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164.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 19 DICEMBRE 2017

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 4223

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: «Disciplina regionale sulla tutela e l'uso del territorio» TESTO BASE (76)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 101

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifica della L.R. 20 del 2000, Disciplina generale sulla tutela e l'uso del territorio». A firma del Consigliere: Bignami

 

OGGETTO 158

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifica di norme delle leggi regionali 9 dicembre 2002, n. 34, e 24 marzo 2000, n. 20». A firma del Consigliere: Foti

PRESIDENTE (Saliera)

PRUCCOLI, relatore della Commissione

POMPIGNOLI, relatore di maggioranza

ALLEVA (Altra ER)

GIBERTONI (M5S)

IOTTI (PD)

TARUFFI (SI)

RONTINI (PD)

SENSOLI (M5S)

BIGNAMI (FI)

PICCININI (M5S)

PRODI (Gruppo Misto)

BIGNAMI (FI)

CALVANO (PD)

BERTANI (M5S)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10,24

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centosessantaquattresima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sono assenti il consigliere Foti e gli assessori Bianchi, Corsini, Costi e Petitti.

Le altre informazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono già state inviate a tutti i consiglieri, pertanto le do per lette.

 

OGGETTO 4223

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: «Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio» TESTO BASE (76)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 101

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «Modifica della L.R. 20 del 2000, Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio». A firma del Consigliere: Bignami

 

OGGETTO 158

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «Modifica di norme delle leggi regionali 9 dicembre 2002, n. 34, e 24 marzo 2000, n. 20». A firma del Consigliere: Foti

 

PRESIDENTE (Saliera): La convocazione della seduta odierna prevede la trattazione in via esclusiva dei seguenti oggetti abbinati:

Oggetto 4223: Progetto di legge di iniziativa della Giunta recante “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”, delibera di Giunta n. 218 del 2017. Questo è il testo base.

Oggetto 101: Progetto di legge d’iniziativa consiglieri recante “Modifica della legge regionale n. 20/2000, Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio” a firma del consigliere Bignami.

Oggetto 158: Progetto di legge d’iniziativa consiglieri recante “Modifica di norme delle leggi regionali 9 dicembre 2002, n. 34, e 24 marzo 2000, n. 20, a firma del consigliere Foti.

Il testo n. 5/2017 è stato licenziato dalla Commissione “Territorio, Ambiente, Mobilità” nella seduta del 9 novembre 2017.

Il progetto di legge è composto da 79 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Giorgio Pruccoli, ha preannunciato di svolgere la relazione orale, così come svolgerà la relazione orale il relatore di minoranza, consigliere Massimiliano Pompignoli.

Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Sono state presentate 17 proposte di emendamento: 4 a firma dell’assessore Mezzetti, 13 a firma dei consiglieri Bignami e Aimi. Sono stati presentati tre ordini del giorno: il 4223-bis di non passaggio all’esame dell’articolato, a firma della consigliera Gibertoni; il 4223/1, a firma del consigliere Foti; il 4223/2, a firma del consigliere Bertani.

Apriamo il procedimento di discussione.

La parola al relatore della Commissione, consigliere Giorgio Pruccoli, che ha a disposizione venti minuti. Prego.

 

PRUCCOLI, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Questa Assemblea si ritrova dopo diciassette anni a legiferare e a normare in materia urbanistica. In realtà, va detto, sembra trascorsa un’era geologica dall’approvazione della legge regionale n. 20. Si trattava già allora di fermare la spinta speculativa immobiliare che stava mangiando il territorio, che è una risorsa finita e pregiata, in un contesto – quello – in cui si vedeva, nella quasi totalità dei casi, la sovrapposizione tra immobiliaristi ed imprese edili.

Era successo, infatti, in quell’epoca, per essere più precisi, che le imprese edili medio-grandi si andavano trasformando via via in soggetti che privilegiavano l’attività immobiliare a quella tipica della produzione artigiana. Questo settore aveva attratto anche investitori da altri mondi e il settore bancario li sosteneva con convinzione e anche con celerità. La legge n. 20, quindi, già conteneva al proprio interno elementi di difesa ambientale urgenti ed irrinunciabili, però forse, come vedremo, anche per la concomitante impossibilità delle Amministrazioni comunali nel chiudere i bilanci, gli obiettivi non sono stati colti, almeno potenzialmente parlando.

Oggi un ideale autoscatto, realizzato mentre siamo qui in Aula, ci mostra le conseguenze dello scoppio di una bolla immobiliare che ha portato con sé buona parte delle aziende di produzione edile e la perdita di numerosissimi posti di lavoro che operavano all’interno di quel settore. La conseguenza logica di tutto questo è una frenata spaventosa del settore edilizio che, invece, va rivitalizzato, oltre alla politica degli incentivi fiscali statali. Stiamo parlando del settore edilizio e non di immobiliarismo tout court. Tra l’altro, è uno dei settori che non riesce ad agganciare la ripresa, che pure in questo Paese è in atto. A contribuire, oltre che ad agganciare la ripresa.

Quindi, c’è la necessità di riprendere in parallelo i paradigmi della legge n. 20 a difesa e tutela del territorio, che vanno rilanciati, però, nella cornice socioeconomica attualizzata, dove occorre rilanciare il comparto edile stimolando la rigenerazione urbana. La polaroid più aggiornata ci mostra oggi un potenziale consumo di territorio. Se andiamo a fare la sommatoria di tutti gli strumenti urbanistici dei Comuni del piacentino, fino al Comune di Cattolica, è piuttosto vasta, pari ad oltre due città di Bologna, una dispersione urbanistica generalizzata, che raggiunge il 23 per cento, tutto questo in un modello di sviluppo quantitativo superato e ormai distrutto, anche per effetto del credit crunch. Per questo motivo, la nuova legge, di fatto, vincola le Amministrazioni comunali a fare le politiche abitative del futuro esclusivamente nell’ambito del consolidato urbano. Politiche abitative demografiche saranno possibili, con questa nuova legge, solo all’interno del consolidato urbano.

Il taglio ambientalista della legge, quindi, è evidente nella riduzione di oltre il 60 per cento delle previsioni di edificazione, che sono già contenute negli strumenti approvati. È la prima legge nella storia che taglia le previsioni già approvate all’interno dei Piani urbanistici dei Comuni e che rilancia sull’impossibilità di utilizzare il territorio vergine per l’edilizia residenziale, quindi per quella che, potenzialmente, è a rischio speculativo.

Una delle sfide più importanti contenuta all’interno di questa legge e che metterà alla prova gli amministratori locali nella loro capacità di cooperare è quella contenuta nella previsione di legge di scrivere i Piani strategici di area vasta. Si tratta dei Piani territoriali dell’area metropolitana o dei Piani territoriali provinciali, che cambiano pelle e diventano di natura strategica. Lì gli amministratori, non essendovi più la pianificazione a cascata, ma per competenza, dovranno immaginare il futuro di territori omogenei e scrivere accordi per le infrastrutture più sensati ed utili alle comunità, sapendo che ogni Comune non può pensare di avere tutto come fossimo una sommatoria di isole autarchiche, bensì provare a ritagliarsi un ruolo per unicità e peculiarità in un sistema territoriale che sappia giocare le partite del mondo globalizzato.

La parte di semplificazione edilizia è già stata approvata nel giugno scorso con la legge n. 12 (una parte all’inizio inglobata all’interno di questa legge) ed è stata coordinata al tavolo, unitamente agli ordini professionali. Questa legge la voglio richiamare perché pone la nostra Regione al passo con gli adeguamenti normativi nazionali e consegue l’obiettivo di rendere celere ciò che deve essere, senza abdicare rispetto al ruolo della Pubblica amministrazione di indirizzo, di vigilanza e di controllo.

Il futuro, dunque, grazie a questa legge, avrà due parole d’ordine: qualità e rigenerazione urbana. Quest’ultimo concetto non deve fin da subito ricondurci per minimizzazione alla sistemazione dell’esistente tout court. Certo, ci sta l’efficientamento energetico. Certo, ci sta il miglioramento sismico. La legge, però, porta con sé la possibilità che tutti quanti noi ammiriamo quando giriamo nel mondo, in Europa, magari in città in cui torniamo vent’anni dopo, stentando a riconoscerle. Le trasformazioni urbanistiche attuate mediante demolizioni massicce e ricostruzioni anticipano la città del futuro dotandola di spazi pubblici, infrastrutture e servizi, nonché di edilizia residenziale non energivora e sismicamente a norma.

Credo di aver spiegato che, quindi, si tratta di una legge che non è un lifting alla legge n. 20, ma va a riscrivere i paradigmi dell’urbanistica adeguandoli al 2017. Questa legge lo fa in applicazione dell’articolo 117 della Costituzione, che affida alle Regioni il potere di legiferare nella disciplina regionale in materia di governo del territorio.

Riassumo gli obiettivi. Il primo è quello di contenere il consumo di suolo introducendo il concetto di “saldo zero”, proprio perché sappiamo che è una risorsa finita, non nel senso di “terminata”, ma nel senso di opposto a “infinita”. Quindi, è un prezioso valore collettivo da tutelare e da salvaguardare. Quanto più viene a scarseggiare, tanto più quel valore aumenta.

Il sacrificio del 3 per cento di territorio che la legge, comunque, porta con sé da qui al 2050, però, va valutato nell’aspetto che questa Regione è disponibile a metterlo in gioco solo ed unicamente per creare lavoro, quindi solo ed unicamente per dare nuova linfa, nuovo spazio e strumenti adeguati alle aziende per poter mantenere posti di lavoro sui territori, che poi è una delle motivazioni principali per cui si riesce a combattere e ad evitare lo spopolamento.

Un altro obiettivo è quello di favorire la rigenerazione dei territori urbanizzati e il miglioramento della qualità urbana ed edilizia; tutto questo – ci sono tutte le caratteristiche; non sono solamente titoli, ma è tutto declinato in maniera molto puntuale e precisa – attraverso le politiche per l’efficientamento energetico dell’esistente, la riduzione del rischio sismico sempre sugli edifici esistenti, la promozione di interventi di edilizia residenziale sociale (altro aspetto che viene preso dalla legge n. 20 e rilanciato con forza nella nuova legge; da questo derivano e discendono la tutela e la valorizzazione dei territori agricoli e le relative capacità produttive del settore agroalimentare di questa regione, che è stato uno di quelli che, peraltro, ha sopportato e fatto passare il momento più buio della notte della crisi, essendo forse l’unico settore ad aver avuto un segno “più” davanti al numero degli occupati), la tutela e la valorizzazione degli elementi storici e culturali del territorio regionale e la promozione dell’attrattività complessiva del sistema regionale per lo sviluppo della competitività delle attività produttive e terziarie.

Un terzo obiettivo è la valorizzazione e la stimolazione della capacità negoziale dei Comuni. Personalmente, credo che dovrà crescere molto sia la classe dirigente pubblica (parlo sia di quella elettiva che di quella che lavora nella struttura pubblica per concorso) sia quella privata (professionisti e investitori).

La legge pone tutte le sfide del futuro e, nel momento in cui prova ad interpretare un mondo che cambia, ovviamente c’è la necessità di cambiare l’approccio e anche la mentalità. Questa legge rappresenta un salto culturale.

Un altro obiettivo è che ci sia una cooperazione leale e sincera tra Amministrazioni pubbliche titolari di funzioni di governo secondo la loro competenza. In un momento in cui, peraltro, esiste a livello locale un corretto e giusto frastagliamento politico, chiaramente un monitoraggio dell’attuazione delle scelte e la stipula degli accordi territoriali diventano emergenze assolute.

Un altro aspetto che dobbiamo sottolineare come valore positivo di questa legge riguarda il rafforzamento dei valori di legalità, imparzialità e trasparenza che la legge porta con sé. Nella fase degli emendamenti su questo aspetto si è ulteriormente spinto, tant’è vero che sono numerosi gli emendamenti che hanno introdotto fasi di ulteriore pubblicità rispetto alle azioni che la Pubblica amministrazione dovrà portare avanti nei prossimi anni. Per fare questo, per garantire legalità, imparzialità e trasparenza, questa legge scarica il massimo della forza possibile andando a conformare questa legge alle linee guida dell’ANAC, andando a recepire l’articolo 84, comma 3, l’informazione antimafia, del decreto legislativo n. 159/2011, a pena di nullità degli accordi pubblico-privati, qualora già sottoscritti, l’inserimento e la contemplazione dell’articolo 6-bis della legge n. 241/90 riguardo agli obblighi di astensione previsti per le situazioni in conflitto di interessi.

Dalla sommatoria di quello che ho appena detto, evidentemente, il massimo possibile è stato fatto. Come sappiamo, l’illegalità è sempre possibile, non si ferma con le leggi. Con le leggi si può provare a mettere il massimo dei filtri e creare le condizioni perché i comportamenti non conformi siano perseguiti e puniti. Altrimenti, bisogna fermare il mondo. Temendo che tutto quanto sia passibile di qualcosa che non funzioni, si ferma il mondo, come si è fatto per le Olimpiadi.

Con questa legge, soprattutto nella fase degli emendamenti, i Comuni potranno terminare i percorsi già avviati ai sensi della legge n. 20 oppure virare direttamente al Piano urbanistico generale (lo strumento unico che questa legge introduce) entro un massimo di tre anni. Il Piano urbanistico generale elimina da subito la possibilità – come dicevo prima – di fare politiche abitative e demografiche a vantaggio della rigenerazione urbana. La rigenerazione urbana, evidentemente, nel momento in cui diventa il focus principale e l’obiettivo della legge, non può che essere sostenuta – almeno in una fase iniziale, quella in cui dicevo che va fatto un salto culturale – da incentivi e da premialità.

La legge n. 20 parlava già di rigenerazione urbana, però, nel momento in cui in quella legge era prevista anche la potenzialità di continuare a consumare suolo a fini abitativi, evidentemente tra le due cose ha prevalso l’espansione. Dobbiamo tenere conto che della rigenerazione urbana ne abbiamo tantissimo bisogno, sia per rimettere mano a parti di città cresciute non sempre in maniera armonica, progettata e programmata, sia perché dobbiamo tenere conto che l’urbanistica, quindi il buon disegno della città, le intuizioni sulla città rappresentano la prevenzione migliore alle tensioni sociali. L’urbanistica funziona molto più delle ronde, che servono semplicemente a immaginare cose che, poi, non si verificano.

Partiamo, quindi, da una situazione in cui c’è un potenziale consumo di suolo enorme, ancora possibile, di cui però non c’è neppure richiesta. Quindi, attraverso l’introduzione del Piano urbanistico generale, andiamo a tagliare queste previsioni in maniera drastica. Che cosa sarà possibile? L’ho già detto, ma questo concetto lo voglio rafforzare. All’interno del Piano urbanistico generale potranno trovare collocazione unicamente insediamenti produttivi e nuovi interventi residenziali, ma solo di edilizia residenziale sociale o se collegati a progetti di rigenerazione urbana, come scarico di progetti di rigenerazione urbana che l’Amministrazione abbia valutato di pubblico interesse.

La legge affida tre anni di tempo alle Amministrazioni per convertire i propri strumenti urbanistici, siano questi il PSC, il POC, il RUE o i PRG. Ci sono alcuni Comuni in Emilia-Romagna che non hanno mai avviato il processo di adeguamento alla legge n. 20. In questi tre anni di tempo, che rappresentano un periodo transitorio, i Comuni potranno continuare ad operare, però agendo in maniera molto trasparente e facendo un pre-taglio delle previsioni che non hanno più senso, attraverso una chiamata, che deve avvenire nei primi sei mesi, che vede una manifestazione di interesse nei successivi tre e poi la chiusura del percorso negli ulteriori tre mesi. Quindi, entro un anno tutto potrà essere chiaro. Questo, evidentemente, nei Comuni che non vorranno partire direttamente con la trasformazione e la migrazione dei propri strumenti urbanistici verso il PUG.

Non ho detto, e vi chiedo scusa, a cosa si riferisce il 3 per cento complessivo massimo. In Commissione la legge è passata tante di quelle volte che ormai lo sappiamo tutti. Si tratta del 3 per cento del consolidato urbano, una sorta di dotazione che ogni Comune avrà alla data di entrata in vigore della legge, da qui al 2050, da valutare nel momento in cui nascessero le condizioni perché ci possa andare dentro qualche politica per il lavoro che l’Amministrazione ritenga interessante. Quel 3 per cento arriverà fino al 2050 nel momento in cui, in recepimento della direttiva dell’Unione Europea, scatterà il consumo di suolo a saldo zero, con il principio, quindi, della desigillazione, principio che abbiamo già introdotto all’interno di questa legge come elemento possibile a scomputo degli oneri dovuti.

La legge stabilisce alcuni incentivi per far partire la rigenerazione urbana. Tali incentivi sono di natura economica. Ci sono 30 milioni di euro di fondi FSC per progetti di rigenerazione urbana, da spendere entro il 2020. Porta con sé anche incentivi di natura fiscale, che si sommano, evidentemente, a quelli statali, che tutti conosciamo, che riguardano l’abolizione del contributo straordinario e la riduzione di almeno il 20 per cento del contributo di costruzione. Quello del 20 per cento è un tetto minimo, per cui i Comuni possono decidere di salire. Il 3 per cento e i tre anni sono, invece, i limiti massimi. I Comuni possono decidere di stare sotto il 3 per cento e possono decidere di agire prima dei tre anni.

Nella rigenerazione urbana, come anche già all’interno dei Piani vigenti, approvati ai sensi della legge n. 20, sono possibili, a discrezione dei Comuni, incentivi volumetrici legati alla qualità del prodotto. Un altro fattore che si ritiene determinante è rappresentato dalla demolizione e dalla ricostruzione in deroga.

Le imprese agricole, di tutto questo, gioveranno dalla salvaguardia del territorio, che, come è giusto che sia, non deve essere più impermeabilizzato, non deve essere più consumato a scopi abitativi e a fini di espansione della città, ma può rimanere patrimonio per le imprese agricole, che avranno come principale novità da questa legge la possibilità di costruire nuovi fabbricati funzionali all’impresa agricola stessa. Sappiamo bene che anche questo settore ha necessità di competere in un mondo vasto. Molte delle nostre aziende hanno un mercato addirittura su scala mondiale, su scala internazionale. Spesso, in merito ai Piani di ammodernamento, per reggere le sfide di quel mondo, di quel settore, anche le nostre aziende hanno necessità di avere spazi deputati e specifici.

È una legge che prova ad introdurre anche la premialità per chi promuove e per chi voglia promuovere concorsi di architettura e di progettazione partecipata, quindi con il superamento degli indici. I Comuni, in quel caso, potranno prevedere anche lo scomputo del contributo di costruzione fino al 50 per cento dei costi sostenuti.

