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106.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 23 NOVEMBRE 2016

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 2215

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Modifica della legge regionale n. 15 del 2008 “Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali”» (45)

(Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

PICCININI (M5S)

TARUFFI (SEL)

BESSI (PD)

POMPIGNOLI (LN)

PICCININI (M5S)

ALLEVA (Altra ER)

PICCININI (M5S)

ALLEVA (Altra ER)

BIGNAMI (FI)

TARUFFI (SEL)

FOTI (FdI)

CALIANDRO (PD)

 

OGGETTO 3468

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Misure urgenti per la definizione di procedimenti riguardanti l'esercizio finanziario 2016» (46)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione, esame articolato e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

POLI, relatore della Commissione

DELMONTE, relatore di minoranza

FOTI (FdI)

FABBRI (LN)

CALVANO (PD)

BERTANI (M5S)

FABBRI (LN)

ALLEVA (Altra ER)

CALVANO (PD)

POLI (PD)

PETITTI, assessore

BIGNAMI (FI)

DELMONTE (LN)

FOTI (FdI)

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 3416

Mozione di censura all'Assessore regionale Emma Petitti ai sensi dell'art. 111, comma 1, del Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Bignami, Foti

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

POMPIGNOLI (LN)

BIGNAMI (FI)

CALIANDRO (PD)

TARUFFI (SEL)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

BONACCINI, presidente della Giunta

POMPIGNOLI (LN)

BERTANI (M5S)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 2215 - 3468

Emendamento oggetto 2215

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centoseiesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare la consigliera Zappaterra e gli assessori Costi, Gazzolo, Gualmini e Venturi.

 

OGGETTO 2215

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Modifica della legge regionale n. 15 del 2008 “Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali”» (45)

(Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo con l’esame del progetto di legge di iniziativa della Giunta recante: «Modifiche alla legge regionale n. 15 del 2008, Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali”».

Abbiamo concluso ieri sera la discussione generale ed ora ci apprestiamo a discutere in modo congiunto l’articolato e gli emendamenti.

Nomino scrutatori i consiglieri Campedelli, Zoffoli e Delmonte.

Se avete preso posto, possiamo iniziare con l’articolato.

Sull’art. 1 insiste l’emendamento 1, a firma della consigliera Piccinini.

Apro la discussione congiunta su articolo e emendamento.

La parola alla consigliera Piccinini. Prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Abbiamo presentato questo emendamento proprio perché il tema dei lavoratori ci sta a cuore e lo abbiamo seguito fin dall’inizio, fin da quando furono annunciati i 123 licenziamenti.

Diciamo che anche grazie al nostro pressing, ma non solo nostro, i 123 esuberi sono stati ritirati, però ad oggi non abbiamo ancora risposte sul futuro di questi lavoratori. Probabilmente si prenderanno altri provvedimenti, ma non sappiamo quali al momento.

Nemmeno in Commissione sono arrivate risposte dal presidente di BolognaFiere, quindi abbiamo pensato di presentare questo emendamento a tutela dell’occupazione e di questi lavoratori, in virtù del fatto che risposte non ce ne sono e che comunque la Regione dovrebbe preoccuparsi, oltre che dell’aumento di capitale di 5 milioni di euro, anche di tutelare il futuro occupazionale di queste persone.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Solo per annunciare il voto favorevole all’emendamento a firma Piccinini.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al consigliere Bessi.

 

BESSI: Come già fatto in Commissione, diamo voto negativo a questo tipo di emendamenti, in quanto c’è un lavoro che si sta portando avanti e di cui la Regione è parte attiva insieme al Comune di Bologna su questo fronte importante, che è appunto quello con i lavoratori e i sindacati.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bessi.

La parola al consigliere Pompignoli. Prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Intervengo solo per annunciare il voto favorevole all’emendamento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Solo per precisare che in questo progetto di legge si sono messe tante volontà e tanti “vorrei”. Questo potrebbe essere un altro che aiuta comunque dal punto di vista occupazionale i lavoratori. La questione, ripeto, è ancora aperta. Non ci sono certezze e allora, tra tutti questi “vorrei”, a partire dall’integrazione delle Fiere e dall’aumento di capitale, mettiamoci anche la tutela dei lavoratori. Credo che un partito che si dice di sinistra – forse non più – dovrebbe farlo; e in più volevo chiedere il voto elettronico.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Intervengo per questa annotazione. Naturalmente non si può essere contrari al fatto che le Regioni dimostrino volontà di maggior impegno, anche finanziario, in tutto ciò che è l’attività fieristica.

Abbiamo sempre sostenuto la necessità di un controllo pubblico sulle Fiere, però messa così, in questa nebbia complessiva che avvolge il problema, chiaramente ci sono delle riserve che non possono non sfociare in un voto negativo.

Abbiamo infatti il problema dei dipendenti con cui è scoppiata la questione della Fiera, tutt’altro che risolto. L’idea di un’esternalizzazione è sempre presente. Il piano industriale che abbiamo visto è qualcosa di estremamente soft, leggero, e non convince.

Soprattutto resta il problema dello Statuto, della golden share della parte pubblica, contestata, dalla quale è partita tutta la tematica di crisi della governance della Fiera che è sempre lì e che non potremo continuare a evitare all’infinito perché è il problema vero, anche e soprattutto in vista degli investimenti del piano industriale. Si continua a non fare chiarezza su questo tema.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

Non ho più prenotati in discussione generale.

Apro le dichiarazioni di voto sull’art. 1 e sull’emendamento 1, a firma della consigliera Piccinini. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 1, a firma della consigliera Piccinini, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

37

Assenti

 

13

Votanti

 

36

Favorevoli

 

12

Contrari

 

24

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 1 è approvato.

Art. 2.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 2 è approvato.

Art. 3.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 3 è approvato.

Passiamo alla votazione finale sull’intero progetto di legge. Ci sono dichiarazioni di voto finali?

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Volevo riprendere le parole di ieri dall’assessore Costi, perché è evidente che abbiamo visto un film diverso. Come avete potuto vedere, non abbiamo partecipato alla votazione. È la posizione coerente che abbiamo tenuto anche in Commissione.

Intanto la volevo ringraziare per avere affermato che i documenti ci sono stati dati tutti e nei tempi. In realtà, volevo semplicemente far presente che ci sono stati dati talmente di buon grado che abbiamo dovuto chiedere alla presidente, che ringrazio, di “intercedere”, proprio per avere il piano industriale, che poi abbiamo visto che documento era, cioè 27 slide.

Mi sarebbe piaciuto chiedere all’assessore se si sarebbe sentita di votare un progetto di legge di questo tipo, che va a stanziare 5 milioni di euro, a fronte di un piano industriale che non c’è – cioè i documenti non ci sono – e se avrebbe votato sulla base di 27 slide. Noi responsabilmente riteniamo di non farlo, anche perché, come abbiamo già detto, certezze sulle coperture non ci sono. Dei 70 milioni delle banche non si sa nulla. I 10 milioni dei privati, ce li metteranno? Boh! Anche della strategia sul trasporto pubblico non si sa niente. Ci stanno lavorando. Sui vantaggi della fusione abbiamo dei numeri? No.

Sui tagli agli sprechi, anche qui, dopo anni di gestione problematica, diciamo così, di BolognaFiere, il minimo sindacale che questa Regione poteva fare era chiedere, a fronte di un ulteriore stanziamento di soldi pubblici, almeno una razionalizzazione delle spese, delle consulenze, ma ovviamente anche quello non l’abbiamo potuto vedere.

Di questo nel piano industriale non si parla. Di certezze per i lavoratori non ce ne sono, quindi ci chiedete un voto sulla base – lo abbiamo già detto – di che cosa? Di nulla. Dovremmo metterci una mano sugli occhi e votare così, alla cieca. Noi obiettivamente non ci sentiamo di farlo.

Non è in discussione il fatto che il quartiere fieristico vada riqualificato. Sicuramente è sotto gli occhi di tutti, però non ci sentiamo di votare un progetto di legge senza avere alcuna certezza. Ricordo, in ultimo, che il fatto di darci i documenti o meno non è a discrezione dell’assessore Costi, né del presidente Boni. Ci sono delle sentenze. Ci sono stati dei pronunciamenti del TAR e quei documenti ci devono essere dati.

La percentuale di partecipazione non c’entra assolutamente nulla. Anche qui, ripeto, ci sono delle sentenze. Quei documenti noi li vogliamo vedere e insisteremo su questo.

Sentire un presidente che viene in Commissione a dire: “Dei documenti decido io cosa darvi e che cosa no” è francamente abbastanza preoccupante. Un assessore che a questa affermazione non replica, non dice niente e approva di fatto affermazioni di questo tipo secondo noi è inaccettabile. Quindi, ribadisco anche oggi che noi andremo alla Consulta statutaria e vedremo di far valere le nostre ragioni, perché obiettivamente votare un progetto di legge di questo tipo, senza avere uno straccio di documento è inaccettabile.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

La parola al consigliere Alleva.

 

ALLEVA: Mi associo alle considerazioni e alle valutazioni della collega Piccinini e annunzio il mio voto negativo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

Consigliere Bignami, ha la parola.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Oltre che ribadire quanto già detto anche ieri in ordine alla trasparenza della conduzione da parte del board di Fiera sulla gestione societaria, dobbiamo rilevare come questo piano in realtà, a nostro modo di vedere, abbia una parvenza di utilità ma arrivi ampiamente in ritardo rispetto alle esigenze di Fiera stessa.

Rammento il contenuto di un incontro che ebbi con l’allora presidente Campagnoli, se non sbaglio era il 2011, in cui disse: “Se entro il 2016 non ampliamo la capacità espositiva in termini realmente significativi, difficilmente si potrà immaginare che Fiera rimanga in piedi”. Arriviamo dopo cinque anni di ritardo e ci viene detto che, se non facciamo questo ampliamento, difficilmente Fiera rimarrà in piedi.

In realtà ci pare che ci sia un problema innanzitutto nella conduzione politica, in quanto se siamo arrivati a questo punto è perché chi doveva portare un management importante nella gestione Fiera ritenne di individuare in una figura politica – non sto a esprimere giudizi sulle qualità politiche del presidente Campagnoli – evidentemente non capace rispetto alle sfide che vi erano in quel contesto. L’ha tenuto lì, nonostante le reiterate richieste di dimissioni che avevamo avanzato. Ha condotto in maniera assolutamente improvvida Fiera, con una prospettiva cieca più che di scarsa veduta, e oggi ci viene sottoposto un programma di interventi di cui sappiamo davvero poco, con una trasparenza degli atti di cui abbiamo già detto, rimangiandosi sostanzialmente tutta una bagarre estiva che ha fatto perdere tempo ed energie e ha aperto delle conflittualità significative.

Non vi è tuttavia alcuna garanzia sui lavoratori per chi come me, magari sbagliando, tende a dare un connotato e un significato politico alle scelte. L’aver respinto l’emendamento della consigliera Piccinini secondo me significa che non si vuole fare quello che nell’emendamento era scritto, e pertanto si vuole andare in direzione opposta.

Tutto questo quadro quindi non solo ci porta a un voto negativo, ma anche a una preoccupazione che oggi lasciamo lì, agli atti, a verbale, consapevoli che però a breve la questione tornerà, secondo me già prima della fine del mandato, sul tavolo di questo Consiglio regionale. Spero di sbagliarmi. Temo di no. Sicuramente, nel momento in cui vi è un voto, sarà chiaro.

I lavoratori spesso dimenticano chi è che combina guai quando devono andare a votare e premiano sempre quella parte politica che li ha messi appunto nei guai. Mi auguro che soprattutto l’opinione pubblica abbia presente chi è complice di cosa e credo che politicamente sarà chiara la responsabilità politica di chi, con un ritardo gravissimo, una determinazione assai modesta e una trasparenza inesistente voterà questo intervento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Per riprendere alcune delle considerazioni che facevo ieri durante la discussione generale, noi siamo stati critici nel percorso che si è aperto con l’annuncio della procedura di mobilità nei confronti dei lavoratori. Siamo stati critici nella modalità in cui si è svolto, sia per il metodo che per il merito ovviamente in cui si è tenuto quel dibattito.

Abbiamo sollecitato a più riprese l’intervento della Regione e quindi del presidente Bonaccini e dell’assessore Costi, perché ritenevamo che il ruolo pubblico di controllo, di indirizzo e di gestione di BolognaFiere non potesse essere, come abbiamo detto ieri, notarile.

Quindi, abbiamo espresso perplessità quando si parlava di modificare lo Statuto di BolognaFiere, riducendo ancora la possibilità di intervento dei soggetti e dei soci pubblici.

Quindi oggi, dopo questo percorso che ci ha visto esprimere tali posizioni, arriviamo ad approvare un progetto di legge che – sintetizzo – dice una cosa, come ho detto ieri, molto semplice, cioè che la Regione assume una quota di responsabilità maggiore all’interno del processo e del percorso di BolognaFiere. Dunque oggi non è un punto d’arrivo a nostro modo di vedere, ma un punto di partenza. Le responsabilità che abbiamo e che la Giunta avrà più del Consiglio da questo punto di vista sono maggiori, non minori.

Le lavoratrici e i lavoratori sapranno con maggiore chiarezza e con maggiore precisione a chi rivolgersi, a chi dovranno chiedere conto di quello che succederà nei prossimi mesi, perché anch’io condivido una parte delle riflessioni che venivano fatte adesso, cioè quelle relative al fatto che la vicenda dei lavoratori e delle lavoratrici di BolognaFiere non può essersi magicamente risolta; altrimenti non si capisce perché si sarebbe aperta. È stata aperta in modo dirompente ed è stata chiusa, dopo alcuni mesi di impegno e di battaglie da parte di quei lavoratori e di quelle lavoratrici, con un ritiro della procedura di mobilità, però temo che i problemi che hanno portato all’apertura di quella vicenda ce li ritroveremo tra qualche tempo, consapevoli del fatto che la Regione allora – e lo dico oggi per allora, lo dico al presidente, all’assessore, alla Giunta e a tutti noi – avrà più responsabilità di quelle che non aveva ieri.

Lo lascio a verbale. È una cosa che voglio dire chiaramente perché, quando ci troveremo a discutere nuovamente di come riorganizzare o di quali prospettive il board di BolognaFiere dovrà dare a quella società, dovremmo sapere che abbiamo più responsabilità politiche, ma anche gestionali. Ovviamente quello che diamo oggi è un voto positivo, che non è un voto in bianco, ma è un voto che esprime, dal nostro punto di vista, l’indispensabile necessità di investimenti per rilanciare ad esempio il quartiere fieristico, per consentire il determinarsi delle condizioni che possono garantire anche e soprattutto il rilancio e la tutela dell’occupazione.

Le preoccupazioni di quanti hanno qui sottolineato un processo non trasparente in modo soddisfacente sono state anche le nostre, che in questa sede e in questo momento rilanciamo. Ieri qualche consigliere dell’opposizione, del Gruppo della Lega, ironizzava su alcune delle posizioni che abbiamo assunto noi.

Penso che sia responsabilità di chi ha il compito di governare questa Regione di alzare la voce quando è il momento e di saper dire anche con responsabilità di andare avanti, quando è il momento di andare avanti.

Oggi, con questo progetto di legge, stiamo dando il via libera – lo ricordo a tutti – ad un aumento di capitale da parte della Regione all’interno della società di BolognaFiere. Lo stiamo facendo ed è un elemento fondamentale, affinché anche i privati siano chiamati a fare altrettanto.

Anche in questo caso voglio essere molto chiaro: di alibi non ce ne saranno e non ce ne sono più per nessuno, perché per troppo tempo si è giocato allo scaricabarile. La vicenda di BolognaFiere, e ovviamente del sistema fieristico regionale, deve essere condotta senza più il gioco dello scaricabarile, senza più ambiguità da parte delle istituzioni, ma anche da parte dei privati, perché il destino di quella realtà, e in particolar modo di BolognaFiere, è troppo importante per poter essere affrontato in modo ambiguo e con una scarsa assunzione di responsabilità collettiva.

Quindi, e concludo, oggi votiamo a favore di questo progetto di legge, ma lo facciamo con la determinazione che ho detto. Credo sia stato un errore – e lo dico ai consiglieri di maggioranza – non accogliere l’emendamento a firma Piccinini, perché non spostava di molto il dispositivo dell’articolato…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Taruffi, ha superato…

 

TARUFFI: Concludo. Finisco il discorso.

Dà un’indicazione che sarebbe stata utile come segno di disponibilità nei confronti delle preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Credo sia stato un errore non accogliere quell’emendamento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Il provvedimento in esame si caratterizza sostanzialmente per due articoli. Il primo attiene a quella che potremmo definire una manifestazione di auspicio politico, nel senso che la Regione decide di modificare in alcuni punti la sua precedente legge, auspicando formazioni di holding che allo stato però non sono neppure ipotizzabili.

Del resto, se è vero che abbiamo ascoltato alcuni dei presidenti e dei direttori generali delle società fieristiche, altrettanto è vero che rispetto al quadro che era stato delineato in allora, come ho già avuto occasione di ribadire ieri, per quanto riguarda ad esempio la Fiera di Rimini, vi è stata una aggregazione che si è trasformata poi in una nuova società fieristica a tutti gli effetti che, per la presenza all’interno della stessa, di quella che era la Fiera di Vicenza, sconfessa l’ipotesi di creare un macro gruppo regionale nell’ambito delle società fieristiche.

Sconfessa quindi il principio di territorialità che voleva essere ipotizzato e al tempo stesso, debbo dire, non mette in luce, così come sarebbe stato necessario, quelle che dovevano essere o avrebbero potuto essere le disponibilità da parte delle società fieristiche a partecipare effettivamente alla formazione di una holding o di un unico polo, pur nella diversità dei singoli siti all’interno dei quali l’attività fieristica veniva sviluppata. Quindi, al di là della fiera delle buone intenzioni, mi pare che la “superfiera” rimanga al palo.

Sotto questo profilo, debbo dire che il manifesto politico che in più occasioni ci è stato illustrato al riguardo sta diventando un volantino, direi quasi un volantino A5. Probabilmente, nel futuro, rischia di diventare un pizzino.

Per quanto riguarda invece l’articolo 2, il voto contrario al provvedimento, quindi anche all’articolo 2, non significa essere contro BolognaFiere S.p.A., ma significa semplicemente capire se BolognaFiere S.p.A. ha una mission che viene condivisa da tutti i soci, se la partecipazione all’aumento di capitale è e deve essere soltanto un segnale che dà la parte pubblica e non altri, se soprattutto vi siano idee chiare al riguardo, rispetto al combinato disposto dato, da una parte da quel supergruppo di cui tanto si parla e poco si vede, e dall’altra rispetto ad una centralità che la società fieristica dovrebbe avere all’interno della Regione, in relazione anche alla evoluzione che sta avendo una serie di strutture presenti sul territorio, a partire dall’aeroporto di Bologna.

