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22.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 29 LUGLIO 2020

 

(ANTIMERIDIANA)

 

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 1221

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'attività, nel periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, delle commissioni mediche che accertano e certificano l'invalidità ex legge 104/92. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 1220

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la richiesta di espansione dell’area della cava di Monte Tondo nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola in provincia di Ravenna.A firma della Consigliera: Zamboni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

ZAMBONI (EV)

LORI, assessore

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 1223

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’attuazione della legge regionale n. 2/2018 “Norme in materia di sviluppo del settore musicale”. A firma dei Consiglieri: Costi, Tarasconi, Mori, Bulbi, Rossi, Rontini, Maletti, Caliandro, Fabbri, Zappaterra

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

COSTI (PD)

FELICORI, assessore

COSTI (PD)

 

OGGETTO 1225

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la prosecuzione delle attività attualmente affidate in subappalto da Iren Mercato alle società So.Sel. Spa e Multiutility Sovracomunale Srl.A firma dei Consiglieri: Amico, Taruffi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

COLLA, assessore

AMICO (ERCEP)

 

OGGETTO 1227

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l'arrivo di migranti a Modena. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

BARCAIUOLO (FDI)

BARUFFI, sottosegretario

BARCAIUOLO (FDI)

 

OGGETTO 1226

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa i rilasci dalla diga del Brugneto (Torriglia, GE). A firma della Consigliera: Tarasconi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

TARASCONI (PD)

PRIOLO, assessore

TARASCONI (PD)

 

OGGETTO 1228

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’importazione in Emilia-Romagna di rifiuti provenienti da altre regioni.              A firma della Consigliera: Piccinini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

PICCININI (M5S)

PRIOLO, assessore

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 1229

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la chiusura del ponte Verdi sul fiume Po tra Ragazzola (PR) e San Daniele Po (CR). A firma del Consigliere: Rainieri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

RAINIERI (Lega)

CORSINI, assessore

RAINIERI (Lega)

 

OGGETTO 965

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Interventi urgenti per il settore agricolo ed agroalimentare». (5)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

BULBI, relatore della Commissione

FACCI, relatore di minoranza

TAGLIAFERRI (FDI)

LISEI (FDI)

RONTINI (PD)

RAINIERI (Lega)

BULBI, (PD)

MAMMI, assessore

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,47

 

PRESIDENTE (Petitti): Buongiorno a tutti.

Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 22 del giorno 29 luglio 2020.

È computato come presente, ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Procediamo con l’appello nominale.

 

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Petitti risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro

  2. BARCAIUOLO Michele

  3. BERGAMINI Fabio

  4 BESSI Gianni

  5. BONDAVALLI Stefania

  6. BULBI Massimo

  7. CALIANDRO Stefano

  8. CASTALDINI Valentina

  9. CATELLANI Maura

10. COSTA Andrea

11. COSTI Palma

12. FABBRI Marco

13. FELICORI Mauro

14. GIBERTONI Giulia

15. IOTTI Massimo

16. LISEI Marco

17. MALETTI Francesca

18. MARCHETTI Daniele

19. MARCHETTI Francesca

20. MASTACCHI Marco

21. MONTALTI Lia

22. MONTEVECCHI Matteo

23. MORI Roberta

24. MUMOLO Antonio

25. PARUOLO Giuseppe

26. PETITTI Emma

27. PICCININI Silvia

28. PIGONI Giulia

29. PILLATI Marilena

30. POMPIGNOLI Massimiliano

31. RONTINI Manuela

32. ROSSI Nadia

33. SABATTINI Luca

34. STRAGLIATI Valentina

35. TAGLIAFERRI Giancarlo

36. TARASCONI Katia

37. ZAMBONI Silvia

38. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Petitti): Con 38 presenti, la seduta è valida e aperta.

 

Svolgimento di interrogazioni di attualità a risposta immediata in aula

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i nostri lavori di stamattina dalle interrogazioni a risposta immediata.

 

OGGETTO 1221

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’attività, nel periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, delle commissioni mediche che accertano e certificano l’invalidità ex legge 104/92. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Petitti): Partiamo dall’interrogazione 1221: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa l’attività, nel periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, delle commissioni mediche che accertano e certificano l’invalidità ex legge 104/92, a firma della consigliera Castaldini.

Prego, consigliera.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Assessore, questa è una domanda che personalmente avevo posto già alla Capigruppo, ma c’era bisogno di tempo per reperire i dati che ho chiesto. In realtà, è un’interrogazione per avere conforto. Molte sono le sollecitazioni da parte dei cittadini che si trovano in una situazione di disagio, che riguardano esattamente le commissioni mediche per l’invalidità da legge 104. Oggi chiedo alla Giunta e a lei di darci un quadro dettagliato su questo aspetto, perché abbiamo il timore che ci siano molte domande in lista d’attesa o, comunque, che attendono, troppe in giacenza, e vorrei capire se nell’ambito regionale tutte le Commissioni stiano effettivamente funzionando o qual è la data di funzionamento delle stesse. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Risponde l’assessore Donini. Prego, assessore.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Ringrazio la consigliera Castaldini per questa question time. Il coordinamento regionale sulle tematiche della disabilità si è riunito costantemente anche per via telematica durante la pandemia. Le attività di certificazione medico-legale, anche in un periodo così complicato, rappresentano uno strumento indispensabile e necessario per tante persone che hanno bisogno, per motivi personali e lavorativi fondamentali per la loro vita.

Questo obiettivo è stato coniugato con l’esigenza di tutelare la salute del singolo e della collettività. Abbiamo quindi fornito il prima possibile indicazioni corrette e uniformi in ogni territorio, assicurando il rispetto del distanziamento fisico e delle norme igienico-sanitarie. Si è disposto quindi l’annullamento delle visite in presenza per l’accertamento della disabilità, invalidità, sordità, cecità, civili, handicap, vista la tipologia dell’utenza, in maggioranza costituita da persone anziane oppure affette da patologie croniche.

Previ accordi per le vie brevi con il referente medico-legale dell’INPS regionale, si è proceduto alla definizione su atti, attestando la situazione contingente sul verbale di accertamento. Dopo appropriata ricognizione, appena effettuata, non risultano domande giacenti per l’anno 2019, quindi non abbiamo residui per il 2019, a fronte di 77.940 istanze di riconoscimento presentate. Nonostante la pandemia, prosegue anche nell’anno corrente, cioè il 2020, l’evasione delle domande pervenute, soprattutto per quanto riguarda i casi gravi e con documentazione esaustiva e per la valutazione agli atti, come da accordi con il coordinamento regionale medico-legale dell’INPS, che la normativa vigente verifica tutte le pratiche.

Il numero di domande presentate alla data del 27 luglio 2020 risulta essere pari a 33.040. Sono già state evase oltre 28.000 pratiche. Le restanti 5.000 richieste verranno esaminate ed evase nelle prossime settimane in modo da rispondere a tutte le richieste così come si è fatto nell’anno precedente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Castaldini, ha quattro minuti, prego.

 

CASTALDINI: Il dato del 2019 è un dato buono. Rimane che ad oggi sono 5.000 le persone che chiedono una certificazione fondamentale per la vita e per tutto quello che poi arriverà nel riconoscimento di un’invalidità. Avrei voluto capire meglio per queste 5.000 che tipo di lavoro verrà fatto per renderle attive da subito. Sono parzialmente soddisfatta.

Credo che su questo tema, che poi è il tema che abbiamo trattato anche ieri in maniera molto ampia, con tutta la questione legata alla disabilità, credo che ci sia un’attenzione particolare soprattutto per la velocità nel guardare le domande perché cambiano la vita di quelle persone. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

 

OGGETTO 1220

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la richiesta di espansione dell’area della cava di Monte Tondo nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola in provincia di Ravenna. A firma della Consigliera: Zamboni

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione 1220: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa la richiesta di espansione dell’area della cava di Monte Tondo nel Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola in provincia di Ravenna, a firma della consigliera Zamboni.

Prego, consigliera.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente. Buongiorno anche all’assessora, che ringrazio per la sua presenza.

L’interrogazione riguarda un’area di cava e di estrazione del gesso attiva al Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola, parco che è stato istituito nel 2005. L’area di questo parco comprende una zona di particolare interesse naturalistico e geologico, che è la zona di fenomeni carsici nelle cosiddette “evaporiti” di quell’area, che sono state candidate a diventare patrimonio mondiale dell’Unesco.

C’è già stata una pronuncia favorevole a questa candidatura nella seduta del 24 gennaio del 2018, durante la quale il Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha deciso di inserire nella lista propositiva italiana dei siti naturalistici per il patrimonio mondiale dell’Unesco il sito “grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna”, di cui fa parte una zona del parco. Il parco, però, confina con una enorme cava di gesso, che è diventata, da quando è stato istituito il Polo unico regionale del gesso nel 1989, l’area di scavi di gesso più grande d’Europa. Ha già provocato dei danni, che non sto qui a leggere. Ha provocato danni che sono stati evidenziati non solo dalle associazioni ambientaliste, ma anche dalla Federazione speleologica regionale dell’Emilia-Romagna.

In questa cava, la multinazionale che ne detiene la proprietà e che conduce i lavori di escavazione, la Saint-Gobain, ha chiesto un ulteriore ampliamento. Questo ampliamento va a confliggere con la tutela di quella zona che è in corsa per diventare, insieme ad altre zone analoghe dell’Emilia-Romagna, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Siccome il Governo italiano può fare un’unica proposta, quindi a settembre ci sarà la prima seduta, per poi arrivare alla nomina, eventualmente, dell’area come patrimonio a gennaio dell’anno prossimo, se non si sblocca subito la vicenda di questa richiesta di ulteriore ampliamento della cava di estrazione, si rischia di compromettere la candidatura.

Quindi, nel dispositivo dell’interrogazione Europa Verde chiede alla Giunta se è a conoscenza della richiesta della multinazionale Saint-Gobain di espansione dell’area di escavazione; se ne è a conoscenza, se non ritenga dannosa per questo ambiente naturale, unico al mondo, l’estensione delle attività estrattive, che riguarda un’area eccedente quella già definita dall’attuale Piano delle attività estrattive. C’è da dire che questo Piano consente nell’attuale zona di attività di poter scavare fino al 2032. Quindi, c’è anche tutto il tempo per studiare una riconversione dei posti di lavoro che afferiscono alla cava. Se non ritenga, quindi, l’estensione in un’area eccedente a quella definita dannosa per tutta l’area; se non intenda servirsi delle competenze della Federazione speleologica regionale dell’Emilia-Romagna, il cui ruolo è definito nella legge regionale n. 9/2006, quindi sentire anche il parere della Federazione speleologica; infine, se la Regione sia intenzionata a sostenere in maniera consistente, quindi non solo di facciata, la proposta di candidatura dei fenomeni carsici nelle evaporiti dell’Emilia-Romagna a patrimonio mondiale dell’umanità dell’unesco.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera. Risponde l’assessore Lori.

Prego, assessora.

 

LORI, assessore: Grazie, presidente, e buongiorno e bentrovati a tutta la Giunta e ai consiglieri regionali.

Procedo naturalmente con la risposta al question time presentato dalla consigliera Zamboni. Faccio un po’ di storia. L’area oggetto dell’attività a cui ci si riferisce è stata individuata dal PTR approvato con delibera del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna il 28 febbraio del 1990 e l’individuazione si caratterizza proprio con l’identificazione di un polo regionale unico in cui concentrare l’estrazione del gesso. Inoltre, nella consapevolezza del valore naturale e paesaggistico della Vena del Gesso romagnola, in cui è inserita l’area estrattiva di Monte Tondo, nel 2001 è stato commissionato un apposito studio dalla Regione, dalla Provincia di Ravenna e dai Comuni interessati per definire le modalità di escavazione, compatibilmente con la tutela del valore ambientale della zona nel suo complesso. Nel medesimo studio, effettuato da ARPA e terminato nel dicembre 2001, veniva quindi descritto nei suoi lineamenti generali il tipo di attività, considerato ottimale per contemperare interessi economici dell’esercente, dinamiche socio-economiche del territorio e necessità di tutela del paesaggio e delle risorse ambientali.

In particolare, lo studio aveva permesso di definire uno sviluppo areale massimo in cui effettuare l’attività estrattiva e a cui era associato un volume di materiale sufficiente per garantire la sostenibilità dell’attività imprenditoriale. Questo areale e il volume correlato erano quindi stati compresi nella pianificazione provinciale dell’attività estrattiva vigente.

Su segnalazione della ditta titolare dell’autorizzazione, della Provincia di Ravenna e dei Comuni di Riolo Terme e Casola Valsenio, sul cui territorio insiste il polo, è stato rilevato che lo scenario di proseguimento dell’escavazione adottato in realtà porterebbe al termine dell’attività estrattiva nel giro di pochi anni, con gravi ripercussioni sull’assetto socio-economico della zona, cave e stabilimento di trasformazione del materiale e produzione di cartongesso di Casola Valsenio e nelle prospettive di recupero e sistemazione dell’area.

Per quanto sopra, si è quindi deciso di realizzare un’attività tecnica finanziata dalla Regione che ha a disposizione un apposito capitolo di spesa ed è finalizzata alla verifica della possibilità di proseguimento dell’estrazione del gesso, nel rispetto di tutte le componenti ambientali e paesaggistiche di quest’area particolarmente delicata e pregiata.

L’attività ha, inoltre, l’obiettivo di individuare una o più modalità di sistemazione e recupero finale dell’area, che possano valorizzare nella migliore maniera tutte le sue caratteristiche di pregio e di interesse.

Questa attività, inoltre, sarà strettamente funzionale alla definizione dei contenuti relativi a quest’area specifica della variante generale del PA e della provincia di Ravenna che è in corso di definizione.

Le attività tecniche che verranno svolte comprenderanno la raccolta di dati esistenti riguardanti le componenti ambientali, paesaggistiche e socioeconomiche relative all’area e all’attività estrattiva, la raccolta della documentazione pianificatoria vincolistica relativa all’area e l’eventuale progettazione ed esecuzione di ulteriori indagini che dovessero ritenersi necessarie, la definizione di uno o più scenari di proseguimento dell’attività estrattiva compresa l’alternativa zero di cessazione dell’attività e valutazione analitica di vantaggi e criticità degli scenari stessi, la definizione di uno o più scenari per la sistemazione parziale e finale dell’area.

La validazione finale dell’attività in oggetto e dei suoi risultati avverrà tramite uno specifico gruppo di lavoro che coinvolgerà la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Ravenna, ARPAL, l’Ente Parchi e la biodiversità della Romagna, l’Unione della Romagna faentina formalmente istituito presso la Direzione generale per la cura del territorio e dell’ambiente della Regione Emilia-Romagna.

Il gruppo di lavoro avrà, inoltre, il compito di coadiuvare e indirizzare le attività di raccolta dei dati ambientali e della documentazione pianificatoria necessaria allo svolgimento dell’attività in oggetto; sovraintendere alle eventuali attività di caratterizzazione del sito; validare gli scenari di proseguimento dell’attività e di sistemazione finale del sito proposti; effettuare le attività sopramenzionate alla luce degli indirizzi e delle linee guida della direzione generale per la cura del territorio e dell’ambiente della nostra regione.

È quindi evidente che allo stato attuale non è stato né pianificato né proposto ufficialmente un ampliamento dell’attività estrattiva del polo unico regionale del gesso.

L’attività tecnica di cui si sta per avviare l’iter di affidamento dovrebbe consentire di valutare la possibilità di un proseguimento dell’attività estrattiva, oltre a quanto oggi è già pianificato, compatibile con l’elevato valore naturalistico e paesaggistico dell’area.

Tale attività dovrà comunque valutare anche l’alternativa zero di non proseguimento dell’attività.

Il secondo obiettivo dell’attività tecnica, di non minore importanza, sarà quello di definire uno o più scenari di sistemazione al recupero dell’area adeguati per una migliore valorizzazione possibile della stessa.

Per quanto riguarda la partecipazione delle associazioni e della cittadinanza a questo processo, si può dire che sicuramente all’interno dell’attività tecnica prevista verranno raccolti tutti i dati esistenti, compresi quelli che possono provenire dalla Federazione speleologica. In seguito, nella fase di pianificazione vera e propria, la Provincia di Ravenna garantirà la messa a disposizione di tutte le notizie e informazioni sulla procedura e organizzerà le attività di partecipazione pubblica necessarie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Assessora Lori, le chiedo... Grazie.

 

LORI, assessore: Tre righe.

Il Polo estrattivo in oggetto ricade, tra l’altro, all’interno del sito Natura 2000 Vena del Gesso Romagnola. Pertanto, ogni possibile ampliamento delle attività estrattive in oggetto dovrà essere comunque sottoposto alla valutazione di incidenza, nella quale verranno analizzate le eventuali incidenze negative sulle specie di habitat di interesse comunitario presenti in questo sito, naturalmente con il coinvolgimento del Parco regionale dal punto di vista dell’iter autorizzativo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Mi dichiaro soddisfatta, naturalmente, per la parte in cui si dice che ci sarà un processo partecipativo che vedrà in campo anche la Federazione degli speleologi, che ha competenze specifiche in materia.

Rispetto al sostegno alla candidatura non ho sentito se c’è una... C’era?

 

(interruzione)

 

ZAMBONI: Sì.

 

(interruzione)

 

ZAMBONI: Bene. Colgo anche l’interesse della Giunta a sostenere il percorso di nomina a patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Prendo atto che c’è questa attività di approfondimento della situazione in corso, che spero sfoci a favore di una tutela completa di quest’area, considerato che è lo stesso ultimo Piano delle attività estrattive, approvato nel marzo 2011, che afferma: “l’area estrattiva ha profondamente e in modo irreversibile alterato e modificato la situazione originaria dell’affioramento della Vena dei Gessi. In tal senso, la sistemazione finale dei fronti di cava non può prescindere da una ricomposizione paesaggistica volta a riprodurre lo stato e l’assetto caratteristico dell’affioramento mediante tecniche di ingegneria naturalistica”. Quindi, l’area è già compromessa. Va salvaguardata e non va esposta a ulteriori danni.

