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44.

 

SEDUTA DI LUNEDÌ 21 DICEMBRE 2020

 

(ANTIMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 2245

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la progressiva riconversione del parco veicolare di proprietà degli enti locali, verso nuovi veicoli ad alimentazione elettrica. A firma della Consigliera: Piccinini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

PICCININI (M5S)

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 2239

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali siano le azioni messe in campo per prevenire l’estendersi del contagio all’interno dell'Ospedale di Bentivoglio (BO). A firma del Consigliere: Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

MASTACCHI (RCPER)

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza

MASTACCHI (RCPER)

 

OGGETTO 2244

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il turnover infermieristico nell'Istituto ospedaliero di Montecatone (BO). A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Caliandro

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

MARCHETTI Francesca (PD)

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza

MARCHETTI Francesca (PD)

 

OGGETTO 2248

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito ai disservizi degli uffici postali sul territorio delle province di Modena e Reggio Emilia. A firma delle Consigliere: Pigoni, Bondavalli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

PIGONI (BP)

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza

PIGONI (BP)

 

OGGETTO 2249

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il finanziamento delle misure previste nelle risoluzioni approvate sulla mobilità ciclistica e le school street. A firma dei Consiglieri: Zamboni, Caliandro

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

ZAMBONI (EV)

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 2250

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sulle criticità provocate dai lavori sulla linea ferroviaria Direttissima Prato-Bologna. A firma del Consigliere: Lisei

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

LISEI (FdI)

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza

LISEI (FdI)

 

OGGETTO 2251

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula riguardante l'impatto della pandemia da COVID-19 sul settore sportivo. A firma dei Consiglieri: Liverani, Pelloni, Facci, Marchetti Daniele, Montevecchi, Stragliati, Occhi, Pompignoli, Catellani, Bergamini, Rainieri, Bargi, Rancan, Delmonte

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

LIVERANI (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza

LIVERANI (Lega)

 

OGGETTO 2247

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula inerente la mancanza di ristori per le aziende del commercio di prodotti alimentari per l’indotto dello spettacolo e dell’entertainment (cinema, parchi, intrattenimento e stadi). A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Daffada', Costi, Rontini, Fabbri, Marchetti Francesca, Zappaterra, Rossi, Caliandro, Bulbi, Bondavalli, Sabattini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

TARASCONI (PD)

COLLA, assessore

TARASCONI (PD)

 

OGGETTO 2252

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il processo di fusione della Camera di Commercio di Piacenza con quelle di Parma e Reggio Emilia. A firma del Consigliere: Rancan

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

RANCAN (Lega)

COLLA, assessore

RANCAN (Lega)

 

OGGETTO 2246

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la presenza di bambini nelle carceri dell’Emilia-Romagna, la loro gestione e la possibilità di individuare misure alternative alla reclusione. A firma del Consigliere: Amico

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

SCHLEIN, vicepresidente della Giunta

AMICO (ERCEP)

 

OGGETTO 2253

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il contrasto delle nuove povertà e il sostegno alle famiglie in difficoltà. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

CASTALDINI (FI)

SCHLEIN, vicepresidente della Giunta

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 2009

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Misure urgenti per promuovere la rigenerazione urbana dei centri storici, favorire gli interventi di qualificazione edilizia che beneficiano delle agevolazioni fiscali di cui all’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 e recepire le norme di semplificazione in materia di governo del territorio di cui al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76”. (14)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

COSTA, relatore della commissione

POMPIGNOLI, relatore di minoranza

PRESIDENTE (Petitti)

LISEI (FdI)

TAGLIAFERRI (FdI)

PICCININI (M5S)

 

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Comunicazioni prescritte dall’art. 68 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 10,06.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 44 del giorno 21 dicembre 2020.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il Presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza gli assessori Corsini e Salomoni e l’assessore Donini.

Le altre informazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono già state inviate a tutti i consiglieri e pertanto le do per lette.

 

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Aula

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo quindi alle interrogazioni a risposta immediata.

 

OGGETTO 2245

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la progressiva riconversione del parco veicolare di proprietà degli enti locali, verso nuovi veicoli ad alimentazione elettrica. A firma della Consigliera: Piccinini

 

PRESIDENTE (Rainieri): Interrogazione n. 2245, a firma Piccinini, circa la progressiva riconversione del parco veicolare di proprietà degli enti locali verso nuovi veicoli ad alimentazione elettrica.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Questo question time ha a che fare con un tema sul quale come Movimento 5 Stelle, come forza politica di questa Assemblea, ci siamo lungamente soffermati anche in questi mesi, che è quello della pessima qualità dell’area del bacino padano e quindi anche della nostra regione.

È un’emergenza questa che è stata resa maggiormente evidente dal Coronavirus e dagli studi anche di ricercatori della nostra Università di Bologna, che hanno dimostrato che vi è una chiara correlazione tra i due fenomeni. Un’emergenza nell’emergenza, la prima, però, a differenza della pandemia, generalmente silenziosa, ce ne accorgiamo forse solo per i blocchi del traffico di questo periodo dell’anno dovuti ai continui sforamenti e non fa rumore perché le conseguenze sulla salute si vedono soltanto a lungo termine.

Qualche giorno fa, però, per la prima volta nella storia del Regno Unito, l’inquinamento atmosferico è stato certificato come causa di una morte prematura, quella di una bambina di appena nove anni avvenuta nel 2013. In particolare, la piccola, che soffriva di crisi asmatiche, sarebbe stata esposta a livelli di biossido di azoto molto alti la cui fonte principale, lo sappiamo, sono le emissioni del traffico, che purtroppo, come certificato dal medico legale, le sono risultati fatali. È un fatto storico. In Europa si stima che 3,9 milioni di persone abitino in aree dove sono superati contemporaneamente regolarmente i limiti dei principali inquinanti dell’aria. Di queste, 3,7 milioni, cioè circa il 95 per cento, vive nel nord Italia. Il nostro Paese è al primo posto per le morti da biossido di azoto, che significa auto a diesel. È una strage silenziosa che va fermata e per farlo serve un cambio di rotta. Questo Governo si sta muovendo in questo senso. Anche ieri a bilancio sono stati prorogati e potenziati gli incentivi per le auto sostenibili e anche la nostra Regione può e deve giocare un ruolo in questa partita. Servono, quindi, provvedimenti tangibili che invertano questa tendenza e, a nostro avviso, è necessario agire con forza su quella che è una delle principali fonti emissive, senza evidentemente tralasciare le altre, che causano inquinamento e smog, ovvero il traffico e le auto, in particolare quelle a diesel. Che serva agire su quel segmento è un dato che è emerso con chiarezza anche dallo studio Life Prepair, a cui ha partecipato anche la nostra Regione, che ci ha detto che durante il lockdown totale della prima fase della pandemia c’è stata una diminuzione del 40-50 per cento degli ossidi di azoto, quindi delle auto (principalmente auto a diesel).

Per questo è prioritario mettere in campo, già da questo bilancio, azioni concrete. Le chiedo quindi, sottosegretario, se condivide con noi la necessità, che tradurremo in un ordine del giorno che presenteremo come Movimento 5 Stelle al bilancio di previsione 2021-2023, di sostenere questa inversione di marcia, destinando una parte delle risorse del Fondo per gli enti locali ad incentivi per la riconversione del parco auto di proprietà dei comuni, spesso molto datato, verso veicoli ad emissione zero, come quelli ad alimentazione elettrica, in attesa, mi auguro, che questa misura possa estendersi in maniera ancora più efficace anche alla riconversione del parco circolante privato attraverso le risorse del Recovery Fund.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Sottosegretario Baruffi, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

Con riferimento al quesito posto dall’interrogante, preme evidenziare quanto il tema della qualità dell’aria rivesta per il nostro territorio una grande rilevanza, rappresentando il bacino padano un elemento di criticità di rango nazionale ed europeo.

Per questa ragione, la Regione Emilia-Romagna ha sottoscritto l’Accordo di bacino, richiamato dalla consigliera, che dispone di un proprio piano che, ancorché prorogato nella sua scadenza, al pari degli altri strumenti pianificatori, a causa dell’emergenza pandemica, vedrà la Giunta impegnata già nei prossimi mesi per il suo rinnovo.

Giova appena ricordare, in questa sede, poi, come la recente sottoscrizione di un nuovo patto per il lavoro e per il clima, che sarà oggetto di una specifica comunicazione del presidente in questa sessione, assegna al tema una nuova e ulteriore centralità, indicando direttrici di intervento per l’intero sistema territoriale.

Tra queste, come indicato dalla consigliera, la necessità del rinnovo del parco veicolare, pubblico e privato, con mezzi ad alimentazione elettrica. Nella sollecitazione dell’interrogante, peraltro, vengono opportunamente richiamati sia i compiti di programmazione che la Regione è chiamata a svolgere, anche con riferimento alle politiche degli enti locali in questo ambito, sia la priorità da assegnare al rinnovo del parco veicolare pubblico, a partire da quello di Comuni, Unioni, Province e Città metropolitane.

Si tratta di una linea specifica tra le tante necessarie ad una più complessa e articolata strategia, ma nondimeno di una linea essenziale, che come tale merita di essere adeguatamente sviluppata e sostenuta.

Come avrò modo di rispondere successivamente ad altro question time, già nel mese di gennaio, quindi subito dopo l’approvazione del bilancio regionale, la Giunta promuoverà un confronto stringente con le rappresentanze degli enti locali dell’Emilia-Romagna, al fine di programmare le risorse stanziate dal Governo, oggetto di un accordo Stato-Regioni, per la programmazione pluriennale di investimenti, che nel prossimo triennio saranno pari a circa 85 milioni di euro, per il nostro territorio.

La norma specifica, peraltro, è ripresa proprio dalla legge di bilancio in corso di approvazione in Parlamento. La Giunta indica senz’altro nell’intervento proposto dalla consigliera Piccinini un ambito coerente con i propri obiettivi enunciati e assicura fin d’ora che una quota adeguata di risorse sarà opportunamente destinata allo scopo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Piccinini, ha tre minuti.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Non posso che dirmi soddisfatta per le parole pronunciate dal sottosegretario. Questa è una misura che completa ed integra ciò che si è fatto anche in queste ore a livello nazionale, attraverso il rinnovo dell’incentivo per le auto a basse emissioni, a cui si è aggiunta un’ulteriore misura di attenzione, ovvero un contributo del 40 per cento per chi acquista auto elettriche e ha un ISEE basso.

Lo stanziamento di queste risorse, già a partire da questo bilancio, permetterà agli enti locali, quindi ai Comuni, di poter cominciare finalmente a svecchiare il proprio parco auto e aprire la strada a veicoli meno inquinanti, come quelli elettrici.

È un’azione importante, nel segno della sostenibilità ambientale, quella che stiamo facendo, quindi mi auguro che possa essere apprezzata dai sindaci e dalle polizie municipali, perché a loro si rivolgerà in prevalenza. Si tratta, a mio avviso, di un passo in avanti, che significa anche una presa di coscienza per un problema che coinvolge tutti noi, coinvolge i nostri figli e le future generazioni e credo che questo sia solo l’inizio di altre azioni che dovremo mettere in campo per quella svolta green che tanto ci attende.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 2239

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali siano le azioni messe in campo per prevenire l’estendersi del contagio all’interno dell’Ospedale di Bentivoglio (BO). A firma del Consigliere: Mastacchi

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, ora, all’oggetto 2239, per sapere quali siano le azioni messe in campo per prevenire l’estendersi del contagio all’interno dell’ospedale di Bentivoglio, Bologna, a firma del consigliere Mastacchi, a cui risponderà il sottosegretario Baruffi.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie. Buongiorno.

Si tratta di un quesito sull’ospedale di Bentivoglio, come già detto. In seguito alle segnalazioni pervenute dal territorio in data 9 dicembre 2020, ho presentato interrogazione a risposta scritta circa la situazione organizzativa dell’ospedale di Bentivoglio, in provincia di Bologna, a seguito della riconversione dello stesso ospedale ad ospedale Covid. L’oggetto era il 2170.