Mi pare quindi che manchino molti dei presupposti che dovrebbero sostenere sul piano pratico il provvedimento. Ritengo che sia un disegno di legge minimale, studiato a suo tempo in relazione a quelle che erano intenzioni elettorali ai quattro venti sbandierate e che oggi mi pare siano poco gonfiate dal vento, a tal punto che le bandiere si stanno ammainando.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola al consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

La legislazione regionale, che oggi si intende modificare con questo breve articolato, prende le mosse da una precedente legislazione, la legge n. 12/2000, successivamente modificata a sua volta dalla legge n. 15/2008 e oggi da questo nostro intervento.

In questi anni di attività legislativa sul tema fieristico la discussione è sempre stata incentrata rispetto alle prospettive di rilancio del territorio, alla messa in rete e alla possibilità di rendere più concorrenti le nostre stesse fiere, ragione per la quale insistere, in un momento come questo, su una nuova visione dell’idea del quartiere fieristico bolognese e del sistema di regole dei sistemi fieristici della nostra regione rappresenta la collocazione naturale di un modello che cerca di uscire da una crisi molto forte. Questo è stato compreso dalle parti sociali del nostro territorio e questo è stato il motivo per il quale il Partito Democratico è riuscito a far cambiare idea al management di BolognaFiere rispetto ai licenziamenti.

Abbiamo voluto e ottenuto in Commissione una grande partecipazione, più volte incentrata sul blocco dei licenziamenti, non nascondendoci dietro atteggiamenti velleitari. In questa battaglia, evidentemente, abbiamo messo nel conto un’articolazione di interventi che dovesse essere di prospettiva, come di prospettiva è l’articolato del quale ci siamo occupati.

È un articolato che, oltre a creare un aumento di capitale e riqualificare il quartiere fieristico, procede a una progettazione di acquisto di quote che cerca di coinvolgere, come è già stato coinvolto in questi giorni, le energie più forti del nostro territorio. Abbiamo idea che si possa rivedere tutto il settore della comunicazione, tutto il settore trasportistico e tutto il settore commerciale del nostro quartiere fieristico, con la rete dei sistemi fieristici regionali, in una prospettiva che ci renderà ancora più forti. Buona parte del nostro impegno è stato questo.

Per queste ragioni, sembra veramente di vivere sulla luna quando si partecipa alle discussioni alle quali abbiamo partecipato su questo dibattito. Ma poco contano in definitiva, perché i numeri sono ostinati.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Caliandro.

Non ho più iscritti in dichiarazione di voto.

Si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 2215, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

28

Contrari

 

9

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Saliera): Proclamo approvata la legge riguardante «Modifica della legge regionale 28 luglio 2008, n. 15 del 2008 “Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali”».

 

OGGETTO 3468

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Misure urgenti per la definizione di procedimenti riguardanti l’esercizio finanziario 2016» (46)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione, esame articolato e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 3468: Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Misure urgenti per la definizione di procedimenti riguardanti l’esercizio finanziario 2016».

Il testo n. 20/2016 è stato licenziato dalla Commissione “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” nella seduta del 15 novembre 2016.

Il progetto di legge è composto da 5 articoli e da scheda tecnico-finanziaria.

Il relatore della Commissione, consigliere Roberto Poli, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Gabriele Delmonte, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il parere favorevole del Collegio dei Revisori dei Conti è stato presentato alla Commissione.

Procediamo con la discussione. La parola al relatore della Commissione, consigliere Roberto Poli, che ha venti minuti. Prego consigliere Poli.

 

POLI, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Il presente progetto di legge è stato illustrato dall’assessore Petitti in I Commissione nella seduta dell’11 novembre e l’esame e la votazione dell’articolato si sono chiusi con i lavori della Commissione del giorno 15 novembre.

Il progetto di legge riveste carattere di urgenza dovendo, con la sua approvazione, definire misure relative all’esercizio finanziario 2016. Come ricordava la presidente dell’Assemblea, il parere del Collegio dei revisori dei conti è stato pronunciato con il verbale n. 14 dell’8 novembre 2016.

La proposta di legge è composta da 5 articoli, di cui illustro brevemente i contenuti.

L’articolo 1 definisce le finalità della legge in relazione alle disposizioni urgenti utili a determinare i procedimenti da avviare nell’esercizio finanziario 2016.

L’articolo 2 prevede la modifica dell’articolo 3 della legge regionale n. 23/2015 (legge di stabilità 2016) con la quale, anche a seguito del confronto a suo tempo sviluppatosi in Aula e nelle Commissioni, avevamo introdotto una forma di sostegno all’assistenza legale per gli obbligazionisti emiliano-romagnoli colpiti dalla situazione di crisi di alcuni istituti bancari.

La proposta di modifica, pertanto, integra quanto previsto dalla dicitura di sola assistenza legale ad azione risarcitoria o di tutela legale, perché questo consentirà di utilizzare in modo puntuale i 200.000 euro già messi a bilancio. Si disciplinano, inoltre, le condizioni di accesso al contributo e viene stabilito che ciò potrà verificarsi indipendentemente dalle condizioni economiche dei richiedenti, al fine di eliminare gli aggravi per gli stessi.

Si rinvia ad apposita delibera della Giunta regionale la definizione dei criteri e delle modalità di erogazione del contributo stesso, ma con la modifica dell’articolo 3, che prima richiamavo, si prevede il coinvolgimento nella gestione della procedura delle associazioni di tutela dei consumatori e degli utenti.

L’articolo 3 interviene a integrazione e completamento della legge regionale n. 13 del 2015, in particolare per quanto previsto dall’articolo 40, e non solo, con riferimento all’esercizio delle funzioni di vigilanza svolte dalla Polizia provinciale. Il sopracitato articolo 40 fa in effetti riferimento alle funzioni di programmazione e pianificazione in materia di protezione della fauna selvatica e all’esercizio dell’attività venatoria e in materia di tutela della fauna ittica, le quali restano in capo alle Province e alla Città metropolitana di Bologna.

A seguito di quanto previsto dalla legge e dalle norme di riferimento, che qui per brevità non richiamo, la Regione Emilia-Romagna, con l’articolo 22 della legge n. 22 del 29 dicembre 2015, prevede, al comma 1, che il personale addetto all’esercizio delle funzioni di Polizia provinciale rimane assegnato alla Città metropolitana di Bologna e alle Province in relazione alle funzioni attribuite dalla legge n. 56 (legge Delrio), “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province e sulle unioni e fusioni dei Comuni”, e dalla legge regionale n. 13 del 2015. Al comma 2 della legge n. 22 del 29 dicembre 2015 si prevede, inoltre, quale norma integrativa alla possibilità che siano svolte dal personale della Città metropolitana di Bologna e delle Province, sulla base di specifiche convenzioni, le funzioni di vigilanza già svolte dalla Polizia provinciale, affidate alla Regione o alle sue agenzie strumentali dalla legge regionale n. 13 del 2015.

Dobbiamo, quindi, completare il quadro normativo al fine di concorrere alle spese che detto articolo comporta. Ma c’è anche una ragione, ovviamente, di operatività. In sostanza, il personale della Polizia provinciale che esercita funzioni di vigilanza non è stato, quindi, trasferito alla Regione, pur adempiendo a una funzione di competenza regionale. Occorre assicurare, pertanto, la copertura degli oneri che derivano da una funzione praticata dalle Province ma di competenza regionale.

Il comma 1 dell’articolo 3 della presente proposta di legge risponde all’esigenza di formulare una norma specifica per adempiere alle finalità soprarichiamate.

Il comma 2 dell’articolo 3 richiama una specifica disposizione per risolvere il tema relativo alle risorse finanziarie per le spese che sono connesse al personale regionale che permane nelle sedi provinciali o nella Città metropolitana a seguito dell’attuazione della legge n. 13 e in attesa del subentro della Regione nel contratto e negli oneri relativi a beni e servizi e forniture.

Il comma 3 dell’articolo 3 contiene le variazioni di bilancio compensative di competenza di cassa e, quindi, le variazioni di bilancio 2016-2018 per assicurare la copertura finanziaria a quanto previsto dai commi 1 e 2 dell’articolo 3 del presente progetto di legge.

L’articolo 4 modifica l’articolo 22-ter della legge n. 43 del 26 novembre 2001, “Testo unico in materia di organizzazione e di rapporti di lavoro nella Regione Emilia-Romagna”, definendo le possibilità di derogare, a fronte di progetti e attività di rilevante interesse culturale per il territorio, ad esempio per il personale impegnato nel Museo Ebraico, e non solo, previa convenzione con gli enti di destinazione del personale. Al riguardo, abbiamo discusso anche in Commissione, per cui non riprendo le argomentazioni.

L’articolo 5 definisce l’entrata in vigore del presente progetto di legge al giorno successivo alla pubblicazione sul Bollettino telematico della Regione Emilia-Romagna.

Concludo dicendo che in Commissione ho presentato tre emendamenti, che sono stati votati, appunto, in Commissione. Nello specifico, uno riguarda il tema delle risorse, a cui facevo riferimento precedentemente, relativamente alle attività della Polizia provinciale: si stabilisce che, laddove questa funzione viene gestita dalle Unioni dei Comuni, le stesse Unioni possono ricevere le risorse di cui hanno bisogno e a cui hanno diritto.

Ringrazio il collega Delmonte, perché in Commissione la discussione di questo progetto di legge è stata molto pacata e interessante per le osservazioni che sono state formulate. L’esito del voto della Commissione ha esattamente rappresentato ciò che ho affermato poc’anzi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Poli.

La parola al consigliere Gabriele Delmonte per la relazione di minoranza. Prego.

 

DELMONTE, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Questo progetto di legge ha seguito un iter piuttosto rapido e semplice in quanto, nonostante trovi al suo interno una variazione di bilancio alquanto consistente – si parla di diversi milioni di euro –, la finalità per cui questi fondi vengono stanziati segue una direzione comune, che è quella indicata dall’articolo 2, dove viene stanziata una somma pari a 200.000 euro a favore del fondo per i rimborsi delle spese legali che dovranno sostenere gli obbligazionisti in particolare della banca CARIFE, ma anche di tutte le altre banche da cui i nostri cittadini sono stati truffati.

Noi stessi avevamo indicato questa direzione presentando un emendamento, a firma del nostro Capogruppo Alan Fabbri, al bilancio di previsione 2016, approvato lo scorso dicembre. Quindi, per noi questa è una direzione importantissima, perché tengo a ribadire che si stanzia una prima somma, che poi vedremo se essere sufficiente o se, valutando man mano l’evolversi della situazione, necessiterà di ulteriore stanziamento, al fine di coprire tutte le spese legali che i nostri cittadini dovranno sostenere per ottenere i propri rimborsi.

Con l’articolo 3 stanziamo i fondi che serviranno per dare finalmente stabilità alla Polizia provinciale. Si tratta di 3.895.000 euro, necessari a garantire continuità a quella funzione di vigilanza che la Polizia provinciale svolge nei territori, nonostante vi sia una situazione di conflittualità sul tema della caccia e della tutela, dal momento che le competenze sono ancora malamente distribuiti, e non mi riferisco solo alla funzione di vigilanza ma anche a quella di recupero e gestione del calendario venatorio. Insomma, esistono ancora competenze miste tra Provincia e Regione. Tuttavia, con questo articolo assicuriamo maggiore tranquillità soprattutto al personale che lavora nella Polizia provinciale e offriamo continuità alla funzione di vigilanza.

Sempre all’articolo 3, il comma 2 prevede lo stanziamento di fondi per rimborsare le Province per il personale regionale che lavora all’interno delle proprie sedi e che, quindi, comporta dei costi. È importante, quindi, dare sviluppo a questo articolo in modo da poter garantire la prosecuzione a un’operatività che è più che mai essenziale soprattutto in questo momento di transizione.

Mi permetto solo di muovere un piccolo appunto su come anche questo progetto di legge sia stato macchiato da un emendamento che istituisce un nuovo articolo, l’articolo 3-bis, poi diventato l’articolo 4, che fondamentalmente c’entra poco con la variazione di bilancio e con l’urgenza che questo progetto di legge contiene. È un articolo che, comunque, vede il nostro accordo, poiché garantisce una continuità di servizio in alcuni ambiti culturali che riguardano parte di personale regionale, che ha bisogno di continuare una propria attività, appunto, in ambito culturale.

In conclusione, il progetto di legge trova il nostro consenso per l’importanza che hanno i due stanziamenti, quello a favore della Polizia provinciale e quello a sostegno dei correntisti truffati dalle banche, che hanno bisogno più che mai di risposte da parte di chi li governa, per cui preannuncio il nostro voto favorevole al progetto di legge.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Delmonte.

Apro la discussione generale. La parola al consigliere Foti. Prego, ne ha facoltà.

 

FOTI: Signora presidente, per quanto mi riguarda io non voterò il provvedimento al nostro esame e non lo voterò sotto il profilo politico perché evidentemente non ho condiviso il bilancio, al di là di alcune poste, come ad esempio i 200.000 euro stanziati per aiutare coloro i quali sono stati vittime di un provvedimento del Governo, che fa capo a questa maggioranza peraltro e non ad altre. Tuttavia, al di là di questo aspetto, potrei innanzitutto eccepire che lo stanziamento era stato quantificato ai tempi del bilancio in modo prudenziale e oggi poteva essere adeguatamente implementato, atteso che non ho difficoltà a ritenere che sia insufficiente a soddisfare le esigenze di coloro i quali sono stati vittime di uno dei tanti crack bancari di questo nostro Paese.

Aggiungo che, indipendentemente che vi siano precedenti relativi al settore agricolo, mi lascia perplesso il fatto che le modalità di erogazione dei contributi avvengono attraverso le associazioni dei consumatori. Lo dico perché oggettivamente avrei di gran lunga preferito che queste erogazioni avvenissero direttamente per il tramite della Regione. Lo dico anche perché le associazioni dei consumatori, ancorché riconosciute, hanno dei vertici soprattutto a livello nazionale che sono avvezzi a partecipare alla fiera populista, dimenticandosi poi che sono già adeguatamente rimborsate dallo Stato per le loro prestazioni.

Con riferimento all’articolo 3, io non so quante volte riformuleremo ancora la legge n. 13 del 2015. Ho provato a guardare su Demetra e ho notato che ormai sono più le modifiche che il titolo della legge. Se questo serve a dire che è una legge di sistema, probabilmente alla fine avremo fatto non le modifiche di un articolo, bensì un articolo di modifiche.

Mi preme sottolineare questo aspetto, considerato peraltro che la campanella dell’ultimo giro – uso termini ciclistici – sta suonando, perché mi pare che la ventilata, annunciata e più volte reiterata affermazione che le Province erano state abolite e, con esse, i loro costi trovi continue smentite nel fatto che solo per mantenere in capo alla Polizia provinciale alcune funzioni pagano le Regioni. Forse qualcuno avrebbe dovuto leggere quel bigino che si chiama Costituzione, che nell’articolazione della Repubblica – il grande successo, infatti, è stato quello di passare dall’articolazione dello Stato all’articolazione della Repubblica – sancisce che, nonostante le spese siano del Governo, rimangono comunque spese che sono imputabili alle attività che svolgevano e svolgono le Province non abolite. L’unica abolizione vera che c’è stata delle Province è stata la democrazia perché, anziché avere presidenti direttamente eletti e consiglieri provinciali direttamente eletti, abbiamo delle simpatiche riunioni di 400-500 eletti, con voti neanche tutti uguali, a differenza che nelle elezioni provinciali dove ogni testa equivale a un voto, dove ogni testa equivale a un decimale di voto o a un voto pesante, perché un consigliere della città pesa mediamente 10-12 volte quanto non vale l’ultimo dei comuni della provincia di riferimento, mentre in passato l’elettore dell’ultimo dei comuni di una provincia valeva come l’elettore del comune capoluogo.

Ebbene, se tagliare i costi della politica significa alimentare la cooptazione delle persone, io penso di non potermi trovare d’accordo né sotto il profilo politico né sotto il profilo istituzionale, anche perché la scelta di campo da compiere era una: o si abolivano sul serio le Province, o si incrementavano le funzioni delle Province e si abolivano le Regioni.

Il quadro istituzionale che si prospetta è che le Province rimangono ma con un altro nome, perché così sarà se passa il referendum, e le Regioni rimangono ma con meno funzioni, a costi invariati, anzi aziendalmente con costi esponenzialmente aumentati. D’altronde, se voi andaste nelle Amministrazioni provinciali, vi rendereste conto della frustrazione del personale e di quanto personale oggi sia sottoutilizzato rispetto a quanto era utilizzato in precedenza. Quindi, è un capolavoro di sperpero, travestito ovviamente da grande risparmio.

Anche questa è la ragione per cui esprimo un dissenso nei confronti di questo provvedimento. È un dissenso sul piano politico. Del resto, è ora di finirla con i giochi di prestigio, che trovano collocazione in molti ambiti ma che, se vengono trasportati sul piano politico, costituiscono a tutti gli effetti una vera e propria malversazione.

Io non discuto sotto il profilo delle scelte che sono qui rappresentate e che, pur non essendo obbligatorie, rispondono a un principio di responsabilità. L’articolo 3, in fin dei conti, vede una Regione che responsabilmente si fa carico di alcune questioni. Ma è inaccettabile che, per far finta che siano tagliate le spese dello Stato, le si buttino sui bilanci della Regione, che invece avrebbe tante e altre cose da fare e, scusatemi, di più utili, anziché dover finanziare per conto terzi attività che il Governo ritiene oggi superflue.

Anche sul piano dell’organizzazione, proprio per i compiti specifici della Polizia provinciale e per quell’idea di abolire il Corpo forestale dello Stato, forse sarebbe stato più utile studiare quantomeno una compenetrazione delle due tipologie di corpo per valutare la possibilità di realizzare, questo sì, delle Polizie regionali in materia ambientale. Ma, come sapete, è stato deciso che il Corpo forestale dello Stato andrà sotto l’Arma dei Carabinieri e svolgerà un’attività quasi complementare a quella in precedenza svolta dai Nuclei operativi ecologici (NOE).

Con il mio intervento, quindi, ho voluto mettere in chiaro un aspetto: sul piano politico questo provvedimento non vedrà il mio voto solo ed esclusivamente perché è un provvedimento che mette una foglia di fico sulle indecenze del Governo centrale, che mi auguro dopo il 5 dicembre non sia dimissionario, ma dimissionato dagli elettori.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola al consigliere Fabbri. Prego.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Mi associo, ovviamente come commento di carattere politico, alle riflessioni precedentemente formulate dal nostro relatore, consigliere Delmonte.

