Espandi Indice

 

 

 

187.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 6 GIUGNO 2018

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 6461

Delibera: «Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 613) (154)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6461/1 oggetto 6627 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

(Risoluzioni oggetti 6458 - 5883 - 6487 - Continuazione discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

RONTINI (PD)

PRESIDENTE (Soncini)

POMPIGNOLI (LN)

PRESIDENTE (Saliera)

PARUOLO (PD)

TARUFFI (SI)

TAGLIAFERRI (FdI)

MARCHETTI Daniele (LN)

PRESIDENTE (Saliera)

GALLI (FI)

BERTANI (M5S)

FACCI (Gruppo Misto)

 

OGGETTO 6452

Delibera: «Ratifica, ai sensi dell’art. 13, comma 2, dello Statuto, dell’Accordo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Ministero dell’Istruzione, Sport e della Gioventù del Governo della Repubblica di Albania, in materia di gestione dei fondi strutturali e di investimento europei e di governance del sistema della Università e della ricerca scientifica.» (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 2 maggio 2018 di cui al prot. n. 27920) (155)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

BAGNARI (PD)

TAGLIAFERRI (FdI)

 

OGGETTO 6462

Delibera: «Indirizzi di programmazione degli interventi per il consolidamento e la qualificazione del sistema integrato dei servizi educativi per l’infanzia per i bambini in età 0-3 anni con un progressivo orientamento alla creazione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai 6 anni. Triennio 2018-2019-2020» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 614) (156)

(Discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6462/1 oggetto 6628 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

MARCHETTI Francesca (PD)

TAGLIAFERRI (FdI)

MARCHETTI Francesca (PD)

FACCI (Gruppo Misto)

PRODI (Gruppo Misto)

BERTANI (M5S)

GUALMINI, vicepresidente della Giunta

MARCHETTI Francesca (PD)

GALLI (FI)

TARUFFI (SI)

GALLI (FI)

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN (LN)

 

OGGETTO 6491

Delibera: «Piano regionale per la lotta alla povertà 2018-2020 ai sensi del Decreto legislativo 147/2017.» (Proposta della Giunta regionale del 7 maggio 2018, n. 660) (157)

(Discussione)

(Ordine del giorno 6491/1 oggetto 6631 - Presentazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

CALIANDRO (PD)

POMPIGNOLI (LN)

CALIANDRO (PD)

BERTANI (M5S)

TAGLIAFERRI (FdI)

TARUFFI (SI)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetti 6461 - 5883 - 6462

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10,11

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centottantasettesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Piccinini, Ravaioli, Sensoli e Zoffoli e gli assessori Petitti e Venturi.

 

OGGETTO 6461

Delibera: «Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 613) (154)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6461/1 oggetto 6627- Dichiarazioni di voto e reiezione)

(Risoluzioni oggetti 6458 - 5883 - 6487 - Continuazione discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Riprendiamo i nostri lavori dalla seduta pomeridiana di ieri, precisamente dalla discussione generale sui seguenti oggetti: 6461, la proposta recante «Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica», su tale oggetto, a differenza di quanto avevo letto ieri, insistono diciassette proposte di emendamento (cinque a firma del consigliere Tagliaferri, quattro a firma del consigliere Daniele Marchetti, tre a firma della consigliera Piccinini, cinque a firma del consigliere Galli). Su tale oggetto insiste un ordine del giorno oggetto 6461/1 a firma dei consiglieri Daniele Marchetti, Liverani e Rancan.

Insieme all’oggetto 6461 ricordo che la discussione avviene in modo congiunto con gli oggetti che sono le risoluzioni 6458, 5883 e 6487. Sull’oggetto 5883 insistono due proposte di emendamento a firma del consigliere Daniele Marchetti.

Siamo in discussione generale. Ieri avevo esaurito le prenotazioni per interventi, chiedo se ce ne sono per poi passare alla discussione generale sugli emendamenti. Ho già due iscrizioni. La consigliera Rontini a cui do la parola e poi il consigliere Pompignoli.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente. Intervengo anch’io velocemente, dal momento che il vicepresidente della Commissione (il collega Massimo Iotti) ieri ha già puntualmente illustrato i contenuti dell’atto unico sull’edilizia residenziale pubblica e lo faccio per inserirlo all’interno del lavoro che la vicepresidente Gualmini ha portato avanti in questi anni in un quadro coerente, dando così seguito passo dopo passo al piano pluriennale delle politiche abitative che approvammo proprio in quest’Aula nel 2015. Il tutto con l’obiettivo di dare risposta ad un bisogno (quello della prima casa) che circa trentacinquemila nuclei in lista di attesa avevano in questa regione di fronte ad una disponibilità di 55 mila alloggi.

La Regione ha pertanto agito su tre filoni: quello delle politiche redistributive per accompagnare e sostenere la condizione sociale delle persone secondo un principio di sussidiarietà. Penso al fondo per l’affitto, a quello per la morosità incolpevole, ma anche e soprattutto alle risorse e alle energie che sono state messe in campo per il superamento delle barriere architettoniche, oltre ad avere reso disponibili circa 7 milioni di euro di risorse proprie regionali, fatto straordinario che ci ha consentito di rispondere positivamente a tutte le nuove domande arrivate ai Comuni, la vicepresidente e il presidente Bonaccini hanno finalmente ottenuto dal Governo lo sblocco delle vecchie graduatorie; avremo così la possibilità di rispondere ai bisogni di persone che attendevano queste risorse da tanti, troppi anni. L’altro filone su cui si è lavorato è quello delle politiche per lo sviluppo; in questi anni sono stati investiti circa 43 milioni di euro per l’efficientamento e l’ammodernamento del nostro patrimonio di edilizia residenziale pubblica per aumentare la disponibilità di alloggi e questo ha anche consentito un piccolo indotto per le imprese edili, il comparto che è stato maggiormente colpito dalla crisi economica.

Voglio poi citare l’ultimo provvedimento: il piano ascensori. Gli alloggi di ERP sono spesso vecchi di lustri e perciò In molti casi sprovvisti di ascensore, ma sono abitati in gran parte da persone anziane a ridotta capacità motoria. Per risolvere questo problema, per la prima volta abbiamo stanziato un fondo di 2 milioni di euro per il 2018 e altrettanti per l’anno seguente destinati ai Comuni proprietari degli stabili per installarvi montascale o ascensori, rispondendo così ad una esigenza e ad un bisogno di autonomia di queste persone. Naturalmente non posso dimenticare di citare il bando “Giovani coppie” che si sta espletando proprio in queste settimane che è giunto alla undicesima edizione e prevede fino a 25 mila euro di contributi per l’acquisto, aumentati a 35 mila euro nel caso in cui l’immobile venga ristrutturato secondo la filosofia della nuova legge urbanistica regionale. Diamo così l’opportunità a tanti giovani che non riescono a trovare un appartamento adeguato alle proprie condizioni economiche che il sogno di una casa di proprietà possa diventare realtà. Infine, anche se forse sarei dovuta partire proprio da questo, l’ultimo filone: quello delle politiche regolative, perché le Regioni non si occupano solo di programmazione.

Politiche regolative come quella in discussione oggi che hanno cambiato e modernizzato il quadro normativo regionale, evitando anche di approvare norme vessatorie per i nostri inquilini, per i Comuni, per i proprietari. Penso quindi a quanto abbiamo fatto sulla proprietà indivisa, in un quadro che anche in Emilia-Romagna ha visto il fallimento di alcune importanti cooperative di abitazione, sbloccando il meccanismo per il recupero di contributi pubblici, anche quando la documentazione risultava persa. Infine abbiamo aggredito il tema dell’iniquità che riguardava gli edifici di edilizia residenziale pubblica, l’abbiamo fatto introducendo un canone minimo oggettivo al di sotto del quale non scendere, partendo dalla considerazione che, se paghi 13 euro al mese, come succedeva in alcuni appartamenti a Ferrara o, anche se arrivi a pagarne 36 (è il caso di alcuni alloggi nel Riminese), non è giusto, perché la casa popolare non è un vitalizio, non deve essere per sempre e i nostri cittadini non sopportano più le iniquità. È il motivo per cui abbiamo inserito il criterio dei tre anni di residenza storica che oggi andiamo a confermare, perché la casa è un bene duraturo e chi chiede risposta ad un bisogno, che si spera essere temporaneo, deve dimostrare di essere integrato in quella comunità. Abbiamo semplicemente tenuto insieme nelle politiche abitative per la casa diritti e doveri.

Infine il criterio dell’impossidenza che, con il voto di oggi, andiamo ad introdurre nell’atto unico sull’edilizia residenziale pubblica, sancendo un principio: prima di entrare in una casa popolare tutti, italiani e stranieri, dovranno dimostrare di non possedere già un’altra casa in Italia e neppure all’estero. Una norma di equità che mette italiani e stranieri sullo stesso piano, rispondendo alle richieste dei Comuni. Una norma di semplificazione che unifica tutti i provvedimenti fin qui approvati, aggiungendo come novità il requisito dell’impossidenza dietro la presentazione dell’ISEE e del 730 con l’obiettivo di far entrare negli alloggi ERP chi ne ha davvero bisogno, perché rispetta determinati requisiti.

Come anticipato dalla vicepresidente Gualmini, che colgo l’occasione di ringraziare per il lavoro di questi anni, per un lavoro organico che ha fatto sulla casa che nel mio intervento ho tentato di tratteggiare, è poi allo studio un accordo con la Guardia di finanza che ha l’obiettivo dell’effettuazione di controlli regolari anche su richiesta della Regione. Quindi equità, pragmatismo e concretezza sono i principi con cui abbiamo lavorato e con cui continueremo a lavorare sulle politiche per la casa.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Rontini.

La parola al consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente. Intervengo anch’io su questo argomento dopo che sono passati tre anni (esattamente il 9 giugno del 2015 fu approvato in quest’Aula il documento legato all’edilizia residenziale pubblica). Sono passati tre anni e in questi tre anni sono ovviamente successe diverse cose, si è cercato di andare incontro alle esigenze dei cittadini che hanno necessità di poter accedere all’edilizia residenziale pubblica e in questi tre anni la Regione Emilia-Romagna e la Giunta hanno messo in campo tutte le azioni che hanno ritenuto possibili per poter agevolare questo tipo di percorso.

Mi riallaccio a quanto detto dalla consigliera Rontini, perché intervenne anche il 9 giugno del 2015 proprio su un emendamento proposto dal sottoscritto e dal Movimento in relazione al fatto della certificazione che noi ritenevamo necessaria – e che anche oggi ribadiamo in questo atto di indirizzo – per quanto riguarda l’impossidenza dei beni immobili sia in Italia che all’estero. Non vedo alcuna differenza rispetto a quello che è emerso ed è stato approvato il 9 giugno 2015. La stessa consigliera Rontini il 9 giugno 2015 diceva, in riferimento all’emendamento proposto della certificazione, «per quanto riguarda l’emendamento del gruppo della Lega Nord, presentato in Commissione e su cui ci siamo confrontati con riferimento alla certificazione dei beni immobili posseduti all’estero, devo dire che queste sono informazioni già contenute nella dichiarazione dei redditi, quindi sono dati contenuti nel nuovo ISEE». Analogo ragionamento lo fece anche il consigliere Sabattini. Oggi ditemi voi cosa è cambiato. Se viene introdotto in questo atto il requisito dell’impossidenza, dove si dice che «per tutti i richiedenti la titolarità dei diritti sopra indicati è rivelabile dalla documentazione fiscale e dalla dichiarazione ISEE presentata» non cambia nulla rispetto a quello che era stato già scelto come linea di indirizzo dalla Giunta regionale nel 2015.

Qualcuno ha avanzato (mi riferisco alla vicepresidente Gualmini) in dichiarazioni antecedenti alla presentazione di questo atto questa grossa novità dell’impossidenza, ma in realtà – come abbiamo visto – nulla è cambiato rispetto a quanto previsto nel 2015. Ora, lasciando perdere il ragionamento legato a come è stato scritto questo documento che rappresenta evidenti difformità tra la premessa e l’articolato, è chiaro che oggi si cerca di inserire un requisito che in realtà requisito non è. Se già allora esisteva il discorso legato alla verifica attraverso l’ISEE e la certificazione dei redditi, è evidente che sussiste anche oggi tale requisito. L’unica possibile differenza rispetto ad allora è che i Comuni hanno facoltà (e non l’obbligo) di poter verificare se quanto dichiarato dal richiedente corrisponde o meno alla realtà.

Si è parlato e si è discusso ieri – e anche il consigliere Marchetti ne ha evidenziato la problematica – che i Comuni ovviamente non potranno, attraverso questa facoltà che è stata riconosciuta loro con questo atto di indirizzo – verificare, se non attraverso spese che devono affrontare per effettuare questi controlli. Quindi è evidente che quello che oggi esaltate come requisito importante per l’impossidenza sia effettivamente un qualcosa che è di poco conto, perché in realtà quanto verrà approvato oggi non darà poi spazio o seguito alle dichiarazioni che sono state rese da questa Giunta nel corso di questi ultimi mesi. Quindi è evidente che quello che si sta facendo oggi è più o meno una sorta di replica rispetto a quello che fu fatto nel giugno del 2015, rispetto al quale poco cambia o nulla. Quindi riaffrontiamo la stessa discussione che abbiamo affrontato tempo fa in relazione anche agli anni di residenza (noi ne chiedevamo molto di più e siamo arrivati a tre anni), ma in realtà quello che cambia fondamentalmente è ben poco. Quindi ripetiamo costantemente una serie di attività e di discussioni che a mio avviso sono alquanto inutili.

Dicevo prima sul discorso legato alla effettiva difformità tra la premessa del testo e l’articolato, perché alcuni passaggi sono veramente poco comprensibili e lasceranno spazio sicuramente a interpretazioni. Se da un lato in premessa viene chiesto che «il richiedente non deve essere titolare di diritti di proprietà, usufrutto e abitazione su un alloggio ovunque ubicato e adeguato alle esigenze del nucleo familiare», dall’altro nell’articolato (nella norma che andremo ad approvare) non si parla di titolarità di un diritto di proprietà e di usufrutto, ma viene spezzettato in quote. E oltretutto – vi pongo anche in evidenza questo – nella premessa c’è il ragionamento che deve essere il richiedente a non dover possedere beni immobili, nell’articolato c’è «i componenti del nucleo familiare». È evidente che, sulla base di queste premesse, chi dovrà poi accertare tutta una serie di condizioni previste in questo atto di indirizzo potrà trovarsi nella condizione di dover interpretare la norma. E l’interpretazione della norma, come spesso accade, è un’interpretazione soggettiva e non più oggettiva. Quindi lasciamo discrezionalità ai Comuni di decidere come fare e questo non dovrebbe essere, se siamo buoni legislatori, lasciare un’interpretazione ai Comuni a livello soggettivo. Si parla poi anche della possibilità di chiedere e di fare domanda per gli alloggi popolari a chi oggi risiede in regione Emilia-Romagna e chi esercita un’attività lavorativa in altra regione, quindi la doppia possibilità di accedere: è evidente che anche questa condizione non è, a mio avviso, una condizione che possa essere accettata.

Abbiamo sottolineato nel corso di queste discussioni sia dal punto di vista normativo – lo ha evidenziato bene ieri il consigliere Tagliaferri e lo ha evidenziato bene anche il consigliere Marchetti – che tali circostanze ovviamente rendono questo atto del tutto inutile, la discussione del tutto superflua, tanto che oggi vi chiedo i motivi per i quali si è giunti a dover discutere ancora su un documento che è la fotocopia di quello del 9 giugno 2015. È ovvio che l’accento principale debba essere evidenziato anche su come è scritto questo documento. Quindi ovviamente si chiede di porre l’attenzione a quello che scrivete perché, approvando un documento del genere, ci troveremo purtroppo ad essere soggetti a richiami da parte dei Comuni per interpretare la norma che oggi andiamo ad approvare. Quindi è ovvio che, sulla base di queste premesse, ritengo che sia molto difficile riuscire ad approvare un documento di questo tipo.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

In dibattito generale ci sono altre richieste di intervento?

Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. Intervengo anche per dare alcune risposte al collega Pompignoli che è intervenuto, poi so che ci sono iscritti e anche ordini del giorno del collega Galli su cui volevo intervenire.

