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66.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 2 MARZO 2016

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 1887

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Memoria del Novecento – Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna.» (TESTO BASE) (28)

(Continuazione discussione, esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

OGGETTO 164

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «La promozione del Giorno del Ricordo in Emilia-Romagna.» A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Abbinato)

OGGETTO 1944

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Promozione del "Giorno della libertà" in Emilia-Romagna.» A firma del Consigliere: Foti

(Abbinato)

(Ordine del giorno 1887/1 oggetto 2268 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 1887/2 oggetto 2269 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione)

(Ordine del giorno 1887/3 oggetto 2270 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 1887/4 oggetto 2271 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

BERTANI (M5S)

PRODI (PD)

MORI (PD)

RANCAN (LN)

CAMPEDELLI (PD)

MUMOLO (PD)

MARCHETTI Francesca (PD)

FABBRI (LN)

TORRI (SEL)

AIMI (FI)

BAGNARI (PD)

MEZZETTI, assessore

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

RAVAIOLI (PD)

RAVAIOLI (PD)

FOTI (FdI)

RANCAN (LN)

RAVAIOLI (PD)

AIMI (FI)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

AIMI (FI)

RAVAIOLI (PD)

FOTI (FdI)

RAVAIOLI (PD)

AIMI (FI)

ALLEVA (Altra ER)

TARUFFI (SEL)

RANCAN (LN)

DELMONTE (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 1887

Emendamenti oggetto 1887

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10,04

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la sessantaseiesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta le consigliere Lori e Sensoli e gli assessori Bianchi, Caselli, Costi, Donini e Venturi.

 

OGGETTO 1887

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Memoria del Novecento – Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna.» (TESTO BASE) (28)

(Continuazione discussione, esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

 

OGGETTO 164

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «La promozione del Giorno del Ricordo in Emilia-Romagna.» A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Abbinato)

 

OGGETTO 1944

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «Promozione del “Giorno della libertà” in Emilia-Romagna.» A firma del Consigliere: Foti

(Abbinato)

(Ordine del giorno 1887/1 oggetto 2268 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 1887/2 oggetto 2269 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione)

(Ordine del giorno 1887/3 oggetto 2270 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 1887/4 oggetto 2271 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Riprendiamo i nostri lavori.

Nella seduta pomeridiana di ieri si era aperto il dibattito sull’oggetto 1887.

Ricordo che il testo base di lavoro porta il titolo “Memoria del Novecento – Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna”.

Nella seduta di ieri sono intervenuti i relatori, i consiglieri Ravaioli e Foti, e il consigliere Alleva. Quindi, proseguiamo la nostra discussione in dibattito generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Intervengo solamente per illustrare alcuni degli emendamenti che abbiamo proposto. Inizialmente avevamo presentato due emendamenti, che poi abbiamo ritirato e che adesso ripresentiamo come subemendamenti.

Con il primo subemendamento, chiediamo di inserire, dopo le parole “dittatura fascista”, le seguenti: “alla promozione delle leggi repressive delle libertà politiche e di informazione e alle leggi razziali”. A nostro giudizio, questi due elementi rappresentano due momenti particolarmente pesanti e drammatici prodotti dalla dittatura fascista. Entrambe le norme poc’anzi richiamate, dagli esiti drammatici, ebbero dirette ripercussioni sulla vita quotidiana degli emiliano-romagnoli e costituiscono un elemento comune alle altre forme dittatoriali del Novecento o dei nostri giorni, negando la libertà di espressione e proponendo modelli di superiorità razziale. La storia e la memoria ci devono consegnare un insegnamento. Quindi, l’attenzione a quelle misure utilizzate dal fascismo per impedire l’esercizio dei diritti politici e del diritto all’informazione corrisponde in pieno all’intento di dominio pervasivo delle società, caratteristica propria dei domini totalitari. Anche oggi l’analisi, lo studio e la memoria di questi aspetti sono indispensabili per comprendere e reagire a ogni forma di limitazione delle libertà di espressione e di informazione, rischio che ancora oggi corriamo, ai bavagli che limitano o impediscono in molti paesi, a volte forse anche nel nostro, di indicare o di formarsi liberamente delle opinioni.

Con il secondo subemendamento, che riguarda il riferimento alla nascita della Repubblica attraverso il referendum istituzionale, chiediamo di esplicitare il valore specifico rivestito dall’istituto referendario nella nascita della Repubblica. Tra l’altro, proprio quest’anno ricorre il settantesimo anniversario del referendum istituzionale del 1946. Esso fu una forma di partecipazione diretta della popolazione italiana e per la prima volta anche delle donne. Tra l’altro, l’Emilia-Romagna visse con particolare intensità quella straordinaria occasione, garantendo un’altissima adesione alla nuova forma istituzionale. Quindi, per noi ricordare che questa Repubblica nasce da un referendum è particolarmente importante.

Abbiamo presentato un altro emendamento, che fa sempre riferimento al referendum, con cui chiediamo di aggiungere all’articolo 3, comma 2, la lettera f-bis), in cui si propone di riconoscere di sviluppare la conoscenza, l’analisi critica e la riflessione sui movimenti per i diritti civili e sui processi di partecipazione e di impegno civico diretto anche in riferimento al valore dell’istituto referendario come strumento di democrazia e di cittadinanza attiva. Questo per sottolineare che non bisogna soffermarsi solo sui primi anni del Novecento, ma bisogna anche ricordare la parte che ha riguardato il movimento per i diritti civili, la nascita del nuovo impegno civile e la stagione referendaria, che ha toccato tanti aspetti di quel secolo, dal divorzio all’aborto, al nucleare e alla preferenza unica, quindi aspetti di diritti civili, aspetti ambientali e aspetti politici. Quindi, a nostro avviso, il riferimento agli istituti referendari e all’impegno civico vanno ricordati e ricalcati, perché anche qui la memoria ci deve aiutare a tener ben presente che quegli strumenti sono assolutamente importanti per la nostra vita, oggi che il referendum magari si cerca anche di azzopparlo, o smontando i quesiti, o cercando di relegarlo in un angolino per evitare che si raggiunga il quorum, oppure snaturandolo e facendolo diventare un voto su un premier invece che su un tema.

Abbiamo presentato un altro emendamento con cui chiediamo di aggiungere un riconoscimento, oltre che alle associazioni partigiane, combattentistiche e reducistiche, anche alle associazioni – si tratta di un riconoscimento – dei deportati, delle vittime dell’Olocausto e degli esuli istriani, giuliani e dalmati, nonché alle associazioni delle vittime delle stragi e delle vittime di mafia. Nel progetto di legge, infatti, si fa riferimento alla collaborazione ma, mentre alle associazioni partigiane giustamente si dà un riconoscimento, a queste associazioni lo si nega. Ebbene, noi riteniamo che anche a queste ultime sia opportuno concedere un riconoscimento.

Abbiamo presentato, questa mattina, un ordine del giorno perché la memoria collettiva di una fase o di un periodo storico non può avere aree oscure o segrete, perché queste impediscono l’esercizio della ricerca, dello studio e della ricostruzione della comprensione dei fatti. La storia del Novecento – lo ribadisco – non è costituita soltanto dai primi anni del Novecento ma anche da altri periodi, che sono stati contrassegnati da dolorose vicende che hanno colpito anche l’Emilia-Romagna, stragi ed eventi sui quali è stato a lungo posto il segreto di Stato. Rammento, infatti, che una direttiva del Governo ha stabilito, nel 2014, la declassificazione di questi documenti. Alcune associazioni delle vittime delle stragi (Ustica, Piazza della Loggia, Stazione di Bologna) hanno segnalato in questi giorni, però, ancora criticità nell’accesso, nella fruibilità e nella completezza di questa documentazione resa disponibile. Quindi, per fare memoria bisogna avere completo accesso ai dati e agli atti che investono questa memoria. Pertanto, chiediamo l’impegno alla Giunta di farsi promotrice presso il Governo e il Parlamento, affinché il processo di declassificazione dei documenti relativi alle stragi degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta venga attuato, al fine di facilitare questo processo e consegnare alla Regione stessa l’importante compito di fungere da deposito di tali memorie. Abbiamo la Sezione mafie all’interno del Centro di documentazione, per cui anche questo potrebbe diventare un centro per raccogliere questa documentazione declassificata, così da permettere agli studiosi ma anche ai cittadini di formarsi un’opinione su quei periodi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare la consigliera Prodi. Ne ha facoltà.

 

PRODI: Grazie, presidente Vorrei innanzitutto ringraziare l’assessore Mezzetti, la struttura dell’assessorato e la mia collega relatrice Ravaioli per la serietà, la cultura e l’impegno che hanno profuso per giungere a un testo estesamente condiviso in un percorso interessantissimo e non banale.

Questa è una legge importante perché pone le basi per la tutela, la messa a sistema e la diffusione dell’insieme delle istituzioni e dei luoghi della memoria del Novecento nel territorio regionale attraverso il riconoscimento degli strumenti di ricerca e diffusione della conoscenza legata al secolo scorso, nel quale sono nate le basi sociali, politiche e culturali della contemporaneità.

Tra le molteplici azioni che la legge prevede vorrei ricordare l’importanza degli istituti storici, portando ad esempio ISTORECO, l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia, come esempio ottimale delle attività che questa legge intende promuovere. Questo istituto è sorto nel 1965 per iniziativa del Comune, della Provincia, delle associazioni partigiane e di importanti personalità dell’antifascismo reggiano. Sin dal 1966 l’istituto è affiliato alla rete nazionale dell’Istituto nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, che fu fondato nel 1949 da Ferruccio Parri, di cui fanno parte una sessantina di istituti in tutta Italia. ISTORECO conta tra i suoi soci le principali Amministrazioni locali, numerose associazioni partigiane, culturali e di categoria. L’istituto si occupa della tutela e la valorizzazione del patrimonio documentario della memoria della Resistenza, la raccolta quindi di memorie, lo svolgimento di ricerche e la promozione di attività didattiche e divulgative sulla storia contemporanea del territorio di Reggio Emilia e provincia. Collabora, quindi, con altri istituti della rete, con l’Istituto “Alcide Cervi”, con il tavolo della cultura del Comune, ha rapporti con l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, con la Regione, con il Ministero dell’istruzione e con l’Unione europea. Quindi, questo istituto è paradigmatico per il patrimonio anche librario composto da oltre diecimila volumi, una biblioteca aperta al pubblico per la consultazione, cataloghi cartacei e informatizzati. Possiede una fototeca dove sono conservate oltre tremila immagini, con parte del materiale recentemente informatizzato e, quindi, disponibile anche in rete.

Questa informatizzazione ha consentito, quindi, la diffusione di dati, di documenti e di programmi, prevedendo percorsi anche tematici e gallerie multimediali, che utilizzano materiali ed esperienze, con sitografie ad hoc e collegamenti a social network. Quindi, vi sono anche importanti esperienze di archivi virtuali, come Gli Albi della Memoria, che è un progetto per onorare i caduti reggiani di tutte le guerre contemporanee. Questo è un database che associa ai nomi principali i dati anagrafici, ma è anche aperto a fotografie, documenti e testimonianze che ne possano arricchire la memoria collettiva. Si è anche recentemente esteso a nuove sezioni sui decorati, sui deportati civili e militari, sui monumenti ai caduti. A partire dal 2008 è stato avviato anche un progetto parallelo che ambisce a raccogliere i dati degli oltre seicentomila italiani caduti nella prima guerra mondiale.

Un altro archivio, lo European Resistance Archive, archivio on-line di videointerviste con i protagonisti delle resistenze europee contro il fascismo e l’occupazione nazista, è il risultato di un progetto europeo avviato nel 2007, che ha coinvolto sette Paesi ed è continuamente arricchito da nuovi materiali.

Questo istituto ha, inoltre, un’intensa attività di divulgazione storica, di percorsi di didattica e formazione di insegnanti. Sin dagli anni Novanta questo istituto si è dotato di una sezione esteri che si occupa di organizzazione di eventi, di scambi culturali, di viaggi di studio, di politiche giovanili, ed espleta attività quali i Mondiali Antirazzisti, Sentire Partigiani, Camminate e testimonianze partigiane sull’Appennino, e della raccolta di documentazione sui processi per le stragi naziste. In particolare, vogliamo ricordare I Viaggi della Memoria, viaggi di studio per studenti e insegnanti che hanno come meta i campi di sterminio nazisti. Tra le tappe toccate, segnaliamo, ovviamente, Auschwitz, Berlino e Dachau. Questi viaggi, dal 1999, hanno coinvolto complessivamente oltre diecimila ragazzi.

Questa mia descrizione vuole rimarcare che questa legge riconosce, tutela e sottolinea il ruolo chiave della ricerca e della conoscenza storica diffusa nel presente, promovendo una metodologia di interesse per il vissuto collettivo degli avvenimenti. Vi è un’idea di responsabilità collettiva, che è uno degli aspetti più interessanti che caratterizza da sempre il nostro territorio.

La storia di tutti, tutti i nostri antenati hanno contribuito a costruirla potremmo dire con opere ed omissioni. Pensiamo, ad esempio, alla Resistenza come riscatto individuale e collettivo, e qui la ricerca storica delle testimonianze acquisisce il proprio fortissimo valore sociale. Questa evidenza ci consegna una responsabilità di ciascuno alla costruzione del presente. Questo aspetto, se compreso in tutte le applicazioni e implicazioni, ha una grande propulsione didattica ed educativa, formando la base della partecipazione e della consapevolezza democratica anche delle generazioni a venire.

Riaffermiamo, quindi, che la costruzione della vita politica e sociale può avvenire solo sulla chiara base della consapevolezza di ciò che è stato, delle conquiste e dei sacrifici che altri hanno compiuto per consegnarci la nostra libertà e la democrazia.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Prodi.

Ha chiesto di parlare la consigliera Mori. Ne ha facoltà.

 

MORI: Grazie, presidente. Il mio vuole essere un intervento solo di sottolineatura di due aspetti in particolare di questa legge, in quanto mi ritrovo completamente nella ricostruzione precisa e puntuale della relatrice Ravaioli. Avverto, infatti, il dovere di richiamare la condivisione, che fin dalla passata legislatura vi è stata, della necessità di una legge sulla memoria del Novecento che fissi i termini delle nostre radici culturali e istituzionali, al fine di renderci ancora più forti negli obiettivi di prospettiva politica e istituzionali che noi tutti quotidianamente cerchiamo di realizzare e in cui ci riconosciamo. Quindi, radici fortissime per obiettivi e un futuro ancora più incisivi.

Il progetto di legge in oggetto non è affatto nostalgico e ha una visione della memoria non statica, bensì dinamica, una visione della memoria che si arricchisce del presente per farsi futuro. La mia è un’immagine non retorica, ma costruita dal dinamismo e dall’attivismo delle associazioni e degli istituti storici, che con grande forza cercano, attraverso non soltanto le celebrazioni ma anche un lavoro quotidiano con le scuole, una progettualità innovativa e una costruzione dinamica della memoria sempre in fieri, di rendersi assolutamente in linea con i tempi, anzi di essere ancora più incisivi nel supportare le gravi lacune di questo tempo in termini di umanità e di responsabilità per le Istituzioni, per la democrazia e per la libertà.

Questa è una visione che mi trova molto favorevole, così come mi trova molto favorevole l’osmosi tangibile che in questa legge si produce con la realtà che ci circonda, ossia il coinvolgimento delle associazioni e della società civile, in quanto la memoria non può appartenere a qualcuno, ma deve essere una memoria collettiva. Quindi, dati i princìpi fondamentali della nostra Repubblica, questo credo sia un obiettivo molto alto, che con questa legge si cerca di perseguire.

È una legge molto attuale anche per i temi che porta alla luce come nuovi filoni culturali, che vengono perseguiti con grande determinazione. Si pensi, ad esempio, al filone culturale femminile. Per ruolo e anche per ferma convinzione, ribadisco che il tema della riscoperta del protagonismo delle donne nel percorso delle grandi guerre e resistenziale è una riscoperta che, dal punto di vista della riformulazione innovativa della storia, ci offre grandi spunti, grandi spunti per nuove esemplarità femminili, che possono diventare nuovi esempi per le nostre ragazze e i nostri ragazzi. Questo lo dico perché non è soltanto paritario, ma è anche giusto, e ci convinceremo ancora di più quando inaugureremo, alle ore 13, la mostra che la nostra presidente ha fortissimamente voluto per la celebrazione del settantesimo anniversario del suffragio universale e, quindi, del voto alle donne. E ce ne rendiamo conto quotidianamente con le sfide che questo presente ci consegna in termini di relazioni tra uomini e donne come spunto fondamentale di una nuova democrazia paritaria, ancora profondamente incompiuta. Al riguardo, credo ci sia tanto da fare e la legge lo contempla.

