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76.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 4 MAGGIO 2016

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

SESSIONE DI BILANCIO

 

OGGETTO 2472

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (31)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione ed esame articolato)

(Ordine del giorno 2472/1 oggetto 2611 - Presentazione)

OGGETTO 2471

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (32)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno 2471/1/2 oggetti 2612 e 2613 - Presentazione)

PRESIDENTE (Saliera)

POLI, relatore della Commissione

POMPIGNOLI, relatore di minoranza

FOTI (FdI)

PICCININI (M5S)

GIBERTONI (M5S)

MUMOLO (PD)

BERTANI (M5S)

ALLEVA (Altra ER)

SASSI (M5S)

CALVANO (PD)

BERTANI (M5S)

PICCININI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (SEL)

GIBERTONI (M5S)

ALLEVA (Altra ER)

MUMOLO (PD)

POLI (PD)

POMPIGNOLI (LN)

BERTANI (M5S)

PETITTI, assessore

FOTI (FdI)

TARUFFI (SEL)

PRESIDENTE (Rainieri)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

PICCININI (M5S)

MOLINARI (PD)

BERTANI (M5S)

TARUFFI (SEL)

FOTI (FdI)

MOLINARI (PD)

MUMOLO (PD)

ALLEVA (Altra ER)

BERTANI (M5S)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetto 2472

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 9,54

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la settantaseiesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare l’assessora Gualmini, l’assessora Gazzolo, la consigliera Zappaterra e il presidente Bonaccini.

 

SESSIONE DI BILANCIO

 

OGGETTO 2472

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (31)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione ed esame articolato)

(Ordine del giorno 2472/1 oggetto 2611 - Presentazione)

 

OGGETTO 2471

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (32)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno 2471/1/2 oggetti 2612 e 2613 - Presentazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Apriamo la sessione di bilancio con l’oggetto 2472, progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018”, congiunto al progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018”.

Il primo progetto di legge è composto da 10 articoli e da una scheda tecnico-finanziaria.

Il secondo progetto di legge è composto da 5 articoli.

I testi sono stati licenziati dalla Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali nella seduta del 26 aprile 2016.

Il relatore della Commissione, consigliere Roberto Poli, ha presentato relazione scritta.

Il relatore di minoranza Massimiliano Pompignoli ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il Collegio regionale dei Revisori dei conti ha espresso parere favorevole, ai sensi dell’articolo 3 della legge regionale n. 18/2012, sul progetto di legge oggetto 2471.

In apertura, do subito la parola al relatore della Commissione, consigliere Roberto Poli. Prego.

 

POLI, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Sto notando che l’Aventino dei colleghi del Movimento 5 Stelle sta andando avanti. Vediamo se dura per l’intera giornata.

Illustrerò in un’unica relazione gli oggetti 2471 e 2472, fermo restando che gli stessi saranno sottoposti a votazioni separate.

L’esame dei due oggetti si è concluso, dopo l’espressione dei pareri da parte delle Commissioni assembleari, con l’approvazione in I Commissione nella seduta del 26 aprile 2016. Sulla proposta di legge riguardante la prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018, il Collegio regionale dei Revisori dei conti, con verbale n. 7 del 18 aprile 2016, ha espresso il proprio parere favorevole.

Il progetto di variazione e il progetto di legge collegato rispondono alla necessità emersa nei primi mesi di gestione non programmabili in sede di predisposizione, discussione e approvazione del bilancio preventivo e le variazioni sono proposte nel rispetto dei vincoli di equilibrio che presiedono alla formazione del bilancio di previsione. Le variazioni proposte sono prevalentemente di carattere compensativo tra missioni e programmi diversi che, a norma dell’articolo 51 del decreto legislativo n. 118 del giugno 2011, non sono di competenza della Giunta regionale, ma possono essere autorizzate solo con apposita legge.

Con il provvedimento in votazione si sono, inoltre, iscritte in entrata e, contestualmente, in uscita risorse a destinazione vincolata di provenienza statale, comunitaria o da altri soggetti. Il totale della variazione alle entrate e alle spese, sui diversi esercizi, risulta per il 2016 di +14.886.918 euro per lo stanziamento di competenza e di +28.009.675 per quanto riguarda la cassa. Per il 2017 e il 2018 sono confermati i valori già indicati nel progetto di legge.

Sono iscritti in entrata e stanziati in spese i seguenti importi: 11.490.281 euro quali trasferimenti statali per gli oneri di funzionamento dei servizi per l’impiego, che saranno trasferiti all’Agenzia regionale per il lavoro; 4.810.198 euro quali trasferimenti dalla contabilità speciale delle somme residue per gli interventi relativi al sisma 2008, per le Province di Parma, Reggio e Modena, da trasferire all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, finalizzate alla prosecuzione degli interventi; 7 milioni di euro quale restituzione di somme non utilizzate nel piano triennale delle attività produttive già incassate e ridestinate agli interventi del programma stesso.

Le altre voci principali riguardano le assegnazioni statali per la bonifica del sito inquinato di Fidenza, per un importo di 4 milioni di euro nel triennio 2016-2018, di 1 milione nel 2016 e di 1 e 5 rispettivamente per il 2017 e per il 2018, in attuazione dell’accordo di programma sottoscritto fra il Ministero dell’Ambiente, la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Parma e il Comune di Fidenza; la creazione di un nuovo capitolo per consentire la messa a disposizione delle risorse previste a sostegno del fondo istituito dalla legge regionale sull’economia circolare, la cui copertura è prevista attraverso l’utilizzo di quota di avanzo vincolato relativo alle finalità del Piano di azione ambientale; la proroga degli interventi rivolti alle vittime di tratta di esseri umani per un importo di 530.000 euro; la difesa fitosanitaria e i Libri Genealogici del bestiame per 1.577.000 euro e per l’attività di miglioramento genetico del bestiame. Si tratta di risorse statali versate per un importo a saldo delle assegnazioni 2014 per 595.889 euro e per il 2015 pari a 780.023 euro, per un totale di 1.375.912 euro.

Per il settore fitosanitario, l’importo è di 200.730 euro per la realizzazione della parte di competenza della Regione Emilia-Romagna del programma di monitoraggio nazionale nel settore fitosanitario presentato dall’Italia nel 2016 e approvato dalla Commissione europea. Alle politiche giovanili e alle azioni formative 1.563.000 euro.

All’articolo 2 della legge di variazione di bilancio, nell’ambito delle risorse relative alla missione trasporti e diritto alla mobilità, si destinano, attraverso una misura compensativa, 700.000 euro alla viabilità e alle infrastrutture stradali. All’articolo 3 della legge di variazione viene autorizzato un contributo straordinario di 450.000 euro al Comune di Reggio Emilia per le opere di allestimento dell’aula speciale per la celebrazione del processo Aemilia. Come sappiamo, questo tema è stato dibattuto anche in Commissione. Noi confermiamo questa scelta. Le motivazioni, ovviamente, potranno essere esplicitate nel corso del dibattito.

Sono, inoltre, state rimodulate nel triennio le risorse relative al programma operativo finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale, assegnando le risorse all’annualità in cui si verificherà l’effettivo utilizzo delle stesse. Questa variazione è a saldo zero nel triennio.

L’articolo 4 dell’oggetto 2471 definisce, per l’esercizio finanziario 2016, un contributo di 50.000 euro al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza, reso disponibile dalla Missione 5 “Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali - Programma 2 Attività culturali e interventi diversi nel settore culturale”.

Per quanto attiene il collegato, cioè l’oggetto 2472, secondo quanto disposto dal Governo con il decreto legislativo n. 118 del 23 giugno 2011, la Giunta regionale propone all’Assemblea legislativa questo progetto di legge con cui si definiscono modifiche e integrazioni ai provvedimenti di legge regionale strettamente collegati alla prima variazione generale al bilancio di previsione 2016-2018.

Il progetto di legge è finalizzato a rendere più efficace l’azione amministrativa volta al perseguimento degli obiettivi fissati dal documento di economia e finanza regionale. L’articolo 1 detta le finalità generali del collegato. L’articolo 2 propone modifiche all’articolo 8 della legge regionale n. 13/2000 (Norme in materia di sport), in modo tale che la Regione possa far fronte ai danni subìti dagli impianti sportivi a seguito di eventi calamitosi per i quali sia stato riconosciuto e dichiarato lo stato di emergenza nazionale. In questo caso, si supera la previsione di graduatorie per l’assegnazione di contributi regionali, demandando alla Giunta regionale la definizione dei criteri e delle modalità di erogazione, che dovrà comunque avvenire nel rispetto della normativa europea. La deroga, ovviamente, vale solo in caso di eventi eccezionali.

L’articolo 3 è finalizzato a dare continuità agli impegni assunti dall’Assemblea legislativa e propone la modifica dell’articolo 34 della legge regionale n. 19/2012, legge finanziaria regionale per il 2013, incrementando da quattro a sei anni la durata del fondo straordinario costituito presso ATERSIR; riguarda l’assunzione solidale per l’intera Regione dei danni economico-finanziari dovuti agli eventi sismici del 2012 subìti dai servizi di gestione integrata dei rifiuti urbani nell’area colpita. La dotazione di risorse passa, conseguentemente, da 10 a 15 milioni di euro.

L’articolo 4 prevede modifiche all’articolo 8 della legge regionale n. 18/2012, attraverso le quali si stabilisce, nella sostanza, che il Collegio regionale dei Revisori dei conti, in carica alla data di entrata in vigore della presente legge, continui a esercitare le proprie funzioni fino al 31.12.2017, determinando, di conseguenza, l’aumento della durata da tre a cinque anni, in analogia, peraltro, a quanto previsto da altre Regioni come, ad esempio, l’Abruzzo, il Piemonte, la Toscana e l’Umbria, al fine di garantire una maggiore continuità di azione del Collegio, ridurre gli oneri amministrativi connessi ai reiterati rinnovi e assicurare una maggiore efficienza amministrativa tenendo conto, in particolare, della fase di transizione anche nella gestione dei bilanci, come quello attuale.

L’articolo 5 introduce modifiche all’articolo 69 della legge regionale n. 13/2015 per consentire agli Enti subentrati alle Comunità montane, le Unioni dei Comuni montani, la conclusione dei provvedimenti per i quali le stesse Unioni hanno ricevuto specifiche assegnazioni dalla Regione. Il tema riguarda, in particolare, le imprese agricole che hanno subìto danni per eventi calamitosi che, come previsto dalla disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato al settore agricolo, devono essere obbligatoriamente versati ai beneficiari entro quattro anni dagli eventi accaduti (in questo caso, nel 2013) con scadenza nel primo trimestre 2017. In sostanza, si tratta di un provvedimento che evita il rischio che queste risorse non possano essere trasferite, con gravi ripercussioni, in particolare, sulle imprese agricole.

L’articolo 6 esplicita le disposizioni per l’attuazione del Capo I del Titolo II della legge regionale n. 13/2015 per le funzioni che riguardano la sicurezza territoriale e la difesa del suolo e della costa, disciplinando l’intero ciclo relativo alla realizzazione degli interventi regionali dalla programmazione da parte della Giunta, attraverso il programma regionale degli interventi di prevenzione e sicurezza del territorio, alla gestione ed esecuzione dipendenti dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e dalla Protezione civile.

Per quanto riguarda l’articolo 7, anche in considerazione delle valutazioni emerse nei lavori di Commissione, presenteremo un emendamento sostitutivo con l’obiettivo di semplificare e rendere più preciso il contenuto trattato dall’articolo stesso.

L’articolo 8 esplicita norme di attuazione della legge regionale n. 23/2015, legge di stabilità regionale 2016. Si prevede che, entro i limiti di spesa disposti dagli articoli 8 e 9 della sopraccitata legge, la Giunta regionale sia autorizzata con proprio atto ad effettuare variazioni compensative nell’ambito della Missione 9 “Sviluppo sostenibile a tutela del territorio e dell’ambiente - Programma 1 Difesa del suolo”, del Programma 11 “Soccorso civile”, del Programma 2 “Interventi a seguito di calamità naturali” necessarie, quindi, al trasferimento delle risorse all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e alla Protezione civile.

L’articolo 9 modifica il comma 4 dell’articolo 5 della legge regionale n. 3 del 3 marzo 2016 (Memoria del Novecento. Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna), accogliendo, in questo caso, la richiesta del Ministero dei beni e delle attività culturali di specificare che gli interventi regionali previsti dall’articolo 5 sono, comunque, attuati nel rispetto della normativa statale in materia.

Cari colleghi, caro presidente, nel complesso, quindi, si tratta di provvedimenti che rispondono a esigenze emerse nei primi mesi di gestione e si rendono necessari per dare piena attuazione alle scelte programmatiche del presidente Bonaccini, della Giunta e della maggioranza, che governano la Regione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Poli.

La parola al consigliere Massimiliano Pompignoli per la relazione di minoranza. Prego.

 

POMPIGNOLI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Buongiorno, colleghi.

Ci apprestiamo, oggi, a votare le due variazioni di bilancio, quindi i due progetti di legge relativi alle disposizioni inerenti alla variazione di bilancio generale di previsione 2016-2018 e relativo collegato.

Non intendo ripercorrere ed elencare i vari articoli inseriti in questi progetti di legge, perché lo ha già fatto egregiamente il collega Poli in qualità di relatore di maggioranza. Mi soffermerò su alcune critiche che hanno percorso questo sistema di introduzione delle variazioni di bilancio sia in Commissione che oggi in aula.

In particolar modo, credo sia opportuno porre in evidenza alcune peculiarità. La prima in assoluto è il metodo con cui è stata avanzata questa proposta di variazione di bilancio, metodo legato alla poca chiarezza e alla poca trasparenza che la Giunta Bonaccini vanta come questione da elogiare. Di fatto, si parla semplicemente di alcune questioni che sollevano il dibattito sulle variazioni di bilancio. In particolar modo, abbiamo chiesto, come I Commissione, soprattutto io in qualità di presidente della Commissione Bilancio, che i documenti forniti fossero accompagnati da una documentazione in formato Excel per poter evidenziare le variazioni e gli effetti del previsionale di assestamento post variazione. I dirigenti a cui abbiamo rivolto le richieste e l’assessore non ci hanno fornito una documentazione adeguata, tanto è vero che – ed ecco la poca trasparenza − non siamo stati in grado di verificare esattamente quali variazioni sono state eseguite e per quale motivo sono state eseguite.

Abbiamo sollecitato questa documentazione agli uffici. Per tutta risposta, gli uffici ci hanno inviato documenti in Pdf che, ovviamente, hanno aggravato il peso e il lavoro di questa Commissione e anche dei consiglieri per poter verificare esattamente i sistemi di variazione che comportavano questi progetti di legge.

Si evidenzia che si è passati, inizialmente, da variazioni di 8 milioni di previsione di competenza in negativo e 4,7 milioni di variazioni in aumento di cassa a 14,9 milioni di previsione di competenza e a 28 milioni di aumento di cassa. Su questi punti non è stata fornita una chiara risposta rispetto ai motivi che hanno prodotto queste consistenti variazioni. I dirigenti interpellati − come dicevo prima − hanno fornito spiegazioni molto minime e si sono rifatti, sostanzialmente, al decreto legislativo n. 118/2011 che riguarda le disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio.

Gli articoli 11 e 39 di questo decreto legislativo prevedono che la Regione predisponga, ai fini dell’approvazione consiliare, uno schema di bilancio comprensivo di una serie di allegati, ove non figura, però, una documentazione relativa alla ripartizione ulteriore rispetto alle missioni e ai programmi. In effetti, un’ulteriore ripartizione è prevista dalla normativa con un provvedimento gestionale successivo all’approvazione del bilancio e le sue variazioni, come dispone il comma 10 dell’articolo 39 del decreto legislativo n. 118/2011.

Di fatto, non stiamo parlando di differenze di poche migliaia di euro, ma di differenze di milioni di euro, soprattutto per importi molto rilevanti. Queste differenze, a nostro avviso, dovevano essere debitamente spiegate ai consiglieri per permettere loro di individuare i capitoli finanziati e quelli ridotti e di capire per quali progetti si andrà avanti − soprattutto per il discorso legato ai finanziamenti − e quali progetti, invece, saranno rivisti.

