, con la quale si spolpano le province di alcune competenze, si ributta la palla nel campo delle regioni e si dà vita a un sistema che non sarà più policentrico ma rischia di essere eversivo, perché se ogni regione volesse seguire fino in fondo le proprie potestà legislative a questo punto noi avremmo un sistema istituzionale a macchia di leopardo dove ognuno si inventa che competenza dare a un organo che, fino a prova contraria, è ancora un organo previsto dalla Costituzione e che potrà venire meno solo quando la Costituzione sarà definitivamente mutata, ma finché la Costituzione non è mutata si gioca una partita all’insegna neppure del federalismo ma della secessione tra regioni, perché – torno a ripetere – ciò che viene consentito è di inventarsi a piacere ognuno un proprio menù per dire cosa facciamo in questi due – due anni e mezzo prima di aver tolto dalle scatole le province.

Personalmente sono dell’avviso che il pesce puzza dalla testa, ma non potrebbe essere diversamente, e diventa difficile nel caso del Presidente Renzi perché non sono talmente generoso da attribuirgli una testa. Detto ciò, mi pare opportuno evidenziare come se si pensa di poter intervenire in una riforma istituzionale e costituzionale, senza tener presente che anche le regioni, almeno come confini geografici, hanno da tempo ultimato la loro funzione, si rischia soltanto di intraprendere un gioco neppure troppo simpatico di ridisegnazione di confini amministrativi che rischiano di non avere neppure oggi una corrispondenza di amorosi sensi all’interno dello sviluppo economico regionale o infraregionale.

È indubbio che la stagione dell’affollamento istituzionale, un affollamento istituzionale che ha visto negli anni fiorire comunità montane e collinari, centri per l’impiego, distretti industriali, aree di sviluppo e ambiti territoriali ottimali, confligge con un’articolazione del "sistema amministrazione" che anche questo è proliferato e che ha dato vita - nel corso degli anni - a circondari, a circoscrizioni comunali, a invenzioni di forme di partecipazione rilevatesi poi un espediente per far finta di aver coinvolto le persone senza poi averlo mai fatto.

D’altra parte, quando la consigliera Zappaterra, forse in un lapsus linguae, ma non troppo, o in un lapsus veritas dice che questa sarà una buona legge, purché i cittadini non si accorgano che l’abbiamo approvata, dice né più né meno che delle due l’una: o è talmente inutile da meritare la non considerazione o è talmente fatta in modo da non produrre effetti da non suscitare nessuna emozione. Io penso, e lo dico sinceramente, che noi avremmo dovuto attenerci, assessore Petitti, a un restyling di quello che era né più né meno la legge nazionale, senza evitare di voler fare passi in avanti.

Noi avevamo davanti il fallimento di un regionalismo differenziato che ha moltiplicato in questi anni non soltanto i centri di valutazione amministrativa e politica ma ha sempre più sparpagliato nelle varie competenze e a vari organi ciò che in realtà aveva senso in un corpo unico, che era l’Istituto regionale. Quando le Regioni sono nate, anno di grazia il 1970, per un frutto di un compromesso politico, il più grande compromesso storico tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, sono nate all’insegna di uno slogan che poi fu di Ugo La Malfa e di Enrico Berlinguer: nascono le regioni perché si eliminano le province come enti intermedi. Nel corso degli anni addirittura si è arrivati al combinato disposto che si sono inventati anche i comprensori pur di rafforzare il livello dei centri intermedi anziché semplificarlo.

Le Regioni oggi hanno una potestà legislativa che a riforma costituzionale in esame, cioè quella che di qui a poco verrà approvata, smagrisce le regioni di numerosi compiti a tal punto che per la prima volta si introduce il concetto, che non è un concetto irrilevante, dell’interesse prevalente ed è l’interesse prevalente attorno al quale lo Stato finirà di volta in volta per decidere il livello di legislazione delle regioni. Purtroppo si sono persi i tram, purtroppo non ci si è accorti che ad esempio lo studio della Fondazione Agnelli 1992, quello che mirava alle dodici macroregioni, è rimasto soltanto uno studio che ha arricchito qualche scaffale e che nel frattempo si è arricchito di polvere, è venuta meno l’impostazione anche sotto il profilo culturale che Miglio aveva dato delle tre macroregioni, che pure avevano un senso di riordino dello Stato; a questo punto e in questa situazione quello di oggi – lo dico con estremo rispetto – più che un atto rivoluzionario mi sembra un brodo primordiale perché si cerca di giustificare e di far rientrare in questo concetto di area vasta tutto ciò che non si riesce a esprimere in altro modo.

Ma l’area vasta secondo legge, e non secondo fantasia, assessore Petitti, non è più né meno ciò che le province vengono ad assolvere secondo legge: le funzioni di area vasta. Invece qui si paventa una forma di area vasta che sia una forma di aggregazione delle province, decisa peraltro dalla Giunta, senza che poi le province medesime possano perdere quei poteri che in realtà hanno perché questa forma di aggregazione avviene semplicemente attraverso una miriade di convenzioni. Sotto questo profilo devo dire che l’area vasta, se si intende per essa una sommatoria di province e di territori, non è sconfitta dal vostro progetto in quanto idea, ma è sconfitta dalla realtà dei fatti in quanto idea, perché la geografia e la struttura dei seicentottantasei sistemi locali del lavoro ci evidenzia che il 75 per cento di esso si colloca nel perimetro di un’unica provincia e il 24 per cento all’interno di una seconda. I distretti produttivi del paese operano su cluster comunali che per la gran parte interessano il territorio di una sola provincia (il 64 per cento) o al massimo di due province (il restante 25 per cento).

Se si guarda agli enti territoriali del Paese le cose non cambiano con un’auto-contenimento provinciale che si attesta rispettivamente al 56 per cento per quanto riguarda l’attività produttiva e al 70 per cento per la capacità di attrarre flussi turistici. Questi sono già dati che di per sé ci dicono che le aree vaste sono forse di moda, ma vanno contro quella che è la logica di un paese che avrebbe dovuto a questo punto eliminare province e regioni per come sono e dare vita a quelle trentasei aree, queste sì, che corrispondono a livelli non solo geografici ma di sviluppo economico, individuate dalla Società Geografica Italiana, che non a caso nel rapporto del 2014 rilancia l’idea delle trentasei aree territoriali con funzioni legislative e che finalmente consentirebbe di superare anche quella cappa di chiusura dei confini regionali che può essere superata soltanto per i comuni attraverso una procedura molto lunga, che è quella del referendum e poi in successiva fase della legge statale che dia luogo eventualmente al risultato del referendum e che alle province è quasi impedita perché per dar vita al referendum provinciale, cioè al distacco di una provincia da una regione all’altra, occorre un quorum non solo di partecipazione ma anche sotto il profilo decisionale che rappresenta in altri termini il 72 per cento della popolazione chiamata al voto, quando – vorrei ricordarlo – un referendum per la conferma della Costituzione italiana non ha sbarramenti al riguardo.

Questo per far dire che si è studiato un sistema ingessato dal vertice alla base volto esclusivamente a far finta di dare la possibilità del cambiamento ma in realtà impedendo ogni sorta di cambiamento. Ribadito che per Fratelli d’Italia la strada maestra sono e rimangono le trentasei aree territoriali con funzioni legislative individuate dalla Società Geografica Italiana, mi permetto anche di dire che questa è una legge che si occupa di tutto e di più, ma che sostanzialmente mostra un retro-pensiero, quello di spogliare l’Assemblea legislativa di ogni sua funzione.

Il testo presentato oggi non soltanto si compone di ottantotto articoli ma, nel momento in cui viene in Aula, di 26.982 parole. Se le parole sono pietre, allora chiedetevi perché la parola “Assemblea legislativa” risulta soltanto nove volte come citazione mentre la Giunta risulta citata sessantuno volte. Già nelle parole c’è uno squilibrio. Chiedetevi come in una regione dove abbiamo più tavoli che all’Ikea, più cabine che a Misano Adriatico, avremo anche più agenzie dell’ONU, perché per novantatré volte ricorre la parola agenzie, avremo ventinove conferenze per le quali penso dovremo essere una conferenza unica e permanente, e dovremmo chiederci per quali motivi in ben ventisei volte si rimanda a una legislazione differita attraverso l’espressione “con successivi adeguamenti o provvedimenti di legge”.

