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192.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 10 LUGLIO 2018

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 6535

Interpellanza per sapere se la Giunta ritenga di promuovere, da parte di ARPAE, una campagna di monitoraggio e caratterizzazione completa delle matrici ambientali potenzialmente compromesse, sul sito dell’azienda IRMA srl, in via Arsa Pega per arrivare ad una azione di messa in sicurezza. A firma della consigliera Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (M5S)

GAZZOLO, assessore

GIBERTONI (M5S)

 

OGGETTO 6049

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Norme in materia di finanziamento, programmazione, controllo delle Aziende sanitarie e Gestione sanitaria accentrata» (88)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 6049/1 oggetto 6808 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6800 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (SI)

GIBERTONI (M5S)

ALLEVA (Altra ER)

BESSI (PD)

 

Inversione dell’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 6601

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Lama Mocogno e Montecreto in provincia di Modena»

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 6765

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Lama Mocogno e Montecreto in provincia di Modena”. (Proposta della relatrice consigliera Luciana Serri su mandato della Commissione I).» (161)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

SERRI, relatrice della Commissione

BARGI, relatore di minoranza

GALLI (FI)

BONACCINI, presidente della Giunta

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (M5S)

CALIANDRO (PD)

GIBERTONI (M5S)

SERRI (PD)

BARGI (LN)

GIBERTONI (M5S)

 

Inversione dell’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 6182

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna»

(Relazione della Commissione)

 

OGGETTO 6760

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna”. (Proposta del relatore consigliere Giuseppe Paruolo su mandato della Commissione I)». (162)

(Risoluzioni oggetti 6775 - 6804 - 6805 - Presentazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PARUOLO, relatore della Commissione

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 6049

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,31

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la centonovantaduesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Ha comunicato di non partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno, la consigliera Zappaterra. Hanno inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta la presidente dell’Assemblea legislativa Saliera, i consiglieri Cardinali, Poli, Sassi, Sensoli, Tagliaferri e gli assessori Costi e Donini.

 

Svolgimento di interpellanza

 

OGGETTO 6535

Interpellanza per sapere se la Giunta ritenga di promuovere, da parte di ARPAE, una campagna di monitoraggio e caratterizzazione completa delle matrici ambientali potenzialmente compromesse, sul sito dell’azienda IRMA srl, in via Arsa Pega per arrivare ad una azione di messa in sicurezza. A firma della consigliera Gibertoni

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Iniziamo i lavori con le interpellanze. Le interpellanze oggetti 6426, 6534 e 6557 sono rinviate.

Passiamo, quindi, all’oggetto 6535, interpellanza per sapere se la Giunta ritenga di promuovere, da parte di ARPAE, una campagna di monitoraggio e caratterizzazione completa delle matrici ambientali potenzialmente compromesse, sul sito dell’azienda IRMA srl, in via Arsa Pega, per arrivare ad un’azione di messa in sicurezza. A firma della consigliera Gibertoni.

Prego, consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. L’interpellanza che riguarda l’azienda IRMA è legata anche ad una serie di notizie che ci sono giunte abbastanza preoccupanti e che si trascinano da molti mesi anche sulla stampa locale, dove sono presenti i resoconti dettagliati sull’intricata vicenda che addirittura andrebbe avanti dal 2000, legata alla presenza di grandi cumuli di rifiuti a cielo aperto che ha visto contrapposti in sede giurisdizionale e amministrativa Comune e rappresentanti legali della società IRMA, situata in via Arsa Pega, quel sottile lembo di strada che collega il Bettolino di Foce al Mezzano. Si rileva come in quell’area nelle valli del Mezzano si sia verificata una situazione di degrado, di abbandono di rifiuti provenienti dalla lavorazione di fibre di diversa natura, con quantità imprecisate di rifiuti di vario genere che risultano accatastati tanto all’interno dell’area recintata dell’ex azienda IRMA, quanto sul lato opposto dove permangono in stato di evidente degrado vecchi capannoni.

È notizia di qualche settimana fa come, mentre l’azienda dichiarava che c’erano soltanto concimi azotati o comunque dei fertilizzanti, invece ci fosse un lungo elenco di rifiuti pericolosi e non: in tutto 130 mila metri cubi di materiale inquinante stoccato abusivamente in una discarica nelle valli di Comacchio in piena area Natura 2000. Per questo un imprenditore è stato condannato a due anni di reclusione, due anni di arresto e 2 mila euro di ammenda e una delle sue società condannata al pagamento di più di 100 mila euro di multa. Al momento dell’apposizione dei sigilli da parte degli inquirenti, a metà luglio 2013, anziché solo concimi fertilizzanti in quello stesso sito delle valli di Comacchio c’erano 130 mila metri cubi di rifiuti in parte ancora conservati dentro ex concimaie in cemento ammassati in cumuli alti fino a sei metri, oppure interrati in buche nel terreno profonde fino a tre metri senza protezioni di sorta, senza barriere, tanto che si erano generati anche dei ruscellamenti di percolato che in parte era finito nelle acque superficiali. Dagli atti emergerebbe l’enorme quantità e varietà di rifiuti stoccati: materiale tessile frammisto a fibre sintetiche, plastica, legno, bottiglie, bombolette spray, rocchetti, metallo, pelle, poliuretano, gessi, eccetera, scorie di processi di combustione con concentrazioni elevate di metalli pesanti e cromo esavalente superiore di venticinque volte il limite normativo imposto per i fertilizzanti, fusti e taniche di olio esausto, batterie per autoveicoli.

Oltre a ciò sarebbe stato realizzato un collegamento, sempre presso la zona di questa ex azienda IRMA, senza autorizzazione con la vasca di accumulo delle acque di dilavamento posta all’interno di un capannone e un fosso interpoderale inserito nella rete idrica superficiale, realizzando così uno scarico abusivo senza alcun sistema di trattamento di depurazione delle acque meteoriche e di dilavamento delle superfici. Non ci si era neppure conformati all’ordinanza del sindaco di Comacchio che nel 2014 imponeva di mettere delle coperture. Per i reati ambientali la pena decisa dal giudice è stata quella di due anni di arresto e 2 mila euro di ammenda per il rappresentante legale dell’azienda, con sanzione di più di 100 mila euro in capo all’azienda stessa e reclusione per aver violato i sigilli nel novembre 2013, quando si sarebbe recato nell’area posta sotto sequestro effettuando lavori di movimentazione del terreno, di sbancamento di una parte degli accumuli e di realizzazione di piccoli argini di contenimento e realizzazione di canalette per scaricare questo percolato, compromettendo così le finalità di preservazione proprie del sequestro. Su questo, perché ci sembra evidente la situazione di pericolo contingente e di pericolo immediato sia per l’ambiente sia per la pubblica incolumità, chiediamo il parere dell’Assessorato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

La parola all’assessore Gazzolo.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. Il sito di Comacchio in via Arsa Pega, 3/6, ove ha sede la ditta IRMA srl, è stato per anni oggetto di sopralluoghi da parte del personale del Servizio territoriale della Sezione di Ferrara effettuati sia a seguito di specifiche segnalazioni di inconvenienti ambientali, sia seguito di interventi in vigilanza e ispezione finalizzati al controllo delle attività produttive del territorio. La ditta nel tempo è stata oggetto di numerose segnalazioni, sopralluoghi, campionamenti e comunicazioni tra gli enti con l’autorità giudiziaria. I procedimenti penali in un primo tempo si sono conclusi con sentenze a favore del legale rappresentante della ditta, tuttavia a partire dal 2013 si è giunti ad un controllo congiunto e coordinato tra diversi organi di vigilanza (ARPAE, Ispettorato centrale repressione frodi, MIPAAF e Corpo forestale dello Stato), ognuno per le proprie competenze e in sinergia, che ha permesso la maggiore comprensione dell’attività effettivamente svolta nel sito anche da parte dell’autorità giudiziaria. In particolare nel periodo 2013-15 il sito è stato oggetto di verifica approfondita volta all’accertamento delle attività insediate nell’area, i cui esiti sono stati comunicati all’autorità giudiziaria come evidenziato nell’ambito del procedimento penale per il quale ad oggi risulta, come evidenziato anche nell’interpellanza in oggetto, concluso il primo grado con la recente sentenza di condanna ad aprile 2018 nei confronti del legale rappresentante della ditta IRMA srl.

Uno dei reati contestati oggetto della sentenza è l’articolo 256, comma 3, del decreto legislativo n. 152/2006 che prevede anche la confisca dell’area con bonifica e ripristino dello stato dei luoghi a carico dell’autore del reato. Attualmente il sito risulta, secondo le notizie a disposizione della Sezione di Ferrara, posto sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria con sequestro eseguito da personale del Corpo forestale dello Stato. Si precisa inoltre che, con ordinanza sindacale n. 1347 del 20 luglio 2015, il Comune di Comacchio disponeva a carico dei soggetti che avevano gestito il sito la rimozione dei rifiuti e il ripristino dello stato dei luoghi, tuttavia tale ordinanza veniva impugnata davanti al TAR di Bologna (ricorso del 2015 in attesa di fissazione dell’udienza di merito). In risposta alla suddetta ordinanza la ditta aveva presentato un progetto di intervento per il quale la sezione ARPAE di Ferrara aveva evidenziato varie problematiche e vizi progettuali e pertanto, in data 2 febbraio 2017, l’autorità comunale riconosceva l’inottemperanza all’ordinanza da parte della ditta in questione. In data 19 settembre 2017 ARPAE riceveva da parte del Comune di Comacchio la richiesta di valutazione di un nuovo progetto di intervento della ditta IRMA srl presso il sito di via Arsa Pega. Su tale nuovo progetto ARPAE Ferrara ha espresso una valutazione negativa, ribadendo la necessità di dare corso a quanto prescritto nell’ordinanza sindacale n. 1347 del 20 luglio 2015, sottolineando la necessità di attuare tutte le misure necessarie al fine di garantire la massima tutela delle matrici ambientali nell’area.

Quanto sopra riportato indica che le responsabilità sono state riconosciute dall’autorità giudiziaria che ha già disposto nella sentenza di condanna, ancorché di primo grado, sia la confisca dell’area sia l’obbligo di bonifica. Inoltre rimane tuttora in vigore la citata ordinanza sindacale del Comune di Comacchio del luglio 2015.

Quello che in questo contesto è lecito fare per la Regione e ARPAE è una stringente verifica del pieno rispetto da parte dell’azienda dei provvedimenti delle autorità giudiziarie e municipali. L’adozione di un’ordinanza di SAC ARPAE, che oggi non implementerebbe il quadro di imposizioni già a carico della società, potrà essere valutata in una fase successiva, qualora non si ottemperasse ai citati provvedimenti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Gazzolo.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Credo che sia condivisa la consapevolezza della gravità del fatto, perché, come è stato citato nella risposta, autorità giudiziaria e autorità comunali si sono già mosse per poter fare in modo che il terreno sia bonificato e sia confiscato. Noi parlavamo di esproprio nell’interpellanza, chiedevamo anche se l’Assessorato non lo ritenesse urgente e indifferibile. Insisto sui tempi perché, nonostante ci sia una procedura imposta di bonifica, la situazione di pericolo si gioca anche sul tempo perché, se pensiamo alla contaminazione di metalli pesanti e alla possibilità (concreta) di dilavamento con le acque di pioggia e di messa in circolo nel sistema idrico superficiale e anche nel sistema idrico di falda di inquinanti pericolosi, sono i tempi che giocano contro di noi, se non ci muoviamo velocemente nell’esigere il rispetto di questa bonifica. Su questo io mi sentirei ancora di insistere, perché, nonostante sia condivisa, mi pare di aver capito, la gravità della situazione, vorrei che fosse condivisa anche l’indifferibilità dei tempi di azione. Quindi, quando chiediamo che ARPAE si muova con una caratterizzazione completa delle matrici ambientali, ovviamente intendiamo una caratterizzazione immediata, con un’azione politica e un’azione tecnica immediata sulle matrici ambientali potenzialmente compromesse.

Quello sarebbe per noi alla fine il primo passo che poi ci porterebbe alla sua messa in sicurezza, verso quella che potremmo definire una messa in sicurezza di questa situazione di inquinamento ambientale gravissimo, ovviamente rapportandosi e coordinandosi con le autorità comunali, con l’autorità giudiziaria, però non demandando ad altri, ma soprattutto non rinviando quelle necessarie procedure di responsabilità che non ci consentono purtroppo, quando si parla di inquinamento ambientale grave, di mettere tempo in mezzo. Quando la situazione è grave, anche i tempi contano. Su questo, assessore, magari chiederemo un aggiornamento in una delle prossime sedute di Commissione, un’informativa che ci possa aggiornare, che ci possa dire che, oltre alla condivisione della gravità dell’inquinamento su questo sito, su cui probabilmente non tutto ancora si sa – mi viene da dire – perché, se si sono trovati cumuli con rifiuti di diversa natura e quantità imprecisate di rifiuti di vario genere, lì c’è molto lavoro da fare per capire quanti e quali sono i livelli di inquinamento profondo e con che tempi si possono bonificare.

Quindi le chiediamo, assessore, di attivarsi per poterci fornire uno scadenzario, un cronoprogramma il più possibile tempestivo, poiché lo dobbiamo alla salute dei cittadini che vivono in quelle zone delle valli di Comacchio, per capire con che tempi si arriverà ad una messa in sicurezza completa che contempli anche la sicurezza per la salute, oltre che per l’ambiente, per i cittadini e quindi la bonifica vera e propria di questo sito inquinato, tenendo presente che l’inquinamento e la circolazione e la diffusione sia di metalli pesanti, sia di altri dati che sono stati trovati con concentrazioni superiori decine di volte i limiti normativi, è già in diffusione intorno a sé e va limitata, va contenuta. Quindi, per evitare che la messa in circolo prosegua, magari anche nelle acque di falda, ci dia, assessore, al più presto uno scadenzario e un cronoprogramma tempestivo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Gibertoni.

È così conclusa la parte dedicata allo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 6049

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Norme in materia di finanziamento, programmazione, controllo delle Aziende sanitarie e Gestione sanitaria accentrata» (88)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 6049/1 oggetto 6808 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6800 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo la discussione sul progetto di legge oggetto 6049. Eravamo in dichiarazione di voto congiunta su ordine del giorno, risoluzione e sull’intero progetto di legge. Ricordo che ci sono cinque minuti per gruppo.

La parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Come dicevamo stamattina e come ha illustrato anche la collega Prodi nell’intervento relativamente all’emendamento che di fatto ha cambiato, dal nostro punto di vista, il giudizio sull’insieme di questo provvedimento, le ragioni per le quali riteniamo non sia più votabile questo progetto di legge sono state richiamate in modo puntuale dalla collega Prodi sull’emendamento 3.

Io colgo l’occasione per due precisazioni a cui tenevo. La prima è che si possono avere opinioni diverse sui provvedimenti, si possono esprimere valutazioni, anche critiche, in modo anche duro rispetto ai provvedimenti che vengono proposti, secondo noi non è invece giusto mettere in discussione l’onestà intellettuale, e non solo, di ciascuno dei membri e dei componenti di questa Assemblea, né insinuare che dietro un provvedimento esistano ragioni non confessabili o oscure. Questo non fa parte della nostra cultura politica e non credo dovrebbe far parte della cultura politica di nessuna forza politica presente in Assemblea. Quindi, rispetto ad alcuni passaggi, invito tutti quanti noi ad una maggiore cautela nell’utilizzo delle espressioni verbali, perché abbiamo bisogno di tutto fuorché di seminare ulteriore veleno e ulteriori elementi di divisione, mettendo in discussione l’onestà reciproca. Visto che di veleno se ne sparge già molto e se ne sparge a piene mani su altri temi e qualcuno ci fa una campagna elettorale permanente, io penso che noi dovremmo invece dare l’esempio contrario e cercare sempre di stare sul merito delle questioni.

Proprio perché vogliamo stare sul merito, esprimo in dichiarazione di voto il nostro voto contrario al progetto di legge per le ragioni che ho richiamato. Riteniamo che quella che andiamo a votare rischi di essere un’apertura di un fronte che invece noi vorremmo chiudere, perché per noi tutte le risorse che il pubblico mette devono essere destinate per il pubblico, per potenziare e migliorare le strutture pubbliche, la ricerca pubblica, perché in un ambito come la sanità per noi non esiste la parità tra soggetti pubblici e privati, esiste la priorità del pubblico. Per cui per questi motivi e non per altri, per una stretta valutazione di merito e per le ragioni che richiamava la consigliera Prodi rispetto ad alcuni modelli verso i quali rischiamo di tendere, e noi non vogliamo tendere al modello lombardo perché non è il modello al quale ci ispiriamo, noi respingeremo questo progetto di legge.

In ultimo mi si conceda una battuta. Ci siamo spesso misurati in quest’Aula sul Sistema sanitario regionale e sulla sua storia, il fatto che oggi chi è stato assessore alla Sanità per oltre dieci anni in questa Regione sia stato chiamato come consulente del nuovo ministro della Salute innanzitutto mi fa piacere perché vuol dire che le competenze e le capacità possono essere messe al servizio di un discorso pubblico di cui c’è bisogno, però attesta anche che probabilmente, visto che al governo non ci sono solo i Cinquestelle che esprimono il ministro della Sanità, ma ci sono due forze politiche che qui sono all’opposizione e che per anni ci hanno ricordato come il nostro sistema regionale non funzionasse, come fosse da migliorare, come se fosse tutto sbagliato, come se invece fosse necessario guardare al modello lombardo, veneto, eccetera, il fatto che il ministro del nuovo Governo giallo-verde abbia chiamato come consulente l’assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna e non l’assessore alla Sanità di una qualunque altra Regione attesta, forse più di ogni altra dichiarazione, che il modello della sanità emiliano-romagnolo è un modello importante, che funziona, che ha espresso competenze, capacità e – aggiungo io – che va difeso con le unghie e con i denti, perché il nostro è stato un modello di riferimento e credo dovrà esserlo anche in futuro. Ed è anche per questo che oggi noi, proprio in nome della continuità con un modello che invece vogliamo difendere, esprimiamo un voto negativo rispetto a questo progetto di legge.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Innanzitutto su alcune cose bisogna rilevare una soddisfazione. Per esempio la reintroduzione della conformità all’articolo 32 del decreto n. 118/2011, che è una conformità necessaria al complessivo funzionamento del sistema sanitario per acquisire quella uniformità di lettura e di omogeneità dei documenti di bilancio che consente sia per il bilancio preventivo economico annuale sia per il bilancio d’esercizio consolidato una garanzia.

Soddisfazione anche per quanto riguarda l’approvazione del mio emendamento che chiarisce molto bene il rispetto delle norme che riguardano la previsione del fabbisogno delle Aziende sanitarie necessario ad assicurare un livello uniforme ed essenziale di assistenza e che questo fabbisogno sia garantito e non si lasci quindi spazio ad interpretazioni diverse.

Mi è dispiaciuto che non si sia aperto un dibattito sul tema del pareggio di bilancio perché a questo tenevo molto; il mio emendamento che riguardava l’inserimento di deroghe che diceva che la Giunta regionale può autorizzare deroghe, previa verifica del contesto della fattibilità e della sostenibilità economico-finanziaria dell’intervento era fondamentale che almeno aprisse un dibattito, perché, se noi riteniamo che il pareggio di bilancio sia un dogma e non anteponiamo questo alla salute e quindi di fatto stiamo anteponendo le logiche del mercato a quelle della salute e diciamo che l’egemonia dell’economia di mercato diventa prioritaria rispetto ad un diritto fondamentale dell’individuo, questo perlomeno è valevole di aprire un dibattito. Perlomeno sarebbe stato qualcosa che doveva aprire, far sentire qualche altra voce, a parte la mia, e si è sentita soltanto la mia. Precedentemente alla mia si è sentita anche quella della Corte costituzionale che, con quella sentenza che citavo stamattina, ha detto che la garanzia dei diritti incomprimibili deve incidere sul bilancio e non viceversa, cioè quell’equilibrio non deve condizionare l’erogazione del servizio sanitario e quindi di quello che per tutti noi qui dentro è un diritto incomprimibile. Se tra questi diritti che sono irrinunciabili, non sono negoziabili, c’è il diritto alla salute, il diritto a dare sostegno sanitario a chiunque ne abbia necessità, questo andrebbe messo come primaria condizione ancora prima di un pareggio di bilancio. Il Movimento 5 Stelle ha sempre pensato che i diritti costituzionali vengono prima di un pareggio di bilancio. Quindi su questo peccato non avere almeno aperto un dibattito internamente alla nostra Assemblea.

Detto ciò, per come si è sviluppato il dibattito stamattina, abbiamo visto che l’apertura al finanziamento della ricerca privata, che a nostro avviso sottrae finanziamenti, sottrae parzialmente risorse alla ricerca pubblica, ci pone nelle condizioni di non poter dare un’apertura a questo progetto di legge. Anche su questo sarebbe stata opportuna una discussione maggiore in Commissione in modo da poter ampliare il dibattito e poter approfondire le ragioni, poter approfondire la direzione che si vuole dare tramite questo emendamento al nostro Sistema sanitario regionale. Per questo motivo il nostro voto sarà contrario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

La parola al consigliere Alleva.

 

ALLEVA: Per dichiarare che mi associo alle posizioni e alle motivazioni sia del collega Taruffi che della collega Gibertoni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Non avendo nessun altro in dichiarazione di voto, nomino scrutatori i consiglieri Campedelli, Benati e Piccinini.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 6049/1 a firma del consigliere Bagnari e altri.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 6049/1 (oggetto 6808) è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 6800, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 6800 è respinta.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 6049, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

38

Favorevoli

 

21

Contrari

 

7

Astenuti

 

10

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il consigliere Bessi penso non sia riuscito a votare. Se vuole esprimere il suo voto.

Prego, consigliere Bessi.

 

BESSI: Voto a favore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bessi, lo mettiamo a verbale.

Proclamo approvata la legge riguardante «Norme in materia di finanziamento, programmazione, controllo delle Aziende sanitarie e gestione sanitaria accentrata. Abrogazione della legge regionale 20 dicembre 1994, n. 50, e del Regolamento regionale 27 dicembre 1995, n. 61. Altre disposizioni in materia di organizzazione del Servizio sanitario regionale.»

 

Inversione dell’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora alle fusioni dei Comuni. È stata presentata una richiesta finalizzata a trattare gli oggetti 6181, 6759 e 6183 e 6761 successivamente all’esame del progetto di legge oggetto 6468.

È arrivata altresì richiesta di inversione dell’ordine del giorno, a firma della consigliera Serri, per trattare prioritariamente l’argomento oggetto 6601 e 6765 che riguardano la fusione dei Comuni del modenese Lama Mocogno e Montecreto in provincia di Modena.

Se non ci sono interventi, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori, a firma della consigliera Serri.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di inversione dell’ordine dei lavori è accolta.

 

OGGETTO 6601

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Lama Mocogno e Montecreto in provincia di Modena»

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 6765

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Lama Mocogno e Montecreto in provincia di Modena”. (Proposta della relatrice consigliera Luciana Serri su mandato della Commissione I).» (161)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo quindi al progetto di legge di iniziativa della Giunta oggetto 6601 recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Lama Mocogno e Montecreto in provincia di Modena», delibera di Giunta n. 802 del 28 maggio e l’oggetto 6765 recante: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Lama Mocogno e Montecreto in provincia di Modena”. (Proposta della relatrice consigliera Luciana Serri su mandato della Commissione I)».

Il testo n. 13/2018 è stato licenziato dalla Commissione “Bilancio, Affari generali e istituzionali” nella seduta del 3 luglio 2018.

Il progetto di legge è composto da sette articoli.

La relatrice della Commissione, consigliera Luciana Serri, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Stefano Bargi, ha preannunciato anch’egli di svolgere la relazione orale.

Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole.

La parola alla relatrice della Commissione, consigliera Luciana Serri, prego.

 

SERRI, relatrice della Commissione: Grazie, presidente. Ci apprestiamo ora a discutere di questo progetto di legge che recepisce l’istanza prodotta dai due Comuni interessati Lama Mocogno e Montecreto, un percorso indispensabile proprio per permettere che quei cittadini esprimano, attraverso il referendum, la propria volontà e scelgano quindi il futuro del proprio Comune.

Parliamo di due Comuni ubicati nella parte centrale dell’Appennino modenese (il Frignano), costituito da dieci Comuni tutti montani che fanno parte di una Unione dei Comuni e dello stesso distretto sanitario. Prima di entrare un po’ nel merito anche di alcuni aspetti contenuti anche nello studio, nella documentazione preparata e inviata dalle Amministrazioni comunali, volevo riprendere alcuni tratti della storia che ci hanno portato qua. In questo territorio infatti la dialettica e il confronto sull’opportunità o meno di avviare percorsi finalizzati a progettare fusioni fra i Comuni non è un argomento dell’ultimo periodo, ma si può fermare affermare, senza pericolo di essere smentiti, che è un argomento dibattuto da parecchi anni: abbiamo visto convegni, la mia memoria arriva fino a dieci anni fa (al 2008), prese di posizione di sindaci, amministratori, partiti, gruppi politici e infine le sollecitazioni delle rappresentanze dell’imprenditoria e delle organizzazioni sindacali. Io penso che, se raccogliessimo oggi i tanti articoli e le tante prese di posizione uscite sui mezzi di informazione e sui quotidiani, avremmo veramente un robusto plico di fogli. Ho presente anche la discussione, le sollecitazioni che hanno riguardato tanti cittadini che erano probabilmente consci delle debolezze registrate da piccoli Comuni montani. Nel concreto però non si è fatta molta strada, non si è mai giunti prima d’ora, prima di questo progetto di cui discutiamo in questo momento, ad avere preparato uno studio di fattibilità.

Quello che è avvenuto in questo lungo periodo di discussione e di confronto dimostra che probabilmente il percorso per arrivare a proporre delle fusioni di Comuni è veramente complesso, un percorso che necessita di un forte impegno e di una forte motivazione. In primo luogo vanno trovate delle sinergie, servono intenti comuni fra le Amministrazioni comunali interessate, ma in particolar modo serve ed è indispensabile ricercare quel coinvolgimento pieno delle comunità. Io credo che i cittadini debbano confrontarsi in questo percorso e diventare essi stessi protagonisti e attori al fianco delle loro amministrazioni nella costruzione del futuro Comune. È un aspetto basilare quest’ultimo, credo inderogabile; la partecipazione dei cittadini non deve intendersi e limitarsi al solo esercizio del voto referendario, deve essere di più, andare oltre, deve essere una partecipazione da protagonisti, perché parliamo di fatti che sono veramente importanti e basilari per la vita delle persone.

Parliamo del futuro dell’istituzione più vicina ai cittadini, quella a cui essi fanno riferimento per trovare le risposte ai loro bisogni e per condividere e trovare sostegno nella realizzazione dei loro progetti. Per queste ragioni deve essere sentita e considerata dal cittadino vicina l’istituzione e adeguata ad assolvere e a rispondere ai bisogni della comunità. L’istituzione deve dare loro delle prospettive per il futuro, deve essere un’istituzione che sappia occuparsi della crescita del territorio, sappia valorizzare le vocazioni per continuare e tornare a vivere bene in questo territorio.

Il referendum è sicuramente un passaggio importantissimo, è lo strumento di democrazia diretta con il quale tutti i cittadini esprimono in maniera diretta la propria volontà. Con l’approvazione di questa legge, con questo percorso su cui stiamo discutendo e lavorando in questo momento vogliamo proprio consentire a tutti i cittadini di esprimere un voto per scegliere il proprio futuro. Serve però, per le ragioni dette prima, riempire il tempo che manca a quella data (ottobre) con un bel dibattito, ricco e coinvolgente che punti a rendere partecipi i cittadini che saranno chiamati con il voto ad esprimersi. Auspico davvero che nasca un confronto serio e privo di strumentalizzazioni.

Le due amministrazioni hanno costruito un percorso, hanno messo un’impronta: incontri pubblici per informare e presentare lo studio che avevano preparato; dodici assemblee pubbliche dedicate ai cittadini; incontri dedicati alle imprese del territorio e alle associazioni del volontariato di cui questo territorio è ricchissimo; confronti con le rappresentanze del mondo economico, produttivo e del lavoro e tanti altri incontri sono stati l’occasione per parlare di questo progetto di fusione. Va detto e riconosciuto che il lavoro delle istituzioni, svolto dai due Comuni, ha stimolato l’impegno di un folto numero di cittadini di entrambi i Comuni che, al di fuori di ogni logica di appartenenza politica, oggi sono in campo per studiare, approfondire, arricchire con proposte e soprattutto divulgare gli aspetti e lo sviluppo del progetto di fusione. Loro hanno l’obiettivo di innescare un processo virtuoso, capace di contagiare altri cittadini e far crescere in modo diffuso il senso di una nuova identità comune.