Quanto ci viene indicato dal dirigente è che la variazione più dettagliata è di competenza della Giunta, ma è altrettanto vero che, per logica di struttura gerarchica, si dovrebbe già conoscere, all’atto di variazione di bilancio, anche il dettaglio dei macro aggregati e dei capitoli per i quali si è giunti a fare la variazione del programma di bilancio. Non è pensabile, infatti, che si varino programmi senza sapere il perché, cioè senza sapere quali siano i macro aggregati (personale, beni, servizi) che variano ed i vari capitoli. È come se si pensasse di fare variazioni macro e di vedere successivamente quali variazioni fare sui capitoli. Il procedimento dovrebbe essere contrario: prima occorrerebbe fare le variazioni micro e poi bisognerebbe passare alla macro, ma in questo caso non è stato assolutamente fatto. Tale comportamento ha generato una enorme difficoltà, per i consiglieri, nell’individuazione esatta degli indirizzi e delle intenzioni della Giunta in ordine a queste variazioni di bilancio, che, ovviamente, non ci vengono illustrate o ci vengono illustrate parzialmente, nascondendo gli evidenti intenti che la Giunta vuole assumere. Alla pubblicazione sul BURERT dei relativi atti e delle relative delibere, solo in quell’occasione, verranno eventualmente dichiarati gli effettivi intenti che la Giunta vuole raggiungere con queste variazioni di bilancio.

Attenderemo anche l’emendamento che verrà proposto dalla Giunta sull’articolo 7 del collegato, anche perché appare chiaro che quanto scritto oggi in questo progetto di legge è assolutamente fuori luogo. Assumere senza titolo di studio appare quantomeno contrario alle norme imperative di legge che riguardano tali assunzioni. Non si riesce a comprendere il motivo dell’inserimento, proprio nell’articolo 7, di questa prerogativa (assunzione senza titolo), questo già nell’ottica di quanto dicevo prima sulla poca chiarezza di questi progetti di legge, che non vengono spiegati esattamente a noi consiglieri.

Dovremo anche valutare − vedremo l’emendamento che presenterà la Giunta, che mi è stato già anticipato dal collega Poli, ma che io ritengo opportuno prima vedere per poi discuterne, successivamente alla votazione, nella discussione generale dell’articolo 7 − se effettivamente quanto si sta facendo rientri nei parametri delle norme di legge oppure no. Di qui, faremo le nostre osservazioni e le nostre valutazioni.

Un’altra criticità che noi solleviamo riguarda le spese, che sono aumentate per 920 milioni per il 2017 e per il 2018 per 908 milioni. Nella relazione si legge che la maggior parte dell’importo si riferisce alle anticipazioni di cassa per liquidità. In questo caso, occorrerebbe capire se queste anticipazioni di cassa siano riferibili al massimo richiedibile al sistema bancario (questo non lo sappiamo), in base agli indici di bilancio degli anticipi di cassa o se, invece, si tratta di un’operazione che prevedrà spese per questi importi. A queste domande − come dicevo − e alle variazioni di bilancio presentate dalla Giunta sono state fornite poche risposte, per di più evasive. Per cui, riteniamo che queste variazioni di bilancio non facciano chiarezza in merito agli effettivi intenti della Giunta rispetto a questo bilancio.

Mi riserverò successivamente, nella presentazione e nella discussione generale sugli emendamenti, di valutare − in particolar modo sull’articolo 7 − le ulteriori criticità. Allo stato attuale, non siamo in grado, sulla base dei documenti forniti, più volte richiesti, e sulla base delle motivazioni che la Giunta ci ha fornito anche in sede di Commissione, di valutare positivamente queste variazioni di bilancio.

Sulla base di queste motivazioni − vedremo successivamente quello che verrà presentato in aula oggi − riteniamo che queste variazioni di bilancio non siano chiare e trasparenti, come dovrebbero esserlo, invece, le variazioni tipiche di questa Giunta regionale.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Apro il dibattito generale sui due oggetti in modo congiunto, il 2472 e il 2471.

In dibattito generale, al momento, non ho nessun iscritto.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signora presidente, la variazione di bilancio in sé la accogliamo con pacata riflessione.

Ciò che, invece, pare stonare sono almeno due articoli inseriti nel collegato. Il primo articolo − voglio essere chiaro − è quello riferito al contributo al Comune di Reggio Emilia per quanto riguarda il concorso alla realizzazione di una struttura atta e idonea ad ospitare a Reggio Emilia il processo Aemilia.

Faccio una premessa. Io mi ero permesso di intervenire in quest’aula nel mese di giugno dello scorso anno, quando si affrontò il tema della legalità, dicendo che ritenevo quantomeno sconveniente una pubblicazione fatta da Libera e che aveva anche il marchio della Regione Emilia-Romagna, laddove erano contenuti errori che davano una rappresentazione falsa della realtà dei fatti. Oggi sono molto più lieto di poter dire che se Libera vorrà continuare a stampare libri con il marchio della Regione io chiederò che siano stampate anche le sentenze di assoluzione di quelli che allora erano indagati, poi diventati imputati, uno dei quali in precedenza arrestato a Reggio Emilia, l’avvocato Giuseppe Pagliani, assolto dal Collegio giudicante di Bologna − dopo la richiesta di rito abbreviato − con la più ampia delle formule per un imputato, ossia quella in base alla quale il fatto non sussiste.

Io non ho mai fatto speculazione politica e, soprattutto, i due indagati e imputati non appartenevano a Fratelli d’Italia, ma a Forza Italia. Vi era anche l’ex assessore Bernini. Avendo il pregio di saper discernere l’amicizia personale dalla battaglia politica, vorrei anche ricordare che in questa sede, da questi banchi, dai banchi di Fratelli d’Italia, io ho evitato di trattare argomenti molto più spinosi e che potrebbero interessare direttamente il Partito Democratico in Emilia-Romagna sul tema dei rapporti di alcuni suoi amministratori con ambienti non propriamente definiti “perbene”.

Che cosa è successo a Finale Emilia? Che cosa è successo a Brescello? Lo chiedo a voi che siete avvezzi a fare processi non nelle aule dei tribunali, come è giusto che sia, ma in contesti pubblici, mettendo alla gogna le persone.

Mi rivolgo al segretario regionale del PD. Le pare logico che, a fronte di una sentenza di assoluzione, il sindaco di Reggio Emilia Vecchi, al di là della sentenza, che − torno a ripetere − riconosce insussistenti i fatti, se ne esca con affermazioni del tipo: “L’assoluzione del tribunale non ha comunque risolto il problema morale della presenza di Pagliani in Consiglio comunale”? O un consigliere del Partito Democratico che presenta un ordine del giorno per chiederne le dimissioni da consigliere comunale − attenzione – in un Comune il cui sindaco ha una moglie che non viene da Bolzano, ma viene da Cutro ed è responsabile, con il sindaco Delrio, del settore urbanistico di quella città, la dottoressa Sergio.

Non pensate che, anziché destinare soldi per la celebrazione di processi che non competono alla Regione sotto il profilo funzionale, bisognerebbe spendere quei soldi per ristabilire la verità dei fatti? Innanzitutto dicendo che la parte politica del processo Aemilia, almeno quella che voleva infangare il centro-destra, è sicuramente venuta meno con una sentenza del giudice di primo grado. Ovviamente, non possiamo parlare di quella che riguarda la sinistra, perché basterebbe vedere quali incarichi di natura fiduciaria-politica ha avuto uno degli inquisitori per rendersi conto dell’obiettività di certe valutazioni.

Su questo punto ritengo che, al di là della forte critica politica che avanzo, vi siano impedimenti di ordine legislativo, al di là delle dichiarazioni rese sulla Gazzetta di Reggio dal sottosegretario Rossi, quando, a proposito del punto in esame, dice: “Non c’è conflitto di attribuzioni. Il contributo è stato stanziato in accordo con quanto prevede lo Statuto regionale. Non usurpiamo funzioni dello Stato, ma collaboriamo nei limiti delle nostre prerogative”. Debbo dire che questa valutazione di ordine giuridico mi lascia sicuramente nel grosso imbarazzo di sapere se sia meglio schierarsi con Bartolo da Sassoferrato o con Andrea Rossi da Casalgrande. Per la mia conoscenza giuridica, preferisco Bartolo da Sassoferrato. Non è una valutazione politica.

Penso che su questa partita la Giunta abbia fatto di tutto e di più. Ha presentato un progetto di legge. È stato chiesto un parere agli uffici che − per carità di Patria − potrei anche non citare, ma che cito soltanto in una sua parte: “Le finalità dell’iniziativa, da parte della Regione, ricoprono un interesse pubblico di cui è naturalmente portatrice l’Amministrazione regionale e rendono un indispensabile contributo allo svolgimento del processo nel territorio emiliano-romagnolo, pur non avendo competenze in materia di giustizia e di organizzazione amministrativa dello Stato”. Sì, perché pare che qualcuno ignori l’esistenza dell’articolo 110 della Costituzione italiana che, infatti, esclude la possibilità di un intervento delle Regioni in questa materia. A nulla vale lo Statuto regionale, che infatti nulla dice in merito alla possibilità che la Regione si faccia carico di spese di giustizia.

Sono in buona compagnia. Io, che sono ignorante, quantomeno sono ignorante come la parlamentare Marilena Fabbri, del Gruppo del Partito Democratico, la quale ha presentato l’interrogazione parlamentare 302028. Sapete che cosa scrive? Scrive: “La Regione Emilia-Romagna ha speso quasi 800.000 euro − perché parliamo della tranche precedente a quella in esame − per garantire che la suddetta udienza preliminare si tenesse a Bologna e non venisse spostata altrove, come più volte paventato a causa della mancanza di locali idonei a contenere il cospicuo numero di imputati. Dopo l’udienza preliminare, il dibattimento si dovrebbe spostare a Reggio Emilia. Servirà nuovamente un’aula attrezzata” e chiede al Ministro di giustizia se sia in grado di garantire il regolare svolgimento di processi di questo genere dal punto di vista economico, ma anche della pubblica sicurezza, evitando ulteriori esborsi alla Regione Emilia-Romagna.

Compagni, mettetevi d’accordo con voi stessi.

Poiché solitamente prendo in considerazione anche le repliche alle interrogazioni parlamentari, vi posso comunicare che l’onorevole Fabbri, in sede di replica, testualmente dice: “A mio avviso, l’interlocutore del presidente della Corte d’appello, che è colui che deve decidere la sede del processo, non sarebbe dovuto essere − cito testualmente; in italiano direi “non avrebbe dovuto essere” − il presidente della Regione Emilia-Romagna per risolvere eventualmente la problematicità delle aule e degli immobili, ma sarebbe dovuto essere il Ministro della giustizia stesso, soprattutto alla luce dell’articolo 38 della legge di stabilità del 2015, che finalmente porta a carico dello Stato le spese per l’allestimento delle sedi giudiziarie e dei relativi oneri di gestione”.

Non ho citato un parlamentare di Fratelli d’Italia. Ho citato “robe di cosa vostra”. Una intera legislazione dimostra che tutte queste spese di giustizia sono sempre state poste a carico dello Stato, anche quando i Comuni, utilizzando una legge del 1990, attraverso la Cassa depositi e prestiti, avevano anticipato le spese per la realizzazione dei Palazzi di giustizia che, infatti, figurano − come quello di Reggio Emilia − nella proprietà del Comune stesso, ma − attenzione − i cui oneri di ammortamento erano a carico del bilancio dello Stato.

Aggiungo solo una chicca a dimostrazione della veridicità delle mie parole. Quando il legislatore nazionale ha voluto assegnare una competenza non alla Regione, ma in primo luogo agli Enti locali sul punto (parlo della vicenda dei giudici di pace; come sapete, una norma ha ridotto fortemente i giudici di pace), ha ritenuto, attraverso una legge dello Stato, di emanare un provvedimento che recita quanto segue: “Nel caso in cui sia chiuso l’ufficio del giudice di pace, l’Ente locale, purché si faccia carico delle relative spese e si assuma le relative incombenze, mettendo a disposizione anche le aule apposite, può chiedere ed ottenere che la sede del giudice di pace rimanga presso l’Ente locale che finanzia l’operazione”. Quindi, sotto il profilo legislativo, questa norma è un obbrobrio che confligge con gli articoli 116 e 117 della Costituzione, al di là dei travestimenti che abili azzeccagarbugli cercano di mettere in piedi per giustificare un’operazione ignominiosa.

Concludo con un’ultima riflessione. Ricordatevi che questo costituisce un precedente. Se domani mattina, a seguito di un’indagine, si scoprisse l’esistenza di cinquecento pedofili da processare in Emilia-Romagna, non ritenendo, io, il reato di pedofilia inferiore, per gravità, a quello di estorsione, visto che l’associazione mafiosa è caduta per la metà degli imputati in primo grado e il concorso è caduto per tutti gli imputati finora esaminati dal giudice di primo grado, cosa dovremmo fare? Se la sede competente fosse a Rimini la Regione finanzierebbe l’operazione a Rimini e se fosse a Piacenza la Regione finanzierebbe l’operazione a Piacenza. A questo punto, mi chiedo: lo Stato dov’è? Queste sono spese di cui si doveva far carico il Ministero della Giustizia. Il fatto che il Ministero della Giustizia dica di non avere 1.200.000 euro a disposizione per far celebrare un processo di questo tipo significa che l’onorevole Orlando dovrebbe trovare il coraggio fisico e morale di dimettersi dall’incarico, avendo anche contezza del bilancio del Ministero della Giustizia.

Passo velocemente al secondo vulnus di questo provvedimento. Mi riferisco all’articolo 7. Presidente, prima di esaminare questi emendamenti, sarebbero opportuni cinque minuti di sospensione. Io ho ricevuto adesso un emendamento che − se non capisco male – è interamente sostitutivo dell’articolo 7. L’articolo 7 riguarda la sanatoria e la licenza, per coloro i quali non hanno titolo per svolgere la funzione di dirigente in questa Regione, di poter svolgere mansioni equipollenti e quantomeno avere lo stesso trattamento economico. Questo è il contenuto dell’articolo, detto in soldoni.

Oggi ci troviamo di fronte a un emendamento che modifica in parte la struttura dell’articolo 7. Ad una prima lettura, e soltanto ad una prima lettura, mi permetto di dire una cosa. La legislazione regionale è una cosa diversa rispetto alla legislazione degli Enti locali. Qui si applica un principio di coerenza con un trattamento economico e un contratto nazionale totalmente diverso da quello delle Assemblee legislative, al punto che in più occasioni ci si è chiesto se vi sia un confine tra quello della Pubblica amministrazione largamente intesa e quello specifico degli Enti locali che, ovviamente, incidono solo ed esclusivamente su una parte contrattualistica della Pubblica amministrazione, ma ben definita, al punto tale che l’articolo qui evocato modifica il Testo unico degli Enti locali, esattamente il n. 267/2000 e successive modifiche e integrazioni.

Quell’articolo è stato inserito in sanatoria − dobbiamo spiegare per quale motivo è stato inserito in sanatoria − per sistemare alcune questioni molto care a un sindaco diventato ex sindaco e, attualmente, Presidente del Consiglio dei Ministri. È da lì che nasce la vicenda. Se voi leggete quell’articolo vi rendete conto che è riferito alle segreterie dei sindaci e alle segreterie dei presidenti delle Province. Un articolo di legge, a mio avviso, non può differenziare i titoli all’interno di un personale regionale, anche se diversamente assegnati. Vorrei far presente che il personale dell’Assemblea legislativa è a tutti gli effetti personale di questa Regione, non avendo assunto ancora, l’Assemblea, un suo codice fiscale, non avendo ancora, la Regione, e segnatamente l’Assemblea legislativa, richiesto una separazione in senso fisico anche della pianta organica. Quindi, si è dipendenti della Regione assegnati all’Assemblea legislativa.

Per quanto mi riguarda, questa norma non risolve i problemi, ma li complica. Se vi sono persone − e io sono perfettamente convinto che ve ne siano − validissime e che possono non avere il titolo di laurea, la forma di assunzione può essere decisa in un modo differente, ma non si può pensare a una equiparazione tecnica tra funzioni che dovrebbero essere coperte con il titolo di studio della laurea e funzioni che possono non richiedere un tale titolo di studio.

Sarebbe stato meglio, forse, pensare a una norma che, molto più semplicemente, nei casi di specie, lasciasse all’organo (Giunta o Assemblea legislativa) il compito di decidere per queste persone un inquadramento speciale. Si cerca di introdurre una norma di siffatto tipo prendendo − torno a ripetere − come premessa quella del decreto legislativo n. 267/2000, anche se dice soltanto “in coerenza”, attenzione. Si tratta semplicemente di un riferimento di natura storica, ma che serve come copertura giuridica. Non siamo tutti nati impalati. Lo abbiamo capito che si scrive “in coerenza” per cercare un ombrello di una norma di natura superiore. A mio avviso, è “in analogia”, non “in coerenza”. Noi non possiamo applicare una norma degli Enti locali ad un’Assemblea legislativa.

Aggiungo che si potrebbe, anche in questo caso, sempre per analogia e non in coerenza, dire che le Assemblee legislative dovrebbero avere un inquadramento del personale diverso dalle altre proprio perché sono Assemblee legislative. Tanto per essere chiaro, nelle principali delle Assemblee legislative del nostro Stato, ossia Camera dei deputati e Senato della Repubblica, non interviene il giudice di merito, neanche nelle cause di lavoro, ma sono disciplinate dal principio dell’autodichia, la quale suppone la propriamente detta “giurisdizione domestica”.

