Espandi Indice

 

 

 

107.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 23 NOVEMBRE 2016

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 3395

Delibera: «Integrazioni e modifiche alla deliberazione assembleare n. 64 del 2016 contenente indirizzi e criteri per la formulazione del programma 2016 di edilizia scolastica.» (Proposta della Giunta regionale in data 17 ottobre 2016, n. 1638) (100)

(Discussione e approvazione)

(Risoluzione oggetto 3622 - Presentazione, discussione e ritiro)

(Risoluzione oggetto 3623 - Presentazione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BOSCHINI (PD)

GIBERTONI (M5S)

BERTANI (M5S)

CALIANDRO (PD)

FOTI (FdI)

BIANCHI, assessore

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 3520

Risoluzione per chiedere alla Giunta di adoperarsi, ad ogni livello istituzionale, per ricusare i contenuti della riforma del Titolo V della Costituzione contenuta nel disegno di legge costituzionale "Renzi-Boschi". A firma dei Consiglieri: Alleva, Gibertoni

(Discussione e ritiro)

OGGETTO 3531

Risoluzione per impegnare l'Assemblea legislativa ad esprimere contrarietà nei confronti del testo di legge costituzionale che sarà sottoposto a referendum in data 4 dicembre 2016. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Discussione e ritiro)

OGGETTO 3535

Risoluzione per impegnare la Giunta a pronunciare un giudizio di contrarietà nei confronti della riforma costituzionale Renzi-Boschi che verrà sottoposta al referendum indetto per il giorno 4 dicembre 2016. A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Fabbri, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Discussione e ritiro)

OGGETTO 3620

Risoluzione per impegnare l’Assemblea legislativa a esprimere parere contrario alla legge di revisione costituzionale. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

(Discussione e ritiro)

OGGETTO 3621

Risoluzione per impegnare la Giunta a prendere posizione in merito alle dichiarazioni pronunciate da parte del Governatore della Regione Campania e relative alla legge di revisione costituzionale. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

ALLEVA (Altra ER)

RANCAN (LN)

FOTI (FdI)

SASSI (M5S)

TARUFFI (SEL)

CALVANO (PD)

MARCHETTI Daniele (LN)

POMPIGNOLI (LN)

GIBERTONI (M5S)

SASSI (M5S)

RANCAN (LN)

TARUFFI (SEL)

ALLEVA (Altra ER)

GIBERTONI (M5S)

MARCHETTI Daniele (LN)

FOTI (FdI)

BERTANI (M5S)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 3621

Emendamenti oggetto 3395

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,20

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la centosettesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare gli assessori Costi, Gazzolo e Venturi.

 

OGGETTO 3395

Delibera: «Integrazioni e modifiche alla deliberazione assembleare n. 64 del 2016 contenente indirizzi e criteri per la formulazione del programma 2016 di edilizia scolastica.» (Proposta della Giunta regionale in data 17 ottobre 2016, n. 1638) (100)

(Discussione e approvazione)

(Risoluzione oggetto 3622 - Presentazione, discussione e ritiro)

(Risoluzione oggetto 3623 - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i nostri lavori con l’esame degli oggetti 3395 “Proposta recante: “Integrazioni e modifiche alla deliberazione assembleare n. 64/2016 contenente indirizzi e criteri per la formulazione del programma 2016 di edilizia scolastica. Proposta all’Assemblea legislativa”.

La Commissione cultura scuola, formazione, lavoro, sport e legalità ha espresso parere favorevole nella seduta del 3 novembre del 2016 con la seguente votazione: 30 voti a favore, nessun contrario e 12 astenuti.

All’oggetto 3395 è stata abbinata una risoluzione presentata in aula, la n. 3622: “Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere l’istituzione di un tavolo tecnico nazionale per l’elaborazione di un documento di indirizzo per la sicurezza sugli edifici scolastici, a supportare le scuole pubbliche e i Comuni nella raccolta fondi per la manutenzione degli immobili scolastici, intervenire per l’aumento dei fondi destinati all’edilizia scolastica, a monitorare l’attuazione dell’accordo sull’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica”, a firma dei consiglieri Gibertoni, Bertani, Sassi, Sensoli.

È aperta la discussione generale, naturalmente congiunta, sulla proposta 3395 e sulla risoluzione 3622.

Ha chiesto la parola il consigliere Boschini. Prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Sull’oggetto insiste anche una proposta di emendamento a firma Boschini, depositata, almeno così dovrebbe risultarle, anche se non gliel’ha sentita citare, presentata ieri in corso di seduta. Presento unitamente le due cose.

Naturalmente, questo è un atto importante, di programmazione, che va a integrare e soprattutto a rivedere in alcuni passaggi un atto già assunto questa primavera dall’Assemblea, proprio con riferimento agli indirizzi e ai criteri per la formulazione del programma 2016 dell’edilizia scolastica.

Stiamo parlando del fatto che fortunatamente, da qualche anno, le risorse per l’edilizia scolastica nel nostro Paese stanno crescendo in modo rilevante, questo anche grazie ad un impegno che il Governo si era assunto nel proprio programma e che sta a mio parere portando avanti in maniera assolutamente convincente.

Ad oggi sono 3,9 i miliardi che il Governo nazionale ha investito sull’edilizia scolastica. Sono oltre 12.000 gli interventi già avviati per tutti gli ordini di scuole. Fra queste iniziative, alcune hanno anche particolare interesse, come per esempio Scuole Innovative, che ha permesso di realizzare scuole, anche dal punto di vista architettonico, adeguate ad una nuova tipologia di didattica.

Forse il capitolo più importante è quello che riguarda i mutui BEI. Il Governo si è impegnato a investire dal 2015 al 2044, quindi con una prospettiva di lunghissimo respiro, che non è quindi un’iniziativa spot (magari accusabile di essere in qualche modo un’iniziativa occasionale, ma davvero con una prospettiva strutturale) a utilizzare la possibilità di avere mutui, che sostanzialmente, per gli enti locali, risultano a fondo perduto, per fare piani regionali di edilizia scolastica.

In questo momento, quindi, a partire dal 2015, in tutte le Regioni italiane, come appunto nella nostra, sono in atto queste pianificazioni per la realizzazione, attraverso questi mutui, di importanti interventi sull’edilizia scolastica.

A questo si aggiungono i 40 milioni che il Governo ha investito sulle scuole antisismiche, i 130 per le piccole manutenzioni, il cosiddetto progetto Scuole Belle, i 380 milioni investiti con il PON FESR, quindi con le risorse nazionali derivanti dal Fondo europeo di sviluppo regionale.

Quattrocento milioni sono stati investiti dal Governo sulle scuole sicure, per portare oltre 1.600 scuole ad avere i requisiti di agibilità, perché purtroppo in molte Regioni del nostro Paese, le scuole non hanno nemmeno ancora le certificazioni di agibilità compiute. Anche l’INAIL farà un intervento, in questi giorni (è stato probabilmente rinnovato, come dice un emendamento presentato sulla legge di bilancio nazionale). Anche qui, sono già arrivati 50 milioni in passato e altri 100 ne dovrebbero arrivare.

Lo scorso 10 novembre è stata presentata l’Anagrafe scolastica che è sicuramente lo strumento che tiene collegate tutte queste cose. Attraverso lo strumento dell’Anagrafe scolastica avremo la possibilità di tenere sotto controllo, per ogni plesso scolastico, tutti gli interventi, le criticità e le necessità di ogni struttura.

Sono diciassette anni che si parla di Anagrafe scolastica nel nostro Paese. Che quindi finalmente si cominci ad arrivare vicino all’obiettivo credo sia molto importante. In Regione Emilia-Romagna, tutti questi programmi sono arrivati. In particolare, i mutui BEI hanno consentito, dal 2015 ad oggi, di realizzare 188 interventi su 192 programmati, impegnando 57 milioni, ma con una programmazione che si estende fino al 2017, si arriverà a oltre 80 milioni totali investiti.

L’atto di cui stiamo parlando riguarda un aspetto specifico di questo complesso di interventi nazionali e regionali, e cioè riguarda l’impegno del capitolo U73065 del nostro bilancio, che vede 20 milioni di risorse regionali destinate specificamente agli interventi per le scuole secondarie superiori: stiamo parlando quindi in questo caso di uno specifico segmento dell’offerta scolastica.

Attraverso la delibera assembleare n. 64 del 2016 abbiamo già individuato i criteri per la programmazione di questi 20 milioni. Cosa fa questo atto? Sostanzialmente riapre i termini per la presentazione delle progettualità da parte delle singole Province. Come sapete, sul tema delle scuole secondarie superiori sono ancora competenti, anche alla luce della legge Delrio, le singole Province, o Città metropolitana di Bologna.

Anche presentando l’emendamento che è stato testé distribuito, si prevede che non più al 15 dicembre 2016 ma al 30 giugno 2017 scadono i termini perché vengano presentate da ogni singola Provincia o Città metropolitana, i piani provinciali di intervento. In quell’occasione, quindi al 30 giugno 2017, dovranno essere presentate già le progettualità attuative. Questo renderà possibile avere a quella data non soltanto una prenotazione delle risorse, ma anche una prima progettazione, rendendo immediatamente operative queste risorse.

È necessario avere un pochino più di tempo. Si lega sia all’opportunità di avere risorse già collegate a progettualità, sia di poter anche attendere gli esiti del lavoro che il Governo sta facendo in questi giorni in questa legge finanziaria, cercando di individuare ulteriori risorse, soprattutto, cercando di concludere con l’Unione europea la logica di un intervento sulle scuole, esente dal Patto di stabilità.

Se si realizzeranno queste condizioni su cui il Governo nazionale sta lavorando, a maggior ragione potremo, nella futura programmazione, tenere più compiutamente conto, nei primi mesi del nuovo anno, anche di queste ulteriori condizioni di vantaggio che si potranno realizzare per i nostri Comuni.

La sintesi quindi è un aggiornamento della programmazione, la possibilità di riaprire i termini per le Province, per passare anche fino a tre progetti per Provincia, sperando, nel frattempo, di poter anche intercettare ulteriori condizioni di vantaggio per i Comuni, ulteriori risorse che permettano di fare una programmazione più compiuta ai Comuni e alle Province.

Questo è il senso dell’atto, credo importante, che porta ancora avanti davvero l’impegno straordinario del Governo nazionale e di quello regionale sull’edilizia scolastica in questi mesi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Ha chiesto la parola la Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Intervengo sulla risoluzione 3622, con la quale chiediamo un’attenzione specifica rispetto alla promozione di un tavolo tecnico a livello nazionale.

Aggiungo che su questa risoluzione c’è il parziale accordo anche della maggioranza. Quindi, se la questione è quella del logo, sono convinta che gli uffici potranno occuparsene.

Poiché non c’è il tempo, adesso, di ristamparla senza il logo del Movimento 5 Stelle, credo che gli uffici potranno provvedere eventualmente a toglierlo. Ci teniamo che passi questa proposta che è quella, banalmente, di istituire un tavolo tecnico a livello nazionale, di muoversi di concerto e valutare le modalità per supportare scuole pubbliche comuni che decidano di attivare raccolte fondi presso la cittadinanza, per quanto riguarda edilizia scolastica e manutenzione degli edifici scolastici.

Ma la proposta è anche quella di continuare a intervenire presso il Governo, affinché diventi un intervento sistematico quello di poter agire. Vengono escluse dal Patto di stabilità tutte quelle spese per gli investimenti sulla sicurezza degli edifici scolastici. Si propone inoltre di valutare modalità per intervenire presso il MIUR per aumentare i fondi disponibili per la sicurezza e poi monitorare il rispetto della tempistica e degli obblighi previsti nell’accordo siglato a novembre in Conferenza Unificata sulla nuova Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica che dovrebbe portare a un vero e proprio fascicolo elettronico di ogni scuola.

Confermiamo che questi ci sembrano punti importanti, che in parte sollecitano l’operato della Giunta e, in parte, invitano a continuare interventi che già sono in atto. Invitano inoltre a non cedere e a non diminuire l’attenzione.

Se la questione è quella del logo non abbiamo problemi se su questo si gioca l’approvazione della maggioranza. Spiegherete tecnicamente come fare a proporre il documento, sempre a prima firma del Movimento e poi ovviamente chiedere anche di porlo in firma. Resta che ci sembrerebbe in ogni caso importante mandare avanti questa sollecitazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto la parola il consigliere Bertani.