Tramite la Capigruppo, è stato chiesto alla Giunta il numero dei contagi tra gli operatori sanitari, dal momento che dai dati pervenuti la situazione pareva essere in netto peggioramento rispetto al numero dei contagi, soprattutto tra gli addetti del pronto soccorso;

visto che i dati pervenuti tramite la Capigruppo inerenti alla situazione dell’ospedale di Bentivoglio sono stati limitati a un aggiornamento dei casi registrati tra il 3 novembre e il 27 novembre, dai quali si evidenzia che sono stati coinvolti circa undici operatori, di cui sette infermieri, uno in pronto soccorso e uno in malattie infettive, due fisioterapisti e due OSS reparto Covid e malattie infettive, sempre dalla Capigruppo è stata anticipata l’intenzione, relativamente al numero di operatori coinvolti, di attivare azioni mirate a prevenire il contagio da parte di tutte le Aziende ASL garantendo i dispositivi di protezione individuale necessari e provvedendo alla formazione del loro corretto utilizzo, nonché sui corretti comportamenti volti a ridurre la possibilità di contagio rivedendo i percorsi di accesso dei pazienti in modo da verificarne lo stato rispetto all’infezione Covid e rivedendo l’organizzazione degli spazi;

considerato che i dati che arrivano direttamente dal territorio interessato appaiono molto più impattanti rispetto al personale sanitario, in quanto si parla di trentasei operatori per le malattie infettive, diciassette operatori di pronto soccorso, cinque operatori tra medici, internisti e geriatri, due operatori al checkpoint, un operatore in ostetricia, due operatori in radiologia e un operatore in terapia intensiva;

si interroga la Giunta per sapere qual è la reale condizione in cui versa l’ospedale di Bentivoglio, quali sono le azioni messe in campo per prevenire l’estendersi del contagio all’interno dell’ospedale, se sono state attivate procedure di reclutamento di nuovo personale per sostituire quello assente causa Covid.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Mastacchi.

La parola al sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

In riferimento ai quesiti posti dal consigliere interrogante – sono ben tre, tra loro collegati, segnalo alla Presidenza – si evidenzia quanto segue. Nel periodo dal 31 ottobre al 14 dicembre, gli operatori sanitari risultati positivi al tampone molecolare sono stati 76, dei quali 9 medici, 39 infermieri, 17 OSS, 11 che ricoprono altre mansioni e attualmente risultano guariti 57 di questi operatori. Quelli ancora in isolamento domiciliare, al 17 dicembre, sono invece 19, dei quali 2 medici, 8 infermieri, 5 OSS e 4 che ricoprono altre mansioni. Tutti sono in sorveglianza attiva.

Dopo l’individuazione del cluster di operatori positivi all’ospedale di Bentivoglio, sono state attivate immediatamente tutte le misure per verificare l’efficacia del sistema di prevenzione. In particolare, sono stati effettuati sopralluoghi nelle aree interessate, la verifica dei dispositivi di protezione individuale e dei protocolli di protezione degli operatori, la verifica della situazione ambientale. Inoltre, sono stati effettuati colloqui mirati con gli interessati riguardo le procedure di indossamento e svestizione dei dispositivi di protezione individuale ricordando l’importanza di comportamenti corretti non solo nelle attività assistenziali, ma anche nelle pause e nei momenti di incontro con i colleghi.

Per far fronte alle temporanee carenze di personale risultato positivo al tampone si è proceduto all’implementazione di operatori provenienti da altri servizi, mantenendo contemporaneamente attive tutte le procedure già in essere per reclutare il personale sanitario necessario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Mastacchi, ha tre minuti. Prego.

 

MASTACCHI: Grazie, dottor Baruffi.

Sono chiaramente soddisfatto della puntuale risposta, anche se il dubbio che mi rimane è sul fatto dell’incoerenza dei dati rispetto alle informazioni che precedentemente avevo avuto rispetto appunto alle azioni da mettere in campo per risolvere questa situazione. Credo sia necessario un approfondimento probabilmente anche legato alle modalità di prevenzione in tutti i pronto soccorso del territorio per verificare se le procedure attivate siano coerenti e più che altro se siano efficaci come risposta, perché in questo caso parrebbe che ci sia stato probabilmente un ritardo rispetto alle modalità quanto meno, perché se le informazioni che ho avuto io hanno poi prodotto questa evoluzione nei numeri significa che nel mezzo c’è stato qualcosa che non ha funzionato.

Su questo anticipo anche che è mia intenzione lavorare su un tema che è quello del trattamento dell’aria, che è un tema che credo che la Regione abbia (non solo la Regione, in generale) un po’ sottovalutato, perché chiaramente, in particolare in certi ambienti molto delicati, il concentrarsi magari sull’attività di lavorazione dell’aria, del filtraggio dell’aria, possa essere un punto che magari non è stato considerato fino ad oggi, ma potrebbe essere invece molto efficace per la prevenzione futura.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 2244

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il turnover infermieristico nell'Istituto ospedaliero di Montecatone (BO) A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Caliandro

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’oggetto 2244 circa il turnover infermieristico nell’Istituto ospedaliero di Montecatone Bologna, a firma dei consiglieri Marchetti Francesca e Caliandro a cui risponderà il sottosegretario Baruffi.

Consigliera Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente.

Come anticipato, il question time riguarda appunto il turnover relativo al polo regionale dell’Istituto di riabilitazione di Montecatone, che è il principale polo per la riabilitazione intensiva delle persone con lesioni midollari, e uno dei tre centri principali di riferimento per le lesioni cerebrali acquisite. È quindi, anche sul piano nazionale, un punto di riferimento, dato che più della metà dei pazienti proviene da tutta Italia.

Da oltre un paio d’anni, la struttura è soggetta ad un elevato turnover del personale infermieristico, che si dimette per accettare offerte di lavoro a tempo determinato o indeterminato nelle strutture sanitarie pubbliche, con particolare riferimento a quelle della nostra regione.

Il 2020 si è caratterizzato per criticità accentuate, tanto da non garantire la copertura del turnover che coinvolge circa il 58 per cento dell’organico. Questo ha provocato come conseguenza il non poter tenere elevati quegli standard di qualità dell’assistenza, indispensabili per la presa in carico ed il percorso di cura di pazienti acuti molto complessi, con gravi disabilità, come sono i pazienti che si rivolgono al Centro.

Indicativamente, ogni anno si è resa necessaria la pubblicazione di un bando, o un avviso per sopperire a tale uscita. Viene riportato come per esempio quest’anno, la graduatoria dell’ultimo avviso per gli infermieri, valida dal 27 febbraio 2020, contava 825 candidati, e si è esaurita a metà del mese di novembre, dopo essere stata scorsa nella sua interezza per due volte, proponendo anche la stabilizzazione del rapporto di lavoro a superamento del periodo di prova. Su un totale di 1.650 chiamate, hanno accettato 57 infermieri, di cui oggi solo 27 risultano tuttora in servizio.

Attualmente, quindi, in questo ultimo periodo dell’anno, il Centro non riesce a garantire la completa occupazione dei posti-letto per la mancanza di 15 infermieri. Questo quindi limita la possibilità di dare una risposta tempestiva ai pazienti acuti che necessitano di un ricovero in una struttura ad elevata specializzazione riabilitativa.

Ecco quindi che si chiede alla Giunta quale strategia e quale azione ritenga di mettere in campo affinché il centro di Montecatone possa continuare a garantire la sua attività con quella immutata capacità di accogliere i pazienti mielolesi o cerebrolesi, mantenendo quella qualità assistenziale nota e riconosciuta su tutto il panorama nazionale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Sottosegretario Baruffi, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

Con riferimento al quesito posto dalla consigliera interrogante si evidenzia quanto segue. L’Istituto di Montecatone rappresenta una componente fondamentale della rete delle strutture delle attività assistenziali del Servizio sanitario regionale. Le problematiche evidenziate, inerenti alle difficoltà di coprire i fabbisogni di personale nell’assistenza infermieristica, rappresentano un fenomeno che riguarda in questo momento tutti i soggetti privati impegnati nell’erogazione di questi servizi.

Tra i fattori principali vi è l’attrazione esercitata dalle aziende del Servizio sanitario regionale, fenomeno accentuatosi nel corso del 2020, con il reclutamento straordinario delle Aziende sanitarie per fronteggiare la pandemia. Il problema, che non riguarda, peraltro, solo l’Emilia-Romagna, è stato di recente oggetto di un esame da parte della Conferenza delle Regioni, dove sono state formulate alcune proposte di intervento per ridurre la portata del fenomeno.

Come comunicatoci dalla Direzione generale dell’Istituto, sono state implementate alcune soluzioni organizzative dirette a temperare le criticità sul fronte della copertura dei fabbisogni, in modo da garantire gli standard di qualità dell’assistenza infermieristica erogata. A livello regionale, coinvolgendo l’azienda ASL di Imola, verranno valutate le forme di sinergia che possono essere sviluppate per attenuare le criticità evidenziate. Il confronto continuo con l’Istituto individuerà gli ambiti prioritari di intervento e i conseguenti percorsi e istituti giuridici utilizzabili.

Aggiungo fuori sacco: mi pare che in questo momento, se avremo la capacità di reggere nelle emergenze e superare la difficoltà della crisi pandemica, questa situazione specifica nell’ambito di criticità che si sono segnalate più in generale va segnalando la necessità di allargare la capacità di formazione e reclutamento del personale. Altrimenti assistiamo a una sorta di cannibalizzazione da parte del sistema pubblico là dove aumenta il proprio fabbisogno a detrimento di quello privato, di quello accreditato delle strutture assistenziali.

È un problema strutturale, come ho indicato, che stiamo affrontando come Conferenza, insieme al ministero, e confido che le soluzioni poste in essere in questa fase in via emergenziale possano diventare di carattere strutturale, per non mettere in difficoltà tasselli del nostro sistema, come in questo caso, essenziali per la tenuta del Servizio sanitario regionale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, sottosegretario.

Consigliera Marchetti, ha tre minuti.

 

MARCHETTI Francesca: Sottosegretario, rispetto alle risposte al quesito posto all’attenzione sicuramente sul quadro generale, che riguarda anche tutto il tema del reperimento di risorse infermieristiche, colgo con attenzione lo spunto rispetto alle ipotesi di soluzioni, che devono essere accompagnate anche da un’evoluzione giuridica rispetto all’istituto in oggetto. Quindi, è proprio su questa accelerazione che io credo, passato il momento di emergenza, dovranno essere concentrate le nostre forze, per dare tutte le risposte e continuare a cercare di tenere alta la qualità di questo polo regionale che tratta patologie molto complesse, la cui qualità non deve mai venir meno.

Grazie. Continueremo a monitorare su questo frangente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 2248

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito ai disservizi degli uffici postali sul territorio delle province di Modena e Reggio Emilia. A firma delle Consigliere: Pigoni, Bondavalli

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’oggetto 2248 in merito ai disservizi degli uffici postali sul territorio delle province di Modena e Reggio Emilia, a firma delle consigliere Pigoni e Bondavalli, a cui risponderà il sottosegretario Baruffi.

Consigliera Pigoni, a lei la parola.

 

PIGONI: Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.

Tra i mille corollari dell’emergenza pandemica non dobbiamo tralasciare nessun aspetto o nessun disservizio che impatti a vari livelli sulla quotidianità dei cittadini.

In questa interrogazione vorrei portare alla vostra attenzione la situazione del servizio postale, un servizio fondamentale, che funziona da molti mesi a scartamento ridotto, con la riduzione dei giorni di apertura e degli operatori presenti. Abbiamo, infatti, riscontrato sul territorio modenese e reggiano gravi disservizi in tutta la rete degli uffici postali, causati appunto principalmente dalla riduzione delle attività di sportello e dalle aperture e chiusure scaglionate degli uffici.

A maggior ragione ora, entrando nella stagione invernale, con le temperature che si stanno abbassando drasticamente e le frequenti piogge, continuano a crearsi file chilometriche di persone in attesa, anche per ore. Si tratta soprattutto di anziani e delle persone più fragili, che però non possono fare a meno dei servizi dell’ufficio postale. Si creano, oltretutto, assembramenti pericolosi, che in questo periodo non possiamo permetterci. In aggiunta, i residenti dei territori periferici e della montagna si trovano spesso costretti a spostarsi anche per decine di chilometri per poter accedere ai servizi e alle attività di sportello.

È chiaro che in un momento come questo, dove gli spostamenti sono limitati, ma le necessità di un’importante fascia della popolazione rimangono, limitare in questo modo il servizio postale non è accettabile. Se pensiamo agli anziani, è naturale che il ricorso e il richiamo alla possibilità di erogare i servizi on-line non possano essere la soluzione.

Diversi sindaci della provincia di Modena e Reggio Emilia hanno già ricevuto e portato all’attenzione della stampa numerose segnalazioni in merito ai disservizi della rete degli uffici postali. Anche il presidente della Provincia di Modena Tomei e il presidente della Provincia di Reggio Emilia Zanni sono intervenuti pubblicamente in merito, portando a conoscenza della dirigenza di Poste Italiane queste situazioni di difficoltà.

Siamo sicuramente consapevoli delle difficoltà affrontate anche da Poste Italiane in questi mesi per garantire a operatori e utenti condizioni di sicurezza, ma deve essere trovata una soluzione.