Però, prima di arrivare allo specifico punto del dibattito relativo al criterio dell’impossidenza che era già previsto prima, ma che viene esteso attraverso questo atto anche al territorio fuori dall’Italia e questo rappresenta senz’altro una novità significativa e ricordo che non è un atto che semplicemente impatta sui cittadini stranieri residenti in Italia, ma potrebbe impattare anche sui cittadini italiani che hanno un bene in una nazione estera e, in generale, non è detto che riguardi lo Stato di provenienza delle persone, perché uno potrebbe possedere dei beni immobili ovunque ubicati. Questo dà da un lato il senso di un principio di tipo generale che è importante, come cercherò di spiegare brevemente nel seguito, introdurre, dall’altro dà anche la misura della difficoltà oggettiva, perché uno non è che debba verificare semplicemente – questo lo dico in relazione alla proposta del consigliere Galli – nella nazione di provenienza se ci sono delle case di proprietà, perché in teoria uno la verifica la dovrebbe fare dappertutto e per chiunque e non è pensabile di poter affrontare con un procedimento di interpello di tutte le amministrazioni di tutte le nazioni della Terra ogni volta che ogni cittadino, compreso un cittadino italiano, si accinga a fare una richiesta in questo senso. Quindi in questo senso credo invece sia opportuno procedere – come anche altri colleghi hanno ricordato – facendo dei protocolli d’intesa e mettendo in piedi un sistema di verifica, che ovviamente possa andare a verificare se le dichiarazioni che vengono fatte in sede di domanda hanno una piena veridicità oppure no.

Voglio però inserire questo discorso e provare a collocarlo, tentando di spiegare perché secondo me è un passo importante in un quadro complicato. Da un lato abbiamo il diritto alla casa, che è senz’altro uno dei diritti importanti su cui l’amministrazione pubblica è bene che faccia una piena riflessione e, dall’altro, abbiamo un mutamento delle condizioni sociali che impattano da diversi punti di vista, perché certamente c’è una crescita delle condizioni di povertà, c’è un legame col fenomeno migratorio (è inutile ovviamente nasconderlo), ma ci sono anche una serie di valutazioni che vanno fatte anche rispetto al che cosa consiste la povertà e quali sono i comportamenti che devono esserci da parte delle persone che chiedono e ottengono una tutela da parte dell’amministrazione pubblica attraverso la concessione di un alloggio in edilizia residenziale pubblica. In questo senso davvero ci fanno male tutte le estremizzazioni e tutte le cose che non aiutano a stare in un virtuoso equilibrio.

Certamente da un lato fa male pensare e vedere che ci sono persone in effettivo stato di bisogno, a cui non si riesce a dare una risposta piena attraverso gli strumenti che pure, soprattutto nella nostra regione, hanno una consistenza significativa, per numero di case, per tradizione, per patrimonio amministrato e quindi ci sono dei bisogni che non sempre riescono a trovare un corrispettivo e, dall’altra parte, invece ci sono delle situazioni in cui persone che usufruiscono di questa possibilità danno a volte un’interpretazione un po’ estensiva di questo loro diritto.

Quindi ci sta tutto il tema delle dichiarazioni che vengono rese, della corrispondenza e dell’andamento rispetto a quello che può essere il reddito del nucleo familiare che viene interessato, della veridicità o della congruità rispetto alle situazioni che vengono introdotte. In questo senso, proprio per rendere più equa la fruizione di questo diritto è stata fatta un’azione, che io ritengo meritoria, negli anni, attraverso anche passaggi successivi, proprio tesa a cercare di fare un’opera che evitasse di far correre il rischio che era quello più naturale: di lasciare tutto il pregresso intatto senza il coraggio di andare a fare un’analisi e un esame che potesse anche rimettere in discussione quello che era accaduto fino adesso, magari chiudendo semplicemente le porte rispetto a nuovi bisogni, a esigenze e a povertà che invece reclamano spazio.

Quindi avremmo avuto e rischieremmo di avere una situazione in cui ci sono persone che avrebbero effettivamente bisogno e diritto di essere aiutate, che non riusciamo ad aiutare e persone invece che magari abbiamo aiutato in passato e che adesso potrebbero aiutarsi da sole e che invece preferiscono beneficiare di un supporto pubblico, quando non ne avrebbero pienamente diritto e ci sarebbero persone più bisognose di loro. Il tema dell’introduzione del concetto dell’impossidenza su scala planetaria ha esattamente questo sapore: quello di cercare di mettere un ulteriore paletto per moralizzare il tipo di relazione in questo senso. E dobbiamo farlo proprio perché, altrimenti, se rischiamo di lasciarci scappare da un lato i bisogni che richiedono una risposta e, dall’altro, invece una serie di situazioni più o meno di comodo, ovviamente con una certa gradualità, per cui dopo si vanno a valutare persone che magari vivono in case popolari ed esprimono un tenore di vita che non è esattamente quello che ci si attenderebbe da persone che hanno bisogno in questo senso, si rischierebbe di alimentare una situazione che poi metterebbe a rischio tutto. E, voglio dirlo con una certa schiettezza, anche una certa cultura che porta a volte in piazza delle persone dicendo “la casa è un diritto e quindi dovete pretendere che questo venga corrisposto”, anche giustificando a volte comportamenti assolutamente passivi, in cui le persone non si aiutano, questo tema qui, questa accentuazione esasperata dell’aspetto del diritto, se non si fa corrispondere a questo anche un aspetto del dovere, rischia di drogare effettivamente il dibattito e metterci in condizioni di essere poi ad un certo punto di fronte all’impossibilità di riuscire a far funzionare queste cose in modo adeguato.

Siccome qui forse ci sono persone o forze politiche o qualcuno che può avere interesse a non far funzionare queste cose, quindi tende ad esasperare o il fatto che ci siano dei furbetti che stanno nelle case popolari per cercare di annullare questo tipo di istituto, che invece sicuramente ha dei bisogni a cui deve poter dare delle risposte e, dall’altra parte, chi invece dice alle persone che sono in condizioni di bisogno semplicemente che devono pretendere, senza invece far passare l’idea che a diritti corrispondono doveri e che comunque occorre cercare di mettersi in un percorso, per cui uno riceve un aiuto in un certo periodo, perché poi deve tentare di farcela da solo, noi rischiamo davvero di fare impazzire la maionese.

Quali sono i due modi principali in cui possiamo affrontare ragionevolmente questo tipo di dilemma? I due modi sono: da un lato cercare di fare un’azione seria per cercare di adeguare i criteri e i mezzi e gli strumenti, facendo tutto il possibile per evitare che qualcuno che non ha effettivamente così bisogno vada a essere intercettato e soddisfatto da questo tipo di istituto, togliendo spazio a chi avrebbe effettivamente più bisogno di lui; dall’altro cercare di rendere effettivamente efficiente l’azione degli istituti (ACER e così via).

Non mi piace usare toni mirabolanti per dire che quello che è stato fatto è eccezionale, ma certamente questa Amministrazione, questa Giunta, questa Assemblea legislativa ha preso in mano una pratica che aveva certamente molti punti di forza, ma anche alcuni punti di debolezza e ha migliorato da diversi punti di vista e anche oggi si accinge a migliorare la tenuta e l’equità dei criteri e quindi anche la tenuta dell’istituto. E io credo che questo sia importante. Come credo sia importante lavorare sull’altro aspetto che è quello di spingere gli ACER effettivamente a rinnovare in modo preciso il proprio patrimonio pubblico, lavorare per fare la manutenzione degli appartamenti e prima o poi forse dovremmo intervenire per chiarire a chi non l’avesse già capito nel 2014, quando fu fatta la riforma della legge e fu tolta dalla stessa la possibilità di istituire delle società di scopo per fare la manutenzione e lo spirito del legislatore (io ero fra le persone che votarono quella riforma di quella legge) era certamente quello di dire agli ACER “occupatevi di fare quel mestiere”, che è quello di favorire il ricambio e la manutenzione degli appartamenti, il rinnovo, in modo tale da poterli rimettere in circolazione, senza fare società di scopo. Qualcuno non lo ha capito e ha sbagliato a non averlo capito e quindi forse saremo costretti a spiegarglielo scrivendolo in modo ancora più chiaro. Solo questo ci può permettere, solo questo atteggiamento, un atteggiamento che evita di mettersi in una situazione di comodo dicendo “ma sì, dai, ha funzionato fino adesso, lasciamolo andare avanti così senza toccare equilibri, perché certamente ogni volta che uno tocca qualcosa va ad incidere e a rendere qualcuno scontento”, è l’unica vera possibilità che abbiamo per salvaguardare la sostanza vera dell’oggetto che abbiamo di fronte. Per cui io credo che sia una cosa positiva quella di aver fatto questo sforzo, che non era un atto così dovuto e così scontato, di estendere il criterio dell’impossidenza in senso ampio, perché non si vede perché debba essere diverso perché, se uno ha una casa a Gela, non possa avere la possibilità di avere la casa popolare, mentre, se uno ha una casa a Lugano fino a stamattina, fino a prima che venga votata questa delibera, ci sarebbe la possibilità di fare la domanda.

Quindi è un tema di equità che poi affronteremo con serietà per cercare di fare in modo che venga applicato, ma soprattutto diamo un segnale che è un messaggio che va nella direzione di quello che dicevo prima: che noi ci teniamo allo strumento, crediamo che ci siano dei bisogni, crediamo che sia assolutamente importante che l’amministrazione pubblica si adoperi, quindi la Regione e le amministrazioni comunali, gli ACER si adoperino per cercare di dare risposte a questi bisogni, però lo faccia distinguendo fra persone che hanno effettivamente bisogno e persone invece che sono in situazioni meno di bisogno e lo faccia anche e soprattutto promuovendo una cultura di diritti corrispondenti a dei doveri e non semplicemente dei diritti tout court per cui facciamo passare il messaggio che tanto c’è qualcuno a cui basta chiedere ed eroga e a volte, sentendo parlare qualcuno, sembra che uno semplicemente possa dire “voglio la casa, voglio il reddito, voglio qui, voglio là, voglio su, voglio giù” e non c’è bisogno di fare nessuno sforzo. Invece c’è bisogno di fare uno sforzo ed è in questo senso che credo che sia importante anche questo provvedimento e questo passo che, senza volerne esagerare la portata, va nella giusta direzione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Paruolo.

Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Come abbiamo detto in Commissione sul provvedimento in quanto tale, sul merito di cui discutiamo oggi non abbiamo particolari riserve. Rimane il nostro punto di vista su quella che è stata la riforma che invece facemmo nel 2015, che oggi riproponiamo nel senso che interveniamo nuovamente su quell’oggetto, e in quel caso esprimemmo con forza il nostro punto di vista rispetto al tema dei tre anni (dell’obbligo di residenza di almeno tre anni), vedo che oggi arrivano alcuni emendamenti da parte del collega Galli di Forza Italia che coglie l’occasione per riaprire quella discussione, proponendo di riportare a cinque gli anni di residenza per avere il requisito di entrare negli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Noi allora non votammo quel provvedimento, ci astenemmo proprio in ordine a questa ragione e allora facemmo una lunga discussione sul punto che non starò qui a riprendere e a ripetere, perché l’abbiamo già fatta e abbiamo anche avuto modo in Commissione di riprenderla. Rimane che quello per noi è un vulnus e continuiamo a segnalarlo come tale, anche se sul provvedimento legato al tema dell’impossidenza non abbiamo particolari riserve.

Devo dire però che il dibattito mi ha stimolato in alcuni passaggi e colgo quindi l’occasione, esulando un attimo dal tema specifico dello stretto merito del provvedimento in esame, per richiamare un pochino tutti noi alla necessità, anche quando affrontiamo queste discussioni, di uno sguardo più complessivo. Mi sarebbe piaciuto sentire da parte di chi oggi si appresta, in rappresentanza delle forze politiche che oggi si apprestano ad avere il Governo nel pieno delle sue funzioni, da quelle forze politiche mi sarei aspettato una parola almeno sulla necessità di rilanciare un piano casa a livello nazionale, parola (piano casa) che non esiste nel contratto (chiamiamolo contratto anche se andrebbe chiamato per quello che è: un accordo tra due forze, un’alleanza di governo tra Lega che è la forza predominante all’interno di quel Governo e Cinquestelle), sul piano casa non si dice nulla. Io colgo anche questa occasione per ribadire come in realtà sarebbe quanto mai opportuno, invece, misurarsi a quel livello su questo tema, perché – e lo dico anche ad alcuni colleghi di maggioranza – noi credo dovremmo affrontare il tema partendo da un altro punto di vista non colpevolizzando le persone o lasciando intendere che in qualche modo esista una colpa in chi reclama diritti e non è magari disponibile ad assecondare i doveri, ma io credo dovremmo fare un’analisi di quelli che sono i fabbisogni complessivi e qual è l’offerta pubblica complessivamente intesa che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, mette in campo. Io credo che questo sia il punto. In tutte le grandi città noi sappiamo che esiste un fenomeno (quello delle occupazioni) non perché c’è qualcuno che la mattina si alza e pensa che sia sportivo, divertente occupare una casa, ma perché c’è un bisogno sociale: a quel bisogno sociale lo Stato come risponde? Il Governo quante risorse mette in campo? Esiste una politica per la casa in questo Paese? Le Regioni devono sobbarcarsi l’onere di fronteggiare questo tema in solitudine e le amministrazioni locali devono essere lasciate al loro destino oppure derubrichiamo il tutto (come penso alla fine sarà) come problema di ordine pubblico che deve risolvere la Prefettura con le forze dell’ordine? Questo è il tema.

Chiamiamo le cose con il loro nome, cerchiamo di ribadire qual è il punto di vista dal quale si guarda il mondo e proviamo ad articolare le risposte. Se guardiamo il mondo partendo dal punto di vista del fabbisogno, della necessità di un problema che è un problema sociale, non è un problema di ordine pubblico, ci attrezziamo e proviamo a dare risposte, chiedendo al Governo che nasce (che oggi otterrà la fiducia anche dalla Camera) di mettere risorse, di incominciare a discutere anche e non solo di leggi speciali per Rom e Sinti o di accanimento o frasi intollerabili come quelle che abbiamo sentito dal neoministro dell’interno «La pacchia è finita» riferite a persone che magari muoiono ammazzate a fucilate, perché questo succede in Italia del 2018, frase vergognosa perché siamo in un’Aula istituzionale ed è giusto chiamare le cose con il loro nome, è giusto anche ribellarsi alle cose ignobili che avvengono, anche alle parole perché le parole sono pietre, chiedere al Governo magari di iniziare a discutere e partire da qua che è un tema concreto, che invece è espunto dall’agenda di governo. Non abbiamo sentito una parola su questo.

Visto che abbiamo ricevuto la morale per tanti anni su tanti punti, adesso è arrivato anche il momento di dimostrare con i fatti che forse quelle ramanzine morali avevano un fondamento. Io parto da qui e da qui dico anche, ribadisco e sottolineo anche ai colleghi di maggioranza che è necessario scegliere il punto di vista dal quale guardare il mondo e scegliere il punto di vista dal quale provare ad articolare una risposta, Io penso che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, oggi sia inadempiente rispetto al problema sociale che abbiamo di fronte e da lì dobbiamo partire. Dobbiamo rilanciare un piano casa a livello nazionale, a livello regionale e bisogna che le articolazioni che sono chiamate a dare risposta, tra le quali le ACER – e qui concordo con il collega Paruolo – facciano la loro parte. Io credo che la riforma anche di quello strumento sia una riforma che possiamo e dobbiamo affrontare nel corso del prossimo anno e mezzo che ci rimane da qui alla fine della legislatura. Però scegliamo il punto di vista sul quale noi (almeno noi) non dobbiamo avere esitazioni, perché, se anche da questa parte legittimiamo e in qualche modo perdiamo di vista l’obiettivo e incominciamo a traballare o addirittura ci incamminiamo su un sentiero che non può essere il nostro, poi non possiamo lamentarci se quelli che lo rappresentano da più tempo (e meglio) sul sentiero di una finta legalità che diventa solo derubricazione di problemi sociali a problemi di ordine pubblico, ci sarà chi lo interpreta meglio di noi. Noi dobbiamo essere altra cosa.

Noi siamo diversi ed è per questo che oggi noi non voteremo a favore di questo provvedimento perché contiene quel riferimento sui tre anni di residenza, che per noi è un cedimento ed è stato un cedimento, è un vulnus nella legislazione regionale di questa Amministrazione che noi non consideriamo positivo, perché abbiamo aperto una falla sulla quale nei prossimi anni torneremo a discutere non avendo più la forza per poter dire no. Alcuni punti fermi dobbiamo averli: questo per noi è un punto fermo! Anche se ci sono cose che oggi non è popolare dire, ma è giusto dire. E allora tra l’accondiscendenza popolare e la giustizia (anche sociale) è sempre meglio stare da una parte sola.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

Non ho altri scritti in discussione generale, chiudo la parte che riguarda la discussione generale e riapriamo invece la discussione generale sugli emendamenti. Ricordo che gli emendamenti sono diciassette, c’è un ordine del giorno e altri due emendamenti sulla risoluzione oggetto 5883.

