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51.

 

SEDUTA DI GIOVEDÌ 10 DICEMBRE 2015

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 1288

Interpellanza circa l'attuazione delle procedure elettorali riguardanti i Consorzi di Bonifica, con particolare riferimento all'introduzione del voto telematico ed alla par condicio da garantire agli utenti ed alle loro organizzazioni. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

CASELLI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 1301

Interpellanza circa la soppressione dei Consorzi di Bonifica, con particolare riferimento alla situazione di dissesto idrogeologico in cui versa il territorio piacentino, recentemente colpito da alluvioni e smottamenti. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

CASELLI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 1400

Interpellanza circa procedure e questioni riguardanti l’Unione Regionale delle Bonifiche Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

CASELLI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 1440

Interpellanza circa le azioni da attuare per mettere in sicurezza i territori ove scorre il fiume Arda, specie alla luce delle gravi emergenze verificatesi, in data 26 marzo 2015, nel Comune di Cortemaggiore ed in quello di Villanova sull'Arda. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

GAZZOLO, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 1499

Interpellanza circa le azioni da attuare per contrastare rischi idrogeologici riguardanti il torrente Senio (RA). A firma del Consigliere: Bertani

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

BERTANI (M5S)

GAZZOLO, assessore

BERTANI (M5S)

 

OGGETTO 1091

Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2 della Costituzione, recante: "Nuove norme per migliorare l'autodifesa - Modifiche all'art. 52 Codice Penale ed all'art. 35 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza". A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Dichiarazioni di voto e reiezione)

(Ordine del giorno 1091/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Dichiarazioni di voto e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN (LN)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Inversione dell’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Rainieri)

CALIANDRO (PD)

 

OGGETTO 1689

Delibera: «Protocollo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Cesena per la Programmazione ed attuazione del comparto 1A del PRU NOVELLO.» (Proposta della Giunta regionale in data 24 novembre 2015, n. 1900) (49)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MONTALTI (PD)

DELMONTE (LN)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

MONTALTI (PD)

BERTANI (M5S)

DELMONTE (LN)

 

OGGETTO 1690

Delibera: «Protocollo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di San Lazzaro di Savena (BO) per la programmazione ed attuazione degli interventi di riqualificazione urbana dell’ambito AR.B.2 e per la realizzazione del nuovo polo scolastico.» (Proposta della Giunta regionale in data 24 novembre 2015, n. 1901) (50)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

IOTTI (PD)

PICCININI (M5S)

FOTI (FdI)

PARUOLO (PD)

PICCININI (M5S)

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 774

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Norme in materia di tassa regionale sulla prostituzione". A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri, Fabbri, Delmonte, Bargi, Pompignoli, Pettazzoni, Liverani, Marchetti Daniele

(Relazione della Commissione e discussione)

(Ordine del giorno 774 /1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Rainieri)

PRUCCOLI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

PRUCCOLI (PD)

 

OGGETTO 1697

Delibera: «Variazione al bilancio di previsione finanziario dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio 2015.» (Delibera dell’Ufficio di Presidenza in data 24 novembre 2015, n. 99) (51)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PRUCCOLI (PD)

BERTANI (M5S)

 

Ancora sull’oggetto 774

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN, relatore di Commissione

CALVANO (PD)

 

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Rainieri)

BOSCHINI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

 

Ancora sull’oggetto 774

PRESIDENTE (Rainieri)

AIMI (FI)

FOTI (FdI)

RANCAN (LN)

PRESIDENTE (Saliera)

CALVANO (PD)

RANCAN (LN)

FOTI (FdI)

FABBRI (LN)

AIMI (FI)

RAINIERI (LN)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Ordine del giorno 1091/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

Ordinanza del Tribunale Ordinario di Bologna Sezione Lavoro (Pubblicazione richiesta dal consigliere Foti durante lo svolgimento dell’interpellanza ogg. 1400)

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,09

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la cinquantunesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Bessi, Pompignoli e Soncini e gli assessori Bianchi, Corsini, Donini e Mezzetti.

Ha inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’art. 65 del Regolamento interno, il Presidente della Regione Bonaccini.

 

Svolgimento di interpellanze

 

OGGETTO 1288

Interpellanza circa l'attuazione delle procedure elettorali riguardanti i Consorzi di Bonifica, con particolare riferimento all'introduzione del voto telematico ed alla par condicio da garantire agli utenti ed alle loro organizzazioni. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Diamo inizio ai lavori della seduta pomeridiana con la trattazione delle interpellanze. Oggetto 1288: Interpellanza circa l'attuazione delle procedure elettorali riguardanti i Consorzi di Bonifica, con particolare riferimento all'introduzione del voto telematico ed alla par condicio da garantire agli utenti ed alle loro organizzazioni, a firma del consigliere Foti.

Risponde l'assessore Caselli.

La parola al consigliere Foti per illustrare l'interpellanza. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Molto brevemente, com'è noto, l'articolo 3, comma 3, della legge regionale 42/1984 e successive modifiche ed integrazioni stabilisce che gli statuti dei consorzi disciplinano in particolare le modalità di svolgimento delle elezioni, nel rispetto dei seguenti principi: a) favorire la partecipazione al voto dei consorziati anche attraverso l'utilizzazione di nuovi sistemi di voto, ivi compresi quelli di tipo telematico, attraverso modalità certificate che assicurino la provenienza del voto, la segretezza e la non modificabilità dello stesso.

Mi pare che la stessa legge prevedesse che negli statuti questa norma dovesse essere riportata; tutti gli statuti approvati dalla Giunta regionale hanno questa norma al loro interno, ed entro due anni dall'approvazione degli statuti, dovevano essere approvati questi regolamenti. I regolamenti non sono mai stati approvati non solo per quanto riguarda il voto telematico, ma anche l'utilizzazione di qualsiasi altro sistema di voto. Il motivo è molto semplice: se partecipano pochi elettori, vincono sempre i soliti, coloro che hanno messo le mani sui consorzi oramai da dieci, quindici anni, a seconda dei casi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

La parola all'assessore Caselli per la risposta. Prego.

 

CASELLI, assessore: Grazie, presidente.

Rispondo volentieri all'interpellanza dicendo che dal 2007 ad oggi, la Regione ha provveduto a riformare profondamente l'organizzazione e l'attività dei consorzi, favorendo l'evoluzione di questi enti in soggetti caratterizzati da maggiore efficienza, da un elevato livello di trasparenza amministrativa e gestionale, da minori costi e in grado di fornire risposte alle complesse problematiche legate all'attività di bonifica, di irrigazione e alle altre previste dai propri statuti.

Questo percorso è stato caratterizzato dall'approvazione di diverse leggi regionali, tra le quali va citata la n. 5 del 2010, con la quale è stato profondamente ridefinito il sistema elettorale, ridotto il numero degli amministratori e prevista la possibilità, all'articolo 3, che ha sostituito l'articolo 17 della legge previgente, la 42/1994, di introdurre, nell'ambito degli statuti consortili, modalità di svolgimento delle elezioni favorendo la partecipazione al voto dei consorziati anche attraverso l'utilizzazione dei nuovi sistemi, ivi compresi – appunto – quelli di tipo telematico, attraverso modalità certificate che assicurino la provenienza del voto, la segretezza e la non modificabilità dello stesso.

Successivamente, la Giunta regionale, con deliberazione n. 1032 del 2010, ha approvato lo schema di statuto tipo, nell'ambito del quale è stato previsto che, con uno specifico regolamento consortile, approvato dalla Regione e da adottare entro due anni dall'entrata in vigore dello statuto di ciascun consorzio, vengano disciplinate le modalità di esercizio del diritto di voto in forma telematica e le operazioni relative alle verifiche e allo scrutinio dei voti espressi.

In vista dell'attuazione della citata previsione statutaria, alcuni consorzi di bonifica hanno verificato l'applicabilità di tale modalità di voto, riscontrando, unitamente a costi economici particolarmente elevati, notevoli difficoltà operative legate alla modalità di votazione remota, ovvero in luogo diverso dal seggio elettorale. È stato, infatti, rilevato che il voto telematico presidiato, ovvero espresso in un normale seggio elettorale, non realizza l'obiettivo di incrementare il numero dei votanti; mentre quello non presidiato, cioè tramite SMS o qualsiasi terminale collegato in rete, non assicura con ragionevole certezza gli standard di sicurezza informatica e di verificabilità da parte del pubblico, attraverso software open source, della correttezza e dell’integrità della competizione elettorale, conseguentemente non garantisce il mantenimento degli attuali livelli di tutela della genuinità e non modificabilità del voto.

Alla luce delle problematiche riscontrate, sono ancora allo studio soluzioni sostenibili che rispondano alle esigenze di sicurezza necessarie all'esercizio del diritto di voto.

Si ricorda peraltro che ai consorziati che non hanno la possibilità di recarsi ai seggi è assicurato il voto per delega. La previsione del voto telematico contenuta nello statuto tipo, approvato con deliberazione n. 1032 del 19 luglio 2010, rappresenta comunque una modalità aggiuntiva da implementare, e conseguentemente non si ritiene sussistano i presupposti per l'assunzione da parte della Giunta regionale di iniziative di carattere straordinario, quali la sospensione della consultazione elettorale per consentire l'approvazione del regolamento per l'esercizio del voto telematico.

Rispetto alla pubblicizzazione delle operazioni elettorali con le modalità ordinarie, in data 20 luglio 2015 ho inviato a tutti i consorzi del nostro territorio e all’ANBI Emilia-Romagna una nota formale con la quale ho sollecitato l'avvio di iniziative concrete per favorire la partecipazione al rinnovo degli organi amministrativi dei consorzi, con particolare riferimento all'utilizzo di siti web in tutte le amministrazioni pubbliche, comuni, unioni di comuni, comunità montane, Circondario Imolese, province, Città metropolitana di Bologna, Regione Emilia-Romagna, per pubblicizzare il prossimo rinnovo degli organi consortili. L'aumento rispetto alla precedente tornata elettorale del numero dei seggi, unitamente all'ampliamento del periodo di apertura e il coinvolgimento diretto dell'organizzazione dei portatori di interesse.

Per quanto concerne l'attività svolta dai consorzi di bonifica in merito al rinnovo degli organi, si fa presente che tutti hanno provveduto ad effettuare la pubblicazione su quotidiani delle notizie relative alle operazioni elettorali, oltre alla messa in evidenza della scadenza e della modalità di votazione sui siti web istituzionali. In alcuni casi è stata inviata un'apposita lettera ai consorziati e sono state contattate le associazioni di categoria affinché diffondessero le notizie inerenti alle elezioni e alle modalità di esercizio del diritto di voto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Caselli.

La parola al consigliere Foti per la replica. Ha sei minuti, consigliere. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Assessore Caselli, probabilmente solo i consorzi non riescono a realizzare il voto elettronico e telematico, perché in tutto il mondo ci riescono. Ma lei non ha mai sentito parlare del voto per corrispondenza? Perché con il voto per corrispondenza eleggiamo anche il Parlamento italiano per quanto riguarda gli italiani all'estero. Neppure questo è stato introdotto.

Lei prima faceva riferimento alla delega, ma, assessore Caselli, le devo dire che la delega opera in queste elezioni solo tra consorziati. Tanto per essere chiari, se lei è l'unica consorziata, delle due l’una: o affida il voto ad un altro, o non vota. E qui mi viene un dubbio: scusi, dove sono la trasparenza e la segretezza del voto per delega? Perché chi le ha scritto quella risposta dovrebbe sapere che cos'è il voto per delega, perché qui non votano 150 amici degli amici che distribuiscono le preferenze in campagna elettorale, il corpo elettorale dei consorzi di bonifica è composto da 1 milione 500 mila elettori in Emilia-Romagna.

Assessore, mi dovrebbe spiegare qual è la ragione per la quale dovrebbero essere le categorie, che da vent'anni gestiscono i consorzi, che vogliono aumentare la platea degli elettori. È tutto illegale in queste elezioni, dalla A alla Z. Il voto per delega è sicuramente molto meno segreto di qualsiasi altro tipo di voto, su questo non ci piove.

Si ammette la votazione per delega. Bene, sarà poi il soggetto che decide se rischiare o meno che il proprio voto non sia segreto. Ma l'opportunità dovrà pur essergli data.

A Vernasca hanno messo un seggio, perché è noto che lì andranno a votare in migliaia, perché bisogna fare degli scambi. Ma secondo lei, in una città di 100 mila abitanti due seggi aperti rappresentano sostanzialmente un atto di democrazia, se una persona per andare a votare impiega mezza giornata? Peraltro, vorrei far presente che hanno indetto le elezioni in quasi tutte le province, sicuramente nella mia, la domenica e il lunedì, che sono la vigilia e il giorno di Santa Lucia. Pensate, quindi, quanta poca gente ci sarà in giro nelle città.

Ma quel che mi stupisce è che neppure la comunicazione è stata mandata. Infatti, io ho ricevuto e pagato il bollettino del contributo di bonifica, ma non c'era l'avviso che ci sarebbero state le elezioni.

Non le dirò poi a Piacenza come le hanno organizzate, perché hanno dato talmente bene le istruzioni che, finita la presentazione delle liste, hanno dovuto chiedere un parere pro veritate per sapere se un consigliere comunale potesse autenticare le firme. E la Regione che cosa fa? È messa a far da palo? Allora cancellate quell'articolo dove dite che avete la vigilanza, abrogatelo e avrete risolto il problema. Ma finché avrete l'obbligo giuridico di realizzare la vigilanza, mi può spiegare come può esservi una certezza in elezioni nelle quali chi vuole raccogliere le firme non sa chi sono i soggetti autenticatori? In compenso, viene accettata la firma di colui il quale non si sa nelle mani di chi firma, ma presenta la fotocopia della carta d'identità. E tutto ciò non c'è né nella legge regionale, né negli statuti che voi avete approvato. Mentre c'è il voto telematico, quello c'è nella legge.

Era nel 2012 o nel 2013 che si doveva intervenire dicendo: “Benissimo, se non riuscite a realizzare questo sistema di voto o è troppo oneroso – tra l'altro bisognerebbe vedere a chi sono stati chiesti i preventivi, se alla famosa società di Modena, che sarà oggetto di una prossima interrogazione –, se non si può attuare questa forma, individuiamo un'altra forma”. Lo fanno in Svizzera, in Germania. Persino in alcuni paesi che conoscono la democrazia da poco si riesce a votare con modalità più semplici e corrette di quanto non lo siano nei nostri consorzi di bonifica.

La Regione non si è voluta avvalere dei propri poteri? Mi dispiace, spero che prima della fine di questo nostro ping-pong di oggi, mi arrivi la notizia circa la decisione del TAR di Parma, presso il quale ho depositato un ricorso sull'elezione del Consorzio di Bonifica di Piacenza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 1301

Interpellanza circa la soppressione dei Consorzi di Bonifica, con particolare riferimento alla situazione di dissesto idrogeologico in cui versa il territorio piacentino, recentemente colpito da alluvioni e smottamenti. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all'oggetto 1301: Interpellanza circa la soppressione dei Consorzi di Bonifica, con particolare riferimento alla situazione di dissesto idrogeologico in cui versa il territorio piacentino, recentemente colpito da alluvioni e smottamenti, a firma del consigliere Foti.

Risponde l'assessore Caselli.

La parola al consigliere Foti per illustrare l'interpellanza. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Rinuncio all'illustrazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il consigliere Foti rinuncia all'illustrazione dell’interpellanza.

La parola all'assessore Caselli per la risposta. Prego.

 

CASELLI, assessore: Grazie, presidente.

L'evento meteorologico che ha interessato la Provincia di Piacenza nella notte tra il 13 e il 14 dello scorso mese di settembre non è stato un evento né modesto né prevedile, in quanto è stato caratterizzato da un’intensità di precipitazioni elevatissima in un intervallo di tempo estremamente contenuto, cosa che ha prodotto un’eccezionale ondata di piena del fiume Trebbia e soprattutto del torrente Nure, con le note e pesantissime conseguenze.

Per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto, che sempre più spesso stanno provocando eventi di eccezionale gravità, la Regione Emilia-Romagna sta lavorando, in via prioritaria attraverso la direttiva “Alluvioni”, per ricomporre in un quadro unitario l'attività di prevenzione e protezione, con quelle legate alla gestione dell'emergenza, che prevede interazioni e sinergie tra tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti.

In questo contesto assume una significativa rilevanza anche il ruolo dei consorzi di bonifica, ai quali le leggi nazionali e regionali assegnano precise funzioni in materia di difesa del suolo. Si ricorda, infatti, che la norma di riferimento che disciplina la difesa del suolo è il decreto legislativo 152/2006, che prevede che i soggetti competenti ad assicurare la tutela e il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione sono, secondo le rispettive competenze, lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane e i consorzi di bonifica. Questo è l'articolo 53, comma 3, della norma.

I successivi articoli specificano le competenze degli enti precedentemente elencati, prevedendo nello specifico che i consorzi di bonifica partecipano all'esercizio delle funzioni regionali in materia di difesa del suolo nei modi e nelle forme stabilite dalle regioni.

Il legislatore nazionale ha dunque assegnato ai consorzi funzioni localmente disciplinate dalle regioni, che l’Emilia-Romagna, nell'ambito del significativo processo di riordino territoriale ed organizzativo, ha attuato con le varie modifiche della legge regionale 42/1984 che si sono succedute, e da ultimo con la legge regionale n. 7 del 2012.

La conferma che i consorzi di bonifica concorrano alla difesa del suolo e alla gestione delle acque a prevalente scopo irriguo e alla salvaguardia e valorizzazione dell'ambiente è, inoltre, stata sancita dalla Conferenza Stato-Regioni il 18 settembre 2008, in attuazione dell'articolo 27 del decreto legislativo 248/2007.

Pertanto, alla luce delle considerazioni precedentemente sviluppate, non si ritengono necessarie da parte della Regione Emilia-Romagna, dopo la significativa riforma e le normative già poste in essere, ulteriori interventi legislativi o azioni amministrative finalizzate alla riforma dei consorzi di bonifica, né tantomeno interventi presso il Governo tesi all'abolizione di questi enti, che rientrano, anche per la normativa dello Stato in materia, a pieno titolo tra i soggetti operanti nella difesa del suolo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Caselli.

La parola al consigliere Foti per la replica. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Prendo atto che in questo mondo e in questo Paese si vive solo di bombe d'acqua. Ogni volta che succede qualcosa, è colpa di una bomba d'acqua. Ma ci sarà pure una ragione se quell'acqua diventa una bomba!!! Forse la ragione sta nella mancata manutenzione del territorio. L’assessore Caselli, mi darà atto del fatto che quando ha citato il decreto n. 152, articolo 53, comma 3, sapeva benissimo che citava una norma di principio, non una norma di delega di alcun tipo, perché è la Regione che stabilisce se e in che modo dare ai consorzi di bonifica delle specifiche azioni da compiere in termini di difesa del suolo.

Ma nella sua risposta non vi è alcuna osservazione relativa ai tanti soggetti che si occupano della difesa del suolo: l’Autorità di Bacino, l'ex Genio civile, le province, i consorzi di bonifica, le comunità montane ed i parchi. Pertanto, mi permetto di chiederle: nel momento in cui si va verso lo snellimento e l’accorpamento di funzioni, non si vede la ragione per la quale non si debba andare anche ad una concentrazione delle competenze in organi unici, che possano avere almeno il pregio di non giocare allo scaricabarile. Perché quando capita qualcosa, l’AIPO dice che è competenza di uno, l'altro dice che è competenza dell'altro; addirittura – è inutile scrollare la testa – si smentiscono le dichiarazioni che vengono fatte dagli assessori. Infatti, il Consorzio di Bonifica di Piacenza dice che, per quanto riguarda l'allagamento di Roncaglia, non c'entra nulla. Peccato che se leggo non solo la relazione dell'assessore Gazzolo in commissione, non solo il decreto con il quale è stato trasmesso al Governo da parte della vostra Giunta il piano degli interventi con la relazione preliminare, ma se leggo anche la risposta resa dall'assessore Gazzolo ad una mia interrogazione a risposta scritta, leggo il contrario di quanto sostiene il Consorzio di Bonifica. Vi è scritto, infatti, che l'esondazione è avvenuta per aggiramento da monte del tratto arginato, anche per effetto della presenza dei ponti ferroviario e stradale – laddove quei ponti sono lì da trent'anni, non da quattro giorni – e al rigurgito del canale di bonifica Riello. In italiano se si scrive che è avvenuto anche “per effetto di”, significa che è avvenuto anche per il rigurgito del canale di bonifica Riello. È talmente vero questo che proprio nel documento che avete approvato in Giunta date 900 mila euro al Consorzio di Bonifica per alzare gli argini dei suoi canali. Se così non fosse, quei soldi si sarebbero dovuti girare all’AIPO, perché la competenza, prima dell'arrivo del fiume, è tutta dell’AIPO, (prima del Po).

Pertanto, mi chiedo e chiedo: se non si vogliono abolire, possiamo almeno fissare delle competenze meno “general-generiche” di quelle che avete fissato? Perché la responsabilità non sarà di nessuno, ma la Corte dei Conti, come sancisce la Cassazione, adesso ha giurisdizione sui consorzi di bonifica. Delle due, l’una, dunque: o provvede la Regione o provvedo direttamente io, tramite la Corte dei Conti, ma citando anche la Regione. Perché di farmi prendere in giro, peraltro da autorevoli personaggi di cui parleremo trattando l'interrogazione successiva, che oggi definiscono i miei atti falsi …!!! Queste interrogazioni sarebbero false, ma non mi pare che lei abbia detto che io ho detto il falso, mi dice che non condivide la mia posizione, il che è legittimo, ma qui dentro ci sono tutti fatti inoppugnabili, inoppugnabili! Ma c'erano anche altri in campagna elettorale che firmavano appelli per dire certe cose sulla bonifica. Ma di questo parleremo nell’interrogazione successiva.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 1400

Interpellanza circa procedure e questioni riguardanti l’Unione Regionale delle Bonifiche Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, dunque, all'oggetto 1400: circa procedure e questioni riguardanti l’Unione Regionale delle Bonifiche Emilia-Romagna a firma del consigliere Foti.

Risponde l'assessore Caselli.

Il consigliere Foti rinuncia all'illustrazione.

La parola all'assessore Caselli per la risposta. Prego.

 

CASELLI, assessore: Grazie, presidente.

Si precisa in primo luogo che le vicende legate ai rapporti intercorsi tra la dirigente B e l'Unione Regionale delle bonifiche dell'Emilia-Romagna, URBER, e la Coldiretti non sono di competenza e non rivestono alcun interesse con la Regione.

Nel contempo, si ritiene opinabile e discutibile sia il fatto di citare alcuni episodi senza alcun riscontro formale, sia la richiesta di contrassegnare con lettere B, Z, H, G e T persone fisiche come se tutti fossero a conoscenza della loro identità.

Nel merito delle presunte irregolarità commesse dal Consorzio di Bonifica di Piacenza, si precisa quanto segue. Circa il contributo per il finanziamento di opere private, riportato nella lettera a) dell’interrogazione, la Regione, in esito all'esame del bilancio preventivo 2013, ha rilevato alcune irregolarità. Il direttore generale “Ambiente, difesa del suolo e della costa”, con nota n. 7520 dell'11 gennaio 2013, e con nota n. 35.848 dell'8 febbraio 2013, ha quindi provveduto a diffidare, sulla base di quanto previsto dall'articolo 20 della legge regionale 42/1984, Interventi sostitutivi e scioglimento degli organi amministrativi, il Consorzio di Bonifica di Piacenza, invitandolo ad effettuare le necessarie correzioni. Il Consorzio, con lettera protocollo n. 1305 del 14 febbraio 2013, ha comunicato di avere recepito i rilievi evidenziati con le due note precedentemente citate ed apportato le necessarie modifiche al proprio bilancio.

Con riferimento all'aumento del contributo minimo, la delibera di Giunta regionale n. 2233 del 26 maggio 1992, sull’approvazione dei criteri per la formulazione dei piani di classifica, prevede che quando l'importo del contributo dovuto da un consorziato calcolato in sede di riparto risulti di entità inferiore rispetto ai costi di tenuta e aggiornamento presso il consorzio della posizione catastale e di esazione dei contributi, l'importo stesso dovrà essere determinato nella misura del contributo minimo definito in base ai predetti costi.

L'incremento della soglia dei contenuti ad un minimo anche in misura superiore alle spese di riscossione è stato deliberato dai consorzi regionali in una fase in cui gli stessi, rivendicando autonomia funzionale e comunque nel rispetto dell’equilibrio di bilancio, avevano ritenuto che ciò fosse conforme al disposto della citata deliberazione.

Con la legge regionale successiva, la n. 7 del 2012, la Regione ha inteso incidere su tale materia prevedendo il superamento del concetto di contributo minimo. Conseguentemente, dalla vigenza dei prossimi piani di classifica, tutti i consorzi operanti sul territorio regionale dovranno esigere il contributo di bonifica, sulla base del beneficio ricevuto dagli immobili, senza l'applicazione di un minimo di conseguenza.

Per quanto attiene all'ulteriore presunta irregolarità segnalata dall’interrogazione a seguito dell'organizzazione del convegno connesso all'inaugurazione dell'opera irrigua Agazzano-Battibò, si precisa che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, soggetto che ha finanziato l'opera ed unico competente in materia di controllo delle spese sostenute, non ha formalizzato alcuna obiezione sulla natura dell'evento e sulla copertura dei costi imputati alla voce “spese generali” del progetto medesimo, sostenuti dal Consorzio.

In merito alle dichiarazioni di funzionari regionali, non esiste, con la sola esclusione di quella descritta in relazione all’irregolarità evidenziata in sede di esame del bilancio preventivo 2013, alcuna corrispondenza formale sul commissariamento del Consorzio di Bonifica di Piacenza. Questa procedura, ai sensi dell'articolo 20 della legge regionale 42/1984, prevede, come atto iniziale, la formale diffida nei confronti degli organi amministrativi del consorzio interessato. La procedura è stata effettivamente avviata dal direttore generale competente per materia, con la nota già citata, ma le successive modifiche apportate al bilancio del Consorzio di Bonifica di Piacenza hanno sanato le irregolarità puntualmente rilevate e contestate, con conseguente sospensione dell'iter di commissariamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Caselli.

La parola al consigliere Foti per la replica. Prego.

 

FOTI: Signor presidente, io sono abituato a citare le fonti. Mi dispiace che la Regione non si occupi dei funzionari che vanno a testimoniare nei processi in qualità – appunto – di funzionari della Regione.

Assessore, ha mai sentito parlare del Tribunale ordinario di Bologna, Sezione Lavoro? Penso di sì.

Ha mai sentito parlare dell'accoglimento totale del ricorso n. 3267 del 22 aprile 2015? È qui, ce l'ho io che sono un consigliere regionale, non può non averlo l'assessorato.

Innanzitutto devo indicare le sigle perché, come le è noto, si tratta di procedimenti; questo si è concluso con una transazione da 245 mila euro, assessore, per un licenziamento illegittimo del dirigente preposto, ma se leggo questa sentenza, sa che cosa leggo? Leggo che "le osservazioni e deduzioni della ricorrente, relativamente al licenziamento quale atto sorretto da motivo ritorsivo ed illecito, per la strategia di Coldiretti di occupare tutti gli incarichi di rilievo nel settore della bonifica e/o per ritorsione nei confronti della condotta della dottoressa B, e in ogni caso per discriminazione evidente della stessa, sia pure alla luce dell'attuale cognizione sommaria, sembrano sostanzialmente ed in gran parte corrette, condivisibili e dimostrate". Inoltre, leggo che, per quanto riguarda il Consorzio di Bonifica di Piacenza, "la dottoressa B evidenziò ai funzionari della Regione alcune possibili irregolarità del Consorzio di Bonifica di Piacenza, presieduto da – lo dico io – Zermani di Coldiretti". E, come si evince dalle stesse dichiarazioni, avrebbe segnalato alcune irregolarità rilevate: in particolare le segnalò alla Regione, non a mia zia. Il preventivo contributo di finanziamento di opere private che aveva portato ad ipotizzare il commissariamento; l'illegittimo aumento dei contributi minimi, l’ulteriore irregolarità dei 48 mila euro.