Come dicevamo prima, cambia molto il rapporto, ed è uno degli ultimi concetti che espongo, ma si passa dalla pianificazione a cascata alla pianificazione di competenza. Il Piano territoriale di coordinamento provinciale cambia completamente pelle. Le Province hanno a loro volta cambiato pelle, quindi non poteva non cambiarla anche lo strumento di loro emanazione. La Regione metterà a disposizione tutta la carta dei vincoli. Tutto verrà sommato all’interno del PTR. L’Amministrazione comunale, tenuto conto del patrimonio contenuto nel PTR e nel Piano territoriale provinciale, all’interno del Comitato urbanistico, formato dai medesimi tre soggetti, ovvero il Comune interessato, la Provincia di riferimento e la Regione, potrà procedere all’approvazione in tempi molto brevi e molto snelli, attraverso quel principio di cooperazione istituzionale, di cui parlavo all’inizio, che la legge prova a introdurre.

Questo è il sunto, anche perché il tempo sta per scadere, delle novità che questa legge prova a introdurre. Si tratta di una legge adeguata ai tempi, che prova a leggere il momento che stiamo attraversando, prova a dare risposte giuste e corrette con princìpi molto solidi, in continuità con quelli che questa Regione ha sempre provato a portare avanti, e prova a dare le giuste stimolazioni a un settore che ha necessità di essere rivitalizzato. Lì si sono persi troppi posti di lavoro e abbiamo tanto da lavorare e da fare sull’esistente che nella storia abbiamo messo insieme. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pruccoli.

La parola al relatore di minoranza, consigliere Massimiliano Pompignoli. Prego, ha venti minuti.

 

POMPIGNOLI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Ho ascoltato con molta attenzione le parole del relatore di maggioranza in merito a questa legge. Non vi nascondo la difficoltà che ho avuto in questi ultimi mesi nell’affrontare questo progetto di legge, in virtù degli innumerevoli cambiamenti che sono stati apportati sulla base iniziale del testo.

Fino a ieri sera si era incentrato un discorso legato al testo della legge sulla base di princìpi e capisaldi che nutrono, ovviamente, il senso degli obiettivi che la legge stessa detta. La continua evoluzione di questi emendamenti ha, di fatto, certamente modificato una parte sostanziale della legge. In realtà, da un certo punto di vista, attraverso la ricostruzione dei mesi nei quali questa legge ha avuto la sua gestazione (stiamo parlando di circa un annetto), si è arrivati ad una legge accettabile dal punto di vista dei princìpi, ma, a mio modo di vedere, difficilmente realizzabile.

Non vado ad elencare gli oggetti specifici di questa legge – giustamente, il relatore di maggioranza ha già spiegato i princìpi e gli obiettivi che questa legge intende raggiungere – perché sarebbe una duplicazione della relazione che è già stata resa.

In realtà, mi soffermerò solo su alcuni princìpi fondamentali. Ritengo, effettivamente, che da un certo punto di vista si voglia – con questa legge – dare respiro e sollievo alle imprese edili che nel corso di questi ultimi dieci anni hanno subìto effettivamente, credo, una crisi profonda e che oggi non vedono ancora la luce. Questa legge è un incentivo iniziale per una ripresa – speriamo – lavorativa sia per quanto riguarda le imprese sia per quanto riguarda i lavoratori. Ovviamente, siamo di fronte ad obiettivi sicuramente importanti. Da un certo punto di vista, si crede che si possano effettivamente raggiungere le principali criticità in ordine alle imprese edili, ma il tempo per il quale è pensata questa legge, a mio avviso, è veramente importante. Pensare di portare una legge fino al 2050 credo sia un’impresa. È vero, sono passati diciassette anni dalla legge n. 20 e oggi noi la andiamo a riscrivere totalmente. Credo che questo lasso di tempo sia sufficiente per attuare questa legge, non per arrivare al 2050.

Dico questo perché le condizioni ci porteranno a questo tipo di risultato. Non possiamo pensare che questa legge arriverà al 2050. Cambiano gli assetti economico-produttivi e cambia il tessuto sociale, come ha detto il consigliere Pruccoli nella sua relazione. La legge n. 20 era pensata in un modo. Non si è raggiunto il traguardo per cui la legge n. 20 era stata pensata. Non si credeva neanche che dal 2008 si arrivasse ad una crisi profonda dello Stato italiano. Gli imprevisti ci sono nel corso del tempo, imprevisti che possono modificare gli obiettivi che questa legge si prefigge.

È evidente che apprezziamo, da un certo punto di vista, il lavoro svolto in questi mesi, di concerto con le associazioni di categoria, con le imprese e con tutti i tavoli in occasione dei quali l’assessore Donini e il relatore Pruccoli hanno discusso questa legge. È anche vero che, da un certo punto di vista, si è arrivati a un’udienza conoscitiva su questa legge dove, sostanzialmente, tutte le associazioni hanno, da un lato, criticato molto dolcemente questa legge, ma non hanno, dall’altro lato, dato impulso costruttivo agli obiettivi che questa legge si prefigge.

Sono state fatte alcune modifiche e sono stati presentati alcuni emendamenti. Ad oggi, trovo gli emendamenti che sono stati presentati sul tavolo questa mattina. Ne verranno presentati sicuramente altri. Vorrei avere il quadro completo degli emendamenti che dovranno essere presentati prima di decidere se questa legge può o non può essere votata.

Questa discrasia tra il testo base di circa sette-otto mesi fa e l’evoluzione del testo che ha portato oggi la presentazione di altri emendamenti, ovviamente, ci fa ritenere l’impianto costruttivo sicuramente buono. Tuttavia, riteniamo che alcuni princìpi, alcune osservazioni fatte durante le Commissioni da parte di alcuni Gruppi politici possano stravolgere l’impianto costruttivo di questa legge. È per questo motivo che oggi vorremmo avere un quadro definitivo su quello che potrebbe essere un testo da pensare e da votare. Non vorrei, dall’altro lato, che il partito di maggioranza fosse ostaggio della sua stessa maggioranza, in relazione al fatto che i dubbi sollevati da alcuni Gruppi della stessa maggioranza potrebbero portare a ritenere questa legge non votabile.

Da questo punto di vista, come è stato detto in precedenza anche dal relatore, vengono introdotti princìpi nuovi. Penso al consumo del suolo a saldo zero di qui al 2050. Viene introdotto un nuovo strumento, ossia il Piano urbanistico generale. Quindi, di fatto, si passa alla Regione l’emanazione dei princìpi fondamentali, le linee guida che i Comuni dovranno adottare.

Abbiamo anche un problema legato a Comuni – e sono tanti – che ad oggi ancora non hanno adottato il PSC.

Dal 2000, con l’introduzione della legge n. 20 del 2000, fino al 2017 molti Comuni ancora non hanno adottato questo strumento e saranno, pertanto, in difficoltà forse nel mettere in attuazione quelli che sono i principi di questa legge.

Vi sono gli accordi operativi, che, di certo, dovranno essere da stimolo da parte dei Comuni e qui diceva bene lo stesso consigliere Pruccoli, dovremo avere dei buoni amministratori che dovranno pianificare territorialmente il consumo del suolo nei propri Comuni. Dovremo avere, e qui mi riferisco al periodo transitorio, forse l’unico articolo ancora in fase di movimento e di evoluzione ancora oggi che dovremo approvare in questa legge.

Credo che questo periodo transitorio sia necessario. Forse tre anni sono addirittura pochi per quello che riguarda la programmazione dei Comuni. Però, credo sia necessario assolutamente dare spirito agli accordi che attualmente sono ancora in corso e quindi dare la possibilità ai Comuni di concludere le operazioni di pianificazione territoriale prima di adottare il Piano urbanistico generale.

Questi tre anni sono sicuramente fondamentali per i Comuni, per dar linfa agli stessi Comuni nell’andare a concludere gli accordi operativi con le manifestazioni di interesse in tempi rapidi.

In buona sostanza, questa è una legge che si propone obiettivi condivisibili, quindi è una legge ben pensata. Forse dal punto di vista operativo vedremo se effettivamente questa legge riuscirà a centrare quelli che sono gli obiettivi che si prefigge. È chiaro che noi l’avremmo fatta in un altro modo se fossimo stati al Governo di questa Regione.

È ovvio che a discutere di questa legge oggi è il Partito Democratico che l’ha pensata, l’ha scritta. La realizzazione degli obiettivi che dovrà centrare sono sicuramente importanti e noi riteniamo che siano anche condivisibili. Però, è ovvio che da un certo punto di vista cercare di pensare una legge così ad ampio termine fino al 2050 pare abbastanza pretestuoso in virtù del fatto che i cambi, come si diceva all’inizio, di quelli che possono essere gli sviluppi del settore edile, del settore della panificazione nel corso degli anni, come abbiamo visto in precedenza, si possono modificare e quindi si dovranno apportare sicuramente dei correttivi.

In conclusione, è sicuramente una legge pensata bene, ma realizzata male. Vedremo. Non abbiamo oggi la sfera di cristallo per capire se effettivamente quelli che saranno gli obiettivi di questa legge verranno centrati, quindi dovremo valutare in corso d’opera se effettivamente quello che si scrive nella legge verrà poi effettivamente fatto. È ovvio che è una legge in corso d’opera. Valuteremo gli effetti di questa legge nel tempo.

È ovvio che da questo punto di vista si avrà la definizione degli obiettivi solo ad ampio termine e forse non saremo neanche in questa legislatura pronti a capire se effettivamente gli effetti di questa legge saranno quelli sperati.

Di fatto, è evidente che oggi non saremo in grado di capire se, da un certo punto di vista, gli effetti desiderati porteranno quello che è effettivamente scritto da questa legge. Dovremo capire se – e l’impianto costruttivo non è sicuramente sbagliato – i Comuni sono pronti a fare questo tipo di programmazione, se la Regione è pronta a dare queste linee guida.

L’unico dato certo è che, di fatto, per i primi tre anni, probabilmente, o per i primi anche cinque o dieci anni, si avrà un incentivo sullo sviluppo del settore edile con fondi attraverso la rigenerazione e il riuso. Però, il dubbio che rimane è quello che, scaduti i cinque anni e scaduti i dieci anni, rischieremo, sulla base di questa legge, un ingessamento totale dal punto di vista del costruito o del costruibile.

È ovvio, quindi, che siamo oggi in continua evoluzione. Dovremo capire successivamente se questa legge potrà portare gli effetti sperati. È pensata bene, ma, purtroppo, non sappiamo se effettivamente quello che è stato pensato poi verrà effettivamente realizzato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Apriamo la discussione generale. Venti minuti per consigliere.

Chiederei ai consiglieri di prendere posto. Siamo in discussione generale.

Consigliere Alleva, prego.

 

ALLEVA: Farò qualche riflessione iniziale rispetto a un dibattito che si annunzia piuttosto intenso e forte. Noi riteniamo che questo disegno di legge possa essere letto secondo una duplice ottica. Anzi, lo dice esso stesso. Da una parte c’è il problema dell’utilizzo del suolo e dall’altra quello della rigenerazione urbana e degli strumenti per attuare questa attività.

Su queste due gambe viaggia sia la nostra attenzione, che le nostre decisioni. D’altra parte che le due cose siano connesse è parecchio evidente. Bisogna limitare il consumo di suolo e proprio per questo insistere, invece, sulla rigenerazione urbana. Di questo rapporto può essere data una lettura ottimista e una pessimista, una benevola e una malevola. Quella benevola è per l’appunto che si vuole ridurre l’utilizzo del suolo, diminuire l’impermeabilizzazione, eccetera e riportare le città a una migliore configurazione, dignità. Quella malevola è che visto che la speculazione edilizia sull’espansione si è rivelata un fiasco (13.000 abitazioni invendute solo nel bolognese), allora forse è meglio trovare una strada di rendita all’interno delle cerchie urbane con la rigenerazione. Benevola o malevola che sia l’interpretazione, però, questo rapporto è sicuro. Vorrei che ci fosse una coerenza nella lettura.

Mi sto riferendo al fatto che quando la legge parla della limitazione all’espansione ulteriore del 3 per cento, in questo 3 per cento non comprende i titoli edificatori in corso, le operazioni in corso. Questa non è una disattenzione. È stato uno degli elementi di discussione: il 3 per cento comprende il periodo transitorio? In questo periodo transitorio quanto potrà essere costruito? Cosa accadrà?

Mi sto accorgendo, dai confronti che abbiamo avuto, interessanti, franchi e aperti, che questo problema è molto più serio di quello che si può pensare. Si dice – lo ricordo bene – che il 3 per cento significherà, in 33 anni, 70 chilometri quadrati di ulteriore espansione. Fatte le dovute divisioni, significherebbe 200 ettari all’anno, quantità accettabile. Tuttavia, che cosa accadrà nel periodo transitorio, nei cinque anni? Su questo non c’è chiarezza. Sarà ammessa qualsiasi tipo di espansione?

Il testo della legge, così come oggi è, sembra dire di sì, nel senso che non fanno parte quelle aree del 3 per cento di possibile espansione. Allora potremmo avere una contraddizione clamorosa, che il limite tanto sottolineato in realtà è divorato, annullato, da un periodo transitorio in cui si dà fuoco a tutte le polveri, a tutte le cartucce che ci sono, da parte, ovviamente, delle forze economiche.

Ritornerebbe ciò che abbiamo sempre voluto scongiurare, e cioè che l’espansione edilizia sia il modo di dare una risposta a dei problemi economici, cioè quello stesso metodo che ci ha portato ai 13.000 alloggi invenduti. Su questo punto vorrei che ci fosse francamente molta chiarezza.

Che cosa prevediamo in realtà? Quale espansione si prevede? 3 per cento, 70 chilometri quadrati, 200 ettari all’anno. Ma in questi anni quanti, in questi cinque anni che abbiamo davanti? 200 o 2.000 ettari?

Tra le ipotesi che ci sono state presentate c’è quella di monitorare il consumo prendendo come consumo sopportabile in questo periodo transitorio quello degli ultimi dieci anni, che è stato di circa 300 ettari all’anno. Tuttavia, sento dire che, invece, si vorrebbe portare a quindici anni e quindi di prendere dentro una fase di grande espansione edilizia che porterebbe il consumo a circa 1.500 ettari l’anno nel periodo transitorio.

A questo punto i conti assolutamente non tornano più. Io ho anzitutto una esigenza di chiarezza, che sia chiaro che cosa significa il 3 per cento di espansione e cosa significa il periodo transitorio libero se è libero, fino a quanto se ne può costruire, o meglio che si può costruire è evidente, perché chi ha i titoli li utilizza, ma fino a che punto allora ciò va a scarico, a scomputo di quel 3 per cento. Fare la somma dell’uno o dell’altro non è accettabile, perché contraddice con lo spirito della legge. Lo spirito della legge è quello di limitare il consumo di suolo. Se subito facciamo il massimo consumo possibile, evidentemente è contraddetto.

La seconda gamba riguarda la semplificazione. Io ritengo che intanto possa esistere e si possa parlare di urbanistica, si possa parlare di una programmazione, in quanto vi siano degli strumenti che abbiano una loro precettività.

Questa precettività non emerge, a oggi, nella legge. Emerge, invece, che l’unico strumento, che è il Piano urbanistico generale, a livello comunale è sistematicamente derogabile e modificabile dagli accordi operativi con i privati.

Questo punto è, a mio avviso, inaccettabile. Quantomeno andrebbe corretto, nel senso di ribadire la primazia del PUG e tutt’al più affidare alla strategia, allo stesso atto pubblico, i limiti della flessibilità delle sue previsioni tramite gli accordi operativi. In sostanza, detto in termini tecnico-giuridici, la competenza sulla competenza deve assolutamente quantomeno appartenere al momento pubblico, allo strumento pubblico. Questi mi sembrano i due nuclei importanti delle leggi che dobbiamo discutere oggi, che riguardano, appunto, rispettivamente, il consumo di suolo e la rigenerazione urbana.

Su tutti e due ci sono dei punti di principio, ma anche delle conseguenze applicative che dobbiamo avere molto chiare. Non sarebbe, secondo me, giusto, verso nessuno, tirare fuori una normativa nella quale c’è l’“an”, ma non c’è il “quantum”, che non si capisce che cosa significhi in concreto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Non è la prima volta che intervengo su questo progetto di legge. Le ragioni che ci hanno portato a contrastarlo da prima che divenisse delibera di Giunta, da quando era ancora un progetto di legge in bozza, leggermente diverso, ma non sostanzialmente diverso da quello che ci troviamo a discutere oggi, mi sembra che siano chiare. Però, oggi è l’occasione per dircele nuovamente e per arrivare a quella sintesi che avremmo voluto trovare in modo più facile, più ragionevole. Avremmo voluto veramente che l’Emilia-Romagna non perdesse un’occasione importante in quello che, invece, ci sembra rappresentare il punto più basso toccato da questa Giunta, il punto più basso della proposta legislativa toccato da questa Giunta regionale, dall’inizio di questa legislatura.

Sono proprio quegli argomenti che vengono usati per promuovere, per valorizzare questa proposta di legge che nella pratica si rivelano essere, invece, i punti più critici, quelli che non ci convincono, quelli che ci portano davvero a dire e a chiedere come faremo, addirittura il non passaggio all’articolato, addirittura di ridiscuterlo, di rivederlo insieme, di non correre ancora verso un progetto di legge che ci è sembrato davvero esser scritto in tavoli ben lontani da quelli del parlamentino regionale, ma soprattutto ben lontani dall’interesse pubblico e dal perseguimento di un interesse più generale rispetto agli interessi privati.

Parto dal saldo zero, il primo concetto a comparire nelle prime slide di presentazione di questa proposta di legge, un concetto che sembrava avrebbe dovuto trovare tutti d’accordo, perché di per sé il saldo zero è quello che noi vorremmo, così tanto che ci chiediamo come mai non possiamo applicarlo già dal 2018. Come mai il saldo zero, invocato al 2050 da questo progetto di legge, che dice di preparare il terreno, letteralmente, per il saldo fra 33 anni, per il saldo zero, non può essere applicato ora?

Attenzione, come è stato ben spiegato, il saldo zero non è il consumo zero, ma se prevede che a una quota di edificazione corrisponda una quota di desigillazione, se io prendo, ad esempio, la percentuale del 3 per cento, quella che viene utilizzata come slogan per dire che si conterrà il consumo di suolo, se ci diciamo che questa quota è poco o se ci diciamo che questa quota è molto, per noi è ancora tanto, perché prevede una serie di deroghe.

Tuttavia, anche volendo tenerla all’interno del progetto di legge, che cosa impediva di far corrispondere anche un 3 per cento di desigillazione al 3 per cento di crescita e di cementificazione? Che cosa avrebbe impedito di dire che permettiamo ancora un 3 per cento di sforamento, un 3 per cento di perdita del nostro suolo permeabile, lo impermeabilizziamo, però, dall’altra parte, recuperiamo un 3 per cento applicando il saldo zero del 2018? Questo avrebbe consentito in ogni caso ancora della cementificazione che, personalmente, non ritenevamo utile, ma avrebbe anche consentito di applicare virtuosamente…

Perché aspettare il termine ultimo che ci viene raccomandato dall’Unione europea se l’Emilia-Romagna può permettersi, sia perché è in fase emergenziale rispetto al consumo di suolo, sia perché ha alle spalle una tradizione nobile rispetto all’urbanistica, di applicarlo da subito?