Desidero innanzitutto ringraziare gli uffici della Regione per la collaborazione fornitaci a stendere questo progetto di legge, in particolare la parte relativa ai rimborsi delle spese legali per ottenere gli indennizzi dovuti al decreto “Salva Banche”, e in particolar modo ringrazio la dottoressa Castellini.

Credo, comunque, che questo rimborso rappresenti una piccola goccia nel mare del decreto “Salva Banche”, che ha messo in difficoltà tantissimi cittadini anche di questa regione, in particolar modo della provincia di Ferrara. Parliamo di circa 32.000 risparmiatori che si sono visti azzerare o le obbligazioni o le azioni della Cassa di Risparmio di Ferrara. Come dicevo prima, è soltanto un primo passo, che peraltro va incontro anche all’emendamento congiunto firmato dai consiglieri regionali della provincia di Ferrara a dicembre 2015 sul bilancio di previsione 2016, in quanto si dovrà maturare – ne parlavo anche con l’assessore Petitti qualche anno fa – la possibilità di rimpinguare questo capitolo di spesa, perché probabilmente i 200.000 euro non saranno sufficienti. Vedremo poi chi avanzerà le richieste.

Credo, inoltre, che sia opportuno, considerato che siamo in una sede politica, smuovere un po’ le acque anche per quello che riguarda il sistema adottato dal decreto “Salva Banche”. In provincia di Ferrara è stata veramente una grande scossa, forse anche maggiore di quella causata dal terremoto, perché si parla di 32.000 risparmiatori, azionisti e obbligazionisti, quindi studenti, artigiani e pensionati che, dalla mattina alla sera, si sono visti azzerare i loro risparmi. E non accetto, come sta facendo qualcuno a livello di Governo, nella fattispecie il presidente del Consiglio Renzi, che queste persone vengano catalogate come speculatrici della finanza, semplicemente perché non è così. Posso capire che chi specula sulla finanza rischi di perdere risorse, ma qui non si sta ragionando su una perdita legata all’andamento del mercato finanziario, bensì a un decreto ben preciso varato dal Governo, che a mio avviso ha voluto fare un test su quella che era l’opinione degli italiani in merito al discorso delle banche.

Con il decreto “Salva Banche” vengono azzerati quattro istituti bancari, tra cui anche la famosa Banca Etruria della signora Boschi, e ci si pone di fronte a una crisi che crea un dramma sostanziale nei territori. A nostro avviso, hanno fatto bene le associazioni degli azzerati di Ferrara a chiedere un incontro con il viceministro Morando, che si è tenuto circa 6-7 mesi fa, dove il Governo, attraverso appunto la voce del viceministro Morando, si era espresso per andare incontro alle esigenze di questi risparmiatori traditi. Alcune di queste proposte sono andate avanti, anche se a nostro avviso non al 100 per cento. Basta pensare soltanto al decreto che istituisce i rimborsi per gli obbligazionisti subordinati: si parlava anche della possibilità di istituire, da parte del Governo, appositi fondi anche per questi territori colpiti dal salva-banche, così come è stato fatto per il sisma, ma ad oggi non vediamo soluzioni di questo tipo.

Si parlava anche di introdurre qualcosa che legasse i nuovi acquirenti delle banche che devono essere comprate, anche agli azionisti. Ad oggi non vediamo nulla di tutto ciò, anzi, addirittura le banche ancora non sono state acquistate da nessuno. Viene avanti però un’ipotesi: quella dell’acquisto da parte del Fondo interbancario anche di Cassa di risparmio di Ferrara, come appunto aiuto al nuovo istituto bancario, cosa che si poteva già fare un anno fa, perché la stessa Fondazione della Banca l’aveva proposto nel luglio del 2015. Allora, Bankitalia, e quindi il Governo attuale, disse no perché il Fondo interbancario era sì un fondo mutualistico, ma era regolato da una legge di Stato. Per il decreto europeo del bail-in, l’aiuto di Stato non è ammesso per aiutare le banche.

Oggi invece si torna indietro e per dire cosa? Per dire che questo Governo non ha colpito gli effettivi responsabili che hanno portato avanti la crisi delle banche, ma ha azzerato i risparmiatori con delle scuse che oggi vengono ritirate.

Io credo che sia opportuno invece fare ancora un po’ il punto della situazione. Il Partito democratico può dire che ha sbagliato col decreto salva-banche, cercando di riparare almeno ai danni che sono stati fatti.

Credo che questo provvedimento che andiamo a votare oggi sia comunque importante. Ringrazio anche il collega Calvano e la collega Zappaterra che hanno accolto la nostra proposta dell’anno scorso e la stanno portando avanti con convinzione, però, come dicevo prima, credo che sia il primo passo verso qualcosa di un po’ più concreto per quello che riguarda le soluzioni e le risposte che dobbiamo dare ai risparmiatori che sono stati traditi dal decreto salva-banche.

Per quanto riguarda invece la seconda parte del provvedimento legata essenzialmente alle guardie provinciali, credo che sia opportuno dare una risposta anche a queste persone, ma anche a questi territori che oggi, attraverso il sistema delle guardie provinciali, riescono a controllare anche fenomeni come il bracconaggio dei nostri fiumi e tutto quello che riguarda le condizioni degli animali.

È ovvio che ci troviamo di fronte a un finanziamento di questo tipo perché con la legge Delrio si è fatta veramente una grossa confusione sulle Istituzioni, oltre, anche qui, ad un risparmio di spesa che non c’è stato, come si diceva prima.

Comunque, il nostro voto, proprio per le ragioni che dicevo prima, sarà favorevole.

Speriamo che si vada avanti con questa linea.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

La parola al consigliere Calvano. Prego.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Prima di entrare nel merito del provvedimento – ringrazierò anch’io per il suo intervento il collega Fabbri per la collaborazione offerta su questo provvedimento, come su quello fatto in fase di bilancio – sono costretto a fare una narrazione che provi a riportare nel campo della verità alcune delle cose che sono successe sulle banche.

Purtroppo, ci troviamo in una condizione nella quale, alla luce di quello che è successo in Cassa di Risparmio di Ferrara, ad oggi c’è una richiesta danni nei confronti degli amministratori di quella banca per 100 milioni di euro. Il Tribunale di Ferrara ha certificato, purtroppo, la condizione di fallimento della banca, prima del decreto del Governo. Non è una cosa positiva, non serve neanche a scaricare le responsabilità da una parte o dall’altra. È semplicemente un dato di fatto.

Ci sono state scelte fatte nell’amministrazione di quella banca, nell’autonomia di chi governava quella banca, che purtroppo, dal punto di vista economico e finanziario non hanno dato i ritorni che chi fatto quelle scelte sperava. Questo ha determinato una situazione di crisi della banca, certificata, ripeto, non dal Governo, non dal Ministro, non dalla politica ma da un tribunale, che ha definito in condizioni di fallimento la banca, purtroppo prima dell’intervento del Governo.

Un intervento che quindi è arrivato quando, per responsabilità che si andranno a definire, i buoi erano già usciti dalla stalla.

C’è un altro aspetto che trascura il collega Fabbri. C’è stato un momento nel quale l’Assemblea di Cassa di risparmio di Ferrara aveva deliberato, nella sua autonomia, la possibilità di un intervento del Fondo interbancario. Quell’intervento non è stato possibile perché il diritto europeo considerava quell’intervento un aiuto di Stato in quanto il fondo veniva equiparato a quello che poteva essere un aiuto di Stato, quindi fu bloccato l’intervento del Fondo interbancario.

Successivamente, nei mesi scorsi, è stato istituito il braccio volontario del Fondo interbancario, quindi è stato istituito uno strumento che su altre crisi è potuto intervenire in quanto fuori dal contesto degli aiuti di Stato.

Oggi si parla nuovamente di un possibile intervento del Fondo interbancario su Cassa di risparmio di Ferrara proprio perché è stato costituito questo braccio volontario. Quello che succederà in termini di prospettiva per Cassa di risparmio di Ferrara lo capiremo nelle prossime settimane.

Il percorso avviato ha consentito di ottenere la proroga da parte della Commissione europea sulla necessità di trovare un acquirente. Siamo in una fase nella quale un acquirente serve. Servirebbe un acquirente che avesse caratteristiche bancarie. Ci sono ovviamente interessi già espressi, che tutti dobbiamo confidare che si possano concretizzare con il minor danno sociale possibile e rilanciando ovviamente il sistema del credito nella provincia e nel territorio ferrarese (non oltre).

Il passaggio è molto delicato, per cui invito tutti, a partire dal sottoscritto, a utilizzare i toni più bassi possibile in questa fase, non perché si debba mettere sottoterra l’ascia di guerra politica –  immagino ci sia chi ha tutto l’interesse a tenerla alta –, ma perché c’è un interesse che va oltre l’interesse dei partiti e l’interesse dei partiti di voler incassare questo o quel consenso.

Siamo in una fase molto delicata, che si deve auspicabilmente concludere con un soggetto bancario che possa acquisire Cassa di risparmio di Ferrara.

Se questa acquisizione sarà preceduta da un intervento del fondo per migliorare ulteriormente le condizioni della banca, tanto meglio. Ma comunque credo che l’obiettivo finale debba essere quello, e spero possa essere un obiettivo condiviso da tutti. Spero anche che nel condividere questo obiettivo si eviti di alzare troppo i toni.

C’è chi lo ha fatto anche nei giorni scorsi, ricordando l’anniversario, purtroppo, dell’intervento di bail-in. Io credo che sia sbagliato alzare i toni in una fase come questa, perché i possibili acquirenti vanno convinti, non vanno allontanati. La politica deve aiutare a convincerli e non ad allontanarli. Questo mi era dovuto nel fare la narrazione, molto sintetica ovviamente, di quanto è avvenuto purtroppo sulla banca di quel territorio.

Come Assemblea regionale, con un intervento trasversale, dal punto di vista politico, firmato sia dalla Lega che dal Partito Democratico, già in fase di bilancio avevamo pensato di dare un segnale a coloro che sarebbero stati costretti a fare ricorso, a chiedere i danni nel caso in cui risultasse una truffa nei loro confronti, nel momento in cui avevano sottoscritto prodotti finanziari dalle azioni alle obbligazioni di Cassa di risparmio di Ferrara.

Rispetto ad allora c’è stata una modifica, c’è stato un cambiamento. Il Governo ha previsto che gli obbligazionisti che avevano determinate caratteristiche di reddito – quindi quelli sotto i 35.000 euro di reddito personale, oppure, con 100.000 euro massimo di reddito mobiliare – potessero ottenere un rimborso automatico dell’80 per cento del capitale azzerato. Questo cosa significa? Significa che ci sono persone che non hanno bisogno di fare ricorso e di avvalersi di tutela legale, ma hanno semplicemente bisogno di fare una pratica per ottenere automaticamente i soldi che gli sono stati azzerati. Quella pratica ha un costo, quindi abbiamo ritenuto opportuno con questo emendamento – o meglio, la Giunta ha ritenuto opportuno e anch’io ringrazio gli Uffici e l’assessore per il lavoro svolto, anche per il contatto diretto che ha avuto con i sottoscrittori di quell’emendamento – inserire la possibilità del rimborso della pratica per coloro che chiedono il rimborso automatico, al fine di venire incontro alle esigenze di tutti i cittadini. Resta ferma la possibilità di compartecipazione da parte di questo fondo alle richieste di tutela legale, che saranno costretti ad adire coloro che non avranno il rimborso automatico perché fuori dalle caratteristiche indicate in precedenza (cioè, i 35.000 euro di reddito e i 100.000 euro di patrimonio mobiliare).

Abbiamo quindi allargato la platea di coloro che potranno beneficiare di questo fondo di 200.000 euro. Abbiamo fatto una cosa in più. Mi sono permesso, sempre in accordo con l’assessorato, di sollecitare la Regione affinché chiedesse un chiarimento rispetto ai soggetti che potevano essere beneficiari del rimborso automatico. In quali modalità? È stato chiarito che se si è cointestatari di un’obbligazione, vale la situazione dei singoli, quindi, a fronte di cointestatari che hanno una situazione che è quella prevista per legge, il rimborso arriva automaticamente, anche se altri cointestatari non sono in quelle condizioni. Abbiamo anche ottenuto l’interpretazione reale della quantità del rimborso che spetta agli obbligazionisti secondari, che è l’80 per cento del capitale azzerato. Il che significa, nella sostanza, un allargamento ovviamente e una decisione favorevole ai risparmiatori.

Sono in ballo ancora due questioni: una ha a che fare con cointestatari successivi al momento della sottoscrizione dell’obbligazione. In quei casi vengono considerati acquirenti sul mercato secondario e quindi non rimborsabili, e questo credo che sia da aggiustare, da parte del Governo. Come abbiamo sollecitato in più occasioni la necessità che il Governo renda pubblici i requisiti per poter adire la causa legale, quindi l’ANAC per ottenere il rimborso in caso di truffa o di mancata informazione nei confronti del risparmiatore.

Si è fatta quindi un’operazione favorevole, ovviamente, ai risparmiatori. Valuteremo, dopo gli atti che farà la Giunta e dopo le prime domande, se questo fondo necessita di implementazione. Nel caso in cui fosse necessario, credo che nello stesso modo in cui abbiamo chiesto alla Giunta di inserire questo fondo, si potrà chiedere, insieme, di poterlo integrare, ovviamente compatibilmente con le risorse di bilancio. Credo che sia un’operazione come questa, che va nell’interesse dei cittadini.

Per quanto riguarda la parte relativa ai fondi che andranno alle polizie provinciali sul territorio e ancora impegnate, ovviamente, in tutta l’attività di vigilanza, credo che si sia arrivati al termine di un percorso virtuoso che non è solo la firma delle convenzioni che a breve arriverà, e lo stanziamento di risorse indispensabili affinché le polizie provinciali possano continuare a svolgere il loro importante ruolo di vigilanza sul territorio.

Il percorso è virtuoso perché bisogna ammettere che la Regione Emilia-Romagna – e ringrazio l’assessore Petitti per il lavoro fatto – rispetto all’interpretazione del nuovo ruolo delle Aree vaste che hanno superato le Province, così come è previsto nella legge Delrio, si è fatta carico – lei e la Giunta – di provare a mettere in campo un modello che abbiamo aggiustato nel corso del tempo e che ulteriormente aggiusteremo, anche in funzione di quello che sarà l’esito del referendum. Questo ci ha consentito di dare garanzie occupazionali a tutti i dipendenti delle Province, di dare il massimo di continuità a quelle funzioni, pur con competenze e organizzazioni diverse, che le Province avevano, obbligandoci poi, da qui ai prossimi mesi, a capire come alcune delle funzioni intermedie e di programmazione dovranno essere redistribuite tra i Comuni e le Regioni, e soprattutto, quale ruolo potranno avere le Unioni dei Comuni come ulteriore ente intermedio e aggregativo rispetto ai singoli Comuni.

Anche in questo caso quindi credo che la norma prevista in questo progetto di legge vada nella direzione giusta che possa consentire, rispetto alle polizie provinciali, il malfunzionamento più complessivo degli enti di Area vasta, una continuità utile al territorio, soprattutto alla luce di una serie di fenomeni che purtroppo abbiamo avuto, in primis quello del bracconaggio, che necessitano di un’attività di controllo costante che solo la Polizia provinciale può fare, coadiuvata da quelle associazioni di volontariato molto impegnate su questo, la cui collaborazione è stata indispensabile e lo sarà anche nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

Plaudo quindi alle scelte fatte dalla Giunta, perché vanno nella direzione auspicata dall’Assemblea, nei diversi passaggi che abbiamo fatto, dal bilancio in avanti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

La parola al consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Certo, bisogna essere responsabili e bisogna abbassare i toni su certi temi, ma io penso che compito della politica sia quello di trovare soluzioni. Penso anche che la politica debba ricordare quali sono le responsabilità, capire dove sono stati i problemi, ricercare chi ha sbagliato e correggere quegli errori.

Quando parliamo di banche, quindi, fare in modo che queste cose non accadano più vuol dire ripensare anche a cosa non ha funzionato nella governance di Banca d’Italia e di Consob, che erano quelli che dovevano controllare e non hanno controllato. Bisogna quindi sicuramente pensare a cambiare quella governance e a cambiare anche quel meccanismo di controllore/controllato che vige dentro Banca d’Italia.

La riflessione che mi viene da fare, quindi, è che il Governo fa i buchi, fa gli strappi e noi oggi ci troviamo qui a dover mettere delle toppe. Dovendo mettere delle toppe, io voglio ricordare di chi sono le responsabilità, però per quanto riguarda le banche dico che noi voteremo a favore di quell’articolo 2, mentre ci asterremo sull’altra parte del provvedimento.

Le responsabilità però vanno ricordate: va ricordato come pure sulla Polizia provinciale, e anche qui avevamo detto a suo tempo tante cose, ci sia stato quel pastrocchio della legge Delrio sull’abolizione finta delle Province. In realtà, era l’abolizione dell’elezione delle Province: ha causato un bel pastrocchio, soprattutto, appunto, per quanto riguarda la Polizia provinciale, per la quale, con abbinamento al combinato disposto dell’abolizione del Corpo forestale dello Stato, ci mette a grave rischio sui controlli ambientali.

Bene quindi il controllo del bracconaggio, ma la Polizia provinciale si trova in questo limbo in cui appunto mettiamo una toppa rifinanziando, ma non si capisce bene di chi è. Noi dicevamo che la responsabilità deve andare in capo alla Regione, quindi i controlli ambientali devono essere in capo alle Regioni, mentre qui lasciamo la Polizia provinciale nel limbo e smantelliamo il Corpo forestale dello Stato.

In questo modo mettiamo una toppa. Va bene, per il momento mettiamo una toppa, ma questo non può funzionare. Come scarichiamo tutto addosso alle Regioni, la stessa cosa succede per i centri per l’impiego, dove è stato scaricato tutto sulle Regioni, tagliando però i costi. Alla fine quindi lo Stato si taglia i costi dicendo che ha fatto un risparmio, ma scarica poi tutti i costi sugli enti locali e sugli enti territoriali.

Su questo non si può tacere, bisogna continuare a denunciarlo. Lo stesso pericolo lo avremo per il Senato. Ci infiocchettano una riforma costituzionale in cui si dice che ci saranno dei risparmi, invece quei risparmi non saranno sostanziali: essenzialmente si toglierà il diritto di voto al costo di un caffè al giorno. Grazie, non lo accettiamo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Fabbri. Le ricordo che ha già utilizzato una parte del suo tempo. Ha ancora tredici minuti.