Auspichiamo, in conclusione, che un percorso di normalizzazione del servizio postale venga avviato e si possa completare in tempi rapidi, coinvolgendo tutti i Comuni e le frazioni, pensando anche al nostro Appennino.

Saremo pienamente soddisfatti solo quando gli uffici postali presenti sul territorio saranno tornati alla normalità e tutti i servizi saranno garantiti ai cittadini in modo puntuale e adeguato, ovunque essi risiedano.

Per tutte queste ragioni, oltre a segnalare questa criticità diffusa sicuramente anche al di fuori delle province che ho citato e comunque molto sentita dalla popolazione, chiedo alla Giunta regionale, per quanto di sua competenza, di sollecitare la dirigenza di Poste Italiane per risolvere i disagi causati ai cittadini da questi disservizi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Sottosegretario Baruffi, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

In merito all’interrogazione in oggetto abbiamo appreso da organi di stampa e da altri canali di informazione dei disagi verificatesi in alcuni uffici postali del territorio reggiano e modenese.

In taluni casi, stando alle ricostruzioni giornalistiche e ad altre fonti raccolte in queste ore, i disagi sarebbero determinati dalla necessità di evitare assembramenti e regolare gli ingressi nei servizi e negli uffici postali di conseguenza. In altri, invece, parrebbero configurarsi i disservizi lamentati anche da enti locali e Istituzioni. Tra questi, ad esempio, abbiamo preso dalla lettera scritta dal Comune di Formigine relativa all’ufficio postale di Corlo. Su tali vicende si è attivato anche il presidente della provincia di Modena, come ricordato dalla consigliera interrogante, scrivendo al responsabile provinciale di Modena di Poste Italiane in merito alla fruizione dei servizi essenziali riconducibili alle attività di sportello erogate dagli uffici postali del territorio.

La Regione Emilia-Romagna, come sempre, è accanto ai suoi cittadini, alle Istituzioni locali per migliorare la qualità dei servizi. Con questo spirito il Gabinetto della Presidenza si è rivolto a Poste Italiane al fine di segnalare le criticità ravvisate e ricevere una nota di riscontro circa lo stato dei servizi nelle province di Modena e Reggio Emilia.

La nota, puntualmente pervenuta, la allego a questa risposta. Siamo consapevoli, d’altra parte, che l’attuale fase che stiamo attraversando comporta numerosi disagi causati anche dalla necessità di salvaguardare la salute dei cittadini. Ciò detto resta fermo in ogni caso il nostro auspicio e la nostra sollecitazione affinché cittadini e imprese siano messi nelle migliori condizioni possibili per tornare alla normalità. In questo senso resta impegno della Giunta continuare a monitorare la situazione ringraziando anche le sollecitazioni che vengono dai consiglieri che sono punti di attenzione sul territorio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Pigoni, ha tre minuti.

 

PIGONI: Grazie, presidente. Grazie al sottosegretario.

Sono ovviamente soddisfatta per questa risposta e per la celerità con cui si è mossa la Giunta per avere qualche feedback da Poste Italiane.

Credo che sia un tema molto sentito dalla nostra popolazione. Se è vero che alcuni dei disagi sono senz’altro creati dal fatto di creare condizioni di sicurezza, dobbiamo stare molto attenti perché quelle file che si stanno creando al di fuori degli uffici postali spesso sono tutt’altro che sicure. Quindi, a maggior ragione sollecito ancora affinché si possa continuare a prestare attenzione in questo senso. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Pigoni.

 

OGGETTO 2249

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il finanziamento delle misure previste nelle risoluzioni approvate sulla mobilità ciclistica e le school street. A firma dei Consiglieri: Zamboni, Caliandro

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo alla interrogazione n. 2249, circa il finanziamento delle misure previste nelle risoluzioni approvate sulla mobilità ciclistica e le school street, a firma della consigliera Zamboni e del consigliere Caliandro.

Risponderà il sottosegretario Baruffi.

Consigliera Zamboni, a lei la parola.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

L’interrogazione fa riferimento al finanziamento di due risoluzioni già approvate dall’Assemblea. Una riguarda l’istituzione delle cosiddette school street, ossia delle aree intorno alle scuole, in particolar modo di primo grado, che vengono interdette al traffico veicolare in forma permanente o in forma temporanea, a seconda che scelgano come forma di interdizione segnali stradali, segnaletica orizzontale o verticale; oppure, se si fanno dei veri e propri interventi, cosiddetti in opera.

L’altra risoluzione riguardava invece misure a sostegno della mobilità ciclistica, cosiddetta di emergenza, oltre che come sistema di mobilità strategica nella cosiddetta fase due dell’epidemia Covid, ed anche successivamente. Nella fase due dell’emergenza, era servita per attenuare la pressione sui mezzi pubblici, senza però dare l’avvio a un uso massiccio dell’auto privata, quindi privilegiando la bicicletta come mezzo di trasporto individuale, prevalentemente in area urbana, e a sostegno di questa moda modalità, per esempio, la proposta è di creare corsie ciclabili anche temporanee.

A seguito di queste due risoluzioni già approvate, e allo stanziamento che è previsto nel bilancio della Regione, di destinare l’intero fondo per investimenti ai comuni del proprio territorio per una cifra di 85 milioni di euro nel triennio 2021-2023, l’indicazione del Governo per le Regioni a Statuto ordinario era di prevedere una quota di questo fondo, il 70 per cento, destinata ai Comuni, la Regione Emilia-Romagna ha, invece, deciso di destinare l’intero fondo.

Anche con riferimento a questo capitolo di bilancio, chiedo se, a seguito degli impegni previsti nelle succitate risoluzioni, la Giunta intenda allocare risorse al bilancio 2021, e quante, per finanziare la progettazione e la realizzazione da parte dei Comuni di azioni e interventi a sostegno sia delle school street, come precedentemente descritte, sia della mobilità ciclistica, come una delle modalità strategiche di trasporto durante e dopo l’emergenza sanitaria legata all’epidemia Covid.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Sottosegretario, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

Con riferimento al quesito posto dall’interrogante, mi preme evidenziare che il programma di mandato presentato dal presidente della Giunta dell’Assemblea legislativa lo scorso 9 giugno contiene l’obiettivo ambizioso di realizzare, entro questa legislatura, ulteriori 600 chilometri di piste ciclabili sul territorio regionale. A ciò deve aggiungersi la nuova e ancor più sfidante indicazione contenuta nel nuovo Patto per il lavoro e per il clima, sottoscritto con tutte le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali dell’Emilia-Romagna lo scorso 14 dicembre, che rafforza questa previsione per il 2030, portandola a 1.000 chilometri in più di piste ciclabili.

Tali indicazioni ben definiscono la rilevanza che la mobilità dolce riveste per questa Amministrazione, tanto sul piano del decongestionamento del traffico urbano e del miglioramento della qualità dell’aria quanto su quello dello sviluppo del cicloturismo anche attraverso la realizzazione o il completamento delle grandi ciclovie sovraregionali.

Nella sollecitazione della consigliera interrogante, peraltro, vengono opportunamente richiamati i contenuti di due risoluzioni adottate dall’Assemblea, la n. 451 sulla mobilità ciclistica e la n. 1827 sulle cosiddette “school street”, pienamente coerenti con gli obiettivi indicati. Al tempo stesso, nelle premesse del quesito in oggetto si fa riferimento al Fondo per investimenti pluriennali, finanziato dal Governo in base all’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni, ora contenuto nella legge di bilancio in corso di approvazione da parte del Parlamento, in base al quale nel prossimo triennio la Regione Emilia-Romagna potrà programmare circa 85 milioni di interventi principalmente attraverso gli enti locali.

Confermando che è intenzione della Giunta procedere in tal senso per l’intero importo, giacché riconosciamo in questa Regione un’utilità strategica nell’individuare nei Comuni e nelle Province i soggetti istituzionali deputati alla realizzazione di questo genere di investimenti sul territorio, la Giunta indica senz’altro negli interventi proposti dalla consigliera interrogante un ambito coerente con i propri obiettivi enunciati.

Già nel mese di gennaio, approvato il bilancio regionale, sarà cura della Giunta promuovere un confronto in tal senso con Comuni e Provincia, affinché possano essere assunte tempestivamente le determinazioni per programmare gli interventi per il triennio 2021-2023, pur apparendo improprio predeterminare qui, in via unilaterale, senza un preventivo confronto con i soggetti interessati, l’ammontare dello stanziamento specifico. A nome della Giunta, assicuro fin d’ora che una quota adeguata di risorse sarà opportunamente destinata agli interventi proposti dall’interrogante.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Prego, consigliera Zamboni. Ha tre minuti.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente. Grazie, sottosegretario.

Naturalmente gli impegni che sono stati ricordati rispetto alla realizzazione di 600 nuovi chilometri di piste ciclabili, 1.000 al 2030, l’impegno sulla ciclovia, gli impegni sulla mobilità ciclistica anche in relazione ai fondi che verranno poi assegnati per investimenti ai Comuni, sono d’accordo sul ribadire gli obiettivi, speravo di poter già avere rassicurazioni anche quantitative sulle risorse che verranno stanziate per le due risoluzioni.

Quindi, prendo per buona la volontà di stanziare risorse nel confronto con i Comuni e aspetto di sapere esattamente quanto verrà messo come risorsa finanziaria a bando.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 2250

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sulle criticità provocate dai lavori sulla linea ferroviaria Direttissima Prato-Bologna. A firma del Consigliere: Lisei

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’interrogazione numero 2250 sulle criticità provocate dai lavori sulla linea ferroviaria Direttissima Prato-Bologna, a firma del consigliere Lisei, al quale risponderà il sottosegretario Baruffi.

Consigliere Lisei, a lei la parola.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Abbiamo appreso, e purtroppo lo hanno appreso dai giornali quasi anche gli stessi sindaci, che sono partiti i lavori della linea Direttissima Prato-Bologna, che ovviamente insiste anche sul nostro territorio, ma il problema è che questi lavori sono partiti in spregio agli accordi che c’erano stati con gli stessi sindaci e con, ovviamente, la Regione, che prevedevano che i lavori si sarebbero dovuti realizzare in tre anni, con una cantierizzazione notturna, ovviamente ci si aspettava che per la partenza di questi lavori ci fosse un preavviso e soprattutto che, a margine dei lavori, ci fosse un’adeguata implementazione di ciò che doveva andare a sostituire, di impattare la cantierizzazione. Perché? Perché, ovviamente, hanno ad oggetto un tratto ferroviario particolarmente importante e sappiamo bene quanto la montagna soffra in termini di servizi e in termini di trasporto pubblico. Sappiamo bene già quali sono le carenze che ci sono nei servizi di trasporto pubblico locale, in particolare ferroviari, che insistono su quelle zone. È ovvio che c’era una forte preoccupazione rispetto a questi lavori e a queste cantierizzazioni, ma soprattutto ci si aspettava e tutti i Sindaci di qualsiasi colore si aspettavano che gli accordi che c’erano in precedenza venissero rispettati. Quegli accordi non sono stati rispettati. Pare che i lavori invece di tre anni dureranno cinque anni; pare che le cantierizzazioni ci saranno anche di giorno. Nessuno ha informato i Sindaci sull’avvio di questi lavori e i servizi sostitutivi su gomma, ovviamente, sono molto inferiori rispetto a come andranno ad incidere e ad impattare i lavori.

La domanda è molto semplice, anche perché davvero c’è tanto malcontento in quelle zone. La domanda è molto semplice: chiediamo per quale ragione non sono stati rispettati gli accordi, quali sono gli accordi in essere e ovviamente se la Giunta intende attivarsi sia con le rappresentanze dei pendolari, sia ovviamente con i sindaci interessati, sia ovviamente con la Regione Toscana per porre rimedio a una situazione che oggi oggettivamente crea e creerà tanti problemi ai tanti pendolari che da quella zona si spostano. Non possiamo pensare che la montagna si ripopoli da sola, non possiamo pensare che la montagna e nella montagna le persone restino a vivere se non gli diamo dei servizi che sono all’altezza e che sono efficienti ed efficaci.

Un disagio di cinque anni sarebbe qualcosa di devastante per quelle zone; zone che stanno già pagando a caro prezzo la crisi, zone che stanno già pagando a caro prezzo lo spopolamento, zone che stanno perdendo servizi, stanno perdendo attività, zone che sono in grandissima difficoltà, più di molte altre.

