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64.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 1 MARZO 2016

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 2252

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'ampliamento dei compiti dei medici in servizio di continuità assistenziale, consentendo agli stessi la prescrizione di farmaci anche in condizioni di non urgenza e senza obbligo di visita domiciliare. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

BIGNAMI (FI)

VENTURI, assessore

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 2253

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la normativa riguardante lo stoccaggio di gas in territori instabili dal punto di vista sismico, con particolare riferimento al territorio di Rivara di San Felice sul Panaro (MO). A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

GIBERTONI (M5S)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

GIBERTONI (M5S)

 

OGGETTO 2254

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione riguardante i campi nomadi, i relativi contributi regionali e la destinazione degli stessi a favore dei cittadini italiani indigenti. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

GUALMINI, vicepresidente della Giunta

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 2251

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'attivazione del tavolo regionale con i responsabili degli uffici stranieri delle Questure ed i delegati delle Prefetture sulle questioni riguardanti l'immigrazione, l'accoglienza e la cittadinanza.               A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

ALLEVA (Altra ER)

GUALMINI, vicepresidente della Giunta

ALLEVA (Altra ER)

 

OGGETTO 2250

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la tutela dei lavoratori della Demm di Porretta, con particolare riferimento alla liquidazione della cassa integrazione ed alla situazione del Gruppo Paritel. A firma del Consigliere: Taruffi e Torri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

TARUFFI (SEL)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

TARUFFI (SEL)

 

OGGETTO 2244

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’iniziativa del Comune di Parma denominata “Menu Interculturali a Scuola”, anche in relazione alla L.R. n. 29/2002, ad oggetto “Norme per l’orientamento alimentare e la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva”. A firma del Consigliere: Rainieri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

RAINIERI (LN)

CASELLI, assessore

RAINIERI (LN)

 

Sull’ordine dei lavori

(Risoluzione oggetto 1451 - Ritiro)

(Risoluzione oggetto 1634 - Iscrizione all’ordine del giorno)

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Saliera)

 

OGGETTO 1854

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Norme regionali in materia di organizzazione degli esercizi farmaceutici» (27)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione ed esame articolato)

PRESIDENTE (Saliera)

PARUOLO, relatore della Commissione

DELMONTE, relatore di minoranza

FOTI (FdI)

CARDINALI (PD)

VENTURI, assessore

BIGNAMI (FI)

PARUOLO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

SENSOLI (M5S)

FOTI (FdI)

PARUOLO (PD)

FOTI (FdI)

DELMONTE (LN)

FOTI (FdI)

PARUOLO (PD)

PARUOLO (PD)

FOTI (FdI)

SENSOLI (M5S)

PARUOLO (PD)

SENSOLI (M5S)

PARUOLO (PD)

DELMONTE (LN)

FOTI (FdI)

PARUOLO (PD)

DELMONTE (LN)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 1854

Gli emendamenti all’oggetto 1854 sono pubblicati in allegato al resoconto integrale della seduta pomeridiana dell’1 marzo 2016

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la sessantaquattresima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Bargi e Lori e gli assessori Bianchi, Costi, Donini e Gazzolo.

Le restanti informazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono già state inviate a tutti i consiglieri e pertanto le do per lette.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula

 

OGGETTO 2252

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'ampliamento dei compiti dei medici in servizio di continuità assistenziale, consentendo agli stessi la prescrizione di farmaci anche in condizioni di non urgenza e senza obbligo di visita domiciliare. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Iniziamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Vi chiedo un po’ di pazienza: andrei avanti con le “coppie” che, di fatto, sono presenti.

Inizierei fin da subito con l’argomento 2252: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'ampliamento dei compiti dei medici in servizio di continuità assistenziale, consentendo agli stessi la prescrizione di farmaci anche in condizioni di non urgenza e senza obbligo di visita domiciliare.

L’interrogazione è a firma del consigliere Bignami.

Risponde l’assessore Venturi.

La parola al consigliere Bignami per illustrare l’interrogazione in oggetto. Prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Confido di non frustrare alcuna attesa, da parte dell’assessore Venturi, sulle coppie di fatto.

Do per illustrata l’interrogazione, che mi sembra già abbastanza dettagliata, riservandomi il tempo per la replica.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola all’assessore Venturi per la risposta. Ha tre minuti. Prego.

 

VENTURI, assessore: Sarò rapidissimo nella risposta, perché i quesiti sono assolutamente dettagliati.

Le verifiche degli uffici mi inducono a rispondere che l’Accordo collettivo nazionale vigente è quello che regola il rapporto di lavoro tra Servizio sanitario nazionale e i medici di continuità assistenziale. Per i medici di continuità assistenziale è scritto che assicurano le prestazioni sanitarie non differibili, certificazioni di malattia per un massimo di tre giorni e prescrizioni farmaceutiche per una terapia non differibile. È prescritto all’articolo 67, comma 9, dell’Accordo collettivo nazionale del 29 luglio 2009 che, purtroppo, è l’ultimo ed è in via (spero) di rapido rinnovo.

Abbiamo contattato comunque l’azienda USL di Bologna perché risulta aver ricevuto una serie di segnalazioni il 22 febbraio, in particolare riguardo una prestazione richiesta da un cittadino al medico di continuità assistenziale di Castenaso che non è stata soddisfatta. L’Azienda, quindi, e di conseguenza l’assessorato si impegnano comunque a effettuare un ulteriore approfondimento nei prossimi giorni e a darne notizia naturalmente al consigliere relativamente ai contenuti e al comportamento che è stato tenuto nei confronti della segnalazione che ci viene riportata.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Venturi.

La parola al consigliere Bignami per dichiararsi soddisfatto o meno della risposta. Ha sei minuti. Prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore perché prende in carico una segnalazione che poi è la medesima da cui origina la vicenda qui illustrata.

Mi dichiaro soddisfatto ai fini dell’evasione dell’interrogazione stessa, in attesa, evidentemente, del riscontro già annunciato dall’assessore in questa sede.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

 

OGGETTO 2253

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la normativa riguardante lo stoccaggio di gas in territori instabili dal punto di vista sismico, con particolare riferimento al territorio di Rivara di San Felice sul Panaro (MO). A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2253: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la normativa riguardante lo stoccaggio di gas in territori instabili dal punto di vista sismico, con particolare riferimento al territorio di Rivara di San Felice sul Panaro (MO).

L’interrogazione è a firma della consigliera Gibertoni.

Risponde il sottosegretario Rossi.

La parola alla consigliera Gibertoni per illustrare l’interrogazione in oggetto. Ha sei minuti. Prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

La vicenda è nota. Rinuncio, quindi, all’esposizione per ascoltare la risposta dell’assessore Costi tramite il sottosegretario.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

La parola al sottosegretario Rossi per la risposta. Ha tre minuti. Prego.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Gentile consigliera Gibertoni, con riferimento alla richiesta di valutare la portata dell’articolo 70, comma 2, lettera i), del Collegato Ambiente alla legge di stabilità n. 221/2015 e i suoi effetti rispetto ai ricorsi pendenti proposti dalla società che intendeva realizzare lo stoccaggio di gas a Rivara, si riportano ampi stralci del parere che lo studio Mastragostino ha formulato, su specifica richiesta della Direzione attività produttive della Regione Emilia-Romagna. Tale parere chiarisce l’applicabilità del divieto previsto dall’articolo sopracitato. In particolare, la norma va vista e letta in un contesto di più ampio significato, nel quale si identificano azioni di intervento di sfruttamento e assegnazioni in concessione di un bene naturalistico di interesse comune, aggregabile in un sistema per il quale prevedere il pagamento di determinati servizi. In tale contesto ci possono stare anche azioni precluse.

La lettera 1 prevede in maniera netta e precisa di ritenere precluse le attività di stoccaggio di gas naturale in acquiferi profondi. Quindi, anche se la norma in questione è ben costruita -nel senso che si poteva prevedere in via diretta e con disposizione a parte uno specifico divieto per le attività di stoccaggio in acquiferi profondi- il significato che se ne può ricavare comunque è quello sopra visto. La norma fissa, quindi, criteri e indicazioni che dovranno essere seguiti da formulazioni o da decreti legislativi delegati. Quindi, tali disposizioni non sono immediatamente precettive e applicabili poiché hanno valenza di criterio e indirizzo di una disciplina che sarà sottoposta ai decreti legislativi delegati. Tuttavia, la lettera i) pone quantomeno un divieto per i pubblici poteri di agire in senso contrario essendo già una norma di legge che a brevissimo entrerà in vigore a partire dal 2 febbraio 2016.

Sempre dal parere dello studio Mastragostino: “Ora si può anche osservare che, anche in ambito internazionale e comunitario, varrebbe sicuramente la preclusione di adottare atti contrari finché perdura il termine di attuazione della direttiva in cui tale norma possa essere posta. Pertanto, quand’anche venisse fissata l’udienza di discussione del ricorso e il ricorso venisse in ipotesi accolto, verrebbero soltanto azzerati i divieti, ma non anche acquisita automaticamente l’autorizzazione richiesta. Dovrebbe, al riguardo, ripartire un nuovo procedimento, ma su tale procedimento non potrebbero che scattare le preclusioni delle autorità pubbliche interessate (Ministero e Regioni di cui sopra si è detto), cioè divieto di agire fin dalla data di entrata in vigore della legge delega in contrasto con il principio puntuale posto nella norma di delega. Sicché, seppure attraverso un percorso indiretto, il risultato sarebbe il medesimo: la normativa oggi sopravvenuta impedisce che si possano rilasciare concessioni che riguardano lo stoccaggio in acquifero profondo”.

Queste sono le richieste e il parere che è arrivato dal nostro legale, il professor Mastragostino. Si può dire che, in relazione a quanto richiesto, si ritiene che il divieto di stoccaggio di gas naturale in acquiferi profondi sia immediatamente applicabile.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

La parola alla consigliera Gibertoni per dichiararsi soddisfatta o meno della risposta. Ha sei minuti. Prego.

 

GIBERTONI: Ringrazio per il parere che mi auguro sia stringente. Spero che detto parere venga esteso, tramite le giuste pressioni, anche in Conferenza Stato-Regioni, per poter fare in modo che tutti quei comitati e tutti quei cittadini che negli anni, in dieci anni, si sono spesi e grazie alla cui attività di pressione sulla politica abbiamo finalmente potuto leggere quella famosa delibera del luglio dell’anno scorso in cui la Regione auspicava che effettivamente non si stoccasse gas nel sottosuolo di Rivara e quindi dava indicazioni perché così non fosse, possano, come hanno chiesto loro ironicamente più volte, andare in pensione e finalmente dire che si può mettere una pietra sopra su un progetto che ancora adesso, però, ci sembra abbia qualche incertezza. Se la stessa Giunta chiede un parere credo lo faccia nella consapevolezza che altri pareri potranno essere chiesti. Un parere ha sempre, immagino, un limite di interpretabilità, un margine quindi per cui questi stessi comitati, questi stessi cittadini ancora adesso non sanno se il progetto effettivamente è definitivamente chiuso visto che il partito di Governo ha già festeggiato la vittoria senza, però, che i cittadini ne siano altrettanto convinti oppure se devono aspettare i mesi sufficienti affinché la legge delega diventi decreto legislativo o addirittura devono aspettare un ricorso al TAR che probabilmente verrà discusso negli anni. Ci vorranno, quindi, almeno altri due anni.

Ecco perché abbiamo chiesto alla Giunta un atto più forte che fosse quello di un parere all’Avvocatura dello Stato. Certamente un parere interno ci sembra un gesto di trasparenza, però chiedevamo nella nostra interrogazione se non ritenesse opportuno chiedere un parere all’Avvocatura dello Stato e, addirittura, se attraverso i propri legali, a cui ha già chiesto un parere interno, non potesse rivolgersi anche al TAR, presso il quale sono pendenti i ricorsi promossi dalla società che intende ancora realizzare lo stoccaggio, perché di certo non ha fatto passi indietro rispetto al ricorso amministrativo, nei confronti degli atti contrari emessi da Regioni e Ministero competente, per dichiarare i ricorsi improcedibili, tenuto conto che il rapporto giuridico sotteso è stato oggetto di una nuova regolazione intervenuta in corso di causa.

Bene quindi il parere interno, chiederemo però, con ulteriori atti, che si faccia un passo successivo, per non lasciare soli i cittadini e i comitati, che come ripeto si sono battuti per dieci anni contro lo stoccaggio di gas a Rivara.

Nella delibera di luglio dell’anno scorso, all’interno del tema più generico delle trivellazioni degli stoccaggi, è stata l’unica concessione che è stata fatta a parole da questa Giunta, perché per il resto si è dato il via libera a nuove concessioni. Sappiamo quanto sia difficile parlare serenamente e del principio di tutela della salute dei cittadini e del principio di precauzione di trivellazioni in quest’aula. Almeno su questo, speriamo si possa però mettere la parola “fine” anche dal punto di vista giuridico.

Ho il parere degli uffici tecnici della Regione, però ribadisco la nostra richiesta: ci servirebbe un parere forse più vincolante e, nello stesso tempo, un intervento della Regione anche rispetto ai procedimenti giuridici che sono ancora in corso e che quindi non ci permettono di dire ai nostri territori che effettivamente non rischiano più e che il progetto è stato definitivamente bloccato.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

 

OGGETTO 2254

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione riguardante i campi nomadi, i relativi contributi regionali e la destinazione degli stessi a favore dei cittadini italiani indigenti. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo con l’argomento 2254, avente ad oggetto: “Interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa la situazione riguardante i campi nomadi i relativi contributi regionali e la destinazione degli stessi a favore dei cittadini italiani indigenti”, a firma del consigliere Foti.

Risponde la vicepresidente della Giunta Gualmini.

Il consigliere Foti rinuncia all’illustrazione, pertanto ha la parola la vicepresidente Gualmini.

 

GUALMINI, vicepresidente della Giunta: Rispondo con piacere alle sue domande, anche perché mi consentono di fare chiarezza intorno al bando legato alla legge regionale approvata la scorsa estate, la n. 11 del 2015.

Come ho più volte spiegato e avuto occasione di ribadire, quella legge sull’inclusione delle popolazioni Rom e Sinti recepisce di fatto norme europee del 2011, in particolare la strategia europea, e norme nazionali, la strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti del febbraio 2012.

Sostanzialmente, le linee guida sovranazionali, come lei ben saprà, chiedevano alle Regioni di mettere in piedi delle iniziative concrete per l’integrazione scolastica, sanitaria e lavorativa di queste popolazioni, tra l’altro ritenute a livello sovranazionale tra le minoranze soggette anche a discriminazioni, e in particolare di superare il vecchio paradigma dei grandi campi, quelli superiori a cento abitanti, dove vi è più probabilità che si concentrino tensioni, conflitti sociali e anche condizioni igienico-sanitarie davvero non tollerabili. Quindi, la legge regionale si è limitata a recepire norme europee e ad applicare questi paradigmi.

Ogni legge regionale, nella maggior parte dei casi, si porta dietro una dotazione finanziaria. Quindi il milione di euro da lei giustamente citato costituisce il fondo di riferimento di quella norma e si compone di 700.000 euro di investimenti in conto capitale e di 300.000 euro di fondi per spesa corrente. Quei fondi erano accantonati da tempo, cioè sin da quando la legge venne abbozzata nella scorsa legislatura.

Come lei ricorderà, l’obiettivo della legge era principalmente quello di proporre delle soluzioni abitative differenti rispetto a situazioni di campi grandi, o comunque particolarmente degradati. Il menu delle soluzioni abitative prevede sia il passaggio in abitazione, come sta avvenendo per le giovani generazioni; sia il passaggio ad eventuali graduatorie di alloggi popolari, laddove vi siano i requisiti; sia la transizione presso microaree pubblico-private monofamiliari, cioè composte da circa 15 o 20 persone al massimo. Riteniamo che sia una soluzione intermedia per arrivare a soluzioni abitative del tutto identiche a quelle dei nostri cittadini.

Con la legge abbiamo superato il vecchio paradigma dei finanziamenti a pioggia, perché dagli anni Ottanta al 2015 sono stati fatti bandi su bandi per dare ai Comuni risorse per gestire i campi Rom e Sinti. Speriamo che questa sia decisamente la svolta, lo spartiacque, cioè l’ultimo bando che viene fatto, che distribuisce risorse ai Comuni, certamente non ai Rom, né ai Sinti, per provare a risolvere situazioni difficili.

Non parliamo poi del fatto che la Direzione Generale Giustizia della Commissione europea sta anche valutando di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, per violazione di una direttiva del 2000, la n. 43, per una situazione particolarmente degradante dei campi Rom delle Regioni Campania, Lazio e Lombardia. Quindi, in questo caso, ci siamo messi al riparo da queste possibili contromosse.

Lei ha citato fatti che condivido, assolutamente non accettabili, relativamente ai campi Rom di Budrio, di Correggio e di Rimini, di via Islanda; situazioni che, con questo piccolo finanziamento regionale, nel senso che è distribuito per tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna, possono essere risolte.

L’ultima cosa che dico – e chiudo – è che mi permetto solo di essere un po’ stupita quando dice che non ci preoccupiamo dei cittadini indigenti, sia perché i Sinti e i Rom al 95 per cento sono cittadini italiani, sia perché l’unica cosa che abbiamo fatto, da un anno a questa parte, è stata reperire risorse proprio per un fondo di contrasto alla povertà assoluta.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, vicepresidente Gualmini.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: La gentile vicepresidente, in un abbaglio probabilmente, di excusatio non petita, accusatio manifesta, dice che avrei sostenuto che non vi preoccupate degli indigenti.