Non ho iscritti, per cui procediamo con la dichiarazione di voto, ma prima con la nomina degli scrutatori: consiglieri Campedelli, Bertani e Mori.

Dichiarazione di voto congiunta sulla risoluzione, sugli emendamenti e sul provvedimento. Ci sono dichiarazioni di voto prima di passare alla votazione?

Prego, consigliere Tagliaferri.

 

TAGLIAFERRI: Nel dichiarare il mio voto contrario all’atto e facendo riferimento al suo intervento di ieri, volevo tranquillizzare il consigliere Iotti in merito al fatto che, se la famigerata Bossi-Fini festeggerà fra poco più di un mese il suo diciassettesimo compleanno, non è certamente per disattenzione. In questo periodo si sono succeduti Governi come quelli presieduti da Prodi, Monti, Letta, meglio conosciuto come “stai sereno”, Renzi e Gentiloni: tutti Governi che certamente non si possono considerare di destra, eppure la vituperata norma è giunta fino a noi. Evidentemente fa tanto di sinistra attaccare ad ogni piè sospinto le norme sull’immigrazione che ha fatto la destra, salvo poi usarle quando si hanno responsabilità di governo. Tra l’altro il dettato di tale norma non soltanto è conforme alla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 13 dicembre 2011, n. 2011/98/UE relativa ad una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di Paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di Paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro. Ma poteva essere più restrittiva, in quanto all’articolo 12, comma 1, lettera g) della direttiva n. 2011/98/UE stabilisce che «i lavoratori dei Paesi terzi beneficiano dello stesso trattamento riservato ai cittadini dello Stato membro in cui soggiornano per quanto concerne l’accesso a beni e servizi a disposizione del pubblico e l’erogazione degli stessi, incluse le procedure per l’ottenimento di un alloggio». Il comma 2 del medesimo articolo, però, precisa che «gli Stati membri possono limitare la parità di trattamento limitando l’accesso per quanto concerne l’assistenza abitativa».

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Tagliaferri.

Sempre in dichiarazione di voto, consigliere Daniele Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente. Abbiamo snocciolato un po’ la nostra posizione sui contenuti della delibera che oggi è posta in votazione (l’ho fatto io ieri, oggi è intervenuto il consigliere Pompignoli) e abbiamo ribadito sostanzialmente quanto già illustrato in Commissione. È chiaro ed evidente che abbiamo visioni diametralmente opposte sulle soluzioni da mettere in campo; abbiamo sentito parlare di protocolli sui controlli delle proprietà detenute dai richiedenti extracomunitari, richiedenti di alloggi ERP; abbiamo sentito comunque anche scaricare un po’ la palla sulle amministrazioni comunali, perché nel documento c’è scritto che si controllano i requisiti tramite l’ISEE, poi i Comuni eventualmente potrebbero introdurre altri paletti. Chiaro però che, scritta così – l’abbiamo già detto più volte – lascia molti margini di interpretazione e sappiamo benissimo tutti che, quando le normative sono interpretabili, il rischio è quello di non applicarle. Noi eravamo per inserire un concetto chiaro nel documento che oggi voteremo, ovvero quello dell’applicazione del DPR n. 445/2000 (quello che permette alle amministrazioni pubbliche di richiedere la certificazione direttamente tramite i Consolati e le Ambasciate ai Paesi di origine dei richiedenti extracomunitari). Questa è una questione di equità per mettere tutti sullo stesso piano, perché, mentre per un cittadino italiano, comunitario comunque gli enti dello Stato Italiano possono effettuare controlli sulle autocertificazioni, non è così per i cittadini extracomunitari. Quindi noi volevamo mettere tutti sullo stesso piano ed eliminare quelle discriminazioni che ad oggi ci sono.

Un altro punto che abbiamo avanzato e presentato è quello di aumentare gli anni minimi di residenza da tre a cinque. Questa è una nostra battaglia storica che stiamo portando avanti dall’inizio di questa legislatura ad oggi.

C’era un altro punto riguardante l’autorecupero per dare la possibilità agli inquilini già assegnatari di poter fare degli interventi per migliorare le condizioni degli alloggi senza troppi impazzimenti burocratici, come spesso accade in questo Paese.

Poi abbiamo presentato un ordine del giorno che, da quel che so, ci dovrebbe essere un emendamento del Partito Democratico che accogliamo con favore, visto che comunque è già di per sé un’apertura, a nostro avviso, importante. Noi chiedevamo di iniziare a valutare la promozione di fasce sociali ben precise come: anziani, disabili, giovani, coppie, padri separati, donne vittime di violenza per dar loro comunque una possibilità, in fase di assegnazione, per ottenere una sistemazione abitativa. Cosa che spesso ad oggi non avviene. Quindi ben venga l’apertura del Partito Democratico su questo Noi siamo felici, ci lavoreremo ancora in futuro. Ovvio che questo non cambia la nostra posizione sul documento in sé, sulla proposta di delibera che contiene molti punti fumosi, poco chiari che, a nostro avviso, andrebbero corretti. I nostri emendamenti proprio avevano questa intenzione: di correggere il documento e di renderlo maggiormente chiaro e poco interpretabile, perché, quando si scrivono le cose chiaramente tutto nero su bianco, c’è poco margine di interpretazione. Quindi il nostro voto sarà contrario, come abbiamo già annunciato più volte, ma cogliamo comunque con favore l’apertura che c’è stata sul nostro ordine del giorno abbinato a questa discussione e speriamo che in futuro comunque ci possa essere un confronto ancor più aperto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Vorrei dare un’informazione ai consiglieri prima di dare la parola agli iscritti Galli e Bertani in dichiarazione di voto, nel senso che al tavolo della Presidenza si sono presentati alcuni consiglieri per presentare degli emendamenti quando eravamo già in dichiarazione di voto, per cui anche quello a cui ha fatto cenno il consigliere Marchetti è stato rigettato. Solo per dire che il punto precedente delle dichiarazioni di voto era la discussione generale sugli emendamenti e ho chiesto più volte se c’erano degli interventi, ricordando che erano diciassette gli emendamenti... nessuno è intervenuto e quindi siamo passati alle dichiarazioni di voto e in dichiarazione di voto non si accolgono più emendamenti o modifiche.

Consigliere Galli, prego.

 

GALLI: Grazie, presidente. Il voto nostro non potrà essere che negativo, anche se alcuni passaggi che sono stati rilevati anche dal collega Taruffi non ci possono che trovare d’accordo e contenti di questo passo in avanti. Non molti anni fa in Consiglio comunale a Modena miei analoghi emendamenti furono bocciati dall’allora amministrazione sostenendo che posizionare alcuni anni di residenza per avere diritto a questi benefici avrebbe creato delle discriminazioni, a distanza di pochi anni il Comune di Modena li accolse capendo che bisognava mettere alcuni paletti per distinguere chi è residente sul territorio, produceva e aveva contribuito alla creazione di questi benefici, con quelli che magari erano gli “ultimi arrivati”. A distanza di anni, come il Comune accolse e capì quel passaggio, l’assessore al welfare capì questo passaggio e spiegò come mai si era arrivati a questo passaggio, vedo che qui in Regione si è arrivati adesso a raggiungere proprio quel tetto minimo di tre anni. Credo che sia un passaggio scontato, come chiedere che i cittadini extracomunitari debbano dichiarare, come i cittadini italiani, il possesso di beni immobili sul territorio extra nazionale. È palese che avere un appartamento di cui si ha la proprietà, la disponibilità in un raggio utile al proprio fabbisogno personale o familiare produce dei benefici. Se uno lavora a Bologna e ha una casa a Castelfranco Emilia, certamente è un appartamento da dover considerare. Così non è se uno magari ha una casa, magari di famiglia, un’eredità, una casa magari malconcia in Sicilia, in Calabria o in qualche altra regione d’Italia e che per queste proprietà viene penalizzato.

È chiaro che quel passaggio di penalizzazione non viene riscontrato nei confronti di coloro che non sono residenti in Italia, che magari dichiarano l’impossidenza di beni immobili che hanno lo stesso valore ai fini pratici di quelli che hanno dei beni in Italia. Questo emendamento, questa discussione, questo passaggio è stato rilevato e la maggioranza non si è trovata d’accordo su questo passaggio. Alcuni hanno richiamato la necessità di affrontare il problema dell’alloggio in un piano globale, veniva richiamato il famoso Piano casa dell’allora ministro Fanfani degli anni Cinquanta, un piano che produsse per moltissime famiglie (300/400 mila) la soluzione del problema, allora sentitissimo, dell’alloggio. Si arrivava da una guerra, quindi il patrimonio immobiliare era già di partenza scarso ed era stato ulteriormente danneggiato dalla guerra. Oggi non c’è più una guerra, non c’è l’uscita da una guerra che reclama la necessità di costruire alloggi ex novo, ma certamente ci sono nuove esigenze, misure diverse, famiglie che sono frammentate, quindi c’è un maggior numero di appartamenti di cui si necessita, varie necessità che richiamerebbero davvero un piano articolato, ma non solo del singolo Comune, della singola Provincia, della singola Regione o dello Stato, ma un piano che, come allora aveva previsto la costruzione di migliaia di cantieri, venisse progettato e il Governo che si è impostato pochi giorni fa poteva usare questa occasione per almeno accennare la soluzione di questo problema, ma questo non è stato fatto.

Quello che oggi noi andiamo a votare votiamo negativo, ma certamente è un’altra occasione persa. Noi apprezziamo questo tassello dei tre anni e crediamo che portarlo a cinque rientri in una logica in cui magari tra pochi anni vi accorgerete anche voi che quei tre anni, come veniva rilevato, è stata una crepa in un muro che fino a pochi anni fa poteva sembrare un muro invalicabile. In realtà la residenza per più anni sul territorio è un criterio da dover tenere assolutamente presente.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Galli.

La parola al consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Io penso che, quando si adottano questi provvedimenti, la difficoltà è quella di trovare un equilibrio. Vista la ristrettezza delle risorse, bisogna trovare un metodo per assegnare queste risorse in maniera equa a tutti e trovare un equilibrio in questo è sempre complicato e bisogna uscire da posizioni ideologiche. Le posizioni ideologiche sono sempre queste: dobbiamo dare tutto a tutti in cambio di niente, non dobbiamo dare nulla a chi invece non è italiano. Io penso che su questo bisogna trovare un equilibrio, senza però scaricare tutto sui Comuni. Quindi anche qui abbiamo presentato un emendamento e anche una risoluzione, perché secondo noi è corretto che chi non è cittadino italiano dimostri di non avere possedimenti all’estero, però non possiamo scaricare tutto sui Comuni e quindi riteniamo, come fa già INPS, come fanno già anche le università, basti fare riferimento al decreto n. 445/2000, ma senza scaricarlo sui Comuni, quindi con una verifica postuma, ma che i cittadini stranieri debbano già presentare documentazione rilasciata dalle competenti autorità estere. Questa non è una misura vessatoria, ma in questo caso è una misura di equità per tutti.

Per quanto riguarda il provvedimento noi come Movimento 5 Stelle ci asterremo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Bertani, grazie.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie. Volevo fare alcune riflessioni per dichiarare poi il mio voto contrario su questo atto. Richiamando quello che hanno già detto i colleghi che mi hanno, a mio avviso si è persa un’occasione: si è persa l’occasione di fare maggiore chiarezza su una materia molto delicata, quale quella dell’edilizia residenziale pubblica, fare chiarezza, fare ordine e soprattutto dare delle linee guida quale, a mio avviso, deve essere la competenza di questo ente. L’omettere questo tipo di indicazioni per poi lasciare ai Comuni indistintamente la possibilità di intervenire rischia di creare sicuramente delle disomogeneità sull’intero territorio. E quindi questo è un primo aspetto metodologico, che non posso non rimarcare.

L’altra questione che trovo assolutamente importante e che, a mio avviso, avrebbe dovuto trovare una maggiore analisi in questa discussione, anche se ho visto che vi sono degli emendamenti di alcuni colleghi che lo prevedono, però sempre nell’ambito del rilievo che ho fatto e cioè che deve essere questa Assemblea legislativa, la Regione che deve dettare norme, anche in un’ottica di dare precise indicazioni a tutto il territorio, si è persa l’occasione per esempio per parlare di meccanismi premiali rispetto a determinate categorie. Questo atto nel suo allegato rimanda ai Comuni la possibilità di assegnare punteggi differenti a seconda dell’anzianità della presenza sul territorio o a seconda dell’attività lavorativa. Quindi, anche qui, un rimando del tutto generico. Meglio sarebbe stato, poi si può sempre ovviamente farlo, visto che parliamo di modificare la legge regionale di riferimento (la 24/2001), prevedere per esempio una riserva a favore di soggetti che, dal mio punto di vista, meriterebbero particolare attenzione.

C’è un emendamento a prima firma del collega Marchetti che fa riferimento ai giovani, fa riferimento alle famiglie monoparentali, fa riferimento agli anziani. Ribadisco, è vero, nell’allegato all’atto unico si richiama la possibilità che lo facciano i Comuni, ma a mio avviso deve essere la Regione che detta le linee guida di fondo, valoriali. Dovrebbe essere questo, secondo me, il compito di un ente di questa importanza qual è la Regione. E la questione non assolutamente secondaria, ma della quale non ho trovato alcuna traccia, è la riserva a favore delle forze dell’ordine: quante Regioni prevedono nelle proprie leggi-quadro o regolamenti attuativi la riserva a favore degli appartenenti alle forze dell’ordine che svolgono servizio sul territorio regionale? Ma non è solo perché ci deve essere una sorta di benemerenza incondizionata nei confronti delle forze dell’ordine...

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Facci, la invito a concludere perché ha superato il tempo dei cinque minuti.

 

FACCI: Sarò velocissimo. Proprio perché questo va ad aumentare la sicurezza, garantendo sicurezza urbana, la sicurezza dei territori, garantendo la presenza dei militari. Quindi il voto da parte mia, come esponente del gruppo Misto, Movimento nazionale per la sovranità, è un voto contrario. Auspico che su questa normativa potremo tornare con una rivisitazione più profonda della legge-quadro del 2001.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Facci.

Non ho altri scritti per dichiarazione di voto, chiudiamo il tempo delle dichiarazioni di voto e procediamo alla votazione per alzata di mano degli emendamenti.

Chiedo all’Assemblea e ai consiglieri che sono in piedi di sedersi e di prestare attenzione, perché sono molti gli emendamenti.

Faccio una verifica sugli scrutatori: il consigliere Campedelli non è in Aula, quindi viene sostituito dalla consigliera Lori.

Iniziamo con la votazione degli emendamenti al provvedimento.

Emendamento 1, a firma del consigliere Tagliaferri.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 1 è respinto.

Emendamento 10, a firma della consigliera Piccinini.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10, a firma della consigliera Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 10 è respinto.

Mettiamo in votazione, perché hanno lo stesso contenuto, l’emendamento 2, a firma del consigliere Tagliaferri, l’emendamento 6, a firma del consigliere Daniele Marchetti e l’emendamento 13, a firma del consigliere Galli.

 

(Sono respinti a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): Respinti gli emendamenti 2, 6 e 13.

Emendamento 11, a firma della consigliera Piccinini.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11, a firma della consigliera Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 11 è respinto.

Emendamento 5, a firma del consigliere Tagliaferri.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 5 è respinto.

L’emendamento 14, a firma del consigliere Galli è stato ritirato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 7, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 7 è respinto.

Emendamento 17, a firma del consigliere Galli.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 17, a firma del consigliere Galli.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 17 è respinto.

Emendamento 16, sempre a firma del consigliere Galli.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 16, a firma del consigliere Galli.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 16 è respinto.

Emendamento 4, a firma del consigliere Tagliaferri.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 4 è respinto.

Emendamento 12, a firma della consigliera Piccinini.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12, a firma della consigliera Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 12 è respinto.

Emendamento 3, a firma del consigliere Tagliaferri.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 3 è respinto.

Emendamento 8, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 8, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 8 è respinto 8.

Emendamento 15, a firma del consigliere Andrea Galli.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 15, a firma del consigliere Galli.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 15 è respinto.

Emendamento 9, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 9, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 9 è respinto.

Ora mettiamo in votazione l’ordine del giorno 6461/1 (oggetto 6627), correlato all’oggetto 6461, a firma dei consiglieri Daniele Marchetti, Liverani e Rancan.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’ordine del giorno 6461/1 (oggetto 6627) è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la delibera oggetto 6461.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La delibera oggetto 6461 è approvata.

Ora mettiamo in votazione le risoluzioni.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 6458, a firma dei consiglieri Galli e Tagliaferri.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 6458 è respinta.