Quindi, chiediamo e chiedo alla Giunta – ringrazio il sottosegretario Baruffi per la risposta – che cosa intende fare l’Amministrazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Sottosegretario Baruffi, a lei la parola.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

In relazione all’interrogazione in oggetto si precisa quanto segue: la linea Bologna-Prato, individuata da tempo come parte centrale del Corridoio europeo Scandinavia Mediterraneo nella rete ferroviaria italiana, sarà interessata nei prossimi anni da importanti lavori di potenziamento infrastrutturale e tecnologico per l’adeguamento agli standard europei, per il traffico delle merci, con particolare riferimento all’ampliamento della sagoma, indispensabile per consentire il transito di semirimorchi container high cube, autostrada viaggiante, e del modulo della linea, per consentire la circolazione di convogli fino a 750 metri di lunghezza.

L’intervento è eseguito interamente da Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), indispensabile per garantire il collegamento dei terminal interni e portuali delle aree logistiche tirreniche ed emiliano-romagnola, con il centro al nord dell’Europa, ma complessivamente tutto il traffico ferroviario ne beneficerà, in termini di maggior regolarità del servizio e potenzialità della linea.

Il progetto prevede, a completamento di un complesso intervento di modernizzazione infrastrutturale e tecnologica il completo rinnovo del sistema di circolazione della linea e delle stazioni, con incremento dei livelli di affidabilità di tutte le componenti, interventi nelle stazioni per il miglioramento delle condizioni di accessibilità, abbattimento barriere architettoniche e generale restyling dei fabbricati, per offrire alla clientela dei servizi regionali un livello superiore di qualità nell’accesso ed utilizzo del sistema ferroviario. L’investimento complessivo è di circa 475 milioni di euro.

La Regione Emilia-Romagna, in accordo con RFI intende definire un programma del servizio ferroviario regionale, condiviso con le imprese ferroviarie, mirato a contenere gli inevitabili disagi che gli utenti per la durata dei lavori avranno.

Per questa ragione, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con Regione Toscana e RFI, per la gestione degli interventi e dei servizi di trasporto nella fase di cantiere, al fine di minimizzare tali disagi per i viaggiatori. Il protocollo, inoltre, ha definito una serie di interventi di riqualificazione delle stazioni sulla linea.

Il progetto prevede tre successive fasi di intervento, tutte della durata di 12 mesi, che si svolgeranno ad anni alterni per consentire negli anni intermedi l’avanzamento di altre importanti attività di potenziamento e manutenzione straordinaria in altre parti della rete nazionale, altrimenti incompatibili.

La prima tratta interessata sarà quella compresa tra Prato Centrale e Vernio, dove i cantieri resteranno attivi da dicembre 2020 a dicembre 2021. Le attività si sposteranno poi fra Pianoro e San Benedetto Val di Sambro, dal dicembre 2022 al dicembre 2023, per concludersi nella tratta tra San Benedetto Val di Sambro e Vernio tra il dicembre 2024 e il dicembre 2025.

Le fasi e le modalità di lavoro rispecchiano quanto già condiviso nel 2017 tra Regione Emilia-Romagna, Regione Toscana e RFI, con la sottoscrizione del protocollo d’intesa, confermandone in particolare la durata complessiva di tre anni di attività, con interferenza con l’esercizio ferroviario. Si comunica inoltre che i Sindaci dei Comuni interessati, e i Comitati dei pendolari hanno partecipato ad una prima riunione informativa organizzata dalla Regione, alla presenza di RFI e Trenitalia TPER, tenutasi il 30 ottobre 2020, e ad una seconda, tenutasi l’11 dicembre. In queste occasioni si è preso atto dell’impatto del cantiere sul territorio, in particolare per quanto riguarda l’effetto sui servizi di trasporto, e si è deciso di porre le condizioni per un costante dialogo tra tutti i soggetti interessati, per individuare le criticità che dovessero sorgere e le relative soluzioni in tempi rapidi. Sono in programma, quindi, ulteriori momenti di discussione al fine di contenere tra le parti modalità di svolgimento dei lavori che minimizzino gli impatti sugli utenti.

A seguito dell’ultimo incontro sono emerse le seguenti attività da mettere in campo: l’istituzione di una cabina di regia coordinata dalla Regione, ad oggi avviata, che prevede incontri periodici ‒ il prossimo si terrà proprio il 22, cioè domani ‒ con i principali attori interessati, coinvolgendo nelle occasioni in cui si ritenesse necessario anche la Regione Toscana; l’avvio di un monitoraggio costante e puntuale sull’andamento del servizio nel periodo interessato dai lavori, anche con il coinvolgimento delle imprese ferroviarie, volto a individuare situazioni di criticità tali da necessitare una riprogrammazione dei servizi o delle fasi di lavoro a breve-medio termine; la definizione di un piano di comunicazione, al fine di informare gli utenti sui servizi nel modo più tempestivo, capillare e completo possibile, utilizzando giornali, siti web e locandine nelle stazioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Lisei, ha tre minuti. Prego.

 

LISEI: Grazie, sottosegretario.

Ovviamente, ambasciator non porta pena. Immagino che questa partita non l’abbia gestita personalmente. Le dico, però, che è evidente che oggi stiamo provando a recuperare una situazione che è sfuggita di mano, nel senso che se i sindaci tutti hanno protestato è perché quello che avevano sottoscritto, quello che avevano deciso assieme, quello che era stato loro comunicato è completamente differente da quello che, invece, sta avvenendo.

Quindi, noi ci troviamo, come Regione Emilia-Romagna, a dover recuperare una situazione che è stata ingenerata da scelte prese a livello unilaterale da RFI. Immagino che RFI abbia deciso di modificare quello che aveva già sottoscritto. A RFI bisognerebbe dire che non è il gioco delle tre carte. Dicono che devono durare tre anni i lavori e loro li possono spalmare in quindici lavorando un mese all’anno. Dire che l’accordo era di tre anni, dei lavori, e loro oggi risparmiano su cinque, perché all’interno dell’anno in cui stanno fermi fanno altro, non fa altro che aumentare e creare ulteriori disagi.

RFI, lo dico francamente, in questo caso ci sta prendendo per il naso. Spero che la Regione Emilia-Romagna faccia la voce grossa e faccia capire che rappresenta dei sindaci che domani si troveranno a dover rispondere a delle esigenze del territorio e ai propri cittadini, che saranno giustamente anche arrabbiati.

Auspico che la cabina di regia, il monitoraggio e il piano di condivisione, che c’è stato, vadano un pochettino a recuperare la situazione, però non devono essere lo sfogatoio. Immagino, infatti, che in quei luoghi i sindaci faranno delle richieste specifiche, RFI deve recuperare la situazione che ha creato, i disagi che ha creato e i disagi che creerà nel prossimo futuro.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 2251

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula riguardante l’impatto della pandemia da COVID-19 sul settore sportivo. A firma dei Consiglieri: Liverani, Pelloni, Facci, Marchetti Daniele, Montevecchi, Stragliati, Occhi, Pompignoli, Catellani, Bergamini, Rainieri, Bargi, Rancan, Delmonte

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’oggetto 2251 riguardante l’impatto della pandemia da Covid-19 sul settore sportivo, a firma dei consiglieri Liverani, Pelloni, Facci, Marchetti Daniele, Montevecchi, Stragliati, Occhi, Pompignoli, Catellani, Bergamini, Rainieri, Bargi, Rancan e Delmonte, a cui risponderà il sottosegretario Baruffi.

Consigliere Liverani, a lei la parola.

 

LIVERANI: Grazie, presidente.

Oggi ci troviamo ad affrontare nuovamente la situazione in merito all’attivazione della Giunta nel sostegno economico del settore delle palestre, piscine e impianti sportivi.

Riprendo la premessa citata nel question time, presentata affermando che l’attività sportiva in generale è risultata profondamente colpita dagli effetti del lockdown e dalle conseguenti misure restrittive, che hanno interessato soprattutto l’ambito dell’impiantistica sportiva e della loro gestione. Ancora più grave risulta la situazione di queste strutture per quanto riguarda i loro costi da mantenere per i seguenti motivi: risulta esserci poca chiarezza sotto ogni aspetto riguardante il settore sportivo, ma per quanto si è discusso in precedenza si prevede che siano stanziati per loro solo 3 milioni di euro. In riferimento al numero delle strutture presenti nella regione Emilia-Romagna, il totale sarebbe di 1.000 euro a struttura, cifra apparentemente apprezzabile, ma se ci basiamo sui mesi di chiusura di tali strutture, che risultano essere stati di dieci mesi nell’anno 2020, il totale diventa di euro 100 a ciascuno. Ma di tale cifra è opportuno tener conto di alcune variabili non indifferenti che ogni struttura deve sostenere, tra cui l’affitto. L’imprenditore che gestisce una palestra continua a pagare un affitto, che andrà pesantemente a influire sul risultato d’impresa.

Va poi ricordato come, a partire dalle prime inopportune dichiarazioni sulle misure restrittive da adottare, gli abbonamenti, ovvero la principale fonte di incassi, si siano praticamente azzerati, colpendo il comparto ancora prima dell’effettiva chiusura. Considerato che gli abbonamenti a inizio anno erano già aperti e i clienti vanno sulla base di abbonamenti trimestrali, semestrali e/o annuali, al momento della prima chiusura sono stati bloccati. Alla riapertura questi ultimi sono stati riabilitati risultando, però, un mancato incasso per le strutture in quanto risalenti a quelli precedentemente emessi.

La seconda variabile riguarda lo stipendio dei dipendenti tenendo anche conto degli istruttori che hanno il contratto da liberi professionisti e, venendo quindi pagati a ore, non praticando, prendono praticamente zero. Inoltre, causa questo contratto, non vengono neanche riconosciuti come in stato di disoccupazione.

È da tener conto anche la tassazione. Per esempio, la TARI, anche in stato di chiusura viene continuamente pagata a prezzo pieno. Il fatto poi che presso i centri e i circoli sportivi sia consentita l’attività di esercizio fisico attraverso personal training anche al chiuso in locali adeguatamente areati e nel rispetto delle norme sul distanziamento (due metri di distanza), se non viene indossata la mascherina da entrambi i soggetti, crea una situazione di intollerabile disparità.

Detta discrepanza opera non solo per palestre e centri fitness, ma soprattutto genera disordine interpretativo che, laddove non adeguatamente […] potrebbe declinare in sanzioni che sarebbero l’ennesimo onere a carico di queste attività.

In conclusione, i componenti di queste strutture vivono nell’incertezza e confusione sotto ogni aspetto: aspetto economico nel quale non risulta chiarezza sulla cifra dei soldi da stanziare per queste strutture; aspetto tempistico per quanto riguarda la possibilità di riapertura; aspetto normativo riguardante lo sport e le condizioni possibili praticabili.

Considerato che si sia tenuto a sé la delega per lo sport, chiedo anche al presidente Bonaccini quali iniziative stia mettendo in campo e quali siano quelle da applicare al fine di portare chiarezza sui fondi da stanziare per il settore sportivo e come intenda aiutare tali strutture serrate che si trovano in situazioni ben oltre che critiche.

Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Risponde il sottosegretario Baruffi.

Prego, sottosegretario.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

L’emergenza Covid-19 ha provocato profondi e prolungati disagi a tutte le componenti che operano nell’ambito del settore sportivo, tuttora purtroppo presente.

Per questa ragione, la Regione Emilia-Romagna è intervenuta con proprie risorse in modo consistente sul settore, in particolare con un intervento straordinario nel 2020 pari a 4,3 milioni di euro.

Di questi, come è noto, 3,3 milioni sono stati destinati ai cosiddetti voucher sport, mentre 1 milione è stato destinato al fondo di garanzia per far fronte alla carenza di liquidità delle associazioni sportive dilettantistiche.

Si tratta di misure straordinarie, che denotano la capacità adattativa anche degli interventi regionali, grazie al dialogo incessante con le rappresentanze del settore e ad un ascolto attento dei bisogni dei soggetti.

La prossima misura di sostegno finanziario, come annunciato, sarà riservata a palestre, centri fitness privati e piscine. Per far fronte a questa necessità sono stanziati 3 milioni di euro sul bilancio di previsione 2021.

Voglio ricordare, ancora, che si tratta di misure che non sono sostitutive, ma aggiuntive rispetto a quelle previste dai decreti Ristori che intervengono su alcune delle componenti che il consigliere Liverani ha puntualmente riferito.

È una prima volta, dettata da un’emergenza che ha anch’essa una prima volta. È in corso di valutazione tecnica la misura per definire procedure con massimo grado di snellezza e celerità. Ogni decisione, così come è stato per le misure adottate nel 2020, che ho ricordato, sarà condivisa con il gruppo di lavoro che raccoglie le rappresentanze del CONI, del CIP, degli enti di promozione sportiva e il gruppo istituzionale che raccoglie i Sindaci dei Comuni impegnati su questo fronte.