Le sarei grato se mi dicesse dove è scritto che non vi preoccupate, perché la frase è esattamente questa: “… se non intenda revocare il bando in questione e destinare i fondi ad attività a favore dei cittadini italiani indigenti”. Non c’è assolutamente scritto che non ve ne preoccupate, però mi rendo conto che il riflesso condizionato dell’azione negativa che state sviluppando arriva in quest’aula attraverso le sue parole.

Fatta questa precisazione, presidente, penso che sia opportuno invece – cosa che lei ha sommariamente fatto, ma non enunciando i dati – riflettere un attimo sui dati a nostra disposizione, perché, come le è ben noto, dopo che è stato fatto, nel novembre 2015, un nuovo monitoraggio delle presenze nei campi nomadi, abbiamo e avete accertato che in questi campi sono ospitate più o meno 3.077 persone. Di queste, oltre mille sono minori e rappresentano quindi il 35 per cento rispetto a quella popolazione e vi sono 182 insediamenti in 38 Comuni, di cui 82 pubblici e cento privati.

Inoltre, assessore Gualmini, il problema è proprio la tipologia delle aree. Lei prima ha detto, testualmente, che uno degli obiettivi è quello di intervenire sui campi nomadi con oltre cento persone ospitate. Ebbene, vi sono 6 campi nomadi tutt’al più che hanno queste caratteristiche, perché solo 6 aree hanno una presenza al di sopra delle 71 persone; 8 tra le 41 e le 70; 56 tra le 16 e le 40 e 110 entro le 15.

Quindi, di fatto, la prevalenza è delle 110 entro le 15. Se lei fa una semplice moltiplicazione, si rende conto che la metà, ma anche più, delle persone ospitate in questi campi già avrebbe assolto alle previsioni di legge senza l’applicazione della legge stessa. Ma perché dico questo? Perché, dato che i problemi sussistono e sono alla radice, problemi che persistono anche nelle microaree, il problema non è delle microaree o delle macroaree, ma è semplicemente – e mi spiace doverglielo far presente – che le persone che vengono ospitate in questi campi o accettano le regole comuni o non vi sarà soluzione abitativa diversa che li porti a poter correttamente inserirsi nel tessuto sociale regionale.

Personalmente non penso che mandare o meno a scuola il proprio figlio dipenda se sono in quattordici o in ventisette in un campo. Il problema, semmai, è se si condivide il fatto che il proprio figlio, a differenza magari del genitore più anziano, debba ricevere una cultura o debba, per scelta del proprio genitore, dedicarsi magari all’accattonaggio.

A me ha colpito un dato che emerge dallo studio, che non è stato citato ma che, a mio avviso, ha una rilevanza, assessore Gualmini: solo il 22 per cento delle persone è incline al lavoro. Questo è un dato che deve far riflettere. Del resto, se non spostiamo dalla cultura dell’assistenza o dalla cultura – e mi spiace doverlo dire – dell’approvvigionamento di fonti di finanziamento contra legem, se non spostiamo da questi due punti il baricentro della nostra azione e iniziamo a far comprendere che è nel lavoro che si trova il sistema di alimentazione delle risorse per la propria famiglia, penso che non rendiamo un buon servizio alla comunità. Questa è la ragione per cui personalmente ritengo che quel milione di euro sarà stato uno dei tanti milioni di euro buttati via, perché senza le premesse delle regole del gioco la partita è alterata in partenza.

Voi avete voluto compiere una scelta di natura politica ben chiara. E poi addirittura leggo sui giornali: “Smantellati i campi nomadi”. Ma dove? Ma quando? Ma chi l’ha detto? Ma in quale paese della fantasia viviamo? La realtà, infatti, è proprio l’esatto contrario di quella che si dipinge. E le dirò di più. I fatti dimostrano, pur con le difficoltà presenti, che le 500 e più persone che hanno optato per l’unica scelta possibile, che è quella di tutti i cittadini italiani, vale a dire vivere in un’abitazione, se noi non cerchiamo di portarle su quella strada, finiremo per far ricredere coloro i quali hanno accettato di andare negli alloggi a tornare nei campi. Non può esserci una politica del doppio binario.

Del resto, lei indubbiamente meglio di me sa, considerato che ha citato le norme di rango superiore all’ordinamento italiano e anche quelle dell’ordinamento italiano, che proprio quelle norme non vanno nella direzione dei campi, ma vanno nella direzione dell’alloggio, ritenendo i campi, per come sono stati strutturati, una forma comunque di invasività dei capifamiglia rispetto ai minori e alle donne che con loro vivono.

Alla luce di queste considerazioni, non posso assolutamente dichiararmi soddisfatto della risposta che mi è stata data.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 2251

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'attivazione del tavolo regionale con i responsabili degli uffici stranieri delle Questure ed i delegati delle Prefetture sulle questioni riguardanti l'immigrazione, l'accoglienza e la cittadinanza. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2251: “Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’attivazione del tavolo regionale con i responsabili degli uffici stranieri delle Questure ed i delegati delle Prefetture sulle questioni riguardanti l’immigrazione, l’accoglienza e la cittadinanza”.

L’interrogazione è a firma del consigliere Alleva. Risponde la vicepresidente Gualmini.

La parola al consigliere Alleva per l’illustrazione dell’interrogazione in oggetto. Prego. Ricordo che ha sei minuti a disposizione.

 

ALLEVA: Bisogna fare, al riguardo, una breve riflessione di carattere strutturale, dal momento che con questa interrogazione non si intende soltanto lamentare il cattivo funzionamento di uffici, ma si vuole far comprendere che la legge n. 139/2002 (cosiddetta legge Bossi-Fini) parte da un principio, è animata da una filosofia, che a me non piace assolutamente, che si può così sintetizzare: tu, extracomunitario, sei in Italia per lavorare e intanto puoi restare in Italia in quanto lavori. Insomma, permesso di lavoro e permesso di soggiorno vengono considerato come un tutt’uno.

Questo è un principio, secondo me anche umano, che strumentalizza profondamente le persone, di cui vorrei anche sottolinearne il carattere criminogeno. Che cosa voglio dire? Intanto non si comprende come sia mai possibile, sulla base di detto principio, instaurare un rapporto di lavoro tra un italiano e un extracomunitario. Ma perché mai il signor Giovanni Rossi di Forlì dovrebbe assumere il signor Ben Alì di Marrakech, se prima di avere un rapporto di lavoro il signor Ben Alì non può neanche venire in Italia? È evidente che si suppone – ed è quello che accade – una prima fase criptica, nascosta di lavoro nero, in cui i due si conoscono e poi giungono ad un accordo per arrivare tramite via consolare ad una assunzione. Questo è il primo aspetto non detto pericoloso di questa legge, proprio perché comporta una prima presenza in nero del lavoratore sul nostro territorio.

Il secondo momento criminogeno è quando scade il permesso di soggiorno, che muore insieme al rapporto di lavoro. In quel caso è previsto un periodo di sei mesi entro cui l’immigrato possa trovare un altro lavoro; diversamente, deve essere riaccompagnato alla frontiera. Questo è un periodo pericolosissimo – ne ho un’esperienza anche professionale – in quanto è il periodo in cui l’immigrato, disperato, è aperto a tutti gli sfruttamenti, a tutte le possibilità, a tutte le avventure, perché appunto ha soltanto sei mesi per cercare di trovare un altro lavoro. E qui l’immigrato dovrebbe ricevere il massimo dell’assistenza. Viceversa, le complicazioni burocratiche bruciano spesso questa possibilità. Tant’è vero che fiorisce – è doveroso sottolineare questo aspetto – una sorta di attività di intermediazione para-legale per far sì che il lavoratore possa, trovandone la possibilità, avere in tempo un nuovo permesso di soggiorno e un nuovo permesso di lavoro.

Si tratta evidentemente di una situazione di base malsana. Penso che sulla critica a questa legge da parte della Giunta vi sia ampio consenso, purtuttavia bisogna pensare non dico ai rimedi, dal momento che la soluzione è cambiare la legge evidentemente, ma perlomeno ad attenuare queste problematiche. A tal fine si era pensato all’istituzione di un tavolo con Questura e Prefettura per far sì che quantomeno tutti quelli che possono essere gli ostacoli di carattere burocratico che fanno perdere del tempo prezioso sia per il rinnovo del permesso di soggiorno che per le altre pratiche (ricongiungimento familiare e via elencando) venissero superati. In questo senso si era assunto un impegno che io intendo ricordare e sollecitare. Questo tavolo regionale, secondo me, potrebbe essere un punto di riferimento importante, potrebbe essere una sede di confronto e di sollecitazione, ripeto, non in uno dei tanti problemi burocratici, ma nel nervo vitale della questione del lavoro dello straniero in Italia.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

La parola alla vicepresidente della Giunta Gualmini. Ha tre minuti.

 

GUALMINI, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente.

Gentilissimo consigliere, io sono d’accordo con le criticità che lei sottolinea, anche in maniera così precisa, circa la legge Bossi-Fini, in particolare su questo legame molto stretto tra permesso di soggiorno e occupazione, che sta creando e ha creato tutta una serie di conseguenze ancora più drammatiche nei periodi di disoccupazione crescente e di perdita di lavoro.

Il problema, tuttavia, è che − come lei ben sa − questo è un principio normato da una legge nazionale, quindi la Regione Emilia-Romagna fa francamente fatica a incidere su questo, anche perché non ci sembra che la revisione della legge Bossi-Fini sia nell’agenda del Governo.

Ad ogni modo, passando ai rapporti con il Coordinamento migranti, ci tengo a fare, anche in questo caso, chiarezza. Io più volte ho interagito con loro. Il 19 giugno scorso li ho incontrati presso il mio assessorato e ho ascoltato le loro richieste, ciò che hanno sottolineato: il tema relativo al legame tra permesso di soggiorno e lavoro, il permesso minimo dei due anni, la presunta difformità delle pratiche di rilascio dei permessi di soggiorno tra Questure e Prefetture. Dopodiché, il 28 luglio ho risposto in termini tecnici con una lettera allo stesso Coordinamento, spiegando che molte di quelle criticità erano frutto di decisioni nazionali, ma che l’unica questione su cui, come rappresentante di una Regione, avrei potuto esercitare una qualche voce in capitolo, cioè quella della difformità di trattamento rispetto alle procedure di rilascio, poteva eventualmente essere discussa all’interno di un tavolo con prefetti e questori. Inoltre, ho sollecitato, presso il prefetto Sodano, nella sua qualità di coordinatore dei prefetti della regione Emilia-Romagna, l’attivazione di questo tavolo.

Il tavolo si è tenuto il 14 ottobre scorso e hanno partecipato anche le Questure regionali. Con estrema correttezza le dico che io non ho potuto partecipare al tavolo, in quanto − nonostante le mie insistenze − mi è stato più volte detto che era un incontro di tipo tecnico in cui sarebbero state discusse le mie proposte e le mie osservazioni. Ho, poi, ricevuto feedback precisi e il 13 novembre ho scritto al Coordinamento comunicando l’esito dell’incontro. In particolare, sottolineavo due punti: circa il ritiro, la revoca della carta di soggiorno, questo è possibile solo nei casi espressamente indicati dalla legge (è stato ribadito più volte nel corso del tavolo), tra i quali non figura il requisito reddituale, che era, invece, un punto sottolineato dal Coordinamento; in secondo luogo, circa il permesso di soggiorno per attesa occupazione, questo non può essere rilasciato per periodi inferiori all’anno ed è comunque rinnovabile.

Per quanto riguarda, invece, il rispetto dei termini di legge per l’espletamento delle diverse procedure, dal tavolo il prefetto mi ha comunicato con estrema chiarezza che è emerso che le Questure, di fatto, tendenzialmente in regione operano seguendo il medesimo standard operativo e le medesime tempistiche, con lievi scostamenti ritenuti non significativi.

Continuerò a confrontarmi con le Prefetture e le Questure su questo tema. Ribadisco, però, che finora questo è stato ciò che la Regione ha potuto fare. Manterrò i contatti con il Coordinamento migranti. Stiamo lavorando moltissimo sul fronte dell’accoglienza dei richiedenti asilo, competenza che ci è maggiormente cucita addosso. Sul piano delle riforme nazionali, le Regioni riescono ad arrivare fino a un certo punto. Il mio interesse su questa vicenda certamente non scemerà.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, vicepresidente Gualmini.

La parola al consigliere Alleva per la replica. Le ricordo che ha un minuto.

 

ALLEVA: Molto semplicemente, sono soddisfatto della manifestazione di intenzioni e di opinioni proveniente dalla Giunta. Non sono soddisfatto, ovviamente, dei risultati, che continuano a farsi desiderare. Concordo sulla necessità che si prendano iniziative anche politiche per la riforma di una legge che ha fallito e i cui gravi difetti, anche riguardanti la dignità umana, sono ormai chiari, anche a tutti gli studiosi. Tutta la dottrina ha criticato questa normativa, che deve essere rivista.

Penso che questa Regione, che tanto si avvale del lavoro degli immigrati, debba prendere una posizione non remissiva, assolutamente, rispetto a una certa gestione del problema.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

 

OGGETTO 2250

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la tutela dei lavoratori della Demm di Porretta, con particolare riferimento alla liquidazione della cassa integrazione ed alla situazione del Gruppo Paritel. A firma del Consigliere: Taruffi e Torri

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2250: “Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la tutela dei lavoratori della Demm di Porretta, con particolare riferimento alla liquidazione della cassa integrazione ed alla situazione del Gruppo Paritel”, a firma dei consiglieri Taruffi e Torri.

La parola al consigliere Taruffi per l’illustrazione dell’interrogazione.

Risponderà il sottosegretario Andrea Rossi.

Ricordo al consigliere Taruffi che ha sei minuti a disposizione.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Torniamo su una questione che ha un forte impatto su una realtà, quale quella dell’Appennino Bolognese, già attraversata − come ben sappiamo − dalla vertenza Philips-Saeco. In quel caso, i lavoratori che rischiavano gli esuberi annunciati erano 243, poi ridotti (quella vertenza la conosciamo bene), ma non di un numero molto significativo. Comunque, saranno 180-190 le persone che usciranno da quella realtà produttiva.

A pochi chilometri, quindi nello stesso ambito territoriale, c’è un’altra realtà, la Demm, che fa parte del gruppo Paritel, che attraversa una crisi finanziaria molto significativa. Il curatore fallimentare – siamo già arrivati a questo punto − ha in mano il destino dell’azienda. Ci sono 226 lavoratori che, considerata la situazione, rischiano di perdere il posto di lavoro, probabilmente, se le cose non si risolveranno, anche entro l’anno. Ci sono oltre 400 posti di lavoro a rischio in una realtà che conta circa 10.000-15.000 abitanti. Pertanto, si può ben capire la preoccupazione e la necessità di intervento da parte delle Istituzioni.

Segnatamente, visto che abbiamo notizia che il curatore fallimentare ha depositato presso il MISE la relazione di programma su come uscire da questa situazione, vorremmo conoscere i contenuti di quel programma − se è possibile − e segnalare due aspetti molto preoccupanti. Il primo è che i lavoratori della Demm sono in cassa integrazione già concessa da diversi mesi, però non stanno percependo un euro. Quindi, da luglio, questi lavoratori non percepiscono la cassa integrazione, che pure è stata concessa e che spetterebbe loro. È una situazione molto critica.

In queste ore si stanno susseguendo assemblee con i lavoratori, anche nel tavolo provinciale. Chiediamo l’intervento della Regione proprio perché il gruppo Paritel non controlla solo la Demm, ma anche altre tre realtà produttive: la IMT di Casalecchio di Reno, le Officine Cevolani di Ozzano e la Govoni di Cento. Quindi, si tratta della Città metropolitana di Bologna e della Provincia di Ferrara. Sarebbe opportuno, proprio per la dimensione complessiva e il numero di lavoratori interessati, che la vertenza fosse portata sul tavolo regionale, anche in considerazione del fatto che l’impegno della Regione sulla vertenza Philips-Saeco è stato diretto e importante. In quel caso, ci troviamo a pochi chilometri di distanza e il numero di lavoratori rischia di essere superiore. Credo sia necessario sollecitare e chiedere l’interessamento diretto della Regione e ottenere queste risposte per cercare di fornire quantomeno un quadro più chiaro ai lavoratori, che − ripeto − entro l’anno rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al sottosegretario alla Presidenza della Giunta Andrea Rossi per la risposta. Ha tre minuti. Prego.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Consigliere Taruffi, è evidente che la sua preoccupazione relativamente alla situazione occupazionale dell’Alto Appennino bolognese è anche preoccupazione nostra, soprattutto all’indomani della vicenda Saeco.

Per quanto riguarda il Tavolo di salvaguardia, come lei sa, in questo momento abbiamo fatto richiesta alla Città metropolitana di Bologna, che è il soggetto che sta seguendo la vertenza della Demm di Porretta. Il Tavolo di salvaguardia della Città metropolitana ci ha comunicato che l’INPS sta tardando, in effetti, a erogare le retribuzioni di cassa integrazione e non è un problema che riguarda solo la Demm, ma sembra essere un problema purtroppo più generalizzato.

I lavoratori si sono attivati per ottenere un supporto temporaneo da parte di banche locali avvalendosi di un protocollo che è stato sottoscritto dalla Regione Emilia-Romagna con le banche, per l’anticipazione della cassa integrazione e sono riusciti a ottenere questo anticipo straordinario. Ovviamente, questa è una soluzione transitoria che andrà risolta speriamo al più presto. Sia per questa situazione sia per tutte le altre situazioni analoghe, abbiamo sollecitato l’INPS a fare le opportune verifiche e ad accelerare le pratiche. I responsabili stessi dell’INPS, inoltre, interpellati, attribuiscono i tempi lunghi all’applicazione delle nuove procedure necessarie dopo l’entrata in vigore delle nuove normative anche in materia di ammortizzatori sociali.