Immagino che ci terremo in contatto per sapere come procede l’attività di studio e di approfondimento.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

 

OGGETTO 1223

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’attuazione della legge regionale n. 2/2018 “Norme in materia di sviluppo del settore musicale”. A firma dei Consiglieri: Costi, Tarasconi, Mori, Bulbi, Rossi, Rontini, Maletti, Caliandro, Fabbri, Zappaterra

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione 1223: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa l’attuazione della legge regionale n. 2 del 2018 “Norme in materia di sviluppo del settore musicale”. A firma dei consiglieri Costi e altri.

Passo la parola alla consigliera Costi. Prego.

 

COSTI: Grazie, presidente. Noi sappiamo benissimo che la Regione Emilia-Romagna è l’unica Regione in Italia che ha legiferato sulla musica, riconoscendola come strumento di formazione culturale e di aggregazione sociale, di espressione artistica, ma anche di sviluppo economico.

La legge n. 2 del 2018 è stata realizzata mediante un programma pluriennale, di norma triennale, dove vengono definite priorità, strategie e azioni per quanto riguarda il settore e soprattutto le modalità di accesso ai contributi. È una legge importante, perché riguarda comunque una popolazione di giovani e ragazzi particolarmente ampia; sono più di 40.000 i ragazzi che partecipano alle attività, soprattutto delle scuole di musica, con una forte presenza di ragazzi disabili. Quindi, è proprio un luogo anche di integrazione.

La Regione riconosce 145 scuole di musica. Queste offrono standard di insegnamento di qualità e nella quasi totalità mettono a disposizione degli allievi gli strumenti musicali. È chiaro che il lockdown ha creato problemi enormi anche alle scuole di musica, ma soprattutto ai ragazzi e alle ragazze, in modo particolare soprattutto ai ragazzi disabili e alle loro famiglie. Pertanto, noi crediamo che sia giusto riconoscere mediante risorse a fondo perduto finanziamenti specifici per progetti che possano permettere il potenziamento e l’ammodernamento della didattica, mediante anche l’acquisto di attrezzature digitali e l’acquisto di strumenti musicali da mettere a disposizione degli allievi che frequentano le scuole di musica, soprattutto per quegli allievi che sono più in difficoltà.

Questo perché noi abbiamo assolutamente bisogno che questa attività possa essere continuata, certamente speriamo anche di persona, ma anche mediante tecnologie digitali. Per cui interrogo a nome anche di altri colleghi la Giunta per sapere come intenda finanziare, nell’ambito dell’attuazione della legge n. 2, progetti che mirino al potenziamento, all’ammodernamento della didattica, all’inclusione della disabilità e della fragilità, appunto finanziando attrezzature digitali e strumenti musicali da mettere a disposizione degli allievi frequentanti, specie quelli disabili, più in difficoltà, non solo disabili. Grazie mille.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera. Risponde l’assessore Felicori. Prego, assessore.

 

FELICORI, assessore: Buongiorno alla presidente e buongiorno a tutta l’Assemblea.  

Questa Assemblea proprio ieri ha votato una variazione alla legge regionale n. 2 del 2018, che autorizza, e vorrei dire fra le righe “invita”, la Giunta ad adottare misure a sostegno delle scuole di musica e delle bande orientate all’acquisto di dispositivi per la didattica e di strumenti musicali.

La mia risposta a questa interpellanza di oggi, in cui si chiede come la Giunta intende dare seguito alla decisione dell’Assemblea di ieri, è questa: l’assessore Paolo Calvano sta ricercando, attraverso lo svincolo di fondi vincolati, la possibilità immediata di destinare 300.000 euro all’applicazione di questa legge, di questo emendamento votato ieri dall’Assemblea legislativa.

Vorrei aggiungere due considerazioni politiche. Io sono convinto che in questa materia dei soggetti indipendenti che promuovono la formazione dei ragazzi, dei giovani si faccia molto e si debba fare molto di più. Quando si parla di educazione dei giovani si richiama spesso la necessità di nuove materie, si dice la formazione musicale dei giovani, la formazione e la storia dell’arte dei giovani, l’educazione civica, la formazione alla pace, la formazione di genere. Sono tantissimi i temi in cui la nostra società sente la necessità di arricchire la formazione che si dà alle nuove generazioni. Per lo più, si ritiene che tocchi alla scuola fare questo, mentre, invece, ritengo io che giustamente la scuola deve fare tanto, ma che il completamento e l’arricchimento della formazione possa avvenire in modo anche più efficiente, più produttivo e anche più comprensivo delle diverse vocazioni dei ragazzi con questo sistema extra scolastico, ma istituzionale fondato, di qualità, garantito, di cui le scuole di musica sono una delle espressioni migliori.

Siamo sulla strada giusta e penso che la Giunta faccia bene ad accogliere questo invito dell’Assemblea legislativa.

La seconda considerazione, e chiudo, è che quando facciamo le politiche culturali nella nostra regione, come ovunque, dobbiamo giustamente sempre guardare alle eccellenze, alle grandi istituzioni, ma non dobbiamo dimenticare quella realtà meravigliosa fatta di cori, di bande, di orchestre giovanili, dove si combinano, in modo talvolta impressionante, una qualità artistica alta con una socialità e una capacità di creare comunità che, per chi abbia il gusto di seguire anche queste attività culturali “minori”, ma secondo me per tanti versi maggiori, talvolta sono sorprendenti anche per chi abbia abitudine ad ascoltare gli spettacoli più sofisticati.

Con il provvedimento che assumeremo ‒ non è stato possibile ad horas, ma a breve rispetto alle indicazioni dell’Assemblea legislativa ‒ penso che la Giunta abbia corrisposto e corrisponderà adeguatamente alle richieste dell’Assemblea legislativa.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore.

Consigliera Costi, prego.

 

COSTI: Ringrazio l’assessore Felicori. Chiaramente ringrazio la Giunta, l’assessore Calvano. Sono pienamente soddisfatta.

Lo ringrazio anche per le riflessioni che ha fatto, che sono le riflessioni che stiamo facendo e abbiamo fatto negli anni passati e che continueremo a fare. Effettivamente, la formazione è fatta di tanti strumenti e non semplicemente quelli diretti istituzionali.

Grazie davvero, assessore Felicori. Grazie mille.

 

OGGETTO 1225

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la prosecuzione delle attività attualmente affidate in subappalto da Iren Mercato alle società So.Sel. Spa e Multiutility Sovracomunale Srl. A firma dei Consiglieri: Amico, Taruffi

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione 1225: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa la prosecuzione delle attività attualmente affidate in subappalto da Iren Mercato alle società So.Sel. Spa e Multiutility Sovracomunale Srl, a firma dei consiglieri Amico e Taruffi.

Passo la parola al consigliere Amico. Prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Questa interrogazione riguarda una questione che sta assumendo contorni emblematici per il prossimo futuro, anche successivamente alla crisi sanitaria che abbiamo attraversato. In sostanza, riguarda alcuni lavoratori, ma soprattutto lavoratrici delle Province di Reggio Emilia e di Parma, che sono assunte per lo svolgimento delle attività di sportello per la società di Iren Mercato. In questo momento, nel cambio di appalto che si sta provando a maturare, dal prossimo 1° agosto vedranno una condizione lavorativa decisamente peggiorativa, passando dalla tipologia di contratto nazionale del commercio a quella dei multiservizi.

In più, le aziende subentranti nella gestione degli sportelli avrebbero convocato i dipendenti per la firma dei contratti di assunzione, senza però sottoporre agli stessi dipendenti il testo del nuovo contratto prima della sottoscrizione. Nello stesso tempo, la stessa Iren Mercato, dopo che è stato dichiarato lo stato di agitazione, ha cercato di garantire l’apertura degli sportelli, però impiegando del personale diverso da quello delle imprese in sciopero, quindi anche contravvenendo alle giuste condizioni di conduzione delle attività lavorative.

Ritenuto che si sta procedendo forzosamente nel rinnovo dei contratti, mettendo in atto una sorta di ricatto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, per cui si sentono costretti a firmare o scegliere di non sottoscrivere e conseguentemente perdere il posto di lavoro, e soprattutto perché la maggioranza degli addetti a questo tipo di servizio sono donne e numerose dipendenti segnalano come aderendo a nuove condizioni economiche si troveranno costrette a non accettare il nuovo regime e con tutta probabilità rinunceranno al proprio posto di lavoro, una condotta di Iren Mercato si sta caratterizzando come uno spregio alle richieste di persone che da anni operano presso i loro uffici, che sono ormai divenuti per la multiutility solo costi da ridurre per incrementare i guadagni.

Giusto oggi sulla stampa ci sono indiscrezioni che narrano di un’eventuale fusione di quattro multiutility a livello nazionale per costruire un colosso più generale, che rischia di allontanare ancora di più dal governo dei territori quelle strutture che danno servizi alla cittadinanza e che chiaramente hanno delle ripercussioni anche dal punto di vista lavorativo in questo senso.

Si interroga la Giunta e l’assessore competente su quali azioni la Regione intenda intraprendere per tutelare i lavoratori e le lavoratrici del sistema di subappalto di Iren Mercato, che si troverebbero ad accettare contratti peggiorativi rispetto agli attuali, considerando che queste multiutility si occupano di servizi pubblici regolati dalla Regione e dagli enti locali. Come dicevo, rischiano di essere un’attività esemplificativa di quello che potremmo trovarci a gestire nella fase autunnale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Risponde l’assessore Colla. Prego, assessore.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio il consigliere. Stiamo parlando di una scadenza di contratto di appalto. È stata fatta una nuova gara. La procedura di gara aveva questa modalità. La verifica era sul 70 per cento del punteggio tecnico e il 30 per cento del punteggio economico. Quindi, non siamo in presenza di una procedura di massimo ribasso. L’appalto riguardava 50 lavoratori. Abbiamo fatto una verifica sia con la società che con le organizzazioni sindacali. Riguardava 50 lavoratori in Emilia-Romagna.

Il tema era che c’era il passaggio da un contratto commercio a multiservizio. Stiamo parlando comunque di due contratti nazionali, entrambi firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Il vincitore della gara, ovviamente... La discussione era sui temi dell’orario, le sedi, la normativa tra i due contratti, per arrivare ad avere la stessa retribuzione, non avere penalizzazione. Era tutta una disputa sulle parti accessorie. Il sindacato aveva proclamato sciopero. Ieri noi abbiamo sollecitato l’incontro tra le parti. Ieri sera abbiamo dato anche qualche consiglio. Ieri si è fatto l’accordo tra imprese e organizzazioni sindacali, con la conferma di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici. È sempre meglio prevenire e vigilare. Stiamo parlando di una multiutility molto importante per il sistema della nostra Regione, e non solo. Continueremo a vigilare sul sistema degli appalti, anche se, mi permetto, il passaggio era anche strettamente una discussione classica di dinamica anche tra imprese e organizzazione sindacale, in quanto stavamo parlando di normative per correttezza, non di messa in discussione dei posti di lavoro.

Detto questo, ovviamente, in una fase come questa, le legittime pretese dei lavoratori di aver certezza rispetto al loro futuro e all’applicazione della normativa rispetto ai contratti era giustamente un passaggio che aveva bisogno di risposte. Mi sembra di poter dire che, con l’accordo sindacale, siamo in una fase nuova. Ripeto: conferma tutti i lavoratori e soluzione nell’applicazione della normativa contrattuale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Colla.

Consigliere Amico, ha tre minuti. Prego.

 

AMICO: Grazie.

Mi dichiaro parzialmente soddisfatto, in quanto chiaramente sono contento che si sia arrivati, anche grazie alla sollecitazione della Regione, alla stipula del contratto ed al rinnovo del contratto.

È chiaro che, come dicevo in premessa, la condizione davanti alla quale ci troviamo credo possa essere esemplificativa di quello che potrà essere un prossimo futuro per quanto riguarda il rinnovo dei contratti in chiave anche di appalto, in particolare per quanto riguarda le multiutility e in particolare per quanto riguarda le condizioni di lavoro femminile che in questo caso sono preminenti rispetto alla totalità dei lavoratori. Quindi, l’appello è quello di continuare a vigilare anche e soprattutto per quanto riguarda questi soggetti, che hanno un mandato pubblico sia nell’esercizio delle loro funzioni sia nell’esercizio della proprietà e che contestualmente si seguano con maggiore attenzione i vari processi di trasformazione delle multiutility stesse, perché appunto il legame con i territori è credo assolutamente centrale per un corretto svolgimento dei servizi e un’equità anche di trattamento dei lavoratori. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

 

OGGETTO 1227

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’arrivo di migranti a Modena. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione 1227: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa l’arrivo di migranti a Modena, a firma del consigliere Barcaiuolo.

Prego, consigliere.

 

BARCAIUOLO: L’interrogazione nasce da alcune dichiarazioni e da alcune notizie di stampa che abbiamo appreso negli ultimi giorni, in modo particolare il 25 luglio, quando il presidente della provincia di Modena, Tomei, apriva alla possibilità che a Modena all’hotel Tiby, hotel già usato in piena emergenza per ospitare persone in quarantena o malate di Covid, ma in forme che non necessitavano di cure ospedaliere, potesse essere aperto a ricevere anche migranti, migranti da mettere in quarantena o, al tempo stesso, che già avevano contratto il virus.

Su questo abbiamo appreso nei giorni successivi, in modo particolare ieri, una presa di posizione anche da parte del presidente della Giunta regionale Stefano Bonaccini, però è chiaro che l’interrogazione credo che abbia una sua valenza per il ruolo e il luogo nella quale pongo.

La domanda finale, l’unica prevista nel nostro Regolamento per le interrogazioni immediate, è se, stante le numerose premesse fatte nell’interrogazione, a sostegno del pericolo che ne deriverebbe, la Regione intenda opporsi con certezza e fermezza all’arrivo in città di nuovi migranti, specie se positivi, negando l’alloggio presso l’hotel Tiby di via Rainusso, così come in qualsiasi altra struttura.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego, sottosegretario.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

In considerazione dei recenti episodi di cronaca che hanno visto coinvolti i migranti sbarcati a Lampedusa, il consigliere Barcaiuolo chiede se la Regione intenda opporsi con certezza e fermezza all’arrivo in città di nuovi migranti, specie se positivi, negando l’alloggio presso l’hotel Tiby di via Rainusso, a Modena, così come in qualsiasi altra struttura.

Fermo restando che fin dalle scorse legislature il tema dell’accoglienza dei migranti è sempre stato seguito dalla Regione Emilia-Romagna con la massima attenzione, in stretto raccordo con le autorità preposte, per quanto riguarda il caso in questione, si conferma quanto già dichiarato dal presidente Bonaccini, cioè che in Emilia-Romagna non è al momento previsto alcun arrivo di migranti positivi o da sottoporre a isolamento fiduciario. Pertanto, il presunto utilizzo dell’hotel Tiby per ospitare i migranti malati è un problema che non si pone. L’hotel Tiby resta una struttura riservata alla popolazione residente a Modena e provincia nel caso di persone positive al virus e sprovviste di spazi adeguati nei quali passare il periodo di isolamento, a tutela della salute pubblica e dei singoli. Attualmente ospita circa 20 persone, in gran parte nuclei familiari.

La disponibilità di strutture utili a isolare persone positive da contesti familiari o condominiali altrimenti a rischio rappresenta, più in generale, una delle risposte messe in campo dalla rete territoriale anti-Covid gestita dalla sanità pubblica in Emilia-Romagna.

Confermo, quindi, poi lascio naturalmente il testo al consigliere, che il problema paventato non è all’ordine del giorno. La struttura sta già ospitando situazioni non di arrivi nel nostro Paese, ma casomai di rientri. Penso al tema delle badanti, laddove siano già collocate presso nuclei familiari, ma dove non è possibile esercitare al momento del rientro nel nostro Paese la quarantena, cioè i 14 giorni di sicurezza, ed essere sottoposte a tamponi o laddove, nella campagna di test che stiamo facendo presso le aziende, in particolare della logistica o delle carni, emergano situazioni di positività che non possono essere isolati presso il proprio nucleo familiare, la propria abitazione, il proprio condominio.

È questa la tipologia frequente che abbiamo trovato in questi venti casi. Abbiamo rifatto il punto ancora ieri con il direttore generale Brambilla. Confermo che questo è il mandato dato all’azienda di Modena, come alle altre. Questo è l’unico impiego previsto per quella struttura.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente.

Ringrazio il sottosegretario Baruffi per la risposta, risposta che astrattamente potrebbe vedermi anche parzialmente soddisfatto, ma riconoscendo al presidente Bonaccini, quindi per osmosi alla sua Giunta, moltissime qualità, ma tra queste non quella della coerenza, diffido in parte di quello che mi è stato detto. La locuzione “al momento” mi spaventa non poco.

D’altronde, viviamo in una situazione in cui il prolungarsi dello stato di emergenza rischia di creare due categorie, da un lato si chiedono restrizioni e sacrifici agli italiani, giustificati tra l’altro ieri dal presidente Conte in Senato con delle castronerie costituzionali, quasi non esistesse l’articolo 77 della nostra Costituzione che in caso di necessità e d’urgenza permette al Governo di legiferare, ma evidentemente lo strumento del DPCM, a cui tanto è affezionato il nostro presidente del Consiglio, è un qualcosa che serve anche per non dare risposta all’invasione di migranti che stiamo subendo in questi giorni, in queste ore, in queste settimane, che sono più del triplo dell’anno scorso nello stesso periodo. Chi vi parla era all’opposizione del Governo giallo-verde perché ritenevamo anche quelle misure assolutamente insoddisfacenti e, d’altronde, coloro i quali vivono su quel territorio hanno delle preoccupazioni forti.