In tema di democrazia e partecipazione vanno sottolineati altri punti essenziali annunciati e presi dalle due amministrazioni. Il primo fra questi è il pieno rispetto della sovranità del referendum, ovvero si andrà avanti solo e se nell’esito referendario prevale il sì in entrambi i Comuni. Se non sarà così, ci si fermerà. Questo è stato detto in modo chiaro e inequivocabile da entrambe le amministrazioni. Il secondo aspetto che voglio riprendere riguarda la rappresentanza amministrativa dei due Comuni, qualora si verifichino ovviamente le condizioni prima descritte (il sì in entrambi i Comuni) e si proceda ovviamente alla fusione, la scelta è di adottare la soluzione che garantisca la maggiore rappresentatività per le due comunità e i due territori, impegnandosi sin da ora a costruire regolamenti e statuti che prevedano l’elezione dei consiglieri di Municipio delle due località. In questo modo i cittadini potranno indicare su un’apposita scheda da chi vogliono essere rappresentati come consiglieri di Municipio. Con questo sistema si avrà una rappresentanza territoriale molto marcata e anche una legittimazione istituzionale forte, dovuta all’elezione.

Lo studio di fattibilità preparato dalle due amministrazioni, reso disponibile a chiunque e pubblicato da tempo, ci consegna un quadro chiaro, una lettura attenta delle peculiarità dei due territori: vengono analizzati gli aspetti economici e finanziari dei due enti, gli aspetti che riguardano il personale, l’organizzazione dei servizi, aspetti inerenti il territorio, le attività produttive presenti e complessivamente gli ambiti di sviluppo economico e le vocazioni dei due territori comunali.

Dal punto di vista dell’organizzazione dei due Comuni riprendo solo alcuni aspetti che considero più importanti per l’impatto sui cittadini. In primo luogo mi preme sottolineare che la caduta dei vincoli in materia di assunzione, che è conseguente alla fusione, e quindi il più razionale utilizzo delle risorse umane a disposizione permetteranno di migliorare i servizi ai cittadini e di far meglio funzionare la macchina comunale, oltre che di ridurne il carico burocratico. I vincoli in materia di assunzioni hanno prodotto in questi enti in questi ultimi anni un maggiore ricorso all’esternalizzazione dei servizi, che si è dimostrata notevolmente più onerosa della gestione diretta e quindi la cessazione di questo vincolo, ovviamente con la fusione, permetterà al nuovo ente di risparmiare rispetto all’esternalizzazione, sfruttando meglio mezzi e attrezzature già possedute e oggi usate solo parzialmente per carenza di personale. Anche una nuova organizzazione dei settori potrà consentire una maggiore specializzazione del personale per qualificare le risposte con ricadute, quindi, positive sui cittadini quali utenti dei servizi e penso anche maggiore gratificazione per chi lavora nel Comune, avendo maggiori opportunità di professionalizzarsi.

Un processo organizzativo, quest’ultimo che ho richiamato, che porterà benefici e anche semplificazione burocratica senza avere dei costi. I cittadini troveranno i servizi front office in entrambi i Comuni ed è prevista la possibilità di incrementare le ore di apertura al pubblico nel Comune più piccolo oggi in sofferenza. Quindi credo sia basilare questo aspetto: nessun cittadino dovrà aumentare rispetto ad oggi le distanze per ricevere risposte dal proprio Comune. Inoltre vengono messe in evidenza alcune similitudini dei territori dei due enti: una vasta superficie boscata, così come una marcata consistenza di superficie agricola e, un altro aspetto caratteristico di tutto il territorio dei due enti, la marcata rarefazione demografica. Infatti, al di là dei due centri del capoluogo, entrambi sono caratterizzati dall’alto numero di piccole borgate di frazione. È un aspetto che caratterizza questo territorio e concorre spesso anche a renderlo più attrattivo, anche dal punto di vista turistico. Infatti credo che ci siano elementi, ad esempio, per l’utilizzo di seconde case proprio per uso turistico. Ci sono numeri, anche importanti, in entrambi i Comuni di abitazioni ad uso turistico di proprietà di cittadini non residenti. Anche il quadro delle attività produttive ha una sua linearità a partire dalle dimensioni delle imprese insediate sul territorio che sono piccole e medie imprese, prevalentemente artigiane.

Il settore agricolo è un altro elemento che caratterizza in modo similare il territorio dei due enti, gli allevamenti finalizzati alla produzione del Parmigiano di montagna presenti sul territorio si sono qualificati e ammodernati negli anni e non solo concorrono all’economia e all’occupazione, ma la presenza di ampi spazi e terreni coltivati a foraggere ne hanno anche caratterizzato l’ambiente e il territorio. Da non sottovalutare la presenza di centri di lavorazione (i nostri caseifici) che sono presenti in modo qualificato. Ma il settore che può trarre benefici da una crescente capacità di fare sinergia fra la parte privata del settore e l’istituzione per organizzare la promozione del territorio è sicuramente il settore turistico. Entrambi i territori hanno vocazioni turistiche diversificate e la diversificazione rappresenta a mio parere una ricchezza, perché permette di fare offerte più ampie nel corso dell’anno e perché aumenta l’attrattività turistica di un territorio. Entrambi hanno una vocazione turistica legata alla fruizione dell’ambiente, attività sportive all’aria aperta, enogastronomia. Poi si caratterizzano per il turismo invernale, entrambi i Comuni hanno un’offerta turistica con le loro stazioni: Montecreto con il suo accesso alle piste da sci del comprensorio del Cimone si qualifica per un’offerta per la pratica dello sci da discesa e Lama si è particolarmente caratterizzata e qualificata per lo sci da fondo, con una pista e un impianto qualificato dotato di tutti i servizi, oltre ad essere inserita in un contesto ambientale e paesaggistico di pregio. Quindi possiamo dire un’offerta complementare. Su quest’ultimo aspetto la visione deve essere comunque che va al di là dei confini istituzionali dei Comuni, quindi credo che vada sempre richiamato lo sforzo e l’impegno collaborativo che deve esserci fra l’istituzione e fra i Comuni presenti sul territorio.

Ho voluto ripercorrere alcuni aspetti e anche alcune dinamiche legate al percorso fin qui intrapreso su quel territorio e anche dalle proponenti Amministrazioni per rendere un quadro un pochino più chiaro. Come ho detto a più riprese, il passaggio di oggi è fondamentale e indispensabile per permettere a quei cittadini e a quelle amministrazioni che hanno proposto, in rappresentanza dei loro cittadini, di esprimere un voto e di scegliere il loro futuro.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Serri.

La parola al relatore di minoranza, consigliere Bargi.

 

BARGI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Prima di intervenire, mi sia consentito di sorvolare su alcuni aspetti che mi premerebbe enunciare in questa sede. Intanto mi scuso in particolare con i cittadini se il sottoscritto non era presente in Commissione il 3, quando si è votata la fusione in fase di Commissione, ma ero assente per un viaggio organizzato quattro o cinque mesi fa. Mi viene da dire che, se un relatore, seppur di minoranza, ma ritengo non minorato, richiede alla Commissione di spostare, io ero disponibile a venire venerdì e anche ieri, se fosse stato necessario, con disponibilità ad introdurre d’urgenza oggi l’argomento, che ricordo essere arrivato anche in fretta e furia nella discussione in Commissione perché non era parte del primo ordine del giorno della Commissione, ma è stato introdotto successivamente con una certa fretta, quindi, se un relatore di minoranza è impossibilitato ad essere presente, ma dà la disponibilità nei giorni successivi al rientro (ero già operativo il giorno 5 per intenderci) a discutere l’argomento, si poteva magari valutare di tenere in considerazione anche il fatto che si può spostare una Commissione. Altrimenti, se la discussione in Commissione non serve a niente e ci troviamo direttamente in Aula, saltiamo direttamente la fase delle Commissioni sugli oggetti.

La discussione di questo progetto di legge sulla fusione è stata caratterizzata dalla fretta, ma mi pare che un po’ di frettolosità ci sia stata anche nei territori, tant’è che si è arrivati già con qualche difficoltà nel Comune di Montecreto ad una votazione che non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi in prima istanza per portare ad un immediato avvio del processo di fusione. Parlo del Comune di Montecreto in particolare, perché lì non si è trovata, nella prima indizione del Consiglio comunale, la maggioranza qualificata e si è dovuto procedere con altre due sedute dove era sufficiente la maggioranza assoluta. Queste due sedute si sono tenute con un giorno di distanza l’una dall’altra, quasi a voler premere sull’acceleratore piuttosto che confrontarsi un po’ meglio con la cittadinanza, ma anche con i membri stessi di quella maggioranza che – ci tengo a precisare – non c’è la minoranza, perché si sono dimessi tutti i membri della lista di opposizione nel Comune di Montecreto, quindi trovare anche una condivisione più ampia non solo con i cittadini, ma con i membri della Giunta e del Consiglio che nella prima seduta non erano presenti per garantire la maggioranza qualificata per portare avanti il progetto di fusione.

Vorrei fare un discorso un po’ più generico sul tema della fusione. È la prima volta che c’è una fusione nel territorio del mio collegio di elezione. Non è la prima volta che sono relatore di un progetto di fusione, però è la prima volta che riguarda il mio territorio. Sono già intervenuto in passato, mi preme ritornarci. Mi sono sempre considerato un po’ fusione-scettico, perché ritengo e credo che lo si sia dimostrato a livello di numeri: c’è un interessante articolo de “Il Sole 24 Ore” dell’anno scorso che analizzava i risparmi della spesa pubblica in Italia, vi ricordate una decina di anni fa i tagli lineari che tanto hanno fatto scalpore presso i sindaci, soprattutto legati al Partito Democratico, che accusavano questi famosi tagli lineari; vedete tutti gli anni dentro quest’Aula i tagli che il Governo fa agli enti territoriali; avete visto i percorsi adottati tra Unioni e poi fusioni per cercare di ridurre la spesa, eppure il deficit pubblico c’è sempre, il debito pubblico deve aumentare per coprirlo, ma bisogna anche ad arrivare ad un’equazione, se è vero che due più due fa quattro (però non è sempre detto al di fuori della matematica), evidentemente il problema ce l’abbiamo a livello centrale dei Ministeri, se parliamo di spesa pubblica. Quindi già di per sé, se l’obiettivo delle fusioni, e qui la mia critica più che altro è sull’obiettivo di fondo, è quello di tagliare i costi della politica e i costi degli enti locali, la vedo come uno strumento che magari funziona anche: la Corte dei Conti fa tutti gli anni un report alle Camere dove indica la situazione degli enti locali e ha bocciato tendenzialmente i processi di Unione, perché, invece che andare nella direzione di ridurre la spesa, come è volontà del legislatore, stanno andando nella direzione di duplicare i costi in alcuni casi o comunque di non dare un taglio importante alla spesa degli enti locali. Sulle fusioni c’è una maggiore apertura, perlomeno scompare un Consiglio comunale, diciamocela molto semplicemente. Poi è anche vero che, se noi prendiamo i cinquemila e rotti Comuni sotto i cinquemila abitanti di Italia e mettiamo insieme il costo di quei Consigli comunali e di quelle Giunte comunali, arriviamo bene o male al costo di ventisette parlamentari. Quindi credo che, per quanto ci possiamo sforzare di tagliare quel costo, non sia quello il problema.

L’altro obiettivo di fondo delle fusioni che non riesco a comprendere è dove vogliamo arrivare, che tipo di Paese vogliamo: vogliamo uno Stato centrale con enti locali che potrebbero essere delle nuove Province, magari un po’ meno, poi con i Comuni; vogliamo uno Stato che dia ampia autonomia a quelle che sono le Regioni, quindi che possa tendere verso uno Stato federale, magari con un ente intermedio prima dei Comuni? Qual è l’obiettivo? Perché fondere è un percorso tendenzialmente irreversibile, nessuno ha previsto lo scioglimento dei Comuni e ritornare alla situazione preesistente.

Adesso vi porto qualche esempio numerico giusto per capirci. L’Italia ha ottomila e rotti Comuni, poi con le fusioni questo dato è cambiato, uno circa ogni 7.500 abitanti; in Germania ci sono undicimila e rotti Comuni, uno ogni 7.200 abitanti; nel Regno Unito ci sono 9.400 Comuni, uno ogni 6.800 abitanti; in Francia ci sono trentaseimila Comuni, uno ogni 1.700 abitanti. Poi c’è la Spagna e via discorrendo. L’Italia è uno dei Paesi, se vogliamo andare a vedere la media dei Comuni rispetto al numero degli abitanti, se la logica è quella di ridurre quel tipo di enti, messi meglio.

Però non è il presidio locale, non è chi gestisce quei servizi che sono direttamente di front office (lavori pubblici, promocommercializzazione del territorio) che noi dobbiamo andare a colpire; capisco quello che è back office (ufficio tecnico, sismica, ambiente, urbanistica) si possa lavorare per creare una sinergia così, però che ci sia un ufficio che magari non ha bisogno del totale dei dipendenti dei Comuni: se prendiamo due Comuni e li fondiamo hanno dieci dipendenti l’uno, non possiamo trovarci un ufficio con venti dipendenti, bisogna mantenere l’ufficio con dieci che gestisce una porzione di territorio che a quel punto diventa omogeneo. Questa è la ratio, però non vedo né l’obiettivo del sistema Paese con i suoi enti locali e con il suo governo, con le competenze ben divise nette al quale vogliamo arrivare e non vedo l’obiettivo di risparmio reale che il procedimento delle fusioni porta ed è per questo che tendo ad essere un po’ critico.