Sulla risoluzione oggetto 5883 insistono due emendamenti che mettiamo in votazione, entrambi a firma del consigliere Daniele Marchetti.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 2 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5883, a firma dei consiglieri Daniele Marchetti ed altri.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 5883 è respinta.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 6487, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 6487 è respinta.

Abbiamo finito l’oggetto 6461 e, in modo congiunto, tutte le risoluzioni.

 

OGGETTO 6452

Delibera: «Ratifica, ai sensi dell’art. 13, comma 2, dello Statuto, dell’Accordo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Ministero dell’Istruzione, Sport e della Gioventù del Governo della Repubblica di Albania, in materia di gestione dei fondi strutturali e di investimento europei e di governance del sistema della Università e della ricerca scientifica.» (Richiesta del Presidente della Giunta regionale in data 2 maggio 2018 di cui al prot. n. 27920) (155)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Ora procediamo con l’oggetto 6452: «Ratifica, ai sensi dell’art. 13, comma 2, dello Statuto, dell’accordo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Ministero dell’istruzione, sport e della gioventù del Governo della Repubblica di Albania, in materia di gestione dei fondi strutturali e di investimento europei e di governance del sistema della Università e della ricerca scientifica» (richiesta del presidente della Giunta regionale in data 30/04/2018).

La Commissione “Bilancio, Affari generali e istituzionali” ha espresso parere favorevole nella seduta del 22 maggio 2018 con la seguente votazione: 25 voti a favore, nessun contrario e 11 astenuti.

Apriamo la discussione generale sul provvedimento.

Consigliere Bagnari ha la parola, prego.

 

BAGNARI: Grazie, presidente. Noi veniamo da una discussione anche recente su quella che è stata la legge di riforma della nostra Sessione comunitaria, abbiamo discusso in quella occasione anche della reale concretezza delle azioni che vengono messe in campo dalla nostra Regione proprio sulle politiche europee e, in generale, sul tema dell’Europa; oggi parliamo di un atto che dà corpo e dà concretezza a quella che è una visione dell’Europa costruita dal basso con azioni reali e che guardano al futuro e quindi a questo accordo di collaborazione tra la nostra Regione e il Ministero dell’istruzione, dello sport e della gioventù del Governo della Repubblica di Albania

C’è da dire che la Regione Emilia-Romagna e il Governo della Repubblica albanese hanno sviluppato già da anni delle relazioni di partenariato e, oltre a quelle che sono le attività sviluppate tramite i progetti sulla cooperazione allo sviluppo, con questo accordo si punta anche a valorizzare ulteriormente quelle che sono le relazioni avviate in precedenza, ampliando anche gli ambiti e le tematiche di cooperazione partendo da quella che è una necessità, manifestata dal Governo albanese, di rafforzare il rapporto di partenariato in seguito al conferimento all’Albania dello status di Paese candidato all’ingresso nell’Unione europea. Va ricordato fra l’altro che sia la Regione Emilia-Romagna che la Repubblica albanese partecipano a quella che è la strategia europea EUSAIR per la Regione Adriatico-Ionica, quindi fanno parte di questa grande strategia che anche di recente, tramite il programma ADRION, mette a disposizione delle risorse importanti per i nostri territori, per gli enti, ma anche per le aziende.

L’obiettivo politico è quello di proporre tramite questo accordo di rafforzare la partnership per la cooperazione nella realizzazione di progetti comuni finanziati da programmi europei, nazionali e internazionali e, in particolare, su due ambiti che sono molto importanti: quello sulla ricerca scientifica in Albania, partendo da tematiche di particolare interesse per lo sviluppo nazionale e la necessità di sostenere, nell’ambito di quello che è il percorso di preadesione di questo Paese, la formazione ai funzionari pubblici di competenze nell’ambito dell’europrogettazione e della gestione dei fondi europei. Su queste tematiche il Governo albanese vede nella nostra Regione un vero e proprio riferimento, nella nostra Regione ma anche in quello che è l’ambito universitario. Credo che siano due riconoscimenti importanti da parte di un Paese che, pur con tutte le traversie politiche del passato, sta costruendo un percorso importante proprio di adesione all’Europa e soprattutto anche di crescita.

Va ricordato che, in termini di rapporti universitari, l’Università degli Studi di Bologna ha già attivato il programma “Erasmus Plus”, che è il programma europeo per istruzione e formazione sulla gioventù e lo sport che vede attivi dei progetti di mobilità per personale e studenti dell’Università di Tirana e di altre università albanesi.

Scendendo nel dettaglio, gli obiettivi di questo accordo sono quelli di rafforzare le relazioni fra la nostra Regione e la Repubblica albanese finalizzate alla definizione e alla promozione di forme innovative di cooperazione, con riferimento particolare allo sviluppo della ricerca scientifica in Albania e in Emilia-Romagna attraverso uno scambio di studenti, personale docente e ricercatori e l’avvio di progettualità congiunte nel campo della ricerca scientifica; incrementare anche le capacità tecniche e gestionali dei funzionari del Ministero dell’istruzione, sport e gioventù albanese nel campo dell’europrogettazione dei fondi. La cooperazione includerà in via prioritaria, anche se non esclusiva, nel senso che ci sono delle possibilità di ampliamento che andranno ovviamente ratificate con le modalità che stiamo vedendo ora, quindi non saranno delle cose sviluppate a latere, ma vedranno sempre un coinvolgimento attivo anche dell’Assemblea legislativa nel caso, la formazione di esperti in europrogettazione e per la gestione delle risorse comunitarie, la collaborazione interistituzionale fra la nostra Regione e questo Ministero per l’attivazione anche di progetti di scambio di informazioni e competenze e promozione e incentivazione di quelli che sono i rapporti di collaborazione fra i sistemi universitari, valorizzando quella che è l’esperienza di governance istituzionale della Conferenza Regione- Università che è in atto attualmente in Emilia-Romagna.

Voglio ricordare che questo accordo è frutto di un percorso lungo che viene da diversi anni addietro, su cui l’Assessorato alle politiche europee, alla formazione guidato dall’assessore Bianchi ha lavorato con molta attenzione e con molto impegno e credo vada inquadrato il tutto in quello che è un grande lavoro, un grande impegno che la nostra Regione ha messo in atto (lo abbiamo ricordato anche in occasione della discussione sulla nuova legge comunitaria) per difendere la politica di coesione, che è messa a rischio delle visioni politiche miopi e delle scelte sbagliate. Ma soprattutto il lavoro che ha fatto la nostra Regione sullo sviluppo di una alleanza per la coesione che, oltre a difendere quelle che sono delle scelte di bilancio, eccetera, vuole promuovere lo sviluppo di una Europa fatta dalle Regioni, fatta da quegli enti che sono più vicini ai cittadini e ai territori. Credo che proprio questo accordo, con le specificità che ho illustrato prima, dia un sostegno importante, dia un contributo importante in questa direzione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bagnari.

Ci sono altri in discussione generale?

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Presidente, colleghi, senza dilungarmi sui termini dell’accordo specifico volevo semplicemente evidenziare, affinché resti traccia della mia richiesta alla Presidenza in merito all’opportunità di rivedere le procedure con le quali vengono affrontate dall’Assemblea gli accordi con altri Stati, oggi, ai sensi dell’articolo 18, comma 2, della legge regionale 28 luglio 2008, n. 16 recante «Norme sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione delle politiche del diritto dell’Unione europea, sulle attività di rilievo internazionale della Regione e sui rapporti interregionali», attuazione degli articoli 12, 13 e 25 dello Statuto regionale, il presidente della Regione trasmette una comunicazione al presidente dell’Assemblea legislativa nella quale si dà atto dell’avvio delle trattative, di cui all’articolo 6, comma 3, della legge n. 131/2003 recante «Disposizioni per l’adeguamento dell’ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3». Tale comunicazione, assieme alle successive, viene trasmessa dal presidente dell’Assemblea legislativa ai singoli consiglieri senza essere formalizzato in atto assegnato alla competente Commissione assembleare. Una tale prassi, a mio parere, rischia di prefigurarsi lesiva delle prerogative dei singoli consiglieri, non offrendo una sede nella quale, proprio ai sensi del comma 2 dell’articolo 18 della legge regionale n. 16/2008, l’Assemblea legislativa può esprimere indirizzi, principi e criteri da seguire nel corso dei negoziati. Alla stessa stregua il testo viene ritrasmesso all’Assemblea legislativa unitamente alla relativa comunicazione, di cui all’articolo 6, comma 3, della legge n. 131/2003 ovvero alle eventuali proposte di osservazioni formulate da Ministero e Presidenza del Consiglio dei ministri sull’accordo stesso ed anche in questo caso la medesima previsione legislativa concede che l’Assemblea legislativa può formulare osservazioni sul progetto di accordo.

Oggi avviene che l’Assemblea legislativa venga coinvolta, attraverso la formalizzazione di un atto e la sua conseguente assegnazione a Commissione ed Aula, soltanto quando l’accordo è già stato sottoscritto, quindi nella parte terminale relativa al perfezionamento del procedimento di ratifica dell’Assemblea legislativa. Per il futuro sarei a proporre che la Presidenza dell’Assemblea preveda di assegnare alla competente Commissione anche gli atti intermedi in modo che, così come previsto dall’articolo 18, comma 2, della legge regionale n. 16/2008, i singoli consiglieri possono essere coinvolti anche precedentemente la firma dell’accordo stesso e soprattutto possano conoscere i rilievi formulati dallo Stato ed esprimersi su di essi prima della firma dell’atto e della sua ratifica. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Tagliaferri.

Non ho altri scritti. Intanto l’osservazione del consigliere Tagliaferri la prendo in esame e credo che sia assolutamente possibile farla, ma mi consulto un attimo con gli uffici e non vedo, per quanto mi riguarda, problemi.

Non ho altri iscritti, per cui procediamo con le dichiarazioni di voto.

Se nessun consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la delibera oggetto 6452.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La delibera oggetto 6452 è approvata.

 

OGGETTO 6462

Delibera: «Indirizzi di programmazione degli interventi per il consolidamento e la qualificazione del sistema integrato dei servizi educativi per l’infanzia per i bambini in età 0-3 anni con un progressivo orientamento alla creazione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai 6 anni. Triennio 2018-2019-2020.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 614) (156)

(Discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6462/1 oggetto 6628 - Presentazione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 6462, proposta recante: «Indirizzi di programmazione degli interventi per il consolidamento e la qualificazione del sistema integrato dei servizi educativi per l’infanzia per i bambini in età 0-3 anni con un progressivo orientamento alla creazione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni. Triennio 2018-2019-2020» (delibera di Giunta n. 614 del 02/05/2018).

La Commissione “Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità” ha espresso parere favorevole nella seduta del 24 maggio 2018 con la seguente votazione: 26 voti a favore, nessun contrario e 16 astenuti.

Il Consiglio delle Autonomie ha espresso parere favorevole.

Su questo oggetto insistono tre proposte di emendamento: una a firma del consigliere Tagliaferri, una a firma dell’assessore Gualmini, una firma dei consiglieri Francesca Marchetti, Rancan, Calvano, Boschini, Rontini, Iotti, Rossi, Rainieri, Montalti, Bagnari, Tarasconi a cui si è aggiunto Liverani.

Su tale oggetto insiste anche un ordine del giorno oggetto 6462/1 (oggetto 6628), a firma della consigliera Sensoli.

Apriamo la discussione generale sul provvedimento.

La consigliera Francesca Marchetti ha chiesto la parola, prego.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente. Il programma triennale che oggi andiamo ad approvare credo che vada visto veramente in un’ottica positiva rispetto a due questioni sia per il contenuto che per il metodo. Il metodo che è stato condiviso con gli enti locali e lo sforzo che è stato fatto e da qui un ringraziamento alla vicepresidente Gualmini e al suo Assessorato per aver cercato di integrare due macro obiettivi che devono tenere presente anche lo sviluppo della nuova normativa a livello nazionale e gli adeguamenti che questo programma hanno richiesto.

Il programma triennale riguarda la fascia dei bambini di età tra gli zero e i tre anni, ma in questa proposta ci viene data (e lo troviamo proprio nel secondo obiettivo) una prospettiva che si allarga ai 3-6 anni di fronte proprio a quelle normative che derivano dal decreto legislativo n. 65/2017 dove, a livello nazionale, per la prima volta – ci tengo a sottolinearlo – si è impegnato in modo così consistente sul piano delle risorse a sostenere il segmento di età 0-3 anni. Ricordiamo che nell’anno 2017 queste risorse per l’Emilia-Romagna hanno visto 20,3 milioni di euro per il sistema integrato. E speriamo che vengano confermati anche per il 2018.

Vengono individuati due macro obiettivi correlati e integrati fra loro, però molto importanti sul piano anche del riparto. Il primo che consolida e qualifica il sistema integrato dei servizi per la prima infanzia in base alla legge regionale n. 19/2016, che ha visto un coinvolgimento di questa Assemblea, che verrà sostenuta da risorse regionali già messe a bilancio (mi pare 11 milioni di euro) destinate al sostegno dei nidi per l’infanzia e ai servizi per la prima infanzia. Il secondo macro obiettivo è quello di sostenere il progressivo rafforzamento nel sistema integrato di istruzione ed educazione valorizzando anche il sistema delle convenzioni, finanziato con risorse nazionali che si allargano oltre ai servizi della prima infanzia, considerando anche nei diversi conteggi per la destinazione delle risorse il conteggio degli iscritti alle scuole dell’infanzia, così come prevede il decreto n. 65. Una novità rispetto al programma precedente riguarda, nel criterio del riparto, la possibilità di considerare un elemento oggettivo costituito dal numero dei bambini iscritti.

Vorrei richiamare l’attenzione proprio nelle azioni prioritarie che questi due interventi vogliono perseguire e prima di tutto è la conferma e la valorizzazione di quello che è un tratto caratterizzante dei servizi educativi della nostra Regione, ovvero il pluralismo dell’offerta formativa. Un’offerta formativa di qualità – e qui voglio sottolineare in modo positivo e importante e illustrerò anche brevemente l’emendamento – in cui ci riferiamo alla formazione permanente degli operatori. Non a caso ringrazio il collega Rancan, perché è un lavoro congiunto che ci ha visto con i medesimi obiettivi anche in sede di approvazione della legge. L’importanza di sottolineare ancora una volta come lo stress da lavoro correlato all’interno della formazione permanente e nel lavoro anche di monitoraggio che i coordinamenti pedagogici devono monitorare vada tenuto in grande considerazione. Mi permetto un inciso, già la nostra Regione ha iniziato, mi pare di ricordare grazie anche all’intervento dell’Assessorato alla sanità, un accompagnamento all’interno dei nidi e sarebbe anche un valore aggiunto capire, anche a seguito di questo monitoraggio e di questo accompagnamento, un tavolo con ottanta nidi in cui si accompagna e si tiene monitorato questo aspetto.

Un altro valore aggiunto di piano triennale è sicuramente, a fronte di un investimento così cospicuo di risorse regionali e nazionali, l’invito che alcuni Comuni stanno già facendo ad indirizzare queste risorse in un contenimento dei costi delle rette attraverso una riduzione delle liste d’attesa che può permettere e favorire la promozione di accesso agli asili nido per i nostri bambini. Credo che a questi impegni si aggiunge un altro aspetto importante, che è promuovere la diffusione sul territorio regionale dei poli per l’infanzia: strutture che accorpano i nidi e le materne per favorire la continuità educativa dalla nascita fino a sei anni. Un ulteriore elemento che credo rappresenti un valore aggiunto è che troviamo sempre negli indirizzi anche una spinta forte nel piano della programmazione regionale a quella che è la sperimentazione, l’innovazione di nuovi progetti che credo che, proprio da questa Regione, da sempre abbiano avuto un ruolo determinante nel dare la qualità ai servizi educativi.