Il Sindaco di Porto Empedocle, Movimento 5 Stelle, la signora Ida Carmina, oggi chiede con forza il blocco navale e chiede con forza il blocco navale perché è evidente che questo è l’unico strumento che oggi abbiamo non per fermare un’ondata migratoria, ma per tutelare la sanità pubblica; blocco navale che sapete benissimo è assolutamente attuale, utilizzabile. D’altronde, l’unico Governo italiano che l’ha utilizzato è stato nel 1997, il Governo Prodi, rispetto all’invasione albanese. Non si capisce perché non si riesca a prendere una decisione seria su questo punto. L’altra cosa che è fondamentale assolutamente dire è come questi immigrati vengono controllati, perché c’è un tema di mancanza e di incapacità di controllare, di tamponare o di fare test sierologici immediati a questi immigrati prima che gli stessi vengano sparpagliati sul territorio nazionale; in secondo luogo, c’è un problema che è lampante, ovvero l’identità degli stessi. Noi possiamo tamponare anche tutti quelli che sbarcano, ma se non abbiamo la contezza dell’identità di coloro i quali abbiamo tamponato capite che i tamponi sono assolutamente insufficienti.

Prendo atto che il sottosegretario Baruffi dice che a Modena all’Hotel Tiby, per il momento, non verranno accolti immigrati che provengono da questa ondata, ma il tema è un altro. Il tema è che fintanto che questi sbarcheranno senza soluzione di continuità, come sta accadendo in questi giorni, prima o poi una spalmatura sul territorio nazionale, anche comprensibilmente visto il punto di partenza, ci sarà. Allora, su questo è chiaro che noi chiediamo un po’ di fermezza, anche perché non ci vorremmo ritrovare in una macchina del tempo che ci riporta al 21 febbraio 2020, quando Fratelli d’Italia, tramite il nostro presidente Giorgia Meloni, chiedeva la quarantena per tutti coloro che arrivassero in Italia dall’estero, in modo particolare da quelle nazioni in cui il virus del Covid-19 si era già sviluppato, e il Presidente del Consiglio Conte, che oggi chiede l’emergenza, dichiarava: “Si alimentano inutili allarmismi. La possibilità di diffusione del virus in Italia è pressoché remota”. Non vorremmo trovarci nuovamente in una situazione di questo tipo.

D’altronde, anche rispetto alla vicenda del controllo degli immigrati, per anni ci avete insegnato che controllare gli immigrati e cercare di monitorare anche i loro spostamenti sarebbe stato lesivo delle libertà individuali e sarebbe stato un comportamento razzista. Abbiamo scoperto nel lockdown che, invece, il Governo giallorosso è capace di task force, di droni che rincorrono personaggi isolati che corrono sulla spiaggia e di tantissime altre cose, tipo elicotteri capaci di seguire qualsiasi spostamento degli italiani, anche tramite l’installazione di App che determinano e sviluppano qualsiasi nostro spostamento.

Chiedo su questo alla Regione Emilia-Romagna, al presidente Bonaccini, al sottosegretario Baruffi di farsi portatori anche verso il Governo nazionale, perché questo è un vostro ruolo, di una situazione di possibile pericolosità che vedo assolutamente sottovalutata.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 1226

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa i rilasci dalla diga del Brugneto (Torriglia, GE). A firma della Consigliera: Tarasconi

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione 1226: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa i rilasci dalla diga del Brugneto, a firma della consigliera Tarasconi.

Prego, consigliera.

 

TARASCONI: Grazie, presidente.

In realtà, il caso ha voluto che proprio oggi, alle 14,30, terminino i 2,5 milioni di metri cubi di acqua che vengono rilasciati dalla diga del Brugneto, con una concessione che risale al 1987.

Il territorio della regione, in particolare quello di Piacenza, è stato duramente colpito dall’emergenza Covid. In questa drammatica situazione tutti abbiamo avuto modo di riconsiderare gli aspetti della vita quotidiana. Sono venute meno tutte le certezze date per scontate fino a ieri. L’intera Italia è stata in lockdown, e proprio mentre le sirene delle ambulanze risuonavano nelle città e nelle campagne, là, nelle campagne, il settore agricolo alimentare non si è fermato. A Piacenza, come nel resto della regione, nei campi, con ostinazione quasi incredibile, in quei momenti di incertezza totale, gli agricoltori hanno preparato i campi e hanno piantato le colture per assicurare, sì, il loro reddito, ma anche l’approvvigionamento alimentare per un futuro che nessuno sapeva prefigurare.

Oggi in Val Trebbia c’è bisogno d’acqua per irrigare quelle colture. Dal Brugneto sono iniziati i rilasci di 2,5 milioni di metri cubi d’acqua che le vecchie concessioni riconoscono nel territorio piacentino. Oggi, alle 14,30, quel rilascio finisce. Non bastano. Questi 2,5 milioni di metri cubi non bastano. Dal 2013 si sta lavorando per consolidare la certezza di rilasci ulteriori e superiori.

Negli ultimi anni, in modo sperimentale, con decisioni assunte volta per volta, a Piacenza sono stati riconosciuti circa 1,5 milioni aggiuntivi all’anno rispetto ai 2,5, portando così la disponibilità d’acqua tra i 4 e i 4,5 milioni di metri cubi.

Sappiamo bene che il settore agroalimentare della Val Trebbia, con un quantitativo complessivo di circa 6 milioni di metri cubi d’acqua, potrebbe gestire le proprie attività programmando in modo oculato i propri investimenti, senza l’apprensione ossessiva del rispetto delle norme ambientali sui deflussi minimi che, dato il regime torrentizio del Trebbia, spesso nel pieno della stagione irrigua, pongono il tema dell’assurda competizione fra il rispetto delle norme ambientali e la certezza dell’approvvigionamento alimentare nei territori.

È quindi importante, in tempi brevi, dare una risposta definitiva a questo settore agroalimentare trainante dell’economia piacentina, non dimenticando, come abbiamo richiamato poc’anzi, che la sicurezza di un territorio si misura anche con la capacità della gestione oculata delle risorse naturali e degli usi produttivi di queste risorse.

Ad oggi non c’è certezza per la stagione irrigua in corso che sia possibile disporre dei rilasci aggiuntivi del Brugneto. Gli agricoltori di Piacenza meritano che le Istituzioni non li lascino senza risposte.

Chiedono di poter portare a compimento ciò che nei mesi primaverili hanno avviato e quindi occorrono due cose: una risposta immediata per la stagione irrigua in corso e soprattutto definire uno standard che guardi a quei 6 milioni di metri cubi per il futuro, in modo che questa variabile del sistema produttivo agroalimentare piacentino non sia aleatoria o rimessa volta per volta a decisioni estemporanee.

Non possono gli agricoltori ogni anno stare con il patema di che cosa succederà nel momento in cui arriveremo a terminare quei metri cubi d’acqua e ci sarà la siccità, come peraltro succede esattamente oggi.

Porto l’ultima riflessione in merito. La Val Trebbia, dopo il lockdown, nei fine settimana è stata invasa, letteralmente invasa, dai frequentatori che si sono riversati nel fiume. Cercano un paesaggio, che è un paesaggio stupendo di montagne e di acqua. È un turismo nuovo, di corto raggio, rinato, che pone nuove sfide ai sindaci chiamati a rispondere a nuove istanze di accoglienza turistica. Anch’essi sono parte di un nuovo progetto di vallata se sapremo assicurare il bene primario su cui si regge, cioè l’acqua.

So che questo argomento è all’attenzione degli Assessorati competenti e che le relazioni con la Regione Liguria sono state avviate da tempo. Chiedo, però, che a fronte del nuovo futuro che stiamo preparando, riposizionando molte delle nostre priorità, ci sia una nuova cura agli antichi problemi che in modo sintetico ho ricordato poc’anzi.

Sono convinta che serva un accordo strutturale per il rilascio di 6 milioni di metri cubi d’acqua in Val Trebbia dalla diga del Brugneto, quindi un accordo con la Regione Liguria che superi e vada oltre quello corrente del 1987. È ora di farlo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Tarasconi.

Risponde l’assessore Priolo. Prego, assessore.

 

PRIOLO, assessore: Buongiorno a tutti.

Risparmio alla consigliera tutte le premesse dal punto di vista contenutistico dell’accordo e di come si è svolto fino ad oggi, perché le conosce in maniera puntuale e dettagliata. Non entro nel merito di quello che è successo fino ad oggi.

Vorrei dare una risposta concisa rispetto ai punti evidenziati. A che punto sono i rilasci in questo momento della diga. Aggiorno sull’evoluzione della situazione. Il tavolo di coordinamento interregionale si è riunito il 7 luglio 2020, ovvero in prossimità dell’inizio della stagione irrigua e appena il quadro idro climatico e di definizione della disponibilità si era sufficientemente assestato. Il tavolo ha convenuto che, stante la situazione attuale, è possibile il rilascio aggiuntivo di 1,5 milioni di metri cubi di acqua, mentre se al Consorzio saranno utili ulteriori rilasci aggiuntivi sarà necessario rivalutare la situazione alla luce dell’evoluzione delle precipitazioni e dei conseguenti livelli dell’invaso. Pertanto, se necessario, si è convenuto di aggiornarsi nella prima decade di agosto.

In seguito alla richiesta inviata dal Consorzio irriguo di Piacenza del 9 luglio e alla successiva nota di Iren del 10 luglio 2020, la Regione, con nota del 21 luglio 2020 del Servizio Tutela, ha richiesto a Iren Acqua di procedere al rilascio dei volumi aggiuntivi richiesti dal Consorzio, raccomandando al Consorzio stesso di valutare con la massima cura l’utilizzo...

 

PRESIDENTE (Petitti): Assessore Priolo, scusi se la interrompo. Può alzare un po’ l’audio? La sentiamo leggermente bassa. Grazie.

 

PRIOLO, assessore: Sì, è vero. Avevo l’audio al minimo. Speriamo che si sia comunque sentito un po’ fino adesso.

Il 21 luglio è stato dato, con nota della Regione Emilia-Romagna del Servizio Tutela, l’avvio affinché Iren potesse erogare 1,5 milioni di metri cubi di acqua aggiuntiva richiesti dal Consorzio, raccomandando al medesimo di valutare con la massima cura l’utilizzo del quantitativo disponibile tenendo in considerazione l’andamento meteorologico e richiedendo direttamente a Iren la sospensione o rimodulazione della richiesta.

I rilasci in corso, secondo le seguenti modalità, sono… Ho una nota tecnica nella quale dico a che ora si possono rilasciare i metri cubi di acqua al secondo, però non è quello che interessa alla consigliera.

In data 24 luglio è pervenuta un’ulteriore richiesta da parte del Consorzio per incrementare l’erogazione di acqua della diga di 400 litri al secondo aumentando quindi il rilascio degli attuali 1.653 a 2.060 litri al secondo a partire dal 24 luglio.

Sono stati inoltre richiesti ulteriori rilasci per un volume complessivo di 5 milioni di metri cubi da rilasciare entro il 13 agosto del 2020.

Pertanto, con nota del 28 luglio, è stata richiesta all’Emilia-Romagna la convocazione entro la prima decade di agosto del tavolo interregionale…

 

PRESIDENTE (Petitti): Chiedo silenzio in aula. Facciamo fatica a sentire gli interventi da fuori. Grazie.

 

PRIOLO, assessore: Per valutare questa seconda richiesta con i criteri stabiliti dall’accordo interregionale ed in considerazione dello stato di riempimento dell’invaso, dell’evoluzione dello stato idrico e delle condizioni meteorologiche nel rispetto delle necessità idropotabili del territorio ligure e del fabbisogno irriguo dell’area emiliano-romagnola.

Questo è lo stato dell’arte. Il tema è se stiamo o meno valutando l’opportunità di un accordo permanente ed integrato sull’utilizzo dell’invaso del Brugneto attraverso cui rendere strutturale un accordo per 6 milioni di metri cubi d’acqua complessivi.

È in corso la procedura del rinnovo dell’accordo che precedentemente era per tre anni. Attualmente abbiamo convenuto di fare un rinnovo dell’accordo per ulteriori cinque anni, quindi per il nostro intero mandato.

Le due Regioni hanno già ottemperato in questa direzione. La proroga dell’accordo è stata approvata dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna e anche dalla Liguria, però, essendo previste per l’anno in corso le elezioni della Regione Liguria risulta necessario che l’accordo venga espletato ad avvenuto insediamento della nuova Giunta.

Pertanto, intanto abbiamo portato l’accordo da tre anni a cinque anni e poi appena si insedierà la Giunta ligure nuova discuteremo dei contenuti attuativi, non facendo ovviamente, per quanto mi riguarda, un passo indietro rispetto a quello che abbiamo già ottenuto fino adesso.

Infine, per quanto riguarda le modalità con le quali si definiscono i rilasci, si evidenzia che il disciplinare di concessione e l’accordo interregionale definiscono anche le modalità con le quali devono pervenire le richieste di rilascio.

Si rileva come il Consorzio non si è mai attenuto a queste modalità, purtroppo, rendendo più difficoltose le modalità di coordinamento tra le Regioni. Pertanto, è necessario che il Consorzio di Piacenza si attenga per il futuro a quanto stabilito dall’articolo 6 del disciplinare di concessione per le richieste relative al deflusso di risorsa idrica fino alla concorrenza del volume di 2,5 milioni di metri cubi e per quanto riguarda le modalità procedurali per le richieste di ulteriori rilasci aggiuntivi si invita il Consorzio, che incontrerò comunque a breve, ad attenersi alle modalità previste dall’accordo, articoli 3, 5 e 6, indirizzando le richieste al Servizio tutela e risanamento acque, aria e agenti fisici, che provvederà a concordare i quantitativi nell’ambito del citato tavolo tecnico di coordinamento.

Consigliere, la sua preoccupazione è anche la mia preoccupazione. Non è un caso che da tre anni siamo passati a cinque anni di accordo già approvati in Giunta regionale, perché è necessario dare una maggiore stabilità. L’auspicio è che appena si insedierà la Giunta ligure si lavorerà in maniera più attenta e puntuale a una definizione che non sia soltanto demandata anno per anno, ma che abbia una struttura e quindi un accordo strutturale più forte rispetto al precedente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore.

Prego, consigliera Tarasconi.

 

TARASCONI: Grazie, assessore. Non avevo dubbi che la Giunta stesse lavorando e assolutamente mi rincuora il fatto di passare da tre anni a cinque anni. Ovviamente, come lei può ben capire, il tema non è solo il tempo che dedicheremo all’accordo, ma proprio il fatto della quantità di rilascio di acqua per poter dare al territorio il modo di programmare il proprio lavoro e di non dover costantemente lavorare con questa spada di Damocle che tutti gli anni, nel mese di agosto, ci porta a dover ridiscutere questo tema, ma poter lavorare con molta più serenità.

Comunque, la ringrazio tantissimo per la risposta e sono certa che troverete il modo, con la nuova Giunta, per avere un accordo stabile nel tempo per i 6 milioni.

 

OGGETTO 1228

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’importazione in Emilia-Romagna di rifiuti provenienti da altre regioni. A firma della Consigliera Piccinini

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Passiamo all’interrogazione 1228: Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa l’importazione in Emilia-Romagna di rifiuti provenienti da altre regioni. A firma della consigliera Piccinini.

Prego, consigliera.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Come giustamente detto, oggi interveniamo sul tema dei rifiuti e degli impianti di smaltimento. Qualche giorno fa, l’assessora Priolo ci parlava del fatto che questa Regione è, secondo il suo punto di vista, autosufficiente sui rifiuti, eppure ad oggi sul tavolo c’è una richiesta di ampliamento della discarica di Castel Maggiore, che doveva essere chiusa già da qualche anno, che nessuno, nemmeno il Sindaco, pare voglia contrastare.

Poi la discarica di Imola, che meriterebbe un capitolo a parte, dove addirittura avete chiesto una consulenza a un noto avvocato per farvi dire che bisogna andare avanti con la sopraelevazione, nonostante il parere contrario del MiBACT/Soprintendenza e del Comune.

In questo contesto si inserisce una vicenda di cui i nostri giornali non hanno parlato, ovvero l’ordinanza della Presidente Santelli della Regione Calabria per esportare per tre mesi i rifiuti della propria regione. Dove andranno questi rifiuti? In Emilia-Romagna. Si parla di 300 tonnellate al giorno, perché Hera Ambiente pare abbia partecipato e vinto questo bando.

Allora, siccome i giornali della nostra regione non ne hanno parlato, quindi non ci sono informazioni in questo senso, io chiedo alla Regione intanto se è a conoscenza di questa vicenda, quali sono le tipologie di rifiuti che verranno importate in questa regione, in quali quantità e per quanto tempo e soprattutto in quali impianti andranno. Ma, la cosa a cui tengo di più è sapere se la Regione intenda opporsi all’ingresso di camion stracolmi di rifiuti nella nostra regione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera. Risponde l’assessore Priolo.

Prego, assessore.

 

PRIOLO, assessore: Avevo già letto tutta la risposta, ma non mi si sentiva, quindi riparto da capo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, grazie.

 

PRIOLO, assessore: Volevo dire alla consigliera che, rispetto alle informazioni che ovviamente abbiamo assunto, i rifiuti assegnati ad Hera Ambiente nell’ambito della gara a cui Hera ha partecipato e di cui la Regione non era a conoscenza, perché non è dovuta a esserne a conoscenza in quanto trattasi di rifiuti speciali che sono a mercato libero, comunque sono per un arco temporale di 30 giorni e non di tre mesi, come è scritto nell’interrogazione. Delle quantità che la consigliera ha citato neanche un grammo sarà conferito agli impianti ubicati in Emilia-Romagna. Noi non importeremo assolutamente niente all’interno dei nostri impianti e all’interno dei nostri confini rispetto a questa gara.