 

BERTANI: Sull’ordine dei lavori. Tecnicamente: se necessario interrompere per un minuto la seduta la interrompiamo, lo facciamo per risolvere questo problema tecnico. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Prego, consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Se ci sono le condizioni per sostituire il documento, se la consigliera Gibertoni è disponibile, noi possiamo sostituirlo confermando la vostra firma e consegnarne uno diverso da approvare, stampato su altro foglio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Scusatemi, se il documento è quello che hanno già presentato basta che aggiungiate le firme, è inutile ristamparlo; o dovete ristamparlo con un ordine diverso delle firme?

Intanto che i consiglieri 5 Stelle e il Gruppo di maggioranza si accordano su come gestire questa vicenda, proseguiamo con la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Su questo provvedimento in realtà ci sarebbe molto poco da dire, se non che sarebbe stato sufficiente prestare attenzione agli emendamenti che erano stati presentati quando il primo progetto è venuto in questa sede, per risolvere una delle questioni oggetto di modifica oggi.

L’estensione da uno a tre dei progetti che possono presentare le singole Province, per dir la verità, faceva parte di uno degli emendamenti presentato da chi parla il 18 febbraio in Commissione. Testualmente diceva, a pagina 6, ultima riga “le parole ‘l’intervento proposto’ sono così modificate ‘uno o più interventi proposti”.

Già questo la dice lunga sul provvedimento che, al di là di ripetere continuamente che il Governo “ha messo a disposizione”, per il momento, qui, del documento iniziale non verrà fatto nulla. Da una parte, infatti, si amplia il numero dei progetti presentabili, dall’altra viene prorogato il termine per la presentazione dei progetti, il che vuol dire che tutta l’urgenza che era stata posta per la presentazione in Commissione di questa delibera, è stata in naftalina per qualche mese: questa è la conclusione.

Questa delibera venne iscritta d’urgenza all’ordine del giorno della Commissione V. Si doveva trattare con urgenza perché vi era l’urgenza di provvedere. Dopodiché, se differiamo i termini e al tempo stesso aumentiamo il numero dei progetti presentabili, vuol dire che nel corso del presente anno si è fatta tutt’al più un po’ di burocrazia.

Ma io colgo anche l’occasione per dire che questa delibera, come avevo già avuto modo di evidenziare in occasione della precedente discussione, in realtà contempla soltanto, per quanto riguarda la progettualità e gli obiettivi, le lettere a), b) ed e) della legge n. 11 gennaio 1996 n. 23. Lo dico perché restano lettera morta alcune lettere che prevedono la riqualificazione del patrimonio esistente, in particolare di quello avente valore storico monumentale. Molti di noi sanno che vi sono scuole collocate prevalentemente nei centri urbani dei capoluoghi – parlo soprattutto dei licei –, che tradizionalmente sono ubicate in immobili che hanno questi requisiti. Se devo riferirmi soltanto alla città di Piacenza, posso dire del liceo classico, del liceo scientifico, dell’istituto tecnico Romagnosi, giusto per citarne qualcuno.

Viene ignorato l’adeguamento alle norme vigenti in materia di agibilità sicurezza e igiene. Viene ignorata la lettera relativa alla disponibilità, da parte di ogni scuola, di palestre e impianti sportivi di base. Viene ignorata la piena utilizzazione delle strutture scolastiche da parte della collettività.

Dei sette punti che sono previsti dalla legge 11 gennaio 96 n. 23, cioè, come detto, ve ne sono alcuni del tutto ignorati, così come resta altrettanto lettera morta il disposto di cui all’articolo 2 della stessa legge, alla lettera b), che riguarda le ristrutturazioni e le manutenzioni straordinarie dirette ad adeguare gli edifici alle norme vigenti in materia di agibilità, sicurezza, igiene ed eliminazione delle barriere architettoniche.

Quanto poi ai criteri, che qui non vengono ovviamente toccati, nonostante si consenta la presentazione di più progetti, e vengano differiti quindi i termini al 15 dicembre per la presentazione, da parte delle Province dei piani (faccio presente che siamo al 23 di novembre, quindi un differimento di questi termini significa soltanto che una Provincia ha avuto una velina, o difficilmente può essere in grado di farvi fronte, ma non metto in dubbio che essendo monocolore le Province, avranno avuto tutte adeguate veline), ebbene i criteri prevedono ancora che la ripartizione dei fondi si basi sul 60 per cento attribuito in base alla popolazione scolastica e il 40 per cento sul numero degli edifici scolastici funzionanti.

In realtà, non vi è un parametro che contempli il periodo in cui gli edifici scolastici sono stati costruiti. Se vogliamo fare un esempio, Modena percepisce il 17,1 per cento dei finanziamenti, con il 41 per cento delle scuole costruite dopo il 1976. Piacenza percepisce, come Provincia, il 7,42 del finanziamento, con il 21 per cento degli edifici costruiti dopo il 1976. Il che significa che le Province che hanno edifici più vecchi, quindi più problematici, hanno meno soldi da poter utilizzare per mettere a norma o comunque per poter realizzare ciò che si preoccupa di decidere questa delibera rispetto, torno a ripetere, ad altre Province che invece hanno edifici di più recente costruzione.

Non voglio ripetere quanto ebbi a dire in occasione del primo esame di questa delibera, però, se, quando vengono presentati gli emendamenti, anziché guardare il simbolo o la firma, si guardasse il contenuto, forse ci risparmieremmo inutili ritorni di provvedimenti in Assemblea.

A buon intenditor poche parole bastano.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Non ci sono più iscritti in discussione generale, anche sull’emendamento che è stato presentato a firma del consigliere Boschini.

Ha chiesto di parlare l’assessore Bianchi. Ne ha facoltà.

 

BIANCHI, assessore: Vorrei solo dedicare due parole di ringraziamento per tutti i contributi.

Come voi sapete, noi abbiamo la Conferenza della scuola e della formazione, che riunisce sia le Province sia i rappresentanti della scuola, sia l’Ufficio scolastico regionale.

Questa è una delle materie che discutiamo di più, in continuazione e in continuità, quindi, anche grazie al grande contributo che dà l’Ufficio scolastico regionale, che come altre volte voglio ringraziare qui nella persona del suo direttore generale, ingegner Versari, riusciamo a mantenere il quadro della situazione, dato, come diceva il consigliere Foti, da edifici anche di età molto diverse fra di loro.

Questo ci dà forza per essere presenti anche sui tavoli nazionali in cui sia con le altre Regioni, sia nei confronti del Ministero, ci siamo fatti portatori, e lo faremo ancora di più grazie anche a questa forte spinta che questa Assemblea ci dà, di ricordare le tre cose che sono state dette.

Prima: dobbiamo riuscire a mettere in sicurezza tutto il sistema nel suo insieme. In secondo luogo, ma su questo abbiamo aperto un tavolo specifico di lavoro con le nostre università, gli spazi educativi sono cambiati nel tempo. Non basta cioè, soltanto mettere in sicurezza le scuole esistenti, perché una volta, l’ho detto ancora, e scusate se mi ripeto, una buona scuola era un corridoio con le porte, e più era silenziosa meglio si diceva che andasse.

Oggi invece una scuola ha bisogno di spazi molto differenziati. Pensate ad esempio a quelli che si chiamano gli “spazi morbidi” per i ragazzi che hanno problemi di mobilità. C’è quindi il problema, a volte, che non basta mettere in sicurezza le scuole esistenti, ma bisogna proprio ripensarle.

Nell’ultima Conferenza abbiamo fatto un gruppo di lavoro presieduto dal professor Canevaro, che sicuramente è la persona che non solo nel nostro territorio, ma su tutto, maggiormente ha insegnato sullo spazio educativo. Che ci porti in avanti anche sul pensiero di cosa vuol dire “spazi educativi”.

Gli spazi educativi non devono essere soltanto – necessariamente – sicuri, ma devono essere anche luoghi in grado di permettere e di predisporre una didattica più partecipativa di quanto non abbiamo avuto noi ad esempio nella nostra ormai lontana giovinezza.

Detto questo, grazie a tutti. Io, ma tutti noi ci facciamo portatori presso il Governo nazionale di tutte le istanze, per avere un altro giro di fondi BEI, che si è visto essere uno strumento importante.

Rispetto a come siamo partiti, le Province ci hanno chiesto di fare più interventi, ma noi abbiamo chiesto, contestualmente allo spostamento in avanti della tempistica, di avere però delle progettualità complete, non soltanto delle prenotazioni, abbiamo chiesto cioè di riuscire ad andare dentro alla qualità, non solo alla quantità, dell’edilizia scolastica che noi vogliamo fare.

Su questo abbiamo fatto bellissimi esempi, di recente. Abbiamo ricostruito delle scuole molto belle, ne abbiamo anche inaugurate alcune, di recente, insieme. Devo dire che stiamo anche apprezzando cosa vuol dire avere una capacità di progettazione sull’edilizia scolastica. Ancora un ringraziamento, quindi.

Come abbiamo detto tante volte, questo è un argomento continuo, quindi, continuamente vi ringrazio se ci richiamate e continuamente vi richiamo. Ci richiamiamo a vicenda. Grazie a tutti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Bianchi.

Passiamo alla discussione generale sull’emendamento 1, a firma del consigliere Boschini.

La parola al consigliere Boschini.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Come avevo già spiegato in sede di discussione generale, è soltanto un emendamento che riguarda un ulteriore ampliamento dei termini. Che si giustifica con una motivazione molto semplice e cioè che c’è la possibilità di presentare già direttamente (anzi, viene richiesto espressamente alle Province) le progettualità, aumentando il numero dei progetti presentabili fino a tre e i tempi, rispetto alla delibera assembleare da noi assunta questa primavera, passano dal 15 dicembre 2016 al 30 giugno 2017. Questo è il senso dell’emendamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Preso atto che la delibera viene modificata come adesso ha confermato il consigliere Boschini (ma la delibera che promanava dalla Giunta sosteneva altro), differire ulteriormente il termine del 15 dicembre inizialmente previsto al 30 giugno 2017, significa, torno a ripetere, che produciamo soltanto per il momento delle carte.

Chiedo al relatore, per così dire, consigliere Boschini (in realtà non c’è un relatore sulle delibere, però se ne sta occupando lui) se intendeva confermare il termine del 15 dicembre di cui al punto 2 del deliberato, però.

Se viene modificato il termine del 30 giugno 2017 al punto 1, rimarrebbe fermo che il progetto di fattibilità tecnico debba pervenire entro il 15 dicembre 2016.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Un attimo.

Richiede la parola il consigliere Foti.

 

FOTI: Il punto 2 dice “di richiedere conseguentemente, in attuazione del precedente punto 1, alle Province e alle Città metropolitane di inviare, entro il termine del 15 dicembre 2016, alla direzione generale (…) il progetto di fattibilità tecnico”. Allora mi pare che potrebbe esserci un problema di coordinamento, a meno che non si vogliano tenere due termini tra loro differenti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

La parola al consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Naturalmente, come dicevo prima, il senso dell’allungamento dei termini non è soltanto così, per cercare di prender tempo, per fare meno bene e meno presto cose che sono fondamentali.

Come ho detto nella presentazione generale, lo spostamento in avanti dei termini è necessario perché va ad aumentare la progettualità e, come dicevo prima, soprattutto perché il Governo sta ancora lavorando. C’è quindi la possibilità per le Province di avere un’ulteriore valutazione da realizzare rispetto alle risorse disponibili.

Il testo dell’emendamento, così come concordato con gli uffici della Giunta, perché questo è naturalmente il recepimento in sede assembleare di un testo deliberato dalla Giunta, evidentemente ha un problema di coordinamento al punto 2.

Vediamo com’è possibile intervenire su questo problema di coordinamento, se è possibile integrare con la presentazione di un ulteriore emendamento. Siamo ancora in discussione generale o siamo già sull’emendamento?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Siamo ancora in discussione generale sull’emendamento.

 

BOSCHINI: Quindi è sufficiente emendare l’emendamento, quello che stavo dicendo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Un subemendamento.

Grazie, consigliere Boschini.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Credo, presidente, che sarebbe sufficiente aggiungere all’emendamento “conseguentemente al punto 2, il termine 15 dicembre 2016 è così sostituito ‘30 giugno 2017’ ”.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sospendiamo cinque minuti la seduta perché la distribuzione della risoluzione non è ancora avvenuta e c’è da modificare l’emendamento.

 

(La seduta, sospesa alle ore 15,50, è ripresa alle ore 15,56)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori.

Dopo la distribuzione del nuovo emendamento e della nuova risoluzione, riprendiamo con le dichiarazioni di voto congiunte sull’emendamento, sulla risoluzione e sul provvedimento 3395.