Per quanto riguarda, invece, il programma che lei chiede al Commissario straordinario, esso non è ancora disponibile perché è in fase di approvazione presso il Ministero dello sviluppo economico e presumibilmente tale programma dovrebbe essere approvato entro marzo: a quel punto sarà reso noto a tutti i soggetti.

Il programma, da quello che sappiamo, prevede la gestione in continuità dell’azienda. L’obiettivo è la cessione del complesso aziendale nella sua interezza attraverso un’asta competitiva, basata sulle manifestazioni di interesse già pervenute da parte di soggetti industriali. Inoltre, è già iniziata su tale argomento la preparazione dei documenti necessari. Infine, per quanto riguarda la sua richiesta rispetto al Tavolo di salvaguardia, al momento, essendo incardinato il Tavolo all’interno della Città metropolitana, ci confrontiamo con quest’ultima. Vedremo se in futuro sarà necessario un ulteriore impegno ancora più significativo anche da parte della Regione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

La parola al consigliere Taruffi per dichiararsi soddisfatto o meno della risposta. Ha tre minuti. Prego.

 

TARUFFI: Ringrazio il sottosegretario.

Non sono soddisfatto della risposta perché è evidente che la situazione in questo caso, anche da un punto di vista numerico, non è troppo lontana, anzi ricalca i numeri della vertenza Philips-Saeco. Credo che l’interessamento anche in questo caso della Giunta regionale e della Regione dovrebbe essere un impegno diretto anche per le dimensioni del gruppo Paritel che occupa stabilimenti in due province della nostra regione. Oltre a ribadire il fatto che i ritardi dovuti all’INPS e all’applicazione dei nuovi ammortizzatori sociali e la normativa in materia, sta di fatto che chiaramente stiamo parlando di oltre sei, sette, otto mesi di ritardo.

È una situazione che credo sia intollerabile e sulla quale non si possono non richiamare tutte le Istituzioni a fare il proprio dovere.

Torno, però, sull’ultimo punto, cioè il coinvolgimento da parte della Regione. Poco tempo fa il presidente ha annunciato una Conferenza per la montagna. In realtà abbiamo riunito la Conferenza per la montagna in cui abbiamo dichiarato obiettivi importanti per il rilancio stesso della montagna e dell’occupazione. Abbiamo sottoscritto il Patto per il lavoro con tante realtà imprenditoriali, datoriali e le organizzazioni sindacali.

Credo che queste siano anche le occasioni attraverso le quali si debba poi dare gambe e corpo alla Conferenza per la montagna e al Patto per il lavoro concretamente, perché – ripeto – lì c’è una situazione che chiaramente non può essere risolta subito, né è pensabile che possa essere imputata alle Istituzioni. Tuttavia, lì c’è una crisi molto profonda. Siccome l’altro ieri il ministro Guidi, riferendosi alla vertenza Philips-Saeco che io voglio tenere unita, anche se hanno caratteristiche molto diverse, alla vicenda Demm, diceva che non è finito il lavoro delle Istituzioni, non è finito il lavoro del Ministero, sono contento, perché, è vero, effettivamente non è finito.

Abbiamo di fronte una crisi occupazionale probabilmente senza precedenti perché quando si rischiano di perdere 450 posti di lavoro in realtà di 10-12.000 abitanti siamo di fronte a un disastro senza precedenti.

Tornerò a chiedere all’assessore e al presidente il coinvolgimento diretto perché io ritengo che sia indispensabile che in quella parte dell’Appennino, visto che parliamo sempre della necessità di fare in modo che non venga spopolata la montagna, non si faccia nulla. La Regione deve intervenire, deve assumere un ruolo di coordinamento, perché c’è anche la crisi delle Terme che ha aggiunto ulteriori cinquanta o sessanta posti di lavoro che sono stati persi. Parliamo, quindi, di cinquecento posti di lavoro che si sono persi in un fazzoletto di terra. È una situazione insopportabile, intollerabile, sulla quale noi non possiamo non intervenire.

Tornerò, quindi, a chiedere l’intervento diretto del presidente della Giunta.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

 

OGGETTO 2244

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’iniziativa del Comune di Parma denominata “Menu Interculturali a Scuola”, anche in relazione alla L.R. n. 29/2002, ad oggetto “Norme per l’orientamento alimentare e la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva”. A firma del Consigliere: Rainieri

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2244: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’iniziativa del Comune di Parma denominata “Menu Interculturali a Scuola”, anche in relazione alla L.R. n. 29/2002, ad oggetto “Norme per l’orientamento alimentare e la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva”.

L’interrogazione è a firma del consigliere Rainieri.

Risponde l’assessore Caselli.

La parola al consigliere Rainieri per illustrare l’interrogazione in oggetto. Le ricordo che ha sei minuti. Prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Nella mia interrogazione chiedo chiarimenti all’assessore in merito a una notizia di stampa, che comunque è una realtà, perché abbiamo visto che è già iniziato questo percorso: il Comune di Parma, in collaborazione con la Camst, ha avviato un progetto di educazione alimentare – così lo hanno chiamato loro – con menu interculturali, inserendo menu etnici della cucina cinese, balcanica, magrebina e indiana.

Vi ricordo che esiste una legge regionale del 4 novembre del 2002, la n. 29, che recita “Norme per l’orientamento alimentare e la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva” e la Regione Emilia-Romagna, nel quadro dell’assetto costituzionale, promuove l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare nonché la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva. In particolare, in questa legge si fa riferimento “ai prodotti ottenuti nel rispetto – leggo perché così si capisce bene qual è l’orientamento della legge e che cosa, invece, sta facendo il Comune di Parma – della salute e dell’ambiente, legati alla tradizione e alla cultura del territorio regionale”. Poi, sempre in merito a questa legge, quindi è di competenza regionale: “definire il programma dell’orientamento dei consumi, promuovere percorsi di educazione alimentare. Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, definisce le linee di orientamento dei consumi e l’educazione alimentare e gli interventi di dimensione regionale”.

Questo è il contenuto dell’articolo 3, commi 1 e 2, lettere a) e b), della seguente legge. A noi pare un po’ strano che la Regione faccia una legge e dia le linee-guida del triennio 2013-2015 con relativa diffusione delle informazioni sugli aspetti storici, culturali, antropologici legati alle produzioni alimentari nel loro territorio di origine e poi qualcuno si prenda la briga di scavalcare completamente questo regolamento e questa legge regionale e inserisce, a livello provinciale, anche se dicono a titolo sperimentale, menu etnici che non hanno nulla a che vedere con le tradizioni e con l’alimentazione mediterranea di cui tanto ci facciamo vanto.

Ricordiamo anche che, sempre nella stessa legge, la qualità e la genuinità vanno di pari passo con la tradizione. Recita sempre la legge: “consolidata nelle attività di coltivazione e di allevamento delle comunità locali. Il cibo è strumento fondamentale di identità culturale”.

In questo programma della legge regionale si definiscono bene quali sono i paletti e chi deve fare che cosa, in base alle linee guida dell’alimentazione dei ragazzi e dei bambini delle scuole. Chiediamo all’assessore – poi continuerò eventualmente dopo la risposta – se ha valutato, anche con il contributo della Commissione regionale di coordinamento, di cui all’articolo 7 della legge di cui facevo riferimento, che l’iniziativa del Comune di Parma “Menu interculturali a scuola” è chiaramente in contrasto con questa normativa e con gli indirizzi della Regione per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare sopra riportati.

Chiediamo inoltre se ritiene di intervenire per riportare le iniziative del Comune di Parma in questa materia all’interno degli indirizzi regionali. Del resto, se passa il messaggio che ognuno nella propria Provincia può scavalcare le leggi regionali o statali, entriamo nell’ambito dell’anarchia più totale. Credo che noi come Regione e lei, assessore, abbia tutto il dovere di intervenire e di rimettere le cose nel loro ambito naturale.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

La parola all’assessore Caselli per la risposta.

 

CASELLI, assessore: L’interrogazione a risposta immediata in aula parte da un assunto errato, ovvero dall’affermazione che l’iniziativa del Comune di Parma denominata “Menu interculturali a scuola” presenterebbe – e cito – “diversi aspetti negativi, in quanto contrasta con l’indirizzo di consolidare l’identità culturale, di cui il cibo è parte fondamentale. Nuoce anche all’inserimento sociale degli immigrati, perché promuove l’idea che non è importante e necessario adeguarsi agli stili di vita della comunità ospitante e potrebbe in prospettiva produrre danni da minor reddito al comparto produttivo alimentare locale”.

La Giunta della Regione Emilia-Romagna invece è convinta che l’integrazione culturale passi anche attraverso la conoscenza e l’accettazione di abitudini alimentari diversificate, peraltro già ampiamente diffuse nella popolazione emiliano-romagnola, e rappresenti uno strumento fondamentale per costruire un modello di società avanzata, in grado di valorizzare al meglio tutte le risorse dei cittadini in ogni fase della loro vita, ovvero già a partire dalla scuola dell’infanzia.

La Regione, nel corso degli anni, ha dedicato attenzione, con il costante supporto delle istituzioni scolastiche presenti sul territorio, alla messa a punto e al sostegno di interventi di carattere formativo, in grado di favorire la crescita culturale della cittadinanza e orientarla verso modalità di consumo alimentare consapevoli.

Nell’anno scolastico 2013-2014, gli alunni con cittadinanza non italiana, anche se oltre il 50 per cento di loro risultava nato nel nostro Paese, iscritti alle scuole italiane, erano più di 800.000, ovvero circa il 9 per cento totale della popolazione scolastica, fonte MIUR.

Nell’anno scolastico 2014-2015, l’Emilia-Romagna ha accolto nelle proprie scuole 95.241 studenti stranieri e si è riconfermata al primo posto tra le regioni italiane per incidenza di alunni stranieri, il 15,5 per cento del totale, a fronte di una media nazionale del 9,2 per cento. È del tutto evidente che un’azione finalizzata all’educazione alimentare non può non considerare, partendo proprio dalle specificità culturali che caratterizzano i vari Paesi di provenienza, una quota così significativa della popolazione scolastica.

Quanto all’iniziativa proposta dal Comune di Parma, è comunque opportuno specificare che, pur non essendo stata finanziata con risorse della legge regionale n. 29 “Norme per l’orientamento dei consumi, l’educazione alimentare e per la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva”, essa non è assolutamente in contrasto, per i propri contenuti e le proprie finalità, con la normativa e gli indirizzi della Regione Emilia-Romagna.

I Comuni possono infatti svolgere autonomamente iniziative di educazione alimentare. Alcune giornate etniche nei menu scolastici sono state organizzate, ormai da molti anni a questa parte, in numerose realtà territoriali per favorire l’integrazione e la socializzazione tra alunni di culture diverse e si inquadrano nell’adozione di prospettive interculturali auspicate dalle linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica, fissate nel 2010.

Iniziative come quella in oggetto non sono in contrasto con i principi della legge n. 29 del 2002 che promuove la conoscenza dei prodotti locali, ma non esclude iniziative indirizzate alla conoscenza di culture alimentari differenti, anche in considerazione del valore antropologico del cibo.

Si ricorda inoltre che le linee strategiche per la ristorazione scolastica in Emilia-Romagna, fissate nel 2009, richiamano espressamente la necessità di un’attenzione interculturale anche nella mensa scolastica, imprescindibile anche per la consapevolezza che cibo e alimentazione rappresentano terreni importanti, specie in ambiente scolastico, su cui approfondire e sviluppare politiche di integrazione.

La Commissione di coordinamento richiamata dall’interrogante non valuta i progetti dei Comuni e ha cessato di fatto di esistere a seguito dell’approvazione della legge regionale del 30 luglio 2015, n.13, di riforma del sistema di governo regionale e locale.

Infine, si ricorda che l’iniziativa del Comune di Parma riguarda 4 giorni su un calendario scolastico che prevede almeno 200 giornate di lezione. Non si ritiene quindi che un’attività che coinvolge appena il 2 per cento dei pasti somministrati nelle mense – i quali, sia detto incidentalmente, possono essere tranquillamente preparati utilizzando materie prime provenienti da coltivazioni biologiche integrate o da prodotti tipici e tradizionali, riconosciuti ai sensi della vigente normativa comunitaria, nazionale e regionale – possa produrre in prospettiva danni ai produttori agricoli.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Caselli.

La parola al consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Devo dire di non essere per niente soddisfatto della risposta che l’assessore mi ha dato e ancora di più dei dati che ha voluto elencare sui giovani presenti nelle nostre scuole.

Come ha detto l’assessore, il 15,5 per cento degli studenti a livello regionale sono di nazionalità straniera. Se pensiamo – e questo lei dovrebbe farlo, come assessore – alla tutela dei nostri prodotti e dei nostri agricoltori, e dall’altra parte diciamo che ci sono molti giovani che utilizzano una cultura al di là di quella che dovrebbero in qualche modo studiare e nella quale dovrebbero inserirsi come ospiti del nostro territorio, partiamo anche dal presupposto che dobbiamo dargli da mangiare dei cibi diversi da quelli coltivati e prodotti dai nostri agricoltori, penalizzando la nostra categoria, nella sua risposta c’è qualcosa che non va, perché da una parte dice una cosa e poi ne dice un’altra.

Non sono contrario ai menu etnici. Per carità, a Parma, in Emilia, abbiamo tanti ristoranti cinesi e di altre nazionalità, ma non credo che questo faccia bene nelle scuole. La cultura e l’integrazione passano anche da quello, ma se lei avesse detto la Gazzetta di Parma di ieri, tra le lettera al direttore, c’è quella di un pediatra che si lamenta e sostiene che questi menu nelle scuole siano un flop, perché molti bambini si rifiuterebbero di mangiarli.

Quindi, non solo non integriamo quelli che ci sono da integrare, ma facciamo sì che i nostri bambini di cultura diversa, italiana, e con il nostro modo di mangiare, si trovino nelle condizioni di non poter mangiare in quei giorni perché il menu prevede solo quello.

Lo ribadisco, assessore: già l’agricoltura italiana emiliano-romagnola ha dei grossi problemi. Abbiamo prodotti che tutti ci invidiano e tanti sono contraffatti. Se andiamo anche in questa direzione, credo che lei non faccia il bene dei cittadini agricoltori di questa terra. Quindi la invito nuovamente a ripensare, in base anche a quello che recita la legge n. 29 del 2002, a riprendere in mano questa situazione e a fare in modo che se uno vuole andare al ristorante cinese ci vada, ma coscientemente. Non si obblighi a mangiare cinese, o altri cibi di altre nazionalità, costringendo i ragazzi a farlo a scuola.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

 

Sull’ordine dei lavori

(Risoluzione oggetto 1451 - Ritiro)

(Risoluzione oggetto 1634 - Iscrizione all’ordine del giorno)

 

PRESIDENTE (Saliera): Abbiamo terminato le interrogazioni di attualità.

Vorrei dare una comunicazione all’Assemblea: è stata presentata richiesta di ritiro, quindi è ritirato, per l’atto di indirizzo 1451, a firma dei consiglieri Marchetti Francesca ed altri.

A fronte del ritiro, è stata depositata la nuova risoluzione 1634, così denominata: “Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte alla valorizzazione professionale degli infermieri”, a firma del consigliere Marchetti Francesca ed altri.

Inviterei, pertanto, l’Assemblea a esprimersi per l’iscrizione all’ordine del giorno. Sono ammessi a parlare un consigliere a favore e uno contro. Dopodiché, procederemo al voto per l’inserimento e la “sostituzione” della risoluzione.

Vi comunico che, qualora venisse iscritta la risoluzione oggetto 1634, avrebbe tutte le caratteristiche per essere abbinata alla risoluzione oggetto 1648.

È ammesso a parlare un consigliere a favore e un consigliere contro. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’iscrizione all’ordine del giorno dell’oggetto 1634.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La richiesta di iscrizione è accolta.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signor presidente, l’avevo chiesta anche prima, la parola, a dire il vero. Comunque, desidero chiedere ai rappresentanti della Giunta qui presenti se la stessa Giunta o l’assessore delegato, nella fattispecie l’assessore all’ambiente, intendono o meno, ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento interno, svolgere nel corso dei due giorni una comunicazione relativamente agli eventi atmosferici verificatisi nella giornata di ieri e ai danni che sono stati arrecati a infrastrutture e persone.

 

PRESIDENTE (Saliera): Lei, quindi, dà un suggerimento ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento. Dunque, la risposta deve arrivare dai rappresentanti della Giunta.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Saliera): La Giunta ha già risposto che, nella giornata di domani, metterà a disposizione una relazione sul tema suggerito dal consigliere Foti. Grazie.

 

OGGETTO 1854

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Norme regionali in materia di organizzazione degli esercizi farmaceutici» (27)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione ed esame articolato)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo con l’ordine del giorno oggetto 1854: Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Norme regionali in materia di organizzazione degli esercizi farmaceutici”.

Il testo n. 1/2016 è stato licenziato dalla Commissione “Politiche per la salute e Politiche sociali” nella seduta del 16 febbraio 2016 con il titolo: “Norme regionali in materia di organizzazione degli esercizi farmaceutici e di prenotazioni di prestazioni specialistiche ambulatoriali".

Il progetto di legge è composto da 23 articoli e da scheda tecnico finanziaria.

Il relatore della Commissione, consigliere Giuseppe Paruolo, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Gabriele Delmonte, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Do subito la parola al relatore della Commissione, che ha venti minuti per l’illustrazione. Prego, consigliere Paruolo.

 

PARUOLO, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Grazie, colleghi. Arriviamo finalmente, dopo settimane di intenso lavoro consiliare e assembleare e a seguito di un proficuo scambio di opinioni, all’esame in aula di questo progetto di legge.