In merito alla possibilità, invece, di svolgere corsi in modalità one to one col personal trainer nei centri o circoli sportivi, appare evidente che l’intento della Regione è sempre stato quello di consentire il massimo delle attività possibili in sicurezza, non potendo tuttavia derogare a disposizioni contenute nelle norme statali.

L’interlocuzione con il Governo è sempre rimasta aperta anche su questo punto specifico, e potrà riprendere al termine della nuova fase delineata dal decreto-legge 18 dicembre 2020 n. 172, anche alla luce dell’evoluzione dell’epidemia.

Viene giustamente sollecitata, la Giunta, ad assumere un’iniziativa nei confronti del Governo – mi sento di dire, fuori sacco, che non c’è altra Regione che si sia segnalata nell’interlocuzione col Governo sul fronte sportivo, come la Regione Emilia-Romagna per le note attenzioni del presidente anche su questo tema.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliere Liverani, le resta un minuto, prego.

 

LIVERANI: Ribadisco: non sono soddisfatto della risposta. Semplicemente, queste palestre, in questo 2020 sono state chiuse dieci mesi su dodici. Quello che ho chiesto è un ulteriore sforzo da questa Giunta, dato che ha ribadito che i milioni di euro che andranno a queste palestre sono 3. Sono un po’ pochini. Quindi, chiediamo prossimamente di aumentarli.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 2247

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula inerente la mancanza di ristori per le aziende del commercio di prodotti alimentari per l’indotto dello spettacolo e dell’entertainment (cinema, parchi, intrattenimento e stadi). A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Daffadà, Costi, Rontini, Fabbri, Marchetti Francesca, Zappaterra, Rossi, Caliandro, Bulbi, Bondavalli, Sabattini

 

PRESIDENTE (Petitti): Proseguiamo con l’interrogazione 2247: interrogazione di attualità a risposta immediata in aula inerente la mancanza dei ristori per le aziende del commercio di prodotti alimentari per l’indotto dello spettacolo e dell’entertainment, a firma della consigliera Tarasconi e altri.

Prego, consigliera Tarasconi.

 

TARASCONI: Grazie, presidente.

In realtà avrei preferito, avrei voluto o, meglio, non avrei voluto arrivare a parlare di questa situazione in aula perché mi rendo conto che è una situazione molto specifica. È una piccola azienda nel mare enorme di cui abbiamo bisogno di ristori, perché le difficoltà ci sono per tutti, però è veramente un unicum, secondo me, da un punto di vista regionale, ma anche nazionale. Parlo di questa azienda che ha un codice ATECO nel quale entrano, ovviamente, tante altre aziende, ma che nella realtà, e sono convinta che oggi come oggi il mondo dei codici ATECO sia totalmente da rivedere perché non rispecchia più quelle che sono le reali funzioni o, comunque, i reali mercati delle aziende attuali, quindi ha un codice ATECO ‒ dicevo ‒ che non è rientrato nei ristori. Però è un’azienda legata a doppio filo con tutto ciò che è il mondo dei cinema, dei Palazzetti dello sport e dei parchi di divertimento.

È un’azienda che lo scorso anno, o meglio nel 2020, nel mese di gennaio, ha aumentato il suo fatturato del 33,66 per cento. Rispetto al 2018 (3.800.000 di fatturato) e il 2019 (5,6 milioni), quest’anno ha un calo di fatturato di oltre il 90 per cento. Perché ha un calo di fatturato? Perché tutto ciò che ha a che vedere con il suo mondo ‒ vende popcorn; quindi, quando noi andiamo al cinema, mangiamo sostanzialmente i loro popcorn ‒ è stato chiuso. Per tutta una serie di motivi, nei quali adesso non entro, perché comunque il tempo è poco e sono estremamente tecnici, non si è trovato il modo di dare un minimo di ristoro a questa azienda, azienda che sul mercato chiamiamolo “italiano” per quanto riguarda questo settore detiene la stragrande maggioranza. Ce ne sono tre di aziende: una italiana, Fun Food di Rivergaro, che aveva 24 dipendenti, una tedesca e una americana. Nel momento in cui dovesse chiudere la Fun Food, il mercato italiano, quindi di tutto ciò che è cinema, parchi divertimento e palazzetti dello sport, sarà ovviamente inglobato o dall’azienda tedesca o dall’azienda americana. Tra l’altro, i colleghi tedeschi hanno già ricevuto il 75 per cento del fatturato rispetto all’anno precedente nel mese di marzo. Voi capite che un’azienda che, ovviamente, fa gli ordini un anno per l’altro – io sono andata da loro anche sabato – hanno bancali e bancali di mais che devono essere smaltiti, per smaltire il mais devono pagare, devono spendere dei fondi, dei soldi. Grazie a Dio, era un’azienda estremamente sana, con imprenditori molto lungimiranti e che hanno lavorato bene, però questo non può reggere per sempre, e noi non sappiamo, ancora oggi, quando i cinema riapriranno. Come dicevo prima, siccome sono legati quasi indissolubilmente a questo settore, loro sono bravi, perché stanno cercando di entrare in altri mercati, quindi nella grande distribuzione, ma non è un’operazione che si fa in pochi giorni o anche in pochi mesi, è un’operazione complessa. Quindi, loro hanno bisogno di sentire che qualcuno si prende a cuore questa situazione.

Guardando il Decreto Ristori per il cinema, che va benissimo, perché non stiamo facendo una guerra tra poveri, tra chi riceve di più e chi riceve di meno, però il paradosso è che il Decreto Ristori per il cinema ha giustamente ristorato e bene le sale cinematografiche, comunque dando loro ossigeno, ma non ha in alcun modo preso in carico l’unica azienda che in Italia fornisce tutte le macchine, il mais, il popcorn ai cinema. Io capisco che ci sia una difficoltà, perché mi sono confrontata più volte con tanti dell’opposizione e della maggioranza, e sono sicura che il consigliere Rancan è d’accordo con me in questa cosa perché non ha colore politico, il problema è trovare il meccanismo affinché, ovviamente con le carte, con i bilanci, con tutto quello che si vuole, si riesca a dare un aiuto, una mano a questa azienda, che partiva da ventiquattro dipendenti, estremamente sana – è tutto verificabile – e che non ha sbagliato niente, non è stato un investimento sbagliato, non è stato un imprenditore scellerato, è arrivato il Covid, che li ha azzerati.

Quindi, sarebbe veramente un peccato lasciare andare un’azienda come questa, ancorché mi rendo conto, ripeto, che un’azienda di queste dimensioni – non stiamo parlando della Ferrari o della FIAT – è comunque un gioiellino, perché è un’azienda italiana, ubicata in un piccolo comune del piacentino, che ha la stragrande maggioranza del mercato e quindi sarebbe veramente un peccato arrivare ad una loro chiusura senza aver tentato di fare tutto il possibile. Chiedo all’assessore Colla, alla Giunta e al presidente Bonaccini di dare una mano per trovare una soluzione che sia regionale o nazionale, poco importa. Però, diamo una mano a questa azienda che ne ha disperatamente bisogno.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera. Risponde l’assessore Colla.

Prego, assessore.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio la consigliera Tarasconi. Confermo che stiamo parlando di una società che è leader nel mondo. Ce ne sono solo due, una tedesca e una americana in questa produzione. Tra l’altro, l’utilizzo del mais dolce è una filiera dell’agroindustria della nostra regione e quindi molto attinente anche alla nostra identità di quell’area agricola.

Attualmente la società, ovviamente, ha subito un blackout, in quanto dipendente, la sua produzione, dallo spettacolo, dai cinema, dai teatri, dagli stadi e quindi lì siamo proprio al blackout, i lavoratori sono in cassa integrazione Covid, è già stato attivato il tavolo anche provinciale fatto con la provincia, con le organizzazioni sindacali e la Direzione provinciale del lavoro. Eravamo anche noi presenti. Siamo dentro uno scenario che dal punto di vista delle motivazioni è presidiato. Purtroppo siamo dentro, però, all’altro ottovolante, che è quello dei codici ATECO. Per avere i ristori, ovviamente, devi avere base legislativa, devi avere l’aggancio legislativo. Il codice ATECO di questa azienda è il 43.38.90, che fa riferimento al commercio prodotti alimentari.

È un codice ATECO che se lo apro non è solo sullo spettacolo, ma dovrebbe finanziare anche soggetti che, ovviamente, nella filiera sono andati anche come un treno perché sulla filiera alimentare non è che sono tutti in difficoltà. Questo, però, dimostra un punto. Per quanto ci riguarda come Regione, e non solo per questa azienda, ma anche e soprattutto per questa azienda, chiederemo al MiSE e al Ministro del lavoro che nell’ultimo passaggio che avremo a gennaio, quando ci sarà l’altra finestra definitiva che dovrà andare a rivedere i codici ATECO e addirittura a rifinanziarli con 20 miliardi, perché lì devi andare in continuità, quindi dovrei fare anche un’operazione di scostamento di bilancio.

Noi pensiamo, come Regione, che non ci sia più l’esigenza di fare il codice ATECO a prescindere, ma che noi abbiamo bisogno di fare i codici ATECO calibrati sulla filiera. Quindi, se c’è la filiera cinema, teatri, stadi, relativi anche alla fornitura di riferimento, quindi anche fare le operazioni specifiche sulle aziende che sono collegate a quella filiera. Non reggerebbe un sistema dove lasci i codici ATECO trasversali. Potrei dire: i codici ATECO rischiano di metter dentro un’impresa sulla stessa filiera e lasciarne fuori un’altra sulla stessa filiera, non può avvenire questo. Ovviamente, ci vuole sempre la giustificazione e il merito.

Qui, questa azienda ha il merito di poter dire di essere collegata a quella filiera, dai cinema, ai teatri, agli stadi. Come Regione quindi chiederemmo formalmente di andare in quella direzione, nell’ultima finestra formale che si aprirà da parte del Governo rispetto all’operazione Ristori. Quindi, chiederemo formalmente al MiSE e al ministero del lavoro, essendoci lavoratori, quindi il tema non è quanti lavoratori, il problema è che ci sono lavoratori che se non riparte quell’impresa rischiano il proprio posto di lavoro.

Questo è l’impegno che ci prendiamo. Poi contatterò direttamente anche l’azienda per vedere come Regione se possiamo fare altro dal punto di vista anche di dimostrare sempre la vicinanza a chi vive dei paradossi dentro la lotta a questo maledetto virus, in cui stiamo facendo il corpo a corpo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Colla.

Consigliera Tarasconi, le resta un minuto. Prego.

 

TARASCONI: Grazie, presidente.

Sì, dobbiamo lavorarci, dobbiamo trovare il modo perché, come dicevo prima, un piccolo cinema della provincia di Piacenza, ma c’è il decreto e ci sono i numeri, oltre 30.000 euro, questa azienda zero. C’è qualcosa che non va, c’è qualcosa che non funziona.

La ringrazio quindi, assessore Colla, e le chiedo davvero di cercare un modo, o a livello regionale, o a livello nazionale, veloce, perché questa azienda non ha più tempo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 2252

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il processo di fusione della Camera di Commercio di Piacenza con quelle di Parma e Reggio Emilia. A firma del Consigliere: Rancan

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’interrogazione 2252, interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa il processo di fusione della Camera di commercio di Piacenza con quella di Parma e Reggio Emilia, a firma del consigliere Rancan.

Prego, consigliere.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Questo è un question time che nasce da una questione abbastanza nota, soprattutto sui territori di Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Abbiamo visto come durante il dibattito politico di questi mesi si sia parlato più volte di sopprimere l’articolo 61 del decreto legge 14 agosto 2020, n. 104, che avrebbe previsto l’accorpamento delle Camere di commercio di Piacenza, Parma e Reggio. Quello che veniva auspicato da diverse categorie economiche e forze politiche del panorama piacentino era che si potesse evitare di arrivare a un accorpamento di queste Camere di commercio.

Gli emendamenti che sono stati presentati dalle forze di opposizione in Parlamento per la soppressione di questo articolo, però, sono stati respinti dalla maggioranza. Questo, ovviamente, comporta una scadenza che, nei fatti, è andata ad aumentare sempre di più, a divenire sempre più concorrente, dicendo che bisognerà accorpare queste Camere di commercio. Ovviamente, da parte piacentina il problema è che essendo ‒ tra virgolette ‒ più piccola in termini di numeri la Camera di commercio di Piacenza si potrebbe pensare più a una annessione a quelle di Parma e Reggio. Questo, secondo me, è quello che noi dovremmo scongiurare.