Un ulteriore elemento di riflessione, che l’assessore ha ben presente e che tutti noi dobbiamo avere ben presente, riguarda i luoghi della memoria anche in termini di patrimonio anche immobiliare che è a nostra disposizione e che costituisce parte integrante della struttura memoriale e della rete memoriale della nostra Regione, patrimonio che spesso ha diverse titolarità, a volte le Province, a volte i Comuni, a volte lo Stato. Ebbene, allorquando il superamento delle Province diventerà anche dal punto di vista giuridico un atto compiuto, sarà molto importante che la Regione, come sempre del resto la Giunta ha dimostrato, si renda responsabile della destinazione giuridica e della titolarità giuridica di quel patrimonio, che oggi come oggi è posizionato sul nostro territorio ma ha diverse titolarità. Questo è un aspetto importante perché, senza voler essere tacciati di localismo, il dire in legge che il patrimonio anche immobiliare della nostra memoria è parte integrante del sistema memoriale regionale significa anche che ce ne dobbiamo occupare. Vedremo in quale forma, vedremo in quale modo, vedremo con quali strumenti, comunque questo è un elemento che dovrà responsabilmente coinvolgerci quando sarà necessario. Questo lo dico perché le riforme costituzionali sono molto importanti e anche da questo punto di vista avranno effetti non soltanto sul patrimonio memoriale ma anche sul patrimonio culturale sparso per tutta la regione, che presenta diverse titolarità giuridiche.

Vi anticipo, quindi, la volontà di presentare una risoluzione che possa tener conto di tutti gli aspetti del patrimonio che non ha titolarità solo ed esclusivamente individuabile nei Comuni o nello Stato e, quindi, dare una mano, suggerire un’idea, avanzare una proposta anche per l’Esecutivo per impegnarsi in futuro sulla gestione di questo passaggio. Lo dico perché gli strumenti possono essere tanti. Possono essere risorse economiche, ma non solo. Possono essere anche strumenti giuridici, come le fondazioni o altri strumenti similari, in grado di gestire siffatti patrimoni. Desidero si tenga conto di questo aspetto in quanto non è secondario anche per l’identità territoriale. Ad esempio, essendo io stata delegata dall’Assemblea quale rappresentante del Comitato soci del Museo Casa Cervi, che è un chiaro caso di patrimonio provinciale, una volta superato il livello istituzionale provinciale come titolarità giuridica, è chiaro che si porrà il problema della destinazione di questa struttura. Ovviamente, potrei citare tanti altri esempi. Mi sono soffermata su questo caso dal momento che conoscono dettagliatamente la situazione.

Sempre rispetto al Museo Casa Cervi, vi posso assicurare che, quando parlo di dinamismo della coltivazione della memoria e dell’aggiornamento anche formativo della memoria colta, nel senso di conoscenza profonda dei fatti accaduti nel modo più oggettivo e con la forza valoriale più potente, il progetto “Memorie in cammino” del Museo Casa Cervi è un progetto di grandissima qualità, che ha messo in digitale e in rete testimonianze di partigiani, staffette e, quindi, personalità e protagonisti della nostra storia di liberazione che, con lo scorrere del tempo, stanno rischiando purtroppo di finire nel dimenticatoio, il che rappresenterebbe per me un’angoscia che vorrei limitare al massimo raccogliendo da loro ulteriori testimonianze, che ancora oggi possono esserci di grande aiuto per vivere al meglio il nostro presente e costruire il nostro futuro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Mori.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Intervengo per esprimere alcune considerazioni, che ho già avuto modo di formulare in Commissione in occasione dell’esame di questo progetto di legge.

Mi aspettavo sinceramente che si potesse arrivare a un provvedimento che fosse maggiormente super partes, cercando magari di inglobare in questo progetto di legge quelle che potevano essere le varie anime della storia del Novecento e quella che è stata globalmente tutta la storia del Novecento, non solo una determinata parte, come si può vedere oggi nello scritto.

In particolare noto nell’articolato una parte dedicata quasi esclusivamente a una elencazione, dall’articolo 2 in poi, dove non vengono presi in considerazione in linea di massima tutti gli eventi ma se ne offre meramente un’elencazione, il che comporta inevitabilmente l’esclusione di qualcuno di essi. Sicuramente alcuni eventi non saranno riportati. Analogamente, per quanto riguarda le associazioni che vengono citate all’articolo 4, comma 4, viene stilato un elenco delle associazioni nazionali partigiane riconosciute, lasciandone però fuori alcune. E questo è un problema del quale ho già parlato anche con l’assessore. Pertanto, qualora qualche associazione dovesse iscriversi o essere riconosciuta a livello nazionale, bisognerà intervenire sulla legge.

Vi confesso che ho un grande rammarico, il rammarico di non vedere scritta nemmeno una volta nel progetto di legge la parola “comunismo”. Ci sono le parole “nazismo”, “fascismo” e “totalitarismi”, ma la parola “comunismo” non è stata scritta nemmeno una volta. Proprio per questa ragione auspicavo una formulazione maggiormente super partes prevedendo, come da noi proposto in Commissione, di limitarsi a scrivere “tutti i regimi totalitaristi” invece di citare singolarmente il fascismo, il nazismo e magari anche il comunismo. In questo modo si sarebbe garantita certamente una posizione maggiormente super partes.

Vorrei inoltre far notare che per l’applicazione di questa legge si prevede un contributo pari a un milione di euro, che sicuramente è una somma importante, una somma che viene erogata per gestire la storia del Novecento e che potrebbe essere frutto di qualche polemicuccia. Infatti, partendo da una critica che ho mosso nei confronti dell’Istituto Parri, come già ribadito in Commissione, che riporto anche in aula per consentire a tutti i consiglieri di essere a conoscenza di quanto accaduto, faccio presente che, durante la celebrazione del Giorno del Ricordo, vi è stato un piccolo problema con l’Istituto Parri: sulla pagina web dell’istituto non veniva assolutamente citato il Giorno del Ricordo. Si parlava solo di Resistenza. Quindi, oggi presentiamo un ordine del giorno che va proprio nella direzione di chiedere un attento monitoraggio delle attività dell’Istituto Parri, in quanto ad esso questa legge conferisce un ruolo cardine. Badate, con questo non si intende mettere il cappio intorno al collo di nessuno, ma semplicemente sollecitare a prestare un controllo maggiore sulle attività dell’istituto, lo ripeto, proprio per il ruolo cardine che gli verrà assegnato con l’approvazione di questo progetto di legge.

Desidero inoltre aprire una breve parentesi su quelle che sono state le stragi partigiane. Attenzione, nel testo si fa chiaro riferimento alle stragi compiute dal movimento fascista nella nostra regione, però dimentica le tantissime vittime per mano dei partigiani. Solo in quello che viene definito il famigerato “triangolo della morte”, che si colloca tra Reggio Emilia, Bologna e Ferrara, tra il 1943 e il 1946 furono uccise 3.976 persone dai partigiani. E non sono assolutamente poche. Tra le vittime si contano anche tantissimi preti, sacerdoti e seminaristi, tra i quali cito Rolando Rivi, che probabilmente ricorderemo come Gruppo della Lega Nord nei prossimi mesi.

Mi sarebbe piaciuto leggere all’interno di questo progetto di legge le parole “tutti i totalitarismi”, piuttosto che solamente le parole “fascismo”, “nazismo” e magari “comunismo”, come dicevo nella parte iniziale del mio intervento, anche perché sappiamo benissimo che in questi momenti storici vi erano partigiani che, ricevendo ordini da Mosca, volevano bolscevizzare e scristianizzare la nostra regione e l’Italia. Questo è sicuramente un punto che occorre sottolineare.

Abbiamo anche presentato un emendamento con cui chiediamo di inglobare all’interno delle associazioni, come vi dicevo prima, tutte quelle associazioni che sono interessate alla storia del Novecento. Sicuramente la sua approvazione, come quella dell’ordine del giorno di cui vi parlavo poc’anzi, rappresenterebbe un importante segnale.

Per quanto riguarda il voto sul progetto di legge nel suo complesso, anticipo che il Gruppo della Lega Nord si asterrà, perché crediamo che questo progetto rappresenti comunque un passo in avanti, qualora ovviamente venissero accolte alcune delle nostre proposte, purtuttavia scorgiamo alcune lacune, che prima vi ho citato, che mi sarebbe piaciuto che fossero colmate durante la discussione sia in Commissione che in aula.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto di parlare il consigliere Campedelli. Ne ha facoltà.

 

CAMPEDELLI: Grazie, presidente. Desidero innanzitutto ringraziare la relatrice Ravaioli, l’assessorato e l’assessore Mezzetti, ma anche il presidente Bonaccini, considerato che egli già in campagna elettorale per le elezioni regionali, venendo a Carpi, si era assunto l’impegno di arrivare in breve tempo all’approvazione di una legge sulla memoria del Novecento, che rappresenta un elemento di estrema importanza per le politiche culturali e di conservazione della memoria del nostro territorio regionale.

Deve essere nostro impegno conservare le memorie, perché esse rappresentano il vissuto di ognuno di noi, dei nostri padri e dei nostri nonni, come deve essere nostro impegno mantenere viva la ricerca storica, e credo che questa legge racchiuda il tema della conservazione delle memorie, il tema della ricerca storica, il tema della valorizzazione dei luoghi. E di questo abbiamo un grande bisogno.

Lo studio e la conoscenza storica di una memoria collettiva ci portano fino alla costruzione della nostra democrazia, passando attraverso diversi momenti cruciali. Ieri anche il consigliere Foti, che ringrazio per la dovizia di particolari, nella sua relazione come relatore di minoranza, ha citato i diversi passaggi storici dai primi del Novecento per arrivare fino ai giorni nostri. Questa legge mette nelle condizioni di ripercorrere il secolo scorso, dalla prima guerra mondiale, passando poi alle conseguenze che essa ha determinato sui nostri territori, la nascita del fascismo, per arrivare ai temi della lotta di liberazione, del raggiungimento della democrazia, del voto alle donne, della scrittura della Costituzione. E qui vorrei ricordare uno dei padri costituenti, l’onorevole Scalfaro, Presidente emerito della Repubblica, che definiva la Carta costituzionale come la nostra bibbia civile. Senza poi dimenticare gli anni del boom economico, del terrorismo. Insomma, il consigliere Foti ha richiamato sinteticamente tutto ciò che è passato tra le nostre comunità nel Novecento e lo dice uno, come me, che proviene da un territorio che ha vissuto diverse situazioni.

A Carpi ricorderete che ha sede il Campo di Fossoli, che ha vissuto forse tutte le contraddizioni del Novecento. Prima nacque come campo di prigionia per gli inglesi, poi divenne campo per la deportazione nei lager del nord Europa – da lì passò Primo Levi –, subito dopo e per un breve periodo diventò luogo in cui collocare i prigionieri del dopo liberazione, poi da don Zeno Saltini venne trasformato in un luogo dove poter ospitare i ragazzi che avevano perso i genitori, dando così vita alla Comunità di Nomadelfia, che funzionò fino quasi agli anni Cinquanta, e infine nei primi anni Cinquanta divenne il Villaggio San Marco, in cui furono collocate tantissime famiglie che arrivavano dalla Dalmazia e dall’Istria (più di metà delle famiglie che sono arrivate dall’Istria in provincia di Modena sono arrivate a Carpi).

Ebbene, per tutelare tutte le nostre memorie storiche è assolutamente necessario dar vita a una legge di questa natura, che ci permetta di continuare quel lavoro che ogni singolo soggetto sta già portando avanti, come la Fondazione Campo Fossoli, ad esempio, nella ricerca storica delle memorie che sono passate dal campo. Ecco, io credo che questa legge consenta tanto a noi quanto ai soggetti presenti sul territorio di lavorare su tutti gli avvenimenti che hanno riguardato la nostra regione. Certo, la legge non fa l’elenco della spesa delle diverse situazioni, ma credo che poi con la predisposizione del programma pluriennale, che è previsto all’articolo 3 e che dovrà essere approvato poi dall’Assemblea legislativa, si potranno proporre di volta in volta gli obiettivi da perseguire, gli ambiti di intervento e le relazioni con i soggetti beneficiari. E ritengo che questa legge mantenga aperti tutti i canali per poter studiare ulteriormente la storia del Novecento della nostra regione.

Inoltre, rispetto alle considerazioni espresse dal collega che mi ha preceduto circa l’opportunità di inserire la parola “comunismo” nel testo, propenderei a guardare avanti: più di comunismo nella nostra regione parlerei di stalinismo e di totalitarismi in sé. Se si pensa a che cosa hanno significato il Partito Comunista e le Amministrazioni rosse nella nostra regione, si può tranquillamente sostenere che essi non hanno certamente rappresentato ciò che, invece, ha rappresentato il comunismo in altre parti del mondo. Comunque, preferisco chiudere qui la questione.

Tornando al Progetto di legge, credo che sia importante che, accanto alle fondamentali storie e alle memorie di deportazione e dei campi di concentramento, si lavori per approfondire anche la storia del confine nord orientale, con lo studio dell’esodo istriano-giuliano-dalmata, le cause, le conseguenze e gli effetti. Questa è certamente una di quelle questioni aperte su cui, insieme alle associazioni presenti sul nostro territorio, ci dobbiamo impegnare e che dobbiamo sostenere, anche perché racconta storie di comunità che arrivate qui hanno contribuito alla crescita delle nostre collettività integrandosi, lavorando e arrivando anche a formulare – e guardo in questo caso al territorio da cui provengo – proposte importanti in vari ambiti del vivere comune. Credo che queste siano storie da approfondire. Non a caso, con la Fondazione Campo Fossoli abbiamo lavorato in tal senso, ci stiamo lavorando tuttora e vorremmo continuare a lavorarci, perché crediamo che questo sia un passaggio davvero importante, naturalmente insieme allo studio di tante altre situazioni storiche e a tante altre realtà, che non intendo affatto sminuire.

Ogni elemento sarà da approfondire e da studiare, soprattutto le memorie che ci possono arrivare e che sarà importante raccogliere per creare i nuovi testimoni, perché chi ha vissuto determinati avvenimenti oggi, per questioni anagrafiche o biologiche, probabilmente o non li può più raccontare o fatica a raccontarli. Quindi, per poter vivere meglio il nostro futuro noi dobbiamo costruire gli strumenti necessari a studiare queste storie e a raccogliere queste memorie, e credo che questa legge vada proprio in questo senso. Non mi resta, quindi, che rinnovare i ringraziamenti, perché è da tempo che le associazioni e le comunità che sul nostro territorio regionale si impegnano nello studio della storia e sulla raccolta delle memorie aspettavano questo momento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Campedelli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.

 

MUMOLO: Grazie, presidente. Anch’io vorrei ringraziare l’assessore Mezzetti e la consigliera Ravaioli per il lavoro che hanno svolto nella predisposizione di questo progetto di legge. Estendo, tuttavia, questo mio ringraziamento a tutta l’aula, in particolare ai Gruppi di minoranza, perché è stato un lavoro davvero partecipato e collettivo. Se siamo riusciti ad arrivare a questo testo di legge, magari non con l’unanimità bensì con l’astensione da parte dei Gruppi di minoranza, è certamente un risultato positivo, frutto del lavoro di tutti, oltre che della regia paziente e determinata della consigliere Ravaioli.

I tragici avvenimenti di questi anni, l’intensificarsi dei conflitti, le ondate migratorie che noi fatichiamo a comprendere e gestire in maniera efficace rischiano di risvegliare quei fantasmi di odio, demonizzazione e paura che pensavamo tutti quanti essere superati dopo la seconda guerra mondiale. Di fronte a questi scenari diventa sempre più importante tenere viva la memoria del passato, ricordare per comprendere meglio, avendo ben chiaro che gli eventi verificatisi non sono in maniera assoluta estranea al nostro tempo, anzi, e che il rischio di vedere la storia ripetersi è sempre alto. Per evitare corresponsabilità in orrori futuri noi dobbiamo avere ben chiaro che la memoria del nostro passato si deve attivare in relazione a quello che ci sta intorno e si deve trasformare in una proposta di dialogo e di confronto sul presente.

Il confronto con le memorie storiche non può che essere un riferimento per noi oggi per la ricerca di una pace e di una giustizia sociale che si ottiene anche rispettando e valorizzando le differenze.

Se la Costituzione, come ha detto bene Piero Calamandrei, è un impegno per l’avvenire, allora noi siamo chiamati oggi a impegnarci e a non cedere alla paura.