 

FABBRI: Grazie della parola, presidente.

Conosco il collega Calvano da tanto tempo e gli voglio anche bene, però il tema è un altro.

Faccio outing in aula: voglio bene a Calvano. Siccome però purtroppo sono abituato anche a sentirlo, ho ascoltato bene la premessa al discorso. Ho apprezzato ovviamente la riflessione che ha fatto sul contenuto del progetto di legge, però mi permetta, presidente, di correggere il discorso di Calvano. Sembrava il discorso di una madre che cerca di difendere i figli che vanno male a scuola e che si scusa un po’ su tutto.

La madre in questo caso è il segretario del Partito democratico, nella fattispecie Paolo Calvano; il figlio è il Pd. Il Pd che ha votato – da quello che so io, ma magari qualcuno qua dentro riesce a sconfermarmelo – il decreto del bail-in in sede europea, probabilmente in accordo anche con qualche deputato tedesco che ci teneva molto al fatto che le banche italiane venissero messe in crisi.

Lo stesso Pd che attraverso il Governo dell’attuale Presidente del Consiglio Renzi, ha portato avanti il decreto salva-banche. Sempre lo stesso Pd che ad oggi dice che quelle cose non andavano bene e propone di cercare di fare meglio.

Ormai però è tardi. Questa gente aspetta una risposta seria e concreta.

Se non avessimo alzato la voce e non avessimo fatto notare questo nelle varie assemblee che abbiamo fatto sia come partito, come associazioni di consumatori, come azzerati che si sono riuniti in maniera autonoma, probabilmente il Governo e il Partito democratico se ne sarebbero maledettamente infischiati perché non era un problema. Nel momento in cui è diventato invece un problema di carattere politico, cioè, di peso elettorale, qualcuno ha iniziato a riflettere che qualcosa bisognava fare.

Io ricordo molto bene le dichiarazioni che hanno fatto il consigliere Calvano e tanti altri statisti del Partito democratico in merito al salva-banche, all’indomani del salva-banche. Per una settimana sembrava che le persone che erano state azzerate fossero degli investitori senza scrupoli e che dovessero pagare loro gli errori, sicuramente di una mala gestione della banca e il fatto che c’è un regolamento europeo che dice certe cose.

Dopo, pian piano si sono rimessi in carreggiata, cercando di andare a riparare al danno fatto. Siamo riusciti, gridando ad alta voce e con sdegno per gli errori che questo Governo ha fatto ad ottenere un rimborso dell’80 per cento delle obbligazioni subordinate, però ancora non sappiamo nulla della parte legata agli azionisti. Per questo, e mi associo anche alle parole del consigliere Bertani, continueremo a gridare con sdegno nei confronti di un provvedimento e di una scelta del Governo che ha fatto del male a tante persone.

A me, l’idea della gente di settant’anni che piange perché ha perso i rimborsi di una vita (e magari sono azionisti e non possono ottenere l’80 per cento dei rimborsi) non fa ridere. E anche se voglio bene a Calvano, mi fa piangere, e spero che insieme, ovviamente ottenendo, da parte del Governo una risposta nel più breve tempo possibile, si riesca a dare una risposta anche a queste persone perché non meritano di essere trattate in questo modo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

La parola al consigliere Alleva.

 

ALLEVA: Sono stato a lungo incerto se prendere la parola perché sono, come dicono i francesi, uno dei blessé della rovina della Cassa di risparmio di Ferrara. Non soltanto 32.000 ferraresi, ma anche qualche bolognese ha lasciato le penne in questa vicenda.

La cosa che però vorrei sottolineare, riprendendo quello che ha detto adesso Alan è che vi è stata una presentazione, una vulgata, da parte del Pd, che non è assolutamente condivisibile: quella, in sostanza, che bisogna tutelare degli obbligazionisti che avevano investito i loro risparmi, mentre ci sono una sorta di speculatori che giocando al Casinò devono evidentemente considerare la possibilità di perdere i loro investimenti. Questi sarebbero gli azionisti.

Ora io voglio sottolineare una cosa. Questi scandali bancari, i quattro di cui parliamo, non sono eventi dovuti ai problemi della finanza internazionale o altro, ma sono fatti criminali. Il massimo, io che provengo da quella Regione, è quello della Banca delle Marche. Lì sono successe cose assolutamente incredibili. La popolazione coinvolta nella Banca delle Marche voi capirete che è molto ampia in percentuale. Ma anche nel caso della Cassa di risparmio di Ferrara, la situazione è esattamente questa. Non per nulla la Procura della Repubblica di Ferrara sta indagando, con riguardo all’aumento di capitale che fu chiesto in zona Cesarini dalla Cassa, commettendo, per il mio sicuramente, perché sono stato vittima, quindi da questo punto di vista non possono avere le convinzioni, truffa e reati di bancarotta. Ci si è rivolti a coloro che avevano rapporti bancari normali (prestiti, mutui) con la Cassa di risparmio di Ferrara, dicendo: siamo in una situazione difficile, ma è una situazione dalla quale si può uscire. Se lei e gli altri darete il vostro contributo ad un aumento di capitale tornerà a splendere il sole. Se questo non avvenisse, vede, non per cattiveria, ma il suo prestito per la ristrutturazione dello studio, eccetera, sarebbero piuttosto in pericolo.

È stata cioè una truffa sistematica, con la quale è stato raschiato il fondo del barile rispetto ai tradizionali clienti della Cassa, per costringerli a diventare azionisti o ad aumentare la loro parte.

Come dicevo, per buona fortuna, la Procura della Repubblica di Ferrara ha accolto questo problema e ha sollevato anche questo titolo di reato. Questo però io non lo vedo minimamente riflesso e sono convinto che se Alan guardasse le cose, come mi pare di comprendere, sotto questo punto di vista, ne avrebbe sicuramente delle conferme.

La norma che ci viene proposta non coglie questi fenomeni, cioè non coglie il profilo criminale della vicenda che si è espletata essenzialmente proprio con riguardo alle sottoscrizioni azionarie nell’ultimo aumento di capitale, oltre poi a tutto il resto.

Da questo punto di vista, a me sembra che questa resti una norma debole. Qui quindi non si tratta di abbassare i toni, ma in realtà bisognerebbe alzarli. Credo che la Regione dovrebbe, se non l’ha fatto, prendere in serissima considerazione l’idea di costituirsi parte civile in una cosa di questo genere, perché qui si è trattato del fatto che abbiamo avuto uno scandalo criminale.

Accettare in maniera un po’ supina il concetto che bisogna dare una mano agli obbligazionisti più poveri, meno abbienti, e tutto il resto – del tipo “cosa volete, così va il mondo bancario” – no, in questi casi non corrisponde al vero.

Qui siamo di fronte a una vicenda criminale che va trattata in questo modo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

La parola al consigliere Calvano. Ha ancora sette minuti a disposizione.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Noto che il collega Fabbri ha raccolto l’invito a tenere i toni bassi e a provare a lavorare congiuntamente alle prossime fasi. Ne prendo atto e sono costretto a ricordare due passaggi. Sulla vicenda del bail-in in Europa c’è un dato di fatto, che è scritto sulle carte: in una delle sue rare apparizioni in Parlamento europeo da parte di Matteo Salvini, attuale leader della Lega Nord, rispetto al decreto, o delibera, o quello che è, alla legge sul bail-in, era talmente contrario che si è astenuto. Era talmente contrario che sulla norma del bail-in Matteo Salvini, leader del partito di Alan Fabbri, si è astenuto. Ha fatto una guerra feroce sul decreto del bail-in, talmente feroce da arrivare all’astensione in Parlamento europeo. Ha avuto anche la sfortuna di essere una delle poche occasioni nelle quali c’era e quindi c’è un suo voto certificato.

Detto questo, il consigliere Fabbri sa benissimo, perché ha un’esperienza istituzionale importante, che quando dall’opposizione ci si astiene, generalmente – lo sa molto bene – è perché non si ha un elemento di contrarietà. Si fa una scelta non di condivisione, ma neanche di contrarietà rispetto a quello che è stato deliberato. Purtroppo in Parlamento europeo è andata in quel modo lì.

Aggiungo un’altra considerazione, visto che si cita il Partito Democratico. A Ferrara l’evento è stato drammatico. Ha segnato una ferita profonda rispetto alla quale tutti ci dobbiamo sentire impegnati a trovare una risoluzione. L’impegno è davvero ampio e condiviso da parte di tutte le istituzioni, a partire dal Governo, passando per la nostra Regione, fino agli amministratori locali.

Probabilmente a Fabbri ha dato fastidio una cosa: che quando quei risparmiatori hanno dovuto trovare un soggetto con il quale aprire un dialogo e provare insieme a fare una battaglia, quel soggetto non è stato della Lega Nord, ma il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, il quale è stato protagonista, lui, in rappresentanza della sua città, nel rapporto con il Governo, con la Regione, con i suoi consiglieri regionali, con i suoi parlamentari, per raccontare e portare avanti il dramma della sua città.

Lo abbiamo ascoltato come abbiamo ascoltato i risparmiatori e tutti coloro che purtroppo hanno perso i propri risparmi in quella triste vicenda. Lo abbiamo fatto ed oggi stiamo provando a portare, una dopo l’altra, le soluzioni, anche quelle che richiamava Bertani, rispetto al quale non ho colto proposte alternative e innovative che avrebbero risolto il problema della crisi bancaria ferrarese. In proposito, che sia criminale o no, non spetta a noi giudicare, perché bisogna riportare le cose in un sistema di valutazione un po’ più corretto.

Ci sono due atti, ripeto, che si dovrà decidere e capire come andranno avanti. Il primo è quello del tribunale di Ferrara che dice che la banca purtroppo già nel mese di agosto, che viene prima del mese di novembre, era in uno stato di fallimento. Dentro uno stato di fallimento il rischio è che a rimetterci non siano solo i risparmiatori, ma anche i correntisti.

Quel fallimento è stato evitato, con un peso enorme per la comunità Ferrarese. È un peso che dobbiamo cercare in tutti i modi, con la normativa a disposizione, con le leggi a disposizione e con gli strumenti a disposizione, di poter ridurre e calmierare ed è questo quello che si sta facendo, con in testa, in questo processo, il Sindaco di Ferrara che, ancor prima che indossare la casacca del PD, ha deciso di indossare la casacca del proprio partito, facendo un lavoro del quale gli sono grato, anche nell’interlocuzione che ha saputo avere con noi, con la Regione, con il Governo e che sta continuando ad avere.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

Non ho più altri iscritti a parlare, per cui prima di concludere la discussione generale e dare la parola all’assessore, chiedo ai relatori di maggioranza e di minoranza se hanno una replica.

La parola al consigliere Poli, prego.

 

POLI: Grazie, presidente.

Intervengo brevemente perché, da relatore, credo mi tocchi stare al merito del provvedimento. Vorrei registrare il fatto che, sul merito del provvedimento, quest’aula, anche dagli interventi dei colleghi, ha manifestato condivisione o non contrarietà.

In questo contesto si inseriscono poi le riflessioni, che forse era inevitabile ci fossero, su un tema molto delicato e complesso, su cui peraltro, anche in altre occasioni e anche in altre assemblee, abbiamo discusso e ragionato.

Devo dire che in alcuni interventi ho registrato una lieve inflessione referendaria ad anticipare la discussione di oggi pomeriggio. Ad esempio, l’intervento del collega Foti esprime un giudizio politico sull’impianto della riforma che non è il nostro, ma è assolutamente legittimo sul merito. Quindi, in base a quel giudizio politico traduce un voto contrario, ma condivide il merito del provvedimento, sia per quanto riguarda i 200.000 euro, sia per quanto riguarda il tema della Polizia provinciale.

Credo che questa sia la dimostrazione che siamo di fronte a un progetto di legge giusto che risponde, per quanto oggi siamo nelle condizioni di poter fare, a bisogni giusti, che rispetta impegni che, come Giunta, come maggioranza, e nel caso dei 200.000 euro in modo trasversale con le forze politiche, avevamo concordato. Quindi penso che stiamo facendo una cosa utile con l’approvazione di questo provvedimento.

A me interessa e intriga sempre molto ascoltare i confronti sui temi legati agli istituti di credito, le banche. Ovviamente non sono un esperto. Ho ascoltato con grande interesse il collega Alan Fabbri e, se mi passa la battuta, la sua profonda conoscenza di come funzionano gli istituti bancari, anche purtroppo quando capitano situazioni come quelle di cui parlavamo prima, probabilmente deriva, pur essendo lui allora molto giovane, dal fatto che Credieuronord nel 2000 è stata fondata e nel 2004, il 20 novembre, è stata chiusa e il Vicepresidente era espressione della Lega Nord. Quindi, già allora hanno precorso i tempi. Magari noi non abbiamo fatto tesoro di quell’esperienza, ma staremo più attenti andando avanti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Poli.

Mi pare che Delmonte non abbia chiesto la replica, quindi darei la parola all’assessore Petitti. Prego.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente.

Intervengo solo per sottolineare l’importanza di questo atto che, come veniva ricordato da chi è intervenuto in aula, dai relatori di maggioranza e di minoranza, contiene due misure che hanno un’importanza notevole per il territorio.

È evidente che con l’articolo 2 noi avevamo una necessità, ossia quella di individuare il percorso per poter dare questo incentivo per le azioni legali, per la tutela dei cittadini, anche attraverso delle procedure di forte semplificazione.

Aver individuato appunto l’associazione di tutela dei consumatori, che tra l’altro è un percorso che è stato realizzato anche dalla Regione Toscana, ci ha permesso di rispondere in tempi rapidi a quello che era un impegno che anche quest’assemblea aveva preso. Quindi credo che il valore politico di questo articolo e di questa scelta che è contenuto in questo provvedimento vada fortemente sottolineato.

Mi riferisco agli articoli che riguardano la Polizia provinciale, e non soltanto. Come sappiamo, sono contenute in questo testo tutte le spese di funzionamento del personale regionale nelle sedi provinciali di cui, in questa fase di transizione della riforma istituzionale del nostro sistema delle Autonomie locali, ci siamo fatti carico, così come della continuità funzionale dei servizi.

È evidente, infatti, che facciamo riferimento in modo particolare a quel personale che ha come competenza la formazione professionale e il turismo che, come Regione, abbiamo deciso di delegare ai territori, proprio per dare forza e autonomia ai territori in questo processo, come veniva ricordato in modo esaustivo dal consigliere Calvano, che riguarda la costruzione di quel nuovo processo di aggregazione che dalle Province porterà alla costituzione delle Aree Vaste.

Il tema della Polizia provinciale anche in questo caso – vorrei sottolinearlo – è stato il frutto di un accordo, di una soluzione individuata con i territori, perché in questo modo daremo copertura a quella convenzione (proprio domani incontriamo i presidenti) che verrà poi approvata nei Consigli provinciali e che coprirà, da un punto di vista sia funzionale che economico, tutte le funzioni che oggi sono in capo alla Polizia provinciale che in qualche modo hanno a che fare con le funzioni che in legge n. 13 sono tornate in capo alla Regione; parliamo soprattutto di caccia e pesca.

Da questo punto di vista usciamo definitivamente dall’impasse in cui si trovano attualmente quei corpi di vigilanza. Era un impegno che avevamo preso. Lo avevamo detto nel 2016 che ci saremmo fatti carico di coprire, da un punto di vista sia funzionale che economico, tutte le funzioni nuove che sono state delegate alle Province e con questo atto concludiamo questo percorso, attraverso le convenzioni che sono state realizzate tra Regioni e Province.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Petitti.

Passiamo all’esame dell’art. 1.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 1 è approvato.

Art. 2.

Apro il dibattito generale.

Il consigliere Bignami ha la parola.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

La presenza dell’articolo 2 condiziona complessivamente l’atteggiamento del voto del Gruppo Forza Italia rispetto a questo oggetto, in quanto da un lato riteniamo opportuno votare a sostegno di questa norma per consentire un intervento di immediata e concreta utilità per i correntisti cittadini interessati dalle vicende bancarie di cui si è diffusamente parlato quest’oggi.

Al contempo, dobbiamo però rilevare come sia su questa misura che su quella successiva, che analogamente condizionerà il nostro atteggiamento di voto, vi sia il tentativo da parte di questa Assemblea e quindi della Regione Emilia-Romagna di porre rimedio ai danni fatti a livello nazionale da chi promette senza poi poter mantenere nulla, perché si chiede di adottare delle misure in una direzione – cosa che sarà ancora più evidente nel successivo articolo 3 – salvo poi intestarsi il merito presunto della battaglia politica, ma lasciando il conto da pagare ad altri.

Questo evidentemente contrasta con un principio di responsabilità politica che ad esempio ieri ci ha portato a votare come Gruppo l’articolo 6, che prevede l’obbligatorietà dei vaccini su un contesto e tessuto legislativo complessivo che invece ha visto l’astensione del Gruppo Forza Italia.

Dico questo perché spesso sentiamo richiami alla responsabilità, all’assunzione di consapevolezza nelle scelte, all’esigenza di svolgere il proprio ruolo in un’ottica istituzionale di dialogo e confronto, però non può sfuggire il fatto che con questa norma noi andiamo di fatto a coprire i vuoti e i buchi, anche finanziari ed economici, determinati da chi avrebbe dovuto individuare le risorse per realizzare la copertura prevista, salvo poi determinare l’intervento della  Regione Emilia-Romagna.

Vien da sé che se le coperture previste a livello nazionale fossero sufficienti, non vi sarebbe necessità di norma. Quindi su questo articolo vi sarà un atteggiamento di astensione che andrà in qualche maniera ad equilibrare quello che dirò in dichiarazione di voto sul successivo articolo 3, perché credo che diversamente il nostro orientamento dovrebbe essere del tutto negativo alla legge.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola al consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Presidente, solo per richiedere il voto elettronico sull’articolo 2.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Delmonte.

Apro le dichiarazioni di voto.

La parola al consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Nonostante le perplessità sul fatto che, torno a ripetere, vengono delegate le associazioni dei consumatori a distribuire soldi pubblici, avevamo votato a favore dell’emendamento Lega-PD.

Collega Calvano, sa cosa quadra in questo bilancio? Nulla, perché in questa delibera si fa solo una differenza delle modalità di erogazione. Se dobbiamo fare un conto, invece, tra il peso di queste risorse e il peso di questo provvedimento, ai truffati dalle banche noi diamo un centesimo di quello che è questo provvedimento, che cuba, in tre anni, oltre 20 milioni di euro.