Su questo ci è stato risposto che i sindaci singolarmente possono decidere di applicarlo effettivamente, se vogliono. È ovvio che a quel punto la decisione diventa lasciare i sindaci da soli, lasciarli soli a dover prendere decisioni difficili, a doversi confrontare magari con poteri economici soverchianti rispetto alle loro risorse e nello stesso tempo a non mettere a sistema una decisione che, invece, adesso, avrebbe davvero potuto essere qualcosa che univa tutti e nello stesso tempo permetteva anche di continuare a costruire, purtroppo.

Per questi motivi e per il fatto che riteniamo che lo stesso concetto di accordo operativo sia sbagliato e renda l’impianto di questa proposta di legge addirittura non accettabile nella sua forma più sostanziale, è una proposta su cui, direi per la prima e unica volta, abbiamo deciso di rinunciare a qualsiasi tentativo emendativo, proprio perché è tanto ampia la distanza che ci separa dai suoi assunti, perché la tutela del suolo in questa legge non è protagonista.

La tutela del suolo e il risparmio del suolo non sono al centro delle preoccupazioni di questa legge, lo è il suolo come merce, lo è il suolo come oggetto di scambio, lo è il suolo come oggetto di negoziazione. Arriviamo ad un altro punto che tradisce le premesse. La negoziazione è qualcosa che, come è stato detto dal consigliere di maggioranza, richiederà un salto culturale. Più che un salto culturale, noi riteniamo che sarà un salto nel vuoto, perché con questa nuova trasformazione, anche ontologica, per cui si richiede al pianificatore pubblico di essere formato e dotato di capacità di negoziazione con interlocutori privati particolarmente forti e dotati di risorse, si rischia così di mandare il pianificatore pubblico, di fatto, a giocare una partita impari in partenza. In quel momento, però, il pianificatore è quello che tutela i nostri interessi, ancora una volta il perseguimento dell’interesse generale. Lo si manda, però, a negoziare in una condizione che ci sembra di totale imparità rispetto al privato. Non è, quindi, un salto culturale, ma un salto nel vuoto, un salto potenzialmente molto pericoloso.

Questa legge nasce in un momento che avrebbe richiesto una maggiore responsabilità. Parliamo di emergenza del consumo di suolo in questa regione. Io parlo motivatamente di emergenza perché il consumo di suolo, che vuol dire impermeabilizzazione, è una delle prime cause di degrado del suolo nell’Unione europea e comporta, lo sappiamo, anche una serie di rischi per l’ambiente, un rischio cresciuto di inondazioni, scarsità idrica e una serie di ricadute ambientali negative che non sono state prese in considerazione a sufficienza.

Continuiamo, invece, a fare proposte che avrebbero dovuto liberarci, avrebbero dovuto mettere in discussione quelle parti negative della legge n. 20 e rilanciare con modelli innovativi, non con i modelli che giudichiamo già superati degli accordi operativi, la pianificazione, quella parte centrale dell’Amministrazione pubblica, la pianificazione, la configurazione delle città, la forma della nostra vita quotidiana nelle città in fin dei conti, la nostra libertà di essere cittadini circondati da servizi, circondati da standard che annullano le differenze, che annullano la difficoltà di accesso e che rendono le città vivibili, virtuose.

Tutto questo noi non lo troviamo nella legge. Vediamo una legge che tenta di rilanciare l’edilizia, il cui fine ultimo è, credo anche dichiaratamente, quello di rilanciare l’edilizia, ma crediamo lo faccia con uno strumento sbagliato, abbassando la tassazione, premiando i volumi, addirittura con l’abolizione del contributo straordinario, con premialità, con una serie di facilitazioni, che ci sembra mettano in mano – lo diciamo da mesi e su questo non abbiamo ottenuto nessun tipo di ascolto, perché l’impianto è effettivamente questo e coerentemente si è portato avanti nella stessa direzione – le nostre città a potenziali interessi speculativi e in ogni caso agli interessi dei privati.

Non ferma certamente il consumo di suolo il limite massimo del 3 per cento della superficie del territorio urbanizzato. Questo l’abbiamo già detto a partire dalle deroghe che sono presenti, ma anche a partire, ovviamente, dal numero in sé, che non è stato motivato o spiegato con motivazioni convincenti. Ci sembra un po’ una trovata. Di questo ci preoccupa non soltanto il calcolo che non si faccia un dato certo come poteva essere, ad esempio, quello dei volumi edificati esistenti ad oggi, ma in una maniera abbastanza arbitraria, e ci preoccupa anche come si potrà poi conteggiare il consumo di suolo del 3 per cento, e, al di là delle numerose deroghe, andare poi effettivamente a vedere quello che succede al netto delle deroghe.

Ho citato già in Commissione la bizzarria per cui i parchi urbani non vengono computati ai fini del calcolo della quota massima di consumo di suolo, però entrano nella base su cui si computa il 3 per cento. Oppure la scelta di far entrare nel territorio urbanizzato le aree di completamento individuate dal Piano vigente come previsto dall’articolo 32, territorio, quindi, in realtà, non urbanizzato. Ecco che questo percorso di 33 anni, che dovrebbe portarci al saldo zero al 2050, non ci convince e ci sembra una rotta particolarmente mossa e che non arriverà alla direzione che promette.

Come si otterrà dai Comuni il rispetto dei limiti ai consumi di suolo disposti dalla legge, al di là dell’incertezza a stabilire quali essi siano nel momento in cui questi Comuni vengono lasciati da soli? Abbiamo parlato di esautoramento dei Comuni e confermiamo che la proposta di legge effettivamente lascia i Comuni da soli, non soltanto nella creazione di questo accordo operativo e in una negoziazione che li vede comunque giocare una partita impari, ma anche nel fatto che il Comune, con il termine perentorio dei 60 giorni di tempo per poter visionare la proposta di accordo operativo e presentare osservazioni.

È vero che alla fine il Consiglio comunale autorizza la stipula dell’accordo e capiamo che nessuno obblighi i consiglieri comunali, però cosa ben diversa è discutere un PSC di ampio respiro con una ben definita visione d’insieme, che riguarda anche una pluralità di interessi ben specifici e di soggetti, rispetto all’esaminare un singolo accordo operativo con una controparte privata ben presente e immagino decisa a portare a casa il risultato, e, per tutte queste premesse, ben facilitata a portare a casa il risultato in quella forma lì e sotto quegli aspetti lì.

Si troverà anche il Comune esautorato, lasciato solo a dover, alla fine del termine perentorio, accettare una proposta a prescindere, per quella che è, perché non avrà gli strumenti, non avrà neppure forse l’autorevolezza per poter discutere e per poter negoziare, e lo dico con amarezza, invece di pianificare, come il Comune dovrebbe fare, secondo l’interesse generale. Uso anche i termini “bene comune” e “interesse pubblico” – non vergogniamoci di usarli – secondo quello che dovrebbe essere il perseguimento della tutela dei nostri beni comuni, tra cui il suolo.

È vero che esistevano già su questa falsariga gli accordi con i privati dell’articolo 18 della legge n. 20, però esistevano ai piedi di una pianificazione generale strutturata, di cui quella era una parte. Peraltro, l’abbiamo sempre trovata una parte molto critica e che adesso assurge, invece, a proposta di legge a sé stante. Per quanto riguarda il riuso e la rigenerazione del territorio urbanizzato, qui si sta facendo passare anche e soprattutto il soddisfacimento della richiesta dei costruttori, che sono sempre più interessati agli interventi edilizi in zone centrali o semicentrali o comunque urbane, che sembrerebbero quegli unici interventi, come dicono loro, capaci di generare nuovi profitti piuttosto che la vecchia espansione in aree prima agricole.

Con una proposta di legge destinata ad impattare per i prossimi decenni incameriamo tendenze commerciali e tendenze di mercato all’interno di una proposta che, invece, dovrebbe farsi, proprio davanti a queste, vessillo dell’interesse pubblico.

Qui non si tutela il suolo, ma soprattutto non si tutela l’interesse pubblico sotteso ad esso. Non si tutela l’interesse della vita dei cittadini all’interno delle configurazioni urbane. In tutto questo, ma avremo modo di dirlo nella discussione che seguirà, c’è anche un tradimento delle conquiste dell’urbanistica, evidentemente così importanti che ci permettiamo, che vi permetterete oggi, chi lo farà, di darle per scontate e di dire che, poiché si è fatto tanto e bene in un passato ormai abbastanza lontano, possiamo permetterci di erodere quei risultati, di fare meno bene, di fare peggio, addirittura di commettere uno scempio come una proposta di legge che tradisce i concetti stessi di pianificazione e di governo del territorio.

Ricordo, tra l’altro, che noi ci chiamiamo sempre – non so più per quale motivo – Assemblea legislativa, però ci troviamo, purtroppo, a confrontarci con delle proposte di legge che non vengono, invece, dall’Assemblea legislativa, ma vengono già confezionate e su cui poi bisogna cercare eventualmente di scalpellare qualcosa.

Quando l’impianto nasce totalmente separato, totalmente distante, con un’altra natura rispetto a quella che dovrebbe essere la discussione di mero interesse generale all’interno di un consesso di consiglieri regionali, diventa difficile poter abbellire, poter ridurre il danno.

Per questo riteniamo e ribadiamo che la proposta è inemendabile, se non in un’ottica semplice di contenimento, di riduzione del danno. Credo che ci saranno delle ricadute di questa proposta di legge che ha dei punti davvero inaccettabili e anche delle contraddizioni abbastanza clamorose.

Riteniamo, quindi, che sarà nelle ricadute della proposta di legge che verrà alla luce il fatto che, purtroppo sulla pelle dei cittadini, i principi fondamentali del governo del territorio, con questa proposta di legge, che purtroppo oggi passerà, sono totalmente disfatti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

Non ho iscritti per intervenire. Siamo in discussione generale. Venti minuti per consigliere.

Prego, consigliere Iotti.

 

IOTTI: Volevo attendere altri interventi, anche perché credo sia un’occasione importante quella di oggi, spero e mi auguro anche per fare una discussione e una riflessione attenta di quello che stiamo per mettere in approvazione: un percorso molto lungo – senza polemica dico forse anche troppo – che ha portato, ad oggi, ad una situazione di un testo molto cambiato da quello base e che sicuramente va considerato uno strumento che ci permette di affrontare una nuova fase.

Lo dico con molta chiarezza, ne ho sentite tante e mi fa sempre piacere perché è una materia che fa parte della mia professione, di tutta la mia formazione, ma vorrei che fosse chiaro un fatto che è dimostrato anche dalla storia: le leggi non sono in grado di determinare un mercato delle costruzioni, non sono in grado di innescare processi particolari sul governo delle aree e questo perché in questo nostro Paese, da moltissimi anni e da moltissimi mandati, questo Parlamento non è mai riuscito, e anche questo che sta per terminare finirà così, ad arrivare all’approvazione di un testo guida nazionale su quello che un tempo si diceva il regime dei suoli e oggi dovrebbe essere quello, invece, di una limitazione del consumo dei suoli. Questo è il contesto.

Racconteremmo una situazione non vera se si potesse pensare a tutto quello che è una grande filiera delle costruzioni. Lo voglio dire non a difesa di nessuno. Con onestà dico che in questo settore ci sta un bel pezzo di economia, convinti che questo debba migliorare anche in vista di tutto quello che è lo scenario che va verso criteri ambientali e tutto il resto.

È un settore importante. Permettetemi una battuta. Non credo che nessuno di quelli che siede anche in questa sede possa dare lezioni a nessuno di consumo di suolo, perché credo che nessuno di noi abiti in una caverna primordiale.

Tutti, in un modo o nell’altro, in varie fasi, abbiamo consumato suolo. Il problema è assumere questo tema con un elemento di valutazione. Noi abbiamo un testo di legge. Ormai il termine “urbanistica” è superato da quello di consumo di suolo. Io credo che questo sia un errore. È un errore perché quello del consumo di suolo è un obiettivo importante, ma deve essere l’effetto di questa legge. Io non credo che possa essere lo scopo, perché non si fa pianificazione, non si può pensare a processi che mettono in campo non solo i territori, ma le città pensando che questo sia l’unico dei problemi. È un problema per il quale, credo, invece, si debba andare in una direzione. Lo dico molto francamente. Qualcuno si lamenta dell’obiettivo al 2050. È un obiettivo credo anch’io lontano, credo anch’io che da qui a là qualcos’altro succederà, ma ad oggi è quello scenario che l’Unione europea, peraltro con atti ritirati e mai entrati in vigore realmente, ha posto come uno scenario su cui un territorio ampio, come quello della Comunità europea, deve cercare di tendere.

Non siamo la nazione che ha il maggiore consumo di suolo – questo è determinato anche da caratteristiche geografiche –, ma a noi spetta un compito importante, soprattutto in questa Regione: cercare con il nuovo testo di rimettere in moto le condizioni di una diversa e nuova congiuntura edilizia.

Questo è un obiettivo per chi ha a cuore il governo delle problematiche, per chi ha a cuore il controllo e la definizione di elementi e regole per disciplinare un mercato edilizio che deve entrare all’interno di schemi definiti. Deve essere un impegno. Io me lo assumo.

Sono sfide troppo grandi? Qualcuno dice: “Mettiamo nelle condizioni gli amministratori di avere delle difficoltà”. Io lo dico con molta franchezza, da quando esistono leggi urbanistiche gli amministratori locali sono tenuti, non solo moralmente, ma anche con le capacità e la visione proprio del territorio, a sfide difficili.

La legge n. 20 poneva gli stessi rischi, forse peggiori, e lo ricordo perché la legge n. 20 – su cui si è detto poco, ma con molta onestà si poteva fare anche una valutazione più attenta – nasceva in sostituzione della legge n. 47 del 1978, da molti ritenuta una legge di grandissimo rilievo, che basava il tutto su espansioni e sul fabbisogno di abitazioni.

Noi non dobbiamo dimenticare che in una fase storica in questa Regione e in questo Paese quello della casa era visto da un lato come un diritto e dall’altro anche come una tendenza delle famiglie a veder realizzato un elemento della propria storia e della propria capacità di patrimonializzare il lavoro. Non si può affrontare questo tema con ideologia. Questa è stata una fase storica che va affrontata e va capita.

La legge n. 20 aboliva il fabbisogno. Non aveva più come parametro questo elemento. Poneva le condizioni per dire quelle che sono le possibilità espansive. Questa è la legge n. 20.

La legge n. 20 ha funzionato in una fase di altissima tendenza alla costruzione e alla fabbricazione.

Non è che ovunque è andata nello stesso modo. Ci sono Amministrazioni e territori che, prendendo spunto dai piani strutturali, hanno pianificato realmente quelle che erano le esigenze. Anzi, proprio in base a quella legge, per quelli che erano gli elementi di progettazione urbana vera e sulla quale c’è stata anche una diffusa capacità di tutti i soggetti di mettere dei contenuti, ci sono state esperienze di grande importanza, così come sul tema del recupero delle aree dismesse. Questo credo non vada dimenticato.

Molto rapidamente, ne abbiamo parlato anche in Commissione, vanno ripresi alcuni temi.

Parto dai Comuni espropriati della facoltà di decidere. Io credo che questo sia un tema importante. Ce lo dobbiamo dire e l’abbiamo anche chiarito. Tutti i passaggi della legge dicono che alla fine certamente c’è un confronto che gli amministratori devono fare per ruolo specifico, ma tutta la decisione è in mano alle Giunte e alla fine dei Consigli comunali.

Spaventa la capacità di negoziazione? Io non credo. Fa parte oggi della capacità, anche delle Amministrazioni locali, di competere. Poi, nel momento stesso in cui il Piano pone chiaramente – e questa certamente sarà una discrezionalità delle Amministrazioni – nella strategia, negli atti di indirizzo i veri obiettivi che si vogliono raggiungere, credo che lì si misurerà la capacità di negoziazione. Chi terrà le maglie larghe lo poteva fare con la legge n. 20 e lo potrà fare ancora. Credo, invece, che si possa andare in una direzione diversa.

Sul 3 per cento si è detto di tutto. La legge è molto chiara su questo. Il 3 per cento non è né pianificabile all’interno del PUG, non entrerà quindi in nessun tipo di colorazione o di quelli che una volta erano i retini o chiamateli come volete, non entrerà in niente che possa essere un’espansione tradizionale.

La legge dice chiaramente che non può riguardare l’edilizia residenziale. Però, da qui al 2050 noi dobbiamo pensare a questi due obiettivi: il consumo di suolo, che è un processo che ci deve portare a quella data, al consumo zero, perché non si può pensare oggi di azzerare tutto, ma dall’altra i processi di rigenerazione, se non piace questa parola chiamateli come volete, riqualificazione, riuso, quello che si vuole, ma devono essere guidati e supportati da norme e previsioni che possono renderlo tale. Oggi non esiste nessuno in grado di garantire che un intervento di rigenerazione e riqualificazione possa essere fatto semplicemente con demolizione e ricostruzione.

Serve un elemento anche di flessibilità. A questo serve.

Dopodiché, se la polemica è sulla quantificazione e ripeto permettetemelo un po’ ideologica dell’elemento solo quantitativo di consumo del suolo, credo che su questo si potrà andare avanti a discuterne, ma non ci sono elementi.

Credo, invece, che per quelle che sono le tendenze, e qualcuno le ha citate e le riprendo anch’io, l’ISPRA, soggetto credo non contestabile, ha quantificato e misurato il consumo del suolo. Nel 2016 siamo esattamente in questa Regione allo 0,01 di consumo. Non lo dico come un fatto di vanto. Voglio soltanto elencare l’elemento per dire che oggi c’è già una tendenza di questo tipo.

Noi, invece, dobbiamo accelerare sui processi di rigenerazione, perché non possiamo permetterci di azzerare completamente l’attività edilizia e perché quella è una strada importante per rinnovare le nostre città. Significa sicurezza, significa intervenire in contesti problematici e lo si può fare con questi strumenti.

Chiudo e metto un elemento che può servire non solo a questa legge, ma anche a chi ci crede nella possibilità di cambiare, a quelli che possono essere gli elementi d’interesse. È chiaro che il processo di pianificazione prende una piega completamente diversa. Questo è vero, perché non c’è più una visione espansiva. Ci sarà una visione, invece, della città che prova al suo interno a rivedere quelle che sono le dinamiche e gli strumenti. Questo è il cambiamento direi epocale che ci apprestiamo a fare. È un problema legato agli interventi di recupero. Questi interventi devono mettere in gioco quella che è la visione del rapporto pubblico-privato. Lo dico con molta chiarezza, se c’è stato un problema che in alcune Amministrazioni non ha funzionato, e alcune le conosco bene, è la confusione dei ruoli. Il pubblico fa il pubblico, non fa il costruttore, non va a urbanizzare e intervenire nelle aree. Il privato deve fare quello che spetta al privato, con delle regole definite. Io credo che la legge metta tutti nelle condizioni per poterlo fare, ma allo stesso modo, anche quelle che sono le norme di intervento, su cui c’è grande attenzione, e una di queste è sicuramente quello che in un termine relativo è il social housing, ma io preferisco dire edilizia residenziale sociale. Su questo tema dobbiamo cominciare anche a vedere se ci sono strumenti da cambiare, perché sono norme pensate a fasi diverse, a congiunture edilizie con altri connotati. Allo stesso modo noi dovremmo ripensare fortemente anche a tutto il sistema che riguarda i contributi di costruzione relativi a tutti gli elementi che possono mettere in moto qualcosa di diverso.