Non posso non iniziare il mio intervento ringraziando i colleghi per gli importanti contributi che hanno saputo offrire, a partire dal relatore di minoranza, consigliere Delmonte, per arrivare agli altri consiglieri che hanno collaborato portando anche numerosi emendamenti. Credo che alla fine a questo progetto di legge, considerando anche gli emendamenti presentati ultimamente dal consigliere Foti, che stavo finendo proprio adesso di esaminare, perché purtroppo sono arrivati un pochino in coda, sono stati presentati 120-125 emendamenti, anche se in questo caso non si tratta di mere tecniche ostruzionistiche, bensì di contributi importanti tesi ad apportare migliorie a questo progetto di legge, che speriamo possa vedere la luce in quest’aula.

Il progetto di legge risponde a due requisiti fondamentali. Il primo è quello di dare un nuovo assetto normativo al tema delle farmacie, a valle di importanti modifiche che sono state introdotte a livello regolamentare e a livello legislativo nazionale, a seguito delle quali vi è stata anche una fase di stasi, perché per esempio la revisione delle piante organiche si è interrotta in attesa che la materia venisse normata con maggiore precisione dalle Regioni. Successivamente, sono stati individuati dei princìpi all’interno della legge di riordino, quindi anche questa è una delle diverse leggi che siamo chiamati ad affrontare in quest’aula come figlie della legge del riordino del luglio dell’anno scorso. Pertanto questi stessi princìpi vengono puntualmente descritti in questo progetto di legge, con una definizione chiara di quali sono le competenze sul tema degli esercizi farmaceutici che vanno ricondotte in capo ai Comuni e quelle che, invece, vanno ricondotte in capo alla Regione. Alcune di esse vengono esercitate evidentemente dalle Aziende sanitarie locali territoriali, che per conto della Regione hanno una serie di deleghe.

Vengono, quindi, eliminate dal processo le Province e sono, invece, presenti i Comuni e le Unioni di Comuni, in quanto in uno degli articoli iniziali si stabilisce che le funzioni esercitate dai Comuni possono essere delegate alle Unioni di Comuni, facoltà che evidentemente rimane in capo ai Comuni.

Viene normato il procedimento di revisione della pianta organica, che a questo punto potrà ripartire dopo alcuni anni di sospensione. Vengono normate le diverse competenze. Vengono normati i conferimenti per le sedi farmaceutiche, la possibilità di apertura di dispensari da parte dei Comuni, la possibilità di apertura di dispensari temporanei nelle località turistiche. Viene introdotto un articolo che riguarda le farmacie nei luoghi ad alto transito. Vengono riviste le normative per quel che riguarda i turni, le ferie e quant’altro.

A tal riguardo è stata introdotta un’importante innovazione rispetto al progetto di legge originariamente presentato e approvato dalla Giunta nella fase di discussione assembleare, quindi nel lavoro in Commissione, che quindi è già presente nel testo al nostro esame, che sostanzialmente viaggia su due canali. Il primo è di utilizzare appieno le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per cercare di offrire un servizio migliore ai cittadini e, al tempo stesso, per venire incontro alle evidenti e giuste richieste provenienti da chi gestisce gli esercizi farmaceutici. Ci è stato fatto osservare, infatti, che in alcuni casi il turno notturno viene svolto con la presenza di un farmacista all’interno dell’esercizio farmaceutico a battenti chiusi e può capitare che non arrivi nessun utente a richiedere un medicinale. Quindi la richiesta, che in qualche modo era già prevista anche nella proposta originaria varata dalla Giunta, è di avere la possibilità di svolgere il servizio notturno in situazione di reperibilità.

Ebbene, il progetto di legge oggi in discussione, dopo le modifiche apportate in Commissione, prevede che i Comuni possano concedere lo svolgimento del turno notturno a battenti chiusi oppure in reperibilità. Ma questa reperibilità non deve essere necessariamente legata alla presenza del farmacista nell’esercizio, che aspetta che l’utente arrivi e suoni il citofono, bensì può essere esercitata attraverso una reperibilità telefonica, per cui l’utente ha la facoltà di telefonare al farmacista della farmacia di turno, che ha l’obbligo di rispondere, e accordarsi per la consegna entro mezz’ora – quindi rimane fermo il limite di mezz’ora – all’interno della farmacia.

L’introduzione di questa norma consente, da un lato, di evitare che i farmacisti restino all’interno delle farmacie ad aspettare utenti che non arrivano, perché non ci sono richieste di medicine nella fascia oraria notturna; dall’altro lato, non prevede uno scadimento del servizio offerto ai cittadini, perché una persona può telefonare da casa alla farmacia di turno e può recarsi sul posto mettendosi direttamente d’accordo con il farmacista (“vieni subito, sono già qui” oppure “arriva fra un quarto d’ora” o “entro mezz’ora”, perché rimane fermo il limite di trenta minuti previsto originariamente). Tale situazione permette di andare incontro alle esigenze sia delle farmacie sia dei cittadini, senza far venire meno il livello di qualità del servizio.

Questa possibilità deve essere integrata − e viene integrata nella legge − con la previsione che tutte le informazioni siano non soltanto reperibili attraverso i canali ufficiali “normali”, quindi affisse alle sedi delle farmacie (penso agli orari delle farmacie di turno), ma anche presenti su un portale gestito dalle Aziende sanitarie − con dati che devono essere forniti in parte dai Comuni − che contenga le informazioni sia in formato testuale, quindi accessibile anche a persone con disabilità, sia in formato grafico, che permetta di vedere a colpo d’occhio, immediatamente, la farmacia di turno più vicina e il numero di telefono a cui potersi collegare, sia in un formato visibile anche sui dispositivi mobili, di cui sempre più i cittadini sono dotati, e, infine, in un formato open data, fornendo le informazioni in modo tale che possano essere aggiornate e messe a disposizione di tutti, in particolare anche di eventuali altri portali informativi (giornali on line e via elencando) che volessero, con un semplice collegamento, rendere disponibili queste stesse informazioni all’interno di altri siti informativi.

Tutto questo credo ci possa far compiere un salto di qualità importante, contemperando le diverse esigenze senza far calare il servizio fornito agli utenti anche attraverso un uso positivo delle nuove tecnologie.

Viene stabilito dalla legge che le croci verdi rappresentano lo standard di riferimento per le farmacie e che tutte le farmacie devono completare il processo per dotarsene. Ricordo che la croce verde, a questo punto, diventa effettivamente il riferimento che distingue la farmacia da altri tipi di esercizi. La croce verde dovrà essere visibile, soprattutto nelle località extraurbane, e tenuta accesa affinché la farmacia possa essere facilmente raggiunta, anche solo per avere le informazioni relative a dove poter trovare la farmacia di turno.

Ci sono altri articoli che riguardano la consegna a domicilio di farmaci soggetti a prescrizione da parte delle farmacie convenzionate, l’esercizio della vigilanza sulle farmacie, le attività e i servizi erogabili in farmacia, sia di tipo sanitario che di tipo non strettamente sanitario. Su questo punto abbiamo ricevuto, nell’udienza conoscitiva, pareri diversi e in parte contrastanti. La legge, anche grazie a un emendamento ulteriore che va a chiarire qualche potenziale ambiguità del testo, stabilisce che si fa riferimento alle normative vigenti di tipo nazionale, regionale e, eventualmente, comunale, sia relative all’erogazione dei servizi sanitari sia per l’esercizio di altre attività. Pertanto, non vi è alcun canale preferenziale rispetto ai gestori delle farmacie per poter consentire loro di svolgere attività ulteriore, ma non vi è nemmeno alcuna penalizzazione. Facendo riferimento all’impianto normativo di tipo generale, tutto questo consente di avere la garanzia di una certa equità.

Nelle norme di prima applicazione (norme transitorie e disposizioni finali) voglio segnalare − i consiglieri che hanno partecipato alla discussione lo sanno – che nelle disposizioni finali, in particolare, riserviamo un’attenzione alle farmacie rurali. La determinazione di eventuali contributi viene rimandata alla legge di bilancio, però c’è un’affermazione importante: la Regione, quando si occuperà del bilancio, dovrà porsi anche il tema del sostegno agli esercizi farmaceutici svolti in fase rurale. A questo punto, mi ricollego a uno degli aspetti che abbiamo richiamato nell’articolo 1 della legge. Noi crediamo che le farmacie siano un presidio utile e importante sul territorio e che debba essere compiuto uno sforzo per farsi carico del fatto che possano continuare a esercitare il loro importante lavoro. Questo è vero in generale, però, mentre all’interno delle città e dei contesti urbani più popolosi non ci sono particolari problemi, al di là del cercare di normare la materia nel modo migliore possibile (come ho ricordato poc’anzi), nei contesti rurali, invece, ci sono farmacie che stanno veramente facendo fatica e di cui ci dobbiamo fare carico. Questo è il senso politico di questo articolo.

Il Titolo VI è stato individuato come un titolo separato, ma rappresenta una norma importante che è stata aggiunta e che ha avuto un impatto anche sul titolo finale della legge, nel senso che è una norma non strettamente di tipo farmaceutico, perché riguarda la disdetta di prestazioni specialistiche e ambulatoriali. A questo punto, il titolo del testo licenziato dalla Commissione è cambiato: “Norme regionali in materia di organizzazione degli esercizi farmaceutici e di prenotazione di prestazioni specialistiche e ambulatoriali”, proprio per rispondere al fatto che il titolo della legge deve indicare con chiarezza i contenuti. Questo emendamento, che è stato proposto dalla Giunta regionale, dà corpo a una richiesta già attiva da tempo: se, per caso, una persona non può presentarsi a un appuntamento che aveva prenotato, deve dare la disdetta per consentire ad altri di poter usufruire di quello stesso tempo, di quella stessa possibilità.

Nella gestione delle liste d’attesa occorre fare di più, e molto è stato fatto anche in questi mesi con le iniziative assunte dalla Giunta. Ad ogni modo, non esistono soltanto diritti, ma anche doveri. È dovere di un cittadino che ha fatto una prenotazione e che sa di non poterci andare fare una telefonata per poter liberare quella possibilità.

A questo punto, si fa un salto di qualità con questa norma. Se una persona non comunica la disdetta con quarantotto ore di anticipo (a meno che non abbia motivi gravi che giustifichino la mancata previsione della sua impossibilità di potersi recare all’appuntamento, nel qual caso, evidentemente, non si arriva alla sanzione), sarà tenuta al pagamento del ticket nella misura della classe di reddito inferiore. Questa norma vale per tutti, comprese le categorie esentate dal ticket. Questo è un modo per richiamare a un dovere civico importante, che trova collocazione all’interno di questa legge.

Ci sono colleghi che hanno fatto osservare che sarebbe stato per loro più opportuno collocare questa norma in una legge di tipo diverso, per lasciare alle farmacie l’esclusività della legge che stiamo discutendo. La soluzione adottata al momento è quella che vi ho appena illustrato. L’articolo è stato inserito al numero 23 con un capo separato. Il titolo della legge riflette entrambe le questioni.

Non mi sento di escludere che in futuro, magari nel contesto di una nuova normativa, di una nuova legge che possa riguardare nello specifico le liste d’attesa, le prestazioni e i ticket sanitari, non si possa pensare di spostare questo articolo in un nuovo dispositivo di legge, lasciando la legge per le sole farmacie. In questo modo, approvando la legge nella forma in cui si trova, riusciamo a rispondere a un requisito importante, ossia quello di varare la normativa per il riordino degli esercizi farmaceutici, ma anche quello di dare immediatamente esecutività legislativa alla norma che poc’anzi ho illustrato. A questo punto, potrà essere resa immediatamente eseguibile appena l’assessorato avrà emanato i Regolamenti previsti nella legge, per verificare le eventuali giustificazioni rispetto a chi non effettua la disdetta. Queste sono le caratteristiche fondamentali di questo provvedimento.

Su questo provvedimento abbiamo lavorato, credo, in un modo che io ritengo assolutamente positivo. Ci sono diversi emendamenti che sono stati accolti, anche presentati da colleghi dell’opposizione, evidentemente non tutti. C’è stato un dialogo. Adesso cercheremo, in extremis, di esaminare anche quelli arrivati in questi ultimi minuti, che io ho ricevuto soltanto pochi minuti fa, per cercare di fare al meglio il lavoro. Approfitterò della fase della discussione generale per potermi studiare meglio gli emendamenti giunti dal consigliere Foti.

Come sempre, cercheremo di dare una risposta che è nel merito, approvando quanto ci sembra coerente con l’impianto fondamentale della legge e non approvando ciò che, invece, ci sembra estraneo o che debba essere rimandato a strumenti legislativi ulteriori, oppure che abbia bisogno di ulteriori approfondimenti per poter essere effettivamente scritto in legge.

Ricordiamoci che nel momento in cui esercitiamo la nostra funzione legislativa bisogna che le leggi siano belle e pensate. Magari ci possono essere anche spunti interessanti che arrivano da emendamenti che giungono in aula all’ultimo minuto, però è necessario che venga fatto un lavoro istruttorio importante, che veda collegata e al lavoro tutta la filiera, dai tecnici dell’assessorato – colgo l’occasione per ringraziarli per una collaborazione molto competente che hanno dato ai lavori dei relatori, della Commissione e di quest’aula – ai consiglieri di maggioranza e di opposizione. Tutti sono in qualche modo stati coinvolti. È stata positiva anche l’udienza conoscitiva che ci ha consentito di entrare in contatto con diverse di queste istanze: alcune di esse vengono recepite e integrate dagli emendamenti che approveremo, altre, invece, non sono state ritenute coerenti con l’impianto della legge.

Grazie e buona discussione a tutti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere relatore Paruolo.

Do la parola al relatore di minoranza, consigliere Gabriele Delmonte. Ha venti minuti. Prego.

 

DELMONTE, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Inizio subito ringraziando il consigliere Paruolo per la dettagliata relazione, ma soprattutto per il lavoro svolto in queste settimane, che è stato sicuramente proficuo e molto collaborativo. Da questo punto di vista evidenzio anch’io come il progetto di legge nel suo impianto generale era non solo necessario, ma anche utile al momento, perché, ovviamente, ci sono da chiarire alcuni punti, alcuni vuoti normativi che si sono creati nel susseguirsi di modifiche alla legge nazionale e che quindi la Regione doveva in qualche modo colmare e lo fa, secondo me, molto bene con questo progetto di legge.

Farò alcune osservazioni, senza ripetere tutte quelle che sono state già illustrate dal relatore di maggioranza, sui vari aspetti che questa legge affronta.

Vorrei subito evidenziare quella che, secondo noi, è una leggera stortura, che è quella delle Unioni dei Comuni che vengono citate solo in un articolo senza dare loro il peso che forse meritavano oppure senza togliere quel peso che è stato dato loro in più e non necessario.

Da questo punto di vista sappiamo che la situazione è di totale gestione da parte dei Comuni della Regione Emilia-Romagna e quindi credevamo che l’Unione dei Comuni da questo punto di vista potesse essere omessa dal progetto di legge in modo da dare una linea indirizzata verso i Comuni e i Municipi.

Abbiamo affrontato il tema del riordino, perché la legge regionale, sul riordino, ha modificato le competenze tra ASL, Comuni e Regione per quanto riguarda la gestione delle farmacie. Prendiamo atto di questa legge, del provvedimento che andiamo a votare oggi e andiamo a ridistribuire i compiti. Andiamo a toccare l’aspetto dei concorsi e delle operazioni di assegnazione di nuove farmacie. Da questo punto di vista, se nulla abbiamo da dire sull’aspetto concorsuale, abbiamo qualcosa da dire sui tempi di assegnazione che noi auspicavamo fossero equiparati tra pubblico e privato, se non altro per quei casi in cui il pubblico mantiene la titolarità della farmacia, ma in realtà ne dà completa gestione a un privato. I tempi potevano essere tranquillamente equiparati a quelli di un’apertura privata in quanto non seguono le burocrazie che il pubblico deve affrontare e che sono nettamente differenti da quelle del privato.

Sui dispensari farmaceutici, soprattutto quelli nelle zone ad alto transito, abbiamo specificato meglio i criteri di vicinanza, che già erano ben specificati nella legge nazionale, ma che nel primo testo che abbiamo valutato evidentemente non erano ben chiariti. Abbiamo definito – in realtà l’ha definito la maggioranza – questo nuovo criterio che ci trova concordi, ovvero di limitare i tentativi a un numero che è ben definito di tre, in modo da non dover richiedere l’assegnazione di eventuali dispensari a farmacie molto distanti dal territorio in cui il dispensario troverà poi collocazione. Abbiamo chiesto un parere dell’APT per definire qual è l’alto transito, quindi l’Agenzia di promozione turistica e territoriale deve chiarire i numeri di alto transito in modo che le farmacie e i dispensari possano essere aperti solo ed esclusivamente dove c’è una reale necessità dovuta a flussi turistici rilevanti per un determinato periodo o zona.

Dal punto di vista dei turni abbiamo fatto, secondo me, un ottimo lavoro. Mi riferisco soprattutto alla parte del web. Secondo me, era essenziale dare una svolta su questo aspetto. Non è detto che per scoprire un turno in maniera affidabile si debba per forza uscire di casa e raggiungere la farmacia più vicina. Se andiamo a vedere ora sul web o su altri portali troviamo informazioni, ma molto spesso non sono aggiornate e comunque non sono affidabili al cento per cento. Era giusto dare una voce univoca da parte delle ASL sui turni e sulle ferie.