Se non ci sono interventi in dichiarazione di voto, procediamo con la votazione nominando gli scrutatori Nadia Rossi, Francesca Marchetti e Marco Pettazzoni.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, nuova stesura, a firma Boschini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, la delibera oggetto 3395.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La delibera oggetto 3395 è approvata.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 3623, a firma dei consiglieri Gibertoni, Bertani, Sassi, Sensoli, Caliandro, Boschini, Calvano, Pettazzoni, Fabbri, Liverani, Foti e Bignami.

 

(È approvata all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione è approvata.

 

OGGETTO 3520

Risoluzione per chiedere alla Giunta di adoperarsi, ad ogni livello istituzionale, per ricusare i contenuti della riforma del Titolo V della Costituzione contenuta nel disegno di legge costituzionale "Renzi-Boschi". A firma dei Consiglieri: Alleva, Gibertoni

(Discussione e ritiro)

 

OGGETTO 3531

Risoluzione per impegnare l'Assemblea legislativa ad esprimere contrarietà nei confronti del testo di legge costituzionale che sarà sottoposto a referendum in data 4 dicembre 2016. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Discussione e ritiro)

 

OGGETTO 3535

Risoluzione per impegnare la Giunta a pronunciare un giudizio di contrarietà nei confronti della riforma costituzionale Renzi-Boschi che verrà sottoposta al referendum indetto per il giorno 4 dicembre 2016. A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Fabbri, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Discussione e ritiro)

 

OGGETTO 3620

Risoluzione per impegnare l’Assemblea legislativa a esprimere parere contrario alla legge di revisione costituzionale. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

(Discussione e ritiro)

 

OGGETTO 3621

Risoluzione per impegnare la Giunta a prendere posizione in merito alle dichiarazioni pronunciate da parte del Governatore della Regione Campania e relative alla legge di revisione costituzionale. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo quindi agli atti di indirizzo, con la risoluzione 3520, per chiedere alla Giunta di adoperarsi ad ogni livello istituzionale per ricusare i contenuti della riforma del Titolo V della Costituzione, contenuta nel disegno di legge costituzionale Renzi-Boschi dell’8 novembre 2016, a firma dei consiglieri Alleva e Gibertoni.

La stessa va insieme all’oggetto 3531, risoluzione per impegnare l’Assemblea Legislativa ad esprimere contrarietà nei confronti del testo di legge costituzionale che sarà sottoposto a referendum in data 4 dicembre 2016, a firma Gibertoni.

Vi è poi l’oggetto 3535, risoluzione per impegnare la Giunta a pronunciare un giudizio di contrarietà nei confronti della riforma costituzionale Renzi-Boschi che verrà sottoposta a referendum indetto per il giorno 4 dicembre 2016, a firma dei consiglieri Rancan, Rainieri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Fabbri, Pettazzoni, Liverani e Pompignoli.

A questi vengono abbinati anche gli oggetti 3620, risoluzione per impegnare la Giunta a esprimere parere contrario alla legge di revisione costituzionale, a firma dei consiglieri Taruffi e Torri e 3621, risoluzione per impegnare la Giunta a prendere posizione in merito alle dichiarazioni pronunciate da parte del Governatore della Regione Campania e relative alla legge di revisione costituzionale, a firma dei consiglieri Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli.

È aperta la discussione generale sui vari documenti, con dieci minuti per ciascun consigliere.

La parola al consigliere Alleva, prego.

 

ALLEVA: Cercherò di utilizzare al meglio i dieci minuti che, a dire il vero, non sono tanti per affrontare una questione così complessa. Il mio tentativo sarà quello, per così dire, di smontare il giocattolo…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Alleva, scusi. Le ricordo che poi, se vuole, ha altri cinque minuti in dichiarazione di voto.

 

ALLEVA: Grazie. Vorrei provare a smontare il giocattolo, per farvi vedere come è fatto e da dove viene.

Dico subito che questo progetto di riforma costituzionale, formato dai due nuclei principali dell’articolo 70 sul Senato e le relative competenze e dell’articolo 117, riguardante i rapporti tra Stato e Regione, costituisce un’importazione, una traduzione di tipo maccheronico del sistema ordinamentale della Germania.

Il nuovo Senato, infatti, è in sostanza una riedizione, una rielaborazione, forse una caricatura, del Bundesrat tedesco. Le competenze della Regione dovrebbero essere a quel punto come quelle dei Lander. Vi è poi un rapporto molto preciso, ossia che le entità territoriali hanno delle loro competenze, delle loro autonomie, ma anche un vindice, nel senso che se poi lo Stato centrale in qualche modo le vìola, o incide su di esse, esiste un organo, all’interno dello stesso Stato centrale, il Bundesrat e ora il Senato, il quale evidentemente può agire nell’interesse dell’autonomia stessa.

Quindi, se teniamo presente questo schema, ci rendiamo conto che in realtà il progetto di legge costituzionale vive appunto in equilibrio tra questi due fattori, ma – dico io – sono stati tutti e due copiati malamente, cioè a un livello decisamente inferiore e insoddisfacente.

Guardiamo le competenze delle istanze territoriali, delle Regioni. Passiamo da un sistema in cui esistevano ben venti competenze concorrenti a un sistema in cui almeno sedici di queste diventano invece competenze esclusive dello Stato.

Alle Regioni, e a tutti noi quindi, resta ben poco. Restano le competenze minimali, un po’ com’è successo per le Province, salvo la possibilità, se saremo bravi e avremo i bilanci in pareggio, di chiedere con legge di allargarle un poco. Non vi sto a leggere tutto, ma certo vi dico che la lettura di queste venti competenze che spariscono dalla nostra possibilità di legiferare è veramente impressionante. Alla fine farò anche una simulazione che potrà renderlo in concreto. Si potrebbe dire che l’autonomia regionale ha comunque un vindice, una guardia, nel Senato che per l’appunto rappresenta le istanze territoriali e quindi bloccherà quelle leggi, sia pure nazionali, ma che abbiano delle incidenze sulla realtà territoriale tali da risultare limitative o oppressive.

È proprio il sistema tedesco del Bundesrat. Le leggi che vengono dal Parlamento, dalla Camera che dà la fiducia, dal Bundenstag arrivano al Bundesrat e sono divise in due tipi. Le zustimmungsgesetz sono quelle che richiedono il consenso e sarebbero quelle tipo articolo 70, che contiene le leggi ancora di legislazione paritaria, le leggi fondamentali, costituzionali e poca altra roba. Per queste occorre il consenso, così come nel diritto tedesco.

Poi ci sono le altre leggi, quelle che nel diritto tedesco vengono chiamate einspruchsgesetz e che prevedono la possibilità di un einspruch – che significa veto, obiezione – da parte del Bundesrat nell’interesse dell’autonomia dei Lander, delle istanze territoriali.

Qui si vota. Bundesrat vota e anche in modo particolare. Se vota a maggioranza, questa sua opposizione può essere superata nell’altra Camera solo a maggioranza e se vota l’obiezione a due terzi, l’altra può essere superata solo con un’altra votazione dei due terzi. Quindi, è vero che ci sono delle materie riservate alle istanze locali, ma su tutte le altre, siccome è sempre possibile che ci sia un’incidenza sulle autonomie locali da parte della legislazione nazionale, c’è la possibilità dell’einspruch, cioè del veto, un veto che può essere superato.

È questo il nostro sistema? È questo che ci ha smerciato la riforma? No. Prima abbiamo avuto la riduzione drastica della competenza originaria delle Regioni, drastica, ma poi non c’è il momento vindice del Senato, il quale, tutte le volte che vede delle incidenze di leggi nazionali sulle autonomie locali le può bloccare, almeno temporaneamente, con un voto che poi deve essere superato da un altro voto non inferiore dall’altra parte.

Il nostro Senato, rispetto a quelle che nella visuale tedesca sarebbero chiamate einspruchsgesetz, ha soltanto –  lo dico in genovese – un diritto al mugugno, il diritto di fare delle osservazioni, delle proposte di modifiche, che poi l’altra Camera può prendere o non prendere in considerazione.

Questa secondo me è la cosa davvero inaccettabile. Apparentemente si scambia una riduzione pesante delle autonomie regionali con la possibilità che una Camera delle realtà territoriali metta un freno eventualmente all’invadenza centralista, ovvero comunque salvaguardi degli interessi locali, ma non è così.

Le einspruchsgesetz nell’articolo 70 non esistono. Abbiamo semplicemente delle leggi sulle quali si può dare un parere o una richiesta di modifica. Ecco perché, a mio avviso, dobbiamo avere ben presente che questa riforma, da tutti i punti di vista, limita drasticamente gli spazi sia di democrazia, sia anche di autonomia.

Riflessione: stiamo trattando adesso una legge importante, una delle poche di proposta assembleare, riguardante il reddito di solidarietà, ma siamo sicuri che sia ancora nelle nostre competenze, se passa quella riforma? Lo dico perché vedo che tutto ciò che riguarda la sicurezza sociale, la previdenza eccetera è tutto di competenza esclusiva dello Stato. La legge sulla legalità che abbiamo appena approvato, avremmo potuto farla se fosse già esistita questa riforma? Io credo di no e così si continua.

Ragazzi, prepariamoci alla cassa integrazione, potrei dire in maniera un pochino corporativa, ma non è questo che spaventa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Alleva, la invito a concludere.

 

ALLEVA: Arrivo. Non è questo che spaventa. Quello che spaventa è che la famosa rappresentanza delle istanze territoriali è inoperativa, perché è senza poteri. C’è l’assenso su un certo tipo di leggi, ma su tutte le altre la possibilità di fare lo screening, e vedere quali devono essere le leggi da approvare, non c’è.

Vi ricordo, e finisco, che nella pratica legislativa tedesca tra le leggi che sono soggette al necessario assenso le zustimmungsgesetz e le einspruchsgesetz c’è un rapporto per cui le prime sono più numerose delle seconde, 53-54 per cento. Basta guardare l’articolo 70 per accorgersi che invece le leggi a necessario consenso da parte del Senato, cioè del rappresentante delle istanze territoriali, sono una infima minoranza rispetto a tutte le altre.

Ecco in sostanza perché a mio avviso…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Alleva…

 

ALLEVA: Ho finito. Questo meccanismo, una volta smontato, ci mostra tutta la sua modestia culturale e la sua pericolosità politica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

La parola al consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Premetto che le valutazioni che farò in questo momento non sono sicuramente per invitare al voto qualcuno o per indicare una certa maniera o altro, però sicuramente certe valutazioni vanno fatte.

Credo che sia stato importante poter accedere anche a quel parere del Co.Re.Com. che ci ha chiarito quelle che sono poi le azioni che possiamo intraprendere all’interno dell’assemblea legislativa. Credo che l’iscrizione di risoluzione ricada in un contesto volto a favorire, aumentare e accentrare ancora una volta il problema su una riforma che chiamerà al voto tutti i cittadini emiliano-romagnoli nella data del 4 dicembre di quest’anno.

Sicuramente vi sono delle criticità che devono trovare delle risposte. Sappiamo benissimo che il premier Matteo Renzi si gioca la partita come se fosse personale, piuttosto che una partita nel merito. Sappiamo anche che questa riforma non va a portare e non porterà tutti quei risparmi che all’inizio si andava a sbandierare perché, nel concreto, la Ragioneria dello Stato stima in 50 milioni l’anno, quindi circa 0,83 centesimi a cittadino, l’anno, quello che sarà effettivamente il risparmio di questa riforma costituzionale.

È una riforma costituzionale che va a braccetto, in un secondo momento, anche con l’Italicum, sistema di legge elettorale che però, nel caso in cui si dovesse andare a gestire il ballottaggio, porterà una spesa superiore di 300 milioni. Quindi questo è sicuramente un primo punto critico.

Il Senato sarà eletto all’interno dei Consigli regionali, quindi noi saremo chiamati, tramite liste all’interno dei Consigli regionali, a eleggere quelli che saranno i nostri senatori. Possiamo capire che già ad oggi si fa fatica a cercare di trovare dei calendari ottimali per le sedute di Commissione, piuttosto che le sedute d’aula, visto che ogni consigliere regionale è già impegnato sul territorio, oltre che qua all’interno dell’assemblea legislativa.

È già difficile trovare tempo per poter compiere in maniera ottimale, per poter far sì che sia rispettata la libertà di tutti e il potere di lavorare di tutti, nel calendario delle commissioni, figuriamoci se qualche giorno alla settimana il consigliere regionale si dovesse trovare ad andare a Roma per fare il senatore. Questo sicuramente sarebbe maggiormente difficile, anche perché questo Senato poi non potrà più votare la fiducia al Governo.

