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98.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 11 OTTOBRE 2016

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 3345

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per aumentare la presenza dei punti nascita nelle zone appenniniche, al fine di tutelare le partorienti. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

TARUFFI (SEL)

VENTURI, assessore

TARUFFI (SEL)

 

OGGETTO 3334

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per risolvere la situazione di emergenza causata dall'epidemia di legionella verificatasi a Parma. A firma dei Consiglieri: Lori, Iotti, Soncini, Zoffoli, Cardinali

(Svolgimento)

OGGETTO 3348

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione riguardante l'epidemia di legionellosi che ha colpito la Città di Parma, e le azioni da attuare per contrastarla. A firma del Consigliere: Rainieri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

LORI (PD)

RAINIERI (LN)

VENTURI, assessore

LORI (PD)

RAINIERI (LN)

 

OGGETTO 3346

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per procedere alla revisione dei criteri di ammissibilità ai risarcimenti per i cittadini colpiti dall'alluvione del 13-14 settembre 2015 nelle province di Piacenza e Parma. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 3347

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per evitare l'esternalizzazione della gestione degli asili e dei servizi dedicati alla prima infanzia nel Comune di Rimini. A firma della Consigliera: Sensoli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

SENSOLI (M5S)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

SENSOLI (M5S)

 

OGGETTO 3349

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per tutelare i lavoratori della azienda Berco SpA, con particolare riferimento allo stabilimento di Copparo (FE). A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

OGGETTO 3350

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per salvaguardare i lavoratori dell'azienda Berco SpA e la capacità produttiva della stessa, con particolare riferimento allo stabilimento sito a Copparo (FE). A firma dei Consiglieri: Calvano, Zappaterra

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Saliera)

ALLEVA (Altra ER)

ZAPPATERRA (PD)

COSTI, assessore

ALLEVA (Altra ER)

ZAPPATERRA (PD)

 

OGGETTO 1433

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: “Norme regionali in materia di contributi al settore turistico e alle attività ricettive. Modifiche alla legge regionale 23 dicembre 2002, n. 40”. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani

(Relazione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 1433/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

POMPIGNOLI (LN)

LORI (PD)

POMPIGNOLI (LN)

 

OGGETTO 3251

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere presso il Governo e fare proprie le proposte avanzate dai Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Conferenza Unificata di Stato, Regioni e Province autonome circa la gestione dell’immigrazione irregolare, attivandosi inoltre affinché siano rispettati i criteri di ripartizione per l’accoglienza degli immigrati irregolari richiedenti asilo. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Liverani, Bargi

(Discussione)

OGGETTO 3295

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché la gestione dei minori stranieri non accompagnati avvenga con il coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali, in un’ottica di equa distribuzione degli stessi tra Regioni e Comuni e con indicazioni univoche alle Prefetture. A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Calvano, Caliandro, Taruffi, Prodi, Mumolo, Marchetti Francesca, Tarasconi, Molinari, Montalti, Rontini, Soncini, Zoffoli

(Discussione)

OGGETTO 3362

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere, a livello nazionale ed europeo, l’istituzione di un’agenzia internazionale per i richiedenti asilo, il superamento degli accordi di Dublino e a favorire politiche di accoglienza fondate sul reale mutuo riconoscimento, nonché a rivedere l’organizzazione nazionale di accoglienza che utilizza i fondi nazionali (SPRAR). A firma dei Consiglieri: Bertani, Sassi, Sensoli

(Discussione)

OGGETTO 3341

Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare la opportunità di organizzare una missione in Albania volta a perorare modifiche alla normativa albanese in materia di affido di minori, molti dei quali arrivano in Italia attraverso l'affido temporaneo, chiedendo inoltre l'assunzione di ulteriori iniziative volte a contrastare l'arrivo in Italia di minori non accompagnati. A firma del Consigliere: Foti

(Discussione)

PRESIDENTE (Saliera)

RAINIERI (LN)

ROSSI Nadia (PD)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

POMPIGNOLI (LN)

AIMI (FI)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Ordine del giorno oggetto 1433/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10,13

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la novantottesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare il presidente della Giunta, Bonaccini, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, la vicepresidente della Giunta, Gualmini, gli assessori Caselli, Donini, Gazzolo, Mezzetti e i consiglieri Calvano, Gibertoni, Pettazzoni e Ravaioli.

Le restanti informazioni, prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno, sono già state inviate a tutti i consiglieri e pertanto le do per lette.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula

 

OGGETTO 3345

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per aumentare la presenza dei punti nascita nelle zone appenniniche, al fine di tutelare le partorienti. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Iniziamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Come avrete visto, nell’elenco ci sono alcuni abbinamenti. In particolare, l’oggetto 3334 e il 3348, che verranno affrontati insieme e gli oggetti 3349 e 3350.

Vista la presenza dei consiglieri, inizierei dall’oggetto 3345, a firma dei consiglieri Taruffi e Torri, che ha come titolo: interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula, circa le azioni da attuare per aumentare la presenza dei punti nascita nelle zone appenniniche, al fine di tutelare le partorienti.

Do la parola quindi al consigliere Taruffi.

Risponderà l’assessore Venturi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Abbiamo ritenuto necessario sottoporre questa interrogazione all’assessore Venturi, alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni sull’Appennino bolognese, in particolar modo nella zona di Porretta, Gaggio Montano e Vergato.

Recentemente, come già anche successo nei mesi scorsi in altre occasioni, dopo la soppressione del punto nascita dell’ospedale di Porretta Terme, si sono verificati numerosi parti in ambulanza, lungo il tragitto che da Porretta, dall’Appennino arriva al punto nascita più vicino, che è, a questo punto, l’Ospedale Maggiore di Bologna. Gli ultimi due, proprio negli ultimi giorni: uno giovedì mattina e uno ieri mattina.

È quindi una situazione che desta evidentemente preoccupazione tra i cittadini, tra le Istituzioni e anche tra gli operatori, che sono chiamati a intervenire in condizioni di particolare difficoltà. È solo grazie alla professionalità dei sanitari che sono stati evitati problemi maggiori.

Rimane però la forte preoccupazione per la situazione che si è determinata. Soprattutto, siamo consapevoli di un fatto, senza ripetere tutta la storia che ha portato alla chiusura del punto nascita nella precedente legislatura, e con la precedente Direzione generale dell’ASL. Quella scelta, rimasta come una ferita per quel territorio, è stata motivata con ragioni di sicurezza. Si diceva che il punto nascita dell’ospedale di Porretta non raggiungesse il famoso standard di 500 parti l’anno, quindi, per garantire gli standard e maggiore sicurezza alle partorienti e ai nascituri, era necessario chiudere quel punto nascita e trasferire tutto a Bologna.

La realtà è che da allora ad oggi, cioè dal febbraio 2014 ad oggi, sono stati numerosi i casi di parti lungo il percorso, lungo la strada Porrettana, che hanno destato e ovviamente destano preoccupazione tra la cittadinanza. Chi conosce quel territorio, infatti, sa bene che gli oltre 60 chilometri di strada non sono certo agevoli, specie nei periodi invernali, e comunque anche durante il resto dell’anno.

C’è quindi una forte preoccupazione da parte delle comunità locali. L’interrogazione che abbiamo firmato io e il collega Torri, vuole sollevare questo problema, anche in previsione di quelle che saranno scelte che dovranno forse riguardare anche altri punti nascita localizzati in aree appenniniche.

Chiediamo quindi all’assessore chiarimenti rispetto a queste situazioni che si sono determinate.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola all’assessore Venturi. Prego.

 

VENTURI, assessore: Grazie ai consiglieri che hanno presentato l’interrogazione.

Relativamente ai parti in emergenza, avvenuti nell’Appennino bolognese, come citato nell’interrogazione, si fa presente che la Centrale operativa 118 ha ricevuto una chiamata di soccorso, riguardante una donna al nono mese di gravidanza, alle 21.05 di mercoledì 5 ottobre.

La signora, in Italia solo da pochi giorni, non era seguita dal Percorso nascita dell’Azienda USL di Bologna. Alle 21.22, l’ambulanza è arrivata al domicilio della signora ed è stata raggiunta alle 21.30 dall’automedica.

Alle 21.49, verificate le condizioni cliniche, la donna è stata trasportata verso la Maternità dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Durante il percorso, alle 22.15, la signora ha partorito una bimba sana di 3,800 chilogrammi. Successivamente, mamma e neonata hanno proseguito in sicurezza verso il Maggiore, anche con l’ausilio di una termoculla. Sono state dimesse in buone condizioni generali in data 8 ottobre.

Evidenzio come parti precipitosi verificatisi nell’area bolognese nell’ultimo anno, sono stati – con la precisazione che farò successivamente – almeno dieci. Di questi, quattro, comprensivi dei due ultimi, si sono verificati in area montana, mentre sei si sono verificati nell’area cittadina e nella pianura di Bentivoglio, con la precisazione che non è stato possibile, per carenza di tempo, andare a verificare gli ulteriori che sono stati poi convogliati presso il punto nascita dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna, quindi è verosimile che siano diversi di più.

Naturalmente, lo dico perché il parto precipitoso avviene a prescindere dalla località, e non è una prerogativa, naturalmente, delle aree montane. Delle aree montane si parla di più quando avvengono, ma come è noto, il parto precipitoso riguarda evidentemente tutte le gestanti che lo subiscono.

Pertanto, le condizioni verificatesi, pur non rientrando in alcun percorso assistenziale, configurando un intervento in regime di urgenza, sono state affrontate prontamente dal personale di servizio di emergenza-urgenza territoriale, garantendo esperienza, perizia e sicurezza che hanno permesso di ottenere il buon esito della vicenda.

Si ricorda che l’accordo Conferenza Unificata del 16 dicembre 2010, ha previsto la riorganizzazione dei punti nascita, raccomandando di adottare stringenti criteri per la riorganizzazione della rete, fissando il numero di almeno mille nascite/anno quale parametro standard a cui tendere per il mantenimento e l’attivazione dei punti nascita.

La possibilità di punti nascita con numerosità inferiore, comunque non al di sotto di 500 parti/anno, viene prevista solo sulla base di motivate valutazioni.

Alla luce del provvedimento nazionale, la Regione ha intrapreso da tempo un percorso di ridefinizione della rete, che ha portato, a febbraio 2014, alla chiusura del punto nascita di Porretta Terme.

Nello specifico, nel 2013, il numero di parti realizzati nel punto nascita di Porretta Terme ha raggiunto quota 113, e sempre nello stesso anno, la quota di donne residenti nel Distretto di Porretta, che ha deciso di partorire nell’ospedale locale, è stata pari al 21 per cento, a fronte del 57 per cento che ha scelto l’Ospedale Maggiore, e il 17 per cento, che ha scelto l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna. Andamento che confermava quanto avveniva già anche negli anni precedenti.

Dal 2009 al 2015, i nati residenti o meno nei punti nascita dell’Emilia-Romagna, sono passati da 42.426 a 35.886. Nel primo semestre di quest’anno, sono già nati in regione circa 1.400 bambini in meno del primo semestre corrispondente 2015.

L’attuale situazione è caratterizzata da una progressiva e costante contrazione delle nascite. Nel riorganizzare la rete regionale, è doveroso garantire le condizioni per la migliore tutela della salute della donna, prevedendo modalità organizzative che assicurino nella presa in carico, la qualità degli interventi nella massima sicurezza del paziente e dell’operatore.

In questa ottica, non si ritiene che siano intervenuti elementi per mettere in discussione la chiusura del punto nascita di Porretta Terme. L’esistenza di un punto nascita di così piccole dimensioni, finirebbe col deporre per una marcata inappropriatezza nell’erogazione delle cure, per il bambino e per la madre.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Venturi.

La parola al consigliere Taruffi. Ha tre minuti.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Ovviamente non ci possiamo dichiarare soddisfatti della risposta dell’assessore, ancorché abbia ricostruito quanto accaduto nei giorni scorsi.

A parte il fatto che sul primo parto a me risulta che la persona fosse, in realtà, residente da almeno tre anni nel territorio.

Al di là di questo, pensiamo che all’interno della riorganizzazione della rete ospedaliera che dovremo affrontare, e che stiamo affrontando, ci dovrà e ci potrà essere spazio per un’approfondita valutazione in merito a quello che è successo e sta succedendo nelle zone periferiche della nostra regione rispetto alla tenuta di alcuni servizi, tra cui quello oggetto di questa interrogazione.

Ovviamente, conosciamo bene i limiti imposti dalla legislazione nazionale. Sappiamo anche che qualcosa è cambiato. Sta anche a noi cercare di valutare bene le possibilità, anche se tenui, che si sono aperte in merito alla dislocazione dei punti nascita.

Senza voler tornare su un tempo lontano da noi e che vedeva altri protagonisti in tutti i ruoli chiave della vicenda, rimane il fatto che, per come è stata gestita la vicenda, la chiusura del punto nascita ha prodotto una ferita che deve essere ancora chiusa. Le Istituzioni locali non hanno, probabilmente, svolto al meglio il proprio compito e le Istituzioni regionali si sono sottratte a quel confronto che, invece, ritengo essere fondamentale, anche quando si devono spiegare scelte difficili. Mi riferisco, in particolar modo, al mancato confronto che l’assessore che allora rivestiva l’incarico non ha avuto in quel periodo, anche da parte dell’azienda.

I casi che si stanno succedendo alimentano un clima di preoccupazione, come ricordavo prima. Ogni volta che si verificano – purtroppo, sono stati numerosi – casi di questo tipo, ogni volta che avviene un parto con queste modalità, chiaramente, tra i cittadini e tra le Istituzioni aumenta molto il senso e la percezione dell’insicurezza.

Ritengo sia nostro compito trovare tutti i modi per ricucire quella ferita e, eventualmente, anche prenderci il tempo per valutare bene le conseguenze di quella scelta. Conosciamo i limiti e gli standard richiesti dalla legge. Pensiamo anche che i territori di montagna e dell’Appennino – chiudo, presidente – debbano necessariamente avere un occhio di valutazione differente, perché le condizioni orografiche e geografiche di quei territori impongono valutazioni diverse, pena il depauperamento complessivo dei servizi in territori in cui, invece, c’è molto bisogno della presenza delle Istituzioni e, in particolar modo, della sanità e, quindi, della nostra Regione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

 

OGGETTO 3334

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per risolvere la situazione di emergenza causata dall'epidemia di legionella verificatasi a Parma. A firma dei Consiglieri: Lori, Iotti, Soncini, Zoffoli, Cardinali

(Svolgimento)

 

OGGETTO 3348

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione riguardante l'epidemia di legionellosi che ha colpito la Città di Parma, e le azioni da attuare per contrastarla. A firma del Consigliere: Rainieri

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con due argomenti abbinati.

Oggetto 3334: interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per risolvere la situazione di emergenza causata dall’epidemia di legionella verificatesi a Parma, a firma dei consiglieri Lori, Iotti, Soncini, Zoffoli e Cardinali.

Risponde l’assessore Venturi.

L’oggetto verrà trattato insieme all’oggetto 3348: interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione riguardante l’epidemia di legionellosi che ha colpito la città di Parma, e le azioni da attuare per contrastarla, a firma del consigliere Rainieri.

Do prima la parola alla prima firmataria, consigliera Lori, e poi al consigliere Rainieri.

Ha sei minuti a disposizione. Prego, consigliera Lori.

 

LORI: Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.

Come è stato annunciato, abbiamo condiviso la necessità, con alcuni colleghi, in particolare quelli del territorio, ma non solo, di portare all’attenzione di quest’Aula la vicenda triste e particolarmente grave che sta colpendo, ormai dal mese di settembre, il territorio di Parma, in particolare l’area del quartiere Montebello.

Nel momento in cui l’interrogazione è stata presentata, la situazione era un po’ differente rispetto a quella attuale. Purtroppo, erano già stati registrati i decessi di due persone con grave crisi respiratoria, febbre e patologie concomitanti. Fortunatamente, nei giorni successivi non ci sono state ulteriori situazioni di questa gravità. Tuttavia, fino a non molto tempo fa, si sono registrati ulteriori casi. Dopodiché, c’è stato un arresto. La stampa di oggi, però, ci dà conto di un ulteriore caso. Arriviamo a 39.

Nel momento in cui è stata presentata l’interrogazione, si pensava – in questo senso, erano stati promossi alcuni interventi – che la causa potesse essere riconducibile alla rete di distribuzione dell’acqua. Per cui, nelle scuole presenti, in particolare, nel quartiere Montebello era stata sospesa l’erogazione dell’acqua in caraffa ed erano state date indicazioni su altre misure precauzionali. Più di recente, sempre attraverso i mezzi di informazione, abbiamo saputo che sono stati rinvenuti casi di positività su torri di evaporazione situate nel centro contabile di via Langhirano.

È evidente che la situazione sta preoccupando moltissimo i cittadini di tutto il territorio. Naturalmente, c’è un impegno assolutamente straordinario che riguarda le Aziende sanitarie del territorio, a cui si è unito l’impegno della Regione e dell’Istituto superiore di sanità.

Nel frattempo, è stata organizzata, a cura dell’Amministrazione comunale di Parma, una pubblica assemblea che – sempre da quanto apprendiamo dai mezzi di informazione – pare non avere, comunque, soddisfatto le aspettative dei molti cittadini preoccupati, mentre l’Azienda USL ha attivato, attraverso un numero verde regionale, un punto di informazione dedicato. Questo punto di informazione, che si trova in rete, con gli specialisti del dipartimento di sanità pubblica, sta ricevendo molte chiamate ed offrendo ai cittadini risposte puntuali.

Resta, tuttavia, da chiarire quali sono le cause di questo contagio. Naturalmente, questo è l’elemento fondamentale per poter davvero tranquillizzare i cittadini e, oltre che per rimuovere le cause nell’immediato, il prima possibile, anche per attivare misure di prevenzione su tutto il territorio. Naturalmente, questo contagio ha fatto emergere la necessità di garantire presìdi e misure che, probabilmente, al momento, o sono trascurate o non sono previste.