Lo dico per confrontare dati omogenei. Dico anche che, tuttavia, dato che l’emendamento non fu frutto di una scelta che veniva al momento della stesura del bilancio o della proposta di bilancio da parte della Giunta, ma venne inserito in aula, neppure in Commissione, debbo ricordare, è evidente che la copertura che venne trovata in allora fu forse minimale, forse anche azzeccata. Bisognerà vedere poi anche le richieste, perché diventa difficile prevederlo.

Ci tenevo a precisare, però, che rispetto al provvedimento in esame, i 200.000 euro erano stanziati e non hanno alcun stanziamento con questo provvedimento. Questa è una norma di natura ordinamentale, come verrebbe definita, cioè semplicemente cambiano le modalità di applicazione della norma stessa. Non voglio dire che cambiano le modalità di applicazione della norma stessa dopo quasi un anno di approvazione della norma in origine.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Non ho altri iscritti in dichiarazione di voto sull’articolo 2.

Si proceda alla votazione dell’articolo 2, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

36

Contrari

 

1

Astenuti

 

3

 

PRESIDENTE (Saliera): L’articolo 2 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 3.

Apro il dibattito generale.

La parola al consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Questo articolo, come ho testé annunciato, ci vede in una posizione di forte scetticismo, determinato dal fatto che anche in questo caso il Governo nazionale ha proceduto all’abolizione delle Province. Nei fatti, però, ci troviamo con una pesca non indifferente da gestire, perché è un’abolizione non realizzata; il che determina anche un vulnus istituzionale, rappresentato ad esempio dalla situazione in cui politicamente ritengo vengono tenute le Città metropolitane, le quali sarebbero, contrariamente a quel che si sta tentando di disegnare, uno strumento anche utile per la governance complessiva del territorio ma che, proprio in assenza delle risorse e di una mission politica ben chiara, fatto questo forse aggravato a Bologna dal fatto che il Sindaco è Virginio Merola, determina una situazione di sostanziale inattività delle Città metropolitane e delle Province.

La scelta, quindi, di individuare delle risorse per poter svolgere le funzioni mediante il personale, dando completezza alla legge 13 votata lo scorso anno, avrebbe un senso nella misura in cui non si tratti, anche in questo caso come per l’articolo 2, di andare a colmare un vuoto lasciato dal legislatore nazionale.

Su questa norma ci troveremo a votare in senso contrario, proprio perché riteniamo che si continui a pasticciare una situazione che meriterebbe una diversa soluzione anche per la dignità dell’istituzione stessa.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 3 è approvato.

Art. 4.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 4 è approvato.

Art. 5.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 5 è approvato.

Apro le dichiarazioni di voto sull’intero progetto di legge. Nessuno chiede di intervenire.

Si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 3468, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

44

Assenti

 

6

Votanti

 

43

Favorevoli

 

35

Contrari

 

1

Astenuti

 

7

 

PRESIDENTE (Saliera): Proclamo approvata la legge riguardante «Misure urgenti per la definizione di procedimenti riguardanti l'esercizio finanziario 2016».

 

OGGETTO 3416

Mozione di censura all'Assessore regionale Emma Petitti ai sensi dell'art. 111, comma 1, del Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Bignami, Foti

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proseguiamo con l’ordine del giorno che reca l’oggetto 3416, Mozione di censura all’assessore regionale Emma Petitti, ai sensi dell’art. 111, comma 1, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, a firma dei consiglieri Fabbri, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Bignami e Foti.

Ricordo che l’articolo 111 prevede che, ai sensi dell’articolo 31, comma 1, lettera h), dello Statuto, le proposte di censura nei confronti di un assessore, presentate con apposita mozione da almeno un quinto dei consiglieri assegnati, sono poste all’ordine del giorno nella prima seduta utile dell’Assemblea, come infatti è avvenuto.

Alla discussione possono prendere la parola, per non più di quindici minuti complessivamente, compresa la dichiarazione di voto, il Presidente della Giunta, l’assessore per il quale è proposta la censura e un oratore per gruppo.

Possono intervenire altri consiglieri solo per dichiarare la difformità del loro voto rispetto a quello del Gruppo assembleare a cui appartengono, e per non più di cinque minuti ciascuno. Terminata la discussione, la Presidente pone in votazione la censura per appello nominale che si intende approvata, se ottiene il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Il presidente dell’Assemblea trasmette la deliberazione al presidente della Giunta entro i successivi tre giorni.

Apro la discussione.

La parola al consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Pensavo di dover stare in piedi per 15 minuti perché non mi veniva data la parola.

Questo, presidente della Giunta e assessore Petitti, credo che sia uno dei primi atti della storia di questa Regione volto a censurare un assessore. La censura, come ha detto bene il presidente dell’assemblea, è un atto con il quale si intendono porre delle osservazioni all’operato svolto dall’assessore. È chiaro che non è una questione personale. Non si attribuisce una censura alla persona dell’assessore Emma Petitti, ma è un atto politico.

Credo sia importante a questo punto, sulla base della mozione di censura che avrete sicuramente letto, fare una pausa di riflessione su quelli che sono i temi legati alle unioni e alle fusioni. Mi sarei aspettato, dopo il referendum di ottobre dei sei progetti di legge sulle fusioni, dichiarazioni, da parte del presidente della Giunta e dell’assessore, diverse.

Si doveva prendere atto dei procedimenti di fusioni, così come instaurati dalla legge approvata da questa Giunta in prima battuta, poi modificata a luglio di quest’anno, non nei termini che chiedevamo noi, ma solo attraverso un ordine del giorno.

Mi sarei aspettato, dicevo, dichiarazioni totalmente diverse, quantomeno di una presa d’atto dell’esito referendario che ha portato, come abbiamo visto tutti, a cinque fusioni negative e ad una fusione positiva. Chiaramente, i cittadini, da questo punto di vista, hanno dato un freno alle ragioni che la Giunta regionale intende avanzare per quanto riguarda i progetti di legge sulle fusioni.

Peraltro, già un anno e mezzo fa, da quando ci siamo insediati, da quando nel programma di Governo il presidente Bonaccini evidenziava come punta di diamante l’obiettivo di arrivare ad una riduzione di 300 Comuni sui 342 esistenti, è risultato assolutamente negativo, forse perché, da un lato, nel primo anno alcuni progetti di fusione sono andati avanti perché non c’è stata una corretta informazione, quella corretta informazione che abbiamo sempre sostenuto nelle varie Commissioni e che abbiamo sempre ribadito. Nei primi progetti di legge sulle fusioni, molto spesso capitava – ed è capitato – che i cittadini si sentissero poco informati rispetto al procedimento di fusione. Trascorso un anno e mezzo dall’iter delle fusioni, dalle discussioni che si sono sviluppate in quest’aula e sul territorio, evidentemente, i cittadini hanno capito l’esito delle fusioni.

Noi abbiamo sempre detto che non siamo contrari alle fusioni. Abbiamo sempre detto che deve essere rispettata la volontà dei cittadini. Probabilmente, il percorso delle fusioni è sbagliato. È sbagliato perché, forse, si devono sentire i cittadini prima di instaurare un procedimento legislativo. Il percorso referendario, quello ultimo scorso, ha dato vita a questa mozione di sfiducia, anzi di censura. Purtroppo, il nostro Regolamento non prevede una mozione di sfiducia per l’assessore, ma solo per il presidente della Giunta. Forse questo Regolamento dovrebbe essere modificato.

Oggi, sulla carta, abbiamo questo tipo di ragionamento. I progetti di fusione ci sono costati circa 580.000 euro tra studi di fattibilità e propaganda. Vi è stato un esborso economico, per quanto riguarda gli incentivi dati ai Comuni che si fondono, di circa 6 milioni di euro in due anni. Queste somme sono state sborsate dalla Regione Emilia-Romagna. Chiaramente, da questo punto di vista, questi numeri non vengono paragonati agli effettivi risparmi che queste Amministrazioni che si sono fuse hanno effettivamente reso. Questi numeri non ci sono.

Chiaramente, la mozione di censura è semplicemente un atto con il quale diciamo alla Giunta di fermarsi perché, evidentemente, c’è qualcosa che non funziona. Cerchiamo di rivedere i progetti di legge e la legge sulle fusioni. Nonostante l’intoppo dell’ottobre del 2016 su questi procedimenti referendari, la Giunta non intende fermarsi. Anzi, dichiara – lo dichiara l’assessore Petitti in primis, in quanto delegata a questo tipo di operazione, e secondariamente il presidente Bonaccini e il Segretario del PD – che le fusioni rappresentano la giusta direzione su cui la Regione Emilia-Romagna deve andare.

Quantomeno bisognerà prendere atto di quello che è successo il 16 ottobre. Se, su sei fusioni, cinque sono andate male evidentemente qualcosa è successo. Bisognerà capire i motivi per i quali la Regione Emilia-Romagna spinge tanto su queste fusioni, mentre i cittadini non la sentono come una spinta verso il futuro, verso la riduzione dei Comuni.

Ricordo solo che, ad esempio, in Italia abbiamo 8.000 Comuni, ma in Francia ce ne sono 36.000, in Germania ce ne sono 13.000. La questione non è ridurre i Comuni. Bisogna capire se questa direzione è sufficiente per il risparmio che la Regione Emilia-Romagna tende ad evidenziare sul progetto di legge sulle fusioni, un risparmio che secondo noi non c’è stato. Non c’è stato neanche un miglioramento dei servizi. Quindi, da questo punto di vista, occorrerà fermarsi e capire quello che sta succedendo.

Riteniamo che l’essere sempre i primi della classe, in Italia, molto spesso comporta il rischio di fare male le cose e di essere frettolosi nei provvedimenti.

Non capisco, infine, perché il presidente stia spingendo una campagna verso il “sì” al referendum costituzionale del 4 dicembre quando sa benissimo che, se dovesse vincere il “sì”, non sarà più quello che dovrà spingere le leggi della Regione Emilia-Romagna, ma dovrà subire, perché non avremo più competenze. Non avremo più competenze.

 

BONACCINI: Studi la riforma.

 

POMPIGNOLI: La riforma l’ho studiata, presidente. Non si preoccupi.

 

BONACCINI: Assolutamente no. Dopo gliela chiedo punto per punto.

 

POMPIGNOLI: Anch’io gliela chiedo punto per punto.

Abbiamo fatto i primi della classe per la legge sul riordino istituzionale, applicando la legge Delrio. È stato un riordino istituzionale corretto, secondo lei, presidente, o è stato un disordine costituzionale?

 

BONACCINI: Quale?

 

POMPIGNOLI: La legge che abbiamo fatto qui in Regione Emilia-Romagna...

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Pompignoli, proceda nel suo intervento. I minuti passano.

 

POMPIGNOLI: Ha ragione. È vero. Sono quindici minuti complessivi, giusto?

 

PRESIDENTE (Saliera): Sì. Compresa la dichiarazione di voto.

 

POMPIGNOLI: A quanto sono arrivato, presidente, scusi?

Giusto per tenermi una breve replica alle dichiarazioni che faranno il presidente e l’assessore Petitti, a seguito dell’evento che si è verificato il 16 ottobre sui precedenti referendari, credo che la Giunta dovrebbe riflettere e capire se, effettivamente, il progetto di legge sulle fusioni, le leggi sulle fusioni debbono continuare in questa direzione.

Non solo credo che questa sia una sconfitta politica della Giunta regionale, ma credo anche che la protervia nell’andare avanti a fare dichiarazioni e insistere sulla bontà di questi progetti di legge non sia un atto da portare avanti, da parte della Giunta regionale, dopo quello che è successo nell’ottobre del 2016.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Non ho altri iscritti. Ora sì. Il consigliere Bignami e poi il consigliere Caliandro.

Prego, consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Va riconosciuto all’assessore Petitti il merito politico di avere sempre avviato e tenuto vivo un dialogo. Di questo ne diamo atto, tanto che riteniamo più adeguato un dibattito specifico sul tema delle fusioni piuttosto che sull’operato complessivo dell’assessore, che non trova, evidentemente, il nostro sostegno, ma che certamente non è peggiore di quello di altri assessori. Anzi.

Abbiamo ritenuto opportuno avviare questo confronto sulla questione delle fusioni. Sotto certi punti di vista, è opportuno fare il punto della situazione rispetto a questo istituto, nel merito del quale va dato atto al presidente Bonaccini di aver parlato chiaro fin dalla campagna elettorale. Diversamente da certi sindaci che prospettano, oggi, la fusione senza averne parlato in campagna elettorale, noi non possiamo dire che l’azione politica della Giunta ci ha sorpreso o ci ha trovato spiazzati. Era stato annunciato. Su questo ci ha messo la faccia e ha detto: “Andiamo a misurarci in ordine al consenso e alla condivisione sul territorio”.

Non posso dire di essere pregiudizialmente contro gli istituti delle fusioni. Parlo della mia area. Ne dovremmo vedere alcune. Si parla, ad esempio, della fusione tra Minerbio e Baricella, nel merito della quale anticipo che saremo a favore. Parliamo di Mirabello e Sant’Agostino, su cui abbiamo votato a favore. In altri casi abbiamo maturato una posizione negativa. Caso per caso, è possibile verificare se, effettivamente, vi sono i requisiti previsti dalla legge, nazionale e regionale, per considerare una fusione come fatto virtuoso e positivo oppure no.

Vi è un termine di paragone, anche vista, ahimè, la sostanziale inattività dell’Osservatorio sulle fusioni. Parlo di “sostanziale inattività” perché è da un anno che ha iniziato a funzionare, anche in ragione delle sollecitazioni svolte da quest’aula. Si tratta, sostanzialmente, di un lead case che ci permette di capire qual è, effettivamente, la consecutio di tutte le fusioni, al netto, evidentemente, di ragioni specifiche, che è quella che abbiamo sotto gli occhi, su Valsamoggia, dove il principale indicatore che noi assumiamo a riferimento, come posizione politica, per valutare positivamente o no le fusioni, ovvero quello dell’effettiva tassazione, sottoposizione a pressione tributaria da parte dei cittadini, ci restituisce un quadro negativo. Se sui due indicatori principali, al netto, evidentemente, delle variazioni legislative che hanno colpito imposte come l’IMU, vale a dire addizionale IRPEF e tassa rifiuti, abbiamo un incremento significativo rispetto alla media precedente sui Comuni di Valsamoggia che, nell’ultimo anno di effettiva gestione di bilancio, aveva una media di 94,72 euro sull’addizionale IRPEF e di poco più di 128 euro sulla tassa rifiuti, in Valsamoggia, invece, abbiamo registrato incrementi significativi, tanto che sulla tassa rifiuti siamo oltre i 150 euro di media per abitante e sull’addizionale IRPEF abbiamo abbondantemente sfondato il muro dei 100 euro, sempre per singolo abitante.

Questo per dire cosa? Per dire che, a nostro modo di vedere (fatto, questo, in realtà preannunciato), il gioco dell’uscita, allora, dal Patto di stabilità è un’arma a doppio taglio. È vero che tu liberi dai vincoli di bilancio l’azione amministrativa, la liberi soprattutto sotto il versante delle uscite, ma inevitabilmente la liberi anche sotto il versante delle entrate. Un esempio è il fatto che diversi Comuni ampliano la loro capacità di spesa nell’imminenza della nomina commissariale, proprio per stabilizzare al rialzo il bilancio, mandando la media sulle proiezioni dei successivi esercizi. Si tratta di un esercizio che, a nostro modo di vedere, ha come sottofondo culturale una concezione della spesa pubblica diversa da quella che il centrodestra ha, che evidentemente è quella di restringere i costi, di asciugare le burocrazie, di contenere l’ingerenza della Pubblica amministrazione, ma che, invece, trova nella controparte politica, nei fatti, una visione diversa.

Non voglio cadere nella retorica di chi dice che si agisce in questo modo per aumentare le clientele. Consideriamola semplicemente una ricetta economica differente, quasi keynesiana.

In questo contesto, un istituto che potrebbe e che noi riteniamo essere positivo, vale a dire quello delle fusioni, sta conoscendo un punto di ricaduta sul territorio percepito negativamente. Diversamente, non si comprenderebbe il perché da parte dei cittadini vi è un voto di contrarietà, voto di contrarietà che rischia di essere coartato nel momento in cui – lo affronteremo nel prossimo Consiglio regionale – vi sono Comuni in cui prevale il “no”, ma che si trovano ugualmente a dover partecipare alla fusione per un’interpretazione del risultato democratico che mi lascia perplesso. Può avere una ratio, ossia il fatto che bisogna considerare il voto negativo prevalente in un singolo Comune, ma bisogna anche considerare il voto positivo di tutti i Comuni.

Giocando sul filo del paradosso, è un po’ come se Pechino... L’ho già detto. È evidentemente una esasperazione per far comprendere e decidere di votare per la fusione di Bologna. Una sciagurata maggioranza consiliare a Bologna ha deciso di indire la delibera. Tutta la città di Bologna vota contro, ma, visto che la delibera consiliare originaria non è toccabile (su questo abbiamo chiesto un parere e ci è stato reso un parere con cui si dice che l’iter legislativo non è arrestabile da parte delle Amministrazioni comunali, anche laddove deliberino per l’annullamento della medesima indizione dell’iter), ci restituiscono – dicevo – un quadro in cui, evidentemente, la cittadinanza vede più svantaggi che vantaggi rispetto alle fusioni.

Questo avviene soprattutto nell’ultima fase, dove, a mio giudizio, vi è stata una accelerazione. Il computo complessivo – lo riconosciamo – ancora oggi segna un saldo positivo rispetto agli esiti referendari. Nell’ultima fase, ovvero nella fase in cui è maggiormente evidente la risultanza degli effetti tutt’altro che benefici delle fusioni, crediamo che non vi sia stata una valutazione positiva da parte della cittadinanza.

Per questo motivo, noi abbiamo ritenuto opportuno avviare una riflessione, confrontarci sul merito, considerare con attenzione l’eventuale necessità di registrare quella legge, che anche quest’estate abbiamo riformato, nel tentativo di rendere più efficiente un percorso che porti alla semplificazione del quadro amministrativo, anche mediante l’istituto della fusione. Non devono essere procedimenti imposti, non reversibili, inarrestabili, ma devono considerare veramente la votazione che viene offerta dai singoli Comuni, in uno schema simile a quello di altre Regioni dove, magari, se partecipano tre Comuni e uno decide di sottrarsi dal voto, possono andare avanti gli altri due. Ci viene opposto che lo studio di fattibilità è calibrato sui tre, sui quattro, sui cinque, quindi bisogna garantire l’integralità dello studio di fattibilità medesimo, ma questo non implica che non si possa realizzare uno studio di fattibilità anche con soggetti variabili: a tre, a due, a quattro. Viene già fatto. Lo studio sulla Reno-Galliera era partito a otto e oggi si concretizza a quattro. Lo studio sui Comuni di Loiano, Monghidoro, Pianoro e Monterenzio viene considerato a quattro, ma viene anche considerata l’ipotesi a tre, a due e quant’altro.