Assessore, sa che cosa dice in questa sentenza il giudice, visto che io sono falso e quel “tomo” lì è un galantuomo? Scrive che "se fosse risultato che Zermani era un paladino della legalità e del rispetto delle regole, uno strenuo avversario degli sprechi, si sarebbe potuto credere alla veridicità della dichiarata intenzione di razionalizzazione (cioè il licenziamento del direttore in esame), si sarebbe potuto escludere qualche riserva mentale o intento ritorsivo. Nel momento in cui risulta accertata da parte di Zermani quantomeno una notevole disinvoltura nell'applicazione delle regole, se non una tendenza alla loro violazione, con possibile spreco di denaro pubblico, è evidente che il desiderio di affrontare la questione del personale a partire dal direttore, così pedantemente attento alle regole e non manipolabile, assume un significato diverso".

Non so se lei abbia ben compreso che cosa ho letto, ma di fronte a questi giudizi, che la Regione dice di non avere, ma che ha – ma che ha! – e che, comunque, da questo momento ha a disposizione, perché chiedo formalmente che siano allegati al verbale di questa seduta, allora voglio vedere che cosa fate. [*]

Ripeto: io non ho mai attaccato nessuno sul piano personale, ho sempre dibattuto sul piano politico, ma quanto sento dire che io cito dati falsi, e lei stessa ha dovuto ammettere che, iniziata la procedura di commissariamento, è solo perché vi è stato “contrordine, compagni”, cioè il Consorzio si è ravveduto della decisione illegittima che aveva assunto in sede di bilancio, avete detto: “beh, ha sanato la posizione…”. Ma io non so se si possano sanare le posizioni. Non mi risulta che a Bologna i consiglieri regionali abbiano “sanato” le posizioni. Le avete sanate voi le posizioni, non il diritto. Perché il fatto illecito, nel momento stesso in cui è compiuto, è illecito. Poi bisognerà stabilire se vi è dolo, colpa grave o quant'altro, ma in quanto tale è stato compiuto.

Assessore, non voglio più fare interrogazioni ed interpellanze di questo tipo, pertanto delle due l’una: o agite voi, o tutte le mattine faccio un esposto alla Corte dei Conti. E, visto che ci sono e non mi costa niente, metto per conoscenza anche la Procura della Repubblica, perché la legge è uguale per tutti. Se in un qualsiasi consiglio comunale fossero state fatte queste stesse cose, sarebbero andati sotto processo il sindaco, il segretario generale, persino l'usciere che, poveretto, aveva avuto il torto di portare in giro la delibera. Qui, nulla! Nulla e nulla!

[* L’ordinanza citata dal consigliere Foti è pubblicata in allegato]

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 1440

Interpellanza circa le azioni da attuare per mettere in sicurezza i territori ove scorre il fiume Arda, specie alla luce delle gravi emergenze verificatesi, in data 26 marzo 2015, nel Comune di Cortemaggiore ed in quello di Villanova sull'Arda. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all'oggetto 1440: Interpellanza circa le azioni da attuare per mettere in sicurezza i territori ove scorre il fiume Arda, specie alla luce delle gravi emergenze verificatesi, in data 26 marzo 2015, nel comune di Cortemaggiore ed in quello di Villanova sull'Arda, a firma del consigliere Foti.

Risponde l'assessore Gazzolo.

Il consigliere Foti rinuncia all'illustrazione dell’interpellanza.

La parola all'assessore Gazzolo per la risposta. Prego.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente.

Il torrente Arda è da tempo all'attenzione della Regione, che, come ricordato anche dal consigliere, ha istituito, nell’ottobre del 2010, un tavolo istituzionale tecnico appositamente dedicato, per realizzare un progetto territoriale complessivo per la messa in sicurezza dei comuni limitrofi ai corsi d'acqua.

In particolare, il tavolo tecnico, del quale fanno parte la Regione, che lo coordina attraverso il servizio tecnico di bacino, l'Autorità di Bacino, la Provincia e l’AIPO, ha condotto un'analisi di dettaglio relativa al comportamento idraulico dell'asse dell'Arda, dall'invaso di Mignano alla confluenza nel fiume Po, attraverso la simulazione di portate a livelli idrici lungo il corso d'acqua e lo sviluppo di un modello che ha consentito di definire l'entità degli allagamenti. Questi studi sono confluiti nelle mappe di pericolosità del piano di gestione del rischio alluvioni, di prossima adozione da parte del Comitato istituzionale dell'Autorità di Bacino del fiume Po, che ha inserito il torrente Arda fra le aree a rischio significativo di distretto.

Per tutti i dettagli, indico – e poi consegnerò al consigliere – anche il link dove, scegliendo la voce “schede monografiche”, si può scaricare tutta la scheda dedicata al torrente Arda, dall’invaso di Mignano alla confluenza in Po.

In sintesi, per il torrente Arda sono previste azioni che vanno dal completamento dei sistemi difensivi dei centri abitati di protezione locale e delle aree produttive all'ampliamento delle aree da destinare all'incremento della laminazione naturale delle piene, in particolare a monte e a valle di Fiorenzuola d'Arda. In altre parole, per trattenere le acque e ridurre i volumi che defluiscono verso valle, è previsto il potenziamento della capacità delle opere già esistenti, compresa la diga di Mignano, e delle aree perifluviali. Gli studi effettuati sono anche alla base della revisione delle fasce fluviali del PAI, che sarà effettuata di concerto con i comuni rivieraschi per la condivisione dei risultati e la valutazione congiunta di una strategia unitaria di mitigazione del rischio idraulico.

A fianco dei necessari approfondimenti di tipo conoscitivo, in questi anni è proseguita un'intensa attività di presidio sul territorio svolta dalle strutture competenti.

Sul torrente Arda, tra il 2004 e il 2014, sono stati infatti realizzati interventi per oltre 2,2 milioni di euro, che hanno riguardato prevalentemente opere di difesa spondali, ripristini arginali, sistemazioni morfologiche dell'alveo. Nel 2014 è stata, inoltre, rilasciata una concessione per circa 23 ettari di taglio piante a monte di Fiorenzuola.

Le ultime piene verificatesi nel torrente Arda, in particolare quelle del 25 marzo 2015, ricordata anche dal consigliere, hanno determinato, nel tratto in comune di Cortemaggiore, cedimenti di sponda nel capoluogo ed esondazioni nel tratto a valle. Per affrontare questa criticità, il competente Servizio tecnico di bacino degli affluenti del Po ha richiesto un intervento urgente di ripristino e rinforzo dei sistemi arginali esistenti, per una prima messa in sicurezza dei tratti in oggetto, del costo di 200 mila euro, intervento appaltato in data 5 ottobre 2015.

Anche nei comuni di Vernasca e Lugagnano, dunque, a valle della diga, le piene verificatesi, sempre con riferimento ovviamente all'evento che citavo, hanno determinato numerose erosioni delle sponde, creando una situazione di elevato rischio per il transito sulla viabilità locale e provinciale. Anche in questo caso, con fondi regionali, è stato finanziato un intervento urgente per un importo di 40 mila euro, anche questo appaltato in data 5 ottobre 2015.

In parallelo a questi interventi con carattere d’urgenza, mi preme sottolineare che abbiamo già presentato, nell'ambito della rimodulazione dell'accordo di programma proposto al Ministero dell'ambiente con DGR n. 875 dello scorso 6 luglio, due interventi strutturali per complessivi 1,5 milioni di euro. Per il primo, che riguarda la sistemazione della parte a valle della diga di Mignano, per 500 mila euro, è già disponibile la progettazione definitiva; del secondo, riguardante la sistemazione idraulica del torrente Arda da Cortemaggiore a Villanova, per 1 milione di euro, la progettazione è in fase di ultimazione. Gli interventi potranno, dunque, essere affidati e realizzati nel corso del 2016, una volta avuto l'assenso del Ministero alla rimodulazione delle economie.

Ai lavori effettuati sull'Arda da STB Po, si affiancano quelli realizzati da AIPO, ovviamente sui tratti di competenza, quindi dal ponte ferroviario di Villanova sull'Arda a confluenza torrente Ongina (questo è il tratto). Dal 2009 al 2013, AIPO ha seguito vari interventi, per un importo complessivo pari ad 1.412.542 euro. Nel periodo compreso tra i primi di novembre e i primi di dicembre 2014, coincidenti con alcuni degli eventi meteo-climatici più intensi degli ultimi anni nell'alveo del torrente Arda, gli eventi di piena che si sono succeduti hanno determinato l'innescarsi di frane e smottamenti ai danni della sponda destra del torrente Arda, in località Chiavica Verdi in comune di Villanova sull'Arda, che durante le piene dell'autunno scorso sono stati tamponati con la posa di tele plastificate e di sacchetti di sabbia per contrastare l'effetto erosivo. L'Agenzia ha conseguentemente avviato un intervento in somma urgenza, per un importo complessivo lordo di 250 mila euro, aggiudicati tramite procedura negoziata il 22 luglio 2015 e consegnati in agosto.

Anche nella programmazione triennale 2015-2017 dell’AIPO è previsto un ulteriore intervento, consistente nell'adeguamento della sagoma dell'argine maestro fiume Po, nel tratto compreso tra il torrente Arda e la zona di rigurgito del torrente Ongina, per circa 1 milione 400 mila euro, attualmente in fase di progettazione.

Il dettaglio di tutti gli interventi citati è disponibile presso le strutture regionali di AIPO.

In aggiunta a quanto ho appena descritto, faccio presente che, nella proposta di Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico 2014-2020, approvata con DGR n. 478 del 2015, sono presenti anche altri interventi per il bacino dell’Arda ed in particolare: interventi urgenti di sistemazione idraulica del torrente Arda e rii minori; ripristino opere idrauliche, sezioni di deflusso (1 milione 500 mila euro); nuovo impianto idrovoro di Soarza di Villanova, e sistemazione del bacino delle acque basse inferiori; difesa degli abitanti di Castelvetro e Monticelli, per 4 milioni 336 mila euro; Villanova d'Arda, Polesine Parmense, torrenti Arda e Ongina, ripristino della funzionalità di opere idrauliche esistenti e realizzazione di nuove opere; recupero morfologico e miglioramento della capacità di laminazione, per 800 mila euro.

Quanto descritto credo rappresenti in concreto l'attenzione della Regione nel delineare, per il bacino dell’Arda, una strategia complessiva di intervento, capace di affiancare manutenzioni ordinariamente svolte ad interventi strutturali di più ampio respiro.

L'impegno prosegue nella direzione delineata dal Piano di gestione del rischio alluvioni, con l'attivazione, nei primi mesi del 2016, di un’apposita riunione del tavolo tecnico per la definizione dei piani di laminazione dell'invaso Mignano, arrivando a definire sulla base di quanto richiamato prima, ovviamente con tutti i soggetti interessati, il massimo grado di potenzialità di laminazione raggiungibile.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Gazzolo.

La parola al consigliere Foti per la replica. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Ringrazio l'assessore per la dettagliata risposta. Debbo dire che la sua cronologia mi serve sotto il profilo della memoria storica, ma in realtà in questa interrogazione, come lei converrà, mi sono concentrato di più sulle conseguenze di quanto lei stessa ha toccato con mano. Se non sbaglio, assessore, non vorrei citare delle date sbagliate, ma tutta una certa zona è andata sott'acqua il 26 marzo 2015. Debbo dire che, nel corso delle riunioni che sono state fatte, sia quella del 30 marzo 2015, organizzata nella sede del consorzio di bonifica, sia quella del 6 giugno, che si tenne a Cortemaggiore, sia quella, infine, delle precisazioni che lei ha voluto dare, effettivamente vi è stato un certo confronto.

Il timore, e lei avrà visto che nell'interrogazione ho recepito soltanto pochi giorni dopo le grida di allarme che sono state lanciate, da una parte, espresso il 4 ottobre dal sindaco di Villanova, il quale ha informato di avere inviato una lettera a vari settori, al Servizio Tecnico di Bacino, all’AIPO e lei stessa, dicendo che non si era dato corso ad alcun urgente intervento che era stato programmato nel corso degli incontri.

Devo dire che lei mi ha riferito effettivamente di progetti molto più corposi, ma mi pare che quanto lamentato in data 9 ottobre da un numero consistente di agricoltori della zona non risulti un “fuor d’opera”, perché gli stessi dicono: “Le rive si presentano tuttora invase dalla vegetazione spontanea incontrollata, mentre l'alveo ospita tronchi che spesso fanno da diga ostruendo il normale deflusso dell’acqua. A peggiorare la situazione già critica ci sono poi gli argini ceduti, in particolar modo nella località Pizzabella e nella frazione San Martino in Olza, dove il rischio esondazioni è molto consistente”.

Assessore, mi permetto di fare una riflessione: benissimo tutta questa serie di progetti, che mi auguro non solo vengano realizzati nel 2016, ma abbiano anche i finanziamenti necessari in quegli anni, perché è ovvio che una parte di tutto questo è subordinata anche alla decisione ministeriale, non solo alla nostra volontà, però, quello che è possibile fare in termini di urgenza, mi permetto di dire, è una ripulitura. Infatti, se lei va, come sicuramente è andata, in alcune zone di Villanova, vedrà che effettivamente vi è solo vegetazione e non vi è più un corso d'acqua naturale. È ovvio che quando arrivano le ondate di piena, perché, come lei sa, quando piove molto, anche la diga di Mignano ha l'obbligo di scaricare, la situazione diventa molto più difficile.

Pertanto, mi auguro che, per quanto riguarda l'emergenza, nel limite del possibile, lei solleciti gli organismi competenti a tenere sott'occhio la vicenda e la zona di Villanova, perché mi pare che, delle tante che abbiamo citato – Villanova che poi influisce su Cortemaggiore –, il territorio della Bassa, in questo momento, sia quello mediamente (non voglio dire esclusivamente) più a rischio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 1499

Interpellanza circa le azioni da attuare per contrastare rischi idrogeologici riguardanti il torrente Senio (RA). A firma del Consigliere: Bertani

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all'oggetto 1499: Interpellanza circa le azioni da attuare per contrastare i rischi idrogeologici riguardanti il torrente Senio in provincia di Ravenna, a firma del consigliere Bertani.

Risponde l'assessore Gazzolo.

La parola al consigliere Bertani per illustrare l’interpellanza. Prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Anche in questo caso parliamo di rischio idrogeologico e di finanziamenti ministeriali.

Chiedo scusa all'assessore se l'interpellanza è un po' lunga, ma effettivamente nasce da una storia quasi ventennale.

Infatti, al fine di perseguire la protezione dalle esondazioni del Senio di tutta la zona a valle della via Emilia, in particolare Castel Bolognese, Cotignola, Lugo, Fusignano ed Alfonsine, fu stabilita la necessità di costruire un sistema di casse di espansione sul Senio, che doveva accumulare un certo volume d'acqua e che copre circa 70 ettari.

Tale progetto risale al 1992, almeno nella sua prima edizione, ma è stato rielaborato nel 2005 dal Servizio Tecnico di Bacino. Per il completamento di questo progetto, abbiamo chiesto un finanziamento al Ministero, nell’ambito degli interventi da inserire nel Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico.

Nel progetto iniziale si parlava di realizzare tre casse per un intervento di circa 9 milioni di euro, poi suddiviso in due stralci da circa 2 milioni 200 mila euro e 6 milioni 800 mila euro, secondo stralcio che poi è diventato 8 milioni 500 mila euro.

Leggendo tutta la documentazione sorge un primo dubbio: nel progetto iniziale si parlava di tre casse di espansione. Adesso pare che ci fermiamo a due, mentre la terza ed una nuova quarta verranno realizzate successivamente. A tal proposito, chiediamo lumi.

In sostanza, preme capire, dopo tutto questo tempo di progettazione, spacchettamento, eccetera, qual è il cronoprogramma o la previsione della realizzazione, della messa in opera di ciò che c'è già, che comincia ad essere utilizzato o meno, perché la stagione delle piogge arriva, non vorremmo correre altri rischi. Sappiamo che ad Ecomondo vi è stato un incontro con il ministro Galletti, che ha confermato delle cifre, le chiediamo di confermarci quali sono disponibili e quando verranno utilizzate.

Infine, chiediamo di sapere se sia a conoscenza dello stato della frana nei pressi di Castel Bolognese, perché anche questa in un primo momento era stata classificata come intervento urgente, una frana che potrebbe ostruire in parte il flusso dell'acqua, adesso invece è diventato un intervento ordinario, quindi slitta di circa un anno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

La parola all'assessore Gazzolo per la risposta. Prego.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente.

In effetti l'interpellanza era molto ampia, spero di riuscire a dare tutte le risposte; diversamente, come il consigliere sa, sono a disposizione per tutti gli approfondimenti necessari.

L'asta del torrente Senio ed il relativo bacino idrografico – la risposta sarà di natura tecnica, non me ne vogliano tutti i consiglieri, ma la natura dell’interpellanze è questa – si caratterizza per criticità di carattere idraulico di diverso tipo, sia nella parte collinare e montana, sia nella parte di pianura, in particolare quest'ultima è interessata dalla presenza di arginature continue e di altezze rilevanti sul piano di campagna man mano crescenti procedendo verso valle, in un territorio in cui diversi centri urbani si sviluppano proprio a tergo dei rilevati stessi.

In tale contesto, alla pericolosità e conseguente rischio derivati dall'incapacità della sezione fluviale di contenere piene importanti, si aggiunge quella residuale di possibile collasso degli argini e conseguente allagamento di vastissime porzioni di pianura. Questo è un tema che riguarda tutto il reticolo regionale arginato, in quanto, com'è noto, stiamo assistendo ad una modificazione del regime pluviometrico, che alterna periodi di assenza di precipitazioni ad altri in cui si succedono numerosi eventi meteorici intensi, sollecitando maggiormente e per periodi prolungati il corso d'acqua ed i suoi rilevati.

Per quanto il mondo scientifico stia ancora valutando quale possa essere il peso dei cambiamenti climatici in atto, sulla pericolosità e sul rischio di alluvioni nell'area vasta che ricomprende la Pianura Padana, sicuramente è necessario tenere in considerazione il mutamento nel regime idrologico osservato, soprattutto in termini di pianificazione di emergenza territoriale ed urbanistica, oltreché nelle azioni di manutenzione del territorio e di progettazione degli interventi strutturali di difesa.

Tra questi, una funzione importante riveste la realizzazione delle casse di espansione, poste alla chiusura del bacino montano, che, per le sopraccitate caratteristiche del torrente, svolgono il compito di presidio e sentinella del tratto arginato di valle, laminando a pieno regime i volumi di piena. Il sistema di casse è delineato nel piano stralcio per il bacino del torrente Senio, che prevede tre aree di laminazione, di cui due poste a monte e a valle dell'immissione del torrente Sintria, nei comuni di Riolo Terme, Brisighella e Faenza, ed una in località Chiusaccia in comune di Cotignola, la cui realizzazione per stralci funzionali non è tecnicamente percorribile.

Rispetto a tale individuazione non si è ritenuta al momento prioritaria la realizzazione della cassa di monte, che presenta particolare complessità attuative legate al rapporto costi/benefici; mentre risulta ultimata la cassa intermedia, ed in fase di realizzazione quella di valle.

L'ulteriore invaso previsto dal piano stralcio (Cotignola) è stato recentemente, in sede di aggiornamento del quadro del fabbisogno di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 478/2015, inserito dalla Regione, in accordo con l'Autorità di Bacino del Reno, per l'importo di 5 milioni di euro.

A chiarimento di quanto riportato dal consigliere, si precisa che la somma pari a 2 milioni 233 mila euro, già trasferita dal Ministero dell'ambiente sulla contabilità speciale legata all'accordo di programma del 2010, corrisponde alle risorse necessarie per l’acquisizione al Demanio regionale delle aree private, a tutt'oggi in corso di coltivazione, previo collaudo delle opere in corso di realizzazione.

La somma di 8 milioni 500 mila euro, invece, destinata al completamento delle casse (intermedia e di valle), è inserita nella tabella C) del DPCM del 15 settembre 2015, oggetto dell'accordo siglato ad inizio novembre dal Presidente del Consiglio dei ministri, del presidente Bonaccini, in qualità di Commissario di Governo e dal Ministero. In particolare, l'intervento è inserito nella parte programmatica, il cui finanziamento è previsto per il 2016.

Relativamente alle fasi di progettazione, è stato concluso il livello definitivo delle opere idrauliche in grado di attivare l'intero sistema costituito dalle due caste intermedie e di valle, e si è deciso quindi di procedere ad un appalto integrato con realizzazione dell'esecutivo da parte delle ditte concorrenti.

Questa procedura garantirà di mettere più in valore gli aspetti tecnici, i tempi realizzativi, quelli ambientali e quelli della sicurezza, anziché quelli del solo prezzo di massimo ribasso.

Per la prima cassa, posta più a monte, nel comune di Riolo Terme, attualmente ritenuta non prioritaria, la progettazione è in fase preliminare; mentre per l'invaso posto più a valle in comune di Cotignola è al momento disponibile uno studio di fattibilità che andrà approfondito subordinatamente alla messa a disposizione da parte del Ministero dei finanziamenti, tenendo opportunamente conto del funzionamento delle altre due realizzande casse di monte.

Per quanto riguarda il cronoprogramma di realizzazione dei lavori delle due casse, per l’importo pari a 8 milioni 500 mila euro, si prevede la consegna dei lavori in sei/otto mesi dal trasferimento dei fondi in contabilità speciale, e un tempo di esecuzione di massimo 24 mesi.

I dati relativi ai quantitativi estraibili, alla natura, alla quantità di materiale già estratto, sono regolati da appositi convenzioni stipulate, come prevede la normativa di settore, dai comuni nei quali ricadono le aree. Per l'estratto, si precisa che, dal 2004 ad oggi, ammontano a circa 1 milione i metri cubi di sabbia e ghiaia e a circa 5800 i metri cubi di sabbiella.

Relativamente agli ulteriori interventi previsti lungo il corso del Senio, faccio presente che l'intervento in Comune di Castel Bolognese è indicato come urgente nell'ordinanza 232, e per la progettazione e appalto sono stati rispettati i tempi indicati nell'ordinanza stessa. L'intervento ha previsto taglio e allontanamento delle alberature presenti.

La frana cui fa riferimento il consigliere non lambisce direttamente in Senio e si trova in terreno di privati a cui spetta la sistemazione.

A completamento di quanto detto, si rileva che la particolare attenzione della Regione nelle sue varie componenti alle criticità dell'asse del Senio è dimostrata anche dall'insieme di misure indicate nel Piano di gestione del rischio alluvioni, in fase di approvazione proprio in questi giorni, ove sono specificatamente indicate, tra gli interventi strutturali, con priorità molto elevata, le due casse di espansione a monte e a valle del torrente Sintria, e con priorità elevata l'area di laminazione a Cotignola.

Inoltre, si ricorda la partecipazione attiva e continuativa della Regione ai lavori del tavolo tecnico per la sicurezza idraulica della Bassa Romagna e della Romagna Faentina, fortemente promosso dai territori ed istituito dal mio Assessorato e dal Prefetto di Ravenna. Un'opportunità preziosa per mettere in sinergia tutti i soggetti a vario titolo interessati alle sorti del bacino del Senio e Santerno, tra i quali si ricordano la Prefettura, l'Autorità di Bacino del Reno e bacini regionali romagnoli, la provincia di Ravenna, l'Unione della Bassa Romagna, l'Unione della Romagna Faentina, l'Agenzia regionale di Protezione civile, i vigili del fuoco, il Corpo forestale dello Stato, la regione Emilia-Romagna con i suoi servizi, oltreché i consorzi di bonifica territorialmente coinvolti.

Oltre ad affrontare le diverse criticità che si sono succedute nel corso degli ultimi anni, il tavolo lavora ad una sperimentazione per la gestione del rischio idraulico con particolare riferimento all'aspetto della manutenzione dei corsi d'acqua di pianura, e tratta diversi temi trasversali, tra cui la definizione del quadro generale d’insieme dei lavori per la messa in sicurezza, il servizio di piena, anche con il contributo dei volontari, l’elaborazione di un disciplinare per la gestione forestale e il mantenimento delle aree demaniali, eventualmente anche coinvolgendo aziende agricole.

Mi fermo qui perché il tempo è scaduto, nella risposta faccio un ultimo passaggio sugli elementi di partecipazione, ma credo che il consigliere potrà tranquillamente leggerli. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Gazzolo.

La parola al consigliere Bertani per la replica.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta dell'assessore, che ringrazio per il dettaglio della risposta, dalla quale, però, si evince che i tempi purtroppo sono ancora lunghi. Il finanziamento si avrà nel 2016, più sei/otto mesi dopo il finanziamento, più 24 mesi per i lavori, quindi trascorreremo questo ed il prossimo inverno senza avere ancora completato l'opera. Speriamo, dunque, che vada tutto bene. Purtroppo i tempi si allungano. Abbiamo capito che quel milione e trecentomila euro era destinato solo all'acquisizione delle aree e non al completamento dell’opera. I tempi per il completamento si allungano, non posso aggiungere altro. Non so esattamente quando questi fondi arriveranno nel corso del 2016, né quando li metteremo a bilancio, ma se sarà alla fine 2016, vuol dire che finiremo ampiamente nel 2017.

Per quanto riguarda la sistemazione di quella frana, lei dice che compete ai privati, magari aiutiamo, spingiamo i privati perché non corriamo ulteriori rischi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Termina qui la fase dello svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 1091

Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2 della Costituzione, recante: "Nuove norme per migliorare l'autodifesa - Modifiche all'art. 52 Codice Penale ed all'art. 35 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza". A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Dichiarazioni di voto e reiezione)

(Ordine del giorno 1091/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo alla proposta di legge, oggetto 1091. Riprendiamo con le dichiarazioni di voto.

Ogni gruppo ha a disposizione 5 minuti.

Ricordo che le dichiarazioni di voto sono sull’ordine del giorno a firma del Vicepresidente Poli. Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Su questo ordine del giorno potremmo stare qui a parlare di quanto sia democratica questa cosa; detto questo, siccome la nostra proposta di legge credevamo e crediamo tuttora che possa essere fondamentale per tutti i casi a cui abbiamo accennato prima, voteremo sicuramente contro il non esame degli articoli.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Per dire che anche in questo caso, proprio perché il numero di articoli è molto limitato (forse addirittura era un articolo unico), mi pare che le condizioni dell’articolo 92 del Regolamento non sussistano per nulla. A tal fine chiedo, signor Presidente, perché lei in questo momento tale è, che riferisca al Presidente dell’Assemblea di questa mia richiesta, cioè che venga convocata la Giunta del Regolamento per la corretta interpretazione dell’articolo 92, perché non mi pare che l’interpretazione che sta facendo l’Assemblea sia un’interpretazione corretta e un’applicazione corretta dell’articolo 92.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Farò immediatamente mia la richiesta che mi ha rivolto adesso.

Nomino scrutatori i consiglieri Iotti, Cardinali e Piccinini.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, oggetto 1091/1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli è approvato.

 

Inversione dell’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora alla richiesta di inversione dei lavori posta dal Capogruppo del PD, Caliandro. Serve una dichiarazione a favore e una contro.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Mi dichiaro a favore della mia proposta. La motivazione è che evidentemente siamo preoccupati che sia la 1689 sia la 1690, che sono due atti di spesa per la riqualificazione di queste due città (Cesena e San Lazzaro), non vengano approvate prima della fine di questo Consiglio, quindi chiediamo al Consiglio – ho sentito anche gli altri Capigruppo – di poterlo fare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta è accolta.

Prima di passare all’inversione dei lavori, passiamo a un’altra richiesta, sempre a firma Caliandro, per l’oggetto 1690 “Approvazione del protocollo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di San Lazzaro di Savena per la programmazione e attuazione degli interventi di riqualificazione urbana nell’ambito AR.B.2 e per la realizzazione del nuovo polo scolastico”. È concesso un intervento a favore e uno contro.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta del consigliere Caliandro.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta è accolta.