Quindi fondamentalmente, siccome allo stato attuale delle cose il Senato sarebbe a maggioranza di un determinato colore politico, perché sappiamo benissimo chi governa le Regioni in questo momento, se si dovesse andare a votare domani mattina, e al posto del premier Renzi ci fosse un altro schieramento di un altro colore politico, ci sarebbero sicuramente dei problemi.

Quello che mi viene da pensare dunque è che si potrà avere una situazione antipatica, di stallo, se vince una certa parte politica piuttosto che se vince la sinistra. Questo credo che sia sotto gli occhi di tutti.

Poi vi è anche la questione Europa che, per quanto riguarda l’Emilia-Romagna interessa, perché la Regione dialoga quotidianamente con l’Unione europea, e vi è una riforma costituzionale che inserisce dodici volte l’Unione europea all’interno della Costituzione.

Ovviamente però non viene data ai nostri cittadini l’opportunità di votare sulle direttive europee. Viene detto: “Signori, adeguatevi a quello che l’Unione Europea dice, perché noi siamo sotto e quindi cediamo sovranità all’Unione europea”.

Quello che mi sento di criticare è anche il fatto che in un certo senso, rivedendo le competenze, si vada ad accentrare ancora tutto e ancora di più nelle mani dello Stato. Secondo un nostro parere politico è sicuramente debilitante far sì che per un territorio vi sia uno Stato centrale che, anche con clausole di supremazia, nel caso in cui una Regione faccia una legge che non rispecchia l’unità della Repubblica, l’unità nazionale, possa intervenire su quella legge regionale entrando nel merito. Credo che questo sia un deficit di questa riforma costituzionale.

Penso quindi che vada dato più potere alle Regioni e ai territori, che non si fa sicuramente creando un Senato, spacciandolo per Senato federale delle Autonomie, ma che poi tale non è perché non si eleggono più direttamente i senatori.

Poi vi è anche la questione dei referendum o delle leggi di iniziativa popolare. Le firme per presentare un referendum di iniziativa popolare passano da 500.000 a 800.000. Mi viene detto che però, se si arriva a 800.000 firme, è molto probabile e possibile che per il quorum si raggiungerà la quantità degli ultimi votanti alle ultime politiche.

Bene, posso portare la mia esperienza, perché quando abbiamo fatto la raccolta firme per quanto riguarda l’abrogazione della legge Fornero, che era un tema veramente importante e sentito da tante parti sociali, raggiungere 500.000 firme è stato difficilissimo. Raggiungerne 800.000 sarebbe un’impresa ardua. Sarebbe un’impresa incredibile. In questo modo, perciò, si va a ledere ancora una volta la democrazia; per non parlare di come è fatta questa riforma. Vengono definite determinate persone con degli aggettivi, come accozzaglia piuttosto che altro.

In questo momento, vi faccio notare una cosa molto simpatica. Il 28 maggio del 2013 uscì un piccolo plico, pubblicato da JP Morgan, che tutti noi credo conosciamo, chiamato “Aggiustamenti nell’area euro”, dove si dice – questo è del 2013 – le Costituzioni dei Paesi periferici europei, quindi in questo caso anche dell’Italia, sono inadatte ad una maggiore integrazione nella regione europea. Soprattutto, si dice che le Costituzioni sono troppo socialiste – attenzione – e garantiscono protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori e contemplano il diritto alla protesta contro i cambiamenti dello status quo politico. Ovviamente, questo è visto come un deficit quando si aiuta la nostra gente in questo momento. Questo lo diceva JP Morgan nel 2013. Mentre nel 2012 Tony Blair, che era consulente speciale di JP Morgan, si incontra a cena con Matteo Renzi. Poi nel 2013 viene inserito questo principio. Nel 2014, Blair esprime grande soddisfazione per le politiche di Renzi, e ovviamente viene a crearsi anche questa riforma costituzionale, che a parer mio non è in questo momento voluta solamente da Renzi, ma è voluta anche da tantissime altre parti che cercano di far sì, e potranno far sì se passerà questa riforma costituzionale, che sia garantita la governabilità solamente a una certa parte politica.

Oggi abbiamo presentato questa risoluzione per dare un indirizzo, perché a nostro avviso è giusto che la Giunta prenda una posizione in merito, soprattutto nel caso in cui il 4 dicembre dovesse passare la riforma costituzionale, in quanto le competenze delle Regioni verrebbero messe in grande difficoltà e sicuramente dovremmo esprimerci e modificare completamente il nostro assetto istituzionale, anche in virtù del maggiore distacco che si verrebbe a determinare tra Istituzioni e cittadini.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto la parola il consigliere Foti.

 

FOTI: Signor presidente, come lei sa, anche in Ufficio di Presidenza ho sostenuto che questa Assemblea legislativa fosse legittimata a trattare dell’argomento non referendum, ma modifiche approvate dal Parlamento della Costituzione, e ho anche sconsigliato di presentare risoluzioni al riguardo. Lo dico sul piano tecnico perché francamente, se dovessimo spaccare il capello in quattro, la Presidenza dovrebbe arrampicarsi sugli specchi per poi renderle tutte ammissibili in termini di votazione. Ma lo dico soprattutto sul piano politico perché, se questa fosse un’Assemblea dove il variegato fronte che si oppone alla riforma fosse prevalente, il titolo sarebbe: la Regione respinge. Dato che così non è, il risultato di questo dibattito rischia di essere: la Regione sostiene.

Personalmente ritengo che in questa sede dovremmo affrontare le criticità che può presentare questa riforma così come approvata dal Parlamento rispetto all’attuazione di quanto approvato.

La riforma del Titolo V, attuale e vigente, non è una novità. Difatti, il Titolo V fu una delle tante operazioni sbagliate che volle compiere allora la sinistra approvando, con tre o quattro voti di scarto, una riforma costituzionale che, nel nome di un malinteso federalismo, ad esempio trasferiva in capo alle Regioni il tema dell’energia, che abitualmente è un tema di rilevanza nazionale e internazionale. Ricordo che in ambito internazionale si conosceva chi era il presidente o il direttore generale dell’ENI e ci si preoccupava meno di come si chiamasse il ministro degli esteri italiano. Questo per dare il quadro della situazione. Non è vero, infatti, che si superano i problemi che sono sorti in termini di conflitto di competenze tra la vecchia e l’attuale edizione del Titolo V e il testo di riforma approvato dalle due Camere.

Mi preme sottolineare questo aspetto, perché spesso e volentieri in materie significative viene introdotta una frase, a mio avviso capziosa, la quale recita che lo Stato detta disposizioni generali e comuni anche su questa materia, anche sulle politiche sociali, anche sull’istruzione e la formazione professionale. Insomma, non scorgo quella separazione di compiti, cui si poteva accedere o non accedere in termini di convinzioni personali, che dicesse che lo Stato fa questo e le Regioni, nella loro autonomia, fanno questo. Si dice che lo Stato fa questo, poi detta princìpi generali e comuni, dopodiché vi sono le competenze residuali delle Regioni, in un guazzabuglio che non ha niente a che vedere con gli stati federali o con una impostazione federale. Peraltro, ho sentito dire che si vuole applicare il sistema tedesco. Questa riforma con il sistema tedesco non c’entra niente. Assolutamente nulla.

Temo fortemente che il fine ultimo di questa riforma sia quello di depotenziare le Regioni, svuotandole dei poteri per i quali le Regioni stesse sono state istituite. Ricorderete che, nella Costituzione del 1948, le Regioni erano previste, ma la loro istituzione avvenne soltanto qualche decennio dopo, considerato che dobbiamo aspettare il 1970 per assistere per la prima volta all’elezione delle Regioni. Poi, con una serie di decreti, primo fra tutti il decreto n. 616, si spogliano le Regioni di alcuni compiti per trasferirli alle Province.

Vengono eliminate le Province e, ovviamente, i compiti che tornano indietro dalle Province vengono scippati dalla materia generale dello Stato. L’equivalenza è la seguente: non servono più le Province, se non per una sinecura, facciamo diventare una “sinecura bis” le Regioni. Conta soltanto chi? Attenzione, neanche il Parlamento nella versione originaria, ma un ramo del Parlamento. Sia ben chiaro che il Parlamento rimane composto ugualmente di due Camere. Non è vero che viene eliminato il Senato, assolutamente. Non è vero che il procedimento legislativo sarà più semplice, perché basta che un terzo dei senatori richiamino le leggi del Senato ed entro dieci giorni devono essere iscritte all’ordine del giorno del Senato. Lo dico per chi ha dipinto il Senato come a una scampagnata domenicale, per cui fino a venerdì o sabato i sindaci, verso mezzogiorno, fanno i consiglieri regionali o i sindaci, poi vanno un attimo a Roma, prendono un caffè da Giolitti, vanno a prendere un caffè migliore in Piazza di Pietra, passano dal Senato, dicono che va tutto bene e se ne tornano a casa. Mi pare una descrizione un po’ maccheronica sia della democrazia che degli organi costituzionali.

Ma proprio perché la verità è un’altra, mi permetto di dire che, mentre alcune materie legittimamente dovevano essere espunte da materie concorrenti su temi che, invece, sono di stretta competenza dello Stato, su altre materie vi è stato uno scippo voluto, organizzato a tavolino. Io, che non sono mai stato difensore delle Regioni, perché vengo da una storia politica che ha avversato l’istituzione delle Regioni, dico soltanto che, se si volevano eliminare le Regioni, si poteva compiere un atto coraggioso togliendole dalla Costituzione; dopodiché, si proponeva un altro modello di Stato e si procedeva in tal senso.

Aggiungo un’altra considerazione. Visto che si è andati su questa materia, perché non si è prevista l’elezione diretta del Presidente della Regione, tenendo invece fermo ancora l’attuale sistema di indicazione, che fu un’intuizione di Pinuccio Tatarella, solo per bypassare il divieto che la Costituzione imponeva, poiché la Costituzione non prevedeva l’elezione diretta e allora si disse nel sistema elettorale le Regioni indicano il candidato Presidente? Lo dico anche perché io non condivido, ad esempio, che uno Stato che così si vuole rafforzare non rafforzi i pesi e i contrappesi di un Governo. Un Governo che, a questo punto, aveva la necessità, per svolgere autorevolmente la sua funzione, non di poter essere figlio di tutti i tradimenti di Palazzo. Se mi permettete un inciso politico che non ha nulla a che vedere con il referendum, Renzi continua a dire che bisogna innovare, che bisogna fare, che bisogna dire, ma lui ha la fiducia solo perché Bersani ha vinto le elezioni. D’altronde, il Parlamento è quello, non è un altro.

Essendo noto che, se il salto della quaglia fosse una disciplina olimpica, avrebbero avuto tutti la medaglia d’oro, allora voi capite che lo sport preferito è che, quando uno va in disgrazia, tutti passano dall’altra parte a sorreggere quello dell’altra parte. Io dubito che, nelle elezioni politiche del 2013, vi fosse un duello che non fosse Bersani-Berlusconi. Il risultato è stato: Governo Letta, Governo Renzi. Ognuno poi capisca come vuole, ma sicuramente non mi risulta che Verdini avesse fatto una lista d’appoggio né verso la Camera né verso il Senato al centrosinistra. Lo dico perché nelle fotografie che girano in questi giorni, che vengono inviate alle famiglie, si mette la foto di D’Alema, quella di Fini. Ma, ragazzi, se si dovessero mettere le foto, basterebbe mettere qui una gigantografia di Casini e tutti avrebbero già capito da che parte votare. Non è che gli scheletri nell’armadio li abbiano solo gli uni. È diffuso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti, la invito a concludere.

 

FOTI: Concludo.

Mi permetto soltanto di dire che non si è voluta adottare una concreta riforma che toccasse in modo significativo l’istituto delle Regioni, ma si è semplicemente scelta una strada che alimenterà ugualmente confusione e che, a mio avviso, sta trasformando anche questa Assemblea legislativa in uno delle tante sinecura, così come è stato trasformato il Senato della Repubblica, unico Organo costituzionale perpetuo, perché non si scioglierà mai per il semplice motivo che tutti i suoi componenti ciclicamente verranno reintegrati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

La parola al consigliere Sassi. Prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Io intendo intervenire sulla questione più tecnica (non so se definirla così). Ho avuto la possibilità di vedere un documento redatto dagli uffici della Camera dei deputati, che presenta un’infografica e non entra nel merito del problema, delle questioni o dei tecnicismi riguardanti la riforma. Tuttavia, rappresenta uno spettro preciso della situazione delle materie concorrenti (art. 117). Sorvolo sulla questione della clausola di supremazia, perché rischio di trascendere la dialettica usuale. Ebbene, con riferimento alle materie concorrenti, ho sentito diversi interventi, non ultimo quello del consigliere Foti, e qui vedo circa diciannove materie, una che diventa esclusiva delle Regioni, l’unica a quanto pare, dodici che passano in esclusiva allo Stato e sei che rimangono materie concorrenti, sulle quali però può intervenire lo Stato con la clausola di supremazia. Ma il punto non è questo in modo particolare.