Per quanto riguarda la discarica di Castel Maggiore, di cui ha parlato la consigliera, vorrei specificare che l’impianto non è di Hera Ambiente ma di ASA, Azienda servizi ambientali, un’altra compagine. Quindi, vorrei essere caustica nel dire che è una vicenda che probabilmente i nostri giornali non hanno citato perché non ci riguarda e quei rifiuti non arriveranno da noi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Prendiamo atto delle informazioni della collega Priolo, rimarcando che se dovessero arrivare qui, o meglio se dovesse capitare mi aspetterei dalla Regione lo stesso trattamento che avete avuto con i rifiuti di Roma, che rispecchiano l’incapacità di queste Regioni di pianificare anche la gestione dei rifiuti.

Per quanto riguarda la discarica di Castel Maggiore, l’assessora si sofferma sulla proprietà dell’impianto. Mi dispiace che, invece, non tenga a rimarcare come sia inopportuno continuare ad ampliare questa discarica, che doveva essere già finita. Non si sofferma nemmeno su un problema che riguarda la discarica di Imola, su cui la Regione, che invece ha responsabilità e competenze, vuole assolutamente andare avanti con l’ampliamento. Anche questo è un dato. Tra l’altro, chiedendo anche delle consulenze per farsi supportare in questo percorso.

Mi auguro che la prossima Amministrazione voglia mettersi sulle barricate proprio per fermare la sopraelevazione ed evitare anche l’ampliamento di questa discarica. Sarebbe paradossale, visto che l’assessore parla di autosufficienza di questa Regione, utilizzare questa autosufficienza per continuare a importare rifiuti in questa regione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 1229

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la chiusura del ponte Verdi sul fiume Po tra Ragazzola (PR) e San Daniele Po (CR). A firma del Consigliere: Rainieri

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’ultima interrogazione, la 1229: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa la chiusura del ponte Verdi sul fiume Po tra Ragazzola e San Daniele Po, a firma del consigliere Rainieri.

Prego, consigliere.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Intervengo in merito, come lei ha già detto, alla chiusura dell’altro giorno, totale, del ponte tra le province di Parma e Cremona, in località Ragazzola, nel comune di Roccabianca.

Questo ponte ha avuto più problematiche, da noi anche denunciate nel corso del tempo, e ha avuto questo tragico epilogo nella chiusura totale dell’altro giorno, in un periodo, forse il peggiore periodo dell’anno, perché le due Province, Parma e Cremona, sono due Province che al di là del traffico veicolare dei lavoratori rappresentano un ponte che interessa soprattutto e molto le attività agricole di quel territorio.

Ricordo che tra Piacenza, Cremona e Parma si sviluppa il triangolo dell’oro rosso, come si definisce, dei pomodori. In questo periodo che è iniziata la raccolta hanno chiuso il ponte, quindi mezzi che non riusciranno a passare di là. Nel Comune di Casalmaggiore c’è una delle più grosse e importanti ditte di trasformazione, il Casalasco. A Parma ci sono le più grandi ditte riconosciute in tutto il mondo per il pomodoro. Per non parlare di tutte quelle che sono poi le problematiche di rapporti con gli altri settori, e parlo delle infrastrutture, parlo di tutti coloro che devono utilizzare quel ponte durante l’anno, ma soprattutto nel periodo estivo.

Quindi, chiedo con la mia interrogazione, e aspetto la risposta della Giunta, di capire il perché non si è chiuso il ponte magari nel periodo di lockdown, capire quali sono i tempi reali della chiusura e se questa chiusura sarà una chiusura definitiva e quindi una volta riaperto non ci sarà più bisogno di fare altri lavori, perché sennò sarebbe veramente una presa in giro per il territorio. Ogni sei mesi, più o meno, viene chiuso, vengono fatti un po’ di lavoretti, poi riaperto, poi richiuso.

Diventa una situazione imbarazzante e di difficile gestione per tutti quelli che sono in quel territorio, ma non solo, perché in questo modo si è sovraccaricato anche il ponte tra Colorno e Casalmaggiore, sempre nelle due province di Parma e Cremona, che anche quello ha dei seri problemi perché anche quello ha una vita limitata dai lavori che sono stati fatti dieci anni e anche questo ha dei grossi problemi di limitazione anche di carico di portata per i mezzi pesanti.

Aspetto la risposta dell’assessore e poi eventualmente replico.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Risponde l’assessore Corsini. Prego, assessore.

 

CORSINI, assessore: Premesso che l’ente competente per il ponte Verdi sul fiume Po, quindi per i lavori di manutenzione citati nell’interrogazione, è la Provincia di Parma, la stessa Provincia, in accordo con la Provincia di Cremona, per consentire alcune lavorazioni che non sono possibili in presenza di un eccesso di vibrazioni dovute al traffico, ha stabilito la chiusura totale del ponte Verdi, come veniva ricordato nell’interrogazione, prevedendone la riapertura il 26 settembre, a senso unico alternato con carichi fino a 56 tonnellate, oltre le 44 tonnellate che erano state previste a suo tempo per la fine lavori.

La decisione è stata presa per consentire di effettuare le lavorazioni necessarie in sicurezza nel minor tempo possibile e per scongiurare la chiusura definitiva del ponte. Ponte che, a causa dei passaggi abusivi dei mezzi pesanti non autorizzati, senza l’adeguata manutenzione cui si appresta la Provincia, potrebbe subire la rottura completa delle travi, con conseguenti danni irreversibili.

In riferimento alla viabilità alternativa, occorre anche in questo caso sottolineare che la competenza è in capo alla Provincia di Parma. In ogni caso, per quanto riguarda la sicurezza del ponte di Colorno-Casalmaggiore, si fa presente che la Provincia stessa l’8 luglio 2020 ha aggiudicato a Fincantieri S.p.A. l’appalto per la fornitura, l’installazione e la gestione per dieci anni del sistema di monitoraggio strutturale del ponte.

Si precisa, inoltre, che con l’intervento di risanamento concluso nel giugno del 2019 si è in grado di assicurare il transito sul manufatto con limitazioni di carico massimo di 44 tonnellate, che corrisponde alla seconda categoria. Come sempre in questi casi, sarà comunque nostra cura mantenere un dialogo e una collaborazione, prevedendo anche un intervento diretto da parte della Regione, con la Provincia di Parma, affinché il cantiere del ponte Verdi rechi il minor disagio possibile a utenti della strada e residenti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rainieri, prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Io ringrazio l’assessore Corsini per la risposta, ma devo dire che gli uffici della Provincia, ai quali l’Assessorato probabilmente ha chiesto le informazioni, non hanno fatto altro che utilizzare il comunicato stampa che hanno fatto ai giornali e lo hanno messo come risposta alla mia interrogazione. Per cui non sono per nulla soddisfatto, anche perché queste sono le notizie che sono state date, ma la verità è un’altra. La verità è che questi ponti sono stati abbandonati anche e soprattutto dalla Regione, che si era impegnata negli anni passati su mie sollecitazioni, ma non solo sulle mie, anche di altri colleghi, a dare finanziamenti perché questi due ponti fossero sistemati definitivamente.

Ricordo che questi due ponti sono fondamentali per le due province, ma che una cosa fondamentale è anche l’ultimazione, da parte della Regione Emilia-Romagna, del tratto tra i Casali e il fiume Po della Ti-Bre. Quello sarebbe un aiuto importante a sollevare questi due ponti dall’utilizzo dei carichi pesanti.

C’è un po’ di approssimazione, assessore, su queste questioni. Leggo sulla pagina Facebook del sindaco di Roccabianca – sono parole sue – che “sono in corso di valutazione i costi ed è indispensabile conoscere il potenziale flusso di utenza per un servizio di traghetto solo per le persone tra la sponda parmense e la sponda cremonese”. Secondo me, questo lavoro andava fatto prima, sapendo che il ponte aveva già dei problemi. Sapendo che la chiusura ci sarebbe stata, non lo si può fare adesso.

La riapertura del 26 settembre non sarebbe neanche un termine sbagliato nei tempi. Sono due mesi sostanzialmente di lavori. È sbagliato soprattutto perché cade nel periodo in cui il ponte è più utilizzato soprattutto dal mondo agricolo. Quindi, fortemente penalizzato sarà tutto il traffico veicolare che consente al mondo agricolo di avere dei rapporti con le due sponde, come dicevo prima. Quindi, drammaticamente ci troveremo in una situazione di ulteriore crisi.

Mi fa piacere che ci sia anche l’assessore all’agricoltura, con il quale poi avremo modo di discutere sul provvedimento che voteremo dopo, perché quel provvedimento è un aiuto agli agricoltori. Noi diamo soldi agli agricoltori, giustamente, in una situazione di crisi, ma dall’altra parte facciamo in modo che ne spendano di più in costi di trasporti e di impegno di tempo, quindi soldi, perché per arrivare da una sponda all’altra devono fare il giro dell’oca (come si suol dire). Del resto, per andare da Roccabianca a Colorno ci sono trenta chilometri di strade provinciali o comunali da fare con mezzi agricoli, con mezzi pesanti, che costituiscono un problema anche alla viabilità.

Non sono soddisfatto della risposta. Mi auguro un impegno più importante della Regione per la provincia di Parma, perché in questo modo la provincia di Parma si sente tagliata fuori dalla Regione Emilia-Romagna e si sente una figlia più penalizzata rispetto alle altre province, un messaggio che, quindi, non è molto positivo. Tra l’altro, venerdì venite a fare la Giunta itinerante a Parma e credo che questo sarà uno degli argomenti che i sindaci vi solleveranno in modo forte e preciso.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Abbiamo concluso le interrogazioni.

 

OGGETTO 965

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Interventi urgenti per il settore agricolo e agroalimentare”. (5)

(Relazione della commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo con la seduta ordinaria.

Passiamo al progetto di legge 965: progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Interventi urgenti per il settore agricolo e agroalimentare”.

Il testo è stato licenziato dalla Commissione Politiche economiche nella seduta del 21 luglio.

Il relatore della Commissione, consigliere Bulbi, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Facci, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Su tale oggetto insistono due proposte di ordine del giorno, l’ordine del giorno 965/1, a firma dei consiglieri Zamboni e altri; e l’ordine del giorno 965/2, a firma dei consiglieri Bulbi e altri.

Procediamo con la discussione e partiamo con la relazione del relatore di maggioranza, della Commissione, il consigliere Massimo Bulbi.

Prego, consigliere. Le ricordo che ha massimo venti minuti.

 

BULBI, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Colleghe consigliere e colleghi consiglieri, prima di iniziare la mia illustrazione del progetto di legge voglio ringraziare ancora una volta le associazioni di categoria che fin da subito hanno manifestato un interesse vivace e costruttivo a questo provvedimento.

Nel corso dell’udienza conoscitiva ed in queste settimane abbiamo ascoltato le posizioni delle associazioni agricole e dei pubblici esercizi volte a tutelare i reciproci interessi, quelle agricole a tutela degli agriturismi ritenuti un’attività importante come integrazione al reddito delle imprese agricole, e quelle del commercio in rappresentanza dei pubblici esercizi, ritenuto uno dei settori maggiormente colpiti dal Covid-19 e per questo non in grado di sopportare un’ulteriore concorrenza che si aprirebbe con il delivery.

Posizioni non concilianti, ma tutte legittime e comprensibili, volte comunque a tutelare e difendere queste attività nel territorio regionale. In queste settimane ho continuato a confrontarmi raccogliendo ulteriori osservazioni, motivazioni spunti e contributi, in modo da poter proseguire questo iter in maniera condivisa fino ad oggi.

Mi preme allo stesso tempo sottolineare come gli interventi urgenti per il settore agricolo e agroalimentare che stiamo trattando si inseriscano in maniera armonica e nello stesso tempo robusta nel complessivo disegno di misure che la nostra Regione porta avanti da tempo in un’ottica che punta a coinvolgere tutti gli attori sociali ed imprenditoriali, cercando di riuscire, anche in periodi drammatici come quello che stiamo affrontando, ad essere ancora più incisiva ed inclusiva.

Questo progetto di legge, inizialmente composto da otto articoli, tratteggia la simbiosi tra visione e pragmatismo tipica del mondo agroalimentare. Occorre concepire, quindi, l’agricoltura come un mondo estremamente ricco e sfaccettato, che deve essere valorizzato in tutte le sue attività, diventando un punto imprescindibile del quale tenere conto in qualsiasi azione venga introdotta a suo sostegno. La fitta relazione, infatti, tra attività agricola, produzione di mezzi tecnici, industria alimentare e distribuzione alimenta una filiera di primissimo rilievo.  Un’importanza che non solo è dettata dal peso economico-finanziario di questo settore per la nostra regione, ma dall’enorme significato strategico e identitario per l’Italia nel presente, ma ancor più nel futuro.

La filiera agroalimentare si è sempre nutrita del duro lavoro di tutti i suoi attori e va sostenuta con azioni concrete in tutte le sue articolazioni produttive, specie a seguito delle drammatiche ripercussioni causate dalla pandemia. Questo progetto di legge vuole attivare, nel corso dei prossimi mesi, un complesso di interventi urgenti finalizzati a sostenere le imprese agricole ed agroalimentari regionali, alcuni dei quali collegati all’emergenza Covid-19, con un impegno economico di 22 milioni di euro, ai quali si aggiungono 2,7 milioni derivanti da economie dell’Assessorato all’agricoltura, per un totale di 24.700.000 euro.

I primi articoli sono dedicati all’introduzione di finanziamenti integrativi e nuove misure di sostegno per le attività agricole. In particolare, l’articolo 1 autorizza la Regione ad attivare, conformemente a quanto previsto dall’articolo 82 del Regolamento dell’Unione europea, finanziamenti integrativi su interventi previsti dal Programma di sviluppo rurale 2014-2020.

Nel PSR 2014-2020 la Regione, infatti, aveva definito le strategie e gli obiettivi volti ad accrescere la competitività delle imprese per assicurare il rafforzamento e l’incremento dell’aggregazione della componente agricola, l’aumento della distintività delle produzioni, la coesione e l’integrazione dei sistemi socio-economici territoriali. Il comma 1 del primo articolo prevede il finanziamento di progetti di filiera lattiero-casearia collegati all’avviso pubblico di cui alla delibera 227 del 2017, per i quali i fabbisogni erano largamente superiori alle disponibilità recate dal PSR. Le imprese che verranno finanziate con queste risorse si concentrano nel settore lattiero-caseario, per la produzione di formaggi stagionati: parmigiano reggiano nella zona di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma, il Grana Padano nel piacentino, e la filiera Gran Latte, che ha come obiettivi il miglioramento del benessere animale e delle tecniche di produzione del latte alimentare e latticini freschi, a cui partecipa anche Granarolo come impresa di trasformazione commerciale.

I progetti attualmente in attesa di finanziamento sono otto e il fabbisogno per la concessione dei relativi contributi ammonta a 17.841.000 euro. Tali risorse faranno da volano – questo è molto importante – a investimenti per circa 49.500.000 euro. Il sostegno alla filiera latte, in questo momento di impasse economica, è necessario per garantire la possibilità di mettere in campo nuovi investimenti, come ho detto prima, di 49,5 milioni sul territorio e sostenere un comparto agroalimentare produttivo strategico della nostra regione e del nostro Paese.

Questo finanziamento trae le risorse da finanziamenti che lo Stato italiano ha messo a disposizione della Regione Emilia-Romagna, perché a suo tempo anticipati dalla Regione su altre misure. Si tratta di uno scorrimento di graduatoria, senza discrezionalità o scelta. È solo un dato di fatto. Con questi contributi si va ad esaurire la graduatoria in essere di tutte le domande ammesse, ma non finanziate per mancanza di fondi.

La politica di scorrimento graduatorie Filiera Latte si innesta in un quadro più generale di scorrimento delle graduatorie messe in atto opportunamente, in linea con l’impegno preso dal presidente Bonaccini, da questa Giunta e in particolare dall’assessore all’agricoltura nei comparti del biologico, del dissesto idrogeologico, del finanziamento a giovani imprenditori, del contrasto e riduzione di gas serra e ammoniaca e delle risorse per soluzioni meccaniche di contrasto alla cimice asiatica.

Al comma 2 dell’articolo 1 è, invece, previsto un nuovo intervento destinato a introdurre nelle imprese sistemi di sicurezza e protezione delle attrezzature e delle macchine agricole. Si tratta di una risposta importante nell’ambito della sicurezza, certamente non esaustiva, ma capace quantomeno di supplire, con risorse e finanziamenti per un importo di 1,5 milioni di euro, alla perdita economica di chi ha subìto furti nel proprio sito produttivo. È una proposta mai introdotta prima, che cerca di mettere in luce anche una sensibilità politica specifica, volta ad accompagnare le imprese agricole. Questi aiuti integrativi presenti nell’ambito della Misura 4 del PSR vengono concessi con le medesime modalità e condizioni previste dal programma stesso.

Il comma 3 del primo articolo prevede che le erogazioni siano disposte dall’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura (AGREA) della Regione Emilia-Romagna, in qualità di organismo erogatore. 

Sarà cura della Giunta, tramite l’Assessorato competente, tenere costantemente monitorati i tempi di liquidazione tenendo conto anche che la misura che riguarda i pagamenti è una misura semplice e forfettaria, che non prevede istruttoria, ma solo la raccolta delle domande nella consapevolezza che questi pagamenti dovranno venire entro il 2020, così come da richiesta dell’Unione europea.

L’articolo 2, al comma 1, al fine di concorrere al finanziamento delle attività di miglioramento genetico del bestiame, istituisce un aiuto integrativo rispetto alle risorse statali trasferite ad ARA per la realizzazione dei programmi annuali per la raccolta dati in allevamento, tesi alla realizzazione dei programmi genetici. Questo in attuazione dell’articolo 2 del decreto legislativo n. 143 del 1997, con un intervento di 500.000 euro che si aggiungono ai 2,7 milioni di euro del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.

La Regione, quindi, non si sostituisce al Governo, ma introduce risorse aggiuntive in linea con quanto fatto anche da altre Regioni.

Il comma 2 del secondo articolo definisce, invece, le modalità di concessione del finanziamento che avverranno con i medesimi criteri e modalità disciplinati per le risorse statali.