Ad oggi gli strumenti operativi per andare ad attivare non singoli elementi isolati di rigenerazione di intervento sono troppo pochi, non ci sono le condizioni per farlo. E questo riguarda le famiglie, i proprietari che sono cittadini. Oggi abbiamo un elevatissimo livello di proprietà della casa.

Tutti questi strumenti vanno messi nelle condizioni di poter partire. Se condividiamo questo obiettivo, ma penso che sull’obiettivo della rigenerazione tutti possiamo convenire, la sfida è di mettere in pratica gli strumenti di questa legge, che è perfettibile. Non credo che l’ambizione sia stata quella di fare una legge che è la migliore delle leggi possibili. È uno strumento che potrà essere anche cambiato, sicuramente, ma che mette in moto un elemento importante.

Finisco con il tema strategico di tutta la questione. Serve sempre di più una cabina di regia. Se le Amministrazioni comunali hanno la sfida del controllo di questi processi e della capacità di governare davvero i problemi dei territori è inevitabile che, ad oggi, le sfide che ci porta la società attuale sono quelle di mettere in campo una cabina di regia che non è più solo amministratori e imprese, deve mettere in campo anche una cabina di regia che riguarda istituti di credito, assicurazioni, non solo i costruttori, ma enti pubblici perché grande è il patrimonio pubblico.

Come in tutte le fasi credo che da parte del patrimonio pubblico ci può essere un ruolo importante, pilota, per far sì che queste operazioni possano partire. Da questo punto di vista la legge mette degli elementi, ma dobbiamo lavorare ancora per cercare di far sì che si arrivi in questa fase. Ricordo che già oggi, nel periodo 1998-2017, gli interventi di recupero sono enormemente superiori, 73 per cento, a quelli del nuovo.

Una fase è già cambiata. Qualcosa è in atto.

Questa legge – è un auspicio che faccio a tutti – si tratta di capire come metterla in pratica. Erano gli stessi rischi e gli stessi elementi della legge n. 20.

Andiamo avanti con questa legge che interpreta un’esigenza, cerca di mettere le condizioni. Certo, affronta un problema vero, che è quello dei diritti acquisiti, perché nessuno può esimersi da questa situazione, che l’istituzione di uno stato di diritto, perché faremmo una legge che può essere tranquillamente contestata da questo punto di vista. Credo che oggi, comunque, questa Regione faccia un passo in avanti per cercare di capire quello di cui abbiamo realmente bisogno per mettere in moto una filiera edilizia che possa finalmente guardare ad una congiuntura nuova e importante.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Iotti.

La parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Oggi è il punto conclusivo di un percorso molto lungo, molto articolato, che ci ha visti impegnati in tante Commissioni, in lunghi lavori di confronto all’interno delle Commissioni e fuori dalle Commissioni. È stata una discussione vera, della quale non posso non dare atto innanzitutto all’assessore Donini che con costanza e con pazienza si è sempre misurato con tutti, a partire da chi, come noi, ha mosso rilievi, critiche e perplessità rispetto al testo di legge approvato in Giunta nel febbraio scorso.

Voglio riconoscere il lavoro dell’assessore e dei tecnici dell’assessorato, che sono venuti in Commissione, caso credo unico, almeno in questa legislatura, ma penso anche nelle precedenti, addirittura anche prima dell’approvazione del testo in Giunta. Lo dico non formalmente perché, anche quando vi sono ragioni di merito che ci possono dividere e che ci fanno dare valutazioni diverse rispetto a un testo di legge, per quanto importante, credo sia giusto riconoscere sempre la correttezza e anche la non scontata disponibilità di chi ha condotto questo lungo iter di un progetto di legge d’iniziativa della Giunta.

Lo dico perché non sempre, anzi, quasi mai è così e credo che l’assessore Donini abbia dimostrato come sia possibile approntare progetti di legge, discuterli, confrontarsi, anche avere opinioni diverse per tempo e non evadendo i luoghi di discussione, non affrettando i tempi e prendendosi gli spazi necessari. Lo dico, come ho detto, non formalmente, perché ritengo che ci siano modi e modi per fare politica, ci siano modi e modi per affrontare temi delicati. Crediamo sia doveroso riconoscere questa premessa iniziale.

Da quando è iniziato questo percorso non abbiamo fatto mai mancare il nostro contributo, spiegando nel merito le nostre riserve, le nostre posizioni, le nostre perplessità e anche le nostre critiche. Lo abbiamo fatto presentando decine di emendamenti in Commissione, confrontandoci sempre sul merito e individuando alcuni aspetti fondamentali di una legge che tocca tanti aspetti e ridisegna in modo complessivo la normativa sull’urbanistica di questa Regione.

Anche qui, voglio dirlo con chiarezza, siccome in questi mesi sono stati utilizzati toni molto elevati da tante parti, io sono tra coloro che pensa che oggi non stia, comunque vada, finendo l’urbanistica nella Regione Emilia-Romagna. Penso che si stia producendo un cambiamento sul quale abbiamo un giudizio critico, ma non riteniamo che oggi si stia smontando l’urbanistica di questa Regione.

Certo, i cambiamenti che vengono introdotti con questo progetto di legge sono tanti, sono notevoli, sono significativi e noi su questi, sul merito di questi, abbiamo, come dicevo, prodotto emendamenti, prodotto critiche e osservazioni e proposte di cambiamento, in particolar modo su due aspetti fondamentali.

Siccome ci siamo confrontati tanto in Commissione, eviterò di riprendere tutti gli aspetti che ci hanno portato a presentare tanti emendamenti, e mi concentrerò su due aspetti fondamentali, quelli sui quali, peraltro, tra poco, presenteremo ulteriori emendamenti e sulla base dei quali alla fine trarremo il nostro giudizio. I due aspetti fondamentali sono l’assicurare un reale contenimento del consumo di suolo e anche, da questo punto di vista, cercando di introdurre elementi che garantiscono, anche durante il periodo transitorio, una certezza in quello che potrebbe essere un atteggiamento in qualche modo di costruzione spinta in quel periodo, produrremo emendamenti che introducono elementi di garanzia da questo punto di vista e l’altro sulla definizione più generale dello strumento urbanistico, il Piano urbanistico generale che va a sostituire i tre strumenti precedenti che noi riteniamo debba essere comunque nelle mani, in modo preciso, del pubblico e il pubblico debba poter avere sempre una possibilità chiara e netta di programmazione, di individuazione e di salvaguardia delle prerogative pubbliche.

In poche parole chiediamo che quello strumento, il PUG, sia più stringente e più cogente nella propria determinazione. La strategia della qualità urbana in esso contenuta è un altro degli oggetti sul quale siamo intervenuti, perché, come diceva qualcuno prima di me, le due gambe fondamentali sulle quali interviene questo progetto di legge dal nostro punto di vista sono queste.

Ripeto, abbiamo fatto tante discussioni, tante osservazioni. Si potrebbe parlare lungamente di quello che è il rapporto, il nuovo rapporto che viene a determinarsi nella contrattazione tra pubblico e privato, con gli accordi operativi, il cambio di paradigma per certi aspetti che viene introdotto, gli elementi di riduzione dei tempi che se da un lato tolgono burocrazia e velocizzano i processi amministrativi, dall’altro sottraggono alla discussione pubblica tempi e modi anche di intervento.

Anche su questo in Commissione siamo intervenuti e abbiamo cercato di introdurre correttivi. Abbiamo cercato di fare il lavoro che dovrebbe fare, dal nostro punto di vista, chi ha l’incarico di consigliere regionale, cioè di legislatore di questa Regione. Rispetto a un testo, prendendo atto che quel testo non era il nostro testo e non lo condividevamo, abbiamo provato a lavorare per migliorarlo, per renderlo migliore rispetto a quello che era stato approvato dalla Giunta. Alcune cose in Commissione si sono mosse, non a sufficienza però, dal nostro punto di vista, per cambiare il giudizio sulla sua legge in quanto tale. In questi giorni, in queste ore, una volta terminato il lavoro di Commissione, abbiamo continuato a confrontarci con il relatore di maggioranza, con l’assessore, con la Giunta, con l’assessore Donini per trovare questi punti di contatto e determinare un equilibrio diverso della legge.

Io lo dico spesso e ogni tanto vengo anche un po’ sbeffeggiato, deriso o non sempre preso sul serio dai colleghi, però io non considero le Commissioni e l’Aula come passaggi notarili, in cui si arriva qui ed è già tutto deciso e si prende atto di quello che è stato stabilito altrove. Penso che i lavori di Commissione, i lavori d’Aula siano importanti, siano decisivi. Quella che si manifesta qui non è una rappresentazione ad uso di quei pochi che ci guardano o della stampa che assiste ai lavori, ma è un momento di confronto vero.

Anche oggi riproporremo emendamenti che stanno sulla falsariga degli oggetti che ho rapidamente, per non prendere troppo tempo ad una discussione che ne ha già preso tanto e sulla quale tanto ci siamo confrontati, elencato. Ripresenteremo emendamenti che riassumono e specificano le cose che ho qui richiamato, partendo da una considerazione, da un fatto che per noi è stato importante. Quando legiferiamo dobbiamo farlo anche tenendo conto delle sollecitazioni che arrivano dal territorio e da quello che avviene sui territori. Ecco che allora cito l’approvazione, da parte del Consiglio comunale di Reggio Emilia, di un ordine del giorno che richiamava la necessità di cambiare la legge in alcuni punti. Si tratta di un ordine del giorno approvato da uno schieramento oserei dire trasversale, perché comunque viene da una parte del partito di maggioranza di quel Comune, da tutti i consiglieri della sinistra, dai consiglieri del Movimento 5 Stelle che hanno votato questo ordine del giorno. Questo ordine del giorno raccoglie in parte le osservazioni che abbiamo fatto in Commissione, ma soprattutto ci ha consentito di dire che quel Comune, quel territorio, quel Consiglio comunale segnala un punto di avanzamento rispetto alla discussione che si era prodotta in Commissione.

Noi, che siamo attenti a quello che succede sul territorio, abbiamo provato a tradurre di nuovo in emendamenti quell’ordine del giorno approvato, lo ripeto, da una maggioranza trasversale, che ha segnato, dal nostro punto di vista, come dicevo, un avanzamento. Lo abbiamo fatto, abbiamo tradotto quell’ordine del giorno in emendamenti che siamo qui a presentare, sapendo che la discussione che si produce in Aula non è, lo ribadisco, una discussione dall’esito già segnato, già determinato, altrimenti non saremmo qui, altrimenti quest’Aula non avrebbe il valore che ha, altrimenti il confronto fra le forze politiche dell’Assemblea e della Giunta sarebbe un teatrino che, invece, non è.

È un pacchetto di interventi sul contenimento di suolo, su come cercare di definire meglio il periodo transitorio, sugli strumenti anche di controllo e di monitoraggio che la Regione si deve dare dal nostro punto di vista per verificare e puntualmente dare seguito alle prescrizioni previste dalla legge.

La cogenza della strategia per la qualità urbana del PUG e la definizione più puntuale e più definita di quello strumento sono, per noi, aspetti fondamentali.

In conclusione, poiché ce l’hanno chiesto spesso in questi giorni quale sarebbe stato il nostro atteggiamento, io ho sempre detto la verità, noi abbiamo sempre detto la verità – e lo voglio rimarcare con un certo grado di favore –, vale a dire che questa discussione ha comunque segnalato nei fatti la costituzione di un’area a sinistra unita, che si è presentata a questo appuntamento in modo unitario, ha lavorato in modo unitario, ci siamo confrontati in modo unitario con la Giunta e con le altre forze di questa Assemblea, mi preme quindi sottolineare che il nostro atteggiamento è quello di confrontarci e avanzare proposte, il cui esito lo vedremo il giorno del voto, perché nel rispetto e nell’apprezzamento del lavoro svolto dalla Giunta e dal relatore di maggioranza era chiaro ed evidente sin dall’inizio di questo percorso che vi fossero posizioni distanti sulla valutazione della legge. Abbiamo lavorato per ridurre questa distanza e cercare un punto di equilibrio, però ovviamente i punti di equilibrio si sanciscono con il voto e l’espressione da parte di quest’Aula. Quindi, in virtù della posizione che quest’Aula assumerà nei confronti dei nostri emendamenti dipenderà il nostro atteggiamento complessivo su questa legge, che ribadisco rimane comunque una legge che abbiamo considerato fin dall’inizio con riserva, con perplessità, con critica, però sulla quale tutti i colleghi ci potranno dare atto ci siamo sempre confrontati nel merito, circostanziando, anche in una fase politica complicata e articolata per tutti, anche in una fase politica in cui i tentativi di strumentalizzazione da una parte e dall’altra possono essere forti, anche in un periodo in cui i rapporti all’interno del centrosinistra a livello nazionale e territoriale sono cambiati, anche in un contesto così articolato e difficile, sempre al merito del provvedimento il nostro atteggiamento, e sempre e solo su quello ci siamo misurati. Del resto, siccome far politica e avere responsabilità politiche istituzionali è una cosa seria, quando si affrontano progetti di legge così importanti lo si deve fare sempre e solo stando sul merito di quelli, senza utilizzare discussioni così delicate e importanti per il futuro di questa regione per tirarsi addosso responsabilità politiche o strumentalizzazioni politiche che trovano la loro origine lontano da qua.

Questo, pertanto, è l’atteggiamento che abbiamo avuto con massima onestà intellettuale e di rapporto politico e su questa, anche se sappiamo non essere mediaticamente quella più vantaggiosa, anche se sappiamo non essere spesso facile da spiegare quando si è fuori da quest’Aula e si è sui territori, con serietà abbiamo svolto il nostro lavoro, perché alla fine – di questo siamo convinti – lavorare con serietà, lavorare con dedizione nel lungo periodo paga, anche se non si assumono posizioni giornalisticamente spendibili e comunicativamente facilmente spiegabili. Però, la politica e le Istituzioni hanno bisogno di serietà, e noi ce l’abbiamo messa tutta e fino in fondo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola alla consigliera Rontini. Prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Condividendo quanto già detto sia dal relatore Giorgio Pruccoli che dal collega Massimo Iotti, voglio aggiungere alcune considerazioni per evidenziare il percorso compiuto da questa legge in Commissione, prima dell’approdo in Aula oggi. Un percorso di grande serietà, e mi fa piacere che poco fa lo abbia riconosciuto anche il consigliere Igor Taruffi, vera disponibilità all’ascolto, confronto e partecipazione, di cui penso vada dato merito in primis all’assessore Raffaele Donini, ai suoi funzionari e ai tecnici dell’assessorato, a partire dal dottor Giovanni Santangelo.

Le sedute della III Commissione “Territorio, Ambiente e Mobilità” dedicate al tema sono state sedici, la prima delle quali si è svolta il 3 novembre 2016, quando ancora non c’era un testo formale depositato dalla Giunta. Solo in sede di Commissione abbiamo discusso per quasi ventuno ore di questa materia. Alcuni nostri colleghi consiglieri pensano che avremmo dovuto fare prima, ma è pur vero che il testo è pronto dal 9 novembre scorso. Sono stati oltre duecento gli emendamenti presentati, un terzo dei quali circa poi approvati.

Colgo l’occasione, quindi, anche per ringraziare, non in maniera formale, ma assolutamente sostanziale, tutta la struttura della Commissione, Samuela Fiorini, Claudio Mantovani, ma anche le colleghe Claudia Cattoli e Vanessa Francescon, che hanno collaborato nelle settimane in cui la nostra PO era infortunata.

Voglio inoltre rivolgere un ringraziamento ai colleghi delle diverse forze politiche perché, al di là delle diverse valutazioni che faranno e stanno facendo nel merito del progetto di legge, c’è sempre stata disponibilità nel condividere le tappe del percorso di approvazione, percorso che è stato accompagnato da un lavoro nei territori, con gli amministratori locali, le forze economiche e sociali, i rappresentanti degli ordini e delle professioni, le associazioni ambientaliste.

Il progetto di legge, infatti, è stato scritto grazie anche al lavoro redigente del tavolo di coordinamento tecnico per le politiche sul governo del territorio, istituito con la DGR n. 1596/2016, che ha visto la partecipazione anche di un nutrito numero di funzionari e tecnici comunali. E qui viene dal 1° gennaio 2018, quando la legge sarà finalmente in vigore, l’altra sfida che abbiamo di fronte, e cioè quella dell’omogenea applicazione della nuova legge urbanistica in tutti i territori, senza dubbi interpretativi, che rallentano la voglia di intraprendere delle nostre comunità, che non vogliamo e non ci possiamo permettere.

Del resto, le modificazioni economiche e sociali, avvenute a seguito della crisi che negli anni scorsi ha colpito anche l’Emilia-Romagna, rispetto alla quale osserviamo i primi segnali di ripresa, anche grazie alla corresponsabilità delle azioni messe in campo dai firmatari del Patto per il lavoro, sono di tale portata che pongono in discussione il ruolo stesso che la pianificazione ha svolto dal secondo dopoguerra in poi.

Se, infatti, semplificando possiamo affermare che uno dei compiti principali del Piano urbanistico era quello di regolare la crescita urbana non solo nell’organizzazione spaziale, ma anche in termini quantitativi, limitando le attese di trasformazione di suoli edificabili, oggi, al contrario, la richiesta che emerge è quella di un piano che riqualifichi quanto già c’è, che migliori le condizioni di vita e di funzionamento della città costruita, che dia nuove prospettive al riuso di aree e di edifici che hanno perso le loro funzioni, che contrasti processi di degrado, marginalizzazione e perdita di valori anche economici. Quindi, ciò che viene chiesto all’urbanistica è un cambio radicale, che deve vedere modificato non solo l’approccio del settore privato, ma anche il ruolo della Pubblica Amministrazione, che per affermare davvero la rigenerazione urbana, oltre ad assumere il compito di regolatore, deve divenire promotore dei processi di trasformazione. Ed è quello che io credo faremo proprio anche grazie alla nuova legge.

Il nuovo modello di sviluppo dovrà, quindi, necessariamente sostenere e regolare processi di riuso e rigenerazione urbana, piuttosto che interventi di crescita espansiva. Di fronte a questo scenario è stato, quindi, importante prendere atto che l’attuale legge regionale urbanistica, la legge n. 20/2000, che pure negli anni del boom ci ha consentito di regolare in maniera ordinata la crescita, evitando gli obbrobri che abbiamo visto in altre parti d’Italia, ma un ruolo che oggi – voglio dire anche questo – di fronte al precipitare delle richieste di edificazione è diventato di fatto marginale, ecco la legge n. 20 non era più idonea a rispondere alle nuove sfide, perché voglio ricordare anche in questa sede che solo il 58 per cento dei Comuni ha adeguato in questi diciassette anni la strumentazione di piano, mentre la restante parte è in regime di salvaguardia o ha ancora il vecchio strumento urbanistico. Ed è il motivo per cui, come ribadiva in apertura il relatore Pruccoli, abbiamo previsto termini cogenti per l’attuazione delle norme, che tengono insieme lo sviluppo economico e l’attrattività dei territori con la sostenibilità ambientale, per raggiungere più alti livelli di qualità di vita nelle nostre comunità.