Io, invero, vorrei svolgere un intervento molto breve e ridurlo fondamentalmente a una domanda specifica, che tutti noi dovremmo porci, relativamente a questa ristrutturazione delle competenze. Noi stiamo ancora in parte collocando e ricollocando il personale che abbiamo assorbito dalle ex Province, le non annullate Province, ma rinominate in altro modo, stiamo svuotando a spizzichi e bocconi, come sottolineava poc’anzi il consigliere Foti, dal momento che parte delle competenze torna in capo alla Regione. Peraltro, nel quadro di queste dodici materie concorrenti, su cui oggi la Regione legifera, opera, produce atti, pianifica e agisce direttamente nel contesto che le compete, rientrano ovviamente staff, professionisti, dirigenti, funzionari, impiegati, alcuni con alte specializzazioni, che in quindici anni di esistenza di queste materie concorrenti dall’ultima riforma hanno acquisito enormi competenze ed esperienze.

Ebbene, mi domando: abbiamo un’idea di dove verranno ricollocate tutte queste professionalità una volta che la riforma dovesse passare? Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

La parola al consigliere Taruffi. Prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Credo sia utile soffermarsi, qualora naturalmente la legge di revisione costituzionale dovesse trovare il consenso maggioritario dei cittadini italiani, su quali saranno le conseguenze di questa riforma, che evidentemente toccheranno anche la nostra Regione, le sue attività e le sue competenze. E credo sia utile concentrarci su questo aspetto anche per essere chiari fra di noi su come sono le cose e su come forse saranno.

Senza adesso andare a toccare tutti gli aspetti della legge di revisione costituzionale, ritengo sia bene soffermarsi sul rapporto tra Stato e Regioni, sulle competenze fra Stato e Regioni, partendo dal presupposto che una prima riforma costituzionale risale al 2001. Sono stanco, infatti, di sentire che la Costituzione non è mai stata modificata, o che è immodificabile, o che sono trent’anni che si aspetta una riforma, o che se non passa questa riforma occorre attendere altri trent’anni. Ricordo sommessamente che nel 2001 abbiamo votato per la riforma della Costituzione, che i cittadini hanno poi accolto. Poi, nel 2006 siamo tornati a votare, ma in quel caso i cittadini hanno respinto quella riforma. Infine, nel 2012 la Costituzione è stata nuovamente modificata con l’introduzione del vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione, in questo caso senza il voto dei cittadini, dal momento che più del 75 per cento dei parlamentari si espresse a favore di quel passaggio. Questo lo dico a margine solo per significare che ogni cinque anni, in pratica, ci troviamo a votare riforme della Costituzione. Quindi, depotenzierei anche la portata dell’evento in quanto tale.

Ricordo, comunque, che il principio che ispirò e informò la riforma del 2001, portata avanti da una maggioranza di centrosinistra, come prima ha ricordato il consigliere Foti, traeva fondamento nel principio di sussidiarietà, che tutti noi abbiamo difeso, per cui le decisioni dovevano essere assunte attraverso una concertazione tra i vari livelli di Governo, da quello centrale a quelli periferici, proprio perché si era convinti che le decisioni dovessero trovare il consenso delle comunità territoriali su cui poi sarebbero ricadute tali scelte. Quindi, si trattava di un rapporto democratico per la costruzione complessiva del consenso tra le varie Istituzioni che compongono lo Stato. Questo era il principio che ispirava la legge di revisione costituzionale del 2001. Poi, il conflitto di attribuzioni tra Stato e Regioni ha prodotto, nel corso di questi anni, innumerevoli ricorsi, tanto che la Corte costituzionale molto spesso si è dovuta occupare di dirimere le questioni. Oggi, arriviamo a una proposta che in sostanza si prefigge – la brutalizzo – di riportare tutto a Roma, perché molte importanti competenze vengono ricondotte in capo al Governo centrale, depotenziando di conseguenza l’attività delle Regioni in ambiti importanti, fondamentali, come quello della mobilità, dei trasporti o della tutela dell’ambiente, ma non solo.

Ebbene, io penso che per la Regione Emilia-Romagna questo passaggio non sia irrilevante, né vale la logica compensatrice secondo cui esiste comunque il Senato delle Regioni per dirimere le questioni concorrenti o legiferare sulle materie che vengono riportate al centro. E qui dobbiamo essere chiari. Del resto, oggi non dobbiamo fare campagna elettorale, non dobbiamo convincere nessuno, perché fra di noi sappiamo benissimo come la pensiamo. Allora, io vi chiedo onestamente se pensate che qualcuno di noi, il prossimo anno, ad esempio tra i mesi di novembre e dicembre, quando dobbiamo approvare il bilancio, quando dobbiamo portare avanti i lavori che ben conosciamo, quando dobbiamo partecipare alle riunioni di Commissione, che in quel periodo in particolare sono convocate tutti i giorni, quando dobbiamo svolgere il nostro lavoro quotidiano, mantenendo anche i rapporti con il territorio, potrà agevolmente andare a Roma a svolgere anche eventualmente il ruolo di legislatore nazionale, non trascurando nessuno dei due. Io vi chiedo chi di noi potrà avere il dono dell’ubiquità. Tralascio la probabilità che il sindaco del capoluogo di regione possa essere contemporaneamente sindaco della Città metropolitana e senatore della Repubblica. Mi viene da pensare che qua fuori ci sono tanti giardinetti, immagino che non tutti siano curati a dovere, per cui lo stesso sindaco di Bologna, a tempo perso, potrebbe provvedervi personalmente.

Al di là delle battute, anche se scherzo fino a un certo punto, penso che la formulazione delle leggi non si limiti ad andare a Roma e a partecipare a una riunione. Sappiamo benissimo, in qualità di legislatori regionali, che il nostro ruolo non si esprime e non si esaurisce con la partecipazione fisica alle Commissioni o ai lavori d’Aula, ma è ben più complesso e merita un tempo di studio, di ricerca, di analisi, se si vuole stare nelle discussioni portando contributi fattivi e non solo di mera rappresentanza. Certo, ci sono i nostri collaboratori che ci coadiuvano nel nostro lavoro, ma allora devo immaginare che chi andrà a Roma avrà i collaboratori anche lì, e allora anche sui costi complessivi della politica vorrei vederci un pochino più chiaro. Lo dico, ripeto, perché fra di noi dobbiamo essere chiari.

Quindi, se esiste un tema chiaro ed evidente di riduzione delle competenze delle Regioni, esiste un altro tema altrettanto chiaro ed evidente che chi di noi andrà eventualmente a Roma a rappresentare la Regione al Senato non potrà fare bene contemporaneamente il senatore e il consigliere regionale, a meno che non si interpreti il ruolo solo da un punto di vista notarile, limitandolo all’atto di alzare o abbassare una mano.

Si parla molto del nuovo assetto del Parlamento, quindi delle competenze della Camera e di quelle del Senato, e si continua a ripetere che al Senato rimane solo il 5-10 per cento (anche qui le percentuali variano) della produzione legislativa nazionale. Certo, però, siccome noi concorriamo a determinare la legislazione regionale, sappiamo che bisogna guardare la qualità delle leggi, non solo i numeri. Quindi, se saremo chiamati ad approvare leggi che, ad esempio, regolano la vita e il funzionamento degli Enti locali, o leggi di derivazione europea, o i trattati internazionali, dovremo affrontare questioni che non sono affatto residuali. Ciò che, invece, diventerà residuale sarà il diritto dei cittadini a eleggere i senatori. E credo che anche su questa tematica sia necessaria un’attenta riflessione da parte nostra.

Abbiamo parlato molto spesso di riduzione dei costi della politica, ma ricordo a tutti – non credo, comunque, sia necessario – il lavoro che abbiamo svolto in quest’aula con il progetto di legge avente come primo firmatario il consigliere Calvano, sottoscritto anche da me. Ebbene, se quella legge, parlando un attimo di politica anche se solo tangenzialmente, fosse stata mutuata dalle altre sedici Regioni in cui il Partito Democratico esprime il presidente della Regione, molto probabilmente si sarebbe ottenuto un risultato in termini di riduzione dei costi della politica altrettanto efficace, senza dover modificare la Costituzione. Anche questo dobbiamo dircelo, essendo noi consiglieri regionali e avendo fatto il lavoro che abbiamo fatto.

Chiudo il mio intervento con una considerazione, che magari riprenderò successivamente, visto che mi resta un solo minuto. Chi governa un Comune, una Regione o un Paese ha due compiti fondamentali: il primo è decidere; il secondo è farlo tenendo unita la comunità che è chiamato a guidare. Di contro, se chi guida e governa un paese è il principale elemento di instabilità politica di quel paese, significa – e lo traduco molto semplicemente – che chi sta guidando e governando il paese forse non ha esattamente bene in mente qual è l’interesse generale e mescola interessi e destini personali con interessi e destini generali del Paese. Farlo sulla Costituzione, mettendola in ballo, non è un atto di responsabilità politica, o di rottamazione del passato, o di innovazione politica, ma è il massimo grado di personalizzazione, che si traduce nel massimo grado di continuità con quello che è stato il ventennio del berlusconismo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al consigliere Calvano. Prego.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

In premessa, desidero richiamare alcune parole spese dal Co.Re.Com. in risposta al segretario dell’Ufficio di Presidenza Rancan. Il Co.Re.Com. ci comunica che una seduta consiliare ordinaria può avere ad oggetto tematiche afferenti al progetto di riforma costituzionale. Questo mi sembra molto chiaro. Ebbene, in funzione di questo pronunciamento, nel mio intervento proverò, con tutta l’umiltà del caso, a raccontare cosa prevede la riforma e non andrò oltre questa previsione, anche perché sempre nella lettera del Co.Re.Com. scorgo un elemento di ambiguità. In sostanza, si dice che nello svolgere la nostra attività in una fase di campagna elettorale dobbiamo farlo sempre in una condizione in cui non vengano utilizzati mezzi e risorse personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle loro competenze. In sostanza, nell’esporre il nostro pensiero sul referendum lo dobbiamo fare da singole persone, senza utilizzare ruoli e strutture istituzionali.

Questa posizione mi pone forti dubbi sui documenti presentati dai diversi Gruppi, perché in quei documenti viene espressa una valutazione che ha, ovviamente, ricadute di carattere elettorale in una fase nella quale ciò non dovrebbe avvenire, in una struttura nella quale ciò non dovrebbe avvenire. Addirittura nel documento di SEL o in quello della Lega – non ricordo precisamente, ma poco cambia in questo senso – si fa riferimento al fatto che la Giunta, qualora il documento venisse recepito, dovrebbe provvedere alla sua divulgazione: questo è assolutamente contrario a quanto previsto dal dettato del Co.Re.Com.. Lo dico anche per rispetto dei miei colleghi, perché non vorrei che, nel votare un determinato documento, si incorresse in un’eventuale sanzione. Comunque, ritengo che chi ha presentato i documenti abbia fatto tutte le valutazioni del caso.

Fatta questa doverosa premessa, mi limito a delineare quelli che sono i paletti di questa riforma, che sono quelli attinenti alle Regioni. Nella riforma è previsto il superamento del bicameralismo paritario, con la nascita di un Senato delle Autonomie locali. È la prima volta che è previsto in una riforma un atto di questo genere, con il superamento del bicameralismo paritario, e quindi la previsione di un Senato nel quale le Autonomie locali possano svolgere il ruolo che analoghi istituti svolgono in altri contesti istituzionali, quali ad esempio la Germania. Infatti, questo Senato, al netto delle poche leggi che sono pedissequamente indicate all’articolo 70, fungerà principalmente da raccordo tra il centro e la periferia.

Nella ratio della riforma costituzionale si cerca, dunque, di migliorare il rapporto tra centro e periferia, perché nel tempo si è percepita una distanza tra la legislazione nazionale e le esigenze delle comunità locali e perché il rapporto tra Stato e Autonomie locali ha segnato elementi di difficoltà e di criticità.

