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82.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 21 GIUGNO 2016

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 2293

Interpellanza circa le azioni da attuare per evitare la crisi delle attività di allevamento suino e bovino, con particolare riferimento alla concessione di una moratoria sui mutui e sui prestiti, al riposizionamento debitorio ed ai fondi di garanzia. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Rancan

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

RAINIERI (LN)

CASELLI, assessore

RAINIERI (LN)

 

OGGETTO 2513

Interpellanza circa questioni riguardanti le funzioni ed i ruoli che possono essere svolti da un consigliere regionale in costanza di mandato, con particolare riferimento all'AIFA. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 2583

Interpellanza circa le disposizioni contenute nel "Nuovo codice degli appalti pubblici" e le linee programmatiche regionali riguardanti il contrasto alla corruzione ed alle infiltrazioni mafiose, con particolare riferimento al "massimo ribasso" nelle procedure ad evidenza pubblica. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

RAINIERI (LN)

PETITTI, assessore

RAINIERI (LN)

 

OGGETTO 2643

Interpellanza circa lo sviluppo del comparto termale, con particolare riferimento alla situazione riguardante la società Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA ed alle relative procedure di affitto di rami d'azienda. A firma del Consigliere: Foti

(Dichiarazione ai sensi dell’art. 116, comma 3, del Regolamento interno)

PRESIDENTE (Saliera)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 2660

Interpellanza circa la situazione riguardante lo stato di crisi del settore alberghiero della società Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA, e la tutela dei relativi lavoratori, anche tramite l'intervento della Regione Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Rainieri

(Dichiarazione ai sensi dell’art. 116, comma 3, del Regolamento interno)

PRESIDENTE (Saliera)

RAINIERI (LN)

PRESIDENTE (Saliera)

 

OGGETTO 2627

Delibera: «L.R. n. 3 del 2016 "Memoria del Novecento. Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna" - Programma degli interventi per il triennio 2016-2018.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2016, n. 638) (76)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

PRESIDENTE (Rainieri)

MARCHETTI Francesca (PD)

RANCAN (LN)

TORRI (SEL)

FOTI (FdI)

MEZZETTI, assessore

 

OGGETTO 2702

Relazione sull'attività svolta dal Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza nell'anno 2015 (ai sensi della L.R. 17 febbraio 2005 n. 9, art. 11).

PRESIDENTE (Rainieri)

FADIGA Luigi, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 2671

Delibera: «Programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale 2016 contenuto nella relazione annuale 2015 sui processi partecipativi in Emilia-Romagna.» (Proposta della Giunta regionale in data 16 maggio 2016, n. 684) (77)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PICCININI (M5S)

GIBERTONI (M5S)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

GIBERTONI (M5S)

PICCININI (M5S)

PETITTI, assessore

BERTANI (M5S)

TORRI (SEL)

BOSCHINI (PD)

 

OGGETTO 2628

Delibera: «L.R. n. 40 del 2002, Titolo V. Modifica dei criteri riguardanti l'erogazione e l'utilizzazione dei contributi a favore dei Confidi operanti nel settore del turismo. Sostituzione del paragrafo C della delibera di Consiglio regionale n. 462 del 6 marzo 2003.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2016, n. 639) (78)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

SERRI (PD)

SENSOLI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

 

OGGETTO 2736

Delibera: «Ratifica, ai sensi dell'art. 13, comma 2, dello Statuto, dell'Intesa di collaborazione interregionale tra la Regione Emilia-Romagna e il Voivodato Wielkopolskie in materia di sviluppo regionale e promozione delle regioni, scambi giovanili, istruzione, insegnamento e formazione professionale, promozione economica, scambi commerciali, cultura ed arte, sport e turismo, protezione della natura, innovazioni e sviluppo tecnologico, politica sociale.» (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 30 maggio 2016) (79)

(Approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 2705

Requisiti per l’iscrizione nell’elenco regionale delle associazioni e delle federazioni fra associazioni di emiliano-romagnoli all’estero. (Proposta del Presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, consigliere Molinari)

(Discussione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MOLINARI (PD)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti agli oggetti 2671 - 2628

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 15,07

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la ottantaduesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Giuseppe Paruolo, Valentina Ravaioli, Nadia Rossi e Marcella Zappaterra e gli assessori Patrizio Bianchi, Paola Gazzolo e Sergio Venturi.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Saliera): Iniziamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 2293

Interpellanza circa le azioni da attuare per evitare la crisi delle attività di allevamento suino e bovino, con particolare riferimento alla concessione di una moratoria sui mutui e sui prestiti, al riposizionamento debitorio ed ai fondi di garanzia. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Rancan

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Oggetto 2293: Interpellanza circa le azioni da attuare per evitare la crisi delle attività di allevamento suino e bovino, con particolare riferimento alla concessione di una moratoria sui mutui e sui prestiti, al riposizionamento debitorio ed ai fondi di garanzia, a firma dei consiglieri Rainieri e Rancan. Risponde l’assessore Caselli.

La parola al consigliere Rainieri per l’illustrazione dell’interpellanza in oggetto. Prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Come ha letto lei nel titolo dell’interpellanza, chiediamo all’assessore regionale se non crede di dover mettere mano a una richiesta avanzata da Coldiretti, che credo dopodomani verrà a manifestare innanzi al Palazzo della Regione contro la linea adottata dalla Regione su alcune questioni in materia di agricoltura.

Chiediamo, pertanto, visto il perdurare della crisi del latte e della carne di maiale, che oggi è quotata 1,20 centesimi al chilo, nonché del formaggio, la cui quotazione, come benissimo saprà l’assessore Caselli, continua a diminuire settimana dopo settimana nella borsa merci di Parma, come del resto il latte per uso alimentare, che oggi è a prezzi che non coprono nemmeno le spese, e considerato il coinvolgimento della Regione in materia, dato che qui si produce il formaggio più famoso al mondo, che l’80 per cento dell’allevamento bovino viene dedicato alla produzione di Grana Padano e soprattutto di Parmigiano Reggiano e che l’allevamento suino è necessario alla trasformazione di prosciutti, culatelli e via dicendo, se la Regione non abbia intenzione di dare una mano a questo settore importante e vitale per la nostra regione e per la nostra economia, valutando l’ipotesi di concedere una moratoria sui debiti degli allevatori ed evitare questa crisi, che purtroppo si continua a sostenere sia una crisi strutturale, ma pare non si voglia cambiare nulla per far sì che venga realmente superata.

Quella attuale è purtroppo una delle crisi più lunghe che si è mai registrata in questo settore e oggi purtroppo gli allevatori non sanno più come fare ad andare avanti. Vi è stato un gran parlare, e mi chiedo come mai mi abbia risposto sui giornali l’onorevole Romanini e non lei, assessore, sulla questione dell’etichettatura. Comunque, attendo una sua risposta, quando sarà il momento, perché è piuttosto curioso che l’onorevole Romanini, che siede al mio posto nella Commissione agricoltura alla Camera, abbia risposto a una domanda che io avevo posto a lei. Ad ogni modo, ne ho preso atto, come prendo anche atto che non sa quello di cui parla, considerato che la sua replica purtroppo non fornisce alcuna risposta alla mia domanda.

Tornando alla nostra interrogazione, le chiedo che cosa possa fare e che cosa voglia fare eventualmente la Regione relativamente alla proposta di Coldiretti di concedere una moratoria sui debiti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

La parola all’assessore Caselli per la risposta. Prego.

 

CASELLI, assessore: Grazie, presidente.

[interruzione audio per malfunzionamento impianto]… per cui sappiamo che è tangibile la difficoltà a coprire i costi di produzione, molto evidente.

La Regione Emilia-Romagna ha dedicato una forte attenzione al rafforzamento delle filiere e all’introduzione di meccanismi di contrattazione degli animali e di classificazione delle carcasse, in grado di rendere trasparente la formazione del prezzo, oltre al miglioramento con il Fondo europeo di sviluppo regionale (PSR) della competitività delle imprese alla promozione delle produzioni di qualità, in particolare di quelle ottenute nel rispetto dei disciplinari di produzione DOP, IGP e Bio.

Tuttavia, i risultati di questo complesso di attività, ai quali si aggiungono anche alcuni dei programmi di aiuto in regime de minimis sui prestiti di conduzione fino a dodici mesi, non sono stati in grado di fornire i risultati sperati e la situazione continua a essere, così come correttamente indicato nell’interpellanza, particolarmente problematica.

In questo contesto va, quindi, valutato favorevolmente l’accordo firmato nello scorso mese di marzo dal Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, e dal presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli. Questa intesa, che ovviamente si applica anche in Emilia-Romagna, riguarda il settore lattiero-caseario e in particolare prevede la sospensione per trenta mesi dei pagamenti dei mutui sottoscritti dalle aziende zootecniche, attraverso le misure del Fondo latte del Ministero per la ristrutturazione dei debiti degli allevatori e l’Accordo per il credito 2015.

Le imprese che non accedono ai benefici del Fondo latte e anche quelle operanti nei comparti del settore agroalimentare diversi possono, comunque, ottenere la sospensione del pagamento della quota di capitale delle rate di mutuo, secondo quanto previsto dall’Accordo per il credito 2015, alle condizioni migliorative, che sono in via di definizione da parte del Ministero con le singole banche.

In linea di principio, vista la situazione corrente dei mercati, ovviamente sono condivisibili tutte le proposte volte ad alleggerire il peso delle scadenze finanziarie sulle imprese agricole, quindi anche questa, anche se, come è noto, i provvedimenti di natura finanziaria danno sollievo alla liquidità delle aziende, ma non risolvono il problema di fondo della redditività, che richiede, invece, operazioni di efficientamento aziendale e una maggiore organizzazione del comparto.

Finora le banche, probabilmente in relazione alle regole sui requisiti di capitale di vigilanza (Basilea 1, 2 e 3), non hanno sottoscritto accordi di moratoria per durate superiori ai trenta mesi, perché altrimenti vanno a finire nel medio termine, il che comporterebbe una riclassificazione dei loro crediti. È comunque evidente che la situazione dell’intero comparto delle produzioni animali europee, caratterizzato da forti elementi di negatività che interessano tutti i Paesi dell’Unione, impone un intervento straordinario a livello comunitario.

Le proposte del commissario Hogan, presentate al termine del Consiglio Agricoltura e Pesca del 14 marzo 2016, appaiono ancora del tutto insufficienti. La Regione Emilia-Romagna intende, quindi, ribadire l’assoluta necessità di prevedere meccanismi comunitari di sostegno al reddito dei produttori coinvolti da gravi crisi di mercato e, nel contempo, di sostenere iniziative strutturali per il rafforzamento della competitività e della redditività delle imprese.

La Regione, in particolare, continua naturalmente a dedicare una concreta attenzione alla promozione dei prodotti a base di carne dei circuiti tutelati DOP e IGP, che rappresentano una quota molto importante della nostra Produzione lorda vendibile (PLV) e dell’export regionale, come dimostrato anche dagli ultimi dati forniti dal Rapporto sull’agroalimentare 2015. 

Per favorire l’approccio ai mercati esteri di imprese di ogni dimensione operanti su tutti i comparti agricoli, si stanno proponendo, con grande successo di partecipazione, seminari di approfondimento su vari strumenti a disposizione dell’internazionalizzazione delle imprese, in particolare sostegni pubblici alla promozione all’estero, partecipazione a fiere, innovazione, analisi dei mercati potenziali, commercio elettronico, barriere tariffarie e non, ruolo dei servizi fitosanitari, per favorire la conoscenza dei supporti a disposizione e la condivisione di esperienze di successo.

In materia di promozione, sono state sviluppate iniziative dirette con il coinvolgimento dei Consorzi di tutela, delle associazioni agricole, di cultura del cibo, dei cuochi e dei sommelier della regione, delle scuole agrarie e alberghiere, del sistema camerale e del sistema fieristico (progetto Deliziando con Unioncamere, Tramonto DiVino, In viaggio verso Expo, fiere di settore e molte altre).

Anche per il 2016 è previsto un fittissimo programma che, oltre alle iniziative suddette, preveda la partecipazione del sistema regionale al Food Act a livello nazionale e alle iniziative previste in occasione della Settimana della cucina italiana nel mondo.

Proseguirà anche l’azione di sostegno, con l’obiettivo di contrastare l’eccessiva frammentazione del mondo agricolo, nei confronti delle organizzazioni dei produttori e delle organizzazioni interprofessionali, strumenti in grado di svolgere importanti funzioni di stabilizzazione del mercato e di favorire la corretta distribuzione del valore aggiunto lungo l’intera filiera produttiva.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Caselli.

La parola al consigliere Rainieri per la replica. Ha quattro minuti a disposizione.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Assessore, le confesso che non sono molto soddisfatto della sua risposta, anche perché lei sa, o comunque dovrebbe sapere, che il Fondo latte di cui lei ha parlato è un fondo che non esiste, nel senso che i tribunali e il TAR del Lazio hanno dato ragione agli allevatori sul prelievo dell’ultima multa, quando il signor ministro ha deciso, di sua spontanea volontà, che gli stessi agricoltori dovessero finanziare il mondo agricolo – e credo che questo non vada bene – aumentando la multa di ben tre volte rispetto a quello che era effettivamente l’esubero produttivo.

Vi è un altro problema. Lei ha parlato di tutte le iniziative che sono state messe o che verranno messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna, una però non l’ha affatto citata – magari mi sono distratto –, vale a dire la lotta alla contraffazione. Del resto, se noi, come lei sa benissimo, mettessimo in atto una lotta decisa alla contraffazione dei prodotti di cui oggi abbiamo parlato, ma anche di altri prodotti di cui eventualmente in questa situazione non abbiamo parlato…

 

(interruzione dell’assessore Caselli)

 

…sono convinto che molti dei problemi che oggi attanagliano il settore agroalimentare li avremmo già risolti, senza dover star qui a chiedere agevolazioni alle banche, che comunque pare non intendano accettare le vostre proposte, considerato che oggi un’azienda agricola non riesce a soddisfare i requisiti previsti da Basilea 1, 2 e 3, perché tutti ben sappiamo che le aziende agricole hanno un bilancio particolare…

 

(interruzione dell’assessore Caselli)

 

Appunto. Hanno un bilancio particolare e un modo di predisporre il bilancio che si chiama, appunto, in regime speciale che non prevede, probabilmente per il discorso delle banche, nemmeno la possibilità di avere un finanziamento per l’acquisto di una bicicletta. Questo è il grosso problema dell’agricoltura.

Della sua risposta di oggi, assessore, prendo atto, però mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della sua risposta per le motivazioni che le ho appena enunciato. La invito, dunque, a farsi da tramite anche con il ministro delle politiche agricole e con il presidente del Consiglio per cercare di far capire tanto al Governo regionale quanto al Governo nazionale che questo è un settore che non può continuare a operare in queste condizioni. Come ho già detto prima, la questione dell’etichettatura è una farsa. Ci avete preso in giro. Quindi, continuerà a entrare latte da altri Paesi della Comunità europea, come previsto da quel decreto, in tutti i modi possibili e immaginabili e non si potrà garantire con certezza al consumatore italiano di bere effettivamente latte italiano.

Mi ritengo, pertanto, assolutamente insoddisfatto della sua risposta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

 

OGGETTO 2513

Interpellanza circa questioni riguardanti le funzioni ed i ruoli che possono essere svolti da un consigliere regionale in costanza di mandato, con particolare riferimento all'AIFA. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2513: Interpellanza circa questioni riguardanti le funzioni ed i ruoli che possono essere svolti da un consigliere regionale in costanza di mandato, con particolare riferimento all'AIFA. La presenta il consigliere Bignami. Risponde il sottosegretario Andrea Rossi.

La parola al consigliere Bignami per l’illustrazione dell’interpellanza in oggetto. Prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà, l’interpellanza in questione attiene a un profilo di incompatibilità che abbiamo sollevato riguardo a una posizione inerente a un consigliere di altra Regione, rispetto al quale il sottosegretario Andrea Rossi mi ha già consegnato la risposta formulata dall’assessore Venturi, e nonostante l’inusualità della procedura mi ritengo soddisfatto di tale risposta. Pertanto, ritengo evasa l’interpellanza.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Riteniamo chiusa l’interpellanza oggetto 2513.