Per questa situazione, credo sia particolarmente importante che anche quest’Aula sia messa al corrente delle attività attualmente in corso da parte dell’Assessorato regionale competente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Lori.

La parola al consigliere Rainieri, per lo stesso argomento, con l’oggetto 3348. Prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Io sarò brevissimo nell’illustrazione, perché qualcosa è stato già detto dalla consigliera Lori, anche se su alcuni punti non sono d’accordo. Non è vero che hanno tolto l’acqua dalle scuole. Avendo capito che non era quello il problema, hanno aumentato, invece, il cloro all’interno di quest’acqua, quindi peggiorando la situazione per chi beveva l’acqua.

Noi vogliamo sapere dall’assessore perché non si è intervenuti subito anche sul discorso dell’aria. Si sapeva che la legionella poteva essere presente in questi circuiti di raffreddamento. Si è perso molto tempo. Ha perso tempo l’Amministrazione comunale, che ha preso sottogamba questo problema. Si è perso tempo perché il primo caso di legionella si è verificato ad agosto; quindi, c’era tempo per fare le verifiche e per, eventualmente, prendere provvedimenti.

Inoltre, sappiamo che SICA ha strumenti che potevano essere innovativi e che altre città stanno utilizzando, come Torino, ad esempio, dove utilizzano l’azoto al posto del cloro anche per disinfettare gli impianti di depurazione, e questi non sono stati nemmeno contattati. Quindi, vogliamo conoscere le ragioni di questa scelta e come intende muoversi la Regione per quanto di sua competenza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

La parola all’assessore Venturi. Prego.

 

VENTURI, assessore: Chiedo al presidente di tener conto che è difficile rispondere a tutti questi quesiti in appena tre minuti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Ne terrò conto. Può procedere.

 

VENTURI: A partire dal 26 settembre 2016, il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda USL di Parma comunica di aver iniziato a ricevere notifiche di casi di legionellosi, con frequenza superiore all’atteso, che si sono intensificate fino a diventare pluriquotidiane. Nella settimana dal 26 settembre al 2 ottobre, sono pervenute segnalazioni di ventidue casi, poi confermati.

Dalle indagini epidemiologiche sui casi è emerso che le segnalazioni riguardavano cittadini residenti o domiciliati o, comunque, frequentanti una zona del quartiere della città di Parma compresa tra le vie Traversetolo, Montebello e Pastrengo.

Il Dipartimento di Sanità pubblica si è attivato con approfondimenti epidemiologici, compresa la caratterizzazione della loro distribuzione spazio temporale, l’esposizione comune a potenziali fonti di rischio e l’avvio di un’indagine ambientale, che ha riguardato il domicilio dei pazienti, le attività commerciali presenti nell’area urbana interessata, la rete idrica e gli interventi effettuati sulla stessa, un campo sportivo dotato di impianto di irrigazione collegato a un pozzo ad esclusivo uso irriguo, gli insediamenti presenti nella zona per la ricerca di torri di raffreddamento e di condensatori evaporativi. Contestualmente all’azione ispettiva, è stato avviato un programma di campionamenti ambientali per la ricerca del batterio ed è stato disattivato l’irrigatore del campo sportivo all’interno della zona interessata.

Il 28 settembre è stato concordato con IREN, il gestore della rete idrica cittadina, in via del tutto cautelativa, di garantire comunque un livello di clorazione efficace. Riguardo ai metodi di disinfezione dell’acqua potabile, si precisa che il biossido di azoto è un ottimo disinfettante, ma non permane nel tempo e, inoltre, non deve essere presente ai terminali di distribuzione per non compromettere le caratteristiche di potabilità dell’acqua. Inoltre, quel ramo di acquedotto che serve la zona coinvolta è già trattato con un metodo a raggi ultravioletti. Sarebbe inutile associare due metodi di disinfezione puntiformi.

Le Aziende sanitarie hanno fornito informazioni e indicazioni ai cittadini e ribadito la potabilità dell’acqua, in quanto l’infezione avviene esclusivamente attraverso l’inalazione di acqua contaminata e non per via alimentare. Lo hanno fatto attraverso comunicati stampa, riportati anche sui siti internet delle due Aziende e sulla pagina social dell’Azienda USL. Quest’ultima, per migliorare il livello comunicativo con i cittadini, ha successivamente attivato un numero verde e una casella di posta elettronica dedicata; inoltre, ha elaborato un foglio informativo “Cos’è la legionella?”, diffuso attraverso i medici di base della zona di Montebello e l’affissione nelle farmacie e nei Centri unificati di prenotazione.

La Regione Emilia-Romagna, considerata la straordinarietà dell’evento e la complessità della tematica, ha attivato una Unità di crisi a supporto tecnico-scientifico del lavoro sul campo delle Aziende, al fine di assicurare un efficace e tempestivo controllo del cluster epidemico per una rapida risoluzione.

L’Unità di crisi è composta, come è stato ricordato, oltre che dalle Aziende, da esperti della tematica riconosciuti a livello regionale e nazionale, appartenenti al Servizio regionale di prevenzione collettiva e sanità pubblica, all’Agenzia sociale e sanitaria regionale, all’ARPAE, all’Istituto superiore di sanità.

L’Unità di crisi, che si è attivata con contatti telefonici e posta elettronica, si è riunita una prima volta in videoconferenza il 30 settembre e in riunione plenaria il 5 ottobre presso l’Azienda USL di Parma. In tale sede è stato fatto il punto sull’evoluzione della situazione epidemiologica e sulle azioni già in atto e sono state fornite indicazioni sulle ulteriori misure di controllo da adottare in relazione all’evolversi dei focolai di legionellosi.

Successivamente la Regione ha individuato formalmente il coordinatore scientifico e il coordinatore operativo dell’Unità di crisi, funzione che è stata attribuita a due professionisti, che hanno una grande esperienza nel settore dell’epidemiologia e della sanità pubblica. Il coordinatore operativo è oggi impegnato a tempo pieno a Parma e lo sarà fino alla completa risoluzione dell’infezione, al fine di coordinare l’adozione di misure integrate e assicurare i necessari interventi.

L’Unità di crisi, che segue costantemente l’evolversi della situazione e l’attuazione delle indagini ambientali, ha indicato le seguenti ulteriori misure per l’individuazione delle cause e la risoluzione delle stesse: un ulteriore approfondimento epidemiologico dei casi con informatizzazione dei dati ai fini dell’analisi statistica; l’effettuazione di esami colturali su campioni prelevati dai pazienti per la tipizzazione della legionella; l’approfondimento dei dati meteoclimatici forniti da ARPAE mediante l’utilizzo di strumenti di modello e competenze presenti in ARPAE; la proposta al Comune di Parma dell’adozione di un provvedimento di prescrizione di trattamenti straordinari di manutenzione, pulizia e disinfezione delle torri evaporative e di raffreddamento presenti su tutto il territorio comunale.

Il Comune di Parma, in data 7 ottobre, ha adottato un’ordinanza rivolta a proprietari e gestori di torri di raffreddamento ad umido e di torri evaporative installate sul territorio comunale, affinché eseguano interventi immediati di pulizia, disinfezione e trattamento, dando comunicazione di avvenuto adempimento al DSP di Parma.

Alla data del 10 ottobre, sono stati accertati trentanove casi di legionellosi, che hanno determinato due decessi in persone con pluripatologie pregresse. Sono sedici le persone attualmente ricoverate all’Ospedale Maggiore di Parma, delle quali undici in miglioramento, per sei delle quali sono previste le dimissioni già nei prossimi giorni. Gli altri cinque pazienti, che sono stabili, con un normale decorso della patologia. In deciso miglioramento anche le condizioni di salute della persona ricoverata presso l’Ospedale di Borgotaro.

Negli ultimi giorni i casi segnalati sono in significativa riduzione. Aggiungo al riguardo, al di fuori della risposta scritta, che il tempo di incubazione massimo è stimato in dieci giorni, quindi è verosimile che, anche nel caso in cui la fonte eventuale fosse già non più in grado di determinare ulteriori casi, avremo probabilmente, a coda di topo o a coda di serpente, un progressivo calo, come stiamo già peraltro verificando negli ultimi giorni (è il caso di ieri). Sono fiducioso che rientri in questa progressiva riduzione, fino all’azzeramento.

Sono state effettuate settantasette campionature di acqua presso il domicilio dei casi accertati, tre campioni sulla rete idrica esterna, compreso un punto in Piazzale Maestri, quattro campioni dell’acqua dell’irrigatore individuato, trenta campioni sulle torri di raffreddamento individuate.

Le cause che possono aver determinato il focolaio di legionellosi, malattia causata, come è noto, da un microrganismo molto diffuso in natura, vanno ricercate in tutti gli ambienti idrici artificiali, in cui la legionella può colonizzare in presenza di condizioni particolarmente favorevoli (temperatura tra 25 e 42 gradi centigradi, caratteristiche degli impianti, eccetera), reti di distribuzione dell’acqua potabile, impianti idrici dei singoli edifici, impianti di umidificazione, torri di raffreddamento ed evaporative, piscine e fontane.

La caratterizzazione spazio temporale del focolaio di Parma, l’epidemiologia dei casi e i risultati finora disponibili dei campionamenti ambientali orientano verso l’esistenza di una comune esposizione. Come poc’anzi descritto, sono in corso le indagini per evidenziare tale fonte espositiva.

Allo stato, sono state rilevate positività qualitative, vale a dire c’è legionella ma non sappiamo quanta (poca, molta, moltissima), presso alcune torri al servizio di Banca Intesa, nei locali a cui faceva riferimento la consigliera Lori, spente tra il 7 e l’8 ottobre e sottoposte a manutenzione straordinaria, come da ordinanza sindacale.

Attualmente sono in corso le indagini microbiologiche quantitative sui campionamenti eseguiti. Gli esiti finora disponibili consentono, comunque, di escludere l’acquedotto quale fonte di esposizione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Venturi.

La parola alla consigliera Lori per la replica. Ha due minuti. Prego.

 

LORI: Grazie, presidente. Ringrazio l’assessore anche per il lavoro di supporto tecnico-scientifico compiuto dall’Assessorato.

A differenza di quanto sottolineato dal collega, credo che la tempestività nell’intervento ci sia stata. È evidente che occorreva mettere a fuoco e arrivare alla fase di eventuale evidenza di casi sentinella, quindi era impossibile che questo accadesse il 29 agosto.

Naturalmente, siamo interessati a conoscere quale sarà l’evoluzione, che speriamo sia risolutiva e breve nel tempo, senza ulteriori problemi gravi di salute per le persone coinvolte o per quelle che dovessero essere coinvolte nei prossimi giorni.

Anche l’aspetto legato alle ordinanze, quindi alle indicazioni sugli interventi che devono essere fatti, in particolare dai proprietari e dai gestori delle torri evaporative e di raffreddamento, rappresentano un aspetto molto significativo, che sicuramente, come è stato detto dall’assessore, verrà monitorato e su cui ci auguriamo di conoscere anche gli esiti proprio in una chiave preventiva per il futuro e anche per altri territori. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Lori.

La parola al consigliere Rainieri per la replica. Ha quattro minuti, prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore per la risposta, anche se non ha risposto a tutti i quesiti. Voglio spezzare una lancia nei confronti della ASL. Nessuno ha detto che l’USL non ha fatto quello che doveva, non l’ha fatto il sindaco di Parma probabilmente, per questo si chiede anche alla Regione che cosa la Regione intende fare nei confronti di un amministratore che ha le competenze in questa materia, che dopo il primo caso del 29 agosto ha lasciato che tutto tranquillamente continuasse in modo sereno, fino ad arrivare ai due casi di decessi e a quella situazione in cui ci troviamo oggi.

Non credo che bastino, assessore, gli interventi straordinari di manutenzione, perché questo lo si fa, appunto, in casi di straordinarietà della situazione. Credo, invece, che vada creata una situazione di obbligatorietà di questi interventi, perché situazioni di questo genere, che abbiamo visto, sono concentrate in luoghi dove c’è un’alta concentrazione di persone e un utilizzo di aria condizionata continuo per mesi nelle ventiquattro ore della giornata è, appunto, la causa principale di questo problema.

Per quanto riguarda l’acqua, insisto che non è stato fatto quello che si doveva, secondo me, perché se lei, come ha detto, sul discorso dell’ozono non è la cosa risolutiva, però è una cosa che, come diceva lei, insieme ad altri tipi di trattamenti, è meno invasiva rispetto all’aumento del cloro all’interno dell’acquedotto.

Dopodiché, lei sa meglio di me che la legionella si estingue oltre i 56 gradi centigradi, però nessuno nelle tubazioni delle case, delle scuole e degli uffici pubblici ha l’acqua che scorre a 56 gradi. Per cui, va trovato un sistema e una situazione che potrebbe essere quella dell’ozono, che i ricercatori di Parma hanno studiato, quindi non dobbiamo andare molto lontano a ricercare questo tipo di tecnologia.

Tuttavia, non dobbiamo neanche continuare in questa situazione e far credere ai cittadini di Parma che sia tutto risolto e che adesso stiamo andando verso un sistema di normalizzazione. Non è così, perché i casi ci sono. Questo è un batterio che gira nell’aria. Oggi, per fortuna, molti dei casi sono stati risolti positivamente. Non dimentichiamo che ci sono stati due decessi e che la situazione non è tranquillizzata, è assolutamente ancora in una fase di emergenza.

Credo che la Regione abbia l’obbligo morale di intervenire per obbligare a questo tipo di interventi all’interno delle strutture prima di tutto pubbliche o comunque di servizio e poi anche nelle strutture private.

Sappiamo tutti che questo ha un costo che incide sull’economia delle imprese e delle famiglie, ma sappiamo altrettanto che dopo si verificano questo tipo di situazioni. Non credo di essere soddisfatto, non tanto come Fabio Rainieri che ha interrogato l’assessore, ma come cittadino. Non credo di essere completamente soddisfatto della sua risposta, anche se abbiamo capito che l’USL ha fatto quello che ha fatto – sto difendendo l’operato dell’USL – ma credo che siano mancati i rapporti tra l’Istituzione, soprattutto quella di Parma, e chi poteva intervenire in maniera più attenta e prima che si verificasse la situazione che si è verificata qualche settimana fa.

La ringrazio per la risposta.

Le chiedo, a nome dei cittadini di Parma, di verificare e di continuare a tenere alta l’attenzione su questo problema, che oggi si è verificato a Parma, ma che non è una questione chi si limita solo alla zona di Parma o alla città di Parma. È una cosa che può succedere in tutte le città e in tutte le situazioni dove c’è un’alta concentrazione di gente. Non voglio creare allarmismo, ma lei, che è l’assessore alla Sanità, sa benissimo cosa succede in un ospedale dove l’aria condizionata rimane accesa per molti mesi e per tutte le ventiquattro ore della giornata. Per fortuna lì ci sono obblighi diversi e vengono fatti un determinato numero di controlli e di assistenze, ma non deve essere l’assistenza straordinaria invece su altre situazioni. Deve esserci una regolamentazione che aiuti la popolazione a stare serena e tranquilla. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

 

OGGETTO 3346

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per procedere alla revisione dei criteri di ammissibilità ai risarcimenti per i cittadini colpiti dall'alluvione del 13-14 settembre 2015 nelle province di Piacenza e Parma. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 3346: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per procedere alla revisione dei criteri di ammissibilità ai risarcimenti per i cittadini colpiti dall’alluvione del 13-14 settembre 2015 nelle province di Piacenza e Parma, a firma del consigliere Foti, a cui do la parola.

Risponderà il sottosegretario Andrea Rossi.

A fronte della rinuncia del consigliere Foti, do la parola immediatamente al sottosegretario Andrea Rossi. Prego.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Al netto delle premesse e delle considerazioni iniziali del consigliere Foti, andando direttamente sul punto con i riferimenti precisi all’interrogazione, ovviamente in applicazione, consigliere, all’articolo 5, comma 2, della legge n. 225/1992, legata all’istituzione del servizio nazionale di Protezione civile e successive modificazioni. Con delibera del Consiglio dei Ministri del 28 luglio 2016, pubblicata poi in Gazzetta Ufficiale del 6 agosto 2016, sono stati definiti indirizzi, parametri e criteri direttivi a cui il Capo dipartimento della Protezione civile si è dovuto attenere nel definire, con proprie ordinanze, disposizioni attuative di dettaglio per la disciplina dei contributi a favore dei soggetti privati per i danni subiti in conseguenza di eventi calamitosi verificatisi a partire dal 2013 nei territori delle Regioni italiane, per i quali, entro la data di adozione della suddetta delibera, fossero state completate le ricognizioni dei relativi fabbisogni finanziari.

La delibera citata, quindi, è corredata di due allegati. Il primo fa riferimento a 49 contesti e ne comprende sei della nostra Regione, per i quali è stata avviata la ricognizione dei fabbisogni. Il secondo allegato fa riferimento a 40 dei suddetti 49 contesti emergenziali, tra cui cinque riguardanti la nostra Regione, compreso l’evento di settembre 2015.

Per i cinque contesti emergenziali riguardanti la nostra Regione è stata adottata ordinanza n. 374/2016 del Capo dipartimento della Protezione civile, che per i contesti emergenziali attivi ad altre Regioni ha adottato altrettante ordinanze, con identiche disposizioni, in virtù del principio uniformità di trattamento per i cittadini danneggiati nell’intero territorio nazionale stabilito dalle citate delibere del Consiglio dei Ministri.

Dunque, i criteri e le finalità previste dai citati provvedimenti si applicano sull’intero territorio nazionale per rispondere, oltre che a un principio di equità, alle stesse richieste da tempo avanzate dalle Regioni allo Stato affinché si provvedesse alla definizione di misure da applicarsi uniformemente a livello nazionale.

L’esclusione delle pertinenze beni mobili registrati e fabbricati in costruzione deriva, quindi, da valutazioni di priorità, che hanno privilegiato, per evidenti ragioni, le unità immobiliari abitate ed abitabili alla data degli eventi calamitosi, a fronte di una disponibilità finanziaria complessiva che lo Stato si è impegnato ad assicurare, nella misura massima del 50 per cento dei fabbisogni finanziari risultanti dalle ricognizioni di tutte le Regioni interessate di cui si è detto sopra.