Riteniamo che questa sia una possibile forma di condivisione grazie alla quale i Comuni che decidono di andare avanti vanno avanti e i Comuni la cui popolazione decide di arrestarsi si arrestano. Questo scioglierebbe tante difficoltà. Chi parla, in altre realtà, non ha ritenuto di sposare, anche solo strumentalmente, le battaglie per il “no”, perché riteneva ragionevole le fusioni. Credo anche che sia ragionevole dare la possibilità di uscire dal percorso a quelle popolazioni che chiedono di farlo. Penso che sia una valutazione di buonsenso, condivisa, in fin dei conti, anche da altri colleghi.

Su questi elementi ho ritenuto opportuno avviare questo dibattito. Si tratta di uno sfondo generale di riflessione su cui si innescano le singole fusioni che voteremo, credo, la settimana prossima e su cui certamente avremo più spunti di dettaglio per contrastare nello specifico – una in particolare – le decisioni che si riterrà di assumere.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola al consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Con l’imbarazzo che è d’uopo nella discussione odierna, provo a evidenziare gli aspetti che hanno portato a questa mozione di censura, ivi comprese la valutazione sul programma di mandato presentato il 26 gennaio 2015 dal presidente Bonaccini e le dichiarazioni stesse del nostro assessore Petitti, evidentemente finalizzate a dare attuazione a quel programma di mandato.

Tuttavia, quasi che il destino volesse accompagnarsi con la discussione odierna, oggi è il 23 novembre del 2016. Esattamente due anni fa, i cittadini emiliano-romagnoli, disillusi, delusi, colpiti, andavano a votare per scegliere quale progetto dell’Emilia-Romagna ci dovesse essere. Sono passati due anni da quella votazione. Questa occasionalità rende gradita anche una riflessione. Certo, non quella che battono le agenzie di oggi e sulle quali non vogliamo intervenire. Da garantisti quali siamo, non ci cimenteremo in commenti.

Però, dopo due anni, una riflessione va fatta. Va fatta su chi siamo e cosa vogliamo essere. Dopo due anni possiamo dire che quel programma di mandato che i cittadini emiliano-romagnoli hanno voluto dare a questa Regione e che hanno attribuito al Governo di questa Regione ha realizzato nuove fusioni. Siamo i primi in Italia per questo tipo di percorso istituzionale. 16 studi di fattibilità che hanno coinvolto 52 Comuni che, come correttamente è stato ribadito anche da chi ha preceduto il mio intervento, sono amministrati anche da una parte delle minoranze.

Insomma, il dibattito odierno si muove tra strumentalizzazione politica, quindi revanscismo dopo due anni, e un tagliando sull’obiettivo che dobbiamo darci in prospettiva. Non dobbiamo mettere in discussione le nostre comunità. Che le nostre comunità e la loro identità rimangano anche all’interno di fusioni possibili credo che sia istituzionalmente garantito.

D’altro canto, non siamo soli in questo percorso. Qualora si volesse pensare a questa necessità, tutta italiana, che l’Emilia-Romagna è riuscita ad anticipare, a sviluppare con più capacità di altri, come a una necessità isolata, basterebbe guardare quello che è successo nel 2015. Lo ricordava prima la consigliera Rontini. In Francia ci sono state 230 fusioni che hanno coinvolto 815.000 cittadini. Non è un processo che ci siamo inventati perché ci stanno antipatiche le comunità. Siamo consapevoli che al tempo dell’ammodernamento istituzionale, al tempo dello studio delle comunità occorre fare uno scatto, quello stesso scatto che alcuni di noi non vogliono fare per un’idea di rapporto tra il localismo e l’appartenenza ideologica ad una parte. Forse, parlando di comunità e delle difficoltà che le stesse hanno nel gestire la quotidianità dei propri servizi, avremmo tutti insieme il dovere di non cimentarci rispetto al fatto che qualcosa faccia parte di un programma di mandato, ma di elevare la nostra discussione.

D’altro canto, l’Osservatorio regionale delle fusioni è nato per questo. Come diceva prima Galeazzo Bignami, chiaramente in una chiave più dialettica di come la interpreto io, è nato con lo stesso principio per cercare di dare un senso a delle comunità e una prospettiva delle comunità, quelle stesse che noi dobbiamo accompagnare al voto e con le quali non possiamo certamente avere un atteggiamento paternalistico. Ci sono realtà che non hanno la forza di andare avanti per come sono strutturate oggi, e questo penso che sia il tratto con il quale dobbiamo confrontarci.

Noi dobbiamo confrontarci con una consapevolezza di quello che sta accadendo. Se ce la raccontiamo, se cerchiamo di dirci che può andare avanti lo stesso, forse, sì, salveremo qualche consigliere comunale, ma di sicuro non salveremo i servizi per le nostre famiglie e per i nostri cittadini.

Quindi, benefici, supporto, studio preliminare, fattibilità della fusione sono tutte nel DNA di quella che è stata l’azione di governo che l’assessore Petitti con la legge n. 13, con la legge sulle fusioni e con gli interventi con i quali siamo intervenuti ha cercato di portare avanti.

Perdonatemi, consiglieri. Io ho visto un bon ton di maniera che, però, è stato accompagnato da una mozione di censura. Quindi, devo dirvelo: ho trovato inopportuno questo strumento. Se l’intento era discutere del percorso e della dialettica con la quale affrontare, tra il Governo della Regione e il Consiglio, nel modo migliore, le fusioni, lo strumento non era certamente quello di censurare l’azione di un assessore che ci sta dando tanto, anima e corpo, e che crede – come tutti quanti noi crediamo – che il servizio dei cittadini venga prima della nostra lotta politica.

Per questo motivo, ribadiamo il nostro sostegno all’azione di Governo e all’assessore Petitti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Caliandro.

La parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Quando si presentano documenti, è importante prenderli sul serio e stare sul merito dei documenti presentati. Oggi il Gruppo della Lega Nord ha inteso sottoporre all’Assemblea una mozione di censura nei confronti dell’operato politico-amministrativo – non si tratta di questioni personali, ovviamente – dell’assessore Petitti richiamando il programma di mandato della Giunta Bonaccini.

Giustamente, pochi minuti fa, il consigliere Caliandro ricordava che noi il 23 novembre di due anni fa venivano eletti. Il 28 dicembre c’è stato l’insediamento dell’Assemblea e il 26 gennaio 2015 il presidente Bonaccini ha illustrato il programma di mandato sul quale ci siamo espressi in quella sede. In quel programma erano declinate le varie linee di indirizzo dell’azione governativa, tra le quali si richiamava la necessità di accelerare, di accompagnare e di incentivare i processi di fusione tra i Comuni all’interno di un processo più complessivo di riorganizzazione della macchina pubblica, di cui credo vi sia in modo indiscusso necessità.

Non basta dire che vogliamo riformare. Ci sono riforme e riforme. C’è una qualità amministrativa di un certo tipo e ci sono, invece, riforme di un altro tipo ancora. Sui titoli possiamo essere tutti d’accordo, ma è lo svolgimento che determina la qualità delle riforme. L’azione riformatrice che, dal punto di vista legislativo, sta mettendo in campo, per quanto riguarda la riforma delle Pubbliche amministrazioni, questa Regione ci vede, ovviamente, soddisfatti. Crediamo nelle riforme che stiamo producendo. Le riforme, invece, che vengono portate avanti da altre parti – oggi discuteremo anche di quell’aspetto – in comune hanno solo il titolo: “Riforma”. Lo svolgimento è molto diverso.

Per stare sugli atti e per non fare discussioni solo di carattere generale, a luglio dello scorso anno – richiamo gli atti, perché credo sia importante – abbiamo approvato la legge di riforma del sistema di Governo regionale locale, le disposizioni su Città metropolitane, Comuni e Unioni. In quella legge abbiamo – lo ribadisco ancora una volta – introdotto alcuni elementi importanti, anche perché abbiamo corretto – sottolineo “corretto” – alcune delle storture e delle inefficienze contenute nella legge Delrio, facendoci carico di alcune contraddizioni che quella legge aveva creato, senza risolverle, e mettendo anche risorse per la risoluzione di alcuni problemi che quella legge aveva creato.

Abbiamo riformato la legge 8 luglio 1996, quella che sta alla base di tutti i processi di fusione che si sono sviluppati in questi anni. Lo abbiamo fatto approvando una legge nel luglio di quest’anno, quindi qualche mese fa, introducendo, anche lì, alcuni correttivi importanti, che abbiamo discusso a lungo e che, secondo il nostro punto di vista, hanno migliorato la legislazione regionale in materia e hanno dato maggiori possibilità ai cittadini e ai Comuni per affrontare le sfide che le varie comunità territoriali intendono affrontare in merito ai processi di riforma di fusione dei Comuni. Questi sono gli atti di cui, sulla materia di cui stiamo parlando, è stata protagonista. Sono tutte leggi di iniziativa della Giunta che hanno avuto l’impulso, ovviamente, dell’assessore Petitti.

Le mozioni di censura stanno sul merito. Io vi chiedo quale tipo di censura dovremmo svolgere, dato il programma, rispetto agli atti che sono stati approvati. Di questo stiamo parlando, se vogliamo parlare seriamente. Sulla legislazione e sulla produzione legislativa questi sono i dati.

Dopodiché, se discutiamo in maniera dettagliata dei processi di fusione che riguardano questa legislatura e, in parte, anche quella che ci ha preceduto, allora parliamo di Poggio Torriana. Valsamoggia – lo sappiamo tutti – ha avuto una serie di elementi contraddittori e anche in questa sede ha prodotto una discussione molto significativa, oltre che sui territori. Però – cito – abbiamo portato a termine e le comunità locali hanno espresso il loro assenso alla fusione che ha portato all’istituzione dell’Unione dei Comuni di Poggio Torriana, Sissa Trecasali, Fiscaglia, Ventasso, Alto Reno Terme, Montescudo, Monte Colombo, Terre del Reno, Polesine e Zibello.

Vi sono alcune fusioni che non sono andate a buon fine. Allora, se facciamo una discussione di merito, dobbiamo chiederci: è sbagliata la strada che abbiamo scelto, vale a dire quella di sostenere – badate, sostenere, non imporre – i processi di fusione laddove vengano richiesti? Oppure, è giusta, ma bisogna intervenire per rimuovere le ragioni che non hanno portato al risultato sperato laddove queste fusioni non hanno funzionato?

Del resto, può anche capitare che un amministratore – non voglio scaricare responsabilità su nessuno, sto semplicemente compiendo un’analisi di carattere generale – faccia il passo più lungo della gamba, non prepari eventualmente il percorso nel modo migliore. Può succedere. Quindi noi, che abbiamo risposto positivamente alle istanze dei territori, ci troviamo di fronte a un risultato che non è quello auspicato, perché – lo ribadisco – io credo che le fusioni siano importanti passaggi di riforma dell’assetto amministrativo del Paese, specialmente per i comuni di più piccole dimensioni. Infatti, al di là del gioco delle bandierine, c’è il tema, che credo dovrebbe appassionare tutti noi, di come fare a garantire i servizi alle comunità e ai cittadini. Questo è il tema. Noi dobbiamo rispondere a quella domanda.

Io continuo a pensare che i processi di fusione, di semplificazione amministrativa, di aggregazione amministrativa siano strumenti utili per garantire migliori e più efficaci servizi ai cittadini, specie nei comuni che contano 8.000-10.000 abitanti. Al di sotto di quella soglia, i processi di fusione vanno sostenuti in tutti i modi. Ovviamente, non imposti. Ma qui nessuno lo ha imposto. D’altronde, è tipico delle nostre discussioni: manca sempre un pezzo. Se qualcuno qua volesse imporre dei processi di fusione, lo potrebbe fare, perché la legge lo potrebbe consentire. Se qua dentro decidessimo di promuovere un processo di fusione fra alcuni comuni e questa proposta trovasse ventisei consiglieri regionali favorevoli, la legge si farebbe e i comuni sarebbero costretti a fondersi, a prescindere dal referendum. Questo sarebbe eventualmente imporre processi di fusione. La legge lo consente. Ma nessuno ha mai percorso quella strada. Nessuno.

Abbiamo sempre detto: aspettiamo che siano le Istituzioni a chiederci di avviare i progetti di legge di fusione, chiediamo il parere dei cittadini e poi insieme valutiamo. Quindi, non ci sono mai state imposizioni. Ci sono stati percorsi richiesti dalle Istituzioni e dalle comunità locali, sui quali ci siamo spesi accompagnando quei processi, certo anche con gli studi di fattibilità che hanno preceduto i progetti di legge, certo anche con l’impegno personale e individuale di molti di noi, delle figure istituzionali qui rappresentate, perché la politica è prendere parte. E questo aspetto lo voglio sottolineare.

Badate, io interpreto il ruolo in modo molto semplice. Siccome penso che il principale costo della politica, quello realmente insopportabile, sia la mancanza di decisione e di assunzioni di responsabilità, io penso che di fronte a un referendum di quel tipo, ma non solo di quel tipo, siamo chiamati a dire cosa ne pensiamo, a manifestare la nostra idea, e dobbiamo misurarci con il consenso dei cittadini. È fin troppo facile dire: vediamo quello che succede e poi decidiamo. No! Questo no! Io penso che sia una mia responsabilità, quale legislatore regionale, esprimere la mia posizione relativamente a un processo di fusione, spendermi in una direzione, per poi valutare se i cittadini premiano o meno il mio atteggiamento. Questo deve fare la politica: individuare soluzioni. Allora, se pensiamo che le fusioni siano una soluzione, ci spendiamo in questa direzione; diversamente, ci spendiamo in un’altra. Del resto, tutte le volte siamo tutti d’accordo a parole sul fatto che le fusioni potrebbero essere importanti, poi concretamente emerge sempre una ragione per la quale qualcuno si sfila. È un atteggiamento davvero strano.

Mettendo in ordine questi aspetti, io dico che la mozione di censura – e credo di averlo motivato – la trovo semplicemente destituita di fondamento. Poi, se vogliamo discutere dei processi di fusione, lo facciamo. Tuttavia, lo ripeto, trovo che lo strumento di censura sia destituito di fondamento. Noi riteniamo che il lavoro svolto in quest’ambito dall’assessore Petitti e dalla Giunta in generale vada sostenuto. Noi ci siamo e ci saremo su questi aspetti, perché le riforme della Pubblica Amministrazione vanno fatte e vanno fatte bene. Non tutte le riforme in questo Paese vengono fatte bene, e ne discuteremo una oggi pomeriggio che riguarda tutti gli italiani, che non è una buona riforma, e mi riferisco alla riforma costituzionale, perché un conto è il titolo, altra cosa è lo svolgimento. Quella non è una riforma positiva per il Paese. Noi ci occupiamo di altre cose, e quelle che si stanno producendo qua e la linea che si sta cercando di perseguire qua ci trovano favorevoli e vanno sostenute.

Noi, pertanto, respingeremo con determinazione questa censura e voteremo contro. Sosteniamo l’operato dell’assessore Petitti, che si è spesa molto, ovviamente insieme al presidente, in questi mesi per sostenere i processi di fusione. Ma, anche qui, prima il consigliere Pompignoli ha fatto un passaggio rispetto al quale, onestamente, mi permetto di dissentire, usando un eufemismo: non è che si possa sostenere liberamente e bellamente che, quando i cittadini votano secondo i propri desiderata, sono informati e hanno ben votato, mentre quando votano diversamente non sono informati. È un modo strano di concepire la democrazia. Non si può dire che, laddove i cittadini hanno votato “sì”, magari con percentuali bulgare – utilizzo questa espressione –, a un processo di fusione, non erano ben informati. È uno strano concetto di democrazia. Se più del 50 per cento dei cittadini va a votare e di quelli più del 90 per cento esprime il proprio assenso a un progetto di fusione, non possiamo dire che non sono informati. È una mancanza di rispetto nei confronti di chi esercita il proprio diritto-dovere di elettore.

Io sono stato accusato, in qualità di relatore di maggioranza del progetto di legge che riguardava il Comune di Alto Reno Terme, di partecipare attivamente a iniziative di campagna elettorale in cui si spiegavano le ragioni del “sì” alla fusione. Anche qui, o ci prendiamo in giro, e allora va bene tutto, possiamo dire tutto, oppure dobbiamo prendere atto che è naturale che un relatore di maggioranza di un progetto di legge, che sia in campagna elettorale o meno, possa andare tra i cittadini a motivare le ragioni di quel progetto di cui è relatore. E come l’ho fatto io, l’ha fatto il presidente Bonaccini o l’assessore Petitti. Se si mette in discussione questo principio, allora vuol dire che si interpreta la politica in modo sbagliato, a mio giudizio. Io, invece, penso l’esatto contrario. Peraltro, come il relatore, il presidente o l’assessore va in giro per i territori a spiegare perché è giusto fare una fusione, così può fare altrettanto qualche esponente anche di questa Assemblea per spiegare le ragioni del “no”. Altrimenti, e concludo – mi darà atto, sottosegretario, che sono stato nei tempi, infatti ho ancora trenta secondi a disposizione –, si interpreta in modo davvero strano la democrazia.

In conclusione, invece di accusarci del perché facciamo campagna elettorale, assumiamoci la responsabilità di dire concretamente e seriamente ai cittadini ciò che pensiamo. E credo che oggi, da questo punto di vista, la Regione Emilia-Romagna possa essere orgogliosa dei processi che ha messo in campo. Certo, tutti noi dovremmo interrogarci…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Taruffi, ha finito. Zero. Mi dispiace.

 

TARUFFI: …sulle ragioni per cui alcuni sono andati male.

Ho concluso.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliere Bertani, ha la parola.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Temo di non avere le capacità oratorie e di resistenza del consigliere Taruffi, tuttavia desidero ugualmente esprimere qualche concetto.

Purtroppo, collega Taruffi, è diffusa la considerazione che, quando i referendum danno una risposta che non piace, è la gente che non ha capito il quesito e che, quindi, forse certe libertà andrebbero limitate. Purtroppo c’è qualcuno che la pensa in questo modo, il che è davvero preoccupante.

A parte le battute, noi abbiamo sempre ribadito che le fusioni sono di per sé un fatto positivo, perché sicuramente portano a una semplificazione e possono generare vantaggi per i territori. Ma rappresentano un fatto positivo solo dove possono funzionare. Non è detto che debbano necessariamente funzionare dappertutto. Inoltre, sono un fatto positivo se esprimono il risultato non di un’imposizione, bensì di una scelta dei cittadini. Invece, qui purtroppo il tema sembra che la scelta dei cittadini – mettiamola in un modo o nell’altra – non sia mai sempre troppo gradita, innanzitutto perché vanno informati forse all’ultimo minuto, ma anche perché, se esprimono il “no”, in qualche modo bisogna interpretarlo come un “sì”, e mi spiego.