Questa vuole essere non una legge cornice, non una legge quadro, ma una ribollita della Mariucciona. Quando c’era l’assessore Mariucci si arrivò ad approvare una legge di riforma di quasi duecento articoli nel nome della semplificazione. Se le parole hanno un senso, e la parola semplificazione è citata solo nove volte su 26.982 parole, devo supporre che per la logica che non consente contraddizione se nove volte ricorre la semplificazione, la complicazione rimanga nella differenza tra 26.982 parole e le nove citate della semplificazione. In compenso abbiamo undici unità tecniche, cinque centri di competenza, ventuno comitati e la governance che viene richiamata in sei occasioni, la parola “trasferimento” in venticinque, mentre “funzioni” e “funzione” batte tutti i record, perché sono quattrocentouno volte le citazioni. La concertazione ricorre sette volte. Voi pensate che in un mare magnum di queste parole si possa dire che si disegna un riordino istituzionale?

Glielo dico con estrema cortesia, Assessore; era molto meglio limitarsi a pochi articoli così come hanno fatto altre Regioni, anche del vostro stesso colore, perché questa doveva essere una legge ponte e voi la travestite da legge di sistema sapendo benissimo che è e rimane una legge ponte. Speriamo che l’effluvio di parole non vi trascini sott’acqua, cioè non vi faccia cadere dal ponte, perché penso che il torrente che defluisce sotto quel ponte abbia correnti che sicuramente vi travolgerebbero. Io non ho capito francamente perché si è voluta fare una scelta non di sfida politica – quella poteva starci – ma di così diffuso e ampio aspetto per poi alla fine dire che una delle principali competenze, che è della Regione sotto il profilo legislativo, cioè la competenza urbanistica, verrà differita alla riforma della legge 20, che è per antonomasia la legge principe dell’urbanistica.

Viviamo in un mondo strano dove noi sogniamo aree vaste nel momento stesso in cui l’assessore Donini – mi spiace sia assente – è uscito con la dichiarazione che è andato a Modena a metterli d’accordo perché in un’area, che non mi sembrava vastissima, come quella affidata alla gestione di SETA, che interessa i bacini di trasporto di Modena, Reggio Emilia e Piacenza, c’era la rivoluzione. Se leggo cosa dice, Presidente, il suo conterraneo Muzzarelli, che è Sindaco e Presidente della provincia, ovviamente nel nome della non concentrazione delle cariche, ha detto semplicemente che dovevano essere mandati a casa tutti gli altri. Non so se volesse assorbire anche la carica di presidente o amministratore delegato di SETA, però il ragionamento dei trasporti è un ragionamento molto serio, perché quando si fece SETA senza la provincia di Parma si commise un grosso errore, così come – mi permetto di dirlo – oggi andrebbe valutata meglio quella che è stata la scelta da parte di alcuni territori dopo ENIA di scegliere IREN anziché Hera, perché abbiamo dei territori che oggi su servizi fondamentali, quale quello dello smaltimento dei rifiuti, hanno degli interlocutori da poco, che si chiamano solo le città - per quanto riguarda IREN - di Genova e di Torino.

Secondo voi oggi che Parma ha deciso di vendere le azioni di IREN, cosa ci staranno a fare Reggio Emilia e la piccola quota di Piacenza, che pure ha deciso di vendere una parte delle sue azioni in quel calderone, se non messi nella vigna a far da palo? Questo è il ruolo che assumono alcuni enti locali a frutto di scelte che sono state non meditate rispetto a un disegno di riordino istituzionale. Allora ci si è fatti attrarre dalle governance, altra parola che va molto di moda, dalle masse critiche, e infatti per fare masse critiche IREN è arrivata a fare 2 milioni 800 mila euro di debiti su 3 milioni 130 mila euro di fatturato. Suggerirei di diminuire il fatturato ma non di elevare il numero dei milioni di debiti, perché mi pare che sia un debito che se fosse di un’azienda privata avrebbe costretto da tempo interventi e procedure di tipo liquidatorio.

In questo disegno vedo anche mal rapportato quello che dovrebbe essere il disegno delle aree vaste non previste dalla legge nazionale ma forme di sperimentazione regionale con l’area metropolitana, che invece è prevista e disciplinata dalla legge nazionale. Dico questo perché anche in termini di aree metropolitane il legislatore si è fatto furbo e non ha voluto scontentare nessuno. Ha dato una città metropolitana a ogni regione. Pensate che Reggio Calabria è città metropolitana allo stesso livello e con la stessa legislazione di Roma, Milano, Napoli e Torino. Non c’è Stato in Europa, ma penso anche nel mondo, che è riuscito a voler approvare una norma che prevede la stessa disciplina legislativa per aree che effettivamente hanno una concentrazione di uffici, di centri decisionali e di popolazione - quali quelle di Milano, di Napoli, di Roma e di Torino - e altre città, come quella di Firenze, che tutto sommato diventano città metropolitana solo per fare un gentile regalo all’ex sindaco di allora, oggi Presidente del Consiglio.

Che cos’abbia di città metropolitana Firenze vorrei saperlo sotto il profilo scientifico. Devo dire che un’attenzione...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti, la invito a concludere il suo intervento.

 

FOTI: Avevo quaranta minuti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Io ne ho segnati venti.

 

FOTI: Mi dispiace ma dovrebbe ricordarsi che nella Conferenza dei Capigruppo – non so se lei c’era – abbiamo deciso altra cosa. Nella Conferenza Capigruppo è stato deciso che monogruppi e i gruppi di due persone avevano il tempo raddoppiato per evitare che dovessero poi fare interventi...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Trentacinque, non quaranta.

 

FOTI: Non erano venti, Presidente. La sua interruzione è quantomeno in anticipo di un quarto d’ora. Signor Presidente, dicevo che anche un altro tema mi pare oggi poco affrontato in questa legge, e ve lo metto come argomento di riflessione. Nel momento in cui si pensa alle città metropolitane (nella nostra Regione ne abbiamo una, ed è la città di Bologna) penso che non si possa non pensare ai governi urbani intendendo per essi le città capoluogo e i comuni ad essi finitimi, perché è evidente che se vi è uno scambio di servizi, un’economia di scala che si può realizzare, un effettivo cointeressamento di funzioni, di strategie, persino di piani di sviluppo, questo non può essere non considerato su tutta la regione e non può che vedere coinvolti i capoluoghi di regione e i comuni che con esse confinano.

È un ragionamento che è stato fatto all’estero quello dei governi urbani, non come un’ulteriore forma di governo intermedio ma come forma di governo che superi anche la visione delle fusioni di comuni laddove le stesse non si possono realizzare o le unioni dei comuni laddove le stesse avrebbero poco senso. Le unioni dei comuni anche nella nostra regione, seppure formalmente costituite sulla carta ovunque, in realtà danno effetti e qualche risultato nei comuni con minor numero di persone e prevalentemente nei comuni di montagna o di alta pianura, mentre negli altri casi sono più unioni obbligate per legge che per scelta libera dei comuni stessi. Se andate a vedere le funzioni che sono state messe a convenzione, mai una volta si supera il limite delle convenzioni concesse dalla Regione neppure a livello sperimentale, ma si pesca sempre il numero minimo delle convenzioni che possono dar vita a unioni di comuni senza usare mai la misura massima. In buona sostanza, se dieci erano le possibilità di convenzionamento, mai si va oltre i cinque o sei convenzionamenti. Questo perché è evidente che vi è una municipalità diffusa.

Anche questo lo voglio dire perché è argomento che va molto di moda in questa regione, cioè che l’obiettivo vero è fondere i comuni, ma se vogliamo guardare l’Europa e i paesi che sono sicuramente una locomotiva dell’Europa, almeno la Germania, la Germania ha tredicimila comuni rispetto ai nostri ottomila, se vogliamo guardare il sistema francese, la Francia ha trentasettemila comuni, mentre se vogliamo guardare il sistema spagnolo, la Spagna ha né più né meno il numero di comuni dell’Italia, con una media di 5.800 abitanti.