Avendo avuto riguardo alle pertinenze, si puntualizza che sono escluse dal contributo solo quelle che si configurano come distinte unità strutturali, rispetto all’unità strutturale in cui è ubicata l’abitazione.

Nella delibera del Consiglio dei Ministri del 28 luglio 2016 si fa espresso riferimento a un fabbisogno complessivo, quindi, per il patrimonio edilizio abitativo delle Regioni, per euro 804.657.000, per far fronte al quale dunque può essere autorizzata una spesa netta, nella misura massima di 400 milioni di euro, di cui 45 milioni per il patrimonio edilizio abitativo interessato ai cinque contesti emergenziali della nostra Regione, corrispondenti quindi al 50 per cento di un fabbisogno finanziario, come lei mi insegna, e pari a 90 milioni di euro.

Infine, il riferimento nell’interrogazione all’ordinanza commissariale n. 2 del 5 giugno 2014, relativa all’alluvione del 17 gennaio 2014 e alle trombe d’aria del 3 maggio 2013 e del 30 aprile 2014 nel modenese, non tiene conto del fatto che per tali eventi è stato adottato un apposito decreto, il DL n. 74/2014, convertito nella legge n. 93 del 2014, con cui si sono stanziati appositi sufficienti fondi in ragione del fatto che su tale territorio si è eccezionalmente concentrata, nell’arco di due anni, un’associazione di eventi calamitosi, tra cui il grave sisma del maggio 2012.

Alla luce di quanto sopra esposto, ne consegue che la revisione dei criteri di ammissibilità che sono uguali, si ribadisce, su tutto il territorio nazionale, ampliando la platea dei beneficiari, determinerebbe un ulteriore decremento delle percentuali da applicare sui danni ai fabbricati abitati e abitabili, al momento di eventi calamitosi. Le percentuali in questione, infatti, sono stabilite fino all’80 per cento o al 50 per cento, a seconda che si tratti di abitazioni principali, o seconde case di proprietà.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

La parola al consigliere Foti, che ha sei minuti.

 

FOTI: Ringrazio il sottosegretario Rossi per la fatica che ha compiuto. Lo ringrazio altresì per avermi fornito dati che erano presenti puntualmente nell’interrogazione.

Sottosegretario Rossi, se questa interrogazione è stata presentata, non è stato certo per finire su “Pagina bianca”, il nuovo sito della Regione Emilia-Romagna – dove finisce solo chi è stato premiato in termini di lottizzazione –, ma per fare un discorso pacato sui numeri.

Faccio riferimento ai dati che lei ha citato. Dove giustamente c’è la ricognizione dei fabbisogni dell’Emilia-Romagna. Per quanto riguarda i cinque casi da lei previsti – mi limito a questi –, effettivamente, i danni per fabbisogni (dalla ricognizione sui danni ai privati) sono pari a 90.650.000 milioni di euro.

Ora, sono stati assegnati alla Regione Emilia-Romagna fino a 45 milioni di euro di possibile spesa. Lei sa che nella fase immediatamente successiva all’evento calamitoso, sono stati dati due tipi di schede ai Comuni: scheda B e scheda C per la ricognizione dei danni. Quelli relativi agli immobili ad uso abitativo facevano parte della scheda B.

Comune di Piacenza – le cito tutti i dati completi –: danni risultanti dalle schede raccolte, 3.528.525,34 milioni di euro. Sono entrati tutti in questo, a monte dei circa 20 milioni di euro dei danni immobili, riferiti alle due proroghe dell’ordinanza, per quanto riguarda l’evento calamitoso che qui interessa.

Vi erano 2 milioni di danni sui beni immobili e 1,5 milioni di danni tra beni immobili e beni mobili registrati. Questo significa, sottosegretario, che non vi è un rapporto anomalo tra i due tipi di danni, perché se c’è un’alluvione ed entra l’acqua in una casa, può darsi che ci sia da rifare l’impianto elettrico, ma se c’è fuori un’auto come la sua e gliela butta nel Po, magari sono 80.000 euro di danni. E a livello di danni, non è che noi possiamo dire, come è stato detto in questa ordinanza, che i beni mobili registrati non debbono essere oggetto di rimborso.

Tanto per essere chiari, a fronte delle 254 schede raccolte nel Comune di Piacenza, per sapere i danni che sono stati rilevati e che avevano un importo pari a 3,5 milioni di euro, dopo l’emanazione di questo decreto, sono state presentate in tutto 77 domande; quelle ammesse sono state 75 (perché due sono arrivate fuori termine, quindi non è un problema dell’ordinanza, ma c’è un termine, e se vai fuori termine, d’accordo). I danni riferiti alle schede ammesse, oggetto poi delle ripartizioni di cui lei diceva (50 per cento fino all’80 e quant’altro), sono 1,140 milioni di euro.

Significa, in buona sostanza, che con la procedura di questa ordinanza, non è vero che il rapporto è di uno a due, tra i danni, cioè, 90 milioni di danni, 45 milioni il rimborso, ma siamo già uno a tre. E siamo uno a tre nella fase in cui – attenzione – non è stato ancora decurtato l’importo relativo alle ordinanze.

In buona sostanza, se faccio una simulazione sul Comune di Piacenza – ho preso il Comune di Piacenza perché mi era più facile ottenere i dati, essendo consigliere comunale – debbo supporre che a fronte di 3,600 milioni di euro di danni, verranno rimborsati, se va bene, 5-600.000 euro. Siamo decisamente in un rapporto inferiore all’IVA. Dato, infatti, che il rimborso avviene attraverso presentazione di fattura, noi, se va bene, rimborsiamo l’IVA del danno ottenuto.

Mi permetto altresì, assessore e sottosegretario, di far presente una cosa. Per quanto riguarda le attività produttive, ma probabilmente è solo colpa mia non averlo saputo ricercare, entro il 9 settembre 2016, mi risulta che la Regione avrebbe dovuto provvedere all’individuazione della struttura organizzativa, altrimenti detta organismo tecnico. Entro il 9 ottobre, cioè poche ore fa, questa struttura organizzativa avrebbe dovuto emanare e approvare le specifiche tecniche e la modulistica da inviare al Dipartimento della Protezione civile.

Ho provato a cercare sul sito della Regione, anche questo molto ricco di informazioni inutili, ma di quelle che servono non se ne riescono ad estrarre, ma non ho trovato nulla. Mi permetto di sollecitare quindi il signor sottosegretario a verificare se questi adempimenti la Regione li ha posti in essere, perché è da questa data che decorrono i quaranta giorni entro i quali le imprese possono richiedere il rimborso o (non è detto che sia solo un rimborso) il contributo per poter provvedere a riparare i danni.

Mi pare che il quadro sia abbastanza delineato. La richiesta di inserire anche altre fattispecie, era riferita soprattutto ai beni mobili registrati, che tradizionalmente, in occasione di un’alluvione (lei me lo insegna), sono tra quelli che più facilmente vengono irrimediabilmente danneggiati.

Aggiungo un’ultima considerazione finale. Sfugge, peraltro, la ragione per la quale dai provvedimenti in esame siano stati esclusi i fabbricati in costruzione. Cioè: uno ha la casa in costruzione, arriva l’alluvione e non ha diritto a nessun rimborso. Il vicino, che ha la casa allo sfascio e l’alluvione la travolge, ha diritto all’80 per cento del valore del recupero dell’immobile, che non avendo ovviamente alla base, una valutazione, se non una stima di quello che potrebbe essere il danno per come si presenta ex post e non ex ante, diventa difficile da individuare. 

La giustificazione per non fare questo è stata quella di dire: “Abbiamo voluto lasciare più possibilità per quanto riguarda i beni immobili”. I fatti ci dimostrano che la possibilità dei beni immobili è esattamente la stessa di prima, per il semplice motivo che vi sono delle percentuali e dei parametri oltre i quali non si può andare per legge. Ammesso anche che fosse vero questo, se lei mi lascia 2.000 euro in più su un bene immobile, ma ne perdo 45 su un bene mobile non è che abbia fatto un grande affare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Foti, ha superato il tempo a sua disposizione.

 

FOTI: Concludo dicendo che, sempre per i beni immobili, si rimborsano 300 euro fino a un massimo di 1.500 euro. Se uno ha avuto una cucina danneggiata (non so quanto costi la sua), di cucine a 1.500 euro penso sia molto difficile trovarne in giro, neanche usate.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 3347

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per evitare l'esternalizzazione della gestione degli asili e dei servizi dedicati alla prima infanzia nel Comune di Rimini. A firma della Consigliera: Sensoli

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 3347: interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per evitare l’esternalizzazione della gestione degli asili e dei servizi dedicati alla prima infanzia nel Comune di Rimini, a firma della consigliera Sensoli, a cui do subito la parola.

Risponde il sottosegretario alla Presidenza della Giunta Andrea Rossi.

Prego, consigliera Sensoli.

 

SENSOLI: Grazie, presidente.

Questa interrogazione nasce dalla ormai evidente volontà dell’Amministrazione comunale di Rimini di privatizzare, di esternalizzare i servizi all’infanzia degli asili, nonostante le numerose preoccupazioni emerse sia dai genitori sia dalle sigle sindacali.

Noi vorremmo capire come la Regione intenda agire perché una situazione del genere non si ripercuota su tutto il territorio regionale e in che misura voglia rassicurare i genitori sulla qualità dei servizi e sul giusto percorso educativo che devono avere i bambini della nostra regione, come intenda tutelare i lavoratori, cercando di capire il confronto con le sigle sindacali, per evitare che si arrivi a un’esternalizzazione selvaggia di servizi che per noi devono rimanere prettamente pubblici.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Sensoli.

Prego, sottosegretario Andrea Rossi.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Gentile consigliera Sensoli, la Regione Emilia-Romagna, attraverso la legge regionale n. 1/2000, e successive direttive, ha promosso la realizzazione di un sistema integrato pubblico-privato nell’ambito dei servizi educativi per la prima infanzia.

Come lei sa, questa scelta è confermata anche in quello che attualmente è il progetto di legge regionale all’esame delle Commissioni assembleari. In particolare, l’articolo 5 della legge regionale n. 1/2000 stabilisce che i servizi educativi possono essere gestiti in cinque modalità: dai Comuni in forma associata; da altri soggetti pubblici; da soggetti privati accreditati, ai sensi dell’articolo 19, convenzionati con i Comuni; da soggetti privati scelti dai Comuni mediante procedura ad evidenza pubblica; da soggetti privati autorizzati al funzionamento.

Indipendentemente, quindi, dalla forma di gestione, tutti i servizi educativi per la prima infanzia devono essere dotati degli stessi requisiti strutturali e funzionali relativi all’autorizzazione al funzionamento: spazi idonei qualificati, titoli di studio uniformi per gli educatori e per i servizi, formazione di servizio per gli operatori, rapporto medici, educatori e bambini, eccetera.

I servizi pubblici e quelli accreditati devono, altresì, essere forniti dei requisiti per l’accreditamento, che richiede elementi aggiuntivi ai fini della qualità, che saranno oggetto di una prossima direttiva: ad esempio elementi di dettaglio sul progetto pedagogico, coordinatore pedagogico, strumentazioni di servizio e adeguato numero di ore formazione.

I Comuni, quindi, nell’esercizio della propria autonomia amministrativa, possono scegliere forme di gestione dei servizi educativi di cui loro sono titolari, fermo restando, indipendentemente dalla tipologia di gestione prescelta, il rispetto dei requisiti previsti da normative regionali.

Sulle scelte di gestione degli enti locali, come il Comune che lei cita, quello di Rimini, la Regione non può e non interviene direttamente. Agli stessi Comuni compete, inoltre, sia la verifica del rispetto del capitolato d’appalto, in quanto stazione appaltante, sia, ai sensi della normativa regionale, la vigilanza e il controllo sui servizi.

Per quanto riguarda, invece, le azioni concrete per promuovere la qualità dei servizi, siano essi pubblici o privati, la Regione da anni sostiene in maniera sistematica due livelli di formazione a livello territoriale. Nel primo, l’inquadramento pedagogico territoriale, si definiscono le tematiche di interesse comune e di attualità sulle quali indirizzare la riflessione sui servizi. Il secondo riguarda le iniziative formative rivolte a operatori, educatori, collaboratori e ausiliari che trattano temi inerenti al fabbisogno formativo espresso dai servizi attraverso un’attività di formazione congiunta pubblico-privato. La qualità sia del personale sia dei servizi in Emilia-Romagna è da sempre molto elevata, come testimoniano le numerosissime ricerche svolte sul tema, nonché il livello di soddisfazione sui servizi espresso dagli utenti.

Per quanto riguarda, invece, gli aspetti più propriamente inerenti ai contratti collettivi di lavoro, è bene sottolineare con forza che non sono in alcun modo di competenza regionale, pur essendo assolutamente auspicabile un progressivo avvicinamento dei contratti per quanto riguarda orari di lavoro e retribuzioni.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

La parola alla consigliera Sensoli. Ha cinque minuti. Prego.

 

SENSOLI: Grazie, presidente.

Qualche spunto preso dalla sua risposta. Cita bene il sottosegretario quando parla di sistema integrato dei servizi. Il problema è che pare che la volontà politica delle Amministrazioni comunali gestite dal Partito Democratico e dalla stessa Regione sia quella, in realtà, di creare un sistema che non sia integrato, ma dove il privato vada a prevalere sul pubblico. Già oggi siamo a un quarto dei posti dei nostri asili dati in gestione diretta o per servizio esternalizzato alle cooperative sociali.

Qui sorge il problema relativo ai lavoratori. Sappiamo benissimo che le tutele dei lavoratori, purtroppo, nelle cooperative sociali sono molto inferiori rispetto a quelle degli stessi lavoratori e degli stessi operatori nel settore pubblico. Le ore di formazione sono inferiori, tant’è che tutte le sigle sindacali, anche quelle maggiori, hanno contestato questo tipo di scelta, specialmente nel riminese, dove abbiamo un’Amministrazione e un assessore alla scuola che o mente sapendo di mentire oppure è totalmente ignorante in materia.

Raccontare ai genitori che, per colpa della legislazione nazionale, l’Amministrazione pubblica non si può permettere nuove assunzioni, quando la legge di stabilità del 2016 prevede proprio un piano triennale di assunzioni straordinarie, vuol dire prendere in giro i cittadini, e questo non ce lo possiamo permettere. Qui si parla dei nostri bambini, si parla del futuro della nostra regione.

Oggi, il progetto di legge in discussione prevede di eliminare proprio i parametri che lei ha citato. L’auto-valutazione per l’accreditamento dei servizi diventa una deregolamentazione in mano totalmente alla Giunta, che non sapremo cosa vorrà fare. Probabilmente, coadiuvare questo tipo di politica. Il rapporto operatori-bambini nel nuovo progetto di legge verrà eliminato; altro parametro che rischia di inficiare la qualità del servizio.

Secondo noi, è vero che la Regione, probabilmente, non può intervenire direttamente sulle scelte dei Comuni, ma sicuramente può dare delle linee di indirizzo che, a parer nostro, dovrebbero prendere la direzione opposta di quella che è stata intrapresa oggi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Sensoli.

 

OGGETTO 3349

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per tutelare i lavoratori della azienda Berco SpA, con particolare riferimento allo stabilimento di Copparo (FE). A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

 

OGGETTO 3350

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per salvaguardare i lavoratori dell'azienda Berco SpA e la capacità produttiva della stessa, con particolare riferimento allo stabilimento sito a Copparo (FE). A firma dei Consiglieri: Calvano, Zappaterra

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo, in abbinamento, con gli oggetti 3349 e 3350.

La prima è un’interrogazione di attualità circa le azioni da attuare per tutelare i lavoratori dell’azienda Berco, con particolare riferimento allo stabilimento di Copparo (Ferrara), a firma del consigliere Alleva.

Risponderà l’assessore Costi.

L’oggetto verrà trattato in abbinamento all’oggetto 3350, circa le azioni da porre in essere per salvaguardare i lavoratori dell’azienda Berco e la capacità produttiva della stessa, con particolare riferimento allo stabilimento sito a Copparo, a firma dei consiglieri Calvano e Zappaterra.

La parola al consigliere Alleva, che ha sei minuti, e poi alla consigliera Zappaterra, che ha altrettanti sei minuti.

Risponderà l’assessore Costi.

Prego, consigliere Alleva.

 

ALLEVA: Vorrei richiamare l’attenzione dell’assessore e dei colleghi su alcuni profili di questa drammatica vicenda Berco. Un intero paese rischia di essere desertificato da 330 licenziamenti su 1.600 addetti, che forse non sono stati attentamente valutati. Ecco, io vorrei cominciare da qui. Quando siamo di fronte a un grosso esubero, il requisito che bisogna subito esaminare è la lettera di apertura della procedura di esubero. Una comunicazione che, ai sensi dell’articolo 4 della legge n. 223/1991, deve essere estremamente dettagliata e particolareggiata.

In particolare, questa comunicazione deve contenere una chiara descrizione di due tabelle: nella prima, il numero e la collocazione aziendale di tutti i dipendenti, reparto per reparto; nella seconda, gli esuberi numerici reparto per reparto. Perché dico che questo requisito è molto importante? Perché leggere queste tabelle, alla luce anche delle spiegazioni relative all’esubero fornite dalla ditta, ci consente di capire che cosa c’è sotto. E qui sotto, signor assessore, intravedo un’operazione speculativa, ovverosia un’operazione non di riduzione di attività per esubero, bensì di esternalizzazione di taluni settori all’insegna – lo sappiamo benissimo – della ricerca del massimo profitto, del minimo costo del lavoro, dell’abbattimento dei diritti e via elencando.

Perché dico questo? Perché, se mettiamo a confronto i due reticoli, il primo afferente a come sono distribuiti i lavoratori e il secondo a dove sono gli esuberi, ci accorgiamo che in alcuni settori, ad esempio i magazzini, l’esubero è totale: quarantotto lavoratori su quarantotto. Ciò evidentemente significa che questo magazzino viene abolito. Ma come si fa ad abolire il magazzino! Evidentemente viene collocato altrove, magari fuori.