Pur con la differenza di norme introdotte − do atto al relatore Poli che è stata cambiata, almeno sotto il profilo della prolissità, la norma rispetto all’altra volta e non pare esserci, almeno a una prima affrettata lettura, un principio di sanatoria rispetto al passato − una norma di questo tipo, a mio parere, meritava di essere valutata con più attenzione, più tempo a disposizione e non inserita di soppiatto una volta con un emendamento in Commissione e una volta con un emendamento in aula, che sostituisce l’emendamento in Commissione.

Ciò detto, e concludo, mi riservo di fare valutazioni in sede d’esame dell’emendamento perché − torno a ripetere − è stato consegnato pochi istanti fa nella sua forma ultima. Vorrei fare almeno un paio di verifiche, e devo avere il tempo per poterle fare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Avendo i tempi contingentati, ovviamente, ci obbligate ad intervenire su questo famigerato articolo 7. Noi abbiamo letto diversi comunicati stampa dell’assessore Petitti, nei quali ci accusava di non aver letto questo emendamento fino in fondo, di non averlo capito. Eppure oggi ci troviamo davanti a un emendamento, anche questo, presentato all’ultimo minuto, che emenda l’emendamento della Giunta al proprio progetto di legge di variazione di bilancio. Forse, a non aver capito qualcosa non siamo stati esattamente noi. Anzi, qualcosa l’abbiamo capito: evidentemente siete stati costretti a riformularlo.

Mi associo alla richiesta del collega Foti di sospendere l’aula per poter permettere, anche a noi, di fare le nostre valutazioni sulla nuova formulazione.

L’emendamento è stato presentato all’ultimo minuto in Commissione e neppure i dipendenti regionali hanno potuto vederlo, perché questo, avendolo presentato come avete fatto voi, ha evitato la pubblicazione sul BURERT. Questo ci ha costretto a dover fare volantinaggio, informare i dipendenti regionali di quello che stava succedendo, perché evidentemente vi vergognavate di quello che stavate presentando.

Questo è un emendamento che avrebbe potuto garantire un lauto compenso a tutti quei politici a fine carriera o “trombati” dalle prossime elezioni amministrative che, diversamente, avrebbero dovuto trovarsi un lavoro.

Se volete pagarli come dirigenti senza laurea, la differenza, cortesemente, la pagate di tasca vostra e non la fate pagare ai cittadini. L’emendamento che avete presentato è assolutamente discriminatorio, come vi abbiamo fatto presente in Commissione, verso tutti i dipendenti regionali, perché se una regola vale per qualcuno, deve valere per tutti. Non esiste che per le segreterie degli assessorati e del presidente chi non ha i titoli possa essere pagato come dirigente.

Se una regola vale per qualcuno, deve valere per tutti. Altrimenti, stiamo discriminando quel qualcuno che sono i dipendenti regionali che, per diventare dirigenti, hanno l’obbligo di laurearsi. Mi fa piacere che abbiate tolto la sanatoria. Questo vuol dire che il nostro lavoro in Commissione è stato efficace nonostante le parole dell’assessore nei suoi comunicati stampa che, ovviamente, ogni volta ci accusa di non essere preparati, di non leggerci le cose e invece noi le leggiamo sempre approfonditamente. Questa volta, assessore, come altre volte, abbiamo capito qual era l’inghippo. Ci avete provato, ma la manovra vi è riuscita male.

Vorrei chiedere all’assessore, visto che era prevista una sanatoria, ad oggi o comunque prima dell’approvazione di questo progetto di legge, quanti sono i casi di dirigenti senza laurea pagati come tali. Vorrei saperlo. Le chiedo di darci qualche numero cortesemente. Noi abbiamo fatto un accesso agli atti, però vorrei che si dicesse anche in quest’aula, in modo che tutti lo possano sapere. Ci chiedete spesso il rispetto per questa Istituzione. Anche questo è un modo per mancare di rispetto e calpestare questo Ente, come avete fatto con i dirigenti a tempo determinato con quella selezione pubblica in cui, di fatto, non c’era assolutamente gara, perché avevate bisogno, sostanzialmente, delle stesse persone uscenti, che, guarda caso, sono diventate poi tutte vincitrici di questa selezione cosiddetta pubblica.

La stessa metodologia l’avete utilizzata anche per l’Agenzia del lavoro. In quel caso avete utilizzato la stessa selezione, che premiava chi aveva già esperienza dirigenziale in questo esatto Ente. Come sappiamo, l’Agenzia del lavoro non è prerogativa della Regione. Sono competenze proprie delle province. Eppure si è premiato chi in passato è stato nominato su nomina diretta e ha potuto ottenere un maggior punteggio per i titoli solamente per essere stato nominato in questo Ente, quindi senza concorso e aver maturato un’esperienza nonostante alla selezione pubblica abbiano partecipato addirittura i direttori di agenzia di altre Regioni che, non avendo esperienza in questa Regione, non hanno potuto vincere la selezione. È assurdo.

Quando chiedete rispetto per questo Ente, bisogna che i primi a darlo siate voi, siate corretti verso i dipendenti regionali che avete incontrato, ma con i quali non c’è stato un confronto alla pari. Sono soggetti a un riordino dell’Ente e non vengono nemmeno coinvolti.

Lo hanno segnalato a noi e si sono lamentati, perché non c’è un ascolto da parte di questa Giunta nonostante gli impatti ricadano soprattutto su di loro. Parliamo di gente che il giorno prima non sa che cosa andrà a fare il giorno dopo. Quando chiedete rispetto, cortesemente, datelo anche voi.

L’emendamento all’articolo 7 è arrivato all’ultimo secondo. Quindi, vogliamo avere il tempo di poterlo approfondire in maniera consona, poter fare le nostre valutazioni e valutarlo e votarlo come si deve. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Oltre a quanto è già stato ricordato dalla mia collega, vorrei fare un’osservazione che riguarda lo scenario e in particolare l’importanza dell’immagine che diamo all’esterno, perché non c’è soltanto, come diceva la mia collega, una questione di coerenza interna e quindi di rispetto dei dipendenti, di rispetto dell’Istituzione, ma, come ricorderanno il consigliere Paruolo e la consigliera Mori, nella Commissione V e nella Commissione VI diverse volte ci siamo trovati a riflettere sulla questione di come le Istituzioni a vari livelli potessero intervenire rispetto a quegli studenti con titoli superiori, titoli di laurea, titoli a volte di dottorato di ricerca, che facevano fatica a inserirsi in un mondo del lavoro dove i titoli accademici avevano un valore spendibile soltanto all’interno dell’Accademia.

Questo per dire come, a volte, si dà un’immagine che alle parole non fa mai corrispondere i fatti e nello stesso tempo, però, se contribuiamo, come Istituzione, a diffondere quell’idea per cui il pezzo di carta, di fatto, è un pezzo di carta straccia e quindi confortiamo tutti coloro che adesso, all’esterno, si stanno chiedendo, spesso in giovane età, se vale ancora la pena, tutto sommato, di accedere a studi superiori, se non è meglio rinunciare a qualcosa che, tutto sommato, non ci porta da nessuna parte. Questo, anche se è un piccolo esempio, credo, purtroppo, che rientri in quella miriade di esempi che anche all’interno delle Istituzioni non si stanno dando per rispettare il nostro stesso sistema formativo.

Estremizzo: far passare l’idea che c’è qualcuno che farà un emendamento da qualche parte, che c’è qualcuno che al momento giusto ci penserà e adatterà l’andamento dell’Istituzione al mio caso personale, al suo caso personale, è uno di quei tasselli che rendono totalmente vana l’aspirazione a migliorarsi, l’aspirazione a una formazione valida che abbia, però, anche una ricaduta nel mondo pratico, nel mondo in cui viviamo e in cui ci realizziamo. Quindi, a maggior ragione rilevo una grave responsabilità politica da parte della Regione su questo punto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.

 

MUMOLO: Grazie, presidente.

Intervengo sull’emendamento sostitutivo dell’articolo 7. Leggerò questo emendamento sostitutivo, però mi sembra che dagli interventi che mi hanno preceduto si stia parlando di altre cose. Qui nessuno mette in discussione il fatto che per fare il dirigente o il dipendente a tempo indeterminato della Regione Emilia-Romagna ci voglia un concorso pubblico. Non lo mette in discussione nessuno, ci mancherebbe altro. Qui stiamo parlando di incarichi fiduciari relativi a rapporti di collaborazione, che sono rapporti a termine che avvengono, normalmente, in tutte le Amministrazioni, da chiunque vengano gestite.

Il sindaco normalmente chiama un collaboratore di sua fiducia. Per il Movimento 5 Stelle mi pare che il sindaco di Livorno abbia chiamato un tale Marco Valiani e non credo che Marco Valiani abbia fatto un concorso pubblico per fare il portavoce del sindaco. Parliamo di altro, parliamo esattamente di altro, come fanno tutte le Amministrazioni. Si tratta di un incarico fiduciario a termine.

L’emendamento in questione dice esattamente quello che afferma la normativa e la giurisprudenza in materia, niente di più. Mi pare che si stia facendo un gran discutere su un emendamento che dice esattamente queste due cose. “In relazione agli incarichi – parliamo sempre di incarichi di collaborazione e a termine –, in caso di mancanza del titolo di studio, non si può effettuare attività gestionale”. Quindi, il soggetto incaricato non può fare il dirigente, perché il dirigente firma gli atti ed effettua un’attività gestionale.

Coloro che vengono chiamati a collaborare non lo possono fare se non hanno il titolo di studio. Lo diciamo, tra l’altro, richiamando un articolo di legge che dice la stessa cosa. Stiamo semplicemente ribadendo quello che dice la legge nazionale.

Ha ragione il consigliere Foti, perché effettivamente noi non saremmo neanche tenuti ad applicare la normativa relativa agli Enti locali. Ha perfettamente ragione. La norma, quindi, è ancora più restrittiva. Rispetto anche alle altre argomentazioni del collega Foti, noi procederemo alla revisione della legge n. 43. Nel momento in cui faremo quella revisione, ci confronteremo perché le suggestioni e le argomentazioni portate avanti prima dal collega Foti non sono per nulla campate in aria. Sulla base anche di quelle argomentazioni noi potremmo tranquillamente decidere di fare la nostra normativa per quanto riguarda tutti i dipendenti e collaboratori della Regione. É una cosa che valuteremo e decideremo insieme perché si avvierà, a brevissimo, il processo di revisione della legge n. 43.

Questo emendamento, sostanzialmente, è transitorio perché rivisiteremo completamente la materia. Lo dico ai colleghi del Movimento 5 Stelle anche rispetto all’altro loro emendamento. Noi raccogliamo le idee che ci sono nell’emendamento 6. Quelle idee dovranno essere riportate nell’ambito della discussione che faremo tutti insieme nel momento in cui rivisiteremo la legge n. 43.

Con il primo articolo noi ci autolimitiamo. Potremmo fare in maniera molto diversa e invece se la legge nazionale dice qualcosa, ne prediamo atto e facciamo quello che dice la legge nazionale. Ci autolimitiamo. Vorrei che fosse chiaro. Non facciamo nulla di più, di diverso o di particolare.

Il secondo comma – del quale aveva iniziato a ragionare anche il collega Foti – ribadisce quanto detto da un articolo della nostra Costituzione, l’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”.

Quando viene assunto un collaboratore, intanto se non ha la laurea non può fare il dirigente e quindi non può essere inquadrato in categoria D, e poi la retribuzione dipende dalle mansioni che svolge. Certo, se svolge mansioni per cui lavora tre ore al giorno sarà retribuito e inquadrato sulla base di quella mansione. Rispetto all’inquadramento, le varie sentenze del Consiglio di Stato ci dicono che oggi, finché non rivisitiamo la legge n. 43, purtroppo, se assumiamo un collaboratore lo dobbiamo inquadrare secondo il Contratto collettivo nazionale che si applica nell’Ente. Non possiamo fare diversamente. Siccome il Contratto collettivo nazionale che si applica nell’Ente è quello relativo agli Enti locali, noi dobbiamo necessariamente inquadrarlo con quel Contratto collettivo nazionale. Non possiamo inventarci un contratto. Almeno, ad oggi, non possiamo farlo. Domani, in caso di rivisitazione della legge, possiamo anche pensare a una cosa del genere, anche se io riterrei opportuno rimanere nell’ambito del Contratto collettivo nazionale, ma noi lo dobbiamo inquadrare sulla base del Contratto collettivo nazionale.

Per cui, sulla base di quel contratto noi faremo l’inquadramento e sulla base delle mansioni svolte, come ci dice l’articolo 36 della nostra Carta costituzionale, procederemo alla retribuzione, sulla base delle mansioni effettivamente assegnate.

Se non facessimo così, saremmo anche soggetti a contenzioso. Sapete benissimo che nella pubblica amministrazione non si può richiedere un inquadramento superiore nel momento in cui si svolgono mansioni superiori, ma la retribuzione sì. Per cui, se un dipendente di categoria C svolge mansioni di categoria D può chiedere tranquillamente il pagamento, rispetto alle mansioni svolte, di quello che avrebbe ottenuto se fosse stato inquadrato in categoria D. Questo è un principio pacifico nella giurisprudenza amministrativa contabile e nella giurisprudenza giuslavorista.

Questi sono i due articoli di cui stiamo discutendo. Rispettiamo la legge nazionale, ci autolimitiamo e le persone le dobbiamo pagare sulla base delle attività che svolgono, secondo quanto previsto dall’articolo 36 della Costituzione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Mumolo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intervengo sull’ordine dei lavori in realtà, nel senso che siccome questo emendamento è giunto pochissimi minuti fa e qualcuno l’aveva già intravisto, ma noi no, non ho capito chi eventualmente ce lo possa spiegare, se l’assessore o i presentatori, anche perché, a questo punto non so se questo equivalga a una mozione di sfiducia.

Il PD che presenta un emendamento a un emendamento dell’assessore mi sembra una notizia notevole. Vorrei capire come vogliamo procedere. Sospendiamo e un attimo prima di sospendere qualcuno ci spieghi tecnicamente che cosa vuol dire questo emendamento. Siccome abbiamo i minuti contingentati, non vorremmo discutere di una cosa che poi viene rimodificata.

Chiedo come abbiamo intenzione di procedere. Chiederei una spiegazione eventualmente all’assessore e poi sospenderei l’aula.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Gli emendamenti si discutono in dibattito generale e, dopo la discussione generale, nell’esame dell’articolato. Però, visto che ci sono stati diversi interventi che chiedono di approfondire, continuiamo la discussione generale. Alla fine della discussione generale mi ha già chiesto di intervenire l’assessore. Una volta finito l’intervento dell’assessore, vi chiederò se c’è la necessità di un’ulteriore verifica con una sospensione, prima di procedere all’esame dell’articolato. Sospenderemo il tempo necessario.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Grazie, presidente.

Mi pare che ci siano molti dubbi ed anche un po’ di confusione in giro. Mi riferisco a quello che ha detto il collega Mumolo. Tutto sommato, ha detto il collega, che qui si dice semplicemente una cosa banale. L’articolo 36 della Costituzione prevede una retribuzione che corrisponde alla qualità e alla quantità del lavoro svolto, cioè una retribuzione congrua.

Se una persona svolge un’attività di quelle di diretta collaborazione a un livello altissimo è logico che abbia una retribuzione dirigenziale. Se ha un livello impiegatizio, avrà una retribuzione più bassa e così via. Questo significa, allora, che in qualche modo si ri-oggettivizza un rapporto mansione-retribuzione che deve essere consacrato da qualche parte, perché non può essere consacrato soltanto nella testa del datore di lavoro e, qualora non sia fatto bene, nella giurisprudenza di un giudice.

A me sembrava che qui si partisse dicendo, suscitando tutti i dubbi di clientelismo che sono emersi, che si può dare un trattamento eguagliato a quello dirigenziale, cioè dirigenziale tout-court, anche a soggetti che non abbiano quel titolo di studio che nel pubblico impiego, comunque, è necessario per addivenire alla funzione dirigenziale, salva comunque l’esclusione dall’attività gestionale, che rappresenta insieme un bene e un male. Se non svolgono quell’attività, cosa fanno? Svolgono un’attività di diretta collaborazione, ma di un livello così alto da meritare l’inquadramento dirigenziale.

Qual è questa attività di livello così alto da meritare l’inquadramento dirigenziale e non, ad esempio, un inquadramento in categoria D del contratto con gli Enti locali o di categoria C?

Il discorso va completato sotto tutti i profili. C’è un tentativo di ri-oggettivizzazione che io vedo in questo emendamento, laddove si dice che sulla base delle attività di diretta collaborazione effettivamente assegnate ciò consente di parametrarle agli inquadramenti economici del contratto dirigenziale, di comparto o di qualifiche non dirigenziali.