Dobbiamo far sì che la cultura e la comprensione prevalgano sulla forza, che la dignità di ogni persona valga più dello stereotipo che noi le attribuiamo. Per questo è così importante questa legge, la presente legge, che sostiene le ricerche e gli approfondimenti sulla memoria e le attività legate alla formazione e divulgazione per una cittadinanza attiva e consapevole, oltre ai luoghi della memoria. Proprio nell’idea che i luoghi fisici, l’architettura, possono diventare occasione preziosa di conoscenza e riflessione per tutti i cittadini, presento un ordine del giorno sul progetto delle pietre d’inciampo che spero venga votato da tutta l’aula.

Diversi Paesi europei e diverse città emiliano-romagnole stanno attuando dal 1995 il progetto ideato dall’artista tedesco Gunter Demnig per depositare nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa vuole ridare un volto a tutti coloro che, appartenenti a diverse etnie e religioni, vennero ridotti dal regime nazista a numeri di una macabra contabilità.

Le pietre vengono incorporate nel selciato stradale delle città, davanti alle abitazioni che sono state teatro di deportazioni, e recano una piastra in ottone che riporta il nome della persona, l’anno di nascita, la data della deportazione, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta.

L’espressione “inciampo” deve intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte anche casualmente nell’opera. Si tratta di un’iniziativa di grande impatto e realizzabile a costi contenuti.

La Regione può avere un ruolo attivo pubblicizzando adeguatamente il progetto presso i Comuni, le associazioni e gli enti che si occupano di tenere vivo il ricordo e la storia, verificando, inoltre, la possibilità di finanziamento nell’ambito dei bandi regionali.

Questo è l’ordine del giorno che spero che tutta l’aula, condividendone il contenuto, accetti di votare. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Mumolo.

Ha chiesto di parlare la consigliera Francesca Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente.

Anch’io credo che la tappa di oggi rappresenti la conclusione di un lavoro che è stato fatto con il contributo di tutti. Credo che la relatrice Ravaioli abbia cercato di tener presente tutta la complessità che attorno a questo tema si muove. Si tratta di una legge importante che si caratterizza per riconoscere autorevolezza e legittimità istituzionale a un mondo che in Emilia-Romagna è già presente, prevedendo una serie di interventi e strumenti di lavoro e dando quindi un finanziamento a tutte quelle associazioni che compiono ogni giorno un lavoro straordinario, dalle fondazioni, agli istituti storici, all’associazionismo culturale, all’associazionismo delle vittime del terrorismo e tutte quelle citate.

Voglio porre l’accento sul ruolo didattico e formativo di ricerca e di divulgazione che svolgono ogni giorno queste componenti, in un lavoro rivolto alle nuove generazioni, attraverso una collaborazione con le scuole e le università che certo può essere sempre più implementata, ma che oggi conta dei numeri sorprendenti, senza dimenticare i viaggi della memoria, qualcuno lo diceva già prima, che sono un tratto anche distintivo di un impegno e di un’azione culturale che questa Giunta e questa Assemblea legislativa promuovono in ogni occasione.

Permettetemi una riflessione su questo tema delle giovani generazioni. Lo studio, la ricerca, la divulgazione e la promozione delle iniziative contenute in questa legge si rivolgono spesso ad avere una particolare attenzione nei diversi articoli ai giovani.

La nostra Regione rimarca, quindi, secondo il mio punto di vista, non solo una legge che pone e dà anche, a seguito del riordino, un’organicità agli interventi, ma rimarca un messaggio di una cultura della memoria, che è un tema centrale per la nostra comunità regionale e il nostro agire politico quotidiano.

La memoria, oltre che conservarla, è importante viverla e per viverla si deve farla propria: una cultura dell’agire nel presente per costruire un futuro migliore. Un popolo che non conosce più i valori e le tragedie del proprio passato, anche con un approccio critico che credo la ricerca storica stessa sia in grado di promuovere, è destinato a perdere la bussola del proprio futuro. Consegnarla ai giovani vuol dire cercare di stimolare in loro quell’approccio consapevole che deve essere poi la radice anche dell’educazione alla cittadinanza. Parlando di storia del Novecento voglio fare alcune considerazioni sulla storia degli anni Sessanta e Ottanta. In diverse occasioni è emerso un dato significativo: la maggior parte dei giovani non ha cognizione degli eventi che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese negli anni Sessanta e Ottanta nel Novecento, quando, per esempio, Bologna è stata colpita dall’attentato che ha provocato la più grave strage di vittime civili in Europa. Di quegli anni non si parla molto né in famiglia e purtroppo a volte non vengono affrontati nemmeno a scuola. Di qui credo l’importanza di riannodare il filo della memoria e della storia attraverso il dialogo e la valorizzazione delle testimonianze del materiale documentario, non solo per costruire un ponte tra le generazioni, ma anche e soprattutto per stimolare la conoscenza e la riflessione sulle dinamiche che hanno governato quel periodo.

In quegli anni vi sono le radici della società odierna. Ignorarne la storia impedisce di comprendere appieno il nostro presente e credo che questo lavoro rivolto verso le nuove generazioni diventi così essenziale e necessario per fare acquisire quelle competenze e per esercitare i propri diritti e doveri e partecipare attivamente alla vita democratica della propria società. Anche per questo mi pare importante richiamare il protocollo d’intesa avvenuto tra Ministero dell’istruzione e le associazioni delle vittime delle stragi, molte delle quali appartenenti e presenti sul nostro territorio regionale, avvenuto il 9 maggio del 2014, che si propone proprio di realizzare iniziative didattiche e formative e di approfondire il tema del terrorismo e conservarne tra i giovani la memoria di tutte le vittime e di tutte le stragi di ogni matrice.

“Mettere a disposizione strumenti di conoscenza e stimolare lo spirito critico”. Credo che questi siano gli obiettivi fondamentali attraverso i quali passa un messaggio importante: continuare a porsi delle domande su tutti i fatti del Novecento anche da parte di chi non li ha conosciuti direttamente.

Questa domanda dovrebbe essere anche il motore di volontà e di ragione indispensabile per far sì che, appunto, gli uomini restino in qualche modo in contatto con la realtà che vivono e possano, quindi, avere un anticorpo alla relativizzazione, all’indifferenza e alla distrazione che, a volte, è anche figlia dei nostri tempi. Penso che oggi, con l’approvazione di questa legge, mettiamo a disposizione di tutte le generazioni della nostra Regione un patrimonio importante.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Grazie, presidente. Vorrei fare due considerazioni. Cercherò di essere breve su un tema sicuramente difficile da approfondire, da studiare e anche da mettere in legge. Vorrei partire da una riflessione un po’ più ampia provocando anche l’assessore Mezzetti sul tema culturale a livello regionale. Mi aspettavo, da parte di questa Assemblea legislativa, che venisse fuori, ed è questo un po’ che mi dispiace, una visione un po’ più generale della storia dell’Emilia-Romagna e non ci si limitasse soltanto a una storia del Novecento vincolata e blindata esclusivamente agli eventi prebellici intesi come guerra (la Seconda Guerra Mondiale) e quindi legati all’antifascismo.

Speravo che venisse approfondito il forte legame che la nostra identità culturale, sia emiliana che romagnola, ha con il territorio fin dall’inizio dell’esistenza dell’uomo su queste terre, quindi dalla terra amara al giorno d’oggi, passando per le popolazioni antiche che hanno costituito il DNA di questo territorio, arrivando al Risorgimento italiano. Invece si è voluto aiutare qualche istituto storico dell’Emilia-Romagna che è un po’ in difficoltà economica, come l’Istituto Parri, che è bravo nel suo lavoro, però a volte si dimentica tante cose, compreso il Giorno del ricordo, al quale tanti consiglieri del Partito Democratico si sentono profondamente legati, il 10 febbraio.

L’istituto che andiamo a finanziare è l’unico che non ha fatto un banner e un link sul sito ricordando l’esodo istriano-dalmata. Credo, invece, che si debba considerare la storia dell’Emilia-Romagna in una maniera più ampia. Proporrò nei prossimi mesi e nei prossimi anni una legge che vada a delineare finanziamenti a tutte le associazioni culturali e agli enti che promuovono la storia locale dell’Emilia-Romagna. Oggi, però, parliamo di Novecento. Ci asterremo su questo tema e mi dispiace molto perché lo dico da nipote di partigiani bianchi, lo dico come membro di una famiglia che ha fatto la Resistenza per questi territori e che si sente un po’ delegittimata da questa legge. Io sono stato anche amministratore locale, ho partecipato molto spesso anche alle riunioni dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia). Non c’è scritto “sinistra”, “centro” o Partito d’azione. L’ANPI dovrebbe radunare tutti i partigiani, o chi la pensa come i partigiani, all’interno di questa associazione. All’inizio, molto spesso, quando venivano fatti gli appelli nominali delle persone dell’ANPI si usava sempre – non capivo bene il perché – la terminologia “compagno”. Si diceva sempre “Il compagno Fabbri, il compagno Bonaccini, il compagno Pettazzoni” e non si guardava, invece, nella sua interezza, al tema della Resistenza.

Questa è una responsabilità politica di quest’associazione che, di fatto, ha allontanato molte persone che si riconoscono nel tema dell’antifascismo, ma per loro fortuna o per loro sfortuna non sono etichettabili come persone di sinistra. È una cosa vergognosa, perché la Resistenza l’hanno fatta i democristiani, gli intellettuali, gente a cui non interessava nulla della politica, però oggi, nel 2016, perché siamo nel 2016, lo ricordo ai consiglieri di maggioranza che sono qui dentro, queste cose vengono portate avanti. Non credo che questo dia dignità effettiva alla storia di questa Regione e anche di questo Paese.

Se parliamo di storia del Novecento – lo diceva prima, giustamente, il collega Rancan – dobbiamo parlare anche degli eccidi commessi all’indomani del 25 aprile del 1945. Molto spesso questa parte di storia si cerca di censurarla e di dimenticarla, probabilmente perché ancora ci sono delle complicità nascoste con l’allora Partito Comunista, di cui oggi il PD, probabilmente – poi sarà il PD a dirmelo – è figlio o nipote e si tende ovviamente a oscurare questa parte di storia.

Chiederei all’assessore Mezzetti, da ragazzo che è cresciuto in una terra di sinistra con non poche difficoltà, se per storia del Novecento si intende anche il fatto di poter raccogliere le tante testimonianze che ci sono in giro per i nostri territori di gente che non la pensava come la sinistra emiliana, che quando doveva andare a lavorare negli anni Cinquanta nelle aziende pubbliche come gli ospedali, oppure negli stessi Comuni, se non aveva la tessera del Partito Comunista Italiano non entrava all’interno di questi enti.

Vorrei sapere se un’opera di informazione da questo punto di vista si può fare. Molte persone tutt’oggi lo testimoniano. Chiedo se possiamo raccogliere le testimonianze di tanti studenti, non di sinistra, che si vergognano tutt’oggi a dire che non sono di sinistra all’interno delle aule universitarie emiliane e romagnole, all’interno dei licei di questa Regione, perché se uno dice o sbaglia alcune volte con alcuni professori di sinistra o presunti tali, che la pensano in maniera diversa rispetto a questi professori, hanno paura di essere bocciati. Noi abbiamo subito umiliazioni e ci siamo dovuti nascondere per tantissimo tempo davanti a uno status quo culturale e politico che non garantiva la libertà e la democrazia all’interno di queste aule.

Posso riportare anche l’esempio di Panebianco, un professore universitario che non può fare lezioni perché alcuni soggetti legati ai centri sociali, quindi riconducibili alla politica di sinistra, non gli permettono di parlare liberamente di un tema come quello dell’intervento militare nei Paesi mediorientali. Oggi, però, votiamo la legge sul Novecento. Credo che ci sia da vergognarsi da questo punto di vista e che dovremo prendere una posizione un po’ più forte. Spero che qualcosa dal punto di vista della storia locale venga fatto. Storia locale vuol dire, oltre alle provocazioni che avevo detto prima, anche un’identità importante di questa Regione che rivendica una diversità territoriale tra l’Emilia e la Romagna, una diversità territoriale tra le varie Province che hanno storie bellissime ed entusiasmanti. Non ci si deve limitare soltanto alla Seconda Guerra Mondiale, al nazismo, ai comunisti e a tutto il resto. Credo, invece, che si debba fare un passo avanti se vogliamo riscattare gli errori che avete fatto come classe politica negli anni scorsi limitando il pensiero di persone che erano legate al mondo cattolico, al mondo liberale, perché molto spesso da parte della sinistra vostra chi non la pensa come voi è fascista. Noi non siamo fascisti. Sta capitando la stessa cosa in qualche intervento in maniera subdola, perché difficilmente vi esponente proprio al cento per cento. State commettendo lo stesso errore con il movimento che io rappresento. Se io dico che oggi in Emilia-Romagna pagare colazione, pranzo e cena ai profughi (clandestini per la maggior parte dei casi), che continuiamo ad accogliere è un errore politico, voi mi rispondete che sono un fascista. Se dico che dobbiamo tirar fuori dalle case occupate questi pseudo rappresentanti dei centri sociali, perché la gente deve rispettare la proprietà privata delle persone che posseggono quelle abitazioni, mi dite che sono un fascista. Se dico che voglio tutelare di più i residenti storici di questo territorio rispetto a chi è arrivato qui l’altro ieri sono un fascista. Finché non farete questo passaggio culturale, su questa legge, su cui noi ci asterremo perché non vogliamo essere etichettati come fascisti se voteremo contro, il vostro lavoro sarà vano e soltanto finalizzato probabilmente a mantenere qualcuno in qualche ente pubblico e qualche associazione che fa comodo quando c’è da tirarla fuori per far politica e non per dare dignità giusta alla storia.

Per questo motivo ci asterremo e continueremo la nostra battaglia culturale senza paura davanti a una sinistra emiliana che è ancora miope su questo tema.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Torri. Ne ha facoltà.

 

TORRI: Grazie, presidente. Come abbiamo detto all’inizio della legislatura e ribadito in diverse occasioni anche in quest’aula, uno dei tratti qualificanti dell’impegno di Sinistra Ecologia Libertà dentro l’alleanza di centrosinistra nel Governo di questa Regione è l’impegno sulla cultura. Pensiamo, quindi, di poter essere soddisfatti oggi nel trattare questa legge sulla memoria del Novecento per la portata che ha, per gli obiettivi e i contenuti che propone.

Partirò dalla portata e quindi dal valore economico non perché lo ritenga il più importante o perché lo ritenga significativo, ma perché è secondario rispetto ai contenuti e a quello che esprime questa legge: 1 milione di euro per la ricerca storica, per sostenere un panorama importante che è quello della ricerca storica del sistema degli istituti e delle collaborazioni tra questi, gli Enti locali, scuole ed università è un risultato importante che viene affermato per quest’anno e per il prossimo e quindi dimostra già una certa continuità che ci sentiamo di sostenere e che, come Gruppo consiliare, apprezziamo molto e ne rivendichiamo in parte il merito insieme al nostro assessore.

Come dicevo prima, al di là di questa portata, il significato importante di questa legge è sostenere un panorama, quello regionale della ricerca storica, che può essere già definito un fiore all’occhiello e una situazione importante a livello nazionale, fatta di tante realtà significative, che esprimono valori importanti a livello culturale, a livello di ricerca e che quindi favoriscono e hanno favorito finora la crescita nel nostro territorio degli istituti storici, dall’ Istituto Gramsci all’Istituto Parri e a tutta la rete di quelli provinciali e delle altre realtà associative.

Con questa legge si cerca di dare sostegno e una visione più organica e più collegata di questa attività, in maniera che vengano potenziate e maggiormente radicate. Si tratta di attività che, come veniva ricordato in alcuni interventi in precedenza, l’Assemblea legislativa, la nostra Regione ha ben chiari e ha avuto modo di sperimentare e di sostenere, tanto che un tratto caratteristico dell’Ufficio di Presidenza, a partire da questa nuova legislatura, è stato quello di legare la memoria ai diritti e alla legalità, dimostrando così che queste attività non sono soltanto una pur ammirevole e importante attività di sostegno e di divulgazione del passato, ma sono un importante collante e un’importante base per la nostra società attuale e per quella che potrà essere nel futuro.

Da questo punto di vista, come ricordavano altri, credo sia giusto porre l’accento ulteriormente sulle attività legate ai viaggi della memoria sui quali l’Assemblea legislativa è impegnata direttamente e che vede sempre più studenti viaggiare in Europa nei luoghi di deportazione, principalmente nei campi che furono nazisti. Ultimamente vi sono sempre più attività legate anche alle vicende del confine orientale, vicende che sono importanti da conoscere, che vanno conosciute nella loro complessità anche visitando i luoghi, come viene fatto, e che non possono essere riducibili – lo dobbiamo ammettere – ad una pura visione di parte, ma devono essere approfonditi in tutta la loro complessità del Novecento e non solo. Si tratta di una delle Regioni più complesse d’Europa e gli effetti della mancata comprensione di questa complessità li abbiamo sperimentati fino alla fine del secolo.