È una proposta che consegna ai Comuni gli strumenti urbanistici per raggiungere progressivamente e decisamente, come mai avvenuto in passato, l’obiettivo della riduzione del consumo di suolo e il consumo di suolo a saldo zero, anticipando le scadenze europee, senza pregiudicare quei seri progetti di impresa delle realtà esistenti e i nuovi progetti di natura strategica regionale e nazionale che il nostro territorio potrà e dovrà avere l’ambizione e la possibilità di attrarre, garantendo innovazione, ricerca, sviluppo e soprattutto buona e nuova occupazione.

Va in questa direzione la previsione che le città si dotino, finalmente, di una strategia per la qualità urbana e ambientale di lungo periodo che indichi i bisogni, da una parte, e le potenzialità, dall’altra, dei territori per ordinare le trasformazioni, allo scopo di qualificare gli spazi pubblici delle nostre città, dotarle di servizi, attrezzature e sistemi per la mobilità sostenibile, obiettivi di governo del territorio che saranno raggiunti proprio grazie anche alla semplificazione amministrativa che la nuova legge urbanistica propone, con strumentazioni più semplici, veloci, senza che si perdano – lo voglio sottolineare anch’io – l’iniziativa, la responsabilità e la regia pubblica nel governo del territorio.

Nell’avviarmi alla conclusione, voglio sottolineare un ultimo punto, e cioè il fatto che, per precisa volontà di chi amministra questa Regione – lo sottolineo pensando anche all’intervento del consigliere Pompignoli –, nel solco di quanto già fatto nei mesi scorsi, a partire dall’approvazione del Testo unico per la legalità, la nuova legge urbanistica affronta in maniera decisa la lotta alla corruzione, la disciplina dei conflitti di interesse e il contrasto alle infiltrazioni criminali nel settore edilizio, tutto questo, badate, a garanzia della libera concorrenza e delle tantissime aziende e delle tantissime cooperative sane, espressione della migliore cultura imprenditoriale di questa terra.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Rontini.

La parola alla consigliera Sensoli. Prego.

 

SENSOLI: Grazie, presidente.

Ho deciso di intervenire in quanto ho sentito alcune affermazioni che necessitano di qualche precisazione. Non è necessario uscire dalla nostra regione per vedere degli obbrobri, così come non è necessario uscire dalla nostra regione per vedere situazioni di mancata pianificazione o non pianificazione, o utilizzo selvaggio o non utilizzo della vecchia legge sull’urbanistica. Parlo, ovviamente, della provincia di Rimini. Vi sono Comuni, come ad esempio quello di Misano Adriatico, che non hanno mai utilizzato gli strumenti che la vecchia legge forniva, un Comune piccolo dove ancora oggi si parla di costruzione di nuovi centri commerciali, che questa nuova legge non andrà ad arginare, due nuovi centri commerciali in pochi chilometri quadrati che, come dicono CNA e Confesercenti, andranno a uccidere definitivamente il piccolo commercio, alla faccia della legge sui centri commerciali naturali che questa Regione ha approvato e poi ridimensionato anche nella distribuzione delle risorse, limitando quindi anche gli interventi che i singoli Comuni possono effettuare. Una situazione dove ormai purtroppo è entrato nel vocabolario il termine “riminizzazione”, che ha portato alla costruzione, anche all’interno di Rimini, di situazioni come quella di Aquarena dove, con la scusa di una nuova piscina comunale, in realtà si sono dati altri metri quadrati in concessione ad uso commerciale, dove abbiamo addirittura un masterplan, quindi qualche slide descrittiva, che è stato usato come strumento urbanistico e che il TAR ha giudicato illegittimo.

Purtroppo, come è già stato detto e per le motivazioni già elencate dalla mia collega, riteniamo che questa legge non aiuterà né ad arginare né a risolvere queste situazioni, e ricordo che la provincia di Rimini è una delle province con il tasso di urbanizzazione più elevato. Ormai abbiamo cemento ovunque, è una situazione insostenibile e francamente questa legge, che comunque rischia di consentire la costruzione di altre due città grandi più o meno come Bologna, temiamo che possa solo peggiorare ulteriormente la situazione di una provincia già abbastanza martoriata dal cemento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Sensoli.

Non ho altri iscritti.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Chi interviene ha avuto la fortuna o sfortuna di assistere, nel mandato scorso, alla presentazione della bozza da parte dell’assessore Peri di una disposizione articolata su nove commi, poi allargata a dodici, con cui di fatto si realizzava una blindatura del territorio, con una cristallizzazione complessiva di qualsiasi iniziativa da parte della proprietà privata e anche di utilizzo del suolo, tale per cui credo che qualsiasi soggetto che oggi interviene rispetto al tema della nuova pianificazione urbanistica che ci accingiamo a votare avrebbe potuto esprimere una valutazione positiva.

Sarà il trauma che ho subìto quando lessi quell’articolato, sarà anche la consapevolezza delle ripercussioni che avrebbe generato rispetto a quella situazione che noi stavamo vivendo, in un momento di profonda crisi dell’economia, di cui – piaccia o non piaccia – l’edilizia è il volano fondamentale, che quando ho visto un articolato così complesso come quello sottoposto alla nostra attenzione ho se non altro valutato positivamente il superamento di una concezione che, come spesso capita quando si parla di urbanistica, consente a chi interviene di tornare alla natura primordiale che, in fin dei conti, lo anima nelle più rispettabili ideologie.

Io ho ascoltato con grande interesse gli interventi tanto in Commissione quanto in Consiglio, sempre con la profonda preoccupazione che questa Giunta potesse subire uno scivolamento sull’estrema sinistra e anche su posizioni che dicono di essere terze, ma che in realtà sono connotate da un profondo spirito criptocomunista, che ci ha indotto anche a valutare con un’attenzione estremamente delicata qualsiasi cosa che potesse essere verificata rispetto all’andamento della legge.

Noi non siamo soddisfatti evidentemente della legge. Non siamo soddisfatti del fatto che, ancora una volta, si contenga la fiducia nei confronti del privato. Non siamo soddisfatti del fatto che ancora si consegnano alle burocrazie quote rilevanti di potere, che verranno esercitate senza la dovuta attenzione. Non siamo soddisfatti del fatto che si importano istituti come quello che qualcuno, forse non consapevole di ciò di cui parla, chiama desigillazione, che in realtà affonda le proprie radici in un contesto, quello tedesco, dove veniva accompagnato anche da una serie di valutazioni di cautela, la desigillazione del territorio, con modalità che proverò a spiegare e che evidentemente, ragionando come ragiono io, ritengo fornite di una sostanza ben diversa da quelle impartite e recepite dalla legge.

Riteniamo pericoloso il fatto che si spostino in capo ai privati delle responsabilità e anche una privazione dell’utilizzo della proprietà privata, che a nostro modo di vedere rimane fermo come perno di un ragionamento complessivo di un assetto sociale. Riteniamo che l’assenza, soprattutto sul recepimento dei PUG, delle sanzioni che dovrebbero essere necessariamente correlate, con l’introduzione di un potere sostitutivo laddove non vi sia in termini ragionevoli l’adozione degli strumenti urbanistici previsti da questo nuovo testo, determini la creazione di una norma imperfetta, che in quanto sprovvista di sanzioni impartisce un regime meramente ordinatorio e in quanto tale largamente già superato da quello che abbiamo visto nella legge n. 20. Riteniamo un ulteriore elemento di critica procedurale l’assenza di una relazione che possa portare a un esame dettagliato dei singoli articolati, che è sempre stato uno strumento molto utile per gli addetti ai lavori.

Per il ritorno primordiale che evidentemente genera il parlare di urbanistica, è chiaro che tornano alla mente le parole di Rousseau nel testo “Il Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini”, quando faceva riferimento a un ipotetico uditorio e rimarcava che, se si dimentica che i frutti della terra sono di tutti e che la terra non è di nessuno, si è perduti. Ebbene, se si considera questo insegnamento, si capisce in filigrana qual è la ratio che anima alcuni degli interventi svolti in quest’Aula.

Noi abbiamo un approccio totalmente diverso. Crediamo che la proprietà privata non sia una detrazione nei confronti di nessuno, riteniamo che un’Amministrazione debba incentivare la realizzazione e lo sfruttamento del suolo nella misura in cui evidentemente questo risponde a logiche di interesse pubblico, ma con ciò non negando che anche un privato possa trarne un proprio interesse.

Riteniamo che, se si ha il coraggio di provare ad aprire un dibattito come quello che è stato aperto, che va anche a rivisitare in profondità la strumentazione urbanistica regionale, occorra valutare da dove si viene per comprendere il punto in cui ci si trova. Ho sentito da parte di alcuni colleghi un elogio alla legge n. 47 che non mi trova per nulla concorde. Anzi, ritengo che sarebbe stato necessario un approfondimento molto più critico su quello che è stata la legge n. 20. La frammentazione degli strumenti urbanistici ha creato su tutti i profili ricadute assai gravi, anche e soprattutto perché i Comuni hanno utilizzato quelle zone grigie determinate dal legislatore regionale in una maniera del tutto distorta. Si pensi, ad esempio, all’imposizione ai fini ICI di terreni agricoli surrettiziamente inseriti nel PSC con una vocazione edificatoria che mai si sarebbe realizzata, fatta esclusivamente per imporre dei prelievi nei confronti dei cittadini che, non comprendendo cosa stava verificandosi, hanno semplicemente dovuto subire anche incrementi del 1800 per cento rispetto alla tassazione imposta ai propri fondi.

Se avessimo voluto valutare criticamente la legge n. 20 e comprendere i danni creati da quella legge, quindi guardare con un occhio diverso questa proposta di legge, avremmo potuto prendere la cartina della regione Emilia-Romagna, che ho sottomano, mostrando che cosa è stato recepito nella legge n. 20 in questi diciotto anni dalla sua entrata in vigore. Ebbene, abbiamo dei risultati che credo essere evidenti nella ricaduta complessiva che ha determinato quella legge. Il comma 4 dell’articolo 43, che prevedeva una serie di verifiche temporali, ci ha consegnato un quadro davvero desolante. Basta leggere i dati della Regione. Non a caso, prima la collega Sensoli citava il caso di Rimini, che ha conosciuto soltanto un 7 per cento del territorio ripartito sui Comuni, dal momento che dei venticinque Comuni solo due hanno dato attuazione all’articolo 43. Solo due. Nella Città metropolitana di Bologna, articolo 43, solo diciotto. Il territorio che ha maggiormente recepito quella legge è stato quello di Ravenna con il 61 per cento. Ed è il massimo.

Perché dico questo? Perché dalla legge n. 20 in poi abbiamo sostanzialmente assistito a un blocco dell’attività edilizia, che non è necessario venga proiettata sul consumo del suolo. Se volessi accedere a un dibattito riguardo al consumo del suolo, direi che in larga parte d’Europa il tema del consumo del suolo è superato. Ed è superato non perché si accetta l’idea che consumare il suolo sia cosa buona e giusta, al contrario. Si valuta l’idea, tipo l’ordinamento tedesco, a cui in alcune circostanze questa legge si richiama, più o meno consapevolmente, del non utilizzo del suolo, introducendo il principio che, dopo tre anni che un suolo impermeabilizzato non è sfruttato, i Länder e il Governo centrale possono attivare procedimenti autonomi obbligatori di deimpermeabilizzazione. Purtroppo il mio tedesco non è dei migliori, credo che si chiami entsiegelung, vale a dire appunto togliere porzioni di territorio oggi impermeabilizzate e restituirle alla fruibilità.

Noi, oggi, richiamiamo i piani regolatori. Scusate se li chiamo ancora così, ma è la legge n. 42, e saluto con vivo favore il ritorno ai piani regolatori, perché il PUG di fatto è il ritorno al piano regolatore. Anzi, dovremmo avere il coraggio di tornare agli strumenti conseguenti alla legge n. 42, con tutto ciò che ne comporta, senza continuare a giocare dietro gli specchi, nel tentativo di mascherare il fallimento della legge n. 20. Ebbene, se volessimo vedere realmente qual è il punto di caduta, dovremmo verificare che cosa i Comuni fanno rispetto a questa previsione urbanistica, che anche la nostra legge vuole andare a realizzare. L’articolo 3, se non ricordo male, del testo che ci accingiamo ad approvare, fissando termini meramente ordinatori di tre anni e così via, in realtà pone i Comuni nelle condizioni di continuare così come vogliono fare, qui sì magari introducendo delle accelerazioni sul consumo del suolo, ma dimenticando – ed è qui che chiamo in causa gli amici dell’estrema sinistra, così come i colleghi dei Cinque Stelle, che ritengo sinceramente ingaggiati sul tema del consumo del suolo – che l’ordinamento tedesco che citavo in precedenza ha sempre accompagnato la normativa urbanistica con quelle che venivano chiamate le leggi sulla natura, vale a dire degli strumenti mediante cui si realizzava – prima la collega Gibertoni l’ha chiamata tecnicamente desigillazione – la liberazione dei territori, ma una liberazione totale e completa.

Badate, se dobbiamo analizzare i temi della criticità determinata dal dissesto idrogeologico, dalla realizzazione di impermeabilizzazioni che hanno creato inevitabilmente e indubbiamente delle criticità, non dobbiamo andare a vedere le leggi, ma dobbiamo andare a prendere le tabelle parametriche che erano a corredo di quelle leggi. È lì che dovremmo cercare la responsabilità di ciò che è successo, perché quando venivano fissati degli standard parametrici che imponevano, a fronte della realizzazione e dello sfruttamento degli indici fondiari, la generazione di standard urbanistici, con possibilità di monetizzazione o con possibilità anche di creazione di standard, che erano del tutto inadeguati, è lì che si generava il problema, non nella scrittura della legge, non nella ricaduta degli atti tecnici di indirizzo, ma nelle tabelle parametriche. È su questo che avremmo dovuto guardare con maggiore attenzione per capire cosa stava accadendo.

Ma, come spesso capita – e mi rivolgo ai colleghi che magari so essere attenti –, quest’Aula è chiamata a votare documenti e testi consegnando alle burocrazie degli spazi di azione e di libertà che noi non vediamo più. Quando tu costruisci con un indice di 0,18 o 0,20 e poi gli oneri di urbanizzazione che fai atterrare sui comparti generano delle impermeabilizzazioni tali per cui, banalmente quando l’acqua cade, non sa dove andare, e magari hai introdotto anche degli oneri tali per cui le tubazioni non riescono a recepire quell’acqua, che quindi esonda, tracima e allaga, è lì il problema. Ma voi le tabelle parametriche, le tubazioni, gli indici non li vedete. Li trovate negli atti tecnici nascosti magari da qualche burocrate, che va in trattativa, lì sì, diretta e non lecita con imprenditori che hanno valutato la possibilità di monetizzare quegli standard, e noi magari qua, lambiccandoci su una virgola o su un comma, non ci rendiamo conto di qual è il problema, perché è lì il consumo del suolo che genera problematiche, non è nel 3 per cento, nel 2 per cento o nel 4 per cento nel perimetro urbano. È banalmente nella valutazione concreta e fattiva di che cosa significa andare a monetizzare del verde. E quando tu realizzi del verde pensile, non è il verde impermeabile che consente all’acqua di finire in falda. È questa l’urbanistica.

Certo, abbiamo sentito degli interventi importanti, anzi scusate se mi appassiono e mi scaldo. Essendo la materia su cui avverto la mia professione legale, è evidente che magari mi lascio un po’ trasportare rispetto ad alcuni temi. Ci si potrebbe anche divertire sulla filosofia sottostante che magari qualche collega che indulge in tesi complottiste, tra cui io a volte, potrebbe anche considerare in ordine al fatto che sia ormai privato all’uomo il contatto diretto con la natura. Ma questo è un altro tema e un’altra filosofia.

Allora, guardando che cosa effettivamente si genera rispetto al punto di partenza, io non posso evidentemente esprimere una valutazione positiva, ma neanche negativa. E l’ho detto fin dall’inizio. Se avessi voluto trattare singole situazioni, avessi voluto mercanteggiare un emendamento, piuttosto che un singolo ordine del giorno, se avessi voluto accontentare qualcuno, avrei subito detto “voto contro, però”. Perché abbiamo fissato, come Forza Italia, immediatamente un confine di astensione? Perché ritenevamo che l’introduzione di un salto – voglio usare una parola dura – ideologico che abbandonava gli schemi della sinistra più oscura, ai nostri occhi evidentemente, fosse comunque da incoraggiare. Era comunque necessario superare uno schema che, a nostro modo di vedere, non era più al passo con i tempi, se mai lo è stato, ed era opportuno introdurre una possibilità di dialogo e di confronto con il privato che, per come noi la interpretiamo, andava incoraggiato.

Siamo contenti del punto d’approdo? Assolutamente no. Siamo soddisfatti della fiducia che si dà al privato? Assolutamente no. Siamo contenti dello strumento rigenerazione urbana? In maniera estremamente modesta, perché è ovvio che in un tessuto urbano, come quello di una qualsiasi nostra città, diventa difficile riuscire a costruire delle proprietà private che accedono agli strumenti di rigenerazione che non passino dalla proprietà di grossi proprietari, di grossi gruppi, che avendo l’intera disponibilità di immobili, quelli sì, possono andare. Diventa difficile immaginare dei nuclei familiari che si mettono assieme e chiedano magari in Bolognina, piuttosto che al Pilastro, piuttosto che a Borgo Panigale, di poter accedere a quegli istituti. Vedremo tante volte Unipol sedersi al tavolo di trattative con questo o quel Comune, vedremo qualche multinazionale, vedremo grossi proprietari che accederanno a quegli strumenti. Sicuramente la rigenerazione, se davvero si vuol superare la logica del consumo del suolo per andare alla restituzione della natura al suolo, è l’unico strumento che possiamo ambire ad attivare.

Anche rispetto alla tempistica, crediamo che sarebbe stato necessario un maggiore coraggio, introducendo reali poteri sostitutivi da parte della Regione nei confronti di quei Comuni che si attardano. Temiamo che accada ciò che i colleghi del Cinque Stelle hanno preconizzato, vale a dire che a volte i Comuni non si dimostrano sufficientemente forti nella trattativa, ma lo temiamo non per un’incapacità della politica, quanto per una difficoltà della classe tecnica, perché è lì che si siede il reale rappresentante delle posizioni dei Comuni.