Del resto, non è la prima volta che viene affrontata questa tematica, dal momento che è stata introdotta la riforma del Titolo V nel corso del 2001. Ad oggi, a distanza di quindici anni, quella riforma del Titolo V ha determinato degli effetti: alcune cose sono andate avanti, ma tra Stato e Regioni – è un dato di fatto – ci sono stati 1.590 ricorsi in quindici anni, in sostanza un ricorso ogni tre ogni. Quindi, la ratio con la quale è stata impostata la riforma costituzionale è quella di ridurre gli spazi di conflitto e, in tal senso, eliminare la legislazione concorrente, riportando una parte della legislazione a livello nazionale e lasciandone una parte in capo alle Regioni.

Ciò che viene previsto e messo in capo alla legislazione nazionale ha come obiettivo quello di dare omogeneità a una serie di politiche che nel Paese necessitano di omogeneità, dal turismo al lavoro, all’energia, fino alla stessa sanità, con un’attenzione particolare sulla sanità, vale a dire che, mentre la parte legislativa assume una dimensione nazionale, su tutta la parte organizzativa la competenza rimane in capo alle Regioni. Questo lo dico onde evitare fraintendimenti nell’interpretazione, non nella lettura, del nuovo testo costituzionale.

Tutto ciò viene mediato con l’articolo 116, che offre alle Regioni virtuose, tra le quali possiamo inserire la Regione Emilia-Romagna, l’opportunità di ricavarsi ulteriori spazi di autonomia rispetto a quelli previsti dal nuovo dettato costituzionale, spazi di autonomia che sono correlati agli equilibri di bilancio e alle competenze che quelle Regioni possono esprimere. Credo che questo sarà uno di quegli articoli che Regioni, come l’Emilia-Romagna e come altre, potranno valutare di utilizzare in rapporto a determinate materie.

Si avvia, in sostanza, un processo di federalismo differenziato che mai era stato concepito nel nostro Paese.

Vi è, però, un’autonomia che viene tolta alle Regioni, questo sì, ed è l’autonomia legata alla disciplina delle indennità dei consiglieri regionali. Questa è una materia che viene sottratta ai Consigli regionali, viene posta in capo alla materia costituzionale, perché per Costituzione viene definito che l’indennità dei consiglieri regionali non potrà superare l’indennità dei sindaci del comune capoluogo. Una norma che, per quanto ci riguarda, avrà effetti minimali, se non addirittura nulli, perché questa Assemblea, in modo unitario e coeso, ha disciplinato, con la legge n. 1/2015, le indennità dei consiglieri regionali. Non tutte le Regioni lo hanno fatto. Buona parte delle Regioni ha un’indennità che praticamente è doppia rispetto all’indennità dei consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna. È chiaro che l’eventuale nuova Costituzione determinerebbe in quelle Regioni un intervento drastico di riduzione delle indennità dei consiglieri regionali.

Infine, la riforma costituzionale prende atto di un fenomeno sociale e politico che purtroppo sta prendendo piede, ovverosia la crisi della rappresentanza e, quindi, la necessità e la voglia da parte dei cittadini di essere maggiormente protagonisti dei percorsi legislativi. Per questa ragione, sono state introdotte modifiche nella parte riguardante gli strumenti di partecipazione diretta, con la previsione di referendum propositivi e l’ampliamento delle possibilità sui referendum abrogativi.

Mi permetto al riguardo di sottolineare, visto che i colleghi della Lega hanno sostenuto che 800.000 firme sono tante, che abbiamo vari esempi di referendum convocati attraverso una raccolta ben superiore delle 500.000 firme. Mi viene in mente il referendum sull’acqua pubblica con oltre un milione di firme, mi vengono in mente i referendum che verranno indetti probabilmente a dicembre, post riforma, voluti dalla CGIL su alcuni articoli del Jobs Act, rispetto ai quali i soggetti promotori hanno dichiarato di aver raccolto più di un milione di firme. In quel caso, l’applicazione della nuova Costituzione determinerà un quorum più basso per quel tipo di quesiti referendari.

A questo si aggiunga che l’aumento delle firme per proporre una legge di iniziativa popolare è compensato con l’obbligo costituzionale di discutere quella legge. In sostanza, ad oggi leggi che hanno raccolto molto più di 50.000 firme sono tenute ben nascoste in un cassetto, da domani, se ci sarà da parte dei promotori della legge la possibilità e la capacità di raccogliere oltre 150.000 firme, si avrà la certezza di una discussione parlamentare.

Ho utilizzato i minuti a mia disposizione per descrivere ciò che penso ci sia concesso in quest’Aula, ovvero il contenuto della riforma costituzionale. Passi ulteriori rispetto a espressioni di voto o documenti che vanno in una direzione di espressioni di voto per quanto mi riguarda li ritengo eccessivi e contrari al dettato sia del Co.Re.Com. che della legge, quindi il Partito Democratico voterà contro per ragioni di merito ma anche per ragioni di opportunità, non ritenendo quei documenti in linea con quanto oggi la Regione possa fare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Calvano.

Ricordo che, come ha sottolineato il consigliere Calvano, l’Ufficio di Presidenza ha provveduto alla distribuzione del parere del Co.Re.Com., per cui ogni consigliere è responsabile delle proprie azioni.

La parola al consigliere Daniele Marchetti. Prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Io vorrei svolgere un intervento che vada oltre le legittime posizioni del fronte del “sì” e del fronte del “no”. Per carità, nel dibattito politico ci sta tutto, ognuno ha le proprie posizioni, ognuno plasma la propria idea, ma soprattutto ognuno ha ancora la possibilità di esprimersi e soprattutto di votare liberamente, a meno che qualcuno in futuro non pensi di toglierci anche queste prerogative.

Entrando nel merito della risoluzione che ho presentato, non credo rientri nel parere del Co.Re.Com., per cui il Partito Democratico potrebbe anche farci un ragionamento sopra, non posso sottacere che non sopporto affatto, in qualità di consigliere regionale e di cittadino di questa regione, che qualcuno cerchi di giocare sulla nostra pelle per indirizzare il voto della popolazione di una determinata area di questo Paese.

Se avete letto la risoluzione – a questo punto mi sorge più di qualche dubbio – avete visto che faccio un chiaro riferimento al Governatore della Campania De Luca, che in data 15 novembre ha riunito trecento amministratori a lui vicini, provenienti da più parti della sua regione, in un incontro durante il quale si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni riguardanti il referendum costituzionale. Era un incontro a porte chiuse, ma, purtroppo per lui, una registrazione comunque è uscita ed è stata distribuita da diverse testate giornalistiche.

Il governatore della Campania De Luca, in quell’occasione, per motivare il suo voto al prossimo referendum e per rivolgere un invito ai suoi amministratori locali, per chiedere loro di seguire il suo appello, ha ben pensato di screditare la nostra Regione, dicendo che è tra quelle realtà territoriali che penalizzano e tolgono risorse alla Regione Campania.

Ora, a me va bene tutto, però credo che ci sia un limite alla decenza. Non so se avete mai visto a quanto ammonta il nostro residuo fiscale. Ogni anno noi lasciamo 18 miliardi di euro nelle casse dello Stato centrale, che sono risorse che vanno poi a finire, oltre al mantenimento della struttura centrale del paese, anche a quelle Regioni meno virtuose come anche la Campania, governata proprio dallo stesso De Luca. Sono tutti soldi frutto del lavoro degli emiliani e dei romagnoli.

Quindi, dato che il governatore De Luca non è certamente abituato ad usare termini delicati, lo farò anch’io, tanto non penso che si offenderà. Gli dico, molto cortesemente, che prima di parlare degli emiliani e dei romagnoli si dovrebbe sciacquare la bocca. Io mi sento estremamente offeso, come cittadino, dalle sue dichiarazioni, e vorrei che il presidente dell’Emilia-Romagna prendesse le distanze da ciò che ha detto.

Non sopporto, oltretutto, l’idea che con questa riforma istituzionale il nostro territorio venga messo sullo stesso piano di quelle Regioni che dal punto di vista del governo del territorio lasciano alquanto a desiderare.

Comunque, per farla breve, chiedo sostanzialmente al presidente Bonaccini di condannare pubblicamente le affermazioni fatte dal governatore della Regione Campania, affermazioni fatte sulla nostra regione, sul nostro territorio, per fini elettorali. Come cittadini dell’Emilia-Romagna avremo tanti difetti, ma sicuramente non campiamo sulle spalle di altri cittadini di questo Paese.

Sostanzialmente, quindi, l’appello che faccio al Presidente è quello di smentire assolutamente il governatore della Campania, che ha detto addirittura che ci sarebbe un asse emiliano-lombardo per togliere risorse economiche per il Fondo sanitario, quando in realtà sappiamo benissimo che le risorse vanno sempre verso il basso.

Credo che sia assolutamente doverosa una presa di posizione del nostro governatore Bonaccini, non tanto per noi come consiglieri regionali, ma piuttosto in difesa di tutti quei cittadini emiliano-romagnoli che ogni anno versano le tasse allo Stato centrale e si vedono tornare indietro sempre meno.

Oltretutto, è di pochi giorni fa la notizia dell’ulteriore taglio di posti-letto nel nostro sistema sanitario, un taglio imposto da un decreto ministeriale, quando noi, con quel residuo fiscale che lasciamo tutti gli anni allo Stato, potremmo mantenere altri due servizi sanitari regionali.

Io quindi direi che uno dei tanti difetti dei cittadini emiliano-romagnoli è che hanno troppa pazienza. Quindi, perlomeno il nostro presidente Bonaccini dovrebbe prendere le distanze pubblicamente, anche nelle sedi istituzionali, da quanto ha detto il governatore De Luca.

Ripeto al segretario regionale del Pd, Galvano, che non credo che questo documento possa incappare nei vincoli, nei divieti che ha posto il Co.Re.Com. Per cui, fate una riflessione: vi faccio notare che sarebbe abbastanza singolare che a difendere una Regione che voi governate, ci siano dei consiglieri di opposizione, col vostro silenzio, complice di quanto ha detto il governatore della Campania.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Prego, la parola al consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Mi avete fatto arrabbiare anche Marchetti! Su questi argomenti bisogna veramente stare attenti e condividere anche una battaglia con SEL mi sembra una circostanza un po’ anomala.

È chiaro che il dibattito su questo argomento, motivato, in questa sede assembleare, è sicuramente migliore dei vari dibattiti in altre sedi, perché è scevro da ogni allusione ed è asettico, così come impone il Co.Re.Com. Tanto che dobbiamo renderci conto che sulla base della riforma costituzionale in senso stretto, quindi la riforma di 47 articoli della Costituzione, è sicuramente un tema che deve essere affrontato non tanto nella contrapposizione politica Renzi o non Renzi, ma nel merito della circostanza e nel merito del problema.

Tralascio il centro, il cuore della riforma costituzionale che hanno già spiegato i consiglieri Rancan, Taruffi e Calvano. Faccio solo alcune considerazioni di merito. Chiaro è che dalla riforma costituzionale si evincono fondamentalmente due presupposti: primo, la perdita di rappresentatività del territorio, con il Senato non eletto direttamente dai cittadini. Il secondo – pochi ne parlano – è che solo dopo aver votato il referendum sapremo come verranno eletti i senatori, e solo dopo aver votato il referendum, sapremo quale sarà il regolamento che verrà istituito per le opposizioni.

È chiaro quindi che ci troviamo di fronte ad un sistema per il quale un unico partito o un’unica coalizione potrà decidere vita, morte e miracoli sul sistema del nostro Paese, a discapito di una perdita di garanzie, oltre alle garanzie statutarie, di rappresentatività democratica.

Sulla base di questi ragionamenti, quindi, la risoluzione presentata serviva per affrontare il tema in questa Assemblea. Non dobbiamo convincere nessuno, sappiamo già come la pensiamo tra di noi.

Credo quindi che questo dibattito sia stato interessante da questo punto di vista, per capire le posizioni tra le parti, e questo deve rimanere tale.

Abbiamo fatto cioè una discussione su quella che è una riforma costituzionale, per capire esattamente quali sono i limiti di questa riforma o, dall’altra parte, i pregi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

La parola alla consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Presidente, esprimo soltanto qualche perplessità su quello che è stato detto rispetto a come il Co.Re.Com. decide o meno. Quello che rientra nell’atto che verrà o meno votato dopo, lo posso capire, ma il dibattito in aula davvero mi sembra qualcosa di strano.

Che lei dica, presidente, che è stato inviato un parere del Co.Re.Com., mi sembra troppo poco. Chiediamoci, allora, se in attesa delle riforme proposte dal Governo per depotenziare, come è stato detto anche da miei colleghi, il dibattito e le competenze regionali, dobbiamo ritenere che ci stia pensando il Co.Re.Com.