La fusione che affrontiamo oggi si inserisce in un territorio in cui è da tempo che si parla del comprensorio del Cimone, ovvero mettere insieme o comunque associare, far condividere i servizi, valutare di dividere l’attuale Unione del Frignano in magari due Unioni o comunque una strada che porti a mettere in sinergia i sei Comuni oggi alla base del monte Cimone, perché condividono gli impianti sciistici per quanto riguarda il turismo invernale, condividono il turismo estivo, condividono l’enogastronomia e i prodotti tipici del territorio, poi chi più e chi meno: abbiamo Pievepelago il cui centro è una realtà che verte verso un sistema più legato al mondo industriale e non solo ed esclusivamente o comunque non in maniera preponderante verso quello turistico o agroalimentare che può avere come attrattività quel tipo di territorio. È chiaro che lì si va a creare una sinergia in un territorio effettivamente omogeneo che può fare massa critica per sfruttare meglio le sue qualità.

La fusione Lama-Montecreto effettivamente esce da questi schemi, ci porta in un’altra realtà. Io direi poco male, se dietro ci fosse un progetto. Lama Mocogno peraltro non sarebbe nemmeno un Comune che rientra nella realtà del Cimone, sarebbe forse più facilmente indicabile come un Comune vicino al capodistretto Pavullo. Poi capisco che i cittadini di Lama non ci tengano a diventare frazione di Pavullo, però è evidente che, se uno vuole ragionare in logica di sviluppo e di attenzione per il territorio, è lì che c’è un obiettivo di fondo che può avere un senso. Se uno oggi propone la fusione di Lama e Montecreto fine a se stessa il rischio è che, dopo aver fatto la fusione, rimaniamo fermi con una fusione a due Comuni, avremo un nuovo Comune (ha 2.700 abitanti circa Lama, 930 Montecreto) piccolo sotto i cinquemila abitanti che risolve i problemi legati alle dimensioni solo in piccola parte. Adesso cito lo studio di fattibilità Polis sulla fusione di Lama e Montecreto a pagina 69-70, dove proprio sul tema dell’assunzione del personale esprime la seguente interpretazione: «Interpretando le norme alla lettera, vi sarebbe un effetto peggiorativo rispetto alla situazione attuale (omissis). Con il budget potenziale a disposizione si potrebbero quindi effettuare tre nuove assunzioni all’esterno. In termini generali non potrebbero scaturire quegli effetti dell’economia di scala che solitamente rappresentano un valore aggiunto nella ponderazione dei risultati positivi di un’aggregazione di Comuni», anche perché, parlando di un Comune uno sotto i mille e uno tra i mille e i cinquemila, facendo seguito alle leggi n. 96 e n. 205/2017 c’è la possibilità di muoversi già con una certa libertà sul tema dei vincoli, tant’è che sarebbe già possibile assumere, a conti in ordine, per Lama Mocogno e per Montecreto. Se non altro di recuperare il personale, il 100 per cento del costo del personale che è pensionato o comunque dimissionario.

Poi, per dare seguito al discorso del comprensorio del Cimone, nel 2015 c’è stata la proposta di fusione dei Comuni di Fanano, Sestola e Montecreto, sono venuti in Regione e poi Fanano si sfilò da quella proposta, si tirò indietro e tutto rimase nel dimenticatoio per quanto riguarda i restanti due Comuni. Però chi un po’ frequenta e conosce il territorio sa che, sia per assonanza sia per vicinanza, essendo entrambi legati al monte Cimone, Montecreto e Sestola gravitano in un’area molto vicina, tant’è che il commento del sindaco di Sestola su questa fusione fu che in realtà avevano un progetto (poi tramontato perché si è sfilato Fanano), per arrivare ad avere i servizi del personale in comune tra Sestola e Montecreto che sarebbe stato da valutare in maniera più ponderata rispetto alla fusione presentata. C’è stata anche una nota del sindaco di Riolunato che va proprio ad indicare l’attenzione da porre quando si va ad investire in un processo irreversibile e cito una cosa che secondo me è molto importante e che non è giusto trascurare, ovvero che noi abbiamo nei nostri Comuni, non in tutti, ma in buona parte una storia millenaria che risale all’epoca delle autonomie comunali e quindi prima di proporre la cancellazione di un presidio locale, forse varrebbe la pena di ragionare in tutte le sue forme possibili di associazioni di servizi per superare lo scaglione della fusione.

Ho visto che è arrivata oggi una lettera, in cui si fa un mezzo passo indietro. Io non ho commentato nello specifico, ho dato un commento generico, ma probabilmente è arrivato un ordine di scuderia. Così come ho pochissimo apprezzato la lettera che è stata girata a tutti i consiglieri della Regione da parte del Comitato per il sì che mi sembrava che, più che elencare i motivi per sostenere questa fusione, andasse ad attaccare, tra l’altro definendo “tipi da bar” quelli del Comitato per il no. Visto che nel bar con il Comitato per il no c’ero anch’io, mi sento un po’ tirato in causa. In realtà mi hanno semplicemente fatto il favore di venirmi incontro ad Acquaria per non farmi arrivare fino a Montecreto. Non è che si vogliano evitare sale pubbliche, era semplicemente un incontro in cui si voleva capire, anche per uno come me che conosce le zone ma non le vive, qual è la situazione nello specifico. Ho sentito molto meno il Comitato per il sì, che però poteva tranquillamente contattarmi, se vi erano delle motivazioni da aggiungere e che in quella lettera non ho visto. Quindi mi viene da sospettare che ci sia dietro più un ordine di scuderia che non tanto la volontà del comitato di presentare delle motivazioni arrivate dalla cittadinanza.

Ecco perché, arrivando a conclusione, questa fusione dal nostro punto di vista non s’ha da fare. Non s’ha da fare perché sembra che, invece che ragionare in una logica di promozione di quel territorio, di valorizzazione del territorio dei Comuni montani dell’Alto Frignano, ci sia qualche litigio interno ai sindaci, tra l’altro di casacca PD. Se ne sono trovati due disposti a fare la fusione, la risolviamo in fretta e così facciamo una fusione anche nel territorio modenese, che ancora oggi manca e forse questa è una qualche pecca che si vuole in qualche modo superare. L’impressione che si ha, quando si vede un assalto anche contro gli altri in un contesto di fusione, dove io penso che ci sia chi propenda per un no e deve motivarlo, io vi ho portato alcuni esempi e c’è chi propende per il sì e lo deve motivare, non certo attaccare gli altri o addirittura arrivare quasi all’insulto per denigrare il lavoro degli altri. Ecco perché da parte nostra c’è un voto fermamente contrario. Non perché siamo contrari all’indizione del referendum, però è chiaro che, se io vado dai cittadini di Lama e dico loro “siamo 2.700, prendiamo un Comune da 900, li fagocitiamo, il nome proposto è Lama Montecreto, quindi oggi sei di Lama Mocogno, ma tutti chiamano il Comune Lama, capiamo bene che sarà ancora così, fagocitiamo il Comune, otteniamo l’accesso al Cimone e abbiamo tutto da guadagnarci”. Se per caso in un futuro si dovesse proseguire con un allargamento della fusione, noi oggi stiamo investendo su una fusione a due che dovrà assestarsi e poi dovrà riprendere con una nuova fusione. Quindi se, in realtà, la volontà è quella di andare in un’ottica più allargata che possa comprendere più realtà di quel territorio, bisognerebbe arrivarci fin da subito. Se invece si vuole procedere in fretta e furia in questo modo, si rischia di fare una fuga in avanti che poi porterà magari ad avere una fusione a due che rimarrà tale.

Io non ne faccio tanto una questione di campanilismo, anche se capisco che anche questo è un motivo che sicuramente ai cittadini preme e di certo non può essere lasciato in secondo piano, perché poi il campanilismo vale da ambo le parti: quando c’è una fusione a due, dove c’è un Comune che ha un terzo degli abitanti dell’altro e circa la metà della superficie territoriale, è evidente che ci si ragiona un attimo. Questi sono i motivi che ci spingono a votare no fin da subito. Leghiamo la maggioranza a quello che diceva prima la relatrice, ovvero che, se anche in uno solo dei due Comuni dovesse passare il no, visto che la fusione è a due e non a più Comuni, ci si fermi subito dando la possibilità ai Comuni di potersi esprimere liberamente per le motivazioni specifiche dei singoli territori.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

La parola al consigliere Galli.

 

GALLI: Grazie, presidente. Io mi trovo nell’impianto del collega Bargi. Questa fusione nasce affrettatamente fin dalla convocazione della Commissione, in cui il relatore di minoranza, non era solo una questione di cortesia, ma di rispetto dei motivi della minoranza, della sostanza dei motivi della minoranza che, non potendo partecipare, sarebbe stata buona norma aspettare, rimandare di qualche giorno in modo che potesse tornare e partecipare.

La collega Serri ha richiamato un tempo passato (dieci anni fa) quando questa idea era già stata messa in discussione, già messa in cantiere; personalmente sono modenese, come il collega Bargi, ma io di questa idea dieci anni fa non ne ho mai sentito parlare. È un’idea nata nello scorso autunno che affrettatamente è stata portata avanti nello scorso maggio a tamburo battente. Gli articoli usciti su questa vicenda testimoniano tutti una grande fretta di arrivare ad una fusione che non trovo altri motivi per poter addurre che siano quelli di motivazioni interne al partito di maggioranza finora in quell’area; non trovo altri motivi che non siano quelli di controbilanciare altre fusioni di altre province. È difficile non pensare che, quando questa maggioranza all’inizio del mandato ha detto “dovremo arrivare a diverse fusioni per ridurre i Comuni dell’Emilia-Romagna a trecento”, si siano guardati intorno cercando qualche Comune dove due sindaci, due maggioranze omogenee accettassero un procedimento di fusione che ha nulla in comune, pochissimo in comune e molte cose che dovrebbero spingere ad una riflessione maggiormente approfondita. Raramente le fusioni così affrettate portano dei risultati, a maggior ragione quando i Comuni in discussione non hanno nulla in comune, a partire dalle stesse motivazioni che la relatrice di maggioranza ha portato. Sono Comuni fortemente sbilanciati nel numero di abitanti; la probabilità di colonizzazione, di feudalizzazione di uno nei confronti dell’altro sono molto forti, ed è uno dei timori che ha Montecreto essendo solo un terzo degli abitanti; sono Comuni collegati pochissimo.

Nell’analisi dei flussi di traffico riportati dal vostro stesso documento che illustra tutti gli aspetti positivi, questi sono fortemente sbilanciati dal comune di Lama verso Pavullo (oltre il 60 per cento) e i flussi fra Lama e Montecreto, che erano gli unici che dovevate in realtà valutare, sono inesistenti, ma non perché lo dica lo studio, ma perché chiunque vede che da Lama andare a Montecreto le persone che percorrono questo percorso si contano sulle dita di una mano. Quindi pensare che questi due Comuni abbiano degli aspetti positivi che giustificano una fusione, da cui difficilmente poi si potrà tornare indietro, sono motivazioni che ci lasciano molto sorpresi.

Aggiungiamo che questi due Comuni hanno come motivazioni principali essenzialmente due, è inutile che ci nascondiamo: una motivazione economica, si dice questi due Comuni avranno a disposizione risorse aggiuntive, fra regionali e statali, pari al 18 per cento del bilancio, circa 780 mila euro all’anno per dieci anni. Non sono pochi, sono delle somme importanti, non lo nascondiamo, ma sono risorse che sono presenti oggi e non si sa se lo saranno anche domani; sono risorse che vanno divise fra i due Comuni e comporteranno in ogni caso un aggravio dei trasferimenti, delle comunicazioni, della vita stessa di questi Comuni, perché quando l’Italia veniva ricordata come “il Paese dei mille campanili” (in realtà i campanili sono molti di più, perché i Comuni sono più di ottomila), veniva glorificato, beatificato, ricordato un aspetto estremamente importante della nostra vita come italiani che è il Comune come centro motore della nostra vita sociale, della nostra vita politica. La Provincia che da molti anni subisce molti attacchi, perché non si capisce bene che funzioni abbia avuto in questi anni, è un ente che non viene sentito; la stessa Regione dove noi oggi discutiamo questa fusione è un ente che la gente non sente. L’unico ente che i cittadini sentono, l’unico ente di cui conoscono personalmente gli amministratori, e questo indipendentemente dalle dimensioni del Comune: il comune di Lama conosce i suoi amministratori, i suoi sindaci, il comune di Montecreto conosce i suoi amministratori e i suoi sindaci, ma il comune di Milano o di Roma ugualmente. Quindi non è un problema di misura del Comune. Il Comune come struttura amministrativa burocratica è in assoluto l’ente più vicino ai cittadini, sia perché risolve molte delle domande che i cittadini hanno da porre all’Amministrazione pubblica, sia perché la rispondenza, il collegamento con il territorio è molto forte. Questo collegamento dovrebbe permetterci di pensare con molto tempo ad eventuali fusioni fra Comuni.

La fusione fra Montecreto e Lama, quando si è cominciato a parlarne qua in Consiglio regionale, onestamente mi ha stupito molto. Io che ho un genitore originario di Pievepelago a pochi chilometri e che quella strada l’ho fatta non so quante volte, vi garantisco che la prima volta che ho sentito parlare di questa fusione ho pensato se davvero questi Comuni fossero contigui. In effetti lo sono, ma in fondo alla valle, perché i due Comuni sono su due crinali opposti. Già questo aspetto geografico dovrebbe indurci alla riflessione. Quando un amministratore di Lama Mocogno, il vicesindaco se non sbaglio, in sede di Commissione ha detto “io aprendo le finestre vedo il comune di Montecreto”, l’unica battuta da fare è io che aprendo le finestre vedo la Luna, ma non per questo mi sento cittadino di un altro pianeta. Questi due Comuni hanno differenze storiche, geografiche ed economiche totali. Lo si vede anche dalle maggiori risorse economiche che hanno a disposizione: i flussi turistici. Montecreto ha dei flussi turistici riferiti essenzialmente al turismo bianco (invernale), Lama Mocogno del turismo estivo (turismo verde). I pernottamenti a Montecreto sono più lunghi, hanno una durata maggiore rispetto a quelli di Lama, sono improntati al comprensorio del Cimone e questo è uno dei motivi per cui un’eventuale fusione si dovesse fare fra Montecreto ed altri Comuni deve essere fatta con Fanano e con Sestola, con Comuni con cui c’è una contiguità veramente forte geografica, economica, forte di comunicazione fra i cittadini di questi paesi e non sulla base di eventuali fantasie che definiscono il turismo invernale “complementare”. Guardi, collega Serri, che la complementarietà vuole anche dire completamente diverso. Quando noi diciamo che sono complementari, non è come dire che si sposano e stanno insieme. Pochi giorni fa sono andato alle Piane di Lama Mocogno, che lei ben conosce, ho chiesto ad un albergatore del posto se venissero turisti da Montecreto o viceversa, le garantisco che mi ha guardato come si guarda uno che non sa di cosa si parli. Il turismo delle due stazioni sciistiche è completamente diverso: chi va in un posto non va nell’altro. Chi cerca lo sci di fondo va alle Piane di Lama Mocogno e non vuol sapere nulla di Montecreto; chi cerca uno sci del principiante o per le famiglie va alle Piane di Lama Mocogno e non a Montecreto; chi cerca uno sci nordico, chi cerca lo sci da discesa andrà nel comprensorio del Cimone, di cui Montecreto è una stazione sciistica importante.