Secondo la nostra visione, alla fusione ci si arriva con un percorso e quel percorso non inizia il giorno prima della campagna elettorale del referendum. È già troppo tardi. Invece, è un percorso che deve cominciare prima. Tuttavia, a me sembra che questo percorso a volte inizi solo nelle segreterie dei partiti, anzi nella segreteria del partito. Pare quasi che abbiate istituito un premio di produzione per i segretari del PD, perché in tutti i territori la proposta di fusione generalmente arriva da quelle sedi. Lo vedo nei miei territori: addirittura gli annunci si fanno alle Feste dell’Unità, senza magari aver prima sentito i cittadini. Certo, può anche esserci un ragionamento a priori. Ma quel percorso andrebbe proposto subito ai cittadini, fin dall’inizio degli studi di fattibilità. Bisognerebbe ascoltare tutti e proporre i vantaggi di quella fusione. Diversamente, se vi limitate a farlo all’ultimo momento, nascono i “comitati del no” anche interni a voi che vi smontano la fusione e non permettono un ragionamento sereno e fatto per tempo, perché le scelte, come dicevamo anche ieri, si compiono per convinzione e non per costrizione, altrimenti aumenta la sfiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni.

Stesso atteggiamento avete assunto in occasione della modifica della legge sulle fusioni, che abbiamo affrontato questa estate. Avete scritto e presentato un articolo in Assemblea soltanto all’ultimo minuto, un provvedimento contenente decine e decine di parole che non stabilivano semplicemente che, quando un comune manifesta il proprio dissenso rispetto a una fusione, non si procede, ma inseriva tutta una serie di clausole. Mi è sembrata un po’ la riformulazione dell’articolo 70 della riforma costituzionale, che è perfetta per complicare ulteriormente le cose, determinando come effetto la diminuzione della fiducia dei cittadini nelle Istituzioni.

Noi, al riguardo, siamo critici, ma siamo anche propositivi. Non a caso, ieri, collegata a questa mozione di censura, abbiamo depositato una risoluzione, che poi abbiamo verificato non essere tecnicamente abbinabile, nella quale proponiamo alcune soluzioni, che in parte sono quelle che ho già illustrato. Innanzitutto, se un comune dice “no”, non ci può essere una forzatura pur di arrivare alla fusione. Questo va ribadito. Peraltro, è ciò che avevamo detto anche all’inizio. Quindi, l’articolo è semplice. E sono contento che il consigliere Bignami abbia citato questa possibilità, che era quella che noi richiamammo già il giorno della “riforma” della legge sulle fusioni, vale a dire che, se all’interno di una fusione che coinvolge più comuni soltanto un gruppo di comuni è favorevole alla fusione, dobbiamo trovare un percorso che porti avanti quella fusione. E qui arriviamo all’esempio di Saludecio e Mondaino: se fosse stato approvato il nostro articolo, che avevamo proposto e che comunque poteva essere modificato, anche se il concetto era quello, oggi non vi trovereste nelle pesche, come vi state trovando, su Saludecio. Semplicemente si sarebbe potuto tentare di procedere alla fusione dei due Comuni che avevano espresso nettamente un voto favorevole e pensare successivamente a utilizzare altri strumenti e verificare se si poteva procedere in altro modo. Su questo vi siete tagliati le gambe da soli. Io spero che ci sia un ripensamento da parte vostra.

Come pure auspico un ripensamento – e vogliamo capire poi dalla risposta dell’assessore – sul processo di avvicinamento alla fusione, che a nostro giudizio deve essere anticipato di molto. Già quando si sta pensando a uno studio di fattibilità bisogna coinvolgere i cittadini. Non che gli si presenta uno studio preconfezionato, dove arriva il solito tecnico che dice: uno più uno – qualche volta in qualche studio abbiamo visto anche che uno più uno fa tre, va beh, pazienza – fa due, la riorganizzazione porterà questo. Non basta, perché non si illustrano i vantaggi concreti per i cittadini e non si coinvolgono i cittadini nella discussioni. Vengono coinvolti soltanto quando la decisione è già presa. A quel punto i cittadini hanno in mano un’arma per dimostrare anche il proprio dissenso nei confronti delle Istituzioni. A volte un “no” è anche una manifestazione di sfiducia nei confronti delle Istituzioni, senza che vi sia una discussione valida.

In definitiva, l’invito che vi rivolgiamo è di coinvolgere subito i cittadini, non appena cominciano gli studi di fattibilità – e ne stanno arrivando tanti –, altrimenti poi le cose non funzionano. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Debbo premettere che, essendo stata richiamata in più occasioni la mozione di censura, effettivamente a me pare una dizione un po’ da MinCulPop. Tuttavia, debbo anche dire che così l’ha definita e la definisce lo strumento regolamentare a nostra disposizione. Se vi fosse stata una mozione di dissenso, sicuramente avremmo avuto anche noi più piacere di poter dire che dissentivamo politicamente dall’assessore Petitti. Peraltro, l’unico modo per far calendarizzare uno strumento di questa natura è dar luogo alla mozione di censura.

Aggiungo anche che nessuno qui vuole, almeno da parte mia, processare l’assessore per le sue convinzioni in materia di fusioni. Mi permetto soltanto di dire che sul piano politico è fondamentalmente errato – vale per l’assessore, ma vale per tutti noi – continuare a sbandierare come elemento di conquista del consenso i fondi messi a disposizione delle fusioni. Lo dico perché, avendo partecipato a parecchie assemblee in comuni investiti da queste fusioni, sindaci e amministratori di varie parti politiche a un certo punto hanno obiettato: se i soldi ci sono, perché non li date direttamente ai Comuni che ne hanno bisogno, anziché darli solo come merce di scambio per la fusione? Voi capite che controbattere a un’argomentazione di questo tipo non è propriamente facile.

Mi permetto, allora, di formulare due osservazioni, assessore Petitti. Dopo il 16 ottobre e la tornata non esaltante dei risultati pro fusioni, vi sono state dichiarazioni da parte dell’assessore Petitti che meritano la massima attenzione. Badate, chiarisco una volta per tutte che l’assessore Petitti non è al centro di questa mozione sul piano personale – a me personalmente è anche simpatica – ma sul piano politico. Lo dico perché si assiste anche a questa tendenza a voler personalizzare strumenti di battaglia politica, quindi è giusto chiarire che nessuno qui ha delle finalità di attacchi personali. Però, assessore Petitti, lei ha dichiarato: “Fusioni nel Piacentino: ha prevalso la paura”. Io non parlo a vanvera: ho sottomano le sue dichiarazioni. Lei non è stata bacchettata dal consigliere Foti, ma dalla maestra Dina Bergamini, che in quelle zone vive e insegna da quarantun anni, la quale le ha risposto: “Abbiamo votato ‘no’ per ben altre ragioni”. E sa quali sono queste ragioni, assessore Petitti, in comuni di montagna? La prima è stata questa: “La montagna non ha bisogno di carità, ma di progetti impostati sulla realtà dei contesti territoriali, per fornire in breve tempo i servizi necessari a rivalutare un territorio che ha ancora tante risorse”. Quando si dice alla gente che ha votato per paura, l’obiezione che le viene mossa è in queste poche parole, che mi permetto di leggere, che riassumono i sentimenti di quelle popolazioni: “I ragazzi di montagna, dopo la licenza media, per continuare gli studi si alzano alle 5,30 del mattino e dalle frazioni distanti anche più di dieci chilometri, con mezzi propri o con l’impegno di un familiare, raggiungono il capoluogo e, con la corriera che parte alle 6,20, dopo un’ora e trenta di viaggio, se va bene, arrivano all’istituto di scuola superiore al quale sono iscritti. Stesso percorso per il ritorno a casa alla fine delle lezioni”.

Noi non dobbiamo pensare di vivere in un mondo virtuale, fatto solo di gente avvezza a frequentare i salotti del capoluogo, di provincia o di regione. È questo che manifesta la distanza siderale che sussiste tra una realtà dipinta e una realtà vera.

Inoltre, anche rispetto al comune del riminese nel quale c’è stato un risultato non plebiscitario sui tre comuni, lei cosa dice? “Il percorso della fusione in Valconca non si blocca. Parlerò con Polidori”. Qui siamo al gerarca che parla con il podestà, e gli dice: è così e così deve essere! Il suo e gli altri pareri poi saranno valutati dal Consiglio regionale, che avrà l’ultima parola. Ma di cosa deve parlare l’assessore con il sindaco, dopo che c’è stato un referendum? Un referendum sul quale l’unico soggetto competente non è che è stato paracadutato dal Parlamento all’Assessorato, ma è esattamente questo Consiglio di eletti. Ci ricordava oggi il consigliere Caliandro che sono passati due anni da quando siamo stati eletti, anche se non sono due anni che siamo stati proclamati – c’è una leggera sottigliezza – ma è evidente che chi ha una legittimazione popolare vasta sappia fare le scelte come devono essere fatte.

Arrivo all’ultima osservazione che mi permetto di formulare. Basta con questo mito della Valsamoggia. Si perderanno tutti i referendum se si manda in giro il sindaco di Valsamoggia. La consigliera Tarasconi era con me a Bettola, era estate e facevamo un’assemblea per spiegare le nostre ragioni. Lei si è sbilanciata molto per il “sì”. Infatti, mi ha dato del democristiano, perché io sono stato più tattico e ho detto loro che non era mia intenzione indicare come votare, in quanto ognuno è capace di giudicare, ma che mi sarei limitato a illustrare gli estremi di questo progetto di legge e gli effetti di una sua eventuale approvazione.

Il sindaco di Valsamoggia è venuto spiegarci che lui, negli ultimi anni, ha investito venti milioni di euro ed è venuto a spiegarlo in un comune che ha un bilancio di un milione di euro, e in tutta la provincia di Piacenza gli investimenti sono pari a 7,5 milioni di euro. Capite bene che fare degli esempi che hanno poco senso muovono esattamente dei sentimenti contrari a quelli che, invece, si potrebbero suscitare non pensando che il consenso si acquista, ma che il consenso si conquista, che è concetto leggermente diverso. Ai cittadini bisogna saper proporre le fusioni non partendo dai soldi a disposizione, ma partendo da una lettura corretta dei territori.

Aggiungo che, in occasione dell’ultimo nostro dibattito sotto il profilo istituzionale in ordine alle fusioni, mi sono permesso di sottolineare che forse la strada maestra andrebbe invertita: anziché predisporre le delibere dei Consigli comunali, che poi si fanno finanziare i progetti dalla Regione, che poi vanno a referendum e che poi portano il risultato del referendum in dote, forse sarebbe meglio che chi vuole compiere un’operazione di questa natura prima chiedesse il parere ai cittadini sull’ipotesi di fusione e poi, una volta che tale ipotesi è stata concretizzata, richiedesse lo studio di fattibilità per vedere se sta in piedi. Prima, però, occorre ottenere un consenso a bocce ferme, non un consenso derivato da soldi, soldi, soldi. E ricordo che, in un dibattito, anche il presidente Bonaccini affermò che le fusioni non si debbono fare solo perché diamo soldi. Io penso che vi sia una maturità dei territori che va acquisita con esempi, che non sono certo quello del sindaco di Valsamoggia, il quale ha parlato di entrate e di IMU che nelle nostre zone se le sognano i comuni che volevano fondersi.

Assessore Petitti, lei si è pronunciata sulla Val Nure, ma le dico che la distanza di sindaci eletti con il 60-70 per cento dei voti, quindi sindaci che hanno conseguito un grande consenso, dà il posto su questa materia. Infatti, nei comuni di Ponte dell’Olio e Vigolzone non c’era solo il consenso – parlo soprattutto di Ponte dell’Olio – del sindaco di centrosinistra, ma c’era anche il consenso dell’opposizione. A Vigolzone non era così, ma era in campo il presidente della Provincia, sindaco di quel Comune, eletto con il 70 per cento dei voti un anno fa, e quattro giorni prima del referendum il problema era sapere se il referendum passava con il 60, con il 58 o con il 55 per cento dei voti. Quando ci si trova innanzi a risultati nettamente ribaltati, allora forse sarebbe opportuno chiedersi se anche tutti i dépliant che sono stati consegnati, i volantini che sono stati distribuiti, le kermesse che sono state messe in piedi non hanno dato l’idea alla gente del signor Bonaventura, che forse ai più giovani dice poco, ma chi è più anziano lo ricorda.

Ebbene, io sono dell’avviso che si debba compiere una rivalutazione politica di ciò che è accaduto, prendendo atto che ci sono territori che proprio non si vogliono mettere assieme, che secondo me sono la minoranza, ma prendendo anche atto che la reazione di molte popolazioni è stata dettata da questa quasi obbligatorietà di fondersi per avere i soldi.

Ve lo dico perché, essendo andati – anche qui chiamo in causa la consigliera Tarasconi, perché era presente, come era presente anche l’assessore Gazzolo – una domenica mattina a Ottone, che è l’ultimo comune della provincia di Piacenza prima della provincia di Genova, e avendo tenuto un summit con tutti i sindaci di quella valle, a un certo punto un sindaco giovane, quindi non uno dei vecchi, precisamente il sindaco di Corte Brugnatella, si è alzato e ha detto: sentite, ma perché voi volete farci fondere, anziché dare a noi i soldi, così pensiamo noi a realizzare le opere? E vi dico che era un sindaco non di centrodestra, bensì di centrosinistra. Alla fine, i favorevoli a quella fusione erano rimasti il sindaco di Zerba, il sindaco di Cerignale e forse il mio amico sindaco di Ottone, sperando che non veda un’altra volta la Madonna, perché sennò cambia idea.

 

VOCE: Quale Madonna?

 

FOTI: Ha avuto una visione anche lui.

Badate, lo dico non per irridere un problema che è serio, ma per farvi capire come sia diffusa tra gli amministratori una certa diffidenza rispetto a come abbiamo posto un problema. Noi pensavamo di dargli un forte slancio puntando sulla premialità. La risposta è stata di altrettanta radicata diffidenza.

Ecco perché, assessore Petitti, dico che, a mio avviso, sul piano politico, quindi non sul piano personale, alcune sue dichiarazioni sono state errate. La censura a me non piace come istituto. Anzi, spero che, quando cambieremo questo benedetto Regolamento, la chiameremo in altro modo. In realtà, la nostra è una mozione di dissenso politico rispetto a una interpretazione di dati che, a nostro avviso, meritavano un’altra lettura. Tutto qui. Senza processi alle intenzioni e alle persone.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Vorrei farvi la proposta di far intervenire il presidente e poi riprendere alle ore 14,30-14,40 con...

 

(interruzioni)

 

Ci sono le dichiarazioni di voto per i minuti rimanenti e il voto per appello nominale.

 

(interruzioni)

 

Bene. Intanto facciamo parlare il presidente.

Presidente Bonaccini, a lei la parola.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie per avermi consentito di intervenire. Più tardi abbiamo una conferenza stampa.

Prendo per buono l’intervento del consigliere Foti. Se la portiamo sul piano del dissenso politico, della lettura differente, a mio parere, facciamo una discussione anche più cogente rispetto a una censura – permettetemi, lo dico chiedendo anche scusa al consigliere Pompignoli, al quale ho fatto perdere qualche minuto – che, secondo me, attiene soltanto a una valutazione e non tanto all’elemento di sfiducia o meno verso un assessore o un presidente, visto che stiamo parlando di scelte amministrative (dirò qualcosa su questo) nel merito delle quali, se penso alla Lega e al Movimento 5 Stelle, ci sarebbe da discutere.

Noi eravamo, qualche anno fa, alle prese con alcuni provvedimenti – uno dei quali presentato e poi ritirato dal ministro Calderoli, indicato nel programma del Movimento 5 Stelle nelle elezioni politiche del 2013 – che avrebbero prefigurato che noi ai cittadini dei Comuni sotto i 1.000 abitanti, in un caso, però, se penso all’Italia, sono centinaia e centinaia di Comuni, addirittura sotto i 5.000 abitanti, da parte del programma di Beppe Grillo (parleremmo di oltre la metà dei Comuni), non avremmo chiesto nulla. Prevedeva l’accorpamento forzato.

 

(interruzioni)

 

Ragazzi, la campagna elettorale l’avete fatta voi come l’ho fatta io. Mi sono trovato vostri esponenti che mi dicevano: “Se vinceremo noi le elezioni, finalmente, sotto i 5.000 abitanti non ci sarà più nessuno”.

Capisco che oggi è una giornata complicata per il Movimento 5 Stelle, però evitiamo di stravolgere la realtà. Il che, peraltro...

 

(interruzioni dei consiglieri Bertani e Piccinini)

 

Le do atto.

Consigliera Piccinini, eviti di farmi dire cose abbastanza sgradevoli per lei rispetto a come si è comportata qualche anno fa. Per favore.

Io apprezzo, consigliere Bertani, le cose che ha detto, perché le ha riportate, a mio parere, dentro un equilibrio di dibattito politico che...

 

(interruzioni)

 

Ve le dico fuori, se volete, ma molti hanno capito qui dentro.

Di dibattito politico, dicevo, rispetto al quale credo che la valutazione vada fatta sulle questioni singole che avvengono. Prima questione: noi stiamo discutendo di una valutazione che, rispetto alle questioni delle fusioni, mette in campo un’opportunità per i territori che vogliono provare a perseguirla. D’altra parte, se la mettiamo sul caso politico, abbiamo trasversali gli schieramenti. È stato detto dal consigliere Bignami e l’hanno ripetuto altri. Ricordo, nel marzo scorso, quando due Comuni del piacentino, Borgonovo Val Tidone e Ziano, fecero una proposta che, a mio parere, era un po’ non avventata nel merito (ci mancherebbe), ma percorsa troppo velocemente, che ha visto due Comuni guidati da Lega e centrodestra proporre, legittimamente, una fusione. Io andai, su loro invito, a spiegare perché, a nostro parere, poteva avere una valutazione positiva.

Gli schieramenti di fusioni sono stati citati, quindi non vi faccio perdere tempo. Lo stesso Movimento 5 Stelle in alcuni casi ha sostenuto alcune fusioni e in altri casi non le ha sostenute, come sta alla natura di un provvedimento che non vuole essere centralizzato. Se l’avessimo voluto centralizzare, non avremmo dato, magari, l’opportunità ai cittadini di esprimersi, con altre proposte che, come in passato, sarebbero diventate certamente coercitive, ma avremmo messo in campo l’opportunità per i territori di provare a percorrere – certo, con incentivi – una strada che oggi fa ottenere risorse per risparmiare all’infinito nel domani.