 

OGGETTO 2583

Interpellanza circa le disposizioni contenute nel "Nuovo codice degli appalti pubblici" e le linee programmatiche regionali riguardanti il contrasto alla corruzione ed alle infiltrazioni mafiose, con particolare riferimento al "massimo ribasso" nelle procedure ad evidenza pubblica. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo con l’oggetto 2583: Interpellanza circa le disposizioni contenute nel "Nuovo codice degli appalti pubblici" e le linee programmatiche regionali riguardanti il contrasto alla corruzione ed alle infiltrazioni mafiose, con particolare riferimento al "massimo ribasso" nelle procedure ad evidenza pubblica. La presentano i consiglieri Rainieri, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli. Risponde l’assessore Petitti.

La parola al consigliere Rainieri per l’illustrazione dell’interpellanza in oggetto.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. La do per illustrata. Attendo la risposta dell’assessore. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

La parola all’assessore Petitti per la risposta.

 

PETITTI, assessore: Presidente, in merito all’interpellanza occorre subito precisare che il criterio del minor prezzo può essere utilizzato nel settore dei lavori pubblici per approvvigionamenti di valore pari o inferiori a un milione di euro, mentre per i settori che riguardano le forniture e i servizi il limite imposto agli affidamenti è inferiore alla soglia europea, che attualmente si attesta a 209.000 euro.

Nell’ambito della discussione relativa all’elaborazione della nuova disciplina, la Regione Emilia-Romagna non ha sostenuto le indicazioni previste dagli articoli 77 e 95 dedicati alle commissioni aggiudicatrici e ai criteri della scelta del contraente. Infatti, attraverso la rappresentanza nella Commissione consultiva, che tra l’altro è quella istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), il tavolo dei soggetti aggregatori, che tra l’altro sono coordinati dalla stessa agenzia Intercent-ER, sono state sostenute la tutela e la rispondenza all’interesse pubblico dell’affidamento e della massima trasparenza delle gare d’appalto e di concessione.

Inoltre, sempre a quel tavolo, quindi sempre alla presenza dei soggetti aggregatori, è stato assicurato che nel decreto correttivo previsto dalla legge delega (legge 28 gennaio 2016, n. 11) saranno affrontati nuovamente, attraverso ovviamente le riflessioni articolate che seguiranno, tutti i temi indicati nell’interpellanza che oggi i consiglieri della Lega Nord pongono alla nostra attenzione.

Per quanto attiene al principio della trasparenza, il decreto legislativo n. 50/2016 ha previsto un articolo interamente dedicato a questa materia – lo voglio ricordare –, l’articolo 29, e anche in questo caso la Regione Emilia-Romagna, unitamente alle altre Regioni, ha richiesto un ruolo fondamentale nell’applicazione di tale principio. Tra l’altro, come è agevolmente desumibile dalla norma, l’Amministrazione regionale, attraverso il proprio osservatorio, l’Osservatorio dei contratti pubblici, fornisce - noi crediamo - un adeguato supporto a tutte le stazioni appaltanti presenti nel territorio regionale.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Petitti.

La parola al consigliere Rainieri per la replica. Ha otto minuti a disposizione.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Assessore, a me fa piacere che lei abbia ricordato gli impegni della Regione su questo punto però, come lei stessa ha ribadito, per gli appalti il cui valore è inferiore a un milione di euro si può ancora applicare il criterio del massimo ribasso. Ebbene, questo criterio non ci garantisce affatto che, all’interno di questo tipo di appalto, non ci siano infiltrazioni mafiose o situazioni che poi si ritorcano contro chi ha svolto il lavoro.

Con riferimento al secondo punto, quello che ci interessa in particolare, occorre capire come intervenire per evitare, cosa che purtroppo è successa, i cosiddetti fenomeni di subappalto. Personalmente ho avuto la possibilità di parlare con alcuni responsabili di aziende che hanno avuto il cosiddetto subappalto di un appalto che mi hanno riferito che, per ragioni di fallimento o di mancato pagamento da parte della prima ditta appaltatrice, oggi sono in gravi difficoltà. Quindi, ci chiediamo perché anche su questo non sia stato fatto nulla, stando anche a quello che lei ci ha appena illustrato.

Non ci riteniamo soddisfatti della sua risposta, ma crediamo che si possa ancora mettere mano su questa materia, considerato che gli appalti il cui valore è inferiore a un milione di euro sono tanti, sono forse la maggior parte rispetto agli appalti in generale, e quindi su questi - ne abbiamo la prova provata sul nostro territorio - qualcuno potrebbe pensare di continuare a metterci le mani. Pertanto, ritengo che da parte vostra ci sia l’obbligo morale, oltre alla responsabilità che vi è propria essendo voi a governare la nostra Regione, di sistemare questa questione. Tanto più che secondo le dichiarazioni rilasciate dal presidente Bonaccini, quando noi, come altri, proponemmo di costituire una commissione sulle infiltrazioni mafiose nella nostra regione, erano già in atto tutti gli strumenti utili a contrastare questo fenomeno e in questa regione non si registravano casi di infiltrazioni di questa natura. Allora, delle due l’una: o vi contraddite nel momento in cui affermate talune considerazioni, oppure c’è qualcosa che non va nel sistema di controllo di questo tipo di appalti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

 

OGGETTO 2643

Interpellanza circa lo sviluppo del comparto termale, con particolare riferimento alla situazione riguardante la società Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA ed alle relative procedure di affitto di rami d'azienda. A firma del Consigliere: Foti

(Dichiarazione ai sensi dell’art. 116, comma 3, del Regolamento interno)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo con l’oggetto 2643: Interpellanza circa lo sviluppo del comparto termale, con particolare riferimento alla situazione riguardante la società Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA ed alle relative procedure di affitto di rami d'azienda. La presenta il consigliere Foti.

La parola il sottosegretario Andrea Rossi. Prego.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente. Chiedo la possibilità, in virtù dell’ex articolo 116 del Regolamento interno dell’Assemblea, di poter raddoppiare i tempi e portare la discussione in aula entro il 18 luglio.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

Prego, consigliere Foti. Ha due minuti a disposizione.

 

FOTI: Signora presidente, a dire il vero, io avevo il diritto di illustrare l’interpellanza. Poi il sottosegretario poteva appellarsi o meno alla norma a cui si è richiamato.

Io mi permetto di fare un discorso diverso. Come lei sa, noi iscriviamo le interpellanze all’ordine del giorno nel momento in cui sono maturati i tempi per iscriverle. Mi pare ovvio che la Giunta debba far presente prima, non in aula, quando non dispone delle informazioni per poter rispondere alle interpellanze. Tant’è vero che per quelle a risposta scritta sistematicamente arriva l’avviso, ma arriva l’avviso esattamente il giorno in cui scade il termine dei trenta giorni. Noi abbiamo iscritto due interpellanze all’ordine del giorno solo sulla base del fatto che i trenta giorni canonici erano trascorsi. E il fatto che oggi si avanzi questa richiesta significa semplicemente che la Conferenza dei Capigruppo, così come l’Ufficio di Presidenza, perde del tempo.

Sia ben chiaro che noi non le abbiamo iscritte con atto di nostra volontà, ma le abbiamo iscritte semplicemente perché gli uffici hanno passato la nota che i termini regolamentari per l’iscrizione dell’interpellanza erano scaduti. È evidente - e non bisogna leggere il Regolamento – che, quando si chiede una proroga, la si chiede non a termine scaduto, sennò si chiama sanatoria. Il termine è prorogato proprio perché, non essendo ancora scaduto, lo si differisce nel tempo.

Mi pare che sia un’anomalia di questa Assemblea legislativa quanto è accaduto oggi, perché dall’inizio di questa consiliatura non si è mai rappresentata una situazione similare. Allora, presidente, al di là di quello che lei intende fare, dato che domani è convocato l’Ufficio di Presidenza, porrò la questione all’Ufficio di Presidenza e poi alla Giunta per il Regolamento, perché non si possono giocare le partite con l’arbitro venduto e i guardalinee orbi.

Torno a ripetere che, in relazione agli atti di sindacato ispettivo, mentre le risoluzioni, come voi sapete, sono una scelta che operano i Gruppi consiliari per accordo assunto all’inizio della consiliatura, quindi non si dà luogo a un ordine cronologico ma a un “ordine” di importanza o di contestualità dei temi rispetto al momento politico, per quanto riguarda le interpellanze non abbiamo mai proceduto in modo differente. Nessuno nega che la Giunta possa chiedere - ci mancherebbe altro, lo fa sempre - una proroga dei termini. Ma non è ammissibile che la Giunta chieda una proroga dei termini in aula. Del resto, qualora eventualmente si concedessero cinque o sei proroghe di questa natura, un consigliere, convinto che l’assemblea legislativa inizia alle 15 con le interpellanze, arriverebbe in aula e scoprirebbe che non ce n’è neanche una.

Aggiungo un’ultima considerazione. Il tema è delicato, l’assessore è assente, mi pare che sulle Terme di Salsomaggiore qualcuno si sia rivelato una Cassandra qui dentro. Allora, vorremmo avere almeno la rassicurazione da parte della Presidenza che interverrà con l’imparzialità che è dovuta in ordine a queste due vicende, perché è ovvio che, assieme alla mia, seguirà identica sorte quella presentata dal collega Rainieri.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Domani sarà argomento in Ufficio di Presidenza. Comunque, rivolgo ugualmente l’invito alla Giunta, come è previsto, in coerenza con la richiesta del sottosegretario, dal comma 3, articolo 116 del Regolamento, preliminarmente alla seduta, come solitamente accade, di trasmettere la richiesta del raddoppio dei tempi.

 

OGGETTO 2660

Interpellanza circa la situazione riguardante lo stato di crisi del settore alberghiero della società Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA, e la tutela dei relativi lavoratori, anche tramite l'intervento della Regione Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Rainieri

(Dichiarazione ai sensi dell’art. 116, comma 3, del Regolamento interno)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 2660: Interpellanza circa la situazione riguardante lo stato di crisi del settore alberghiero della società Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA, e la tutela dei relativi lavoratori, anche tramite l'intervento della Regione Emilia-Romagna. La presenta il consigliere Rainieri.

La parola al consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Presumo che anche la mia segua la stessa sorte.

 

PRESIDENTE (Saliera): Sì.

 

RAINIERI: Riallacciandomi alle considerazioni espresse dal consigliere Foti, mi preme sottolineare che il 30 giugno scade il contratto ai signori della società a cui è stato concesso l’affitto dei due alberghi oggetto delle nostre due interpellanze, per cui non vorrei che questo fosse un ritardo tattico. Oggi siamo al 21 giugno, il 30 giugno è vicino, e non vorrei che subito dopo il 30 giugno ci arrivasse la risposta che hanno risolto il problema. Noi vogliamo semplicemente che si dia una risposta ad alcune importanti questioni: questa società non paga utenze per 200.000 euro, vuole licenziare i dipendenti e ha addirittura richiesto una buonuscita di 250.000 euro. Quindi, ci chiediamo se tutto questo non sia, appunto, funzionale al fatto che il 30 giugno scadono i contratti e se ci sia già qualcun altro pronto a subentrare in questa situazione. Comunque, staremo a vedere se questo è vero, nel qual caso vorrebbe dire che non è esattamente un problema di documenti non reperiti, ma di ben altra natura. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Chiudiamo, ovviamente, questo punto e proseguiamo con gli atti amministrativi. All’ordine del giorno è prevista anche la relazione sull’attività svolta dal Garante regionale per l’infanzia, però gli avevamo comunicato di venire alle 16, quindi procediamo con l’ordine del giorno e poi, quando arriverà il Garante, inseriremo la sua relazione.

 

OGGETTO 2627

Delibera: «L.R. n. 3 del 2016 "Memoria del Novecento. Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna" - Programma degli interventi per il triennio 2016-2018.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2016, n. 638) (76)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Oggetto 2627: Proposta recante: “L.R. n. 3/2016 “Memoria del Novecento. Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna” - Programma degli interventi per il triennio 2016-2018. Proposta all'Assemblea legislativa”.

La Commissione “Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport e Legalità” ha espresso parere favorevole nella seduta del 26 maggio 2016, con la seguente votazione: 29 voti a favore, 9 contrari e 2 astenuti.

Apro la discussione generale sul provvedimento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non avendo nessun iscritto in discussione generale sul provvedimento, apro le dichiarazioni di voto. Cinque minuti per Gruppo.

Ha chiesto di parlare la consigliera Francesca Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente. Nell’esprimere il parere favorevole, come già manifestato in Commissione, mi preme sottolineare che il programma degli interventi oggi in discussione dà attuazione in coerenza con quanto delineato dalla legge n. 3/2016 e individua gli ambiti di intervento e i soggetti che la legge si proponeva di sostenere, che promuovono le attività di studio, ricerca, divulgazione e conservazione di tutto il patrimonio storico per mantenere viva la memoria, comprendendo anche la valorizzazione dei percorsi regionali legati ai luoghi della memoria.

Non bisogna dimenticare - e anche questo viene inserito nel programma triennale - la mappatura e il censimento del patrimonio e il sostegno a tutti quei processi di digitalizzazione, nonché la promozione di iniziative culturali e didattiche di cui ai soggetti individuati, oltre agli istituti storici presenti sul territorio, tra i quali all’Istituto Parri è stato assegnato il ruolo di coordinamento tramite convenzione, così come è delineato.

Si vuole anche valorizzare il lavoro svolto dal tessuto attraverso avvisi pubblici, da tutte le istituzioni culturali riconosciute dalla Regione Emilia-Romagna, quelle riconosciute a livello regionale come indicato nella legge, che si occupano e sono protagoniste del tessuto culturale che l’Emilia-Romagna può vantare e al quale va fornito tutto il supporto per sostenere quei percorsi di conoscenza indicati nella legge come una delle finalità fondamentali, legge che si contraddistingue per essere unica in Italia.

Il parere del nostro Gruppo, lo ripeto, è favorevole, dal momento che si ritiene che la proposta in oggetto sia in linea e recepisca quanto già anticipato dalla legge. Rammento soltanto che, nell’ambito della discussione sviluppatasi in Commissione, è emersa la proposta, poi recepita anche alla presenza dell’assessore, di eseguire una verifica annuale anche in sede di Commissione a seguito del primo anno di sperimentazione di questi bandi. Come ho appena ricordato, infatti, abbiamo stipulato una convenzione con l’Istituto storico, ma abbiamo anche altre tipologie di avvisi pubblici che mirano a sostenere azioni di altro genere.

In ultimo, mi permetto di richiamare un impegno assunto dall’assessorato e anche dalla relatrice, dietro sollecitazione del collega Foti: si sottolineava l’importanza in questa fase di riservare risorse economiche a eventi legati alla celebrazione delle giornate riconosciute nel calendario civile, impegno qui puntualmente richiamato e confermato. Saranno poi gli avvisi pubblici, approvati di anno in anno dalla Giunta, per la presentazione dei progetti relativi alle singole annualità a recepire tali indicazioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente. La proposta in oggetto può essere condivisibile, dal momento che recepisce determinate indicazioni che provengono da una legge regionale approvata quest’anno.

La storia è importantissima, come ben sappiamo, anche e soprattutto per le generazioni future. Credo, infatti, che oggi, per evitare di ripetere gli stessi errori commessi in passato e, contestualmente, per accrescere la propria personalità e la propria cultura, si debba studiare adeguatamente la storia. Ed è per questo che sulla legge regionale noi abbiamo espresso un voto di astensione, in quanto era una legge regionale che andava in una determinata direzione e che in un certo senso contemplava la storia, però sempre e solo una parte di storia.

 

(interruzioni)

 

Consigliera Marchetti, io non posso dire niente…

 

(interruzioni)

 

Quello è un altro discorso.

A pagina 9, ad esempio, leggo testualmente: “La Regione intende sostenere attività di associazionismo e altro, come, per esempio, il Movimento di Liberazione in Italia”. Poi più avanti si parla di “Nazionale Partigiani d’Italia, Federazione italiana delle associazioni partigiane, Federazione italiana volontari della libertà”, “per promuovere i valori della Resistenza”. Signori, non vi è solamente la Resistenza nel Novecento. Il Novecento ha una storia molto ampia. Non fossilizziamoci sempre e solo sui 5-10 anni di liberazione e di resistenza, solo su un determinato periodo storico.

Badate, con questo non voglio dire che bisogna difendere altro, ma che occorre semplicemente essere super partes. In ogni discorso che noi facciamo per la storia ai nostri ragazzi va insegnato, sì, che vi è stata l’epoca del fascismo, ma va insegnato anche che sono state compiute vere e proprie stragi da parte dei partigiani. È inutile che la consigliera Prodi si scaldi, perché i partigiani hanno ucciso preti e seminaristi, hanno tentato di bolscevizzare la nostra regione prendendo ordini dall’ex Unione Sovietica. Sappiamo benissimo che, come sono state compiute tantissime stragi dai fascisti, sono state compiute tantissime stragi anche dai partigiani. Questo va detto. E i dati si trovano liberamente su internet. Quindi, non ho nessun problema a dire una cosa del genere. Lo ripeto, non dico questo perché intendo difendere una parte piuttosto che un’altra, ma semplicemente per richiamarvi a essere il più possibile super partes.