Controprova importantissima. Nei reparti di produzione diretta – sono due –, dove lavorano in uno 340 e nell’altro 260 lavoratori, ossia la forza dello stabilimento, sapete quant’è l’esubero? Zero. Siccome la ditta non vuole neanche ricorrere a contratti di solidarietà o a cassaintegrazione, la conseguenza è semplicissima: qui non c’è nessuna crisi produttiva; non c’è nessuna diminuzione del personale diretto. Quello che viene sforbiciato e, in alcuni casi, addirittura eliminato è costituito dalle parti di occupazione cosiddetta indiretta, che possono riguardare ricerca tecnologica, magazzini e altro.

Questo è un primo elemento a cui bisogna prestare attenzione. L’azienda lamenta, stando alle sue dichiarazioni circa questi esuberi, una crisi di mercato, ma questa crisi di mercato non ha riscontro nei dati occupazionali. Si tratta di quasi 400 esuberi su 1.600 lavoratori, il che si dovrebbe tradurre in una caduta di mercato del 25 per cento, ma in realtà non è niente di tutto questo. È concentrata in taluni settori, precisamente in quei settori che si ritiene opportuno, evidentemente, esternalizzare, affidare non sappiamo bene a chi. Comunque, l’operazione non è affatto trasparente e lineare, ma sicuramente è diversa da quella che loro scrivono. Primo profilo.

Vengo ora al secondo profilo, che è concorrente con questo, sul quale chiedo che la Regione prenda posizione. È tanto vero che si tratta di un’operazione di carattere speculativo – tra l’altro, non ci sono stati forniti i dati di bilancio, non conosciamo gli andamenti dei bilanci di queste società negli ultimi anni – che si va a una disdetta di tutta la contrattazione aziendale. In sostanza, si opera una diminuzione del salario di circa il 30 per cento dei lavoratori.

Io qui vorrei che voi prendeste una posizione, perché questa della disdetta dei contratti collettivi è un’arma che non soltanto ha un segno politico inaccettabile, ma ha anche un segno giuridico e civile inaccettabile. Perché che cosa significa? Significa la pretesa datoriale di cambiare a proprio favore l’equilibrio economico del rapporto da prestazione e da controprestazione, ferme restando le obbligazioni del lavoratore di fornire la sua. In uno scambio evidentemente i valori si equilibrano, del tipo otto ore di lavoro contro cento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Alleva, la prego di concludere. Ha terminato il tempo a sua disposizione.

 

ALLEVA: Concludo. Mi permetta soltanto di ribadire che questo è un profilo che qui non è stato assolutamente criticato, ma invece è importantissimo. La sospensione di tutti i contratti e il recesso dei contratti collettivi sono qualcosa di sconvolgente in una situazione di questo genere. E qui rischiamo di far passare la cosa come se niente fosse. Non è così.

Lo dico in due parole, in quanto ho esaurito il mio tempo. L’ultrattività dei contratti è basata sulla corrispettività del rapporto. C’è giurisprudenza di Cassazione in proposito. E qui la cosa viene data così, come una questione normale, come un fatto politico. Questi, invece, sono fatti estremamente gravi, che la Regione deve criticare e sanzionare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Alleva, la invito a chiudere, perché ha ampiamento esaurito il suo tempo.

 

ALLEVA: Mi fermo qui. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

Prego, consigliera Zappaterra.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Premesso che a questa Assemblea deve essere chiaro che Berco non è solo un’azienda di Copparo, non è solo un’azienda della provincia di Ferrara, ma è una realtà industriale tra le più importanti e storiche di questa regione. Un’industria metalmeccanica che, sì, è stata fondata a Copparo come impresa di riparazione di macchine agricole, ma che è cresciuta, aprendo sedi in Veneto e in Piemonte, e da quando è entrata nell’orbita Thyssen-Krupp in tutto il mondo, contribuendo in modo determinante alla crescita del territorio, nel quale ha dato lavoro a imprese e famiglie, e di conseguenza allo sviluppo di quell’area in particolare.

Credo sia utile ricordare, nell’affrontare il question time odierno con cui chiediamo alla Giunta regionale che azioni intende intraprendere a seguito dell’atteggiamento assunto da Berco, che già nel 2013 si aprì una crisi molto pesante da parte di Berco, che andò ad assommarsi a quelle di tante altre piccole e grandi aziende, stremate da un contesto economico generale che ininterrottamente, dal 2008, ha portato il segno della stagnazione e della recessione, e che per far fronte alla predetta crisi si avviò una trattativa presso un tavolo ministeriale, che durò mesi, impegnando Istituzioni e sindacati in un braccio di ferro molto pesante, nel quale la Regione ebbe un ruolo fondamentale con l’impegno diretto dell’allora presidente Errani. Ebbene, rammento che la crisi del 2013 si chiuse con un accordo pesante, che portò all’uscita di 426 dipendenti e alla chiusura dello stabilimento di Busano, ma che comunque fu un accordo condiviso. In qualche modo, nel 2013 si riuscì a ridurre il danno rispetto alla prospettiva prefigurata dall’azienda fin dall’inizio.

Ci troviamo di fronte a un’azienda che ha come abitudine, visto che nel 2013 accadde la stessa cosa, di far partire gli esuberi, per poi passare alla fase delle trattative. Questa è la logica seguita da quella azienda nel corso degli anni, logica che anche noi troviamo assolutamente inaccettabile. Adesso, dopo l’accordo raggiunto nel 2013, la Berco pretende di rivedere la situazione avviando la mobilità per 360 lavoratori, di punto in bianco, senza alcun confronto o dialogo con sindacati e Istituzioni.

Ancora una volta, siamo di fronte ad un atteggiamento che denota davvero una scarsa responsabilità sociale da parte di Berco. Non si sta parlando, ancora una volta, di una semplice riorganizzazione, ma di provvedimenti pesanti che riguardano persone, famiglie, progetti, speranze per il futuro.

Trovo anch’io estremamente grave che in questa fase, a differenza delle modalità usate nel 2013, abbiano unilateralmente disdettato la contrattazione aziendale.

Trovo anch’io, come il consigliere Alleva, che questo sia un fatto gravissimo ed inaccettabile.

Chiediamo alla Giunta regionale come intende attivarsi per evitare che la mobilità per i 360 lavoratori annunciata da Berco diventi una realtà. Comprendiamo che con le multinazionali, a volte, abbiamo strumenti e armi spuntate, ma la consapevolezza che il fronte comune che si è creato nel 2013 tra Istituzioni (dal Comune alla Provincia, alla Regione e a tutte le forze sindacali in campo) si è riusciti ad ottenere un risultato importante, con quella convenzione crediamo che lo stesso fronte comune debba essere messo in campo anche oggi e che la Regione debba essere davvero protagonista nella gestione di questa partita al tavolo ministeriale.

Contiamo sul fatto che il ruolo proattivo sempre svolto da questo Ente su altre crisi e sulla crisi di Berco del 2013 porti l’azienda a riconsiderare sia il metodo utilizzato in questi anni nei confronti dei lavoratori verso i quali non sempre ha avuto rispetto, sia nei confronti delle Istituzioni e porti anche ad un risultato diverso da quello che leggiamo in questi giorni dalla stampa, ma che traiamo anche dal rapporto molto stretto che abbiamo con gli stessi lavoratori sul territorio e con le forze sindacali.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Zappaterra.

La parola all’assessore Costi.

 

COSTI, assessore: Grazie.

A seguito della notizia che è stata comunicata all’assemblea dei lavoratori della Berco, come hanno detto i due consiglieri che sono intervenuti, che prevede un nuovo esubero per la Berco di Copparo di 331 dipendenti, oltre ai 34 di Castelfranco Veneto, abbiamo immediatamente, in accordo con il sindaco di Copparo, chiesto al MISE di attivarsi per questa vicenda che fa capo ad un gruppo con stabilimenti in più regioni italiane e, come sempre, abbiamo chiesto di poter attivare questo tavolo, che è stato previsto già per il 18 ottobre, a testimonianza anche di quanto siamo tutti interessati affinché questa vertenza abbia un esito positivo. Abbiamo chiesto questo tavolo proprio per la volontà comune, di tutti, di salvaguardare da un lato l’occupazione e nello stesso tempo anche la capacità produttiva di questa azienda.

Il caso Berco pone un elemento di fortissima preoccupazione perché, come dicevano anche i consiglieri, si tratta di un’azienda che solo pochissimi anni fa, nel 2013, ha intrapreso un profondo processo di riorganizzazione e ristrutturazione, che ha portato anche, attraverso importanti sacrifici da parte dei lavoratori, alla gestione di 468 esuberi attraverso un accordo di mobilità che fu siglato all’epoca con le organizzazioni sindacali.

Dopo solo tre anni, la situazione si ripete, proponendo di restringere sempre di più il perimetro occupazionale e mettendo altre persone – oserei dire quasi tutte per quanto riguarda lo stabilimento di Copparo – fuori dal lavoro.

A questo punto devo rilevare che i percorsi di ristrutturazione aziendale a volte sono necessari se finalizzati a creare le condizioni per una prospettiva aziendale che guarda al futuro. Ma se dopo tre anni ci si ripresenta con la stessa richiesta di agire sul livello occupazionale, forse è il caso di aprire un confronto sulla volontà o la capacità di rimanere produttivi e competitivi e questo faremo in sede di confronto al tavolo ministeriale.

Questo perché la nostra preoccupazione non si limita solo al mantenimento dei posti di lavoro, ma anche al futuro stesso del lavoro.

Noi ripetiamo che se vengono erogati degli ammortizzatori sociali è per sostenere situazioni transitorie e di trasformazione che abbiano una prospettiva; se si introducono decontribuzioni per l’assunzione dei lavoratori in mobilità è per favorire la ricollocazione dei lavoratori; se vengono stanziate delle risorse per la formazione è per accompagnare i lavoratori e le imprese a formare le competenze necessarie al lavoro presente e al lavoro futuro.

Tutto questo, che ha certamente bisogno di essere implementato e rafforzato, soprattutto sul fronte delle politiche attive per meglio incrociare la domanda con l’offerta, su cui stiamo lavorando, deve però trovare un interlocutore imprenditoriale capace di programmare e gestire le sfide in modo coerente con gli impegni presi.

Se si firmano degli accordi, si chiedono dei sacrifici ai lavoratori, si chiedono degli impegni da parte delle Istituzioni, questi non possono essere rimessi in discussione dopo solo tre anni in nome di una nuova esigenza di competitività che doveva già essere risolta con l’accordo precedente.

Pertanto, saremo al Ministero insieme al Comune di Copparo; faremo tutto quanto è in nostro potere per scongiurare ulteriori esuberi e la fine di un’azienda che, ripeto, è fondamentale certamente per Copparo o per Ferrara, ma per tutta la Regione, come lo sono state altre grandi imprese.

Quest’ultimo caso, però, dopo tanti altri, ci spinge anche ad aprire una riflessione e un confronto che va oltre la singola vicenda per ricercare insieme, come abbiamo sempre fatto in questa Regione (Istituzione e parti sociali), il modo o i modi per affrontare questo tema, che certamente in parte rappresenta anche la coda della lunga crisi iniziata nel 2008, ma che si inserisce in un contesto ben più complesso di trasformazione del nostro sistema industriale regionale, insieme ad uno sforzo senza precedenti, nostro e del sistema regionale, per mantenere e creare nuovi posti di lavoro, come sottoscritto dalle parti con il Patto per il lavoro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Costi.

Il consigliere Alleva non ha più tempo a disposizione. Può intervenire solo per dichiararsi soddisfatto o meno.

La consigliera Zappaterra ha un minuto a disposizione.

 

ALLEVA: Sono perfettamente convinto delle migliori intenzioni dell’assessore e della Giunta. Tutti penso vogliano salvaguardare l’occupazione. Io vorrei, però, vedere un atteggiamento di critica più profonda. Queste non sono situazioni venute dalla crisi, queste sono speculazioni sulla crisi. Questo è un esubero che non c’è. È un esubero che viene fatto soltanto per ridurre i costi di lavoro sulla pelle dei lavoratori. Questo è ciò che risulta.

Quella disdetta dei contratti collettivi deve essere tutta motivata oltre ad essere, e non lo è, legittima.

Questo la Regione devo dirlo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Mi ritengo soddisfatta della risposta data dall’assessore Costi. Resto convinta che al tavolo ministeriale che si aprirà il 18 la Regione metterà davvero lo stesso impegno e attuerà lo stesso sforzo per recuperare la situazione, come succede rispetto ad altre crisi aziendali, anche se è vero che rispetto a Berco la scusa del recupero di competitività, il metodo adottato verso i lavoratori, il mancato confronto con le Istituzioni, la totale autoreferenzialità e probabilmente la voglia di fare una speculazione, un recupero di costi esclusivamente sul tema del personale credo siano elementi che a quel tavolo devono essere stigmatizzati.

Io credo che il giudizio politico che l’assessore ha messo nella sua risposta rispetto alla responsabilità nelle multinazionali, sia una chiave del ragionamento che a quel tavolo deve essere portato per raggiungere un duplice obiettivo: quello della difesa dell’occupazione, dei posti di lavoro, dei lavoratori, ma che, per quanto ci riguarda, deve interessare anche la difesa del sito produttivo.

Noi non possiamo permetterci un’ulteriore riduzione di base produttiva e non possiamo permetterci un progressivo impoverimento di quel sito produttivo, nella logica rispetto alla quale, in un territorio già provato da una situazione economica difficile, non finta, l’impoverimento di Berco risulterebbe un ulteriore problema.

Al riguardo, noi, comunque, nel frattempo un ragionamento di alternativa di progetti di sviluppo, non solo su Ferrara, ma parto da quello, dovremmo cominciare a farlo. L’assessore l’ha detto: dalle risorse sulla formazione, al sostegno ad un’imprenditoria che sul territorio ha voglia di mettersi in gioco per un progetto nuovo, questo certamente è un lavoro che va fatto. Ovviamente esula dal tavolo ministeriale rispetto al quale abbiamo già detto quali sono gli obiettivi, ma credo che parallelamente vada fatto anche questo lavoro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Zappaterra.

 

OGGETTO 1433

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: “Norme regionali in materia di contributi al settore turistico e alle attività ricettive. Modifiche alla legge regionale 23 dicembre 2002, n. 40”. A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani

(Relazione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 1433/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo col progetto di legge oggetto 1433, d’iniziativa di consiglieri, recante: “Norme regionali in materia di contributi al settore turistico e alle attività ricettive. Modifiche alla legge regionale 23 dicembre 2002, n. 40”, a firma dei consiglieri Pompignoli, Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni e Liverani.

Il testo n. 5 è stato licenziato dalla Commissione Politiche economiche nella seduta del 21 settembre 2016, con parere contrario. È un progetto di legge composto da quattro articoli.

Il relatore della Commissione è il consigliere Massimiliano Pompignoli, che ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Sul progetto di legge insiste un ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato, a firma della consigliera Serri.

La parola al relatore della Commissione, consigliere Massimiliano Pompignoli, che ha venti minuti a disposizione. Prego.

 

POMPIGNOLI, relatore: Grazie, presidente. Usufruirò sicuramente di meno dei venti minuti.

La cosa che mi lascia un po’ perplesso è l’assenza pressoché totale di tutti gli assessori, a parte l’assessore Costi. Questo dà la dimensione di quanto interesse ci sia su questo progetto di legge, che è già stato bocciato in Commissione dal Partito Democratico.

Un progetto di legge che va ad incentivare le attività turistico-alberghiere, che fanno di quella propria attività una funzione ricettiva regionale, e va a limitare, invece, quelle attività turistico- alberghiere che non svolgono quel tipo di attività, ma fondamentalmente cercano alternative perché evidentemente non sono in grado di potere gestire l’offerta turistica emiliano-romagnola.

L’unica pecca di questo progetto di legge è sicuramente il fatto di aver inserito nella relazione un paragrafo dedicato appunto all’immigrazione. Se su questa relazione non si fosse inserito questo pezzo, evidentemente il discorso cambiava. Anche perché, fondamentalmente, non stiamo parlando di un progetto di legge isolato in Italia, ma è un progetto di legge che è già stato approvato in Lombardia. È un progetto di legge che va effettivamente a limitare gli incentivi sui fondi a cui le imprese turistico-alberghiere possono accedere per quelle attività che non fanno del proprio oggetto sociale il fine a cui sono adibite.

Abbiamo inserito proprio all’articolo 2 di questo progetto di legge, una salvaguardia, perché è chiaro che non si può escludere tutto. La salvaguardia sta nel fatto, appunto, che nel fatturato, o nel ricavato, non sono computate le entrate relative ad attività conseguenti a calamità naturali, o altri eventi determinati da disastri naturali o incidenti di particolare rilevanza, o altresì l’esecuzione di specifici provvedimenti coattivi.

Questo sta a significare che se noi facciamo di queste strutture alberghiere case per immigrati, è evidente che l’attività e l’oggetto sociale che ha lo scopo di un’attività turistico-alberghiera, viene meno.

Ora, il problema legato a come vengono utilizzate queste strutture alberghiere, non è solo un problema sollevato da questo movimento politico, ma è un problema sollevato anche, ad esempio, da Federalberghi. Mi spiace che non ci sia l’assessore Corsini, perché proprio Federalberghi e Confcommercio Ravenna hanno criticato fortemente l’accoglienza e hanno proprio dichiarato l’incompatibilità fra turismo ed accoglienza. Quindi, non si tratta di un problema legato ad una ideologia sociale o a ideologie di questo movimento politico, ma è un problema diffuso, a trecentosessanta gradi.

In Commissione abbiamo discusso di questo progetto di legge. Fondamentalmente, la forza negativa che il Partito Democratico ha dato a questo progetto di legge sta proprio nel fatto che non si può limitare l’oggetto di un’attività turistico-alberghiera.

Questo lascia un po’ il tempo che trova, perché fondamentalmente la creazione di un’attività turistico-alberghiera è proprio, in sé e per sé dell’imprenditore, che vuole offrire al proprio territorio la capacità attrattiva e l’offerta ricettiva regionale.