Le attività di diretta collaborazione effettivamente assegnate, la loro scalettatura con la rispettiva retribuzione dove è scritta? Dove la vediamo? Se mi si risponde che questo non è possibile, non c’è, allora siamo nell’altro corno del problema: viene data liberamente a chi vogliamo o c’è un residuale ancoraggio dato con il titolo di studio? L’argomento è spinoso.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Sassi. Ne ha facoltà.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Intervengo sull’oggetto 2471, sull’articolo 3, lo stanziamento per il processo Aemilia a Reggio Emilia. Ho ascoltato con attenzione anche le motivazioni del consigliere Foti con il quale, in linea generale, concordiamo dal punto di vista delle competenze, ma riteniamo che fosse assolutamente necessario e assolutamente importante che quel processo si tenesse a Reggio Emilia.

Riteniamo che la Regione abbia fatto quanto era necessario perché ciò avvenisse, anche se, effettivamente, le competenze non sono direttamente regionali, e questo lo sappiamo tutti. Ovviamente siamo concordi e diamo atto alla Regione che non si è mai tirata indietro nell’impegnarsi per questo tipo di interventi straordinari, ma necessari, visti i ritardi che lo Stato ha su questo tipo di risposte.

Chiediamo alla Regione di sollecitare e di porre all’attenzione dello Stato un rimborso di questa anticipazione, perché giustamente la Regione deve fare una variazione di bilancio per dirottare i fondi che sarebbero stati utilizzati altrove e quindi ovviamente deve sottrarre ad altri capitoli questi fondi. È bene che lo Stato riconosca alla Regione un rimborso – lo Stato o il Comune di Reggio, se gli verrà dato modo di poterlo fare – per far sì che la Regione possa rimettere i soldi laddove erano destinati, alla cultura se non ricordo male.

Ci teniamo che la Regione ponga attenzione anche in questo. Siamo ovviamente favorevoli su questo stanziamento, io in modo particolare, visto che sono di Reggio Emilia. Ci tenevo che questo processo venisse svolto là dove l’inchiesta ha avuto il suo epicentro, quindi era una questione anche culturale fondamentale per risvegliare un po’ l’attenzione di quegli amministratori che non sempre hanno visto ciò che stava accadendo e che è giusto che adesso prendano atto. Farlo là dove l’inchiesta ha avuto il suo epicentro era fondamentale, culturalmente importante, visto che più volte la Regione Emilia-Romagna si è espressa in termini di sensibilità culturale verso la lotta alla criminalità organizzata.

Credo che questo tipo di sensibilità possa essere dimostrata e penso che la Regione l’abbia dimostrato in questo caso in modo molto concreto stanziando questi fondi.

Cerchiamo di farci ridare queste somme perché non era competenza della Regione, in modo da rimpinguare quei capitoli che sono stati un po’ ridotti a questo scopo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Sassi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Ringrazio innanzitutto il relatore Poli per il lavoro svolto e per le esplicitazioni in aula di tutti i passaggi che attengono a questa variazione di bilancio e a questa sessione di bilancio. È tutto molto chiaro, con alcuni punti e alcune scelte, anche strategiche, che questa Regione ha fatto e che sono state oggetto del dibattito da parte dei miei colleghi. Su alcune di queste mi permetterò di tornare.

Parto dal primo punto. Abbiamo fatto in questo bilancio la scelta di mettere a disposizione delle risorse per fare in modo che un processo delicato come quello di Aemilia potesse svolgersi nella nostra regione.

Mi rivolgo al consigliere Foti. Sì, è stata una scelta della nostra Regione, è stata una scelta della Giunta, una scelta sostenuta dalla maggioranza che sostiene la Giunta, perché non vogliamo che qualcuno possa pensare che ciò che è avvenuto e che è oggetto di inchiesta possa essere ritenuto inesistente.

Abbiamo voluto dare un segnale molto chiaro. Lo abbiamo capito ormai da un po’ di anni. Questo Consiglio regionale lo aveva capito anche alla fine della passata legislatura. Credo che la consigliera Mori, insieme ad altri, credo anche al consigliere Mumolo, lo ricordino. Avevate presentato una risoluzione per chiedere che venisse aperta la DIA a Bologna, in Emilia-Romagna, e così è stato. Ci rendevamo conto che quel fenomeno, quello delle infiltrazioni mafiose, poteva essere un fenomeno che arrivava anche in una terra sana com’è e come considero essere la società emiliano-romagnola.

Con un’inchiesta come quella di Aemilia ci rendiamo conto che non solo hanno provato ad insinuarsi, ma in alcuni casi ci sono anche riusciti. C’è un’inchiesta in corso, vedremo come andrà, c’è un processo. Di fronte a questo, credo che dobbiamo essere consapevoli che c’è una guerra da combattere.

La Regione Emilia-Romagna, il Partito Democratico, questa maggioranza ha deciso di farlo usando tutti gli strumenti a sua disposizione. Anche la scelta di tenere il processo a Reggio Emilia è una scelta che sta dentro un disegno chiaro, perché le infiltrazioni mafiose si combattono con tutti gli strumenti che si hanno a disposizione, ma c’è un importante lavoro culturale da fare, c’è anche un importante lavoro finalizzato a creare consapevolezza nella società, in una società che non era abituata a questo tipo di situazioni, perché ne era sempre stata immune e che oggi deve rendersi conto che purtroppo questo male c’è.

Di fronte a questo male, dobbiamo avere la forza di utilizzare tutte le armi a nostra disposizione, sia dal punto di vista delle armi di repressione, che di prevenzione. Tra le armi di prevenzione c’è anche la necessità di creare una coscienza. La scelta fatta sul mantenimento del processo a Reggio Emilia credo che vada in questa direzione e la rivendichiamo in questo senso.

È una scelta importante che si inserisce in un processo in corso, rispetto al quale vedremo tutte le implicazioni del caso. Volevamo dare un segnale molto chiaro.

Ho notato che si è creato un grande dibattito intorno all’articolo 7 e all’emendamento che lo ha accompagnato. Credo che il consigliere Mumolo abbia spiegato tutto molto bene. Non c’è bisogno di aggiungere molto su questo.

È vero, consigliera Piccinini, l’abbiamo voluto riscrivere. Uso un’espressione che lei spero possa considerare ironica, l’abbiamo scritto for dummies, in modo tale che non ci potessero essere equivoci interpretativi che abbiamo colto essere una delle cose che affascina un po’ di voi. Vi piace moltissimo stampare manifesti e volantini. Fa parte della pratica democratica.

A noi, invece, piace provare ad affrontare i problemi senza fare show ogni volta. Anche questo l’abbiamo affrontato con la chiarezza che avete penso ritrovato tutti nelle parole del consigliere Mumolo, anche molto chiare, nella esplicitazione di questo tipo di articolo.

Aggiungo su questo che ovviamente stiamo parlando di strutture speciali. Quindi, stiamo parlando di personale che arriva in dotazione alle Regioni in una condizione “speciale” perché collegato alle strutture politiche esistenti in quel momento. Si tratta di personale che, finita una legislatura, interrompe il proprio contratto, che non è detto che nella legislatura successiva ci sia, perché fa parte di scelte collegate ai soggetti che operano politicamente all’interno di quelle strutture.

È evidente – lo diceva molto bene il collega – che in alcuni casi, essendo strutture speciali, viene chiesto loro di svolgere anche un lavoro speciale, un lavoro particolare. In alcuni casi, lo sapete molto bene tutti e credo che la Giunta lo sappia molto bene, ci sono cose che impegnano dalla mattina alla notte, a volte anche più notti per preparare una qualunque iniziativa o una qualunque azione.

Ad esempio, in quei casi non è previsto il pagamento dello straordinario per il dipendente a cui viene chiesto di dare una mano. Viene creata una condizione legislativa – ho fatto l’esempio degli straordinari – per fare in modo che quel dipendente, a fronte di un lavoro che svolge, possa essere in qualche modo adeguatamente remunerato, senza andare, con questo, ad intaccare una normativa nazionale molto chiara: fa il dirigente chi ha i titoli per fare il dirigente; sta in categoria D chi ha i titoli per stare in categoria D.

La Giunta l’aveva esplicitato in quell’emendamento che noi abbiamo riscritto for dummies, perché l’assessore ha provato a spiegarlo, ma abbiamo capito che non si era compreso e quindi abbiamo provato a creare una spiegazione che fosse ancora più chiara da questo punto di vista, nonostante le sue parole fossero state già molto chiare per quanto mi riguarda. Abbiamo voluto creare una condizione che può essere utile a questa Giunta e a quelle future per poter lavorare in modo da avere tutti i supporti necessari per svolgere bene il proprio lavoro, sapendo che sarà la Giunta a dover valutare il lavoro dei singoli e a deciderne anche non l’inquadramento in categoria, ma l’inquadramento di carattere economico.

Permettetemi un’altra considerazione. Lo dico anche alla Presidenza dell’Assemblea. I colleghi del Movimento 5 Stelle hanno chiesto tempo per guardare questo emendamento perché è arrivato all’ultimo momento. Personalmente – lo deciderà l’aula – non ho nulla in contrario che si continui normalmente o che ci si prenda cinque minuti di pausa, però mi permetto di dire che se tutte le volte che il Movimento 5 Stelle presenta un emendamento all’ultimo minuto dobbiamo fermare l’aula, noi non facciamo altro che rimanere in aula tutto il tempo della legislatura, perché da parte loro funziona sempre così.

Di fronte a questo, l’Assemblea può scegliere quello che vuole, se c’è bisogno di cinque minuti ce ne perdiamo cinque, se c’è bisogno di dieci minuti ce ne prendiamo dieci, perché se qualcuno ha bisogno di approfondire può farlo, però credo che vada salvaguardata un po’ la regola generale. Ripeto, se tutte le volte che il Movimento 5 Stelle presenta un emendamento all’ultimo minuto ci dobbiamo fermare, rischiamo di non arrivare mai al termine di una legge e all’approvazione di un atto.

Chiudo con una considerazione più di carattere generale, collegata alle parole del consigliere Foti. Ci sono due principi, secondo me, in Costituzione che dobbiamo salvaguardare. Il primo è la salvaguardia nei confronti dalla magistratura che nel momento in cui individua o pensa che ci siano atti contrari alla legge in una qualunque Istituzione deve necessariamente aprire un’indagine, guardarci, vedere cosa è successo, approfondire, perché c’è un interesse pubblico fortissimo. Questa è una garanzia che dobbiamo mantenere. Dobbiamo fare in modo che la magistratura possa avere tutti gli strumenti per poter svolgere al meglio questo lavoro.

C’è un altro principio in Costituzione e qui mi ricollego alle sue parole, consigliere. C’è questo principio di garanzia. Dobbiamo prenderci la responsabilità collettiva – lo dico anche al mio partito – di poter riaprire una discussione sul valore costituzionale della garanzia, al pari del valore che ha il ruolo di indagine e la tutela del ruolo d’indagine dei magistrati.

Sono due principi che dobbiamo tenere insieme, perché se non li teniamo insieme non sta insieme la società, non stanno insieme i poteri dello Stato e se non stanno insieme i poteri dello Stato non sta insieme l’ordine pubblico, inteso come convivenza civile tra le parti.

Credo sia un grande sforzo culturale. So che se ne può ragionare anche in quest’aula. Lo dico anche ai colleghi del Movimento 5 Stelle, perché anche loro si sono ritrovati un sindaco con un avviso di garanzia sulle vicende di Livorno che ha deciso di rimanere lì. Io non ho nulla in contrario sul fatto che lui abbia deciso di rimanere lì, perché ha un avviso di garanzia e c’è un principio di garanzia che anche nei suoi confronti va salvaguardato. Il fatto che sia del Movimento 5 Stelle non vuol dire che deve andare a casa quando arriva un avviso di garanzia.

Aggiungo un altro elemento che fa parte della politica. Personalmente credo che quel principio vada salvaguardato sempre. Poi in determinati momenti, lo abbiamo visto, e lo abbiamo anche fatto come Partito Democratico, nonostante si riconosca un principio di garanzia, ci sono ragioni di opportunità politica che portano a fare un passo indietro. Credo che il singolo o il suo partito di riferimento in quel caso sia giusto che faccia delle valutazioni, ma in una logica di opportunità, non di legittimità, perché nella logica di legittimità dobbiamo tenere insieme, in modo parallelo, entrambi i principi, perché altrimenti non sta insieme la società.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Ringrazio per l’ennesima riscrittura di questo emendamento for dummies, che però a me sembra o una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore o un voler dire all’assessore, siccome gliel’avete dovuto riscrivere voi, che il suo collaboratore non ha svolto bene il suo lavoro. Questo a me dispiace, non è un bel segnale.

Comunque, tornando invece alla sospensione, mi sembra che non l’abbiamo chiesta solo noi, ma anche il consigliere Foti. Queste presentazioni all’ultimo minuto sembrano un po’ strane, visto che magari qualcuno la copia l’aveva già avuta, ma proprio il Movimento 5 Stelle no.

Per quanto riguarda il tempo di lavoro e i livelli, anche all’interno dell’Assemblea legislativa ci sono dei dipendenti che lavorano tante ore. Io penso alle segreterie delle Commissioni e alle segreterie d’aula che lavorano tanto e devono fare tardi perché magari devono svolgere un lavoro di redazione sugli emendamenti. Per loro, però, non vale il fatto che per essere dirigente si debba avere la laurea. Qui non stiamo parlando del fatto che uno possa scegliere intuitu personae, ma stiamo ribadendo il fatto che è giusto che se uno non possiede la laurea non può essere pagato quanto un dirigente, perché all’interno della pubblica amministrazione funziona così, anche se intuitu personae, perché comunque queste sono persone che sono all’interno della pubblica amministrazione e sono pagate dai cittadini. I cittadini devono sapere che i loro soldi vengono spesi in maniera coerente. Questo vuol dire che ci sono delle regole da rispettare: se sei laureato puoi ambire a essere pagato quanto un dirigente; se non lo sei, non puoi ambire a essere pagato quanto un dirigente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Mi fa piacere che andremo a rivedere la legge n. 43 – lo imparo dal consigliere Mumolo – anche perché ci avete detto di aver dimezzato i direttori generali quando, in realtà, li avete inquadrati come coordinatori d’area, una figura che neanche era prevista dalla legge n. 43. Quindi, oltre a raccontare frottole ai cittadini, vi inventate pure figure per poter ricollocare i soliti noti.

Collega Calvano, abbiamo bisogno di approfondire quell’emendamento, perché è un argomento sensibile che impatta indirettamente sulla vita di tutti i dipendenti regionali. Quindi, vogliamo prenderci il tempo per poterlo valutare correttamente. Poi, se voi decidete che volete votare qualsiasi cosa che vi passa sotto mano, per noi non è la stessa cosa. Abbiamo bisogno di approfondire e vogliamo fare tutte le valutazioni che ci permettono di poter votare quell’emendamento, o non votarlo, come si vede, perché è un argomento molto sensibile che riguarda, lo ripeto, tutti i dipendenti di questa Regione. Poi fate come volete. Vi volete votare qualsiasi cosa anche senza leggerla, senza approfondirla? Noi no.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

I due oggetti fondamentali di questa variazione di bilancio sono quelli che sono stati trattati nei diversi interventi che mi hanno preceduto e sui quali mi soffermerò anch’io. Sul tema del processo Aemilia, il consigliere Foti ha ragione quando lamenta…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Taruffi, ha ragione. È colpa mia. Mi prendo la responsabilità. Le abbono i secondi che ha perso, perché non è stato ascoltato.

 

TARUFFI: Presidente, la ringrazio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ho chiamato io il consigliere Foti perché avevo una questione da chiedergli.

 

TARUFFI: Oggi è insolitamente gentile e mi fa piacere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non sarà così tutta la giornata magari. Accetti la mia gentilezza di questo momento.

 

TARUFFI: La ringrazio.

Il consigliere Foti ha ragione quando si chiede dove sia lo Stato e dove sia il Ministero in particolar modo, perché è inutile negare – lo dobbiamo dire con chiarezza – che stiamo assolvendo a una supplenza rispetto alla celebrazione del processo Aemilia in Emilia-Romagna, sulla cui opportunità credo siamo tutti d’accordo per le ragioni che sono state espresse, perché era importante ed è importante che quel processo si celebri qui per tante ragioni, non ultimo il fatto che chiaramente dobbiamo dare un messaggio inequivocabile. Questa Regione vuole fare chiarezza fino in fondo, vuole che nulla rimanga inesplorato e vogliamo farlo qui. Credo che su questa opportunità non ci sia dubbio.