In questo schema, dunque, abbiamo ritenuto di manifestare un’astensione, astensione che certamente presenta tanti aspetti critici e molte difficoltà. Sappiamo perfettamente che, come la legge n. 20 è stata sottoposta a stratificazioni e rimaneggiamenti successivi, anche questa legge li subirà, non credo più tardi di 8-10 mesi. Anzi, secondo me, già prima dell’estate saremo qui in Aula a introdurre i primi rimaneggiamenti su questa legge. Però – scusate se rinnovo il trauma che ho subìto – vedere quei nove commi di un articolo unico presentato dall’assessore Peri all’attenzione dell’Aula giustifica oggi una posizione quantomeno di astensione, perché rispetto a quel testo che allora ci venne presentato sicuramente siamo lontani, come siamo lontani rispetto all’approdo che noi vorremmo un’urbanistica seria realizzasse, ma almeno in una situazione meno pericolosa rispetto a quella che a suo tempo si fissò.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola alla consigliera Piccinini. Prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Vorrei fare intanto alcune puntualizzazioni su alcune semplificazioni che ho sentito e che ritengo inaccettabili. Lo dico rispetto a quanto è successo in questi anni al nostro capoluogo di provincia, che evidentemente non è stato e non è esente da sfruttamento selvaggio del suolo. Bologna, secondo il rapporto di ISPRA 2017 sul consumo di suolo, tra i Comuni con più di 150.000 abitanti è la terza città a livello nazionale per incremento del consumo di suolo tra il 2015 e il 2016, valutato in valore assoluto e in ettari. Ai vertici a livello regionale per incremento in percentuale del consumo di suolo ci sono tre Comuni della provincia: San Pietro in Casale con un 2,6 per cento, Castello d’Argile con un 2,3 per cento, Sant’Agata Bolognese con un 2,1 per cento. Quindi, quando prima si parlava della media dello 0,1 per cento della nostra regione, bisogna citare anche i singoli dati.

Faccio inoltre presente che il consumo del nostro suolo ricade anche sulle aree protette e sui parchi nazionali del nostro Appennino, dove il dato è dell’1,6 per cento, Appennino che è un territorio fragile, lo sappiamo benissimo, motivo per cui bisogna dare un freno e andare in una direzione diversa. Lo abbiamo visto in questi giorni con i disastri che si sono verificati sui nostri territori, quindi bisognerebbe dare un freno al consumo di suolo.

Mentre il PTCP del 2004 fa propria la filosofia tendente a minimizzare il consumo di suolo e gli impatti ambientali, ripresa poi dai PSC associati, in concreto invece si è continuato a costruire. Così, dall’altro lato, abbiamo uno stock di abitazioni vuote e invendute, che nel 2012 veniva valutato da Nomisma come pari a circa un terzo delle abitazioni di nuova costruzione nel decennio precedente, quindi un patrimonio che degrada nel tempo, chiuso e invenduto, quando c’è una vasta platea di soggetti deboli – e a Bologna lo sappiamo molto bene – che fatica a trovare un tetto.

Si è arrivati a questa situazione trascinando nei PSC previsti dalla legge n. 20 e adottati in media con rilevante ritardo buona parte delle previsioni sovradimensionate di vecchi PRG. Poi, la vera e propria proliferazione di nuovi insediamenti è stata legata all’applicazione dell’articolo 18 della legge n. 20, gli accordi con i privati, e dell’articolo 40, gli accordi di programma in variante alla pianificazione territoriale e urbanistica, nonché dell’articolo 15, gli accordi territoriali della stessa legge, articoli che presupporrebbero il rilevante interesse pubblico, interpretato in maniera troppo elastica. E questo è uno dei primi aspetti che abbiamo fatto rilevare in Commissione.

Un capitolo a parte merita la programmazione dei centri commerciali a valenza sovracomunale, che anche nel Bolognese tocca punte quasi surreali. A San Giovanni in Persiceto – lo sappiamo molto bene – abbiamo avuto a che fare con una cementificazione chiamata Postrino, ovvero una nuova area commerciale dislocata a ridosso di una zona di interesse ambientale, area commerciale della cui realizzazione nessun cittadino persicetano avvertiva la mancanza. E per questo intervento edilizio dobbiamo ringraziare le norme nazionali e regionali attuali sulla pianificazione territoriale di commercio e la mancanza di visione e di programmazione dei vari Enti interessati. Il PTCP, infatti, è stato deliberato nella sua versione iniziale oltre un decennio fa dalla Provincia, ora Città metropolitana, ma è stato sottoposto al parere e alla valutazione della Regione e modellato sulle istanze dei Comuni.

Questa situazione è esemplificativa su tutto il territorio della città di Bologna, con strutture commerciali, questa volta di taglia media, che nascono come funghi. Così abbiamo anche un atteggiamento contraddittorio come Regione – lo si diceva anche prima – perché, da un lato, sosteniamo a parole di voler incentivare i cosiddetti centri commerciali naturali e, dall’altro, li affossiamo con le scelte in materia di urbanistica e di pianificazione.

Tra i principali motori che hanno alimentato la continua espansione delle aree urbanizzate anche nella zona del Bolognese è stato l’errore, ormai vecchio di decenni, di aver legato le risorse economiche dei Comuni agli oneri di urbanizzazione, salvo poi scoprire che in Emilia-Romagna gli oneri di urbanizzazione sono tra i più bassi d’Italia. Infatti, a livello nazionale abbiamo un ammontare medio variabile tra i 100 e i 150 euro al metro quadro, con Bologna sotto la media, 98 euro al metro quadro, mentre Milano ha quasi il doppio, 244 euro a metro quadro, e Firenze quasi il quadruplo, 480 euro a metro quadro. La Regione, infatti non ha aggiornato gli oneri di urbanizzazione, come invece era stato previsto nel 1998, quando erano state approvate le norme che prevedevano l’aggiornamento ogni cinque anni. Un po’ come è successo, per esempio, per gli oneri di cava, che sono stati lasciati bloccati per anni, evidentemente perché bisognava tenere buoni i cavatori. Un ingiusto regalo per i costruttori, che spesso si trasformano in speculatori grazie al meccanismo della rendita fondiaria: oggi comprano un terreno agricolo, che domani diventa edificabile e moltiplica il suo valore.

In questa luce possiamo dirlo tranquillamente: mentre altrove si vende il territorio per soddisfare le esigenze di bilancio dei Comuni, in Emilia-Romagna siamo alla svendita del territorio. E oggi, con questa legge, anziché rimediare alle contraddizioni che ci hanno portato in questo scenario, privilegiamo le caratteristiche negative della legge n. 20, rafforzando le scelte urbanistiche, che saranno prevalentemente legate agli accordi operativi con i privati.

Per questo motivo e per quanto detto anche in precedenza dal Movimento 5 Stelle, noi respingiamo in toto questo progetto di legge.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

La parola alla consigliera Prodi.

 

PRODI: Grazie, presidente.

Prima di tutto mi associo alle considerazioni espresse dal collega Taruffi e dagli altri colleghi di maggioranza e ai ringraziamenti per il grande impegno che è stato profuso in questi mesi, perché, come sappiamo tutti, sono stati mesi molto impegnativi e con un certo tasso di complicazione. Quindi, è una legge purtroppo difficile da spiegare fuori dalle aule e a chi non è un addetto ai lavori, e tutte le valutazioni che sono state formulate si attengono all’aspetto tecnico, quindi difficilmente permutabili al di fuori in visioni politiche.

Con questa premessa di un riconoscimento del lavoro e dell’impegno che c’è e c’è stato da entrambe le parti, sono qui a parlare degli aspetti di questa legge che riteniamo critici.

In primo luogo, a chi afferma che l’urbanistica perde di significato se si riduce il consumo di suolo occorrerebbe ricordare che, proprio quando il suolo diventa una risorsa strategica e primaria, è indispensabile rafforzarne la competenza del controllo. Quindi, è difficile condividere una filosofia che ha un approccio che potrebbe risultare isotropo ed espansivo. Isotropo perché, se vi sono regole indeterminate, si toglie una intenzionalità di programmazione e si rischia di lasciare a interventi puntuali, quindi su iniziativa privata, la riconfigurazione della città. Espansivo perché, nelle pieghe di deroghe e di facilitazioni, si rischia che prevalgano gli interessi privati rispetto a quelli collettivi. Sappiamo che il territorio non è isotropo, quindi il compito dell’urbanistica è restituire alla collettività degli standard qualitativi omogenei in contesti che non lo sono in origine, quindi in un processo intenzionale e non accidentale.

La proposta di legge ha poi un accentramento sull’Esecutivo, perché molti articoli (artt. 9, 18, 22, 29, 34, 36 e via dicendo) rimandano ad atti di coordinamento tecnico della Giunta, che quindi assume il potere di decidere, creando una situazione che rischia di avere uno scheletro normativo che non ha il confronto con gli organi elettivi. E questo è un altro degli aspetti che abbiamo voluto sottolineare a valle del processo.

Vi è anche un assetto che rischia di creare uno sfalsamento della natura del territorio, generando interpretazioni differenti da Comune a Comune. Vi è anche una visione che vuole che la nostra interpretazione della crisi edilizia – mi rifaccio a un documento che ha scritto recentemente il professore Camagni, con cui io concordo –, crisi che ha segnato profondamente questo settore, derivi da una crisi di domanda, non da una crisi di profittabilità dell’offerta, anche considerando la caduta dei prezzi, quindi rispondere cercando di abbassare i costi degli oneri pubblici può non essere la strategia migliore. Inoltre, se gli incentivi sono assegnati sotto la forma di premi volumetrici, si rischia di rendere inefficace il provvedimento perché, come si è detto, la crisi è una crisi di domanda, inoltre si privano i Comuni dei contributi straordinari e si riduce fortemente quelli di costruzione.

I nostri emendamenti sono frutto di un grandissimo impegno e tendono a contenere il dispositivo di legge in quelle che ho elencato essere per noi le criticità, e alla fine si rifanno a due punti cardine, che sono il consumo del suolo e la capacità del controllo pubblico.

Con riferimento al consumo del suolo, come prima è stato ribadito dai miei colleghi, chiediamo che la computabilità del consumo del suolo del 3 per cento includa anche i piani vigenti, agganciandolo al monitoraggio durante il periodo transitorio qualora ci si scostasse dallo storico degli ultimi dieci anni. Questo è un punto cardine, perché è vero che la crisi edilizia ha contratto il consumo del suolo e vi è stata anche una contrazione del lavoro, ma se, come noi crediamo, l’analisi sia corretta, vale a dire che è stata una crisi di domanda, la risposta non può essere nella considerazione che il consumo di suolo sia proporzionale al lavoro, quindi ripercorrendo la stessa traccia. Anzi, è nella capacità di cambiare l’assetto e, quindi, di creare una diversa risposta che sta nella rigenerazione e riqualificazione di qualità che ci può essere la risposta positiva, quindi azzerando la speculazione territoriale e incrementando un’urbanistica di servizio.

Un altro aspetto cruciale è la natura dell’accordo operativo. Qua la legge sostituisce un pezzo della pianificazione comunale con uno strumento che non è un piano, ma è un accordo. E qui ci rifacciamo agli articoli 24 e 26, a cui abbiamo presentato alcune proposte emendative. Ebbene, è importante evidenziare che piano e accordo sono due istituti giuridici profondamente diversi, che hanno una diversità anche ontologica, ovverosia attiene a una profonda differenza strutturale. Il piano è un’ordinata spaziale e temporale di un oggetto, in questo caso il territorio, al fine del raggiungimento di un obiettivo, mentre l’accordo è l’incontro di due volontà, una pubblica e una privata, che hanno scopi e obiettivi profondamente diversi.

Il piano è uno strumento di razionalizzazione e di garanzia di imparzialità, perché dispone in modo preventivo e generalizzato, ma con un fine e un obiettivo. È anche uno strumento che offre, sempre in un’ottica di imparzialità, trasparenza e parità di trattamento, lo status del territorio, cioè le regole di trasformazione in modo preventivo e generale. In riferimento al piano, noi richiamiamo anche l’articolo 41 della Costituzione, che sancisce che la legge determina i programmi e i controlli, perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata ai fini sociali. Questo per rispondere anche al collega Bignami. Quindi, credo che si possa dire che il piano è la traduzione concreta del principio di democraticità nel governo del territorio, nel senso che i diversi interessi vengono raccolti nel piano e il piano ne fa sintesi, in vista di un obiettivo che è stabilito dalla maggioranza democraticamente eletta. Quindi, non ci convince la sostituzione di una parte del piano con uno strumento diverso, l’accordo, dal momento che, a differenza del piano, esso è basato su un confronto e su una dialettica binaria tra parti sostanzialmente uguali e poste sullo stesso piano, anziché avere relazioni multipolari, però, nell’interesse pubblico. È questo l’aspetto concettuale che non ci convince.

Gli emendamenti proposti, quindi, vogliono arrivare a contenere la discrezionalità degli accordi operativi, puntando al rafforzamento della capacità di definizione della strategia della qualità urbana, che diventa a questo punto un documento cardine e di riferimento del piano, a cui poi gli accordi operativi dovranno adeguarsi.

Questa sostanzialmente è la filosofia degli emendamenti da noi proposti. Con questi puntiamo ad arrivare a garantire maggiore trasparenza, partecipazione, controllo pubblico, miglioramento della standardizzazione dei processi all’interno del territorio regionale, insieme alla riduzione effettiva del consumo del suolo.

Mi scuso se l’intervento è stato un po’ tecnico, però ci tenevo molto a esplicitare questi aspetti, che fanno parte di un discorso prettamente legato al merito della legge. A tal proposito, ringrazio tutti i colleghi per la capacità reciproca che si è dimostrata di studiare e analizzare il testo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Prodi.

La parola al consigliere Bignami. Le ricordo che ha due minuti a disposizione. Prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Ringrazio la collega Prodi per aver fatto riferimento alla visione isotropa dell’urbanistica, che è esattamente opposta rispetto a quella che abbiamo noi, in quanto riteniamo che essa debba essere caratterizzata da una differenziazione territoriale e dalla costruzione degli strumenti urbanistici. Anzi, in tal senso, come ho già accennato nel mio intervento, riteniamo che si sarebbe dovuta valutare diversamente la costruzione di una graduazione degli strumenti urbanistici e delle sperimentazioni che la legge che stiamo per approvare introduce, differenziando tra territori urbani, territori di pianura, territori collinari e territori montani, proprio perché riteniamo che non sia, almeno nell’accezione tecnica, condivisibile una prospettiva caratterizzata da un’omogeneizzazione a cui la stessa faceva riferimento.

Con riferimento all’intervento della collega Piccinini, con la quale condivido la visione dello sfruttamento del territorio nei comuni da lei citati, mi permetto solo di evidenziare che, se oggi un imprenditore, a fronte della legge n. 20, acquista dei terreni agricoli inseriti nel PSC, acquista dei beni che valgono meno, non che valgono di più, perché se un terreno è in PSC, e non nel POC o in schede tecniche di RUE, quel bene è gravato da imposizione fiscale rilevante e, almeno fino a quando non viene introdotto in strumenti urbanistici operativi, da tassazione che ne limitano la circolazione in termini di ricchezza.

Questo è un passaggio importante, assessore, come credo sia altrettanto importante che in sede politica si valuti in maniera chiara e inequivocabile, non con atti di indirizzo simili a quelli che abbiamo visto a seguito della legge n. 20, come intervenire per orientare in maniera definitiva l’interprete delle leggi, sia a livello di TAR che a livello di Consiglio di Stato e di Cassazione, introducendo un principio fondamentale: ciò che viene inserito negli strumenti urbanistici e non è immediatamente edificabile non può essere considerato ai fini del decreto ICI suscettivo di imposizione. Diversamente, si genererebbe quell’equivoco, che in buonafede – e non ho dubbi – anche la collega Piccinini ha richiamato, che un terreno agricolo che ha un inserimento negli strumenti urbanistici a scopi edificatori, senza però essere fornito dell’edificabilità concreta, viene visto dalla Commissione tributaria (detto in termini molto spicci) come potenzialmente foriero di una valutazione economica, che in realtà crolla, perché nessuno comprerebbe un bene tassato, ma non edificabile.

Questo, assessore, è un nodo che, a mio modo di vedere, deve essere definitivamente sciolto, perché altrimenti abbiamo soggetti, soprattutto in realtà contadine, che si trovano flagellati da queste imposizioni estremamente pesanti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola al consigliere Calvano. Prego.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Che cosa ci hanno detto questi ultimi quindici, venti anni? Ci hanno indubbiamente detto che, a livello globale e ancor di più nei grandi paesi, la crescita non controllata e non accompagnata ha determinato grossi problemi di carattere sociale e ambientale. Di carattere sociale perché, nel momento in cui c’è grande crescita e non c’è attenzione alla redistribuzione, si allarga la forbice tra ricchi e poveri. Di carattere ambientale perché una crescita non controllata e non accompagnata può determinare molti disastri, che purtroppo abbiamo visto in Italia, in Europa e nel mondo.

Questi anni, però, ci hanno detto anche un’altra cosa. Ci hanno detto che la decrescita ha determinato una drammatica infelicità, una infelicità che vediamo tutti i giorni e rispetto alla quale credo ci siano segnali chiari tali che parlare di decrescita felice sia ormai un tema da superare. Ebbene, considerato che la crescita economica è ripartita, in questa regione forse più che altrove, adesso quella crescita deve essere regolata. Il compito del pubblico, oggi ancor più di ieri, memore degli errori compiuti in passato nella regolazione complessiva da parte del pubblico, è questo e questa legge lo vuole realizzare.

La crescita, ovviamente, è nelle mani di chi deve fare investimenti, e qui c’è il privato. Ma non solo, c’è anche il pubblico, con tutti gli investimenti che può fare in termini di opere pubbliche e di opere strategiche. Ma il pubblico ha un ruolo in più rispetto al privato: deve occuparsi anche della regolazione. Lo facciamo con questa legge, che lancia una nuova sfida, perché è cambiato nel post crisi, se oggi possiamo parlare di post crisi, il paradigma di riferimento, e a noi tocca, ovviamente, provare a interpretarlo.

Questo cambiamento in corso lo vogliamo accompagnare e la scelta del metodo da parte dell’assessore Donini e di tutta la Giunta di ampia condivisione esprime la consapevolezza chiara che questa sfida del cambiamento la si può vincere solo insieme. È per questo che è diventato strategico e fondamentale portare su questo terreno i soggetti del Patto per il lavoro, con i quali si è tenuto un ragionamento ampio, continuo, utile a condividere il più possibile le strategie. Per questo, è stata fondamentale anche la scelta strategica che è stata messa alla base della legge, che è quella di dare forza anche alla capacità progettuale, alla volontà dei sindaci, in una logica in questo caso anche di autonomia regolata da parte del pubblico.

Affrontiamo questa sfida, quindi, ponendo, attraverso questa legge, dei limiti ambientali e delle condizioni imprescindibili di sostenibilità, consapevoli di quei danni che possono emergere da una crescita non controllata. Quel 3 per cento, posto in maniera chiara e inequivocabile all’interno della legge da qui al 2050, è un limite invalicabile e monitorabile, che sarà ampiamente e fortemente verificato attraverso gli strumenti pubblici di controllo.