Aggiungiamo che questi Comuni non hanno avuto in realtà nessun servizio che hanno provato in condivisione. È come se noi facessimo un matrimonio a freddo combinato dai parenti (in questo caso siamo noi) fra due sposi che non si conoscono e non si frequentano. A volte questi matrimoni a freddo hanno funzionato, ma molto spesso hanno avuto delle problematiche che ben conosciamo dai giornali. L’Unione dei Comuni del Frignano (dieci Comuni) da molti anni hanno in comune molti servizi che mettono in rapporto al numero degli abitanti a disposizione dei propri cittadini: la polizia municipale, i Servizi informativi, i Servizi sociali, lo Sportello attività produttive (SUAP). Questa Unione già da molto tempo mette in comune dei servizi che riscontrano una economicità della gestione, ma soprattutto una funzionalità della stessa, cosa che dall’unione di questi due Comuni certamente non possiamo pensare se otterranno gli stessi risparmi né di scala, come la stessa relazione comporta, perché, quando si dice che porterà un risparmio della gestione dal punto di vista amministrativo, collega Serri, ma questi Comuni, a partire dal sindaco all’ultimo dei consiglieri comunali, chi svolge una funzione amministrativa lo fa veramente per volontariato. Lei, avendo rivestito il ruolo di sindaco nel Comune di Lama Mocogno, sa bene che il carico di lavoro, di impegno, di collaborazione con i cittadini è molto maggiore rispetto alla remunerazione economica o alla gratificazione sociale. Questi Comuni hanno un risparmio istituzionale quasi nullo e il risparmio sui servizi che possono permettere nuove assunzioni (altro tasto su cui molto spingete) è una bufala. Mi permetta di leggere proprio il punto a pagina 13, dove si dice che le spese per il personale, che voi fate credere a chi non sta attento che possono comportare l’assunzione di chissà quante persone nuove, sono distinte fra il personale assunto a tempo determinato e a tempo indeterminato. «A tempo determinato – dice – se ne possono assumere quanti se ne vogliono nei cinque anni successivi alla fusione, purché non superino la somma della media della spesa del personale sostenuta da ciascun ente nel triennio precedente e il rispetto del limite di spesa complessivo vigente». Diciamo una o due persone per un paio d’anni? Forse. Ma ancora meglio nel lavoro a tempo indeterminato: «Restano fermi i vincoli generali sulla spesa di personale. I Comuni istituiti a decorrere dal 2011 a seguito di fusione possono procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite del 100 per cento della spesa relativa al personale di ruolo cessato dal servizio l’anno precedente».

Se noi a questi due passaggi integriamo che nella stessa relazione viene reputata la somma disponibile come 90 mila euro all’anno e che contemporaneamente si dice che si dovrà cercare di aumentare la professionalità del personale di questi due Comuni, quindi aumentare la professionalità non vuol dire a costo zero, quindi avrà un maggiore costo, possiamo immaginare che quei 90 mila euro corrisponderanno né più né meno a uno/due stipendi da 1.500 euro in più al mese. Non è un grande ritorno economico procedere alla cancellazione della storia di due Comuni, che oggi hanno un collegamento diretto per i propri cittadini, per avere una o due persone che vanno a lavorare. Averle per un periodo incerto, perché di finanziaria in finanziaria quella somma che noi crediamo sarà disponibile per un periodo limitato potrebbe venire a mancare da un anno all’altro. Quindi per una somma incerta, per uno o due posti di lavoro, noi cancelliamo la storia di questi due Comuni, che è una storia forse millenaria? Perché Lama Mocogno esiste da non più di duecento anni, ma Lama di Mocogno! Perché Mocogno è l’origine del suo paese e da Mocogno, trasferendosi seguendo la via Giardini, perché l’orografia ha costruito un percorso stradale su cui si è snodata la storia della nostra provincia per oltre duecento anni. Cancellare la storia, cancellare l’economia, cancellare i rapporti sociali per arrivare ad un Comune di cui voi proponete un nome che, mi permetta, credo che sia ridicolo, perché dire a dei cittadini di Lama Mocogno o di Montecreto se vogliono chiamare il loro Comune Val Scoltenna credo sia una delle scelte più deboli che io abbia mai sentito. Già chiamarlo comune di Lama Montecreto è evidente che la crasi cadrà sul nome di Montecreto e diventerà il comune di Lama, ma è anche evidente che nessuno degli abitanti di questo paese chiamerà il proprio paese comune di Val Scoltenna.

Aggiungo, ed è una domanda che faccio a lei, ma non voglio avere la risposta perché avrà studiato questo aspetto, se io chiedessi ad uno degli abitanti di Lama Mocogno quando si tiene il mercato a Montecreto, sono quasi certo che non lo sa. Mentre nelle grandi città il mercato ha perso molto contatto con la popolazione normale, perché ormai il mercato tutti i giorni, i grandi centri commerciali hanno ammazzato questa tradizione, ma nei paesi il mercato settimanale è tuttora un momento di incontro, di scambio commerciale, è un momento di socializzazione importante; non sapere che il martedì sia a Lama e il mercoledì sia a Montecreto credo che indichi un aspetto importante di una fusione malfatta.

Credo che le motivazioni siano quelle riportate dal collega Bargi e da me all’inizio del mio intervento, dove abbiamo ritenuto che questa fusione malfatta, su cui voteremo contro decisamente e faremo quello che potremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per arrivare al 7 ottobre nel modo più convinto e più deciso per spiegare ai cittadini di questi due paesi che questa fusione malfatta non va fatta. Credo che una delle motivazioni sarà che gli amministratori di questi due paesi hanno deciso di procedere a questa fusione per motivazioni ideologiche, per motivazioni politiche, per il bisogno anche in provincia di Modena di dire “abbiamo portato a casa lo scalpo di una fusione”. Questa Amministrazione regionale si era fatta alcuni obiettivi a inizio mandato dicendo arriveremo a trecento Comuni, ho l’impressione che chi amministra questa Regione abbia guardato la cartina di Modena, abbia puntato il dito su due Comuni dicendo “qui abbiamo due amministrazioni vicine a noi, questi due Comuni si fonderanno”. Noi faremo il possibile in questi mesi per far sì che questa fusione non avvenga.

Abbiamo apprezzato quello che è stato detto in Commissione, che questa fusione avverrà non solo a maggioranza degli elettori, ma che debbono essere gli elettori di entrambi i paesi per evitare che il paese maggiore (Lama Mocogno 2.700 abitanti) sia parte leonina e sia in grado di schiacciare il Comune di Montecreto con la propria maggiore dimensione.

Le aggiungo un passaggio, in cauda venenum, che lei si è dimenticata di ricordare. Ha fatto un passaggio nel suo intervento dove diceva che i bilanci di questi due Comuni sono floridi; nella relazione che ci è stata consegnata (una bella relazione) c’è il passaggio, più volte richiamato, che il bilancio dei Comuni è più che positivo, è in attivo, ma mi è stato fatto avere un debito fuori bilancio del 28 dicembre dell’anno scorso (2017), dove al Comune di Lama Mocogno – lei si è dimenticata di ricordarlo – viene addebitato un debito fuori bilancio di 478.106 euro per una causa legale che il Comune ha perso. Sarebbe interessante sapere questi 478 mila euro chi se li troverà sul groppone: se gli abitanti di Lama Mocogno, se gli abitanti di Montecreto, chi dovrà pagare questa cifra che certamente fa sì che le dichiarazioni del sindaco di Montecreto che i bilanci hanno dei problemi, stesse dichiarazioni dell’amministrazione di Lama, rendono più difficile un percorso condiviso su questa strada. Noi spiegheremo ai cittadini della nostra montagna, ai cittadini del Frignano che le fusioni vanno fatte fra soggetti condivisi, fra soggetti che hanno qualcosa in comune, fra soggetti che arrivano alla fusione come ultimo passaggio di un percorso maturato, di un percorso condiviso. Noi crediamo che nel comune di Lama Mocogno e nel comune di Montecreto questi elementi manchino e voteremo assolutamente, decisamente, fortemente contro questa fusione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Galli.

La parola al presidente della Giunta Bonaccini.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Parlo di questa, ma in generale sul tema fusioni perché c’è un punto che vorrei chiarire. Posto che, rispettando l’opinione del consigliere Galli, se sta come dice lui, è evidente che basterà aspettare il referendum e il 95 per cento degli abitanti di Lama Mocogno e Montecreto la bocceranno. È un’iperbole per dire che io ho sempre pensato che, non essendo una scelta coercitiva, ma lasciata in disponibilità ai cittadini, saranno gli stessi, come sempre, come è successo in tutte le altre fusioni, a decidere se vale la pena fondersi tra più Comuni. Abbiamo avuto il caso di quella del Ventasso, nell’estremo Appennino reggiano, dove la vulgata era impossibile che stiano insieme o vogliano stare insieme cittadini di quattro Comuni, due dei quali in auto ci vogliono tre quarti d’ora a raggiungerli (forse non si erano mai visti in vita loro) e poi quella fusione è stata, insieme a quella di Alto Reno Terme, tra le più partecipate e soprattutto in quelle in cui il sì ha stravinto ovunque.

Io lascerei decidere ai cittadini, visto che c’è una legge molto precisa, probabilmente la più avanzata in Italia, che decreterà, nel caso che la vogliano o nel caso, come successo altre volte, che non la vogliano, stabilire se vale la pena per loro, essendo loro la comunità e non noi in sostituzione di quelle comunità, fare una valutazione. Posto che il fatto che venga chiesto dai Consigli comunali sono gli eletti del popolo che decidono di provare ad andare a chiedere ai loro cittadini, rispettando la legge, se vogliono o no la fusione. Posto che questa è la regione che in percentuale in Italia, probabilmente con il Trentino Alto Adige, ha fatto più fusioni di tutte, perché una trentina di Comuni già fusi sui 331 Comuni che noi abbiamo oggi vuol dire che quasi il 10 per cento di Comuni sono andati a chiedere di fare fusioni. Anzi, hanno fatto la fusione, perché altri venti circa la fusione non l’hanno legittimamente potuta fare, anche l’avessero voluta, perché i cittadini hanno detto di no. E non è nemmeno una questione di appartenenza politica. Ricordo che andai a fare un’assemblea, chiamato dal comitato promotore, in un Comune piacentino, dove due Comuni avevano la guida leghista o di centrodestra che spingeva per le fusioni e in uno di questi, in particolare il partito a cui io sono iscritto, che contrastava e alla fine hanno prevalso i no. Io ero andato a spiegare perché le fusioni potevano avere un senso, invitato dalla componente di centrodestra. Così come il Movimento 5 Stelle in alcuni Comuni si è apertamente schierato a favore, in altri contro, ma vale per tutte le forze politiche che addirittura al loro interno spesso vedono persino divisioni.

Quindi noi siamo di fronte a richieste di comunità che la prova del nove l’avranno non qui dentro, ma dai loro cittadini e attenti anche qui rispetto alla partecipazione, perché è stato celebrato giustamente, anche qui dentro, una partecipazione che non era prevista da nessuna legge vigente, e nemmeno dalla Costituzione, per avanzare la richiesta di autonomia differenziata, perché in Lombardia andò a votare meno della metà delle persone e non ditemi erano milioni, perché in percentuale sono milioni anche quelli di un Comune di trecento abitanti e, se è stata giustamente valorizzata quella partecipazione che, a differenza del Veneto, non aveva il quorum e, se l’avesse avuto, sarebbe stata bocciata, non si può dire in un caso che c’è molta gente che va a votare e in un altro poca: ci andrà quella che ritiene di andarci. Io penso che anche questo darà un giudizio su quello che si è fatto.

Io credo che quelle comunità abbiano tutta la possibilità e vadano lasciate libere di decidere se vale la pena o meno. Abbiamo avuto diverse fusioni che sono andate nel senso di farcela, altre che sono state bocciate, addirittura c’è stato qualche caso in cui, di tre Comuni, in due avevano stravinto il sì…

 

(Dai banchi del pubblico viene esposto uno striscione sul quale si legge

“Stop fusione Montecreto - Lama Mocogno”)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Presidente, chiedo scusa.

Chiedo di togliere il cartello. Devo sospendere i lavori, in caso contrario. Consigliere, le chiedo di togliere il cartello. Grazie.

Prego, presidente Bonaccini.

 

BONACCINI: Ripeto, saranno i cittadini a decidere. Ci fu qualche anno fa un ministro della Repubblica, che si chiamava Calderoli, che propose di cancellare i Comuni sotto i mille abitanti, se non ricordo male, di eliminarli; io non do mica valutazioni se è giusto o sbagliato, dico che era un’impostazione che provava – immagino – a regolamentare realtà che, quando sono piccole, a volte hanno la difficoltà di avere risorse, personale. Anche qui non è il tema di volere o non volere stare di fianco alle comunità: io sarò sabato prossimo all’inaugurazione a Zerba (Comune sotto i cento abitanti) di un’attività commerciale, economica che in quella realtà vale tutto o quasi tutto. Noi abbiamo grande rispetto, e io ho sempre detto e sapete come la penso, stiamo molto sul territorio perché bisogna far pensare a chi ha pochi abitanti che è valorizzato e vale esattamente come le metropoli o le città capoluogo, i Comuni più grandi.