Permettetemi un’osservazione su un aspetto che mi preoccupa. Si tratta, tra l’altro, dell’oggetto di un emendamento consegnato poco fa, ma che avevo già condiviso ieri con il consigliere Paruolo ed il suo staff. Mi riferisco alla possibilità di togliere un diritto che hanno attualmente i farmacisti, pur concedendogliene altri, va dato atto di questo. Andiamo a togliere quel diritto, soprattutto per le farmacie rurali, nei Comuni magari molto periferici, di poter fare il turno diurno a battenti chiusi. Da questo punto di vista si pone, forse, anche una questione di sicurezza, perché in un Comune molto piccolo, periferico, in cui una farmacia rurale riceve pochissime viste durante il turno diurno, doverlo affrontare addirittura a battenti aperti e non solo su chiamata anche banalmente citofonica o semplicemente a battenti chiusi con presenza interna, non richiedevamo nulla di più, secondo me, potrebbe intanto cambiare le carte in tavola rispetto a quanto già attualmente gestito. Attualmente, infatti, possono effettuare il servizio a battenti chiusi i Comuni sotto i cinquemila abitanti. Il Comune può deliberare che venga fatto a battenti chiusi anche il turno diurno. Non sarà più così. Potrà essere gestito in questo modo in tutti i Comuni, ma solo per il turno notturno. Da questo punto di vista, crediamo che ci sia da mettere mano a questo aspetto. Lo dico al consigliere Paruolo come invito, non importa se con il mio emendamento o con altre formule meglio elaborate da chiunque altro. Secondo me, è un diritto sacrosanto anche di sicurezza e di gestione delle farmacie periferiche e rurali. È essenziale.

Non ho nulla da dire sui turni notturni. L’evoluzione del telefono e non solo del citofono sicuramente aiuterà una comunicazione e un rapporto anche tra farmacista e cliente. Va bene la materia delle ferie. È stato approvato anche un nostro emendamento che va a specificare meglio come gestire le chiusure brevi che già erano in realtà gestite da questo punto di vista con permessi del sindaco temporanei, che possono andare dal lutto, oppure da chiusure relative a manutenzioni ordinarie e straordinarie delle farmacie per un tempo inferiore a una settimana che era già il tempo in cui si potevano richiedere minimamente le ferie.

Sulla linea di indirizzo è stato approvato un nostro emendamento che chiedeva che le linee di indirizzo della Giunta fossero per lo meno condivise in un percorso con l’Ordine dei farmacisti e le associazioni di categoria. Nel testo originale, invece, gli indirizzi della Giunta potevano essere presi autonomamente, senza nessun consulto, e crediamo che questo sia necessario. Infatti, l’emendamento è stato poi approvato all’unanimità.

Sulle croci verde abbiamo deciso di togliere la deroga. Nessuna deroga per croci rosse attualmente installate. Ci deve essere univocità e chiarezza nei segnali che evidenziano le farmacie, che non sono segnali pubblicitari, come norma già la legge nazionale, ma sono utili per l’individuazione di un servizio essenziale come quello farmaceutico.

Da questo punto di vista, quindi, si dispone la croce verde obbligatoria e l’accensione nelle ore notturne. Un aspetto fondamentale di questa legge, che non doveva esserci a nostro parere, ma che è diventato davvero importante, è quello sulle sanzioni per una mancata presentazione alla visita ambulatoriale.

Da questo punto di vista, ripeto quello che ho detto in Commissione. L’accordo con il gruppo Lega Nord c’è su questo argomento. Il tema è sentito e secondo noi è un principio corretto quello che passa. Non ci è piaciuto onestamente il modo in cui all’inizio, con un emendamento della Giunta e dell’assessore Venturi, lo stesso è stato inserito all’interno del progetto di legge, mettendolo nelle disposizioni transitorie finali, senza modificare titoli, né nessun aspetto della legge, quindi quasi come a nascondere questo provvedimento all’interno di una legge e rendere difficilmente trovabile dal cittadino la causa di un’eventuale sanzione che potranno ricevere.

Quello che abbiamo potuto lo abbiamo fatto: abbiamo chiesto di fare un progetto di legge a parte, ad hoc, per questo emendamento. Eravamo disposti ad accelerare i tempi insieme alla maggioranza per portare a un’approvazione, magari oggi stesso, in parallelo, rispetto a questo progetto di legge sulla riorganizzazione farmaceutica, ma c’è stata totale chiusura da questo punto di vista. Quello che abbiamo ottenuto è stato solo separare tutto questo in un nuovo titolo all’interno del progetto di legge e modificare il titolo principale del progetto stesso e della futura legge, mettendo un riferimento al regime sanzionatorio nuovo e corretto che andiamo ad introdurre.

In questo testo, che tendenzialmente troverebbe l’accordo del nostro Gruppo, come di molti altri, state fatte due osservazioni principali che mi piace evidenziare, perché secondo me sono state giuste sia in udienza conoscitiva, che in generale dialogando con le associazioni di categoria, con l’ordine dei farmacisti e con i farmacisti stessi, che chiedevano – ed è stato poi introdotto nel progetto di legge – il riconoscimento del ruolo civico e sociale della farmacia.

È giusto riconoscergli questo ruolo, soprattutto all’interno delle comunità piccole. Non tanto nella grande città, ma all’interno della comunità piccola, effettivamente la farmacia, soprattutto quelle dei servizi, rivestono davvero un ruolo sociale. Sono anche un presidio di sicurezza, mettiamola così, perché hanno tempi di apertura molto ampi. Molto spesso, dove è possibile, con un piccolo aiuto, possono dare una mano, evitando anche magari un utilizzo eccessivo dei medici, ovviamente per prescrizioni molto lievi. Quindi hanno un ruolo fondamentale, che è stato evidenziato dall’ordine dei farmacisti e poi inserito nelle finalità del progetto di legge.

Abbiamo presentato anche altri emendamenti, consegnati poco fa, meramente tecnici e non politici, che illustrerò dopo, quando arriveremo alla discussione degli emendamenti stessi.

Alcune parti di questa legge vanno in contrasto con delle sentenze dei TAR regionali e soprattutto anticipano, in un caso, la legge nazionale che forse verrà fra poche settimane, ma che ancora non è detto possa essere approvata. Dunque forse conviene stralciare delle parole che possono essere fonte di controversie legali dal punto di vista dell’assegnazione delle farmacie. 

Detto questo, ribadisco un approccio favorevole al progetto di legge. È stato un lavoro secondo me fatto bene dall’inizio, fino ad arrivare all’approvazione eventuale di oggi.

Ringrazio tutte le parti politiche perché abbiamo fatto dei tavoli di lavoro importanti, sia in Commissione che in separata sede, e credo che questo metodo debba essere adottato per molti provvedimenti che invece non hanno seguito lo stesso procedimento di condivisione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Delmonte.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signora presidente, innanzitutto voglio precisare, solo per la verità dell’aula, che gli emendamenti sono stati depositati ieri mattina, quindi 24 ore prima dello svolgimento dell’Assemblea, e largamente per tempo.

A parte che gli emendamenti che porto in buona parte erano già stati presentati nella Commissione di merito, ma lascio all’aula la valutazione sugli stessi, di certo c’è un principio che mi pare, nella descrizione alla “vogliamoci bene” a cui abbiamo assistito, non sia stato evidenziato. Mi riferisco in particolare all’indennità per le farmacie rurali. Lo dico perché, a mio avviso, l’importanza delle farmacie rurali è nota bene a tutti, la funzione che le stesse svolgono nelle aree più disagiate, prevalentemente del territorio urbano, ma soprattutto nel territorio extraurbano.

Una volta, nei territori urbani le farmacie rurali erano indicate come quelle delle frazioni; oggi hanno perso il carattere di ruralità per lo sviluppo che hanno avuto le città.

Diversa invece è la situazione che si verifica soprattutto nella collina medio-alta e nella montagna. Lo dico perché in realtà – argomento posto all’attenzione dell’Assemblea – oggi abroghiamo anche delle leggi, in una legge che dovrebbe essere di sistema e che, all’articolo 21, comma due, per come è scritta, delega alla Giunta ogni e qualsiasi funzione per quanto riguarda la valutazione delle farmacie rurali.

Ho detto questo perché mi pare fin troppo evidente che in una riforma di sistema l’unico argomento su cui si bypassa è proprio quello delle indennità riconosciute alle farmacie rurali, torno a ripetere, secondo quanto previsto dall’attuale proposta all’articolo 21, comma due, che così recita: “La Regione individua modalità per sostenere le farmacie rurali con contributi il cui importo viene stabilito nell’ambito delle disponibilità annualmente autorizzate con legge di bilancio”.

Ciò significa due cose. La prima riguarda l’individuazione dell’indennità. È evidente infatti che quanto viene qui prospettato come contributo è aleatorio. In buona sostanza, dipenderà di volta in volta dal bilancio; invece che avere un riferimento costante, ossia quello di una legge che, individuando l’indennità per coloro i quali tengono aperta una farmacia rurale, si obbliga l’Amministrazione a fare delle scelte prima dell’approvazione del bilancio, sapendo esattamente che cosa si vuole e che cosa si deve inserire a bilancio, anche eventualmente con un sistema che non abbisogna di altri particolari elementi che potrebbero essere quelli della rivalutazione annuale secondo l’indice Istat, quindi potendo ottenere ciò che anche altre Regioni ottengono.

Né più né meno, infatti, nei miei emendamenti ho presentato la legislazione vigente, non nel profondo sud, ma nella regione Marche, che mi pare non abbia un colore politico differente da quello della Regione Emilia-Romagna. A mio giudizio, questo è un punto qualificante in quanto viene meno un riconoscimento a una funzione o, comunque, non viene individuato per come dovrebbe essere un riconoscimento a una funzione che è meritoria, che svolge spesso e volentieri una funzione di supplenza anche dello Stato, laddove lo Stato manca, ragion per cui pensare di adottare una riforma del sistema farmaceutico prescindendo dalle farmacie rurali mi sembra un errore e un vizio non da poco.

In secondo luogo, al di là di alcune tecnicalità, che fortunatamente vedo oggi che con alcuni emendamenti vengono cancellate, ricordo di aver detto che scrivere, come è scritto nel testo al nostro esame, che è aperta una farmacia sempre e comunque e che la si può chiudere soltanto in certi casi, introducendo poi il concetto della manutenzione straordinaria, perché quella ordinaria si poteva invece prevedere, è semplicemente errato. Fortunatamente una siffatta norma sbagliata viene oggi cancellata, se verranno appunto accolti gli emendamenti dei due relatori. E lo dico soprattutto perché, essendomi stato risposto che la manutenzione ordinaria la si può programmare, evidentemente bisognerebbe anche convenire che la manutenzione ordinaria molto spesso non è programmabile solo se si sappia cosa rientra nella manutenzione ordinaria. Si pensi, ad esempio, alla rottura di un impianto: io vorrei sapere chi oggi può pianificare una rottura dell’impianto di riscaldamento.

Formulate, quindi, queste valutazioni, che comunque non ci vedono aprioristicamente contrari a questo progetto di legge, non posso non far notare alcuni strani elementi che esso introduce per come arriva in aula. Penso, ad esempio, all’obbligatorietà della croce verde, che viene giustificata con l’asserzione che, inserendola in questo dispositivo di legge, si avrà la garanzia che la tassa sulle pubblicità non verrà applicata agli esercizi farmaceutici. Ebbene, se si prendono le norme di cui al decreto legislativo n. 507, che disciplina la materia delle tasse sulla pubblicità, ci si rende conto che è vero che viene stabilito che l’esenzione è in relazione alle norme di legge, ma è altrettanto vero che, essendo la legge di natura nazionale, non può essere che in esenzione delle norme di legge nazionali. Invero, mi sono permesso di chiedere informazioni ad alcuni gestori che pagano le tasse sulla pubblicità e mi hanno fatto presente che già non la applicano. E lo dico anche in relazione a una questione che si è presentata sul punto, che non era prevista nel testo originario e che è stata introdotta successivamente.

Ad ogni modo, l’elemento di forte criticità rispetto a questo provvedimento è costituito da un articolo inserito di soppiatto dalla Giunta che forse introduce anche un principio che qualcuno ritiene condivisibile, ma che sicuramente è figlio di una tecnica legislativa del tutto abnorme, per non dire sbagliata, e che soprattutto – basta leggerlo – viene introdotto senza fornire alcun elemento che ci consenta di svolgere una valutazione al riguardo. Infatti, questo articolo non è accompagnato, a differenza di quanto solitamente accade per i progetti di legge, da una relazione tecnico-finanziaria che quantomeno chiarisca, dato che io non conosco, ma che probabilmente altri conoscono, quale sia il numero esatto o perlomeno il numero stimato nelle singole ASL e complessivamente nella Regione delle prestazioni diagnostiche prenotate e poi disertate da parte dell’interessato.

Ma soprattutto vorrei sapere da coloro i quali ritengono che questo sia uno strumento efficace, a parte i cittadini italiani, chi altro potrà essere soggetto all’applicazione delle sanzioni non scritte nella legge, ma quelle in concreto previste da questa norma di legge. È evidente infatti che, mentre l’assistenza sanitaria è obbligatoria, quei quindici, dodici o venti euro di ticket con quale sistema verranno recuperati da parte delle singole ASL, che proprio perché hanno introdotto questo in legge si troveranno nell’obbligo di perseguire comunque tutti, salvo essere poi sottoposti diversamente a un giudizio di responsabilità avanti alla Corte dei conti, con l’impossibilità di compiere una valutazione della economicità dell’operazione.

Trovo, pertanto, auspicabile che non il principio, in sé anche condivisibile, bensì il metodo venga affinato per valutare fino in fondo quale tipo di applicazione possa avere nei molteplici casi concreti che si verificano. E anche sotto questo profilo – lo dico per chi è contento di questo articolo – vi è un’espropriazione totale dell’Assemblea a decidere perché questa norma, indipendentemente dal principio introdotto o recepito, ha un comma 3 destinato a quella che potremmo definire una norma-delega. Infatti, è scritto che, con successivo provvedimento della Giunta regionale, sono disciplinate le modalità operative per le Aziende e gli Enti di servizio sanitario regionale al fine della corretta applicazione del presente articolo. A tal riguardo, mi permetto soltanto di aggiungere una breve considerazione: perché solo se lo fa la Giunta vi è una corretta applicazione del presente articolo? Del resto, nel momento in cui si introduce anche il rafforzativo “corretta” viene il dubbio che altri potrebbero fare una scorretta applicazione del presente articolo.

Ancora, il comma 3 prosegue: “e della sua più ampia informazione all’utenza, le cause di giustificazione, nonché la decorrenza delle misure indicate al comma 2. Insomma, persino l’attività sanzionatoria viene introdotta in questa sede in bianco, considerato che non viene neanche indicato il termine dal quale la norma trova applicazione e, quindi, non viene indicato il momento in cui la norma entra in vigore per produrre effetti che non siano soltanto quelli propri della legge manifesto o, detto più finemente, della legge di indirizzo.

Questi sono gli elementi che lasciano fortemente perplessi, se non altro perché pare che l’unica vera stella polare sia quella di dire: non disturbiamo il manovratore. Sarebbe stato decisamente meglio introdurre questa norma con un disegno di legge ad hoc, inserendolo nell’ambito della normativa di settore e di competenza e anche cercando – lo dico con estremo garbo – di affinare al meglio i princìpi, per come sono scritti, e i meccanismi di applicazione, per come non sono spiegati.

Io non so quando questa norma entrerà in vigore né, attualmente, lo può sapere l’Assemblea, che si limita soltanto a votare una delega. Non conosco le modalità di applicazione di questa norma, dal momento che sono rimandate, con una delega in bianco, alla Giunta. Mi chiedo soltanto, provocatoriamente, quale sia la ragione di questa norma, visto che, ad esempio, la Regione Veneto − che applica in modo differente, peraltro, questa norma − se l’è cavata, a legislazione statale vigente, con una delibera di Giunta. La Regione Veneto non ha una norma di legge ad hoc, ma, interpretando e applicando la legge nazionale, ha inserito alcuni criteri direttamente in una delibera di Giunta.

A me pare che ci sia sempre tempo di “legiferare per legiferare” e di “delegare per delegare”. Questa è stata la ragione sostanziale, unitamente all’estraneità per materia di questo articolo, che mi ha portato, in sede di Commissione, a definire questa norma “ultronea” (come si diceva una volta). Dal momento che, per contro, i componenti della Commissione hanno ritenuto ottimale, evidentemente, questo sistema di legiferare, io mi permetto di richiamare l’attenzione solo dei presidenti su una questione. Voglio vedere, di fronte ad alcuni precedenti come questo, come sarà opponibile a terzi la facoltà di presentare emendamenti che non c’entrano nulla con il disegno di legge in esame. Quando si creano i cosiddetti “precedenti”, forse si risolve un problema nell’immediato, ma se ne creano almeno cinquanta per il futuro.

Ad ogni modo, prendo atto che, come sempre, la maggioranza vince. La maggioranza, in questo caso, era una maggioranza bulgara. Lascio queste mie valutazioni e non le rassegno, sicuramente, ad altro che al verbale dell’Assemblea, visto che, nella sua larga maggioranza, il giudizio su questo emendamento è già stato sufficientemente illustrato. Tuttavia, mi chiedo a che cosa serva prevedere che sui siti dell’ASL debbano esserci i turni delle farmacie. Tra l’altro, a mio parere, sarebbe stato meglio se informazioni di questo tipo venissero, invece, concordate con i Comuni, ad esempio. Quando qualcuno farà una ricerca su un sito, non andrà sicuramente sul sito dell’ASL. Voi pensate che la gente sappia che sul sito dell’ASL si trovano le notizie sulle farmacie.

A prescindere da ciò, vorrei capire se una persona, per trovare questa stessa normativa, debba rivolgersi alla legge delle farmacie per trovare una norma relativa alla sanzione per l’esame non sostenuto, ma prenotato. Il mondo è bello perché è vario, ma questa volta non ci siamo fatti mancare niente.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Siamo in discussione generale. Non ho iscritti.