Affrontiamo questa sfida spronando i soggetti produttivi a fare della riqualificazione e del riuso il loro nuovo core business. È una scelta importante, è una scelta di cambiamento, per un settore che ha sentito fortemente la crisi, ma che per uscire dalla crisi deve necessariamente cambiare. Siamo consapevoli, quindi, che il settore edilizio ha un ruolo importante per la nostra economia, ma che lo potrà continuare ad avere solo se migliora in termini, accetta la nuova sfida e accoglie la richiesta di maggiore qualità e maggiore attenzione al rispetto del territorio.

Affrontiamo la sfida del cambiamento consapevoli che servono ancora opere strategiche, che il pubblico deve necessariamente realizzare in questo territorio, come nel Paese. La scelta di tenere le opere strategiche fuori dal 3 per cento non la si legge nel modo giusto se non la si legge in combinato disposto con quello che si è fatto e si è deciso di fare sulle opere infrastrutturali. Si è deciso di ridurre le grandi opere infrastrutturali, di concentrarci solo ed esclusivamente su quelle che sono realizzabili e funzionali al nuovo percorso di crescita della nostra regione e del Paese. Se non si leggono in combinato disposto queste due scelte, si rischia di poterne dare un’interpretazione che non è quella che il legislatore, la Giunta per primi, oggi l’Assemblea e noi vogliamo mettere in campo.

È una sfida che vogliamo affrontare insieme, ma proprio per questa ragione torno, in conclusione del mio intervento, a lodare le modalità con cui si è lavorato. So il lavoro che ha compiuto l’assessore Donini, il relatore Pruccoli, tutti i tecnici che hanno collaborato, la Commissione, che ha svolto un lavoro approfondito. È avvenuto un confronto in tutte le sedi, con tutti i soggetti del Patto per il lavoro e con tutte le forze politiche, e intorno a quei tavoli ci si è seduti mettendosi in discussione e mai pensando nessuno di avere la verità in tasca, ma fermi sui princìpi e sui valori che questa legge voleva inaugurare. Mi fa piacere cogliere che questi princìpi e questi valori si possano riscoprire, indipendentemente dal voto che verrà espresso, in tutti gli interventi che hanno svolto i consiglieri in quest’Aula, perché su quei princìpi e su quei valori abbiamo lanciato la sfida del cambiamento anche in un settore strategico come questo in Emilia-Romagna e andremo a vedere insieme se e come quella sfida la vinceremo, consapevoli che oggi apriamo una nuova stagione e che saremo tutti chiamati, a partire da chi governa, a far sì che possa essere una stagione in cui ci possa essere qualcuno in più che sta bene rispetto a quelli che ci sono oggi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

Non ho più iscritti in discussione generale, per cui la riterrei chiusa.

Consigliere Bertani, che cosa succede?

 

BERTANI: Mi prenoto per continuare la discussione generale.

 

PRESIDENTE (Saliera): Però non…

 

BERTANI: Pensavo ci fossero altri iscritti. Non avendo la lista degli iscritti, non potevo sapere che non ci fossero altre prenotazioni.

 

PRESIDENTE (Saliera): Ma, allora, perché non si prenota?

 

BERTANI: Perché mancano cinque minuti alla fine della seduta.

 

PRESIDENTE (Saliera): Va bene. Ma così, quando la riapriamo, le do la parola.

 

BERTANI: Va bene. Allora, mi prenoto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Esatto. Ma lo dico semplicemente per non chiudere la discussione generale.

 

BERTANI: Io ho risposto all’invito.

 

PRESIDENTE (Saliera): Bene. Quindi, il consigliere Bertani si iscrive alla discussione generale.

Chiudiamo ora la seduta antimeridiana. Proseguiremo alle ore 14 ancora in discussione generale.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,56

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Emma PETITTI e i consiglieri Tommaso FOTI e Ottavia SONCINI.

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge:

 

5720 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Disposizioni collegate alla legge regionale di stabilità per il 2018". (Delibera di Giunta n. 1913 del 29 11 17)

5721 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2018-2020 (Legge di stabilità regionale 2018)". (Delibera di Giunta n. 1914 del 29 11 17)

5722 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2018-2020". (Delibera di Giunta n. 1915 del 29 11 17)

5788 - Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifica alla legge regionale 24 marzo 2004, n. 5 'Norme per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati. Modifiche alle leggi regionali 21 febbraio 1990, n. 14 e 12 marzo 2003, n. 2'". (12 12 17) A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

5799 - Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla Legge Regionale 23 dicembre 2004, n. 26 (Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia)". (13 12 17) A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Liverani, Pompignoli, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

5718 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato di attuazione del sistema di elisoccorso notturno, con particolare riferimento alle zone montane. A firma dei Consiglieri: Lori, Zappaterra

5724 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare la chiusura di biglietterie presso stazioni ferroviarie regionali, con particolare riferimento a quelle di Borgo Val di Taro, Fiorenzuola D'Arda e Casalecchio di Reno. A firma del Consigliere: Foti

5725 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per tutelare i lavoratori dell'azienda di trasporto pubblico Seta SpA e la relativa utenza. A firma del Consigliere: Bargi

5726 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per far fronte ai danni causati dalla neve agli agricoltori, ai castanicoltori e al patrimonio boschivo, con particolare riferimento all'Appennino romagnolo. A firma dei Consiglieri: Rontini, Poli

5727 - Interrogazione a risposta scritta circa strumenti o percorsi per evitare disagi all'utenza derivanti dal servizio per la Dichiarazione immediata di disponibilità al lavoro (DID ON LINE). A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Boschini, Rontini

5728 - Interrogazione a risposta scritta circa azioni per evitare che il territorio Alto Reno Terme si trovi a breve senza il servizio di pediatria. A firma del Consigliere: Bignami

5729 - Interrogazione a risposta scritta circa l’utilizzo della struttura sita in via Gaspare Landi a Piacenza dedicata ad utenti affetti da autismo. A firma del Consigliere: Foti

5730 - Interrogazione a risposta scritta circa l’effettuazione della caccia al cinghiale e i corsi per l’abilitazione a “Conduttore Cane Limiere”. A firma del Consigliere: Foti

5731 - Interrogazione a risposta scritta circa le verifiche relative ai soggetti accreditati nell’ambito della formazione professionale. A firma del Consigliere: Foti

5732 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la discarica “Tre Monti” di Imola ed i rifiuti nella stessa trattati. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5733 - Interrogazione a risposta scritta circa la formazione di un elenco, presso la Regione Emilia-Romagna, di professionisti legali cui affidare incarichi di patrocinio o consulenza. A firma del Consigliere: Bignami

5734 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per far fronte al rischio idrogeologico connesso al torrente Idice nei comuni di Castenaso e Budrio. A firma della Consigliera: Gibertoni

5736 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere la situazione di inagibilità delle scuole Casolari e Cavani di Serramazzoni (MO). A firma del Consigliere: Bargi

5739 - Interrogazione a risposta scritta circa i dati riguardanti i trasferimenti con ambulanze di pazienti tra l’Ospedale di Imola e Ausl di Bologna, Aosp di Bologna e Istituto Ortopedico Rizzoli. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5740 - Interrogazione a risposta scritta circa le sperimentazioni in atto sulle aree vaste interprovinciali, a seguito della l.r. n.13/2015 di riforma del sistema di governo regionale e del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Liverani, Fabbri, Delmonte, Rancan, Pompignoli, Rainieri, Bargi, Pettazzoni

5741 - Interrogazione a risposta scritta circa azioni per affrontare le criticità in merito alla gestione della pesca sul territorio regionale. A firma del Consigliere: Rancan

5742 - Interrogazione a risposta scritta sul fenomeno delle cooperative spurie. A firma della Consigliera: Gibertoni

5743 - Interrogazione a risposta scritta circa l’introduzione da parte del Comune di Bologna della “tariffa di frequenza” nelle scuole materne comunali. A firma della Consigliera: Piccinini

5744 - Interrogazione a risposta scritta circa la necessità di implementare le risorse per la riqualificazione degli istituti scolastici e per sapere se risultino in essere fondi regionali destinati all’istituto scolastico della frazione di Sesto Imolese. A firma del Consigliere: Bignami

5745 - Interrogazione a risposta scritta circa l’incarico a tempo determinato, nel profilo professionale di Dirigente Amministrativo per le attività di supporto e sviluppo della Ricerca dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, conferito nel settembre 2015, successivamente trasformato, senza alcuna selezione, in incarico di Struttura Complessa. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5746 - Interrogazione a risposta orale in Commissione circa la procedura di modifica e ampliamento del biodigestore Agri Group in località Casemurate – Forlì. A firma del Consigliere: Pompignoli

5747 - Interrogazione a risposta scritta circa la valutazione delle varianti riguardanti il nuovo Policlinico di Ferrara a Cona. A firma della Consigliera: Sensoli

5749 - Interrogazione a risposta scritta circa la richiesta del Tribunale di Bologna ad ARPA Emilia-Romagna relativa alla disponibilità di un tecnico per lo svolgimento di attività di consulenza. A firma del Consigliere: Bignami

5751 - Interrogazione a risposta scritta circa i frequenti episodi di sgombero di edifici dismessi e occupati e per sapere quali iniziative la Giunta intenda intraprendere per riconoscere ai giovani spazi di sperimentazione e autogestione. A firma del Consigliere: Alleva

5752 - Interrogazione a risposta scritta circa la graduatoria dei progetti da ammettere a contributo per la concessione di contributi per eventi e progetti sportivi di cui alla delibera di Giunta n. 1846/2017. A firma del Consigliere: Liverani

5753 - Interrogazione a risposta scritta circa il sostegno alla richiesta dei lavoratori dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) per carenza di personale, risorse, mezzi e strumenti. A firma della Consigliera: Gibertoni

5754 - Interrogazione a risposta scritta circa il coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna nel progetto sanitario, rivolto agli anziani, denominato “Senior Italia Care”. A firma del Consigliere: Calvano

5756 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per sostenere la Stazione turistica di Prato Spilla ed il comprensorio montano dei Comuni della Val d’Enza e Val Cedra. A firma del Consigliere: Rainieri

5757 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire l’anonimato dei dati sanitari divulgati a fini scientifici. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi

5758 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per tutelare l’utenza della linea ferroviaria che collega Piacenza a Milano, con particolare riferimento ai pendolari della Val d’Arda. A firma dei Consiglieri: Molinari, Tarasconi

5759 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per migliorare il servizio ferroviario e l’offerta di “treni condivisi” sulla tratta Piacenza Milano. A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Molinari

5760 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per mettere in sicurezza il viadotto situato lungo lo svincolo “Canili-Balze” situato sulla strada statale “Tiberina” E45. A firma della Consigliera: Montalti

5761 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e procedure riguardanti il Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Faenza. A firma del Consigliere: Bignami

5763 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere affinché cessino i continui ritardi e le situazioni di sovraffollamento gravanti sulla linea ferroviaria Porrettana. A firma del Consigliere: Taruffi

5764 - Interrogazione a risposta scritta circa le motivazioni della mancata chiusura della struttura, dedicata all'accoglimento di richiedenti asilo, sita nel Comune di Ozzano. A firma del Consigliere: Bignami

5765 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per tutelare l’utenza delle linee ferroviarie Rimini-Ravenna-Bologna e Ancona-Bologna e risolvere i relativi disservizi. A firma dei Consiglieri: Bagnari, Rontini

5766 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare, e la vigilanza da porre in essere, nei confronti dei richiedenti asilo, specie a fronte dei reati dagli stessi posti in essere. A firma del Consigliere: Bignami

5767 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per stabilizzare il rapporto di lavoro dei dipendenti precari della Regione Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5768 - Interrogazione a risposta scritta circa l’organizzazione del sistema di emergenza-urgenza sanitaria e l’utilizzazione del relativo personale. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5769 - Interrogazione a risposta scritta circa le opere infrastrutturali da attuare per migliorare la viabilità sulla Strada Statale 12 “Nuova Estense” adiacente al polo produttivo di Sant’Antonio a Pavullo (MO). A firma del Consigliere: Bargi

5770 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire l’assistenza sanitaria nelle zone montane e con criticità orografiche, con particolare riferimento al distretto sanitario di San Lazzaro di Savena ed ai relativi Comuni. A firma della Consigliera: Piccinini

5771 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per risolvere le gravi criticità ed i disservizi gravanti sugli utenti della linea ferroviaria Cremona-Fidenza. A firma del Consigliere: Foti

5773 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e procedure riguardanti una azienda faunistico venatoria. A firma del Consigliere: Bignami

5774 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per contrastare la chiusura della biglietteria della stazione ferroviaria di Fiorenzuola d’Arda. A firma del Consigliere: Rancan

5776 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori dell'azienda Ceramiche ASCOT S.p.A. di Solignano di Castelvetro (MO). A firma del Consigliere: Torri

5777 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti i finanziamenti relativi alla politica agricola comune (PAC) in ambito europeo. A firma dei Consiglieri: Bessi, Caliandro

5778 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per dotare la stazione di Sasso Marconi degli impianti necessari per garantire, ai cittadini diversamente abili, la fruizione del servizio ferroviario. A firma del Consigliere: Bignami

5779 - Interrogazione a risposta scritta circa i tempi di sperimentazione, in ambito regionale, di dispositivi di controllo della malattia diabetica, quale il Flash Glucose Monitoring (FGM), già certificato in ambito europeo. A firma del Consigliere: Bignami

5781 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare la chiusura della biglietteria della stazione di Borgo Val di Taro. A firma del Consigliere: Rainieri

5782 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e procedure riguardanti l’Azienda Agraria Sperimentale “Vittorio Tadini” (PC). A firma del Consigliere: Taruffi

5783 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure e controlli riguardanti contributi relativi alla L.R. 28/98. A firma del Consigliere: Bignami

5784 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare disagi alla popolazione e l’interruzione di pubblici servizi a causa del maltempo, con particolare riferimento ai territori dell’Appennino bolognese. A firma del Consigliere: Bignami

5785 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti istituti operanti nel settore della sanità, con particolare riferimento allo IOR. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5787 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per garantire il sollecito riallacciamento dei contatori del gas, spostati per lavori di adeguamento sismico, utilizzati da famiglie ed imprese di Bondeno (FE). A firma del Consigliere: Fabbri

5789 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti l'esecuzione delle visite mediche preventive e della sorveglianza sanitaria relative al personale medico convenzionato operante presso le AUSL. A firma del Consigliere: Sensoli

5791 - Interrogazione a risposta scritta circa il riconoscimento dello stato di emergenza, in relazione alle abbondanti precipitazioni ed al successivo “gelicidio”, per la Provincia di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

5793 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti il Piano Urbanistico Generale del Comune di Misano, con particolare riferimento alle aree commerciali. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani

5794 - Interrogazione a risposta scritta circa l’attuazione di disposizioni volte a tutelare la qualità dell’aria, con particolare riferimento al biossido di azoto ed al materiale particolato (PM10). A firma del Consigliere: Sassi

5795 - Interrogazione a risposta scritta circa la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza a causa degli eventi atmosferici e dell’esondazione di fiumi nei territori di Modena, Reggio Emilia a Parma. A firma della Consigliera: Gibertoni

5796 - Interrogazione a risposta scritta circa le verifiche da porre in essere relativamente all’attuazione delle disposizioni riguardanti la sorveglianza sanitaria sul personale medico convenzionato operante nelle AUSL. A firma del Consigliere: Bignami

5797 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere per evitare il ripetersi della sospensione dell’erogazione, a causa di eventi atmosferici, di servizi essenziali per la popolazione. A firma del Consigliere: Bignami

5798 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato di avanzamento dei lavori di realizzazione del nuovo ospedale di Fiorenzuola. A firma dei Consiglieri: Molinari, Tarasconi

5800 - Interrogazione a risposta scritta circa il funzionamento di una cassa di espansione, sita nella zona di Montecchio Emilia (RE), durante la piena avvenuta il 12 dicembre. A firma del Consigliere: Delmonte

5801 - Interrogazione a risposta scritta circa le modalità di utilizzazione della cassa di espansione, del torrente Parma, posta in località Marano. A firma del Consigliere: Rainieri

5803 - Interrogazione a risposta scritta circa gli interventi e le politiche poste in essere dal Comune di San Lazzaro di Savena, con particolare riferimento alla valorizzazione del relativo centro cittadino. A firma del Consigliere: Bignami

5804 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per sostenere il settore della pesca, con particolare riferimento alla liquidazione dei contributi relativi al 2016 ed alla retribuzione dei relativi operatori. A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Zappaterra, Rontini, Bagnari, Calvano, Bessi

5805 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per garantire la presenza, presso le AUSL, di adeguate scorte di vaccini, con particolare riferimento a quelli necessari per contrastare il tetano. A firma della Consigliera: Piccinini

5806 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e contributi riguardanti l’”Istituto per la storia e la memoria del 900 Parri Emilia-Romagna". A firma del Consigliere: Foti

5807 - Interrogazione a risposta scritta circa attività dell’ASL di Bologna, svolte anche in raccordo con le scuole, riguardanti il ruolo della persona, con particolare riferimento alla sua centralità rispetto alla società. A firma del Consigliere: Foti

5809 - Interrogazione a risposta scritta circa l’interruzione del servizio svolto dalla rete telematica italiana dedicata all’Istruzione ed alla Ricerca (GARR-X). A firma della Consigliera: Prodi

5810 - Interrogazione a risposta scritta circa la vigilanza sui materiali e sul servizio di fornitura domiciliare di ausili sanitari. A firma del Consigliere: Taruffi

5811 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche e procedure riguardanti le modificazioni del rapporto di lavoro relativo al personale infermieristico operante presso un Pensionato e Casa Protetta di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

5812 - Interrogazione a risposta scritta circa la sospensione, per cinque giorni, dei servizi medico-ambulatoriali ed infermieristici erogati presso la Casa della Salute di Meldola (FC). A firma del Consigliere: Pompignoli

5813 - Interrogazione a risposta scritta circa i lavori ed i costi relativi alla costruzione di parcheggi dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5814 - Interrogazione a risposta scritta circa le modalità di svolgimento, ed i relativi costi, del servizio di portineria dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5815 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire il servizio di distribuzione diretta dei farmaci presso gli Ospedali e le Case della Salute. A firma del Consigliere: Taruffi

5816 - Interrogazione a risposta scritta circa incarichi riguardanti l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna – Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. A firma del Consigliere: Bignami

5817 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e controlli riguardanti i tirocini volti all’inserimento nel mondo del lavoro. A firma del Consigliere: Bignami

 

Interpellanze

 

5755 - Interpellanza circa l’applicazione delle normative riguardanti, negli immobili, la predisposizione all’allaccio per l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi

5786 - Interpellanza circa le azioni da attuare per prevenire i danni causati dal maltempo e garantire la fruizione dei servizi pubblici essenziali, con particolare riferimento alla viabilità ed all’erogazione dell’energia elettrica. A firma del Consigliere: Rancan