L’articolo 3 prevede l’attivazione di un regime di aiuti in de minimis destinato alle imprese agricole che coltivano barbabietola da zucchero al fine di garantire la necessaria rotazione degli ordinamenti colturali anche in considerazione della particolare efficacia della coltura nello stoccaggio del carbonio e come migliorativa della fertilità dei terreni.

Si tratta di un comparto che ci ha sempre visto svettare in cima alle classifiche relative alle produzioni e all’estensione delle superfici coltivate, ma che purtroppo negli anni è stato fortemente falcidiato dalla fine delle quote zucchero e dall’aggressività commerciale dei grandi produttori del nord Europa.

L’Amministrazione regionale ha da subito adottato misure a sostegno del settore e con questo provvedimento, per un importo pari a 1,5 milioni di euro, si vuole continuare a sostenere il mantenimento della produzione bieticola sul territorio regionale.

In particolare, il comma 1 dell’articolo 3 prevede che per ottenere tali aiuti le imprese debbano adottare tecniche di produzione riferibili ad impegni agroalimentari e sostenibili.

I commi 2 e 3 stabiliscono che i criteri di ammissibilità, le modalità di concessione ed erogazione degli aiuti ed il relativo ammontare nonché gli impegni agroambientali siano definiti con deliberazione della Giunta regionale in conformità e secondo i limiti posti dalla normativa comunitaria sul de minimis in agricoltura.

Il comma 4 dispone che le erogazioni siano effettuate da AGREA.

Il testo originale del progetto di legge recava una serie di modifiche alla legge regionale n. 4 del 31 marzo 2009 “Disciplina dell’agriturismo e della multifunzionalità delle aziende agricole”, prevedendo agli articoli 4, 5 e 6 alcune modifiche rispettivamente agli articoli 3, 6 e 13 della legge sopracitata istitutiva degli agriturismi. Con queste modifiche si consentiva agli agriturismi la possibilità di vendere i pasti con modalità di asporto e anche con consegna a domicilio.

Il confronto di questi giorni, dall’udienza conoscitiva fino ad oggi, comprese le osservazioni pervenute, ha portato la Giunta a stralciare, mediante un emendamento presentato dall’assessore all’agricoltura, gli articoli 4, 5 e 6 del progetto di legge, al fine di aprire dal mese di settembre un tavolo di confronto e approfondimento con tutti i soggetti economici interessati del commercio, dell’agricoltura e comunque tutti coloro coinvolti nel settore della ristorazione, con lo scopo di dare impulso di semplificazione normativa e supportando la ripartenza, anche promuovendo e valorizzando l’utilizzo e la somministrazione di materie prime agricole e prodotti agroalimentari di origine emiliano-romagnola.

Su questo abbiamo presentato un ordine del giorno specifico. L’agriturismo è un comparto della ricezione principalmente collocato in aree montane o svantaggiate. Si tratta di un’attività non primaria, ma di integrazione al reddito principale. Gli agriturismi rappresentano il luogo nel quale si avvera il passaggio dalla terra alla tavola e sono realtà che fanno cultura alimentare promuovendo il chilometro zero, la stagionalità, le attività didattiche per bambini e famiglie, la riscoperta di naturalità in territori periferici.

Gli agriturismi attivi in Emilia-Romagna sono 1.197, in 847 dei quali vengono serviti pasti. Nel 2019 si è rilevato un incremento del 2,7 per cento delle aziende agrituristiche attive rispetto all’anno precedente, con 159.000 turisti che hanno soggiornato in agriturismo. Di queste aziende più di 700 sono così localizzate: 358 nelle zone C, ovvero aree rurali intermedie, e 387 nelle zone D, ovvero aree con problemi di sviluppo, così come individuate dal PSR, e oltre 400 si trovano nelle aree periurbane. Sono pertanto un importante e strategico presidio territoriale, con funzioni sociali di impresa e di comunità.

Per preservare il tessuto economico e produttivo della filiera agrituristica emiliano-romagnola, che risulta essere tra le più penalizzate dalla conseguenza della pandemia, la norma regionale prevede, al riformulato articolo 4  un contributo finanziario volto a sostenere la liquidità aziendale per mantenere la continuità delle attività.

Nello specifico, il comma 1 dell’articolo 4, così come emendato, modifica il comma 3 dell’articolo 18 della legge n. 4/2009, quella istitutiva degli agriturismi, inserendo l’attività di promozione con lo scopo di attivare iniziative volte a rilanciare il settore agrituristico e delle fattorie didattiche, fortemente colpito dall’emergenza Covid-19, che ha comportato la chiusura delle strutture ricettive. Un intervento che comporta un impegno di 500.000 euro, di cui 250.000 nel 2020 e 250.000 nel 2021.

Il comma 2 dell’articolo 4 introduce sempre nell’articolo 18 il comma 5-bis, che prevede un intervento straordinario per il 2020, al fine di supportare le imprese agricole dedite ad attività agrituristiche multifunzionali danneggiate dall’emergenza Covid-19, assicurando loro una liquidità con le modalità e le condizioni previste dal PSR 2014-2020, destinando 2,7 milioni di euro con una misura una tantum frutto di economie dell’Assessorato competente, derivanti prevalentemente da trasferimenti statali e altri da minor spese sostenute nel campo fitosanitario, nella promozione e minor danni in agricoltura, mediante un voucher di indennizzo di 2.000 euro per gli agriturismi e 1.000 euro per le fattorie didattiche, ovviamente non cumulabili. Questi contributi saranno erogati da AGREA.

L’articolo 5 ha natura finanziaria e fa riferimento alla copertura degli interventi previsti nel progetto di legge e all’autorizzazione della Giunta regionale di provvedere con variazione di bilancio.

Il comma 1 dell’articolo 5 assicura la copertura con risorse accantonate nell’ambito del Fondo speciale di cui alla Missione 20 (Fondi e Accantonamenti). Il comma 2 autorizza la Giunta a provvedere, con proprio atto, alle variazioni di bilancio che si dovessero rendere necessarie.

Mi sia concessa, infine, una riflessione sull’iter di questo progetto di legge, un iter intenso, ma gratificante per la partecipazione attiva e, per quanto dialettica, unanime nel ricercare soluzioni condivise e favorevoli per tutti i soggetti coinvolti.

Ho raccolto, insieme a tanti di voi, preoccupazioni e sollecitazioni, cercando di immedesimarmi nelle varie situazioni che mi sono state illustrate. Abbiamo ascoltato tutti insieme con attenzione, in tutte le occasioni di confronto che personalmente o tramite voi abbiamo avuto con i portatori di interessi, convinto, come sono sempre stato, che solo dal confronto possa nascere una sintesi esaustiva.

La mia esperienza personale sa bene, come quando si parla di attività e di imprese che legano ogni minuto di vita del loro titolare a loro stesse, che si vive ogni piccolo nuovo brandello di concorrenza come un rischio potenziale.

Posizioni equilibrate, invece, assecondano il benessere generale e regolano settori di mercato che, altrimenti, rischiano di finire nelle zone grigie.

Per questo voglio ringraziare tutti i consiglieri, a partire dai capigruppo, il relatore di minoranza, il consigliere Facci, la presidente Rontini della II Commissione, il sottosegretario Baruffi, gli assessori coinvolti, Corsini, ma in particolar modo l’assessore proponente Mammi e i suoi collaboratori, per l’attenzione la collaborazione e la disponibilità al dialogo e a un confronto costruttivo anche con le associazioni di categoria, intrapreso con lo scopo di raggiungere una condivisione sul testo finale del progetto di legge, che è stato licenziato dalla Commissione Politiche economiche con voto unanime.

Ritengo, quindi, che lo spirito di collaborazione e la disponibilità nel ricercare soluzioni condivise, nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti, utilizzato nell’esaminare questo progetto di legge, sia quello giusto.

Auguro a tutti noi che il clima che si è creato possa mantenersi nel momento in cui si attiverà il tavolo di confronto necessario a definire le questioni ancora aperte e più in generale l’adeguamento delle norme che regolano la ristorazione e gli agriturismi per sostenere la ripartenza dopo la pandemia.

Con l’ascolto e il confronto, infatti, nel rispetto dei ruoli, possiamo trovare alcune delle soluzioni che il settore attende e che abbiamo il dovere di offrire.

Grazie a tutti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bulbi.

Passo la parola al relatore di minoranza, il consigliere Facci. Anche lei ha venti minuti.

Prego, consigliere.

 

FACCI, relatore di minoranza : Grazie, presidente.

Approfitto di questo progetto di legge, che effettivamente consta di pochi articoli, dopo anche gli emendamenti che sono stati presentati dalla Giunta, per dire che in realtà parliamo di poche misure. Però, ci offre lo spunto di riflessione sull’intera materia e su quello che è lo stato di salute del settore agricolo e quelle che devono essere le politiche da parte del nostro ente.

Questo progetto di legge si chiama non a caso “Interventi urgenti per il settore agricolo e agroalimentare”, cioè c’è la consapevolezza di un’urgenza. L’urgenza di intervento ce la danno sostanzialmente i numeri, le statistiche. C’è stato anche un convegno pochi giorni fa. Ho letto i rendiconti di questo intervento, i contributi dati, a partire dal nostro assessore.

Noi abbiamo i dati abbastanza netti su quella che è la difficoltà di un settore; un settore che era già in sofferenza e che ha avuto, se vogliamo, un 2019… visto che i dati del 2020 non li abbiamo ancora, e purtroppo sarebbe stato interessante avere già qualche dato del 2020 per capire il vero impatto della emergenza sanitaria/economica sul settore agricoltura, perché purtroppo non può che essere – immagino – ulteriormente negativo rispetto a quello che già vi era, poiché va da sé che tutti i settori hanno sofferto.

Allora, se guardo i dati messi a disposizione da Unioncamere per il 2019, essi ci danno un valore della produzione agricola regionale per il 2019 con una contrazione di oltre 500 milioni di euro – perché il valore si è attestato sui 4,2 miliardi di euro nel 2019 – che corrisponde a un -10,8 per cento (nel 2019).

Che cosa ha comportato? Noi avevamo fondamentalmente un dato in realtà positivo. Noi avevamo il settore della zootecnia che teneva in positivo la bilancia complessiva. Così era avvenuto per il 2018, cioè difficoltà nelle coltivazioni direi costante, ma il settore zootecnico compensava questo. No, nel 2019 abbiamo avuto anche, purtroppo, un valore negativo (-15 per cento) del settore zootecnico, degli allevamenti, che hanno inciso in modo decisivo sul 2019, con un calo di oltre 350 milioni di euro e calo delle coltivazioni di quasi 160 milioni di euro. Il totale fa appunto i famosi 500 e rotti milioni.

Allora, è chiaro che partiamo da qua, se vogliamo, partiamo da questi semplici numeri per prendere atto che c’è un settore in crisi che merita delle risposte. Le risposte di questo progetto di legge sono adeguate? A mio avviso, si fa fatica a dire che queste misure sono adeguate. Certamente sono misure importanti, sono misure necessarie. Dirò perché a mio avviso non sono adeguate. Non per colpa dell’assessore Mammi. Dobbiamo fare i conti anche con i contesti in cui ci troviamo e valutare come dobbiamo rapportarci, per esempio, con il contesto europeo, che impone una politica agricola agli Stati membri di un certo tipo. Mi risulta che nell’ultima misura del Recovery Fund vi sia una riduzione di 7,5 miliardi di euro sui Piani di sviluppo rurale. Meno 7,5 miliardi di euro. Tutti a sbandierare questo Recovery Fund come la panacea di tutti i mali. Guardiamo un attimo il settore agricolo e abbiamo questo dato. Poi quello che succederà, come si tradurrà rispetto all’Emilia-Romagna lo vedremo. Vedremo quali saranno i successivi piani, lo stanziamento per il prossimo Piano di sviluppo rurale.

Sono tutte cose da valutare, ma sicuramente, se il buongiorno si vede dal mattino, non sarà un buongiorno per l’agricoltura emiliano-romagnola, che vanta primati. Condivido i comunicati che l’assessore recentemente ha fatto. Abbiamo delle eccellenze. Siamo, forse, la prima Regione o una tra le prime Regioni a poter vantare prodotti di qualità certificati DOP e IGP. 44. Non so se siamo i primi, ma siamo tra i primi. Abbiamo importanti numeri nelle esportazioni, però abbiamo cali nell’occupazione, abbiamo cali nelle attività imprenditoriali. Sono costanti. Le ditte individuali tendono progressivamente a calare.

È chiaro che tutto questo deve essere preso in considerazione. Dobbiamo parlarne sicuramente adesso nell’affrontare queste misure. Non mi ripeterò. Ha già detto il relatore di maggioranza qual è il portato dei vari articoli del progetto di legge, a cosa si riferiscono. Con l’articolo 1, con le misure per i progetti della filiera lattiero-casearia, andiamo fondamentalmente a completare il PSR già in essere. Erano rimasti fuori dalla programmazione, riusciamo a coprirli. Sicuramente è stato uno sforzo, non lo metto in dubbio, come è uno sforzo dare i 2,7 milioni agli agriturismi, certamente, però non lo possiamo considerare un piano straordinario. Diciamo che sono misure urgenti. Quindi, condivido l’indicazione che queste sono misure urgenti, ma che qui siamo nell’ambito della straordinarietà ritengo che sia eccessivo questo tipo di ragionamento. Sicuramente è importante il sostegno al settore delle barbabietole. Sappiamo quanto ha sofferto in passato per colpa delle politiche comunitarie. Ricordiamolo, per colpa delle politiche comunitarie.

Il tema è che oggi con questo progetto di legge vogliamo cercare di portare un po’ di ossigeno a un settore che ne ha tanto bisogno.

Vorrei ricordare, oltre alle difficoltà che vi sono nei settori, dati che sostanzialmente hanno indicato le criticità, nonostante – qui sicuramente lo condivido – un programma di sviluppo rurale che, alla fine, ha messo a bando 1.120 milioni di euro, per cui alla fine del 2019 avremo superato 1.120 milioni di euro, 417 bandi, 23.000 beneficiari. 2.700 giovani, quasi 4.500 donne. Questi sono gli ultimi dati. Però, il punto è questo: nonostante un Piano di sviluppo rurale che mette in campo 1.120 milioni di euro, 417 bandi eccetera, arriviamo a dover riscontrare criticità importanti come quelle che sono state indicate, dove addirittura il settore che, tutto sommato, manteneva in linea di galleggiamento il valore della produzione agricola non riesce a sopperire più, con dati appunto per il 2019… Non sto a dire qual è stato il settore più colpito, ma abbiamo avuto per esempio l’annata negativa per i cereali, anche per alcune produzioni di frutta. Sicuramente vi sono stati fenomeni esterni, abbiamo avuto la cimice asiatica, abbiamo avuto una serie di problematiche che in un qualche modo hanno influito negativamente. Però, se in un qualche modo vogliamo supportare il settore agricolo, tutto il settore dell’agricoltura in senso più ampio, dovremo porci delle domande su come invertire le tendenze negative che i numeri ci hanno impietosamente restituito.

Allora, appunto, torno alla domanda: questo progetto di legge è adeguato? A mio avviso, questo progetto di legge non è adeguato, occorre altro. È un progetto di legge necessario, sì, è un progetto di legge che oggi interviene perché c’è bisogno, così come c’è bisogno di dare un po’ di respiro a quelle attività economiche, che sono appunto legate al mondo degli agriturismi, che hanno sofferto. Viene da dire che, siccome sono misure a fondo perduto, sono misure di liquidità immediata, allora aderiamo a questa impostazione, ma aderiamo anche al fatto, e vorremmo che aderiste voi, che anche altre attività avrebbero bisogno di ricevere risorse a fondo perduto, soprattutto in settori commerciali, che magari nulla hanno a che fare con l’agricoltura, ma che sono egualmente dislocate in realtà di crinale o in realtà periferiche o in realtà appenniniche, che appunto hanno subìto anch’esse gli effetti negativi della crisi sanitaria.

Quindi, tutto serve, tutto è necessario, tutto è assolutamente condivisibile, ma dobbiamo fare qualcos’altro. Quello che vorrei in qualche modo consegnare a questa discussione è che spero che questo progetto di legge per questo settore sia il punto di partenza e non ci si senta accontentati o soddisfatti di quello che è stato posto in essere. Anche gli ordini del giorno, che condividiamo nella loro sostanza, nel loro messaggio finale, fondamentalmente richiamano una discussione, un approfondimento da fare con tutti i soggetti interessati per individuare ulteriori misure di sostegno al settore. Ribadisco, però, che dobbiamo invertire i numeri, numeri importanti che ci dicono che il valore della produzione agricola è crollato drammaticamente, addirittura anche sul settore degli allevamenti.

Immagino che una replica a queste mie osservazioni, anche un po’ critiche ma sicuramente costruttive, sarà quella del rapporto con la politica comunitaria, che determinerà quali e quante risorse potremo avere, ma io credo poi che dovremo necessariamente prendere in considerazione misure diverse per sostenere le vocazioni, per esempio, imprenditoriali in agricoltura. Le misure dirette a sostenere le vocazioni, le misure diverse passeranno necessariamente anche da quanto noi renderemo attraenti e fruibili dal punto di vista infrastrutturale e dal punto di vista della disponibilità di servizi i territori che possono ospitare queste attività. È tutto collegato. Si è sempre a parlare, alla fine, delle stesse cose.

Se vogliamo che vi siano attività imprenditoriali legate all’agricoltura, oltre naturalmente a una sburocratizzazione necessaria per evitare appesantimenti che non hanno più ragion d’essere, ci deve essere anche la possibilità di fruire compiutamente del contesto ambientale, in termini di renderlo vivibile, attraente, “appetibile”.