Detto questo, e questo sta alla valutazione dei casi, stiamo anche dentro un dibattito in cui in Italia si sta facendo fatica a vedere processi di fusione. I numeri lo dicono chiaramente. Ed è per questo, se vi ricordate, che io dissi qualche tempo fa: non vorrei che, prima o poi, qualche Governo, indipendentemente dall’appartenenza politica, decidesse, magari di fronte alle lamentele o alla fatica di tante piccolissime realtà che non hanno dipendenti... Hai citato Zerba. Credo abbia un dipendente: Claudia Borrè. Nel momento in cui va in malattia o in ferie, spero ci vada anche lui... Io sono andato a fare un’iniziativa là. Hanno dovuto pulire un magazzino... Una persona ha detto: “Speriamo venga poche volte il presidente”. Questo qui, da solo, se non ci fosse stato il volontariato, avrebbe dovuto organizzare la giornata.

Quello che voglio dire, a parte le battute, è che si tratta di un’opportunità che si sta offrendo. L’Emilia-Romagna, da questo punto di vista, con il Trentino Alto Adige (qualche altra Regione sta cominciando, un po’ la Toscana e un po’ la Lombardia), se la prendete dal punto di vista del totale dei Comuni, che oggi sono 333 con l’ultima fusione fatta... Anche se sia quella di Borgonovo Val Tidone e Ziano sia quella – di cui dirò qualcosa tra poco – dei tre Comuni Saludecio, Montegridolfo e Mondaino, nel totale dell’espressione dei “sì”, sarebbero fusioni da fare. Ne sono state realizzate 9 per 24 Comuni complessivi. Se ci metto i Comuni che vi ho detto, arriviamo a un totale di 30. È quasi un 10 per cento del totale dei Comuni dell’Emilia-Romagna. È un risultato non disprezzabile rispetto a una regione, la nostra, che ha – credo – 18 Comuni sotto i 1.000 abitanti.

La nostra è una regione con pochi Comuni rispetto ai 4,5 milioni di abitanti, se paragonata ad altre. Quindi, è una regione che, tutto sommato, ha già una sua consistenza, dal punto di vista di comunità, non così parcellizzata come il Piemonte, la Lombardia, la Sicilia e altre regioni.

Sulla scala dei pilastri della legislatura, fatelo dire a me, ma so perfettamente che lo pensate anche voi, per me questa legislatura ha alcuni obiettivi. In primo luogo ridare lavoro a chi lo ha perduto, far riaprire qualche impresa o far alzare una saracinesca a chi l’ha dovuta abbassare, garantire una sanità di grande qualità, dare servizi di welfare dai bambini agli anziani, ai disabili e alle famiglie, che siano all’altezza di quello che si aspetta l’Emilia-Romagna, ridurre l’inquinamento ambientale, e via dicendo. Le fusioni – le ho inserite io nel programma, quindi avete ragione – le considero importanti, ma in quella scala di priorità del programma, perdonatemi, credo nemmeno voi mi vogliate addossare, rispetto al dibattito che facciamo tutti i giorni, che quello è il punto centrale, la stella polare.

Ve la dico così: se portiamo la disoccupazione davvero al 4,5-5 per cento al 2020, come abbiamo sperato e come speriamo tutti (non ho dubbi che questa sia una speranza, indipendentemente dalle appartenenze politiche), rinuncio anche a qualche fusione, dovendo scegliere. Alla luce delle richieste di studi di fattibilità che ci stanno arrivando e rispetto al fatto che il dibattito in alcune realtà è quello di immaginare che ci si possa provare, io mi auguro – rispetto a ciò che penso io per le piccole realtà, ossia che possono essere più forti se aggregate, laddove omogenee – che questo processo possa continuare.

Forse dobbiamo tutti quanti metterci meno enfasi. Ci sono stati alcuni risultati sorprendenti rispetto a quello che i territori immaginavano. Non da Bologna. Alcune volte, si fa anche più fatica che a viverla nel territorio. Ha citato il caso più emblematico il consigliere Foti. Abbiamo realtà in cui, anche senza fusione, ci sono dati clamorosi. Il 93 per cento di Montegridolfo è clamoroso. L’80 e oltre per cento di Mondaino è clamoroso. Su questo, dico una cosa subito. Per quanto mi riguarda, l’Assemblea legislativa ha tutta l’autonomia per decidere come vuole. Penso che andare contro un’Istituzione – Saludecio decide di far esprimere il Consiglio comunale eletto dal popolo, fino a quando la democrazia rappresentativa è fatta così – credo che sia una responsabilità un po’ complicata da prenderci.

Si può, poi, disquisire sul fatto se abbiano fatto bene a discutere lì prima di riaprire una discussione, visto che la maggioranza di non poco, di 20 punti nel totale, aveva scelto il “sì”, dei tre Comuni coinvolti. Nessuno ha costretto Saludecio a provare a fare la fusione a tre. Questo è un altro dibattito. Nel momento in cui un’Istituzione si esprime, per me la partita è molto chiara, rispetto a come si dovrebbe delineare, il che potrebbe non impedire agli altri due Comuni – in questo ci porta a una riflessione il consigliere Bertani, da ascoltare non solo con grande rispetto, ma anche con attenzione – di ripartire immediatamente, magari, con un processo, alla luce di quel consenso che ha dimostrato che hanno dalla loro parte tutti i cittadini.

Guardate che curiosità. Per questo dico di affrontare tutto con prudenza. Territori che sono a 500 metri di distanza, a un chilometro di distanza, vedono, da un lato, la popolazione tutta schierata per il “sì” e, dall’altro lato, la maggioranza per il “no”. Faccio fatica a pensare che ci siano condizioni geneticamente modificate. Immagino che ci siano valutazioni per le quali – la dico così – forse le Amministrazioni comunali che vogliono fare le fusioni dovrebbero valutare con un po’ più di prudenza, magari, se davvero è un percorso da immaginare immediatamente o attendere qualche tempo per prepararlo meglio. Voi capite, però, che se all’Amministrazione regionale arriva la richiesta di valutare, nella propria autonomia... Insomma, si fa fatica a respingerla nel momento in cui abbiamo detto, trasversalmente, che spesso è anche frutto di forze politiche che al loro interno non sempre hanno la stessa idea.

Per quanto ci riguarda, chiaramente, non c’è alcuna censura per l’assessore, che sta lavorando molto bene e sta rispettando le linee programmatiche che avevamo stabilito. Dobbiamo immaginare che questo percorso, probabilmente, ha bisogno di un accompagnamento ulteriore. Il fatto che, nonostante quel risultato referendario che, peraltro, più che 5 a 1, sarebbe 4 a 2 nell’esito... Ripeto: avete capito cosa penso. Attenti: in alcuni casi di bocciatura siamo proprio a pochissimi punti percentuali di distanza. Questo vale, al contrario, anche quando in alcuni casi si è vinto di poco.

Continuano ad arrivarci richieste dai territori. Indipendentemente da cosa pensa quest’aula, questo sta a significare che nei territori vi è una valutazione che porta a immaginare, per alcuni, che possa essere ulteriormente positivo provarci in futuro. Tutto qua.

A fronte della grande educazione dimostrata da parte di tutti e anche della cogenza di dibattito, da questo punto di vista, discutiamo, valutiamo. Va bene tutto. Ripeto: la considero un’opportunità per i Comuni di potersi fondere, nel momento in cui i loro cittadini pensano che sia valido. Se lo chiedete ai sindaci che hanno fatto le fusioni, gran parte di loro – o tutti loro – vi risponde che le avrebbero volute fare prima, alla luce dei risultati che stanno portando in quei territori. Dall’altra parte, abbiamo un altro elemento che riguarda la spinta delle Unioni, che in Italia ci vede come Regione capofila, ma che altre Regioni stanno cominciando a mettere in campo. Le Unioni hanno senso – e per me hanno senso – quando mettono in gestione associata i servizi. Altrimenti, indipendentemente da chi le fa, quindi dall’appartenenza politica, rischia di essere una grande cornice nella quale la tela con il quadro manca completamente. Tutto qua.

Se la teniamo così, nelle differenze reciproche, possiamo immaginare di dare un contributo ai territori, ai quali non togliamo un’opportunità, e possiamo pretendere un’attenzione maggiore nel valutare con un po’ più di cogenza se la rincorsa alla richiesta attenga a valutazioni, certo, non di campanile (in Italia non parlarne è complicato), ma dall’altra che non sia solo, come un po’ tutti avete detto, attinente al tema di più risorse. Se davvero fosse così, anche se è vero che arrivano, effettivamente sarebbe poca cosa e potrebbe, persino, apparire agli occhi dei cittadini una rincorsa a realizzare nella propria legislatura qualche opera in più e non a offrire, invece, un’opportunità al proprio territorio. Vi ringrazio.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, presidente Bonaccini.

Guardo i Capigruppo per fare il punto della situazione. Abbiamo ancora due fasi: dichiarazione di voto e votazione per appello nominale, doppia chiamata.

Se siete d’accordo, potremmo proseguire fino alle ore 13,30 – penso sia possibile – e, magari, prenderci un quarto d’ora: invece che alle ore 14,30, alle ore 14,45. Capigruppo, un cenno di assenso? Bene.

Proseguiamo. Non ho avuto dissenso espresso.

Procediamo con le dichiarazioni di voto. Alcuni Gruppi hanno già esaurito il loro tempo. Altri no.

Per dichiarazione di voto, consigliere Pompignoli. Ha cinque minuti.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Ho ascoltato con molta attenzione il discorso del presidente Bonaccini, che in parte condivido e in parte no. Non lo condivido nella misura in cui è evidente che le richieste di fusioni derivano dal fatto che vengano più risorse economiche.

Se noi provassimo a dire “fate le fusioni, ma non vi diamo nulla”, stia a vedere, facciamo una scommessa, che nessuno le presenterà più una richiesta di fusione. È questo il punto. È stato evidenziato un po’ da tutti i consiglieri che hanno appoggiato la mozione di censura, che – ribadisco – non è contro l’assessore Petitti, ma è puramente politica. È chiaro, però, che dobbiamo prendere atto di quello che è successo.

Lei, presidente, non ha fatto alcune osservazioni sull’esito referendario. Ben venga quello che lei ha detto su Saludecio, Mondaino e Montegridolfo, cioè che, se fosse per lei, la fusione non dovrebbe andare avanti. È chiaro, però, che le dichiarazioni immediatamente dopo l’esito referendario erano totalmente diverse. Le ha lette prima il consigliere Foti le dichiarazioni dell’assessore Petitti. Secondo me, dopo quell’esito referendario, bisognava fermarsi e non fare dichiarazioni nelle quali si diceva: “Andiamo avanti lo stesso. Le fusioni sono la punta di diamante. Rappresentano il futuro”. No. Bisognava abbassare i toni, come lei ha detto. In realtà, i toni li avete alzati voi, non noi.

In realtà, i cittadini hanno detto “no” alle fusioni perché, evidentemente, avevano avuto una corretta informazione rispetto al processo di fusione. La mozione di censura riguarda esclusivamente questo. Fermiamoci. Evidentemente, ci sono alcuni problemi su queste leggi sulle fusioni e dobbiamo capire come risolverli.

Vi abbiamo detto che non siamo contro a prescindere, o a priori. Credo che sia opportuno – lo avevo detto in precedenza – fare, come diceva il consigliere Foti, un referendum prima di avviare il processo di legge per capire se, effettivamente, i Comuni intendono fondersi e non spendere denaro pubblico – che, a volte, è anche un mezzo propagandistico – per arrivare a procedimenti di fusioni che non dico che siano imposti, ma quasi sollecitati da chi li richiede.

La mozione di censura ritengo che sia corretta nei termini in cui è stata presentata perché pone un limite al dibattito e un’accesa discussione sull’oggetto della censura, cioè i progetti di legge sulle fusioni. Quindi, dal punto di vista regolamentare, credo che sia l’unico strumento che abbiamo per poter ragionare su determinati aspetti del programma di mandato.

Presidente, lei dice che nel programma di mandato ci sono altre priorità – le vedremo – rispetto alle fusioni. Va bene. Sono d’accordo. Però, a questo punto, vediamo come risolvere la questione. Cerchiamo una soluzione per quei Comuni che si intendono fondere per i quali prevalgono dissensi o consensi. Diamo un quadro generale e specifico del progetto di legge sulle fusioni.

Ovviamente, voterò a favore della mozione di censura. Questo è fuori discussione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Non ho altri iscritti in dichiarazione di voto. Non avendo altri iscritti, procediamo direttamente al voto.

Chiamo il segretario Torri qui al banco.

Consigliere Bertani, la prego.

 

BERTANI: Chiedo scusa, Presidente. Come al solito...

 

PRESIDENTE (Saliera): Mi dà un momento, intanto che lei interviene?

 

BERTANI: Certo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Al segretario Torri e agli scrutatori chiedo di andare al tavolo per prendere nota della votazione. I consiglieri scrutatori Zoffoli e Delmonte sono presenti, sostituisco il consigliere Campedelli, che non vedo in aula, con il consigliere Paruolo, nelle funzioni di scrutatore.

Prego, consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intanto, voglio ringraziare i colleghi della Lega per aver utilizzato questo strumento. Era ed è il momento di fare il punto su come stanno andando i processi di fusione.

Ovviamente, anch’io concordo con l’idea che, se il processo di fusione deve essere utilizzato per una compravendita con i territori, ai quali vengono promesse sovvenzioni e quant’altro, così non può funzionare. Mi sembra d’aver registrato un minimo di apertura rispetto a una riflessione, che va fatta, e ad alcune proposte, che anche noi facciamo. Visto che lo strumento, utilizzato in questo modo, probabilmente non raggiunge il fine per cui è stato pensato, ribadiamo la critica di quanto fatto fino ad oggi e registriamo un impegno ad un’inversione di rotta.

Per questo motivo, noi ci asterremo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Bene. Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere-segretario Torri per l’appello nominale. La votazione avviene con due chiamate. Ovviamente, chi viene chiamato si alza e dice “favorevole”, “contrario” o “astenuto”.

 

(interruzioni)

 

Alla censura, certo. Sì, alla censura.

Prego il consigliere-segretario Torri di procedere all’appello nominale dei signori consiglieri.

 

Il consigliere-segretario Torri effettua l’appello dei consiglieri che così si esprimono:

 

AIMI Enrico

favorevole

ALLEVA Piergiovanni

contrario

BAGNARI Mirco

contrario

BARGI Stefano

favorevole

BERTANI Andrea

astenuto

BESSI Gianni

contrario

BIGNAMI Galeazzo

favorevole

BONACCINI Stefano

contrario

BOSCHINI Giuseppe

contrario

CALIANDRO Stefano

contrario

CALVANO Paolo

contrario

CAMPEDELLI Enrico

contrario

CARDINALI Alessandro

contrario

DELMONTE Gabriele

favorevole

FABBRI Alan

favorevole

FOTI Tommaso

favorevole

GIBERTONI Giulia

(assente)

IOTTI Massimo

contrario

LIVERANI Andrea

favorevole

LORI Barbara

contraria

MARCHETTI Daniele

favorevole

MARCHETTI Francesca

contraria

MOLINARI Gian Luigi

contrario

MONTALTI Lia

contraria

MORI Roberta

contraria

MUMOLO Antonio

contrario

PARUOLO Giuseppe

contrario

PETTAZZONI Marco

favorevole

PICCININI Silvia

astenuta

POLI Roberto

contrario

POMPIGNOLI Massimiliano

favorevole

PRODI Silvia

contraria

PRUCCOLI Giorgio

contrario

RAINIERI Fabio

favorevole

RANCAN Matteo

favorevole

RAVAIOLI Valentina

contraria

RONTINI Manuela

contraria

ROSSI Andrea

contrario

ROSSI Nadia

contraria

SABATTINI Luca

contrario

SALIERA Simonetta

contraria

SASSI Gian Luca

astenuto

SENSOLI Raffaella

astenuta

SERRI Luciana

contraria

SONCINI Ottavia

contraria

TARASCONI Katia

contraria

TARUFFI Igor

contrario

TORRI Yuri

contrario

ZAPPATERRA Marcella

(assente)

ZOFFOLI Paolo

contrario

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

48

Assenti

 

2

Favorevoli

 

12

Contrari

 

32

Astenuti

 

4

 

PRESIDENTE (Saliera): La mozione di censura è respinta.

Sono le ore 13,30. Ci vediamo alle ore 15.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,29

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Sergio VENTURI e la consigliera Marcella Zappaterra.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 2215 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Modifica della legge regionale n. 15 del 2008 “Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali”»” (45)

 

Votazione emendamento 1, a firma della consigliera Piccinini

 

Presenti: 37

 

Favorevoli: 12

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Daniele MARCHETTI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 24

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 13

Enrico AIMI, Stefano BONACCINI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Votazione finale progetto di legge oggetto 2215

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 28

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 9

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 12

Enrico AIMI, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Giulia GIBERTONI, Daniele MARCHETTI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Fabio RAINIERI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Marcella ZAPPATERRA.

 

OGGETTO 3468 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Misure urgenti per la definizione di procedimenti riguardanti l'esercizio finanziario 2016»” (46)

 

Votazione articolo 2

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 36

Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 1

Piergiovanni ALLEVA.

 

Astenuti: 3

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 9

Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Giorgio PRUCCOLI, Matteo RANCAN, Andrea ROSSI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Votazione finale progetto di legge oggetto 3468

 

Presenti: 44

 

Favorevoli: 35

Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 1

Tommaso FOTI.

 

Astenuti: 7

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Giulia GIBERTONI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 6

Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Giorgio PRUCCOLI, Matteo RANCAN, Marcella ZAPPATERRA.

 

Emendamento

 

OGGETTO 2215 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Modifica della legge regionale n. 15 del 2008 “Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali”»” (45)

 

Emendamento 1, a firma della consigliera Piccinini:

«Il comma 2 dell’articolo 1 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 15 (Partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle società fieristiche regionali) è sostituito dal seguente:

La lettera c) del comma 2 nell’articolo 1 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 15, come riformulato dal progetto di legge 2215, è sostituita dalla seguente:

“c) individuare tutte le scelte e le opportunità di miglioramento operativo, attraverso integrazione di attività e servizi per il perseguimento di economie di scala e di scopo, valorizzando le professionalità del personale, le esperienze e le competenze, e promuovendo prospettive di sviluppo professionale ed occupazionale;”»

(Respinto)

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Saliera

Rancan - Torri

 

 

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