 

OGGETTO 1689

Delibera: «Protocollo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Cesena per la Programmazione ed attuazione del comparto 1A del PRU NOVELLO.» (Proposta della Giunta regionale in data 24 novembre 2015, n. 1900) (49)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La Commissione Territorio, Ambiente e Mobilità ha espresso parere favorevole nella seduta del 30 novembre 2015 con la seguente votazione: 29 voti a favore, 9 contrari e nessun astenuto.

È aperta la discussione generale.

Ha chiesto di parlare la consigliera Montalti. Ne ha facoltà.

 

MONTALTI: Grazie, presidente. Social housing, rigenerazione urbana, edilizia sostenibile e politiche sociali. Le tematiche individuate dal protocollo oggetto di delibera oggi in discussione non riguardano solo la programmazione e attuazione del comparto residenziale Novello, ma per finalità e strumenti coinvolgono trasversalmente più ambiti. Infatti i contenuti oggetto della collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Cesena costituiscono risposte importanti nell’orientare non solo una politica residenziale a fronte dell’emergenza abitativa, ma anche nel configurare modalità di intervento pubblico in una prospettiva di sostenibilità anche finanziaria e di opportunità per la componente privata e per il territorio. Non solo il protocollo restituisce contenuti programmatici ben chiari in termini di pianificazione territoriale orientata alla salvaguardia. In linea con l’obiettivo fondamentale di quella che sarà la nuova legge urbanistica, attualmente in processo di revisione, ossia il contrasto al consumo di suolo, viene ribadito quale paradigma di intervento la riqualificazione degli spazi urbani e il recupero delle aree dismesse.

La linea politica che emerge dal protocollo è quindi evidente e risponde puntualmente a problematiche emerse con urgenza. Quella di dare una risposta a quella fascia di domanda che, a causa della congiuntura economica, non trova una risposta nel mercato abitativo, e di farlo tramite modalità operative tese a una collaborazione tra pubblico e privato privilegiando interventi di riqualificazione e rafforzando così la sostenibilità economica e ambientale degli interventi di edilizia residenziale sociale. Negli ultimi anni il protrarsi delle difficoltà economiche ha fatto crescere infatti la pressione della domanda abitativa. Contestualmente a un aumento della disoccupazione si è verificato da parte degli istituti di credito una razionalizzazione consistente circa la concessione di mutui, passati peraltro da una copertura dell’80 per cento sul prezzo dell’immobile a una copertura mediamente del 50 per cento. Questi fenomeni hanno significato nei fatti una maggiore difficoltà per una più ampia parte della popolazione di poter sostenere la copertura di quota fissa del prestito per l’acquisto di un immobile a cui ha corrisposto anche l’aumento della cosiddetta soglia di sostenibilità di una locazione, che generalmente si aggira attorno al 25 per cento del reddito dichiarato di una famiglia, e una crescita infine degli sfratti. Gli studi Censis - Nomisma inoltre ci restituiscono dati che evidenziano una maggiore domanda sul versante degli affitti con un incremento considerevole della corrispondenza tra bassi redditi e affitti; spesso questa domanda non riesce a essere intercettata dal mercato a causa dei canoni elevati. A questo si aggiungono anche mutate condizioni demografiche e un’articolazione dei nuclei familiari profondamente diversa rispetto al passato. Questi elementi configurano nuovi target di domande e nuovi profili anche circa i requisiti dei modelli residenziali.

La nuova sfida per quello che riguarda l’edilizia sociale quindi non è solo dare risposte circa l’accesso ad alloggi che abbiano un costo più basso, ma è riconfigurare le politiche abitative a 360 gradi anche coerentemente agli obiettivi che l’Unione europea si è data con la strategica Europa 2020, obiettivi e politiche che disegnano città sostenibili, inclusive, innovative, tradotti in programmi di sviluppo territoriale. Il social housing è quindi il territorio ideale per la sperimentazione di modelli residenziali volti a garantire i servizi alla persona e alla comunità in cui il basso costo non sia a discapito del welfare sociale e della qualità costruttiva e dell’abitare, ma sia determinato da un risparmio collegato dalle possibilità tecniche e tecnologiche dei materiali e dei sistemi costruttivi e dalle misure di efficienza energetica. La qualità dell’abitare è uno dei focus del comparto Novello, oggetto del protocollo, sia per quello che riguarda la dotazione di servizi sia per il contesto in cui andrà a inserirsi, ricco di verde. L’intervento della Regione Emilia-Romagna per 2 milioni di euro sarà destinato infatti alla copertura dei costi di realizzazione del parco che andrà a completare quel parco lineare già esistente che oggi si sviluppa in corrispondenza del tracciato dell’asse della città che vi scorre sottostante. Questa opera di raccordo alle infrastrutture verdi esistenti rientra nel disegno generale di ricucitura dell’area con il resto della città. L’area di intervento del comparto è infatti un’area già urbanizzata, oggi dismessa, che costituisce un vuoto urbano, una ferita all’interno del tessuto consolidato, che depaupera la città in termini di qualità, d possibilità d’uso e di connessioni. Questo significa che, in una totale conformità con gli intenti del protocollo e della normativa di governo del territorio in fase di revisione, non viene consumato suolo vergine per la realizzazione dell’intervento di social housing, ma si investe nella rigenerazione urbana e sulla riqualificazione dell’esistente con evidenti esternalità positive non solo per l’area interessata dal comparto, ma della città in generale in una prospettiva di promozione più generale del territorio.

Le politiche della casa infatti non sono a sé stanti e oltre a rivestire un importante ruolo di armonizzazione sociale con soluzioni economicamente accessibili, costituiscono parte integrante delle politiche urbane, territoriali e dei processi di trasformazione. Non solo, ma il tema riguarda anche il tema dell’assistenza, oltre che a tutto l’aspetto relativo agli investimenti. Questo può costituire infatti un’occasione per il territorio, soprattutto in un settore che sconta un periodo di forti difficoltà. In conformità alle indicazioni del protocollo che discutiamo oggi circa l’individuazione di nuovi strumenti e misure per implementare l’offerta abitativa, l’intervento Novello prevede la realizzazione di trecentoquaranta alloggi. Questa modalità non solo permette di dare risposte al disagio abitativo implementando un’offerta abitativa per le fasce più deboli con l’accesso a risorse che altrimenti non sarebbero a disposizione dell’ente pubblico, ma costituisce con il partenariato costituito con il fondo immobiliare Novello PRU e il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti una grande opportunità. Il Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA) dedicato all’edilizia sociale ha infatti sperimentato in questi ultimi anni, grazie all’integrazione con diversi soggetti, molti dei quali privati, la possibilità di dare nuove risposte all’attenzione abitativa per l’accesso all’affitto raccogliendo un patrimonio di più di 2 miliardi di euro e promuovendo un indotto superiore ai 3 miliardi. Il social housing sta quindi dimostrando, anche in altre realtà in cui è stato già sviluppato, di essere un buon moltiplicatore delle risorse pubbliche e al contempo un buon investimento per i privati che vengono accompagnati in interventi altrimenti difficili da realizzare.

È quindi cruciale il partenariato pubblico/privato per dare vita a operazioni complesse e dare risposta a quei bisogni sociali che l’edilizia libera e altre forme di intervento oggi non riescono a intercettare e soddisfare. Crediamo dunque che il progetto di social housing Novello di Cesena possa, anche con il supporto della Regione, diventare un intervento pilota innovativo riproducibile in altri territori, dando attuazione agli obiettivi di un’economia efficiente sotto il profilo delle politiche sociali per la casa, ma anche delle risorse, siano esse quelle economiche dal punto di vista per esempio degli investimenti o anche quelle ambientali, tradotte in rigenerazione urbana, territorio non consumato ed edilizia efficiente sostenibile.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Montalti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Grazie, presidente. Mi dispiace dissentire dalla consigliera Montalti, che so che oggi compie gli anni, quindi mi dispiace anche attaccarla direttamente, però già in Commissione l’avevo fatto e nel frattempo ribadiamo la nostra posizione, ovvero la contrarietà assolutamente a questa delibera, e vado a spiegare anche qui quelle che sono le motivazioni alla base di questa decisione. Intanto il contesto Novello sorge in un’area che non sarà assolutamente collegata col centro urbano, è totalmente scollegata anche dai servizi pubblici, quindi questo sicuramente non aiuta la crescita di un’area che dovrebbe invece avere una prospettiva più a largo raggio, e soprattutto quello che noi contestiamo più di tutto è questo sistema di social housing che va a prendere quella famosa fascia grigia che però non esiste, non è stata ben individuata e che secondo noi è l’unica fascia che non viene coperta, ovvero quella che viene esclusa dall’ERP, quella che non si può permettere affitti e costi che sono quelli che andiamo ora a decidere con questo social housing. Parliamo di appartamenti che in affitto verranno 450 euro al mese e in acquisto circa 135 mila euro, quindi non parliamo comunque di appartamenti abbordabili a una fascia che è appena leggermente esclusa dalle fasce ERP. Inoltre ci è stato detto più volte, ed è stato detto anche all’interno dei Consigli comunali locali, che tutta la spesa sarebbe stata coperta all’80 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti e per la restante parte completamente dal Comune e dalla finanza locale, mentre ora spuntano 2 milioni di euro che la Regione concede tramite questo protocollo, che nelle premesse della delibera vengono esplicitati come utili per la realizzazione di un contesto urbano vicino, quindi quello del parco, ma nel protocollo in sé questa specifica non c’è, perché se andiamo a leggere il protocollo, dice che si tratta di 2 milioni di euro adeguati a sostenere l’attuazione di programmi innovativi nel campo della promozione dell’edilizia sociale.

Oggi votiamo un documento che non esplicita chiaramente dove verranno spesi questi 2 milioni di euro e da oggi quindi potrebbero essere spesi tranquillamente anche nell’ambito della struttura stessa e non del contesto urbanistico adiacente. I prezzi, come abbiamo detto, sono assolutamente folli e anche qui abbiamo avuto una discussione su quelle che sono le fasce, che io onestamente ho approfondito e veramente non si discostano da quelle che avevo letto io, ossia 1.553 e ho scoperto essere 1.608, però in realtà la consigliera Montalti diceva che si viaggia sui 2.200 euro a metro quadro, che per me nella periferia di Cesena – mi permetto di dire – è solo follia pensarlo, per chi sa più o meno quali sono le fasce. Si parla quindi anche di responsabilità nei confronti di quei tremilacinquecento titolari che hanno attualmente appartamenti sfitti e che cercano di venderli e affittarli a prezzi addirittura inferiori a quelli proposti per la social housing in discussione e che non trovano ancora una destinazione, quindi mi viene da chiedere come mai pensiamo di poter riempire questi appartamenti quando in giro per Cesena, anche in zone più centrali rispetto a queste, ci sono appartamenti che potrebbero venire acquistati a cifre nettamente più basse, ma che non trovano una collocazione sul mercato. In più, se non mi sbaglio, il consigliere Poli in Commissione aveva parlato di un recupero di una zona degradata e che noi cercheremo di bloccare questo recupero con il nostro voto contrario. Non è assolutamente così, noi crediamo nel recupero delle zone degradate, ma attenzione a non costruire in una zona degradata una cattedrale nel deserto, perché allora non risolviamo un problema creandone un altro. Io non so se questo funzionerà oppure no, ma dico solo che i 2 milioni di euro che oggi diamo e che sono veramente oggetto di questa votazione non sappiamo e non abbiamo la certezza di dove vadano a finire, quindi per questo motivo il nostro voto sarà contrario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Intanto parliamo dei titoli. Quando parliamo di rigenerazione urbana e di social housing questi titoli a noi piacciono. Ci piace anche quando si parla di economia circolare e poi ci troviamo, come ci saremmo dovuti trovare oggi, a discutere e a difenderci dagli imponenti ampliamenti delle discariche o delle fabbriche che invece vogliono usare le scorie degli inceneritori o del caso Dismeco. I titoli sono belli, ma di meno quando si arriva alla pratica, e anche questo secondo noi è il caso. Qui si parla di rigenerazione urbana, però la domanda che ci dobbiamo anche fare è, visto che la popolazione di Cesena non sta aumentando, visto che a Cesena, come già accennava il collega, si parla di almeno tremilacinquecento locali sfitti, visto che si stanno sviluppando altri comparti (comparto Europa, il campus universitario, che anche quello porterà probabilmente anche degli altri appartamenti), se in questo momento Cesena ha bisogno, ma soprattutto se ha domanda in questo momento di nuovi immobili, nuovi immobili per i quali non abbiamo capito se il costo è quello sociale. Forse dieci anni fa questo intervento poteva avere senso bloccando altri interventi, mentre a oggi, con la crisi immobiliare che c’è, probabilmente non è attuale, quindi a chi serve questo cantiere? Se poi questi immobili che vengono costruiti e realizzati rimangono invenduti o non locati cosa succede in quell’area e chi paga il prezzo di questa operazione? Tra l’altro se è vero anche, come ho letto sulla stampa, che il Comune concede a garanzia del fondo immobiliare l’eventuale cessione di lotti pubblici destinati a edilizia popolare già previsti. Si parla di un’area edificabile in via Dismano a Pievesestina.

Altro aspetto che secondo noi è critico è che si parla di creare quarantaquattro unità commerciali, che anche queste rischiano di rimanere sfitte, oppure che diventino accorpate a un’altra grande distribuzione, come succede nel quartiere ex zuccherificio, che è un quartiere nato come quartiere residenziale, ma in realtà il cuore di questo quartiere è un centro commerciale. Tra l’altro parlavamo di collegamenti col centro e di distanza da esso: siamo mediamente vicini al centro, quindi andiamo a fare ulteriore concorrenza al centro. Parliamo di social housing: il prezzo è fissato a 1.850 euro a metro quadro, ma basta fare un giro sui siti online, anche se ovviamente non saranno i prezzi di riferimento, e una ricerca ci dice che nel 2013 i prezzi superavamo i 2.100 euro a metro quadro e forse nel 2008, quando si è cominciato a parlare di questo comparto, erano ancora più alti, ma oggi no. Oggi siamo su quei prezzi, se non di meno. Questa mattina ho guardato e un appartamento in zona ex zuccherificio costa 1.625 euro a metro quadro, quindi è già social housing. Il social housing esiste già a Cesena. Ci sarà capacità per acquistare questi appartamenti? Secondo noi no, quindi forse si poteva pensare di incentivare in questo momento interventi di edilizia popolare, cioè temiamo che alla fine dietro queste buone intenzioni, che sono buone, si nasconda alla fine il rischio di un’operazione che è meramente finanziaria, anche perché – ne abbiamo accennato in Commissione –, tramite gara ovviamente, il fondo che gestirà questa operazione è Fabbrica SCR, metà Monte dei Paschi di Siena, già oggetto di un salvataggio, e più dell’altra metà di Caltagirone, sui quali ci sono state chiacchiere. Non vorremmo anche qui che, se è successo molto più in piccolo, si ripetesse la storia del Foro Annonario. Il Foro Annonario a Cesena è una cosa piccolina, molto bella, siamo andati a fare un’analisi e un finanziamento e alla fine ci siamo ritrovati una cosa che purtroppo non è più viva. Grazie. Mi fermo qui.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Purtroppo non so se mi devo rivolgere alla consigliera Montalti, nel senso che ha parlato lei per la maggioranza, quindi penso che sia lei la relatrice, non essendoci nei fatti un relatore sul provvedimento. Devo dire che mi lascia abbastanza perplesso all’interno di questo protocollo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Cesena un aspetto che non è irrilevante sotto il profilo amministrativo. Un conto è quanto c’è scritto nel protocollo di collaborazione e un conto è quanto c’è scritto nella delibera. La delibera in definitiva attua senza dirlo una forma di delega perché il punto 1) ovviamente ha come sua attività amministrativa l’approvazione di questo protocollo, ma questo protocollo, se si va a leggere l’articolo 3, è un protocollo che non solo detta quali sono gli impegni delle parti, tra i quali quello della Regione di destinare 2 milioni di euro, ma prevede che, mentre l’Assemblea approva un protocollo generale-generico, poi la disciplina spetterà a un accordo attuativo da approvare entro sei mesi dalla sottoscrizione dell’accordo e del progetto che noi approviamo oggi che - di fatto - l’Assemblea legislativa non vedrà né in Commissione né in Aula. Questo non è il caso di un documento che la Regione esamina solo per verificarne la conformità di principio alle leggi regionali, questo è un provvedimento che è finanziato dalla Regione e io mi chiedo se è giusto lasciare non solo la sottoscrizione, perché quella ci può stare, ma la gestione dell’accordo attuativo a una struttura tecnica senza che la struttura legislativa se ne occupi più. Questo accordo attuativo prevede che contenga i programmi prioritari di intervento, i quadri economici-finanziari di ciascun ente, gli strumenti di coinvolgimento di risorse private, il crono-programma degli interventi, gli indicatori di qualità e il monitoraggio dei risultati. Vi sembra logico che tutto questo stia al di fuori dell’Assemblea come organo che a sua volta può intervenire ai vari livelli, ad esempio in Commissione, senza più sapere nulla?

Noi alla fine oggi approviamo una destinazione di 2 milioni di euro e poi diciamo “facciano pure gli altri e neppure ci riferiscano”. Io non vedo la natura in questo accordo attuativo di un mero atto gestionale, anche e soprattutto perché, tra le tante cose che noi oggi dovremmo approvare, dovremmo approvare anche il fatto che noi diamo luogo a una prima parte dell’intervento. Se ho letto bene, si dice chiaramente dell’attuazione del comparto del PRU denominato Novello con la realizzazione di circa trecento quaranta alloggi sociali e più sopra si definisce questo il sub-comparto 1A), costituito per massima parte da aree di proprietà del Comune. Visto che questa delibera più che altro ha i contenuti non di un accordo di collaborazione, ma esclusivamente di un accordo di pianificazione, perché in realtà si stabiliscono alcuni elementi che hanno una loro valenza anche sotto il profilo del comparto urbanistico, mi chiedo e vi chiedo se almeno possiamo sapere il giorno dopo l’approvazione di questa delibera (tra sette mesi) se siamo deputati o meno, indipendentemente dal ricorso all’utilizzo di sindacato ispettivo, ad avere un'informazione e le informazioni sull'accordo attuativo, perché se devo guardare la rilevanza della delibera per come è strutturata, ne ha molto di più l'accordo attuativo che questo che potremo definire protocollo di collaborazione, così com'è nella lettera dell'oggetto indicato in Assemblea.

A me pare, quindi, che, al di là delle osservazioni di merito che facevano prima i colleghi dell'opposizione intervenuti e al di là delle esperienze del social housing. Anche sotto questo profilo, tanto per essere chiari, nelle premesse c'è scritto che il comune di Cesena ha costituito un fondo immobiliare chiuso, ma, come è noto, i fondi immobiliari non sono solo chiusi, sono anche aperti a volte. Aggiungo che non vi è alcun riferimento, ad esempio, alla SGR realizzata da Cassa Depositi e Prestiti proprio per queste finalità di social housing. Non mi pare che in questo accordo... atteso che verranno definite, come è scritto, le partecipazioni dei privati, ma, come voi sapete, Cassa Depositi e Prestiti non è un soggetto privato. Allora, dato che mi pare, se ho capito bene, molto chiuso il pacchetto, nel senso che il Comune di Cesena, legittimamente, ritiene di dover fare con le sue forze e con un po' di soldi della Regione, ma per quanto riguarda l'investimento della Regione io penso che non si possa far finta che lo stesso non ci sia, perché, torno a ripetere e concludo, approvata questa delibera, della stessa, qui dentro, con la lettera e alla lettera oggi scritta, non c'è più alcun passaggio e alcun esame da parte nostra e io ritengo che sia un grosso errore.

Tra parentesi, gli interventi di social housing vanno gestiti, perché, come saprà bene il collega Ranieri, quello di Parma che doveva essere di circa 850 appartamenti, si è poi fermato alla prima stecca dei 340, perché è evidente che la gestione del social housing come pensata negli anni passati ha sul mercato una rispondenza oggi diversa da quella che era stata ipotizzata. Aggiungo che poi vi sono anche delle altre formule, oggi, che sono state introdotte, ad esempio quella dell'affitto per comprare che prima non era prevista, era definita nel Codice civile in realtà, ma non è mai stata praticata all'interno della politica non tra privati, ma tra istituzioni e privati; la vecchia politica, poi, aveva previsto gli alloggi con la possibilità di riscatto, che era il famoso Piano Fanfani.

Alla luce di tutto ciò, è possibile, io chiedo alla consigliera Montalti, anche senza una modifica formale della delibera, far sì che dell'accordo attuativo, prima che ne vengano definiti i contenuti, ne siano informati coloro i quali questa sera approvano questa delibera, o non l'approvano, ma sono in quest'aula?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Se non ci sono più interventi in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Montalti. Ne ha facoltà.

 

MONTALTI: Grazie, presidente. Intervengo molto rapidamente solo perché sono state dette cose non vere sia sul progetto del comparto Novello, che sulle valutazioni fatte dal Comune di Cesena. Intanto voglio invitare i colleghi a venire a Cesena, Delmonte in particolare, per toccare con mano dov'è il comparto Novello, che è centralissimo, è a dieci minuti dal centro e vicino alla stazione degli autobus e del treno, perché è stato detto che è scollegato da tutto; no, in realtà è proprio il cuore della città ed è per questo che questo progetto è ancora più rilevante, perché va a ricucire quello che è uno stappo nel tessuto urbano e lo fa con tutta una serie di criteri e di valori che per noi sono fondamentali: rigenerazione urbana, nessun consumo di territorio vergine, sostenibilità. Quando le politiche sociali riescono a coniugarsi con politiche di sostenibilità e politiche di qualità urbana credo che si possa veramente dare avvio ad un progetto innovativo.

Sono stati anche riferiti valori immobiliari, criteri che avrebbero dovuto condurre un'impostazione diversa dal punto di vista finanziario di quello che è il progetto, di quelli che sono i cardini del progetto. In Commissione i valori dell'Agenzia del Territorio li avevamo dati e l'Agenzia del Territorio parla di valori di mercato tra i 2000 e i 2500 euro per il nuovo ed evidentemente c'è tutto un percorso che si sta facendo e questo protocollo, con anche le risorse che metterà a disposizione la Regione, potrà essere un ulteriore vantaggio per poter abbassare, noi ci auguriamo, ancora di più i prezzi della parte del social housing potendo avere più risorse per gli interventi pubblici.

Concludo rapidamente dicendo che ovviamente come maggioranza voteremo a favore di questa delibera. Credo che il senso, al di là dei dettagli, sia di far muovere e poter portare avanti degli interventi che siano anticipatori di quelle che sono delle politiche dal punto di vista urbano su cui il governo Bonaccini e la maggioranza credono e su cui ci confronteremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni, anche, speriamo, avendo in maniera concreta delle realizzazioni sul territorio. Questo è un primo passo dei tanti che si stanno facendo in quelle direzioni che dicevo dal punto di vista di rigenerazione urbana, sostenibilità, qualità urbana per poter fare in modo di tradurre in maniera rapida le parole in fatti concreti. Questo è anche il nostro stile di governo di questa Regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Montalti.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Ovviamente noi voteremo contro e aggiungo un motivo già citato dagli altri consiglieri: quei 2 milioni di euro qualcuno ci dice che sono destinati al parco, qualcun altro ci dice che sono destinati alle opere di urbanizzazione; in questo impegno non si capisce bene a che cosa sono destinati e quindi noi non siamo d'accordo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Grazie, presidente. Anch'io intervengo in dichiarazione di voto per ribadire il nostro voto contrario e per prendere atto del fatto che la consigliera Montalti non ci ha saputo rispondere sul vincolo di destinazione di questi 2 milioni di euro, quindi evidentemente riconosce il fatto che non c'è, evidentemente riconosce questo problema all'interno del protocollo che non dice esattamente dove andranno.

In più le chiedo se dai suoi dati risulta anche qual è l'andamento dei valori, nel senso che i prezzi di richiesta crollano del 3 per cento a livello annuo; questo è un dato che ha rilevato? Ha rilevato il fatto che il reddito medio di una famiglia a Cesena è di 13.757 euro e che acquistare una casa a 145 mila euro forse non è proprio da tutti? Insomma, le chiedo di fare una valutazione complessiva e di non fidarsi solo di un dato, ma di unirlo in un aggregato di dati che forse dà una valutazione completamente diversa al panorama economico e residenziale dell'area.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Se nessun altro consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 1689.

 

(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti, approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L'Assemblea approva.

 

OGGETTO 1690

Delibera: «Protocollo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di San Lazzaro di Savena (BO) per la programmazione ed attuazione degli interventi di riqualificazione urbana dell’ambito AR.B.2 e per la realizzazione del nuovo polo scolastico.» (Proposta della Giunta regionale in data 24 novembre 2015, n. 1901) (50)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La Commissione "Territorio Ambiente Mobilità" ha espresso parere favorevole, nella seduta del 30 novembre 2015 con la seguente votazione: 29 voti a favore, 5 contrari e 4 astenuti.

È aperta la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Iotti. Ne ha facoltà.

 

IOTTI: Grazie, presidente. Intervengo su questa proposta di deliberazione che riguarda un caso come quello di San Lazzaro di Savena per il rilievo delle scelte urbanistiche che ha comportato in questi ultimi tempi per scelte di programmazione in termini di pianificazione che stanno davvero aprendo una discussione, che era prima solo nella discussione generale, ma qui è entrata in un'attuazione davvero particolare. Premetto una questione in merito all'iter di approvazione, anche confrontandomi con l'intervento precedente del collega Foti: credo che questo sia un protocollo di collaborazione e questo è quanto siamo tenuti a definire. La prassi, ma sta nelle norme, è che l'Assemblea alloca le risorse e definisce gli obiettivi e gli indirizzi, questo normalmente è quello che si fa negli enti, non solo quelli regionali, ma anche in quelli locali; successivamente un accordo di programma dovrà andare a definire le parti attuative. Credo anch'io che da parte della Giunta - ma la sua competenza credo che sia fuori di discussione - ci possa essere un passaggio in Commissione, che è anche auspicabile, ma credo che non sia in discussione il fatto che questa è la procedura da attuare.

Per quanto riguarda lo specifico, il PRU San Lazzaro è un intervento differente da quello di cui abbiamo appena discusso che riguardava Cesena, che riguardava una proposta di riqualificazione di un'area dismessa. In questo caso parliamo, invece, di un intervento che riguarda interamente un'area pubblica, ma un'area che in questo momento ha bisogno di essere riqualificata, riguarda edifici che hanno una vita propria e che attualmente sono in pieno utilizzo, riguarda un complesso scolastico che sarà riqualificato completamente con la riedificazione in un unico polo e proprio per questo, nel meccanismo di rigenerazione, libererà delle aree che possono essere recuperate ad altro uso, ma riguarda anche la sistemazione di spazi pubblici come un auditorium, una piscina, uno stadio.

Credo che questa sia una delle strade possibili per dare corpo e per dare motore al tema di cui tutti parliamo, ma che effettivamente, fermandoci allo slogan, non trova pieno compimento. Credo invece che i temi tirati in ballo siano fondamentali per cominciare ad attuare una vera politica che non si fermi ad un caso esemplare, ma possa essere diffusa in tutto il territorio regionale. Parliamo della riqualificazione di un complesso che riguarda aree pubbliche ed edifici pubblici, è un tema di grandissimo interesse perché è il motore fondamentale e strategico per attivare anche interventi privati.