Ho fatto queste considerazioni per dire che giustamente si può proporre e puntare a un riordino istituzionale, ma il riordino istituzionale non arriva attraverso solo la semplificazione del numero dei comuni, ma arriva innanzitutto attraverso un progetto di riordino che mette al centro a questo punto i comuni, non le province e le aree vaste, sapendo che le aree vaste stanno in piedi solo ed esclusivamente fino al giorno in cui staranno in piedi le province, perché è innegabile che la legge – non voglio citarvi i commi, ma vado a memoria e mi pare che si parli dei commi 85 e 86 – definisce le aree vaste e le individua esclusivamente nelle province a cui delega le funzioni di area vasta. Si è voluto quindi buttare il cuore oltre l’ostacolo, ma a mio avviso in realtà si sono creati molti ostacoli dimenticandosi più della ragione che del cuore, perché magari il cuore può portare anche a un protagonismo che vuole essere quello di dire che siamo i primi, i migliori e i più bravi, ma la ragione dovrebbe portarsi a chiedere per quale motivo regioni che sono il doppio dell’Emilia-Romagna e che hanno più o meno le stesse province dell’Emilia-Romagna, come la Lombardia, abbiano fatto tutt’altra scelta, soprattutto tenendo presente che non basta arricchire i siti internet di un po’ di letteratura.

Assessore Petitti, se lei leggesse gli studi che sono pubblicati sul sito internet della Regione al riguardo delle aree vaste, non avrebbe preso come cavallo di battaglia quello dell’area vasta, perché sotto il profilo scientifico l’area vasta si viene a configurare come l’area provinciale. L’idea di voler seguire le associazioni di categoria, che per tutt’altri motivi stanno facendo queste operazioni, è sbagliata; assessore Petitti, se noi andiamo dietro alle associazioni di categoria, lei sa che Confindustria sta portando avanti un progetto che vuole unire non soltanto Parma, Piacenza e Reggio ma anche La Spezia, Massa, Mantova e Cremona? Noi non possiamo seguire chi, legittimamente, almeno sulla carta, segue progetti che non sono neanche progetti di area vasta, ma costituiscono nuovi enclavi territoriali sui quali si decide di operare. Noi dobbiamo preoccuparci a mio avviso di superare il sistema delle province senza pensare di affidarci a forme di sperimentazione che falliranno il giorno dopo che le province verranno meno, perché questa operazione mi ricorda tanto quella dei comprensori, così come in passato si inventarono la parcellizzazione delle ASL e oggi invece si vogliono fare le ASL di area vasta.

Soltanto nel mio territorio, quando sono nate le ASL, ce ne erano tre, quella della città, quella di una parte della provincia che si riferiva prevalentemente alla Val Tidone, e quella della Val D’Arda. Oggi si vogliono accorpare non più le ASL sotto il profilo provinciale ma ultraprovinciale, ma questo può avere un senso se almeno gli accorpamenti partono da una visione non dei servizi ma dalla visione del bisogno dei servizi. Noi abbiamo avuto una decuplicazione di chi ha fatto a gara per avere la migliore ortopedia e magari tutti hanno trascurato la chirurgia o molti hanno fatto a gara per far proliferare il numero di primari anche quando il numero degli utenti era inferiore alla struttura primariale.

Io non penso che la strada sia questa. Legittimamente è una scommessa che questa Giunta vuole fare, l’ha presentata anche con una forma abbastanza pomposa, e faccio solo rilevare, assessore Petitti, che non penso che con tutti i centri di potere di cui gode la sinistra in questa regione bisognasse trasformare anche il CAL, cioè un organo costituzionale, in un vecchio politburo, perché con la struttura attuale si vuole necessariamente eliminare la presenza dell’opposizione che, ricordo, in Emilia-Romagna rappresenta ancora oggi il 50 per cento del corpo elettorale di questa Assemblea elettiva. Io ho detto che per il CAL occorreva un diritto di tribuna anche per gli amministratori non eletti nelle vostre fila, così com’era nel vecchio CAL, e non mi pare – lo dico, perché, se non erro, la relatrice di oggi del provvedimento è stata anche Presidente del CAL – che quel CAL fosse tutto da buttare, a meno che non si voglia fare del Comitato delle Autonomie Locali non un luogo di confronto sotto il profilo istituzionale, così come dovrebbe essere, ma di ratifica dell’esistente politico. D’altra parte, assessore Petitti, per richiedere un verbale del CAL occorre procedere per un Consigliere con l’articolo 30 ed è la forma di peggior oscurantismo che io conosca in ambito amministrativo nel secolo della cosiddetta trasparenza amministrativa, mentre se voi andate a prendere il verbale del primo CAL, in due ore hanno liquidato questa riforma istituzionale, il disegno di legge sui nomadi e altri cinque o sei disegni di legge, addirittura l’argomento per sintetizzare è che abbiamo fretta, intanto approviamo e partiamo e poi vedremo.

Secondo voi quello è un organo, così come la Costituzione lo disegna, che dovrebbe rappresentare effettivamente il centro propulsore delle autonomie locali o voi pensate di aver risolto il problema soltanto perché due – tre giorni fa lei, assessore Petitti, ha battezzato la fusione dell’ANCI con la Lega delle Autonomie? Se non ci fosse stato questo matrimonio, sarebbe stato sbilanciato il fatto di prevedere nel CAL il Presidente dell’ANCI, perché quando l’ANCI era dominato dall’allora Democrazia Cristiana i compagni che non ci volevano stare si inventarono un altro organo, che era la Lega delle Autonomie, al quale aderivano tutti i loro comuni, e oggi invece, nel nome di quel politburo che solo in Emilia-Romagna deve tornare a trovare una rappresentazione plastica ma non in ogni altra parte del mondo, allora si decide di fare anche la fusione tra la Lega delle Autonomie e l’ANCI.

Per fare questo si chiama come sacerdotessa del grande matrimonio l’assessore Petitti, che sotto il profilo istituzionale secondo me c'entrava poco. Assessore Petitti, glielo dico apertamente: per me era una scommessa che andava fatta in altro modo, non facendo uno zibaldone unico di agenzie, di compiti e di funzioni.

L’avete voluta fare e la nostra sfida è nelle tante leggi di modifica che dovrete approvare in quest’Aula per dare seguito a questa legge con un’unica osservazione, che con l’approvazione di questa legge oggi inizia lo spolpamento delle funzioni dell’Assemblea legislativa, perché al centro di questo processo ci va la Giunta e non più l’Assemblea.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Ogni legislatura sia nazionale sia regionale è contrassegnata da oltre vent’anni da iniziative legislative più o meno consistenti di riordino istituzionale. In alcuni casi si è anche messo mano alla Costituzione, com’è avvenuto con la riforma del Titolo V nel 2001. Dal 1990 ad oggi si sono succedute ipotesi, soluzioni, dibattiti (moltissimi) e scelte (molte di meno e anche confuse). Negli ultimi venticinque anni sono cambiate competenze, funzioni, ruoli, immagini pubbliche e organizzazioni delle regioni e delle province.

Anche oggi affrontiamo in questa sede un progetto di legge che si occupa proprio del riordino delle funzioni di governo di Regione, Provincia, Città metropolitana, ecc. Un progetto di legge presentato prima dalla Giunta e poi dalla maggioranza come un progetto frettolosamente blindato, impedendo, al di là delle operazioni di facciata, qualsiasi forma di confronto reale nelle Commissioni con i Consiglieri, qualsiasi forma di ascolto reale delle organizzazioni sindacali, e quando parliamo di organizzazioni sindacali ci riferiamo a tutte le organizzazioni sindacali, le associazioni dei territori e dei lavoratori coinvolti in questa riorganizzazione, quindi frettolosamente si scriverà un nuovo, inutile e dannoso capitolo di una storia che data le origini dalla sua fase più recente negli anni conclusivi della cosiddetta Prima Repubblica.

Il confronto sugli assetti istituzionali del nostro Paese si è fatto più serrato a partire dal 1990 e ha prodotto diverse, anche tra loro contrastanti, soluzioni normative. In questo disegno le province hanno rivestito e purtroppo rivestono ancora un ruolo importante, un ruolo ambivalente, ondivago e contraddittorio, un ruolo che ha caratteristiche opposte a quelle di un’operazione di semplificazione amministrativa. Negli ultimi venticinque anni abbiamo assistito a processi di decentramento amministrativo con la Bassanini nel 1996, a investimenti molto spinti sul ruolo e sulle funzioni delle province, a duplicazioni di competenze e potestà regionali.