Cosa che invece non fanno quegli imprenditori che non riescono a portare avanti la propria struttura, e sulla base di questo trovano alternative di fuga proprio legate al fatto che all’interno di questi alberghi vengono inseriti degli immigrati. Immigrati che come ben sappiamo, arricchiscono le solite cooperative, perché sappiamo benissimo quali sono i fondi che vengono erogati dallo Stato per l’accoglienza. Sappiamo benissimo che si stanno aprendo bandi prefettizi per accogliere immigrati in case anche private, e sappiamo benissimo il business che c’è dietro questo tipo di attività.

Chiaro è che noi parliamo esclusivamente, in questo progetto di legge, di attività turistico-alberghiere. Noi cioè riteniamo che non siano dovuti fondi a chi esercita l’attività turistico-alberghiera in modo diverso rispetto al soggetto sociale. Il modo diverso è inserire, all’interno di queste attività, degli immigrati, per recuperare evidentemente soldi che lo Stato gli eroga, ed eventualmente, anche, qualche contributo per ristrutturare l’albergo.

Questo non è il senso dell’attività turistico-alberghiera che ci deve essere in Emilia-Romagna, non è il senso dell’oggetto sociale di una società che si costituisce per un’attività turistico-alberghiera, ma è il senso di quell’imprenditore che non è in grado di gestire la propria attività.

In questo modo è evidente che questo imprenditore deve rendersi conto che forse è necessario fare altro rispetto a un’attività alberghiera, minando quelli che sono invece gli imprenditori che effettivamente stanno cercando in questo momento difficile, perché è ovvio che non stiamo parlando di un momento florido per quanto riguarda l’economia del nostro Paese, stanno comunque cercando di avviare la propria attività, di mantenerla in vita offrendo più servizi, semmai spendendo di più rispetto a quelle che sono le proprie possibilità, ma mantenendo viva la propria attività. Questo anche a tutela della nostra Regione, a tutela del nostro territorio. In questo modo andando, come dicevo, a minare la competitività con altri alberghi, che invece hanno deciso o decidono di abbandonare la strada dell’attività turistico-alberghiera e di inserirsi invece nella strada legata all’immigrazione per incassare soldi, che evidentemente non è in grado di poter incassare in maniera diversa.

Come dicevo, c’è appunto la clausola di salvaguardia all’interno di questo progetto di legge, talché è ovvio che nel momento in cui ci sia la possibilità di provvedimenti coercitivi, come possono essere i provvedimenti prefettizi coattivi, disastro naturale o quant’altro, queste attività potranno usufruire degli incentivi che la Regione può offrire. Però, solo in queste determinate ipotesi.

Questo è il senso di questo progetto di legge che, come anticipavo, è stato bocciato in Commissione. Oggi vedo che è stato presentato anche l’ordine del giorno per il non passaggio all’esame degli articoli, quindi prevedo già il voto negativo da parte del Partito Democratico. Questo voto negativo serve semplicemente a incentivare gli alberghi che non fanno della propria attività il fine primario, ma che effettivamente accolgono immigrati per fare soldi a vantaggio di quelle poche cooperative, o di quelle tante cooperative, che su questa circostanza mangiano soldi allo Stato.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Apriamo la discussione generale. Venti minuti per consigliere.

La parola alla consigliera Lori. Prego.

 

LORI: Grazie, presidente.

Comincio subito dicendo che sono rimasta abbastanza perplessa nel sentir dire dal collega Pompignoli che l’unica pecca di questa proposta di legge è il fatto di avere ripreso il tema dell’immigrazione nella relazione, quando, in realtà, per buona parte dell’illustrazione degli stessi contenuti il tema è stato proprio questo.

Mi sono chiesta se questa proposta di legge – questo è emerso anche in Commissione – abbia davvero la finalità di tutelare l’offerta turistica ricettiva regionale o se, invece, si voglia fare una discussione diversa. Credo sia emerso in maniera molto chiara.

Se si vuole fare una discussione diversa relativa all’immigrazione e all’accoglienza, credo la si debba fare in un modo differente rispetto a questo. Tengo a sottolineare che contributi per l’adeguamento di strutture (quindi, la proposta di modifica che viene sottoposta oggi all’Aula) non se ne vedono dal 2009 e non credo – almeno, a me non è noto – ci siano prospettive che ne possano arrivare in tempi brevi. Il tema mi pare non sia propriamente di attualità, se il tema vero è quello dei contributi alle strutture ricettive.

Stando, però, su questo argomento, quindi cercando di tenere il punto rispetto al merito non della relazione della proposta di legge, ma dell’articolato, così come è emerso dalla discussione fatta in Commissione, credo di poter affermare che il Gruppo di maggioranza condivide l’idea che non si debba intervenire sulla libertà di scelta degli imprenditori. Porre limitazioni comporterebbe una potenziale discriminazione tra le scelte che questi mettono in atto.

Non credo che ci sia, in questo momento, l’esigenza, se non riferita in modo specifico al tema dell’accoglienza degli immigrati. Comunque, se ci fosse un’esigenza specifica rispetto all’utilizzo delle attività di accoglienza turistica, come minimo sarebbe necessario fare una disamina molto più approfondita su che cosa dovrebbe essere ricompreso, quindi ammesso a eventuali contributi – che, ripeto, non ci sono dal 2009 – e quali sono, invece, le attività che dovrebbero essere escluse.

Per cui, si fa veramente fatica a comprendere il senso di una proposta così fatta in questo momento. Non ne vedo, francamente, la necessità e nemmeno il significato, se non quello riferito in modo specifico ai temi dell’accoglienza. Rispetto a questo, non voglio aprire una discussione, che peraltro abbiamo già fatto, ma vorrei segnalare che il tema dell’accoglienza è sollecitato a partire dai provvedimenti del Ministro dell’interno, che chiede anche questa forma di disponibilità agli albergatori. Questa forma di disponibilità, però, viene richiesta per far fronte ad un’emergenza umanitaria che nasce come assolutamente temporanea. Credo sia questa l’accezione da interpretare e perseguire.

Dopodiché, certamente c’è bisogno di fare un ragionamento molto più ampio. Il tema dei flussi migratori è molto serio e non ha una prospettiva di risoluzione né a breve né tantomeno semplice. Quindi, ha bisogno di un dibattito, che non può certamente partire da qui.

Non mi resta altro che ribadire il nostro disaccordo rispetto a questa proposta, che è fuori tempo e, probabilmente, fuori luogo, pur condividendo la necessità che le cose vengano fatte in modo corretto e che non vadano a danneggiare tutte le strutture esistenti, che non hanno colto l’invito del Governo e che, quindi, operano in modo differente. Questo, assolutamente, non può motivare una modifica, così come proposta, del testo normativo previsto nella legge 40. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Lori.

Siamo in discussione generale. Non ho prenotazioni di interventi.

Chiedo al relatore se vuole replicare, chiudendo la discussione generale.

 

POMPIGNOLI: Presidente, giusto due minuti per replicare alla consigliera Lori, che è intervenuta anche in Commissione svolgendo la stessa disamina contraria a questo progetto di legge.

Chiaramente, tutto questo conferma la tesi sostenuta dal sottoscritto in virtù di una risposta negativa non tanto nel merito della proposta di legge quanto nell’impianto della relazione e in virtù del fatto che vengono limitate le strutture che fanno accoglienza.

Il senso della legge è diverso. Di immigrazione ne possiamo parlare, e ne parleremo sicuramente dopo, nelle varie risoluzioni. Il senso della legge, però, è diverso. Se noi ci atteniamo al progetto di legge, quindi all’articolato, l’articolato prevede esclusivamente un’assenza di incentivi per le strutture che non fanno attività diversa rispetto a quella del proprio oggetto sociale.

È evidente che non è un “no” nel merito del progetto di legge, ma è un “no” ideologico, un “no” legato all’attività di governo, quindi legato soprattutto all’accoglienza e all’immigrazione. Ne prendiamo atto e, sulla base di questo, vedremo successivamente, nel prosieguo della discussione in Aula sull’immigrazione, che cosa emergerà.

Di fatto, però, voglio sottolineare che questo non è un “no” al progetto di legge, ma è un “no” all’inserimento in questo progetto di legge, nella relazione, di un discorso legato all’immigrazione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli

Procediamo con la nomina degli scrutatori e poi con le dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli.

Nomino scrutatori i consiglieri Campedelli, Prodi e Piccinini.

Procediamo con le dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli. Cinque minuti per Gruppo.

Non ho iscritti.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1433/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’ordine del giorno 1433/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” è approvato.

 

OGGETTO 3251

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere presso il Governo e fare proprie le proposte avanzate dai Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Conferenza Unificata di Stato, Regioni e Province autonome circa la gestione dell’immigrazione irregolare, attivandosi inoltre affinché siano rispettati i criteri di ripartizione per l’accoglienza degli immigrati irregolari richiedenti asilo. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Liverani, Bargi

(Discussione)

 

OGGETTO 3295

Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché la gestione dei minori stranieri non accompagnati avvenga con il coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali, in un’ottica di equa distribuzione degli stessi tra Regioni e Comuni e con indicazioni univoche alle Prefetture. A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Calvano, Caliandro, Taruffi, Prodi, Mumolo, Marchetti Francesca, Tarasconi, Molinari, Montalti, Rontini, Soncini, Zoffoli

(Discussione)

 

OGGETTO 3362

Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere, a livello nazionale ed europeo, l’istituzione di un’agenzia internazionale per i richiedenti asilo, il superamento degli accordi di Dublino e a favorire politiche di accoglienza fondate sul reale mutuo riconoscimento, nonché a rivedere l’organizzazione nazionale di accoglienza che utilizza i fondi nazionali (SPRAR). A firma dei Consiglieri: Bertani, Sassi, Sensoli

(Discussione)

 

OGGETTO 3341

Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare la opportunità di organizzare una missione in Albania volta a perorare modifiche alla normativa albanese in materia di affido di minori, molti dei quali arrivano in Italia attraverso l'affido temporaneo, chiedendo inoltre l'assunzione di ulteriori iniziative volte a contrastare l'arrivo in Italia di minori non accompagnati. A firma del Consigliere: Foti

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Abbiamo quattro oggetti che vengono posti all’attenzione dell’Assemblea in modo congiunto e che, quindi, verranno poi votati in forma abbinata.

Oggetto 3251: Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere presso il Governo e fare proprie le proposte avanzate dai Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Conferenza Unificata di Stato, Regioni e Province autonome circa la gestione dell’immigrazione irregolare, attivandosi inoltre affinché siano rispettati i criteri di ripartizione per l’accoglienza degli immigrati irregolari richiedenti asilo, a firma dei consiglieri Rainieri, Fabbri, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Pompignoli, Delmonte, Rancan, Liverani, Bargi.

Oggetto 3295: Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché la gestione dei minori stranieri non accompagnati avvenga con il coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali, in un’ottica di equa distribuzione degli stessi tra Regioni e Comuni e con indicazioni univoche alle Prefetture, a firma dei consiglieri Rossi Nadia, Calvano, Caliandro, Taruffi, Prodi, Mumolo, Marchetti Francesca, Tarasconi, Molinari, Montalti, Rontini, Soncini, Zoffoli.

Sul presente oggetto insistono tre proposte di emendamento, a firma dei consiglieri Sensoli e Bertani.

Oggetto 3362: Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere, a livello nazionale ed europeo, l’istituzione di un’agenzia internazionale per i richiedenti asilo, il superamento degli accordi di Dublino e a favorire politiche di accoglienza fondate sul reale mutuo riconoscimento, nonché a rivedere l’organizzazione nazionale di accoglienza che utilizza i fondi nazionali (SPRAR), a firma dei consiglieri Bertani, Sassi, Sensoli.

Oggetto 3341: Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare la opportunità di organizzare una missione in Albania volta a perorare modifiche alla normativa albanese in materia di affido di minori, molti dei quali arrivano in Italia attraverso l'affido temporaneo, chiedendo inoltre l'assunzione di ulteriori iniziative volte a contrastare l'arrivo in Italia di minori non accompagnati, a firma del consigliere Foti.

Apro la discussione generale congiunta sui quattro documenti. Dieci minuti per ciascun consigliere. Ha chiesto di intervenire il consigliere Rainieri. Ne ha facoltà.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Visto che fan tutti fatica a schiacciare il bottoncino, intervengo io. Evidentemente, la collega Nadia Rossi e i colleghi del Movimento 5 Stelle vogliono aspettare di capire l’intera questione prima di esprimersi. Tra l’altro, credo che l’abbinamento sia un po’ forzato su questa risoluzione, perché le risoluzioni del Gruppo PD, del Gruppo Movimento 5 Stelle e del collega Foti parlano esclusivamente di minori, mentre noi trattiamo una situazione più generalizzata rispetto alla sola problematica dei minori. Quindi, procederò a illustrare brevemente la nostra risoluzione.

Si è riunito, quindici giorni fa, un coordinamento delle tre Regioni Veneto, Lombardia e Liguria per cercare di dare delle linee guida a questo Governo, che ha dimostrato di essere assolutamente incapace di gestire i flussi migratori nel nostro Paese. Nell’anno in corso è già stato superato abbondantemente il numero complessivo degli ingressi registrati nel 2015 e continuando di questo passo, a botte di 10.000-11.000 persone al giorno, come abbiamo visto negli ultimi giorni, il nostro Paese verrà sempre più invaso da questi migranti, che sono tutt’altro che migranti, a cui viene concesso lo status di rifugiato politico. Sono dei clandestini, che non vengono nemmeno identificati e, quando vengono identificati, hanno la possibilità di restare sul territorio per più di un anno, nessuno li può più mandare via e molto spesso diventano poi dei fantasmi, alimentando così il fenomeno della microcriminalità e in alcuni casi anche della macrocriminalità.

Con questa risoluzione, quindi, chiediamo che la Regione Emilia-Romagna lanci un segnale di adesione al documento sottoscritto dai Presidenti delle tre Regioni a cui prima facevo riferimento.

Il nostro Governo o, meglio, il Governo del PD, mai eletto, è stato assolutamente incapace di fronteggiare questa situazione, e lo vediamo tutti i giorni anche con la distribuzione sui territori comunali di questi clandestini, obbligando i sindaci, tramite i prefetti, incapaci molto spesso di contravvenire alla volontà del Ministero dell’interno, magari anche per interessi personali di carriera, a gestire situazioni molto difficoltose all’interno dei propri comuni, in perfetta solitudine.

Sono molti i casi che vi potrei citare, come puntualmente riportati nelle svariate trasmissioni televisive, non ultimo quella di ieri sera, dove si raccontava di un condominio dove 1.200 persone occupano, in gran parte abusivamente, appartamenti, per cui nemmeno pagano l’affitto e le relative utenze, persone – lo dicevano gli stessi che erano presenti – che sono agli arresti domiciliari e che vengono lasciate completamente sole, senza neanche i normali controlli previsti per legge da parte delle varie cooperative e delle varie associazioni che, invece, se ne dovrebbero occupare.

Quindi, con questa risoluzione, che si articola in dieci punti, chiediamo al presidente Bonaccini che la Regione Emilia-Romagna aderisca a questo documento, dove viene dichiarato lo stato di emergenza, dove si chiede di bloccare i flussi degli immigrati alla partenza, dove si promuovono accordi bilaterali con i paesi di origine per quanto riguarda la questione dei rimpatri, dove si chiede alla Comunità europea di predisporre piani di miglioramento delle condizioni di vita nei luoghi di origine di questi immigrati, dove si conferma il reato di immigrazione clandestina, perché di questo si tratta, tant’è che – un dato su tutti – solo il 3 per cento delle persone che sono arrivate in Italia ha ottenuto lo status di rifugiato politico, dove si chiede la possibilità di istituire nuovi centri di identificazione ed espulsione tramite accordi bilaterali con le Regioni, dove si richiedono soluzioni ad hoc per le regioni di confine e per quelle che, comunque, sono gravate da una presenza eccessiva di migranti, ed è il caso della nostra regione, dove abbiamo un tasso maggiore di migranti rispetto alle quote che erano state stabilite. Al riguardo, rammento che nelle nostre realtà territoriali sono molte le città e i paesi che vivono di turismo, e penso ad esempio a Salsomaggiore e Tabiano, dei quali, solo pochi giorni fa, abbiamo discusso a Parma, dove il sindaco del PD ha mandato una lettera di protesta al prefetto e al presidente del Consiglio perché a Tabiano un terzo dei residenti sono migranti ospitati dagli alberghi. Gli albergatori oggi sono arrabbiati perché il Governo non paga nemmeno quello che gli era stato promesso. I paesi di Salsomaggiore e di Tabiano sono conosciuti, sono tra i più famosi al mondo per certi tipi di cure. All’inizio della stagione termale la gente non voleva più andare perché non voleva avere rapporti di convivenza con queste persone dal momento che andavano lì un po’ per salute, un po’ per divertimento. 

Continuo con i punti del nostro documento. Si chiede di ripristinare il sistema relativo all’immigrazione regolare disciplinata dal sistema dei flussi e dal permesso di soggiorno con coloro che hanno un contratto di lavoro e si chiede un intervento della sanità internazionale per rivedere le regole e le dotazioni finanziarie.

Non commento le tre risoluzioni abbinate perché, lo ribadisco, credo siano state fatte solo ed esclusivamente con lo scopo di condannare la nostra richiesta mettendola sul piano della sensazione e della sensibilità delle persone, utilizzando solo quella che è la migrazione e il flusso migratorio dei bambini e dei ragazzi non ancora maggiorenni. Questo dimostra chiaramente che non c’è la volontà né di pensare a una risoluzione del problema, né tanto meno a risolverlo, anche perché non vorremmo accusare nessuno – qualcuno disse che pensare male è peccato, ma molto spesso ci si azzecca – ma non vorremmo che ci fossero interessi di qualche parte politica all’interno di queste associazioni che nascono dalla sera alla mattina, tutte cooperative, associazioni, che non hanno, in molti casi, nemmeno i requisiti per poterlo fare e associazioni che non fanno nemmeno quello che è il loro dovere.