Ora, se parliamo di rigenerazione di aree e parti esistenti del territorio, è evidente che queste sono aree che attualmente hanno una scarsa propensione sia ad un mercato immobiliare in movimento, sia, quindi, alla possibilità di andare direttamente alla riqualificazione. È importantissimo comprendere come oggi il tema più delicato sia proprio la perdita di valore immobiliare. Di per sé, oggi, il mercato non ha un sostegno che viene direttamente dal mercato immobiliare degli operatori di settore, quindi credo che il supporto dell'azione pubblica sia assolutamente necessario proprio per dare un volano utile in questa direzione. In questo senso, ritenere la dotazione di produzione energetica anche e soprattutto a scala più ampia di quartiere credo che sia inevitabile e sia il compimento pieno di ogni azione di riqualificazione. È uno strumento attuativo, quello utilizzato, cioè il programma di riqualificazione, che in termini di semplificazione dà possibilità pianificatorie e ben si presta a questi interventi.

Demolizione e ricostruzione: questo è il tema. Un tema che richiama non tanto il consumo zero di suolo, quanto il saldo zero, dando la possibilità non di negare in toto l'edificazione, ma di intervenire in aree soggette a demolizione e successiva ricostruzione. È una sfida. Così come questa sfida riguarderà anche le nuove funzioni da insediare, sia perché ci rendiamo conto che ormai anche per i luoghi di produzione stanno cambiando le metodologie e le richieste di spazi, sia perché gli stessi spazi e le stesse aree pubbliche hanno bisogno di essere rivitalizzate.

Ora, questo tema, come ho anticipato, porta a qualche riflessione. Abbiamo visto che nelle proposte della Giunta e di mandato quest'anno dovrà essere l'anno in cui la normativa urbanistica in senso lato dovrà essere rivista e adeguata a nuovi programmi. Ormai ce lo chiedono non solo gli operatori del settore, non solo le più avanzate riflessioni in materia urbanistica, ma non dimentichiamoci anche che al 2050 c'è un obiettivo europeo che a quella data parla, sì, di consumo zero, ma per il quale credo che serva davvero una pianificazione che parta già ora. Parta in quale contesto? In un contesto attuale, come detto, non solo di modifiche al processo di sviluppo insediativo, ma anche di modifiche a quello che è il sistema di governance regionale che definirà e delimiterà nuove dimensioni territoriali per le quali anche questo processo dovrà adeguarsi.

Ma se parliamo di riqualificazione, quello che diventa ormai urgente è un monitoraggio su quelli che sono stati puntualmente gli effetti della pianificazione perché non ovunque si presentano nella stessa forma, ma soprattutto occorre individuare quelli che sono i nuovi indicatori della qualità urbana perché è solo attraverso questo meccanismo che possiamo comprendere quelle che sono le necessità. La città, i centri urbani tenderanno a densificarsi, almeno questa dovrebbe essere la tendenza, ma bisogna capire quelli che sono i parametri verso cui andare.

C'è poi un nodo perequazione che non appare direttamente dalla delibera, ma abbiamo letto tutti che la proposta che viene avviata a San Lazzaro riguarda un tema anche di allocazione delle aree e dei diritti edificatori. Ora, il tema perequazione, tanto per intenderci, in urbanistica è l'attribuzione di valori edificatori uniformi, ma trasferibili in altre aree laddove le condizioni permettono un migliore assetto urbano; i proprietari, quindi, esercitano diritti edificatori in altre zone diverse da quelle possedute. È un tema fondamentale, credo che sia il tema su cui porre grande attenzione soprattutto perché è l'elemento che può permettere davvero i processi di rigenerazione. Sono quegli elementi che devono tenere in considerazione sia i diritti comunque acquisiti anche in termini fiscali, sia tutto quello che riguarda la possibilità di andare a sistemare e riposizionare volumi edificatori in aree liberate dalle demolizioni di edifici non più compatibili.

C'è un nodo semplificazione che è alla base di tutto il meccanismo, che per quanto mi riguarda non deve in nessun modo essere confuso con la deregolazione del sistema, anzi, deve portare scelte urbanistiche strategiche. Noi abbiamo bisogno di una semplificazione che riguardi, invece, una delegificazione, ma credo che un Testo unico dell'urbanistica e del territorio a livello nazionale sia la sede propria per queste discussioni.

Come detto, io credo che questo sia un primo progetto pilota, che naturalmente potrà avere anche delle difficoltà in termini attuativi. Parte con un programma che unisce risorse sia regionali, anche se contenute, che comunali e questo è sempre positivo. Credo che nel complesso dovremmo pensare davvero ad un'azione anche diffusa di buone pratiche che possono in ogni grande centro o medio centro della regione funzionare proprio da nuova attivazione di una tendenza che è quella di andare non più alle espansioni, ma alla riqualificazione e alla rigenerazione di quello che c'è. Per questo credo che strategica sarà la ridefinizione di tutta la materia fiscale, che non è solo di competenza nazionale, ma è anche di competenza regionale per quello che riguarda gli oneri derivanti da contributi di costruzione. Sono convinto che ormai abbiamo raggiunto il punto per il quale deve pagare di più chi consuma il suolo piuttosto che chi non lo consuma.

Mi fermo qui, casomai interverrò di nuovo in dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Iotti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Prendo atto delle parole del collega Iotti, che conosce molto bene, a quanto pare, questo progetto; noi, invece, abbiamo più dubbi che certezze, dubbi che abbiamo sollevato anche in Commissione, dubbi ai quali noi, però, non abbiamo ricevuto alcuna risposta. In compenso, però, ho avuto modo di leggere sulla stampa una lunga invettiva del sindaco Conti contro la mia persona. Forse vale la pena ricordare in questa sede, nel caso qualcuno se lo fosse dimenticato, che è nostro compito vigilare sull'operato della Giunta, piaccia o meno alla sindaca Conti.

Nella proposta di accordo si fa riferimento ad una delibera di Giunta comunale che pare essere stata trasmessa dal Comune alla Regione. Io voglio capire: questa proposta di accordo è stata fatta tenendo conto di questa delibera di Giunta? Se sì, perché i documenti non ci sono stati dati? Parliamo di tre allegati: il master plan, il progetto preliminare di ampliamento delle scuole Jussi e la stima dei costi e le strategie di intervento. Noi, questi documenti, nonostante ci siano stati promessi in Commissione, non li abbiamo neanche visti, quindi mi si chiede di dare un voto su un accordo che nessuno conosce nei dettagli e che fanno parte integrante di questo documento sul quale noi ci dobbiamo esprimere.

Noi sulla riqualificazione delle scuole Jussi teoricamente potremmo anche essere a favore perché sapete che 2 milioni di euro arriveranno dallo Stato grazie ad un emendamento del Movimento 5 Stelle che ha permesso, tramite l'8 per mille, di stanziare questi soldi per l'edilizia scolastica; con i nostri consiglieri comunali abbiamo permesso che ciò avvenisse e in linea teorica potremmo anche essere d'accordo, ma se non ci date i documenti come facciamo a votare una cosa del genere? La stessa cosa è accaduta in Comune: si sono trovati in Commissione a discutere di questo accordo senza avere i documenti. È una cosa, secondo me, inconcepibile.

Poi ci sono le questioni di merito. Sulle questioni di merito c'è un punto per noi molto critico che è la questione della demolizione delle scuole Donini. Anche qui abbiamo chiesto se c'è un prospetto di costi e benefici perché io non lo so se vale la pena demolirla piuttosto che riqualificarla questa scuola. Mi viene detto che è una scuola non antisismica; benissimo, ma non è mica la sola a San Lazzaro non antisismica, ci sono le scuole primarie Pezzani che sono nelle stesse condizioni. Allora mi viene anche da chiedermi: qual è la priorità della Giunta, è fare un parco nuovo oppure mettere in sicurezza tutte le scuole del Comune? Anche questa per me è una criticità su cui mi aspettavo francamente di avere delle risposte.

Poi si parla di quest'area che, a seguito della demolizione, dovrebbe essere destinata ad "edilizia residenziale o anche sociale", oppure "sociale o anche residenziale", non si capisce, l'avete scritto in due modi diversi: prima parlate di "edilizia sociale o anche residenziale", poi a pagina 9 parlate di "interventi residenziali o anche di edilizia sociale", quindi, secondo me, non avete idea neanche voi di cosa volete fare in merito allo spazio che rimarrà libero.

Poi volevo capire se nel comune di San Lazzaro hanno idea anche di quanti edifici sfitti ci sono, una risposta anche su questa cosa non l'abbiamo avuta. Mi si dice sui giornali che questo rimanda alla trattativa privata, il Comune non può saperlo. Non è vero. Il Comune, se ha la volontà di farlo, può fare un censimento come è già stato fatto anche in altri Comuni, dove hanno addirittura proposto degli sgravi fiscali per rimettere sul mercato gli edifici sfitti. Il Comune lo può fare. Stiamo parlando di un Comune che ha affrontato la questione della colata di Idice, mi pare quantomeno assurdo che non sappiano neanche quanti edifici sfitti hanno. Poi però vado a fare una ricerca su Internet e relativamente alla colata di Idice leggo una dichiarazione del sindaco in cui si parla di centinaia di alloggi sfitti e intere porzioni di città che potrebbero essere oggetto di interventi di riqualificazione. Bene, allora ci sono questi alloggi sfitti, allora perché dobbiamo andare ad edificare un'altra volta, c'è proprio bisogno? È un altro dubbio a cui non ci è stata data risposta. Io sono per riqualificare, però mi dovete dire se edificare nuovamente è utile oppure no, anche a questa domanda non ci è stata data risposta.

Anche qui si parla di riqualificare un comparto, però ricordiamo che poi dall'altra parte rimangono le scuole Di Vittorio e in mezzo, tra le scuole Jussi e le scuole Di Vittorio, facciamo questa piccola colata di cemento quando in questo documento si parla di intervento organico ed omogeneo, vorrei avere dei chiarimenti. Io, tra l'altro, avrei voluto anche chiedere di tornare in Commissione, però mi si dice che non ci sono i tempi. Quando la sindaca dice che noi dobbiamo studiare, studiare, studiare, io vorrei studiare, infatti ho chiesto di tornare in Commissione, ma non lo posso fare perché ci dicono che non ci sono i tempi.

Io ho la netta impressione che la Regione abbia stanziato questi soldi e che ci sia stata la corsa all'accaparramento di questi soldi senza avere neanche bene un'idea di quello che si sarebbe andato a fare. Lasciamo stare l'analfabetismo urbanistico perché anche se avessi tre lauree, ripeto, io non sarei in grado di giudicare questo documento perché mancano, come dicevamo prima, gli allegati. Tra l'altro mi viene anche detto che chi sostiene questa operazione innovativa sa amministrare. Ma se non sappiamo quanti sono gli alloggi sfitti però poi mi si dice che ci sono questi alloggi sfitti allora mi viene da dire: Dio ce ne scampi e salvi da queste persone che pensano di saper amministrare e non sanno neanche quanti edifici sfitti ci sono nel proprio comune!

Io purtroppo non sono in grado di giudicare questo atto senza i documenti, senza avere delle risposte, che poi successivamente ai nostri consiglieri comunali sono stati dati, quindi loro in Comune hanno fatto una valutazione, una valutazione che però io, qui, in Regione, non posso fare perché risposte non ne abbiamo, documenti non ci sono stati dati e mi chiedo se questo è il modo di lavorare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Poche parole per mettere in rilievo un fatto. Noi non ci siamo opposti alla necessità che questa delibera venisse licenziata in tempi tali da non pregiudicare i possibili finanziamenti, però debbo dire anche che, pur non avendo nessuna delle tante lauree che si chiedono per esaminare gli atti, chiunque li abbia letti sa che cosa c'è scritto e io vorrei sapere qual è quel progetto che, in meno di venti giorni, ha l'approvazione della delibera della Giunta comunale, l'approvazione della delibera della Giunta regionale, l'approvazione della delibera da parte dell'Assemblea regionale, il passaggio in Commissione il giorno dopo che è stato licenziato dalla Giunta regionale. Io non metto in dubbio che vi siano delle "delibere che hanno le ruote", ma questa sicuramente è una delibera che Speedy Gonzales non vorrebbe trovarsi tra i piedi perché saprebbe di arrivare secondo. La Giunta comunale l'ha approvata il 20 novembre, la Giunta regionale l'approva il 24 novembre, il 25 novembre è arrivata in Commissione.

Ora, vedete, se non vi fosse un apporto di denaro della Regione, io francamente direi anche: va beh, finché facciamo della filosofia, facciamola pure, ma vorrei far presente che questa delibera prevede un impegno di spesa da parte della Regione superiore a quello del comune di San Lazzaro, perché la Regione impegna 3 milioni di euro e il Comune di San Lazzaro impegna 2.544.750 euro, per essere precisi, e a me pare che un impegno siffatto non possa essere licenziato solo come un atto dovuto.

Tra parentesi debbo dire che la finalità di questo finanziamento regionale e comunale potrebbe avere anche una sua logica nel momento in cui il programma vorrebbe realizzare un nuovo polo scolastico, ma se questa era la finalità e se questa è la finalità, è mai possibile che se ne siano accorti il 20 novembre? Ci sarà una ragione per la quale la Giunta comunale è arrivata così a ridosso della fine dell'anno. Non voglio pensare che dovessero aspettare l'assestamento di bilancio, ma anche qui occorrerebbe poter avere almeno a disposizione le delibere: se questa delibera è stata adottata il 20 novembre, non so quando è stato eventualmente adottato l'assestamento di bilancio, ma, come è noto, il termine ultimo era il 30 novembre. Quindi io non ne faccio tanto una questione di merito, ma soprattutto di metodo. È vero che noi non siamo un Consiglio comunale e non possiamo né dobbiamo sostituirci al Consiglio comunale, ma per formare una nostra opinione su una delibera che, per dirla come lo direbbero pomposamente altri, è di partnership, per fare una così tanta collaborazione è mai possibile che noi non abbiamo a disposizione nulla se non le 12 o 14 pagine della delibera approvata dalla Giunta regionale?

Io non metto in dubbio che poi ciò che rileverà di più sarà la sottoscrizione dell'accordo di programma, però è vero che l'accordo di programma è figlio di questa delibera, non è un'altra cosa rispetto a questa delibera. A tal punto che, se devo dirla tutta, io non ho neppure compreso fino in fondo cosa si voglia dire a pagina 3, capoverso terzo, perché dopo che si è stabilito che: "il progetto di riqualificazione necessita della compartecipazione di un cofinanziamento stimato in euro 3 milioni da parte della Regione Emilia-Romagna", si scrive: "dato atto che qualora la Regione Emilia-Romagna ritenga di partecipare con propri fondi all'intervento di riqualificazione in oggetto, si provvederà a proporre al Consiglio comunale lo schema di protocollo d'intesa"; ma, scusate, se lo schema di protocollo d'intesa è, beh, è questo, allora francamente non capisco e non mi adeguo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. Su questo argomento insistono diversi aspetti che credo sia corretto richiamare. Il primo è quello di un impegno, che riteniamo valido in misura ampia e non soltanto all'interno della maggioranza che governa la Regione, a che ci sia un forte spostamento verso la riqualificazione urbana del territorio, togliendo l'aspetto del consumo di suolo. Una svolta urbanistica in questo senso è ciò su cui dobbiamo lavorare a diversi livelli, anche rivedendo la normativa regionale, proprio al fine di immaginare una nuova stagione.

Del tema della riqualificazione urbana prima di me ha parlato il consigliere Iotti, di cui non richiamo l’intervento. Su questo dobbiamo tutti sintonizzarci e non possiamo non riconoscere che, diversamente da altri casi, l'oggetto di cui parliamo punta proprio fortemente sull'aspetto della riqualificazione, da tenere in considerazione come prima cosa.

Il secondo aspetto è che si tratta dell'autorizzazione da parte di questa Assemblea Legislativa nei confronti della Giunta, rappresentata dall'Assessore competente, a sottoscrivere un protocollo d'intesa che avvia un processo. Questo percorso non è concluso nel protocollo d'intesa e mira all'ottenimento di fondi, come è stato già richiamato, che verrebbero finalizzati alla riconversione primariamente del Polo scolastico Jussi-Donini (qui nessuno ha sollevato dubbi sul fatto che il nome completo sia "Jussi-Donini", ma non credo faccia riferimento al nome del nostro assessore che viene imposto alla scuola, chi è più esperto di me di San Lazzaro potrà confermare). Quindi siamo all'inizio di un percorso.

Il terzo aspetto è l'unico su cui mi sento di concordare con la consigliera Piccinini: se ci sono degli atti a cui bisogna avere accesso – e io mi metto dalla parte di tutti i consiglieri - gli atti vengano richiesti e vengano prodotti. Possiamo essere in disaccordo sulla loro valutazione, però certamente concordiamo tutti sul fatto che siano resi disponibili. Non ho capito esattamente, consigliera, quali siano i documenti a cui lei non è riuscita ad accedere, ma io, non facendo parte della Commissione in oggetto, non ero presente alla discussione in Commissione. Però certamente credo che sia giusto e chiedo che vengano forniti tutti i documenti.

Detto questo, dobbiamo anche tener presente che qui noi siamo l'Assemblea Legislativa Regionale, per cui è evidente che ci sono questioni che hanno una rilevanza di principio di cui è fondamentale occuparci. È altrettanto evidente che la discussione di merito sulla localizzazione e sulla toponomastica relativa al Comune di San Lazzaro deve essere effettuata all'interno del Comune di San Lazzaro. Su questo mi permetto di segnalare alla consigliera Piccinini che, per quanto sia corretto e comprensibile il gioco di squadra, non è che dove non arrivano i Consiglieri Comunali del suo partito all'interno del Comune di San Lazzaro, si fa diventare la questione di rango regionale, iniziando a fare noi il Consiglio Comunale di San Lazzaro. Lo dico perché in quest'aula sono uno di quelli che, come altri di diverse parti politiche, ha fatto parte in passato del Comune di Bologna, svolgendo funzioni sia di Consigliere Comunale sia di membro della Giunta. E ogni tanto noi veniamo richiamati dagli altri colleghi, che ci ricordano che questo non è il Consiglio Comunale di Bologna. Da questo punto di vista dobbiamo sforzarci di non farlo diventare il Consiglio Comunale di Bologna, ma credo che sarebbe pericoloso anche se diventassimo il Consiglio Comunale di San Lazzaro o di qualunque altro lodevolissimo Comune. Ricordiamo che i Comuni in Emilia-Romagna sono più di 300, diamo un senso anche alla funzione dei Consigli Comunali; alcune questioni di tipo puntuale è corretto che vengano precisate.

Le altre due critiche che sono state mosse mi sembrano critiche su cui francamente non so come confrontarmi. Da un lato, il consigliere Foti si lamenta del fatto che qui c'è un eccesso di velocità; dovremmo segnalare alla Giunta che corre un po' troppo? Non lo so, ma personalmente preferisco pensare che non si perdano delle occasioni di finanziamento per lentezza e inadeguatezza, piuttosto che riuscire a dare delle risposte, a volte anche forzando un po' i tempi tecnici, se l'obiettivo che si vuole perseguire, come in questo caso, è quello di stare sulla palla e non perdere dei finanziamenti. Poi, ovviamente, ci saranno le possibilità di approfondire, posto che non stiamo anticipando nelle linee guida oggi sottoposte al voto di questa Assemblea alcun concetto di tipo pericoloso. Perché se stessimo parlando di nuove cementificazioni, di nuove edificazioni in misura spropositata, potrei capire una certa riluttanza, ma qui stiamo parlando di una svolta nel senso della riqualificazione che riguarda primariamente un Polo scolastico, uno spostamento da un consumo di terreno agricolo ad una riqualificazione di comparti già urbanizzati. Ovviamente sono d'accordo, bisogna cercare di farlo nel modo migliore. Insomma, delle due osservazioni sollevate, mi dispiace che i colleghi del Movimento 5 Stelle non abbiano avuto i documenti perché, come hanno detto loro stessi, potevano anche essere d'accordo se li avessero letti e magari si poteva arrivare ad un voto più largo in questa Assemblea; invece la critica dell'essere troppo veloci credo sia una critica a cui dovremo cercare di abituarci, nel senso che l'importante è fare le cose bene, ma se si riesce a farle anche veloci è meglio.

Infine, sulla questione che a San Lazzaro possano esservi delle case sfitte, io non ne dubito. Credo che ognuno di noi sia titolato a cercare di dare un contributo. Però non possiamo nemmeno adottare il principio per cui da un consumo di suolo che è stato, io credo, troppo generoso negli anni passati, si vada ad un approccio per cui uno debba passare le forche caudine di un atteggiamento che rischia purtroppo di essere un po' benaltrista, prima di immaginare di poter riqualificare una scuola. In questo senso credo davvero che lo sforzo possa andare in parallelo. Non mi pare che l'edificazione eventuale di cui si sta parlando possa in qualche modo squilibrare il mercato immobiliare di San Lazzaro, soprattutto se lo paragoniamo a progetti che erano stati messi in campo e che sono stati rivisti al ribasso, in modo coraggioso e lodevole, da parte dell'amministrazione di quel Comune.

In questo senso noi abbiamo bisogno di portare il tutto ad una situazione di equilibrio, che tenga insieme i principi che ho cercato di delineare, ma che non diventi una caricatura dei discorsi, per cui ad un certo punto non si capisce dove sia il punto di equilibrio, non si capisce dov'è un limite, perché allora non possiamo accedere noi stessi per primi ad una raffigurazione per cui ogni intervento, anche di riqualificazione, debba essere visto come una potenziale ingiusta cementificazione, e poi magari dall'altra parte non siamo sufficientemente attenti rispetto ad interventi previsti nei piani urbanistici dei nostri Comuni in anni passati, quando la sensibilità su questi temi era molto meno alta, e che nel silenzio vanno avanti e rischiano di essere attuati. Dovremmo invece opportunamente attivarci per impedire che vadano avanti nel modo in cui erano stati pensati e vengano adeguati alla nuova sensibilità, che tutti noi stiamo esprimendo. Qual è il modo per far sì che questo non avvenga? Non è quello di stare fermi, non è quello di immaginare che non si riescano a mettere in campo delle azioni di tipo diverso; al contrario, è proprio quello di mettere in campo azioni che abbiano principi diversi e che dimostrino che è possibile anche non stare fermi, ma che questo non stare fermi non si concretizzi in progetti eccessivamente penalizzanti per l'ambiente, ma in progetti che insistono, come in questo caso, sul tema della riqualificazione. Credo che questi siano i principi. Proviamo davvero a metterci tutti in gioco in modo positivo in questa discussione; sono convinto che potremo, con più o meno velocità, con più o meno consenso immediato. Ma, se ci lavoriamo, potremo tutti esprimere un apporto positivo, che ci aiuti a muoverci nella direzione auspicata.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha ancora tre minuti in discussione generale.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Non vorrei che passasse la linea che il Movimento 5 Stelle chiede di stare fermi, consigliere Paruolo. Noi semplicemente sottolineiamo il fatto che l'intervento edificatorio che si vuole fare nella zona che rimarrà libera a seguito della demolizione delle scuole Donini non è giustificato, è semplicemente questo. O ce lo giustificate e ci dite che c'è necessità di appartamenti nuovi o di edilizia residenziale sociale, oppure a noi il dubbio rimane ed è un dubbio a mio avviso legittimo e su questo credo che non si possa discutere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. La simpatia verso il consigliere Paruolo mi porta a dire che la supercazzola che ci ha raccontato mi ha definitivamente convinto a votare contro perché in un quarto d'ora, venti minuti di intervento, forse anche di più, non ho trovato un elemento concreto per il quale votare a favore, è stato un "fiume di paruolo" oserei dire, perché di "ciccia", come direbbe Alan Fabbri, non ce n'era...

 

(interruzione del consigliere Paruolo)

 

No, tu non sei legittimato a storpiare il mio nome perché avresti gioco facile.

Non abbiamo trovato un elemento concreto né in questa sede, né sul versante dell'amministrazione comunale, perché anche quello che abbiamo visto passare ieri, se non sbaglio, in Consiglio comunale a San Lazzaro ripropone sotto tanti aspetti ciò che abbiamo visto passare qua, o meglio, ciò che non abbiamo visto passare qua, perché ci pare che ci siano tanti atti che sono classicamente predisposti, ma visibilmente non esposti e questo per noi è problematico perché per votare a favore abbiamo la cultura dell'avere qualche buona ragione perché il fare per il fare non è che ci entusiasmi. Noi vorremmo fare le cose di buonsenso e non vorremmo che invece qua, come insegna Manzoni, il buonsenso si vada a nascondere per paura del senso comune, cioè: basta fare, poi quello che si fa non interessa.

Noi vorremmo avere un po' di concretezza e quella poca concretezza che riscontriamo ci spaventa perché, lo dico assumendomi anche in questo caso tutta la responsabilità del caso, abbiamo un sindaco che è riuscita nella mirabile impresa di prendere le distanze da se stessa smentendo le operazioni che lei da componente di Giunta aveva avallato nella scorsa amministrazione e creando, sul parricidio della Giunta precedente a cui lei apparteneva, le proprie sorti mediatiche. Il che è un'abile mossa, per carità, ma se presupponesse una sincera rideterminazione delle proprie finalità, che però, devo dire, implicherebbero una profonda presa di distanza dalla precedente amministrazione, così profonda che a nostro modo di vedere implicherebbe un'assunzione di responsabilità che terminerebbe nell'inevitabile remissione del mandato, cosa che non può fare perché evidentemente non è a ciò intenzionata.

Ovviamente con ciò non intendo fare alcuna captatio verso il Movimento 5 Stelle, anzi, tra noi c'è un mare di distanza, però, in effetti, tra il vuoto che c'è in quello che vediamo e i timori che ci sono su una prospettazione dell'utilizzo che verrà fatto del territorio lasciato fuori dalla ricostruzione del Donini, insomma, abbiamo sintomi e indici di preoccupazione ed è il motivo per il quale voteremo contro coerentemente con quello che si è fatto ieri.

La fretta di cui parlava il collega Foti non credo che sia una fretta che è vista male in quanto è la fretta del fare, ma temo che sia la fretta cattiva consigliera in quanto non vorremmo, ma è un'illazione, che con questo intervento si intenda, in realtà, porre in una qualche maniera rimedio a scelte che hanno esposto il Comune di San Lazzaro a prese di posizione anche amministrativamente e contabilmente scivolose a cui in qualche maniera si vuole provare a mettere una pezza.

Insomma ci sono motivi variegati (un rischio di una cementificazione in piccolo, ma che francamente troviamo incompatibile con il layout che finora si è voluta dare l'amministrazione; un'assenza di trasparenza; una carenza di documenti) che ci portano - annuncio anche ciò che in sede di dichiarazione di voto avrei detto - a votare contro questo atto di indirizzo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Non avendo più nessun iscritto in discussione generale, passiamo ora alle dichiarazioni di voto.

Se nessun consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 1690.

 

(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti, approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L'Assemblea approva.

 

OGGETTO 774

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Norme in materia di tassa regionale sulla prostituzione". A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri, Fabbri, Delmonte, Bargi, Pompignoli, Pettazzoni, Liverani, Marchetti Daniele

(Relazione della Commissione e discussione)

(Ordine del giorno 774 /1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il testo n. 24/2015 è stato licenziato con parere contrario dalla Commissione "Bilancio Affari generali ed istituzionali" nella seduta del 17 novembre 2015.

Il progetto di legge è composto da 12 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Matteo Rancan, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Ricordo che per la relazione il relatore ha a disposizione venti minuti, in discussione generale sono previsti venti minuti per ciascun consigliere, ci saranno poi le dichiarazioni di voto sull'ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli, firmato dal vicepresidente della Commissione Bilancio Affari generali e istituzionali Roberto Poli, quindi passeremo alla votazione dell'ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli.

Ricordo che sul progetto di legge sono stati presentati anche due emendamenti a firma Rancan.

 

Sull’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Pruccoli. Ne ha facoltà.

 

PRUCCOLI: Grazie, presidente. Io ho appena depositato, visto l'approssimarsi della scadenza che avevamo prestabilito per il termine dell'Assemblea e visto che il rischio è di non riuscire a trattare il punto 1697 (che riguarda il bilancio, che, peraltro, è una modifica ad una variazione di bilancio dell'Assemblea che peraltro ci impegnerebbe veramente per pochissimo tempo), ho appena depositato una richiesta di inversione e di anticipazione di questo punto, del punto 1697, fin da subito. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): C'è una richiesta di inversione dei lavori per passare all'oggetto 1697, il bilancio di previsione dell'Assemblea. C'è un intervento a favore e uno contro?