Esprimo soddisfazione per il lavoro che è stato fatto dai relatori Ravaioli e Foti per la controparte, in particolare per quanto riguarda l’ambito della maggioranza perché abbiamo rivisto negli emendamenti a firma della relatrice tutte le sollecitazioni che, come Gruppo, avevamo proposto, a partire dall’affermazione in maniera esplicita del rifiuto del negazionismo, un tema questo che può sembrare una parola e uno slogan, ma che in realtà rappresenta una complessità di visione che riguarda sia l’Europa che l’Italia per tendenze che tendono a ripresentarsi, sia più complessivamente nel panorama internazionale in quanto abbiamo incertezze, purtroppo, e sembra assurdo doverlo dire, a vari livelli anche insospettabili sul riconoscere quello che è stato lo sterminio degli ebrei; il riconoscimento e l’approfondimento di questo riconoscimento del ruolo che hanno le associazioni, l’ANPI e altre associazioni reducistiche nel diffondere i valori di libertà e dell’antifascismo e soprattutto l’affermazione nel primo articolo, come emerso da sollecitazione da diverse parti e anche noi lo abbiamo fatto, dei principi costituzionali.

Chiaramente non era previsto nel primo testo sicuramente per una svista, però crediamo sia importante e che ci si debba soffermare proprio su questo. Come veniva detto in alcuni interventi ieri, poteva essere più stringata questa legge. Probabilmente sì, nel senso che l’obiettivo deve essere quello di dare sostegno a una ricerca e di non fare noi la ricerca, non perché ci sia timidezza o reticenza nel ripetere termini come “Shoah” o “antifascismo” che, anzi, dovrebbero essere tenuti ben presenti, e per quanto ci riguarda lo sono nell’attività che svolgiamo, ma perché questi termini, soprattutto il secondo, sono racchiusi in quei principi costituzionali che hanno alla base l’antifascismo come viene riconosciuto anche nel criticare la Costituzione da JP Morgan, così cito una fonte che potrebbe essere neutrale. JP Morgan critica la nostra Costituzione, ma riconosce questo valore. Antifascismo non tanto come negazione del fascismo e di quello che c’è stato nei vent’anni precedenti la nascita della Repubblica, ma come affermazione di valori radicalmente differenti. È vero, occorre conoscere e approfondire cosa è stato quel regime, perché ci si è arrivati, e le differenze che al suo interno aveva. È materia che da De Felice in poi comunque è stata affrontata. Tuttavia, nel ricordare questo filone storico e nel ripetere continuamente la parola “fascismo” io credo si dimostrasse già il limite drammatico che questa epoca, questa esperienza ha rappresentato, cioè che fuori dal fascismo in quei vent’anni non ci fosse nulla, non ci fosse spazio per altro. C’era il confino, non le vacanze come ha avuto modo di dire qualcuno, c’era la deportazione, la reclusione per gli oppositori, fino alla soppressione dell’avversario.

Il caso di Matteotti con Mussolini che si assume la responsabilità alla Camera, non del delitto, ma di quella situazione, credo sia la parte più eclatante ed evidente della drammaticità e della tragedia che furono quei vent’anni.

L’antifascismo è pluralità di voci. Non c’è un solo sindacato in cui esprimersi, ma ci sono tanti sindacati che si esprimono, ci sono tanti partiti che si esprimono, ci sono tante persone che si possono esprimere. Gramsci è morto dopo il carcere, Almirante dopo il 1945 è riuscito a costituire il suo partito e a portarlo in Parlamento. Questa è una differenza che va rispettata, perché va rispettata anche quella parte. Va, però, anche ricordata, credo.

Se ci poniamo di sostenere la ricerca storica in questa pluralità di voci, ed è quello che penso dobbiamo fare con questa legge, è giusto dare spazio critico ed è giusto ricordare che la storia non è un tribunale, come hanno detto in diversi da diverse parti politiche. La storia è uno studio approfondito di queste differenze e dei fatti che da soli dimostrano queste differenze. Allora diventa difficile e rischioso piegare fatti a esigenze ideologiche del presente. Diventa difficile perché parlando di argomenti che abbiamo affrontato anche in Commissione, guardando al genocidio armeno, dovremmo poi, se lo approfondiamo con spirito critico, capire che ruolo ha avuto l’esercito tedesco alleato dell’Impero ottomano in quel genocidio e quali strascichi questo lasciò nelle tragedie successive.

Se guardiamo alla Russia e allo stalinismo, che fa parte di quei regimi che non garantivano la pluralità di voci – lo riconosco, non ho mai avuto difficoltà a farlo –, dovremmo guardare anche a come l’attuale Russia libera sta rivalutando quella stagione e alle statue di Stalin o di Dzerzinskij, il capo e fondatore del KGB, che sono ricostruite in Russia adesso.

In questa pluralità di voci parliamo del Novecento in Emilia-Romagna e credo sia giusto ricordare come, dopo la guerra, una Regione come la nostra, che era tra le più povere, sotto amministrazioni che di nuovo che vanno chiamate con il loro nome, a prevalenza comunista, sia riuscita a crescere e a diventare una delle più evolute, una delle più economicamente importanti, in un contesto che era a guida democristiana. Il paese, infatti, restò con una guida democristiana, chiaramente con un sistema di contrasti, di pesi e contrappesi, che, però, hanno consentito uno sviluppo nostro come di altre Regioni che avevano altri colori.

Credo che questa sia una di quelle storie da approfondire se guardiamo al Novecento e da rivendicare nel nostro piccolo.

La funzione di questa legge, che credo venga fatta bene, tanto da ottenere un parziale riconoscimento di questa positività anche dall’opposizione, e penso sia apprezzabile, sia perché è frutto di un lavoro importante e sia perché diventa significativo, è quella di fornire un punto d’appoggio alle realtà che possono e hanno già in parte approfondito tutta questa complessità in maniera scientifica ed evidente e che ce la possano restituzione in maniera che sia un elemento di crescita ulteriore e di consapevolezza per tutti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Torri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: Grazie, presidente. Innanzitutto vorrei ringraziare la consigliera Ravaioli per l’impegno profuso in questo progetto di legge e soprattutto per la pazienza dimostrata nei tanti incontri che abbiamo avuto non solamente in Commissione, ma anche fuori dall’aula in momenti anche difficili che ci sono stati e che hanno consentito l’elaborazione di un progetto di legge che, lo anticipo, vedrà il voto di astensione del Gruppo di Forza Italia.

Volevo anche ringraziare l’assessore Mezzetti per l’equilibrio dimostrato in più occasioni durante la stesura di questo progetto. Dirò subito che la ragione per la quale noi ci avviamo a un voto di astensione è perché per la prima volta, finalmente, incomincia a vedersi il bicchiere un po’ riempito. Un tempo si diceva “bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno”. Vediamo che almeno per un quarto è stato riempito, anche se mancano i tre quarti. È stato riempito per un quarto perché vengono finalmente ricordati alcuni momenti importanti nella storia del Novecento, a partire dalla tragedia delle Foibe e dall’esodo giuliano-dalmata, quella autentica persecuzione che subirono in quelle terre gli italiani per l’unica ragione di essere tali. Poi ancora un altro aspetto è che, anche se velatamente, vengono puntati i riflettori sulla storia del Novecento del dopoguerra. Sono anni difficili, anni che vanno fino al 1948 inoltrato e che meritano una grande attenzione.

Per queste ragioni, come dicevo, daremo un voto di sostanziale astensione. Noi non potremo capire la storia del Novecento che, voglio anticipare, è stato il secolo nel quale è corso più sangue rispetto a tutti gli altri, non fosse altro per il numero assoluto di morti che vi è stato e vi fu una coincidenza macabra tra due ideologie terribili che furono quella del nazionalsocialismo e del social-marxismo. Anche qui sarebbe stato probabilmente opportuno chiamare quei fenomeni con il loro nome. Dico questo perché giustamente vengono ricordati i morti e le tragedie che furono commesse durante il periodo in cui al potere vi era il nazionalsocialismo in Germania nelle terre conquistate, ma vi è un’omissione totale e assoluta, se non per gli aspetti che trattavo prima: non vengono assolutamente ricordati i crimini commessi dal comunismo e in particolar modo non vengono ricordati i gulag. Noi ricordiamo i campi di concentramento, ma non ricordiamo i gulag. Facciamo i viaggi della memoria verso i campi di concentramento, e questo a giusta ragione, ma ci dimentichiamo di consegnare anche alle nuove generazioni la storia per quella che è stata nella sua assoluta complessità. Noi dovremo fare davvero piena luce su quei fatti, ma dovremo avere anche la consapevolezza e l’umiltà di comprendere che la storia, sulla quale potremmo dare giudizi diversi – ognuno ha le proprie letture e le proprie inclinazioni – però, sicuramente possiamo riconoscere che la storia non viene fatta né dalle sentenze dei tribunali, né tanto meno dalle leggi o dai progetti.

Ricordo che uno dei temi che si affrontavano all’università in Diritto internazionale era l’individuazione dell’aggressore nella Seconda Guerra Mondiale. L’allora professor Ruini disse: “In queste cose si riesce a semplificare semplicemente ricordando quello che dicevano i francesi, vale a dire che l’aggressore è il vinto, tutto il resto è letteratura”. Noi non possiamo quindi partire da una valutazione su quegli anni terribili di tutto il Novecento, ripeto, anche con gli eventi più vicini a noi se non consideriamo quali furono le cause scatenanti della Seconda Guerra Mondiale in quello che poteva essere un abbraccio mortale e fatale, che fu tale per la Polonia nel 1939, quando nel settembre vi fu – so che a qualcuno può dare fastidio, ma lo vogliamo ricordare – quella intesa terribile tra la Germania nazionalsocialista e i social-marxisti, cioè il patto Ribbentrop-Molotov che portò all’invasione della Polonia e alle successive stragi. Non dobbiamo dimenticare nemmeno quello che avvenne a Katyń, dove venne fucilata la stragrande maggioranza della classe dirigente polacca degli ufficiali e degli intellettuali polacchi come sovente avviene quando si insedia un regime comunista come è stato per Pol Pot in Cambogia o in tante altre realtà in Unione Sovietica. Potremmo continuare a lungo in questo lungo filo rosso. Questo abbraccio mortale tra i nazionalsocialisti e i social-marxisti portò allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale con tutte le conseguenze che poi sono ben immaginabili e che noi conosciamo. Non c’è, però, in questo progetto di legge, e di questo me ne dispiaccio, e non è ricordato nemmeno una volta, l’aspetto tragico del comunismo, che non fu solamente a livello internazionale, ma fu anche per i fatti che avvennero in Italia perché dobbiamo ricordare che non tutti coloro che combattevano per la libertà, e combattevano soprattutto contro il fascismo, lo facevano veramente per portare in Italia un regime democratico. C’erano coloro, ed erano una buona parte purtroppo di coloro che combattevano tra le file anche dei partigiani, che avrebbero voluto sostituire ad una dittatura un’altra dittatura. È inutile dire che nel progetto di legge facciamo fatica a trovare una distinzione che la politologia ha già fatto, che soprattutto De Felice, grande storico del Novecento, in particolare potremmo definirlo quasi il biografo del fascismo intellettuale socialista, aveva compreso come non si poteva accostare il regime fascista ai totalitarismi che avevano, invece, governato sia in Germania che in Russia e poi in Unione Sovietica.

Come diceva bene Tordi, che tanti hanno ricordato, al di là dei crimini che vennero commessi, durante il regime fascista, e lo dobbiamo evidenziare, vi furono episodi gravissimi. Si è ricordato il delitto Matteotti, ma ve ne furono altri. Gli avversari politici, però, finivano al confino. Molti degli avversari politici finivano al confino. Questo è un fatto altrettanto grave, ma se lo paragoniamo a ciò che avveniva, ad esempio, nella Russia di Stalin è qualche cosa che fa veramente sorridere. Oggi con la nostra mentalità aperta, democratica, libera, in un momento in cui anche la percezione della nostra vita è diversa rispetto a quella di quegli anni, considerare quegli eventi e considerare una persecuzione così forte come quella del confino a noi appare qualcosa di terribile.

I regimi nazionalsocialista e soprattutto social-marxista trattarono i propri avversari politici in maniera ben diversa, con un bagno assoluto di sangue perché non c’era assolutamente pietà nei confronti degli avversari politici. Questo non per dire che alcuni sono stati più buoni e altri meno buoni, ma per dire che sotto il profilo squisitamente tecnico, se vogliamo dare una definizione di un fenomeno, di uno stato, di una dittatura, abbiamo la necessità di fare una distinzione tra quello che è stato un autoritarismo e quello che fu invece qualcosa di più tremendo e che abbiamo ricordato anche in quest’Aula.

L’assenza di questo aspetto anche nel progetto di legge è qualcosa che deve fare riflettere. Venendo ai fatti più recenti si è parlato giustamente della strage di Bologna sulla quale esiste una sentenza passata in giudicato, ma gli storici si stanno ancora interrogando. Ho apprezzato molto ieri quando il collega Tommaso Foti ha chiesto a gran voce che anche l’Emilia-Romagna provi a farsi parte diligente affinché gli archivi della vergogna vengano aperti, che il segreto di Stato venga eliminato e si possa fare piena luce su quegli eventi.

Probabilmente noi oggi avremmo una verità diversa anche su quei fatti, non solamente sulla strage di Bologna, ma su tanti eventi che si verificarono in quel periodo. Abbiamo avuto qui un altro martire recente, che è stato il professor Biagi. Sappiamo quello che è avvenuto, lo ricordavamo recentemente all’università con il professor Panebianco. Sono cose assolutamente diverse, non paragonabili per intensità, per dolore, per tragedia, ma quella mentalità continua a resistere la mentalità che non vuol far parlare e che chiude la bocca in una maniera o in un’altra.

Noi abbiamo la necessità di guardare a quegli eventi con grande attenzione, soprattutto con quell’approfondimento che io mi auguro e spero che anche istituti, che magari non sono propriamente inquadrabili in una visione politica di centrodestra, possano fare, perché – voglio dirne una per tutte – anche quando questo secolo, il secolo che è appena trascorso, il Novecento vedeva come fenomeno in Italia quello delle Brigate Rosse o in Germania quello della Rote Armee Fraktion ci siamo ritrovati in Italia inizialmente con molti commentatori che non avevano il coraggio di raccontare le cose con il loro nome.

Le Brigate Rosse erano semplicemente chiamate “sedicenti” Brigate Rosse. Poi uscì un articolo importante di Rossana Rossanda in un discorso sulla DC che ebbe il coraggio di dire che le Brigate Rosse erano l’album di famiglia dell’allora Partito Comunista Italiano. Queste omissioni, secondo me, nella storia noi dovremmo in un qualche modo cercare di colmarle; dovremmo avere il coraggio di raccontare ciò che è avvenuto dopo il 1945 nel triangolo della morte, perché la storia non si costruisce e soprattutto non si realizza, se vogliamo darle la “s” minuscola, semplicemente guardandola solo da una parte.

Noi dobbiamo, con tutta la comprensione possibile, gettare lo sguardo su quegli eventi che furono altrettanto tragici. Abbiamo presentato come Gruppo alcuni emendamenti. Sono emendamenti di sostanza. Mi auguro che alcuni almeno possano essere accolti, quelli ovviamente più importanti. Non ci sono di più importanti o meno importanti, ma alcuni hanno una valenza che potrebbe arricchire e aiutare questo progetto di legge.

Presidente, la ringrazio per l’opportunità che mi ha dato. Cercheremo in ogni caso di monitorare le attività – lo voglio dire sin da ora – poiché si tratta di un finanziamento importante e vorremmo anche vedere alla fine i risultati e in quale direzione saranno orientati. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Aimi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bagnari. Ne ha facoltà.

 

BAGNARI: Grazie, presidente. Vorrei fare una considerazione che, secondo me, dovrebbe guidarci nel lavoro e nel giudizio su questo progetto di legge che andiamo a esaminare e per il quale ringrazio l’assessorato e soprattutto la collega Ravaioli. La nostra storia contemporanea – ne è prova la serie delle considerazioni fatte da diversi colleghi – è piuttosto curiosa e intrecciata. Quando parlo di nostra storia parlo della storia dell’intero Paese, ma è ovvio che questa riguarda anche la nostra Regione.

Per fare un esempio, prima il collega Aimi richiamava il periodo del terrorismo, la strategia della tensione è un tema tutto da approfondire, come pure il tocco reciproco e l’intreccio fra gli opposti estremismi che aprono, non a livello di chiacchiera da bar o di confronto in aula, una serie di riflessioni scientifiche che sono state fatte anche in questi anni; insomma aprono degli scenari inquietanti da un lato e dall’altro molto importanti proprio per approfondire la ricerca storica.