La legge, infatti – l’ho detto all’inizio e lo ribadisco – prevede che all’interno delle strutture dove sono ospitate queste persone ci sia una persona dell’associazione, cosa che nel 99 per cento dei casi non succede, se non per i primi due o tre giorni, dove fanno vedere che fanno tutto in modo regolare e poi abbandonano queste persone.

Detto questo, ma avremo modo eventualmente di approfondirlo, credo e spero di aver stimolato la discussione almeno della mia collega Nadia Rossi, che tanto si è impegnata nella stesura del documento contro quello nostro e spero che non ci venga a fare la solita lezioncina di accoglienza basando tutto e solo sui minori. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Do la parola alla consigliera Nadia Rossi. Prego.

 

ROSSI Nadia: Grazie, presidente.

Caro collega Rainieri, forse lei si aspettava che intervenissimo prima noi, ma le ricordo che la risoluzione, probabilmente provocatoria, è stata prima di tutto presentata da lei. Io cercherò di non farle la lezioncina, però si ricordi che non siamo in Lombardia, siamo in una Regione, l’Emilia-Romagna…

 

FOTI: Pensavo fossimo in Italia.

 

ROSSI Nadia: … che è a governo PD.

Affronteremo questa risoluzione che lei ha presentato, che il suo Gruppo ha presentato un paio di settimane fa, subito dopo la firma dei tre governatori del suo partito, o quasi; una proposta che lei ha avanzato anche al nostro presidente Bonaccini.

Vorrei fare un quadro più completo rispetto alla questione che lei ha posto. Vorrei anche porre delle riflessioni, perché è vero che dobbiamo affrontare e che affrontiamo questo fenomeno, che è appunto quello dell’immigrazione, ma è anche vero che nella sua complessità, pur cercando, a tutti i livelli, di gestirla nel migliore dei modi non ci possano essere delle criticità.

Il fatto che tutti i Gruppi, a partire dal PD, si siano sentiti in dovere di presentare delle risoluzioni, lei dice, che non c’entrano con la tematica che ha posto con la sua, è un fatto importante. Io credo, invece, che c’entrino e come, anche perché con la risoluzione del Partito Democratico noi, di fatto, andiamo ad affrontare un problema concreto, una situazione concreta che i nostri territori, i nostri Comuni stando cercando di affrontare giorno dopo giorno e per il quale sono in difficoltà.

Credo che anche la voce di questa Assemblea legislativa sia una voce importante e debba essere di appoggio per la loro attività fondamentale in un momento come questo. Ci tengo anche a dire che l’Italia, lo sappiamo tutti, è stata oggetto, negli ultimi anni, di una pressione migratoria importante e ovviamente crescente. Quindi, nell’arco di un periodo relativamente breve ha compiuto dei passi importanti rispetto all’ottica di una definizione e anche di un rafforzamento del sistema di accoglienza nazionale a partire dalle azioni contenute nell’intesa e anche nel Piano operativo nazionale del luglio 2014, che detta, tra l’altro, ancora azioni condivisibili, attuali.

Come ho detto, però, ci sono anche delle criticità che magari ci terrei ad affrontare alla fine.

Il Piano di accoglienza del 2016 prefigurava, tra l’altro, anche un analogo andamento rispetto agli arrivi, rispetto anche al 2015, che sono previsti in circa 150.000 unità e, in effetti, i dati aggiornati al 21 settembre ci dicono che siamo a 130.000, l’1 per cento rispetto al 2015. Quindi, più o meno c’è una costante. Le persone in accoglienza governativa sono 158.000 e la nostra Regione ne ospita 10.565, cioè il 7 per cento, come da quota teorica prevista. Quindi, non c’è nessuno sforamento rispetto all’accoglienza che la nostra Regione offre, al contrario di quanto affermato nella vostra risoluzione.

Resta evidente che non si tratta di un’emergenza temporanea, anche perché l’Italia sono anni, diversi anni, che più o meno si trova a dover affrontare un numero di arrivi più o meno costante. Quindi, non si può definire, come è scritto nel documento, un’emergenza destinata ad azzerarsi. Questo noi non lo sappiamo e non abbiamo nessun tipo di certezza rispetto a quello che sarà il futuro.

Se non fosse strutturale, saremmo costretti ogni volta a dichiarare lo stato di emergenza, mentre la sfida per noi non è dichiarare lo stato di emergenza, ma più che altro è avere una normativa che riesca a dare una risposta e soprattutto degli strumenti operativi più adeguati e più flessibili, anche perché lo stato di emergenza sappiamo bene tutti come funziona: dà la possibilità di fare anche affidamenti diretti e quindi, sotto l’aspetto della trasparenza, non è sempre il massimo. Secondo noi, ci sono assolutamente delle altre alternative.

Al secondo punto del vostro documento si chiede il divieto di sbarcare. Devo dire che quando l’ho letto, sinceramente, a me ha fatto venire in mente il referendum appena affrontato nel Canton Ticino. È un referendum che si intitolava “prima i nostri”, ed è, tra l’altro, l’ennesimo affondo, perché non è il primo, della destra, ma quella destra che è più a nord di noi.

È l’ennesimo perché anche nel 2014 fu accolto un ulteriore referendum che era contro l’integrazione di massa. Fu un’iniziativa più o meno simile, però, anziché soltanto di un Cantone, era a livello nazionale, sulla quale, tra l’altro, non si è ancora proceduto, semplicemente perché contraria al principio della libera circolazione delle persone.

È stato ostacolato da Bruxelles, quindi, che ha imbastito un negoziato con Berna, che però, in questo momento è stato accantonato perché abbiamo problemi forse ancora più seri, che sono quelli con l’Inghilterra, con la Brexit, che viaggia ovviamente di pari passo, ma che in proporzione ha un impatto piuttosto importante.

Io mi interrogo anche su questo tipo di atteggiamento. Adesso, siamo tutti bravi e capaci a parlare, pronti a dire che queste persone vivono negli hotel di lusso che gli italiani pagano. Probabilmente sono persone talmente fortunate, da doverle quasi invidiare. Io mi chiedo anche, per esempio, come si sentano i lavoratori della Lombardia, e non solo, che ogni giorno superano il confine e vanno a lavorare in Svizzera: come si sentono, oggi, a lavorare fianco a fianco con quegli stessi svizzeri che il giorno prima, di domenica, hanno votato contro la loro presenza in quel luogo?

Mi chiedo come si possano sentire anche le migliaia di persone che dagli anni Cinquanta, Sessanta in modo particolare e Settanta, si sono trasferite in Svizzera per riuscire a renderlo il Paese che è oggi, così efficiente, grazie alle infrastrutture, ai lavori più difficili, ai lavori manuali, ai lavori che non richiedevano, come invece succede oggi, magari, alte scolarizzazioni. Tutte quelle persone hanno contribuito a far diventare la Svizzera quella che è oggi, le stesse che oggi lavorano – nonostante Maroni, o anche Salvini, dicano che gli svizzeri abbiano fatto bene a privilegiare i loro residenti, i loro lavoratori e quindi a lasciare indietro gli italiani – fornendo manodopera qualificata, e che quando venti, trenta, quarant'anni fa non lo erano, andavano comunque a lavorare in Svizzera.

Il referendum ha più o meno un sapore politico, avendo la Svizzera un tasso di disoccupazione del 3 per cento. 68.00 persone che in questo momento occupano posti di lavoro in Svizzera, se va fino in fondo questo referendum (e pure quello prima), potrebbero rientrare in Italia.

È lo stesso discorso che noi potremmo fare sui migranti, in questo momento. Quindi, quando parliamo di altre persone, ricordiamoci sempre che le altre persone potremmo comunque sempre essere noi, e che siamo state noi.

Tornando al punto, mi chiedo se i proponenti, tra l’altro, siano a conoscenza prima di tutto dell’articolo 10 della Costituzione, perché va bene difenderla a spada tratta, cosa che facciamo anche noi come Partito Democratico, almeno per la prima parte, però, oltre a conoscerla bisognerebbe anche applicarla. Dice: “Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”; oppure è possibile non rispettare la Convenzione di Ginevra o di Dublino? Cioè, siamo un’Istituzione regionale, comunale, italiana, e questo per noi è un dovere, semmai qualcuno se lo dimenticasse.

Va bene tutto, però penso che la coerenza, soprattutto per chi svolge un compito come il nostro, sia fondamentale. Inoltre, nel documento è previsto anche il reato di immigrazione clandestina, ma mi pare sia stato sottolineato più volte, tra l’altro, il carattere totalmente ideologico di questo tipo di provvedimento, in quanto ha intasato le procure, con costi tra l’altro significativi, e soprattutto rallentando l’attività più vera, più utile, quella, appunto, della lotta ai trafficanti. Non prevede il carcere, ma quando c’è appunto la condanna, si tratta di una multa pecuniaria di qualche migliaio di euro…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliera, la invito a concludere perché ha esaurito i dieci minuti.

 

ROSSI Nadia: Sì, bene. Comunque, tutto questo sembra per esempio un omaggio rispetto a Maroni che lo istituì nel 2009. Lo stesso Maroni che quando era Ministro, ad un’interrogazione a risposta immediata in Aula, diceva: “sentirò oggi le Regioni e mi auguro che vi sia quella solidarietà di tutte le Regioni che è stata invocata, da ultimo, anche dal presidente della Repubblica”. Oggi, invece, fa l’esatto opposto. Viva la coerenza.

Sin dall’inizio ho detto che ci sono delle criticità, e oggi ancor di più crediamo sia imprescindibile rilanciare e aumentare gli sforzi per migliorare le condizioni di vita di milioni di persone. Chiediamo maggiore impegno da parte della nostra Comunità europea. Crediamo che sulla cooperazione sia importante fare dei passi avanti perché si parte da lì.

Crediamo anche che sia importante, così come è prevista la distribuzione equa tra le Regioni, che i Comuni facciano la loro parte, perché è impossibile che su 8.200 Comuni, solamente 500 partecipino al piano d’accoglienza.

Occorre incentivare i Comuni che aderiscono al sistema SPRAR, occorre accelerare i tempi di esame delle richieste. Sono comunque situazioni che sappiamo già che la Giunta sta affrontando in sede di Conferenza Stato-Regioni, e la cosa sulla quale ci preme spingere è il discorso dell’accoglienza dei migranti minori. C’è una risoluzione che è stata presentata e noi crediamo che questa oggi per la nostra Regione sia la priorità.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Nadia Rossi.

Prego, consigliere Bertani. Ricordo che tutti i consiglieri possono intervenire per dieci minuti.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intanto volevo fare una precisazione. La nostra risoluzione non si occupa di minori, ma si occupa del tema dell’immigrazione, così come voi l’avete posto. Poi abbiamo fatto degli emendamenti a quell’abbinamento che effettivamente anche per noi è un po’ forzato, però ormai c’è.

La ragione per la quale abbiamo fatto una risoluzione anche noi è che ci sono delle differenze di vedute importanti. Sicuramente siamo anche noi consapevoli che il fenomeno è importante e imponente, siamo consapevoli anche noi che da quando governa Renzi gli sbarchi sono triplicati. Vogliamo dare la colpa a lui? No, perché la colpa non è sua, ma certamente ci sono delle politiche sbagliate e insufficienti, che invece sono fatte da questo Governo, che non aiutano a risolvere il problema. Il problema è un problema mondiale, di immigrazione, legato a tanti fattori, però le politiche che dobbiamo adottare, devono essere politiche fatte bene, che funzionano.

Noi non vogliamo essere né demagogici, ma neanche buonisti. Secondo noi bisogna allora agire su più linee, perché il fenomeno è complesso: si parla di soccorso, di prima accoglienza, del problema dell’identificazione, del problema del riparto fra i Paesi dell’Unione europea.

Noi, anche a livello parlamentare, abbiamo già fatto diverse proposte: intanto istituire un sistema e un Testo Unico Europeo in materia di asilo, perché a livello europeo la concessione dell’asilo è gestita in maniera diversa e non uniforme. Ci troviamo, soprattutto noi come Italia ad essere in prima linea rispetto ad altri Paesi, dopo che anche quell’accordo fatto con la Turchia, anche questo siglato da Renzi, ha chiuso la rotta balcanica perché a qualche Paese, tipo la Germania, dava particolarmente fastidio, e si è riversato ancora tutto su di noi.

L’altro problema che diciamo da sempre – finalmente sembra che qualcuno ci stia seguendo – è quello di superare il Regolamento di Dublino così com’è. Il riconoscimento solo nel Paese di approdo è ciò che, ad oggi, ci sta mettendo maggiormente in difficoltà.

L’altro aspetto è quello di concordare con i Paesi di provenienza e transito un piano comune di gestione, anche per prevenire la criminalità organizzata, quella che gestisce il traffico degli esseri umani.

L’altro aspetto che abbiamo proposto è quello di aprire centri di prima accoglienza, sotto l’egida dell’ONU o di qualcun altro, che facciano accoglienza e aprano canali umanitari nei territori nei quali effettivamente nascono i problemi.

Infine, l’altro aspetto che va affrontato riguarda la gestione in Italia. Uno degli aspetti che sta mettendo in crisi il sistema è quello relativo alla lentezza del riconoscimento dello stato di immigrato e dell’asilo, o perché chi si occupa di questo riconoscimento non è sufficientemente formato (quindi, noi proponiamo di fare una formazione) o perché non bastano le persone che se ne occupano. Anche questa è un’occasione di lavoro. Noi chiediamo che vengano aumentate le persone che si occupano di queste procedure, rimettendo in circolo laureati e diplomati che lavorano in questo settore.

Infine, va superato l’aspetto delle grandi gestioni e delle grandi cooperative. I Comuni vanno aiutati distribuendo gli immigrati che ne hanno diritto in micro accoglienze sul territorio, utilizzando i fondi dello SPRAR, anche riversandoli in micro progetti verso le famiglie, e non dandoli in mano alle cooperative.

Un altro aspetto di politica estera sul quale il nostro Governo non sta agendo riguarda la pacificazione. Non possiamo continuare ad andare contro l’articolo 11 della nostra Costituzione e ad intervenire in zone di guerra, non prevenendo, ma vendendo armi alle Nazioni che bombardano e non promuovendo azioni di pace. Anche questo è un altro aspetto che va affrontato. La politica nazionale su questo aspetto è latitante. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Foti. Prego.

 

FOTI: Presidente, io mi limiterò ad illustrare la mia risoluzione che riguarda i minori stranieri. Dico questo perché della risoluzione del Gruppo del PD ho soltanto sentito i passaggi conclusivi dell’intervento della consigliera Rossi, peraltro abbastanza affrettati. Quindi, non mi è stato di giovamento l’averla ascoltata, sotto questo profilo.

Debbo dire che se vi è una emergenza nel nostro Paese, indipendentemente dalla sua proclamazione o meno in termini di stato di emergenza, è anche quella dei minori stranieri non accompagnati. Anzi, se permette, forse è quella sulla quale si specula di più. Dietro al fenomeno migratorio dovuto a pressioni geopolitiche, può darsi anche che vi siano alcuni elementi sui quali occorre riflettere, anche da parte dell’Occidente. Ad esempio, tutta la politica della cooperazione che è stata perseguita, forse, andrebbe riletta alla luce dei risultati così tremendamente negativi ottenuti. Non è che l’Italia e l’Europa non abbiano investito nella politica di cooperazione. Lo hanno fatto, e massicciamente. Bisogna capire se quella politica di cooperazione è servita a ingrassare pochi dittatorelli locali o è servita, invece, alle popolazioni che necessitavano dei servizi che si dovevano realizzare.

Penso che non si debba aver paura di parole come “proclamazione dello stato di emergenza”, anche perché il nostro Paese vive quotidianamente la proclamazione di stati di emergenza, ad esempio per quanto riguarda fenomeni atmosferici o il terremoto. Che cosa è successo? In realtà, lo stato d’emergenza consente soltanto – come ella meglio di me sa – di poter bypassare una serie di procedure normative abbastanza stringenti per poter, attraverso commissari e quant’altro, gestire il fenomeno così come si è presentato nel corso degli anni.

Se non sbaglio, vado a memoria, quest’anno dovrebbe ricorrere il venticinquesimo anniversario della prima grande emergenza immigrazione di questo Paese, dovuta alla fuga degli albanesi esattamente nelle città di Brindisi e Bari, con una nave che girava e che nessuno voleva far attraccare. Era il mese di agosto e io mi ricordo perfettamente cosa volle dire trovare sui giornali e vedere nei telegiornali lo stadio di Bari, abitualmente affollato dal pubblico che assisteva alle partite, trasformato in un campo di ospitalità improvvisato. Sotto il profilo delle emergenze, indubbiamente le stesse ci sono e si rappresentano, così come alcune accelerazioni di fenomeni di politica internazionale impongono.

Tuttavia, non possiamo nascondere il problema dei minori, che investe anche direttamente la nostra regione, se me lo si consente, e che, tra l’altro, vede nella nostra regione una partecipazione, direi, preoccupante di famiglie o nuclei familiari albanesi che ben volentieri scaricano sullo Stato, per il tramite dei Comuni, quelli che dovrebbero essere compiti che, prima ancora che le leggi dello Stato, le leggi naturali vogliono siano propri dei genitori.

Con la mia risoluzione, mi permetto di sottolineare alcune di quelle modifiche indispensabili da introdurre per far sì che il fenomeno sia non controllato per legge, ma governato secondo norme che, nel rispetto di tutta la disciplina internazionale sui minori, non consentano a famiglie o a gruppi malavitosi organizzati di realizzare tratte di minori di sorta.

Penso che questo tema non esuli da quello alla nostra attenzione. La Regione Emilia-Romagna ha speso e spende nei confronti dello Stato albanese molte risorse economiche, tra le quali alcune specificatamente indirizzate, nel corso degli anni, a far sì che quelle strutture statuali ricostruite dopo la caduta del comunismo potessero avere un modello, nell’Emilia-Romagna, di forme di assistenza e forme di tutela dei minori. Lì sono stati spesi i soldi della cooperazione. Un Ministero degli affari esteri ci ha messo 1,5 milioni. Quelle tre Regioni, di cui la Regione Emilia-Romagna era capofila, hanno messo 165.000 euro a testa. L’Emilia-Romagna ha messo 175.000 euro. E poi è stato un continuo rapportarsi su questi temi.