Ha chiesto di parlare il consigliere Pruccoli. Ne ha facoltà.

 

PRUCCOLI: Grazie, presidente. Io, se serve, replico ulteriormente quanto detto per fare l'intervento a favore. In sostanza si tratterebbe di dedicare cinque minuti - credo non oltre visto che c'è stata già la votazione in Ufficio di Presidenza e ci sono stati i passaggi in Commissione - relativamente a questo punto che, ripeto, ci porterebbe via pochissimo tempo, ma che invece è importante visto che si tratta di ratificare una variazione di bilancio dell'Assemblea stessa relativamente all'esercizio 2015. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pruccoli.

Se nessuno chiede di intervenire contro, metto in votazione, per alzata di mano, l'inversione dell'ordine dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L'inversione è accolta.

 

OGGETTO 1697

Delibera: «Variazione al bilancio di previsione finanziario dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio 2015.» (Delibera dell’Ufficio di Presidenza in data 24 novembre 2015, n. 99) (51)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La Commissione "Bilancio Affari generali ed istituzionali" ha espresso parere favorevole, nella seduta del 30 novembre 2015, con la seguente votazione: 38 voti a favore, nessun contrario e 5 astenuti.

La parola al consigliere questore Pruccoli. Ne ha facoltà.

 

PRUCCOLI: Grazie, presidente. In conformità a quanto ho detto, cerco di essere molto stringato. Questa è una variazione di 226.000 euro complessivi in riduzione che si è resa necessaria per trasferire sul bilancio della Giunta le risorse per le spese del personale riguardanti il saldo della produttività, il quantum relativo al salario accessorio e i premi di risultato della dirigenza dell'Assemblea stessa. Contemporaneamente sono stati istituiti anche tre nuovi capitoli di bilancio: uno per il fondo unico della giustizia (80.000 euro), uno per il funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo (che è diventato organismo assembleare attraverso apposita legge approvata da questa Assemblea) e poi un ulteriore capitolo destinato ai fondi per potenziare i sistemi di sicurezza, prevenzione e controllo dell'Assemblea (22.000 euro).

Sostanzialmente questo atto arriva a concludere un percorso che ha visto il bilancio di previsione 2015 approvato nella seduta del 25 marzo 2015, poi l'atto successivo e la delibera di UP n. 60 dell'1 luglio 2015 che ineriva al riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi, c'è poi la nostra deliberazione del 27 luglio 2015 di approvazione del provvedimento generale di variazione al bilancio che incorporava e quantificava le risorse aggiuntive da trasferire alla Giunta per consentire l'idonea copertura delle voci di spesa relative al personale che ho richiamato prima. Abbiamo anche approvato in data 21 ottobre l'assestamento di bilancio della Regione per l'esercizio finanziario 2015 e proprio in quell'assestamento la quota di trasferimento per il funzionamento dell'Assemblea ha avuto una variazione netta in diminuzione di 643.590,61 euro che appunto prevedono 670.000 al fine di dare copertura ai fondi pluriennali 2016 per le spese del personale e 26.409,39 in ingresso, che dà un saldo di 643.000 circa, per le polizze assicurative di competenza della Giunta regionale che sono state rimborsate a questa Assemblea.

Quindi abbiamo l'importo dei tre capitoli che sono stati istituiti, lo richiamo: 80.000 euro per quello che riguarda il fondo per la giustizia (stiamo parlando di versamento al fondo unico al fine di regolarizzare un'azione esecutiva registrata dal tesoriere sul conto di Tesoreria dell'Assemblea), il delta che ho appena richiamato e 22.000 euro per la necessità di procedere ad adeguamenti della nuova centrale dei sistemi antintrusione e di controllo e videosorveglianza dell'Assemblea, quindi sono 22.000 euro per impianti e macchinari. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere questore Pruccoli.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Intervengo per esprimere alcune perplessità e alcune soddisfazioni che abbiamo espresso anche in Commissione. La prima perplessità è quella per i soldi che la Giunta gira per la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. Doveva essere un risparmio e sicuramente è un risparmio per la Giunta, ma essenzialmente i soldi sono sempre quelli e il risparmio ancora non si vede perché sono soldi che spenderemo come Assemblea regionale, soldi che non eravamo d'accordo a spendere, ma l'Assemblea ha deciso diversamente.

Due parole per il versamento al fondo unico di giustizia. In Commissione ci è stato chiarito che sono parte di quello che devono ricevere i consiglieri regionali che sono indagati. È una richiesta che avevamo fatto come Movimento 5 Stelle proprio ad inizio anno, ad inizio legislatura, quando chiedemmo di congelare l'indennità di fine mandato dei consiglieri indagati. Non siamo stati ascoltati, il Movimento 5 Stelle non è stato ascoltato, però la richiesta che è giunta di congelamento finalmente è stata ascoltata e quindi quegli 80.000 euro servono proprio per quello, per congelare le indennità a quei consiglieri che ad oggi risultano indagati.

Per questi motivi siamo insoddisfatti da una parte e soddisfatti dall'altra e se si potesse votare per stralci, voteremmo su una parte sì e su una parte no, quindi ci asterremo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Se nessun consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 1697.

 

(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti, approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L'Assemblea approva.

 

Ancora sull’oggetto 774

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo con l'oggetto 774.

La parola al consigliere relatore Rancan.

 

RANCAN, relatore della Commissione: Grazie, presidente. È una legge importante, almeno per noi, ma poi vedo che, come sempre, viene utilizzato il classico articolo del Regolamento, ma andremo avanti su questa linea indipendentemente dall’approvazione o meno del progetto di legge quest’oggi. Perché tassare la prostituzione in Emilia-Romagna? Tassare la prostituzione intanto per cercare di essere una di quelle regioni che possono essere capofila su un tema che è di grande attualità. Abbiamo tantissime proposte che poi andrò a illustrarvi successivamente, ma intanto partiamo da un principio fondamentale, quello di quanto vale la prostituzione.

La prostituzione in Italia vale almeno 4 miliardi di euro, se tassata, con settantamila persone che esercitano la professione e novemiliardi circa di clienti l’anno. Questi sono dei numeri incredibili e sono dei dati ovviamente che non dice Matteo Rancan o la Lega Nord, ma sono dati che vengono da ricerche di commissioni, associazioni di volontariato, ISTAT e altro, quindi dati di chi il tema lo tratta. Vi sono anche tantissimi altri progetti di legge presentati in Parlamento, tantissimi altri progetti di legge sicuramente e convintamente a firma del centrodestra, ma anche a firma PD, quindi a firma del centrosinistra, l’ultimo depositato il 10 dicembre 2013. Questo perché sappiamo benissimo che la prostituzione è un problema e per combattere la prostituzione possiamo iniziare a regolamentarla, quindi a tassarla, cercando di portare a nostro vantaggio quelli che possono essere degli introiti che queste persone possono avere. Oltre che introiti si parla anche di sicurezza, di sanità e di buonsenso. Noi ci sentiamo sempre dire che bisognerebbe uscire e avere coraggio su determinate decisioni, e noi il coraggio ce lo abbiamo, anche perché una stima di guadagno mensile va dai 5 mila ai 25 mila euro, di media 8.500 euro al mese per una prostituta, quindi questo, se potesse essere tassato, sicuramente potrebbe portare qualcosa di concreto alle nostre casse della Regione (poi vi spiegherò in che modo).

Anche in altri paesi viene tassata la prostituzione, come in Svizzera, Austria, Germania, Danimarca e qui noi entriamo nel vivo di quello che è il nostro progetto di legge. Innanzitutto partiamo dicendo che la Corte di Giustizia Europea ha classificato e quantificato la prostituzione come attività economica e quindi può essere soggetta a tassazione. Oltretutto può assolutamente essere imposta a tributo regionale perché, per quanto riguarda la legge, tutti i tributi possono essere istituiti dalle regioni se non sono già assoggettati a imposizione erariale da parte dello Stato. Questo deve essere un punto fermo sul quale noi stiamo andando avanti ed ecco perché le regioni possono tassare autonomamente la prostituzione. Intanto vorrei oltretutto ringraziare il dott. Orsi, del legislativo regionale, perché ha stilato una scheda tecnico-finanziaria ben fatta e molto dettagliata, soprattutto molto pronta e specifica, puntuale.

La nostra proposta è quella di tassare la prostituzione con una percentuale del 27 per cento per i proventi fino a 28 mila euro e oltre al 40 per cento. Con questa formula e queste percentuali di tassazione si potrebbe arrivare a un introito di tassa regionale o stima di gettito di 74 milioni 394 mila euro l’anno e, se proprio vogliamo fare i pignoli, arrivare a una stima al netto della percentuale di elusione stimata al 30 per cento di 48 milioni 356 mila euro l’anno. Ovviamente ciò che può essere un problema è la gestione della tassa. La tassa andrebbe tranquillamente gestita come riscossione affidata all’Agenzia delle Entrate, quindi con una convenzione già in essere di 500 mila euro, e tra tutta la gestione totale della tassa si andrebbe ad avere un netto in entrata, sempre calcolando l’evasione, di 44 milioni di euro netti per la Regione Emilia-Romagna, quindi questo vorrebbe dire che la tassa regionale sulla prostituzione sarebbe il quinto tributo regionale dopo Iva, IRAP, IRPEF e tassa sulle automobili. Questo deve essere ben chiaro perché sarebbe un’importante entrata per la nostra Regione. Detto ciò, credo che ci voglia un po’ di coraggio.

Noi istituendo in questo caso un albo regionale delle prostitute potremmo dare loro dei servizi sanitari e potremmo così incentivare l’iscrizione da parte loro a questo registro. Il progetto di legge è stato visto da dei legali, che hanno dato parere favorevole e hanno lasciato un parere di costituzionalità della questione, però serve un atto di coraggio. Capisco che il PD sia impegnato in altro, perché devono fare la terza inversione dell’ordine del giorno, ma credo che adesso il tema sia un altro, però immagino che a loro non interessi perché bocceranno la questione, visto che la democrazia fa parte solo del nome del loro partito. Detto questo, serve un atto di coraggio. Siccome il Presidente di questa Giunta e molti esponenti di questa amministrazione regionale parlano sempre che la Regione Emilia-Romagna è una regione all’avanguardia, dimostriamo che la Regione Emilia-Romagna è una regione all’avanguardia, mettiamo in sicurezza queste persone, usciamo da un determinato bigottismo, che non deve essere parte di ciò. Noi dobbiamo risolvere un problema, quello della prostituzione, traendolo a nostro vantaggio. Ciò che è stato detto nella discussione in Commissione era che assolutamente questo non risolve il problema, allora presentate tranquillamente voi altri emendamenti e modifichiamo la proposta di legge. Non c’è nessun tipo di problema, siamo qua per parlarne e credo che una bocciatura oggi definitiva vorrebbe dire buttare dalla finestra più di 48 milioni di euro all’anno. Questo deve essere ben chiaro e chi non approva questa legge dovrà andare a spiegare ai propri sindaci, ai propri amministratori e ai propri cittadini che si buttano dalla finestra questi soldi in nome – attenzione – di una posizione politica che fa parte solamente di una parte di quest’Aula.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Passiamo ora alla discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

 

CALVANO: Grazie, presidente. Abbiamo già discusso di questo testo in Commissione con diversi interventi in una discussione molto articolata, ma alcune considerazioni credo che siano opportune anche qui in Aula, perché magari possono essere anche utili per avvicinare le reciproche posizioni. Non so se questo spazio ci sia, però va comunque ricercato. La proposta messa in campo dalla Lega parte da una considerazione quasi banale: chi si prostituisce ha un guadagno economico ed è giusto che su quel guadagno versi un contributo. Tutto sommato è una considerazione che, nella sua banalità, credo possa trovare ampie condivisioni, anche magari nei pourparler o anche nel ventaglio politico e partitico del nostro Paese. È chiaro che fare il punto su un po’ di dati penso che possa aiutare nella discussione. Prendo quelli del Codacons del 2014: ci sono circa novantamila persone che paiono praticare la pratica come sex worker, tremilioni di clienti abituali in Italia, con dati che sono in crescita dal 2007 in avanti. Cresce il mercato, cresce il fatturato di questo tipo di attività, è difficile ovviamente conoscere le cifre in un mercato sicuramente che ha lati oscuri, però, detto questo, si parla di un tema importante anche dal punto di vista economico, quindi credo che sia degno di tutta l’attenzione del legislatore.

Purtroppo la proposta della Lega è più che banale; è semplicistica e irricevibile, e parto da qui. La proposta chiede di istituire un apposito registro regionale nel quale fare iscrivere coloro che svolgono l’attività di prostituzione per far pagare loro un’imposta. Mi sono concentrato nel pensare a questa legge su alcuni aspetti ideali e valoriali, ma ho deciso di approfondire il testo un po’ nel merito, perché credo che sia interessante leggerlo. Faccio alcune considerazioni di merito, prima di arrivare ad alcune considerazioni di carattere più ideale e valoriale. La prima è questa: questo tipo di tassa sarebbe un tributo proprio in senso stretto, un tributo che la Regione pare possa prevedere, tenendo conto della nuova legislazione, però andiamo a vedere i casi in cui sono stati costituiti tributi propri in senso stretto, come per esempio il caso della Sicilia, non su questo tema ma su altri, che la Corte Costituzionale ha bocciato. Tenete conto che la Sicilia oltretutto è anche una regione a statuto speciale, quindi ha anche qualche facoltà in più. Supponiamo di superare questo ostacolo, supponiamo che non esista questo problema e che quindi non esista il problema dell’assenza di una normativa nazionale e proviamo a entrate ancora più nel merito dell’articolato e della legge proposta. Ci imbattiamo in una tassa che viene legata all’iscrizione a un registro, ma che poi si applica sul reddito, e anche questo purtroppo è un elemento che dal punto di vista legislativo fa fatica a tenere.

C’è un articolo che – ammetto – ha alcuni elementi di ambiguità, che, a seconda dell’interpretazione, potrebbe anche entrare nella storia della legislatura di questa regione. Lo leggo (è l’articolo 1): “L’iscrizione al registro è condizione indispensabile per usufruire dei servizi regionali di prevenzione, di assistenza socio-sanitaria regionale e di tutela della salute collegati all’esercizio dell’attività meretricio individuati con provvedimento della Giunta regionale”. Mi sono posto nella situazione e immagino una donna che non è iscritta al registro che va in un centro di salute, in un’ASL e chiede di fare il Pap-test. Non è iscritta al registro, quindi non pratica la professione, però quello che la guarda ritiene che pratichi la professione e a quel punto, siccome non è iscritta al registro, non le fa il Pap-test. Qual è l’assurdo di tutta questa costruzione? Che per avere la certezza di avere il servizio la donna deve quasi essere iscritta al registro. Credo che non faremmo un bel servizio alla nostra comunità obbligando tutte e iscriversi a quel registro per avere la certezza del servizio. Leggete l’articolo e poi lo interpretate, perché ho studiato poco nella vita e probabilmente l’ho interpretato male, però un elemento di incostituzionalità anche su questo aspetto non solo c’è, ma è netto e palese, oltre al rischio delle facili ironie che possano emergere dalla lettura di un articolo di quel genere.

Veniamo a un’altra parte, che è la parte legata a come viene evidenziato il servizio reso, quindi ci troviamo in presenza di professionisti, che fanno una prestazione d’opera e di conseguenza rilasciano la fattura, perché quelli che fanno questa professione rilasciano la fattura. Per questi si fa l’eccezione; generalmente nella fattura c’è quello che la emetta e quello che la riceve, ma in questo caso, siccome l’attività è bene tenerla un po’ nascosta, ci mettiamo quella che la emette, però teniamo nascosto quello che riceve la fattura. Io capisco tutta la buona volontà della Lega di provare a dare una regolamentazione a questo tipo di attività, ma ho la sensazione che se proprio stiamo al merito del testo ci siano una serie di elementi che ci portano a dire che questo testo neanche dal punto di vista legislativo potrebbe decidere di portarlo avanti, tralasciando ovviamente tutta la parte che è collegata a un aspetto ideale che non è di minor valore.

Lo dico perché non possiamo trattare questo tema solo dal punto di vista fiscale. Sarebbe riduttivo e forse anche un po’ svilente per il ruolo di legislatore che i cittadini ci hanno attribuito. Per chi, come noi, ha questo compito di fare il legislatore, credo che si debba avere una visione che vada un po’ più in là dell’aspetto esclusivamente fiscale. A nessun lavoratore credo che il legislatore si debba permettere di dire che interessa solo in quanto contribuente e men che meno si può avere l’insensibilità di fare passare questo messaggio quando affrontiamo un tema delicato come quello della prostituzione. Se partiamo dalla semplice e quando istintiva considerazione, magari quella che fanno tanti cittadini senza qualsivoglia malizia politica, che chi si prostituisce lavora, guadagna e perciò deve pagare le tasse, si tralascia quasi sicuramente uno degli aspetti che sono caratterizzanti della prostituzione. Oggi in Italia questo fenomeno è quasi interamente gestito dalla malavita organizzata, si configura come sfruttamento ed è strettamente legato alla tratta. Donne che si prostituiscono difficilmente lo fanno perché è ciò che vogliono o scelgono di fare. Violenza, minacce, disperazione ed emarginazione sono quasi sempre ciò che le costringe a farlo. In Italia circa un terzo delle prostitute presenti è vittima di tratta, è stata portata qui per essere ridotta in schiavitù con minacce e violenza. Di questa almeno una su dieci è minorenne e nove su dieci nella sostanza svolgono questa attività in modo coattivo.

Lo sfruttamento della prostituzione insomma è la regola in questo mercato. Questo mi porta a dire che non si può essere a priori contrari a trovare regole che definiscano un fenomeno che esiste e che dal 1958, anno dell’entrata in vigore della legge Merlin, è rimasto borderline, ma non sono neanche convinto che basti costruire un registro e imporre tasse per affrontare seriamente la questione o che questo sia il modo di risolvere i problemi che prima ho sollevato. Sicuramente non sono convinto che un atteggiamento punitivo né il marchio di prostituta (l’iscrizione a un registro sarebbe innanzitutto questo) siano sufficienti. Oggi chi si prostituisce non ha alcuna forma di tutela. La legge, che punisce giustamente lo sfruttamento e il favoreggiamento, in sostanza non garantisce neanche chi si prostituisce volontariamente né consente che più persone si mettano insieme per prostituirsi nello stesso luogo chiuso proteggendosi a vicenda. Questi sono limiti e li riconosco, sui quali sarebbe opportuno fare una riflessione, ma il fenomeno non va semplificato.

Qualcuno mi potrebbe chiedere cosa succede in altri paesi come in Olanda; è vero, in Olanda l’esercizio della prostituzione non è mai stato perseguibile penalmente e nel 2000 è stato abrogato anche il divieto di esercizio della prostituzione nei club e nei locali. I comuni possono incidere sulla dislocazione urbana di queste imprese commerciali ed è ecco perché si fa riferimento spesso ai famosi quartieri a luci rosse, ma, se guardiamo i numeri, ad Amsterdam, delle circa duemila donne esposte in vetrina solo qualche centinaio è iscritta alla Camera di Commercio e paga i contributi per la pensione, un numero davvero esiguo rispetto alle venticinquemila prostitute che si contavano prima di introdurre la legge, a testimonianza del fatto che se uno dice che introducendo una legge si fanno emergere da una situazione di clandestinità o di violenza purtroppo i dati ci dicono un’altra cosa.

Stesso ragionamento si potrebbe fare guardando la Germania, una Germania che è arrivata a un sistema di fisco nei confronti di questo tipo di attività, con tutta una serie di punti oscuri nella legislazione tedesca che hanno dimostrato tutti i suoi limiti, tant’è vero che quella legislazione è in una fase di revisione. Rimangono i problemi di salute legati all’impossibilità di fare verifiche sulla condizione dei clienti, si segnala il mortificante proliferare di tariffe flat o all inclusive per vendere di più e meglio, la concorrenza è spietata e le donne che si vendono devono essere sempre più giovani e disposte a tutto. In Germania sono in tanti a chiedersi se quella legge del 2001 non sia stata in realtà un fallimento. Anche dove ci sono le regole permangono zone d’ombra e sebbene ovunque la prostituzione coatta sia vietata il fenomeno c’è ed è dilagante.

A qualcuno in Commissione – lo ha detto anche il presentatore della legge – è scappato un commento del tipo “non cadiamo nel bigottismo”. A chi lo sta pensando, la mia risposta è innanzitutto che non voglio fare il semplice, non il bigotto, perché a forza di semplificazioni stiamo diventando una società che ha smesso di pensare a cosa ci sarà dopo di noi. Ciascuno credo che debba vivere la propria sessualità liberamente ma purtroppo in questa riflessione la libertà e l’autodeterminazione sono concetti del tutto marginali. Le prostitute in Italia sono per lo più prostituite, sono donne ridotte in schiavitù alle quali non è data la possibilità di scegliere. Ciò non significa che occorre rinunciare a legiferare in modo innovativo sul tema, anche sul versante fiscale, e il PD deve essere pronto a farlo, però lo deve fare mettendo al centro le persone, ancor prima delle esigenze fiscali. Non dobbiamo rinunciare perché c’è chi davvero magari sceglie la prostituzione come professione e deve essere libero di farlo, possibilmente cercando però di garantire un minimo di sicurezza e salute, ma non possiamo però farlo senza sapere quanta violenza e costrizione oggi ci sia dietro la prostituzione. Per questo ribadisco che una discussione seria non può che iniziare dal mettere al centro la donna, le persone che liberamente scelgono di prostituirsi perché è meschino fingere che la tratta non esista, che le donne non siano quasi sempre carne da macello o poco più in questo mercato spietato. Ingenuamente penso che ogni individuo dovrebbe avere la possibilità di dire no senza paura delle conseguenze e che la salute delle persone di chi vende il proprio corpo, dei clienti e delle loro famiglie non dovrebbe in alcun modo essere messa in pericolo.

Regolare questo fenomeno potrebbe certamente mettere un po’ di ordine, ma il modo con cui farlo è tutto in discussione e non può partire da un registro regionale, anche per le considerazioni di merito che facevo all’inizio. Purtroppo non stiamo parlando di quella bocca di rosa che De Andrè ci ha magistralmente descritto, ma di donne che nelle nostre città non arrivano alla stazione con il treno, ma che spesso nelle nostre città vengono deportate.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Calvano. A questo punto dovrei chiudere la discussione e quindi i lavori dell’Aula.

 

Sull’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ha chiesto di parlare il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Chiedevo se era possibile, con un’inversione anche rispetto all’ordine del giorno, concludere comunque soltanto dopo avere portato in discussione e in votazione l’oggetto 1612, che mi risulta essere anche rilevante e urgente dal punto di vista amministrativo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Lei chiede di interrompere qui la discussione, di riprendere con il 1612 e poi continuare con la discussione.

 

BOSCHINI: Non di interrompere, ma di non interrompere la seduta senza aver elaborato la discussione del 1612.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Quindi lei chiede di proseguire i lavori fino alla conclusione dei lavori.

 

BOSCHINI: Almeno fino alla discussione del 1612.

 

PRESIDENTE (Rainieri): La discussione del 1612 va dopo il provvedimento successivo a questo.

 

BOSCHINI: No, perché c’è una richiesta di inversione, quindi chiedo di invertire e di...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Proseguiamo con i lavori, finiamo il 774, poi chiede l’inversione dei lavori con il 1612 e concludiamo con il 1612.

 

BOSCHINI: Questo naturalmente se c’è la disponibilità dell’Aula a proseguire per i tempi necessari a questo percorso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

È richiesto un intervento a favore e uno contro.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Accetto tutto, però farei un ragionamento: in genere si proroga la seduta. Come lei sa, chiunque in questo momento non è in Aula, ha il diritto di sapere a che ora termina l’Aula. Se dobbiamo fare una proroga, diciamo che andiamo fino alle 18,30 – 19,00 (fissiamo un orario) e se poi abbiamo finito prima viene assolta dal fatto che, finito il punto all’ordine del giorno chiesto dal consigliere Boschini, manca il numero legale e al limite è chiusa. Non possiamo dire di andare avanti. Se questa discussione dura fino alle 21 andiamo avanti fino alle 21? Questo è il ragionamento. Mettiamo una fissazione dell’orario di conclusione dei lavori per le 19,00 o 19,30. Fate una proposta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Come faccio a sapere quanto tempo serve per concludere questo?

 

FOTI: Lei non deve saperlo, ma è l’Aula che fissa l’orario in cui termina i lavori.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Bene, allora fate una proposta dell’orario.

 

 

FOTI: 19,30 e se finiamo prima andiamo via prima.

 

(interruzioni)

 

Va bene anche le 19,00.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il consigliere Foti propone le ore 19,00.

Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di conclusione dei lavori alle ore 19,00, a firma del consigliere Foti.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta è accolta.

 

Ancora sull’oggetto 774

 

PRESIDENTE (Rainieri): Continuiamo con i lavori fino alle ore 19:00.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: Grazie, presidente. Interveniamo sul mestiere più antico del mondo. Innanzitutto vorrei dire che non mi piace l’immagine di un’Italia con le prostitute in vetrina, e non lo dico per bigottismo. So che addirittura nello Stato del Vaticano la prostituzione era esercitata liberamente fino a qualche anno fa e non si scandalizzava nessuno. Erano le cosiddette case di tolleranza. Il problema è molto più serio e più ampio di quanto non immaginiamo perché – ha ragione il consigliere Calvano – qui ci troviamo di fronte a una serie di reati particolarmente gravi che rappresentano lo sfruttamento della prostituzione. Facciamo anche attenzione perché vorrei ricordare che in Italia la prostituzione, come in molti paesi europei, non è assolutamente vietata.

La prostituzione in Italia è libera e la legge 75/1958, la Merlin, ha proibito esclusivamente l’attività di sfruttamento e di favoreggiamento della prostituzione, una serie di reati puniti con pene abbastanza severe. Faccio una considerazione: sia l’Olanda sia la Germania stanno cercando di fare marcia indietro sulla loro legislazione. Noi abbiamo in questo momento il problema - si diceva - della raccolta dei tributi per chi esercita quell’attività, quindi ci troviamo di fronte a un problema di elusione fiscale che deve essere regolamentata e la prostituzione di per sé, essendo un’attività lecita, credo che possa essere, senza la necessità di ricorrere al provvedimento evidenziato, tassata in una maniera molto semplice.

Mi permetto di citare una sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10.578/2011, quindi nemmeno una sentenza molto lontana nel tempo, che ha chiarito che in Italia si può applicare un principio generale di tassazione delle attività per il fatto stesso che esistono, comprese quindi quelle di natura illecita, ma figuriamoci quindi quelle di natura lecita, attività che rientrano nell’esercizio di arti e professioni. La Cassazione dice: “Seppur contraria al buon costume, l’attività predetta non costituisce reato e consiste appunto in una prestazione di servizio. Il codice attraverso il quale si dovrebbe pagare l’attività e quindi pagare le tasse è quello delle altre attività non comuni che si trova nella nostra normativa”. Credo che la risposta sia molto semplice: è sufficiente che le autorità preposte al controllo – in questo caso la cosa più semplice sarebbe quella della Polizia Municipale – e, visto che siamo in Regione e ci sono molti Consiglieri che hanno colleghi che sono sindaci, li invito quindi a prendersi questo impegno, svolgano un’attività di controllo sul territorio delle prostitute, dopodiché si segnalano nome e cognome all’Agenzia delle Entrate, si esercita un’attività di controllo fiscale e il problema è sostanzialmente risolto. Io credo che questa sia la strada che si possa percorrere in questo momento senza forzature perché è già segnata e già esiste, quindi una risposta noi la possiamo dare in questo senso considerando che l’attività, avendo la legge Merlin, introdotta nel 1958, sostanzialmente consentito e legalizzato la prostituzione, può essere tassata, purché naturalmente vengano fatti i doverosi controlli. Questa sentenza che ho citato è conseguenza di un ricorso che una ballerina che lavorava in un night aveva presentato nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, perché sosteneva che il denaro che le avevano trovato sul conto corrente, che non corrispondeva a quanto percepiva, era esorbitante, quindi l’Agenzia delle Entrate si domandava come mai questo reddito l’aveva recuperato e costei si era difesa – probabilmente l’avvocato non era un grandissimo avvocato – ritenendo di confessare che la stessa arrotondava i propri guadagni con l'attività di meretricio. La Corte di Cassazione, naturalmente, ha evidenziato tale circostanza, quindi credo che la strada esista già, ripeto, basta andare a guardare la sentenza n. 10.758 del 2011.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente.