Concludo con un’altra questione che mi sta molto a cuore e che riguarda l’importanza che anche nei programmi triennali viene data, anche nel rispetto alla destinazione delle risorse, nel tenere presente e in considerazione la presenza dei bambini disabili ai nidi, ma anche un’attenzione particolare che viene data ai Comuni montani. Credo che anche questo sia il frutto di una riflessione congiunta, che è più volte è venuta anche in Commissione e che è stata tenuta sicuramente presente. Concludo così, l’Emilia Romagna anche in questo piano triennale conferma l’importanza che la cultura dell’infanzia ha per la nostra regione, una cultura dell’infanzia che si è tradotta in un obiettivo politico e strategico che il presidente Bonaccini e la vicepresidente Gualmini hanno più volte individuato e illustrato e che io credo miri ad un obiettivo ancora più importante, che è quello di favorire la riduzione delle disuguaglianze sociali a favore di processi di inclusione che guardano al futuro e al domani.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Presidente, colleghi, la delibera del Consiglio dei ministri 11 dicembre 2017 recante «Piano di azione nazionale pluriennale per la promozione del sistema integrato di educazione ed istruzione fino a sei anni» lascia alle Regioni la decisione in merito alle tipologie prioritarie di intervento da attuare per consolidare e ampliare la rete dei servizi educativi per l’infanzia a titolarità pubblica e privata. Noto che la scelta della Giunta regionale è stata quella di concentrare le risorse rese disponibili sulle lettere b) e c) dell’articolo 3 di detta delibera, ovvero sulla quota parte delle spese di gestione dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia in considerazione dei loro costi e della loro qualificazione e la formazione continua in servizio del personale educativo e docente, in coerenza con quanto previsto dal piano nazionale di formazione. Innanzitutto volevo premurarmi di chiedere conferma di quanto asserito in sede di Commissione, ovvero del fatto che il presente atto non prevede interventi inerenti alla lettera a): interventi strutturali quali: nuove costruzioni, ristrutturazione edilizia, restauro e risanamento conservativo, riqualificazione funzionale ed estetica, messa in sicurezza e fruibilità di stabili di proprietà delle amministrazioni pubbliche, in quanto per questa tipologia di interventi la Regione intende attingere ad una diversa voce di bilancio. Diversamente bisognerebbe ripensare alle priorità. Ciò premesso, trovo condivisibile la scelta di concentrare più risorse possibili sulla lettera b) ovvero, grazie alla partecipazione nelle spese di gestione, sostenere adeguate politiche tariffarie in ordine al contenimento delle rette.

Altrettanto condivisibile risulta l’applicazione del criterio unico semplificato per la ripartizione dei fondi disponibili sulla base dei bambini iscritti e frequentanti, in base alla diversa localizzazione degli interventi territoriali. Rimane però una perplessità relativa ad attribuire un tetto massimo del 10 per cento del budget di cui alla lettera b) da ripartire in base al numero dei bambini iscritti alle scuole dell’infanzia paritarie, in quanto trovo tale quantificazione non soltanto penalizzante per le paritarie stesse, ma per i genitori che a queste si sono rivolte. Per questa ragione ho avanzato una proposta emendativa tesa ad eliminare suddetta previsione.

Francamente mi spiace dover constatare nell’allegato alla delibera, dove vengono delineate priorità ed obiettivi, che la prima fra le priorità indicate (sostenere adeguate politiche tariffarie in ordine al contenimento delle rette) sembra restare lettera morta. Le schede relative sia all’obiettivo 1 sia all’obiettivo 2 nulla infatti dettagliano in proposito. Tutto viene semplicemente demandato ad una quanto mai fumosa prossima delibera di Giunta, con la quale saranno definite e quantificate le risorse per i singoli interventi in coerenza con gli obiettivi strategici della programmazione medesima ed in relazione all’effettiva disponibilità di risorse finanziarie regionali e statali. Di fatto tanta buona volontà, ma per ora neppure un centesimo alle famiglie.

Già in sede di approvazione della legge regionale sullo 0-3 Fratelli d’Italia aveva sollecitato a porre un tetto massimo alle rette, quindi capirete che questo tema ci stia particolarmente a cuore. In base alle risposte che la Giunta darà su quest’ultimo punto (alle politiche tariffarie per il contenimento delle rette) e alla nostra proposta emendativa, orienterò l’atteggiamento del gruppo di Fratelli d’Italia in sede di voto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Tagliaferri.

Consigliera Francesca Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Francesca: Alcune considerazioni che il collega mi ha sollecitato ed è bene fare chiarezza su questo tema. Rispetto alla questione che riguarda gli interventi che definirei sull’edilizia scolastica è evidente che, guardando il decreto a cui si faceva riferimento, vengono individuate tre priorità e viene specificato che le Regioni possono attuarne almeno uno e dobbiamo tenere, dal mio punto di vista, presente come quelle priorità vengono viste in un territorio nazionale che sicuramente hanno delle esigenze diversificate, perché, mentre in Emilia-Romagna possiamo credo essere tutti convinti e concordi nel dire che l’offerta formativa è di un certo tipo, in altre zone del nostro Paese sicuramente partono anche da un’assenza di servizi in cui la richiesta, rispetto a quella lettera, è sicuramente letta in un altro modo.

Io credo che, per quanto riguarda noi, sicuramente andrà fatta un’analisi rispetto a qual è la situazione, ma anche rispetto alla riqualificazione energetica, rispetto a interventi e una mappatura – come qualcuno suggeriva già in sede di Commissione –, ma ritengo che sia opportuno, proprio per il cammino che anche la legge dello 0-6 ha cercato di fare, di fare in modo che questo capitolo veda delle risorse proprie e che venga inserito all’interno della riqualificazione dell’edilizia scolastica.

Mi permetto anche di dire che, visto che c’è stato un riconoscimento rispetto alla destinazione dei fondi che sicuramente vanno nell’ottica della gestione, che questo è stato condiviso proprio con gli enti locali. Questo per dire che le priorità che la Regione ha scelto e che ritroviamo in questi indirizzi vanno in un’ottica di una misura concreta e di risposta ai bisogni, che i Comuni stessi hanno posto come prioritario. Ciò non toglie l’impegno, anche credo da parte della maggioranza, di fare in modo di trovare delle risorse ad hoc destinate. Però è anche vero ed è giusto ricordare come, ad esempio, rispetto ai poli dell’infanzia ci sia stato un intervento già importante da parte di questa Regione in questa ottica.

Chiudo con l’emendamento che il collega di Fratelli d’Italia ha proposto e mi permetto di confermare che verrà respinto dal gruppo PD, intanto per quella logica che dicevo di aver condiviso in modo equilibrato con gli enti locali questa mediazione e poi perché andrebbe fatta, dal mio punto di vista, un’analisi un po’ più approfondita rispetto a quanto questo emendamento comporterebbe. Lo traduco così: verrebbe dato un peso eccessivo agli iscritti della scuola d’infanzia paritaria rispetto a quelli iscritti ai servizi 0-3. E non è che lo dico io, lo dicono i numeri. Le stesse scuole dell’infanzia paritaria hanno anche un beneficio già importante rispetto ai fondi ministeriali della legge n. 62/2000 sulla parità e quindi credo che questo equilibrio che è stato trovato possa essere già un inizio in un’ottica di politiche tariffarie, che però non possono prescindere da un coinvolgimento dei Comuni e di una sintesi che va trovata con loro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

Consigliere Facci ha la parola.

 

FACCI: Grazie, presidente. Come avevo già anticipato in Commissione e ho visto che è stato richiamato il mio passaggio dalla collega Marchetti e dal collega Tagliaferri, mi permetto di rilevare come la questione dell’attenzione all’edilizia nel senso ampio del termine non sia secondaria a quelle che sono le pur lodevoli misure di supporto all’educazione ed istruzione contenute nel provvedimento sottoposto all’esame di questa Assemblea. Il fatto che le disposizioni ministeriali in un qualche modo non siano obbligatorie, nel senso che debbano essere contemplate tutte immediatamente, contestualmente, non significa che non ci debba essere da parte della Regione la giusta attenzione.

È vero, sono convinto che vi siano altre linee di intervento che hanno interessato la materia, però io credo che un ulteriore passaggio anche nell’atto di oggi sarebbe stato importante. Posso condividere il fatto che in Emilia-Romagna verosimilmente si è più virtuosi di altre realtà territoriali, facciamo un atto di fede fondamentalmente, una comparazione regione per regione io non la conosco, ma verosimilmente, abitandoci, vivendo, frequentando, anch’io ho bambini piccoli che vanno a scuola, il contesto lo conosciamo e quindi dobbiamo dire che indubbiamente le azioni ci sono, però credo che non possiamo non dimenticare come i dati sull’edilizia scolastica dal punto di vista della sicurezza, della completezza di tutte le certificazioni per esempio antincendio, dal punto di vista della sicurezza rispetto all’inquinamento elettromagnetico io credo che, se possiamo essere meglio di altre realtà, comunque dovremmo cercare, credo nell’ottica di ottenere il massimo, ad arrivare a una sorta di parametro zero sicurezza al 100 per cento.

Non credo che sia casuale che a livello ministeriale la delibera recentissima (è dell’11 dicembre dello scorso anno) all’interno della promozione del sistema integrato di educazione e istruzione preveda l’intervento sulle ristrutturazioni edilizie, nuove costruzioni, restauro e risanamento conservativo, riqualificazione funzionale ed estetica, messa in sicurezza meccanica, risparmio energetico e fruibilità di stabili di proprietà delle amministrazioni pubbliche. È vero che è possibile in un qualche modo contemplare anche solo le altre due misure (la formazione del personale e le spese di gestione dei servizi educativi), però – ribadisco – si sarebbe dimostrata una sensibilità diversa nel contemplare anche in questo atto quelle misure che a livello nazionale vengono sollecitate.

Io ho fatto dopo la Commissione una interrogazione, dove ho chiesto se mai la Regione abbia effettuato una ricognizione sullo stato di sicurezza e sul possesso dei certificati di agibilità degli edifici scolastici pubblici su tutto il territorio regionale e quali siano state le risultanze di questa ricognizione, se la Regione Emilia-Romagna abbia mai verificato l’esposizione ai campi elettromagnetici degli edifici scolastici pubblici e, in generale, quali siano le risorse che la Regione Emilia-Romagna ha destinato all’edilizia scolastica pubblica; l’Amministrazione è nei tempi ovviamente per la risposta e quindi è chiaro che, appena avrò i dati, potrò in un qualche modo avere una idea più precisa. Va da sé che questa materia, questo è un settore di estrema importanza, il fatto che si sia scelto di non prenderlo in considerazione in questo atto è vero che non significa non prenderlo in considerazione in assoluto, ma io ritengo sarebbe stato quantomeno opportuno anche per avere un quadro a trecentosessanta gradi coordinato, completo all’interno di questi indirizzi di programmazione, visto che sono indirizzi per il prossimo triennio, quindi sarebbe stato più corretto e più completo anche in un’ottica conoscitiva generale, di trasparenza generale contemplarlo in questa sede.

Annuncio anche il voto finale, non sto a ripetere la dichiarazione di voto, mi asterrò personalmente come ho fatto in Commissione, ma ritengo che le misure comunque siano necessarie, siano anche importanti e siano certamente positive, ma in un quadro che volutamente, per una scelta vostra, di tenere separati questi ambiti che invece, a livello ministeriale, sono stati congiuntamente considerati, mi porta necessariamente a un voto di astensione sull’intero provvedimento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Facci.

La parola alla consigliera Silvia Prodi, prego.

 

PRODI: Grazie, presidente. Prima di tutto anticipo anch’io il voto che sarà un voto di astensione, perché è nostra convinzione che il sistema che si basa su fondi pubblici dovrebbe valorizzare prioritariamente il sistema pubblico, quindi è su questa base che si baserà la nostra votazione finale. Però ci tenevo a ricordare ancora una volta il famoso contratto, di cui abbiamo parlato anche ieri, contratto fra le forze (purtroppo adesso al Governo) al punto 18 quando dice «sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane»: ancora una volta si casca sempre su questo tema. Mi rifaccio anche alla proposta di emendamento che viene nella famosa introduzione anche qua dei tre anni di residenza e vi chiedo cosa deve fare uno straniero, una coppia di non italiani, quando arriva in regione. Per tre anni deve stare lontana da qualsiasi ufficio comunale, non fare figli aspettando che magari qualcheduno prima o poi capisca della follia che si cela dietro questa impostazione, soprattutto – e qua mi riferisco una volta di più ai colleghi Cinquestelle per i quali ho una maggiore stima per il rispetto della Costituzione – ancora una volta in barba alla Costituzione, in particolare all’articolo 3.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Silvia Prodi.

La parola al consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Io mi riferisco in particolare all’ordine del giorno che abbiamo presentato, perché la legge n. 19/2016, quella che è andata ad aggiornare la normativa sui servizi educativi per la prima infanzia, prevede due cose per le scuole definite “paritarie”: l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento. La direttiva che deve stabilire come ci si accredita ancora non è uscita, non è pronta e ci sono nella legge dei criteri che indicano quali sono gli elementi che serviranno per l’accreditamento, quindi: la disponibilità di un progetto pedagogico, massima trasparenza e partecipazione delle famiglie, disponibilità del coordinatore pedagogico, eccetera. Nelle norme transitorie si dice: in attesa che parta la direttiva, comunque si possono dare finanziamenti, però i requisiti per accedere ai finanziamenti riguardano solo il punto a) e il punto b) (la disponibilità di un progetto pedagogico e le misure per la trasparenza). Ad esempio manca per accedere ai servizi pubblici la disponibilità della figura del coordinatore pedagogico, l’adozione degli strumenti di autovalutazione e poi anche il rapporto e la collaborazione con gli utenti. Noi nell’ordine del giorno diciamo: intanto cerchiamo finalmente di arrivarci a questa direttiva e, se diamo finanziamenti, non fermiamoci solamente a quei due punti, ma cerchiamo comunque, quando poi si faranno gli eventuali bandi, di inserire come elementi premianti anche gli elementi che sono indicati nella legge che sono quelli che dovranno dare quella che stiamo attendendo: la direttiva per l’accreditamento.

Per quanto riguarda gli emendamenti ci sembra di interesse quello del “fattore famiglia”, perché sicuramente il tema della natalità e il tema dell’accesso a questi servizi va pensato per aiutare le famiglie numerose, visto che abbiamo un tema di natalità importante. Si rifà, questo modello, anche in parte al quoziente familiare francese che ci sembra di interesse, quindi su questo voteremo favorevolmente come sicuramente anche alla prevenzione dello stress lavoro-correlato.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Non ho altri scritti in discussione generale.

La consigliera Francesca Marchetti ha finito il tempo: può intervenire dopo sul dibattito sugli emendamenti.

Alla fine della discussione generale su questo provvedimento, darei la parola alla vicepresidente della Giunta Gualmini. Poi riprendiamo la discussione generale sugli emendamenti.

Prego, vicepresidente Gualmini, ha la parola.

 

GUALMINI, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Giusto per sottolineare alcuni aspetti di questi importanti indirizzi, perché sono un documento triennale della nostra Regione sulle politiche per l’infanzia, quindi penso che tutti noi – come tra l’altro i vostri interventi hanno sottolineato – siamo interessati alla difesa, alla tutela dei minori e soprattutto al loro sviluppo e alla loro crescita.

Rispondo prima nello specifico e poi amplio un po’ il quadro, perché il mio interesse oggi è sottolineare la rilevanza di questo documento, ma all’interno di un pacchetto più ampio di misure che stiamo costruendo a favore della famiglia in tutti i sensi. Intanto ringrazio i consiglieri Tagliaferri e Facci, perché questa sottolineatura della necessità di destinare dei fondi per investimento, cioè per la ristrutturazione e la messa a norma riguardante l’edilizia scolastica a trecentosessanta gradi ovviamente ci vede del tutto favorevoli. Dico anche che questi indirizzi non sono scritti sulla pietra, certamente non sono immutabili, hanno una validità triennale, però questo non impedisce che di anno in anno possano essere fatte delle modifiche. Su quel punto noi non abbiamo insistito, non abbiamo chiesto oggi al MIUR di inserire lo 0-3 in particolare dentro all’edilizia scolastica, perché veniamo da un finanziamento importante della Regione di oltre 11 milioni proprio a poli per l’infanzia che vedono protagonisti tre importanti territori della nostra regione e perché, a fronte di questo finanziamento di 12 milioni appena dato, c’era proprio una “fame” di risorse per la gestione, la formazione e le altre voci. Però mi riservo io stessa di fare una riflessione. Ripeto, nulla vieta che questi indirizzi possano essere nel corso del tempo modificati, perché il tema dell’edilizia è assolutamente prioritario e centrale per tutti i livelli scolastici anche per la sottoscritta. Dopodiché, sempre sulle cose specifiche, io ringrazio il consigliere Rancan per quanto riguarda l’emendamento sullo stress da lavoro correlato che mi sono permessa di accettare con piacere. Anche quello è un argomento su cui la Regione sta lavorando, siamo tutti interessati a che i nostri insegnanti, i nostri educatori possano lavorare nelle migliori condizioni possibili in modo che non si ripetano nella maniera più assoluta episodi, quasi indicibili e intolleranti, di violenza nei confronti dei minori, ma in maniera anche più leggera, perché i nostri curatori, i nostri educatori, i nostri insegnanti semplicemente si sentano bene e soddisfatti nel fare il proprio lavoro.