È altrettanto vero che le spese per il funzionamento della macchina dell’amministrazione della giustizia non possono che essere a carico dello Stato. Su questo non c’è dubbio. Il fatto che la Regione debba intervenire in “supplenza” è un problema. È giusto segnalarlo, però credo sia giusto porsi l’altro problema. Se la Regione oggi non fosse intervenuta, e io credo che la Giunta abbia fatto molto bene a intervenire, il processo sarebbe stato trasferito in un’altra parte. Questo sarebbe successo con buonissima probabilità. Credo che alla fine, dovendo, come sempre, assumersi la responsabilità di amministrare e di scegliere, la scelta sia stata quella giusta, dovendo però sottolineare con forza che si tratta di una supplenza e credo che faremmo bene a chiedere comunque che quel costo venga in qualche modo ripianato.

D’altra parte, lo dico con estrema chiarezza, il fatto che a partire dal 1° settembre 2015, ovviamente per aspetti molto meno importanti, e lo sottolineo, a seguito della legge di stabilità le spese previste per il funzionamento degli uffici giudiziari siano state trasferite dallo Stato ai Comuni la dice lunga su quello che…

 

(interruzioni del consigliere Foti)

 

Sì. Ve lo posso assicurare con certezza.

In merito al funzionamento delle sedi distaccate dei tribunali, degli uffici dei giudici di pace e anche degli uffici giudiziari, laddove esistano, le spese sono a carico dei Comuni. I Comuni che vogliono mantenere quegli uffici devono pagare. È un elemento che dà un quadro della amministrazione concreta della giustizia del nostro Paese abbastanza allarmante, perché un conto è la razionalizzazione, un conto è chiudere le sedi distaccate, com’è successo in aree del nostro Paese molto delicate, molto sensibili da questo punto di vista.

Per la stessa ragione per la quale due minuti fa dicevo che è giusto che il processo Aemilia si celebri in Emilia-Romagna, penso allo stesso modo che altre vicende e altri processi sia giusto che vengano celebrati anche in altre Regioni del Paese, magari dove esistono problemi di criminalità organizzata molto significativi, e dove invece alcune sedi distaccate sono state chiuse.

Dico questo perché il tema dell’amministrazione della giustizia in Italia, di come viene amministrata la giustizia e di come viene finanziata anche l’amministrazione della giustizia in Italia non è secondario, perché ovviamente l’amministrazione della giustizia, insieme all’uso esclusivo della forza, è uno degli elementi fondativi di uno Stato.

L’amministrazione della giustizia è uno degli aspetti fondamentali. Se si mette in discussione quello, il ragionamento che faceva prima il consigliere Calvano diventa ancora più cogente.

Tra l’altro, sono risorse che in qualche modo sono state, per una parte considerevole, imputate ai capitoli di spesa dell’assessorato alla Cultura e alla legalità, com’era giusto che fosse, quindi è un contributo che in qualche modo sentiamo doppiamente vicino, ma che rivendichiamo con forza in quel quadro che ho cercato di dipingere. Penso che ogni tanto anche questa Giunta e anche il presidente di questa Regione farebbero bene a sottolineare che spesso siamo chiamati ad operare in supplenza al Governo nazionale e alle decisioni sbagliate che assume il Governo. Credo che questo, ogni tanto, perché è nei fatti, dovremmo dirlo.

Per quanto riguarda, invece, l’emendamento all’articolo 7, vorrei sgombrare il campo da alcune considerazioni. Con i colleghi del Movimento 5 Stelle ho sempre un rapporto amichevole – qualcuno in maggioranza mi accusa anche – però mettetevi d’accordo.

Se il consigliere Bertani dice che l’emendamento è stato riscritto dal Gruppo PD ed è quindi un atto di sfiducia nei confronti dell’assessore, non è possibile che la consigliera Piccinini dica che il Gruppo vota tutto senza leggere niente e che quindi c’è la necessità di fermarsi perché, a differenza di altri…

 

(interruzioni)

 

Avete detto così.

Il consigliere Bertani ha detto che è un atto di sfiducia che il Gruppo ha dovuto fare nei confronti dell’assessore e la consigliera Piccinini ha detto che devono fermarsi per leggere un emendamento perché, a differenza degli altri che votano tutto senza leggere, loro vogliono approfondire. Sono due cose che non stanno insieme. Lo faccio notare con amicizia, perché ci sono alcuni aspetti che, altrimenti, diventano perfino caricaturali, e dirò sul merito alcune cose.

Liberiamoci, nel rapporto tra di noi, da alcuni aspetti per i quali dobbiamo dipingerci sempre in un modo un po’ caricaturale. Io non condivido spesso e volentieri le proposte che arrivano anche da parte del Partito Democratico o dalla Giunta, non per questo penso di aver a che fare con dei passacarte. Ho a che fare con persone che non hanno politicamente opinioni simili alle mie. È importante questa distinzione.

Vengo a un’altra ossessione della quale ci dovremmo liberare. Nel merito io nutro più di una perplessità. In Commissione ci siamo astenuti, però non penso necessariamente che un provvedimento che riguarda le strutture speciali dell’assessorato o anche dei Gruppi, sia fatto esclusivamente per riciclare politici che non sono stati eletti.

Sono considerazioni che ogni tanto potremmo anche lasciare fuori dal dibattito reiterato che facciamo, perché – lo ripeto – non aiutano a risolvere i problemi.

Stiamo parlando di un aspetto delicato e io qui – arrivo al merito – alcune considerazioni vorrei farle anche su come siamo arrivati a questo emendamento perché penso che questo tipo di provvedimento meriti un percorso diverso da quello che c’è stato proposto un po’ precipitosamente in Commissione all’ultimo secondo. Dalla Commissione all’aula ha subito una riscrittura e, oggettivamente, più di qualche perplessità ce l’abbiamo.

Sul metodo sicuramente si poteva e si doveva, secondo noi, lavorare diversamente. Sul merito, invece, fatte salve le considerazioni del consigliere Mumolo, che in parte condividiamo, non c’è dubbio che in qualche modo andiamo a stabilire una differenziazione che non ci convince fino in fondo, anche e soprattutto perché c’è la Giunta, c’è l’Assemblea e bisognerebbe, in questo caso, assumere iniziative omogenee.

Le strutture speciali hanno un loro percorso, per questo sono speciali. Però, all’interno di quelle che sono le strutture speciali dovremmo cercare di essere il più coerenti possibili.

 

(interruzione del consigliere Bertani)

 

Sì, la legge vale per tutti. Qualche elemento di dubbio, però, c’è.

Sul fatto che possa esserci un po’ di tempo per discutere, anche qui credo che ogni tanto ci debba essere un po’ di buonsenso tra di noi. Se c’è la necessità di approfondire, io non ho nulla in contrario che l’aula si fermi per il tempo che serve. È ovvio che sappiamo che stiamo facendo un’eccezione, perché la norma stabilisce che gli emendamenti arrivano sempre da tutti all’ultimo secondo, nel senso che molte volte i Gruppi presentano emendamenti o risoluzioni addirittura all’ultimo secondo e leggere un emendamento, interpretarlo bene e verificarlo è importante.

Il consigliere Bertani pochi secondi fa mi ha portato per la sottoscrizione una risoluzione che condivido, che ho sottoscritto, però è chiaro che se tutte le volte, come diceva giustamente il consigliere Calvano, ci dovessimo fermare sarebbe complicato. Tutte le volte assumiamo atti che valgono non solo per i dipendenti regionali, ma per tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna, che sono oltre quattro milioni. È ovvio che tutte le volte che votiamo qualcosa dobbiamo farlo con grande coscienza, con grande scrupolo, con grande attenzione, però gli emendamenti, le risoluzioni, gli atti amministrativi e le modifiche agli atti amministrativi delle leggi arrivano continuamente all’ultimo secondo.

Proprio per le cose che ho detto all’inizio, cercando di avere maggiore considerazione delle opinioni di ciascuno di noi, senza per forza doverci rappresentare in modo caricaturale, cerchiamo di lavorare e cerchiamo di evitare battute che, secondo me, lasciano il tempo che trovano. Però, se c’è bisogno di fermarsi un attimo, facciamolo senza troppi problemi, anche perché – lo ribadisco – anche noi su questo emendamento delle perplessità le abbiamo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Intervengo velocemente per ricordare quanto stanno diventando stringenti le raccomandazioni e le normative dell’Europa sulla questione della discriminazione.

È una questione, peraltro, che affrontiamo in maniera neanche troppo residuale in Commissione Diritti e Parità e che dal mio punto di vista rischia di mettere la Regione in una posizione abbastanza imbarazzante. Proviamo a pensare, ad esempio, alla possibilità di segnalazioni alla Corte di giustizia europea su questo tema.

Si è fatto riferimento allo Statuto regionale, si è fatto riferimento alla normativa del pubblico impiego. Non dimentichiamo che l’Europa sulla discriminazione ha preso nettamente e fermamente posizione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Ritorno un attimo su questo emendamento che, in realtà, è molto chiaro, almeno per me, perché è scritto in un linguaggio giuslavoristico. Il Gruppo del PD ha un alto tasso di giuslavoristi, inferiore soltanto al Gruppo Altra ER. La firma del collega Mumolo chiarisce tutto.

L’emendamento dice una cosa molto semplice. Tenete presente che gli inquadramenti dei lavoratori si possono fare in due modi. Il primo è per titolo di studio. È il criterio classico, antico del pubblico impiego. L’altro è per mansioni, a cui corrispondono delle qualifiche ed è il sistema tipico del lavoro industriale, in parte transitato anche al pubblico impiego, ma solo in parte, perché comunque la porta d’ingresso del titolo di studio rimane quella principale.

Questo emendamento abbraccia, puramente e semplicemente, non che la cosa mi trovi in sé contrario, il sistema privatistico-industriale dove si dice che il trattamento economico è parametrato agli inquadramenti economici previsti dai Contratti collettivi dirigenziali e impiegatizi sulla base delle attività. Ecco il discorso privatistico, non sulla base di un titolo di studio che non conta o conta soltanto in negativo, ma sulla base delle attività di diretta collaborazione. Qui è tutto il problema, perché questa normativa, così come si legge, è incompleta. Mi si deve dire qual è la corrispondenza tra mansione, intesa come mansione politica, e inquadramento. Altrimenti, è incompleta. Mentre quella sul titolo di studio, nella sua rozzezza, è comunque comprensibile, qui un domani chi mi dice che l’inquadramento regionale corrispondeva in quel caso all’attività di collaborazione di quel soggetto che magari faceva poco ed era una specie di portavoce di terzo tipo, mentre, invece, magari solo al portavoce ufficiale si poteva riconoscere la dirigenza?

Questa previsione in qualche modo supera il problema dell’accesso attraverso il titolo di studio e lo sposta. Questo comporta una scala di corrispondenza tra mansioni che non sono più mansioni lavorative tradizionali, anzi quelle proprio non possono essere fatte rispetto al titolo di studio, ma mansioni che i Contratti collettivi per i dirigenti ovviamente non prevedono, perché sono mansioni di tipo squisitamente politico. Pertanto, o ricostruiamo questo inquadramento di mansioni per stabilire a chi corrisponde la dirigenza, a coloro che fanno, ad esempio, una collaborazione diretta magari si assegna la categoria D e a coloro che si occupano di rapporti con altre strutture si assegna la qualifica C.

Questa è la mia critica, collega Mumolo. Poi mi risponderà. Questa norma lascia una scopertura grandissima, perché fa riferimento a degli inquadramenti che non esistono, in quanto gli inquadramenti di cui si parla non hanno ad oggetto mansioni di diretta collaborazione, ma hanno mansioni lavorative pure e semplici.

Allora, o ce le mettiamo noi le mansioni di diretta collaborazione e si riquadra la cosa oppure forse tanto valeva restare alla situazione precedente, anche se, ovviamente, ciò comporta che chi non ha un certo titolo di studio non può aspirare a un certo trattamento, che è il discorso che non si voleva affrontare. Io non sono critico a priori. Certo, il pericolo di forme di clientelismo esiste, ma ci possono anche essere situazioni giuste di persone che, effettivamente, hanno maturato esperienze e capacità politiche tali da poter ricoprire una funzione di questo tipo.

Mi pare sia un problema serio. Forse dovremmo sforzarci di creare un inquadramento. L’inquadramento dei contratti collettivi presuppone due elementi per la qualifica: la declaratoria e il profilo. Così si fanno gli inquadramenti. Si deve fare un inquadramento anche del personale di diretta collaborazione? Forse non è impossibile, ma, se non lo si fa, questa norma resta vuota e diventa arbitraria.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.

 

MUMOLO: Rubo solamente un minuto. Grazie, presidente.

L’intervento del professor Alleva, precedente al mio, tornava sulla questione della qualifica D. Le persone prive della laurea − è scritto chiaramente nell’emendamento − non possono essere inquadrate nella qualifica D. Non possono esserlo. Punto. Non possono esserlo perché sono prive di titolo di studio. Per quanto riguarda le mansioni, invece, effettivamente non abbiamo un mansionario, ma ricordo a tutti quanti noi che, nel momento in cui si assume una persona, esiste un contratto all’interno del quale sono precisate le mansioni che quella persona dovrà svolgere.

La perplessità, parzialmente condivisibile, del professor Alleva, almeno per quanto mi riguarda, si supera. È vero, siccome c’è una declaratoria contrattuale che riguarda il contratto collettivo Enti locali, ma questi sono incarichi speciali, particolari (come è previsto nell’articolo), il mansionario sarà previsto nel contratto di assunzione. Quindi, un contratto a termine con un mansionario determinato. La questione la risolverei in questo modo; anzi, immagino sia stata già risolta in questo modo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

Non avendo più iscritti in discussione generale, ha chiesto di poter replicare il relatore di maggioranza, consigliere Poli. Prego.

 

POLI: Grazie, presidente.

Per quanto riguarda l’oggetto “variazione di bilancio”, ad eccezione del provvedimento riguardante il processo Aemilia, su cui ci sono opinioni diverse dal punto di vista politico che, per quanto ci riguarda, sono state argomentate sufficientemente e in maniera molto chiara nell’intervento del collega Calvano, la discussione si è concentrata molto di più sul collegato. Pertanto, mi soffermerò su questo punto, partendo da una considerazione in relazione a quanto affermato dal collega Pompignoli, relatore di minoranza dei provvedimenti, nel proprio intervento. Mi sento di non condividere tale considerazione, in particolare in riferimento a questa aggettivazione – usata, forse, un po’ forzatamente − di poca trasparenza negli atti che noi adottiamo e nei percorsi che accompagnano tali atti.

Se c’è una cosa che non è venuta a mancare mai, almeno per quanto ho potuto verificare io, in questo anno o poco più di legislatura, è proprio la trasparenza. Vi è stata la massima disponibilità della Giunta e delle strutture tecniche − che ringraziamo − ad accompagnarci nell’approfondimento necessario di tutti i temi che abbiamo affrontato. Pertanto, non condivido questa considerazione.

Se sono necessarie ulteriori informazioni, se sono necessari ulteriori elementi di conoscenza per noi, per i consiglieri, posso confermare la totale disponibilità − che c’è sempre stata e ci sarà in futuro − della Giunta e delle strutture tecniche. Lo stesso discorso vale per la poca chiarezza.

Mi rivolgo al collega Foti, che non vedo. Avendo, il collega Foti, un alto senso dell’ironia, mi permetterà di fare la seguente considerazione. È vero, noi discutiamo molto come Partito Democratico, tanto. Dedichiamo tanto tempo alla discussione. Anche come Gruppo PD e come maggioranza discutiamo molto. Probabilmente, il collega Foti non ne ha bisogno. È da solo. Quindi, o discute con se stesso o, se è d’accordo con se stesso, il problema lo ha risolto. Noi, invece, siamo abituati a discutere.

Il collega Foti è appena rientrato. Consigliere Foti, stavo dicevo che noi, essendo più numerosi, discutiamo. Lei, purtroppo, è da solo e, se è d’accordo con se stesso, una valutazione andava fatta.

A parte questo, voglio soffermarmi su alcuni elementi che ritengo squisitamente politici. Mi rivolgo ai colleghi del Movimento 5 Stelle. Ieri io, da relatore, e credo lo possano confermare i colleghi delle altre forze politiche rappresentate in aula, sull’emendamento presentato questa mattina ho avuto l’accortezza, la sensibilità e il dovere di confrontarmi con loro, come è normale che sia quando i rapporti istituzionali sono corretti, anche nella profonda diversità delle opinioni. Profonda. Non c’è nulla di più distante dalla mia visione della politica di quella che possono avere il collega Pompignoli o il collega Foti. Alcune volte, forse, sono più vicino al collega Taruffi. Stia tranquillo, collega Taruffi: il fatto di essere vicino non significa che siamo d’accordo. Lo dico per assonanza politica.

Con loro ho preannunciato e ragionato sul testo dell’emendamento. Mi dispiace per i colleghi del Movimento 5 Stelle, perché loro non erano in aula e io questo lavoro l’ho svolto...