Ne approfitto per dare un’informazione. Su questo progetto di legge n. 1854 risultano pervenute 248 proposte di emendamento, di cui quattro a firma del consigliere Paruolo, cinque a firma del consigliere Delmonte, una a firma dei consiglieri Delmonte e Sensoli, otto a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi, diciannove a firma del consigliere Foti, 211 a firma dei consiglieri Bignami, Foti e Aimi.

Ha chiesto la parola il consigliere Cardinali. Prego.

 

CARDINALI: Grazie, presidente.

Due valutazioni in merito a questa legge importante. È stata una giornata importante. Mi riferisco all’audizione che abbiamo svolto con tutte le forze in campo, che nessuno ha ricordato e che io, invece, voglio ricordare; un’audizione attenta, che ci ha dato spunti (poi ripresi nei singoli emendamenti) che hanno evidenziato alcune questioni che ritengo importanti.

Prima di tutto, penso al tema relativo al ruolo del farmacista. Nella fase iniziale di questa legge, che ritenevo molto tecnica, si è ripartiti dal ruolo del farmacista sul territorio, nelle sue funzioni allargate al sistema e alla rete sociale e sanitaria della nostra regione. Penso al tema che riguarda in particolare la funzione di prenotazione di cui le farmacie si occupano. Penso al ruolo che, in molti casi, il farmacista acquisisce anche all’interno di realtà di piccole dimensioni, dove può rappresentare un punto di riferimento per tante situazioni. Penso anche all’evoluzione che insieme potremmo costruire − qui si buttano le basi − rispetto a strutture farmaceutiche che daranno l’opportunità di garantire altri servizi al loro interno, nel rispetto delle regole vigenti, che possono diventare punto di riferimento territoriale per molte persone anziane e anche per molte persone che hanno bisogno di più servizi all’interno di questo ambito.

Un altro aspetto che vorrei evidenziare è legato prevalentemente al ruolo che già oggi, in parte, viene assegnato. Mi riferisco alla consegna a domicilio dei farmaci, che potremmo potenziare rispetto a una eventuale opportunità per le farmacie di agire sul territorio.

Condivido e mi sta molto a cuore un dato che anche il consigliere Foti evidenziava. Mi riferisco al tema delle farmacie rurali, tema che abbiamo voluto evidenziare all’interno dell’articolo 21, con l’impegno politico dell’intera maggioranza a far sì che in ogni anno di bilancio si riesca a individuare una cifra da consegnare a quel tipo di farmacie, che riteniamo, oggi, una cifra fondamentale, in molti casi, anche per garantire un mantenimento del servizio.

È cambiato il sistema. È cambiato anche il sistema di fare spese. Il mantenimento delle farmacie rurali è un impegno politico che acquisiamo con questo articolo, con questa legge e che non possiamo dimenticare, dal momento che, anche all’interno dell’audizione, è stato richiamato più volte come uno dei punti fondamentali dell’Assemblea.

Concordo con il collega Paruolo nel ribadire che abbiamo messo in campo anche il tema relativo all’esenzione del ticket; concordo con lui nel dire che ci saranno altre opportunità, che lo dovremmo fare e trasportare il tutto anche in un’altra legge o in altri momenti con più logica di contenimento, ma voglio evidenziare un dato: far pagare il ticket a chi non disdice è un tema che avevamo ampiamente condiviso. Non ritengo che il tema non possa essere trattato. Ritengo, invece, che debba essere trattato, che sia stato trattato e che sia necessario farlo rispettare. Potrebbe essere uno dei motivi per cui le liste d’attesa potrebbero ridimensionarsi sotto molti profili, dal momento che ci sarà un’attenta valutazione.

Ho detto di ottemperare in maniera corretta e attenta al tema degli esenti, un tema che va sicuramente evidenziato. Credo sia stato giusto partire da questo punto e applicarlo, con la speranza di poterlo inserire in future azioni di intervento migliorative.

Ritengo che nel complesso questa legge sia positiva e molto in sintonia con ciò che il territorio e gli ordini professionali ci chiedono. Pertanto, sotto questo profilo ritengo che, come diceva anche il collega Delmonte prima, si sia fatto in Commissione un lavoro di gruppo importante e positivo e che ancora, con qualche emendamento che abbiamo la possibilità di valutare oggi, si possa migliorare questo percorso che, comunque, ha dato già oggi buoni frutti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Cardinali.

Non ho altre prenotazioni in discussione generale.

L’assessore Venturi ha chiesto la parola. Prego.

 

VENTURI, assessore: Ringrazio della collaborazione i membri della Commissione e i consiglieri anche per le osservazioni che sono state fatte su un progetto di legge che credo sia stato assolutamente partecipato, anche nella maniera giusta, con molte osservazioni che sono state recepite e raccolte dalla Giunta.

Il percorso ha avuto un primo parere favorevole da parte del Consiglio delle Autonomie locali, acquisito prima dell’approvazione del PDL con la delibera della Giunta.

In occasione dell’espressione del parere favorevole il CAL aveva chiesto una riformulazione dell’articolo che normava l’organizzazione dei turni notturni, per lasciare la facoltà ai Comuni di autorizzare l’effettuazione del turno a battenti chiusi con reperibilità del farmacista e obbligo di erogazione del farmaco entro trenta minuti dalla chiamata. La discussione in Commissione, com’è già stato ricordato, accompagnata da una udienza conoscitiva aperta a tutti, ha poi portato ad un ulteriore confronto, a un approfondimento di tutti gli interessi presenti e sottesi alla normativa in discussione e a una successiva ponderazione di questi che ha portato all’approvazione da parte della Commissione dell’articolato che oggi viene presentato.

Il progetto disciplina la riorganizzazione delle funzioni amministrative in materia di servizi farmaceutici, dando attuazione a quanto previsto dall’articolo 64 della legge regionale 30 giugno del 2015.

L’articolo 64 (Organizzazione del servizio farmaceutico) del progetto di legge “Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni” detta le disposizioni fondamentali in materia, rinviando ad una successiva legge regionale in materia di organizzazione del servizio farmaceutico. Questo progetto di legge pone in capo al Comune l’esercizio di tutte le competenze strettamente connesse alla pianificazione sul territorio delle sedi farmaceutiche, in coerenza alla previsione dell’articolo 11 del decreto legislativo cosiddetto “Cresci Italia” del 2012, che ha attribuito ai Comuni la funzione di individuare le sedi farmaceutiche di nuova istituzione.

La Regione che si avvale delle aziende sanitarie esercita, invece, le funzioni di impulso, controllo e sostituzione, volte a garantire l’approvazione biennale delle piante organiche e le funzioni inerenti i conseguenti concorsi per l’assegnazione delle sedi.

Nel rispetto del principio di semplificazione e chiarezza normativa, il progetto di legge riforma e/o abroga, dove necessario, le norme dell’ormai datata legge regionale n. 19/82 e risponde in tal modo alle esigenze di adeguamento normativo emerse in particolare rispetto alla disciplina dei turni e gli orari delle farmacie, all’istituzione dei dispensari, alle attività professionali sanitarie e non sanitarie che possono essere svolte all’interno delle farmacie, alla consegna dei farmaci a domicilio; rimarca il ruolo della farmacia e lo innova con l’accettazione di alcuni suggerimenti da parte dell’Associazione dei farmacisti.

L’ultimo Titolo nel progetto di legge “Norme in materia di prestazioni specialistiche ambulatoriali” introduce, infine, l’obbligo di disdetta delle prenotazioni di prestazioni con la finalità di realizzare una più efficiente gestione delle liste d’attesa. Su questo tornerò al termine della relazione.

Vi sono 23 articoli. I principali aspetti innovativi riguardano il procedimento per la revisione della pianta organica. L’iter inizia su impulso della Regione entro il mese di febbraio di ciascun anno pari, prosegue con l’elaborazione da parte del Comune di un progetto di revisione o conferma della pianta organica esistente con la successiva richiesta di parere prima all’Ordine dei farmacisti e poi all’azienda USL con le eventuali modifiche al progetto, in coerenza ai rilievi dell’azienda, e termina con l’adozione della pianta organica da parte del Comune.

La Regione esercita il potere sostitutivo in caso di necessità mediante l’indizione di una Conferenza dei servizi. Fra le norme di prima applicazione è previsto che i Comuni ridisegnino la propria pianta organica entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, in quanto le ultime piante organiche sono riferite alla popolazione residente nell’anno 2010.

Il concorso unico regionale è il secondo di questi elementi innovativi per il conferimento delle sedi farmaceutiche vacanti e di nuova istituzione. A partire dal 2000 i concorsi sono stati provinciali, con l’unica eccezione del concorso straordinario per soli titoli, bandito in Regione nel 2013.

Il terzo elemento è l’introduzione di un termine certo per l’apertura delle farmacie, che è di centottanta giorni per i privati e di un anno per i Comuni in considerazione della procedura a evidenza pubblica che eventualmente devono compiere i Comuni per affidare la gestione della farmacia. L’assenza di un termine per l’apertura in passato ha, di fatto, comportato in molti casi la mancata apertura delle farmacie stesse, la procedura per l’istituzione da parte della Regione delle farmacie aggiuntive previste dall’articolo 1-bis della legge n. 475/68 nei luoghi ad alto transito nella misura del 5 per cento delle sedi farmaceutiche regionali.

I presupposti per l’istituzione dei dispensari farmaceutici e i criteri per l’affidamento della loro gestione prevedono che il Comune possa, anche al di fuori dei casi previsti dal legislatore nazionale, in accordo con l’azienda USL, autorizzare l’apertura di dispensari nei centri abitati privi di assistenza farmaceutica qualora sussista un’oggettiva difficoltà degli abitanti a raggiungere la sede farmaceutica più vicina. Viene inoltre previsto che il Comune possa attivare un servizio di consegna a domicilio nel caso in cui non ritenga opportuno gestire direttamente il dispensario.

Poi c’è la competenza dei Comuni in materia di chiusura delle farmacie succursali e dei dispensari farmaceutici qualora non sussistano più le ragioni che ne hanno determinato l’apertura, introdotta al fine di consentire ai Comuni di ridisegnare la distribuzione delle farmacie nel proprio territorio in base alle esigenze attuali, anche in considerazione del maggior numero di sedi farmaceutiche istituibili con il nuovo criterio demografico introdotto dal legislatore nazionale nel 2012; l’accessibilità telematica delle informazioni inerenti aperture, chiusure, turni e orari di servizio farmaceutico attraverso il portale informativo sanitario per ogni azienda USL.

Come ricorreva nelle relazioni del relatore di maggioranza e di minoranza, è un elemento di assoluta qualificazione di questa legge la facoltà del Comune di stabilire che il turno notturno possa essere effettuato a battenti chiusi o per chiamata telefonica del farmacista. Quest’ultima modalità, secondo la normativa previgente, era possibile solo nei Comuni con meno di cinque sedi farmaceutiche, mentre con la presente normativa si supera l’imposizione della presenza del farmacista anche in assenza di accessi effettivi e si affida al Comune la valutazione circa la migliore organizzazione del lavoro. Viene, inoltre, attribuito alla Regione il compito di vigilare sul corretto funzionamento del servizio per chiamata telefonica e in reperibilità con facoltà di sospenderne la possibilità per le farmacie che dovessero risultare inadempienti rispetto a questo strumento che dovrebbe favorire cittadini e farmacisti.

L’obbligo del farmacista che svolge il turno notturno a battenti chiusi o per chiamata telefonica è di dispensare i medicinali richiesti, nonché i dispositivi medici (latte, alimenti per la prima infanzia, prodotti destinati ad un’alimentazione particolare). L’obbligo per tutte le farmacie è di dotarsi di croce verde entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge.

Per le farmacie in aree extraurbane tale croce deve essere luminosa, con l’obbligo di tenerla accesa nelle ore notturne. Sono questioni già state ampiamente raccontate e narrate dai due relatori e anche dagli altri interventi.

La consegna a domicilio dei farmaci soggetti a prescrizione è organizzata volontariamente dal farmacista, nel rispetto del diritto di libera scelta della farmacia da parte dei cittadini e delle norme sulla protezione dei dati personali; la facoltà delle farmacie di svolgere liberamente la propria attività di impresa, erogando ulteriori servizi che non interferiscano con l’attività principale di dispensazione dei farmaci, nel rispetto del divieto dell’esercizio in farmacia di professioni sanitarie che abilitano alla prescrizione di medicinali.

Questo articolo risponde alle istanze pervenute dalle associazioni di categoria delle farmacie e dei professionisti, chiarendo il quadro giuridico in materia.

Nel rispetto dei principi generali della libertà di iniziativa economica e di concorrenza, è evidente che lo svolgimento di questi servizi all’interno delle farmacie non costituisce in alcun modo una facilitazione, in quanto è fatta salva tutta la normativa di settore al cui rispetto è tenuto qualsiasi operatore economico professionista sanitario che voglia erogare i servizi stessi.

Vi è infine l’obbligo di disdetta delle prenotazioni delle prestazioni specialistiche ambulatoriali. Lo stesso viene disciplinato al fine di consentire una più efficiente gestione delle liste d’attesa. L’assistito che ha prenotato una visita specialistica ambulatoriale e non possa o non intenda presentarsi il giorno e l’ora fissati è tenuto a disdire la prenotazione almeno due giorni lavorativi prima della data stabilita. In caso contrario, anche se esente, è tenuto al pagamento della sanzione amministrativa pari al ticket previsto per la fascia di reddito più bassa, reddito 1, reddito familiare fiscale, fino a 36.152 euro di reddito.

In conclusione – e questa volta un po’ a braccio, che mi riesce molto meglio che non leggere – è stato detto che facciamo un salto di qualità rispetto al tema della sanzione per chi non si presenta. In questo caso, devo dire che abbiamo utilizzato provvedimenti che esistono anche in altre Regioni. Non siamo i primi che hanno un approccio di questo tipo.

Abbiamo aspettato, come sapete, perché sarebbe stato molto semplice per noi – e nessuno ce l’avrebbe impedito – attivare una sanzione all’inizio di un percorso; invece lo facciamo alla fine e lo facciamo secondo me anche nel momento giusto, perché un anno fa siamo partiti in una situazione in cui neanche il 60 per cento delle prestazioni di prima visita e di prestazioni specialistiche, soggette a monitoraggio nazionale e regionale, rispettava i tempi d’attesa. Oggi ci troviamo in una situazione che è radicalmente e profondamente mutata. Siamo, nel mese di febbraio, al soddisfacimento delle richieste tra il 97 e il 98 per cento complessivamente delle prestazioni di cui vi ho parlato.

Credo che a questo punto sia giusto chiedere ai cittadini il rispetto di un dovere civico. C’è il diritto di avere la prestazione e la visita specialistica, la prima visita, nei tempi che ci siamo impegnati molti anni fa a garantire, e che oggi fortunatamente siamo in grado di dare. Dunque, è bene rappresentare che questo è un diritto sacrosanto che stiamo fornendo, ma è anche e altrettanto un dovere presentarsi quando è necessario, cioè quando si è prenotata la visita, altrimenti si porta via il diritto ad un altro cittadino che ne avrebbe volentieri goduto. Credo che sia il momento migliore per farlo.

Se fosse stato un altro disegno di legge, lo avremmo inserito lì. Come diceva il relatore di maggioranza, sicuramente andremo a normare i tempi di attesa, e lo faremo, secondo l’impegno preso, anche per le attività che riguardano i ricoveri di carattere chirurgico.

In questo caso, è evidente che porremo rimedio a un inserimento di questo tipo e nel momento più opportuno, ma probabilmente la modalità in qualche caso non ha soddisfatto qualche Consigliere.

Termino facendo riferimento alla metafora del soppiatto con cui la Giunta avrebbe fatto l’inserimento notte tempo. Consigliere Foti, mi consenta, lei lo ha detto amabilmente e io glielo dico altrettanto amabilmente. L’abbiamo fatto in assoluta trasparenza e non di notte. Lo abbiamo sottoposto alla Commissione. Lo avete discusso e quindi non abbiamo fatto proprio nulla di soppiatto. Siamo abituati ad agire in trasparenza e in trasparenza intendiamo andare avanti.

Con questo, ringrazio i due relatori, il lavoro formidabile che ha fatto la Commissione e le audizioni che ha inteso effettuare per consultare tutti gli attori che avevano un qualche interesse legittimo all’interno di questo disegno di legge.

Vorrei ringraziare per il percorso che avete effettuato e mi auguro che, essendo per me il primo progetto di legge che presento all’Assemblea, ci saranno occasioni in futuro per fare meglio, da parte mia soprattutto ovviamente, e da parte della Giunta.

Mi auguro che questo possa consentire, anche per i lavori futuri che riguardano i temi della salute, un esempio da seguire anche per i prossimi provvedimenti che dovremo andare ad affrontare e ad aggiornare.

Ringrazio anche, come è già stato fatto, ma ci tengo particolarmente, i dirigenti e i funzionari dell’assessorato alle politiche per la salute per il supporto che hanno dato al lavoro encomiabile che voi avete fatto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Venturi.

Nomino scrutatori i consiglieri Tarasconi, Sensoli e Rontini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Intervengo in parte sull’ordine dei lavori e in parte per fare una precisazione.

Il Gruppo Forza Italia ha presentato oltre 200 emendamenti su questo progetto di legge, anche a firma del collega capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti.

Mi permetto di rubare un minuto per spiegare la vicenda. Abbiamo richiesto che non venissero posti in distribuzione quelli successivi al numero 45, e quindi solo i successivi, in ragione di un gentleman agreement che è intercorso con la Giunta e di cui diamo atto. Si vedono già i primi segnali positivi e ringrazio il sottosegretario Rossi per essere rientrato.

Quindi, comunico che ritiriamo gli emendamenti successivi al numero 45, che rappresenta la parte più corposa – dovrebbero essere esattamente 203 successivi al numero 45 – e manteniamo gli 8, che in sede di discussione generale argomenteremo.