Quali sono le novità specifiche del documento. Mi soffermo solo sulle novità e poi allargo al pacchetto delle politiche per la famiglia. La prima novità dovrebbe vedere contento il consigliere Tagliaferri, nel senso che questi indirizzi di fatto ripartiscono una serie di risorse aggiuntive che non c’erano anche solo un anno fa (parliamo di oltre 20 milioni l’anno per lo 0-6) e che vanno ai Comuni per abbassare le rette. Questo noi lo diciamo in maniera proprio molto chiara. La prima cosa che suggeriamo ai Comuni, non possiamo stare con la pistola sulle tempie ovviamente dei Comuni essendo che l’autonomia dei loro statuti è un valore importante, però diciamo come prima cosa “riducete le rette e fatelo anche in maniera equilibrata”, in modo che tutto il sistema integrato dei servizi possa avere un beneficio da questo e quindi tutte le famiglie che partecipano al sistema educativo dei nostri bambini possano ricevere un beneficio. Questo è uno dei primi parametri che gli indirizzi invitano assolutamente a rispettare da parte dei Comuni. L’altra novità noi diciamo “potete voi Comuni anche aumentare le convenzioni”: riconosciamo che in Emilia-Romagna ormai da trent’anni il sistema dei servizi per l’infanzia è un sistema integrato, a cui partecipa lo Stato, partecipano i Comuni, ma partecipano anche scuole private, scuole cattoliche, scuole di altra ispirazione religiosa. È giusto, sulla base del principio della libertà di scelta delle famiglie, che tutto il sistema integrato di servizi, perché senza quella parte di privato sociale è chiaro che le istituzioni pubbliche avrebbero molti problemi a dare un posto a tutti i nostri bambini, quindi è evidente che il sistema delle convenzioni debba essere valorizzato a favore di tutti gli operatori che stanno e operano in quel settore, ovviamente mettendoci dentro in primo luogo anche le istituzioni pubbliche. L’ultimo aspetto che risponde ad alcune sollecitazioni di consiglieri di varia provenienza è quello della cosiddetta “premialità” – lo sottolineo – per servizi educativi innovativi. Ci teniamo un po’ di discrezionalità come Regione, un po’ di mani libere per poter premiare, valorizzare e quindi assegnare un piccolo riconoscimento in termini di risorse finanziarie a progetti, sia 0-3 che 3-6 dell’intero sistema 0-6, che presentano novità: sperimentazioni, nuove forme di flessibilità organizzativa, progetti pedagogici particolarmente qualificati. Questo, in risposta anche ad alcune richieste che mi erano venute da parte del Consiglio, consente di andare incontro anche agli sforzi che tante amministrazioni comunali stanno mettendo in atto. Questo provvedimento si inserisce in uno sforzo un po’ più ampio, che è uno sforzo di poter convogliare una serie di servizi e di politiche della nostra Regione a favore delle famiglie. Non c’è dubbio che le politiche per la famiglia siano state residuali nel nostro sistema di welfare, si sono privilegiati altri e importanti rischi: la sanità, l’invecchiamento. Sicuramente le politiche per la famiglia rispetto alla Francia, ma anche rispetto ai Paesi anglosassoni, non brillano nel nostro Paese dal punto di vista delle risorse monetarie investite. Per non parlare del problema della denatalità che sicuramente è gigantesco, per di più in una regione come la nostra.

Noi abbiamo cercato di costruire una regia, cioè una visione di sistema che vede politiche e servizi per i bambini e quindi tutto il consolidamento e la valorizzazione dello 0-6 vede, crescendo con l’età, un nuovo piano triennale sull’adolescenza: ad ottobre discuteremo e approveremo – mi auguro – il primo piano triennale su politiche a favore di ragazzi e di ragazze  in condizioni di disagio, desiderosi di avere delle opportunità e di poter sviluppare al massimo le loro capacità e le loro potenzialità, quindi politiche per i bambini, politiche per l’adolescenza, politiche a favore della conciliazione famiglia-lavoro, lavoro-famiglia. I contributi ai centri estivi è il primo anno che li diamo: sono circa 6 milioni. Stiamo cercando di capire come il tutto funziona. Siamo disposti a fare anche dei correttivi se alcune cose non funzionano, ma per la prima volta la Regione Emilia-Romagna ha consentito a tante famiglie, che ci stanno peraltro scrivendo soddisfatte, di avere un contributo per pagare le rette dei centri estivi fino a tre settimane di frequenza dei loro figli. Ancora, abbiamo scritto ai Comuni e stiamo mettendo in piedi un’iniziativa che si collega a quella nazionale sulla carta per le famiglie, quindi stiamo tentando come Regione Emilia-Romagna di aprire delle convenzioni su base regionale, un po’ sul modello del Trentino Alto Adige, che permettano alle famiglie con questa carta di avere agevolazioni dal mondo del commercio al mondo del turismo, dal mondo delle farmacie al mondo dei trasporti. Stiamo interloquendo ad oggi con le catene di grande distribuzione per poter attivare questa carta per le famiglie che riguarda tutte le famiglie sotto ai 30 mila euro ISEE, quindi con una soglia medio-alta (non bassissima) e che finalmente va incontro alle esigenze delle nostre famiglie. Dico anche che la Regione ha aperto un tavolo di confronto, vedremo se istituzionalizzarlo o no, ma non abbiamo bisogno sempre di appesantire, con le Diocesi della regione Emilia-Romagna, con i rappresentanti delle associazioni familiari, con il terzo settore e con tutte quelle realtà che si occupano di famiglia e con loro stiamo portando avanti una serie congiunta di iniziative. Quindi si sta riempiendo, dando sostanza a quel buco del nostro welfare nazionale, un vuoto che storicamente c’è stato e di cui come Regione Emilia-Romagna non vogliamo dimenticarci. E sto personalmente lavorando molto in questo senso. Penso che tutti noi siamo interessati trasversalmente al benessere sociale delle nostre famiglie.

Infine ho proposto un emendamento di mio pugno, è l’emendamento che avete visto, su cui spero ci sia ampia convergenza, un emendamento che per la prima volta anche in Emilia-Romagna, così come avvenuto in altre regioni (noi siamo disponibili a imparare da altre realtà quando ci sono degli esempi virtuosi), dice ai Comuni (ovviamente la Regione non può obbligare, può promuovere, sollecitare) di adottare politiche di riduzione delle rette, dei contributi da parte delle famiglie anche sperimentando quello che c’è in alcune regioni, penso al Trentino, penso anche al Friuli dove c’è stata una discussione su questo, penso alla Lombardia il cosiddetto “fattore famiglia”. Tutto quello che porta ad innovare le nostre politiche di welfare, a riempire i vuoti e a dare risorse al cosiddetto “ceto medio”. Ci siamo occupati di povertà, ma non c’è solo la povertà. Che ci siano 33/35 milioni in un bilancio di 12 miliardi della Regione Emilia-Romagna sulla povertà lo ritengo il minimo sindacale, lo ritengo un assoluto. Ma c’è tutto il discorso di quella società che sta nel mezzo, che ha visto crescere le diseguaglianze durante la crisi e che ha bisogno di un sostegno da parte delle istituzioni pubbliche. Abbiamo bisogno che le famiglie facciano più figli, che le donne possano dare soddisfazione al proprio desiderio (in Italia ma anche in Emilia-Romagna il tasso di fecondità desiderato è di 2,3 figli mentre il tasso effettivo è di 1,4) ed è compito delle istituzioni pubbliche dare una spinta e non di tornare indietro. Quindi mi auguro che su un tema bello che riguarda il futuro della nostra comunità in maniera trasversale ci sia un ampio consenso. Da parte nostra continueremo a metterci ostinazione, a metterci risorse e a cercare di correggere eventuali errori, quando ne facciamo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, vicepresidente della Giunta Gualmini.

Ora apriamo la discussione sugli emendamenti. Ricordo che gli emendamenti sono: uno a firma del consigliere Tagliaferri, uno a firma dell’assessore Gualmini, uno a firma dei consiglieri Francesca Marchetti, Rancan, Calvano, Boschini, Rontini, Iotti, Rossi, Rainieri, Montalti, Bagnari, Tarasconi, Liverani e uno a firma dei consiglieri Galli, Tagliaferri, Rancan, Liverani Delmonte e Facci.

Siamo in dibattito generale.

Aveva chiesto prima la parola Francesca Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie. Due parole rispetto alla sollecitazione del collega Bertani rispetto all’ordine del giorno che è stato proposto, perché non daremo il nostro voto favorevole rispetto a questo ordine del giorno per una questione più che altro che riguarda gli impegni che ci tenevo a sottolineare. Primo perché, come già era stato annunciato, il gruppo tecnico impegnato sulla direttiva dell’accreditamento sta svolgendo un lavoro in questo momento che va a riguardare un aspetto molto importante che anche il Movimento 5 Stelle più volte aveva sollecitato: la definizione degli standard aggiuntivi e credo che fare fretta ad un lavoro che invece va ponderato e condiviso il più possibile in un ordine del giorno non ci trova convinti nemmeno rispetto allo strumento. L’altro elemento che ci porta a non dare un parere favorevole è che già i Comuni e gli enti locali oggi, attraverso il sistema degli appalti e delle convenzioni danno le risorse ai privati autorizzati, lo continueranno a fare secondo degli accordi definiti e il ruolo della Regione è sicuramente quello di continuare a dare un indirizzo importante, come già in legge, come viene rimarcato anche in questi indirizzi alla qualità e al valore dei servizi. Questo non toglie che però i beneficiari delle risorse a livello statale per legge sono date ai Comuni, alle loro forme associative e credo che sia anche poco valutato e valorizzato l’aspetto che già la Giunta aveva preso come impegno: quello di valutare di introdurre dei criteri di rendicontazione nei prossimi provvedimenti. Quindi al momento le ragioni che portano a non esprimerci in modo favorevole riguardano questo.

Approfitto anche rispetto all’emendamento presentato, come primo firmatario, dal collega Tagliaferri rispetto ai tre anni di residenza, credo che anche già creare un discrimine rispetto ai servizi in linea di principio come questo non sia propriamente corretto, ma credo che anche sul piano tecnico un emendamento di questo tipo rispetto ai tre anni possa mettere in difficoltà anche nella ridefinizione degli enti locali, quindi introdurre una questione che andrebbe a impattare su di loro all’ultimo momento senza condivisione non ci trova concordi. Mi aspetto, proprio per il valore che il collega Tagliaferri invece ha dato – è una provocazione, una battuta naturalmente – sulle politiche tariffarie l’importanza di andare incontro alle famiglie che rifletterà comunque sul voto favorevole o meno dell’emendamento di Giunta. Ci ha raggiunto il collega Rainieri, ci tengo a sottolineare e a far rimanere agli atti che l’emendamento già illustrato, purtroppo ci ha raggiunto ora ma so che ci teneva, è a mia prima firma con altri colleghi del PD e di Rancan e del collega Rainieri, perché sullo stress da lavoro correlato Rainieri tiene anche lui particolarmente, anche per le vicende di cronaca del proprio territorio.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

La parola al consigliere Galli.

 

GALLI: Grazie, presidente. Pochi minuti fa, quando l’assessore Gualmini ci ha proposto di sottoscrivere il suo emendamento di Giunta vi dico la verità che ho riscontrato con piacere sia il tentativo di coinvolgere il centrodestra unito, perché il centrodestra è unito, anche se in questi giorni magari qualche dubbio può venire, su un tema che è sempre stato del centrodestra nella sua globalità: quel concetto del quoziente familiare che molto spesso è stato dimenticato negli anni non solo qui in Emilia-Romagna, ma a livello nazionale, provocando gravi distorsioni. È evidente che avere uguale somma di denaro a disposizione di famiglie di uno o due membri o di famiglie numerose provoca una distorsione importante e noi riteniamo che sia uno dei motivi per cui le famiglie italiane si sono via via con il tempo rarefatte come numero e come quantità di componenti.

C’è un però nell’emendamento dell’assessore Gualmini, a cui noi cerchiamo di porre rimedio con un subemendamento che, nel momento in cui noi proponiamo una riconsiderazione della composizione del nucleo familiare con particolare attenzione al numero di figli minorenni, a nostro avviso, rientriamo in quella casistica che abbiamo affrontato nei precedenti punti in discussione nella giornata odierna: quella della permanenza sul territorio da un periodo più o meno lungo di tempo che noi indentifichiamo in tre anni. Correttamente l’ha fatto il collega Taruffi poco fa, come gli avevo riconosciuto, a immaginare che questo criterio potrebbe essere un criterio che avrebbe potuto bucare in altre circostanze ed è questo il motivo che ci pone con molto stupore nel momento in cui la collega Prodi vota in un modo un’ora fa e vota in modo diverso un’ora dopo. Fra l’altro con una malafede, se mi permette la collega Prodi, perché nessuno ha scritto, nessuno ha pensato, nessuno ha detto che il riferimento era al concetto di italiano. Nessuno l’ha detto! La collega Prodi forse si vergogna del concetto di Italia e di italiano, noi non ce ne vergogniamo, ma in ogni caso non l’abbiamo né detto né pensato. Noi chiediamo un criterio di residenzialità storica continuata nel comune e nell’ente locale che deve dare queste provvidenze. Ci sembra un criterio omogeneo con quello che abbiamo discusso poco fa e su quello che noi riteniamo una battaglia normale. Siamo sicuri che arriverete a questa valutazione nostra fra del tempo. Richiamavo poco fa che il Comune di Modena è arrivato a distanza di anni a chiedere la stanzialità di almeno tre anni per concedere questo tipo di punteggio per l’ISEE, il Comune di Modena ha impiegato anni, anche qui in Regione sono certo che fra qualche anno capirete come il criterio di residenzialità minima tre anni (non chiediamo una genealogia dove si va all’indietro di padre in nonno e chissà quanti anni indietro) sia necessario. Chiediamo questa modifica, questo subemendamento all’emendamento dell’assessore Gualmini, perché crediamo che sia omogeneo con quello che abbiamo votato poco fa e che sia di buon senso per provare a tutelare le famiglie residenti sul territorio, italiane e non italiane, da un periodo così corto di tempo (tre anni).

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Galli.

Consigliere Taruffi ha la parola.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Solo per specificare al consigliere Galli che da questa parte dell’Aula ci siamo astenuti sul precedente provvedimento, ci asterremo su questo e segnalo sommessamente come l’intervento del collega evidenzi un aspetto. Quando io prima richiamavo il vulnus che è stato introdotto là dove abbiamo fatto la legge sull’edilizia residenziale pubblica abbiamo inserito il vincolo di tre anni, quel vulnus ce lo porteremo dietro per i prossimi anni a venire e il consigliere Galli o chi per lui continuerà a insistere su questo punto anche fuori luogo, perché è evidente che, quando si parla di asilo nido, di iscrizione all’asilo nido, eccetera, la richiesta di per sé pare persino paradossale. A meno che non si intenda far diventare norma generale quello che nel contratto, che richiamerò da qui al prossimo anno e mezzo tutte le volte che potrò, perché credo che sia utile che quantomeno rimanga agli atti, nell’alleanza di governo – chiamiamo le cose con il loro nome – nel programma di governo di chi non si doveva mai alleare con nessun’altro e ha stabilito di allearsi con la Lega c’è scritto, ad esempio, che per le famiglie rom e i figli delle famiglie rom che non dovessero assicurare la frequenza e l’obbligo scolastico è prevista la perdita della patria potestà, mentre per una famiglia non rom che non assicurasse l’obbligo della frequenza scolastica la perdita della patria potestà non è previsto, ma solo una sanzione pecuniaria, come oggi è previsto dalla legge. Queste cose vanno chiamate con il loro nome: sono leggi razziali. Introducono un principio molto semplice: le leggi razziali che in questo Paese abbiamo già conosciuto. E io dico che a questo bisogna ribellarsi, non bisogna tacere, perché non dobbiamo aspettare che le cose diventino realtà per ribellarsi, dobbiamo denunciarlo per tempo. Di fronte alle leggi razziali si combatte, non c’è un’altra discussione e io utilizzo questo spazio e lo utilizzerò sempre per denunciare quello che sta avvenendo in questo Paese con l’accondiscendenza, il silenzio e l’accordo di chi ha fatto del punto morale una lezione a tutti per anni: l’introduzione nella nostra Repubblica principi come questo.