Io non riesco veramente a capire per quale motivo dobbiamo stare attenti, pesare le parole, pure in un Consesso del tutto civile come quello dell’Assemblea legislativa, perché il Co.Re.Com. potrebbe intervenire e dire che una cosa non la si doveva dire, oppure che bisognava dirla “un po’ meno”.

Questo non dico che dovrebbe essere oggetto di ulteriore dibattito, ma mi sembra abbastanza grave.

Comunque, per me “Stato” e “Costituzione” sono parole pronunciate da uno dei più grandi intellettuali italiani del secondo dopoguerra, Leonardo Sciascia. Che lo Stato sia la Costituzione esprime bene anche il nostro sentire. La Costituzione è la quintessenza dello Stato. La stessa storia repubblicana, però, dal 1948 ad oggi, può anche essere letta come una serie di continui attacchi alla Costituzione, alcuni riusciti, purtroppo, con l’erosione della Carta già in diversi punti, e a volte – e  questo è anche peggio – con la volontà, neppure tanto nascosta, di lasciarne inapplicate larghe parti.

Il tentativo di cambiare la Costituzione al fine di dare più potere all’Esecutivo è stata quasi una costante della vita politica italiana, tentativo sempre collegato alle modifiche alla legge elettorale per eliminarne quanto più possibile il carattere proporzionale.

Anche il dibattito a cui stiamo partecipando oggi, in Assemblea legislativa, e a cui tutte le forze politiche stanno prendendo parte, non possiamo negare, però, che sia un dibattito che appare quasi clandestino, quasi in tono minore, relegato tra un atto e l’altro, nemmeno degno di una propria specifica seduta.

Si ricorderà, presidente, come venne all’inizio proposta una sessione interna al Consiglio regionale, come seduta specifica, per quanto breve, che ci sembrava normale dovesse essere concessa. Sembra quindi incredibile che in quest’aula, dove questo progetto rischia, l’abbiamo detto, di ridurre questo organo a un Consesso amministrativo, un semplice Consesso che ratifica decisioni prese altrove, non si sia trovato lo spazio, fino ad oggi, e forse neanche la volontà, per affermare, appunto, come la riforma agirebbe in modo riduttivo sulle competenze legislative delle Regioni, riducendole sostanzialmente ad una mera dimensione amministrativa.

Questo atteggiamento del buttar via tutto è soprattutto una manifesta prova, credo, dell’incapacità anche di gestire la complessità di un progetto regionalista, il quale però viene da lontano, ha avuto un’origine e ha una storia lunga decenni, che seppur tra alti e bassi aveva ed ha una propria valida ragion d’essere, nel portare ad un livello più vicino ai territori, più vicino ai cittadini, una parte di quell’attività legislativa, consentendo da un lato un adattamento rispettoso delle specificità territoriali e dei livelli locali, e dall’altro, la possibilità di un controllo più semplice e tangibile da parte degli stessi cittadini.

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Gibertoni, scusi.

Inviterei i colleghi a chiacchierare più piano, eventualmente. Grazie.

Prego, consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Un tema per tutti, forse il più importante, considerata anche la valenza del bilancio regionale, è la sanità.

La sanità nella nostra Regione uscirà ulteriormente danneggiata se passasse questa modifica costituzionale, che di fatto finirebbe per portare ad una uniformazione al livello più basso, depotenziando il ruolo della Regione in materia sanitaria, togliendo flessibilità nell’adattare i percorsi terapeutici e sociosanitari alle competenze e ai fabbisogni del territorio.

Infatti, con questa proposta di riforma costituzionale e con la modifica dell’articolo 117, la sanità esce dalla legislazione concorrente e lo Stato diventa l’unico soggetto a poter legiferare sulle disposizioni generali e comuni per la tutela della salute.

Quindi, se fino ad oggi lo Stato stabilisce i LEA e noi possiamo organizzare, programmare e gestire il nostro Servizio sanitario regionale secondo scelte e strategie autonome, allora la situazione verrebbe totalmente capovolta, domani, con l’eliminazione della legislazione concorrente e la clausola di supremazia, la cosiddetta clausola di supremazia che rischia di essere usata come una clava per azzerare il conflitto di competenze che viene non soltanto, a questo punto, dalla legislazione concorrente, ma anche dal concorso di competenze e di responsabilità che però ci sembra un dato di fatto reale ed ineliminabile.

Quindi, azzeramento dell’autonomia e impossibilità di una concorrenza in senso positivo tra Regioni rischiano di andare di pari passo.

La domanda è anche per quale motivo l’accanimento contro una Carta costituzionale che tante comunità ci hanno invidiato, una Carta, è stato detto, tra le più belle delle democrazie moderne, che mette la persona al centro come titolare di diritti politici, di diritti sociali, economici e degli stessi diritti umani universali.

Potremmo dire che la risposta ci sembra evidente già in un’attività precedente di questo Governo. Abbiamo citato a volte il Jobs Act, abbiamo citato la Buona Scuola. Il nostro timore è che il disegno finale ormai palese sia quello di espellere ulteriori diritti dalla Costituzione, regolandoli invece, con norme ordinarie.

Una Costituzione che coniuga libertà e giustizia e ne stabilisce univocamente il nesso, non dovrebbe invece essere in nessun modo un fastidio, in nessun modo qualcosa da modificare così pesantemente, ma semmai da valutare con un dibattito molto più condiviso, molto più allargato, come fu quello della Carta del 1948, che fu adottata quasi all’unanimità, a seguito di un dibattito molto partecipato.

Invece, l’approvazione di questo nuovo testo ci sembra frutto più di un colpo di mano. Abbiamo parlato di clausola di supremazia. La clausola di supremazia ci preoccupa perché il Governo, se lo richiede l’interesse nazionale o la tutela dell’unità economica o la tutela dell’unità giuridica, potrà chiedere al Parlamento di intervenire con legge nelle materie di competenza regionale. Però, il contenuto elastico e non predefinito di questi presupposti lascerebbe spazio, anche per interventi politici, quindi tendenzialmente limitativi per le Regioni, e allora si pongono diversi problemi.

Intanto è fisiologico che l’introduzione di nuove materie trascini con sé l’esigenza di una loro definizione. In secondo luogo, il confine tra ciò che spetta allo Stato e ciò che spetta alle Regioni è spesso confuso. Abbiamo parlato della tutela della salute, quindi lo Stato sarà competente soltanto sulle disposizioni generali o comuni della materia, mentre al resto ci penseranno le Regioni. In terzo luogo, le competenze risultano talvolta sovrapposte, penso al governo del territorio e alla pianificazione del territorio regionale.

In quarto luogo, cosa facciamo con questa clausola di supremazia? Eventualmente, contro questa clausola di supremazia le Regioni non potranno opporre alcunché. E allora le condizioni del ricorso ad essa sono di natura politica e non giuridica, quindi verranno valutate, immagino, discrezionalmente dal Governo.

Stiamo assistendo allora a un forte richiamo verso il centro di competenze già regionali.

Il timore, quindi, è che il testo che emerge dalla riforma costituzionale, dalla proposta di riforma avanzata oggi e che verrà poi nuovamente avanzata col referendum, è un testo che consacra di fatto una Costituzione che abbiamo visto, anche se non sulla carta, ma vediamo in controluce ormai da un decennio: quella Costituzione che ci vincola totalmente al Fiscal Compact, quella Costituzione non scritta che toglie sovranità, che toglie diritti ai cittadini, che toglie la persona titolare di diritti politici e sociali dal centro delle sue attenzioni.

Un dibattito, quindi, ci sembra che sia mancato e ci sembra che sia mancato anche in aula. Lo rilevo oggi, con la difficoltà che c’è stata a introdurre l’argomento in aula, anche adesso, a ridosso dei nostri interventi, che come si vede sono totalmente pacifici, ma semmai molto preoccupati. È una riforma chiaramente ispirata a depotenziare il ruolo delle Regioni però non capivamo come fosse possibile che non venisse discussa proprio da quei Parlamenti regionali che vengono per primi fortemente impattati, fortemente limitati nel loro ruolo di presidio di conoscenza e di tutela che necessariamente deve essere il centro dei loro mandati. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto la parola il consigliere Sassi, prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Posso sapere quanto tempo mi è rimasto per cortesia?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sei minuti.

 

SASSI: Grazie.

Io pensavo di non intervenire ma poi qualcuno mi ha stimolato, quindi vorrei puntualizzare alcune cose.

Più che altro, io mi riferisco sempre al discorso delle competenze o del lavoro attinente ai futuri senatori provenienti dai Consigli regionali (così li chiamo perché se passa la riforma parleremo di Consigli regionali, a mio avviso). Le competenze vengono ridotte al lumicino: questo è il quadro che ci si pone davanti.

Se non erro si sono citati 1590 ricorsi legati all’attribuzione di alcune competenze in questi quindici anni. Sono quei ricorsi che hanno prodotto quindici anni di giurisprudenza costituzionale che potevano portare a un equilibrio di migliore definizione delle competenze. Noi, con questa riforma, se passa, arriveremo a buttarle nel cestino.

Si è citato il referendum sull’acqua pubblica che ricordo, l’acqua, essere ancora in mano privata. Quindi non ha ottenuto, dal punto di vista politico, non tecnico, quel riscontro coerente con il risultato che è emerso dalle urne.

È vero, le leggi popolari sono ancora nascoste in qualche cassetto, in qualche archivio, e un paio di quelle sono anche a nostra firma. In tempi non sospetti avevamo stabilito alcune regole che poi abbiamo adottato al nostro interno, ma questa è un’altra questione.

Una cosa positiva è il fatto che questa riforma impone la discussione, ma bastava mettere quello e non triplicare il numero di firme, se la volontà politica era quella di farli discutere. Io sarei stato molto felice di questo.

È stato attenzionato anche in questa assemblea il fatto che bisogna stare molto attenti a usare le risorse a nostra disposizione per fare campagna referendaria. Questo noi lo sappiamo molto bene, ma non è solo una questione di campagna referendaria, lo è in generale. Teoricamente le risorse andrebbero usate esclusivamente per il nostro ruolo, il nostro mandato e non per altro.

Mi assicurerò che questo parere, questo commento, venga comunicato anche al nostro Presidente del Consiglio, che fa largo uso dei mezzi a sua disposizione per fare campagna, ma su questo stiamo già verificando con altri strumenti, la liceità della cosa. Entro nel merito e chiudo con interventi più prettamente tecnici riguardo a questa riforma. Entro un po’ nel merito; cosa che non ho fatto prima. Adesso qualcosina la vorrei dire.

Ho letto l’articolo 55 dei compiti dei nuovi senatori, che saranno contemporaneamente anche consiglieri regionali e sindaci ovviamente, e certamente stiamo parlando di competenze molto importanti. Immagino i trattati europei, la loro incidenza sul territorio nazionale, la verifica dell’attuazione del programma del Governo piuttosto che delle pubbliche amministrazioni locali.

A queste competenze va aggiunto l’articolo 64 dove si definisce l’obbligo per i nuovi senatori di partecipare giustamente – perché se devi fare un lavoro devi partecipare ai lavori – alle commissioni e all’aula. Allora mi chiedo come sia possibile fare seriamente entrambi i ruoli, in maniera compiuta, corretta e completa, con la contezza di quello che si fa.

Vedo oggi, nel ruolo che tutti qui espletiamo in Assemblea legislativa, che è impegnativo se lo si vuole fare seriamente. Non è una bazzecola. Quindi mi chiedo, siccome la giornata è ancora di 24 ore – per legge non si possono nemmeno allungare le ore e sarebbe anche fisiologicamente impossibile reggerle –, come si riesca a fare bene entrambi i ruoli, considerando anche ciò che dice l’articolo 66, secondo cui quando uno decade da sindaco o da consigliere regionale, decade anche dal suo ruolo di senatore ovviamente.

Quindi, ci sarà una continua staffetta tra chi scende e chi sale al senato e i lavori che si stanno seguendo verranno passati di mano in mano, sperando che ci si capisca nel passaggio di competenze e dei lavori.

Pongo un dubbio. Entro proprio tecnicamente in quello che ho letto, passando anche al quesito referendario dove si parla dei tempi. Lascio perdere i costi. È già stato citato prima il fatto che i costi siano un falso problema, perché arriveremo a risparmiare sì e no un caffè all’anno per ogni cittadino italiano, mentre c’erano proposte di legge che sono state rimandate al mittente e presentate anche poco tempo fa, dove risparmiavano molto di più. Vi sono comportamenti che, a livello della Camera e del Senato potevano risparmiare molto di più annualmente, sono stati ovviamente ignorati.