Non meno di un quarto del personale interessato dal processo di riordino di cui discutiamo oggi è al momento dipendente delle province a seguito di altri processi di riordino, processi che non risalgono alla notte dei tempi ma a pochi anni fa. Dal 2011 ad oggi, con un approccio ondivago e tante parole, tuttavia mai trasformatosi in fatti reali, vale a dire in poltrone che calano, in servizi che migliorano, in processi che si semplificano, prende corpo l’ipotesi di riordino e di revisione del ruolo delle province.

Cominciò Monti nella conferenza stampa famosa per le lacrime della Ministra Fornero; si parlò tra le altre cose di pensioni e di province annunciando che sulle prime (le pensioni) ci sarebbe stata qualche difficoltà e che le seconde (le province) sarebbero state cancellate. Non è propria andata così, perché dopo tre anni e mezzo, dopo tante conferenze stampa, dopo un anno di governo Monti, le elezioni politiche del 2013, due primarie del PD dagli esiti opposti, dieci mesi di Letta e un anno e mezzo di Renzi sono stati confermati i problemi per le pensioni, è stato creato e non risolto il problema degli esodati ma le province se la sono cavata.

Il problema da cui partiamo oggi è proprio questo; il riordino che si deve fare è un riordino (l’ennesimo) che si fa in presenza di province ancora esistenti, moribonde perché sono state portate al dissesto. Bisogna andare avanti come un rullo compressore – diceva Renzi parlando della riforma sulle province – e così dicendo invece di abolirle è stata abolita la democrazia, invece di abolire le province avete abolito gli elettori. Ma lo si deve fare lo stesso il riordino, mentre quello che si sarebbe dovuto fare (la vera abolizione delle province) non la si è fatta.

Così, dopo riforme costituzionali fallite, decentramenti amministrativi con esiti gravemente contraddittori, inversioni di linea su tutti i fronti, promesse a iosa e conferenze stampa ogni mezz’ora, le province continuano a esserci, continuano ad avere presidenti, consigli, costi, funzioni e competenze. Corpi, quelli delle province, da svuotare, da ripulire se si parla del personale, corpi da imbalsamare e conservare se si parla degli organi politici per nulla rappresentativi, corpi in cui sopravvivono presidenze, incarichi, bilanci, funzioni di segreteria e servizi generali.

Una situazione connotata dall’incertezza e dalla confusione, incertezza che regna sovrana su chi nelle province lavora. Trasferimenti, distacchi, elenchi e riallocazioni, esuberi, sopranumerari, competenze residue e relativo personale, questa è la terminologia utilizzata dal progetto di legge affrontando le questioni delicate del personale delle province che al termine del processo di cui oggi viene scritta una bruttissima pagina sarà spalmato tra quattro distinte condizioni o collocazioni. La prima è quella delle province che continuano a vivere nelle quali resteranno diversi lavoratori in un limbo in attesa non si sa di cosa, perché la via maestra è e rimane quella che non si è voluta finora intraprendere, cioè l’abolizione delle province stesse tramite un intervento costituzionale.

La Regione dove verranno trasferiti dipendenti, che si dovranno occupare delle competenze che arrivano o tornano in Regione, e poi le agenzie, quelle esistenti o quelle che ci inventiamo apposta per questa occasione, nelle quali trasferire parte del personale provinciale o distaccare funzionalmente il personale regionale impegnato su competenze che verranno gestite dalle agenzie. Con un salto triplo, rovesciato e carpiato vi è la possibilità di essere dapprima trasferiti alla Regione per godere poi di un distacco funzionale in quanto regionale alle agenzie. In realtà ci sono anche altre possibilità, tra le quali ricordiamo quella delle aree vaste, soggetti che senza sostituirsi alle province potranno però gestire in forma associata alcune funzioni sulla base di convenzioni stipulate dalle province stesse.

Da ultimo i centri di competenza e le unità di missione, luoghi virtuali o reali nei quali fare confluire dirigenti, funzionari e personale per l’esercizio di tutto ciò che non si capisce bene come potrà essere gestito domani.

C’è un vizio grave a monte di questo sedicente riordino, un vizio che rende inspiegabile in una logica di buona amministrazione la scelta di operare comunque, operare subito con questa fretta e questa confusione, scelte le cui ragioni diventano però evidenti se ricorriamo a una logica costruita in funzione della calcolata creazione di un’immagine falsa, di efficientismo e rapidità.

A vizi a monte corrispondono vizi a valle, tra i quali ci limitiamo in questa sede a ricordare solo alcuni: innanzitutto la forte agenzializzazione delle competenze regionali. Non è che le agenzie siano il male assoluto; la scelta di svolgere competenze e funzioni ricorrendo al modello istituzionale e organizzativo è da correlare alla specificità di settore con testi obiettivi e dominanza di attività. Il problema è che qua nascono o si rafforzano in una logica diretta alla garanzia del controllo esclusivo da parte della Giunta sottraendo in questo modo parte rilevantissima delle attività regionali al confronto ordinario con l’Assemblea, con i territori, con le associazioni e con i cittadini. Le agenzie a volte possono anche essere luogo nel quale occultare direzioni generali nascoste incrementando il numero delle strutture e degli apicali e non è vero che la Regione è un ente di sola programmazione, ma la Regione è anche un ente di programmazione e di indirizzo, ma riveste importanti funzioni gestionali, se no non si capisce perché dobbiamo far nascere o rafforzare le agenzie.

Il personale dei servizi tecnici di bacino che transiterà nelle agenzie di sicurezza territoriale della protezione civile e nell’agenzia della prevenzione ambiente ed energia che cosa faceva prima e che cosa farà domani se non attività gestionali fondamentali? Il personale dei centri per l’impiego che entrerà nella rediviva agenzia regionale per il lavoro, risorta con questo progetto di legge dopo che dieci anni fa una legge approvata proprio a fine luglio la sopprimeva, cosa fa oggi se non compiti di carattere gestionale e operativo? Compiti di sportello, per intenderci, rivolti a disoccupati e, quando va bene, a imprese. Il personale già provinciale, che oltre a quello già regionale si occuperà in Regione di attuazione amministrativa della formazione professionale, di gestione alle politiche comunitarie, che cosa ha fatto, fa o farà se non compiti di carattere gestionale? Poco importa poi che le funzioni gestionali siano in molti casi affidati ad agenzie. Si tratta comunque di funzioni gestionali e attuative che qualcuno deve assicurare, ma in nome dell’immagine di regione leggera questo qualcuno non deve apparire. Meglio se rientra in soggetti laterali e obliqui che possono utilmente ospitare molti dipendenti senza scalfire l’immagine accuratamente costruita e promossa di Regione snella, ma che non rappresenta un modello di governo trasparente, chiaro e semplice.

Sui servizi tecnici di bacino, le cui competenze vengono disarticolate tra più soggetti, quali l’agenzia regionale per la prevenzione all’ambiente e all’energia e l’agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, è senza dubbio importante che la nuova agenzia per la protezione civile come soggetto curi la progettazione e la realizzazione degli interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico e di sicurezza idraulica, esercitando le funzioni afferenti al servizio di piena, nulla osta idraulico e alla sorveglianza idraulica e rilasciando pareri previsti dalla normativa di settore.

Probabilmente era necessaria una complessiva ridefinizione delle funzioni attinenti alla sicurezza del territorio, mentre non è comprensibile la motivazione in base alla quale le funzioni di concessione, di autorizzazione, di analisi, vigilanza e controllo nelle materie dell’utilizzo delle risorse idriche e delle aree del demanio idrico siano ricondotte a questa nuova ARPA. A ciò si aggiunge il fatto che le funzioni di vigilanza e controllo sono ricondotte a una sezione particolare dell’ARPA che risponde direttamente al direttore generale, con il rischio che ne venga drasticamente limitata l’autonomia. Su questi aspetti larga parte del personale e anche gli stessi dirigenti degli attuali servizi tecnici di bacino si sono espressi manifestano la propria fermissima e argomentata contrarietà in modo del tutto trasparente.