Ad ogni modo, siamo profondamente convinti che più si studia la storia e meglio è, quindi esprimiamo un voto di astensione sul provvedimento. Tuttavia, ricordiamoci sempre che la storia va studiata nella totalità e che il Novecento non sono solamente gli anni della Resistenza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto di parlare il consigliere Torri. Ne ha facoltà.

 

TORRI: Grazie, presidente.

Dichiaro il voto favorevole del Gruppo di Sinistra ecologia e libertà al provvedimento in oggetto. Come avevamo precisato in sede di discussione della legge sulla memoria del Novecento, l’approvazione di questa legge abbiamo ritenuto fosse un passaggio importante. Si trattava di una legge attesa nella nostra regione per fornire un quadro organico alle attività che si stavano sviluppando e si sono sviluppate dai territori e dalle istituzioni scolastiche riguardo alla ricerca storica sui temi dell’ultimo secolo e per valorizzare un patrimonio che, oltre che valoriale, è anche di attività e di studio fiorente nella nostra regione. Penso alla rete degli istituti storici, ma anche ai luoghi della memoria più complessivamente definiti e ai percorsi che si sono sviluppati non soltanto − anche se quella resta una parte fondante e costitutiva della nostra Repubblica − sulla stagione della Resistenza, ma anche su altri aspetti della storia della nostra regione e sulle tante sfaccettature che quel periodo ha avuto.

Come avevo precisato nel corso del dibattito sulla legge, e dopo l’intervento del consigliere Rancan vorrei ripeterlo, studiare storia significa studiare anche le complessità di ogni periodo, senza reticenze. Ci sono ricerche, svolte anche dagli istituti storici della nostra regione, che hanno approfondito questi aspetti. Studiare storia significa anche − se si parla del Novecento − arrivare fino alla fine del secolo e raccontare una storia che per la nostra regione è quella: grazie ad Amministrazioni di un certo colore politico, ma non eterodirette, è cresciuta e, da una delle regioni più povere d’Italia, è divenuta una delle regioni più ricche d’Europa. Anche quella è storia della nostra regione nel Novecento. È una storia che ha caratteristiche particolari, legata ad Amministrazioni e ad un modo di governare particolare, a condizioni sociali, a una vitalità e ad una vivacità a livello di tessuto imprenditoriale, a livello di forze lavoro, a livello di agricoltori, di tanti aspetti della nostra società che hanno caratterizzato il Novecento e che hanno portato la nostra regione a quei livelli. È una particolarità solo nostra, a partire dalle forme amministrative per arrivare a quello che, poi, è stato lo zoccolo duro e il motore di questo progresso, ossia le persone che lo hanno fatto. Passa da quel passaggio importante, che è la Resistenza, che resta costitutivo per la nostra Repubblica prima ancora che per la nostra regione, ma passa anche dalla storia, molto più semplice, delle singole persone che lo hanno reso possibile, e lo hanno reso possibile, però, in un contesto non eterodiretto, ma molto ben connotato.

Questo provvedimento crediamo sia utile per valorizzare quella ricerca complessa, senza paure e senza reticenze in alcun aspetto, anche in questi aspetti più recenti. Pertanto, lo votiamo convintamente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Torri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Io sarò coerente con il voto espresso in Commissione, quindi voterò contro questa proposta di deliberazione. Come è noto, sulla legge si erano raggiunti alcuni punti di equilibrio che, mi permetto di rilevare, assessore, in questo documento sui criteri per l’attribuzione delle risorse si è rotto, non so se per volontà − non penso – sua o se per un’idea abbastanza partigiana (per restare nei termini) della storia da parte degli uffici. Ad ogni modo, è indubbio che si cerca di rendere quella che doveva essere una legge che si occupava di tutto il Novecento un’occasione di finanziamento esclusivamente di alcune iniziative.

A me non sorprende più niente, a dire il vero. Se penso che la scorsa settimana è stato premiato il responsabile dell’eccidio di Schio ce n’è abbastanza per provare schifo. Il partigiano cosiddetto “Teppa” era stato condannato a morte per ciò che aveva fatto; la condanna, poi, venne commutata in ergastolo; venne, poi, commutata un’altra volta, con l’amnistia Togliatti, in un niente di fatto. Rimane il fatto che l’eccidio di Schio non può essere archiviato come un atto di lotta politica, così come sentenze passate in giudicato attestano.

Penso che queste iniziative possano servire se si vuole premiare anche una storiografia degna di questo nome e non una propaganda, che è legittima, ma non può essere, a mio avviso, sommessamente, accomunata alla storia. Come voi sapete, quando Antonello Belluco ebbe a presentare un’iniziativa interessante, sotto il profilo cinematografico, che riguardava l’eccidio di Codevigo è stato lapidato prima ancora che il film uscisse, solo perché quello di Codevigo non poteva essere inserito e classificato all’interno degli eccidi della storia.

Io, personalmente, ho provato schifo quando ho appreso che il borgomastro tedesco, forse cadendo in un errore di omissione, aveva premiato uno dei protagonisti dell’eccidio di Marzabotto, ma debbo dire che al mio schifo per quell’atto è, poi, stata data riparazione, anche se tardiva, ovviamente ugualmente colpevole sotto il profilo almeno del peccato di omissione e di controllo. Quell’onorificenza − come lei sa, assessore − dopo le prese di posizione, anche sue personali, è stata immediatamente revocata. Non mi è parso di aver ricevuto e avuto sentore di uguali proteste per la premiazione del partigiano Teppa. In quel caso, vi è già lo squilibrio rispetto a vicende che, comunque le si vogliano guardare, rappresentano un punto di caduta morale di una società e rappresentano anche un superamento del confine tra la lotta politica e le barbarie.

Se noi non definiamo mai questi perimetri, ma li lasciamo − per così dire − in progress, per usare un termine oggi molto di moda, quindi ciò che viene da una parte deve essere rinchiuso entro certi recinti ben distinti e ciò che viene dall’altra parte ha licenza di uccidere, per ricordare un vecchio film di 007, penso che il termine della licenza di uccidere non spetti a nessuno.

Solo per queste ragioni, che − torno a ripetere − sono ragioni di metodo prima ancora che di merito, non posso ritrovarmi in criteri che nascono all’insegna di una interpretazione unilaterale non della storia (non è della storia che stiamo parlando in questo momento), ma del finanziare iniziative che hanno una ricaduta sull’interpretazione dei fatti storici.

Se fosse solo per le prese di posizione dell’ANPI, oggi potrei dire che alcune fanno comodo. Penso, ad esempio, a quelle sul referendum. A qualcuno fanno comodo di sicuro.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti, la invito a concludere.

 

FOTI: Concludo, signor presidente, con una semplice considerazione. Vorrei che fosse chiaro che qui non si vota contro per partito preso. Purtroppo, bisogna prendere atto che, ancora una volta, il partitone vuole prevalere sulla verità storica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Non avendo più iscritti in dichiarazione di voto...

La parola all’assessore Mezzetti.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Rainieri): No, non c’è nessuno, però lei riapre la discussione e le dichiarazioni di voto. Glielo comunico. Prego.

 

MEZZETTI, assessore: Intervengo perché sono stato chiamato in causa dal consigliere Foti.

 

FOTI: Positivamente.

 

MEZZETTI: Sì. Vorrei dire al consigliere Foti che io non faccio parte di alcun partitone. Il mio non so neanche più se chiamarlo “partito”. Stiamo messi maluccio. Cerchiamo di fare quello che possiamo, in quell’area vasta.

Molto brevemente, soltanto perché non ci siano fraintendimenti. Probabilmente, tutto questo è il frutto di una serie di riflessioni, che comprendo e che, forse, derivano proprio da un fraintendimento. Questa legge, come ricordate, nasce anche dall’esigenza di armonizzare e razionalizzare un complesso di leggi esistenti, che abbiamo abrogato e ricondotto all’interno di questa legge. Nel ricondurre all’interno di questa legge alcune leggi precedenti è stato necessario, in qualche modo, recepire il riconoscimento che si dava ad alcuni soggetti, ossia ai referenti e agli interlocutori delle leggi precedenti.

L’impianto, sostanzialmente, non cambia rispetto alla discussione svolta in merito alla legge. I livelli di sostegno alle iniziative sono tre. Il primo riguarda i soggetti come gli istituti storici della nostra regione collegati all’INSMLI, che svolgono un’attività di ricerca, di studio e di divulgazione sulla storia che va oltre l’esperienza resistenziale, tant’è vero che molti istituti che si chiamavano “istituti storici della Resistenza” oggi si chiamano “istituti storici della storia contemporanea”, non più “della Resistenza”, in quanto la loro attività si è ampliata e alcuni di loro sono protagonisti anche di ricerche e di dibattiti coraggiosi. Penso a un tema che al consigliere Foti sta molto a cuore, ossia al tema delle foibe, della emigrazione dalmata e istriana e della tragedia che questa ha, in qualche modo, consegnato.

Vi è un livello di riconoscimento di quei soggetti. Poi parliamo anche di tutte le associazioni partigiane riconosciute dalle leggi dello Stato, dal Ministero della difesa e dal Ministero dell’interno. Non parliamo soltanto dell’ANPI. Parliamo anche delle associazioni partigiane cattoliche e di quelle laiche, repubblicane e socialiste, diciamo “azioniste”. Una volta si sarebbero chiamate così. Vi è, poi, il terzo livello dei bandi ad avviso pubblico, aperto a qualunque altro soggetto voglia partecipare, per attività di studio, divulgazione, ricerca, eccetera, sull’intero arco della storia del Novecento.

Non vi è, dunque, una unidirezionalità nel contributo e nel finanziamento che noi forniamo, ma vi sono tre livelli. Il livello che qualcuno può aver visto accentuato rispetto all’attenzione ad una parte della storia o a particolari soggetti è dovuto al fatto che, avendo raccolto le leggi che li indicavano e li sostenevano, le abbiamo dovute integrare all’interno di questa legge. Lo potevamo fare soltanto ribadendo l’interlocuzione con quei soggetti. Lo spirito rimane esattamente quello, ve lo assicuro.

Voglio rimarcare quanto sostenuto dalla consigliera Marchetti, assumendomi il conseguente impegno. Rispetto alla richiesta che il consigliere Foti aveva avanzato in Commissione, ossia di prevedere una percentuale (3-5 per cento) destinata alle attività nelle ricorrenze delle date indicate nella legge stessa, voglio precisare che si tratta di un impegno più attinente al bando, che noi siamo disponibili a recepire nel momento in cui i bandi verranno realizzati. Grazie.

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Mezzetti.

Si sono, in questo modo, riaperte le dichiarazioni di voto. Non avendo alcun iscritto in replica, passiamo alla votazione. Nomino scrutatori i consiglieri Lori, Prodi e Sensoli.

Se nessun consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 2627.

 

(L’Assemblea, a maggioranza dei presenti,

approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’Assemblea approva.

 

OGGETTO 2702

Relazione sull’attività svolta dal Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza nell’anno 2015 (ai sensi della L.R. 17 febbraio 2005 n. 9, art. 11).

 

PRESIDENTE (Rainieri): Invito a entrare il dottor Fadiga. Passiamo alla relazione sull’attività svolta dal Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza nell’anno 2015, ai sensi della legge regionale del 17 febbraio 2005, n. 9, articolo 11.

Ringraziamo il dottor Luigi Fadiga per essere qui con noi. Ascoltiamo la relazione sull’attività svolta. Prego, dottor Fadiga.

 

FADIGA Luigi, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza: Ringrazio e saluto.

Vi dico subito che sono un po’ emozionato, in quanto questa è l’ultima volta che ho l’onore di rivolgermi a questa Assemblea. Infatti, il 22 novembre prossimo, quindi fra appena sei mesi, avrà termine il mandato quinquennale che il 22 novembre del 2011 l’Assemblea mi ha voluto conferire. In questo modo, si è dato inizio alla prima esperienza operativa della specifica figura di un Garante regionale per l’infanzia, istituita, peraltro, già dallo Statuto e dalla legge regionale del 2005. Per me è stata un’esperienza certamente onerosa, ma per moltissimi versi decisamente positiva, e ne conserverò sempre un ricordo molto positivo.

Come ho già avuto modo di esporre nella relazione scritta, che è già in vostro possesso, il 2015 è stato un anno ricco di importanti iniziative. Ormai conclusa la fase di consolidamento organizzativo, l’attività del nuovo ufficio ha potuto dispiegarsi a pieno regime e ha consentito il completamento del progetto e l’avvio di progetti nuovi e di sperimentazioni interessanti.

Tre campi, tre positività particolarmente rilevanti vorrei sottolineare. Anzitutto, abbiamo lavorato nell’area della promozione. La promozione è il compito principale, forse, della figura del Garante dei minori. I diritti delle persone di minore età non sono ancora radicati né nel costume né nel diritto, e nemmeno nella visione comune del soggetto minore di età. In quest’area della promozione, abbiamo lavorato per la diffusione della cultura dell’infanzia e per l’affermazione dei diritti dei minori. In quali sotto-settori? Tre: servizi socio-sanitari, agenzie formative, giustizia.

Nella prima area, quella dei servizi socio-sanitari, abbiamo svolto incontri decentrati, area per area, provincia per provincia, oppure raggruppando le diverse province, con tutti i servizi che si occupano di protezione e tutela dell’infanzia. Abbiamo avuto contatti con il mondo della scuola, con le agenzie formative, con l’università per promuovere, anche ai massimi livelli accademici, una cultura dei diritti del minore, che abbiamo constatato essere largamente insufficientemente rappresentata.

Per quanto riguarda l’area della giustizia, abbiamo lavorato con l’autorità giudiziaria minorile dei servizi, istituendo un tavolo di lavoro apposito nel quale si confrontano e si sperimentano le varie modalità di interazione. L’idea portante della Convenzione è la natura di soggetto di diritto del bambino in quanto tale, quindi prima ancora che come figlio. L’esigenza di un più sicuro radicamento di questo concetto è fatta palese dai rapidi cambiamenti in atto nel campo dell’affiliazione e nel campo della genitorialità e delle nuove tecniche riproduttive, che aprono scenari inesplorati e, per certi aspetti, inquietanti.

È stato detto, con una espressione molto significativa, che il principio latino “la madre è sempre certa” non vale più. Ormai, anche la maternità è un concetto che va ridefinito, non tanto sul piano sociale, non tanto sul piano affettivo, quanto sul piano giuridico: chi è nato “da” non sempre, allo stato attuale della norma, è figlio “di”.

La seconda area di intervento, dopo quella della promozione, è stata quella della protezione. La protezione riguarda l’individuazione e il contrasto dei fenomeni di maltrattamento. A questa parola abbiamo dato un significato ampio, come lo dà l’Organizzazione mondiale della sanità. La principale antenna del Garante, in questo campo, è costituita dalle segnalazioni che, a norma dell’articolo 2 della legge istitutiva, egli riceve dall’esterno, anche dalle persone di minore età. A questo proposito, va ricordato il diritto del soggetto minorenne di rivolgersi al Garante senza bisogno dell’autorizzazione di un adulto, ma va anche ricordato che i bambini in tenera età non sono fisicamente in grado di esercitare quel diritto, pur essendone titolari. Sono in effetti eccezionali i casi di segnalazioni fatte direttamente dai minorenni, ed è questo che legittima il Garante ad attivarsi d’ufficio a norma della legge regionale. Come si attiva d’ufficio il Garante? Segnalando all’autorità competente i casi che richiedono interventi di ordine assistenziale o giudiziario. Un’accurata analisi quantitativa e qualitativa del lavoro svolto in questo delicato settore, da cui emerge una forte conflittualità intra-familiare tra famiglia e scuola, tra scuola e famiglia, tra famiglia e istituzioni, tra genitori, è contenuta nella relazione in vostro possesso, cui mi permetto di rinviare.

Questa spia, che ci permette di vedere il disagio, il maltrattamento, il mancato adempimento dei diritti del minore, è una spia preziosa, ma non esaurisce il punto di vista, l’osservatorio che si ha dalla visuale dell’istituto di garanzia specifico. Anche altri settori ci permettono di capire questo disagio. Ho fatto cenno alla scuola, dove fenomeni come il bullismo vengono sicuramente riportati in un modo, talvolta, enfatizzato, ma dove esiste strisciante una situazione di disagio, di conflittualità, di mancanza di fiducia dei genitori verso gli insegnanti e, per effetto opposto, anche di scoramento degli insegnanti e di difficoltà di rapporto con i genitori.