A me pare che la proposta di legge del Gruppo della Lega Nord meriti una risposta, cioè se noi riteniamo o meno che, a prescindere dall’introduzione nella nostra Regione di una specifica normativa, a prescindere anche dall’introduzione a livello nazionale di un’altrettanto specifica normativa, le autorità preposte debbano intervenire affinché chi esercita l'attività di prostituzione contribuisca, né più né meno di tutti gli altri cittadini, al pagamento delle imposte e delle tasse.

Il collega Aimi diceva della impostazione che è stata data dalla Corte di Cassazione, ma se vogliamo guardare fino in fondo, vi sono anche delle altre decisioni che vanno esattamente nella linea del collega Aimi, tra le quali penso si possa sicuramente annoverare la sentenza n. 528 del 1° ottobre 2010 da parte del Giudice di Legittimità, il quale ha statuito la soggettività tributaria e passiva di chi si dedica all'esercizio di un'attività preordinata alla prestazione di servizi sessuali in cambio di una controprestazione in denaro o in natura. Allora i fondamenti giuridici ci sono, e ci sono anche i presupposti.

Qual è la ragione vera? È che si ritiene di non intervenire su questa materia perché, in fin dei conti, la prostituzione viene valutata non come un’attività o comunque non come un’attività che debba essere soggetta a tassazione. Per contro, ogni volta che il Giudice è investito della questione, stabilisce esattamente il contrario.

Dopodiché, non so se si possano applicare o meno gli studi di settore, perché voi sapete che uno dei criteri è anche quello degli studi di settore, ma è fuor di dubbio che, sotto questo profilo, vi è la possibilità di verificare tramite i conti correnti bancari se vi sono dei movimenti tali per i quali l'onere della prova è a carico dell'intestatario del conto corrente che deve dimostrare che quella movimentazione non deriva da un’attività professionale. Ecco allora che non banalizzerei una proposta di legge che comunque pone al centro del tema il fatto che non vi siano cittadini “più uguali di altri”, e che comunque pone l'interrogativo di come lo Stato, nelle sue varie articolazioni, debba realizzare una parità tra contribuenti, non essendo possibile che vi siano contribuenti che possono agire ed incassare del cosiddetto “nero”, senza avere neppure i controlli dovuti. Infatti, mentre ai bar, alle tabaccherie, agli avvocati, ai commercialisti vengono fatte verifiche di ogni ordine e tipo, nessuno interviene su singoli che, a volte, sono dichiaratamente identificabili, perché quando gli agenti di pubblica sicurezza fanno i controlli sulle strade e chiedono i documenti, non hanno nome e cognome del contribuente che, evidentemente, evade comunque l'imposta? Allora noi dovremmo chiederci se forse non dovrebbe essere un automatismo che, a fronte dell’identificazione, venga segnalata quella professionista all’Agenzia delle Entrate, affinché quest’ultima possa fare le verifiche del caso per vedere se vengano assolti o meno gli oneri che devono essere collegati a quel tipo di attività.

La Lega ha dato la risposta, ha detto: “visto che non si fa niente di tutto ciò, mettiamo una tassa regionale in modo tale che almeno non si dica che vi è un vuoto legislativo”. In realtà, il vuoto legislativo potrebbe anche non esserci, ma c'è sicuramente il vuoto delle attività che dovrebbero porre in essere gli organi preposti e che invece non pongono in essere.

Dunque, al di là dell’espressione di voto, dato che il consigliere Calvano ha fatto una lunga disquisizione sul testo di legge prospettato, mi permetto di rilanciare e dire: ma che quest'attività debba essere sottoposta a tassazione il Partito Democratico lo condivide o no? Perché se lo si condivide, poi non è detto che vi sia la necessità di approvare questo testo di legge o un altro, se ne può individuare uno molto più semplice, che è quello istituzionale cui faceva riferimento prima il collega Aimi. Se invece il retropensiero è “si tratta di un’attività dietro la quale si cela una logica di sfruttamento e, dunque, dobbiamo evitare di mettere il contraente debole in una situazione ancora peggiore di quella nella quale vive attualmente”, allora dico che questa è la classica posizione che fa implodere lo sfruttamento della prostituzione, rendendo sempre meno libero il soggetto che si prostituisce. È inutile dire “mettiamo al centro la persona”, se poi diciamo: “lasciamo tutto così com'è, ché le cose vanno bene”, perché lo sappiamo tutti che le cose non vanno bene così come sono. Non ultimo perché vi sono persone che vivono sullo sfruttamento ed il reclutamento della prostituzione. E se noi non rompiamo questo circuito bestiale, continueranno ad esservi persone che oggettivamente si trovano in uno stato di non parità rispetto agli altri, perché se io dipendo da un terzo, e quel terzo ha la libertà di fare qualsiasi cosa, compresa – scusatemi – l'assegnarmi una zona, o facciamo finta di non sapere che molte delle risse, delle violenze che vengono, anche in modo sotterraneo, a radicarsi sono figlie del fatto che una persona esce da un territorio o esce da una certa via? E noi dobbiamo far finta che tutto questo non esista? In nome di che cosa poi? Di un’autoassoluzione che ci diamo dicendo: “noi però non gli facciamo pagare le tasse”, ché questa è l’autoassoluzione becera e povera sotto il profilo morale che noi pensiamo di sbandierare: non fare emergere un’attività alla luce del sole per togliere di mezzo, una volta per tutte, vari mediatori ed interlocutori, che una volta si definivano “protettori”, che si arricchiscono sullo sfruttamento di persone chiaramente deboli.

Ebbene, io penso – e concludo – che indipendentemente da come ci si esprima sulla proposta della legge della Lega, o si fa questa riflessione di fondo, o evitiamo di cadere sempre e comunque in questa “tiritera” retorica per la quale tutto si potrebbe cambiare, ma nulla cambiamo perché la proposta della Lega è insufficiente, e allora tra l'insufficienza o la superficialità e l’inazione e l'omissione scegliamo quest'ultima. Ecco, sotto questo profilo, io non ci sono mai stato e non ci sto neanche su questa proposta di legge.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Intanto accolgo con piacere gli interventi dei colleghi Aimi e Foti, in particolare l'ultima parte dell'intervento del collega Foti, dove spiegava bene ciò che noi stiamo combattendo: la rassegnazione o il fatto di “non lavoriamo” oppure “non continuiamo a proporre per modificare”.

Il consigliere Calvano giustamente ha fatto un excursus, che può essere condivisibile o meno, che si è concluso con una parte timorale, giustamente, che noi ovviamente non condividiamo, anzi abbiamo delle visioni completamente opposte su questo, soprattutto quando viene definita la visione della Lega della prostituta solamente dal punto di vista del contribuente. Questo è sbagliato perché, sia nella relazione che è stata consegnata, sia nella presentazione, è stato spiegato bene che deve essere chiaro in primis che il progetto di legge tende a migliorare la salute e la sicurezza di queste persone, sia di chi svolge l'attività di meretricio, ma anche di chi utilizza questo servizio, perché di servizio si tratta (così è stato detto).

Per entrare nel merito, ovviamente, bisogna dire che vi sono due tipi di prostituzione, la prostituzione come sfruttamento, ma c’è anche la prostituzione esercitata volontariamente, ed è anche per queste persone che deve essere chiaro che questo progetto di legge deve essere approvato.

Per quanto riguarda le critiche, si parla di un progetto di legge molto semplicistico, devo dire che non credo che sia così, intanto perché per partire e far vedere che un problema esiste, bisogna iniziare ad affrontarlo, quindi abbiamo portato questa proposta per iniziare ad affrontare un problema; inoltre, vi è un parere, che io ho qui con me, di un avvocato costituzionalista, professor Luca Antonini, che forse qualcuno di voi conosce, che sicuramente non è l'ultimo arrivato, che spiega benissimo – questo parere è stato peraltro riportato all'interno della relazione fornita ed allegata al progetto di legge – che questa proposta di legge non è assolutamente anticostituzionale. Il consigliere Calvano faceva l'esempio della Regione Sicilia, nel nostro caso non è assolutamente così, perché abbiamo un parere di conformità costituzionale.

Per quanto riguarda la critica all'articolo 1, si capisce che viene individuato con provvedimento della Giunta regionale, capisco la provocazione, però non è che tutti quelli che devono fare il Pap test si devono … comunque siccome il consigliere Calvano lo intuisce in questo modo, poiché siamo in discussione, si può emendare, credo che si possa fare, almeno per cambiare i punti in cui il collega rileva le criticità. Così per quanto riguarda gli altri punti che ha specificato, quali per esempio “aiutateci ad abolire la prostituzione”. Questo è un punto che lei, collega, ha utilizzato, nel senso di dire “lavoriamo per cercare di abolire la prostituzione”. Ebbene, il problema è sempre lo stesso, come è stato fatto prima per i progetti di legge sulla legittima difesa, ciò che adesso mi piacerebbe sapere dai colleghi del PD è come, secondo loro, bisogna risolvere il problema della prostituzione.

Noi ci stiamo provando, abbiamo presentato progetti di legge alle Camere; abbiamo presentato questo progetto di legge, che, ripeto, può essere modificato, invece si sta utilizzando ancora l'articolo del regolamento per non passare all'esame degli articoli, quindi il problema non viene affrontato, parliamoci chiaro perché qui si parla solo di parole, continuiamo a fare parole ma nessun fatto. Noi un progetto di legge l'abbiamo presentato; se volete essere costruttivi su questa questione, si può benissimo sospendere la discussione, riportarlo in commissione, emendare nuovamente, per ritornare in Aula, non vi è alcun problema. L'importante è che se si vuole davvero costruire qualcosa, lo si faccia e non lo si faccia solamente con progetti di legge che arrivano dalla maggioranza.

Ribadisco che, come da scheda tecnico-finanziaria, vi sono tanti soldi, che io segnalo, più di 74 milioni di euro all'anno; vi è stata assegnata anche la gestione di questo tributo da parte della scheda-tecnico finanziaria, non fatta dalla Lega Nord, ma fatta dall'ufficio legislativo della Regione. Si può fare, deve essere chiaro che non vi è nulla di incostituzionale; non vi è nulla che possa essere di difficile realizzazione da parte della nostra Regione. Si tratta solamente di avere un po' di buonsenso e di cercare di trattare un argomento che è più che mai di attualità, non nascondiamoci che oggi la prostituzione è questione di grande attualità, però bisogna cercare di risolvere il problema.

Vogliamo trasformare questo progetto di legge in un progetto di legge alle Camere? Perché, secondo voi, non è di competenza regionale (anche se lo è)? Vogliamo farne un progetto di legge alle Camere? Lo votiamo insieme? Lo facciamo insieme? Noi ci siamo, l'importante è che si tratti e risolva in qualche modo il problema. A me non va di buttare fuori dalla finestra 74 milioni di euro all'anno; se a voi va, vi assumete le vostre responsabilità; oppure lavoriamo insieme, sospendiamo questo progetto di legge, lo riportiamo in commissione, lo emendiamo e poi magari possiamo fare un provvedimento insieme, un progetto di legge alle Camere, non ci sono problemi.

Vogliamo risolvere il problema? Se volete, noi ci siamo; se invece la vostra soluzione è continuare a dire che il problema esiste, però la soluzione non è questa, è altra, allora diteci voi quali sono le soluzioni.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Sarò rapidissimo perché così proseguiamo con i lavori d’Aula, farò solo due brevi considerazioni. Esiste un problema, che ho scoperto oggi più che in commissione, per potersi sedere attorno ad un tavolo: in questa sede utilizziamo alcuni sostantivi che sono le parole “donne e uomini”, di là – le registrazioni aiuteranno a vederlo – usiamo la parola “contribuente netto”. È questa la differenza, è questa la differenza su questa questione. È fatica mettersi attorno ad un tavolo se uno parla di “contribuente netto” e un altro ha in testa innanzitutto la dignità delle donne e degli uomini. È fatica! E non sono certamente io che rinuncio, io come PD intendo – scusate la personalizzazione che purtroppo oggi in politica è anche eccessiva –, non è certamente il PD che rinuncia a discutere di questo problema. E non dobbiamo certo dimostrarlo in quest’aula, perché lo dimostriamo nelle aule del Parlamento, dove anche i nostri parlamentari hanno depositato disegni di legge sulla questione, sui quali spero possano fare tutti gli approfondimenti del caso, perché è nell'interesse di tutti potere fare in modo che quei numeri che vediamo, che ho provato a descrivere, siano numeri nei quali non ci sia in mezzo una stragrande maggioranza di persone che vengono usate, ma possano essere numeri che ridotti alle persone che volontariamente e legittimamente decidono di svolgere quel tipo di attività, e che, a fronte di questa scelta legittima e volontaria, vengono portate anche ad essere persone che vengono inserite in modo uguale a tutti gli altri nel sistema fiscale.

Ma se non mettiamo a monte questo concetto, facciamo fatica a sederci attorno allo stesso tavolo. E mi dispiace, mi dispiace! Sapete perché? La metto in questi termini: sono certo che se andiamo al bar tu ed io – penso che ci possiamo dare del tu, visto che ce lo diamo fuori, ce lo diamo anche qui in Aula –, sono certo – dicevo – che, su dieci, tu ne convinci sette e io tre. Ne sono certo, perché l'ho fatto il tentativo. Sono rimasto talmente impressionato da alcune reazioni alla nostra presa di posizione che il tentativo l'ho fatto. Tuttavia, mi sono anche detto che, per un voto in più, non rinuncio ad alcuni valori che ritengo fondanti di questa società, che sono valori rispetto ai quali non dobbiamo pensare solo al “contribuente netto”, ma dobbiamo pensare alle donne e agli uomini.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Colleghi, dobbiamo guardarci in faccia: mi sento dire che noi parliamo solamente di contribuente netto, di mettere prima le donne e gli uomini, e che il PD non vuole assolutamente andare alla caccia di un voto in più o in meno, quando a parlare – cavolo! – sono gli stessi degli “80 euro” un mese prima delle elezioni europee. Perché allora se lo facciamo per la tassa sulla prostituzione, lo facciamo su tutto.

Coloro che dicono di voler mettere prima la dignità delle donne e uomini sono gli stessi che hanno votato la legge Fornero. Ma che cosa stiamo dicendo? Se vogliamo parlare di coerenza, allora parliamo di coerenza; se invece vogliamo parlare di cavolate, parliamo di cavolate. Ma se uno viene a dire “parliamo di uomini e donne”, quando vi è un Governo che sta distruggendo il nostro Paese, che sta mandando alla fame i nostri cittadini, scusate ma mi “incazzo” e mi girano i cinque minuti, perché questa è ipocrisia. Sì, faccio due fatiche, ma sapete chi le fa le due fatiche? Non le fa Matteo Rancan, perché se le due fatiche le fa Matteo Rancan, chi se ne frega? Il problema è che le due fatiche le fanno i cittadini che non mangiano. Ma forse fate fatica a capirlo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Intervengo solo per dire che questo ritornello che vi è un partito “talmente natalizio” che su ogni tema rinuncia al voto per la sua coerenza, d'accordo, ma cambiate disco, cambiate disco! Ma davvero, è un jingle ormai stonato.

Collega Calvano, lo dico sinceramente, quando tu parli di me e io parlo di te in termini fiscali, non parliamo entrambi di “contribuente netto”? Quando io vado all'Agenzia delle Entrate, che mi fa una verifica, mi tratta da uomo o da donna o mi tratta di contribuente? Anzi mi tratta con i piedi, mi tratta con i piedi!

Allora il ragionamento di fondo, scusatemi, non è l'impostazione che si dà ad un discorso, ma è se si ritenga o meno che un'attività che è considerata lecita – attenzione!, perché se non fosse considerata lecita, il discorso non sussisterebbe - abbia dei margini di illiceità superiori ad ogni altra attività, ché questa è la verità, addirittura, scusatemi, sono state aumentate le pene per la segregazione, perché ci sono delle persone che andavano a lavorare ed erano segregate. Ebbene, si dice di far emergere tutto ciò alla luce del sole, tra l'altro vorrei dire che se uno volesse, oggi si mette nel codice “altri” come libero professionista e con il 5 e il 15 per cento potrebbe aver risolto il problema fiscale. Perché oggi se tu hai un reddito sotto i 30 mila euro, paghi il 5 per cento di tasse da una parte ed oltre il 15 per cento dall'altra. Ma il tema è un altro, ed è inutile non volerlo capire.

Il tema è che vi è tutto un substrato culturale che non vuole realizzare quest’operazione solo perché preferisce tenere la testa sotto la sabbia e dire che comunque si governano questi cambiamenti e si cerca di dare una risposta globale, peccato che a furia di risposte globali siamo arrivati alla situazione di oggi. Guardate che non è solo il problema degli stranieri, ché la prostituzione non è solo straniera, è anche – e molta – italiana. Volete che vi dica di più? Molta è anche nelle fasce giovanili! Infatti, quando leggo che ragazze di 14 o 15 anni sono coinvolte in procedimenti penali, che si prostituivano per una scheda telefonica, a me viene il dubbio che forse bisognerebbe porsi qualche problema con riferimento al modello educativo di questo Paese.

Dovete pur dire che cosa avete fatto voi in questi anni? Non ero mica io che andavo in giro dicendo “l'utero è mio e me lo gestisco io”. È stato quel tipo di cultura che ha portato le persone a non tener presente più il limite tra l'amore e il sesso. Poi capisco che diano fastidio certi ragionamenti, perché nell'album di famiglia tutti pensano che non si debba andare alla ricerca di certe posizioni.

La legge Merlin è stata introdotta come un grande atto di civiltà, ma chiediamoci se la civiltà è rappresentata dai certi viali, a partire dai viali di Bologna. Ma a Bologna avete governato voi da sempre, salvo Guazzaloca, salvo Guazzaloca! Guardate, non fate questa battaglia con me perché perdete, ché vi posso dire anche tutti i nomi dei sindaci, se li volete. Nella città di Bologna, dove avete avuto il monopolio per decine di anni, che cosa avete fatto rispetto ai viali? Vi siete coperti gli occhi, perché è la pratica più facile. È la pratica più facile quella di coprirsi gli occhi.

O forse dobbiamo dire che cosa sono tutte le strade all'uscita dei caselli? Sono dei “casini ambulanti”! Inoltre devo dire che la reazione di ridere su questi temi dimostra che cosa ci mettete voi rispetto alle persone. Visto che avete parlato di uomini e donne, io dico che prima del concetto di uomini e donne viene il concetto di persona, che è qualcosa di più e di meglio di una divisione per sessi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Solo alcune brevi considerazioni di carattere politico. Innanzitutto devo dire che mi dispiace che anche in questa circostanza, che secondo me è molto importante per quanto riguarda il Consiglio regionale, non sia presente alcun esponente della Giunta, a parte dell'assessore Gazzolo, che però si occupa di Protezione civile. Ma detto questo, devo dire anche che credo che oggi la Lega Nord, attraverso questo progetto di legge, abbia dato una grande opportunità politica di emancipazione da certi tabù a questo Consiglio regionale e alla Regione Emilia-Romagna, che potrebbe fare da apripista rispetto a tante regioni su un tema così delicato e complesso, che sicuramente va studiato e approfondito, rispetto al quale, però, sicuramente questo progetto di legge costituisce un punto di partenza importante.

Secondo me, molti consiglieri regionali, quando usciranno da quest’Aula per andare ciascuno alla propria meta, nelle proprie abitazioni, nelle riunioni, in comune, e così via, potranno constatare qual è il traffico di prostitute che insiste anche attorno al palazzo del Consiglio regionale, dove in questo momento siamo seduti. Chiudere gli occhi e esprimere concetti come quelli che ha espresso prima il consigliere Calvano e il Partito Democratico, cercando di zittire questo progetto di legge dicendo che è incompiuto, e non facendo leggere niente, credo che non responsabilizzi l'azione politica dei consiglieri regionali che occupano questi scranni. Credo che invece bisogna affrontare in maniera pragmatica questo tema. Non abbiamo parlato di donne, non abbiamo parlato solo di donne perché qui si può parlare anche di prostituzione maschile e siamo partiti dal concetto di rispetto di donna e non c'è mica tanto da ridere perché se volete mi metto a ridere anch'io, andiamo al bar e ridiamo.

Siamo partiti dal concetto di donna e di uomo per redigere questo progetto di legge, non guardandolo soltanto dal punto di vista numerico. È ovvio che una motivazione in più anche per dare più uguaglianza alle persone che professano questo tipo di professione facendoli pagare delle tasse per noi è una cosa giusta che va anche a migliorare il bilancio di questa Regione, ma proprio per dar contro a chi sfrutta la prostituzione, al giro di mafia che c'è attorno alla prostituzione, a queste donne e a questi uomini che sono trattati male questo progetto di legge può fare qualcosa. Il Partito Democratico non ha fatto niente.

Siccome parliamo anche tanto spesso di persone disabili, di portatori di handicap, potrebbe anche essere qualcosa che dà una mano a queste persone. La Regione Toscana, che si vede che è un po' più di sinistra rispetto alla Regione Emilia-Romagna e forse anche un po' più lungimirante, nel 2014 ha votato una risoluzione per gli assistenti sessuali che prestano il loro servizio per le persone che hanno degli handicap che vogliono vivere tranquillamente la loro sessualità.

Voi state applicando il bigottismo più becero, però capisco perché è una componente importante del vostro partito, si lega probabilmente alla vecchia Democrazia Cristiana e certe cose non si possono dire perché qui da noi c’è il Papa e così via. Invece di affrontare effettivamente la questione politica nuda e cruda sul fatto che le prostitute ci sono, che siano uomini o che siano donne, c’è una prestazione anche legata al denaro dietro al fenomeno della prostituzione che deve essere portata nel binario giusto della correttezza anche dal punto di vista fiscale, sanitario e così via. Voi non state facendo niente da questo punto di vista.

È vero che anche in Parlamento alcuni senatori e deputati del PD stanno portando avanti questo tipo di percorso e spero che lo facciano rapidamente perché ormai, per fortuna, anche questo Governo avrà fine, spero, nel 2018 e sarà fuori tempo a meno che non ci sia qualcuno che dica che non si può andare a votare – cosa che peraltro è anche molto prevedibile – e portiamo avanti questo Governo per altri cinque anni senza un'elezione democratica. Avete ancora due anni e mezzo per far vedere che qualcosa effettivamente avete fatto per questo Paese. Questo è un passo importante per cercare di portare a casa un risultato.

Chiudo dicendo che la Regione Emilia-Romagna può essere un’apripista da questo punto di vista. Se vi dà fastidio votare un progetto di legge giusto solo perché è targato Lega Nord, lo ritiriamo, presentate un progetto di legge voi, lo firma come primo firmatario Calvano o chi è il Capogruppo adesso, Caliandro. Noi siamo i primi a volerlo sottoscrivere. Se volete che diciamo che è il PD che porta a casa questo risultato, noi usciamo anche dall'Aula e vi facciamo fare la discussione purché si vada avanti e si faccia qualcosa da questo punto di vista perché è, a mio avviso, veramente di cattivo gusto anche pensare che noi portiamo avanti dei progetti di legge non pensando al fatto che esistono delle donne o degli uomini e che dietro la parola “prostituzione” o “meretrice” non ci sia invece qualcosa che può essere sofferenza e può far del male all'essere umano in quanto tale.

Se ragioniamo così, ragioniamo proprio, secondo me, nella maniera – permettetemi il termine, questa volta lo dico io – populista perché il ragionamento che avete fatto è populista nel dare a noi una responsabilità di carattere politico che pensiamo soltanto ai contribuenti e a chi va a prostitute e non alle persone che esercitano questa professione.

Noi dobbiamo portare avanti questo progetto di legge, votarlo, essere innovativi perché questa è una cosa innovativa e sarebbe la prima Regione d'Italia che va incontro a una cosa di questo tipo e punire chi sfrutta la prostituzione, andare contro chi prende le donne anche dall'est Europa, dal resto del mondo e le fa prostituire e ci guadagna facendo il magnaccia su queste persone, punire chi va illegalmente anche con persone minorenni e cose di questo tipo.

Punire vuol dire però ovviamente che fa sì che queste persone, una volta che vengono prese, rimangano in carcere e paghino, però sono concetti evidentemente troppo difficili da applicare e si va tutto a portare su una discussione che effettivamente trova il tempo che trova. Il nostro progetto è, a mio avviso, corretto anche dal punto di vista legislativo perché gli uffici legislativi della Regione ci hanno dato l'ok. Non attacchiamoci a delle piccolezze e affrontiamo il tema. Ripeto, se il PD portasse avanti una proposta di legge vera e propria, siamo i primi a votarla perché ci crediamo in quello che stiamo facendo e perché vogliamo andare incontro alle donne e agli uomini che si prostituiscono oggi illegalmente.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

La parola al consigliere Aimi.

 

AIMI: Grazie, Presidente. Solo per evidenziare un dato di fatto e cioè che la minoranza in quest'Aula conta ben poco, lo abbiamo visto non solamente nelle sedute precedenti, ma chi vi parla sono anni che vive su questi banchi e sa che nel momento in cui la maggioranza ha una determinata idea e vuole bloccare una legge, un provvedimento, un'idea lo fa e lo fa in maniera molto spesso molto forte e scriteriata.

Dall'altra parte c'è un partito di grande potere, un partito che ha un'economia alle sue spalle, che ha un'organizzazione politica capillare su tutto il territorio. In ogni Comune dell'Emilia-Romagna ci sono Segreterie che funzionano, c'è un dibattito forte all'interno, un dibattito all'interno di quel partito come abbiamo avuto quest'oggi in quest'Aula, dal quale è emersa un'emergenza – faccio un riferimento e chiederei l'attenzione di Calvano su questo – e cioè che la situazione dell'Emilia-Romagna da qualche anno a questa parte è andata lentamente degradando. Io non so se, a forza di andare in immersione a queste profondità, abbiamo già raggiunto l'abisso oppure no, non credo perché a questo non c'è mai fine, però credo che il degrado che è sotto gli occhi di tutti nelle strade, nei vicoli, nelle periferie eccetera sia degno di attenzione soprattutto da chi ha il rispetto, come diceva Foti, ma in una impostazione cristiana della persona umana che viene prima dell'uomo e della donna perché poi gli uomini e le donne li possiamo a loro volta distinguere in tante categorie e ancora sottocategorie e ancora sottocategorie.

Nell'ambito della prostituzione mi è dato di vedere perché esercito il mestiere, non quello più antico del mondo, ma mi capita nelle aule giudiziarie di affrontare processi nell'ambito della prostituzione e di vedere quelle che lo esercitano e che sono costrette a esercitarlo e invece le furbacchione, quelle che approfittano di situazioni particolari, che lo fanno a volte per piacere, per divertimento, per lucrare qualche cosa alla faccia di qualche fessacchiotto. Anche qui c'è una distinzione.

Allora di fronte a questa situazione che è molto più complessa di quanto non immaginiamo, dobbiamo dire una grande verità, che oggi la Lega ha portato in Aula un tema che è degno di attenzione. Ora, noi non abbiamo nessun potere. La minoranza, l'opposizione in Aula non ha alcun potere, non possiamo fare nulla. Allora se vogliamo appellarci a un principio comune che credo che possa unire comunque tutti, cioè quello del rispetto della persona umana, qualche cosa la possiamo fare e allora facciamo appello noi alla maggioranza e in particolare a Calvano.