A noi del Movimento 5 Stelle piace la trasparenza e apprezziamo moltissimo che i dipendenti dimostrino senza alcun timore le proprie convinzioni in ordine alle misure organizzative e funzionali che attengono il loro lavoro. Se si accede tranquillamente a questi spazi di trasparenza vuol dire che si pensa che ci possa essere la libertà di farlo. Per questo intendiamo vigilare sul fatto che non si manifesti anche nel tempo alcuna forma di discriminazione o di penalizzazione nei confronti di quanti hanno espresso contrarietà rispetto alle soluzioni proposte dal progetto di legge. In conclusione, su questo progetto di legge non possiamo che esprimere parere negativo.

Non abbiamo condiviso l’impianto della legge 56, la legge Delrio, e non approviamo la sua declinazione regionale, che per noi si traduce in tutto fuorché semplificazione amministrativa e riduzione dei costi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Visto che non c’è nessun altro iscritto e sono ormai le ore 13, orario di chiusura dei lavori della seduta antimeridiana, chiuderei la seduta antimeridiana riprendendo oggi alle 14 con le interpellanze e a seguire il prosieguo del dibattito sulla legge del riordino. Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,58

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’art. 65, comma 2, del Regolamento la presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta SALIERA.

 

Ha comunicato inoltre di non poter partecipare alla seduta l’assessore Palma COSTI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 544 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014»” (12)

 

Presenti: 42

 

Favorevoli: 26

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 15

Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 8

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Palma COSTI, Antonio MUMOLO, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 544 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014»”

 

Emendamento 1, a firma dell’assessore Petitti

«Dopo l’allegato n. 7 è inserito il seguente:

Allegato n. 8

ALLEGATO A) RISULTATO DI AMMINISTRAZIONE “PROSPETTO DIMOSTRATIVO DEL RISULTATO DI AMMINISTRAZIONE”

 

 

 

GESTIONE

 

 

RESIDUI

COMPETENZA

TOTALE

Fondo cassa al 1° gennaio 2014

 

 

 

419.975.881,21

RISCOSSIONI

PAGAMENTI

(+)

(-)

2.108.845.822,77

2.047.021.658,16

10.759.308.748,58

10.759.484.576,02

12.868.154.571,35

12.806.506.234,18

 

 

 

 

 

SALDO DI CASSA AL 31 DICEMBRE 2014

(=)

 

 

481.624.218,38

 

 

 

 

 

PAGAMENTI per azioni esecutive non regolarizzate al 31 dicembre

(-)

 

 

0,00

 

 

 

 

 

FONDO DI CASSA AL 31 DICEMBRE 2014

(=)

 

 

481.624.218,38

 

 

 

 

 

RESIDUI ATTIVI

 

di cui derivanti da accertamenti di tributi effettuati sulla base della stima del dipartimento delle finanze

RESIDUI PASSIVI

(+)

 

 

 

(-)

 

2.724.769.231,33

 

 

187.540.659,20

 

 

 

2.241.791.313,76

2.638.973.544,18

 

 

317.818.000,00

 

 

 

3.178.494.911,88

5.363.742.775,51

 

 

505.358.659,20

 

 

 

5.420.286.225,64

 

 

 

 

 

FONDO PLURIENNALE VINCOLATO PER SPESE CORRENTI (1)

FONDO PLURIENNALE VINCOLATO PER SPESE IN CONTO CAPITALE (1)

(-)

 

(-)

 

 

0,00

 

 

0,00

 

 

 

 

 

RISULTATO DI AMMINISTRAZIONE AL 31 DICEMBRE 2014 (A) (2)

(=)

 

 

425.080.768,25

 

 

 

 

 

 

Composizione del risultato di amministrazione al 31 dicembre 2014:

 

Parte accantonata (3)

Fondo crediti di dubbia esigibilità al 31/12/…. (4)

Accantonamento residui perenti al 31/12/2014 (solo per le regioni) (5)

Fondo accantonato a copertura degli effetti finanziari derivanti dalla revisione delle stime delle manovre fiscali regionali al 31/12/2014

Totale parte accantonata (B)

Parte vincolata

Vincoli derivanti da leggi e dai principi contabili

Vincoli derivanti da trasferimenti

Vincoli derivanti dalla contrazione di mutui

Vincoli formalmente attribuiti dall'ente

Altri vincoli

Totale parte vincolata (C)

Parte destinata agli investimenti

Totale parte destinata agli investimenti (D)

 

 

Totale parte disponibile (E=A-B-C-D)

 

Se E è negativo, tale importo è iscritto tra le spese del bilancio di previsione come disavanzo da ripianare (6)

 

 

 

 

97.081.733,05

 

 

31.818.000,00

128.899.733,05

 

561.518.816,40

710.590.272,54

0,00

518.804.455,48

 

1.790.913.544,42

0,00

 

-1.494.732.509,22

 

(1) Indicare l'importo del fondo pluriennale vincolato risultante dal conto del bilancio (in spesa).

(2) Se negativo, le regioni indicano in nota la quota del disavanzo corrispondente al debito autorizzato e non contratto, distintamente da quella derivante dalla gestione ordinaria.

(3) Non comprende il fondo pluriennale vincolato.

(4) Indicare l'importo del Fondo crediti di dubbia esigibilità risultante dall'allegato 8 c)

(5) Solo per le regioni Indicare l'importo dell'accantonamento per residui perenti al 31 dicembre 2014. La copertura dei residui perenti, comprensivo delle quote vincolate, è pari al 100%

(6) Il risultato negativo è totalmente corrispondente a debito autorizzato e non contratto.»

 

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Foti e Pruccoli:

«Si aggiunge il seguente nuovo articolo dopo l’art. 12:

 

Rimborso delle spese per l'esercizio del mandato

 

1. Per tutte le spese derivanti da attività connesse all'esercizio del mandato ai consiglieri regionali è corrisposto per dodici mensilità annuali un rimborso forfettario mensile pari a 2.258, 65 euro.

 

2. L'importo di cui al comma 1 è maggiorato di una quota variabile rapportata al percorso dal luogo di residenza anagrafica - o di domicilio se più vicino alla sede dell'Assemblea - dei consiglieri non residenti nel Comune di Bologna, corrisposta secondo quanto stabilito ai commi successivi e comunque nel rispetto della previsione dell’art. 2 comma 1 lett. b) del d.l. 174 del 2012.

 

3. Il rimborso del tragitto casa-lavoro, riconosciuto fino a un massimo di 12 presenze mensili, avviene con riferimento all’utilizzo del proprio mezzo di trasporto oppure, in alternativa, di un servizio di trasporto pubblico, secondo la scelta insindacabile del consigliere sulla base di ciò che risulta più funzionale alle proprie esigenze di mobilità. Ad inizio legislatura, o a seguito di successive variazioni, il consigliere dichiara la distanza chilometrica tra la propria residenza e la sede dell’Assemblea legislativa.

 

4. Nel caso di utilizzo del proprio mezzo di trasporto, il valore della quota mensile variabile di maggiorazione è calcolato sulla base di fasce chilometriche (andata + ritorno) determinate in base alla distanza fra la residenza del consigliere o il domicilio effettivo e la sede dell’Assemblea come da tabella allegata.

 

5. Qualora il consigliere sotto la propria responsabilità dichiari di utilizzare in via prevalente o esclusiva il mezzo pubblico per raggiungere la sede dell’Assemblea, il valore della quota variabile di maggiorazione è ridotto a 1/6 (un sesto) come da tabella allegata.

 

Fascia chilometrica

(andata + ritorno)

Valore quota mensile variabile

Valore quota mensile variabile con utilizzo mezzo pubblico

0-50 km

€ 200

€ 33,3

51-75 km

€ 400

€ 66,7

76-100 km

€ 650

€ 108,3

101-125 km

€ 1.050

€ 175

126-150 km

€ 1.150

€ 191,7

151-175 km

€ 1.350

€ 225

176-200 km

€ 1.550

€ 258,3

201-225 km

€ 1.750

€ 291,7

226-250 km

€ 1.950

€ 325

+250 km

€ 2.200

€ 366,7

 

6. Qualora il domicilio effettivo sia diverso dalla residenza, il Consigliere è tenuto a comunicarlo con la massima tempestività. Ai fini dell’inclusione nella fascia chilometrica, si utilizzerà come parametro il luogo più vicino alla sede dell’Assemblea legislativa fra residenza e domicilio effettivo.