Un passaggio finale lo voglio fare su quello che avevo già accennato in Commissione. Tutte queste misure economiche, queste risorse passano necessariamente tramite l’agenzia AGREA. Allora, conoscendo il pregresso e conoscendo un po’ di dati e di modalità con le quali queste misure sono state fino ad oggi erogate, credo che occorra sostenere una non dico ristrutturazione, ma indubbiamente una nuova gestione da parte dell’agenzia per evitare un eccessivo ingolfamento, cioè per evitare che alla fine queste risorse, che noi condividiamo essere urgenti, che noi condividiamo dover intervenire in maniera immediata oggi, soprattutto quelle a fondo perduto sulla liquidità, arrivino troppo tardi, come tante misure economiche, che noi stiamo oggi promettendo, che arriveranno tardi. Noi speriamo che almeno queste arrivino presto. Per arrivare presto bisogna che i soggetti deputati alla loro gestione, valutazione, amministrazione lo facciano in modo puntuale e immediato.

La posizione di AGREA va in qualche modo non dico rivista, ma aiutata. Dobbiamo cercare di capire in che modo questa agenzia potrà intervenire efficacemente e in maniera puntuale per erogare risorse.

Per il resto, il progetto di legge ‒ ripeto ‒ eroga risorse che vanno a sostenere un settore in difficoltà. Sosteniamo queste risorse, sosteniamo il settore in difficoltà. Diciamo, però, che questo ente deve fare di più per sostenere un settore in difficoltà e che questo progetto di legge può rappresentare solo la partenza. Ci aspettiamo, nei prossimi mesi, oramai, da parte dell’Assessorato, la proposta di un programma realmente straordinario e realmente di supporto a questo settore per rilanciare l’occupazione in agricoltura, per rilanciare l’imprenditoria in agricoltura e per invertire quel trend negativo che drammaticamente i numeri ci hanno consegnato in questi ultimi mesi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Facci.

Entriamo in discussione generale. Ricordo che ogni consigliere ha 20 minuti massimo, come tempo.

Chi si iscrive a parlare? Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Buongiorno, presidente, e buon lavoro.

Presidente, il sostegno al settore agricolo e agroalimentare della nostra regione rappresenta una forma di investimento che travalica il comparto economico, pur fondamentale nella produzione del nostro PIL regionale. Investire in agricoltura di qualità e sostenere gli agricoltori e la produzione emiliano-romagnola, così ricca di eccellenze DOP e IGP, significa infatti mettere importanti basi per il nostro futuro, investendo in sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale e sociale e, in fin dei conti, in qualità della vita. Significa investire in nuova occupazione, compresa quella femminile e dei giovani, scommettendo su quella rivoluzione green e smart, che certo questo Esecutivo ha messo tra le direttrici dell’azione di Governo regionale e che interessa trasversalmente tutti i cittadini.

Basti pensare al tema dell’autosufficienza alimentare, diventato, se possibile, ancor più centrale in questo periodo a seguito della pandemia determinata dal Covid-19, un tema, quello dell’autosufficienza alimentare del nostro Paese, che deve diventare centrale nelle iniziative politiche, specie in sede europea, insieme a quello di una reale difesa dei nostri prodotti dalle sofisticazioni, dalle contraffazioni, che tanto danneggiano la nostra economia e i consumatori.

Secondo il Rapporto 2019 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, stilato da Regione e Unioncamere, dopo quattro anni di progressiva crescita, il valore della produzione agricola regionale ha subìto una diminuzione pari a meno 4,2 miliardi di euro. A incidere su questo dato negativo sarebbero le condizioni climatiche anomale e avverse che hanno caratterizzato il periodo maggio-giugno, le rilevanti problematiche fitosanitarie e di mercato che hanno interessato le principali produzioni frutticole e i cali di prezzo del latte conseguente agli andamenti delle quotazioni del Parmigiano Reggiano. Ci sono poi le sofferenze determinate, in questi primi mesi dell’anno, dall’emergenza Covid-19.

Secondo il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, nel contesto della pandemia in Italia il 57 per cento delle 730.000 aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell’attività. A preoccupare sono poi le previsioni di una possibile diminuzione dell’export e la sofferenza del comparto turistico e della ristorazione, che si ripercuote duramente su alcuni settori chiave dell’agroalimentare.

Ecco perché il provvedimento di oggi, con il quale andiamo a mettere in disponibilità risorse per le imprese agricole e agroalimentari, rappresenta soltanto una piccola goccia nel mare, una goccia tuttavia indispensabile, attesa in tempi di emergenza sia sanitaria che climatica.

Bene, dunque, questa legge, che ci auguriamo potrà dare respiro alle imprese del settore in un momento difficile, ma non sufficiente. Si tratta di finanziamenti integrativi sul Programma di sviluppo rurale 2014-2020, per i progetti di filiera e l’introduzione di sistemi di sicurezza e protezione delle attrezzature, delle macchine agricole presenti in azienda. È previsto anche un intervento straordinario per il finanziamento dei programmi genetici. Sono infine previste misure di intervento per il sostegno alla coltivazione della barbabietola da zucchero.

Certo, sarà onere dell’Esecutivo di questa Regione assicurare tempistiche certe e provvedimenti snelli affinché queste misure straordinarie vadano efficacemente a segno. Non nascondiamo infatti la preoccupazione che l’Agenzia regionale per l’agricoltura, che si dovrà occupare delle ricadute pratiche della legge, sia in grado di ottemperare ai suoi compiti secondo le aspettative delle imprese del comparto, che anche nel recente passato hanno lamentato casi di ritardi e lungaggini. Sarà nostra cura vigilare.

Intanto è doveroso da parte nostra ricordare all’Esecutivo regionale l’impegno ad occuparsi del settore degli agriturismi, che aspetta interventi mirati. Se ne è discusso in Commissione, decidendo uno stralcio dal progetto di legge per dedicare a questo comparto misure ad hoc.

L’invito è che si agisca bene, con le dovute attenzioni, ma che lo si faccia a breve. Non c’è tempo da perdere. Purtroppo, come tutti sappiamo, il comparto agricolo è in forte sofferenza. Gli eventi climatici, il flagello della cimice asiatica, l’ormai strutturale scarsità idrica pongono chi amministra questa Regione davanti a responsabilità importanti e non più derogabili.

Chiediamo dunque attenzione per i temi sollevati proprio qualche giorno fa, a Piacenza, dai vertici di Confagricoltura Emilia-Romagna. Si è parlato della necessità di interventi strutturali per garantire l’approvvigionamento idrico e il presidente di Confagricoltura Marcello Bonvicini ha sottolineato l’importanza di alcune misure. Le cito: la semplificazione delle domande di contributo, lo snellimento degli iter autorizzativi, la riduzione del numero dei bandi e delle misure per concentrare gli stanziamenti e indirizzare gli investimenti sia nell’innovazione tecnologica che nell’economia circolare, il sostegno alla ricerca e la sua applicazione in azienda, la creazione di reali accordi di filiera per operare attraverso gli strumenti di ingegneria finanziaria, la revisione delle modalità di utilizzo dei contributi da destinare all’agricoltura integrata e biologica.

Proprio in questi giorni a Piacenza è in corso la raccolta del pomodoro. Fortunatamente ci sono primi positivi riscontri sulla qualità del prodotto. Dobbiamo però unirci all’auspicio di Ugo Agnelli, presidente di Coldiretti Piacenza, affinché questa campagna assicuri reddittività alle imprese agricole per la loro stessa sopravvivenza. È una questione cruciale la tenuta del sistema, specie in questo momento, in cui gli agricoltori si sono prodigati per superare i problemi legati al Covid-19, garantendo la continuità e la regolarità delle produzioni, con tutti gli investimenti fatti per garantire la legalità, la trasparenza e il rispetto delle disposizioni.

In questi mesi, anche servendomi dell’attività ispettiva, mi sono più volte prodigato per chiedere iniziative a sostegno della nostra produzione agricola e agroalimentare, cercando sempre di portare in Regione la voce di chi, fuor di metafora, sta sul campo e conosce i problemi di tutti i giorni. Ci è sembrato, a volte, che ci fosse un difetto di ascolto dei problemi reali. La crisi, questa crisi in particolare, però, non consente attese. Questa norma è e deve essere solo un primo passo per la gestione dell’emergenza, cui dovranno seguire progetti di ben più ampia visione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Altri in discussione generale? Ci sono altri interventi in discussione generale? Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Tengo solo a sottolineare un aspetto, che per noi è assolutamente importante. È importante perché lo abbiamo sottolineato in diverse occasioni, anche ieri, in occasione della discussione del bilancio, del rendiconto e dell’assestamento. Bene i finanziamenti integrativi. Mi dispiace che in questo momento l’assessore non sia in aula. Bene i finanziamenti integrativi, ma dobbiamo ricordare che, rispetto a questi finanziamenti, ad oggi, il metodo di erogazione degli stessi finanziamenti è un metodo che definire “burocratizzato” è poco.

Dobbiamo ricordare che oggi il tempo che intercorre tra la presentazione della domanda e l’arrivo dei finanziamenti è di circa 24 mesi, nel corso dei quali gli agricoltori sono esposti. Credo sia necessario lavorare in maniera significativa quantomeno per accorciare i tempi tra la presentazione della domanda di liquidazione e l’arrivo, effettivamente, dei finanziamenti, perché abbiamo più volte e in più occasioni parlato, soprattutto in questo periodo di crisi, della necessità che gli aiuti siano tempestivi. La tempestività, nella maggior parte dei casi, fa la differenza tra mantenere aperta un’azienda e chiuderla. Non è accettabile che dal momento della richiesta passino ventiquattro mesi. Su questo credo che sia giusto pretendere che qualche cosa cambi.

Un altro aspetto sul quale le chiedo, assessore, un impegno-chiarimento è legato al fondo perduto. Ovviamente benissimo la possibilità di accedere a tutta una serie di finanziamenti, ma le faccio presente, assessore, che in realtà, per quanto ci è dato sapere, le fattorie didattiche sono un numero abbastanza limitato all’interno della nostra regione, stimato in circa 300 unità. Quindi, la richiesta che le faccio è questa: poiché la preoccupazione è che una serie di finanziamenti previsti poi non ricadano perché le richieste magari sono inferiori al budget che è stato messo a disposizione dall’Amministrazione, chiediamo che il budget rimanente, qualora ci dovesse essere una rimanenza, cosa che riteniamo possibile, per non dire probabile, venga ridistribuito quantomeno sulle altre aziende agrituristiche. Ovviamente c’è la necessità di accedere pienamente allo stanziamento che è stato messo in atto, quindi sarebbe un peccato se una parte di ciò che è stato finanziato non si traducesse effettivamente in aiuti. Anche su questo spero che ci sia un impegno e un occhio di attenzione alla procedura e al fatto che, anche in questo caso, la procedura sia snella.

Ultimo aspetto riguarda la procedura di integrazione sulla legge sull’agriturismo, vale a dire l’articolo 3, le misure di intervento in sostegno alla coltivazione della barbabietola. Bene, anche se, a nostro avviso, sarebbe necessario, sarebbe importante rivedere complessivamente la legge regionale n. 4 del 2008, per attualizzarla anche agli stili di vita che, rispetto ormai a oltre undici anni fa, rispetto al 2009, sono molto mutati. Mangiamo diversamente, mangiamo più volte al giorno, preferiamo alcuni luoghi piuttosto che altri. Credo che, rispetto anche al tema dell’asporto, che è stato discusso e che è stato anche rivisto rispetto all’impianto normativo iniziale, complessivamente bisognerà metterci mano e fare una discussione più approfondita.

Bene, comunque raccogliamo ovviamente ciò che oggi la Giunta mette a disposizione. Speriamo che ci sia l’attenzione che le ho sottolineato rispetto a questi due aspetti che, a nostro avviso, sono prioritari: tempi e burocrazia.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei. Altri in discussione generale?

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, dopo la discussione sugli ordini del giorno.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente. Ci tenevo anche io ad esprimere…

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Rontini, mi perdoni. Se si può alzare un po’ l’audio, grazie.

 

RONTINI:  …Ringraziare il relatore Bulbi, ma anche il relatore di minoranza Michele Facci e tutte le forze politiche rappresentate nell’aula assembleare, perché penso che l’unanimità che si è raggiunta in Commissione sull’articolato sia anche il frutto di un metodo di lavoro che ci siamo dati insieme, in questa legislatura, che dà la possibilità a tutti, una volta condiviso il metodo e il percorso, di esprimere le proprie opinioni.

Il relatore Bulbi anche questa mattina ha raccontato bene quelli che sono i contenuti di questa misura urgente per la nostra agricoltura, che è un segmento importante dell’economia di questa regione, dell’Emilia-Romagna, che non da oggi si trova a combattere contro i cambiamenti climatici, è colpita dalla siccità, ha avuto – particolarmente nella zona della Romagna – a che fare con la cimice asiatica e su cui resta il tema di garantire la giusta redditività agli agricoltori, agli operatori, alle imprese.

Lo si ricordava anche durante l’udienza conoscitiva. In questo progetto di legge trovano risposta alcune istanze. C’è da lavorare ancora molto, e avremo la legislatura davanti per farlo, sul tema dell’ortofrutta, un segmento importante per la nostra agricoltura.

Bene che in questo progetto di legge ci siano anche alcune risposte, ad esempio al tema della sicurezza, con una misura nuova che andiamo a introdurre nel PSR, che saremo ‒ spero ‒ in grado di replicare in quello nuovo che andremo a costruire insieme nei prossimi anni, che prevede un intervento destinato a introdurre sistemi di sicurezza e di protezione delle attrezzature, delle macchine agricole presenti nelle aziende, che sono il frutto di impegno, di lavoro, di fatica, talvolta anche di indebitamento che i nostri agricoltori fanno per potersi dedicare e offrire prodotti di qualità a noi consumatori.

Il relatore Bulbi ha presentato un ordine del giorno, che approfondiremo successivamente, che riguarda il tema del percorso che vogliamo fare sul tema della ristorazione. Con questo ordine del giorno impegniamo la Giunta regionale, a partire dall’autunno, a partire dal mese di settembre prossimo, a costruire un tavolo di confronto e di approfondimento con tutti ‒ con tutti, lo voglio ripetere ‒ i soggetti economici del commercio e dell’agricoltura in qualsiasi forma coinvolti nel settore della ristorazione, con alcuni obiettivi: da una parte, dare impulso a una semplificazione normativa, perché ‒ lo abbiamo ripetuto più volte ‒ i nostri agricoltori sono costretti a stare troppe ore davanti ai computer o davanti a delle scartoffie rispetto a quelle che potrebbero e dovrebbero dedicare alla cura della terra; dall’altra parte, a supportare la ripartenza di un settore, quello della ristorazione, che è stato tra i più colpiti, facendo in modo che le materie prime agricole, i prodotti agroalimentari di origine emiliano-romagnola, le nostre tante DOP e IGP, rispetto alle quali abbiamo un prestigioso primato, possano essere ancora di più promosse e utilizzate nelle tante tavole, nei tanti esercizi pubblici.

È un percorso che deve vedere coinvolti i protagonisti, tutti gli attori del settore della pubblica ristorazione perché – ce lo siamo detti più volte – le norme non sono qualcosa di immodificabile. La norma sull’agriturismo, che è quella che è stata più discussa durante questo percorso risale al 2009, norma che, quando è stata scritta, è stata frutto di un compromesso di una bella discussione, di un confronto, con la quale si è inteso valorizzare il patrimonio economico, socioculturale e ambientale del territorio attraverso una serie di attività multifunzionali al settore agricolo. Sono passati più di dieci anni dall’approvazione di quella norma, che quindi non è intoccabile, come io penso non lo siano le norme che regolano il commercio e la ristorazione in questa regione. Sono norme che abbiamo, anzi, il dovere di modificare qualora ci rendessimo conto che non sono più in grado di rispondere con efficacia a un bisogno. Lo dobbiamo fare, però, senza strappi, sedendoci tutti assieme, con le associazioni, che sono da sempre per questa Regione un interlocutore importante. Va da sé la scelta del presidente Bonaccini di ricoinvolgerle in un nuovo Patto per il lavoro e per il clima, che fungerà da architrave anche delle scelte di questa legislatura, farlo insieme alle Istituzioni, farlo insieme all’Assemblea legislativa e alla Commissione che i colleghi mi hanno dato la responsabilità di presiedere.

Quindi, visto il buon esito, che non è naturalmente frutto della Presidenza, ma è frutto del lavoro dei relatori delle diverse forze politiche, su questo progetto di legge, invito l’assessore Mammi a coinvolgerci nei prossimi passi, perché potremmo dare un contributo proficuo nell’aggiornare norme a vantaggio dell’agricoltura, a vantaggio del settore della ristorazione, a vantaggio di noi consumatori, a vantaggio di tutta l’Emilia-Romagna.

Assessore, ci coinvolga. Noi ci siamo e faremo la nostra parte come abbiamo fatto anche in questo caso e come siamo abituati a fare. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini. Altri in discussione generale? Consigliere Rainieri, prego.

 

RAINIERI: Grazie, presidente.

Intervengo nella discussione generale su questo argomento per puntualizzare alcune questioni.

Intanto, grazie all’assessore Mammi, perché nella passata legislatura abbiamo visto pochissimi progetti di legge, pochissimi argomenti in quest’Aula riguardanti l’agricoltura. Lui sono pochi mesi che è arrivato, quindi abbiamo già migliorato rispetto alla passata legislatura.

Mi auguro che questo cambio di passo continui, perché credo che la nostra Regione, al di là dei proclami, al di là della conoscenza della nostra Regione per i prodotti che tutti ci invidiano, lo diceva il collega Facci nell’introduzione, noi siamo la prima Regione come DOP e siamo la più importante, perché abbiamo alcuni prodotti che non ha nessuno.