Facciamo questo come tangibile riscontro dell’impegno che la Giunta ha assunto e che, ve ne diamo atto – ovviamente nessuno ha la bacchetta magica –, sta già producendo effetti utili alla risoluzione delle vicende che avevano determinato la presentazione degli emendamenti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Procedo a un aggiornamento. In tutto, gli emendamenti che metteremo in votazione sono 46 complessivi.

Passiamo all’emendamento 45, che riguarda il titolo stesso della legge, a firma dei consiglieri Aimi, Bignami e Foti.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Chiedo scusa. Faccio un intervento anche per dare qualche coordinata ai colleghi. Nel contesto della discussione fatta, molti degli emendamenti sono stati distribuiti soltanto oggi e quindi ne approfitterò per fare alcune dichiarazioni di voto complessive.

L’emendamento che adesso viene posto in votazione riguarda il titolo della legge ed è collegato con altri emendamenti del consigliere Bignami e forse del consigliere Foti, relativamente all’abrogazione dell’articolo 23, che è quello sulle disdette. Quindi, su tutti gli emendamenti collegati voteremo contro perché ovviamente siamo per mantenere l’articolo 23 che riguarda le disdette farmaceutiche.

Nel prosieguo della discussione interverrò magari a spiegare le cose meno ovvie. Alcune cose sono state già dette, cioè rimangono alcuni punti di vista diversi. Per esempio, sull’adeguamento dei tempi per l’apertura della farmacia dopo l’assegnazione, oppure sul diritto di prelazione, manterremo l’impianto che era presente nella delibera della Giunta e che prevede 180 giorni per i privati e un anno per i Comuni, tenendo conto del fatto che ci sono maggiori oneri dal punto di vista burocratico.

Avevamo ricevuto sollecitazioni nei due sensi, sia per l’equiparazione sia per una più ampia distanza. Quindi, su questi temi, che sono stati già affrontati nella discussione generale, non interverrò per dichiarazione di voto; su altri invece mi riservo di intervenire nel prosieguo.

Comunque, esprimo parere contrario su questo e sugli altri emendamenti relativi alla cancellazione dell’articolo 23.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 45 a firma dei consiglierei Aimi, Bignami e Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 45 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 1 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 2.

Sull’art. 2 insiste l’emendamento 12 a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi. 

Apro il dibattito generale sull’articolo 2 e sugli emendamenti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Sensoli. Ne ha facoltà.

 

SENSOLI: Ci riferiamo con questo emendamento alla parola “preferibilmente”, riportata per quanto riguarda le Unioni dei Comuni. Dire “preferibilmente” senza indicare i criteri lascia secondo noi troppo margine di discrezionalità e quindi chiediamo che sia la Giunta a regolamentare queste condizioni di preferibilità.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Sensoli.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12 a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 12 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 2 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 3.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 3 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 4.

Sull’art. 4 insiste l’emendamento 14 a firma del consigliere Foti.

Apro il dibattito generale sull’articolo 4 e sugli emendamenti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signor presidente, intervengo per sottolineare che se viene modificato il progetto che è stato prima visto dall’ordine provinciale dei farmacisti, una volta modificato, deve essere riproposto all’ordine provinciale dei farmacisti.

Mi sono permesso di mettere un termine di sette giorni, proprio per dimostrare che non c’è alcuna volontà dilatoria. Che uno si pronunci, che gli altri soggetti decidano in modo differente e alla fine debba apprendere dal giornale, o da un atto, che è stato modificato il progetto iniziale mi sembra una procedura quantomeno anomala. Poi l’assemblea è libera di valutare come meglio crede.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Può darsi che nella ricchezza degli emendamenti sia sfuggito qualche passaggio. Se il consigliere Foti va a vedere l’articolo 5, così come il testo che è in discussione qui, vedrà che lui aveva già presentato questi emendamenti e che noi li avevamo parzialmente accolti, nel senso che l’articolo 5 prevede già la prima frase dell’emendamento del consigliere Foti, cioè “Il progetto, così come modificato, deve essere trasmesso all’ordine provinciale dei farmacisti competente per territorio”.

Il consigliere coglie l’occasione per ripresentare l’emendamento nella sua forma integrale. Il motivo per cui non era stata accolta la seconda parte era per non appesantire ulteriormente il procedimento, perché potrebbe darsi che l’azienda USL modifichi il progetto nel senso indicato dall’ordine dei farmacisti.

È chiaro che una volta che lo riceve, ed è incluso nel procedimento, potrà esprimersi, però non abbiamo ritenuto di mettere un altro termine ad appesantire ulteriormente la procedura. Quindi respingeremo questo emendamento, nella consapevolezza di averne già accolto una parte.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 14 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 14 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 4 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 5.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 5 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 6.

Sull’art. 6 insiste l’emendamento 15 a firma del consigliere Foti.

Apro il dibattito generale sull’articolo 6 e sull’emendamento.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Soltanto per dire che vi è un termine diverso, che viene introdotto dalla legge, per quanto riguarda l’attivazione del servizio farmaceutico tra Comuni e privati, nel senso che al privato è dato il tempo di sei mesi e al Comune di un anno.

Avevo ampliato il termine del privato a quello del pubblico, come dice questo emendamento, prevendendo quindi un anno per entrambi. Si può anche interpretare diversamente, con sei mesi per entrambi, ma lasciare la distinzione che c’è oggi ha poco senso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Concordiamo sul principio di equiparare i termini, ma non con il fatto di aumentare quello del privato a 365 giorni ed è per questo che bocceremo questo emendamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 15 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 15 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 6 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 7.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 7 è approvato.

Prima della votazione dell’articolo 8, abbiamo quattro emendamenti che istituiscono un nuovo articolo, due sono a firma del consigliere Foti, il 16 e il 17 e, nel caso non venissero accolti, precluderebbero il 18 e il 19, sempre a firma del consigliere Foti.

Passiamo all’esame dell’emendamento 16.

Apro il dibattito generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signor presidente, come avevo detto nella discussione generale, ritengo che l’indennità di residenza debba, in prima battuta almeno, essere iscritta nella legge regionale per quanto riguarda i titolari di farmacie rurali.

Penso di aver presentato una tabella in linea con quelle che erano le indennità precedentemente in vigore. Aggiungo che è stato predisposto, nell’articolo 7 ter, un contributo aggiuntivo, perché vi sono realtà per le quali se una farmacia ha un volume d’affari inferiore ai 150.000 euro e non c’è un sostanzioso contributo della Regione, non c’è interesse da parte dell’interessato a tenere aperto un esercizio che evidentemente è in perdita. Quindi, quella sarebbe una sede farmacia destinata a rimanere in perpetuo scoperta.

Quanto alla preclusione degli emendamenti 18 e 19, questa è evidente, perché se sono bocciati i primi due, non possono conseguentemente che essere esclusi gli altri due.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Come già illustrato in Commissione e come detto anche in quest’aula dal consigliere Cardinali ed anche da me, abbiamo deciso di affrontare questo tema con il comma due dell’articolo 21.

Peraltro, il consigliere Foti ha presentato anche su quel comma un emendamento che parzialmente accoglieremo, però respingiamo la sua proposta di aggiungere degli articoli in questa fase, proprio perché rimandiamo al bilancio il tema dei contributi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 16 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 16 è respinto.

Passiamo all’esame dell’emendamento 17.

Apro la discussione generale. Nessuno chiede di intervenire in discussione generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto. 

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 17 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 17 è respinto.

A questo punto, gli emendamenti 18 e 19 a firma del consigliere Foti sono preclusi.

Passiamo all’esame dell’art. 8.

Sull’art. 8 insistono due emendamenti: emendamento 20, a firma del consigliere Foti; emendamento 37, a firma del consigliere Delmonte.

Apro la discussione generale sull’articolo 8 e sugli emendamenti. Nessuno chiede di intervenire in discussione generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto. 

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 20 a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 20 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 37 a firma del consigliere Delmonte.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 37 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 8 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 9.

Sull’art. 9 insiste l’emendamento 21, a firma del consigliere Foti.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Intervengo solo per dire che questo è uno degli esempi su cui c’è stato secondo me un lavoro proficuo. Questo articolo riguarda il pubblico concorso che deve essere fatto per l’assegnazione delle farmacie succursali.

Nel testo originale era previsto che fosse limitato alle farmacie del Comune. Il consigliere Foti inizialmente aveva proposto che, se andava deserto, venisse fatto un bando più ampio riguardante tutto il territorio dell’azienda USL. Per evitare due concorsi diversi, scriviamo un articolo, accogliendo l’emendamento che è stato riformulato e presentato dal consigliere Foti, che sostanzialmente mette in capo al Comune la scelta se fare una concorso limitatamente alle farmacie del proprio Comune – cosa ovviamente molto sensata, soprattutto nei Comuni grandi –, oppure se estenderlo anche alle farmacie del territorio dell’azienda USL, in modo tale da non fare due concorsi, però lasciare la scelta del livello di territorialità al singolo Comune.

Voteremo a favore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Solo per confermare che abbiamo rivisto un attimo la normativa anche rispetto al mio emendamento iniziale. Mi pare che sia un punto d’equilibrio che completa la procedura amministrativa in essere, lasciando ovviamente ai Comuni di decidere come è nella loro facoltà.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 21 a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 21 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 9 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 10.

Sull’art. 10 insiste l’emendamento 22, a firma del consigliere Foti.

Apro la discussione generale sull’articolo 10 e sull’emendamento. Nessuno chiede di intervenire in discussione generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto. 

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 22 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 22 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 10.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 10 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 11.

Sull’art. 11 insiste l’emendamento 6, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi.

Apro la discussione generale sull’articolo 11 e sull’emendamento.

Ha chiesto di parlare la consigliera Sensoli. Ne ha facoltà.

 

SENSOLI: Abbiamo allegato una circolare del Ministero che indica che la richiesta di autorizzazione alla vendita on line che va inoltrata alle autorità territoriali competenti e, tra parentesi, Regione o Provincia autonoma eccetera eccetera.

Noi riteniamo che debba essere la Regione a rilasciare le autorizzazioni e quindi, in questo senso, abbiamo presentato il presente emendamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Sensoli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Il richiamo fatto dalla consigliera Sensoli è giusto, però nella legge n. 13 del 2015 la Regione ha già stato stabilito che siano i Comuni ad avere questa competenza. Quindi non possiamo decidere diversamente con questa legge.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6 a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 6 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 11.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 11 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 12.

Sull’art. 12 insistono due emendamenti: emendamento 7, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi; emendamento 13, a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi.

Apro la discussione generale sull’articolo 12 e sugli emendamenti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Sensoli. Ne ha facoltà.

 

SENSOLI: Mi soffermerò in particolare sull’emendamento 7. Sembra un voler essere pignoli, ma secondo noi le parole sono importanti. Dimostrano la cultura, il grado di civiltà e soprattutto quello che si vuole attribuire alle persone.

Dire “persone disabili” o “con disabilità” è differente, in quanto la seconda dicitura comprende anche la disabilità indotta e non quella eventualmente dalla nascita, quindi intrinseca alla persona. Per noi è importante usare le parole corrette e quindi chiediamo che venga approvato questo emendamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Sensoli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Accogliamo l’emendamento 7; l’altro invece non lo accogliamo perché certamente il portale potrà anche pubblicare delle cose, ma vogliamo evitare di mettere in legge che dovrà costituire un onere, anche perché i confini degli esercizi abilitati alla vendita on line sono parecchio ampi. Quindi evitiamo di mettere obblighi su cose in cui non c’è una dimensione in qualche modo già nota.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7 a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 7 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 13 a firma dei consiglieri Sensoli, Gibertoni e Sassi.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 13 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 12.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 12 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 13.

Sull’art. 13 insistono nove emendamenti: emendamento 23, a firma del consigliere Foti; emendamento 33, a firma del consigliere Delmonte; emendamento 34, a firma del consigliere Delmonte; emendamento 38, a firma dei consiglieri Aimi, Bignami, Foti; emendamento 35, a firma del consigliere Delmonte; emendamento 24, a firma del consigliere Foti; emendamento 36 (che verrebbe precluso, nel caso passasse l’emendamento 24) a firma del consigliere Delmonte; emendamento 39, a firma dei consiglieri Aimi, Bignami, Foti; emendamento 25, a firma del consigliere Foti.

Apro la discussione generale sull’articolo 13 e sugli emendamenti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Faccio un’illustrazione generale di tutti gli emendamenti molto brevemente. Ne avevo già date alcune comunicazioni nella mia relazione iniziale, in particolare per il numero 33 crediamo, anche consultando le varie sentenze del TAR, che la comunicazione al Comune non possa essere obbligatoria in nessun caso, dal momento in cui la legge Monti ha applicato la liberalizzazione degli orari.

Riteniamo che inserire all’interno del provvedimento di legge le parole “ne dia preventiva comunicazione al Comune” possa creare delle prerogative per eventuali contenziosi futuri e quindi ne chiediamo l’abrogazione.

Sull’emendamento 34, chiediamo non solo che vengano sentiti i Comuni, ma che vengano recepite le loro decisioni, nel senso che è la ASL a doversi adattare a quello che il Comune decide, in base ai nuovi parametri che introduciamo, sulla liberalizzazione dei turni di chiusura notturni, e non viceversa.

Per quanto riguarda l’emendamento 35, crediamo che sia la cosa più importante in assoluto, nel senso che attualmente andiamo a togliere un diritto sacrosanto, ossia quello, per le farmacie rurali, ma in realtà per tutte le farmacie, soprattutto nei Comuni piccoli – per questo abbiamo specificato, reintroducendo il principio delle cinque sedi farmaceutiche – di effettuare i turni diurni, in particolare quelli festivi, ma anche quelli feriali, obbligatoriamente a battenti aperti. Attualmente non è così. Per questioni di sicurezza, ma anche per questioni pratiche, legate all’innovazione che stiamo introducendo sulla reperibilità telefonica e citofonica, crediamo che abbia senso effettuare anche i turni diurni a battenti chiusi, là dove il Comune ne rilevi la necessità, e nei Comuni piccoli, perché obiettivamente si ha un afflusso di clientela molto basso, soprattutto in zone molto disperse del territorio, quindi si mette in condizioni di rischio, o insicurezza, il titolare della farmacia o chi ci lavora all’interno.

Crediamo che questo sia sacrosanto ed è anche ciò a cui leghiamo l’approvazione della legge, perché davvero è un diritto che andiamo a togliere. Inoltre, andiamo a togliere anche sicurezza a chi lavora nelle farmacie.

Per quanto riguarda l’emendamento 36, si parla del fatto che il farmacista è tenuto a richiedere il costo aggiuntivo durante il turno. Dire che “può richiedere” è diverso da “è tenuto a richiedere”; cosa imposta da legge nazionale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Sono avvezzo a leggere ciò che scrivo. L’emendamento all’articolo 13, comma sette, dice: “La corresponsione del diritto addizionale spetta – non può richiedere – al farmacista, secondo quanto disposto dall’articolo 8 del decreto del Ministero della Sanità del 18 agosto 1993.

Ho presentato questo emendamento perché l’addizione, così come attualmente figura nel testo di legge, è errata almeno per due motivi. Si dice che per il servizio notturno il farmacista “può richiedere”, ma non è vero. Al farmacista “spetta”, che è una cosa diversa. Non c’è nessuna facoltà. È il testo esatto del decreto ministeriale qui citato, che dice: “Per le dispensazioni di medicinali effettuati durante le ore notturne, dopo la chiusura serale delle farmacie, secondo gli orari stabiliti dalla competente autorità sanitaria, spetta al farmacista…”.

C’è anche un secondo errore. In questo caso, per come è scritta questa norma, consigliere Paruolo, ci si dimentica del comma due del decreto ministeriale che dice: “Per le disposizioni effettuate nelle farmacie durante le ore di chiusura diurna, spetta al farmacista un diritto addizionale”. Non siamo noi che possiamo decidere: o non prevediamo affatto questa cosa e, dato che è un decreto ministeriale, lasciamo che la competenza rimanga prettamente del farmacista, secondo il decreto ministeriale; o se noi evochiamo il decreto ministeriale, non possiamo evocare il comma uno, ma non il comma due.

Ecco perché mi sono permesso di scrivere che “la corresponsione del diritto addizionale in genere – senza specificare notturno o diurno, perché questo lo determina già il decreto ministeriale – spetta al farmacista, secondo le previsioni dell’articolo 8 del decreto del Ministero della Sanità del 18 agosto 1993”. Questa mi sembra essere sul punto la dizione più esatta.

Per quanto riguarda gli altri emendamenti, vedo che la Lega ne ha presentato uno dove dice di sopprimere la parole “che ne dia preventivamente notizia al Comune”. Parlo del comma uno. Se il soppressivo non dovesse essere accettato, ritengo che la comunicazione vada data anche alla ASL per la pubblicazione sul portale informativo internet. In un primo momento infatti, abbiamo stabilito che la pubblicazione andasse sul portale informativo internet; adesso invece formuliamo un pensiero che si articola così: “È facoltà della farmacia aprire in orari e in periodi aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori, purché ne dia preventiva comunicazione al Comune – quindi non alla ASL che lo deve pubblicare – e informi l’utenza mediante i cartelli affissi all’esterno dell’esercizio”. Ebbene, ponendo la comunicazione all’esterno dell’esercizio, una persona ne è informata se ci va, ma chi di noi andrebbe in una farmacia, non sapendo che è aperta, per verificarne l'effettiva apertura? Lo chiedo in termini di logica.