 

(interruzioni del consigliere Bertani)

 

No, collega Bertani. Io non l’ho interrotta. Collega Bertani, io non l’ho interrotta!

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Bertani, lei non può interrompere...

 

POLI: Lei deve imparare a rispettare i colleghi quando intervengono.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Poli, continui il suo intervento senza fare dibattito.

 

POLI: Lo continuo, certo. Non si preoccupi, continuo.

Io ho corteggiato solo mia moglie, con qualche successo. Non intendo corteggiare voi. Sia chiaro. Il lavoro istituzionale io lo svolgo in aula, non nei corridoi. Questo discorso vale per lei e per gli altri. Punto, accapo e lineetta.

Oggi non ci sono le telecamere e voi lo show lo avete fatto ieri. Avete presentato un pacco di emendamenti. I colleghi della Lega Nord e il collega Foti sono rimasti in aula per ascoltare le repliche del presidente e dell’assessore e per terminare il dibattito. La Lega Nord è uscita al momento del voto, legittimamente, preannunciandolo. Voi avete presentato un pacco di emendamenti e ve ne siete andati. Noi li abbiamo votati in vostra assenza, senza avere neanche l’onore, dovuto ai colleghi, di illustrarli e di poterli controbattere. Abbiamo votato contro. Avremmo votato contro, probabilmente, anche nell’altro caso. In molte altre occasioni, però, noi abbiamo colto i suggerimenti provenienti dalle altre forze politiche.

Pertanto, lezioni di correttezza istituzionale a noi non ne date. Imparate prima voi il rispetto per i vostri colleghi. Non so se sono stato chiaro. Spero di sì. Qui non siamo al cinema e non siamo su un set. In questa sede rappresentiamo i cittadini e dobbiamo dimostrare rispetto sia nei loro confronti sia nei nostri, per il mandato che ci è stato affidato.

L’emendamento sull’articolo 7 lo abbiamo presentato nei tempi previsti. Se è necessario un approfondimento, procediamo pure, ma non troviamo scuse. Il discorso degli emendamenti presentati all’ultimo momento vale per noi, ma vale anche per voi, colleghi del Movimento 5 Stelle. Vale anche per voi. L’aver bisogno di dieci minuti penso sia una scusa. Il collega Mumolo ha presentato in maniera molto chiara l’emendamento, interloquendo anche con un altro insigne giurista, ossia il professor Alleva. C’è poco da capire, a meno che si voglia far finta di non capire.

Noi abbiamo seguito un percorso assolutamente corretto dal punto di vista istituzionale. Inoltre, vi è un altro emendamento di Giunta, presentato questa mattina, che riguarda gli oneri di urbanizzazione, che l’assessore Donini illustrerà. Non l’ho presentato io. Trattandosi di un emendamento di Giunta, è giusto che lo presenti l’assessore Donini. Noi siamo nel rispetto dei tempi, nel rispetto del Regolamento, nel rispetto delle procedure che ci siamo dati e siamo anche nel rispetto dei confronti tra i Gruppi, quelli presenti, quando si discute.

Presidente, mi scuso se ho usato toni accesi. Vorrei dire al collega Foti, che ogni tanto alza la voce, che ci sentiamo tutti benissimo. Io sono un po’ sordo. In realtà, la voce la alzo anch’io. Quindi, sono sordo due volte.

Concludo questo mio intervento rivolgendo una domanda ai colleghi del Movimento 5 Stelle: come avete assunto i vostri collaboratori? Ce lo dite? Con una procedura pubblica? Avete fatto un concorso oppure li avete assunti sulla base di un rapporto fiduciario? Ce lo dite?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Poli.

La parola al relatore di minoranza, consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Solo alcune considerazioni sugli interventi che mi hanno preceduto. Sul rapporto istituzionale con il relatore di maggioranza nulla quaestio, nel senso che mi ha spiegato l’emendamento ieri in Assemblea e oggi è stato presentato. Giustamente, il consigliere Poli mi ha informato in merito agli intendimenti della Giunta. Sull’emendamento tornerò.

Consigliere Poli, il mio ragionamento sulla poca trasparenza è, nei fatti, confermato oggi. Ci sono stati circa quattordici, quindici, sedici interventi, ma della variazione di bilancio non si è parlato. Abbiamo parlato del processo Aemilia e della modifica dell’articolo 7. Delle variazioni, in senso formale e sostanziale, nessuno ha parlato, forse perché nessuno sapeva che in che cosa consistessero le variazioni. Io questo non lo so. Il mio riferimento alla poca trasparenza − che ho ripetuto nell’intervento precedente − derivava proprio dal fatto che non ci erano state fornite le informazioni necessarie per poter entrare nel merito di queste variazioni. Questo mi è stato confermato oggi, dal momento che nessuno ha parlato dei due progetti di legge. Questa è la poca trasparenza cui facevo riferimento prima.

Visto che tutti gli interventi si sono concentrati sul processo Aemilia e sull’emendamento all’articolo 7, qualche considerazione la faccio anche io. Io mi trovo d’accordo, stranamente, con il PD, quindi con il collega Calvano, e con il collega Taruffi: il processo Aemilia doveva essere svolto in Emilia-Romagna. È corretto. Lo avevamo sostenuto noi in prima battuta, come Lega Nord, e il Partito Democratico e SEL ci sono venuti dietro. Credo che questo sia un passo importante e credo che la Regione abbia fatto bene a stanziare finanziamenti per svolgere il processo a Reggio Emilia.

Parliamo dell’emendamento all’articolo 7. Ovviamente, non entro nel sistema giuridico che il professor Alleva e il consigliere Mumolo hanno già ampiamente illustrato, ma credo che questo emendamento sia un palliativo rispetto a quello che era stato presentato in precedenza. Non diamo la qualifica di dirigente a chi non ha il titolo di studio, però garantiamo lo stesso trattamento economico. Questo può dare adito, eventualmente, a ricorsi. Il consigliere Mumolo e il professor Alleva mi correggano se sbaglio. Nel momento in cui io svolgo mansioni equiparate a quelle dirigenziali, ma non sono inquadrato con il livello dirigenziale, posso fare ricorso al giudice affinché mi venga assegnato il titolo di “dirigente”.

 

(interruzioni)

 

Non lo so. Questo aspetto lo verificheremo.

La mansione che verrà attribuita a quel collaboratore che prenderà il trattamento economico equiparato al dirigente è una mansione equivalente a quelle del dirigente. L’unica differenza è che non firma. Questo è un palliativo perché si vuole bypassare il titolo di studio facendolo decadere come un mero pezzo di carta. Di fatto, la consigliera Gibertoni ha detto bene, il titolo di studio, cioè la laurea, chi frequenta l’università deve avere − rispetto ad altri che, invece, non hanno la laurea − una corsia preferenziale. Diversamente, è inutile andare all’università. Se questo è il metodo, non credo sia opportuno, in questo senso, valutare differentemente il titolo di studio, cioè la laurea oppure il diploma (o quant’altro).

Effettivamente, rispetto a quanto si sta facendo e si è fatto, sia nel progetto di legge, inizialmente, che nei successivi emendamenti, qualcosa non torna, ma non torna anche perché, a mio avviso, e qui l’assessore Petitti mi potrà rispondere, si doveva necessariamente già mettere a bilancio, in queste variazioni, quindi farci capire preventivamente chi doveva essere assunto, come doveva essere assunto e quale era il trattamento economico. In realtà, qui lo vediamo successivamente. Intanto, approviamo questa norma (o meglio, approvate questa norma). Successivamente, si procederà alle assunzioni. Sinceramente, mi sembra un salto in avanti e al buio. Di fatto, oggi non sappiamo esattamente quello che succederà domani. Non sappiamo chi verrà assunto, come verrà assunto, quale sarà il trattamento economico. Tutto questo non è presente nelle variazioni di bilancio.

La poca trasparenza, di cui parlavo prima, è proprio questa. Di fatto, oggi, noi stiamo votando una parte di bilancio senza sapere nulla; o, quantomeno, conosciamo in linea generale le variazioni, ma nello specifico la Giunta non ci ha fornito gli elementi per valutare se effettivamente queste variazioni saranno conformi o meno e quali saranno gli intendimenti della Giunta nel prosieguo. Non abbiamo, quindi, una proiezione futura.

Sulla base di questi ragionamenti, presidente e caro collega Poli, relatore di maggioranza, noi voteremo assolutamente contro queste variazioni di bilancio. In questo modo, ho già fatto anche la dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

Ha chiesto la parola il consigliere Bertani, che non potrebbe averla, dal momento che la discussione generale è terminata.

 

BERTANI: Per fatto personale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego.

 

BERTANI: Ho chiesto la parola in quanto sono stato chiamato in causa.

È giusto che il consigliere Poli possa dissentire rispetto ai metodi adottati per portare avanti la nostra posizione politica. Non vi è alcun problema. Ieri, però, noi eravamo qui, fuori dall’aula o in ufficio. Se non ha ritenuto di presentarci quella proposta, visto che il tema di ieri era il Piano rifiuti (non nei corridoi, ma qui dentro; ieri si parlava di Piano rifiuti, non di emendamenti), poteva sicuramente presentarcela qui fuori o in ufficio. Il mio numero di telefono ce l’ha, visto che ci sentiamo cordialmente per altri motivi.

Per quanto riguarda l’assunzione nel Gruppo, noi abbiamo rispettato i Regolamenti di Assemblea...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Questo intervento, però, non è per fatto personale.

 

BERTANI: Chi non ha la laurea è inquadrato “C”.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene. Grazie.

La parola all’assessore Petitti. Prego.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente.

Alcuni chiarimenti e alcuni passaggi sulla variazione di bilancio che oggi votiamo in Assemblea. Parto dalla proposta di legge e dalle considerazioni del presidente della Commissione, relatore di minoranza. Sul fronte della documentazione da noi fornita nel corso della discussione svolta in Commissione, abbiamo avuto modo di dire in maniera chiara che tutto ciò che è stato allegato fa parte della documentazione prevista dalla normativa contabile. Lei lo sa e annuisce. Questo materiale ci permette di dire, oggi, che facciamo riferimento a una variazione di natura compensativa − credo che questo punto sia fondamentale sottolinearlo – che, chiaramente, risponde a esigenze, da parte di questa Amministrazione, emerse (lo abbiamo detto in modo chiaro in Commissione) nei primi tre mesi di quest’anno.

Abbiamo rispettato tutti i vincoli di equilibrio di bilancio. Questa variazione ci permette di dare attuazione a scelte importanti del programma di mandato di questa Giunta. Sottolineo che l’anticipazione − visto che lei ha fatto riferimento a questo tema − non è una spesa in più. Anche questo lo abbiamo detto in Commissione, ma lo ribadiamo in aula. Si tratta solo di contabilizzazione dell’anticipazione. Quindi, sostanzialmente, la rappresentazione formale − come lei ben sa − è uguale sia nell’entrata che nella spesa, tanto è vero che noi, attraverso questa variazione, abbiamo destinato risorse statali e comunitarie a capitoli di spesa importanti. È stato, quindi, molto importante riuscire ad avere questa variazione di bilancio, anche perché sono arrivate risorse, assegnazioni statali, ad esempio, per la bonifica del sito di Fidenza, i 4 milioni attesi per la proroga degli interventi rivolti alle vittime della tratta e tante altre risorse. Penso alle politiche giovanili e a tutte le azioni formative: 1.563.000 euro.

Si tratta di trasferimenti statali indirizzati anche all’Agenzia regionale per il lavoro, con cui stiamo coordinando l’intera attività legata ai centri per l’impiego. Ribadisco che stiamo parlando di una misura compensativa.

Le scelte che sono state effettuate riguardano anche le destinazioni rivolte ad alcuni contributi. Su questo punto, sono stati estremamente chiari i consiglieri di maggioranza, ma non soltanto, visto che le risorse attribuite al Comune di Reggio Emilia per il processo Aemilia hanno una valenza politica. I Gruppi, sia di maggioranza che di minoranza, hanno sottolineato il fatto che aver richiesto, come Regione Emilia-Romagna, di svolgere il processo Aemilia nel nostro territorio ha una valenza politica fondamentale. Vogliamo che questo processo si realizzi lì e si realizzi al meglio. Vogliamo che ci sia una risposta chiara rispetto al fatto che il nostro territorio ha gli anticorpi per affrontare queste sfide relative alle infiltrazioni mafiose. Crediamo − come è stato precisato − che anche sviluppare, potenziare, sostenere una cultura della legalità sia uno degli obiettivi fondamentali e strategici.

Arriviamo al collegato e agli emendamenti che abbiamo trattato, anche in questo caso, in Commissione e che sono stati oggetto del confronto e della discussione questa mattina in aula. Non è stato detto in questa sede, ma lo abbiamo detto nelle varie Commissioni: con il collegato, noi abbiamo anche, attraverso alcuni articoli, velocizzato il tutto o, comunque, abbiamo fornito segnali importanti su tutto il processo che riguarda, ad esempio, l’attuazione della legge n. 13 proprio sul tema delle funzioni che vengono svolte oggi dalle Unioni dei Comuni e che hanno anche una coerenza con i programmi di intervento che abbiamo approvato in aula.

Sul fronte dell’emendamento di cui si è parlato questa mattina (credo che i consiglieri Mumolo, Calvano e altri che sono intervenuti lo abbiano sottolineato in modo chiaro), con la nuova formulazione che abbiamo condiviso, e che sarebbe stato importante riuscire a condividere con tutti i Gruppi presenti in aula, abbiamo voluto puntualizzare, chiarire e − io dico – enfatizzare, consigliera Piccinini, il contenuto che noi avevamo già espresso in Commissione: questo emendamento ha una effettiva e unica finalità. Le parole sono importanti, diceva qualcuno, quindi è importante non usare approssimazioni quando affrontiamo certi temi.

Noi, con questo emendamento, abbiamo fatto due cose, fondamentalmente. In primo luogo, abbiamo allineato la nostra legislazione regionale alla legislazione statale, e lo diciamo anche in funzione dei chiarimenti che ci sono stati offerti in questi ultimi anni dalla stessa giurisprudenza. È scritto chiaramente anche nella motivazione tecnica. Lo abbiamo voluto ripetere, quindi, anche in maniera ridondante. Probabilmente, in alcuni casi, consigliera Piccinini, serve ripetere se vogliamo restare nel merito. Allo stesso tempo, abbiamo voluto precisare che questa è una fase di transizione.

Lo abbiamo voluto dire adesso, e anche questo punto lo voglio specificare in modo chiaro, consigliera Piccinini. Perché adesso? Lo diceva il consigliere Foti. Noi stiamo affrontando, in questa fase, un grande processo di cambiamento e di riorganizzazione della nostra macchina, nel cui ambito dare segnali chiari diventa fondamentale per noi. Questo primo passo transitorio, in attesa della revisione della legge n. 43, come diceva il consigliere Mumolo, sarà un’occasione per ragionare insieme, come Assemblea e come Giunta, sulla revisione dell’intera legge n. 43, mettendo al centro l’oggettivizzazione dei parametri di retribuzione, che stanno a cuore a tutti noi.

Aver detto in modo chiaro che gli incarichi, in assenza del titolo di studio, debbono essere esclusi dall’attività gestionale e che noi dobbiamo necessariamente chiarire il profilo retributivo, se per voi è un palliativo, se per voi è un qualcosa di non rispondente ai criteri di trasparenza e − io dico − anche di omogeneità dei contratti, mi sembra veramente di sognare.

Nei prossimi mesi si svolgerà questo lavoro. Noi reimposteremo completamente la legge regionale n. 43. Nel frattempo, siamo intervenuti con l’emendamento chiarificatore. Questo emendamento è ancora più chiarificatore rispetto a quello della Commissione. Noi vogliamo intervenire su questi due princìpi. Glielo ribadisco, consigliera Piccinini. Alcune volte, è utile ripetere. Noi vogliamo intervenire sui contenuti, quindi su quello che possono o non possono fare le figure oggetto di incarico diretto nelle strutture speciali, e sui profili retributivi, quindi sul tema, che sta molto a cuore al Movimento 5 Stelle, della trasparenza e della omogeneità. Mi sembra siano princìpi su cui abbiamo lavorato.

Credo che su questi temi ci sia stata una strumentalizzazione politica, che non sta a me ribadire, visto che è stato ricordato già in tanti interventi. Vi invito a restare nel merito delle questioni. Su questo fronte, credo che, sia nelle Commissioni che oggi in aula, ci sia stata la possibilità di ritornare nel merito e di trovare la convergenza anche su temi così importanti che riguardano il funzionamento della nostra macchina. Noi, con questa riorganizzazione, abbiamo un obiettivo molto chiaro: riuscire a ripensare, in termini di efficientamento e di ottimizzazione dei servizi, una struttura in grado, attraverso i propri dipendenti, di fornire risposte importanti al programma che abbiamo messo in campo e, allo stesso tempo, tutelare le professionalità.