 

7. I valori della quota variabile di maggiorazione possono essere aggiornati con legge e decorrono dal 1° giorno del mese successivo all’entrata in vigore della legge.

 

8. Il servizio competente dell’Assemblea legislativa provvede a controlli relativi alle spese di trasporto casa-lavoro dei consiglieri secondo modalità di controllo a campione.

 

9. Nel caso in cui le riunioni dell'Assemblea legislativa regionale, della Giunta regionale, dell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa, della Conferenza dei Capigruppo, della Giunta per il regolamento, nonché degli altri organismi istituzionali identificati in apposita deliberazione dell'Ufficio di Presidenza dell' Assemblea legislativa, si tengano in luogo diverso dal capoluogo regionale, a tutti i consiglieri non residenti nel comune in cui ha luogo la riunione compete il rimborso di cui all'articolo 9, comma 3, oppure, in caso di uso del mezzo pubblico, il rimborso delle spese effettivamente sostenute.

 

10. Per ogni presenza del consigliere presso la sede dell'Assemblea legislativa inferiore alle dodici presenze mensili, la maggiorazione del rimborso di cui al comma 2 è ridotta nella misura di un dodicesimo dell'importo liquidato a norma del comma 2.»

(Approvato)

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

È stato presentato il seguente progetto di legge:

 

997 - Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "La Difesa Legale della Regione Emilia-Romagna". (20 07 15) A firma del Consigliere: Bignami

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

976 - Interrogazione a risposta scritta circa la vicenda riguardante un Vigile del Fuoco, colpito da malore in servizio durante una emergenza, al quale è stato chiesto il pagamento del ticket sanitario per il ricovero. A firma del Consigliere: Bignami

977 - Interrogazione a risposta scritta circa il ridimensionamento della filiale dell'Agenzia delle Entrate di Fidenza. A firma del Consigliere: Rainieri

978 - Interrogazione a risposta scritta circa progetti riguardanti la Piazza di Cesena ed il relativo centro storico. A firma del Consigliere: Pompignoli

979 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori dell'azienda Goldoni SpA, con sede a Migliarina di Carpi. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi

980 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione ed i finanziamenti regionali riguardanti l'Associazione Strada dei Vini e dei Sapori del territorio "Città Castelli Ciliegi". A firma della Consigliera: Gibertoni

981 - Interrogazione a risposta scritta circa il sostegno della Regione Emilia-Romagna alle manifestazioni sportive. A firma della Consigliera: Gibertoni

982 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure riguardanti un bando per la riqualificazione dei Corpi di Polizia Locale. A firma del Consigliere: Bignami

983 - Interrogazione a risposta scritta circa la messa in sicurezza di un'area sita a Rioveggio di Monzuno (BO). A firma del Consigliere: Bignami

984 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti un bando per l'esecuzione di lavori presso una scuola materna nel Comune di Castel Guelfo (BO). A firma del Consigliere: Bignami

985 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti lavori relativi al ponte sul canale Crevenziosa, nel Comune di Galliera. A firma del Consigliere: Bignami

986 - Interrogazione a risposta scritta circa malfunzionamenti e guasti riguardanti gli impianti di condizionamento sui convogli ferroviari. A firma del Consigliere: Bignami

987 - Interrogazione a risposta scritta circa la richiesta di pagamento del ticket sanitario per il ricovero di Vigili del Fuoco colpiti da malore durante un intervento di soccorso in situazione di emergenza. A firma del Consigliere: Rainieri

988 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per evitare l’individuazione, nel territorio regionale, di siti idonei ad ospitare rifiuti radioattivi. A firma del Consigliere: Sassi

991 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione, anche impiantistica, riguardante alberghi in proprietà di Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA. A firma del Consigliere: Bignami

992 - Interrogazione a risposta scritta circa la bonifica delle aree pubbliche realizzate con materiale contenente amianto nell'ambito della ricostruzione post sisma. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Bargi, Delmonte

993 - Interrogazione a riposta scritta circa procedure ed incarichi riguardanti l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Orsola Malpighi di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

994 - Interrogazione a riposta scritta circa la riduzione della deduzione forfettaria delle spese non documentate relativa alle imprese di autotrasporto merci. A firma del Consigliere: Bignami

995 - Interrogazione a riposta scritta circa la sicurezza e la tutela degli utenti dei trasporti ferroviari. A firma del Consigliere: Foti

996 - Interrogazione a riposta scritta circa la situazione e le problematiche riguardanti la situazione degli utenti del servizio ferroviario. A firma del Consigliere: Foti

998 - Interrogazione a riposta scritta circa la situazione riguardante i Sinti ed i Rom presenti nel territorio regionale, con particolare riferimento a quella modenese. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

999 - Interrogazione a riposta scritta circa la situazione riguardante cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, presenti sul territorio regionale. A firma dei Consiglieri: Rancan, Marchetti Daniele, Delmonte, Pettazzoni, Pompignoli, Rainieri, Fabbri, Liverani, Bargi

1000 - Interrogazione a risposta scritta circa l'introduzione di limitazioni al trasferimento di pazienti anziani dalle strutture pubbliche a quelle private dopo pochi giorni di ricovero, con particolare riferimento ad un caso riguardante una clinica privata accreditata di Modena. A firma della Consigliera: Gibertoni

1001 - Interrogazione a risposta scritta circa le modalità di informazione dell'Università di Bologna relativamente ai curricula degli studenti. A firma dei Consiglieri: Aimi, Bignami

1002 - Interrogazione a risposta scritta circa una "performance" svolta da un artista durante l'edizione 2015 del Festival Santarcangelo dei Teatri. A firma del Consigliere: Bignami

1004 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere le problematiche gravanti sul sistema di trasporto ferroviario, con particolare attenzione ai pendolari ed ai disagi causati dal caldo. A firma della Consigliera: Lori

1005 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per contrastare la diffusione delle droghe tra i giovani, con particolare riferimento al decesso di un sedicenne, colto da malore in una discoteca di Riccione. A firma del Consigliere: Bignami

1006 - Interrogazione a risposta scritta circa l'invio nel Comune di Casalfiumanese (BO), da parte della Prefettura, di migranti. A firma del Consigliere: Bignami

1010 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare l'inquinamento delle acque destinate alla balneazione, con particolare riferimento alla situazione riguardante il depuratore di Comacchio. A firma del Consigliere: Fabbri

1011 - Interrogazione a risposta scritta circa la presenza di migranti sul territorio regionale, con particolare riferimento alla situazione esistente a Coenzo, frazione di Sorbolo (PR). A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri

1013 - Interrogazione a risposta scritta circa una esibizione avvenuta nell'ambito del "Festival Internazionale del teatro in Piazza" di Santarcangelo di Romagna. A firma del Consigliere: Pompignoli

1014 - Interrogazione a risposta scritta circa le problematiche ed i disservizi riguardanti il trasporto pubblico ferroviario. A firma del Consigliere: Foti

1015 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per fronteggiare i gravi disservizi di cui sono vittime gli utenti del trasporto pubblico ferroviario, particolarmente nel periodo estivo. A firma del Consigliere: Sassi

1016 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) con particolare riferimento alla situazione esistente nella Provincia di Reggio Emilia. A firma del Consigliere: Delmonte

1017 - Interrogazione a risposta scritta circa una "performance teatrale" svoltasi nell'ambito del Festival Internazionale del Teatro a Santarcangelo di Romagna. A firma del Consigliere: Foti

1018 - Interrogazione a risposta scritta circa la coltivazione della canapa nella regione Emilia-Romagna, e le azioni da attuare tramite l'assessorato all'Agricoltura, per favorire lo sviluppo della relativa filiera. A firma del Consigliere: Torri

1019 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e procedure riguardanti una ASP del distretto di Fidenza. A firma del Consigliere: Rainieri