5792 - Interpellanza circa problematiche riguardanti l’Unità Operativa Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

 

Risoluzioni

 

5719 - Risoluzione per porre in essere, nelle opportune sedi, ogni azione possibile tesa ad ottenere l’emanazione del decreto interministeriale recante “Determinazione dei requisiti e delle capacità tecniche e finanziarie per l’esercizio delle attività di preparazione per il riutilizzo e trattamento dei rifiuti, nonché dei criteri generali per la determinazione delle garanzie finanziarie a favore delle Regioni e delle Provincie autonome”. (30 11 17) A firma dei Consiglieri: Bertani, Sassi

5723 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni di contrasto dell'inquinamento, a valutare la sussistenza delle condizioni per dichiarare lo stato di emergenza ex art. 5 della L. 225/1992, porre in essere monitoraggi ambientali, tutelare le falde acquifere specie se potabili, prevedere studi epidemiologici, favorire l'efficienza energetica del materiale rotabile, sostenendo inoltre l'acquisto e l'uso di veicoli elettrici. (30 11 17) A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani, Piccinini, Sensoli, Gibertoni

5737 - Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Ministero competente affinché avvii una verifica circa la serie animata “A casa dei Loud” andata in onda su canali dedicati ai bambini ed alla famiglia e operi per far sì che il passaggio di tali serie non avvenga su canali immediatamente fruibili. (01 12 17) A firma del Consigliere: Bignami

5738 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad assicurare anche ai cittadini affetti da Sensibilità Chimica Multipla (MCS) l’accesso alle strutture sanitarie per affrontare le varie sintomatologie che manifestano ed estendere a livello regionale l’“Istruzione Interaziendale organizzativa” per la gestione del paziente affetto da tale patologia. (04 11 17) A firma del Consigliere: Bignami

5762 - Risoluzione per impegnare la Giunta, in sede di approvazione definitiva del "Regolamento regionale di attuazione delle disposizioni in materia di tutela della fauna ittica e dell'ecosistema acquatico e di disciplina della pesca, dell'acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne, a norma dell'articolo 26 della legge regionale 7 novembre 2012, n. 11", alla soppressione, nell'Allegato 2 citato in premessa, in corrispondenza della specie "anguilla europea (Anguilla anguilla)" delle seguenti parole: "A tale specie si applica il comma 3 dell'articolo 6 del presente regolamento". (06 12 17) A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Tarasconi, Calvano

5775 - Risoluzione per impegnare la Giunta a rivolgere al Ministero della Salute istanza di riesame del parere consultivo, dallo stesso rilasciato in data 4/10/2017 alla Regione Emilia-Romagna per la richiesta di deroga per il Punto nascita di Pavullo nel Frignano, ad attivare azioni volte ad aumentare il tasso di fidelizzazione delle donne, dell'area del suddetto punto nascita, anche promuovendo innovativi servizi di ostetricia, ginecologia, neonatologia e pediatria autonomi, garantendo inoltre gli standard operativi, tecnologici e di sicurezza relativi al livello di assistenza ostetrica e pediatrico-neonatologica definiti dall'accordo del 2010. (07 12 17) A firma della Consigliera: Gibertoni

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.

5068 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure di gare bandite da Lepida SpA e come la Regione intenda vigilare. A firma del Consigliere: Bignami

5079 - Interrogazione a risposta scritta circa l’abbattimento di alberi ad alto fusto nel comune di Spilamberto, a lato del percorso natura del Fiume Panaro, all’altezza del frantoio Fondovalle Srl. A firma della Consigliera: Gibertoni

5182 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per garantire la vigilanza boschiva, specie a fronte degli incendi che hanno colpito i boschi del monte Pero, tra Vergato e Cereglio. A firma del Consigliere: Bignami

5184 - Interrogazione a risposta scritta circa i costi e le procedure riguardanti le opere relative alla gestione ecosostenibile della Sacca di Goro. A firma del Consigliere: Fabbri

5219 - Interrogazione a risposta scritta circa i contenuti ed i temi dell'Agenda digitale regionale da far conoscere tramite la manifestazione "Modena Nerd". A firma della Consigliera: Gibertoni

5249 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per ampliare e garantire la copertura del servizio di telefonia mobile nelle zone di montagna. A firma dei Consiglieri: Rancan, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

5296 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per mettere in sicurezza il Torrente Baganza e tutelare la popolazione del territorio parmense. A firma della Consigliera: Lori

5309 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti il rimborso della penale comminata ad una pendolare impossibilitata ad acquistare il biglietto per cause indipendenti da una propria inadempienza. A firma del Consigliere: Bignami

5317 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e problematiche riguardanti il progetto regionale "Cartella Clinica Integrata". A firma della Consigliera: Sensoli

5334 - Interrogazione a risposta scritta circa il rilascio di concessioni all’interno dell’area della Darsena di Pontelagoscuro, nonché sulla vigilanza di eventuali abusivismi nella gestione delle imbarcazioni. A firma del Consigliere: Fabbri

5338 - Interrogazione a risposta scritta circa l'istituzione di un "Progetto di vita indipendente autodeterminato" e l'istituzione di un capitolo di spesa nel Fondo Regionale per la non Autosufficienza. A firma del Consigliere: Fabbri

5343 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione dei ponti che collegano Lombardia ed Emilia-Romagna fra Castelvetro Piacentino/Cremona e Boretto/Viadana. A firma del Consigliere: Sassi

5355 - Interrogazione a risposta scritta circa le associazioni di volontariato operanti presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5356 - Interrogazione a risposta scritta circa la riorganizzazione dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5358 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per contrastare la riduzione dell'offerta di servizi sanitari presso l'Ospedale di Novafeltria. A firma della Consigliera: Sensoli

5362 - Interrogazione a risposta scritta circa l'affidamento del servizio di assistenza sanitaria relativo allo svolgimento della festa del Partito Democratico svoltasi ad Imola. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5367 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti la struttura socio-assistenziale San Camillo di Predappio (FC). A firma del Consigliere: Pompignoli

5368 - Interrogazione a risposta scritta circa le condizioni di sicurezza del Policlinico di Modena, in relazione al rischio sismico. A firma del Consigliere: Bargi

5369 - Interrogazione a risposta scritta circa interventi riguardanti il potenziamento dei servizi di trasporto pubblico ferroviario regionale, con particolare riferimento all'acquisizione di nuovi elettrotreni. A firma del Consigliere: Bignami

5372 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e procedure riguardanti la riorganizzazione dell'Istituto Ortopedico Rizzoli, con particolare riferimento a procedimenti relativi al conferimento di incarichi di strutture complesse. A firma del Consigliere: Bignami

5374 - Interrogazione a risposta scritta circa la disponibilità dei medicinali necessari per le vaccinazioni antitetaniche, con particolare riferimento alle farmacie situate nel Comune di Alto Reno. A firma del Consigliere: Bignami

5377 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti la partecipazione della Regione Emilia-Romagna nell'azienda Piacenza Expo S.p.A. A firma del Consigliere: Foti

5378 - Interrogazione a risposta scritta circa il mantenimento dei punti nascita negli ospedali di Castelnovo ne' Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR) e la tutela dei cittadini abitanti in zone montane. A firma del Consigliere: Foti

5383 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare a fronte della tromba d’aria che ha colpito il territorio della “Bassa Modenese” in data 6 ottobre. A firma dei Consiglieri: Aimi, Bignami

5385 - Interrogazione a risposta scritta circa la copertura del servizio di guardia medica pediatrica nel territorio della Val d'Enza. A firma del Consigliere: Delmonte

5388 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti la realizzazione, a Ravenna, di un deposito per lo stoccaggio di gas naturale liquefatto (GNL). A firma del Consigliere: Bertani

5389 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la quantificazione dei contributi compensativi ai comuni sedi di stabilimenti di stoccaggio di gas naturale. A firma dei Consiglieri: Rancan, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rainieri, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

5394 - Interrogazione a risposta scritta circa le associazioni riconosciute dalla Protezione Civile operanti nel territorio imolese. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5396 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare il depotenziamento dell'Ospedale di San Giovanni in Persiceto, con particolare riferimento all'Unità Operativa di Urologia. A firma della Consigliera: Piccinini

5403 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche e procedure riguardanti il Servizio Gestione Rifiuti Urbani nella provincia di Reggio Emilia, con particolare riferimento al recupero di anticipazioni finanziarie. A firma del Consigliere: Foti

5404 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la situazione relativa alla spesa farmaceutica, alle prescrizioni di indagini diagnostiche ed ai medici di famiglia. A firma del Consigliere: Delmonte

5406 - Interrogazione a risposta scritta circa le spese per marketing e comunicazione riguardante l'Istituto Ortopedico Rizzoli. A firma del Consigliere: Bignami

5407 - Interrogazione a risposta scritta circa incarichi e procedure riguardanti i medici di emergenza territoriale nell'Azienda USL della Romagna. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani

5415 - Interrogazione a risposta scritta circa i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria Reggio Emilia-Ciano d'Enza. A firma del Consigliere: Torri

5419 - Interrogazione a risposta scritta circa la destinazione di risorse, che potrebbero essere utilizzate per creare posti di lavoro per i disoccupati vittime della crisi economica, a "richiedenti asilo". A firma del Consigliere: Foti

5424 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per contrastare la diffusione della malattia virale Chikungunya, con particolare riferimento alla situazione esistente a Vaio di Fidenza. A firma del Consigliere: Rainieri

5425 - Interrogazione a risposta scritta circa la riduzione dei punti di vaccinazione a livello distrettuale, con particolare riferimento a Salsomaggiore, Fontanellato e Busseto. A firma del Consigliere: Foti

5426 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e procedure riguardanti l'IRESA (Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili). A firma dei Consiglieri: Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi

5428 - Interrogazione a risposta scritta circa le specializzazioni degli ospedali della provincia di Modena, con particolare riferimento alle competenze traumatologiche ed a quelle riguardanti la medicina interna. A firma del Consigliere: Bargi

5432 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere a tutela del benessere animale, con particolare riferimento alla cauterizzazione degli abbozzi corneali. A firma della Consigliera: Rontini

5439 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare rischi e disagi per le gestanti a termine visitate per inizio delle contrazioni presso il PS ostetrico dell'Ospedale Maggiore di Bologna. A firma della Consigliera: Gibertoni

5442 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per consentire la creazione di un nuovo polo logistico-ferroviario a Faenza. A firma del Consigliere: Liverani

5446 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la gestione dei gatti randagi e delle colonie feline nel Circondario di Imola. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5448 - Interrogazione a risposta scritta circa progetti sociali integrati, riguardanti l'AUSL di Imola, con il sistema sanitario. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5451 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire un'equa distribuzione degli studenti stranieri nelle classi e negli istituti scolastici regionali, con particolare riferimento alla situazione esistente a Modena. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

5452 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per consentire che l'organico del Commissariato di Faenza possa disporre di un numero di unità adeguato ai compiti affidati. A firma del Consigliere: Liverani

5454 - Interrogazione a risposta scritta circa l'incremento delle corse serali degli autobus che collegano Ferrara all'Ospedale di Cona. A firma del Consigliere: Fabbri

5455 - Interrogazione a risposta scritta circa l'utilizzazione di un immobile, sito a Fidenza, da parte di un'associazione di promozione sociale. A firma del Consigliere: Rainieri

5457 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della Vapor Europe di Sassuolo (MO). A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi

5458 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative da porre in essere per dare seguito all'accordo raggiunto in data 16 febbraio 2016, riguardante l'impresa Castelfrigo srl, al fine di tutelare tutti i relativi posti di lavoro. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri

5462 - Interrogazione a risposta scritta circa l'applicazione e gli effetti della normativa regionale in materia di tirocini. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5463 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per favorire la legalità e la sicurezza sul territorio regionale e nelle città. A firma del Consigliere: Foti

5470 - Interrogazione a risposta scritta circa la concessione, da parte del Comune di Castel Guelfo, di spazi gratuiti per lo svolgimento di un corso di lingua araba. A firma del Consigliere: Bignami

5471 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare, relativamente al progetto di alternanza scuola-lavoro, per tutelare gli studenti ed evitarne lo sfruttamento. A firma del Consigliere: Alleva

5485 - Interrogazione a risposta scritta circa la comunicazione delle principali centrali cooperative di disdire unilateralmente il contratto integrativo delle cooperative sociali per la provincia di Reggio Emilia. A firma dei Consiglieri: Torri, Prodi

5486 - Interrogazione a risposta scritta sulla cooperativa sociale Acli Coccinelle di Ferrara. A firma del Consigliere: Fabbri

5488 - Interrogazione a risposta scritta circa il servizio di gestione rifiuti per i Comuni della Città Metropolitana di Bologna, a seguito dell'entrata in vigore della LR. 23/2011 istitutiva dell'ATERSIR. A firma del Consigliere: Bignami

5489 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative attuate o da avviare per ottemperare all’impegno previsto nella risoluzione (oggetto n. 3449), approvata in data 15 novembre 2016 in Commissione assembleare I "Bilancio, Affari generali ed istituzionali", che impegna la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo per garantire l'accesso allo SDI e al Database del Viminale da parte delle Polizie locali dell'Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Delmonte

5490 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione di un dipendente della società Siropack Italia S.r.l. di Cesenatico. A firma del Consigliere: Aimi

5491 - Interrogazione a risposta scritta in merito all’articolo 1, approvato dalla Commissione parlamentare Trasporti, che modifica il nuovo Codice della strada e ridefinisce la classificazione delle strade di "viabilità forestale, sentiero, mulattiera e tratturo", vietandone la percorrenza a moto, quad e fuoristrada. A firma del Consigliere: Liverani

5500 - Interrogazione a risposta scritta circa lo sgombero, in data 25 ottobre 2017, per gravi danni a una tubazione di un alloggio erp a San Prospero (Imola) e alla successiva riconsegna ai legittimi assegnatari con impianti elettrici volanti e pareti bagnate. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5505 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti le detrazioni di imposta IRPEF ed IRES relative a interventi volti a incrementare la sicurezza antisismica degli edifici. A firma del Consigliere: Bessi

5508 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per sistemare le condizioni di criticità in cui versa la strada provinciale di Pontemaodino (FE). A firma del Consigliere: Fabbri

5513 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere i disservizi gravanti sull'utenza e sui pendolari della linea ferroviaria Pontremolese. A firma del Consigliere: Foti

5514 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la contraffazione del Parmigiano Reggiano. A firma del Consigliere: Rainieri

5521 - Interrogazione a risposta scritta circa il riutilizzo delle attrezzature riguardanti il portale "Sole" (Sanità on line) a seguito dell'introduzione di nuove regole per i medici ed i pediatri di famiglia. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Liverani, Fabbri, Delmonte, Rancan, Pompignoli, Rainieri, Bargi, Pettazzoni

5523 - Interrogazione a risposta scritta circa le graduatorie, regionale e statale, relative al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche nel comune di Imola. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5526 - Interrogazione a risposta scritta circa i gravi episodi di violenza e bullismo ai danni di un’insegnante dell’Istituto superiore Galilei di Mirandola (MO) da parte di alcuni studenti. A firma del Consigliere: Bargi

5533 - Interrogazione a risposta scritta circa la concessione del patrocinio della Regione Emilia-Romagna ad una premiazione effettuata da una ONLUS. A firma del Consigliere: Pettazzoni

5537 - Interrogazione a risposta scritta circa l'applicazione del regolamento disciplinare della Regione Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Sassi

5539 - Interrogazione a risposta scritta circa le risorse programmate ed erogate relativamente ai Fondi SIE. A firma della Consigliera: Gibertoni

5543 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per evitare la pressoché completa chiusura della biglietteria della stazione ferroviaria di Lugo. A firma del Consigliere: Bertani

5544 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti la certificazione di stati, qualità e fatti personali rilevanti ai fini dell'assegnazione di alloggi di edilizia popolare. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Liverani, Fabbri, Delmonte, Rancan, Pompignoli, Rainieri, Bargi, Pettazzoni

5546 - Interrogazione a risposta scritta circa progetti di volontariato del Comune di Modena riguardanti l'impiego di richiedenti asilo e migranti. A firma del Consigliere: Bargi

5554 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere le criticità del manto stradale della S.P. 38, con particolare riferimento al tratto Argenta - Campotto. A firma del Consigliere: Pettazzoni

5568 - Interrogazione a risposta scritta circa i fondi ed i lavori di rifacimento del campo sito in via delle Bonifiche a Pontelagoscuro. A firma del Consigliere: Fabbri

5569 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per dare piena applicazione al Piano regionale contro la violenza di genere. A firma delle Consigliere: Rossi Nadia, Marchetti Francesca, Prodi, Ravaioli

5571 - Interrogazione a risposta scritta circa le risorse, nel settore degli interventi in materia di edilizia scolastica, riguardanti la ristrutturazione dell’Istituto Comprensivo di Cadeo e Pontenure “Ugo Amaldi”. A firma del Consigliere: Foti

5576 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti l’assegnazione di alloggi, con particolare riferimento alle funzioni svolte dal relativo Osservatorio Regionale ed a un caso riguardante il Comune di San Pietro in Casale. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5583 - Interrogazione a risposta scritta in merito alle azioni da porre in essere circa i lavori di consolidamento sismico della scuola “Bartali” di Reggio Emilia e risolvere i disagi causati agli alunni della stessa. A firma del Consigliere: Alleva

5591 - Interrogazione a risposta scritta circa azioni da attuare per giungere al rimborso automatico nei confronti dei cittadini in caso di versamenti superiori al dovuto a seguito di errori di calcolo, posti in essere dai Comuni, relativamente all’imposizione locale. A firma del Consigliere: Bertani

5595 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per prevenire i danni causati da nevicate, con particolare riferimento alla potatura di alberi prossimi alle linee ferroviarie. A firma del Consigliere: Bignami

5610 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per risolvere lo stato di degrado della superstrada Ferrara-Mare, sul tratto tra Comacchio e Ostellato. A firma del Consigliere: Fabbri

5630 - Interrogazione a risposta scritta circa la percentuale di alunni stranieri presenti nelle scuole, con particolare riferimento alla situazione esistente a Modena e ad un caso di violenza nei confronti di una insegnante. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

5632 - Interrogazione a risposta scritta circa l’aggiornamento degli standard formativi, nell’ambito della formazione regolamentata, riguardanti la figura di agente di affari in mediazione. A firma della Consigliera: Rontini

 

In data 7 12 2017 è stata data risposta orale, presso la Commissione “Territorio, Ambiente, Mobilità”, alla interrogazione oggetto n. 5659:

5659 - Interrogazione a risposta orale in Commissione circa le azioni da attuare, a seguito della nevicata del 13 novembre 2017, per evitare il ripetersi di danni e disagi per la popolazione, specie per quanto riguarda l'erogazione della corrente elettrica. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sassi

(Comunicazioni n. 57 prescritte dall’art. 68 del Regolamento interno - prot. NP/2017/2666 del 18/12/2017)

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Saliera

Rancan - Torri

 

 

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