Nel corso degli anni l’agricoltura, glielo dice uno che fa l’imprenditore per attività principale, prestato male alla politica, ma rimango comunque un agricoltore, è un settore che si è specializzato. Se negli anni del dopoguerra l’azienda agricola fino agli anni Settanta-Ottanta l’azienda agricola era un’azienda multiculturale, nel senso che avevamo le vigne, seminavamo un po’ di pomodori, un po’ di barbabietole, avevamo un po’ di vacche, quindi c’erano tanti settori che abbraccia l’azienda agricola. Negli ultimi vent’anni, soprattutto, trenta, c’è stata una specializzazione e questo ha fatto sì che anche all’interno delle aziende agricole le nuove generazioni abbiano incentrato la propria crescita aziendale su alcune specifiche situazioni.

La mia, per esempio, ha abbandonato le viti, ha abbandonato i pomodori, ma ci siamo specializzati sull’allevamento bovino. Altri, da Modena in giù, si sono specializzati più sulla frutta, sulla parte legata alla coltivazione e all’attenzione sulla frutta. Invece nelle Province di Reggio, Parma e Piacenza, i due prodotti simbolo, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, che sono strettamente legati all’allevamento dei suini, quindi alla produzione del prosciutto di Parma, per non passare poi alle produzioni più di nicchia, il culatello e altre questioni, si è anche specializzata sulla produzione di barbabietole e pomodoro.

Come dicevo prima, e lei era presente, nell’interrogazione sul ponte, l’agricoltura ha bisogno di infrastrutture e ha bisogno di acqua. Noi non possiamo fare queste produzioni senza l’acqua. Le barbabietole in questo progetto di legge sono state attenzionate con un finanziamento, giustamente. Di otto impianti di trasformazione ne è rimasto solo uno in attività. Quindi, è una cultura essenziale per la rotazione. Ben venga l’aiuto che è stato dato da questo provvedimento, anche se ‒ mi permette, assessore ‒ andrebbe un pochettino incentivato. Va bene aiutare, però questa legge, sostanzialmente, va a chiudere la partita del PSR, giustamente, a dare un aiuto a quelle aziende che non sono state finanziate con il PSR.

Ci auguriamo un cambio di rotta nella sua gestione. Più volte, da parte mia e dei colleghi, sono state fatte delle critiche nel modo di gestire l’Assessorato all’agricoltura. È finito il periodo del concentrarsi contro qualcuno. Deve iniziare il periodo del condividere. Ci sono situazioni aperte che negli anni hanno logorato il settore. Ci sono questioni come quella della cimice asiatica, che è stata presa in ritardo, attenzionata in ritardo da parte dell’Assessorato e della Giunta regionale, ci sono situazioni che vanno prese, sperando di riuscire a farlo per i capelli, per cercare di mantenere quella particolarità e quella attenzione che c’è nell’agricoltura della nostra regione.

Non voglio ripetere quello che hanno detto i miei colleghi, perché credo che non ce ne sia bisogno, però c’è una questione che io iniziai a discutere quando ebbi l’onore e l’onere di andare in Parlamento, in Commissione Agricoltura, ed è la questione dei veterinari. I veterinari sono ancora oggi sotto la sanità, ed è una distorsione questa, per cui chiedo all’assessore di cominciare a fare una valutazione. È chiaro che non può, la Regione, prendersi la responsabilità, però può la Regione impegnarsi eventualmente nell’ascoltare gli ordini dei medici veterinari per cercare di ragionare in questa direzione.

C’è un problema serio dell’acqua, come ci siamo detti, dei bacini. Noi abbiamo produzioni di Parmigiano Reggiano che, per fortuna, ancora viene fatto con metodi che sono centenari, millenari, però abbiamo dei grossi problemi. I prati stabili sono importantissimi per la biodiversità, ma sempre meno ne abbiamo perché manca l’acqua per poterli mantenere.

Quindi, quando si parla in questo atto di aiutare i vari settori del mondo agricolo, che più di ogni altro oggi sono in difficoltà, quindi le barbabietole, il PSR, gli agriturismi e la parte della genetica, ben venga. Noi avremmo voluto un po’ più di coraggio, un po’ più di coraggio da parte della Giunta, da parte del presidente, che in campagna elettorale giustamente ha elogiato la regione che lui ha governato per cinque anni nel settore agricolo, però oggi ci troviamo, come ho detto all’inizio, un primo provvedimento che va in qualche modo in aiuto alle carenze del Governo nazionale.

Sugli agriturismi e le fattorie didattiche va benissimo il contributo che voi avete deciso di dare. Noi siamo d’accordo su questo. Le chiedo, assessore, di fare una valutazione insieme al suo collega della scuola, perché le fattorie didattiche non diventino solo un momento di visita spot, una tantum, definiamola come vogliamo, nell’arco dell’anno scolastico.

Se vogliamo dare un segnale alle generazioni future di un’attenzione particolare a quello che è il mondo importantissimo per tutti, perché possiamo stare senza il telefonino, ma non possiamo stare senza mangiare, credo che vada rivista un pochettino la questione anche del programma scolastico. Questa è una situazione su cui la Regione può intervenire.

Io ho un mio vecchio pallino, che iniziai ad avere con i progetti di legge alla Camera dei deputati su quella che io chiamo agri-cultura. Spostare molto il baricentro scolastico all’interno delle aule su tutta la filiera agricola, far conoscere da dove viene il latte che tutti beviamo, far capire che la mucca lilla di qualche pubblicità non esiste solo nella pubblicità, ma c’è qualcuno che tutti i giorni dell’anno accudisce questo animale a cui dà un amore spassionato.

Noi agricoltori amiamo più i nostri animali, a differenza di qualcuno che non dice questo. Amiamo più i nostri animali di altre cose, perché sono tutto per noi.

Ho un ricordo di mio padre, che non c’è più dal 2006. Lui dava da bere ai vitellini il latte lasciandoli liberi nel cortile e questi vitellini lo seguivano perché lui aveva il latte della madre che loro aspettavano per il pasto.

Ora mi fa molto male quando vedo alcuni colleghi, anche in quest’aula, che accusano gli allevatori. Di cretini ce ne sono in tutte le categorie. Per cui, quando mi sento dire che noi siamo degli inquinatori, che siamo persone che maltrattano gli animali, che li sfruttano io inviterei queste persone a venire nella mia azienda. Io ho avuto una formazione, purtroppo, non scolastica, perché ho dovuto interrompere gli studi scolastici presto per lavorare nella mia azienda, ma ho imparato tanto dagli altri allevatori, dalle persone del mondo agricolo. Ho imparato ‒ come le dicevo ‒ che se io tratto male i miei animali prima di tutto non ho reddito, ma sostanzialmente non ho più la mia attività.

Per cui, le chiedo un incremento di atti da parte del suo Assessorato, per fare in modo che tutti i cittadini della regione Emilia-Romagna, ma non solo (noi su questo dovremmo essere i primi per le tipicità che abbiamo), capiscano che se non si fa un passo indietro, se non si torna alle origini, forse non solo il mondo agricolo è finito, ma anche la civiltà è finita.

Torniamo un attimino al discorso di cui stiamo parlando, all’oggetto di cui stiamo parlando. Ringrazio il relatore Bulbi, con il quale c’è stato un dialogo durante il percorso di questo provvedimento, dalla Commissione al voto che andremo a fare tra poco, di condivisione su alcune questioni. Vedi la parte della genetica. C’è un ordine del giorno della collega che riguarda la parte della genetica, delle razze autoctone. Motivo in più per incentivare i fondi alla ricerca genetica e al costante lavoro che le ARA, quindi le associazioni di produttori regionali, stanno facendo sulla salvaguardia di tutte le razze.

Ricordiamoci che l’ARA ‒ per chi non lo sapesse ‒ non è solo quella che gestisce i libri genealogici delle vacche da latte, della frisona, diciamo così, ma raccoglie tutti i libri genealogici di tutti gli animali, dalle capre alle pecore, ai cavalli, tutti gli animali. Quindi, è fondamentale dare un aiuto a queste associazioni. Noi, come allevatori iscritti all’associazione... Devo dire che ho avuto parecchie soddisfazioni. La mia azienda è stata una delle aziende che geneticamente ha avuto più risultati in giro per l’Italia, e non solo. Quando avevo più tempo facevo le mostre, abbiamo avuto – so che può far ridere, ma non lo è – la settima vacca mondiale di proprietà che ha avuto figli e, quindi, hanno dato tori per le fecondazioni artificiali e tutto il resto. Quindi, una parte della genetica devo dire che l’abbiamo fatta anche noi, e ne sono molto orgoglioso.

Ho presieduto l’associazione per tre anni, sono stato presidente dei fecondatori laici, quindi ho fatto parte di tutto quello che è il mondo degli allevatori e di quella che è l’importanza di un aiuto alla genetica in questo settore. Per cui, noi avevamo presentato un emendamento per aumentare il contributo di 500.000 euro che la Regione ha dato per sanare un bilancio critico per colpa del Ministero della cultura, che non ha fatto il suo dovere, però ne mancano ancora un po’, ne mancano tanti. Noi avevamo chiesto con quell’emendamento e avevamo trovato anche il fondo su cui andare a prenderli di aumentare di 1,5 milioni, quindi arrivare a 2 milioni totali, l’intervento sulle genetiche, sull’ARAER. È un’associazione fondamentale per il Parmigiano Reggiano e per il Prosciutto di Parma, perché loro tengono anche i libri genealogici e fanno i controlli anche sui maiali. Quindi, è un’associazione fondamentale per tutta quella che è l’economia della nostra regione.

Quindi, chiedo all’assessore un’attenzione su questo provvedimento che io, d’accordo per un’apertura che ci è stata data, ho ritirato. Mi aspetto da parte vostra, però, un impegno formale di condividere insieme, in un futuro vicino, in un prossimo provvedimento, la possibilità di aumentare questo fondo.

Noi abbiamo presentato anche un ordine del giorno, che magari illustrerò dopo.

Ringrazio, però, i due relatori, la presidente della Commissione e l’assessore per il dialogo costruttivo che c’è stato nella stesura e nelle modifiche a questo oggetto. Non siamo completamente soddisfatti di questo, perché avremmo voluto di più. Ve lo dice uno che ci lavora, quindi è chiaro che ha voglia di avere sempre di più per il proprio settore, a cui è legato da quando è nato.

Assessore, grazie per quello che ha voluto condividere con noi, grazie al suo relatore e al nostro, però spero che questo sia l’inizio di un percorso che possa portare l’Assessorato all’agricoltura a condividere progetti futuri e non solo a imporre progetti o solo a comunicare quello che si vuol fare, perché solo da una condivisione credo che possano venire fuori miglioramenti. Lo dico sempre, da agricoltore magari non so scrivere una legge, ma so esattamente quella legge dove vuole arrivare. C’è chi è pagato per scriverla, ma gli agricoltori devono essere coinvolti, perché sanno esattamente cosa vogliono. Se questa è la linea, Assessore, avrà tutto il mio e il nostro appoggio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere. Non ho altri in discussione generale. Chiedo ai relatori di maggioranza e di minoranza se vogliono replicare nel dibattito e poi passerei la parola all’assessore.

Consigliere Bulbi, prego.

 

BULBI: Brevemente, perché gli interventi sono stati interventi tutti puntuali, ma non tanto sul progetto di legge, alcune parti sì, soprattutto quello del collega Rainieri, ma altri hanno voluto affrontare l’agricoltura nella sua complessità, le difficoltà del mondo dell’agricoltura che si trova da anni in questa situazione. Soffre da anni soprattutto su una cosa che diceva bene la consigliera Rontini, sulla difficoltà di fare reddito d’impresa. Questa penso che debba essere la battaglia che ci accomuna tutti, perché non avere questa priorità può portare a non dare quelle risposte, che invece servono a questo mondo.

Ci sono altre difficoltà che arrivano sulle quali non è possibile intervenire, che sono spesso le calamità. Io vivo in Romagna e le gelate hanno di fatto falcidiato l’attività prevalente, che è quella dell’ortofrutta. Una volta c’era la gelata, una volta c’è la grandine, una volta c’è la siccità. Queste sono tutte attività, l’ortofrutta in modo particolare, che dipendono dal clima. Questo è un altro aspetto importante. Si possono, in parte, evitare, ma con dei costi importanti. Giustamente, dobbiamo intervenire e sostenerli per cercare di proteggere le piante da frutto da alcune di queste calamità.

L’Emilia-Romagna ‒ stavo per dire “purtroppo”, ma non voglio farlo ‒ è divisa anche sul metodo, sulle tipologie dell’agricoltura. L’Emilia ha una tipologia e la Romagna ne ha un’altra. Lo dicevo prima. In modo prevalente per noi è quella dell’ortofrutta, invece quella dell’allevamento ‒ torno all’allevamento, così capiamo a cosa mi riferisco ‒ è per l’Emilia. Però c’è quel trattino che deve unire, non dividere queste due attività. Sarebbe un errore se una parte piuttosto che l’altra immaginasse che in modo egoistico bisogna avere solo dalla propria.

Questo progetto di legge è molto indirizzato su tutta una serie di attività che prevalentemente sono volte verso l’Emilia, ma perché è giusto che sia così. Queste attività non solo ci fanno primeggiare ‒ a parte la qualità del prodotto; io sono un esperto, e si vede anche ‒ ma ci caratterizzano. È inutile. Il Parmigiano Reggiano caratterizza la Romagna, così come la piadina. Viene fuori la romagnolità in questo caso, permettetemi.

Dobbiamo aiutarci e dobbiamo aiutare chi deve legiferare. In questo caso lo dico all’assessore, che voglio ringraziare. Con questo progetto di legge ‒ io non so se sia la prima volta, ma se non è la prima volta ci andiamo vicino ‒ si mettono a disposizione veramente tante risorse. 24,7 milioni sono veramente tanti, sono tante risorse. Tra l’altro, 18 di queste servono da volano per altri 49,5 milioni di investimenti che vengono dal privato. Stiamo parlando di cifre sicuramente importanti.

È vero, ci sono alcuni settori, che tocca questo progetto di legge, che non sono sufficienti, non sono esaustivi. Questa è un’altra di quelle cose molto importanti, anche perché intanto mette un primo punto su questi argomenti. Che sia la sicurezza, che sia la genetica, che sia la barbabietola da zucchero, mettiamo le risorse che adesso abbiamo. È importante fare questo. Un buon amministratore deve spendere le risorse che ha, non quelle che non ha. Quindi, io penso che, anche qui, lo sforzo dell’assessore di trovare tutte quelle risorse all’interno del proprio bilancio per metterle a disposizione di alcune di queste categorie, come ad esempio gli agriturismi, sia una cosa importante.

Io mi permetto – non ho ruoli – nel mio ruolo di relatore di condividere la richiesta che faceva adesso il consigliere Rainieri sul miglioramento genetico del bestiame, perché è un tema importante, è un tema che è molto sensibile e di grande interesse sia per gli allevatori sia per chi amministra questo territorio, perché è una parte importante. Ma mi sembra di poter dire che l’assessore ha dimostrato una grande sensibilità verso questo settore, perché ha voluto cercare delle risorse e, comunque, mettere delle risorse in aggiunta a quelle che il Ministero delle politiche agricole dà ad ARAER.

Io mi sento di condividere questa richiesta dicendo che cosa? Dicendo all’assessore di continuare a impegnarsi e anche a impegnarci tutti noi a trovare ulteriori risorse, sfruttando anche le prime opportunità che possiamo avere, per metterle in questo settore, così come nel settore della sicurezza, perché anche questo è molto importante. Abbiamo iniziato e io spero che ci sia già un prossimo progetto di legge che possa andare in aiuto ad altri settori che non sono toccati da questo progetto di legge, come ad esempio l’ortofrutta, come ad esempio – la butto là, dato che in Romagna è comunque sentita – l’avicoltura. Insomma, c’è tutta una serie di settori che ci chiedono di essere tenuti in considerazione, quindi trovare le risorse è fondamentale per dare anche questo segnale.

Rispondo così in questo caso anche a quello che diceva il consigliere Lisei. È giusto trovare altre risorse, però partiamo dalla prima considerazione che, secondo me, dobbiamo fare, vale a dire che l’Assessorato e, quindi, questa Giunta hanno cercato di mettere delle risorse in questi punti importanti che prima non erano mai stati valorizzati.

Ripeto, questo è un progetto di legge importante, perché di fatto tocca cinque settori, perché c’è il sostegno alla coltivazione della barbabietola da zucchero, il miglioramento genetico del bestiame, l’installazione dei sistemi di sicurezza per imprese e attrezzature agricole, il finanziamento di progetti della filiera lattiero-casearia.

Fatemi dire anche un’altra cosa che, secondo me, ha fatto bene il presidente Bonaccini non solo in campagna elettorale, ma anche nella precedente legislatura, a impegnarsi in questa direzione, sulla quale l’assessore all’agricoltura è subito entrato: azzerare le graduatorie.

Era un errore – in passato è stato fatto non tanto di Emilia-Romagna, ma soprattutto a livello nazionale – quando, invece di soddisfare tutte quelle aziende che hanno presentato dei progetti, questi progetti sono stati considerati ammissibili, ma poi non finanziati perché non c’erano le risorse.

Il fatto che in tutti i settori, che prima ho detto anche nella mia relazione, questa Giunta e questo assessore si impegnino a dire “prima azzeriamo scorrendo le graduatorie” è un fattore etico nei confronti di questi imprenditori che hanno avuto la fortuna di essere ammessi, ma poi la sfortuna di non trovare le risorse per essere finanziati. Questo lo condivido. L’ho voluto ribadire perché penso che sia un altro di quei punti qualificanti di questo progetto di legge.

Poi, c’è la partita agriturismi e ristorazione in generale. Intanto, 2,7 milioni per far fronte con un intervento una tantum, è importante, perché comunque gli si dà la possibilità di avere un piccolo contributo rispetto ad un minore introito che hanno avuto, ma io penso – lo dirò dopo quando presenterò l’ordine del giorno – che quello che vorremmo fare, che dovremmo fare con l’apertura del tavolo di confronto va un po’ nella direzione di quello che chiedevano sia il consigliere Lisei che il collega Facci, con il quale abbiamo interloquito molto durante questo mesetto, e adesso anche Rainieri, cioè di affrontare in modo serio il problema della ristorazione, il problema delle norme che dopo dieci anni, ad esempio, degli agriturismi, la legge n. 4 del 2009, magari non è più in sintonia con le nuove necessità, anche post pandemia.