1021 - Interrogazione a risposta scritta circa i disagi causati ai passeggeri che utilizzano il trasporto ferroviario, con particolare riferimento a quanto avvenuto nella linea Piacenza-Ancona in data 16 luglio 2015. A firma dei Consiglieri: Ravaioli, Bagnari, Marchetti Francesca, Prodi, Montalti

1023 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare, a fronte dell'aumento delle temperature e della conseguente siccità, per sostenere il settore agricolo, anche attraverso una assegnazione supplementare di gasolio per il funzionamento dei relativi impianti. A firma del Consigliere: Foti

1024 - Interrogazione a risposta scritta circa la vigilanza da parte della Regione Emilia-Romagna sui tirocini, e le relative procedure. A firma del Consigliere: Bignami

1025 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure riguardanti opere relative all'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Sassi

1027 - Interrogazione a risposta scritta circa il monitoraggio dell'area vasta posta attorno al sito della discarica Tre Monti di Imola. A firma del Consigliere: Bignami

1028 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare situazioni di monopolio, nel ciclo della raccolta dei rifiuti da parte di aziende multiutility. A firma del Consigliere: Bignami

1030 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione relativa al procedimento di riapertura dell'Aeroporto "Ridolfi" di Forlì. A firma del Consigliere: Pompignoli

1031 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'attivazione di un tavolo di confronto ed un'istruttoria pubblica sull'emergenza abitativa in ambito regionale. A firma del Consigliere: Taruffi

1032 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la costituzione della Regione Emilia-Romagna, quale parte civile, nel processo denominato "Aemilia", e l'impiego delle eventuali somme ottenute a titolo di risarcimento dei danni. A firma dei Consiglieri: Mori, Caliandro, Calvano

1033 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per tutelare i lavoratori della azienda Silicart di Anzola, contrastando inoltre i processi di delocalizzazione dei siti produttivi regionali. A firma della Consigliera: Piccinini

 

Interpellanze

 

990 - Interpellanza circa le iniziative da attuare al fine di tutelare i lavoratori dell'Azienda Corghi S.p.A. di Correggio (RE) e di evitare la delocalizzazione della stessa. A firma del Consigliere: Alleva

1020 - Interpellanza circa gli effetti connessi al fatto di indossare il velo islamico integrale e le iniziative volte a contrastare la condizione di isolamento sociale delle donne, al fine di valorizzare la parità di genere. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Rainieri, Delmonte, Bargi, Pompignoli, Fabbri, Rancan, Liverani, Pettazzoni

 

Risoluzioni

 

989 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso il Governo al fine di evitare l’individuazione, sul territorio regionale, di siti idonei ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. (17 07 15) A firma del Consigliere: Sassi

1008 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, in materia di servizio idrico, volte a sostenere il percorso di ripubblicizzazione in atto nel territorio di Reggio Emilia, attivandosi inoltre presso il Parlamento per favorire la discussione della proposta di legge riguardante l'acqua pubblica. (22 07 15) A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri, Ravaioli, Sassi, Prodi, Alleva, Mumolo

1009 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, nell’ambito del Servizio Sanitario, volte a semplificare le procedure di mobilità interregionale, sbloccare completamente il turnover, prevedere che tutte le nuove assunzioni siano a tempo indeterminato, stabilizzando inoltre le professionalità presenti nel sistema sanitario regionale. (22 07 15) A firma dei Consiglieri: Sensoli, Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni

1012 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a sensibilizzare il Parlamento ed il Governo al fine di ridurre i costi delle visite mediche a carico degli aspiranti volontari Vigili del Fuoco, rivedere la normativa per favorire il reclutamento e bloccare l’eliminazione dei rimborsi spettanti ai volontari che operano durante il proprio orario di lavoro. (22 07 15) A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

1026 - Risoluzione per impegnare la Giunta a dare attuazione ad una decisione assunta dal Consiglio dell'Unione Terre d'Acqua in merito al riordino della rete ospedaliera, ai sensi del D.M. 2/4/2015, n. 70. (23 07 15) A firma dei Consiglieri: Bignami, Piccinini

1029 - Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare interventi, anche presso il Parlamento ed il Governo, al fine di definire standard e percorsi per l'esercizio delle attività di formatore nelle arti coreutiche, specie se riguardanti bambini, adolescenti e giovani. (23 07 15) A firma della Consigliera: Gibertoni

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:

 

588 - Interrogazione a risposta scritta per sapere se possa esistere conflittualità tra il ruolo di Direttore di Struttura Operativa Complessa con incarico gestionale di direzione del Dipartimento farmaceutico e il ruolo di Direttore del Dipartimento Interaziendale Farmaceutico, in capo ad un'unica persona. A firma del Consigliere: Bignami

592 - Interrogazione a risposta scritta in merito all'installazione di un ripetitore Vodafone nel Comune di Medicina (BO). A firma del Consigliere: Bignami

594 - Interrogazione a risposta scritta per sapere quali provvedimenti la Giunta intenda intraprendere per assicurare la pulizia del letto del torrente Samoggia, nel tratto di Castelfranco Emilia (MO). A firma del Consigliere: Bargi

605 - Interrogazione a risposta scritta sulle forme di gestione delle ASP, con riferimento particolare all'ASP Azalea del Distretto di Ponente, in provincia di Piacenza. A firma del Consigliere: Rancan

617 - Interrogazione a risposta scritta sui criteri adottati nel “Piano Sangue e Plasma regionale 2013 – 2015” per la riduzione dei punti di raccolta e la concessione dell’accreditamento alle Strutture Trasfusionali e alle Unità di Raccolta. A firma del Consigliere: Foti

620 - Interrogazione a risposta scritta sulle iniziative che si intendono assumere per la messa in sicurezza del sito dismesso ex-SIAPA di Galliera (BO). A firma del Consigliere: Bignami

623 - Interrogazione a risposta scritta riguardo alle modalità di trasmissione agli utenti delle concessioni di demanio idrico e alla relativa richiesta di marche da bollo. A firma del Consigliere: Bignami

627 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni di monitoraggio riguardanti operazioni di smaltimento di rifiuti tossico-nocivi sul territorio regionale. A firma del Consigliere: Bignami

628 - Interrogazione a risposta scritta circa la riapertura della piscina estiva di Mirandola, città colpita dal sisma. A firma del Consigliere: Gibertoni

642 - Interrogazione a risposta scritta circa la rimozione, nelle zone colpite dal sisma, di materiale contaminato da amianto. A firma della Consigliera: Piccinini

647 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per contrastare l'erosione e la subsidenza della costa adriatica. A firma del Consigliere: Foti

652 - Interrogazione a risposta scritta circa la mancata ricostruzione della Scuola elementare "Tassoni" e dell'acquedotto di Piumazzo (MO). A firma del Consigliere: Bargi

653 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti la ricostruzione nei territori colpiti dal sisma. A firma della Consigliera: Gibertoni

656 - Interrogazione a risposta scritta circa la demolizione del serbatoio pensile della Torre dell'Acqua di Pieve di Cento. A firma dei Consiglieri: Pettazzoni, Fabbri

657 - Interrogazione a risposta scritta circa le funzioni ed il personale riguardanti il Consorzio AMI. A firma del Consigliere: Bignami

662 - Interrogazione a risposta scritta circa il completamento, in materia di trasporto pubblico, del SFM e della filoviarizzazione delle linee portanti urbane. A firma del Consigliere: Bignami

664 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato di attuazione delle norme riguardanti i Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA). A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani, Sassi

665 - Interrogazione a risposta scritta circa il rispetto di norme riguardanti gli impianti termici da parte del Comune di Marzabotto. A firma del Consigliere: Bignami

672 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione esistente presso l'AUSL di Bologna in merito agli operatori di settore facenti funzione di coordinamento. A firma del Consigliere: Bignami

674 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione conseguente ai nubifragi abbattutisi nel mese di maggio 2015 sul territorio regionale. A firma del Consigliere: Foti

677 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare in merito alla tracimazione dei canali ed ai danni causati nel forlivese dalla pioggia caduta nel maggio 2015. A firma del Consigliere: Foti

683 - Interrogazione a risposta scritta circa la sospensione della cura sperimentale ACHN-IL2+CT-AUT. A firma del Consigliere: Alleva