Io lo collego a quello che stiamo discutendo, perché – collega Galli – abbiate il coraggio di dire le cose fino in fondo: volete estendere le leggi, volete estendere questo principio, il principio che sta alla base delle leggi razziali in tutta la legislazione regionale e nazionale? Sappiate che avrete da questa parte non un’opposizione ma la ribellione morale di chi pensa che queste cose siano oltraggiose per la Repubblica democratica che noi dovremmo quota parte rappresentare. Chi tace o acconsente a queste cose fra qualche anno dovrà spiegarle, dovrà renderne conto non in un’aula, non ai cittadini in un’elezione, ma alla storia. In questo Paese questo sta avvenendo e noi, finché siamo in tempo, dobbiamo ribellarci con tutte le forze che abbiamo. E non sto facendo un ragionamento di carattere elettoralistico perché, dicendo le cose che sto dicendo, sono assolutamente consapevole di rischiare di perdere consenso, che non sono ragionamenti che incontrano il favore popolare, ma sui valori fondamentali della civiltà non si può transigere, non si fanno compromessi, perché a qualcuno che ha accusato gli altri di avere fatto inciuci, sotto-inciuci, poltrone, sotto-poltrone oggi dico che sui valori fondamentali non esistono compromessi: o si sta da una parte o si sta dall’altra. E qualcuno in questi giorni sta scegliendo di stare dalla parte delle leggi razziali. Questo va detto. E rispetto a questo non c’è discussione che tenga, c’è solo una cosa da fare: utilizzare tutte le sedi politiche, istituzionali, civili per denunciare quello che sta avvedendo in questo Paese in questi giorni, perché è intollerabile che un Ministro dell’interno dica quello che ha detto il primo giorno in cui diventa Ministro ed è intollerabile sapere che un Governo che entra oggi nel pieno delle sue funzioni abbia nel proprio programma cose come queste. Vanno denunciate e, finché si è in tempo, fermatevi! Venite via da questa cosa, perché fra qualche anno dovrete spiegarlo – non lo dico a loro, perché loro sono anni che marciano su questa cosa, che avvelenano il nostro Paese facendo non del populismo, ma della propaganda strumentalizzando la paura delle persone, quindi è tempo perso – lo dico agli altri vi state rendendo complici di una cosa di cui dovrete dare conto alla storia. Questo sta avvenendo e va denunciato, perché è ora di uscire dall’ambiguità con tutta la forza possibile. Questo va fatto. Non si tratta di destra o sinistra, si tratta di civiltà o inciviltà e rispetto alla barbarie non ci sono compromessi: si possono perdere le elezioni, non si può perdere la civiltà.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al consigliere Galli.

 

GALLI: Il collega Taruffi ha sbagliato il componimento: stavamo alla lezione di geografia, lui è entrato alla lezione di storia, un’altra materia. Stiamo parlando di due argomenti diversi, stiamo parlando di due cose talmente diverse. Hai invocato lo scontro di civiltà, hai tirato fuori non so quali mostri (le leggi razziali e quant’altro), ma non è l’argomento. Noi chiediamo per chiunque (italiano, rom, turco, cinese, emiliano, veneto) un criterio di residenzialità che, se fosse possibile, metteremo in ogni norma, in ogni argomento un punteggio di residenzialità che fra l’altro è un criterio che andrà a scemare con il tempo. Quando uno dice “ho paura di questi nuovi italiani”, in realtà più gli anni passano più ci saranno nuovi italiani a cui questa regola varrà sempre meno. Quindi è un criterio di tutela di chiunque è sul territorio: italiano di nascita, italiano di seconda generazione, italiano che è appena arrivato. Non cambia nulla.

L’intervento di Taruffi è totalmente fuori fase, noi chiediamo un criterio che dovrebbe valere per ogni tipo di intervento: che sia una casa, che sia un asilo, che sia una retta scontata, un criterio di tre anni per evitare la transumanza tra un Comune e l’altro, per evitare che chi ha dei bambini, è nato e vissuto su un territorio venga scavalcato da quello che è arrivato il giorno prima. Tutto qui. Tutto l’intervento di Taruffi è totalmente fuori banco.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Galli.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Intervengo nel merito perché la digressione di Taruffi mi poteva ispirare tante considerazioni, ma rimaniamo sulla dichiarazione di voto. L’unica cosa che mi permetto di segnalare che Taruffi dice “venite via, non fate queste cose, eccetera”, c’è da dire che lui non è al governo perché sono stati gli italiani a non mandarcelo. Quindi noi non verremo via, ma tu invece non ci puoi andare perché le tue idee gli italiani non le condividono. Prima cosa.

Restando nel merito noi abbiamo sollecitato in Commissione, infatti non siamo ancora intervenuti, perché in Commissione abbiamo sollecitato la questione dello stress da lavoro correlato, che è stata colta da parte della Giunta, quindi ringrazio l’assessore Gualmini, e dalla collega Marchetti che è stata fondamentalmente poi inserita nel provvedimento, perché crediamo che sia una disposizione realmente importante e che troppe volte possa sfociare in comportamenti errati da parte di troppe persone all’interno di queste strutture, e non solo. Difatti l’idea potrebbe essere quella di aumentare le misure anti-stress da lavoro correlato anche in tantissime altre disposizioni che possono essere previste in tanti ambiti, oltre che negli asili anche in tutti gli altri ambiti che i nostri servizi sociali sono portati a compiere e a considerare. Voteremo favorevolmente all’emendamento che abbiamo sottoscritto e abbiamo anche sollecitato in Commissione.

Devo dire che però non posso trovarmi d’accordo con l’emendamento presentato dall’assessore Gualmini, come già stato anche anticipato precedentemente da alcuni colleghi del centrodestra, che ringrazio perché abbiamo firmato insieme questo emendamento (credo che possa essere funzionale). Se da una parte siamo d’accordo con il fattore famiglia, perché dobbiamo incentivare quelle che sono tutte le politiche atte alla creazione di famiglia da parte dei nostri cittadini, quindi politiche per la famiglia e per l’incremento dei figli a carico delle nostre famiglie, certo però dobbiamo porre attenzione particolare ai cittadini che risiedono da più tempo nella nostra regione. E qui non si tratta di leggi razziali, si tratta di buonsenso. Ecco perché l’emendamento che è stato sottoscritto va nella direzione proprio di considerare prima la nostra gente e chi risiede da più tempo e quindi che ha contribuito per più tempo alla creazione e al mantenimento della nostra società. Quindi convintamente voteremo l’emendamento che chiede i tre anni di residenza per quanto riguarda l’accesso e composizione della contribuzione differenziata, ma non potremo votare l’emendamento presentato dall’assessore Gualmini, sul quale ci asterremo. Ovviamente, se il nostro emendamento verrà accolto, la nostra linea politica sull’emendamento potrà cambiare. Se no questo potrebbe inficiare tutta la votazione su tutto il provvedimento e quindi ci troveremmo costretti a non poter votare il provvedimento generale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Sostituisco, nelle funzioni di scrutatrice, la consigliera Lori con la consigliera Tarasconi.

Se nessun altro consigliere chiede di parlare in dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, del subemendamento 4 all’emendamento 2, a firma dei consiglieri Galli, Tagliaferri, Rancan, Liverani, Facci, Delmonte.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 4 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma della vicepresidente della Giunta Gualmini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a prima firma della consigliera Francesca Marchetti e altri.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è accolto.

 

(brusio in Aula)

 

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 6462/1 (oggetto 6628), a firma della consigliera Sensoli.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 6462/1 (oggetto 6628) è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la delibera oggetto 6462.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La delibera oggetto 6462 è approvata.

 

OGGETTO 6491

Delibera: «Piano regionale per la lotta alla povertà 2018-2020 ai sensi del Decreto legislativo 147/2017.» (Proposta della Giunta regionale del 7 maggio 2018, n. 660) (157)

(Discussione)

(Ordine del giorno 6491/1 oggetto 6631 - Presentazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo quindi all’oggetto 6491, proposta recante: «Piano regionale per la lotta alla povertà 2018-2020 ai sensi del decreto legislativo 147/2017» (delibera di Giunta n. 660 del 07/05/2018).

La Commissione “Politiche per la salute e Politiche sociali” ha espresso parere favorevole nella seduta del 29 maggio 2018 con la seguente votazione: 30 voti a favore, nessun contrario e 1 astenuto, apportando modifiche al testo.

Su tale oggetto è stato presentato l’ordine del giorno 6491/1 (oggetto 6631), a firma dei consiglieri Caliandro, Taruffi, Prodi, Bessi, Pruccoli, Bagnari, Campedelli, Rontini, Mori, Mumolo, Calvano, Torri, Rossi, Sabattini, Lori, Marchetti Francesca, Soncini, Benati, Serri, Tarasconi e Zappaterra.

È aperta la discussione generale.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Abbiamo rimarcato nella giornata di ieri e ci troviamo, per la calendarizzazione dei lavori d’Aula di oggi, quello che è il tema di questa stagione politica e amministrativa: il tema della povertà. Questa Regione ha fatto la scelta, amministrativa e politica, di mettere in piedi un piano per la lotta alla povertà. Lo ha fatto in una cornice in cui ha stanziato oltre 231 milioni di euro, perché pensiamo che la lotta alla povertà si possa svolgere in tanti modi. Abbiamo in realtà tre misure che caratterizzano il nostro impegno. Non v’è dubbio che la prima sia proprio la legge che ieri abbiamo approvato, quella che ha introdotto per la prima volta in Italia il reddito minimo. Lo abbiamo fatto perché pensiamo, siamo convinti che vada riaffermata in questo Paese la tutela degli ultimi e che vada riaffermata in questo Paese la necessità di una connessione tra ciò che fa la politica e qual è il disagio sociale. Il nostro provvedimento in buona sostanza è un provvedimento che stabilisce che da oggi la povertà è un livello essenziale da tutelare per la dignità delle persone, indistintamente dall’ordine e grado di distribuzione geografica e della nascita. È un principio universalistico intorno al quale il secondo dei criteri che è stato utilizzato dal patto è senza dubbio il reddito introdotto dal Governo nazionale, il reddito di inclusione sociale, anch’esso figlio di una trasformazione legislativa che ha attinto dal nostro provvedimento regionale l’applicazione del modello universalistico. Ricorderete infatti come il SIA, originariamente voluto dal governo Monti, si sia progressivamente trasformato, attraverso il provvedimento del governo Gentiloni, in una misura che si sovrappone al nostro reddito di solidarietà e in quella sovrapposizione c’è la riaffermazione dell’universalità dei diritti di chi può accedere, quando versa in uno stato di povertà assoluta. Poi c’è il terzo provvedimento che abbiamo voluto dal 2015 (la legge n. 14), in cui si distingue la fragilità dalla povertà. Abbiamo detto che per le persone fragili occorrono dei rafforzamenti di interventi della ricollocazione lavorativa, proprio perché quella fragilità deriva da una impossibilità ad accedere ad un lavoro normale come tutti gli altri e quindi ci facciamo carico delle persone che hanno diversa possibilità di accedere al mercato del lavoro.

Sono tre misure che raccontano l’idea di quanto sia essenziale la lotta della povertà in questa regione. Una lotta importante, una lotta che ha segnato uno spartiacque politico irreversibile e siamo contenti che molti l’abbiano capito e ci auguriamo che anche quest’Aula abbia la responsabilità di capirlo. Ora è di ogni evidenza che la Regione integra quello che ha fatto il Governo nazionale e lo integra con le risorse che è disposta a fornire, senza creare quello che una legislazione disarticolata potrebbe fare.

Vengo al dunque, caro presidente. Penso che sia venuto il momento in questa Regione di guardarci tutti allo specchio e di dirci qual è la nostra vocazione. Memore del dibattito di ieri, la maggioranza, il centrosinistra di questa Regione vuole offrire alla discussione di questa Assemblea la possibilità di redimersi circa la divaricazione rispetto a chi deve fruire delle risorse e chiediamo anche, ci rivolgiamo direttamente all’“avvocato del popolo” (al presidente Conte) di farsi responsabile della fame di questo popolo italiano che ha quindici milioni di persone che vivono in uno stato di povertà relativa. Noi chiediamo, con il nostro ordine del giorno, alla Giunta di rivolgersi al Parlamento e al Governo perché vi sia la rapida approvazione di misure di lotta alla povertà che abbiano una portata universalistica, come è previsto dal reddito di solidarietà in Emilia-Romagna.  Misure vincolate comunque ad un percorso di reinserimento lavorativo, sociale e volte a consentire ai beneficiari il superamento della soglia di povertà relativa. Noi vogliamo che le persone povere possano smettere di essere tali. Chiediamo al Parlamento e al Governo di incrementare immediatamente il REI (reddito di inserimento) per garantire che le persone che versano in uno stato di povertà relativa possano avere un’immediata risposta rispetto alle loro condizioni. Noi chiediamo, caro “avvocato del popolo”, l’adempimento del contratto che avete sottoscritto con il vostro elettorato, perché pensiamo che di fronte a questa sfida possiate seguire un modello utile (quello che abbiamo fatto).  Ci auguriamo di non essere di fronte all’ennesimo teatrino, perché quello sì scatenerebbe la reazione del popolo, ma quello vero, non quello raccontato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente. Sull’ordine dei lavori, volevo capire, visto che siamo quasi alle 13,00 e, visto che l’intervento potrebbe durare anche dieci minuti, quindi sforerei l’orario di chiusura, chiedo se è intenzione di sospendere l’Aula e poi rifissarla...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Se lei vuol parlare dieci minuti, noi siamo felici di ascoltarla e sforiamo anche le 13,00, fino a che lei abbia modo di utilizzare tutto il tempo necessario. Se tra i capigruppo intercorre un accordo per andare avanti a oltranza, bene, altrimenti io devo, dopo il suo intervento, sospendere l’Aula e riprenderla alle 14,00, come da programma.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente, della spiegazione, è stato molto chiaro. Le chiedevo anche questo, sempre sull’ordine dei lavori, la risoluzione che è stata presentata dal Partito Democratico è stata inserita all’ordine del giorno odierno?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Stiamo parlando dell’oggetto...

 

POMPIGNOLI: È stata abbinata a questo oggetto?

 

PRESIDENTE (Rainieri): La /1, a prima firma Caliandro e poi tutti gli altri del PD, è stata inserita all’oggetto 6491. Chiedo scusa, consigliere Taruffi, anche l’estrema sinistra ha messo la firma in questa risoluzione e comunque, se vuole, glieli leggo.

 

POMPIGNOLI: Rammentavo, presidente, che, dal punto di vista del Regolamento, debba essere abbinata attraverso un ordine del giorno e non attraverso una risoluzione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): È un ordine del giorno collegato alla proposta oggetto 6491, come più volte abbiamo fatto in quest’Aula...

 

POMPIGNOLI: A me non sembrava un ordine del giorno...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Io la ascolto attentamente: se ha altre domande da pormi, le rispondo...

 

POMPIGNOLI: Era sull’ordine dei lavori per avere dei chiarimenti su quelli che sono...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Adesso le lascio i suoi dieci minuti, se vuole, se no sospendo, se vuole intervenire oggi pomeriggio. Se lei ritiene di dover intervenire oggi pomeriggio. Per essere più tranquillo e preparare meglio il suo intervento...

 

POMPIGNOLI: Io le chiedevo una sospensione per ovviamente riprendere la discussione su questo argomento nella seduta pomeridiana.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Benissimo! Da Regolamento è questo.

Il consigliere Caliandro immagino sull’ordine dei lavori o vuole intervenire anche lei sul procedimento?

 

CALIANDRO: Presidente, la mia ingenuità certe volte mi porta a delle domande molto franche, mi chiedo se il consigliere Pompignoli si sia confrontato con il suo capogruppo Fabbri, con il quale c’eravamo accordati per andare avanti a oltranza per finire i lavori in questa mattinata. Mi rendo conto che c’è un cortocircuito della maggioranza di governo che attende evidentemente un’email, un segnale da Roma, spero che l’“avvocato del popolo” vi chiami e vi autorizzi a votare qualcosa che avete sottoscritto. Poi ci sono anche altri che lo hanno sottoscritto quel provvedimento che potrebbero sentirsi liberi. Fate quello che vi pare, ma smettiamola con la commedia, votiamo a favore della povertà e cerchiamo di superarla, impegniamoci tutti. Sapete cosa potete fare? Potete dire che finanziate quello che avete detto che avreste finanziato e noi vi sosterremo, se lo fate. Però, se non avete questo coraggio, fate come Don Abbondio, fate come vi pare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliere Bertani immagino sull’ordine dei lavori, prego.

 

BERTANI: Certamente, presidente. Intanto per capire, visto che oggi il nostro capogruppo non è presente, con chi del Movimento 5 Stelle si sia confrontato il capogruppo del PD. Inoltre chiederei alla Presidenza di chiedere il rispetto istituzionale in quest’Aula, perché continuare a riferirsi al capo del Governo in modo ironico come “avvocato del popolo”...