Sempre nell’area della protezione, un tipo di intervento che talvolta l’autorità giudiziaria mette in atto è quello dell’allontanamento. Abbiamo fatto una ricerca su questo punto per verificare come e quanto evitare l’allontanamento, intervenendo prima con misure di sostegno, di aiuto ai genitori, che, peraltro, non pongano a rischio la condizione di incolumità fisica del minore.

Infine, dopo l’area della promozione e della protezione, la terza area in cui abbiamo lavorato è quella della partecipazione, diretta a incrementare i diritti dei minori alla cittadinanza attiva e all’ascolto. Il diritto all’ascolto, inteso come diritto del minore di esprimere la propria informata opinione su ogni questione che lo interessa, è sancito dall’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite. Questo diritto, che molto spesso dà un’impronta pedagogica del tutto nuova all’azione educativa dell’adulto verso il minorenne, è sancito dall’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite e richiamato anche dalla Convenzione europea sull’esercizio dei diritti del minore.

Abbiamo effettuato una ricerca nel mondo della scuola, come già in parte riferito nella relazione dell’anno precedente. La ricerca si è svolta nei limiti superiori ad un anno. Il report finale è stato presentato nel corso del 2015. È risultato che sono pochi gli sportelli di ascolto nelle scuole, è difficile per i ragazzi accedere a questi sportelli, è molto variegata la qualità, la formazione, la tipologia di coloro che ascoltano i ragazzi in questa sede ed è auspicabile che indicazioni di livello minimo uniforme vengano, in qualche modo, rispettate. Uno sportello di ascolto scolastico che funziona, ovviamente, solo durante l’anno scolastico lascia aperto un grande spazio in cui la possibilità di essere ascoltato viene meno.

Per avvicinare la figura del Garante ai ragazzi, abbiamo iniziato una sperimentazione in collaborazione con l’Azienda di servizi alla persona Città di Bologna, che ha messo a disposizione dell’ufficio del Garante un locale in pieno centro cittadino, dove i ragazzi possono accedere, in certi giorni prefissati, senza vincoli di autorizzazione, senza bisogno di permesso e possono, in quella sede, esporre al Garante i loro problemi e le loro difficoltà. L’esperimento è in corso. Va, probabilmente, migliorato sotto alcuni aspetti, ma credo sia importante per avvicinare il Garante ai ragazzi, cercando di incontrarli là dove loro più facilmente sono disponibili all’incontro con l’adulto.

Questi tre filoni hanno rappresentato la strategia dell’ufficio. Sono emerse alcune criticità, anche di rilievo. Quella che mi preme più di altre sottolineare è la diversità di protezione, promozione e tutela dei diritti che esiste nell’ambito del territorio regionale. Vi sono zone in cui questa protezione è particolarmente elevata e altre, invece, dove è dubbio che sia su livelli sufficienti. Per quale ragione vi è questa disomogeneità? Risulta molto evidente osservando che, dei 55.000 bambini e ragazzi in carico ai servizi sociali territoriali, quasi il 7 per cento è la media dei bambini in carico. Tale percentuale varia molto dal nord della regione all’estremo sud-est. A Piacenza, per esempio, risulta esservi il numero più alto di prese in carico, con oltre il 14 per cento di assistiti ogni 100 minorenni residenti. All’estremo opposto, Rimini e Forlì-Cesena vi sono, rispettivamente, 4,4 e 4,8 per cento dei minori residenti. È uno scarto sensibile, che non si spiega con maggiore ricchezza o problematiche del territorio. Certamente, Piacenza ha le sue caratteristiche e la Romagna ha le sue, ma sono territori sufficientemente omogenei, per molti versi.

Per quale ragione vi è questa differenza? Rilevo questa considerazione anche da rapporti ufficiali della stessa Regione Emilia-Romagna. Questo divario è riconducibile, in massima parte, a una diversità di scelta delle forme di gestione dei servizi sociali e alla differente articolazione delle competenze ad essi assegnati.

Le forme di gestione attualmente esistenti sono molto numerose. Sono presenti 61 servizi, gestiti attraverso diverse modalità, tra cui 22 Unioni di Comuni, 13 Comuni singoli, 9 aziende di servizi alla persona, 6 Comuni capofila, 4 deleghe al distretto socio-sanitario. Mi fermo qui nella enumerazione.

È evidente che, in una situazione così diversificata e così frantumata, innanzitutto si perde una visione d’insieme dei problemi dell’infanzia e dell’adolescenza nel territorio; secondariamente, si sviluppano modalità di intervento e risposte a problemi troppo diversificate tra loro.

Aggiungo un’altra difficoltà, quella relativa alla creazione di una rete tra agenzie di protezione. Mi riferisco a una rete che comprenda non solamente i servizi, ovviamente, ma anche la sanità, la scuola e la giustizia. Un organismo come quello giudiziario difficilmente riesce a rapportarsi, così centralizzato com’è a livello di capoluogo di regione o, comunque, di capoluogo di provincia, a un’articolazione così frammentata. Questo crea una difficile interazione e rende problematico il rapporto. La preannunciata riforma del processo civile che, nel disegno di legge del Governo attualmente pendente al Senato, dopo l’approvazione alla Camera, prevede la soppressione del Tribunale per i minorenni e la creazione di Sezioni circondariali per la persona e per la famiglia e di una Sezione distrettuale per la persona e per la famiglia, renderà ancora più difficile questa interazione.

Altro punto di criticità che mi preme sottolineare è quello relativo ai minori stranieri non accompagnati. Grande è lo sforzo che viene compiuto in questo campo. La situazione attuale, come certamente è noto, registra una presenza di minori stranieri non accompagnati di circa 830-850 unità. L’esistenza a Bologna, come comune capofila, di un hub regionale per l’accoglienza di primo livello è sicuramente molto positiva. Di recente ho visitato la struttura e devo dire di essere rimasto favorevolmente impressionato, ma si crea un problema: dopo il periodo di permanenza, anche massimo, previsto per tale struttura, manca un sufficiente sbocco all’esterno in strutture di secondo livello. Quindi, occorre aumentare queste strutture, potenziarle, migliorarle e, nello stesso tempo, fare in modo che non si verifichi più o che cessi quel pericoloso fenomeno che si registra in questi giorni, ossia quello della presenza di diverse decine di minorenni nel CARA di via Mattei insieme agli adulti. Al giorno d’oggi, sono più di 60 – 61 o 62, secondo quanto comunicato stamattina nel corso della riunione in Prefettura alla quale ho partecipato − i ragazzi di minore età trattenuti insieme agli adulti nel centro di via Mattei, perché non c’è disponibilità di posti nelle strutture di prima accoglienza. Questa è una criticità che deve essere rilevata e sulla quale occorre, veramente, impegnarsi per fornire una risposta.

Un’ultimissima considerazione. È stata molto recentemente nominata la nuova presidente dell’Autorità nazionale di garanzia per l’infanzia e l’adolescenza, la dottoressa Filomena Albano, che presiede, per norma di legge, la Conferenza nazionale dei Garanti regionali. Questa Conferenza è stata già convocata il 1° giugno scorso. L’attività dei Garanti regionali, in materia di infanzia e adolescenza, si va ormai completando. Con la recentissima nomina del Garante del Lazio, che ha seguito la nomina del Garante della Lombardia di un anno fa, siamo arrivati a una copertura di 12 su 17-19 sedi. Questo è uno strumento che, a mio parere, va estremamente coltivato. In un’ottica di modifica profonda del sistema di protezione giudiziaria dei minori, quale quello preannunciato dalla riforma governativa, è indispensabile una figura di snodo che possa raccordare il sistema dei servizi con il sistema della protezione giudiziaria. È, quindi, auspicabile che ai Garanti regionali venga dato più spazio e venga loro attribuito un ruolo specifico anche in materia di tutela dei minori stranieri non accompagnati.

Credo, con questo, di avere concluso queste brevi parole di presentazione. Resto a disposizione dell’Assemblea per qualsiasi chiarimento e rinvio alla relazione scritta per tutti i particolari più approfonditi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie a lei, dottor Fadiga.

Nel ringraziarla per essere stato qui da noi e per averci illustrato la sua relazione, la invitiamo a concludere il suo mandato in scadenza a novembre e la ringraziamo per quello che lei ha fatto nel corso dei suoi quattro anni e mezzo di lavoro. Grazie ancora.

 

OGGETTO 2671

Delibera: «Programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale 2016 contenuto nella relazione annuale 2015 sui processi partecipativi in Emilia-Romagna.» (Proposta della Giunta regionale in data 16 maggio 2016, n. 684) (77)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori con l’oggetto 2671: Proposta all’Assemblea legislativa del programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale 2016 contenuto nella relazione sulla partecipazione in Emilia-Romagna. Legge regionale n. 3/2016, articolo 6. Delibera di Giunta n. 684 del 16 maggio 2016.

La Commissione “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” ha espresso parere favorevole nella seduta del 7 giugno 2016 con la seguente votazione: 26 voti a favore, 7 contrari e 5 astenuti.

È arrivata una proposta di emendamento su questo provvedimento.

Passiamo subito alla discussione generale sul provvedimento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Dopo aver letto la relazione, ciò che appare chiaro – lo abbiamo riferito anche in Commissione – è che non si sta effettivamente investendo sulla partecipazione. Questa legge non sta funzionando. Lo dicono i dati. Sono stati investiti − forse un po’ di più rispetto all’anno scorso − 250.000 euro, ma sono effettivamente molto pochi rispetto a chi presenta la domanda. Abbiamo visto che, su 73 progetti presentati, ne sono stati certificati 64 e finanziati 17, il 23 per cento. Sono pochissimi, perché non si vuole investire nella partecipazione.

Oltre a questa, che rappresenta una delle criticità per cui questa legge non funziona, vi è anche un’altra questione, che abbiamo ribadito in diverse occasioni, anche in quest’aula, ossia che gli amministratori non sono vincolati ad applicare le proposte e a fare proprie le iniziative che provengono dal basso e che sono frutto del processo partecipativo.

Come ho già precisato in Commissione, a Crevalcore io ho vissuto un’esperienza diretta. A un certo punto, si è deciso di finanziare questo progetto partecipato, però, trovandosi a fine legislatura, innanzitutto non si è riusciti nemmeno a fare una sintesi finale di tutte le proposte arrivate dalla cittadinanza e si è deciso di posticipare al mandato successivo un ulteriore confronto con la cittadinanza. Di fatto, però, nessuna di queste proposte, al momento, è stata recepita da parte dell’Amministrazione. Eppure, questo progetto ha ricevuto finanziamenti. Più che un incentivo alla partecipazione, questo diventa un disincentivo vero e proprio.

Quello che chiediamo, anche in vista − mi sembra di capire − di una revisione della legge n. 3/2010, è di rendere maggiormente vincolante per l’amministratore pubblico il recepimento delle iniziative che arrivano dal basso e investire molto di più, perché obiettivamente i Comuni che partecipano sono pochi. Se di questi pochi non riusciamo a finanziarne neanche la metà, stiamo parlando di otto richieste da parte dei Comuni, sette da parte di Unioni di Comuni e due indicate come altri enti. Sono veramente pochissimi. A questa legge e a questi bandi di partecipazione vengono riservate veramente le briciole di un bilancio che potrebbe permettersi un investimento maggiore.

Per quanto riguarda, invece, la programmazione, quello che notiamo è che non c’è spazio per approfondimenti sulla gestione, per esempio, dei servizi pubblici o per esempio sui bilanci. Quindi, anche attraverso un nostro emendamento chiediamo che vengano inseriti in una programmazione i bilanci partecipati, chiediamo proprio l’introduzione di questo aspetto, secondo noi, molto importante, anche in un periodo storico in cui i cittadini chiedono sempre di più di poter partecipare alla vita amministrativa del proprio Comune, della propria Amministrazione e fare la propria parte.

Ci sembra veramente importante e fondamentale investire molto di più rispetto a quello che si sta facendo, perché obiettivamente questa legge non la si sta facendo funzionare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

La parola alla consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Ogni volta che si parla in quest’aula di partecipazione corre la memoria ai percorsi partecipativi che, sia di recente sia qualche tempo fa, ho conosciuto da vicino. Proprio questa settimana c’è stata, purtroppo, la serata finale di un percorso partecipativo che era tanto atteso da tutta una parte della provincia di Modena e di cui è stato testimone, in una difficile situazione, l’assessore Venturi, che oggi non è qui presente, ma che ha passato oggettivamente – io ero presente – una serata difficile con contestazioni da parte dei cittadini che hanno usato toni oggettivamente comprensibili proprio perché era tanta l’aspettativa ed era tanta la fiducia nell’idea di partecipazione che la Regione trasmette che in quel momento lì, nel percorso finale, alla presenza del Direttore generale dell’ASL e dell’assessore Venturi ci si aspettava effettivamente che l’Istituzione fosse lì per un ascolto vero, quello stesso ascolto che ho già ribadito in quest’aula doveva essere l’ascolto come presa in carico.

L’ascolto come presa in carico non è quell’ascolto paternalistico in cui si scomodano i rappresentanti delle Istituzioni, assessori, che vanno sui territori per giustificare il fatto che neppure sono particolarmente preparati sugli esiti del percorso partecipativo. Sapendo appunto di non essere vincolati possono semplicemente limitarsi a chiudere dicendo: “L’avete avuto, l’avete voluto. Il percorso partecipativo c’è stato. Adesso, però, si continua come prima”.

Se la volontà popolare non trova forma all’interno di atti regionali, di che cosa stiamo parlando? Se la volontà popolare finanziata dalla Regione, finanziata anche con fondi regionali non trova nessun tipo di forma, nessun tipo di risposta e se i rappresentanti delle Istituzioni stessi, lì presenti, non fanno alcuno sforzo (così sembrava) per trovare una risposta che prendesse forma in delibere alle richieste dei cittadini, davvero quello è uno spreco di denaro pubblico.

Si tratta di quello che in questo momento più segna il passo. È la contraddizione tra quello che chiedono i cittadini e una politica regionale sulla partecipazione che guarda al passato, a quando probabilmente quell’ascolto paternalistico era sufficiente. Era già una novità probabilmente poter dire che si era mandata una comunicazione con la propria visione, la sanità che si voleva. Faccio riferimento a questo percorso per non tornare a quello un po’ più lontano nel tempo, di qualche anno fa, su cui aspetto una puntuale contraddizione da parte del consigliere Boschini sull’urbanistica di Modena.

Anche quello fu un percorso che segnò effettivamente una disillusione incredibile all’interno della città di Modena, perché prometteva la possibilità di intervenire sulla visione, invece, dell’urbanistica, quindi del Piano regolatore modenese, peraltro non ancora definitivo, non ancora passato in approvazione, dopo tre anni da quel percorso partecipativo. Invece, venne puntualmente tradito addirittura con delle dichiarazioni non corrispondenti alla realtà all’indomani della chiusura di quel percorso partecipativo, ancora una volta totalmente sponsorizzato dalla Regione se ben ricordo o comunque di sicuro in parte dalla Regione con la dichiarazione che la proposta più votata era stata effettivamente un’altra e non quella che noi sapevamo corrispondeva, invece, alla prima e prioritaria volontà di quei cento partecipanti.

Questo percorso che si è chiuso questa settimana, nonostante siano nel frattempo passati tre anni e nonostante la questione abbia preso forma anche all’interno della più alta forma di partecipazione dei cittadini, cioè un referendum; referendum che si è tenuto a dicembre dell’anno scorso a Mirandola ed è stato uno dei primi referendum sulla sanità a livello nazionale, pur essendosi tenuto all’interno di una comunità di medie dimensioni.

Non è stato soltanto un tradimento di quasi diecimila cittadini che sono andati a votare per quel referendum, ma un’impossibilità da parte di altri Comuni – ci ricolleghiamo a quello che è stato detto stamattina a proposito del difensore civico e delle convenzioni da parte di altri Comuni – che non hanno potuto avviare il loro autonomo referendum perché il Comune si era stranamente dimenticato di avviare una convenzione con il Difensore civico e si era stranamente anche dimenticato di avere un difensore civico comunale, di poter attivare un’attività autonoma e neppure sapeva o non voleva sapere che c’era la possibilità di avviare una convenzione con la Regione.