688 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei cittadini abitanti nelle zone colpite dal sisma, con particolare riferimento al contributo per il disagio abitativo e per l'autonoma sistemazione. A firma della Consigliera: Gibertoni

690 - Interrogazione a risposta scritta circa i servizi informatici ed informativi riguardanti il servizio sanitario regionale. A firma della Consigliera: Sensoli

696 - Interrogazione a risposta scritta circa la ristrutturazione della Scuola d'infanzia parrocchiale "Filomena Budri", danneggiata dal sisma e situata a Mortizzuolo (Mirandola). A firma del Consigliere: Foti

699 - Interrogazione a risposta scritta circa l'effettuazione di un controllo presso il Reparto di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma. A firma del Consigliere: Rainieri

700 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per contrastare la crisi del settore edilizio, con particolare riferimento al territorio riminese. A firma del Consigliere: Foti

717 - Interrogazione a risposta scritta circa le facoltà dei Consiglieri regionali connesse all'espletamento del mandato agli stessi conferito. A firma del Consigliere: Bignami

722 - Interrogazione a risposta scritta circa il depotenziamento del Punto di Primo Intervento di Comacchio, con particolare riferimento al periodo estivo. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

723 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione, dal punto di vista delle certificazioni di sicurezza sismica, della scuola elementare di Fabbrico (RE) sita in Via De Amicis. A firma del Consigliere: Foti

726 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure relative all'assunzione di personale presso l'ASP Giovanni XXIII di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

727 - Interrogazione a risposta scritta circa il progetto della discarica di Via Ferrarese 221, a Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

729 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti Atersir. A firma del Consigliere: Bignami

733 - Interrogazione a risposta scritta circa il futuro dell'Ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola. A firma del Consigliere: Foti

734 - Interrogazione a risposta scritta circa i limiti e le procedure riguardanti l'assunzione di dirigenti in posizione di comando e di quelli con contratto a tempo determinato. A firma del Consigliere: Foti

735 - Interrogazione a risposta scritta circa il ruolo dell'Ospedale di Castel San Pietro Terme nella Città Metropolitana. A firma del Consigliere: Bignami

742 - Interrogazione a risposta scritta circa il GAL Appennino Bolognese ed il progetto "Visiti l'Appennino trovi un tesoro". A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

743 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori dello stabilimento Fincuoghi di Borgo Val di Taro. A firma dei Consiglieri: Cardinali, Lori, Iotti

744 - Interrogazione a risposta scritta circa l'Accordo territoriale attuativo per la decarbonizzazione dell'Aeroporto Marconi di Bologna e la previsione di un servizio navetta che lo colleghi alla Stazione. A firma della Consigliera: Piccinini

752 - Interrogazione a risposta scritta circa il rispetto della normativa igienico-sanitaria nella vendita di alimenti, con particolare riferimento all'inquinamento atmosferico. A firma del Consigliere: Bignami

756 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti la Fondazione "Adolfo Simonini". A firma della Consigliera: Gibertoni

757 - Interrogazione a risposta orale in Commissione trasformata in interrogazione a risposta scritta, circa la condivisione, in tema di immigrazione, della posizione in merito espressa dal Presidente della Regione Lombardia. A firma del Consigliere: Foti

761 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure di acquisto ed i prezzi delle macchine TAC e RM. A firma del Consigliere: Bignami              

762 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione e le azioni da attuare a sostegno della lotta alla dislessia ed ai disturbi specifici dell'apprendimento (DSA). A firma dei Consiglieri: Rancan, Marchetti Daniele, Delmonte, Pettazzoni, Pompignoli, Rainieri, Fabbri, Liverani, Bargi

763 - Interrogazione a risposta scritta per conoscere i dati concernenti il cofinanziamento erogato dalla Regione nell'ambito del programma "Garanzia per i Giovani" ed i relativi tempi di erogazione. A firma della Consigliera: Piccinini

764 - Interrogazione a risposta scritta per sapere se la Regione dovrà rimborsare l'iscrizione annuale negli albi professionali a dipendenti regionali. A firma del Consigliere: Delmonte

769 - Interrogazione a risposta scritta per sapere quali iniziative la Giunta intenda assumere per la riduzione degli ungulati e, di conseguenza, dei danni da essi provocati. A firma del Consigliere: Foti

770 - Interrogazione a risposta scritta circa il futuro ruolo dell'Ospedale di Fiorenzuola d'Arda e gli stanziamenti riguardanti quello di Vaio. A firma del Consigliere: Bignami

771 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative riguardanti il reddito minimo garantito ed il contrasto all'aumento delle persone che vivono al limite della soglia di povertà. A firma del Consigliere: Bignami

778 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione relativa al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell'AUSL di Reggio Emilia. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Sassi

780 - Interrogazione a risposta scritta circa la realizzazione della nuova stazione ferroviaria di Pontetaro. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

782 - Interrogazione a risposta scritta circa variazioni e soppressioni di corse nella tratta ferroviaria Bologna-Porretta Terme ed i connessi disagi per gli utenti. A firma del Consigliere: Bignami

788 - Interrogazione a risposta scritta circa la procedura di nomina del Soprintendente per i beni librari. A firma della Consigliera: Gibertoni

789 - Interrogazione a risposta scritta circa la soppressione di tratte ferroviarie in assenza di personale delle forze dell'ordine, con particolare riferimento al treno regionale 2075, che collega Piacenza a Rimini. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Rainieri, Fabbri, Rancan, Delmonte, Bargi, Pettazzoni, Liverani, Marchetti Daniele

795 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per tutelare e potenziare il Porto di Ravenna. A firma del Consigliere: Foti

796 - Interrogazione a risposta scritta circa la disponibilità di carrozzine presso l'Ospedale di Argenta. A firma del Consigliere: Fabbri

797 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per contrastare meccanismi distorsivi del mercato del lavoro. A firma del Consigliere: Torri

802 - Interrogazione a risposta scritta circa l'uscita del Comune di San Lazzaro dall'Unione di Comuni "Valli Savena-Idice". A firma del Consigliere: Bignami

807 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per incrementare il trasporto ferroviario in occasione di eventi culturali, manifestazioni e spettacoli realizzati sul territorio regionale. A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Sassi, Sensoli

811 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per agevolare l'accesso al lavoro dei disabili, con particolare riferimento alla deliberazione della Giunta regionale n. 2006/1965. A firma dei Consiglieri: Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

822 - Interrogazione a risposta scritta circa la soppressione di fermate del treno regionale 11524 Rimini-Bologna, ed i relativi disagi per l'utenza ed i pendolari. A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Poli

829 - Interrogazione a risposta scritta circa la previsione, nell'ambito del servizio di trasporto pubblico "Linea di Costa", di una fermata presso Codigoro. A firma del Consigliere: Foti

830 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per contrastare l'abusivismo commerciale, con particolare riferimento alla situazione esistente a Cattolica. A firma del Consigliere: Foti

875 - Interrogazione a risposta scritta circa il miglioramento della tratta ferroviaria che collega Modena a Sassuolo. A firma del Consigliere: Bargi

896 - Interrogazione a risposta scritta circa la riduzione dei passaggi a livello esistenti nel territorio regionale. A firma del Consigliere: Bignami

925 - Interrogazione a risposta scritta circa le risorse relative al sostentamento ed all'aiuto alle famiglie per l'acquisto e la fornitura gratuita di libri scolastici. A firma del Consigliere: Bignami

 

Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), del Regolamento interno, circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti, dal 09/07/2015 al 22/07/2015.

 

DPGR n. 142 del 14/07/2015

Designazione di Cesare Focaccia a componente effettivo, e di Remo Tarroni a componente supplente, del Collegio dei revisori dei Conti della Camera di Commercio di Ravenna.

DPGR n. 143 del 14/07/2015

Designazione di un componente effettivo e di un componente supplente nel Collegio dei revisori dei Conti della Camera di Commercio di Reggio Emilia.

DPGR n. 145 del 14/07/2015

Modifica della composizione della Consulta regionale degli studenti istituita con decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 13/08, ai sensi della L.R. 15/07.

(Comunicazione n. 15 prescritta dall’art. 68 del Regolamento interno - prot. NP/2015/1456 del 24/07/2015)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Soncini

Rancan - Torri

 

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