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Scusatemi. Il consigliere Bertani ha diritto di fare il proprio intervento e di dire quello che ritiene di dover dire. I consiglieri, a patto che qualcuno non si uccida prima, durante la movimentata seduta, hanno il dovere di ascoltare l’intervento del collega. Quindi vi chiedo gentilmente di stare in silenzio, grazie.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Invitavo al rispetto istituzionale di riferirsi al presidente del Consiglio che oggi riceve la fiducia.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Volevo dire che anche io non sono stato interpellato sul fatto di andare avanti nei lavori o meno, quindi questa pantomima finiamola lì, interrompiamo i lavori e li riprendiamo a tempo debito. O rispettiamo queste cose qui o altrimenti, se si decide, si fa una riunione, si considera anche il capogruppo, anche quelli che sono da soli e che pertanto non possono litigare con nessuno, se non con se stessi e quindi non litigano normalmente, si considerano e si prendono delle decisioni. Non è che decide il PD insieme a chicchessia, decidono i capigruppo semmai.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Tagliaferri.

Consigliere Taruffi sull’ordine dei lavori, prego.

 

TARUFFI: Presidente, adesso sarà mia cura verificare il verbale dell’ultima riunione dei capigruppo, laddove si era definito che saremmo andati avanti, in caso di necessità, fino alle 14,00 oggi (fino a chiusura dei lavori), visto che l’ordine dei lavori ci avrebbe probabilmente portato esattamente alla situazione in cui siamo. Ricordo di averlo posto io direttamente intervenendo alla conferenza dei capigruppo. Se il consigliere Tagliaferri non ascolta, perché ritiene che io sia chicchessia, è un problema suo, non mio. Quindi la mia proposta è andiamo avanti così come avevamo detto nella conferenza dei capigruppo. Almeno io ricordo distintamente questo. Sarà mia cura verificare il verbale.

Chiudo dicendo al consigliere Bertani che o il presidente del Consiglio si rispetta sempre o non si rispetta a corrente alternata, nel senso che l’istituzione presidente del Consiglio va rispettata sempre, non solo quando lo si vota in Parlamento. Altrimenti si è poco seri. Lo dico io che non ho votato il presidente del Consiglio attuale, non ho sostenuto il presidente del Consiglio precedente, però, siccome la Costituzione la difendo non a giorni alterni, ma tutti i giorni, so che il presidente del Consiglio è il presidente del Consiglio della Repubblica sempre, anche quando non lo si condivide.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, Taruffi.

Consigliere Caliandro, immagino sull’ordine dei lavori, prego.

 

CALIANDRO: Solo perché, avendo la massima fiducia nella Presidenza, so che, se quello che ha segnalato il consigliere Taruffi corrisponde a verità, lei ci farà lavorare fino alle 14,00 così come negli intendimenti, quindi fate la verifica voi e non rimettiamo nelle mani di una verifica postuma la chiusura dei lavori dell’Aula. Fermo restando che io capisco che ci possa essere imbarazzo su un provvedimento che rischia di imbarazzare, ma noi pensiamo che la lotta alla povertà non dovrebbe imbarazzare nessuno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Io la ringrazio per la fiducia riposta nella Presidenza, però – come lei avrà letto – nella convocazione, così come nell’ultima riunione dei capigruppo si era detto di finire i lavori, ma comunque con la convocazione anche eventualmente nel pomeriggio. Se si fossero finiti i lavori prima delle 17, si sarebbe naturalmente interrotto, visto che non abbiamo inserito le risoluzioni in quel momento. Oppure si sarebbe andati oltre le 17 nel caso in cui ci fosse stata la necessità di andare avanti.

A questo punto, visto che non ho più interventi, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14. Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,04

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Fabrizio BENATI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Emma PETITTI, Sergio VENTURI e i consiglieri Gian Luigi MOLINARI, Silvia PICCININI, Valentina RAVAIOLI, Raffaella SENSOLI e Paolo ZOFFOLI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 6461 “Delibera: «Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 613)” (154)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Tagliaferri:

«A pagina 10 di 26, dell’allegato 1 “Requisiti per accesso e la permanenza negli alloggi ERP e metodologia per la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di ERP”, al punto 1, l’ultimo paragrafo relativo alla lettera a), recante “Al fine della permanenza nell’alloggio ERP la condizione di cui alla lettera a.6) si ritiene soddisfatta qualora il soggetto regolarmente soggiornante, in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale, sia inserito in un percorso di politiche attive per il lavoro, attestato dai servizi competenti.” è soppresso.»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Tagliaferri:

«A pagina 11 di 26, dell’allegato 1 “Requisiti per accesso e la permanenza negli alloggi ERP e metodologia per la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di ERP”, al punto 1, lettera b.1), le parole “almeno 3 anni” sono così modificate “almeno cinque anni”.»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Tagliaferri:

«A pagina 12 di 26, dopo la diciassettesima riga, dell’allegato 1 “Requisiti per accesso e la permanenza negli alloggi ERP e metodologia per la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi ERP”, è integrato il seguente periodo “Per i cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea, regolarmente soggiornanti in Italia, il requisito dell’impossidenza è documentato ai sensi dell’articolo 2 del D.P.R. 31 agosto 1999, n. 394, e dell’articolo 3, comma 4, del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445”.»

(Respinto)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Tagliaferri:

«A pagina 12 di 26, dopo la dodicesima riga, dell’allegato 1 “Requisiti per accesso e la permanenza negli alloggi ERP e metodologia per la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di ERP”, le parole “la titolarità dei diritti sopra indicati è rilevabile dalla documentazione fiscale o dalla dichiarazione ISEE presentate” sono così modificate “il requisito dell’impossidenza di cui alla lettera c.1) andrà attestato tramite apposita dichiarazione ai sensi del D.P.R. n. 445/2000”.»

(Respinto)

 

Emendamento 5, a firma del consigliere Tagliaferri:

«All’allegato 1 “Requisiti per accesso e la permanenza negli alloggi ERP e metodologia per la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di ERP”, pagina 11 di 26, punto 1, dopo la lettera b.2), il paragrafo recante “Il soggetto che ha la residenza e la sede dell’attività lavorativa in due Comuni distinti può fare due domande di assegnazione di alloggio ERP, una nel Comune in cui risiede, l’altra nel Comune in cui svolge l’attività lavorativa.” è così modificato “Il soggetto che ha la residenza e la sede dell’attività lavorativa in due Comuni distinti, deposita un’unica domanda ai fini dell’assegnazione dell’alloggio ERP optando se presentarla nel Comune in cui risiede oppure nel Comune in cui svolge l’attività lavorativa.”»

(Respinto)

 

Emendamento 6, a firma del consigliere Daniele Marchetti:

«A pagina 11 di 26 al punto b.1 si sostituisce il numero 3 con il numero 5.»

(Respinto)

 

Emendamento 7, a firma del consigliere Daniele Marchetti:

«A pagina 11 di 26 nel primo punto di “Disposizioni specifiche per soggetto iscritto all’AIRE” si sostituisce il numero 3 con il numero 5.»

(Respinto)

 

Emendamento 8, a firma del consigliere Daniele Marchetti:

«A pagina 12 di 26 al secondo capoverso della lettera c dopo le parole “del D.P.R. n. 445/2000”. si aggiunge:

-          Per tutti i cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea si applica il comma 4 dell’articolo 3 del “Decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445”.»

(Respinto)

 

Emendamento 9, a firma del consigliere Daniele Marchetti:

«A pagina 19 di 26 al punto 1 della lettera h al titolo “Per mutamento delle condizioni oggettive dell’alloggio” si aggiungono le parole:

-          o interventi di autorecupero.

e si aggiunge il seguente capoverso:

-          Gli inquilini di alloggi ERP, che intendono svolgere interventi di autorecupero su parti degli alloggi a loro assegnati, per garantire un’adeguata manutenzione, hanno diritto ad una detrazione sul canone di locazione.

-          La Giunta regionale definisce un apposito disciplinare tecnico con gli interventi ammessi e relative detrazioni.»

(Respinto)

 

Emendamento 10, a firma della consigliera Piccinini:

«Nell’allegato 1 alla delibera oggetto 6461, nell’ultimo paragrafo del punto 1.a), le parole:

“attestato dai servizi competenti:

sono sostituite dalle seguenti:

“ovvero la disponibilità del soggetto all’espletamento di attività utili alla collettività, da svolgere presso gli Enti locali o altri enti pubblici o privati compatibilmente con le sue capacità, attestato dai servizi competenti. L’eventuale rifiuto senza giustificato motivo di una congrua offerta di lavoro o all’esecuzione di lavori di utilità sociale che non superino le 4 ore giornaliere, nell’ambito di due giornate settimanali, comporta la perdita del presente requisito utile per la permanenza nell’alloggio anche mediante strumenti informatici.”»

(Respinto)

 

Emendamento 11, a firma della consigliera Piccinini:

«Nell’allegato 1 alla delibera oggetto 6461, nel punto 1.b) dopo il paragrafo b.2 è inserito il testo seguente:

Ai fini del presente provvedimento si intende per attività lavorativa stabile quella che determina il percepimento di redditi da lavoro tali da superare il limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione.»

(Respinto)

 

Emendamento 12, a firma della consigliera Piccinini:

«Nel secondo paragrafo del punto c.1) dopo le parole:

“rilevabile dalla documentazione fiscale e dalla dichiarazione ISEE presentate”

è inserito il testo seguente:

“. Nel caso di cittadini stranieri l’assenza della titolarità di diritti relativi ad alloggi nel paese di provenienza deve essere documentata mediante certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero, corredati di traduzione in lingua italiana autenticata dall’autorità consolare italiana, che ne attesta la conformità all’originale.»

(Respinto)

 

Emendamento 13, a firma del consigliere Galli:

«Al titolo 1 “Requisiti per l’accesso e la permanenza negli alloggi di ERP (art. 15, comma 1 e 2, L.R. n. 24 del 2001)” lettera b “Residenza o sede dell’attività lavorativa” al punto b.1 le parole

“da almeno 3 anni” sono sostituite con le seguenti “da almeno 5 anni”.»

(Respinto)

 

Emendamento 14, a firma del consigliere Galli:

«Al punto b) “Residenza o sede dell’attività lavorativa” la seguente frase è cassata:

“I Comuni nei propri regolamenti, ai sensi dell’art. 25, comma 3, lettera b), della L.R. n. 24/2001 e s.m.i., possono incentivare nuclei con anzianità di residenza o attività lavorativa maggiori attraverso l’attribuzione di specifici punteggi”.»

(Ritirato)

 

Emendamento 15, a firma del consigliere Galli:

«Al punto f “Regolamenti comunali” è aggiunto il seguente paragrafo:

“5. Nei propri regolamenti i Comuni introducono il criterio del punteggio crescente al superamento del quinto e fino al ventesimo anno di residenza o di attività lavorativa stabile nel Comune presso il quale si presenta la domanda.”»

(Respinto)

 

Emendamento 16, a firma del consigliere Galli:

«Alla lettera c “Limiti alla titolarità di diritti reali su beni immobili” punto c.1) il paragrafo

c.1) I componenti il nucleo avente diritto non devono essere titolari, complessivamente, di una quota superiore al 50% di diritto di proprietà, usufrutto o abitazione sul medesimo alloggio, ovunque ubicato ed adeguato alle esigenze del nucleo familiare ai sensi del D.M. 5 luglio 1975. Per tutti i richiedenti, la titolarità dei diritti sopra indicati è rilevabile dalla documentazione fiscale e dalla dichiarazione ISEE presentate, restando nella facoltà dei Comuni disporre eventuali altre forme di controllo. L’omessa dichiarazione della titolarità di tali diritti è sanzionabile ai sensi dell’art. 76 del D.P.R. n. 445/2000.

è sostituito da

“I componenti il nucleo avente diritto

-          non devono essere titolari di diritti di proprietà, usufrutto e uso e abitazione su immobili ad uso abitativo ovunque ubicati;

-          non devono essere destinatari di provvedimento di annullamento o di decadenza dell’assegnazione di un alloggio ERP per morosità salvo che il debito conseguente a morosità sia stato estinto prima della data di presentazione della domanda;

-          non devono essersi resi responsabili di occupazione abusiva di alloggi di ERP nonché di occupazioni non autorizzate secondo quanto disposto dalla normativa in materia.

Per tutti i richiedenti, l’assenza di titolarità dei diritti sopra indicati è rilevabile dalla documentazione fiscale e dalla dichiarazione ISEE presentate, restando nella facoltà dei Comuni disporre eventuali altre forme di controllo. L’omessa dichiarazione della titolarità di tali diritti è sanzionabile ai sensi dell’art. 76 del D.P.R. n. 445/2000. I cittadini di Paesi extra UE sono inoltre tenuti a produrre documentazione ufficiale, rilasciata dal Pese di origine, dall’ambasciata o da rappresentanze consolari attraverso traduzione giurata attestante l’assenza di titolarità dei suddetti diritti da allegarsi all’atto di presentazione della domanda.”»

(Respinto)

 

Emendamento 17, a firma del consigliere Galli:

«Al punto b “Residenza o sede dell’attività lavorativa” il seguente periodo:

“il soggetto iscritto all’AIRE può fare domanda presso il Comune in cui è iscritto, purché possa dimostrare la residenza anagrafica nell’ambito territoriale regionale per almeno 3 anni, anche non continuativi;

è così modificato: “il soggetto iscritto all’AIRE può fare domanda presso il Comune in cui è iscritto, purché posa dimostrare la residenza anagrafica nell’ambito territoriale regionale per almeno 5 anni continuativi.”»

(Respinto)

 

OGGETTO 5883 “Risoluzione per impegnare il Presidente e la Giunta regionale a valutare, in sede di revisione della legge regionale 24/2001 (Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo), l'inserimento di clausole che diano la possibilità al singolo Comune di applicare le procedure previste dal comma 4 dell'articolo 3 del DPR 445/2000. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Pompignoli, Fabbri, Bargi, Delmonte, Pettazzoni, Rainieri, Liverani, Rancan”

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Daniele Marchetti:

«Nei “Visti”, dopo il secondo capoverso, è aggiunto il seguente:

-          la DGR n. 613 del 2/5/2018 “Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica” che, nelle intenzioni, interverrebbe per sintetizzare in un unico testo il quadro normativo relativo ai requisiti per l’accesso e la permanenza negli alloggi ERP e la metodologia per la determinazione del canone di locazione degli stessi;»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Daniele Marchetti:

«Il dispositivo finale è sostituito dal seguente:

-          a modificare con urgenza la DGR n. 613 del 2/5/2018 “Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica”, assegnando un ruolo ispettivo all’autorità regionale, uniformando la natura dei controlli in capo ai Comuni e inserendo, in modo chiaro e inequivocabile, le clausole e le procedure previste dal comma 4 dell’art. 3 del D.P.R. 445/2000 tra i requisiti per l’accesso e la permanenza negli alloggi ERP.»

(Respinto)

 

OGGETTO 6462 “Delibera: «Indirizzi di programmazione degli interventi per il consolidamento e la qualificazione del sistema integrato dei servizi educativi per l’infanzia per i bambini in età 0-3 anni con un progressivo orientamento alla creazione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai 6 anni. Triennio 2018-2019-2020» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 614)” (156)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Tagliaferri:

«A pagina 9 di 21, punto 6. del meccanismo deliberativo, ultima riga, le parole “, fino al 10%” sono soppresse.»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma dell’assessore Gualmini:

«Nel deliberato, dopo il punto 4, è inserito il seguente punto 5:

“5. Di stabilire che, in relazione all’accesso ai servizi educativi e alla contribuzione ai costi, in applicazione di quanto previsto all’art. 6, comma 5, lettera b) della L.R. 19/2016, gli Enti locali e i gestori dei servizi educativi per l’infanzia possono sperimentare forme di contribuzione differenziata e sconti sulle rette che tengano in particolare considerazione la composizione del nucleo familiare, con particolare attenzione al numero dei figli minorenni a carico, anche con riferimento a esperienze relative al cosiddetto “fattore famiglia”.”»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Francesca Marchetti, Rainieri, Rancan, Montalti, Calvano, Bagnari, Boschini, Tarasconi, Rontini, Iotti, Rossi, Liverani e Soncini:

«Nell’Allegato, all’Obiettivo 1 “Consolidare e qualificare il sistema integrato dei servizi educativi per la prima infanzia – L.R. 19/2016”, nei “Criteri di ripartizione delle risorse per la qualificazione dei servizi educativi, anche in relazione al percorso di valutazione della qualità, agli Enti locali e loro forme associative”, al secondo alinea relativo alla formazione permanente degli operatori dei servizi educativi, dopo le parole “condizioni imprescindibili che determinano la qualità del servizio” sono aggiunte le parole “, anche con riferimento alla prevenzione dello stress lavoro correlato.”»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma dei consiglieri Galli, Tagliaferri, Rancan, Delmonte, Liverani e Facci:

«All’emendamento 2 dopo “Fattore famiglia” aggiungere “purché siano residenti sul territorio dell’ente locale di riferimento da almeno 3 anni”.»

(Respinto)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera - Soncini

Taruffi - Torri

 

 

Espandi Indice