In tutto questo io credo che gli istituti storici della Resistenza, che secondo me va sempre ricordato, sono istituti storici della Resistenza e della società contemporanea, quindi non sono più solamente gli istituti che si occupano di una storia che, volendo, con forza, potrebbe essere considerato di parte, ma io non credo che sia così. Credo che sia storia del nostro territorio, la storia alla base della nostra democrazia. Questi istituti hanno fatto in questi anni un importante lavoro sullo studio proprio della nostra storia contemporanea e della nostra storia locale, anche di approfondimento e di verità scientifica. Il nome che hanno assunto non è solamente facciata o forma, ma è sostanza anche nell’ottica di guardare la storia con un altro occhio, con una scientificità che garantisce la trasparenza e dà garanzie a tutti quanti di non essere infettati dai rispettivi negazionismi, cosa dalla quale vogliamo rifuggire tutti quanti. Tra l’altro questo lavoro e anche questa legge è un’occasione importante per la valorizzazione di un patrimonio che è patrimonio regionale, che è patrimonio delle comunità, della stessa Regione. Ognuno cita il territorio e le storie che conosce meglio: Ca’ Malanca, per esempio, per la Provincia di Ravenna, come pure la Fondazione Oriani. In quel caso parliamo di soggetti che fanno valorizzazione della memoria, ma fanno anche studio e approfondimento scientifico. Questo credo sia un altro aspetto che vada sottolineato.

Il collega Fabbri ha fatto una serie di considerazioni. A un certo punto ha detto che ci si dovrebbe anche vergognare. Probabilmente parlava di una visione della storia, di affrontare una storia passata. Penso che non si riferisse a questa legge, visto che, mi sembra di capire, l’atteggiamento non sarà di sostegno a spada tratta, ma nemmeno ci si opporrà, e questo mi fa molto piacere.

Tra l’altro ha ragione su un punto. Quello che abbiamo visto recentemente nei confronti del professor Panebianco non è sicuramente un elemento che ci rassicura. Questo ci spinge ancora di più a valorizzare e a studiare bene la nostra storia, a ricercare la verità storica per tutelare la libertà di espressione. Questo credo sia un elemento che ci accomuna.

Non sono d’accordo quando cominciamo a mischiare queste considerazioni con i centri sociali, con gli istituti che fanno ricerca storica in maniera parziale. Abbiamo visto in questi anni un grande innalzamento del livello di studio scientifico di questi istituti e credo che questo ci debba far fare un plauso a questo progetto di legge e a tutto quello che vuole continuare a far crescere nella nostra regione. Poi penso anche che, come ho detto prima, la nostra storia democratica debba molto agli anni immediatamente prima la fine della guerra e a tutto lo sforzo che fecero le forze partigiane per riportare la democrazia, tant’è che quello che veniva paventato è stato scongiurato: la nostra è una nazione e una regione democratica, e lo dobbiamo a quello.

Valorizzare la storia − può sembrare un aspetto marginale, ma non lo è – è anche un’occasione di turismo culturale. Questo aspetto lo abbiamo evidenziato, per esempio, anche in quella risoluzione sulla “Linea Gotica”. Tutto questo, secondo me, si può congiungere in maniera virtuosa anche con il lavoro che si sta svolgendo proprio sul progetto di legge sul turismo.

Questa legge, tra i tanti meriti, ne ha uno che ritengo fondamentale: ci consente di condividere un punto di partenza, un punto di avvio e un percorso e di guardare avanti e costruire una memoria condivisa tipica delle Nazioni democratiche e dei Paesi democratici e che può arrivare, finalmente, anche per la nostra Regione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bagnari.

Non avendo altri consiglieri prenotati in discussione generale, dichiaro chiusa la discussione generale.

Do la parola all’assessore Mezzetti.

 

MEZZETTI, assessore: Signor presidente, colleghi consiglieri, l’ampia e ricca relazione della consigliera Ravaioli, la relazione di minoranza del consigliere Foti, nonché quasi tutti gli interventi dei consiglieri mi consentono di non dover affrontare una serie di temi. Fra l’altro, li ringrazio perché, comunque, è stato svolto un bel dibattito.

Non è una legge secondaria, e il dibattito lo testimonia. Evidentemente tutti i Gruppi consiliari e tutti i consiglieri ritengono importante questo nostro impegno nell’investire risorse ed energie umane ed economiche in un aspetto fondamentale anche del nostro dovere istituzionale.

Ringrazio, quindi, tutti coloro i quali hanno consentito di raggiungere questo risultato. Vorrei che tutti quanti noi lo considerassimo un traguardo importante, storico per l’Istituzione regionale. È un traguardo che, da più parti, ci veniva chiesto da tanto tempo. Molto spesso le richieste riguardavano interventi parcellizzati su aspetti particolari della storia del Novecento, alcuni dei quali erano già stati affrontati da interventi legislativi della Regione Emilia-Romagna sin dalla sua nascita, dagli inizi degli anni Settanta fino ad oggi, e altri, invece, si sono succeduti nel tempo, come i progetti di legge, fino alle ultime proposte avanzate in questa legislatura.

È per questa ragione che io, insieme a voi, ho creduto che fosse arrivato il tempo, nel 2016, di cominciare a guardare con maggiore distacco, com’è giusto che sia, al secolo scorso. Un secolo − come da tanti è stato scritto e detto − che ha anche vissuto drammi, un secolo intenso, “il secolo breve”, lo ha definito Hobsbawm, ma anche molto ricco di fatti, avvenimenti, e, ahimè, tragedie, oltre che di grandi evoluzioni tecnico-scientifiche e sociali che ci hanno consentito e ci consentono oggi, di cominciare a guardarlo nella sua totalità e nella sua complessità, considerando sbagliato parcellizzare interventi su aspetti particolari del Novecento e non, invece, armonizzare la nostra normativa con una legge in grado di consentirci un intervento complessivo. Dobbiamo allontanare lo zoom e guardare all’intero quadro del Novecento, con tutti i suoi aspetti controversi e le sue contraddizioni.

Penso allo specifico nazionale e, in particolare, regionale: dobbiamo guardare a fatti, accadimenti, persone, personaggi che hanno inciso sulla storia nazionale e internazionale del Novecento, ma a partire dall’Emilia-Romagna. Noi dobbiamo cercare di focalizzare il centro, altrimenti si concentrerebbero le richieste da parte di storici di tutta l’Europa e di tutto il mondo per discutere di tutto.

Tutto questo non ci porta ad essere omertosi su alcuni aspetti della storia del Novecento, ma ci porta a essere selettivi, anche per una ragione pratica. Vorrei ricordare ai consiglieri che non siamo la prima Regione a trattare una legge sulla memoria del Novecento. Altre Regioni ci hanno già preceduto, fra cui due Regioni che cito appositamente, non essendo di un colore politico, nel Governo, simile al nostro. La Lombardia e il Veneto hanno già adottato leggi sulla memoria del Novecento, in cui non sono affrontati aspetti che, in questo caso, i consiglieri di opposizione hanno sollecitato (gulag e via dicendo), perché affrontano la specificità degli eventi e dei fatti accaduti in quelle regioni, nel contesto della storia nazionale ed internazionale. Non troverete traccia delle cose che qui sono state sollecitate neppure nelle leggi del Veneto e della Lombardia, tanto per intenderci. Quindi, non è un carattere omissivo di volontà politica il nostro. È un carattere selettivo. Questo, certo, non ci esime dal contestualizzare fatti e accadimenti anche in un ambito internazionale. Infatti, quanti sono stati considerati, anche qui, soggetti che fanno storia, fanno ricerca, fanno studio e divulgazione di parte sono invece impegnati ormai da tempo su questo. Dovremmo cominciare a deideologizzare lo sguardo verso questi soggetti.

Penso, ad esempio, agli istituti storici, come diceva poco fa il consigliere Bagnari. Consigliere Aimi, l’Istituto storico della storia contemporanea di Modena il 7, 8 e 9 di marzo svolgerà un convegno a Modena sui fatti e gli avvenimenti tragici del triennio ’45-’48. Si stanno già impegnando. In occasione del giorno del ricordo, in molte province della regione, gli Istituti storici sono stati protagonisti di convegni, appuntamenti, iniziative sul tema dell’esodo istriano, dalmata e giuliano, che ha coinvolto in maniera drammatica un pezzo della nostra storia.

Tutto questo non ci esime dall’impegno in questa direzione e non esime i soggetti a cui noi facciamo riferimento dall’impegno anche nella direzione di aspetti storici, che sicuramente − non lo nascondo − negli anni passati, proprio perché impregnati di ideologismo e, magari, anche di certe passioni eccessive, non si sono voluti affrontare; invece, è bene che oggi si affrontino nella loro complessità e totalità.

È stato detto dal consigliere Foti e ripetuto, poi, da qualche altro consigliere che la legge qualche volta diventa ripetitiva e ridondante. A me dispiace, però mi sia dato atto che il testo iniziale presentato dalla Giunta era molto più asciutto ed è stato via via arricchito dal lavoro legittimo dei consiglieri. Se mi permette, consigliere Foti, è una responsabilità che rimando all’aula più che al testo iniziale della Giunta.

Sicuramente, noi siamo sollecitati da un determinato spirito. Partiamo da una convinzione, ossia dalla necessità − poi spiegherò il motivo – e dall’importanza di coltivare la memoria e di fare storia, ricerca, studio e divulgazione. Prima di tutto, l’ispirazione è data dal fatto che, proprio per l’importanza di tutto ciò, noi vogliamo sottrarre la storia e la memoria da una cristallizzazione e da una monumentalizzazione. La consigliera Marchetti, se non vado errato, parlava della necessità di rendere la storia attiva, dinamica, quindi di non fermarci.

Noi non dobbiamo neppure scandalizzarci che nel tramandare la memoria di padre in figlio e nipoti la memoria stessa possa modificarsi, perché l’esercizio della democrazia è anche questo: la memoria può cambiare, ma l’importante è ricordare. Esiste un libro-intervista di testimonianze di figli di deportati ebrei nell’epoca del nazismo in Germania e in altri Paesi (non in Italia). Il libro si intitola “Non gli ho detto arrivederci”. Uno di questi testimoni, ormai adulto, racconta di quando, lui piccolino, suo padre fu strappato dai nazisti dalle sue mani e trascinato via di casa. Chiunque di noi direbbe al proprio figlio: “Mi raccomando, stai attento alla mamma, cresci, studia”. Il padre, mentre viene trascinato via, urla al proprio figlio: “Ricordati che sei ebreo”. E lui per anni si interroga sul perché il padre gli abbia detto quella frase. Si domanda come mai, per quale motivo non gli abbia detto altro. La risposta sta nel fatto, dopo tanti anni, che per sopravvivere egli doveva preservare la memoria di sé, la sua identità, la sua coscienza, la sua storia. Questo è l’impegno che dobbiamo avere noi, non pretendendo lo stesso tipo di ricordi dai nostri figli, dai nostri nipoti o da noi stessi. L’importante è ricordare, metabolizzando, cambiando, trasformando, ma mantenendo questo impegno.

Uno dei tratti peculiari della cultura postmoderna è proprio rappresentato dal pericolo dell’appannamento quando non della perdita della memoria storica. Lo diceva anche la consigliera Marchetti. La velocità, l’accelerazione del tempo quotidiano che caratterizza le nostre giornate produce inesorabilmente la tendenza, da parte nostra, al ripiegamento dell’uomo e della donna sul presente, uno schiacciamento sul presente che determina l’ammutolirsi, in qualche modo, del passato, la sua caduta nell’insignificanza. Il passato non ha più significato, non ha più importanza.

La perdita delle radici, dunque, pone noi – persone, uomini e donne − in balìa dell’istantaneo, il che ci priva di qualsiasi tensione progettuale e ci destituisce di ogni capacità di impegno anche rispetto alla nostra memoria.

Le memorie storiche, quindi, sono il contrario dell’oblio, che tende a livellare tutto cancellando le differenze, dissolvendo ogni aspetto di continuità. Anche il tema della conciliazione, che pure ricorre nel nostro dibattito, spesso qualcuno pensa che possa far rima con “cancellazione”. Conciliazione non significa che dobbiamo cancellare la memoria; anzi, è esattamente il contrario ciò che dobbiamo fare. Più che un succedersi di eventi e avvenimenti concatenati tra loro da un disegno unitario, un filo che li collega, la vita sembra assumere le sembianze di una permanente quotidianità caratterizzata da accadimenti semplicemente accostati fra loro o giustapposti l’un l’altro, senza alcuna interna relazione fra loro, perciò senza continuità temporale.

La relazione fra fatti e valori, pur nel rispetto della tensione che tra essi sussiste, non può essere cancellata. Si tradirebbe, altrimenti, lo spessore reale dell’evento. Sono d’accordo con quanto detto ieri dal consigliere Foti nel suo intervento colto e ricco di spunti interessanti e di suggestioni. Il consigliere Foti ha detto che non ci sarebbe stato il fascismo se non ci fosse stato il biennio rosso. Potremmo citare tante altre concatenazioni. Non ci sarebbe stato il biennio rosso, quindi l’esperienza dei consigli operai, se non ci fosse stata poco prima la rivoluzione bolscevica, che dava quell’ispirazione, e la rivoluzione bolscevica non ci sarebbe stata se non ci fosse stata la prima guerra mondiale, perché probabilmente non ci sarebbe stato quel tipo di reazione, e via dicendo, fino ai nostri giorni. Probabilmente, non ci sarebbero state le leggi razziali se non ci fosse stato il regime nazista ad ispirare e condizionare il tutto in quella direzione. Non ci sarebbe stato − mi sia consentito – il dramma delle foibe se prima non ci fosse stata l’occupazione dei fascisti e dell’esercito nazionale di quelle terre, con i drammi e le tragedie provocate. Tutto è una concatenazione di eventi. Noi facciamo bene a ragionare su quella concatenazione di eventi. Anche le violenze post belliche non ci sarebbero state se non ci fossero state le violenze precedenti esercitate, invece, sui dissidenti politici, e così via.

Noi su questo aspetto dobbiamo soffermarci, dobbiamo ragionare. Dobbiamo guardare tutta la storia, a trecentosessanta gradi. Dobbiamo sapere − sono d’accordo − che c’erano sicuramente partigiani che non combattevano per la democrazia, ma per sostituire una dittatura con un’altra. Dobbiamo anche riconoscere che, grazie a una direzione illuminata del Partito Comunista Italiano dell’epoca e la svolta di Salerno, questo non accadde e molti di quei partigiani furono disarmati anche grazie a quella direzione illuminata in quella fase del Partito Comunista Italiano. Come Dossetti ha riconosciuto, fu possibile adottare la Costituzione italiana nonostante ci si trovasse nel gorgo di un drammatico scontro politico ideale fra forze e correnti politiche. Questo avvenne grazie al fatto che dal movimento resistenziale, ma anche da prima, si era creato un ethos comune che univa repubblicani, laici, socialisti, comunisti, cattolici. Magari avessimo dinanzi a noi anche oggi quell’esempio. Nonostante quel dramma e gli eventi drammatici post bellici, riuscirono ad approdare alla nostra comune Costituzione italiana.

Oggi, che non abbiamo quei drammi, non riusciamo nemmeno a fare un minimo di riforme condivise in questo Paese. Dovremmo trarre l’insegnamento da quei maestri e da quei padri della Repubblica che, forse, potrebbero insegnarci molto di più. Questo avvenne proprio grazie a quell’ethos comune che riconosceva e indicava Dossetti negli anni successivi come un esempio da seguire.

Noi non ci troviamo in quest’aula per scrivere né, tantomeno, per riscrivere la storia. Non spetta a noi. Noi dobbiamo creare uno strumento, atto a chi fa questo per mestiere, che in qualche modo ci riporti, senza pregiudiziali ideologiche di alcun tipo, alla capacità di leggere, studiare, interpretare analiticamente e criticamente i documenti, i fatti per poter avere la misura di una memoria corroborata da una forte ricerca storica. Noi mettiamo a disposizione questo strumento.

L’impegno dei soggetti è indicato. Noi abbiamo voluto indicare, nella legge, i soggetti giuridicamente riconosciuti dalla Regione Emilia-Romagna e quelli riconosciuti dalle legislazioni nazionali. Altrimenti, apriremmo il tutto a una pletora di soggetti che ci sommergerebbero di domande. Le risorse − come è stato detto − sono significative, ma non sono infinite. Dobbiamo gestirle all’interno di una capacità selettiva di questi soggetti.