Vista anche l’intervista che è stata rilasciata il 16 dicembre su un noto quotidiano locale da parte dell’attuale presidente della Camera di commercio, Filippo Cella, dove si rivendicano determinate centralità e anche la strategicità della Camera di commercio di Piacenza, crediamo sia necessario e fondamentale che nel nuovo ente camerale si possa arrivare, finita la fase transitoria, intanto, come auspicato, a far sì che ci possa essere una nomina alla carica di commissario dei presidenti uscenti e poi che ci possa essere una presenza paritetica delle rappresentanze territoriali all’interno degli organi camerali. Si pensa a una parità di rappresentanza per tutte quante le Province, perché pensiamo che sia Piacenza che Parma che Reggio, visto che Parma avrà la sede centrale e Piacenza e Reggio avranno le due sedi decentrate, però si rendono equivalentemente, nello stesso modo, strategiche per il territorio regionale, si possa avere questo importante segnale.

Quindi, chiediamo oggi all’assessore Colla, che ovviamente è stato anche partecipe di quello che è il percorso di questo accorpamento, se la Regione ha la volontà di ottemperare a questi impegni precedentemente assunti anche per quanto riguarda la presenza paritetica delle rappresentanze territoriali nei nuovi enti camerali.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Risponde l’assessore Colla. Prego, assessore.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio il consigliere Rancan, ma è noto il passaggio che avevamo fatto, anche come Regione, anche in Emilia-Romagna, che poi è diventata proposta unitaria da parte della Conferenza delle Regioni, che chiedeva, rispetto all’operazione accorpamenti, più tempo per uscire dall’emergenza Covid e, quindi, di prendere tempo in modo giustificato e poi di verificare le specificità.

C’è una legge, è stata votata, e a questo punto vi informo che il MiSE mi ha comunicato che, a breve, siamo in fase di definizione della decretazione per la nomina dei commissari su Reggio Emilia, Parma, Ravenna e Ferrara negli attuali presidenti. Piacenza non ha questa esigenza ora, ce l’avrà più avanti, in quanto sono state rinnovate le cariche, che vanno a scadenza più avanti, ma anche Piacenza sarà soggetto alla norma legislativa.

Condivido che noi abbiamo delle Camere di commercio che hanno una loro identità territoriale, delle loro specificità, compresa quella di Piacenza, ma potrei parlare di tutte le altre, da Reggio Emilia a Parma, Ravenna e Ferrara, che sono quelle soggette dovuta alla soglia di numero di imprese. Quindi, faremo molta attenzione.

Abbiamo un dialogo di grande correttezza con gli attuali presidenti e anche con la Unioncamere regionale per monitorare e far sì che qualsiasi operazione anche di accordo che andrà in quella direzione che non vada a pregiudicare la visibilità e l’operatività del ruolo delle Camere di commercio.

Nel dire questo, però, consigliere Rancan, noi dobbiamo sempre, ovviamente, rispettare puntualmente la legge n. 580/1996, e all’interno di questo non è possibile rintracciare un potere di deroga alla rappresentazione e alla rappresentatività territoriale. Tuttavia, si può certamente considerare il fatto che le associazioni di categoria sono libere di adottare strategie aggregatrici, capaci di produrre una situazione di equilibrio di rappresentatività dei territori, che è la cosa su cui cercheremo di operare, anche perché il dialogo con le associazioni, secondo me, in questa Regione permette anche di trovare questi equilibri.

La Regione, da questo punto di vista, deve assolvere questo ruolo anche di mediazione per non vedere che i piccoli territori, nel momento in cui andiamo verso gli accorpamenti, siano soggetti a un’incorporazione e non a un’operazione di raccordo e di rappresentanza. Ovviamente, in questo scenario sul tema delle sedi legali operative, le Camere di commercio hanno a disposizione un’ampia autonomia organizzativa, in quanto enti autonomi. La Regione non può travalicare i limiti del proprio compito di vigilanza. Sto parlando dal punto di vista degli accordi che loro faranno sulle sedi, ma anche su queste immagino che avranno un dialogo con noi. C’è già stato chiesto e lo faremo volentieri e per quanto ci riguarda terremo anche informate l’Assemblea e i consiglieri su un passaggio, perché pensiamo che dobbiamo comunque rafforzare il ruolo delle Camere di commercio, faccio alcuni esempi, nella digitalizzazione, nell’internazionalizzazione. Abbiamo bisogno di sfruttare sinergie, economie. Abbiamo al Cassa depositi e prestiti che sta aprendo uffici dentro le Camere di commercio. Ritengo che se c’è un vuoto in quella discussione della legge è che forse il ridisegno nuovo delle Camere di commercio andava fatto rispetto anche alle funzioni nuove e al futuro e al ruolo di un corpo intermedio che vogliamo dare ai nostri territori. Per noi il tempo del ruolo dei corpi intermedi nei territori è molto importante, come voi sapete, e non li vogliamo indebolire, li vogliamo rafforzare.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Colla.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Ringrazio anche l’assessore Colla per l’intervento e per l’interessamento. Siamo davanti un po’ a una impasse su questa questione, perché quello che dispiace è che, ovviamente, anche partendo dal presupposto che la Regione abbia chiesto la possibilità, anche con quell’emendamento che era stato proposto dalla maggioranza di questa Regione anche in Conferenza Stato-Regioni di evitare l’accorpamento delle Camere di commercio, poi, alla fine, ci siamo trovati nei fatti che lo stesso colore politico al Parlamento bocciasse l’emendamento che è stato proposto per evitare la fusione delle Camere di commercio.

Questo, ovviamente, è un passaggio politico da non sottovalutare. Un po’ mi dispiace anche perché nei fatti ci troveremo, anche dalla risposta che ha dato l’assessore Colla, a non avere una rappresentanza paritetica all’interno dei nuovi organi camerali. Questo, ovviamente, potrebbe essere un duro colpo per il territorio piacentino dove, nei fatti, c’è una Camera di commercio che comunque ad oggi funziona, dove le categorie si erano espresse in un determinato modo, dove il territorio si era espresso in un determinato modo, però oggi dovremmo dargli questa brutta notizia, purtroppo, che, praticamente, non ci potrà essere una rappresentanza paritetica all’interno del nuovo ente camerale fuso. Questo ovviamente è penalizzante per il territorio piacentino.

Io spero, perché l’auspicio che faceva l’assessore Colla è quello che nei fatti si possano mettere d’accordo le associazioni di categoria, per garantire una rappresentanza provinciale all’interno delle Camere di Commercio. Non vorrei che diventasse, al di là della presa di posizione dell’assessore, uno scarico di responsabilità.

Secondo me qui c’è una responsabilità politica, che deriva da una legge il cui articolo non è stato soppresso, che in questo caso vedrebbe Piacenza fortemente penalizzata. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

 

OGGETTO 2246

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la presenza di bambini nelle carceri dell’Emilia-Romagna, la loro gestione e la possibilità di individuare misure alternative alla reclusione. A firma del Consigliere: Amico

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso all’interrogazione 2246, interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa la presenza di bambini nelle carceri dell’Emilia-Romagna, la loro gestione e la possibilità di individuare misure alternative alla reclusione, a firma del consigliere Amico. Prego, consigliere.

 

AMICO: Grazie, presidente.

L’oggetto della interrogazione di oggi è un tema piuttosto delicato. Dobbiamo sapere che in alcuni casi noi rischiamo che la prima parola di un bambino o di una bambina che cresce in carcere, sia “apri”, oppure “fuori”, oppure “anche aria”. Sono 33 le bambine e i bambini in carcere, secondo il controllo effettuato dal ministero della giustizia al 31 di ottobre.

Il 31 marzo scorso però erano 50. Questa riduzione è forse uno dei pochi effetti positivi della pandemia. È il pensiero che un bambino possa stare in carcere, che va abbandonato, il pensiero di chi lo consente e anche il pensiero di chi ascolta distratto e dice: 30, 40, 50, 60, 70 bambini che sarà mai?

Luigi Manconi, professore, ex senatore e presidente dell’associazione A buon diritto, li chiama con amore e con rabbia “i bambini galeotti”, e vede nella loro detenzione l’idea assurda di una riabilitazione di un essere umano adulto, mentre si impone il danno esistenziale alla crescita di un bambino. L

’articolo 4 della legge 62/2011 ha affidato a un decreto del ministro della giustizia la determinazione delle tipologie di casa-famiglia protetta, prevista dall’articolo 284 del codice di procedura penale. Lo stesso articolo prevede che il ministero della giustizia, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, una precisazione che di fatto lo rende inattuabile, possa stipulare con gli enti locali convenzioni volte a individuare le strutture idonee a essere utilizzate come case-famiglia protette.

In Emilia-Romagna, secondo i dati contenuti nell’informativa del 17 dicembre scorso del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive in Commissione Parità e diritti delle persone, si evidenzia come siano stati dieci i bambini che nel 2020, al 30 ottobre, sono rimasti insieme alle madri nelle carceri dell’Emilia-Romagna per un periodo di permanenza della durata di oltre 30 giorni. Nel 2019 si è arrivati a periodi di detenzione della durata anche di dieci mesi. Nello stesso periodo è stata registrata anche la presenza di una donna in gravidanza.

Siamo in presenza di un tema estremamente delicato. Si parla di bambini in tenerissima età. Un bambino in carcere è un oltraggio alla nostra civiltà giuridica. Secondo alcuni studi, la condizione di reclusione può condizionare lo sviluppo del linguaggio e delle capacità visive e di movimento dei bambini galeotti, costretti a vivere e crescere secondo tempi, ritmi, suoni e odori del carcere, un ambiente innaturale, confinato da una serie successiva di muri, sbarre, porte, cancelli. Un rischio di devianza, poi, sarebbe più alto per i bambini che hanno vissuto l’esperienza del carcere nei primissimi anni di vita.

È urgente e imprescindibile che a tutti questi bambini sia garantito il diritto all’infanzia. Attivare strutture adeguate alla reclusione di madri detenute comporterebbe per lo Stato uno stanziamento di circa 2 milioni di euro l’anno, una cifra contenuta per il bilancio dello Stato. La detenzione alternativa sarebbe, inoltre, una scelta adeguata al tempo che viviamo, coerente con quanto richiesto dall’Organizzazione mondiale della sanità nella sua guida per il Covid-19. I servizi sociali dei Comuni, poi, sono spesso chiamati ad accompagnare le persone detenute attraverso percorsi di inclusione e inserimento lavorativo e a maggior ragione sono coinvolti nella presa in carico di madri con prole, a cui la legge prescrive di scontare nel territorio di residenza la pena alternativa alla detenzione.

Per tutti questi motivi, vogliamo conoscere se la Giunta regionale sia al corrente della presenza dei bambini nelle carceri dell’Emilia-Romagna; quanti bambini si trovino attualmente negli istituti penitenziari e quanti siano stati quelli presenti nell’anno in corso e in quello precedente; se, soprattutto, intenda avviare un confronto con le diverse Amministrazioni (giudiziaria, penitenziaria, regionale e comunale) al fine di individuare misure e percorsi che consentano di evitare da subito la reclusione delle donne con bambini presso il carcere; infine, se la Regione intenda sollecitare il Governo perché definisca le competenze, le modalità e le procedure, o convenzioni, per una piena applicazione della legge n. 62/2011, che da 19 anni rimane inapplicabile, ovvero la realizzazione di una rete di Case famiglia per mamme in esecuzione penale con figli a seguito, che quindi eviti la detenzione dei minori e renda realmente praticabili le misure di detenzione alternativa, destinando, a fronte di numeri così esigui, tutte le risorse necessarie a questo scopo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Risponde la vicepresidente Schlein. Prego.

 

SCHLEIN, vicepresidente della Giunta: Buongiorno. Buongiorno, presidente.

Grazie al consigliere Amico per aver portato in aula un tema che ci sta molto a cuore. La premessa è che condividiamo pienamente il principio secondo cui i bambini non debbano stare in alcun modo in carcere.

In relazione all’interrogazione, condivido alcuni elementi di contesto. La creazione di istituti a custodia attenuata per donne e madri, che è prevista dalla legge n. 62/2011, è di competenza esclusiva dell’Amministrazione penitenziaria. In Emilia-Romagna non esiste un istituto penale femminile, ma cinque dei dieci istituti penali sono provvisti di sezioni femminili, a Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì.

Il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria Emilia-Romagna e Marche, in assenza di istituti a custodia attenuata per donne e madri, per far fronte alle seppur contenute presenze di madri con minori, ha previsto stanze di pernottamento per madre e bambino presso la sezione femminile della Casa circondariale di Bologna e presso la sezione femminile della Casa circondariale di Forlì. Presso la sezione femminile di Bologna è, inoltre, in corso la predisposizione di una sezione nido.