Calvano, sei Segretario del Partito Democratico, il partito di maggioranza di questa Regione. I tuoi uomini e i tuoi Sindaci governano il 99 per cento dei Comuni dell'Emilia-Romagna. Il Sindaco è anche responsabile della Polizia Municipale, ma quanto ci metti ad avere un controllo sul territorio attraverso i tuoi uomini sulle attività che vengono esercitate? Quanto ci mettiamo, visto che c'è anche un'autonomia tributaria? Quanto ci mette l'Agenzia delle Entrate, una volta ricevuti i dati, a effettuare un controllo e una tassazione? Allora io faccio fatica ad accettare i rimbrotti e i rimproveri di chi accusa l'opposizione di essere attaccata al vil denaro perché così non è. C'è un problema molto più ampio, molto più grande, molto più profondo che può essere risolto. Non è solamente un problema economico e tu lo sai. È un problema di società, è un problema di lento degrado, è un problema che è talmente evidente nella società di oggi che noi davvero facciamo fatica anche a capire quali sono le origini se non interpretando i segni.

Noi oggi vediamo la fotografia di un’Italia che è ridotta in queste condizioni, aperta purtroppo a compagnie di ventura che arrivano anche dall'estero. Ormai lo sappiamo, il mercato della prostituzione non è nelle mani degli italiani, ma è nelle mani di certi farabutti che provengono senza scrupoli da organizzazioni prevalentemente dell'Est. Basterebbe leggere le intercettazioni che emergono, che sono state pubblicate, che sono agli atti di molti processi, questo sì, di come queste persone – che forse non sarebbe neanche degno chiamarli uomini – definiscono e trattano queste donne. Tutto ciò che avviene prima di metterle sulla strada, le vergognose torture, addirittura gli esempi che vengono dati, le prove che vengono fatte sulle stesse.

Mi ricordo un'intercettazione di qualche tempo fa quando si ribaltò un gommone che proveniva dall'Albania e lo scafista comunicava che erano morte alcune prostitute. Dall'altra parte dicevano: “ma che problema c'è? Queste sono delle cagne immonde, ne mandiamo delle altre, dov'è il problema?” Allora credo che se noi in quest'Aula abbiamo un senso forte di quelli che sono il rispetto, il valore della persona umana, dobbiamo mettere in campo tutto ciò che è necessario, che possiamo fare per contrastare questo fenomeno. Non passa solo attraverso la tassazione, questo è uno dei punti che può essere anche di interesse, ma noi dobbiamo intervenire in maniera più forte e abbiamo gli strumenti per farlo. Allora è inutile che giriamo intorno al problema.

Possiamo intervenire in maniera forte e decisa e io rinnovo l'appello al Segretario del Partito Democratico perché rivolga un appello a sua volta ai suoi Sindaci per un'attività di controllo perché lo sappiamo, giriamo intorno alle città e lo spettacolo è in perenne replica. Non è che noi a questo punto vogliamo fare i bacchettoni, però credo che un processo di liberazione, non di liberalizzazione, da questa autentica schiavitù e da questo mercimonio di carne umana possa e debba finire se vogliamo essere una Regione che dà esempio.

Possiamo farlo facendo una grossa distinzione ovviamente tra coloro che vengono portate qui e sono schiavizzate e coloro che invece, come dicevo prima – mi ricollego – fanno le furbacchione, come quando qualche tempo fa andai per un esame all'ospedale Estensi a Modena, pagai il mio ticket elevatissimo, pagai 317 euro per un esame del sangue, si presentò una signorina dopo di me, credo di essere stato l'unico che ha pagato il ticket quella mattina, mi ricordo anche che mi fecero per ultimo. C'era una signorina che avrà avuto 25, 26, 27 anni con un cagnolino molto piccolo, proveniva dall'Est, elegantissima, avrà avuto addosso gioielli per un centinaio di migliaia di euro, vestita in maniera agghindata, in maniera straordinaria e si presentò senza pagare il ticket perché evidentemente era in una fascia sociale che definiamo protetta e in mezzo alla protezione ci potrei aggiungere tutte le protezioni che noi conferiamo e garantiamo a tutti coloro che si trovano in situazioni di necessità e di bisogno, ma in questo caso ovviamente penso che la necessità e il bisogno non vi fosse affatto, però usufruiva dei servizi sociali a costo zero. Quindi un'attività, secondo me, di controllo su questo tipo di attività va fatta.

La strada per arrivare a una tassazione – passo alla subordinata – di serie B c’è ed è quella relativa alla sentenza che indicavo prima della Corte di Cassazione perché si può, attraverso questo sistema di soggettività tributaria passiva, pagare le tasse, senza dimenticare che comunque le tasse vengono pagate nel momento in cui c'è la tassazione indiretta. Non pagano la tassazione diretta, ma c’è il pagamento della tassazione indiretta. Queste sono le ragioni per le quali io credo che noi possiamo trovare un punto di convergenza su un contrasto forte in difesa di un principio che è quello della difesa della dignità della persona umana in tutte le sue declinazioni, lasciando stare o senza mettere al centro dell'attenzione l'aspetto tributario e fiscale che può essere pure importante, ma noi attraverso la discussione che abbiamo avuto oggi possiamo andare, secondo me, in una direzione che possa trovare una sintesi nel rispetto di questo principio e spero possa accomunare tutta l'Aula.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Aimi.

La parola al consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Grazie, Presidente. Io chiederei innanzitutto a Calvano di chiedere scusa alle donne e alle donne del PD perché nell'affermazione che ha fatto prima quando sosteneva che per andare a chiedere l'assistenza sanitaria o l'esame – faceva riferimento al Pap test – bisognava sostanzialmente autodenunciarsi e dichiarare di essere una prostituta. Non è scritto lì, io ho studiato meno di te, faccio il contadino, però ancora a capire le cose, se uno le vuol leggere e capire come stanno, le riesco a capire. Quindi presumo che anche tu o anche lei possa averle capite ma che oggi, viste le anime che avete all'interno del vostro movimento e visto che lei è il Segretario regionale di quel partito che spesso è molto diviso sulle questioni, ma che cerca di tenere insieme i pezzi deve far finta di non vedere.

Io sono convinto, Segretario Calvano, che se questa discussione fosse stata fatta con un po' più di serenità in Commissione dove anche lì ci siamo confrontati su questo tema, oggi potremmo ragionare in un'altra direzione, ragionare nella direzione di creare una legge condivisa e di diventare portavoce a livello nazionale come Regione Emilia-Romagna di una legge che anche i vostri colleghi, come diceva il relatore di maggioranza Rancan, in Senato hanno provato a portare avanti.

Quindi chiedo questo: ragioniamo sul fatto che noi non pensiamo che le prostitute siano un mero oggetto economico. Noi ragioniamo sul fatto che le prostitute sono delle donne, sono delle persone molto spesso sfruttate, ma che comunque hanno deciso in alcuni casi di fare questo tipo di professione. Io non so se le persone che ci sono sui caravan qui davanti alla Fiera sono persone che lo fanno in modo…

 

PRESIDENTE (Saliera): Scusi, Rainieri se la interrompo un secondo. Volevo solo porre un tema: se intendiamo – sono le 19 – o sospendere, finito l'intervento del consigliere, o procedere anche al voto dell'ordine del giorno e poi chiudere il Consiglio.

Rainieri può proseguire tenendo conto che, per quanto mi riguarda, vorrei concludere questo argomento ponendo al voto l'ordine del giorno in qualche minuto.

 

RAINIERI: Su questo, Presidente, se i Capigruppo decidono di votare o meno non lo so, questo starà soprattutto ai Capigruppo di maggioranza.

 

PRESIDENTE (Saliera): Altrimenti, finito il suo intervento, chiudo l'assemblea e voteremo la prossima volta.

 

RAINIERI: Pensavo di concludere in tempi brevi anche perché poi vedremo come si evolve questa discussione, però dicevo che qui fuori non è un bel vedere per una città che si definisce moderna e che vuole essere una città europea vedere che ci sono delle roulotte, dei caravan fermi in ogni parcheggio della Regione e della Fiera, una delle fiere più importanti d'Europa, e sapere che dentro si commettono un certo tipo di affari che non sono esattamente del tutto onesti.

Allora perché continuare a far finta di non vedere quello che è il problema? Perché non dare una dignità a queste persone? Perché voler continuamente nascondersi sotto la sabbia come facevano gli struzzi e continuare a negare un problema che esiste e dare la possibilità a queste persone di essere collocate nella società come persone e non come oggetto e, come spesso succede, è stato detto anche dal consigliere Calvano, sfruttate da persone che le usano per fare comunque un'attività economica?

Io ricordo che Calvano in Commissione portò un articolo di giornale di Ferrara, credo, se non ricordo male, dove fu chiusa una casa sostanzialmente di appuntamenti dove una madama, non so come si chiamano a Ferrara, gestiva questa casa dove si svolgevano questo tipo di incontri. Bene, forse questa casa se ci fosse una legge e se ci fosse una legge come noi l’abbiamo proposta o non ci sarebbe stata e quindi non ci sarebbe stato questo tipo di azione nei confronti di queste persone oppure sarebbe stata regolamentata e quindi le donne che lì lavoravano sarebbero donne controllate e quindi sia per la loro salute che per i loro clienti sarebbe sicuramente meglio avere come attività.

Quando si fanno certi tipi di discorsi bigotti bisogna anche pensare a quella che è la vera volontà di questa legge. È una legge che non va assolutamente nella direzione di voler determinare le persone semplicemente come un oggetto economico, ma vogliamo molto più seriamente rendere queste persone delle persone degne di essere in una società che le tutela e che dà loro tutto l'aiuto e tutto quello che normalmente alle persone che pagano le tasse viene o dovrebbe essere dato.

Ci chiediamo come mai da una parte si vuole ragionare sul continuare a far finta di non vedere un problema quando invece dall'altra – e lo diceva Calvano – al bar la gente è con noi. Anche il fatto di non voler votare questa legge articolo per articolo, ma semplicemente utilizzando il Regolamento e vietare la votazione si potrebbe invece ragionare e insieme, come è già stato detto da molti colleghi, emendare questa legge o anche riscriverla daccapo, ripartendo dalla Commissione, però per raggiungere l'obiettivo, quello di far sentire queste persone delle persone della civiltà e della società economico-sociale invece di farle sentire delle ombre che spuntano al calar del sole e che rientrano al crescere dell'alba.

In tutto questo si potrebbe assolutamente ragionare insieme e io sfido Calvano insieme a fare una legge a sua prima firma e a mia seconda firma per cercare di regolamentare questo lavoro che, come tutti sanno e hanno detto, è il lavoro più antico del mondo e in molti casi è un lavoro molto più pulito di altri tipi di lavori che in altre parti vengono esercitati.

Io capisco che la discussione è forte all'interno del PD, lo si vede mentre stanno discutendo animatamente e stanno cercando di trovare una soluzione per non votare contro alla nostra legge, però chiedo scusa, Presidente.

 

(interruzione del consigliere Paruolo)

 

Non so se lei sa il Regolamento. Io ho 20 minuti come lei ha avuto in altre occasioni e come tutti i suoi colleghi hanno avuto e nessuno ha mai detto nulla di tutto questo per cui io posso anche aver rotto le scatole, mi dispiace per lei, ma se non vuole, l’Aula è aperta, può uscire e se non mi vuole ascoltare, non è colpa mia se non le piace quello che dico, però ho il diritto da consigliere regionale di usare i miei 20 minuti. Io a lei non ho mai detto di smettere di parlare e basta e commentare quello che lei diceva.

 

PRESIDENTE (Saliera): Rainieri, ha ancora 10 minuti.

 

(interruzione del consigliere Paruolo)

 

RAINIERI: Alle sette no perché se lei sapesse il Regolamento, saprebbe anche che se un intervento inizia prima delle 19…

 

(interruzione del consigliere Paruolo)

 

RAINIERI: Non sto perdendo tempo io. Rimango dentro nei 20 minuti…

 

(interruzione del consigliere Paruolo)

 

RAINIERI: Immagino.

 

PRESIDENTE (Saliera): Silenzio.

 

RAINIERI: Si è messo anche al posto degli Assessori. Si è messo anche al posto dell’Assessore.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Saliera): Un attimo, silenzio. Rainieri, prosegua. Ha ancora 10 minuti se li vuole.

 

RAINIERI: Grazie, Presidente. Torno sulla discussione in oggetto. Ribadisco al consigliere Calvano che se vuole insieme possiamo scrivere una legge secondo quelle che sono state le sue richieste nell'intervento che ha fatto, in modo da poter essere insieme i primi a portare una legge regionale sulla prostituzione alla discussione della Camera e del Senato.

Abbiamo quattro anni ancora di tempo più o meno per restare insieme…

 

(interruzioni)

 

RAINIERI: E chi lo sa? Questo non lo so, questo lo deciderete voi. Invito Calvano a fare un tentativo di conciliazione e di costruzione, permettetemi il termine, di una legge che insieme ci porti a trovare una linea su quello che è un problema veramente molto grande. Non sto qui a parlare degli introiti che i Comuni potrebbero avere dai 50…

 

(interruzione del consigliere Paruolo)

 

Infatti visto che t'interessa adesso te lo dico, visto che ho ancora 10 minuti di tempo. Tu più mi provochi, più io vado avanti. Stai sereno.

Hai sbagliato. Ti parlo anche, se vuoi, del sole, delle Alpi e del mare piuttosto che smetterla di parlare, se continui così.

 

PRESIDENTE (Saliera): Rainieri, lei ha tutti i minuti che vuole, però stia sull'argomento.

 

RAINIERI: Assolutamente.

 

(interruzioni)

 

Io poi la butto in ridere, Presidente.

 

(interruzioni)

 

Infatti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Rainieri, continui il suo intervento. Chiedo agli altri il silenzio.

 

RAINIERI: A questo punto interrompo il mio intervento sapendo di fare cosa gradita a chi non sa fare politica e non sa quali sono i ruoli che tra maggioranza e opposizione si esercitano in quest'Aula e che non sa nemmeno stare al suo posto perché in Parlamento, se qualcuno si fosse seduto nei banchi del Governo e in questo caso nei bachi degli Assessori, sarebbe stato espulso dall'Aula.

Io chiudo l'intervento dicendo che semplicemente non ho mai interrotto nessuno quando facevano gli interventi, né da Presidente né da consigliere mi sono mai permesso di commentare quelli che sono stati gli interventi dei colleghi.

Mi dispiace molto di questa discussione che si è creata, ma questo dimostra quanto nel PD non ci sia la volontà di fare una discussione seria sui problemi seri della gente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Chiudiamo i nostri lavori alle 19,12. Proseguiremo nella prossima assemblea su questo argomento con gli interventi che sono in prenotazione.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 19,12

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Simona CASELLI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Il presidente della Giunta Stefano BONACCINI è assente ai sensi dell’art. 65, comma 2 del Regolamento interno.

 

Hanno comunicato inoltre di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Massimo MEZZETTI e i consiglieri Gianni BESSI, Massimiliano POMPIGNOLI e Ottavia SONCINI.

 

Ordine del giorno

 

OGGETTO 1091/1 – “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, del progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2 della Costituzione, di iniziativa dei consiglieri Rainieri, Fabbri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, recante: "Nuove norme per migliorare l'autodifesa - Modifiche all'art. 52 Codice Penale ed all'art. 35 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza". A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’EMILIA-ROMAGNA

 

Visto il progetto di proposta di legge alle Camere di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

1765 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure riguardanti l'acquisizione di dispositivi a ultrasuoni e a radiofrequenza per la coagulazione vasale e la dissezione tessutale. A firma del Consigliere: Fabbri

1766 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la gestione del servizio acquedottistico del Comune di Granaglione. A firma del Consigliere: Bignami

1767 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per assicurare un ciclo di recupero efficiente, conveniente e sostenibile dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Bertani

1768 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti gli esoneri, richiesti per motivi religiosi, dalla partecipazione a lezioni svolte nelle scuole pubbliche. A firma del Consigliere: Foti

1769 - Interrogazione a risposta scritta circa i disagi per l'utenza verificatisi a Ferrara ed a Ravenna a seguito dell'astensione dal lavoro di medici di base nel "ponte" relativo alla celebrazione dell'8 dicembre. A firma del Consigliere: Foti

1770 - Interrogazione a risposta scritta circa i controlli da attivare in relazione all'uso del colorante E153 (carbone vegetale) nei prodotti da forno e nel pane. A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Sensoli, Bertani

1771 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per contrastare e prevenire la criminalità predatoria, con particolare riferimento all'incremento dei furti sul territorio regionale. A firma del Consigliere: Pompignoli

1776 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure relative all'affidamento del trasporto pubblico locale tramite gara, con particolare riferimento al territorio piacentino. A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Molinari

 

Risoluzioni

 

1772 - Risoluzione per invitare la Giunta a perseguire ogni iniziativa utile ai fini di una positiva soluzione della crisi annunciata da Philips Saeco per salvaguardare la produzione, il lavoro e il reddito dei dipendenti nello stabilimento di Gaggio Montano. (10 12 15) A firma dei Consiglieri: Caliandro, Taruffi, Gibertoni, Fabbri, Alleva, Foti, Aimi, Bignami

1773 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad operare una valutazione, ai fini della compartecipazione alle spese sanitarie, sul reddito complessivo del nucleo familiare fiscale e anche sull’ISEE. (10 12 15) A firma dei Consiglieri: Sensoli, Piccinini, Sassi, Bertani, Gibertoni

1775 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad implementare l'opera di informazione, prevenzione e diagnosi della malattia dell'AIDS e dell'HIV, coinvolgendo inoltre la Conferenza Stato-Regioni. (10 12 15) A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Lori, Bessi, Calvano, Pruccoli, Montalti, Zoffoli, Iotti, Prodi, Tarasconi, Ravaioli, Cardinali, Serri, Marchetti Francesca, Bagnari, Poli, Zappaterra, Caliandro, Campedelli, Mumolo, Sabattini

(Comunicazione n. 21 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2015/2324 dell’11/12/2015)

 

«Ordinanza del Tribunale Ordinario di Bologna Sezione Lavoro (Pubblicazione richiesta dal consigliere Foti durante lo svolgimento dell’interpellanza ogg. 1400)

 

Accoglimento totale n. cronoI. 3267/2015 del 22/04/2015 RG n. 2577/2014

 

TRIBUNALE ORDINARIO di BOLOGNA SEZIONE LAVORO

 

ORDINANZA

 

Il Giudice Emma Cosentino,

 

a scioglimento della riserva di cui al verbale dell'udienza del 15.4.2015, nel procedimento di cui in epigrafe, nella causa ex art. 1 comma 48 Legge 28 giugno 2012 n. 92 per impugnazione di licenziamento promossa da [BE], rappresentata e difesa dagli Avv.ti Luigi Montuschi e Lucia Buccolieri, nei confronti di URBER, in persona del suo legale rappresentante, rappresentato e difeso dall'Avv. Elisa Ghetti;

rileva

 

a. con ricorso depositato in data 28.7.2014 la Sig.ra [BE] impugnava, per i motivi dettagliatamente indicati, il licenziamento disposto nei suoi confronti dalla URBER e chiedeva che il Tribunale volesse:

“In via principale di merito ... accertare e dichiarare nullo e/o annullabile e/o inefficace e/o illegittimo ex art. 1345 C.C., ed ex art. 18, 1° comma come riformulato dall'art. 1, comma 42 della L. 92/2012, nonché ex art. 15 Statuto dei Lavoratori il licenziamento datato 9 dicembre 2013 in quanto atto sorretto da motivo ritorsivo unico determinante ed illecito oltre che discriminatorio per tutte le ragioni esposte nella narrativa del presente atto.

In conseguenza di tale previo accertamento ... in applicazione dell'art. 18, l. n. 300 del 1970 come modificato dall'art. 1, comma 42 della L. 92/2012, ordinare e condannare URBER in persona del Presidente legale rappresentante pro tempore a reintegrare la dott.ssa [BE] nel posto di lavoro già occupato con la qualifica di direttore generale di URBER CCNL Dirigenti dei C. con retribuzione mensile lorda di € 6.996,38 [con riserva di optare per l'indennità sostitutiva della reintegrazione pari a 15 mensilità di retribuzione globale di fatto pari ad € 8.995,777]; … condannare - nella presente fase sommaria e/o previo ogni opportuno provvedimento e/o previo mutamento del rito, in una successiva fase a cognizione piena - la convenuta URBER ... a corrispondere a titolo di risarcimento del danno alla dott.ssa [B] una indennità pari alla retribuzione globale di fatto pari ad € 8.995,77 dal giorno del licenziamento (9 dicembre 2013) fino alla sentenza oltre al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti per lo stesso periodo; ... condannare URBER ... a corrispondere alla dott.ssa [B], a titolo di risarcimento del danno, una somma pari alle retribuzioni corrispondenti quanto meno a cinque mensilità di retribuzione globale di fatto pari ad € 40.812,20.

In via subordinata ...”

b. La URBER si costituiva ritualmente in giudizio con comparsa depositata in data 4.9.2014 e, per i motivi ampiamente esposti, concludeva chiedendo che il Tribunale volesse "accertare e dichiarare l'infondatezza delle domande tutte svolte dalla ricorrente e conseguentemente respingerle, in quanto infondate in fatto ed in diritto. Con vittoria di spese, competenze ed onorari di giudizio".

 

COLDIRETTI Alla prima udienza del 10.9.2014 prevista per la comparizione delle parti si procedeva al loro libero interrogatorio e veniva esperito il tentativo di conciliazione. Le parti chiedevano un rinvio per verificare una possibilità conciliativa.

All'udienza dell'8.10.2014 la resistente effettuava un'offerta di € 40.000,00 che la ricorrente rifiutava. Le parti depositavano note a verbale, insistendo nelle rispettive richieste istruttorie, ed il Giudice si riservava.

Con ordinanza in data 10.10.2014 questo Giudice, per i motivi indicati, ammetteva due testi di parte ricorrente (indicati su tutti i capitoli) e quattro testi di parte resistente (indicati solo su alcuni capitoli) e rinviava per l'escussione degli stessi.

All'udienza del 29.10.2014 le parti producevano fogli di deduzioni a verbale e si procedeva all'escussione dei Sigg. GT, FZ, FV, rinviandosi per l'escussione degli altri testi.

All'udienza del 26.11.2014 venivano sentiti i Sigg. RC, PN, FZ. All' esito veniva effettuato nuovamente il tentativo di conciliazione. La ricorrente chiedeva la somma di € 320.000,00 pari a due annualità (costo azienda), la resistente offriva 8 mensilità, ma chiedeva di poter riferire al direttivo per verificare a che cifra si potesse arrivare. Entrambe le parti chiedevano un breve rinvio per effettuare ulteriori verifiche e trattative conciliative.

All'udienza del 17.12.2014, non avendo le parti raggiunto un accordo, il Giudice effettuava la proposta conciliativa di 19 mensilità. Le parti si riservavano di fornire una risposta e chiedevano rinvio della causa per discussione con note. Questo Giudice disponeva in conformità.

Le note venivano depositate e all'udienza dell'11.2.2015 parte resistente accettava la proposta del Giudice di 19 mensilità, tenendo conto della retribuzione lorda di € 8.995,77.

Parte ricorrente dichiarava di accettare la proposta a condizione che il calcolo venisse effettuato secondo il costo azienda ovvero € 253.000,00, e vi fosse un contributo spese. La resistente si dichiarava disponibile per un contributo spese, ma non per il resto.

Non potendosi pertanto pervenire ad un accordo entrambe le parti chiedevano ulteriore rinvio per depositare note di replica e controreplica, che veniva concesso nell' auspicata dichiarata finalità conciliativa.

Le note venivano depositate ed all'udienza del 18.3.2015 ancora una volta le parti chiedevano un rinvio poiché sembrava che si potesse finalmente giungere ad un accordo.

La ricorrente dichiarava che a fronte della offerta della resistente di € 170.919,63 per 19 mensilità ed alla sua richiesta di € 253.000,00, sempre per le stesse 19 mensilità (tenendo conto oltre che della retribuzione lorda di circa € 9.000,00 anche dei costi aziendali per previdenza e sanitari), avrebbe accettato la cifra mediana di € 212.000,00. Il difensore del resistente, legittimamente assente, chiedeva un rinvio avendo bisogno di conferire con il proprio assistito.

Il rinvio veniva concesso ma le parti non trovavano un accordo e, finalmente, all'udienza del 15.4.2015 discutevano oralmente la causa e questo Giudice riservava la decisione;

ritiene

 

1. le osservazioni e deduzioni della ricorrente relativamente al licenziamento quale atto sorretto da motivo ritorsivo ed illecito, per la strategia di COLDIRETTI di occupare tutti gli incarichi di rilievo nel settore della Bonifica e/o per ritorsione nei confronti della condotta della dott. [B] e/o, in ogni caso, per discriminazione evidente della stessa, sia pure alla luce della attuale cognizione sommaria, sembrano sostanzialmente e in massima parte corrette, condivisibili e dimostrate, laddove le opposte considerazioni e produzioni della resistente non appaiono idonee a dimostrare la legittimità del licenziamento.

Si nota incidentalmente che non sembra un caso che la società resistente abbia mostrato seria volontà conciliativa e che solo la, se pur legittima, forte ostinazione della ricorrente (che in realtà ha dimostrato di non avere volontà conciliativa, pretendendo di ottenere il massimo o, comunque, ancora di più, a livello economico, delle 19 mensilità (lorde) proposte ed accettate dalla resistente), ha precluso la conciliazione.

2. la resistente non ha fornito prova di quanto assunto.

 

Nota correttamente la ricorrente, che riporta anche giurisprudenza sul punto, che: -

“Quanto al contenuto dell’onere probatorio gravante in capo a chi deduce di aver subìto una discriminazione basti ricordare l'importanza del D. Lgs. 215/2003, decreto emanato sulla base delle direttive comunitarie 2000/43 CE e 2000/78 CE”; - il “testo originario dell'art. 4, comma 3, D. Lgs. 215/2003 è stato in tal senso modificato dalla L. 101/2008 e nel testo vigente prevede che: “ ... quando il ricorrente fornisce elementi di fatto desunti anche da dati di carattere statistico, idonei a fondare, in termini precisi e concordanti, la presunzione dell' esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori, spetta al convenuto, l'onere di provare l'insussistenza della discriminazione ...”, - “D'altra parte URBER non ha in alcun modo assolto il proprio onere probatorio, né per quel che riguarda la motivazione oggettiva dedotta nella lettera di licenziamento, che è risultata inesistente ... al pari del tentativo (mai effettivamente svolto) di ricollocare l'odierna ricorrente in altre mansioni al fine di evitarne il licenziamento ... ; tanto meno ha provato l'insussistenza della discriminazione dedotta da parte ricorrente ovvero che il licenziamento 9 dicembre 2013 si fondava su un requisito essenziale allo svolgimento dell'attività lavorativa”.

3. Viceversa, pur se non vi è prova documentale certa di quanto addotto e preteso dalla ricorrente, si ravvisa una serie nutrita di elementi indiziari e/o di sospetto, più o meno significativi e di presunzioni gravi e concordanti (cfr. nutrita giurisprudenza indicata dalla ricorrente sul punto), che inducono a ritenere ragionevolmente accertata la situazione prospettata.

Ed infatti, più in particolare e con la indispensabile sintesi (rispetto alle centinaia di pagine redatte dalle parti per ricorso, memoria e note):

*il rinvio della riunione del Comitato direttivo del 28.11.2013 per l'approvazione del bilancio preventivo URBER sembrava o poteva effettivamente rispondere all'esigenza che il Sig. Z di COLDIRETTI, assente, potesse essere presente alla riunione successiva del 9.12.2013 in cui si sarebbe messo ai voti il licenziamento della dott. [B] e che fossero invece assenti il Sig. A. ed il Sig. B., non di COLDIRETTI.