È sicuramente importante il patrimonio immobiliare, che dobbiamo valorizzare, come dichiarato dalla consigliera Mori. Io suggerirei, ovviamente, di farlo perché vi è il problema del trasferimento del patrimonio immobiliare, in capo alle Province prima, oggi in capo alla Regione. Sarà forse utile, quindi, non solo per il riferimento dei luoghi della memoria, come abbiamo detto con la consigliera Mori, assumere un nostro impegno di bilancio complessivo in favore di questa problematica aperta.

L’ultima questione che voglio affrontare riguarda una sollecitazione proveniente dal consigliere Alleva, il quale sollevava il problema di una indeterminatezza di modi e tempi stabiliti dalla legge nell’assegnazione di risorse per progetti. Questa è una formula, consigliere Alleva, utilizzata in tutti i nostri atti legislativi che rimandano a programmi pluriennali e, successivamente, ai bandi. L’articolazione dettagliata delle modalità e dei tempi all’interno dell’intervento legislativo non solo appesantirebbe, ma toglierebbe il senso dell’intervento programmatorio pluriennale, che − se non vado errato − sarà anche oggetto di lavoro della Commissione stessa. Ovviamente, questa è una di quelle materie che possono modificarsi nel tempo, anche perché siamo all’avvio di una legge nuova, che sperimenteremo. Qualora, una volta cristallizzati nella legge, dovessimo renderci conto della necessità di modificarli, un conto sarebbe intervenire sul programma pluriennale e un conto sarebbe riaprire l’iter legislativo per modificare la legge. Si tratta di un aspetto tecnico, non della volontà di rendere il tutto determinato, anche perché lo rimanderemo ai programmi pluriennali che saranno oggetto di attenzione e di valutazione della Commissione stessa.

Io non aggiungo altro. Ho già parlato molto. Vi ringrazio del contributo che avete fornito per raggiungere questo obiettivo. Grazie mille.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Mezzetti.

Ha chiesto la parola, in qualità di relatore di minoranza, il consigliere Foti. Prego.

 

FOTI: Quanti minuti ho a disposizione, presidente?

 

PRESIDENTE (Rainieri): In teoria, ne ha venti.

 

FOTI: Signor presidente, penso che sia difficile riassumere il dibattito di oggi che, indubbiamente, è stato mosso anche dalle passioni politiche, come è naturale che sia, su un tema che − debbo dire subito − ho cercato di affrontare con il massimo distacco personale. A differenza del consigliere Fabbri, io sono figlio di una persona che si trovava dall’altra parte e che vi è stata coerentemente, anche pagando con l’epurazione. Quindi, se dovessi votare secondo una impostazione, una memoria del sangue, io dovrei votare contro a prescindere. Ritengo che solo i paracarri siano immobili e che vi siano valori, introdotti in questa Repubblica, irrinunciabili, il primo dei quali è la libertà.

Non mi soffermerò su una rilettura di fatti e atti che è giusto consegnare alla storia, nella lucidità che la storia deve dimostrare sul punto. Noi abbiamo tante occasioni per rendere un’operazione − che non può essere di marketing − una grande iniziativa culturale. Secondo me, il discrimine sta tra l’iniziativa propagandistica (che, magari, dà anche più risultati sotto il profilo elettorale) e l’iniziativa di una ricerca di ragioni, di sentimenti, di passioni che hanno portato il nostro Paese e la nostra regione in una certa situazione.

Non vorrei fare citazioni sbagliate. Credo lo abbia dichiarato la consigliera Marchetti nel suo intervento. Mi riferisco alla posizione dei ragazzi, oggi, nelle scuole. Lei si è fermata, forse, agli anni Sessanta dicendo che non conoscono la storia degli anni Sessanta, ma io debbo dire che nei programmi scolastici, tradizionalmente, si fa fatica perfino ad arrivare, spesso e volentieri nel liceo, a dopo la prima guerra mondiale. Io ho frequentato il liceo scientifico, ed era la migliore sezione della città. Come sapete, nelle città di Provincia c’è questa strana abitudine di classificare una sezione come la migliore del liceo. Eppure, abbiamo fatto fatica ad arrivare alla prima guerra mondiale. I temi di storia, negli esami di Stato, sono quelli cui più difficilmente lo studente ricorre perché sono quelli più difficili da affrontare.

Negli anni precedenti, anche in questa regione, credo ci sia stata una grossa vivacità nel ricercare sporadicamente alcuni riferimenti culturali. La mostra di Vignola del 1990 sul Futurismo in Emilia-Romagna − mi permetto di dirlo perché so che sia il presidente della Regione sia l’assessore Mezzetti sono di quelle terre − è stato un tentativo concreto di puntare i riflettori su un movimento culturale che (vorrei ricordarlo, soprattutto agli immemori) non nasce con la pubblicazione il 20 febbraio su Le Figaro del Manifesto dei futuristi, ma nasce con la pubblicazione il 5 febbraio di quel Manifesto sulla Gazzetta dell’Emilia. Paradossalmente, siamo riusciti nella disperata impresa che, a furia di mettere mutande ai monumenti, mutande alla storia, mutande a uno e mutande all’altro, persino un evento mondiale noi lo abbiamo attribuito ai francesi, pur essendosi i fatti verificatisi in questa regione.

Lo dico anche per rispetto di Guglielmo Sansoni, detto “Tato”, che fu un grande futurista di quegli anni. Guglielmo Sansoni oggi ha una rivalutazione post mortem che, a mio avviso, meriterebbe una riflessione più approfondita anche nella città di Bologna. Visto che si va verso le elezioni comunali a Bologna, al di là di chi sarà il Sindaco, io penso che l’assessore alla cultura farebbe bene a rivendicare − come è stato rivendicato in una mostra nel centenario del futurismo − questo forte legame della città, all’inizio, con il futurismo. Marinetti forse disilluse un po’ la città definendo Bologna una città passatista.

Secondo me, vi è la possibilità di una rivalutazione di Angelo Caviglioni, che fu il primo ad esporre a Bologna un quadro futurista che – udite-udite − aveva come titolo I trans. Se noi passiamo dalle passioni alla verità storica, ci accorgiamo anche di altre cose. Giustamente, in questa legge si richiama il campo di Fossoli, per quello che ha rappresentato. Io lo dico molto sommessamente, ma anche molto convintamente: c’è anche il villaggio San Marco. Lo dico per il consigliere carpigiano del PD, che è intervenuto. Il villaggio San Marco è stato, fino agli anni Settanta, dal 1954, uno dei punti di raccolta degli esuli giuliano-dalmati dopo il memorandum del ’54. Ricordatevi che quel campo venne visitato dalle autorità solo quando il vescovo di Trieste, monsignor Santin, andò a far visita a quei profughi. Prima erano stati lasciati lì, come terra di nessuno.

Anche la storia dei campi − le vicende tragiche dei campi, che in Italia furono più di reclutamento e, fortunatamente, non di sterminio, prevalentemente − va vista fino in fondo. Vi è una vicenda di campi, finita la guerra, che se fosse meglio valutata potrebbe dare qualche spunto. Io mi chiedo: che cosa ci faceva un pittore come Alberto Burri nel campo di punizione di Hereford, nel Fascists criminal camp (come lo definivano gli americani)? Cioè, un non cooperatore. Alberto Burri rappresenta qualcosa nella cultura italiana. Che cosa ci facevano dei giovani che corrispondevano al nome di Walter Chiari, Dario Fo, Enrico Maria Salerno, Raimondo Vianello, Pino Dordoni (piacentino, medaglia d’oro ad Helsinki), Enrico Ameri, Mauro De Mauro, il regista Luciano Salce? Cosa ci facevano queste persone a Coltano, in un campo di prigionia, dove erano stati collocati trentacinque militari della Repubblica sociale? Che cosa ci faceva anche Giovanni Prodi, fratello dell’ex Presidente del Consiglio? Certo, venne arruolato in ragione del bando Graziani, ma andò anch’egli a subire l’umiliazione di Coltano.

Sono nomi che non appartengono alla scelta individuale del ragazzotto un po’ ingenuo – scusate il termine − che ha seguito la massa. Appartengono alla storia e alla cultura di questo Paese. È per questo motivo che, a mio parere, bisogna tenere la palla alta. Se cadiamo nel minimalismo rischiamo di fare propaganda e non cultura, bassa politica e non politica.

Aggiungo una considerazione che mi pare fondamentale. Votare a favore o contro questa legge non può dare etichette. Chi vota a favore, contro o si astiene su questa legge deve condividerne o meno i contenuti o, almeno, ritenere che siano stati compiuti grossi passi in avanti. Io penso, da uomo di destra quale sono, che parlare per la prima volta, non soltanto per un giorno, e inserire in una legge, ad esempio, la vicenda dei giuliano-dalmati, del loro esodo e della loro uccisione, non sia ritualità, ma sia un passo in avanti che una comunità compie.

Se noi vogliamo archiviare il Novecento, dobbiamo superare le passioni. Le passioni si superano lasciando alla storia, che è maestra di vita, gli argomenti che, in mano ai non storici, rischiano di diventare delle bombe a mano. Lo dico anche in relazione alle vicende dell’Italia post bellica. Mi rivolgo al consigliere Alleva, il quale ieri ha giustamente sottolineato un problema anche di questa regione. I morti di Genova ebbero più rilievo in questa regione, almeno sotto il profilo numerico, di quanti se ne produssero in realtà a Genova, dove vi era stata una sommossa popolare per il congresso di un partito politico. Anche in quel caso, bisognerebbe capire come mai un anno prima Almirante parlava in Piazza Della Vittoria, a Genova, senza un poliziotto, mentre quel giorno si scatenò chissà che cosa.

Bisogna dare atto che vi è stata una classe politica, nella Prima Repubblica, che nei momenti difficili ha sempre cercato di frenare lo scontro di piazza; non l’ha mai fomentato. Io ho detto un giorno che il merito che va dato ad Almirante è stato quello di portare nella legalità e secondo i princìpi della Costituzione una comunità che, per un’impostazione di quegli anni, era nata all’insegna della non democrazia e della non libertà. Va dato atto anche a Pajetta, ad esempio, di aver detto un giorno, a coloro i quali rivendicavano di aver conquistato la Prefettura di Milano, la famosa battuta: “E adesso, cosa ce ne facciamo?”.

Allo stesso modo, vorrei ricordare che negli anni del terrorismo vi fu una fervida capacità di dialogo tra le forze politiche per evitare che uno scontro di minoranze diventasse scontro di maggioranza. Sulla storia del terrorismo, anche in Emilia-Romagna (annuncio il voto favorevole all’ordine del giorno del Gruppo del Movimento 5 Stelle), se non si toglie finalmente, una volta per tutte, il segreto di Stato non sapremo mai fino in fondo come sono andate le cose. Non basta la verità processuale. Occorre anche avere le verità documentali.

Mi permetto di fare un’ultima considerazione. Non anticipo il mio voto rispetto al progetto di legge, in quanto sono relatore di minoranza. Tuttavia, come relatore di minoranza, vorrei dare atto alla relatrice di maggioranza di aver avuto molta pazienza, estremo garbo e anche una personale autonomia culturale per cercare di superare quelli che, se esaminati uno per uno, diventano − se li guardiamo tutti con la lente d’ingrandimento − dei problemi insuperabili, ma che se ci si mette un po’ di buona volontà possono portare non alla convergenza auspicata, che era quella del voto favorevole, ma ad una legge che quantomeno non abbia voci contrarie. Penso che questo fosse l’obiettivo che in queste condizioni politiche si poteva e doveva raggiungere. Probabilmente, aggiungo, in altre condizioni politiche, con ulteriori passi in avanti, può darsi che anche al termine di questa legislatura si possa approvare una legge non dello stesso contenuto, ma su temi analoghi che possa avere quell’ariosità che le leggi meritano, anche e soprattutto evitando di impiccarsi alle polemiche − lo dicevo ieri − sull’ex Casa del Fascio di Predappio. Chi fa polemica sull’utilizzo e la ristrutturazione di quell’immobile non è mai stato né a Berlino né a Monaco a visitare i musei che sono aperti e sono riservati non alla propaganda del nazismo, ma alla storia del nazismo, che è cosa diversa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

La parola, per la replica, al relatore di maggioranza, consigliera Ravaioli. Prego.

 

RAVAIOLI: Grazie, presidente. Sarò molto breve, dal momento che ho già rubato tempo nella relazione di ieri. Solo qualche breve riflessione e un ringraziamento, nuovamente, anche per l’uso del dibattito che si è verificato questa mattina in aula, a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione, un dibattito che, anche stamattina, ha dimostrato che su questi temi, sensibili e estremamente delicati, i percorsi sono complicati, ma, se affrontati nel modo giusto, con il dialogo e con il confronto, possono portare a risultati importanti.

Credo che questa legge sia un risultato importante, sia una legge matura negli obiettivi e nell’impostazione che si dà, ossia quella volta ad affrontare il discorso in maniera globale, evitando − come diceva prima l’assessore − le parcellizzazioni quando parliamo di interventi sulla storia del Novecento. La volontà, dunque, di abbracciare in maniera globale questa storia senza preclusioni, senza paura di affrontare temi e questioni nella loro complessità, nella loro delicatezza.

La ricerca ci ha già superato. Sentivo oggi il riferimento alle violenze nel dopoguerra piuttosto che al grande tema dell’architettura razionalista. Sono già percorsi che la ricerca sta portando avanti, istituti che questa legge, con grande intelligenza, sostiene. Non è una legge manifesto, non è una legge di facciata. È una legge che concretamente offre strumenti e mezzi agli istituti per portare avanti la ricerca. Questi istituti stanno già lavorando su questi temi. La violenza post bellica è un tema su cui, negli ultimi anni, ci si è concentrati maggiormente, senza reticenze e senza paure, proprio perché queste difficoltà, queste criticità che hanno caratterizzato la nostra storia servono, oggi, per offrire strumenti critici per capire anche il presente.

Ringrazio il consigliere Foti per aver più volte sottolineato il tema della riscoperta della questione legata al razionalismo, all’architettura dei regimi totalitari, che nelle nostre terre, nelle terre di Romagna è particolarmente significativa e ha visto nascere anche un percorso che ha raggiunto il ruolo di rotta culturale europea, come il percorso ATRIUM. Questa è una sfida importante, perché è ben lungi dall’ottica della celebrazione, del folklore. Anzi, noi crediamo che proprio ripartire da uno studio critico dei totalitarismi, nei loro fenomeni più vari, nelle loro sfaccettature, anche dal punto di vista culturale, ci permetta di avere una visione organica, globale e critica di questi fenomeni. Siamo lontanissimi dalla celebrazione. L’obiettivo è veramente quello opposto.

Sostegno, dunque, alla ricerca, sostegno alla didattica, sostegno alla formazione. Non appiattendoci sul presente, ma avendo una visione critica degli eventi del passato possiamo essere in grado di interpretare un presente complesso. Molte aporie con cui abbiamo a che fare affondano le loro radici proprio in tali eventi del passato. Andiamo a chiarire aspetti che ancora non sono trasparenti. Da questo punto di vista, anche la risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle va nella direzione auspicata. Per questo motivo, anch’io anticipo il nostro voto favorevole.

Dobbiamo cercare di capire che dalla conoscenza della storia possono derivare strumenti importanti affinché la memoria diventi attiva e ci provochi nelle nostre scelte quotidiane di cittadini. Le scelte compiute da tanti uomini tanti anni fa, con dolore e con grande sacrificio, ci consentono di essere cittadini liberi e in grado di scegliere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Ravaioli.

Passiamo all’esame dell’articolato.

Nomino scrutatori i consiglieri Zappaterra, Prodi e Gibertoni.

Leggo l’elenco degli emendamenti. All’oggetto 1887 sono state presentate trentaquattro proposte di emendamento, di cui sette a firma della consigliera Valentina Ravaioli, una a firma dei consiglieri Rainieri, Rancan e Liverani, quattro a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni, uno a firma dei consiglieri Mumolo e Caliandro, due subemendamenti a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni, un subemendamento a firma del consigliere Bertani, due subemendamenti a firma del consigliere Foti, un subemendamento a firma della consigliera Ravaioli, quindici emendamenti a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Ci sono, poi, quattro ordini del giorno all’oggetto 1887: uno a firma del consigliere Mumolo, uno a firma dei consiglieri Rancan, Rainieri, Liverani, Pettazzoni, Aimi e Foti, uno a firma dei consiglieri Bertani, Gibertoni, Ravaioli, Prodi, Bessi, Rancan, Foti, Marchetti Francesca, Caliandro, Mumolo, Zappaterra, Calvano, Taruffi e Torri e uno proposto dai consiglieri Foti, Bignami, Rancan e Aimi.