Mi permetto di evidenziare come gli emendamenti 23 e 24, che non hanno nulla di politico, mi pare che abbiano, sotto il profilo della tecnicalità legislativa, un significato ben preciso: nel primo caso, completa la procedura che va seguita in ordine al rendere edotti degli orari suppletivi in cui la farmacia viene tenuta aperta; nel secondo, invece, liquida semplicemente il problema del decreto ministeriale, che torno a ripetere è tale. Poi sta al farmacista se far applicare la norma, o meno, nei suoi confronti, cioè richiedendolo meno, ma il decreto lo prevedrebbe come obbligo. Su questo non c’è dubbio. C’è scritto “spetta”.

È ovvio che una prestazione di siffatto tipo ognuno la può interpretare come meglio ritiene, cioè togliendo a se stesso una parte di guadagno, non pretenderlo, ma non possiamo dire che “può”. Del resto, secondo il decreto ministeriale, il farmacista “deve”. Nel suo comportamento privato può decidere cosa fare, ma per legge non possiamo mettere “può”; tant’è vero che il decreto legislativo sul punto è chiaro, perché non dice “può spettare al farmacista”, ma dice “spetta”.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Parto da quest’ultima questione e poi vengo agli altri emendamenti. L’interpretazione che diamo noi al testo è esattamente quella che mi sembra, in ultimo, il consigliere Foti abbia detto, nel senso che effettivamente la legge dice che al farmacista spetta la tariffa addizionale in talune condizioni. Il fatto che gli spetti non può configurare l’obbligo che lui la richieda, perché volontariamente può decidere di fare a meno di una sua spettanza, ad esempio per venire incontro all’utenza.

Tuttavia, per evitare interpretazioni, siccome l’emendamento 24 del consigliere Foti sostanzialmente ricalca il testo della legge, noi lo accoglieremo, ovviamente con l’interpretazione che anche lo stesso consigliere Foti ha dato un attimo fa.

Invece respingeremo gli altri emendamenti del tipo “è tenuto a richiedere”. Questo aleggia un po’ al tema delle tariffe minime sotto cui uno non deve andare e che porterebbero a dire: “Guardi, le farei anche meno, ma sono obbligato”. L’obbligo non c’è. C’è un diritto, definito dalla spettanza, e poi può essere evidentemente esercitato a discrezione, nel senso che uno può rinunciare a una sua spettanza, oppure può non rinunciarvi. In quel caso, richiede ciò che gli è dovuto.

Sul portale informativo, la cosa che ci siamo immaginati è anche normata nell’articolo che lo istituisce e consiste nel fatto che il Comune debba dare le comunicazioni relative ad alcune informazioni, tipo la localizzazione delle farmacie e il periodo aggiuntivo di apertura di una farmacia. È per questo che si prevede il fatto che debba essere data comunicazione al Comune, da cui verrà trasmessa all’azienda USL e completata sul portale.

Togliere l’informazione al Comune vorrebbe dire rischiare di avere nel portale un’informazione non adeguata, quindi respingeremo gli altri emendamenti che mirano a togliere questa comunicazione preventiva.

Allo stesso modo, respingeremo l’emendamento 34 del collega Delmonte, perché crediamo che sia già così, nel senso che l’AUSL definisce i turni delle farmacie, dopodiché il Comune stabilisce se il turno notturno può essere svolto o meno in modalità di reperibilità. Quindi, non è che debba prenderne atto preventivamente l’azienda, nel momento in cui fa i turni. L’azienda dice: “Quella farmacia è di turno notturno” e, se il Comune prevede che ci sia facoltà di fare il turno di reperibilità per quella farmacia, la stessa può procedere, senza tornare all’azienda.

Ugualmente, un altro emendamento che respingeremo, perché crediamo che sia già così, è il 39 del consigliere Bignami, che sostanzialmente definisce una certa modalità per fare in modo che anche le farmacie presenti in zone urbane, e non pienamente visibili, vengano dotate dell’obbligo di tenere accesa la croce verde. In realtà, nella formulazione attuale dell’articolo si dà già facoltà al Comune di estendere l’obbligo, già previsto di default per le aree extraurbane, anche ad altre farmacie. Quindi, è sempre una competenza del Comune che confermiamo.

Respingeremo anche il fatto di poterle non tenere accese, quando non si è di turno, perché a volte la croce verde serve per trovare una farmacia. Se uno ha un’urgenza, è utile per leggere i turni e capire dove sono le altre farmacie. In questo caso, dunque, crediamo che l’obbligo di accensione notturna sia un importante servizio ai cittadini. Oltretutto, faccio presente che con il costo delle luci a led non stiamo parlando di conti esorbitanti, dal punto di vista delle spese di elettricità necessarie per poter tenere accesa l’insegna.

Infine, vi è l’emendamento 35 del consigliere Delmonte, che non accoglieremo in base a un ragionamento di questo tipo, che richiamo per chi nel frattempo si fosse perso fra i numeri: il consigliere Delmonte, con l’emendamento 35, propone che si possano stabilire le modalità di reperibilità anche durante i turni diurni.

Crediamo che avere una farmacia aperta di giorno non dovrebbe comportare particolari problemi di sicurezza. Piuttosto che prevedere i battenti chiusi, che vorrebbe dire che la farmacia è chiusa, ma ha il farmacista dentro, nel momento in cui c’è il farmacista, chiediamo che il battente sia aperto. Oltretutto, abbiamo tolto la discriminante fra i Comuni con meno di cinque sedi farmaceutiche e più di cinque sedi, estendendo in modo ampio a tutti i Comuni la possibilità di prevedere le reperibilità notturne, così vogliamo estendere anche un servizio che crediamo possa essere apprezzato dai cittadini, cioè quello di trovare la farmacia aperta di giorno.

A seconda dell’esperienza che si avrà a seguito di questa normativa, valuteremo il da farsi, però in buona sostanza, se dobbiamo aiutare le farmacie rurali poste in luoghi disagiati a tenere aperto, è meglio procedere attraverso lo strumento previsto dall’articolo 21, comma due, cioè delle provvidenze, senza incentivare comportamenti che scaricano sull’utenza il disagio di non trovare la farmacia aperta.

Mentre di notte è una cosa frequente, che è stata segnalata, la presenza di farmacie che restavano aperte senza avere nessuno che andava a chiedere un farmaco; diverso è, quando capita il turno, non tutte le domeniche, ma una volta ogni tanto, tenere aperto con battente aperto, così non si ha neanche l’addizionale da dover richiedere. Se serve un aiuto alla farmacia rurale per stare aperta, cerchiamo di dare una mano, senza far gravare un disagio in più sui cittadini. È un modo per trovare un punto di equilibrio, forse leggermente diverso, che però privilegia il servizio dato all’utenza piuttosto che un’esigenza che non crediamo sia così importante come quella notturna. Quindi, in questo senso, respingeremo l’emendamento.

In buona sostanza, come indicazione di voto, accogliamo l’emendamento Foti che ho detto all’inizio, quello sulla formulazione della legge, il 24, e respingeremo gli altri.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Tenevo solo a precisare al consigliere Foti che mi riferivo al testo base, non subemendavo nulla. Quindi il “può richiedere” era riferito al testo base.

Al di là di questo, volevo dare una piccola specifica su questo ultimo ragionamento del consigliere Paruolo: in realtà, attenzione, non è solo una questione di sicurezza. Ho detto che è uno degli aspetti, ma sappiamo benissimo che una farmacia aperta può avere un afflusso diverso rispetto a una farmacia a battenti chiusi, che può essere gestita con un solo farmacista; mentre una farmacia a battenti aperti ha un costo di gestione completamente differente. Si obbliga insomma a un costo di gestione differente nonostante, in alcune realtà, l’afflusso sia veramente bassissimo.

Oltretutto, in alcune realtà, c’è anche una turnazione su tre settimane, una domenica ogni tre – mi viene in mente nelle colline modenesi e reggiane –, quindi in realtà non è così sporadico il caso.

Comunque, accogliamo il fatto che si voglia bocciare. Da questo punto di vista, approfitto per chiedere alla Presidenza la votazione elettronica sugli emendamenti 33 e 35 e ritiro il 36, alla luce dell’approvazione dell’emendamento 24 a firma del consigliere Foti, a cui voteremo favorevolmente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

La parola al consigliere Foti. Cinque minuti.

 

FOTI: Mi basta molto meno, signor presidente, per dire che in relazione alle spiegazioni fornite dal consigliere Paruolo, ritiro l’emendamento 23 perché a questo punto debbo ritenere che i compiti che qui erano previsti siano assorbiti da quanto previsto dall’articolo 12, comma due, della lettera b) in esame.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti

L’emendamento 23 è ritirato.

Apro le dichiarazione di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 33, a firma del consigliere Delmonte, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

35

Assenti

15

Favorevoli

4

Contrari

26

Astenuti

5

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 33 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 34 a firma del consigliere Delmonte.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 34 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 38 a firma dei consiglieri Aimi, Bignami e Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 38 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 35, a firma del consigliere Delmonte, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

33

Assenti

17

Favorevoli

9

Contrari

24

Astenuti

--

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 35 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 24 a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 24 è approvato.

L’emendamento 36 è ritirato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 39 a firma dei consiglieri Aimi, Bignami e Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 39 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 25 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 25 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 13.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 13 è approvato.

La seduta antimeridiana è conclusa. Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,01

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO e i consiglieri Stefano BARGI e Barbara LORI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 1854 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Norme regionali in materia di organizzazione degli esercizi farmaceutici»” (27)

 

Votazione emendamento 33 a firma del consigliere Delmonte

 

Presenti: 35

 

Favorevoli: 4

Gabriele DELMONTE, Andrea LIVERANI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 26

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 5

Enrico AIMI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI, Raffaella SENSOLI.

 

Assenti: 15

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI.

 

Votazione emendamento 35 a firma del consigliere Delmonte

 

Presenti: 33

 

Favorevoli: 9

Enrico AIMI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Raffaella SENSOLI.

 

Contrari: 24

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Assenti: 17

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Paolo CALVANO, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI.

 

Emendamenti

 

Gli emendamenti all’oggetto 1854 sono pubblicati in allegato al resoconto integrale della seduta pomeridiana dell’1 marzo 2016

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

È stato presentato il seguente progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell’art. 121 della Costituzione:

2214 - Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2 della Costituzione, recante: “Disposizioni in materia di video sorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio”. (22 02 16) A firma del Consigliere: Foti

 

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge:

2215 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Modifica della legge regionale n. 15 del 2008 "Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali"" (Delibera di Giunta n. 186 del 15 02 16).

2245 - Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Contributo straordinario al Comune di Reggio Emilia per allestimento aula speciale per la celebrazione del dibattimento nel processo penale cd Aemilia” (Delibera di Giunta n. 217 del 22 02 16).

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

2238 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per contrastare la decisione di Poste Italiane riguardante la distribuzione, a giorni alterni, della posta. A firma della Consigliera: Gibertoni

2239 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per valorizzare e sostenere i centri per l’impiego e contrastare la disoccupazione, la precarietà e l’uso abnorme di vaucher. A firma della Consigliera: Gibertoni

2240 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione riguardante Bologna Fiere Spa. A firma dei Consiglieri: Boschini, Zappaterra, Paruolo, Tarasconi, Campedelli, Rontini, Bessi, Rossi Nadia

2241 - Interrogazione a risposta scritta circa l'iniziativa del Comune di Parma denominata "Menu Interculturali a Scuola". A firma del Consigliere: Rainieri

2243 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la Presidenza del Corecom. A firma del Consigliere: Bignami

2244 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’iniziativa del Comune di Parma denominata “Menu Interculturali a Scuola”, anche in relazione alla L.R. n. 29/2002, ad oggetto “Norme per l’orientamento alimentare e la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva”. A firma del Consigliere: Rainieri

2246 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti l’assetto fieristico emiliano-romagnolo. A firma del Consigliere: Pompignoli

2247 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere le problematiche riguardanti il pagamento dei ticket presso il CUP di Brescello. A firma del Consigliere: Delmonte

2249 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti la realizzazione di un impianto di stoccaggio di rifiuti da realizzarsi nel Comune di Ozzano dell'Emilia (BO) in località Cà Fornacetta/Stradelli Guelfi. A firma del Consigliere: Bignami

2250 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la tutela dei lavoratori della Demm di Porretta, con particolare riferimento alla liquidazione della cassa integrazione ed alla situazione del Gruppo Paritel. A firma del Consigliere: Taruffi

2251 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'attivazione del tavolo regionale con i responsabili degli uffici stranieri delle Questure ed i delegati delle Prefetture sulle questioni riguardanti l'immigrazione, l'accoglienza e la cittadinanza. A firma del Consigliere: Alleva

2252 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'ampliamento dei compiti dei medici in servizio di continuità assistenziale, consentendo agli stessi la prescrizione di farmaci anche in condizioni di non urgenza e senza obbligo di visita domiciliare. A firma del Consigliere: Bignami

2253 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la normativa riguardante lo stoccaggio di gas in territori instabili dal punto di vista sismico, con particolare riferimento al territorio di Rivara di San Felice sul Panaro (MO). A firma della Consigliera: Gibertoni

2254 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione riguardante i campi nomadi, i relativi contributi regionali e la destinazione degli stessi a favore dei cittadini italiani indigenti. A firma del Consigliere: Foti

 

Risoluzioni

 

2242 - Risoluzione per impegnare la Giunta a rimuovere gli ostacoli per giungere velocemente al completamento del percorso del Fascicolo Sanitario Elettronico, rafforzare la relativa strategia comunicativa rivolta ai cittadini al fine di sostenerne la diffusione, ponendo inoltre in essere azioni volte a conseguire l’interoperabilità di tale strumento sul territorio nazionale e la fruizione dei relativi servizi. (26 02 16) A firma dei Consiglieri: Serri, Zappaterra, Zoffoli, Cardinali, Lori, Calvano, Tarasconi, Molinari, Pruccoli, Rontini, Mumolo, Marchetti Francesca, Rossi Nadia, Poli, Campedelli, Montalti, Iotti, Sabattini, Bagnari

2248 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere piena solidarietà al Professor Angelo Panebianco ed alla Comunità Istriano Giuliano Dalmata circa gli episodi, accaduti a Bologna ed a Ferrara, relativi ad aggressioni verbali e imbrattamento di muri con frasi sconvenienti e sottrazione di targhe commemorative, ponendo in essere azioni volte ad impedire che tali atti vengano a ripetersi. (26 02 16) A firma del Consigliere: Aimi

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:

1947 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere le problematiche riguardanti il progetto "Garanzia Giovani" con particolare riferimento ai ritardi riguardanti la corresponsione dei relativi assegni formativi. A firma del Consigliere: Pompignoli

1956 - Interrogazione a risposta scritta circa progetti e risorse riguardanti il ripristino della profondità sufficiente al pieno utilizzo del porto canale di Cesenatico. A firma del Consigliere: Montalti

1960 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per tutelare l'occupazione, con particolare riferimento ai lavoratori che svolgono funzioni sindacali. A firma del Consigliere: Taruffi

1963 - Interrogazione a risposta scritta circa la composizione del parco mezzi utilizzato da Seta, con particolare riferimento alla riduzione dell'inquinamento derivante dalla circolazione, specie nei centri urbani. A firma dei Consiglieri: Rancan, Delmonte, Bargi

1968 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione riguardante la dotazione di catene o pneumatici invernali degli autobus che svolgono servizi di linea, con particolare riferimento a quanto avvenuto in località Costaferrata, in Provincia di Reggio Emilia. A firma dei Consiglieri: Delmonte, Rancan, Bargi

1972 - Interrogazione a risposta scritta circa l'applicazione del piano europeo denominato "Garanzia Giovani", con particolare riferimento ai ritardi nei pagamenti delle relative retribuzioni. A firma del Consigliere: Rossi Nadia

1980 - Interrogazione a risposta scritta circa notizie riguardanti la mancata rilevazione, presso l'Aeroporto Marconi di Bologna, di oggetti, in possesso di un viaggiatore, atti ad offendere. A firma del Consigliere: Bignami

1984 - Interrogazione a risposta scritta circa il servizio offerto dai treni Intercity, con particolare riferimento al blocco di quello Milano-Napoli n. 597. A firma dei Consiglieri: Sassi, Gibertoni, Bertani, Sensoli

1991 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare che nelle scuole di ogni ordine e grado venga introdotta la teoria del gender. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

2011 - Interrogazione a risposta scritta circa le condizioni di sicurezza riguardanti un cantiere operante nella ricostruzione post-sisma a Sant'Agostino (FE), in località San Carlo. A firma dei Consiglieri: Pettazzoni, Fabbri

2020 - Interrogazione a risposta scritta circa i progetti riguardanti la ricostruzione della strada provinciale 65, che collegava Tizzano a Schia (PR) e la realizzazione della strada Val Bardea. A firma del Consigliere: Bignami

2027 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche relative all'inquinamento atmosferico ed acustico derivanti dal deposito ferroviario di Via Talami, a Reggio Emilia. A firma del Consigliere: Torri

2049 - Interrogazione a risposta scritta circa l'attività di monitoraggio svolta in ordine al servizio ferroviario nella linea Bologna- Ravenna. A firma del Consigliere: Bagnari

2052 - Interrogazione a risposta scritta circa i ritardi nei pagamenti della quota regionale ai tirocinanti iscritti al programma Garanzia Giovani e le azioni da attuare per risolvere tali problematiche. A firma del Consigliere: Bignami

2072 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della azienda Castelfrigo srl di Castelnuovo Rangone. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi

2073 - Interrogazione a risposta scritta circa i disagi per l'utenza riguardanti il treno AV 9500 e le azioni da attuare per risolvere l'isolamento ferroviario della città di Ravenna. A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani

2117 - Interrogazione a risposta scritta circa i parametri riguardanti la capacità contributiva, con particolare riferimento al diritto allo studio in ambito universitario. A firma del Consigliere: Bignami

(Comunicazione n. 26 prescritta dall’art. 68 del Regolamento interno - prot. NP/2016/563 del 29/02/2016)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

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