Ci sono, quindi, una serie di distrazioni che non ci sembrano più coincidenze che ci chiedono certamente di andare verso una legge della partecipazione vera e non presunta e di evitare non soltanto perdite di tempo ai cittadini, delusioni ai cittadini, gravi danni rispetto alla propria quotidianità, alla propria realizzazione personale, alla possibilità di dire la loro sui loro servizi pubblici, ma anche l’imbarazzo di assessori e di dirigenti regionali che si trovano a un certo punto a non essere capaci di sostenere un confronto su quelli che dovrebbero essere i loro temi più propri.

Quindi, con la memoria al percorso del 2013, a cui io partecipai personalmente e a questo di cui sono stata spettatrice questa settimana, penso che essendo stata davvero la serata, dal punto di vista istituzionale, di un certo imbarazzo sia il caso che si ponga mano velocemente alla legge sulla partecipazione, però si eserciti anche una maggiore responsabilità politica da parte di chi poi sui territori ci va e si spinge addirittura a dire che i cittadini possono dire una cosa, ma quello che dicono è guardare all’indietro: chiedere legittimi servizi pubblici, chiedere che non venga depotenziato un servizio pubblico già esistente, di fatto, sarebbe avere strane nostalgie. Sono stati definiti dei nostalgici.

I nostalgici della partecipazione sono quelli che probabilmente non l’hanno mai veramente avuta e che cominciano ad essere stanchi di dover pagare sulla propria pelle ogni giorno le conseguenze.

Su questo punto o si decide di essere totalmente trasparenti e dire che la partecipazione non è consentita, e allora se ne prenderà atto, oppure questa finta partecipazione che consente di avvicinarsi all’Istituzione, di dire la propria e poi essere mandati a casa con una pacca sulla spalla senza nessuna presa in carico, credo sia un rimedio peggiore del male. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Partirei rimettendo il problema davvero sulle sue gambe, perché ho sentito adesso degli interventi che se uno dovesse avvalorare finirebbe per pensare che in questa Regione la partecipazione sia un disastro, non funzioni.

Io riparto magari dall’interrogarmi su quali sono i luoghi d’Italia in cui la partecipazione, invece, è un luogo ideale, è perfettamente sviluppata. Faccio un po’ fatica ad orizzontarmi perché non conosco altre esperienze al di fuori della nostra in cui, per esempio, si produca un atto della qualità e dello spessore di quello che stiamo discutendo in questo momento in Assemblea.

Qui abbiamo un atto che ci rendiconta in maniera precisa, riga per riga, risorsa per risorsa, progetto per progetto, ciò che è stato finanziato o se non è stato finanziato perché, qual è stato il tipo di supporto che ha potuto ottenere dal tecnico di garanzia regionale. Non mi pare che tutto questo possa essere sinonimo di una Regione che non crede alla partecipazione, che a questo punto mette insieme tutto questo ambaradan semplicemente per dare un po’ di fumo negli occhi.

Mi sembra una ricostruzione francamente quasi grottesca. È vero, invece, un ragionamento più complesso e che credo dobbiamo fare, che abbiamo già fatto anche in altre occasioni, ma che volentieri ripeto.

La nostra è una democrazia prevalentemente rappresentativa. E non lo dico io, lo dice la Costituzione italiana, cioè il patto fondamentale che ci lega. “Rappresentativa” vuol dire che il popolo è sovrano, ma esercita questa sovranità, come dice la nostra Costituzione, nelle forme previste dalle leggi; leggi che non ci diamo a livello nazionale né io, né i miei colleghi, ma che sono frutto naturalmente del lavoro del legislatore e a suo tempo, naturalmente, dei padri costituenti.

È chiaro che prima di tutto la democrazia passa attraverso le forme della rappresentanza, le diverse, le varie forme della rappresentanza. Poi ci sono forme di partecipazione che, a mio avviso, sono un elemento di complemento fondamentale della democrazia rappresentativa, perché la democrazia è un tavolo che non sta in piedi con una gamba sola, quindi non sta in piedi soltanto con la rappresentanza, ha bisogno anche di altre gambe. Una di queste, sicuramente, è la gamba della partecipazione, che però non va a supplire o a togliere l’altra gamba, non va a conferire un potere decisionale tout-court, perché allora non abbiamo bisogno dei Consigli comunali, non abbiamo bisogno di Assemblee regionali, non abbiamo bisogno di Parlamenti.

Credo che soprattutto di fronte a sindaci eletti da tutta la popolazione, a presidenti di Regione eletti da tutta la popolazione, questo ragionamento ce lo dobbiamo ricordare, perché altrimenti sembra che il vulnus stia nel fatto che la gente non può decidere.

Io, invece, credo che la gente decida, e ce lo dimostrano anche questi giorni, nel bene e nel male; decide anche con lungimiranza e con lucidità e lo fa in base alle scelte che le vengono fornite. In più, oltre alla possibilità di essere autori di una scelta su chi ci governa, in alcune occasioni è sicuramente utile dare la possibilità alle persone di pronunciarsi direttamente su un progetto. Questo avviene nella nostra Costituzione con il referendum abrogativo.

Faccio, fra l’altro, osservare che stiamo parlando, magari poco e male, di una riforma futura in cui ci sarà anche l’introduzione di forme più ricche di partecipazione a livello nazionale, cioè di referendum consultivi e di altre forme di consultazione che dovranno anch’esse essere stabilite dalla legge. Quindi, non mi sento di far parte di un mondo politico che non crede alla partecipazione. Mi sento, invece, di far parte di un mondo e di un partito che crede alla partecipazione nei corretti limiti che la Costituzione stessa fissa e che probabilmente, nei prossimi anni, andranno a crescere.

Penso che ormai – condivido quanto diceva la collega Gibertoni – la partecipazione sia fuori dalla fase pionieristica e sia entrata nella fase matura. Questo vuol dire che se un Comune pensa di gettare un po’ di fumo negli occhi istituendo un percorso partecipativo e in questo modo tener buono qualche cittadino, il più delle volte compie un boomerang spaventoso, nel senso che i processi partecipativi, giustamente, creano attese e creano anche attese sulle risposte.

Se un Comune pensa di mettere in piedi la partecipazione per poi, bellamente, come pure mi sembra sia stato detto poco fa, mettere nel cassetto e nascondere sotto il tappeto i risultati, evidentemente si sta scavando la fossa da solo.

Questo anche in riferimento ad esperienze passate a cui la collega Gibertoni fa sempre riferimento. Io non credo che questa sia la sede per risolvere i problemi di quello che faceva Boschini come ex assessore alla partecipazione del Comune di Modena. Volentieri riaffronto il dibattito magari in una sede più propria, però in quell’occasione, così come in queste altre di cui parliamo oggi, la legge n. 3 è molto precisa e dice che noi abbiamo l’obbligo di rispondere alle proposte dei cittadini, eventualmente, laddove non le possiamo recepire o non le vogliamo recepire, motivando il mancato recepimento.

A me sembra che questo sia un fenomeno assolutamente da mettere in conto. Non possiamo pensare che tutte le proposte possono essere recepite, a volte anche soltanto per questioni finanziarie, oppure di opportunità, oppure di compatibilità fra le stesse.

Sappiamo che molto spesso due cose sono giuste, ma messe di fianco si escludono fra di loro. Tutte queste esigenze di armonizzazione delle proposte dei cittadini sono, a mio avviso, nella sfera di responsabilità dei sindaci, di chi è eletto dalla rappresentanza e farebbe un atto di omissione, a mio avviso, se non lo facesse.

Questo vuol dire che la partecipazione dei cittadini è falsa, è farlocca, non serve? Ci mancherebbe altro! Non staremmo facendo tutto il lavoro che stiamo facendo.

Certo, le risorse potrebbero aumentare, lo auspichiamo tutti, però è anche vero che comunque con queste risorse si fa molto, anche perché poi la partecipazione non deve essere una forma assistita.

Credo che la partecipazione politica sia qualcosa che i cittadini sanno benissimo fare anche in questa dimensione un po’ volontaria della partecipazione anche spontanea. Spesso bastano anche poche risorse per realizzare degli ottimi percorsi partecipativi per assicurare, magari, quel minimo di segreteria tecnica e di materiali che richiedono. Questo è quello che il più delle volte succede. Quindi, con poche risorse, in realtà, se ne finanziano tantissimi. Non credo che tutti questi siano senza risultato. Anzi, la valutazione stessa ci dice che molti di questi danno dei risultati, arricchiscono il dibattito delle città, dei paesi, sviluppano la coscienza dei cittadini, arricchiscono l’opinione pubblica, rendono più mirati i programmi di lavoro di chi commissiona i processi partecipativi e spesso anche delle forze di opposizione. Anzi, forse una delle cose di cui dovremmo parlare è che troppo spesso le forze di opposizione sembrano quasi strumentalizzare i processi partecipativi. Invece di rispettare la sacralità, la sacralità del cittadino che singolarmente si relaziona con la sua Amministrazione, sembrano quasi avere la volontà, a volte, di metterci sopra il cappello, tant’è vero che poi sentiamo delle affermazioni, come quelle di poco fa, che dicono: “Ma noi sappiamo che cosa volevano dire i cittadini”. Cosa vuol dire? Vuol dire che qualcuno li ha incontrati prima, li ha maneggiati, li ha istruiti?

Se fosse così – mi rivolgo in particolare a chi lo diceva, alla consigliera Gibertoni –, sarebbe gravissimo. Vorrebbe dire che noi stiamo usando lo strumento partecipativo come un grimaldello per mettere in difficoltà qualcuno. Invece, per me è uno strumento sacro in cui il cittadino, da solo, nella sua individualità, non mediata dai partiti, si rivolge all’Amministrazione, chiunque la governi, e porta le sue idee e le sue opinioni.

Con questa sacralità, con questo rispetto, con questa voglia di non strumentalizzare si ottiene anche il risultato di avere le risposte migliori, cioè quelle risposte in cui davvero le Amministrazioni cercano il più possibile, e sono sicuro che è così, di ascoltare i loro cittadini, perché è loro interesse. Ascoltare i cittadini è la chiave sicuramente anche del consenso che in democrazia è così importante.

Credo che questa proposta che ci viene fatta di programma di iniziative per il 2016 sia particolarmente importante. Condividiamo gli obiettivi e le proposte che vengono definite per il futuro bando. Davvero la sosteniamo con convinzione. Ci sembra che l’esigenza di infilare temi come le forme di gestione dei servizi pubblici o l’acquisizione e la cessione di quote sia, anche in questo caso, un uso strumentale della partecipazione.

Molti di questi temi – lo sappiamo – sono fra l’altro regolati da aspetti di legge molto delicati, per non parlare poi di quelli che riguardano le aziende partecipate che sono eventualmente quotate in borsa.

È del tutto evidente che estendere questo tipo di argomentazione è sicuramente particolarmente difficile. Non credo, comunque, che nelle pieghe e nelle affermazioni dell’attuale programmazione sia difficile trovare i modi per costruire, come si è sempre fatto, ce ne sono tante, percorsi partecipativi sui bilanci comunali o su altre forme che sicuramente sono fondamentali per la decisione su come erogare i servizi ai cittadini.

Credo che nelle formulazioni che il bando, come linee guida, già contenga, ci sono già le esigenze a cui evidentemente vuole rispondere questo emendamento, cioè quello di rendere partecipi i cittadini il più possibile del modo con cui si erogano e si organizzano i loro servizi.

Mi pare che anche in questo caso l’emendamento sia un emendamento che vuole produrre una forzatura non necessaria.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signor presidente, non so quale tipo di forzatura intenda introdurre l’emendamento che è stato presentato dai colleghi del Movimento 5 Stelle. A me pare, però, che parlare oggi di partecipazione dopo che veniamo da una tornata elettorale che ha visto uno dei punti più bassi della partecipazione dei cittadini alla scelta non di enti lontani dai medesimi, quali potevano intendersi le Regioni, ma del Comune che tradizionalmente è l’Ente locale più vicino ai cittadini, qualche riflessione la dovrebbe aprire. E la dovrebbe aprire anche in ordine a come intendere la partecipazione dei cittadini rispetto agli atti.

Non so chi di voi ricordi l’esperienza dei primi Consigli che si chiamavano di zona o di quartiere. Nacquero all’insegna dello spontaneismo ed era uno spontaneismo non di natura vuota assembleare, ma di partecipazione a quelle che potevano essere alcune delle scelte del proprio territorio. 

Sono passati alcuni anni e si sono voluti burocratizzare quei Consigli. Sono stati fatti diventare elettivi, con tanto di presidente, con tanto di indennità, con tanto di gettone di presenza per i consiglieri che vi partecipano. Il risultato è stato, alla fine, che almeno per le città piccole, sono stati addirittura aboliti, nelle città grandi sono stati accorpati. È evidente che se noi cerchiamo la partecipazione dobbiamo avere un pre-requisito: la partecipazione non necessariamente è occasione per alimentare il consenso.

In secondo luogo – penso sia indubbiamente rilevante – noi dobbiamo in questo momento attentamente valutare come riformare la legge sulla partecipazione così come è stata prospettata dall’assessore competente per materia in Commissione.

Penso che la sfida sia innanzitutto questa: cercare di creare delle forme di partecipazione che non debbano vedere, da una parte una regia promossa solo dall’Ente locale, dalla Regione, dalla Provincia o dal soggetto pubblico, e dall’altra che in definitiva impedisce o comunque non valorizza affatto l’unica forma di partecipazione in senso inverso e proprio della parola, cioè come promotori della partecipazione contenuta nell’articolo 5, comma 2, o tramite l’applicazione dell’articolo 15 della legge regionale n. 3 del 2010.

Questo è, secondo me, il tema di fondo. Non soltanto si deve vivere diversamente da una consultazione burocratica come, ad esempio, sul Piano dei rifiuti; si è sbandierata per partecipazione una qualche seduta riservata in realtà ad un argomento che è ovvio che sfugge alle masse e va più verso quei soggetti che istituzionalmente hanno una esperienza diffusa nel settore. Una consultazione vera, ad esempio, sulle comunità di vicinato, queste sì, forme di partecipazione autentica, si è mai realizzata secondo il modello americano?

Faccio un esempio. Sui territori non sono forme di partecipazione, ad esempio, persino quei gruppi di WhatsApp creati solo ed esclusivamente ai fini della vigilanza e laddove i cittadini segnalano e si segnalano tra di loro questa o quella presenza sospetta in una via o in un quartiere o un’auto che gira in modo sospetto in alcune zone? Sono esperienze che hanno dato anche, mi permetto di dirlo, ottimi risultati.

Per favorire questa partecipazione non c’è stato bisogno né di leggi, né di soldi, ma soltanto di una sana inventiva dei cittadini.

Ecco dove io penso che noi dovremmo essere provocatori fino in fondo se vogliamo recuperare un rapporto diretto in quella che, collega Boschini, è formalmente ormai una democrazia rappresentativa. Spesso e volentieri abbiamo dei sindaci che vengono eletti, se va bene, con il 21-22 per cento del corpo elettorale. È difficile ritenerla una democrazia rappresentativa! È una minoranza che vince, con una maggioranza che se ne sta a casa. Non mi si venga a dire che questo è naturale perché alla fine della guerra andavano a votare tutti perché avevano paura del fascismo e adesso non va più a votare nessuno perché questa paura non c’è.

La realtà, secondo me, è un’altra: i cittadini si vedono poco rappresentati in un processo che è burocratico. Le Istituzioni se anziché essere un organo di promozione della partecipazione sono un organo soltanto di filtro non funzionano più. Quand’è che vi è oggi una certa partecipazione che supera anche i livelli delle presenze delle Assemblee dei partiti politici? Quando c’è un timore per un diritto messo in discussione o per un interesse ritenuto legittimo.

La consigliera Gibertoni faceva prima riferimento ad un’Assemblea che aveva come tema la sanità. Quello è uno dei temi sensibili sui quali la gente avverte purtroppo di non contare nulla, perché quando tu vai a un’Assemblea, la gente interviene, sostiene (a torto o a ragione) una tesi, ma la risposta che ti viene data è: “È la Conferenza sociosanitaria che poi deciderà”… Vi rendete conto che è una contraddizione voler investire sulla partecipazione quando si fornisce una risposta di tipo notarile o comunque una risposta ad excludendum?

Lo dico perché noi dovremmo avere la possibilità di avere meno filtri anche nella nostra azione di legislatori. Se voi voleste essere con me onesti, salvo due o tre casi in cui vi erano delle forme di protesta o degli interessi legittimi da difendere, quante persone, loro sponte, sono salite lì dietro? Addirittura le inquadrature è meglio tenerle basse, perché è desolante vedere che in un’Assemblea legislativa che si riunisce, se va bene, due o tre giorni al mese, non vi sia un argomento che, se non pre-organizzato, muove uno stimolo di partecipazione o di ascolto.