Io le ricordo anche, consigliera Piccinini, visto che lei sta seguendo così da vicino tutto il nostro processo di riorganizzazione, che noi stiamo vivendo questa fase di grandi cambiamenti anche attraverso l’inserimento di oltre 1.200 dipendenti delle Province, dal 1° gennaio 2016; quindi, non solo un ripensamento che ha visto la tutela dei livelli occupazionali, che a noi stanno particolarmente a cuore, ma anche un ripensamento della riqualificazione professionale attraverso il tema, ad esempio, delle agenzie. Un processo importante, ripeto, che non può essere banalizzato attraverso strumentalizzazioni, ma che necessita, invece, di approfondimento e di capacità di rilancio di un sistema, che io credo oggi debba essere al centro della fase di riforme che stiamo vivendo, che va dal riordino territoriale-istituzionale al riordino della macchina organizzativa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Petitti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Desidero intervenire per richiamo al Regolamento.

Signor presidente, come lei sa, la Conferenza dei capigruppo ha contingentato i tempi al minimo – io avevo fatto presente che sarei stato assente alla Conferenza dei capigruppo, avendo partecipato il giorno prima all’Ufficio di Presidenza – ma contrariamente alle altre volte i 360 minuti questa volta non hanno tenuto conto che vi sono Gruppi che non arrivano neppure ai 30 minuti – faccio presente che in questo minutaggio sono ricompresi anche emendamenti e dichiarazioni di voto –, cosicché io ho esaurito il mio tempo a disposizione. Quindi, delle due l’una: o l’Assemblea ritiene di dare ulteriori tempi aggiuntivi ai Gruppi, oppure non parlo su questo punto, ma lo farò sui punti all’ordine del giorno dove ho a disposizione il tempo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Intervengo sull’ordine dei lavori.

Se interpreto correttamente la richiesta del consigliere Foti, si tratta semplicemente di invitare i Gruppi che hanno ancora qualche minuto a disposizione a concederli al consigliere Foti per l’eventuale illustrazione dei suoi emendamenti. Consigliere Foti, interpreto bene?

 

(interruzione del consigliere Foti)

 

Bene. Poiché credo mi siano avanzati cinque minuti, li concedo volentieri al consigliere Foti. Naturalmente, se ci fosse qualchedun altro che ha qualche minuto in più, potrebbe fare lo stesso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Lei è molto gentile e le siamo tutti grati di questo suo gesto, però il Regolamento non lo prevede.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Intervengo per precisare che, come correttamente diceva il consigliere Taruffi, se questo servisse a rendere più agili i lavori dell’aula, non avremmo nessuna contrarietà perché venga concessa questa possibilità, visto che sono solo due i monogruppi. Quindi, quand’anche pure l’altro monogruppo richiedesse un’integrazione di tempo, non avremmo nessuna difficoltà a riconoscerlo.

Per il bene della democrazia, credo sia inopportuno adottare un atteggiamento leguleio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): La Presidenza si assume l’onere e l’onore, anche grazie agli interventi dei capigruppo di SEL e del PD, di concedere al Gruppo Fratelli d’Italia alcuni minuti aggiuntivi per l’illustrazione degli emendamenti in dichiarazione di voto. Glielo accordo volentieri, in virtù sia dei poteri concessimi come presidente che delle indicazioni fornite dai colleghi. Purtroppo, però, non possiamo girarle i minuti ancora a disposizione di SEL, e questo dispiace a tutti, però avrà comunque a sua disposizione il tempo per illustrare gli emendamenti. Naturalmente, questa elasticità non viene concessa semplicemente ed esclusivamente al capogruppo di Fratelli d’Italia, ma eventualmente è estesa a tutti.

Passiamo, adesso, all’esame dell’articolato dell’oggetto 2472. Su questo oggetto ci sono proposte di emendamento n. 14, di cui quattro a firma del consigliere Foti, una a firma dell’assessore Donini, quattro a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini e una a firma dei consiglieri Calvano, Caliandro, Mumolo e Poli, e proposte di subemendamento n. 4, di cui una a firma del consigliere Molinari e tre a firma del consigliere Foti.

Procediamo, quindi, all’esame dell’articolato.

Nomino scrutatrici le consigliere Lori, Piccinini e Marchetti Francesca.

Passiamo all’esame dell’art. 1, sul quale non insistono emendamenti.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 1 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 2.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 2 è approvato.

Passiamo all’emendamento 6, che propone l’inserimento dell’articolo 2-bis, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 6 è respinto.

Passiamo all’esame dell’art. 3.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 3 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 4.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 4 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 5, sul quale non insistono emendamenti.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 5 è approvato.

Sull’art. 6 insistono cinque emendamenti: il subemendamento 11, a firma del consigliere Molinari; l’emendamento 1, che è uguale all’emendamento 7, a firma del consigliere Foti; l’emendamento 7, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani; l’emendamento 2, a firma del consigliere Foti; l’emendamento 8, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

Apro il dibattito generale congiunto sugli emendamenti e sull’articolo 6. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 11, a firma del consigliere Molinari.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 11 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Foti, così come emendato.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 7 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 8, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 8 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 6 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 7, sul quale insistono cinque emendamenti: l’emendamento 3, a firma del consigliere Foti; i subemendamenti 12, 13 e 14, a firma del consigliere Foti; l’emendamento 10, a firma dei consiglieri Calvano, Caliandro, Mumolo, Poli.

Apro il dibattito generale congiunto sull’articolo, sugli emendamenti e sui subemendamenti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Trenta secondi, solo per esprimere una considerazione.

A me pare che, al di là dei subemendamenti che ho presentato, alla fine dell’approvazione di questo articolo, così come oggi viene modificato, vi sia comunque una contraddizione, indipendentemente da come si esprimerà l’aula sul subemendamento 14, tra la normativa approvanda e i commi 7 e 8 dell’articolo 8 della legge regionale 12 marzo 2015, n. 1.

Poiché non ho la possibilità di rivolgermi a qualcuno affinché effettui una verifica, per cui l’ho appurato io manualmente, faccio solo presente che, qualora questa contraddizione dovesse verificarsi, è vero che la modifica di una legge prevale sul testo precedente, ma è altrettanto vero che in modo sistemico e abitudinario, quando si approva una nuova normativa, si abroga la precedente. Diversamente, leggendo il testo come è stato confezionato, vedrei una disparità di trattamento tra la norma che si applicherebbe lato sensu in Regione e quella che si applicherebbe specificatamente all’Assemblea legislativa. D’altronde, i commi 7 e 8 dell’articolo 8 della legge regionale 12 marzo 2015, n. 1, specificatamente attengono all’Assemblea legislativa.

Ebbene, al fine di evitare di avere problemi quando andiamo in Ufficio di Presidenza e dobbiamo esaminare le richieste che provengono dai Gruppi, mi permetto di dire che, se così fosse, sarebbe comunque auspicabile che un chiarimento, se non in questa sede, intervenisse prima che si debbano assumere altre decisioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Intervengo molto sinteticamente per rispondere, sempre sull’articolo 7, al consigliere Poli. Sono ben felice di farle presente che i nostri collaboratori noi li abbiamo scelti con selezione pubblica e li paghiamo con le regole che avete creato voi, perché noi siamo corretti. Non ci inventiamo emendamenti perché abbiamo qualcuno da sistemare.

Assessore, può ripetercelo anche dieci volte…

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Scusi, consigliera Piccinini. Per favore, lasciate intervenire la collega. I consiglieri dai banchi dell’opposizione, per favore.

Prego, consigliera.

 

PICCININI: Dicevo, l’assessore ce lo può ripetere anche dieci volte…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Piccinini, mi scusi. Consigliere Bertani, lei non può rispondere, perché tra l’altro sta parlando una sua collega.

 

BERTANI: Mi scusi, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego, consigliera.

 

PICCININI: Dicevo, l’assessore me lo può ripetere anche dieci volte, come del resto ha fatto, ma noi questo emendamento, come anche il vecchio emendamento presentato in Commissione, l’abbiamo capito benissimo. La verità è che volete trasformare la Giunta in un’azienda privata. Invece, noi qui siamo in un Ente pubblico, ed è necessario che ve lo mettiate in testa. Altrimenti, accadrà anche qui ciò che è successo nel Comune di Bologna, dove avete pagato un capo di gabinetto, Lombardelli, che aveva la terza media e nessun altro titolo per poter essere pagato da dirigente, tant’è che poi è stato costretto a rassegnare le proprie dimissioni.

Quindi, ce lo potete ripetere anche venti volte, ma noi abbiamo capito molto bene dove volete andare a parare, e purtroppo per voi ce ne siamo accorti. Andate avanti come volete, votatevi questo articolo, votatevi questo emendamento, a noi non resta che metterne a conoscenza l’opinione pubblica, farlo presente ai dipendenti regionali. Del resto, questo volantino che abbiamo distribuito questa mattina e la settimana scorsa non cambia di una virgola. Modificherete l’emendamento, ma il contenuto rimarrà sempre lo stesso. E, allora, informeremo i dipendenti regionali di quello che state facendo, perché voi non li avete messi al corrente. Avete presentato un emendamento all’ultimo secondo, che non è neppure finito nel Bollettino regionale, perché evidentemente vi vergognate di questa che noi definiamo – se mi permettete – una porcata.

Per quanto riguarda la riorganizzazione, purtroppo l’Assemblea è stata totalmente esclusa da questo dibattito. Avete fatto tutto senza cercare un minimo confronto con l’Assemblea, oltre che con i dipendenti, oltre che con i sindacati, oltre che con le RSU. State andando avanti come un treno senza confrontarvi con nessuno. Quindi, io chiederò un’audizione in Commissione, alla presenza dell’assessore, delle RSU ed eventualmente anche dei sindacati, perché state escludendo tutti da un confronto su un provvedimento che impatta su questo Ente in maniera molto forte. Non state ascoltando e non state coinvolgendo assolutamente nessuno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Molinari. Ne ha facoltà.

 

MOLINARI: Poiché le parole hanno un peso, vorrei capire di quali procedure pubbliche parla la consigliera Piccinini. Perché le procedure pubbliche che io conosco, almeno quelle di evidenza pubblica, vengono pubblicate sugli albi, dove tutte le persone hanno accesso, e non sui siti del Movimento 5 Stelle, che rispetto, ma che sono assolutamente pari alla bacheca di un circolo del PD oppure alle sorgenti del Po della Lega.

 

(interruzioni)

 

Va bene, adesso l’avete cambiata.

Bisognerebbe, quindi, fare più attenzione prima di esprimere talune considerazioni in aula e accusare la maggioranza di voler trasformare la Regione Emilia-Romagna in una ditta privata. D’altronde, è vero che le parole altisonanti portano a titoli altisonanti, ma chiedo rispetto. Anche la diffusione stessa di volantini in cui si paragonano i collaboratori, a prescindere dal titolo di studio, ad animali è un atto, almeno nel mio mondo piccolo e semplice, per me vergognoso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Chiedo innanzitutto un chiarimento tecnico sull’emendamento 14 a firma del consigliere Foti. L’articolo 8 della legge n. 1/2015 ha un unico comma, in realtà. I commi 7 e 8 fanno riferimento al nuovo articolo 20.

 

(interruzioni)

 

Perfetto. La ringrazio per il chiarimento.

Voglio inoltre precisare che il termine “selezione pubblica” non indica un concorso pubblico o un bando pubblico. Abbiamo semplicemente informato che cercavamo del personale e che…

 

(interruzioni)

 

Se mi fate parlare, parlo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Bertani, parli rivolto alla Presidenza, sia per educazione, sia perché sennò non si sente al microfono.

 

BERTANI: E poi semplicemente abbiamo compiuto una selezione per colloqui e titoli. Questa è una cosa in più che noi facciamo. Comunque, non vi chiediamo che lo facciate anche voi, bensì chiediamo che la retribuzione sia equiparata al titolo di studio. E qui abbiamo semplicemente divagato sulla discussione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Visto che è caduto nel vuoto il mio appello a cercare fra di noi di adoperare toni un po’ diversi, mi permetto di ricordare alla consigliera Piccinini che il Gruppo del Movimento 5 Stelle, come gli altri Gruppi, assume il personale in virtù di una legge che abbiamo votato tutti, che abbiamo votato all’unanimità. Quindi, le modalità attraverso le quali i Gruppi individuano il personale attengono ad una scelta ben precisa dei singoli Gruppi, ma le regole sono quelle e sono chiare, e sono regole che nessuno ha imposto a qualcun altro, ma sono state accolte da tutti noi all’unanimità. Pertanto, dire adesso che voi avete scelto il personale sulle regole imposte da qualcun altro non corrisponde al vero. Le regole le abbiamo scelte tutti insieme.

Ho fatto volutamente riferimento a quel passaggio, in quanto ritengo che la legge n. 1/2015 rappresenti un punto di riferimento importante anche per il percorso che l’ha preceduta, che non a caso ha portato a un voto unanime. E quando si toccano questi particolari aspetti che riguardano il personale e, quindi, inevitabilmente anche le modalità di lavoro dei Gruppi, il percorso che ci porta in aula a votare un provvedimento dovrebbe essere il più possibile uniformato al percorso che ci ha portato alla legge n. 1/2015. Sarebbe buona norma che la Giunta e i Gruppi consiliari, sia di maggioranza che di opposizione, quando si vanno a toccare alcuni aspetti che riguardano la vita di coloro che fanno parte di questa Istituzione, di conseguenza anche i dipendenti, seguissero quel percorso.

Devo riconoscere al consigliere Poli – prima non l’ho fatto, e me ne scuso – che, come relatore di maggioranza del provvedimento, ieri ci ha anticipato la riscrittura e il senso dell’emendamento presentato all’articolo 7, e di questo lo ringrazio, purtuttavia ritengo che un tema così delicato necessitasse di più tempo e anche di una preparazione – lo dico perché alla fine non c’è nulla da nascondere – all’interno della maggioranza. Anche nel rapporto tra Giunta e Gruppi di maggioranza sarebbe stato forse opportuno intraprendere un percorso diverso.

Per queste ragioni, ma anche perché nel merito, come ho avuto modo di ribadire in precedenza, non siamo d’accordo, esprimeremo un voto di astensione su questo punto. Francamente, non ho ben capito sui subemendamenti che vanno a modificare la legge n. 1 qual è la posizione degli altri Gruppi, noi però, considerato che quella legge ha seguito un percorso assolutamente virtuoso, prima di andare a modificare nuovamente quella legge riteniamo che sarebbe opportuno – questo è l’invito che rivolgo all’aula – evitare questi passaggi e adottare, invece, un percorso di massima condivisione. Per questo motivo, e non perché non siamo d’accordo sul merito, consigliere Foti, esprimeremo un voto di astensione anche sui subemendamenti proposti dal consigliere Foti.

Vorremmo contribuire, insomma, a far sì che su questi aspetti il clima sia il più possibile similare a quello con il quale siamo partiti l’anno scorso. Ricordo che quella legge fu voluta, sì, dalla Giunta, ma venne condotta e portata avanti dai Gruppi, di cui io ero il secondo firmatario, ragion per cui prima di andare a modificarla penso sia necessaria una maggiore attenzione e una maggiore calma.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Scusi, presidente, intervengo sull’ordine dei lavori anche per chiarire una questione che ritengo fondamentale.

Dato che le assunzioni le effettua il direttore generale di questa Assemblea e le prese d’atto di tutti i contratti che vengono presentati le esegue l’Ufficio di Presidenza, voglio dire che fino ad oggi è stata rigorosamente rispettata la legge n. 1/2015, segnatamente l’articolo 8, rispetto alle procedure di evidenza pubblica, che ci sono state e nelle quali poi, ovviamente, opera un intuitu personae che è fondamentale nei rapporti di scelta personale. È ovvio che, quando si procede con intuitu personae, si predilige quel requisito professionale che si ritiene più consono. Tuttavia, vi sono stati casi – e sono in atti – in cui una persona ha scelto esclusivamente l’unico che aveva i titoli. Nonostante abbiamo proceduto a forme di pubblicizzazione, che restano pubblicate per venti giorni e non per due ore, si sono presentate persone che non avevano i titoli per poter ricoprire il ruolo che era chiaramente indicato. Qui non c’è né “parentopoli”, né “amicopoli” né “partitopoli”. C’è una norma che ci siamo liberamente dati. Se poi vogliamo stabilire per norma che bisogna sorteggiare le persone, io personalmente non ci sto, perché dal sorteggio può venir fuori anche un imbecille.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie per la precisazione, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Molinari. Ne ha facoltà.