Quanto alle richieste specifiche si comunica che gli uffici regionali competenti effettuano un costante monitoraggio della presenza di donne detenute con figli minori in stretta collaborazione con il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, l’Ufficio del Garante regionale e gli Enti locali sede di istituti penitenziari. A questo proposito confermiamo, attraverso i dati forniti ufficialmente dal Dipartimento per l’Amministrazione penitenziaria, che nel corso del 2020, alla data odierna, negli istituti della regione sono state presenti dieci donne, con un totale di undici minori. Per la maggioranza dei casi si è trattato di una permanenza di pochi giorni. Il numero complessivo riferito agli undici minori di giorni di permanenza è stato di settanta. Si tratta di un calcolo approssimativo, che tiene conto anche dei periodi di quarantena, che hanno contribuito purtroppo a dilatare la durata della permanenza stessa. Attualmente, però, non sono presenti donne con figli minori al seguito.

Proprio per individuare possibili soluzioni praticabili nell’ambito della normativa vigente, il confronto che auspica il consigliere Amico è già in corso. Abbiamo effettuato incontri appositi con il garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, con il garante regionale dell’infanzia, con il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria, con i Comuni sede di istituti penitenziari e la Magistratura di sorveglianza. A breve, con il medesimo obiettivo, incontreremo anche gli istituti penitenziari della regione per avere un quadro più chiaro possibile delle soluzioni operative possibili e delle risorse attivabili nel territorio regionale.

La Regione sta collaborando con tutte le Istituzioni competenti, compresi i garanti, per facilitare il più possibile soluzioni che evitino ai minori la permanenza in carcere. E, per quanto non di nostra competenza diretta, mi permetto di esprimere un auspicio. L’ideale è che una forte cooperazione interistituzionale possa portare, in una Regione come la nostra, dove i Comuni già collaborano con una rete di comunità di accoglienza di soggetti fragili comprese le madri e i bambini, laddove la normativa vigente lo consenta, di evitare lo stesso ingresso di minori dentro le carceri, poiché il disbrigo delle pratiche ha comunque dei tempi, per quanto di pochi giorni, che li vedono accanto alle madri in un luogo di privazione delle libertà ed è un’esperienza che nessun bambino dovrebbe fare. Quindi, condividiamo in conclusione anche l’affermazione per cui l’indicazione “senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica” impedisca la piena attuazione di quanto previsto dalla legge n. 62, ovvero la realizzazione della rete di case famiglia per madri e si conferma l’intenzione della Regione Emilia-Romagna di farsi parte attiva presso il Governo affinché intervenga una modifica normativa che individui chiaramente le competenze, i ruoli e le risorse necessarie.

Il Parlamento ne avrà occasione anche in queste settimane, visto che sappiamo è stato presentato sul punto un emendamento con il sostegno trasversale, fortunatamente, di molte forze politiche.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, vicepresidente Schlein.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Ringrazio la vicepresidente. Mi dichiaro soddisfatto per la risposta in quanto l’azione che si sta promuovendo in questo momento presso il Parlamento e presso la Conferenza Stato-Regioni spero che abbia un esito positivo. Credo che l’esperienza positiva da un punto di vista del governo amministrativo della Regione Emilia-Romagna possa essere di stimolo e sollecito allo Stato per finalmente sanare questa questione che perdura da troppo tempo.

Sebbene possano essere stati reclusi per pochi giorni anche i bambini e le bambine nelle carceri dell’Emilia-Romagna io ritengo che non debbano neanche transitare all’interno delle stesse carceri soprattutto minori di 3-6 anni quali sono quelli che sono stati presenti. Accolgo anche con favore la notizia che le dieci madri detenute fino allo scorso ottobre siano arrivate a una detenzione alternativa rispetto a quella del carcere. Ricordo anche positivamente come la Regione, da un punto di vista strettamente legato all’Amministrazione penitenziaria, non abbia molto a che fare, bensì interviene però sotto il profilo sanitario, sotto il profilo del lavoro e sotto il profilo del coinvolgimento del volontariato, che spesso e volentieri è quel tramite attraverso il quale il dentro e il fuori del carcere può trovare comunicazione e osmosi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 2253

Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il contrasto delle nuove povertà e il sostegno alle famiglie in difficoltà. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo all’ultima interrogazione: interrogazione 2253, interrogazione di attualità a risposta immediata in aula circa il contrasto delle nuove povertà e il sostegno alle famiglie in difficoltà, a firma della consigliera Castaldini. Prego, consigliera.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente, grazie assessore per avermi dato e per darmi la possibilità di parlare di un tema che non è caro solo a me.

Mercoledì andremo a parlare di una questione fondamentale, ovvero il patto sul lavoro e le politiche che questa Regione intende intraprendere su un tema così importante.

Per prepararmi a questa giornata, ho chiesto alcuni dati che ritengo fondamentali per inquadrare a che punto siamo sulle politiche attive sul lavoro e sulla formazione, perché questo è uno dei pilastri del patto sul lavoro. Ne parleremo mercoledì, però credo che questi dati possano aiutare. Assessore, sono ripresi nella mia interrogazione, però credo che possano essere utili a tutti.

I percettori del reddito di cittadinanza in Emilia-Romagna sono costituiti chiaramente da interi nuclei familiari, che secondo l’ultimo dato pubblicato risultano 42.794, per un totale di 101.000 persone. Tra questi, ci sono 43.902 persone che percepiscono il reddito di cittadinanza notificati ai centri per l’impiego. I soggetti beneficiari che risultano convocati dai centri per l’impiego ammontano a 30.134. I colloqui eseguiti, 24.154.

Possono sembrare numeri freddi. Su 101.000 persone, i colloqui eseguiti sono 24.154. Assessore, sa che noi siamo la Regione Emilia-Romagna? Sa che su 101.000 persone 24.000 sono state chiamate a quello che non è un reddito esclusivamente di povertà, ma in teoria, nella volontà per quanto mi riguarda scellerata dell’immagine di questa politica, è quella di produrre politiche attive.

La mia teoria allora è questa: che se noi andiamo incontro a un patto sul lavoro e sosteniamo essere una regione trainante su questo, assessore le dico: attenzione a questi dati, perché questi dati raccontano sicuramente la povertà, ma l’inesistenza di politiche attive, raccontano che ci sono, in Emilia-Romagna, 150 navigator che oggi navigano, evidentemente, in acque molto alte.

Il punto sul quale volevo richiamare l’attenzione è che noi potremmo fare una discussione sicuramente affascinante su quello che ci aspetterà. Di affascinante, in questo momento storico, non c’è quasi niente. Forse c’è la responsabilità che oggi si trova nelle mani per, evidentemente, situazioni molto ingarbugliate a Roma, per cui alla fine non si sa mai di chi è la responsabilità di queste persone, chi è che deve fare un lavoro serio, approfondito, per provare ad accompagnare chi può entrare nel mondo del lavoro in maniera seria, coscienziosa. Evidentemente queste sono situazioni di fragilità estrema, situazioni che lei conosce benissimo. Però i dati sono sul nostro tavolo.

La preoccupazione che viene a me io la do in mano a lei. Forse insieme potremo immaginare un percorso. Chi deve cercare il lavoro, cioè lei, l’assessorato che lei rappresenta, può cominciare, oltre a parlare, giustamente, in conferenza stampa di Patto sul lavoro, a fare politiche sui primi che devono avere la nostra attenzione.

Grazie, assessore.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

Risponde la vicepresidente Schlein. Prego, vicepresidente.

 

SCHLEIN, vicepresidente della Giunta: Eccomi, presidente. Ringrazio la consigliera Castaldini.

Nonostante l’Emilia-Romagna sia una tra le regioni con gli indici di povertà tra i più bassi e uno dei tassi occupazionali tra i più elevati rispetto al panorama nazionale, in questi ultimi anni si è fatta la scelta di porre grande attenzione al tema del contrasto alle povertà e alle vulnerabilità. Lo si è fatto nell’anno 2015 con l’approvazione della legge che sostiene l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale delle persone in condizioni di fragilità e vulnerabilità, attraverso l’integrazione tra i servizi pubblici del lavoro sociale e sanitario, la legge n. 14/2015, una normativa che prevede proprio che operino in modo integrato i servizi sociali, sanitari e del lavoro per consentire l’uscita dalla condizione di vulnerabilità, l’emancipazione, quindi anche l’inserimento lavorativo, attraverso l’intervento di équipe multiprofessionali e una presa in carico congiunta di queste persone, quindi anche una modalità innovativa, attraverso la sottoscrizione di Patti di intervento, che sono personalizzati. Al finanziamento di queste misure sono dedicati, per l’anno 2020, 20 milioni di euro del Fondo sociale europeo. È stata un’esperienza pilota a livello nazionale che ha anche esercitato una significativa influenza sull’impostazione delle misure nazionali di contrasto alle povertà che si sono poi susseguite nel corso degli ultimi anni.

C’è stata, poi, non dimentichiamolo, con la legge regionale n. 24/2016, una misura regionale di sostegno al reddito, il Reddito di Solidarietà, i cui beneficiari sono stati quasi 23.000 nuclei e che si è conclusa con l’entrata in vigore nel marzo 2019 del reddito di cittadinanza a livello nazionale che l’ha sostituito.

L’analisi dei dati ha, comunque, dimostrato l’efficacia del RES, registrando un significativo miglioramento a livello regionale. La povertà relativa è passata dal 4,5 per cento nel 2016 al 4,2 per cento nel 2019, la grave deprivazione dal 5,9 per cento del 2017 al 2,9 per cento del 2018 e il rischio complessivo di povertà dal 17,2 per cento nel 2017 al 14,2 per cento nel 2018.

Per quanto riguarda il lavoro dei centri per l’impiego, i beneficiari del reddito di cittadinanza segnalati al 30 novembre 2020 sono 44.067, di cui 33.900 sono stati convocati, 15.728 interessati alla sottoscrizione di un patto per il lavoro, 3.209 esonerati, 5.093 gli esclusi e 13.000 sono i decaduti, mentre 3.427 quelli trasferiti ai servizi sociali per la presa in carico e la firma del patto per l’inclusione.

Il Piano straordinario di potenziamento dei centri per l’impiego e delle politiche del lavoro 2019-2021, approvato nel 2019 e aggiornato nel luglio di quest’anno, ha subìto un rallentamento in fase di attuazione a causa della pandemia sanitaria, per cui sarà il primo semestre del 2021 il periodo di riferimento per valutarne gli effetti, perché per allora saranno concluse le procedure di selezione e completate le assunzioni del personale.

Per quanto riguarda il dato del 36 per cento riferito ai fruitori di reddito di cittadinanza che in Emilia-Romagna hanno trovato anche solo parzialmente un lavoro, lo stesso si presenta in linea con i migliori standard europei. Oltre a questo, vorremmo ricordare che a livello nazionale dal 2008 è stato attivato il Fondo nazionale povertà a favore dei nuclei beneficiari delle misure di sostegno al reddito, che porteranno a breve in Emilia-Romagna oltre 27 milioni di euro, con un incremento rispetto alle risorse dell’anno precedente del 74 per cento.

La necessità di fronteggiare le conseguenze economiche e sociali della pandemia ha portato la Regione ad aumentare considerevolmente anche le risorse per la programmazione del Fondo sociale regionale anno 2020, che ammontano complessivamente a 55,9 milioni di euro, contro i 43 dell’anno scorso. A questo scopo, che è proprio quello di cogliere i nuovi bisogni, di cui parlava la consigliera Castaldini, e insieme affrontare le diseguaglianze in aumento e i nuovi bisogni che sono emersi, abbiamo adottato una nuova scheda del Piano sociosanitario regionale, che si chiama “Azione di contrasto alle diseguaglianze e alle crisi economico-sociali”, che i Comuni stanno utilizzando in maniera molto efficace e flessibile proprio per non far mancare una risposta a chi si sta impoverendo in questa fase difficile per tutta la regione.

Chiuderei dicendo che queste misure, con questa presa in carico più leggera che la scheda prevede, servono proprio ad accompagnare l’empowerment delle persone, il loro reinserimento lavorativo e tutto ciò che comporta anche gli sforzi di sostegno economico.

Chiudo, presidente, sul fatto che per questa scheda abbiamo previsto a settembre in assestamento 4 milioni di euro specifici che i Comuni ci stanno rendicontando. Scadeva al 31 ottobre la programmazione, quindi stiamo raccogliendo i dati dai Comuni e da ultimo ricorderei che, sempre a supporto delle fragilità, abbiamo stanziato 17,6 milioni per il fondo affitti 2020 con due delibere che hanno esteso i beneficiari a chi ha reddito ISEE fino ai 35.000 euro; indicazione che poi è stata adottata in seguito anche a livello nazionale per aiutare anche le nuove povertà e soprattutto a fascia di reddito fragile che rischia di scivolare verso il basso. Stiamo adottando e innovando i nostri strumenti di supporto a queste fasce in gravi difficoltà perché, come dice la consigliera Castaldini, non devono mancare risposte in una fase difficile come questa. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, vicepresidente.