Ci sarà una ragione per cui ciò succede. Non mi si dica che con lo streaming risolviamo tutto, perché se vi fossero dati felici avremmo trovato un’alternativa al discorso che facevo prima, ma se andiamo a vedere il numero delle persone collegate in streaming, ahimè, dobbiamo renderci conto che anche questa Assemblea legislativa è poco stimolante ai fini di una partecipazione.

Se poi ci diamo degli strumenti come le petizioni che vengono discusse in Commissione e sistematicamente ad ogni tipo di petizione si dà comunque una risposta burocratica e quella risposta, sostanzialmente, è sempre negativa perché il manovratore ha sempre ragione, ma di che cosa stiamo parlando alla fine? A mio avviso, di nulla.

Scusatemi se mi permetto di dirvelo. Io penso che se noi vogliamo disegnare delle forme di partecipazione esse devono essere le più libere, le meno regolamentate e le più provocatorie nei nostri confronti. È chiaro che uno che vuole impugnare una delibera perché ritiene che l’atto che è stato assunto sia un atto che lede un proprio legittimo interesse va al TAR, ma noi non dobbiamo pensare che la vita amministrativa e legislativa di questo ente possa gravitare soltanto attorno alle impugnative. C’è tutta un’area di promozione che può essere, questa sì, come tentativo alimentata purché si eviti di dover leggere, e concludo, dei pateracchi come questo.

Vi leggo uno stralcio: “Favorire e regolare la partecipazione delle persone, singole o associate, affinché da soggetti amministrati diventino soggetti attivi, alleati delle Istituzioni nel prendersi cura dei beni comuni”. Questo è una delle finalità della legge vigente. Quando uno ha finito di leggerla brucia la legge e scappa via impaurito.

È così difficile dire che il cittadino ha diritto di partecipare ai procedimenti amministrativi della Regione secondo le forme dalla stessa espresse e chiuderla lì anziché voler disciplinare l’indisciplinabile?

Ecco, io mi chiederei questo in termini di partecipazione. Se forse dessimo una risposta a queste domande, magari i cittadini domani parteciperebbero anche alle consultazioni elettorali non più come un atto dovuto, ma come un momento in cui credere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha tre minuti.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Intervengo per rispondere velocemente ad alcuni rilievi fatti dal collega Boschini. Quanto timore e nello stesso tempo quanta mistificazione, però, c’è in questi rilievi.

Gli esempi che ho fatto io sono ovviamente esempi noti, validi, conosciuti e recenti, almeno all’interno della Provincia di Modena, che però è la stessa Provincia – non so se il consigliere Boschini l’ha sentito dire – in cui il PD, proprio nell’occasione di questo primo referendum nazionale sui temi della sanità, invitava esplicitamente all’astensione. Quello stesso partito che in quest’aula, almeno per voce del consigliere Boschini, dice di tenerci tanto, tramite la Giunta regionale dice di tenerci tanto alla partecipazione eppure, guardate un po’, anche nello stesso colore politico delle volte, la filiera cambia all’interno dei territori e il PD locale invitava nettamente ad astenersi; diceva ai cittadini di Mirandola di non andare a votare proprio per il loro ospedale, quindi di non andare a dire se volevano partecipare o se volevano entrare a far parte di questo percorso che gli avrebbe poi, in teoria, consentito di dire come vedevano la sanità, se volevano tenersi quell’ospedale d’area, quello storico ospedale d’area o se accettavano così di buon grado di vederlo depotenziato, cosa che non è stata per nulla a giudicare anche dall’altra serata.

Quanto mistificante, allo stesso modo, credo e spero inconsapevolmente, non credo che nessuno qui voglia usare l’aula con intenti manipolatori nei suoi discorsi, è dire che c’è qualcuno che va di cittadino in cittadino a strumentalizzarlo? Né ne avremmo la forza, né il cittadino ce lo permetterebbe. Anzi, i cittadini in quell’occasione erano stanchi e dicevano: “Ci avete reso tutti dei tecnici”. Noi non avevamo alcuna intenzione.

Parliamo di cittadini normalissimi, senza appartenenze partitiche, stanchi, esasperati. Dicevano all’assessore Venturi e al Direttore generale Annicchiarico: “Siamo diventati tutti tecnici”. Non volevamo farlo. Non tutti vogliono fare i consiglieri comunali al di fuori dei Consigli comunali, non tutti vorrebbero far parte, per forza di cose, ventiquattro su ventiquattro, di comitati in questo Paese che è il Paese che ha il più alto numero di comitati d’opinione a livello internazionale rispetto ai nostri Paesi europei.

Che senso ha, ancora una volta, parlando di partecipazione, anche la partecipazione – qui la visuale è chiara rispetto all’opinione della maggioranza – all’interno di quest’aula se appena si muove un rilievo motivato sempre si fa tutto e sempre tutto va bene? Tutto è strumentalizzazione, tutto è bieca deformazione della realtà.

L’altra sera, pensate un po’, lo dico prima che passino i tre minuti, addirittura i rappresentanti delle Istituzioni, quindi l’assessore Venturi e il Direttore generale della ASL, ebbero a dire ai cittadini, ripeto, esasperati e non appartenenti a particolari forze politiche, non particolarmente militanti: “Se non vi va bene, c’è un ospedale anche nel mantovano ed è un vostro diritto legittimo andare nel mantovano”. Se questa è l’accoglienza, l’ascolto, il farsi carico è ancora peggio. Non è neppure paternalismo. Esplicitamente si è detto “Se non vi va bene, andate nel mantovano”.

Mi sentirei di dire al Direttore generale Annicchiarico che è la politica che deve assolvere il diritto alle cure e lo deve assolvere questo territorio, non il territorio mantovano per un cittadino del modenese. Però, se il Direttore generale Annicchiarico volesse andare a lavorare nel mantovano è un suo diritto legittimo, contro cui noi non avremmo assolutamente nulla da dire.

Tornando alla questione, invece, di una partecipazione decorativa, che è la partecipazione che io ho visto all’interno dei percorsi di cui sono stata parte, ma anche di quelli che mi sono stati segnalati, è stata sempre quella che corrisponde, lo ripeto, ad una visione passata.

Ricordo al consigliere Boschini che un suo collega, e poi chiudo, presidente, della scorsa consiliatura del Comune di Modena, un suo collega assessore, ebbe a dire, e a questo punto fu soltanto forse più sincero degli altri della Giunta: “Ebbene, colleghi, diciamocelo: i percorsi partecipativi sono la fine della democrazia”. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà. Ha sei minuti.

 

PICCININI: È apprezzabile il tentativo di difendere l’indifendibile, però i dati sono dati. Se siamo riusciti a finanziare diciassette progetti su sessantaquattro certificati penso che sia utile prendere atto della realtà e non tentare sempre di difendere ciò che non è.

Io non avrei nemmeno scomodato ERVET per l’analisi di questi dati. Stiamo parlando di diciassette progetti. Potevamo farlo anche “in house”, senza dover scomodare ERVET.

Rispetto alle parole del consigliere Boschini leggo una leggera contraddizione rispetto alla volontà della Giunta di modificare questa legge n. 3 sulla partecipazione, che evidentemente mostra delle criticità. Però, prima ne prendiamo atto e prima possiamo migliorare questa legge. Sicuramente l’assessore ci troverà da questo punto di vista disponibili a modificarla.

Tra l’altro, volevo invitare il consigliere del Partito Democratico a leggersi un report che è stato fatto giovedì 16 aprile 2015 con il dottor Leonardo Draghetti, tecnico di garanzia in materia di partecipazione, con i referenti dei progetti e dei bandi regionali che sottolineano diverse criticità. Sono tre paginette – si possono trovare anche sul sito della partecipazione – che evidenziano che probabilmente delle cose da modificare ci sono e che non funziona tutto a meraviglia come è già stato palesato in quest’aula. C’è la nostra piena disponibilità a modificare questa legge e a farla funzionare. Ripeto, prima si prende atto della cosa e prima si può migliorare.

Quello che noi faremo sicuramente da parte nostra, oltre ovviamente a dichiarare la disponibilità a modificare la legge, è sicuramente invitare a livello locale le Amministrazioni e i sindaci a partecipare a questi bandi e sollecitare così la Giunta regionale a investire molti più soldi rispetto a quelle briciole che sono state investite nel bilancio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

La parola l’assessore Petitti.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente.

Intervengo solo per tornare su alcuni temi che riguardano la proposta che noi oggi facciamo all’Assemblea e che, voglio ricordarlo, tra l’altro, rappresenta i criteri e l’aggiornamento rispetto alla ricognizione che, annualmente, dal 2012, facciamo in questa Regione sulle esperienze partecipative che sono promosse dagli Enti locali, che vengono sostenute dalla nostra Amministrazione e che preparano il bando del 2016 che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane sarà a disposizione dei territori. Questa è un’occasione.

Come giustamente veniva detto dai vari consiglieri che sono intervenuti, penso che la sessione autunnale, che ci vedrà impegnati a revisionare e a mettere in discussione la legge sulla partecipazione, la legge n. 3, dovrà valutare inevitabilmente alcune proposte che la Giunta farà. L’Assemblea, però, avrà un ruolo importante per capire come migliorare questa legge. Io partirei da qui, dal fatto che comunque ci troviamo di fronte ad un percorso che anche basandoci sui numeri, su quello che è avvenuto in questi anni, parla di un fermento importante in tutto il territorio regionale, perché il nostro Osservatorio, l’Osservatorio della partecipazione, ha monitorato, ad oggi, 873 processi.

Solo questo dato io credo che testimoni il fatto che c’è attenzione e una voglia di costruire anche dei nuovi processi di partecipazione da parte dei territori, degli Enti locali e di varie realtà, perché 326 di questi 873 processi sono anteriori al bando e 547 sono quelli successivi al primo bando regionale. È evidente che anche da questo punto di vista – e lo capisco – il nostro impegno è di sostenere questi processi migliorando la legge o, comunque, lavorando per migliorare e integrare questa legge, anche valutando il lavoro di questi anni, e di sostenere questo bando e questi processi con nuove risorse, che già sono state aumentate e che cercheremo di incrementarle ulteriormente. Tuttavia, al di là delle risorse e dei contributi, anche per le ragioni che avete puntualmente espresso, credo si debba sostenere anche la cultura della partecipazione come Ente regionale. Tra l’altro, l’assistenza tecnica che questa Regione ha fornito, ad esempio, a tutti i Comuni interessati ai processi di fusione – e voi sapete che questi processi di partecipazione sono stati rivolti ai Comuni interessati a intraprendere i percorsi di fusione – ha visto un lavoro importante e un dialogo strutturato proprio con quei Comuni, a volte di piccolissime dimensioni, che non hanno neanche quegli strumenti per sviluppare un’elaborazione rispetto ai processi di fusione. Quindi, si sono realizzati diversi incontri e diversi momenti di dialogo strutturato proprio con quelle comunità che hanno anche permesso di coinvolgere molti cittadini, oltre ovviamente a forze economiche e sociali.

Tutto questo sta a significare che, insieme agli studi di fattibilità, che come Regione Emilia-Romagna sosteniamo, da quest’anno abbiamo offerto uno strumento in più legato agli studi di partecipazione, e credo che da questo punto di vista tutto il lavoro svolto insieme alle Amministrazioni, legato a questi processi, che riguarda anche l’elaborazione tecnica dei vari documenti, delle varie piattaforme, dei vari strumenti, che poi on-line sono percepibili dai cittadini, sia stato notevole.

Voglio soltanto ricordare che, con i primi interventi, abbiamo avviato a carattere sperimentale gli studi di partecipazione per i Comuni del Bolognese che andranno a fusione a referendum nell’autunno prossimo, i Comuni di Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice, i Comuni del Ferrarese Mirabello e Sant’Agostino, i Comuni del Riminese Montegridolfo, Saludecio e Mondaino, e stiamo dando risposta anche ai Comuni del Reggiano che hanno chiesto di essere supportarti in questi processi partecipativi proprio nel percorso di fusione.

Voglio ricordare un’altra questione importante, che è emersa anche dalla vostra relazione e che è stata richiamata in qualche passaggio ricordato, che peraltro è stata anche oggetto di discussione anche in Commissione. Sono tante le attività che, per la propria strategicità in alcuni interventi su alcune politiche, sono particolarmente incisive e che vedono un impegno nei percorsi partecipativi di questa Amministrazione.

Voglio ricordare i due piani che noi abbiamo sostenuto attraverso progetti e percorsi di partecipazione e consultazione, vale a dire il Piano regionale integrato per la qualità dell’aria e il Piano forestale regionale, che ha visto nella gestione di questi interventi un forte coinvolgimento delle comunità.

In conclusione, desidero far presente che, grazie all’attività svolta in questi mesi, abbiamo già messo in campo, proprio in virtù della riflessione che svilupperemo in Assemblea nel prossimo autunno, un lavoro rivolto alle clausole valutative, proprio quelle, come giustamente sottolineato dai consiglieri del Movimento 5 Stelle, che devono essere presenti nei progetti che andiamo a sostenere. Vogliamo valutare e, quindi, approfondire qual è l’incremento, non solo quantitativo ma anche qualitativo, di questi processi partecipativi, come vanno a migliorare effettivamente la vita e la convivenza delle comunità dei cittadini e anche l’aumento di quella che è una reale condivisione delle scelte pubbliche, perché non deve restare sulla carta, ma deve aumentare nella consapevolezza delle comunità. Ebbene, queste clausole valutative sono già parzialmente presenti in questa relazione, ma credo che dovranno essere al centro di una riflessione che noi faremo insieme nella sessione autunnale. Inoltre, come abbiamo giustamente ribadito anche in Commissione, potremmo anche pensare ad una Sessione europea in modo da confrontare queste esperienze in ambito non soltanto nazionale ma anche con realtà avanzate, che già da anni lavorano sui temi della partecipazione, in ambito europeo, e credo che da questo punto di vista il contributo dei Gruppi e dell’Assemblea alla discussione sarà sicuramente molto importante.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Petitti.

Ha chiesto la parola il consigliere Bertani sull’illustrazione dell’emendamento. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Dopo aver sentito l’intervento del consigliere Boschini, ci è parso utile avanzare una proposta per addivenire almeno a una formulazione condivisa.

Mi sembra che il consigliere Boschini dicesse che non era d’accordo a inserire le forme di gestione dei servizi pubblici, ma crediamo che potrebbe essere un punto condivisibile quello di inserire all’interno dei progetti che riguardano gli assetti istituzionali almeno il tema dei bilanci partecipati. Ci sembra un tema che sia trasversale in tante Amministrazioni comunali di tanti colori e di tante estrazioni, e sappiamo che molte Amministrazioni trattano questo tema. Quindi, inserire in maniera esplicita almeno il tema dei bilanci partecipati ci sembra importante. Fermo restando che su partecipazione e democrazia partecipata abbiamo due visioni veramente diverse. Infatti, prima il consigliere Boschini parlava di democrazia di rappresentanza e come complemento di democrazia di partecipazione, mentre per noi la democrazia di partecipazione non è affatto un complemento, ma fa parte strutturale del concetto di democrazia. Ovviamente, il percorso fra democrazia partecipata e democrazia partecipativa è un percorso di avvicinamento fra due aspetti diversi per decidere insieme la vita di una comunità, ma l’aspetto della democrazia partecipata è radicale all’interno della nostra visione e non è sicuramente un complemento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale sull’emendamento, apro le dichiarazioni di voto. Cinque minuti per Gruppo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Torri. Ne ha facoltà.

 

TORRI: Grazie, presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà al provvedimento.

Si tratta di un provvedimento che, come ricordava anche l’assessore nel suo intervento, è parte importante di un percorso che, quest’anno, vede aprire non soltanto la sessione di partecipazione, ma anche la parte più interessante della clausola valutativa della legge n. 3, che è quella che prevede, una volta giunta a scadenza, una prima revisione della legge. È un aspetto che la clausola valutativa della legge n. 3 ha a differenza di altre clausole valutative proprio per la particolarità del tema che la legge stessa affronta, che è quello della partecipazione.

In quest’ottica credo non serva aggiungere molto al dibattito che si è sviluppato e alle posizioni che sono emerse su questo tema per dimostrare la complessità del tema. Credo vadano presi in considerazione tutti gli aspetti emersi, comprese le criticità, che hanno fatto presente soprattutto i consiglieri del Movimento 5 Stelle, ma che sono emerse anche nelle fasi di confronto con gli Enti locali, che sono state tenute periodicamente, a fronte delle richieste di attivare processi di partecipazione e a fronte dei momenti di valutazione di questi procedimenti.