 

MOLINARI: Essendo una persona pacata, apprezzo i toni pacati con cui il consigliere Bertani mi ha risposto, negando di fatto l’intervento della consigliere Piccinini sulla pubblicità delle loro assunzioni e soprattutto ribadendo un principio che non vale tanto per noi, ma qualifica allo stesso piano e sullo stesso livello tutti i collaboratori dei nostri Gruppi, a partire dal PD, dalla Lega, da Forza Italia, da Fratelli d’Italia e da SEL, perché non ci sono collaboratori raccomandati e collaboratori che non lo sono. Questo è un principio che vale soprattutto per altre persone e su questo elemento vorrei riportare anche un po’ tutto il ragionamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.

 

MUMOLO: Grazie, presidente. Vorrei rispondere alle preoccupazioni, assolutamente legittime, dei consiglieri Taruffi e Foti rispetto all’emendamento 10.

Innanzitutto non c’è nessuna contraddizione – vorrei che questo fosse estremamente chiaro – tra i commi 7 e 8 della legge 12 marzo 2015, n. 1, e questo emendamento. Proprio nessuna. In ogni caso, poiché si tratta di una mia interpretazione, passo direttamente a leggervi i commi 7 e 8 in questione: “7. Il personale reclutato mediante contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, ai sensi dell'articolo 63 dello Statuto, ai fini dell'inquadramento, deve essere in possesso dei seguenti titoli di studio: a) per l'accesso alla categoria B, profilo di posizione economica iniziale B3: scuola dell'obbligo ed eventuale requisito professionale; b) per l'accesso alla categoria C: diploma di maturità; c) per l'accesso alla categoria D: diploma universitario di primo livello o laurea di primo livello o laurea specialistica; eventuale abilitazione professionale. Su richiesta del titolare di struttura speciale, valutata l'esperienza e la competenza professionale posseduta, l'inquadramento può essere definito fino alla posizione economica più alta della categoria di assegnazione. 8. I medesimi requisiti di cui al comma 7 devono essere posseduti dal personale di ruolo regionale o dal personale comandato da altra pubblica amministrazione, ai fini dell'inquadramento in categoria superiore”. Ebbene, nel nostro emendamento non proponiamo nulla di diverso. Anzi, nell’emendamento è scritto che non si può ottenere una funzione dirigenziale se non si è in possesso di un titolo di laurea. È proprio la stessa cosa. Non vedo nessuna differenza. Come non capisco la ragione per cui con questo emendamento noi dovremmo abrogare quell’articolo. Rimane tale e quale, e non c’è nessuna differenza, perché qui si parla di inquadramento e, quando una persona viene inquadrata, comunque la si voglia assumere e retribuire, la si inquadra sulla base dei titoli di studio. E se questa persona non è in possesso di un titolo di laurea, deve essere inquadrato nella categoria C. Questo aspetto l’abbiamo ribadito più e più volte.

Stesso discorso vale per il comma successivo, che prima vi ho letto: i requisiti di cui al comma 7 devono essere posseduti dal personale di ruolo regionale – e ci mancherebbe altro – o dal personale comandato da altra pubblica amministrazione – e ci mancherebbe altro –, ai fini dell'inquadramento in categoria superiore. Ma qui non stiamo parlando di questo. Stiamo parlando di personale che viene assegnato alle strutture speciali con incarico di tipo fiduciario e che comunque, una volta assunto dalle strutture speciali con incarico a titolo fiduciario, deve essere inquadrato sulla base del contratto collettivo nazionale di categoria e sulla base del fatto che abbia o meno titoli di studio, esattamente come previsto dalla legge regionale n. 1/2015, che ricordo abbiamo approvato unanimemente. Quindi, se il Gruppo della Lega Nord assume un collaboratore che lavora quindici ore al giorno, ma non è in possesso di una laurea, e che comunque ricopre incarichi di eccezionale importanza, quel collaboratore deve essere inquadrato nella categoria C, punto e basta. Del resto, questo stabilisce la legge che abbiamo approvato e questo è quanto riporta il nostro emendamento, che non aggiunge null’altro sull’inquadramento.

In conclusione, lo ripeto, non riscontrandosi alcuna contraddizione, chiederei al collega Taruffi, visto che la sua perplessità mi pare riguardasse questo subemendamento, che ovviamente respingeremo semplicemente perché non sussiste alcuna contraddizione, di rivalutare la sua dichiarazione, se lo ritiene.

Rispetto, invece, all’emendamento 2, a firma del collega Foti – faccio un unico intervento su tutte le proposte emendative, così evito di reintervenire – il parere è favorevole, come avevo già preannunciato, perché nel nostro testo è scritto “in mancanza del titolo di studio”, dove dal nostro punto di vista “idoneo” era sottinteso, però aggiungerci la parola “idoneo” riteniamo che non possa che fare bene. Quindi, l’emendamento del collega Foti lo accoglieremo.

Non voteremo a favore dell’emendamento 1, invece, con cui si chiede di sostituire la parola “coerenza” con la parola “analogia”, dal momento che riteniamo esprimano due concetti effettivamente diversi.

Rispetto all’emendamento 3, non so se il collega intende ritirarlo o mantenerlo e sottoporlo alla votazione, ma sarà lui naturalmente a chiarire questo aspetto. Inoltre non so neanche se l’emendamento 9, a firma dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, è tuttora valido, ma su questo, qualora fosse tuttora valido, anche se il testo è stato cambiato, per cui eventualmente dovrebbero presentare un subemendamento, nel caso lo respingeremo.

In ultimo, chiederei cortesemente alla collega Piccinini, visto che siamo tutti in quest’aula e dovremmo essere tutti animati dalla volontà di migliorare la vita dei nostri concittadini, dovremmo concentrarci sul nostro lavoro e dovremmo rispettarci, di evitare in futuro di adoperare termini come quello che lei ha poc’anzi utilizzato, e mi riferisco nel caso di specie alla parola “porcata”. Personalmente non ho mai utilizzato questi termini, ed eviterò di farlo anche in futuro, nei confronti dei colleghi. Del resto, potrei anch’io definire nella stessa maniera le assunzioni che sono state effettuate a titolo fiduciario nei due comuni a cui ho fatto prima riferimento in cui governa il Movimento 5 Stelle, compreso il capo di gabinetto e il capo ufficio stampa dei due comuni, ma non lo faccio, perché si possono anche avere pareri differenti, ma ci si deve esprimere in termini più civili. Quindi, chiedo semplicemente per il futuro di evitare queste definizioni.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mumolo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Mi dovete scusare, ma avverto veramente il bisogno di capire, perché mi pare che si sia creata una grande confusione al riguardo.

Ho sentito affermare che nell’inquadramento continuano a valere i titoli di studio e che, di conseguenza, in mancanza di una laurea non si può essere inquadrati in categoria D. Benissimo. Ma si può prendere, comunque, il trattamento economico da categoria D? Questa è la domanda che viene subito dopo. Lo chiedo perché mi pare che la risposta sia affermativa; diversamente, non stiamo parlando davvero di niente. Ma come si fa a garantire il trattamento economico da categoria D pure essendo il dipendente in categoria C in quanto privo di adeguato titolo di studio? La risposta sembra essere questa: sulla base delle mansioni effettivamente svolte, cioè sulla base di un mansionismo (si usa questo termine in giurisprudenza). D’accordo, vale anche per il pubblico impiego il mansionismo. Tuttavia, il mansionismo mi rimanda a mansioni a cui corrisponde un trattamento economico, e queste mansioni non le troviamo nei contratti collettivi, perché i contratti collettivi non parlano di attività di diretta collaborazione.

Ad ogni modo, ammesso il tutto, con questa complicazione di avere un inquadramento di un tipo e uno stipendio di un altro – che Dio ce la mandi buona! –, poi bisogna ragionare sulla base delle mansioni svolte, perché a questo dipendente che non è in possesso di una laurea, però è bravo, sta in categoria C, ma gli affido mansioni alte e gli concedo il trattamento economico da categoria D – questo almeno ho capito io –, lo devo dare sulla base di un qualcosa, e cioè della mia discrezionalità o di una scalettatura che dobbiamo predisporre o che abbiamo già predisposto? Non l’abbiamo programmata? Allora, dovremmo approntare una scalettatura delle stesse attività di diretta collaborazione. Se è così, questa legge non è ancora operativa, perché manca il secondo pezzo, vale a dire la classificazione delle attività di diretta collaborazione rispetto alle quali si può attribuire un trattamento superiore anche a quello che è previsto, invece, per la qualifica di inquadramento.

Signori, una cosa così io non la voto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Ho visto serpeggiare fra qualche Gruppo lo sgomento, perché a questo punto diversi collaboratori di categoria C da domani potrebbero anche intentarci causa, in quanto non li abbiamo pagati come dirigenti. Qui vogliamo passare dall’intuitu personae, che ci può stare, all’“intuitu stipendi”, che però con i soldi pubblici non si può fare, punto e basta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Sono così conclusi gli interventi. Passiamo, quindi, al voto degli emendamenti.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma del consigliere Foti.

 

(interruzioni)

 

Scusate, l’emendamento 3, a firma del consigliere Foti, è quello che chiede l’abrogazione. Però, dovreste conoscerlo il contenuto degli emendamenti.

 

(interruzione del consigliere Foti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è ritirato. Benissimo.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 12, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 12 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 13, a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 13 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 14, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 14 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10, a firma dei consiglieri Calvano, Caliandro, Mumolo, Poli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 10 è approvato.

Resta, quindi, precluso l’emendamento 9 a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 7 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 8, su cui non insistono emendamenti.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 8 è approvato.

Sull’art. 9 insiste l’emendamento 4, a firma del consigliere Foti.

Apro il dibattito generale congiunto su articolo ed emendamento. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 4 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 9 è approvato.

Passiamo adesso all’esame dell’emendamento 5, a firma dell’assessore Donini, che istituisce un nuovo articolo.

Apro il dibattito generale. Prego, sottosegretario Andrea Rossi.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Desidero presentare un emendamento che introduce l’articolo 9-bis, mediante il quale, come avete ben chiaro, chiediamo di non procedere all’aggiornamento delle tabelle parametriche per quanto riguarda gli oneri di urbanizzazione, e questo per due motivi. Il primo, poiché così come è avvenuto in altri passaggi all’interno di quest’aula, si ritiene che l’attuale crisi economica che sta colpendo il settore dell’edilizia e, quindi, quello delle costruzioni più in generale non meriti in questo momento la revisione delle tabelle perimetriche. Il secondo, perché, come voi sapete, essendo in questo momento in atto il percorso di revisione della legge n. 20/2000, riteniamo che sia opportuno inserire all’interno di quella legge eventuali interventi normativi al riguardo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

Ci sono altri interventi in discussione generale? Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5, a firma dell’assessore Donini, che istituisce un nuovo articolo.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 5 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 10, su cui non insistono emendamenti.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 10.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 10 è approvato.

Colleghi, sono le ore 12,57, per cui sospendo i lavori della seduta antimeridiana, ricordando ai capigruppo che alle ore 14,30, in Sala A, si tiene una riunione per decidere lo svolgimento dei lavori della seduta pomeridiana.

Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,57

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI,

la vicepresidente della Giunta Elisabetta GUALMINI, gli assessori Andrea CORSINI e Paola GAZZOLO e la consigliera Marcella ZAPPATERRA.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 2472 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018»” (31)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 6, comma 1, del presente progetto di legge dopo le parole "della struttura regionale competente per materia" integrare " e previo parere della competente Commissione assembleare,"»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 6, comma 1, del presente progetto di legge dopo le parole "approva il Programma regionale" integrare ", di norma annuale,"»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Foti:

«L'articolo 7 del presente progetto di legge è abrogato.»

(Ritirato)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 9 del presente progetto di legge dopo le parole ", nel rispetto della normativa statale in materia" sono così modificate "ad eccezione della lettera d) per la quale trova applicazione il disposto dei commi 3 e 4 dell'articolo 5 del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e s.m.i."»

(Respinto)

 

Emendamento 5, a firma dell’assessore Donini:

«Dopo l'articolo 9 è inserito il seguente:

"Art. 9-bis

Misure per favorire la ripresa economica nel settore edilizio

1. A conferma di quanto disposto dall'articolo 28, comma 4, della Legge regionale 25 novembre 2002, n. 31, dall'articolo 30, comma 4, della Legge regionale 30 luglio 2013, n. 15 e dall'articolo 34, comma 3, della Legge regionale 16 luglio 2015, n. 9, a causa del perdurare delle difficoltà economiche del settore edilizio ed al fine di favorire la ripresa dell'attività edificatoria, non si procede all'aggiornamento delle tabelle parametriche relative agli oneri di urbanizzazione, di cui alla deliberazione del Consiglio regionale 4 marzo 1998, n. 850 (Aggiornamento delle tabelle parametriche di definizione degli oneri di urbanizzazione, di cui agli articoli 5 e 10 della Legge 28 gennaio 1977, n. 10), le quali continuano ad essere applicate con l'incidenza ivi stabilita sino alla ridefinizione della disciplina sul contributo di costruzione che sarà predisposta con la nuova legge regionale in materia di governo del territorio, e comunque non oltre il 31 dicembre 2017."»

(Approvato)

 

Emendamento 6, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani:

«Dopo l'articolo 2 è inserito l'articolo 2-bis secondo la seguente formulazione:

"Articolo 2-bis

Modifiche all'articolo 45 della legge regionale n. 43 del 2001

All'articolo 45 della legge regionale 26 novembre 2001, n. 43 (Testo unico in materia di organizzazione e di rapporti di lavoro nella Regione Emilia-Romagna), dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:

3-bis. Gli incarichi di cui al presente articolo sono soggetti a verifica del rispetto dei criteri per la rotazione degli incarichi dirigenziali nei settori maggiormente esposti a rischio corruzione.

3-ter. Per ogni incarico a rischio è individuato una durata massima ed un limite temporale massimo che tenga anche conto di proroghe e rinnovi.

3-ter. La verifica delle condizioni dei commi 3-bis e 3-ter è effettuata annualmente ed opera altresì per gli incarichi attualmente in essere."»

(Respinto)

 

Emendamento 7, a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini:

«All'articolo 6, nel comma 1, dopo le parole: "competente in materia" è aggiunta la seguente espressione: "previo parere della competente Commissione assembleare,"»

(Respinto)

 

Emendamento 8, a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini:

«All'articolo 6 è aggiunto il comma 5 bis secondo la seguente formulazione:

"5 bis La Giunta regionale, avvalendosi anche dell’Agenzia, e con cadenza di norma annuale, effettua una relazione alla competente Commissione assembleare in merito all'attuazione degli interventi previsti dal presente articolo."»

(Respinto)

 

Emendamento 9, a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini:

«I primi due commi dell'articolo 7 sono sostituiti dal comma seguente:

"1. In relazione a quanto previsto dall'articolo 9 della legge regionale 26 novembre 2001, n. 43 (Testo unico in materia di organizzazione e di rapporti di lavoro nella Regione Emilia-Romagna), a decorrere dalla entrata in vigore della presente disposizione, gli incarichi a tempo determinato di diretta collaborazione presso le strutture di cui al capo II del titolo II della medesima legge regionale n. 43, possono essere conferiti con parametrazione del trattamento economico a quello dirigenziale solo a soggetti in possesso del titolo di studio necessario per accedere ad incarichi dirigenziali, anche qualora il relativo contratto individuale non comprenda l'effettuazione di attività gestionale."»

(Respinto)

 

Emendamento 10, a firma dei consiglieri Calvano, Caliandro, Mumolo, Poli:

«L'articolo 7 è sostituito dal seguente:

"Art. 7

Modifiche all'articolo 9 della legge regionale 43 del 2001

Dopo il comma 12 dell'articolo 9 della legge regionale 26 novembre 2001, n. 43 (Testo unico in materia di organizzazione e di rapporti di lavoro nella regione Emilia-Romagna) è inserito il seguente:

12-bis. In relazione agli incarichi di cui al presente articolo, resta fermo, anche in coerenza con l'articolo 90, comma 3-bis, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), in caso di mancanza del titolo di studio, il divieto di effettuazione di attività gestionale. Il trattamento economico è parametrato, sulla base delle attività di diretta collaborazione effettivamente assegnate, agli inquadramenti economici previsti dai contratti collettivi applicati ai dirigenti e al personale regionale".»

(Approvato)

 

Subemendamento 11, a firma del consigliere Molinari:

«All’emendamento 1, le parole "e previo parere della" sono sostituite dalle seguenti "e previa comunicazione alla"»

(Approvato)

 

Subemendamento 12, a firma del consigliere Foti:

«All’emendamento 10, sostituire la parola "coerenza" con "analogia"»

(Respinto)

 

Subemendamento 13, a firma del consigliere Foti:

«All’emendamento 10, dopo "titolo di studio" integrare con "idoneo"»

(Approvato)

 

Subemendamento 14, a firma del consigliere Foti:

«All’emendamento 10, dopo "al personale regionale" integrare con "sono abrogati i commi 7 e 8 dell’articolo 8 della legge regionale 12/3/2015, n. 1"»

(Respinto)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

 

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