In conclusione, credo che noi abbiamo e dobbiamo avere un atteggiamento di lasciare all’intelligenza delle persone che vivono in quei luoghi la disponibilità o meno alla fusione, di volerla o no. La discussione che facciamo qua è pleonastica, da questo punto di vista. Io penso che ci sia uno strumento democratico che viene messo a disposizione che addirittura, se ho colto bene, in quelle comunità persino va a dire prima che, se in una vince con il 99 per cento il sì e nell’altra con il 49, non si può fare la fusione, che per me qualche valutazione un po’ più approfondita l’avrebbe richiesta. Ma apprezzo la responsabilità di provare a mettere in campo il fatto che, quando ne hai due, o sono due sì, indipendentemente dagli abitanti o meno, sono due maggioranze oppure fai fatica a giustificarlo. Quindi io credo che sia un atteggiamento davvero di grande rispetto verso quelle comunità permettere a chi lo chiede di poter svolgere quella consultazione che, nei casi che abbiamo avuto di fusioni, mediamente ti dicono (coloro che l’hanno vissuta) che così male poi non fa e così male non va, ma con il rispetto e la valutazione che noi dobbiamo a chi ha una storia, una tradizione.

Adesso io non credo che la consigliera Serri, che è stata sindaca di quel Comune, da un giorno all’altro si sia alzata e abbia pensato che la tradizione, la storia, gli elementi valoriali e identitari devono essere messi da parte, anzi, forse sarebbe lei a spiegare a noi quella comunità che storia, che tradizioni e che valori ha. Probabilmente c’è una valutazione sul fatto che mettersi insieme, avere una maggiore forza competitiva possa persino far crescere quella realtà o quelle realtà. Quindi volevo solo dire che io penso sia un’opportunità che vada lasciata assolutamente nelle mani delle persone, che dovranno decidere il destino dei loro territori.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, presidente della Giunta Bonaccini.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Innanzitutto per presentare una richiesta che facciamo di maggior approfondimento rispetto alla fusione di Lama e Montecreto che – non nascondiamo – è vero che ogni fusione fa storia a sé, è vero che ci sono delle fusioni che sono anche uno stato di maturità, di condivisione di servizi e di condivisione di informazioni, di consapevolezza, di generalizzata conoscenza da parte dei cittadini a livello molto ampio, che abbiamo potuto verificare informandoci, rispetto al fatto che sono passati anni magari da quando la prima idea è stata messa in cantiere e l’idea di fusione, il progetto di fusione appare quindi naturale. Quindi non c’è quasi neppure bisogno di aprire chissà quali dibattiti. Ci sono dei territori e fusioni che sono in discussione oggi (non è questo il caso) in cui effettivamente il processo di fusione, avendo alle spalle diversi anni di maturazione, di condivisione, di diffusione di informazioni, di consapevolezza, di condivisione di un progetto e di messa in discussione del progetto, integrazione, ma precedente alla partenza dell’iter legislativo dal Palazzo regionale, sono naturali, quindi sono qualcosa che si può vedere in un modo benvenuto, in cui quasi si ha il timore di mettere il dito all’interno di opinioni che dovrebbero essere espresse esclusivamente da coloro che in quei territori risiedono e chi sono io, che non risiedo a Sorbolo, per poter giudicare quella fusione? Però ci sono dei casi in cui l’iter ci lascia invece maggiori opacità, in cui non capiamo come mai, vista dalla nostra distanza, ci sembra effettivamente un progetto di fusione che non suona naturale. Un po’ perché i tempi sono stati molto veloci, un po’ perché non ci risulta che siano state fatte le condivisioni di servizi nel modo più ampio possibile e con il tempo davanti sufficiente per poter maturare dei dati e una consapevolezza, un po’ perché si va sui territori e, nel caso di Lama e Montecreto, non pretendiamo certamente di fare dati statistici rispetto a informazioni che prendiamo personalmente, ma ognuno di noi si crea una propria opinione, la maggioranza dei cittadini sono a conoscenza del progetto che pende sopra la loro testa, ma ad oggi, e siamo alla metà di luglio con un referendum che è già stato fissato nella prima metà di ottobre, non hanno i mezzi e le informazioni corrette per dire va bene/non va bene. Ho qualcosa da guadagnarci come cittadino rispetto al mio Comune a fronte del fatto che perdo questo elemento di storia e di identità stratificato nei millenni che non è da sottovalutare, anzi, è una fonte primaria di identità e quindi è una fonte primaria di appartenenza e di cittadinanza?

Ancora a maggior ragione, quindi, ci si stupisce del fatto che, davanti ad un progetto, davanti ad un processo difficilmente reversibile, se non per nulla reversibile, in pochi mesi si corra a decretare il destino di un piccolo Comune, decretare la sua sorte sul cambio di nome e sul cambio di assetto ed eventualmente sul cambio di rappresentatività, quindi la possibilità per quei cittadini di avere una rappresentanza uguale a prima. A fronte ovviamente del fatto che arriveranno dei fondi, questo è quello che sanno. Ma non si possono fare pressioni di opinioni sulle persone dicendo semplicemente che i Comuni sono in sofferenza (e questo lo sappiamo), sventolando come unica soluzione, a fronte di una fusione che peraltro suona innaturale in questo momento e imposta dall’alto, la possibilità di dire che arrivano dei soldi.

La fusione che parte con poco tempo alle spalle, con una condivisione di servizi, con una sperimentazione di condivisione dei servizi che a noi pare insufficiente (pensavamo che fosse stata fatta in modo più ampio, ma in realtà ci sembra ancora insufficiente), con una vocazione dei cittadini di Montecreto e di Lama che non è ancora stata sondata in modo sufficiente e, nello stesso tempo, noi non sappiamo quale sia la soluzione migliore. Diversi cittadini probabilmente non hanno alcuna intenzione o non vorrebbero fondersi in alcun modo, altri probabilmente hanno un’idea totalmente diversa di fusione e pensano ad una fusione che faccia partire un’interlocuzione con il comprensorio del Cimone. Non si capisce per quale motivo non ci sia stata una discussione in proposito, per esempio, all’interno dell’Unione, per quale motivo non siano stati sondati in modo concreto, non siano stati invitati ad esprimersi i Comuni di quello stesso comprensorio, perché – è vero – questo Comune, anche dopo un’eventuale fusione, non raggiungerà i cinquemila abitanti e quindi non avrà vantaggi di quel tipo, ma avrà tutti quegli obblighi che pendono sui Comuni sotto i cinquemila abitanti.

Si è parlato di una nuova identità comune, ma quali sono i presupposti per far partire una nuova identità comune, se i tempi sono così brevi, se non c’è stata una condivisione, se a metà luglio i cittadini ancora non hanno chiaro quali sono i pro e i contro? A parte che arriveranno fondi. Ma non ci si gioca un’identità di secoli e non ci si gioca la confusione che poi si ingenera con l’irreversibilità del processo, soltanto perché arriveranno dei fondi che potrebbero arrivare comunque con una fusione più pensata, più progettata, meglio condivisa.

Poi i tempi. A poco meno di un anno dal voto in entrambi i Comuni non ci sembra una decisione saggia adesso imprimere questa velocità ad un procedimento di fusione che si sarebbe potuto ottenere con le nuove amministrazioni che ci saranno l’anno prossimo, sia a Lama che a Montecreto, e da lì cominciare quel percorso di condivisione che abbiamo detto di sperimentazione di servizi, di diffusione, di informazione della cittadinanza e poi arrivare nel giro di qualche anno a fare una fusione che possa essere nel migliore interesse di tutti i cittadini. Che fretta c’era di correre a fondersi adesso? Non volevamo dire che non ci si dovesse fondere, ma qual era la fretta per correre proprio ora a fondere Lama e Montecreto e fare in modo che i cittadini debbano magari informarsi a fine settembre, a settembre, raccogliere qualche informazione, votare, non votare, farlo magari in modo poco convinto e ritrovarsi il loro Comune che non esiste più, senza aver ben capito che cosa è successo, che cosa si sono persi nel frattempo? Che cosa è successo che l’autunno decreterà se un Comune sopravvivrà oppure no e non c’è stato il tempo di abituarsi all’idea? Ma anche il tempo di maturare la convinzione che magari sia una buona cosa non ci sarà stato probabilmente.

Resta il tema della fusione a due che, rispetto ad una fusione a tre, a quattro o a cinque che avrebbe potuto magari, non sta a noi indicare quale sia il percorso e il destino dei Comuni di Lama e di Montecreto, ma sta a noi almeno tutelare quei Comuni che, in una fusione a due, effettivamente potrebbero trovarsi ad essere inglobati dagli interessi del Comune più grande. La fusione a tre o a quattro permette altri progetti, altri pensieri che una fusione a due invece purtroppo no. Quindi per questo motivo, presidente, io ho chiesto formalmente, lo chiedo anche adesso a voce, ma ho consegnato richiesta scritta formale, anche alla luce di ulteriori comunicazioni e ulteriori approfondimenti che ci sono giunti di recente, un supplemento di tempo. Vorremmo, almeno come consiglieri regionali che si trovano all’interno del Palazzo a decidere sulla pelle dei piccoli Comuni che paiono distanti da qui, ma sono i nostri concittadini, perché votare in ogni caso significa avallare l’avvio di un iter che, se non è considerabile un progetto maturo, se non è un progetto che in qualche modo ci dia effettivamente l’impressione di essere fondato su piedi concreti di sostanza e non d’argilla, chiedere un rinvio alla competente Commissione assembleare per chiedere un supplemento di approfondimento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Prendiamo atto della sua richiesta, come da documento formalizzato.

Dobbiamo mettere in votazione la richiesta della consigliera Gibertoni del rinvio in Commissione della fusione di cui stiamo parlando, per cui ho bisogno di un intervento a favore e uno contro in merito alla decisione.

La parola al consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Solo per ricordare che il percorso che abbiamo avviato in questa Regione, attraverso la riforma che abbiamo proposto circa la razionalizzazione delle nostre risorse e dei nostri investimenti, si cerca di avere dei Comuni che scelgano autonomamente la propria strada in una cornice di grande responsabilità verso dei cittadini che vengono governati e amministrati. D’altro canto la via maestra (quella della democrazia, del referendum) è quella che serve a costruire una maggioranza qualificata perché si possa scegliere liberamente di arrivare alla fusione dei Comuni. Per questo motivo l’atteggiamento dilatorio non verrà accolto da parte del gruppo del Partito Democratico, né potrebbe esserlo. Ci sono le sedi in cui queste istanze possono essere fatte e poi c’è la libera scelta dei cittadini di fronte alla quale noi non ci possiamo opporre. Per questo motivo, le chiedo, Presidente, di votare con voto elettronico questa richiesta. Noi pensiamo che la risposta debba essere ferma, perché è troppo facile banalizzare gli argomenti, ma ad un certo punto bisogna saper scegliere e la vita è fatta di scelte.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Proprio perché la vita è fatta di scelte, lo è nel Palazzo regionale come a Lama e a Montecreto, quindi, dato che anche quei cittadini hanno una vita fatta di scelte e si sta dicendo loro in fretta e furia che ad ottobre casomai dovrebbero scrivere sull’agenda che devono scegliere se continuare ad essere cittadini di Lama o di Montecreto oppure trovarsi in un nuovo Comune di cui non sono chiari i contorni dei vantaggi e soprattutto non è chiaro come mai proprio quello e non un altro, perché una fusione a due e non a tre o quattro, perché nessuna fusione, come per noi è una questione di scelte e delle volte le scelte richiedono un po’ di tempo per poter essere scelte di successo e scelte soprattutto che facciano un interesse più ampio possibile, non soltanto di quest’Aula o di una parte di quest’Aula, ma anche di coloro che sono fuori e hanno le loro appartenenze, le loro opinioni, proprio per questo io credo che sia un atteggiamento di responsabilità dirci che forse è il caso di non correre con questa fusione, di chiedere come mai in Unione non è mai nato un dibattito sufficiente e di chiederci perché non prenderci del tempo in più e poi avviare un progetto di fusione, senza dirci, come si fa quando i progetti non sono convincenti completamente, “si comincia così con quello che abbiamo e poi magari più avanti qualcuno si aggiungerà”. Cominciamo adesso aprendo ad una sperimentazione vera nella condivisione dei servizi, aprendoci a degli interlocutori che magari abbiano voglia; ci vorrà magari qualche tempo in più, qualche mese in più, sarebbe il caso intanto di rimandare a nuove amministrazioni, però a questo punto che si sobbarchino seriamente qualche cosa che poi, reversibile o meno, sarà fatto effettivamente per il bene dei cittadini di Montecreto, il Comune più piccolo che adesso si troverebbe a rischiare di avere meno vantaggio rispetto al Comune più grande, e dei cittadini di Lama.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Consigliere Caliandro, le devo dare una brutta notizia: il Regolamento all’articolo 74 non prevede la votazione elettronica su una richiesta di rinvio in Commissione. Quindi metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di rinvio in Commissione degli oggetti 6601 e 6765.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di rinvio è respinta.

Andiamo avanti con i lavori. Chiedo ai relatori, per prima la consigliera Serri, se vuole intervenire.

Prego, consigliera Serri.

 

SERRI: Credo che le motivazioni portate poc’anzi anche dal presidente siano la risposta: abbiamo un percorso che dà la possibilità a quelle comunità, a quei cittadini di esprimere il loro voto e di scegliere, quindi credo che questo sia il percorso che noi dobbiamo permettere venga fatto.

Rispetto ad una serie di interventi, che penso non abbiano nulla a che vedere con questa discussione: i debiti fuori bilancio, ovviamente i debiti fuori bilancio avranno una loro copertura e avranno avuto un loro percorso e nulla hanno a che vedere con questa cosa, quindi evitiamo anche di portare discussioni che sono mirate comunque a creare confusione e non sono nel merito.

Rispetto ai nomi proposti, mi risultano anche nomi e proposte arrivate da cittadini che hanno proprio scritto e proposto negli incontri istituzionali i nomi.

Il percorso fatto in Regione ovviamente ha visto i passaggi nelle Commissioni, non sta a me, non mi permetto nemmeno di criticare l’operato del collega della Commissione, credo che abbia operato rispetto ai percorsi e ai tempi che andavano rispettati. Quindi credo che il percorso che abbiamo davanti sia quello di permettere a quelle comunità di affrontare in modo sereno una discussione, un confronto che permetta loro di fare le scelte più opportune, quando andranno a votare. Quindi credo che questo sia il tutto. A noi spetta questo.