Il percorso che ci vedrà impegnati in autunno, legato alla clausola valutativa e alla relativa revisione della legge, coinvolgerà – è già stato detto in altre occasioni, sempre dibattendo di partecipazione in occasione della presentazione di un documento da parte del Movimento 5 Stelle – direttamente, e questo per rispettare l’origine di questa legge, i consiglieri regionali, oltre che le tante realtà che sono state coinvolte nell’applicazione di questa legge, nonché direttamente i cittadini, proprio per riaffermare il ruolo che l’Assemblea legislativa ha storicamente ricoperto nell’approvazione, nella proposta e poi nello sviluppo della legge n. 3. Da questo lato, tra gli aspetti che giudichiamo positivamente nel votare questo provvedimento, c’è l’incremento delle risorse finanziarie, che è chiaramente un elemento positivo sia materialmente di per sé sia come prospettiva, come ricordava anche l’assessore, nel senso che più risorse si riescono a ottenere su questo fronte e meglio è, sia per la possibilità di ampliare il raggio d’azione, sia per l’effettivo sostegno che si riesce a garantire ai progetti, sia per aumentare il numero di quelli finanziati, sia per accrescere il sostegno che viene fornito a quelli che vengono ritenuti meritevoli.

In questo ambito, anche l’attività di sostegno, e non soltanto economica, che viene svolta dalla Regione a quanti attivano processi di partecipazione è importante da rilevare. Poi, come tutte le cose, è migliorabile e perfettibile, però – come ricordava il consigliere Boschini – sono poche le realtà in Italia che hanno una legge sulla partecipazione e a cui stanno dando gambe. È chiaro che, essendo un processo dinamico, confrontandosi bisogna lavorare sempre nell’ottica di migliorarlo. Da questo punto di vista la disponibilità che hanno dato i consiglieri del Movimento 5 Stelle credo sia importante, come quella concessa dal consigliere Foti e dagli altri Gruppi, nell’ottica di ritrovarsi ad autunno per valutare la sessione di partecipazione relativa all’anno in corso e, di conseguenza, avviare quel percorso di revisione che ci condurrà alla fine di quest’anno. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Torri.

Stiamo per distribuire il subemendamento pervenuto a seguito dell’accordo raggiunto tra il consigliere Boschini e il consigliere Bertani. Nel frattempo, do la parola al consigliere Boschini.

 

BOSCHINI: I super-emendamenti sono quelli che superano probabilmente le venti pagine, mentre questo forse non supera le venti parole.

Grazie, presidente. Intervengo in sede di dichiarazione di voto per esprimere il nostro orientamento, ma anche per formulare una breve replica al dibattito generale.

Credo che sia interessante vedere come questo dibattito in fondo ci ha permesso anche di far emergere alcune idee diverse circa il concetto di democrazia che caratterizzano le diverse forze politiche, e questo - vivaddio - è anche una delle ricchezze della democrazia e anche della partecipazione. Credo che ci diamo tutti la buonafede come presupposto, e se non fosse così probabilmente non saremmo qua e non ci rispetteremo quotidianamente, pur nella diversità delle opinioni nel lavoro che portiamo avanti.

È apparso evidente che c’è chi pensa che la partecipazione debba essere qualcosa che sempre di più vada a sostituirsi alla democrazia rappresentativa, consentendo la decisione diretta da parte del cittadino. Può darsi che il mondo che abbiamo davanti ci riservi questo. Le forme della democrazia elettronica probabilmente evolveranno in questa direzione. Sappiamo che in America ci sono già esperienze, come quella del Sindaco Bloomberg, che ha governato per anni facendo quotidianamente sondaggi su Facebook. Quindi, è possibile che la democrazia evolva in questo senso. Io, però, mi sento ancora fautore di una cultura in cui la democrazia rappresentativa è arricchita, è accompagnata e allarga il suo spettro attraverso le forme della democrazia partecipativa e della democrazia diretta, che è comunque parte del nostro sistema costituzionale.

Da questo punto di vista mi sento anche un po’ lontano dalla proposta, invece, un po’ più “sorelliana” (mi verrebbe da dire) del collega Foti, che coerentemente con la sua cultura politica, che tante volte ci manifesta e non ci tiene nascosta, ha una visione della partecipazione come una sorta di energia vitale che scaturisce in maniera spontanea dal corpaccione corporativo del popolo, andando in questo modo quasi contro liberamente le Istituzioni. Io, invece, penso che non ci sia niente di male nel fatto che la partecipazione sia regolata, anzi lo deve essere, a mio avviso, altrimenti poi diventa qualcosa che rischia di generare problemi che tutti abbiamo conosciuto.

In conclusione mi permetto di dire che, se alla fine siamo qui a sviluppare questa discussione, è frutto, anche questo, della legge n. 3. Come sono frutto della legge n. 3 i tanti progetti che, diversamente, non sarebbero stati elaborati nei Comuni in mancanza dei necessari finanziamenti. Come è frutto della legge n. 3 il fatto che più cittadini si sono avvicinati a una discussione pubblica e politica, anche quando magari non finisce in gloria, ma è comunque un frutto importante. Come è frutto della legge n. 3 il fatto che si genera più cultura politica e più consapevolezza, anche persino quando talune decisioni non vengono prese sulla base delle indicazioni dei cittadini ma vengono bloccate. La partecipazione può servire anche a questo. Come è frutto della legge n. 3 il fatto che oggi abbiamo manifestato così riccamente le nostre opinioni. Come è frutto della legge n. 3 il fatto che vengono presentati tanti progetti. Io sono convintissimo che, senza la legge n. 3, seppure non finanziata adeguatamente, tanti di questi progetti proposti al Garante non sarebbero mai pervenuti.

Questo vuol dire che è tutto perfetto? No. Io ho voluto difendere la legge n. 3 proprio perché vedo molti valori e molti risultati che negli anni ha prodotto. Dopodiché, come diceva giustamente l’assessore e come abbiamo anche ribadito in Commissione, è una legge, come tutte le leggi, perfettibile, che comincia ad avere sulle spalle qualche anno di esperienza, per cui a seguito della competenza maturata e di fronte all’evoluzione della sensibilità della democrazia diretta ci sarà necessità di metterci mano, e credo che tutti insieme realizzeremo volentieri questo lavoro, ciascuno mettendoci la propria cultura.

Rispetto al testo dell’emendamento, così come modificato, ovvero eliminando gli elementi più legati agli aspetti gestionali dei servizi pubblici, che effettivamente sono talmente complicati in termini normativi che spesso risultano difficili persino per gli addetti ai lavori, per cui pensare di coinvolgere i cittadini in esperienze partecipative sulle forme gestionali delle partecipate pubbliche richiederebbe mesi e mesi di corsi giuridici, forse prima di tutto per noi e poi per i cittadini stessi, applicandole invece al tema dei bilanci partecipati, che è un tema già largamente frequentato, credo sia accoglibile anche per noi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Se non ci sono più interventi in dichiarazione di voto, pongo in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 2, a firma del consigliere Bertani.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 2 è approvato, quindi l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini, Sensoli, Gibertoni e Sassi, si intende precluso.

Si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione dell’oggetto 2671.

 

(L’Assemblea, a maggioranza dei presenti,

approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’Assemblea approva.

 

OGGETTO 2628

Delibera: «L.R. n. 40 del 2002, Titolo V. Modifica dei criteri riguardanti l'erogazione e l'utilizzazione dei contributi a favore dei Confidi operanti nel settore del turismo. Sostituzione del paragrafo C della delibera di Consiglio regionale n. 462 del 6 marzo 2003.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2016, n. 639) (78)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 2628: Proposta recante: “L.R. 40/02 Titolo IV: Proposta all'Assemblea legislativa per la modifica dei criteri riguardanti l'erogazione e l'utilizzazione dei contributi a favore dei Confidi operanti nel settore del turismo. Sostituzione del paragrafo C della DCR 462/2003” (Delibera di Giunta n. 639 del 02 05 16).

La Commissione “Politiche economiche” ha espresso parere favorevole nella seduta dell’8 giugno 2016 con la seguente votazione: 32 voti a favore, nessun contrario e 9 astenuti.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole nella seduta del 29 aprile 2016.

Dichiaro aperta la discussione generale sul provvedimento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Ha chiesto di parlare la consigliera Serri. Ne ha facoltà.

 

SERRI: Grazie, presidente. Con questo provvedimento andiamo a modificare i criteri di concessione dei contributi ai fondi Confidi per le agevolazioni per le imprese del turismo, del commercio e dei servizi.

La legge n. 40 risale al 2002 e la delibera a cui si fa riferimento viene modificata in alcuni aspetti nel 2003. Nel frattempo ovviamente sono cambiate molte cose, a partire dalle normative che regolano questo istituto di agevolazione del credito, così come sono cambiati i bisogni e le esigenze delle imprese. In modo particolare, il tema del credito è diventato centrale e la possibilità di accedere al credito è divenuto elemento basilare, ma anche di grande difficoltà a volte per le imprese.

Che cosa si va a modificare? Innanzitutto, diamo la possibilità ai Confidi del settore turismo, commercio e servizi di operare anche nei confronti di aziende appartenenti ad altri settori, in maniera tale da garantire una razionalizzazione dei costi e, quindi, concedere maggiore benefici e respiro ai Confidi. Fermo restando che si fissa un tetto massimo per l’accesso da parte di imprese appartenenti ad altri settori, dimodoché almeno l’80 per cento delle risorse economiche proprie dei Confidi resti nel settore turismo, commercio e servizi.

Si modificano le modalità di riparto, che viaggiano sempre su due canali: una quota garantita che viene distribuita attraverso una suddivisione alle Province e una quota che viene ripartita in base all’operatività e, quindi, alla quantità di attività e di aiuti che i Confidi hanno operato nelle annualità precedenti nei confronti delle imprese. Per quanto riguarda la quota garantita, prima era pari al 20 per cento del contributo distribuito, mentre adesso viene ridotta al 10 per cento. Di conseguenza, la quota ripartita in base all’operatività dei Confidi viene incrementata dall’80 al 90 per cento.

Infine, l’aspetto più importante, che ha una ricaduta fondamentale anche per le imprese, è costituito dalla necessità di affrontare le nuove esigenze delle imprese. Si mantiene la strategia di finanziamento incentrata su interventi strutturali, quindi l’aiuto e il sostegno all’accesso al credito per investimenti, ristrutturazione, riqualificazione e realizzazione di nuove strutture turistiche, sia ricettive che complementari all’offerta turistica, ma la si implementa con una strategia di natura gestionale, per cui anche gli investimenti legati alla gestione dell’impresa, per intenderci la liquidità, possono essere oggetto di aiuto da parte di Confidi.

Così come l’intervento riguardante la ristrutturazione del credito. Ovviamente, anche questo è un aspetto fondamentale perché, come dicevo in premessa, le esigenze delle imprese e le loro difficoltà nella parte gestionale si sono fatte, negli anni, più complesse. Diciamo che questo è un bisogno che è cresciuto con il passare degli anni.

In ultimo, con un emendamento della Giunta, che è stato distribuito, fra le tipologie delle attività che possono accedere agli aiuti, sia come fondo di garanzia, sia come aiuto sul costo degli interessi, si inseriscono le attività delle discoteche. Questa richiesta, inizialmente formulata dal Movimento 5 Stelle in modo particolare in occasione delle sedute di Commissione, è stata accolta dalla Giunta con questo emendamento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Serri.

Non avendo più nessun iscritto in discussione generale, passiamo alla discussione degli emendamenti, che sono cinque, tre a firma dell’assessore Corsini, uno a firma dei consiglieri Sensoli e Bertani, uno a firma dei consiglieri Bertani, Sensoli e Piccinini, e del subemendamento, a firma della consigliera Sensoli. Dieci minuti per ogni intervento.

Ha chiesto di parlare la consigliera Sensoli. Ne ha facoltà.

 

SENSOLI: Grazie, presidente. Noi abbiamo presentato un emendamento simile a quello proposto dalla Giunta, poi in parte corretto, in quanto ci siamo accorti che una parte fondamentale dell’impresa turistica, cioè quella delle discoteche, che già non versa in condizioni ottimali, era stata esclusa da questo provvedimento. Vedo che, per fortuna, è stata accolta la nostra richiesta. Tuttavia, noto che all’interno della categoria formata da discoteche e sale da ballo sono presenti anche i nightclub. Chiaramente, noi chiediamo che questa tipologia di locale venga esclusa dalle agevolazioni e dai finanziamenti dei Confidi, e credo non sia necessario illustrare i rischi legati a questa attività. Non ne voglio fare una questione morale o moralistica, però le retate eseguite all’interno di questi locali sono all’ordine del giorno e il rischio che dietro queste strutture si celi lo sfruttamento della prostituzione piuttosto che il traffico di droga è assolutamente più elevato rispetto a discoteche e sale da ballo. Quindi, chiaramente abbiamo chiesto l’esclusione dei nightclub da questa categoria.

Ad ogni modo, è seguito un lavoro assieme ai tecnici dell’assessorato, per cui credo stia arrivando un altro emendamento da parte dell’assessorato che esclude i nightclub dai beneficiari delle agevolazioni dei Confidi ma, giocoforza, sono rimasti inclusi perché il codice Istat è quello e non si poteva fare diversamente. Comunque, nella sostanza è stata accolta la nostra richiesta, con un aggiustamento meramente tecnico.

Noi, però, avanziamo un’altra richiesta. Viceversa, in questo provvedimento sono state inserite le imprese edili, e noi non siamo d’accordo con questa scelta. Ovviamente, alle nostre rimostranze ci è stato risposto che sono state inserite solo quelle imprese che operano nel settore turistico. Ebbene, noi chiediamo una limitazione perché, paradossalmente, può capitare che all’interno dei Confidi ci sia una predominanza di imprese edili. E questo a noi non va bene, assolutamente, perché in questo caso i Confidi devono essere formate prevalentemente da aziende che operano nel settore turistico. Le imprese edili devono essere eventualmente accessorie, onde evitare che si vada ad alimentare una speculazione edilizia, e direi che di tutto abbiamo bisogno nella nostra regione tranne che di altra speculazione edilizia e di altro mattone.

I nostri emendamenti nella sostanza sono questi, quello relativo alle discoteche, nella sostanza è già stato accolto, anche se ancora non si è votato, spero non ci siano sorprese, per quello relativo alle imprese edili siamo in attesa di capire come intende comportarsi la maggioranza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Sensoli.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale sugli emendamenti, apro le dichiarazioni di voto. Cinque minuti per ogni Gruppo.

Sospendo la seduta per cinque minuti, in maniera tale che vengano distribuiti i subemendamenti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 17,35,

è ripresa alle ore 17,46)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori.

Passiamo, quindi, alla votazione degli emendamenti.

Emendamento 1, a firma dell’assessore Corsini.

La parola al sottosegretario Andrea Rossi. Prego.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Presidente, comunichiamo che, in virtù della presentazione da parte del Movimento 5 Stelle dell’emendamento 4 e del subemendamento 7 da parte della consigliera Serri, la Giunta ritira gli emendamenti 1 e 2 presentati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

Passiamo al subemendamento 6, a firma della consigliera Sensoli.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 6.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento è approvato.

Con l’approvazione del subemendamento 6 sono preclusi l’emendamento 4, a firma dei consiglieri Sensoli e Bertani, e l’emendamento 5, a firma dei consiglieri Bertani, Sensoli e Piccinini.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 7, a firma della consigliera Luciana Serri.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma dell’assessore Corsini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è approvato.

Se nessun consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 2628.

 

(L’Assemblea, a maggioranza dei presenti,

approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’Assemblea approva.

 

OGGETTO 2736

Delibera: «Ratifica, ai sensi dell'art. 13, comma 2, dello Statuto, dell'Intesa di collaborazione interregionale tra la Regione Emilia-Romagna e il Voivodato Wielkopolskie in materia di sviluppo regionale e promozione delle regioni, scambi giovanili, istruzione, insegnamento e formazione professionale, promozione economica, scambi commerciali, cultura ed arte, sport e turismo, protezione della natura, innovazioni e sviluppo tecnologico, politica sociale (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 30 maggio 2016).» (79)

(Approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, quindi, all’oggetto 2736: Ratifica, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, dello Statuto, dell’Intesa di collaborazione interregionale tra la Regione Emilia-Romagna e il Voivodato Wielkopolskie in materia di sviluppo regionale e promozione delle regioni, scambi giovanili, istruzione, insegnamento e formazione professionale, promozione economica, scambi commerciali, cultura ed arte, sport e turismo, protezione della natura, innovazioni e sviluppo tecnologico, politica sociale. Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 30 maggio 2016.