Io non penso che l’Emilia-Romagna non abbia dato prova di fondamentale attenzione nei confronti del dramma del popolo albanese quando questo si è verificato, anche per favorire – torno a ripetere – la ricostruzione di alcuni elementi statuali fondamentali per poter dar vita a uno stato compiuto. Però, ciò che oggi non è, a mio avviso, accettabile è che chi ha avuto un aiuto dall’Emilia-Romagna quantomeno sotto il profilo istituzionale non si impegni a cooperare con la nostra Regione per governare un fenomeno che evidentemente presenta degli aspetti che nulla hanno a che fare con la “immigrazione da necessità”. Del resto, leggendo alcuni dati riguardanti l’Emilia-Romagna e in particolare alcune sue province – e penso alle province di Piacenza, Bologna e in generale della Romagna – emerge in maniera palese che la percentuale dei minori che vengono abbandonati non è data da problemi quali quelli a cui facevano prima riferimento il collega Rainieri e la collega Nadia Rossi, ovverosia problemi di immigrazione incontrollata, ma sembra quasi un esodo organizzato.

Su questi temi, allora, penso che abbiamo il diritto-dovere, anche come Regione, oltre che chiedere al Governo alcuni ben precisi impegni, di intervenire presso lo Stato albanese, proprio noi che ci siamo spesi per cercare di esportare in quell’area sistemi di accettazione e trattamento dei minori adeguati alla normativa internazionale, per pretendere quantomeno una collaborazione positiva dallo Stato albanese.

Questi sono i primi due punti del dispositivo della mia risoluzione.

Vi è poi tutta una problematica che pure merita di essere affrontata, che è stata affrontata, che riguarda direttamente il Governo italiano. Si avanzano richieste che paiono elementari, ma così non sono. Si chiede, ad esempio, che i Comuni, che per legge devono provvedere al mantenimento di questi minori in strutture, siano tempestivamente rimborsati dallo Stato italiano; diversamente, significa soltanto trasferire sui Comuni costi che finiscono per gravare solo sulle loro spalle, ma in via delegata, non come competenza propria ed esclusiva.

Vi sono enormi ritardi nell’identificazione dei minori, che devono essere superati anche attraverso l’utilizzo di personale specializzato. Occorre drasticamente diminuire lo spazio temporale in cui i minori possono essere trattenuti presso i centri di prima accoglienza. Infine, io penso che anche i provvedimenti di rimpatrio assistito non possano essere ritenuti più un procedimento burocratico in capo al Ministero del lavoro, ma credo che debbano essere decisioni da riportare all’attenzione del Tribunale dei minori.

Questi sono alcuni elementi minimali che consentono quantomeno di governare alla luce del sole un fenomeno che attecchisce molto spesso nell’ombra, anche nell’ombra della criminalità organizzata. Allora, ho colto questa occasione, atteso anche che vi era una risoluzione del Gruppo PD in tal senso, per suggerire di inserire nell’agenda dei minori tutti quegli elementi che possono servire – e questo è compito sicuramente del Parlamento – a portare in Aula, finalmente, quella proposta di legge che ormai da mesi la Commissione deputata ha esaminato e quasi concluso, affinché si dia corpo a un testo omogeneo, anche rispetto alla normativa europea, sul trattamento dei minori non accompagnati, tenendo presente che l’equazione minori non accompagnati…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Foti, anche lei ha superato il tempo a sua disposizione di due minuti.

 

FOTI: Concludo subito.

Dicevo, tenendo presente che l’equazione minori non accompagnati o minori profughi nel senso stretto della parola è un’equivalenza che ha senso, ma fino a un certo punto. D’altronde, se noi paragoniamo coloro i quali vengono sfruttati per essere portati in Italia ed essere assistiti a spese dello Stato italiano a coloro i quali fuggono, invece, per disperazione, quantomeno siamo ingiusti nei confronti dei secondi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Non ho altri consiglieri iscritti in discussione generale congiunta dei documenti. Il consigliere Pompignoli si è appena prenotato. Voglio ricordare a tutti i consiglieri che, finita la discussione generale, si riaprirà la discussione generale sugli emendamenti e ogni consigliere avrà dieci minuti a disposizione.

Prego, consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente. Vorrei esprimere alcune brevi considerazioni a sostegno della risoluzione che abbiamo presentato come Lega Nord e anche in risposta a quanto emerso nel corso del dibattito e soprattutto a quanto sostenuto dalla consigliera Nadia Rossi circa il sistema dell’immigrazione.

È sicuramente in atto un’emergenza globale ed è un dramma per tutti, su cui è nostro dovere intervenire per porre quantomeno dei rimedi, rimedi che riteniamo possano essere presi adottando quei princìpi che i Governatori delle tre Regioni hanno sottoscritto e che oggi esplicitiamo in questa risoluzione.

Diceva bene prima la consigliera Nadia Rossi, in merito alla votazione in Svizzera, che i cittadini italiani, soprattutto lombardi, vanno a lavorare in Svizzera. Ma è diverso rispetto, invece, alla situazione che riguarda i migranti attualmente in Italia. I migranti in Italia non vengono a lavorare. Vengono pagati per restare qua. Sappiamo benissimo che i richiedenti asilo e lo stato di rifugiato politico rappresentano la minima parte – oscilla tra il 3 e il 5 per cento – rispetto ai migranti presenti complessivamente in Italia. Non tutti sono controllati. Ci sono diversi casi in cui entrano nel nostro territorio, saltano tutti i controlli e si disperdono all’interno del nostro territorio, e non sappiamo neanche quanti sono. Abbiamo dati ufficiali rilasciati dal Ministero, ma ovviamente in essi non rientra tutto quel mondo sommerso di clandestini che sono presenti nel nostro territorio e che, allo stato attuale, non sono segnalati.

È un problema che deve essere affrontato, certo. Tuttavia, se lo si vuole affrontare nei termini proposti dal PD, ovvero incentivare lo Stato italiano all’accoglienza, noi riteniamo che questo tipo di risoluzione al problema non sia affatto sufficiente. E non lo reputiamo sufficiente perché è sicuramente discriminatorio nei confronti dei cittadini italiani. Negli anni e nel tempo, noi siamo emigrati in altri paesi semplicemente per trovare lavoro. Allo stato attuale, invece, vige un sistema diverso: noi incentiviamo i migranti a venire nel nostro territorio e paghiamo chi li accoglie e i migranti stessi. Per che cosa? Lo vediamo in tutte le città italiane. Io ho l’esempio di Forlì-Cesena: stanno nei centri storici, bivaccano tutto il giorno e percepiscono soldi. È questo l’atto discriminatorio che sussiste tra essere cittadino italiano ed essere, invece, migrante all’interno dello Stato italiano. Si assiste a una prevaricazione degli interessi. Riteniamo opportuno che questa situazione debba essere calmierata, debba essere risolta e non come propone sicuramente il Partito Democratico.

Prendo l’esempio che faceva il consigliere Rainieri, che ci sono ospiti immigrati nelle varie strutture all’interno dei Comuni, che vengono necessariamente accolti e per i primi due o tre giorni c’è solo il personale della cooperativa che li accoglie e poi vagano tutto il giorno per le nostre città.

Abbiamo esempi a Forlì, dove addirittura – non è un racconto popolare – dieci stranieri che sono venuti all’interno di un’abitazione dove c’erano i letti a castello hanno chiesto la mattina di non avere i letti a castello, ma singoli, e il pomeriggio sono arrivati i letti nuovi per loro. Che figura facciamo nei confronti dei nostri cittadini che vedono queste cose? Che figura facciamo quando vediamo sessantasei bambini albanesi che vengono nel nostro territorio, i cui genitori vengono oltretutto denunciati, che hanno i diritti eguali ai cittadini italiani, ai nostri bambini italiani, ai quali paghiamo la retta dell’asilo, paghiamo la scuola, paghiamo tutto quello che è necessario, quando i nostri cittadini, invece, devono pagare 300 o 400 euro al mese per mandare i bambini all’asilo? Questa è la differenza che deve essere colmata. Non possiamo creare cittadini di serie A, che in questo caso sono i migranti, e cittadini di serie B, che in questo caso sono gli italiani. Questo è inaccettabile.

Se dobbiamo incentivare, attraverso risorse economiche, lo Stato italiano per aiutare i migranti a scapito dei nostri cittadini io credo che questa non sia la soluzione opportuna da affrontare. È un ragionamento che deve essere comunque fatto. È sotto gli occhi di tutti, non stiamo parlando di cose che non sono note.

È chiaro che la posizione del Partito Democratico è una posizione assolutamente diversa rispetto alla nostra ed è una soluzione che, ovviamente, tende ad incentivare la migrazione, cioè tende a far venire in Italia i migranti, perché in Italia, effettivamente, questi migranti vengono pagati e non lavorano. Non credo che ci siano altre parole per poter affrontare il tema dell’immigrazione. Chiedo che questa risoluzione, che è stata presentata dal Movimento della Lega Nord, sia votata favorevolmente, perché non fa altro che andare incontro alla risoluzione di un problema che è attuale, e non è solo attuale, ma è da anni che stiamo affrontando questo sistema migratorio e che si sta diffondendo sempre di più. Gli sbarchi sono comunque aumentati, quindi evidentemente le politiche di questo Governo non sono state sufficienti per poter affrontare e arginare il problema. Ritengo, quindi, che sia necessario predisporre un metodo alternativo, che sono i nove punti predisposti dai tre governatori, per arginare il problema e trovare delle soluzioni plausibili; soluzioni che non sono state trovate in questi anni dal Partito Democratico.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Ha chiesto la parola il consigliere Aimi. Prego.

 

AIMI: La ringrazio, presidente.

Innanzitutto intervengo per anticipare, sebbene in questa fase, il voto favorevole sia alla risoluzione del collega Tommaso Foti di Fratelli d’Italia sia alla risoluzione della Lega.

Evidenzio immediatamente di essere persona favorevole all’accoglienza, però deve essere una accoglienza esercitata ed attuata nel rispetto delle regole, delle esperienze che abbiamo maturato in questi secoli e che non ponga il popolo italiano o se vogliamo restringere a quello emiliano-romagnolo alle disfunzioni che sono evidenti e sono sotto gli occhi di tutti.

La prima domanda che sorge naturale è domandarsi se noi italiani, in queste condizioni economiche, con un livello di disoccupazione a cifre stellari, possiamo permetterci, in questa fase, un processo di accoglienza così ampio e indiscriminato di tutti e di chiunque arrivi in Italia, addirittura con un contributo grazie a questo Governo e a quello precedente della Marina Militare, che fa da scafista verso l’Italia di persone che noi non sappiamo chi siano.

Credo che ogni nazione che si rispetti debba attuare delle regole. Lo fanno i grandi Paesi e noi siamo un grande Paese. Lo fanno gli Stati Uniti d’America, lo fa l’Australia. Aggiungo che negli Stati Uniti d’America, il grande Obama, tanto osannato, anche a volte in quest’Aula, non ha tolto una sola pietra dal muro che è stato creato al confine con il Messico. Noto tanta ipocrisia, che un po’ è il leitmotiv di certe politiche.

Gli Stati Uniti fanno rispettare i propri confini, così come la Russia di Putin, la Repubblica Popolare Cinese, l’Australia.

Parlavo oggi con una persona che mi ha raccontato un episodio accaduto qualche anno fa in Australia quando incominciarono ad arrivare gli immigrati. L’Australia ha problemi maggiori di arrivo dalla parte del mare come sbarchi. Questa persona mi ha detto: “Abbiamo cercato di respingere, senza che accadesse nulla, i primi barconi. Sono stati rifocillati, gli abbiamo dato da bere e da mangiare, ma sono stati respinti”.

Questo perché ogni nazione che si rispetti deve sapere chi si mette in casa.

Io sono favorevole all’accoglienza di coloro che scappano dalle guerre, in particolare le famiglie, i bambini, tutti coloro che si trovano in condizione di emergenza, ma, al di là del compito che ci viene assegnato e delle risorse, alla forza che, come Italia, abbiamo, chiediamoci se pensiamo di poter accogliere tutti.

Una domanda che vorrei fare ai tanti esponenti della sinistra è questa: qual è il numero totale di immigrati che noi possiamo accogliere? Mi date un numero? C’è un numero oltre il quale voi pensate che si debba mettere la parola “fine” all’immigrazione? Se questo numero esiste, vi dovreste anche domandare che cosa fare con chi arriva dopo.

C’è un allarme in Italia in questo momento ed è un allarme per la democrazia, un allarme che aveva già lanciato Platone nel 370 a.C. ne “La Repubblica” dove concludeva dicendo: “Così muore la democrazia, per abuso di se stessa. E prima che nel sangue nel ridicolo”.

C’è un passaggio, dopo aver criticato l’atteggiamento dei figli nei confronti dei genitori con questa sorta di amicizia e parificazione degli insegnanti, eccetera, che dice: “Quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine, c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle”. 

È a rischio, se si continua con questa politica demagogica, lo stesso concetto di democrazia in Italia, perché la gente, anche l’elettorato di certi partiti tradizionali, non segue più le parole d’ordine fasulle che vengono lanciate, soprattutto in un momento di grande crisi come questo.

La nazione Italia soffre di tre minacce terribili, che sono ben riconosciute ed evidenti sotto gli occhi di tutti. La prima è quella del fanatismo islamico, la seconda è quella dell’immigrazione clandestina di massa, che sta avvenendo principalmente nel nostro Paese, e la terza è quella dell’infiacchimento dei costumi, dei valori, chiamateli come volete, dovuto al nichilismo che ha portato alla denatalità e al suicidio di un popolo. Questo sta avvenendo oggi in Italia, con l’assuefazione a un processo di invasione che, secondo noi, rischia davvero di mettere a repentaglio oltre alla democrazia, oltra all’economia, anche la sicurezza del popolo italiano.

Voi tutti sapete che la stragrande maggioranza di persone che arrivano in Italia, appartiene a quella cosiddetta immigrazione di natura economica, non per altre ragioni. Ripeto: se l’ONU non fosse così latitante, perché anche questo dobbiamo dirlo, in quei territori, e se non si fossero commessi degli errori, scatenando e favorendo le cosiddette primavere arabe, che hanno portato poi alla creazione di situazioni di estremo disagio, di governi incontrollati, dai quali ovviamente qualcuno cerca di andare via, non ci troveremmo in questa situazione.

È giusto attuare accordi bilaterali di natura internazionale, togliere dalla nostra mente l’utopia e ragionare con il reale, perché la politica è fatta di reale. Noi cioè dobbiamo ragionare con quello che accade, di fronte a situazioni che sono peraltro chiarissime e sotto gli occhi di tutti.

Io ho detto che voteremo, e lo voteremo convintamente, nella speranza che possiamo avere una risposta, almeno al quesito che io ho posto: fino a che punto noi accettiamo tutto questo, perché ripeto, non è solo Platone. Voglio ricordare episodi storici: la battaglia di Adrianopoli nel 378, fatti che si sono susseguiti, episodi che si sono già verificati in Europa, in Italia, di invasioni incontrollate che hanno portato a conseguenze catastrofiche, perché non c’è stata la capacità di comprendere che c’è anche chi arriva in Italia per fare altro.

Se nove interventi su dieci, da parte dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia, in ogni città dell’Emilia-Romagna, sono dovuti a problemi creati dagli stranieri; se il tribunale funziona quasi esclusivamente per i processi per direttissima per queste ragioni; se le carceri e le patrie galere sono piene di questi drammi autentici, ebbene, io credo che noi dobbiamo aprire gli occhi e cominciare a fare la prima cosa che si deve fare: bloccare gli sbarchi, creare le condizioni perché vi possano essere sotto l’egida dell’ONU, dei campi profughi sulle coste del Mediterraneo, fare investimenti in questa direzione – li possiamo fare –,  non dare soldi, ovviamente miliardi. C’è un progetto che prevede di dare 6 miliardi di euro a Paesi africani, che non sappiamo che fine faranno, vista la situazione di corruzione pervasiva che esiste in quei sistemi.

Ebbene, abbiamo il dovere, secondo me, di comprendere che ogni sforzo che dobbiamo fare, se vogliamo realizzare una vera accoglienza e conservare la nostra libertà e la nostra democrazia, dobbiamo assolutamente porre fine all’invasione in corso di questi clandestini, perché le conseguenze da qui a breve rischiano di diventare catastrofiche per il popolo italiano.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Aimi.

Mancano quattro minuti. Chiederei alla consigliera Tarasconi, iscritta in discussione generale, di poter eventualmente intervenire nel pomeriggio. Chiudiamo la seduta del mattino.

Ci vediamo nel pomeriggio alle 15. Arrivederci.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,56

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI, ai sensi dell’art. 65, comma 2, del Regolamento interno, gli assessori Simona CASELLI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI e i consiglieri Paolo CALVANO, Giulia GIBERTONI, Marco PETTAZZONI e Valentina RAVAIOLI.

 

Ordine del giorno

 

OGGETTO 1433/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, del progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Pompignoli, Bargi, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Rancan, Pettazzoni, Liverani, recante: "Norme regionali in materia di contributi al settore turistico e alle attività ricettive. Modifiche alla legge regionale 23 dicembre 2002, n. 40". A firma della Consigliera: Serri”

 

«L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto:

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Politiche economiche”;

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento interno

 

delibera

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge:

 

3275 - Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifica alla legge regionale 26 luglio 2013, n. 14 (Rete escursionistica dell'Emilia-Romagna e valorizzazione delle attività escursionistiche)". (26 09 16) A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

3282 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Caminata, Nibbiano e Pecorara nella Provincia di Piacenza" (Delibera di Giunta n. 1536 del 26 09 16).