Passiamo, quindi, al primo degli emendamenti, il 19, che intende cambiare il titolo, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 19, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 19 è respinto.

Passiamo all’art. 1, su cui insiste l’emendamento 20, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Apro la discussione generale congiunta.

Ha chiesto di parlare la consigliera Ravaioli. Ne ha facoltà.

 

RAVAIOLI: Grazie, presidente. Molti emendamenti proposti dai consiglieri Aimi e Bignami riguardano il concetto e il termine di memoria. Come già anticipato in sede di Commissione, il nostro parere è negativo perché nelle definizioni che noi diamo al concetto di memoria esprimiamo un’ottica ampia e globale che va a ricomprendere, ai fini degli interventi di questa legge, le questioni delle testimonianze, che naturalmente servono nell’elaborazione che il processo stesso di memoria indica, e i concetti di ricordo.

Per questo motivo, continueremo a rifarci al termine “memoria” inteso in senso globale. Naturalmente, proprio per dimostrare che non vi è alcuna opposizione rispetto al concetto di ricordo, abbiamo scelto – lo abbiamo già anticipato in Commissione − di inserire nei princìpi generali, accanto al termine “memoria”, il termine “ricordo”, proprio perché non vi è alcuna contrapposizione ideologica. Senza presunzione di scientificità, dal momento che dietro questi concetti c’è una bibliografia interminabile e non abbiamo la pretesa, in un testo di legge, di fornire definizioni scientifiche, ai fini degli interventi di questa legge, per “memoria” consideriamo un processo di elaborazione complessivo, all’interno del quale sono ricompresi i concetti che vengono proposti negli emendamenti dell’opposizione.

Per questo motivo, il nostro parere è contrario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Ravaioli.

Se non ci sono più interventi in discussione generale, apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 20, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 20 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 1 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 2 sul quale insistono emendamenti e subemendamenti. Subemendamento 13, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni; subemendamento 14, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni; emendamento 1, a firma della consigliera Ravaioli, sul quale insistono i subemendamenti elencati prima; emendamento 8, ritirato, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni; emendamento 9, ritirato, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni; emendamento 21, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami; emendamento 22, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami; emendamento 23, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 13, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 13 è respinto.

Subemendamento 14, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 14, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 14 è approvato.

Emendamento 1, a firma della consigliera Ravaioli.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma della consigliera Ravaioli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Passiamo all’emendamento 21, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 21, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 21 è respinto.

Emendamento 22, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 22, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 22 è respinto.

Emendamento 23, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 23, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 23 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 2 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 3. Insistono due emendamenti, il 10 a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni e il 24 a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 10 è respinto.

Emendamento 24, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 24, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 24 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 3 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 4. Insistono sedici proposte di emendamento: il 2, a firma della consigliera Ravaioli; il 25, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami; il 26, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami; il 28, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami; il 3, a firma della consigliera Ravaioli; il 27, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami (se viene approvato il 3, viene precluso); l’emendamento 29, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami; l’emendamento 4, a firma della consigliera Ravaioli, è ritirato; emendamento 12, a firma dei consiglieri Mumolo e Caliandro; il 30, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami; il 7, a firma dei consiglieri Rainieri, Rancan e Liverani; l’emendamento 11 (sarà precluso in caso di approvazione dell’emendamento 30), a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni; il subemendamento 17, a firma del consigliere Foti; il subemendamento 34, a firma della consigliera Ravaioli; il 18, (subemendamento al 16), a firma del consigliere Foti; emendamento 16, a firma della consigliera Ravaioli; il 31, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Apro la discussione generale congiunta sugli emendamenti e sull’articolo 4.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Chiedo scusa, presidente. Intervengo solo per illustrare velocissimamente i due subemendamenti, uno dei quali insiste su una dizione che a mio avviso rischia di essere ripetitiva perché. Rispetto all’articolo 16, mi pare che non si possa dire che la Regione riconosce il ruolo, nel momento in cui lo stesso è già riconosciuto da legge nazionale e quindi mi sembrerebbe più opportuno sotto il profilo lessicale aggiungere “collabora con le”.

Per quanto riguarda invece l’elemento di sostanza, ci sono le associazioni nazionali dei deportati e degli internati politici, militari, o per motivi razziali, ma non vi sono le associazioni degli esuli giuliano-dalmati, che pure sono riconosciute con legge nazionale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Intervengo solamente per illustrare l’emendamento 7, per il quale ho avuto modo di confrontarmi già con l’assessore Mezzetti. Mi sembrava e ci sembrava limitativo il fatto di specificare nella legge le associazioni, in questo caso partigiane, che andrebbero ad essere incluse nei fondi, anche perché vi sono, per motivi prettamente burocratici, determinate associazioni comunque attive sul territorio, che però non vengono ricomprese perché non riconosciute a livello nazionale. Mi riferisco alle associazioni nazionali partigiani cristiani, che gravita sui territori di Parma, Piacenza e Ferrara, che promuovono le testimonianze per la lotta e per la liberazione da parte dei cattolici.

Questo potrebbe essere un segnale da includere in questa normativa – comunque in questo caso non verranno incluse, a meno che non venga votato l’emendamento – per far sì che si possa ampliare il discorso di queste associazioni, oltre che per i contributi relativi alle associazioni partigiane del circuito partigiano storico, che gravita su Bologna, Reggio, Modena e Ravenna, per cercare di includere anche le Province che verrebbero tagliate fuori.

Quindi dovremmo cercare di prevedere delle azioni volte alla partecipazione anche di queste associazioni partigiane ai contributi, oppure altre forme che potrebbero essere previste nel bilancio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto di parlare la consigliera Ravaioli. Ne ha facoltà.

 

RAVAIOLI: Presidente, solo per illustrare brevemente il mio emendamento all’articolo 4, in cui abbiamo parzialmente recepito una sollecitazione da parte dei colleghi del Movimento 5 Stelle. Abbiamo fatto riferimento al riconoscimento alle associazioni nazionali dei deportati, degli internati politici militari, o per motivi razziali, riconosciuti da legislazione nazionale che, come anticipava prima l’assessore, è il criterio sul quale ci siamo basati proprio per non aprirci al mare magnum delle associazioni, fermo restando che per tutti ci sarà la possibilità, all’interno del programma pluriennale, di presentare progetti e proposte che potranno essere sostenute.

Ho presentato anche un subemendamento per inserire la dicitura generale dei perseguitati, oltre che dei deportati e degli internati, in modo tale da ricomprendere tutti coloro che hanno dovuto subire delle persecuzioni rispetto a motivazioni di tipo politico-militare, o razziale, in modo tale da non indicare qualcuno, piuttosto di qualcun altro, evitare elenchi o indicazioni precise, ma raccogliere in una dicitura generale tutti coloro che hanno dovuto subire queste persecuzioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Ravaioli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: In linea con quanto sostenuto dalla consigliera Ravaioli, va in questa direzione anche il nostro emendamento, che è il 29. Ci riferiamo appunto all’articolo 4, nel punto 2, al secondo comma, dove si indica: “La Regione riconosce il ruolo e l’attività svolta dagli istituti storici presenti sul territorio regionale”.

Ecco, se mettiamo un punto e il periodo lo fermiamo qui, possiamo lasciare aperta tutta quell’attività che potrà essere svolta su eventualmente in un momento successivo. Quindi, va in questa direzione anche il nostro emendamento.

Senza fare l’elenco delle associazioni o degli istituti, secondo me risulterebbe più scorrevole anche questa parte dell’articolo di legge.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Intanto ringraziamo per l’accoglimento parziale del nostro suggerimento. A noi sarebbe piaciuto che fossero riconosciute, all’interno del comma 4, anche le associazioni che si occupano delle vittime delle stragi e della mafia, proprio perché secondo noi hanno un ruolo importante e vanno riconosciute, oltre che collaborarci.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Con la precisazione della consigliera Ravaioli, ritiro il subemendamento 18.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: Ne avevamo parlato nella giornata di ieri, in prima mattinata. Nell’emendamento 31 avevamo indicato di correggere “giusti fra le nazioni”. È una correzione di stile, il nome “giusti tra le nazioni”. Mi diceva che è stato inserito, ma non lo vedo nel testo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Ravaioli. Ne ha facoltà.

 

RAVAIOLI: Consigliere Aimi, è giusto presentare questo emendamento, perché è stato corretto solo in un punto, mentre in un altro permane l’errore di forma.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Ravaioli.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma della consigliera Ravaioli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 25, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 25 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 26, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 26 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 28, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 28 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma della consigliera Ravaioli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è approvato.

L’emendamento 27 è precluso dalla votazione dell’emendamento precedente.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 29, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 29 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12, a firma dei consiglieri Mumolo e Caliandro.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 12 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 30, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 30 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7, a firma dei consiglieri Rainieri, Rancan e Liverani.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 7 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 11 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 17, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 17 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 34, a firma della consigliera Ravaioli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): il subemendamento 34 è approvato.

L’emendamento 18 è ritirato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 16, a firma della consigliera Ravaioli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 16 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 31, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 31 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 4 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 5.

Sull’art. 5 insistono quattro emendamenti: subemendamento 15, a firma del consigliere Bertani; emendamento 5, a firma della consigliera Ravaioli; emendamento 32, a firma dei consiglieri Aimi, Bignami; l’emendamento 6, a firma della consigliera Ravaioli.

Apro il dibattito generale sull’articolo 5 e sugli emendamenti. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 15, a firma del consigliere Bertani.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 15 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5, a firma della consigliare Ravaioli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 5 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 32, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 32 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6, a firma della consigliera Ravaioli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 6 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 5 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 6.

Sull’art. 6 insiste l’emendamento 33, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

Apro il dibattito generale sull’articolo 6 e sull’emendamento. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 33, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 33 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 6 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 7.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 7 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 8.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 8 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 9.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 9 è approvato.

Passiamo ora agli ordini del giorno, che sono quattro, sull’oggetto 1887. Il primo è a firma del consigliere Mumolo; il secondo è a firma dei consiglieri Rancan, Rainieri, Liverani, Pettazzoni Aimi, e Foti; il terzo è a firma dei consiglieri Bertani, Gibertoni, Ravaioli, Prodi, Bessi, Rancan, Foti, Marchetti Francesca, Caliandro, Mumolo, Zappaterra, Calvano, Taruffi e Torri; il quarto è a firma dei consiglieri Foti, Bignami, Rancan e Aimi.

Apro le dichiarazioni di voto sui quattro ordini del giorno e sull’intero testo di legge.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: La dichiarazione di voto sul provvedimento è di astensione.

Per quanto riguarda l’ordine del giorno 1887/4, penso di averlo steso nel modo meno politicizzato possibile. Chiunque l’abbia letto sa che non c’è altro che il riferimento alle vicende storiche che si sono succedute dopo il 1945, prendendo anche, come fondamento di natura storica, ISTORECO. Quindi, sotto il profilo della semplicità della proposta, mi pare che non ci siano dubbi.

Personalmente ritengo – e penso anche coloro che hanno sottoscritto questo ordine del giorno – che non sia possibile che ancora oggi molti luoghi dove sono state uccise persone, molte delle quali erano cattolici e laici, che non avevano alcuna colpa, se non quella di credere nei valori della libertà e del solidarismo, non ci sia neanche un’indicazione da parte dei Comuni delle vittime di quelle vicende.

Soprattutto riteniamo che, poiché vi è stata per lungo tempo una occultazione persino di quei luoghi, nel senso che ancora oggi vi sono fosse più o meno comuni che non sono state scoperte, che anche in relazione alle fonti a disposizione dei vari istituti storici presenti sul territorio, questi ultimi possano collaborare affinché sia data sepoltura a sconosciuti che a tutt’oggi risultano “scomparsi” e nulla di più.

Penso che sarebbe un atto di forte civiltà approvare un ordine del giorno che, torno a ripetere, senza aprire parentesi né graffe, né quadrate, né rotonde, sulle vicende di quegli anni, si preoccupa però di dire che non possono continuare a essere consegnate all’oblio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Ravaioli. Ne ha facoltà.

 

RAVAIOLI: In riferimento a questo ordine del giorno, di cui in senso generale condividiamo le finalità, pensiamo sia un segnale che non aggiunge nulla rispetto a quello che già è l’obiettivo di questa legge, perché quando parliamo di luoghi della memoria intendiamo luoghi di tutte le memorie. Quando parliamo di istituti che devono occuparsi di ricerca, intendiamo ricerca a 360 gradi, quindi compresa quella delle violenze a cui qui si fa riferimento.

Pertanto, davvero è già negli obiettivi della legge. Inoltre, nei momenti di valutazione che ci siamo dati relativamente alle verifiche sulle azioni messe in atto dai soggetti che sono chiamati a questa operazione condivisa sulla memoria, verificheremo anche che questa memoria sia davvero declinata in tutte le modalità possibili, come è giusto che sia quando parliamo di un tema che non appartiene a nessuno, che non ha colori politici, ma che deve rifarsi ai risultati della ricerca storica.

Quindi, sia nella clausola valutativa, che nei momenti che annualmente ci siamo dati per verificare le azioni messe in essere da questa legge, tuteleremo che la memoria, come la intendiamo in questa legge, quindi non memoria di qualche fatto soltanto, o legata a determinate vicende politiche, sia considerata e valorizzata a 360 gradi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Ravaioli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: Solo per dire che, se non aggiunge, né toglie, come indicava la consigliera Ravaioli, è una ragione in più per rafforzare il progetto di legge con questo ordine del giorno, perché nel progetto di legge – è vero – si tratta e si affrontano questi argomenti, però nello specifico sarebbe importante riconoscere questo aspetto che va nel profondo della discussione, in merito proprio a quegli eventi.

Ci sono i desaparecidos che sono tanti, migliaia. Credo che sia un atto di civiltà importante riconoscere in quest’aula, formalmente e ufficialmente, un documento rilevante come quello presentato da Foti e degli altri firmatari, tra i quali il sottoscritto, che va appunto in questa direzione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Prendo rapidamente la parola per far notare all’assessore che evidentemente è proprio vero che il Novecento è un passato che non vuole passare. Ne abbiamo avuto oggi una ennesima riprova, perché qualcuno ha inteso l’occasione della presentazione di questa sua legge come una sorta di festival del revisionismo storico – lo deve ammettere – non andando mai indietro, in quella catena causale di cui lei oggi parlava.

Siamo qui a pensare naturalmente alle foibe, agli uccisi, agli spariti, a ciò che è accaduto dopo il 25 aprile eccetera eccetera. Nessuno di noi – io per primo – ha voluto rispondere a questo tipo di impostazione, però a questo punto, per lasciare un segno, due parole le voglio dire.

Di chi sono stati vittime i poveri dalmati e giuliani infoibati? Degli slavi o di coloro che hanno trattato in maniera impossibile, incredibile, quelle terre?

Mario Roatta, modenese, generale comandante, fece questa allocuzione alle truppe: “Mi dicono che siete dei buoni padri di famiglia e questo va benissimo a casa vostra, ma qui non sarete mai abbastanza ladri, stupratori ed assassini”. Questo diceva il generale comandante. Il suo successore, generale Robotti, scrisse della situazione: “Qui si uccide troppo poco”, nei suoi rapporti.

I campi di sterminio italiani sono stati tali in tutto e per tutto. In Slovenia non si poteva parlare sloveno. Questa è storia. Allora, per dirne una, di chi sono veramente vittime? Visto che siamo giuristi, sappiamo che causa causae est causa causati: la causa della causa è la vera causa del risultato. Queste cose non me le posso scordare e le ho volute dire. Scusatemi, ma la pazienza ha un limite.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Credo innanzitutto che sia giusto e doveroso riconoscere l’importante lavoro dell’assessore Mezzetti e della relatrice Ravaioli, soprattutto per l’equilibrio con cui è stato portato avanti questo progetto di legge, per la saggezza con la quale si è cercato di tenere insieme un percorso che poteva fornire elementi di strumentalizzazione.

Trovo che sia un merito che va riconosciuto. Lo dico anche e soprattutto venendo da un territorio, quello dell’Appennino bolognese, che è stato attraversato, come tanti altri, però in modo particolare, da vicende che nel periodo della Seconda guerra mondiale hanno lasciato un profondo segno nelle popolazioni di quel territorio. Mi riferisco in particolar modo alla strage di Monte Sole, nei Comuni di Marzabotto, Grizzana e Monzuno.

Devo dire che ho apprezzato lo spirito e la modalità con la quale si è portato avanti questo testo di legge e anche i contenuti. La discussione di oggi in parte ne è stato un esempio. La necessità di guardare con attenzione e senza paura al passato è un elemento fondamentale per costruire il futuro.