La Commissione “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” ha espresso parere favorevole nella seduta del 14 giugno 2016 con la seguente votazione: 34 voti a favore, nessun contrario e 6 astenuti.

Passiamo, quindi, alla discussione generale. Dieci minuti per ogni consigliere.

Non avendo alcun iscritto in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto. Cinque minuti per ogni Gruppo.

Non vi sono interventi per dichiarazione di voto.

Se nessun consigliere chiede di parlare si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 2736.

 

(L’Assemblea, a maggioranza dei presenti,

approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’Assemblea approva.

 

OGGETTO 2705

Requisiti per l’iscrizione nell’elenco regionale delle associazioni e delle federazioni fra associazioni di emiliano-romagnoli all’estero. (Proposta del Presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, consigliere Molinari)

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 2705: Requisiti per l’iscrizione nell’elenco regionale delle associazioni e delle federazioni fra associazioni di emiliano-romagnoli all’estero. Proposta del Presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, consigliere Molinari (24.05.2016).

La Commissione “Per la parità e i diritti delle persone” ha espresso parere favorevole, con modifiche, nella seduta del 15 giugno 2016 con la seguente votazione: 28 voti a favore, 14 contrari e nessun astenuto.

Apriamo la discussione generale sul provvedimento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Ha chiesto di parlare il consigliere Molinari. Ne ha facoltà.

 

MOLINARI: Rapidamente, per l’illustrazione.

Facendo seguito all’approvazione della legge regionale n. 5/2015, abbiamo avviato, come Consulta, le pratiche per quanto riguarda l’operatività della stessa. Il 27 vi è stato l’insediamento della Consulta, con una prima convocazione in videoconferenza. Sono stati inseriti, quindi approvati anche all’interno della Consulta stessa, i requisiti che sono stati proposti e portati alla Commissione con gli esiti da lei illustrati.

Dal punto di vista del passaggio in aula, è utile ricordare che le modifiche e, comunque, la riapertura dell’iscrizione presso l’elenco regionale sono necessarie in seguito all’approvazione della nuova legge e riguardano, di fatto, l’avvio delle procedure per il riconoscimento delle associazioni emiliano-romagnole all’estero, che rappresentano la base del nostro associazionismo e della rappresentanza dei nostri emigrati.

All’interno di questi requisiti andiamo a definire, di fatto, i quattro princìpi fondamentali, quali l’assenza di fini di lucro, l’operare con continuità a favore degli emiliano-romagnoli all’estero, svolgere attività e funzioni di carattere sociale – punto c) −  in coerenza con i princìpi dell’articolo 1 della legge regionale n. 5/2015. Inoltre, viene inserito un criterio numerico riguardante la necessità di avere un numero di associati non inferiore ai 35, di cui almeno il 30 per cento di origine emiliano-romagnola e di età minima di diciott’anni. Il numero, da 35, passa a 25 nel momento in cui l’associazione sia l’unica presente all’interno del Paese ospitante e ci sia, eventualmente, anche rispetto alla presenza di più associazioni, una distanza rilevante chilometrica che renda il numero 25 rappresentativo di una particolare area all’interno del Paese ospitante.

Il provvedimento, di fatto, individua le richieste, quindi la documentazione necessaria. Ovviamente, la parte più importante è rappresentata dallo Statuto, quindi dai contenuti dello stesso, e soprattutto dal programma biennale delle attività. Una delle filosofie delle richieste, così come in passato, è quella di essere un’associazione che dimostra di svolgere anche le attività proprie, identificate, poi, dalla legge n. 5.

Dal punto di vista della tempistica, si arriva, con una procedura di valutazione da parte degli uffici rispetto agli obiettivi della legge, a un’approvazione entro centoventi giorni dell’elenco. L’elenco è fondamentale per quanto riguarda lo svolgimento e l’avvio dei lavori della Consulta stessa. Le associazioni, così come riconosciute da questo Regolamento, potranno essere quelle che svolgono attività riconosciuta dalla Regione Emilia-Romagna e, soprattutto, avranno la possibilità di accedere ai bandi che verranno portati avanti dopo l’approvazione del triennale e, di fatto, rappresenteranno la vera e propria attività della Consulta stessa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Presidente, mi permetto di sottoporre alla sua attenzione una questione. In realtà, noi dovremmo prendere in esame risoluzioni, ordini del giorno, proposte di delibera, ma oggi è stata iscritta all’ordine del giorno, e si vota, una relazione.

Nei fatti, noi dovremmo votare alcuni criteri che prescindono, un attimo, dalla relazione, ancorché condivisibile o meno, del collega Molinari. Dovremmo votare con la forma della delibera. Questi sono criteri che, indubbiamente, varranno fino a revoca dei medesimi. Alcuni riferimenti contenuti nella relazione confliggono con la legislazione nazionale. A prescindere da ciò, ritengo che la forma oggi seguita sia quantomeno anomala, e lo dico in relazione a quanto reca il testo della nostra deliberazione. Noi individuiamo questi requisiti con una forma diversa da quella deliberativa. Non c’è la premessa, non c’è il dispositivo. C’è soltanto l’approvazione sic et simpliciter di un atto, che indubbiamente potrà avere i requisiti della proposta. Ad ogni modo, la proposta deve essere presentata seguendo la forma deliberativa, a mio avviso. Mentre una proposta di deliberazione è soggetta ad emendamenti, una relazione potrebbe non esserlo.

Dal momento che non si tratta di una questione di opposizione preconcetta, ritengo che, prima di entrare nel merito, si debba valutare il metodo. Prendiamo in considerazione i criteri, cui si può dire che la legge si richiama. Invero, leggendola bene, la legge stabiliva di dotarsi di criteri, ma i criteri hanno una formula che non può essere riassunta in una proposta siffatta.

In Commissione si poteva anche procedere secondo questa forma per accogliere più osservazioni possibili, ma nella fase di predisposizione del provvedimento per l’aula qualcuno avrebbe potuto, a mio avviso, suggerire al collega Molinari di utilizzare la presentazione propria della proposta.

Presidente, la questione è la seguente: non esiste la proposta del presidente in sé; esiste la proposta che proviene dalla sua figura di membro dell’Assemblea legislativa. Noi, oggi, abbiamo cambiato rispetto al passato. Il presidente è un consigliere regionale. Per le proposte di un consigliere regionale si segue la procedura delle proposte del consigliere regionale. Io non mi sono formalizzato – ripeto − su quanto è accaduto in Commissione per il semplice motivo che, avendo la Commissione un potere soltanto consultivo, poteva accettare questa relazione demandando, però, non so a chi, penso agli uffici, di trasformare un insieme di princìpi in un atto amministrativo contenente i princìpi medesimi.

Io non mi voglio dilungare, perché vedo che è scaduto il termine che, se non erro, contraddistingue la cessazione della nostra seduta. Tuttavia, visto che ci troviamo in una fase di discussione, nulla impedisce che per domani mattina venga valutata la forma attraverso cui il provvedimento è stato presentato, eventualmente anche emendando lo stesso, in modo tale da poter dare una forma giuridica compiuta ad un atto che, comunque, ha una rilevanza non secondaria ai fini della Consulta che qui esaminiamo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Dopo essere stato attento alle sue perplessità e dopo essermi consultato con gli uffici, sospendiamo questo atto. Come ha detto lei, non essendoci una delibera, non possiamo votare, come aula, una relazione. Pertanto, la sospendiamo. Se nell’arco della giornata di domani non troveremo una soluzione, verrà rinviata alla Commissione per essere nuovamente formalizzata nei modi corretti.

Detto questo, sospendiamo i lavori della seduta pomeridiana, che riprenderà domani mattina alle ore 9,30.

Grazie. Buonasera.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 18,01

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri: Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Simona CASELLI, Raffaele DONINI, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Paola GAZZOLO, Sergio VENTURI e i consiglieri Giuseppe PARUOLO, Valentina RAVAIOLI, Nadia ROSSI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Ha inoltre partecipato alla seduta il Garante per l’infanzia e l’adolescenza Luigi FADIGA.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 2671 “Delibera: «Programma di iniziative per la partecipazione della Giunta regionale 2016 contenuto nella relazione annuale 2015 sui processi partecipativi in Emilia-Romagna.» (Proposta della Giunta regionale in data 16 maggio 2016, n. 684)” (77)

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini, Sensoli, Gibertoni, Sassi:

«Nell'allegato 1, a pagina 38, al terzo punto elenco del paragrafo 4.2 introdotto da "tali azioni si individuano nel seguente elenco:" è aggiunto il testo che segue:

"iniziative dirette ad approfondire le forme di gestione dei servizi pubblici, costituzione di società pubbliche, acquisizione o cessione di quote, nonché alla stessa costruzione di bilanci comunali o la definizione di progetti specifici da costruire attraverso i cosiddetti "bilanci partecipati"."»

(Precluso)

 

Subemendamento 2, a firma del consigliere Bertani:

«All’emendamento 1 è apportata la seguente modifica:

"Nell'allegato 1, a pagina 38, al terzo punto elenco del paragrafo 4.2 introdotto da "tali azioni si individuano nel seguente elenco:" è aggiunto il testo che segue:

"iniziative dirette alla definizione di progetti specifici inerenti i cosiddetti "bilanci partecipati"."»

(Approvato)

 

OGGETTO 2628 “Delibera: «L.R. n. 40 del 2002, Titolo V. Modifica dei criteri riguardanti l'erogazione e l'utilizzazione dei contributi a favore dei Confidi operanti nel settore del turismo. Sostituzione del paragrafo C della delibera di Consiglio regionale n. 462 del 6 marzo 2003.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2016, n. 639)” (78)

 

Emendamento 1, a firma dell’assessore Corsini:

«A pag. 4 dell’Allegato 1 alla delibera di Giunta, al punto C.1.2, al primo alinea, terza riga, dopo le parole "le imprese iscritte", aggiungere "al registro imprese presso la"»

(Ritirato)

 

Emendamento 2, a firma dell’assessore Corsini:

«A pag. 5 dell’Allegato 1 alla delibera di Giunta, al punto C.1.2, alla lettera R, aggiungere al primo rigo, davanti alle parole "Attività artistiche", le seguenti: "Discoteche, sale da ballo, night club e simili 93.29.1;"»

(Ritirato)

 

Emendamento 3, a firma dell’assessore Corsini:

«A pag. 11 dell'Allegato 1 alla delibera di Giunta, al punto C.2.2, aggiungere, dopo il numero 5), il numero "6) Interventi di ristrutturazione e riqualificazione di discoteche, sale da ballo, night club e simili 93.29.1."»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani:

«Nell'allegato 1 recante "L.R. 40/02 - sostituzione del paragrafo c della DCR 462/2003: Interventi previsti dal titolo IV della L.R. 40/02", al punto C.1.2 "Requisiti dei Confidi richiedenti", il primo alinea successivo alle parole "AI fine di accedere ai contributi i Confidi devono essere in possesso dei seguenti requisiti:" è sostituito secondo quanto segue:

"- operare nel settore del turismo. Ai fini della presente normativa si intendono imprese operanti nel settore del turismo le imprese iscritte al Registro delle Imprese di cui all'art. 2188, al R.E.A., all'Albo delle Imprese artigiane con i seguenti codici ATECO ISTAT 2007:

H - "Trasporto e magazzinaggio" limitatamente alla sottocategoria 49.39.01 "Gestione di funicolari, ski-lift e seggiovie se non facenti parte dei sistemi di transito urbano o suburbano" e alle classi 50.10 "Trasporto marittimo e costiero di passeggeri" e 50.30 "trasporto di passeggeri per vie d'acqua interne" 50.30;

I - "Attività di alloggio e ristorazione" ad esclusione delle attività di cui alla classe 55.90 "Altri alloggi" e 56.29 "Mense e catering continuativo su base contrattuale" nonché alla sottocategoria 56.10.12 "Attività di ristorazione connesse alle aziende agricole";

N - "Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese", limitatamente alla divisione 79 "attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse" e al gruppo 82.3 "Organizzazione di convegni e fiere";

R - "Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento", limitatamente alla categoria 93.21.0 "Parchi di divertimento e parchi tematici" e alle sottocategorie 93.29.20 "stabilimenti balneari" nonché 93.29.10 "Discoteche, sale da ballo night club e simili" con esclusione, in relazione a quest'ultima, dei night club;

S - "Altre attività di servizi per la persona", limitatamente alle sottocategorie 96.04.10 "Servizi di centri per il benessere fisico (esclusi gli stabilimenti termali)" e 96.04.20 "Stabilimenti termali";

F - limitatamente al gruppo 41.2 "Costruzione di edifici residenziali e non residenziali", in riferimento alle imprese che realizzino interventi di costruzione, ristrutturazione, qualificazione di strutture turistiche ricomprese nei punti precedenti;

L - "Attività immobiliari", limitatamente alla sottocategoria 68.20.01 "Locazione immobiliare di beni propri o in leasing", in riferimento a imprese di locazione di strutture turistiche di proprietà ricomprese nei punti precedenti."»

(Precluso)

 

Emendamento 5, a firma dei consiglieri Bertani, Sensoli, Piccinini:

«Nell'allegato 1 recante "L.R. 40/02 - sostituzione del paragrafo c della DCR 462/2003: Interventi previsti dal titolo IV della L.R. 40/02", al punto C.1.2 "Requisiti dei Confidi richiedenti", alla lettera F del primo alinea è aggiunto il seguente periodo:

"Tali imprese non possono superare il 10% del totale delle imprese operanti nel settore del turismo ai sensi del presente paragrafo."»

(Precluso)

 

Subemendamento 6, a firma della consigliera Sensoli:

«All’emendamento 4, nell'allegato 1 recante "L.R. 40/02 - sostituzione del paragrafo c della DCR 462/2003: Interventi previsti dal titolo IV della L.R. 40/02", al punto C.1.2 "Requisiti dei Confidi richiedenti", il primo alinea successivo alle parole "AI fine di accedere ai contributi i Confidi devono essere in possesso dei seguenti requisiti:" è sostituito secondo quanto segue:

"- operare nel settore del turismo. Ai fini della presente normativa si intendono imprese operanti nel settore del turismo le imprese iscritte al Registro delle Imprese di cui all'art. 2188, al R.E.A., all'Albo delle Imprese artigiane con i seguenti codici ATECO ISTAT 2007:

H - "Trasporto e magazzinaggio" limitatamente alla sottocategoria 49.39.01 "Gestione di funicolari, ski-lift e seggiovie se non facenti parte dei sistemi di transito urbano o suburbano" e alle classi 50.10 "Trasporto marittimo e costiero di passeggeri" e 50.30 "trasporto di passeggeri per vie d'acqua interne" 50.30;

I - "Attività di alloggio e ristorazione" ad esclusione delle attività di cui alla classe 55.90 "Altri alloggi" e 56.29 "Mense e catering continuativo su base contrattuale" nonché alla sottocategoria 56.10.12 "Attività di ristorazione connesse alle aziende agricole";

N - "Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese", limitatamente alla divisione 79 "attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse" e al gruppo 82.3 "Organizzazione di convegni e fiere";

R - "Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento", limitatamente alla categoria 93.21.0 "Parchi di divertimento e parchi tematici" e alle sottocategorie 93.29.20 "stabilimenti balneari" nonché 93.29.10 "Discoteche, sale da ballo night club e simili";

S - "Altre attività di servizi per la persona", limitatamente alle sottocategorie 96.04.10 "Servizi di centri per il benessere fisico (esclusi gli stabilimenti termali)" e 96.04.20 "Stabilimenti termali";

F - limitatamente al gruppo 41.2 "Costruzione di edifici residenziali e non residenziali", in riferimento alle imprese che realizzino interventi di costruzione, ristrutturazione, qualificazione di strutture turistiche ricomprese nei punti precedenti;

L - "Attività immobiliari", limitatamente alla sottocategoria 68.20.01 "Locazione immobiliare di beni propri o in leasing", in riferimento a imprese di locazione di strutture turistiche di proprietà ricomprese nei punti precedenti."»

(Approvato)

 

Subemendamento 7, a firma della consigliera Serri:

«All’emendamento 3, le parole: "di discoteche, sale da ballo, night club e simili 93.29.1." sono sostituite dalle seguenti: "limitatamente a discoteche e sale da ballo"»

(Approvato)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

 

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