 

Sono stati presentati i seguenti progetti di proposta di legge alle Camere:

 

3326 - Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2 della Costituzione, recante: "Modifica del D.L. 30/10/1995, n. 451 "Disposizioni urgenti per l'ulteriore impiego del personale delle Forze Armate in attività di controllo della frontiera marittima nella Regione Puglia". Pubblicato nella Gazz. Uff. 31 ottobre 1995, n. 255 e convertito in legge con l'art. 1 comma 1, L. 29 dicembre 1995, n. 563." (06 10 2016) A firma dei Consiglieri: Rancan, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rainieri, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

3343 - Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2 della Costituzione, recante: "Modifica del D.L. 30/10/1995, n. 451 "Disposizioni urgenti per l'ulteriore impiego del personale delle Forze Armate in attività di controllo della frontiera marittima nella Regione Puglia". Pubblicato nella Gazz. Uff. 31 ottobre 1995, n. 255 e convertito in legge con l'art. 1 comma 1, L. 29 dicembre 1995, n. 563." (07 10 16) A firma del Consigliere: Foti

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Petizione

 

3327 - Petizione popolare per richiedere l'installazione di stazione/i fissa/e di monitoraggio della qualità dell'aria e dell'inquinamento acustico nei punti sensibili dell'asse autostrada-tangenziale di Bologna. (Delibera dell'Ufficio di Presidenza di ammissibilità n. 64 del 05 10 16)

 

Interrogazioni

 

3297 - Interrogazione a risposta scritta circa le apparecchiature installate presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli e la loro utilizzazione, con particolare riferimento al settore radiologico. A firma del Consigliere: Bignami

3299 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per evitare morie di fauna ittica, con particolare riferimento alla situazione relativa al canale Lorgana, ad Argenta (FE). A firma dei Consiglieri: Pettazzoni, Fabbri

3300 - Interrogazione a risposta scritta circa la pubblicazione, in una edizione ridotta di un quotidiano successiva ad una giornata di sciopero riguardante l'editoria, di un articolo di un Assessore regionale. A firma del Consigliere: Bignami

3301 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure riguardanti il progetto di coltivazione di idrocarburi "Pozzo Santa Maddalena 1dir" nel Comune di San Pietro in Casale (BO). A firma della Consigliera: Gibertoni

3302 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere relativamente al sostegno ed alla cura dell'Alzheimer, con particolare riferimento all’applicazione della giurisprudenza riguardante l'attribuzione a carico del Servizio Sanitario Nazionale delle relative prestazioni socio-sanitarie. A firma del Consigliere: Foti

3303 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure e la situazione relative ad un immobile sito a Forlì, trasformato in un centro di ospitalità per stranieri richiedenti asilo. A firma del Consigliere: Pompignoli

3304 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per realizzare nuovi percorsi abilitanti speciali (PAS) per insegnanti dotati di adeguati livelli di esperienza. A firma della Consigliera: Gibertoni

3305 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche causate dal transito di treni nella linea ferroviaria Reggio - Sassuolo ad una cittadina residente a Scandiano (RE). A firma del Consigliere: Delmonte

3306 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare morie di pesci ed esalazioni maleodoranti nel Canale Navile a Bologna. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

3307 - Interrogazione a risposta scritta circa la mancanza, presso strutture dell'AUSL di Ferrara, di farmaci indispensabili per la cura e la terapia dell'epilessia. A firma del Consigliere: Fabbri

3308 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare la chiusura dell'Ufficio Agricolo di Sassuolo. A firma del Consigliere: Bargi

3309 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la manifestazione RestArt che si svolge ad Imola. A firma del Consigliere: Bignami

3310 - Interrogazione a risposta scritta circa i casi di legionellosi registrati a Parma. A firma del Consigliere: Rainieri

3311 - Interrogazione a risposta scritta circa la collocazione della residenza sanitaria-psichiatrica a trattamento intensivo “Arcipelago”, gestita dal Dipartimento di salute mentale-Dipendenze patologiche dell’AUSL di Bologna. A firma della Consigliera: Sensoli

3312 - Interrogazione a risposta scritta circa il servizio di distribuzione del gas naturale nel comune di Fidenza con particolare riguardo alla San Donnino Multiservizi srl. A firma del Consigliere: Foti

3313 - Interrogazione a risposta scritta circa l’utilizzo dei beni affidati al Consorzio di bonifica di Piacenza con particolare riguardo alla concessione della casa di guardia in località Gallo di Fiorenzuola d’Arda. A firma del Consigliere: Foti

3315 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e problematiche riguardanti la realizzazione del Passante di Mezzo. A firma del Consigliere: Bignami

3316 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni, procedure e problematiche riguardanti il sistema di emergenza territoriale dell'USL di Modena, con particolare riferimento all'organizzazione del soccorso sanitario nelle zone montane. A firma del Consigliere: Gibertoni

3317 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa questioni e problematiche riguardanti l'affitto del ramo alberghiero della società "Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA" e la relativa situazione. A firma del Consigliere: Rainieri

3318 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e problematiche riguardanti l'affitto dei rami d'azienda "Hotel Valentini" e "Grand Hotel Porro" della Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA. A firma del Consigliere: Foti

3319 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare la chiusura del Centro di recupero della Fauna Selvatica della Garzaia di Codigoro. A firma del Consigliere: Fabbri

3320 - Interrogazione a risposta scritta circa il rimborso di spese legali riguardanti procedure relative al Nuovo Ospedale di Cona. A firma del Consigliere: Fabbri

3323 - Interrogazione a risposta orale in Commissione circa la distribuzione dei richiedenti asilo in Emilia-Romagna, con particolare riferimento alla situazione esistente a Parma ed a Tabiano Bagni. A firma del Consigliere: Rainieri

3324 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della ex Philips-Saeco. A firma del Consigliere: Bignami

3325 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti l'ISEE, con particolare riferimento alla Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) ed alle relative certificazioni INPS. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

3330 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere a sostegno del comparto moda regionale, con particolare riferimento al distretto calzaturiero del Rubicone. A firma della Consigliera: Montalti

3331 - Interrogazione a risposta scritta circa la predisposizione, presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, di nuove unità semplici dipartimentali in ambito chirurgico. A firma del Consigliere: Foti

3333 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni e le procedure da attuare in relazione all'attività, derivante da raccolta differenziata di vetro e alluminio, di una azienda sita a San Cesario sul Panaro (MO), con particolare riferimento alla tutela della popolazione. A firma della Consigliera: Gibertoni

3334 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per risolvere la situazione di emergenza causata dall'epidemia di legionella verificatasi a Parma. A firma dei Consiglieri: Lori, Iotti, Soncini, Zoffoli, Cardinali

3335 - Interrogazione a risposta scritta circa la previsione di fondi destinati ad incentivare la sostituzione dei veicoli più inquinanti. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

3336 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare in relazione alla presenza di una discarica abusiva a Parma, tra Via Barbacini e Via Moletolo. A firma del Consigliere: Rainieri

3337 - Interrogazione a risposta scritta in merito alle azioni da porre in essere circa il ripristino della sicurezza dell'immobile sito in Viale Cavour 77 a Ferrara, ove opera anche il Servizio Area Reno e Po di Volano. A firma dei Consiglieri: Calvano, Zappaterra

3338 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire ai cittadini l'accesso alla rete internet a banda larga, con particolare riferimento agli interventi da porre in essere nei Comuni della Valle del Reno. A firma del Consigliere: Bignami

3340 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione riguardante un anfiteatro romano rinvenuto ad Imola. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

3342 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione e le procedure riguardanti il Grand Hotel Porro e l'Hotel Valentini appartenenti alla SpA Terme di Salsomaggiore e Tabiano. A firma del Consigliere: Foti

3344 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per monitorare e contrastare la presenza di pesticidi nelle acque, con particolare riferimento all'atrazina ed alla terbutilazina. A firma del Consigliere: Pettazzoni

3345 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per aumentare la presenza dei punti nascita nelle zone appenniniche, al fine di tutelare le partorienti. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

3346 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per procedere alla revisione dei criteri di ammissibilità ai risarcimenti per i cittadini colpiti dall'alluvione del 13-14 settembre 2015 nelle province di Piacenza e Parma. A firma del Consigliere: Foti

3347 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per evitare l'esternalizzazione della gestione degli asili e dei servizi dedicati alla prima infanzia nel Comune di Rimini. A firma della Consigliera: Sensoli

3348 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la situazione riguardante l'epidemia di legionellosi che ha colpito la Città di Parma, e le azioni da attuare per contrastarla. A firma del Consigliere: Rainieri

3349 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da attuare per tutelare i lavoratori della azienda Berco SpA, con particolare riferimento allo stabilimento di Copparo (FE). A firma del Consigliere: Alleva

3350 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per salvaguardare i lavoratori dell'azienda Berco SpA e la capacità produttiva della stessa, con particolare riferimento allo stabilimento sito a Copparo (FE). A firma dei Consiglieri: Calvano, Zappaterra

3351 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei produttori agricoli dell'Emilia-Romagna, con particolare riferimento alla qualifica di "agricoltore attivo" ed ai relativi aiuti comunitari. A firma del Consigliere: Foti

3352 - Interrogazione a risposta scritta circa i termini riguardanti l'attività di raccolta, trasporto e primo soccorso dei capi di fauna selvatica feriti od in difficoltà. A firma del Consigliere: Foti

 

Risoluzioni

 

3298 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche in ambito interregionale, parlamentare e presso il Governo, volte a consentire forme di accoglienza diretta da parte dei Comuni con particolare riferimento alle iniziative rivolte a famiglie, a promuovere l'adozione di soluzioni normative, amministrative e tecniche che favoriscano l'accoglienza diretta di famiglie di richiedenti asilo, prevedendo a tal fine anche la stipula di accordi diretti tra i soggetti interessati. (29 09 16) A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani, Sensoli

3321 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso il Governo affinché vengano rispettati e ribaditi i principi stabiliti dal Parlamento Europeo sull'universalità del servizio postale, che deve essere fornito nella misura massima e svolto per cinque giorni alla settimana, promuovendo a tal fine anche l'apertura di un tavolo di confronto con le parti sociali ed economiche interessate. (05 10 16) A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

3322 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni affinché la legislazione in materia di concorrenza, le norme sulla concorrenza sleale, quelle antitrust e quelle sull'organizzazione della fase agricola e delle filiere agroalimentari siano aggiornate e pienamente applicate al fine di rafforzare i produttori proteggendo i consumatori tramite regole certe ed efficaci, adottando inoltre ulteriori iniziative di tutela e valorizzazione del settore. (05 10 16) A firma dei Consiglieri: Bessi, Caliandro, Rainieri, Foti, Taruffi, Bignami, Zoffoli

3332 - Risoluzione per impegnare l'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea a predisporre misure idonee a garantire che la sede della stessa disponga di attrezzature che facilitino l'accesso delle persone sorde alle relative attività istituzionali, impegnando inoltre la Giunta a riavviare il confronto tra il Tavolo Regionale per le Disabilità Uditive e le Associazioni, Enti ed Organizzazioni competenti al fine di supportare la rete regionale per le Disabilità Uditive. (06 10 2016) A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Boschini, Zoffoli, Soncini, Cardinali, Bagnari, Mumolo, Lori, Campedelli, Ravaioli, Iotti, Serri, Zappaterra, Marchetti Francesca, Rossi Nadia, Caliandro, Taruffi, Calvano, Foti, Tarasconi, Montalti, Prodi, Paruolo, Rontini

3339 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo e la Conferenza Stato-Regioni, di supporto e promozione del sistema moda, sostenendo la formazione, la ricerca ed il trasferimento tecnologico finalizzato alla qualità del prodotto ed alla competitività del territorio regionale. (07 10 16) A firma dei Consiglieri: Campedelli, Bagnari, Rontini, Montalti, Zoffoli, Ravaioli, Prodi, Rossi Nadia, Mumolo, Zappaterra, Caliandro

3341 - Risoluzione per impegnare la Giunta a verificare la opportunità di organizzare una missione in Albania volta a perorare modifiche alla normativa albanese in materia di affido di minori, molti dei quali arrivano in Italia attraverso l'affido temporaneo, chiedendo inoltre l'assunzione di ulteriori iniziative volte a contrastare l'arrivo in Italia di minori non accompagnati. (07 10 16) A firma del Consigliere: Foti

3353 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo al fine di assumere iniziative volte a tutelare la produzione del grano ed i soggetti occupati nel settore, ad intensificare i controlli fitosanitari sulle importazioni dall'estero del grano e tutelare i consumatori italiani, rendendo inoltre obbligatoria l'indicazione della provenienza di tale prodotto nella realizzazione di pane e pasta. (10 10 16) A firma del Consigliere: Foti

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:

 

2953 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato di attuazione del protocollo stipulato tra Regione Emilia-Romagna e la Federazione italiana per il superamento dell'handicap (Fish), con particolare riferimento alla tutela delle persone con minorazioni visive. A firma del Consigliere: Caliandro

2955 - Interrogazione a risposta scritta circa la semplificazione della disciplina riguardante la movimentazione delle greggi ovine e caprine. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri

2993 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare disparità di accesso alle cure mediche su tutto il territorio regionale, con particolare riferimento alla situazione esistente a Morciano di Romagna. A firma della Consigliera: Sensoli

3048 - Interrogazione a risposta scritta circa l’apertura di un centro islamico di grandi dimensioni nel comune di Bologna, le procedure adottate, nonché l’eventuale opportunità di regolamentare tali aperture pur nel rispetto della libertà di religione e di culto. A firma del Consigliere: Bignami

3055 - Interrogazione a risposta scritta in merito all’applicazione nella Regione del D.P.R. n. 503 del 24 luglio 1996 “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici” e nello specifico di quanto previsto all’art. 25 che stabilisce la messa in opera di interventi idonei a facilitare l’accesso ai treni delle persone con difficoltà di deambulazione. A firma del Consigliere: Foti

3059 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative che si intendono intraprendere al fine di garantire la stabile apertura al pubblico del castello di Canossa in provincia di Reggio Emilia. A firma del Consigliere: Foti

3061 - Interrogazione a risposta scritta in merito all’applicazione delle delibere di Giunta n. 497/1996 e 1302/2004 che disciplinano i comportamenti e le attività da adottarsi in presenza di edifici pubblici e privati contenenti amianto nella Regione, a fronte delle segnalazioni provenienti da cittadini della provincia di Bologna che lamentano un cattivo stato di conservazione di immobili con coperture dei tetti in materiale eternit. A firma del Consigliere: Bignami

3064 - Interrogazione a risposta scritta per saper che giudizio dia la Giunta sui dati resi pubblici in data odierna dalla CISL, che registrerebbero un aumento significativo della disoccupazione nel I trimestre 2015 nell’area metropolitana bolognese e quali misure intenda adottare per invertire il declino dell'economia e dell'occupazione bolognese. A firma della Consigliera: Piccinini

3079 - Interrogazione a risposta scritta in merito al massiccio ricorso a tirocini rivolti ai farmacisti e per sapere quanti siano i tirocini rivolti a laureati e diplomati nell’ultimo triennio, quanti tirocinanti abbiano, dopo la conclusione del tirocinio, un’occupazione coerente con il percorso di istruzione svolto, a fronte dei rischi di una progressiva dequalificazione di competenze e di retribuzione del lavoro in Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Piccinini, Bertani

3089 - Interrogazione a risposta scritta, in merito alla frequentazione, da parte di ignoti, della vecchia stazione ferroviaria di Bondeno (FE), così come accertato dalla Polizia Municipale dell’Alto Ferrarese. A firma del Consigliere: Fabbri

3093 - Interrogazione a risposta scritta circa il tavolo tecnico in tema di sicurezza sui treni e nelle stazioni e le azioni pianificate per tutelare viaggiatori e personale del trasporto ferroviario. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

3100 - Interrogazione a risposta scritta trasformata in interrogazione a risposta orale in Commissione, per sapere se la Giunta intenda richiedere agli organi statali competenti l’accelerazione della conferenza dei servizi e dell’esame delle proposte di legge per la salvaguardia dei lavoratori esodati. A firma del Consigliere: Foti

3107 - Interrogazione a risposta scritta sulla chiusura degli sportelli Cup e Saub a Finale Emilia (MO). A firma del Consigliere: Foti

3112 - Interrogazione a risposta scritta circa la polizza assicurativa sanitaria integrativa stipulata dalla Regione Emilia-Romagna a favore dei propri dipendenti. A firma del Consigliere: Bargi

3116 - Interrogazione a risposta scritta circa le diverse fonti di finanziamento, e le modalità della loro gestione, degli interventi volti alla ricostruzione nei territori colpiti dal sisma del 2012. A firma della Consigliera: Gibertoni

3127 - Interrogazione a risposta scritta per sapere quali azioni la Giunta intenda attuare per proseguire le esperienze di cura dei disturbi del comportamento alimentare, in particolare adottando un nuovo programma triennale. A firma della Consigliera: Rontini

3182 - Interrogazione a risposta scritta circa l'abbattimento di parte dell'ospedale di Fiorenzuola d'Arda e i lavori per la costruzione del "Blocco B". A firma del Consigliere: Foti

3193 - Interrogazione a risposta scritta circa l'applicazione di Piani Didattici Personalizzati (PDP) da parte degli istituti scolastici secondari di secondo grado della regione. A firma dei Consiglieri: Rancan, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rainieri, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

3198 - Interrogazione a risposta scritta circa l’applicazione della L.R. n. 15/2013 da parte dei Comuni per la segnalazione di eventuali irregolarità nella classificazione catastale degli immobili. A firma del Consigliere: Bignami

3230 - Interrogazione a risposta scritta circa la messa a disposizione, anche a seguito di precedente atto ispettivo, dell'elenco, per ogni singolo soggetto attuatore, degli interventi realizzati e delle fonti di finanziamento riguardanti la ricostruzione post-sisma. A firma del Consigliere: Foti

 

Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), del Regolamento interno, circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione del seguente decreto, dal 22/09/2016 al 05/10/2016:

 

DPGR n. 193 del 30/09/2016

Azienda USL di Ferrara – Nomina del Direttore Generale

(Comunicazione n. 37 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2016/2225 del 10/10/2016)

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Saliera

Rancan - Torri

 

 

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