Il professor Alleva ricordava, con giusta verve, alcuni aspetti del vissuto ai confini orientali del nostro Paese durante quel periodo, però penso che non ci sia problema, non ci sia dubbio, non ci sia nessuna reticenza nel riconoscere la vicenda di quei territori, quindi le Foibe e l’uccisione degli italiani solo per il fatto di essere italiani.

Le tragedie che hanno vissuto le popolazioni dalmate, dell’Istria e del Venezia Giulia sono evidenti. Non bisogna avere paura della storia. Sarebbe il peggior contributo che daremmo, se affrontassimo con reticenza alcuni aspetti di quello che è stato. Con la stessa chiarezza, con la stessa tranquillità e con la volontà dobbiamo capire e cercare di costruire fino in fondo un percorso comune che in questo Paese probabilmente è mancato ed è stato anche elemento di divisione, oltre i limiti necessari e utili per costruire un Paese unito.

Pertanto, nessuna reticenza e nessun problema. Ci deve essere l’impegno nel costruire e nel cercare di capire quali erano i contesti in cui si sono sviluppate quelle tragedie e allo stesso modo vanno riconosciute, viste e approfondite le vicende che hanno caratterizzato l’occupazione, ad esempio italiana da parte del regime nazista, alimentato, come sappiamo, dalle forze fasciste eccetera.

Penso che lo sguardo sul passato, come ho detto, debba essere senza reticenze e credo che in questa legge ci sia anche la volontà di avere come fondamento questo aspetto e dare un contributo per costruire uno sguardo d’insieme che ci aiuti a fare un passo in avanti, perché è quello di cui abbiamo bisogno.

Stamattina ho sentito alcuni interventi, alcuni richiami che tutto sommato potevano anche essere evitati. Potevamo forse anche concentrarci con più attenzione su una discussione che forse meritava anche altri toni, però complessivamente credo che faremo un passo in avanti.

Ritengo che nel nostro Paese questa legge dia un contributo significativo e che possa essere un punto di riferimento per altre Regioni. Ne dobbiamo andare orgogliosi, rivendicando il merito di quello che stiamo cercando di mettere insieme, anche dal punto di vista delle risorse che vengono stanziate. Ha fatto bene prima il collega Torri a sottolinearlo, perché non è solo una legge manifesto, ma stanzia delle risorse e le mette a disposizione per costruire quello di cui parliamo.

Per queste ragioni, il nostro sarà un voto favorevole. Voteremo a favore anche degli ordini del giorno proposti come primo firmatario dal consigliere Mumolo e a quello a firma Bertani.

Proprio per le ragioni che ho detto, per la necessità di guardare a quello che è accaduto senza reticenza abbiamo bisogno di sapere fino in fondo quello che è successo anche nella storia recente del nostro Paese, perché gravano ancora delle ombre che pesano sulla storia e sulle vicende di questo Paese.

Siccome reclamiamo sempre, ad esempio quando siamo a Bologna, in piazza, il 2 agosto, verità e giustizia, per averle, è necessario avere tutte le informazioni utili e indispensabili.

Chiudo con un appello. Mi piacerebbe che il 2 agosto a Bologna, ma anche il 25 aprile e il 2 giugno in piazza ci fossimo veramente tutti, perché le feste nazionali, in particolar modo visto che oggi siamo qui a Bologna, una ricorrenza come quella del 2 agosto dovrebbe essere vissuta proprio nello spirito di questa legge da tutti e celebrata e onorata con i dovuti onori, da parte di tutti quanti noi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Intervengo molto velocemente, per riconfermare quello che sarà il voto d’astensione sul provvedimento da parte della Lega, sicuro che questa legge porrà attenzione su determinati temi.

Certo non posso dire, come afferma il collega Taruffi, che questa legge renderà migliore il nostro Paese. Sicuramente può essere una legge che pone dei focus su un determinato argomento e su determinate questioni, ma sicuramente non è la legge che migliora il nostro Paese. Questo intendevo puntualizzarlo.

Abbiamo presentato un ordine del giorno per quello che dicevo prima, per quanto riguarda l’Istituto Parri, per aumentare l’attenzione relativa all’attività dell’Istituto e abbiamo sottoscritto anche l’ordine del giorno Foti e l’ordine del giorno Bertani, perché credo che sia importante porre attenzione e cercare di aumentare le attività che questi due ordini del giorno impongono.

Per il resto riconfermo il voto di astensione sul provvedimento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan

Nessun altro chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1887/1, oggetto 2268, a firma del consigliere Mumolo.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 1887/1, oggetto 2268, è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1887/2, oggetto 2269, a firma dei consiglieri Rancan, Rainieri, Liverani, Pettazzoni, Aimi e Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 1887/2, oggetto 2269, è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1887/3, oggetto 2270, a firma dei consiglieri Bertani, Caliandro, Mumolo, Gibertoni, Rancan, Foti, Marchetti Francesca, Ravaioli, Prodi, Bessi, Zappaterra, Calvano, Taruffi e Torri.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 1887/3, oggetto 2270, è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1887/4, oggetto 2271, a firma dei consiglieri Foti, Bignami, Rancan e Aimi.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 1887/4, oggetto 2271, è respinto.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, il presidente comunica il seguente risultato:

 

Presenti

39

Assenti

11

Votanti

39

Favorevoli

27

Contrari

--

Astenuti

12

 

PRESIDENTE (Rainieri): Proclamo approvata la legge riguardante: «Memoria del Novecento. Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna.»

Ha chiesto di parlare il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Chiedo di conteggiare il mio voto di astensione, che mancava.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ne prendiamo atto.

La seduta antimeridiana è conclusa.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,57

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Andrea CORSINI, Paola GAZZOLO, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Sergio VENTURI e le consigliere Barbara LORI e Raffaella SENSOLI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 1887 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Memoria del Novecento – Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna.» (TESTO BASE)” (28)

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 13

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Paolo CALVANO, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 1887 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Memoria del Novecento – Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna.» (TESTO BASE)” (28)

 

Emendamento 1, a firma della consigliera Ravaioli:

«La lettera a) al comma 1 dell’articolo 2 è così sostituita:

a) per “memoria”: il processo di elaborazione socio-culturale che consente il recepimento e la rievocazione degli avvenimenti del passato, attraverso operazioni di raccolta e conservazione del patrimonio, attività divulgative e didattico-formative, iniziative culturali mirate a mantenere viva la conoscenza dei fatti accaduti nel territorio regionale e degli uomini e delle donne emiliano-romagnoli rilevanti per la storia del Novecento, con particolare riferimento al primo e al secondo conflitto mondiale, alle grandi trasformazioni sociali, all’emigrazione emiliano-romagnola nel mondo, al colonialismo, alla nascita dei grandi partiti popolari, all’avvento e alla caduta della dittatura fascista, all’antifascismo, alle deportazioni nei campi di concentramento fascisti e nazisti, nei campi di sterminio nazisti e a quelle seguite, in generale, alle persecuzioni politiche verificatesi nel corso del XX secolo, alla resistenza e alla liberazione, alle vittime delle foibe, all’esodo giuliano-dalmata-istriano e alla più complessa vicenda del confine orientale, prima e dopo il secondo conflitto mondiale, alla violenza che ha accompagnato alcuni passaggi politici cruciali del secolo scorso, alla ricostruzione post-bellica e alla nascita della Repubblica, alla discussione e approvazione della Costituzione, all’avvio di percorsi d’integrazione europea, ai totalitarismi, agli eccidi di tutte le matrici politiche, al terrorismo e alle stragi.»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma della consigliera Ravaioli:

«La lettera b) del comma 1 dell’art. 4 è così sostituita:

b) La promozione di iniziative culturali, didattiche e formative rivolte alla popolazione, con particolare riguardo alle giovani generazioni, anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, con le università, con i soggetti interessati e particolarmente con il mondo dell’associazionismo culturale e con le associazioni dei familiari delle vittime, impegnate nella lotta al terrorismo e allo stragismo e alla diffusione dei valori democratici.»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma della consigliera Ravaioli:

«La lettera f) del comma 1 dell’art. 4 è abrogata.»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma della consigliera Ravaioli:

«Il comma 3 dell’art. 4 è così sostituito:

3. La Regione riconosce il ruolo e l’attività svolta dalle istituzioni culturali che a vario titolo gestiscono i luoghi della memoria e a cui compete la cura scientifica e la valorizzazione formativa e culturale di questi.»

(Ritirato)

 

Emendamento 5, a firma della consigliera Ravaioli:

«Al comma 6 dell’art. 5

Le parole “di cui all’articolo 2 comma 1 lettera c)” sono così sostituite: “di cui all’articolo 4 comma 1 lettera d)”»

(Approvato)

 

Emendamento 6, a firma della consigliera Ravaioli:

«Il comma 9 lettera c) dell’art. 5 è così sostituito:

c) sostiene progetti formativi e percorsi didattici rivolti in particolare al mondo della scuola e incentrati sul rapporto tra storia, memoria e attualità, sull’importanza dell’impegno civile e dei valori di libertà e democrazia, anche attraverso la valorizzazione e l’incentivazione sul territorio regionale dei viaggi della memoria e dei percorsi di viaggio relativi alle ricorrenze di cui all’art. 4 comma 6.»

(Approvato)

 

Emendamento 7, a firma dei consiglieri Rainieri, Rancan e Liverani:

«All’art. 4 comma 4 sostituire le parole “dall’Associazione italiana partigiani d’Italia (ANPI), dalla Federazione italiana delle associazioni partigiane (FIAP), dalla Federazione italiana volontari della libertà (FIVL)” con le parole “dalle associazioni partigiane”.»

(Respinto)

 

Emendamento 8, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni:

«Nell’articolo 2, alla lettera a) del comma 1, dopo le parole:

“dittatura fascista,”

aggiungere l’espressione

“all’approvazione delle leggi repressive delle libertà politiche e di informazione, alle leggi razziali,”»

(Ritirato)

 

Emendamento 9, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni:

«Nell’articolo 2, alla lettera a) del comma 1, dopo le parole:

“nascita della Repubblica,”

aggiungere l’espressione

“attraverso il referendum istituzionale,”»

(Ritirato)

 

Emendamento 10, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni:

«Nell’articolo 3, al comma 2, dopo la lettera f), aggiungere la lettera f bis):

“f bis) la conoscenza, l’analisi critica e la riflessione sui movimenti per i diritti civili, sui processi di partecipazione e di impegno civico diretto, anche in riferimento al valore dell’istituto referendario come strumento democrazia e di cittadinanza attiva;”»

(Respinto)

 

Emendamento 11, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni:

«Nell’articolo 4, al comma 4, dopo le parole:

“combattentistiche e reducistiche”

aggiungere l’espressione:

“le associazioni dei deportati, delle vittime dell’Olocausto, degli esuli istriano-giuliano-dalmati, nonché delle associazioni delle vittime delle stragi e della mafia;”»

(Respinto)

 

Emendamento 12, a firma dei consiglieri Mumolo e Caliandro:

«Al Capo II art. 4 comma 3

Dopo la parola “culturali” aggiungere “giuridicamente riconosciute dalla Regione”

Dopo la parola “titolo” si sostituisce al prosieguo dell’articolo la seguente frase:

“conservano e gestiscono il patrimonio documentale e archivistico della storia del 900 e/o si occupano della cura scientifica e della valorizzazione formativa e culturale dei luoghi della memoria”.»

(Approvato)

 

Subemendamento 13, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni:

«Articolo 2, lettera a) del comma 1

Dopo le parole: “dittatura fascista,”

aggiungere l’espressione

“all’approvazione delle leggi repressive delle libertà politiche e di informazione, alle leggi razziali,”»

(Respinto)

 

Subemendamento 14, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni:

«Nell’articolo 2, lettera a) del comma 1, dopo le parole:

“nascita della Repubblica,”

aggiungere l’espressione

“attraverso il referendum istituzionale,”»

(Approvato)

 

Subemendamento 15, a firma del consigliere Bertani:

«Dopo le parole

“di cui”)”

inserire l’espressione

“2, comma 1, lettera c), garantendo specifica attenzione a quanti rientrano altresì nelle condizioni dell’articolo”»

(Respinto)

 

Subemendamento 16, a firma della consigliera Ravaioli:

«Articolo 4, comma 4 bis,

La Regione riconosce il ruolo delle Associazioni nazionali dei deportati e degli internati politici, militari o per motivi razziali riconosciute dalla legislazione nazionale”.»

(Approvato)

 

Subemendamento 17, a firma del consigliere Foti:

«Sostituire “riconosce il ruolo delle” con “collabora con le”»

(Respinto)

 

Subemendamento 18, a firma del consigliere Foti:

«Dopo le parole “o per motivi razziali” integrare “nonché delle associazioni degli esuli giuliano-dalmati”.»

(Ritirato)

 

Emendamento 19, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Nel Titolo le parole “Memoria del Novecento” con le parole “Storia e Memoria del Novecento”;»

(Respinto)

 

Emendamento 20, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo I, Disposizioni Generali - All’Art. 1 - Principi;

al comma 1. sostituire le parole “memoria collettiva” con le parole “testimonianza collettiva”;»

(Respinto)

 

Emendamento 21, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo I, Disposizioni Generali - All’Art. 2 - Definizioni;

al comma 1. sostituire le parole “nazisti e fascisti” con le parole “nazional-socialisti e social-comunisti”;»

(Respinto)

 

Emendamento 22, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo I, Disposizioni Generali - All’Art. 2 - Definizioni;

Al comma 1. Sostituire le parole “all’esodo giuliano-dalmata-istriano” con le parole “alle violenze subite nel dopo guerra dalla comunità italiana nelle terre dell’Istria e della Dalmazia”;»

(Respinto)

 

Emendamento 23, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo I, Disposizioni Generali - All’Art. 2 - Definizioni;

Al comma 1. Dopo la lettera c) aggiungere:

d) per “ricordo”: si intende la continuità nella divulgazione di un evento storico, tra le diverse generazioni che ha particolarmente influito sui processi sociali e storici di una Nazione.”»

(Respinto)

 

Emendamento 24, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo I, Disposizioni Generali - All’Art. 3 - Finalità;

Al comma 2, lettera h) sostituire la parola “la memoria” con le parole “la testimonianza e la storia”;»

(Respinto)

 

Emendamento 25, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 4 - Ambito d’intervento regionale;

Al comma 1, lettera c) sostituire le parole “la valorizzazione” con le parole “lo studio e la ricerca”;»

(Respinto)

 

Emendamento 26, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 4 - Ambito d’intervento regionale;

Al comma 1, lettera d) sostituire le parole “, il restauro, la valorizzazione” con le parole “e il restauro”;»

(Respinto)

 

Emendamento 27, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 4 - Ambito d’intervento regionale;

Al comma 1, lettera f) sostituire le parole “memoria del novecento” con le parole “storia e memoria del novecento”;»

(Precluso)

 

Emendamento 28, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 4 - Ambito d’intervento regionale;

Al comma 1, lettera d) eliminare le parole “nei quali si svolga un’attività continuativa di ricerca e di divulgazione e la realizzazione di azioni culturali”;»

(Respinto)

 

Emendamento 29, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 4 - Ambito d’intervento regionale;

Al comma 2, eliminare le parole “associati o collegati alla rete dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (INSMLI) e assegna all’Istituto per la storia e le memorie del Novecento Parri Emilia-Romagna il ruolo di coordinamento della rete degli istituti regionali”»

(Respinto)

 

Emendamento 30, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 4 - Ambito d’intervento regionale;

Eliminare interamente il comma 4.»

(Respinto)

 

Emendamento 31, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 4 - Ambito d’intervento regionale;

Al comma 8. Sostituire le parole “giusti fra le nazioni” con le parole “giusti tra le nazioni”.»

(Approvato)

 

Emendamento 32, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo II, Programmazione e interventi - All’Art. 5 – Programmazione regionale degli interventi;

Eliminare interamente il testo del comma 8.»

(Respinto)

 

Emendamento 33, a firma dei consiglieri Aimi e Bignami:

«Al Capo III, Disposizioni finali - All’Art. 6 - Clausola valutativa;

Comma 1. Alla lettera a) eliminare le parole:

“…con particolare riguardo:

1)      Agli interventi per lo studio, la ricerca, la raccolta di testimonianze, in ogni forma e linguaggio, e la loro diffusione nonché al loro censimento e mappatura;

2)      Agli interventi finalizzati alla conservazione, al restauro, alla valorizzazione dei luoghi della memoria, di beni immobili, materiali e documenti;”»

(Respinto)

 

Subemendamento 34 a firma della consigliera Ravaioli:

«Subemendamento all’emendamento 16 a firma della consigliera Ravaioli

aggiungere

“perseguitati” prima della parola “deportati”»

(Approvato)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

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