È probabilmente in parte esatto quello che evidenzia sul punto la resistente e cioè che “ ... ogni asserita concertata volontà di licenziamento della ricorrente, se sussistente (ma non lo era), si sarebbe potuta ugualmente realizzare nella riunione del 28 novembre ... la deliberazione di recesso sarebbe comunque stata adottata a maggioranza”, ma il problema avrebbe potuto essere proprio anche questo, la adozione di una delibera “a maggioranza”, atteso che, come hanno dichiarato tutti i testi sentiti sul punto, le delibere venivano prese di regola all’unanimità.

* in occasione della votazione vi è stata l'opposizione esclusivamente del Dott. T., per ragioni di metodo, in quanto non si è parlato del merito. Detta opposizione tuttavia non è priva di significato, anche per i motivi della stessa (non essendosene parlato con l'interessata) che dimostrano, tra l'altro, che non si era nemmeno valutata una qualche alternativa al licenziamento;

* la motivazione del licenziamento sembra fittizia e non si è attuato il prospettato riassetto organizzativo (doc. 20 fasc. ricorrente). Le addotte difficoltà finanziarie non sussistono o non risultano provate, i bilanci appaiono positivi (doc. da 23 a 26 fasc. ricorrente), tanto che nel bilancio 2013 risultano investite somme per lo svolgimento di iniziative straordinarie e in CPT. Anche i C. di riferimento non appaiono in difficoltà finanziarie (doc. 27 e 28 fasc. ricorrente).

Più in particolare sul punto si rinvia alle deduzioni della ricorrente.

 

Si concorda ad esempio sul fatto che: - la “riduzione annuale delle entrate dell'associazione, riduzione che era stata da URBER deliberata all'unanimità ... non è in alcun modo valorizzabile a riprova della veridicità dell'esigenza di contenimento dei costi”, atteso che “non era il frutto di mancati introiti correlati ad un'ipotetica contrazione del mercato, ma della volontà di URBER di ridurre le quote associative”, per cui semmai “Tale circ.nza rileva in senso contrario, comprovando il fatto che URBER si è artatamente precostituita una causa oggettiva (un'ipotetica ed indimostrata difficoltà finanziaria) alla quale ha ancorato il licenziamento della dr.ssa [B]”, ove non si sia “trattato di un'operazione economica di bilancio controllata da COLDIRETTI la quale ha sempre mirato al depotenziamento di URBER”; - la verifica andrebbe fatta sugli ““avanzi” di gestione e del patrimonio netto”; - il raffronto era stato effettuato dalla resistente su “dati non omogenei”; - “nell'esercizio finanziario del 2010 la Regione Emilia Romagna aveva finanziato il progetto d'introduzione di una nuova contabilità nei Consorzi di bonifica”, così spiegandosi “La variazione positiva in termini di entrate registrata nel bilancio 2010 di URBER … pari ad € 353.600,00”, - “solo una delibera di aumento in corso d'anno delle quote associative ordinarie avrebbe potuto essere spia dell'esistenza di una difficoltà finanziaria di URBER non risanabile con le entrate ordinarie già stanziate ma ricorrendo per l'appunto ad un aumento delle quote associative piuttosto che ad una riduzione dei costi. Ma questo non si è mai verificato perché URBER (al pari del c.d. Settore di riferimento: i Consorzi di Bonifica) non ha mai versato in condizioni di difficoltà finanziaria tant'è che tutti i bilanci hanno fatto registrare degli avanzi di gestione”; - “I C. associati godono di ottima salute, tant'è che hanno sempre assicurato l'ordinario svolgimento delle attività di URBER attraverso il regolare versamento dei contributi associativi ordinari”, “D’altra parte il dimezzamento del numero dei Consorzi ... richiamato da controparte a giustificazione della dedotta crisi del settore di riferimento, aveva inteso rafforzare il sistema e di certo non a metterlo in crisi. Forse ha prodotto il dimezzamento delle poltrone ma non certo delle entrate determinate (come si è scritto nel ricorso) dal numero dei contribuenti: i contribuenti non sono stati dimezzati e peraltro i contributi di bonifica non sono diminuiti!”

E va da ultimo sottolineato che effettivamente “Nessuno dei dati di cui alla tabella 28 è stato contestato specificatamente”.

* l'incarico di direttore generale URBER, al posto della [B], è stato sostanzialmente ricoperto dal dott. L., di COLDIRETTI, qualificato formalmente come coordinatore, come risulta persino graficamente dall'organigramma URBER (doc. 19 e 22 fasc. ricorrente). Le funzioni di direttore generale erano state prima occasionalmente esercitate dai vari dirigenti del consorzio, in particolare dal D., all'uopo ringraziato con un regalo.

È esatto che L. non è stato inserito nei gruppi di lavoro della Commissione prevista dalla L. 7/2012 per l'elaborazione dei piani classifica al posto della [B], ma ciò, diversamente da quanto sostenuto dalla resistente, non rileva a dimostrazione del fatto che il “L. non è stato assunto per sostituire la dr.ssa [B]”, atteso che risulta che le “linee guida” per l'elaborazione dei piani classifica sono state approvate dalla Giunta il 26.3.2014 mentre L. è stato assunto successivamente, il 5 giugno 2014. Nota la resistente che “la dr.ssa [B] percepiva una retribuzione annua lorda pari ad € 107.949,32, mentre la retribuzione annua del dr. L., è pari a € 54.813,22, ovvero la metà”. Ma il L., secondo quanto dichiarato dal T., lavorava part-time (e, in ogni caso, anche alla luce della documentazione prodotta, certamente molto meno della [B]). Inoltre, trattandosi di un pensionato, poteva accettare un incarico meno retribuito. Appare anomalo anche che sia stato assunto appunto un pensionato quale coordinatore, funzione non prevista nello Statuto, e che questi rilasci interviste al TG Regionale (Rai 3), ad esempio il 2.2.2015 esprimendosi sostanzialmente quale organo di rappresentanza del sistema delle bonifiche (cfr. Doc. 41, fasc. ricorrente).

Tra l'altro, prima del licenziamento e per evitare lo stesso, avrebbe potuto essere offerto lo stesso lavoro alla [B], la qual cosa non è avvenuta.

* lo Statuto URBER non prevede la figura del coordinatore e, viceversa, prevede all'art. 18 la figura del Direttore. Lo Statuto, a distanza di un anno e 4 mesi dal licenziamento della URBER non risulta modificato;

* anche il Direttore Generale del ... di V. Sig. R, è stato licenziato e sostituito dal Sig. M. di COLDIRETTI (doc. 30 fas. ricorrente), salvo poi conciliare la causa con lo stesso con un versamento di circa € 100.000,00, come dallo stesso dichiarato;

* anche nel ... Centrale è stata incentivata l'uscita del Direttore Generale ed è stato nominato il dr. Z. di COLDIRETTI;

* in precedenza non era stato rinnovato il contratto con un giornalista, il dott. G. per asserite esigenze di riduzione delle spese (doc. 25 fasc. ricorrente), ma vi era stata poi la sostituzione con altro giornalista, A., gradito a COLDIRETTI in quanto presentato da S. di COLDIRETTI.

Nessuno ha contestato, e sembra anzi accertata, la professionalità dello stesso (dichiarazioni T.), ma, nel contesto generale, la situazione conferma il quadro indiziario esposto dalla ricorrente, poiché sembra evidente che l'esigenza di ridurre le spese fosse strumentale alla sostituzione del precedente giornalista con un altro di parte gradito;

* la lettera di licenziamento della Dott. [B] non è stata redatta su carta intestata URBER ma su un foglio bianco utilizzando all'apparenza un modello prestampato usato per i licenziamenti COLDIRETTI, come risulta dal raffronto con una lettera di licenziamento COLDIRETTI (cfr. doCOLDIRETTI 20 e 33 fasCOLDIRETTI ricorrente).

Sul punto nota correttamente la resistente che “E’ ben ragionevole che nella predisposizione della comunicazione del recesso il dott. P. abbia tratto spunti da missive analoghe afferenti alla sua esperienza e alla sua conoscenza: anche un legale talora chiede ad un collega un facsimile di un atto, ma, per favore, questo non vuol certo dire che sia il collega l'ispiratore della vertenza”. Ed infatti se questo fosse stato l'unico elemento indicato dalla ricorrente, o ve ne fossero stati pochi altri insieme a questo, sarebbe stato risibile e la domanda non sarebbe stata accolta. Si tratta di un modestissimo tassello, ma la quantità degli elementi indiziari e, soprattutto, la qualità di alcuni di essi convince della fondatezza della domanda.

* la...dott. [B], come risulta dalle dichiarazioni testimoniali di [C] e T. e [Z], evidenziò ai funzionari della Regione alcune possibili irregolarità del Consorzio di Bonifica di Piacenza, presieduto da Z., di COLDIRETTI e, come si evince dalle stesse dichiarazioni, avrebbe segnalato qualunque altra irregolarità avesse rilevato. In particolare segnalò:

a. il preventivato contributo di finanziamento di opere private, che aveva portato ad ipotizzare il commissariamento del Consorzio (doc. 33 bis, 33 ter, 34, 34 bis, 34 ter fasc. ricorrente e dichiarazioni testimoniali);

b. l’illegittimo aumento dei contributi minimi (doc. 35 fasc. Ricorrente e dichiarazioni testi);

* Una ulteriore irregolarità era stata commessa dal Consorzio di Bonifica di Piacenza ovvero l'avere organizzato un evento per l'inaugurazione “Agazzano Battibò”, la cui spesa di € 48.000,00 è stata incongruamente definita tra le spese generali dell’intervento finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e forestali.

La ricorrente adduce tale circ.nza per dimostrare un ulteriore elemento in relazione alla volontà ritorsiva di Z. nei suoi confronti, sostenendo che, anche se Lei non c'entrava niente, Z. aveva ritenuto che fosse stata Lei a supportare l'iniziativa del Consigliere [C] che aveva svolto una interrogazione alla Giunta Regionale sul fatto, destando clamore.

In realtà, su questo specifico episodio, pur non potendosi escludere il fatto, non sembra vi fosse o potesse essere alcuna prova e, in ogni caso, non viene fornito alcun elemento di prova idoneo a sostenere che Z. addebitasse il fatto alla [B] e perciò ce la avesse con Lei anche per tale motivo. L'episodio sembra riportato in ricorso in maniera strumentale, per screditare Z. Ma non si tratta di una scorrettezza da parte della ricorrente in quanto l'episodio appare oggettivamente rilevante nella vicenda. In una situazione del genere, posto che il fatto oggettivo corrisponde al vero, l'evidenziazione della vicenda appare lecita ed utile, perché se Z. ha commesso, dolosamente o per negligenza, varie documentate irregolarità e possibili scorrettezze, tra cui quella da ultimo esposta, è evidente che può avere commesso una irregolarità o scorrettezza anche nei confronti della [B], e che poteva avere interesse a che la [B], particolarmente ligia nel rispetto delle regole e nelle segnalazioni delle violazioni delle stesse, venisse allontanata.

* Simili considerazioni possono essere effettuate in relazione a quanto riferito in ricorso sul Sig. Z per la vicenda legata al dott. [b] (doc. 37 fasc. ricorrente), comunque di scarso rilievo. Non sembra che il fatto possa dimostrare quanto sostenuto dalla ricorrente, né alcuna prova è stata fornita in tale senso, e cioè che Z fosse convinto che la [B], senza riferirgli nulla, avesse caldeggiato l'iniziativa volta alla modifica dello statuto URBER che aveva consentito al dott. [b] di preservare la Presidenza ambita invece da Z. Tuttavia la vicenda può essere utile a meglio inquadrare il contesto generale ed i protagonisti della vicenda.

* Parimenti scarso rilievo sembra potere avere avuto la circ.nza che la [B] abbia appoggiato la candidatura di P. e non invece di Z alla Presidenza e non abbia appoggiato quella di [T] quale direttore del Consorzio;

* poco significativa appare anche la circ.nza che la sede URBER sia stata trasferita presso la sede CER (doc. 32 fasc. ricorrente), atteso che il trasferimento ha avuto un risvolto economico positivo e, conseguentemente, appare giustificato dallo stesso;

* le riunioni URBER erano di regola precedute da incontri (che, sebbene oggettivamente inopportuni, per Z., costituivano “attività normale d'incontro) tra Z., S., Z, V. e P. presso la COLDIRETTI regionale.

* la vicenda relativa alla estromissione della [B] dalla Commissione per la redazione dei ..., il cui inserimento era proposto da P. ed auspicato da T., implicitamente e poi esplicitamente richiesta da Z, sembra avere invece particolare rilievo ed essere sintomatica atteso che, come aveva evidenziato T., la neutralità della dr.ssa [B] sarebbe solo potuta andare a vantaggio di tutti i consorzi affiliati ad URBER.

* Un ulteriore elemento indiziario particolarmente incisivo, forse illuminante, si ricava poi dalle dichiarazioni di Z..

Nota la ricorrente in suo favore: “La questione del personale va affrontata a partire dal Direttore ...” aveva dichiarato Z. alla riunione del 9 dicembre 2013 con toni quanto mai perentori (doc. 6 di parte convenuta)!”.

Nota la resistente: “Peraltro, l'affermazione di Z. per cui “la questione del personale va affrontata a partire dal direttore. L'approccio alla razionalizzazione passa innanzi tutto da lì” non è minimamente discriminatoria, è solo una ragionevole considerazione sulla insostenibilità di un costo di un d.g. che da sola assorbe 1/3 delle entrate dell'ente!”

La stessa frase viene, come spesso accade, letta in maniera differente. Ma l'interpretazione corretta è sicuramente quella fornita dalla [B].

In linea generale ha certamente ragione la resistente quando assume che “non può passare il concetto per cui chi non la pensa come me e non asseconda i miei desiderata è un nemico che fa rappresaglie e ritorsioni (inesistenti) verso un asserito paladino della verità e della giustizia; semplicemente esprime un'opinione differente e nel caso specifico, più che ragionevole”, tuttavia nella fattispecie in esame la [B] è stata licenziata (e, come riferisce T., non ci sono precedenti di licenziamenti in URBER) ed è oggettivamente quantomeno inconsueto, nel contesto in questione, che si sia cominciato (e finito) con il Direttore Generale, appunto come preteso dallo Z., addirittura senza neanche parlarne con l'interessata.

Se fosse risultato che Z. era un paladino della legalità e del rispetto delle regole, uno strenuo avversario degli sprechi, si sarebbe potuto credere alla veridicità della dichiarata intenzione di razionalizzazione, si sarebbe potuta escludere qualunque riserva mentale o intento ritorsivo. Nel momento in cui risulta accertata da parte di Z. quanto meno una notevole disinvoltura nella applicazione delle regole, se non una tendenza alla loro violazione, con possibile spreco di denaro pubblico, è evidente che il desiderio di affrontare la questione del personale “a partire dal Direttore”, così pedantemente attento alle regole e non manipolabile, assume un significato diverso.

* non è stata verificata o proposta alcuna alternativa alla dott. [B], ad esempio l'effettuazione di un part-time o l'incarico di direttore generale presso il ... di B., vacante (doc. 29 fasc. ricorrente) o di direttore amministrativo del ..., pure vacante. In questa situazione, soprattutto a fronte della assenza di effettivi interessi organizzativi e problemi economici, indizio fortissimo per riscontrare l'asserita illiceità del motivo di licenziamento, esso appare effettivamente ritorsivo e discriminatorio e quindi nullo.

Nota la resistente che “la premessa per cui URBER è un'associazione di consorzi e non gruppo di imprese è stata fatta solo per rispondere all'eccezione di controparte che domandava perché non si era pensato di offrire alla dott.ssa [B] il neo vacante incarico di Direttore Generale presso il .... Risposta: perché si tratta di altra azienda (è come se il ripescaggio di un collaboratore licenziato da Unindustria Emilia-Romagna fosse richiesto a tutte le imprese associate). Le era stata in precedenza offerta, peraltro in assenza di obbligo, la posizione di direttore amministrativo C ... , sia da parte del dott. M ... che dal dott. P., ma la ricorrente declinava in ragione della sua posizione superiore di direttore generale".

Senonché l'offerta della posizione di direttore amministrativo C, peraltro contraddittoria rispetto alle suddette dichiarazioni, non è stato provato e non risulta che sia stata effettuata. Di certo non l’ha effettuata il T. che ha dichiarato di averlo suggerito al P., ma di non averne parlato con la [B].

Infine, come nota la ricorrente, nella missiva di licenziamento si fa riferimento anche alla crisi del settore di riferimento: “L'esame delle condizioni finanziarie del c.d. settore di riferimento (non specificatamente contestato da controparte) è stato effettuato da parte ricorrente avendo URBER elevato a concausa del recesso dal rapporto di lavoro con la dr.ssa [B], la c.d. “crisi del settore di riferimento” (cfr. Doc. n. 20, lettera di licenziamento). È sempre questa la ragione per la quale URBER era tenuta a fornire in giudizio la prova della sussistenza delle invocate “difficoltà finanziarie” interne e del c.d. settore di riferimento”.

4. L'istruttoria orale è stata favorevole alla prospettazione dei fatti fornita dalla ricorrente. E sembra effettivamente confermare, come preteso dalla ricorrente, che “la dr.ssa [B] è stata licenziata da URBER perché considerata d'intralcio al perseguimento degli interessi che premevano al soggetto (la .......................... Emilia Romagna) al quale va dunque attribuita sia la decisione finale del suo licenziamento, sia (persino!) la stesura materiale della lettera di licenziamento”:

- Il teste R., Direttore Generale del ...................... fino ad ottobre del 2013, oltre ad avere sostanzialmente confermato la maggior parte dei capitoli di prova di parte ricorrente, ha evidenziato tra l'altro e in particolare che: - “nel 2009 c'è stato il riordino dei .......... voluto dalla Regione e, a seguito di elezioni, la COLDIRETTI (i suoi rappresentanti) ha assunto una funzione prioritaria, avendo “conquistato” vari ........”, - di ciò ha “subito direttamente le conseguenze”, come il “collega ...... di Reggio Emilia”, -

“Le iniziative nocive sono state ad esempio: - quella relativa al tentativo del COLDIRETTI (parlo di Piacenza dove ero io) di sostituirsi al privato nel pagamento del 30% riguardante il piano di sviluppo rurale e l'utilizzo dei fondi europei che passano attraverso la Regione (70%) quale beneficio per le aziende agricole. Io ne parlai con la ricorrente ed eravamo contrari; - quello riguardante i minimi di contribuenza che passarono da 14 a 18 senza giustificazione (parlo sempre di Piacenza); ne parlai con la ricorrente ed eravamo contrari ma la delibera è stata effettuata. Ci sono state due interrogazioni del consigliere C. sul punto”, - effettivamente in Regione “Nell’incontro lo ........ comunicò la prossima apertura della procedura di commissariamento del ........ di Piacenza che non venne poi adottata”, - “il mio licenziamento avvenne per la rottura del rapporto di fiducia a causa anche della mia contrarietà alla delibera in questione”, - “ho ragionevolmente desunto dai discorsi effettuati ... che Z. ritenesse me e la [B] responsabili”, “... Il Bilancio e lo Statuto sarebbero stati bocciati se non fossero state ritirate le delibere da noi contrastate, e, dopo il ritiro, sono stati approvati. Le delibere erano del ........... di Piacenza (Z.). Da questo desumo quanto detto”, - “... posso dire di non avere mai sentito apprezzamenti positivi da parte di Z. sulla [B] ... “,

- “... Con Z. vi erano, dal 2009 in poi ... quasi quotidiani problemi da affrontare perché le regole non erano da lui molto conosciute o gradite. Con la [B] ci siamo confrontati in continuazione dicendoci che avremmo dovuto tenere duro, anche a costo di diventare antipatici o scomodi perché alcune cose non si potevano fare e si dovevano rispettare le regole”.

- Il teste H. nato a Bologna il ...... , funzionario della Regione Emilia Romagna, ha dichiarato che non ha mai incontrato in Regione il L., diversamente dalla [B], ma che ha “avuto con lui un paio di rapporti all'URBER di recente, quando non c’era più la [B]”, ha confermato la vicenda del possibile commissariamento del ........ di Piacenza: “con la [B] e con G. ... si ventilò, in relazione alla vicenda di cui alla delibera citata (doc. 33), trattandosi di situazione contro le norme, la possibilità di commissariamento del ......... di Piacenza, cosa che non sarebbe certo toccato a me disporre, ma che avevo onere eventualmente di segnalare. La situazione venne risolta in quanto, previa anche mia sollecitazione, la Regione scrisse una lettera intimando la modifica della situazione, che avvenne”, ha confermato la “vicenda dell'aumento dei contributi minimi da 14 a 18”, ha precisato di aver “parlato con l'Assessore ....... della possibilità o ipotesi di commissariamento del ........... come doveroso da parte mia in quella situazione”.

- Il teste T., Presidente del .......... associato ad URBER, oltre ad avere sostanzialmente confermato la maggior parte dei capitoli di prova indicati dalla ricorrente, ha addotto, tra l'altro, in particolare che: - “Il discorso relativo al licenziamento della [B] è venuto fuori durante la riunione del 9.12.2013. Non era all'ordine del giorno ... Non vi è mai stato un licenziamento, quindi non posso riferire su eventuali precedenti in tal senso. Subito prima che si affrontasse l'argomento, peraltro in tal modo facendoci capire di cosa si trattava e subito dopo esternandocelo, il P. chiese alla [B] di allontanarsi senza fornirle alcuna spiegazione”, - “Ricordo che A. non era presente alla riunione del 9.12.2013, ma non ricordo se abbia preannunciato la sua assenza. Ricordo che ...... disse che lui sarebbe stato a Roma”, - “... Non si è parlato o valutato il merito. Ho evidenziato questioni di metodo, ritenendo inopportuno sempre, a maggior ragione nei confronti di un dirigente con molti anni di anzianità, un licenziamento senza alcuna discussione con l'interessato, senza dialogo”, - “il L. è stato nominato coordinatore e, almeno sulla carta, ha funzioni diverse, non è chiamato a fare le stesse cose ... So che era Direttore della COLDIRETTI di ... So che L. lavora par time e che prende meno di remunerazione e nella nostra delibera gli abbiamo affidato non tutte ma solo alcune delle funzioni del direttore generale, ma nei fatti la situazione potrebbe essere leggermente diversa. Non so dire se nei fatti svolga anche altre funzioni. Di certo attualmente, come mi viene richiesto, non ubbidiamo al dettato statutario”, - “La [B] era nota per essere terza”, - “... Z. è sempre stato critico sull' operato e le modalità dell’operato della [B]. Non sono in grado di raccontare episodi specifici, ma ricordo che in sede di CdA ha espresso varie critiche, specie nell'ultimo periodo”.

Va incidentalmente sottolineato che la lettura che fornisce la resistente ad alcune dichiarazioni del teste T. è errata. Assume la resistente “Peraltro, contrariamente agli asseriti previ accordi in COLDIRETTI, il teste di controparte T. non trovava nulla di strano nel fatto che “... il discorso del licenziamento è venuto fuori durante la riunione ...”, laddove puntualizza che “la condotta non mi parve strana” essendo ragionevole, quanto meno per motivi di riservatezza, porre all’ordine del giorno la voce “Questioni relative al personale”.

La circostanza non è rilevante, ma va tuttavia precisato che il teste T. ha dichiarato testualmente di non trovare “strana” la “condotta” di P. limitatamente al fatto di avere chiesto alla [B] di uscire dalla stanza.

- La teste ....... impiegata presso URBER, pur non potendosi ritenere che abbia mentito, non sembra attendibile, bensì di parte, per avere evidenziato alcune circostanze anomale senza essere stata richiesta oppure per il tono e le modalità della dichiarazione. In ogni caso la teste non ha fornito elementi importanti:

“So, per averlo appreso da altri, che il L. è laureato in Scienze Agrarie. La Dott. [B] è laureata in giurisprudenza, come ho verificato avendo accesso alla sua cartella. È evidente che hanno una professionalità diversa”.

“La Dott. [B], per il suo ruolo istituzionale, si assentava in alcune occasioni che credo di poter quantificare in 2 o 3 volte al mese, o di più a seconda dei periodi o delle esigenze e richieste, per andare in Regione. L. era più stanziale”.

“Credo che la figura del direttore Generale sia stata eliminata, se non sbaglio, mi pare me lo abbia riferito il dott. P.. Di fatto non abbiamo alcun direttore generale. Abbiamo un coordinatore tecnico che è il dott. L.”.

“Le funzioni della [B], dopo il suo licenziamento, sono state svolte dal dott. P., con il quale io, per ragioni di lavoro, ho contatti abbastanza spesso”. Salvo precisare che “abbastanza spesso” significava “circa una volta la settimana” e che si riferiva esclusivamente al suo lavoro, “io prima mi rapportavo per il mio lavoro (comunicazione, progetti di comunicazione) alla [B] ed ora invece lo faccio con il P., pertanto quando ho detto che le funzioni della [B] sono ora svolte dal P. mi riferivo esclusivamente a me ed al detto rapporto. Non so dare altre indicazioni sul resto”.

“La stanza che prima era utilizzata dalla Dott. [B] attualmente è utilizzata dal L. in maniera permanente. La usa talora anche per delle riunioni e in qualche occasione, su mia richiesta o di altri colleghi, ce la ha prestata per permetterci di confrontarci congiuntamente”.

- Il teste Z., Vicepresidente URBER e Presidente di ........, abbastanza sospetto in quanto addotto quale mandante del licenziamento, non ha riferito circ.nze di rilievo. Dalle sue dichiarazioni risulta che: “... Non mi pare siano mai stati fatti bilanci in perdita”, - “Il L. era in pensione, aveva fatto una esperienza in COLDIRETTI".

- Il teste F, Presidente del .........., socio URBER ha dichiarato che, dopo aver “sospeso il pagamento” dei contributi per un anno forse nel 2011, “non condividendo l'impostazione”, “poi abbiamo provveduto a sanare versando quanto indicato”, che ai piani di classifica al posto della [B] c'è il T., che “Per quanto posso dire io il L. svolge un ruolo tecnico, è un agronomo”.

5. Segue, trattandosi di licenziamento nullo, determinato da motivo illecito determinante, ritorsivo e discriminatorio, anche alla luce della nutrita giurisprudenza indicata dalla ricorrente, l'applicazione dell'art. 18, 1° comma Statuto dei Lavoratori con ordine di reintegrazione della dott.ssa [BE] nel posto di lavoro già occupato con la qualifica di Direttore generale di URBER, CCNL Dirigenti dei ..........., con retribuzione mensile lorda di € 6.996,38 e condanna al pagamento in Suo favore, a titolo di risarcimento del danno, della indennità massima prevista pari a dodici mensilità (essendo passato più di un anno dal licenziamento), commisurata alla retribuzione globale di fatto, pari ad € 8.995,77, oltre al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, dedotto quanto percepito nel periodo per lo svolgimento di altre dichiarate attività lavorative.

6. le spese del giudizio, come in dispositivo liquidate, tenuto conto della complessità e difficoltà della causa e della attività svolta, seguono la soccombenza ai sensi dell’art. 91 C.P.C.,

 

P.Q.M.

 

Il Giudice del Tribunale di Bologna in funzione di Giudice del Lavoro, provvedendo con ordinanza ex art. 1, comma 49, L. 92/12, così provvede:

- ordina, per i motivi di cui in narrativa, alla società resistente URBER la reintegrazione di [BE] nel posto di lavoro, quale Direttore Generale URBER, condanna la resistente al pagamento dell'indennità risarcitoria di dodici mensilità commisurate all'ultima retribuzione globale di fatto, pari ad € 8.995,77, dedotto quanto percepito nel periodo per lo svolgimento di altre attività lavorative, oltre al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali maggiorati degli interessi nella misura legale;

- condanna la resistente al pagamento in favore della ricorrente delle spese del giudizio che liquida in complessive € 9.000,00 per compensi, oltre il 15% per spese forfettarie, I.V.A. e C.A.P..

Manda alla cancelleria per le comunicazioni di competenza.

Bologna, 22.4.2015.

Il Giudice

Emma Cosentino»

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

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