Lo diceva molto bene prima la collega Rontini quando diceva che quel tavolo sarà l’occasione per affrontare con quello spirito che mi son permesso di dire nella conclusione della mia relazione con quello spirito costruttivo, con quello spirito di volere – permettetemi di dire questo – a tutti i costi trovare le soluzioni migliori per sostenere e aiutare le nostre imprese.

Sono di parte? Non sono di parte, però sicuramente sostenere le imprese vuol dire poi creare anche lavoro. Per me questa è una cosa molto importante.

Sono soddisfatto di questa legge. Ringrazio ancora tutti. Permettetemi, però, nella replica di ringraziare in modo particolare la Giunta e l’assessore. Questo progetto di legge è un primo segnale, sì, ma un primo segnale veramente importante.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Vuole intervenire il relatore di minoranza, Facci?

Passo la parola all’assessore Mammi. Prego, assessore.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio tutti i consiglieri e le consigliere che sono intervenuti in questo dibattito molto importante, nel quale abbiamo avuto punti di vista, contributi, disponibilità a un dialogo, a un confronto, che io raccolgo. Un primo impegno già me lo assumo di fronte a voi, cioè quello che noi periodicamente di agricoltura in questo consesso parleremo, ci confronteremo, proprio perché i mesi che abbiamo alle spalle hanno completamente rimosso alcune tesi, dal mio punto di vista preoccupanti, che circolavano negli anni Novanta, quando io ero adolescente, che leggevo nei giornali e nei libri, che prevedevano una riorganizzazione a livello mondiale della produzione agroalimentare, che avrebbe previsto alcuni continenti produrre, altri occuparsi solo di logistica e di servizi di alta tecnologia. Questo è il ruolo che questo nuovo sistema mondiale avrebbe assegnato al nostro continente. Nulla di più sbagliato e di meno azzeccato di questa teoria.

I mesi scorsi ci hanno di nuovo consegnato, in maniera evidente, una verità: salute e cibo sono elementi imprescindibili e insostituibili della vita di ciascuno di noi, delle nostre comunità, delle nostre famiglie, dei nostri territori. Quindi, L’Europa, se vuole avere un futuro dal punto di vista economico, sociale, culturale e ‒ vorrei dire ‒ anche politico, dovrà e deve continuare a investire nel settore agricolo e agroalimentare.

Quando sono stato nominato assessore mi è stato detto: “Attenzione, una delle prime cose di cui dovrai occuparti è la riduzione dei fondi complessivi che verranno stanziati per la PAC”. Una riduzione ‒ si parlava ‒ del 15 per cento. Poi è arrivato il Covid. Questo dramma, probabilmente, ha fatto maturare ripensamenti. Quindi, queste risorse sono state in parte recuperate nei prossimi due anni di programmazione. Erano stati previsti 15 miliardi di euro di risorse aggiuntive, che poi sono stati dimezzati nel Recovery Fund. Io raccolgo l’invito che il consigliere Facci, per esempio, mi ha fatto di esprimere il nostro giudizio e il nostro orientamento come Regione, che è quello che queste risorse vengano recuperate, che vengano di nuovo ristabiliti i fondi, quei 15 miliardi di euro, che erano stati inizialmente stanziati, perché noi dobbiamo dimostrare di essere conseguenti rispetto a quello che è successo nei mesi scorsi, dove senza il lavoro delle donne e degli uomini delle nostre imprese agricole non avremmo avuto sulle nostre tavole cibo in quantità e di qualità per tutti. Sarebbe stato un problema anche politico e democratico perché, se voi prendete i centocinquant’anni di storia del nostro continente, le crisi alimentari e le speculazioni sui prodotti agroalimentari sono sempre state accompagnate da crisi, rivoluzioni e difficoltà di carattere politico e civile, a partire dalla Rivoluzione francese fino ai giorni nostri.

Occorre, quindi, continuare a investire in agricoltura, nella produzione di cibo e nella produttività delle nostre imprese agricole. “Produttività” è un termine del quale io non mi vergogno. Dobbiamo migliorare le produzioni e rendere le imprese sostenibili e più efficienti, fare in modo che abbiano reddito e che producano cibo e alimenti. È un ruolo che non possiamo assegnare ad altre parti del mondo, per una ragione molto semplice: nel 2030 saremo nove o dieci miliardi di persone e la domanda non sarà se queste persone richiederanno cibo o alimentazione, ma chi gliela fornirà. Allora, consentitemi di dire che il nostro continente, l’Europa, l’Italia e la nostra Regione devono assumere questo importante ruolo.

Io, quando sono stato nominato assessore, ho avuto una grande paura, come accade a tutte le persone che vengono chiamate a ricoprire un ruolo importante, ho sentito una grande responsabilità. Poi mi ero ripromesso di girare molto sul territorio, ma è arrivato il Covid, che mi ha piantonato davanti a un televisore e a uno schermo di telefonino per molti mesi. Però, ho cercato, in questi tre mesi, di girare molto, di viaggiare tanto sul territorio e nelle nostre imprese. Ebbene, quando un amministratore pubblico va nella realtà, deve valorizzare e far conoscere le luci, ma non può ignorare le ombre. Io condivido le riflessioni che sono state fatte rispetto anche ai problemi e alle difficoltà che il settore agricolo e agroalimentare sta attraversando.

Le luci sono quelle. Se voi leggete la sintesi del Rapporto agroalimentare 2019, disegna bene il quadro ed è quello che io ho constatato in questi viaggi che sto facendo nei vigneti, nei frutteti, nelle latterie, negli allevamenti. Le luci sono quelle di un sistema che ha ancora dei fondamentali molto buoni di imprese che hanno investito tanto in innovazione, hanno fatto tanti investimenti, che puntano anche sulla ricerca, che cercano di lavorare e di mettersi insieme, di imprese ripeto con radici profonde e con visioni e di un sistema agroalimentare che è ancora un’eccellenza e un punto di riferimento a livello nazionale, capace di aumentare l’export (nel 2019 abbiamo aumentato del 4 per cento l’export agroalimentare), di aumentare i posti di lavoro che sono saliti del 3 per cento, di garantire ancora il più elevato numero di prodotti DOP e IGP.

Se questi elementi ci sono tu non è che hai delle DOP o IGP per caso, tu non è che esporti tanto casualmente. Hai questi elementi perché vuol dire che hai un sistema che ha una buona struttura, un buon know-how, una buona organizzazione che ha investito tanto nei decenni scorsi, che ha costruito delle reti commerciali, quindi ha dei fondamentali buoni.

Poi, ci sono le ombre, che non possono essere sottovalutate e ignorate e che sono riaffiorate nei mesi scorsi durante il Coronavirus.

Quando mi dicevano “fai l’assessore di un settore che è stato meno toccato dagli effetti del Covid” facevo presente che non era esattamente così, intanto perché il Covid ha bloccato completamente il sistema Horeca, ha fatto ridurre le esportazioni, ha obbligato le imprese a riorganizzarsi, a investire, a spendere risorse anche a livello sanitario; il Covid ha incrementato anche alcune situazioni di speculazioni interne alle filiere, che sono peggiorate. Ha aggiunto problemi a problemi strutturali che già avevano da molti anni, da diversi anni, sui quali noi dovremo intervenire in termini di idee, di progettualità, ma anche di risorse. Ne sono consapevole. Li avete citati.

Se la produzione lorda agricola complessiva cala nel 2019 è perché il settore del latte ha avuto difficoltà, derivante dal fatto che il prezzo del latte è sceso, così come scende, purtroppo, è sceso nei mesi scorsi e adesso proprio nell’ultima settimana sembra che ci sia un rallentamento. Se ha avuto difficoltà, il nostro sistema agroalimentare e agricolo nel 2019 è anche per le difficoltà strutturali che da troppo tempo caratterizzano l’ortofrutta, la frutticoltura. Fitopatie, crisi di mercato, competizioni di altri Paesi, che hanno fatto nei decenni scorsi anche investimenti grossi nella logistica, nella ricerca, quindi hanno ottenuto performance molto buone, con le quali ci stanno insidiando, “insidiano” nel senso “competono” con il nostro sistema. E poi la cimice. E poi le gelate. Gli effetti del cambiamento climatico.

Queste sono le ombre che dovranno essere tenute molto seriamente in considerazione nel momento in cui faremo il PSR e decideremo di stanziare le risorse.

Oggi, nel dibattito che ho ascoltato, tutti i vostri interventi hanno speso parole importanti sul valore dell’agricoltura, non solo il valore economico, ma anche il valore sociale, il valore culturale, il valore identitario. Avete detto tutti che questo è un settore strategico, sul quale dovremo lavorare e investire nei prossimi anni. Noi, oggi, con l’approvazione di questo pdl diamo un bel segnale, un segnale di attenzione. È ovvio che non è una decisione risolutiva rispetto alle grandi emergenze, ai problemi, ai bisogni e alle necessità che il mondo agricolo ha, sulle quali dovremo rispondere. È un segnale, è un intervento di urgenza. Sono 24 milioni di risorse aggiuntive straordinarie che mettiamo in particolar modo in alcuni comparti. Devo ringraziare voi e devo ringraziare anche i miei colleghi assessori perché queste risorse erano state già annunciate, indicate verso la fine del 2019, inizio 2020. Poi però è successo qualcosa nei mesi scorsi, una cosa straordinaria, che ha capovolto le agende politiche, le agende della Pubblica amministrazione, le priorità.

Poteva esserci una discussione se tenerle nel settore agricolo, se utilizzarne una parte. Invece no. C’è stato da parte di tutti un parere unanime, che l’agricoltura avesse bisogno di questo intervento straordinario e urgente. Sono poche, sono tante, sono quelle che siamo riusciti a ottenere, che stanzieremo in modo rapido, il più rapido possibile, che si aggiungono, integrano il lavoro che la Regione ha fatto in questi mesi. Noi in questi mesi, durante il Covid, durante l’emergenza, abbiamo cercato di muoverci in alcune direzioni. Quella della semplificazione delle procedure, cercando di portare molte procedure e attività sull’online, attraverso l’informatica, le tecnologie, cercando di rivedere alcune scadenze, rapportandoci costantemente con il mondo agricolo.

Voglio ringraziare moltissimo le associazioni agricole per il lavoro importante di rappresentanza che fanno, per averci aiutato e accompagnato nei mesi scorsi in un momento difficile a decidere e scegliere le priorità. I corpi intermedi hanno dimostrato, ancora una volta, il valore democratico che hanno, il valore che hanno per le Istituzioni, nel cercare di fare sintesi tra punti di vista e interessi a volte divergenti. Non è facile fare rappresentanza. Noi lo sappiamo benissimo, che cerchiamo di fare rappresentanza nel nostro mondo. Non è facile rappresentare tante idee e tanti bisogni. Quindi, devo riconoscere anche il lavoro fondamentale che hanno svolto le associazioni agricole.

Abbiamo cercato, quindi, di semplificare e di confrontarci con il Governo e la Commissione europea per far modificare alcuni regolamenti che erano molto rigidi, in un contesto di emergenza. Poi, però, abbiamo avuto un’ossessione particolare rispetto a un tema, quello dei soldi, delle risorse, della liquidità, perché ci rendevamo conto che era necessario far circolare più liquidità possibile nelle nostre imprese. Devo ringraziare i servizi e le strutture che hanno lavorato perché questo fosse possibile, in particolar modo AGREA, che avete citato. Non è mai facile gestire processi pubblici, bandi, erogazione. Ci sono a volte dei ritardi, ci sono a volte delle lentezze, sulle quali dovremmo intervenire, che dovremmo monitorare. Però, siamo riusciti, tra ottobre 2019 e giugno 2020, a erogare 550 milioni di euro.

Io sono stato molto su questo tema, le strutture hanno reagito e le cose sono andate avanti esattamente come in un periodo ordinario, non caratterizzato da un’emergenza come quella del Covid. Per me questo è stato molto importante, perché le parole vanno bene, poi però senza le risorse, senza la liquidità, senza l’ossigeno le imprese non stanno in piedi. Quindi, era giusto accelerare il più possibile i pagamenti. Abbiamo anticipato oltre 100 milioni di euro della PAC proprio in queste settimane. Siamo probabilmente la Regione che ha anticipato di più. Faremo 82 milioni di euro di nuovi bandi.

Vi è poi una decisione importante, io credo, quella di scorrere il più possibile le graduatorie in essere, proprio perché in questo modo acceleri l’erogazione e la distribuzione di risorse e soprattutto valorizzi il lavoro delle imprese, che hanno lavorato, hanno fatto progetti, si sono impegnate, ed era sbagliato lasciarle fuori. Quindi, abbiamo detto: con i 24 milioni aggiuntivi, con i residui dell’Assessorato e con i residui del PSR non facciamo operazioni un po’ a pioggia, in piccoli contributi, che finiscono in mille rivoli e non creano sviluppo, ma utilizziamoli per scorrere le graduatorie dei progetti in essere.

Questo intervento, oltre all’effetto di fare avere le risorse più velocemente, avrà un effetto moltiplicatore: 18 milioni della filiera latte significa 50 milioni di euro di investimenti. Sono investimenti con i quali daremo da lavorare a delle imprese che lavorano nel comparto zootecnico, faremo lavorare dei giovani progettisti, renderemo più moderne le strutture. Hanno un effetto moltiplicatore. È anche questo il valore dell’intervento che facciamo scorrendo le graduatorie.

Scorreremo la graduatoria delle imprese che hanno fatto progetti anti-cimice con le reti, scorreremo la graduatoria dei giovani.

Fai un bando, raccogli tante domande di giovani che vogliono mettersi in agricoltura e poi non le soddisfi? Sarebbe stata, secondo me, un’impostazione sbagliata, una mancanza di fiducia.

Gli interventi del pdl li avete già ben definiti. Sul settore bieticolo-saccarifero un Paese come il nostro non può non avere un settore forte su questo, non può non produrre zucchero. È il Paese della pasticceria, dei dolci, del cibo, del food. Dobbiamo dipendere dal resto del mondo nell’approvvigionamento di un prodotto essenziale. Sarebbe una follia.

Abbiamo in Emilia-Romagna l’onore e quindi anche l’onere di salvaguardare l’unica impresa italiana rimasta nella produzione dello zucchero. Questi 1,5 milioni vanno ai produttori di barbabietole che sono importantissime, come sapete, anche per la rotazione colturale quindi anche per altre attività e altre filiere, così come la filiera del latte che ho già citato, il settore allevatoriale. Sono molto d’accordo con quanto avete detto. È importantissimo investire in ricerca, in genetica, in selezione, ma anche in sicurezza, perché fanno un lavoro fondamentale dal punto di vista della sicurezza sanitaria e lasciatemi dire che l’intervento sulla zootecnia e sulla filiera latte testimonia un’altra cosa, l’impegno della nostra Regione a sostenere il sistema zootecnico, che riteniamo ancora oggi prioritario, e lo diremo anche a livello europeo.

L’Europa deve sostenere la zootecnia e deve sostenere attraverso l’OCM zootecnico il settore…

Ho già finito? Tre minuti. Deve sostenerlo, e lo chiederemo formalmente. L’Europa pone anche degli obiettivi importanti, però deve farsene carico.

I sistemi di sicurezza li avete citati. È una questione, una proposta che tante volte le imprese hanno fatto ed è una sensibilità che cerchiamo di dimostrare, anche se con un contributo piccolo.

Sugli agriturismi e le fattorie didattiche voglio dire questo. Gli agriturismi, le fattorie didattiche fanno parte di quelle attività multifunzionali che possono consentire all’impresa agricola di avere un po’ più di reddito. Non è solo questo l’aspetto per il quale sono importanti, ma anche per il valore culturale ed educativo che rappresentano. Negli agriturismi si svolge l’incontro tra la terra e la tavola. Lì educhi una persona, un bambino o anche un adulto che va lì ad assaggiare i prodotti e spieghi la connessione che c’è tra il cibo che acquistano, come viene prodotto e dove viene prodotto. È questo il valore che noi cercheremo di salvaguardare nel momento in cui daremo un contributo. Mi prendo l’impegno che questo contributo arrivi a ottobre. Non più tardi. Faremo, quindi, il bando e cercheremo di chiuderlo nel più breve tempo possibile. Sarà un aiuto diretto, senza troppi fronzoli, senza procedure burocratiche lente e complicate. Li daremo entro fine settembre-ottobre, perché deve essere il più rapido possibile.

Manca solo un minuto. Avrei molte altre cose da dirvi. Taglio dicendo questo: in autunno tre filoni di lavoro. Il primo riguarderà la semplificazione delle procedure, sulle quali costituirò un tavolo insieme ai membri della Consulta agricola, che dovrà produrre proposte anche in vista della nuova programmazione; la discussione sul PSR, sulla nuova PAC, per decidere insieme quali sono le misure prioritarie e gli interventi che nel nuovo PSR vogliamo cercare di portare avanti; e poi le filiere, un dibattito e un’attenzione particolare, un’analisi delle difficoltà che le filiere produttive della nostra Regione hanno e che merita attenzione.

Vi ringrazio per le parole, per le considerazioni, le proposte, le idee e soprattutto per la vostra disponibilità a un confronto continuo, che da parte mia non verrà meno.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Mammi.

So che c’è stato qualche problema di collegamento con lo streaming, quindi purtroppo alcuni collegati in remoto non sono riusciti ad ascoltare tutto l’intervento dell’assessore.

Sono le ore 13. Riprendiamo alle ore 14,30 con lo svolgimento delle interpellanze e con l’esame dell’articolato.

Grazie a tutti.

 

 

La seduta ha termine alle ore 13

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

Il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Irene PRIOLO, Paola SALOMONI, Elena Ethel SCHLEIN.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno il presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Petitti

Bergamini - Montalti

 

 

 

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