Ovviamente le esperienze sul territorio sono le più diverse l’una dall’altra e credo che, se questa fusione, se questa proposta è nata, i ragionamenti che arrivano dal basso e che partono proprio da un sentire dei cittadini siano una realtà che si è verificata in questi mesi. Credo che sia altrettanto sterile pensare e additare ad ordini di scuderia ogni volta che si deve criticare un percorso, quindi come non mai credo su questi argomenti sarebbe necessario stare al merito, cercare di approfondirli e affrontarli proprio stando sulle questioni. Di questo credo abbiano bisogno i cittadini e a loro dobbiamo dare la possibilità di affrontare con serenità questo percorso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Serri.

La parola al consigliere Bargi.

 

BARGI: Grazie, presidente. Quando all’inizio io intervenivo dicendo che manca un obiettivo di fondo, proprio sulla base di quello che diceva il presidente Bonaccini, è evidente che, se ci sono delle scelte, l’avete visto e ne avete pagato il prezzo ad esempio anche sul referendum costituzionale per il quale arrivare al referendum dei cittadini o si va a spiegare loro che cosa vanno a votare, senza dire loro che arrivano più soldi, che i Comuni piccoli soffrono, perché se la campagna per il sì al referendum è meramente questa, non è quello che stiamo andando a proporre. Noi stiamo andando a proporre qualcosa che abbiamo cercato di snocciolare e anche di confutare gli elementi più forti del sì, in particolare il superamento dei vincoli e delle risorse; sia io che il collega Galli precedentemente abbiamo detto dilazionate nei dieci anni le risorse e i vantaggi dei vincoli in realtà sono minimi, non creiamo un Comune grande dalla fusione di due Comuni, ma ne otterremo uno piccolo e il Ventasso citato dal presidente è proprio un esempio: perché non studiamo cosa è successo al Ventasso? Quattro Comuni piccoli messi insieme, due magari micro perché erano sotto i mille, abbiamo un Comune piccolissimo lo stesso. Non si sono risolti i problemi, non è cambiato niente. Quindi si va ad innescare un percorso che – ci tengo a precisare – è irreversibile, non è che poi si va a sciogliere i Comuni perché abbiamo detto abbiamo sbagliato strada, come qualcuno sta facendo un po’ dietro-front nel caso transappenninico dell’Abetone.

Non è che uno può dire abbiamo sbagliato, torniamo indietro, è una fusione da fare, da assestare, è da mandare in porto e si ha un nuovo Comune di fatto, una nuova entità. Uno ci deve pensare prima. Prima veniva citato il tema dell’autonomia, ma in quel caso la Regione ha deciso di non effettuare il referendum consultivo, quindi non è che lo si usa quando ci fa comodo e quando non ci fa comodo. Il nostro ruolo qui dentro ritengo che sia anche di indirizzo politico e, se ci viene chiesta una votazione preventiva rispetto ad un referendum, noi dobbiamo dare un giudizio politico, perché altrimenti non veniamo neanche a fare una votazione preventiva: andiamo al referendum e andiamo a votare direttamente dopo. O, meglio ancora, non votiamo neanche dopo perché, se come è giusto dovrebbe essere, la volontà del cittadino è quella, chiaro che si tratta di un referendum consultivo e quindi poi è necessaria la ratifica qui dentro. È ovvio che, se il referendum fa testo, andiamo direttamente lì. Io capisco che c’è la crisi della democrazia rappresentativa, però, se siamo qui dentro e dobbiamo decidere una linea politica, decidiamola.

Quando prima il presidente citava la questione dei Comuni sotto i mille, io dico che se c’è un obiettivo di fondo di razionalizzazione, se lo Stato dice “abbiamo fatti i calcoli, abbiamo fatto i conti in giro per i vari enti locali, gli enti sottodimensionati rispetto ad una certa soglia non sono in grado di garantire i servizi tali per cui i cittadini possano vivere agevolmente in quei territori”, diamo un orientamento e lavoriamo per quello. Oggi ci muoviamo un tanto al chilo: proviamo a vedere, proviamo a lanciare l’idea di fusione, diciamo che arrivano più soldi. Poi giustamente ci sono Comuni e realtà vuoi che prevale anche il semplice campanilismo, vuoi che prevale che un cittadino magari si informa un po’ meglio e non trova il vantaggio di andare ad infilarsi lì dentro, poi qualcuna ce la bocciano. Lo diceva prima anche Bonaccini, chiaro. Ci stiamo muovendo un po’ un tanto al chilo.

Se la fusione serve ed è fondamentale per garantire ad un Comune di piccole dimensioni di sopravvivere, è necessario andare in quella direzione, ma bisogna andarci convintamente. Se l’esito è negativo cosa facciamo? Ci siamo sprecati dicendo attenzione che, se non arrivano questi soldi o questi vincoli o non superate i vincoli in termini di personale, ci rimanete secchi, votano no e vanno avanti lo stesso. Per questo dico che, se non c’è veramente un obiettivo finale ben chiaro, stabilito, e una strada da percorrere che sia netta, sulle fusioni continuerò ad avere un certo scetticismo. Non mi sono mai opposto in passato al giudizio del cittadino, abbiamo sempre avuto anche la volontà di lasciar andare il referendum, in questo caso, proprio per i motivi citati prima e non è che adesso noi additiamo sempre gli ordini di scuderia, ho fatto degli esempi: abbiamo chiesto i pareri e li abbiamo avuti del sindaco di Sestola, che forse è il più coinvolto perché la precedente ipotesi di fusione era quella, si sfilò Fanano perché non ci sono le condizioni di fare quel territorio? E poi ancora non verrà mai fatto un comprensorio del Cimone, perché non c’è la volontà? Ma non c’è la volontà dei sindaci e dei partiti o non c’è la volontà del cittadino? È su questo che forse dovremmo andare a ragionare.

Se poi devo dare un indirizzo politico, ripeto, sono chiamato a darlo, l’indirizzo politico che noi vogliamo dare è questo qui: se si può lavorare nel contesto più ampio di un comprensorio che possa prevedere anche una fusione più ampia, ci lavoriamo e ce la studiamo; arrivare in fretta e furia con una discussione che ha visto anche bypassata anche l’Unione dei Comuni, è evidente che c’è stata una situazione un po’ strana. Se poi si vede un inseguimento, prima il sindaco di Riolunato che ci dà un suo interessamento, un suo commento in merito che non dice assolutamente né sì né no, perché giustamente dice “io mi devo occupare del mio Comune”, poi oggi mi arriva un commento che dice “ci tengo a precisare che, se il mio commento vi è sembrato un po’ scettico, lo era, però io non mi esprimo su questa cosa”, sembra quasi che sia arrivata la telefonata per fargli correggere il tiro, perché se no possono usarlo contro la fusione. Se arriva la lettera del comitato del sindaco o che arriva quella del no ed è aggressiva, come lo è stata, con citazioni da gente da bar o roba del genere, lascia un po’ il tempo che trova. È evidente che c’è qualcosa sotto che non ci sembra così limpida da uno che osserva da qui e magari conosce anche meno, rispetto alla relatrice di maggioranza, quel territorio. Poi sicuramente ci sarà il referendum, sicuramente passerà oggi l’indizione, vedremo cosa diranno i cittadini. Ci atterremo al loro giudizio. Se però mi è concesso dare il mio parere in questa Assemblea, come da mio ruolo, il mio parere è quello che ho esposto precedentemente: il nostro voto è fermamente contrario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

Passiamo alle dichiarazioni di voto finali sulla delibera di indizione del referendum consultivo.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Ci sorprende moltissimo il metodo, a questo punto, per estrema distanza dal metodo che è stato preso rispetto al fatto dell’indisponibilità della maggioranza a lasciare più tempo ai cittadini di Lama e ai cittadini di Montecreto per decidere del proprio futuro, per poter esercitare un diritto di autodeterminarsi rispetto al loro diritto di essere cittadini e anche per il rammarico, visto che mi rendo conto che questo sancisce proprio la chiusura del Palazzo rispetto alle esigenze dei territori, anche di quelli piccoli che evidentemente sono considerati a volte meno importanti o, perlomeno, si concede loro meno tempo, si concede loro meno possibilità di formarsi un’opinione rispetto ad altri e stiamo comunque sempre parlando di Comuni che rimarrebbero inferiori ai cinquemila abitanti, quindi non si apre loro quella prospettiva che toglierebbe loro una serie di obblighi, ma si ritroveranno probabilmente a vivere di nuovo più avanti un bilancio forse negativo di questa fusione oppure un interrogarsi rispetto al fatto che forse se la facevano a tre o a quattro, se mandavano avanti il progetto di fusione con altri interlocutori magari era più stabile e di reciproca soddisfazione per tutti. Si è parlato di Comuni in sofferenza: sono Comuni in sofferenza? Sì, però, perché non si trovino a vivere una sofferenza di segno diverso tra pochi anni, è adesso che noi dobbiamo prenderci il tempo e darlo a loro. Come estrema presa di distanza da un metodo che non ci trova d’accordo e che non troviamo oggi davvero democratico rispetto ai cittadini di Lama e ai cittadini di Montecreto, il Movimento 5 Stelle non parteciperà al voto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Non ci sono altri interventi in dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, la delibera oggetto 6765.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La delibera oggetto 6765 è approvata.

 

Inversione dell’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Rainieri): Adesso dobbiamo mettere in votazione la richiesta del consigliere Calvano di inversione dell’ordine dei lavori per esaminare gli oggetti 6181, 6759, 6183 e 6761 in coda alla trattazione del progetto di legge oggetto 6468. Uno a favore e uno contro.

Non ci sono richieste di intervento, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di inversione dell’ordine dei lavori è accolta.

 

OGGETTO 6182

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna»

(Relazione della Commissione)

 

OGGETTO 6760

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna”. (Proposta del relatore consigliere Giuseppe Paruolo su mandato della Commissione I).» (162)

(Risoluzioni oggetti 6775 - 6804 - 6805 - Presentazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo al progetto di legge oggetto 6182, «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna» e all’oggetto 6760, «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna”. (Proposta del relatore consigliere Giuseppe Paruolo su mandato della Commissione I).»

Il testo n. 8/2018 è stato licenziato dalla Commissione “Bilancio, Affari generali e istituzionali” nella seduta del 3 luglio 2018.

Il progetto di legge è composto da sei articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Giuseppe Paruolo, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

La relatrice di minoranza, consigliera Silvia Piccinini, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Passiamo quindi alle risoluzioni abbinate all’oggetto di cui si sta trattando: la risoluzione oggetto 6775, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini; la risoluzione oggetto 6804, a firma della consigliera Piccinini; la risoluzione oggetto 6805, a firma dei consiglieri Taruffi, Caliandro, Boschini, Calvano, Prodi e Torri.

La parola al relatore consigliere Paruolo.

 

PARUOLO, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Inquadriamo la fusione su cui adesso saremo chiamati ad esprimerci, sono due Comuni della Città metropolitana di Bologna, due Comuni della prima cintura: Granarolo dell’Emilia e Castenaso. Due Comuni molto simili dal punto di vista delle dimensioni, vediamo qualche numero per riuscire a comprenderlo in modo plastico. Granarolo in questo momento fa circa dodicimila abitanti, Castenaso circa quindicimila e il Comune aggregato ne avrebbe ventisettemila. La superficie dei Comuni: sono trentaquattro chilometri quadrati per Granarolo, trentasei chilometri quadrati per Castenaso, quindi due superfici molto simili. Il Comune aggregato avrebbe una superficie di settanta chilometri quadrati. L’altitudine dei due Comuni differisce di quattordici metri, perché formalmente Granarolo è collocato a ventisei metri sul livello del mare, Castenaso a quaranta; questa indicazione ci fa comprendere che siamo in pianura o, per dirla alla bolognese, siamo nella Bassa.

La struttura dei due Comuni è simile: c’è un capoluogo sia per Granarolo dell’Emilia che per Castenaso, e c’è una certa molteplicità di frazioni. Fra le diverse frazioni che poi corrispondevano, dal punto di vista storico, spesso alla localizzazione delle chiese attorno a cui sorgevano dei centri abitati, sono da segnalare in particolare due frazioni che sono quelle più vicine alla città di Bologna, che sono Quarto per Granarolo che fa oltre 1.500 abitanti e Villanova per Castenaso che fa oltre duemila abitanti. Ed è proprio la vicinanza a Bologna che ci dà una chiave di lettura per comprendere anche come è cambiata la struttura di questi Comuni, perché sono Comuni che hanno una doppia natura: da un lato è una comunità antica di persone che si conoscono e che risalgono a dietro per molte generazioni e, dall’altro, invece ci sono dei nuovi cittadini che sono andati ad abitare in questi Comuni e che spesso gravitano sul Comune capoluogo (Bologna) andando a dormire e andando a vivere nel tempo libero e nei fine settimana in luoghi che sono più a contatto con la natura, ma durante il giorno spostandosi e andando spesso a lavorare su Bologna. Proprio questa doppia natura, su cui tornerò fra un attimo, è uno degli elementi su cui occorre riflettere anche nell’immaginare il futuro di queste comunità. Io abito a Granarolo dell’Emilia e per il vecchio Comune, il vecchio paese di Granarolo, sono ancora un bolognese che ha sposato una delle figlie di Bonvicini, mentre invece per tanti altri (ci abito da ventisei anni) sono un granarolese più di altri. Lo dico perché su questo credo che sia interessante tornare fra un attimo.

I due Comuni sono equidistanti da Bologna, questo da un lato garantisce una omogeneità anche dal punto di vista del rapporto con il Comune capoluogo, dall’altro definisce anche un’attitudine ad una scarsa frequentazione attuale, perché di solito chi va in direzione di Granarolo non passa da Castenaso e, viceversa, chi va in direzione di Castenaso non passa da Granarolo. Quindi uno degli elementi su cui ci si è focalizzati, su cui le amministrazioni si sono concentrate è anche quello di garantire collegamenti fra due centri che storicamente, essendo su radiali diverse, avevano percorsi differenziati, perché da Castenaso si va poi verso Budrio o Medicina e invece da Granarolo si va poi verso Minerbio o gli altri Comuni più a nord.

Dal punto di vista amministrativo sono due Comuni anche qui molto simili: la spesa corrente pro capite è di 766 euro per abitante a Granarolo dell’Emilia e di 756 a Castenaso. Sto citando dei dati che sono tratti dallo studio di fattibilità sulla fusione stato portato avanti dalla SPISA. L’indebitamento pro capite è 485 euro per Granarolo, 486 euro per Castenaso. Vedete numeri assolutamente vicinissimi. C’è una omogeneità anche amministrativa fra i due Comuni, sono due Comuni che hanno bilanci sani, che non hanno un indebitamento caratteristico particolarmente elevato e che, quindi, non cercano nella fusione l’ossigeno per poter sopravvivere, ma vedono nella fusione una possibilità di espansione e di affermazione rispetto al tema del futuro.