La mia perplessità cade proprio nel ruolo del futuro senatore perché ci vede, come consiglieri regionali, coinvolti pesantemente in questa cosa. Mi pongo delle domande sulla velocità del futuro Senato. È tutto intasato per quella famosa navetta Camera-Senato. Si imputa la velocità di legiferare al fatto che ci sarà un Senato più snello che si occuperà di altro, quindi il bicameralismo paritario muore, e questo è vero perché hanno altre competenze, ma è vero in parte perché poi basta che le due componenti di maggioranza tra Camera e Senato siano differenti e il Senato potrebbe fare ostruzionismo su ogni singola legge che arriva dalla Camera, ma si parla di strategie e non è una questione.

Ricordo, per dare un dato numerico, che in questa legislatura il Parlamento italiano ha prodotto 224 leggi e solo cinque hanno avuto più di due letture Camera e Senato. Quindi non è la navetta che sta intasando –  sto parlando proprio tecnicamente – la legislazione italiana in questo momento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Non avendo più iscritti in discussione generale congiunta sui documenti, passiamo alle dichiarazioni di voto su tutti i documenti, con cinque minuti per Gruppo.

La parola al consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Preso atto dei pareri del Co.Re.Com. e considerato anche il fatto che le perplessità che sono state espresse in discussione generale sull’argomento di cui stiamo trattando rimangono, l’intento – ringrazio i colleghi per avermi fatto portavoce di questa cosa –  era quello di favorire una discussione all’interno dell’assemblea legislativa sulla riforma costituzionale e portare anche all’attenzione della Giunta eventuali problematiche che si potrebbero riscontrare.

Con questo, annuncio il ritiro delle risoluzioni a prima firma mia, a prima firma Gibertoni e a prima firma Alleva per quanto riguarda questi Gruppi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Quindi, parliamo delle risoluzioni 3520, 3531 e 3535.

Ha chiesto la parola il consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Per annunciare che anche noi ritireremo la risoluzione, proprio perché avevamo inteso sostenere la possibilità di fare questa discussione interna dell’assemblea.

Visto che l’unico modo che avevamo era quello di presentare delle risoluzioni, come avevamo detto nella Conferenza dei Capigruppo, la necessità era affrontare la discussione. Questa è stata fatta e credo che comunque fosse la parte utile e che ci interessava sottolineare; la votazione tanto sapremo tra l’altro come andrebbe a finire dal punto di vista numerico.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al consigliere Alleva, prego.

 

ALLEVA: Anch’io mi associo agli interventi. Rinunciamo a chiedere questo voto, perché tutto sommato quello che volevamo era proprio avere un dibattito su un tema che ci riguarda direttamente come competenze regionali e sulle loro connessioni con il resto della riforma.

Il dibattito c’è stato. Mi auguro che sia stato interessante. Per il resto, certo, abbiamo un po’ di delusione nel leggere il provvedimento del Co.Re.Com.. Come si dice, letto tra le righe, quos ego.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Ritiro l’atto, però continuo a esprimere molta perplessità, perché non si capisce che cosa potevamo o non potevamo fare. Se è censurabile, come dite, l’aver presentato questi atti, o rischia di esserlo, lo è altrettanto questa conduzione dell’Ufficio di Presidenza, che se gli atti li aveva giudicati ammissibili, non riesco a capire come mai non sia chiaro in aula se lo sono oppure no.

Quindi, ritiriamolo pure, ma questa cosa non si deve ripetere più, perché se c’è una violazione delle garanzie dei consiglieri regionali, ne risponderemo noi col Co.Re.Com., ma ne risponderete voi col prefetto. Queste cose non sono normali e non sono accettabili.

Chiaritevi, chiariamoci, invitiamo il Co.Re.Com. a un’informativa che ci chiarisca a questo punto secondo questa Regione cosa può o non può fare il consigliere regionale e poi dopo convochiamo anche i prefetti e cerchiamo di capire come mai siamo arrivati, con una difficoltà così enorme, a discutere di riforma in quest’aula.

Ce l’abbiamo comunque fatta in qualche modo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

La parola al consigliere Daniele Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Presidente, non solo non la ritiro, ma chiedo anche la votazione elettronica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Ha chiesto la parola il consigliere Foti.

 

FOTI: Soltanto per dire che, all’inizio del mio intervento, avevo chiesto ai firmatari delle altre risoluzioni se era possibile evitare di votarle per i motivi espressi. La risoluzione del consigliere Marchetti francamente attiene ad altra materia. È attinente rispetto al fatto che riguarda un presidente di regione, ma ritengo possa essere votata tranquillamente perché è una censura, o un dissenso di tipo politico, rispetto ad affermazioni che una volta sarebbero state intese come voto di scambio e quindi si sarebbero aperti fascicoli penali. Poi il mondo cambia e quindi evidentemente adesso sono solo gentili inviti al voto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

La parola al consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Intervengo su questa risoluzione giusto appunto per dire che voteremo favorevolmente perché quelle parole, e non solo quelle, ma anche quelle rivolte alla presidente Bindi hanno in noi destato uno scandalo.

Dispiace che invece esponenti del PD su questi aspetti diano pacche sulle spalle, invece che censurare queste affermazioni e questi metodi. Addirittura, non solo esponenti del PD, ma anche oggi Alfano ha dichiarato in aula che può starci perché quel linguaggio addirittura l’ha fatto vincere, quindi è accettabile.

Oggi, in Commissione antimafia, è stata chiesta l’acquisizione e un’indagine conoscitiva in merito, ma il PD l’ha bocciata, quindi solo per ribadire che comunque voteremo a favore di questa risoluzione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Caliandro ha chiesto la parola, per quale motivo?

 

CALIANDRO: Mi ero prenotato per la dichiarazione di voto, però evidentemente non è stata presa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): la parola al consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Solo per dire che con grande imbarazzo abbiamo assistito ad una furia francese e a una ritirata spagnola. Questo, se ha avuto il merito di avere una discussione che è stata franca da parte di alcuni espositori, forse doveva essere più avveduta nella lettura del pronunciamento del Co.Re.Com., ma questo riguarda chi aveva esteso quella documentazione.

Invece, per quello che riguarda la risoluzione che mi pare improvvidamente collegata a questo dibattito, la valutazione di biasimo resta di biasimo da parte del nostro Gruppo rispetto alle parole che sono state espresse da un presidente di Regione contro la presidente della Commissione antimafia, ma non ci sfugge l’atteggiamento capzioso col quale viene posto in quest’aula questo documento. Poiché non siamo soliti prestarci a questi giochini, esprimiamo biasimo e condanniamo quell’atteggiamento, ma voteremo contro ad un documento che evidentemente vuole introdurre quello che è uscito dalla finestra.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire si proceda alla votazione della risoluzione oggetto 3621, a firma dei consiglieri Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani e Pompignoli, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

10

Contrari

 

25

Astenuti

 

2

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 3621 è respinta.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,37

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare gli assessori Palma COSTI, Paola GAZZOLO e Sergio VENTURI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 3621 “Risoluzione per impegnare la Giunta a prendere posizione in merito alle dichiarazioni pronunciate da parte del Governatore della Regione Campania e relative alla legge di revisione costituzionale.               A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli”

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 10

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI.

 

Contrari: 25

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Marco POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 3395 “Delibera: «Integrazioni e modifiche alla deliberazione assembleare n. 64 del 2016 contenente indirizzi e criteri per la formulazione del programma 2016 di edilizia scolastica.» (Proposta della Giunta regionale in data 17 ottobre 2016, n. 1638)” (100)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Boschini:

«Al punto 1) del deliberato, terzo capoverso, la locuzione “15 dicembre 2016” viene sostituita dalla locuzione “30 giugno 3017”»

(Precluso)

 

Emendamento 1, nuova stesura, a firma del consigliere Boschini:

« Al punto 1) del deliberato, terzo capoverso, la locuzione “15 dicembre 2016” viene sostituita dalla locuzione “30 giugno 3017”, inoltre al punto 2) del deliberato il termine del “15 dicembre 2016” è sostituito col termine del “30 giugno 2017”»

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

3598 - Interrogazione a risposta scritta circa il piano di ristrutturazione del Gruppo Ferroli e la tutela dei relativi lavoratori. A firma dei Consiglieri: Calvano, Zappaterra

3599 - Interrogazione a risposta scritta circa le attività di sostegno rivolte agli ex lavoratori in mobilità della Philips-Saeco di Gaggio Montano. A firma del Consigliere: Bignami

3600 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei diritti delle cooperative concessionarie, nel settore dell'acquacoltura, di autorizzazioni, tra Goro e Comacchio, relative all'allevamento delle vongole. A firma del Consigliere: Foti

3601 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per mettere in sicurezza, dal punto di vista sismico, la scuola Rodari di Cavriago (RE). A firma del Consigliere: Foti

3602 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per la costruzione di un nuovo ponte in via Macerata, a Carseggio, nel Comune di Casalfiumanese (BO). A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

3603 - Interrogazione a risposta scritta circa la costruzione di un collegamento tra l'aeroporto di Bologna, la fiera ed il centro della città. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

3604 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per incrementare la sicurezza, a fronte del ripetersi di reati predatori, con particolare riferimento alla situazione esistente nel Comune di Mirandola. A firma della Consigliera: Gibertoni

3607 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per predisporre un collegamento stabile e sicuro con l'abitato di Carseggio, nel Comune di Casalfiumanese, a seguito del crollo del relativo ponte. A firma della Consigliera: Piccinini

3609 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per eliminare i pericoli connessi ai passaggi a livello su linee ferroviarie. A firma del Consigliere: Bignami

3610 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per elevare, anche tramite automatismi, i livelli di sicurezza dei passaggi a livello. A firma dei Consiglieri: Rancan, Rainieri

3611 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per migliorare la gestione ed il controllo dei migranti. A firma del Consigliere: Rainieri

3612 - Interrogazione a risposta scritta circa dichiarazioni del Presidente della Regione Campania riguardanti la ripartizione, tra le varie Regioni, del Fondo Sanitario. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

3619 - Interrogazione a risposta scritta circa gli esiti del monitoraggio del Corecom dell'Emilia-Romagna sulla programmazione radiotelevisiva locale riguardante l'equilibrio e l'imparzialità della comunicazione relativa al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. A firma del Consigliere: Foti

 

Risoluzioni

 

3616 - Risoluzione per impegnare la Giunta e l’Assemblea legislativa a non approvare progetti di legge relativi alla fusione di Comuni qualora non si sia registrato un orientamento favorevole in tutti i Comuni coinvolti, ad apportare modificazioni alla legge regionale n. 24/1996, come modificata dalla legge regionale n. 15/2016, e a definire ed attuare azioni di promozione e di accompagnamento dei processi di fusione dirette a favorire la partecipazione territoriale agli stessi, incentivando inoltre l’impegno dei cittadini e delle associazioni fin dall’inizio dei procedimenti. (22 11 16) A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi, Gibertoni, Piccinini

3620 - Risoluzione per impegnare l’Assemblea legislativa a esprimere parere contrario alla legge di revisione costituzionale. (23 11 16) A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

3621 - Risoluzione per impegnare la Giunta a prendere posizione in merito alle dichiarazioni pronunciate da parte del Governatore della Regione Campania e relative alla legge di revisione costituzionale. (23 11 16) A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

3622 - Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere l’istituzione di un tavolo tecnico nazionale per l’elaborazione di un documento di indirizzo per la sicurezza sugli edifici scolastici, a supportare le scuole pubbliche e i comuni nella raccolta fondi per la manutenzione degli immobili scolastici, a intervenire per l’aumento dei fondi destinati all’edilizia scolastica, a monitorare l’attuazione dell’accordo sull’Anagrafe nazionale dell’Edilizia Scolastica. (23 11 16) A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Bertani, Sassi, Sensoli

3623 - Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere l’istituzione di un tavolo tecnico nazionale per l’elaborazione di un documento di indirizzo per la sicurezza sugli edifici scolastici, a supportare le scuole pubbliche e i comuni nella raccolta fondi per la manutenzione degli immobili scolastici, a intervenire per l’aumento dei fondi destinati all’edilizia scolastica, a monitorare l’attuazione dell’accordo sull’Anagrafe nazionale dell’Edilizia Scolastica. (23 11 16) A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Bertani, Sassi, Sensoli, Caliandro, Boschini, Calvano, Pettazzoni, Fabbri, Liverani, Foti, Bignami

(Comunicazione n. 39 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2016/2622 del 24/11/2016)

 

 

IL PRESIDENTE

I SEGRETARI

Rainieri

Rancan - Torri

 

Espandi Indice