È evidente che i risparmi che potranno essere indotti dalla fusione riguardano parzialmente ovviamente gli organi politici, perché sindaco, Giunta e Consiglio comunale sarebbero singoli invece che uno per Comune come adesso (lo studio stima in circa 100 mila euro il risparmio in questo caso). Mentre non è attualmente ipotizzato un risparmio strutturale particolare nel mettere assieme i servizi, perché l’idea sarebbe comunque di tenere vivi i servizi su entrambi i centri, senza far venir meno la possibilità dei cittadini di potersi recare e trovare i servizi dove erano abituati, quindi sempre lo studio stima in circa 200 mila euro i risparmi derivanti dalle razionalizzazioni che si potrebbero fare post fusione e nella assai più cospicua cifra di 2,2 milioni di euro invece rispetto agli incentivi statali e regionali che si potrebbero ricevere per circa dieci anni.

Naturalmente sono già partiti, oltre ai dibattiti sulla fusione, anche i ragionamenti su come spendere queste risorse che potrebbero venire a corredo della fusione e quindi abbiamo sentito progetti per esempio di ristrutturazione della vecchia scuola di Granarolo per farla diventare un istituto di specializzazione tecnica post diploma, l’ipotesi di un parco urbano, rete di piste ciclabili ed altri progetti che sono stati citati come potenzialmente finanziabili, grazie ai proventi della fusione.

Credo sia importante che le amministrazioni non si limitino a parlare soltanto di quantità di euro a disposizione, ma possano anche iniziare ad ipotizzare come questi denari potrebbero essere impiegati. Però voglio proprio centrare il fatto che, al di là dei numeri che ho descritto e che, secondo me, descrivono la possibilità che queste due comunità possano effettivamente fondersi, avendo una fortissima similitudine sia dal punto di vista della tipologia del territorio che dei dati amministrativi, che della robustezza anche dell’amministrazione, dall’altra parte uno può osservare che sono due Comuni che potrebbero serenamente continuare ad operare, anche se non si fondessero e quindi qual è il punto di caduta o il focus su cui, secondo me, dovremmo concentrare il dibattito? È proprio nell’immaginare un futuro per queste comunità. Permettetemi in due parole di richiamare anche le evoluzioni di questi ultimi decenni. Vorrei partire con un’immagine visiva, non riesco a ricordarmi in quale film di Pupi Avati c’è ad un certo punto il protagonista che racconta che d’estate la sua famiglia si trasferì in campagna a San Lazzaro per passare le vacanze estive e, per me che sono cresciuto a Bologna nel quartiere che confina con San Lazzaro, era qualcosa che faceva specie, perché – come chi frequenta Bologna sa – non c’è sostanzialmente più discontinuità territoriale fra la periferia di Bologna e il comune di San Lazzaro che sono a questo punto sostanzialmente, dal punto di vista urbano, veramente contigui. Qui stiamo parlando di paesi che in passato erano e si percepivano come località in campagna, per cui uno doveva fare una distanza considerevole con i mezzi dell’epoca per arrivare lì, comunità che avevano una propria contiguità.

Poi c’è stato un periodo, nei decenni scorsi, in cui Bologna ad un certo punto ha cessato di essere una città che poteva continuare ad assorbire popolazione, i prezzi delle case sono andati molto in alto e le persone hanno iniziato a trasferirsi nei Comuni della cintura per necessità, oltre che per scelta. Io vi ho implicitamente detto che, nel mio caso, non è stato soltanto un ragionamento basato sulla necessità, perché mia moglie è invece figlia di una delle famiglie radicate nel Comune in cui sono andato ad abitare, però per tanti l’alternativa era fra cercare di comprare casa o comunque di andare a trovare un’abitazione in città a prezzi improponibili oppure trasferirsi nell’immediata cintura per poter trovare prezzi inferiori. Questo ha portato una notevole crescita nella popolazione non solo nei due Comuni di cui stiamo parlando, ma anche negli altri Comuni della prima cintura di pianura di Bologna (Castelmaggiore, Calderara di Reno e in parte anche Casalecchio e Zola) e ha portato al fatto che gli urbanisti immaginassero la creazione a nord di Bologna di quella che definivano come una nuova città che avrebbe, secondo loro. avuto ad un certo punto una dimensione attorno ai duecentomila abitanti. È in quel momento che urbanisti del calibro di Giuseppe Campos Venuti, ed altri, immaginarono il Passante nord, non soltanto come risposta agli ingorghi autostradali che già diventavano problematici per passare dalla città di Bologna, ma anche come rete di infrastrutturazione della nuova città che immaginavano sarebbe sorta a nord di Bologna, in una Bologna proiettata verso dimensioni cospicue che, avendo smesso di crescere, faceva crescere una realtà a nord, al di sopra di essa.

Poi sono cambiate una serie di condizioni a contorno. In particolare c’è stata la crisi del mercato immobiliare con un drastico calo dei prezzi di vendita delle abitazioni, interi quartieri di Bologna con molta popolazione anziana hanno iniziato a rinnovarsi, ad accogliere famiglie più giovani, Bologna ha ricominciato ad assorbire nuovi cittadini o comunque a poter dare spazio a prezzi ragionevoli a famiglie anche giovani ed è rallentata molto l’espansione di queste comunità come Granarolo e Castenaso, di cui stiamo parlando, verso cui la popolazione a quel punto ha iniziato a trasferirsi più per una scelta di elezione e non: “non riesco più a trovare casa a Bologna e quindi mi sposto fuori per poter avere dei prezzi ragionevoli”, ma “faccio la scelta di andare a vivere in un Comune della cintura per poter usufruire di una maggiore quantità di verde o di una vivibilità maggiore”. Questa evoluzione ha portato ad un certo punto anche all’adeguamento da parte della politica di alcune scelte: il Passante nord è largamente tramontato sul venire meno dell’ipotesi di una nuova città a nord di Bologna e sul fatto che a quel punto avrebbe intercettato soltanto il traffico diretto verso la direttrice nord, cioè sulla A13 verso Padova, sgravando in modo molto parziale quello che poteva essere il traffico invece di attraversamento che attualmente è sull’asse tangenziale-autostrada.

Nondimeno segnalo che alcune delle opere di contorno collegate al tema del Passante di mezzo, che qualcuno vorrebbe un po’ troppo frettolosamente cancellare a mio avviso, compiendo un grave errore sia dal punto di vista della soluzione dei problemi di intasamento dell’asse tangenziale-autostrada attuale, ma anche per le opere di contorno che riguardano questi Comuni. Per esempio, per quel che riguarda il territorio di cui stiamo parlando, è essenziale che venga completato il lotto 3 della Lungosavena, con il collegamento di una strada che è già completamente costruita, ma a cui manca un pezzo di collegamento, collegamento che peraltro attraversa esattamente il confine fra Granarolo e Castenaso e poi, collegandosi su Bologna, rende unitario un percorso che va dalla trasversale di pianura fino a Rastignano. Questo per dire che l’evoluzione urbanistica è uno degli aspetti che occorre considerare.

Stiamo parlando di due comunità che avevano certamente già condiviso alcune problematiche, voglio citare come elemento che ovviamente occorre tenere in considerazione e anche monitorare con attenzione il termovalorizzatore, situato nella zona del Frullo, cioè nel territorio di Granarolo dell’Emilia, ma è attaccato al territorio di Castenaso e quindi i due Comuni già discutevano di un oggetto che in qualche modo condividevano e, se ci fosse la fusione, di cui si potranno occupare insieme, perché a quel punto sarà unico il Comune e anche quello sarà un aspetto di cui si potrà parlare.

Credo che tutte queste siano premesse che ci dicono che la storia ha visto delle evoluzioni e dobbiamo davvero chiederci su quale futuro vogliamo scommettere, ed è un futuro che certamente ha bisogno di risorse e, quindi, anche l’aspetto delle risorse derivanti dalla fusione ha una sua rilevanza; va bene confrontarsi non solo sulle risorse, ma anche sull’uso che se ne potrebbe fare, quindi sui progetti che con queste risorse sarebbero possibili; bene confrontarsi sui nomi (qui ci sono ben cinque proposte di nomi fra cui i cittadini potranno scegliere) che spaziano dal più immediato Castenaso Granarolo, cioè la giustapposizione dei due nomi attuali, fino a Terre Villanoviane e anche altri nomi un pochino più fantasiosi, senza giungere ad alcuni elementi di fantasia, come potrebbe essere Gran Burrone che però non è adatto a Granarolo e Castenaso, perché piuttosto si dovrebbe parlare di Roan, se vogliamo fare il parallelo con quel tipo di epopea, mentre invece sarebbe più adatta alla fusione di cui si parlava un attimo fa eventualmente. Però, al di là dei nomi e al di là delle risorse e dei progetti, credo davvero ci si debba confrontare su quale idea abbiamo del futuro. Quindi, rispetto a queste comunità che hanno un forte nucleo storico, ma hanno anche un numero di nuovi cittadini sempre più cospicuo, di persone che sono meno legate alla storia del territorio e che sono invece interessate a capire qual è il futuro che immaginiamo per queste comunità e dobbiamo tenere presente che la fusione può essere una chiave per andare verso il futuro, ma di per sé non è già sufficiente dire “ci fondiamo e questa è la porta verso il futuro”. Come non è sufficiente evidentemente dire restiamo divisi, come se il restare divisi fosse di per sé la soluzione. Quindi io credo che sia su questo che noi dobbiamo insistere per poter avere un dibattito interessante ed è su questo che voglio chiudere, anche riprendendo le parole del presidente Bonaccini, che ha detto che abbiamo scelto di dare a queste comunità la possibilità di confrontarsi e di poter fare una scelta.

Noi vogliamo e dobbiamo essere rispettosi delle scelte che faranno i cittadini, quindi credo sia giusto stare sul merito della questione, sia giusto evitare un’eccessiva politicizzazione del confronto e credo che, da questo punto di vista, per esempio a Granarolo e a Castenaso ci sia stata un’attenzione anche da parte dei partiti, i segretari Gotti e Cervellati del PD credo siano stati attenti ed equilibrati nell’evitare di buttarla sull’eccesso di politicizzazione. Il tema riguarda i cittadini e il futuro delle comunità. Le stesse amministrazioni, che hanno con chiarezza spiegato i motivi per cui hanno fatto la proposta della scelta, hanno svolto un lavoro che, dal loro punto di vista, certamente era quello che hanno ritenuto giusto fare, hanno apparecchiato la tavola; di questo credo vada dato loro atto e dobbiamo ringraziarli e adesso dobbiamo su questo tavolo poterci confrontare. Dobbiamo farlo anche grazie alla decisione che prenderemo oggi, per cui sarà indetto, al termine di questa discussione – io immagino e mi auguro – il referendum per poter dare la parola ai cittadini. L’invito che faccio davvero è quello di tenere a bada le tifoserie; ogni tanto ci si confronta sui gruppi Facebook e si vede qualcuno a cui parte un po’ la frizione, come se dovessimo riflettere il peggio di un dibattito che a volte avvelena i rapporti a livello di politica nazionale e di cui dovremmo depurare invece la politica nazionale e il tentativo di riproporla in chiave locale credo sia davvero da evitare.

Credo anche che la scelta, di cui ha parlato il presidente Bonaccini e che verrà esplicitata votando l’ordine del giorno presentato da Taruffi, Caliandro, Calvano ed altri, che ci consegna una chiara indicazione che per queste fusioni si procederà soltanto se ci sarà la maggioranza in entrambi i Comuni in cui si voterà, sia un ulteriore segnale nel nostro desiderio di accompagnare questo processo cercando davvero che sia un’occasione in cui i cittadini possano valutare un’opportunità. Un’opportunità che io ritengo sia interessante, ma che i cittadini devono poter discutere e devono poter scegliere con libertà. Evitiamo quindi tutti, per quanto possibile, gli eccessi o gli interventi che deviano e cercano di ricondurre a schemi di contrapposizione che non sono propri di questa discussione. Evitiamo anche di dare soltanto l’impressione che dietro a questi ragionamenti ci possano essere calcoli, giochi di potere di qualunque genere; cerchiamo davvero di mettere al centro quella che è una riflessione sul futuro di queste comunità.

Chiediamo ai comitati che si stanno confrontando con questo tema di farlo in modo propositivo; chiediamo a chi è a favore della fusione di spiegare perché la fusione possa accompagnare il territorio del comune fuso Castenaso-Granarolo verso gli anni che abbiamo di fronte; chiediamo a chi si oppone alla fusione di spiegare qual è l’idea invece che hanno loro rispetto al fatto che Granarolo possa continuare ad essere il comune di Granarolo dell’Emilia e Castenaso ad essere il comune di Castenaso. Se scegliamo questo atteggiamento davvero propositivo, leale, sereno di un confronto, credo che avremmo dato un contributo a queste comunità non soltanto per decidere sull’aspetto amministrativo, ma anche per ragionare su quale futuro vogliono, immaginano per il proprio territorio, per le proprie famiglie, per i propri figli che su questo territorio vivono e che hanno il diritto di vedere e di conoscere e di partecipare al futuro di queste comunità.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Non essendoci il tempo tecnico per l’intervento del relatore di minoranza, tolgo la seduta. Ci aggiorniamo a domani mattina alle ore 9,30.

Grazie e buona serata.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 16,52

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Fabrizio BENATI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno la consigliera Marcella ZAPPATERRA. Hanno inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Palma COSTI, Raffaele DONINI, Sergio VENTURI, la presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta SALIERA e i consiglieri Alessandro CARDINALI, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI e Giancarlo TAGLIAFERRI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 6049 “Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Norme in materia di finanziamento, programmazione, controllo delle Aziende sanitarie e Gestione sanitaria accentrata»” (88)

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 22

Mirco BAGNARI, Fabrizio BENATI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 7

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Silvia PRODI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Astenuti: 10

Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Stefano BONACCINI, Alessandro CARDINALI, Antonio MUMOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Marcella ZAPPATERRA.

 

 

IL PRESIDENTE

I SEGRETARI

Rainieri

Rancan - Torri

 

 

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