Consigliera Castaldini, prego. 

 

CASTALDINI: Presidente e assessore, io non ho niente da festeggiare. So che sta per arrivare il Natale, ma non ho niente da festeggiare. Siamo di fronte a un dato che ci dice 100.00 reddito di cittadinanza, 16.000 che lavorano. Io, onestamente, sono profondamente preoccupata. Lo sono ancora di più per l’enorme elenco di fondi che noi abbiamo dato.

Vuol dire, ed è evidente rispetto a chi, per carità, ha fatto un lavoro buonissimo di scrittura di ciò che mi ha detto l’assessore, tecnicamente sicuramente valido, che c’è un problema: se noi abbiamo tutti questi soldi e non riusciamo a inserire in un percorso perché, ribadisco, il reddito di cittadinanza dovrebbe, in teoria, pensando al nucleo, sostenere il capofamiglia e dare la possibilità di ritrovare una dignità dentro al lavoro, cosa che io credo e crederò fino all’ultimo giorno della mia vita, allora rispetto a questo abbiamo un problema. Ve lo segnalo, abbiamo un problema. Ve lo segnalo io. Di solito non va bene. Ve lo segnalo, abbiamo un problema grave. Dobbiamo fare dei passi in più. Ne parleremo mercoledì. Vi chiedo di guardare con molta cura un dato di disagio sociale e di incapacità evidentemente di saper indicare una strada che comprende tutta la Giunta e non solo Schlein, comprende chi fa formazione, comprende chi parla di lavoro, comprende chi evidentemente non ama ancora leggere il dato statistico. Secondo me, in questi quattro anni avremo la grande occasione di fare politica partendo dai dati e non dalla nostra idea.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Abbiamo concluso le interrogazioni.

A questo punto procediamo con l’appello nominale, prima di passare ai progetti di legge.

 

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Petitti risultano presenti i consiglieri:

AMICO Federico Alessandro

BARCAIUOLO Michele

BARGI Stefano

BESSI Gianni

BONDAVALLI Stefania

BULBI Massimo

CALIANDRO Stefano

CASTALDINI Valentina

CATELLANI Maura

COSTA Andrea

COSTI Palma

DAFFADÀ Matteo

DELMONTE Gabriele

FABBRI Marco

FACCI Michele

GIBERTONI Giulia

IOTTI Massimo

LISEI Marco

MALETTI Francesca

MARCHETTI Daniele

MARCHETTI Francesca

MASTACCHI Marco

MONTALTI Lia

MONTEVECCHI Matteo

MORI Roberta

MUMOLO Antonio

OCCHI Emiliano

PARUOLO Giuseppe

PELLONI Simone

PETITTI Emma

PICCININI Silvia

PIGONI Giulia

PILLATI Marilena

POMPIGNOLI Massimiliano

RONTINI Manuela

ROSSI Nadia

SABATTINI Luca

SONCINI Ottavia

STRAGLIATI Valentina

TAGLIAFERRI Giancarlo

TARASCONI Katia

TARUFFI Igor

ZAMBONI Silvia

ZAPPATERRA Marcella

 

44 presenti.

 

OGGETTO 2009

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: “Misure urgenti per promuovere la rigenerazione urbana dei centri storici, favorire gli interventi di qualificazione edilizia che beneficiano delle agevolazioni fiscali di cui all’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 e recepire le norme di semplificazione in materia di governo del territorio di cui al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76”. (14)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso al progetto di legge 2009: progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Misure urgenti per promuovere la rigenerazione urbana dei centri storici, favorire gli interventi di qualificazione edilizia che beneficiano delle agevolazioni fiscali di cui all’articolo 119 del decreto 19 maggio 2020, n. 34, e recepire le norme di semplificazione in materia di governo del territorio di cui al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76.”

Ricordiamo che il testo è stato licenziato dalla Commissione Territorio, Ambiente e Mobilità nella seduta del 16 dicembre. È un progetto composto da 33 articoli.

Il relatore della Commissione, il consigliere Andrea Costa, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il relatore di minoranza, il consigliere Massimiliano Pompignoli, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole. Ricordo anche che su questo oggetto insistono dieci proposte di emendamento, di cui cinque a firma del consigliere Pompignoli, tre a firma del consigliere Costa e sei a firma del consigliere Lisei.

Apriamo la discussione e partiamo dalla relazione del relatore della Commissione, il consigliere Andrea Costa.

Prego, consigliere.

 

COSTA, relatore della Commissione: Buongiorno, presidente. Buongiorno a tutti i colleghi.

Obiettivo di questa legge è creare un contesto normativo più favorevole, equo e certo, perché possano cogliersi a pieno le potenzialità del superbonus per la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente.

Il testo, che si snoda nell’articolato complesso che compone questa legge, consegue, a mio avviso, a pieno l’obiettivo che ci siamo dati, anche con le modifiche intercorse a seguito dei lavori della Commissione, che sono stati piuttosto impegnativi, ai quali hanno contribuito diversi pareri giunti da soggetti esterni, però interessati alla materia. Ci sono ulteriori aggiustamenti possibili che andranno in discussione oggi, come testimoniato dalla presentazione degli emendamenti, di cui ho appena dato conto.

Come consegue l’obiettivo che ci si è dati questa legge? Lo fa agendo principalmente su tre ambiti. Uno è lo snellimento delle procedure amministrative, pur salvaguardando quelli che io ritengo i giusti e necessari livelli di controllo. Secondo ambito: definendo in maniera chiara qual è il confine degli interventi consentiti e poi tracciando un percorso chiaro per la soluzione di istruttorie aperte da molto tempo, che, ahimè, sono realtà anche nella nostra Regione, richiamando ai lavori della Commissione III, cioè quella competente, la definizione dei contenuti tecnici per la risoluzione di queste istruttorie così vetuste.

È una legge che traccia una linea mediana, per forza di cose, tra istanze a volte di segno opposto che sono giunte da diversi ambiti di interesse che la materia tocca. È frutto di una fase di confronto e del tentativo, io credo riuscito, di recepire le nuove disposizioni nazionali legate al superbonus e dell’armonizzazione delle tante norme, anche di ambito regionale, che nel tempo si sono susseguite, generando una stratificazione piuttosto complessa e non sempre facilmente interpretabile.

Credo che chiunque abbia avuto esperienza, o come privato cittadino o come amministratore, possa testimoniare quanto l’interfacciarsi delle tante norme in materia urbanistica spesso e volentieri abbia determinato complicazioni nel poter far svolgere interventi.

Vorrei riprendere alcuni passaggi di un intervento che ha fatto ANCI, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, riguardo alla necessità di un provvedimento, tale è quello che portiamo in discussione oggi in questa Assemblea, che ci fa capire quanto sia urgente questo tentativo di armonizzazione che noi facciamo con il testo in presentazione in aula. La burocrazia rischia di affogare il Bonus 110. È questo l’allarme che lancia ANCI, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, che si è così espressa, raccogliendo istanze simili da enti locali del nord, del centro e del sud del Paese.

Quindi, chiarezza viene chiesta e certezza dei tempi dei processi amministrativi e la salvaguardia dei presìdi di legittimità e di legalità. Ci tornerò su quest’ultimo punto.

Sono queste le caratteristiche, però, che stanno dentro l’articolato, su cui si è già espressa positivamente la Commissione competente, impegnata in una discussione puntuale su ogni singola componente del testo.

Apro una parentesi. Consentitemi, attraverso i ringraziamenti al dottor Santangelo, di ringraziare tutta la struttura tecnica che afferisce all’assessorato per il lavoro che ha fatto anche di accompagnamento in queste settimane di discussione in Commissione e per l’elaborazione della proposta di legge. Io credo che la competenza dimostrata, ma anche la disponibilità al confronto costante e continuativa, così come quella giusta dose di sensibilità alle relazioni con i soggetti esterni che hanno fatto parte del percorso partecipativo non siano banali e meritino di essere sottolineate.

Dicevo, perché è così importante il Superbonus e perché, dunque, si vuole che nel territorio regionale venga utilizzato il più possibile? Per rispondere a questa domanda credo sia opportuno guardare la fotografia della situazione del patrimonio immobiliare esistente e delle conseguenze che questa condizione comporta.

L’ultimo censimento Istat disponibile, quello del 2011, dice che in Italia gli edifici a destinazione d’uso residenziale sono 12,2 milioni, per oltre 31 milioni di abitazioni. Oltre il 60 per cento di questa importante mole di edifici è stato costruito in data precedente all’emanazione della prima legge sul risparmio energetico, che è del 1976. Non è uguale in tutto il territorio a situazione. Piemonte e Liguria, ad esempio, hanno percentuali maggiori di edifici costruiti addirittura prima del 1945, Sicilia ed Emilia-Romagna, invece, sono accomunate dalla prevalente presenza di edifici costruiti nel periodo tra il 1946 e il 1970, mentre è in Trentino-Alto Adige la quota superiore alla media nazionale di edifici costruiti dopo il 1991.

Come riportato dalla strategia per la riqualificazione del patrimonio immobiliare nazionale, oltre il 25 per cento di questi edifici registra consumi annuali da un minimo di 160 chilowattora per metro quadrato annuo a oltre 220 chilowattora per metro quadrato, edifici non moderni, quindi, che contribuiscono per il 36 per cento alle emissioni di anidride carbonica di tutta l’Unione europea e per oltre il 70 per cento alle emissioni di polveri sottili e per circa il 40 per cento ai consumi energetici totali. Sono cifre importanti. Questo perché anche a livello energetico il 35 per cento degli edifici ha più di cinquant’anni e il 75 per cento del parco immobiliare è inefficiente sotto quel profilo.

Se con la lente di ingrandimento ci concentriamo sulla nostra regione, scopriremo che il settore del riscaldamento e raffreddamento costituisce il peso maggiore sui consumi energetici complessivi ed è in costante crescita, al netto dell’andamento dei cicli industriali e produttivi. Ecco, dentro questa dinamica il settore produttivo domestico contribuisce per il 40 per cento dei consumi totali in Emilia-Romagna. Tanto per fare un raffronto, quello industriale è al 38 e quello terziario al 19. In Emilia-Romagna si stimano oltre 2,2 milioni di abitazioni occupate da persone residenti, di cui 1,7 milioni dotati di impianti di riscaldamento autonomo. Nella stragrande maggioranza dei casi, il combustibile di alimentazione dell’impianto di riscaldamento è il gas naturale, cioè nel 78 per cento delle abitazioni; a seguire le biomasse (10 per cento), le pompe di calore col 4,2, il GPL col 3,6, il teleriscaldamento col 2 e il gasolio con l’1,8.

Lo scenario tendenziale ci dice che è prevedibile una diminuzione delle abitazioni alimentate a metano in favore di quelle alimentate a biomasse e pompe di calore. Sono riferimenti che si trovano anche nel Piano energetico regionale. Quindi abbiamo detto, dopo aver provato a scorrere questi numeri che stanno nella fotografia che richiamavo prima come necessaria: edifici scarsamente efficienti, consumi energetici domestici già ora preponderanti e in prospettiva ancora di più, impatto ambientale pesantissimo in termini di emissioni. Ricordiamoci i dati che ho citato di emissioni di anidride carbonica e di contributo alla quantità di polveri sottili registrata.

Ecco perché è fondamentale un intervento di riqualificazione del patrimonio immobiliare. È necessario e urgente. È necessario e urgente per almeno cinque ordini di motivi: per ridurre in maniera radicale l’inquinamento; per riequilibrare il rapporto tra i consumi dei diversi settori sociali; per aumentare la resilienza e generare un virtuoso processo di riqualificazione urbana; per andare incontro alle esigenze di bilancio delle famiglie italiane, anch’esse esposte, a maggior ragione ora, al fenomeno della cosiddetta “povertà energetica” (ma su questo ci tornerò perché è un aspetto che forse nella discussione su questi interventi, rispetto ai quali ci si è concentrati sugli aspetti tecnici, urbanistici e anche di valore economico, è un po’ rimasto indietro); e da ultimo per generare un positivo influsso sull’economia nazionale, convintamente aderenti a quella dottrina classica per cui il sostegno pubblico è necessario in fasi in cui l’economia sta subendo una contrazione anche brusca, come stiamo registrando ancora.

Se è vero su scala nazionale tutto questo, lo è fortemente anche a livello regionale, dove il settore edile rappresenta in termini di investimenti il 7,4 per cento del PIL emiliano-romagnolo, in termini di occupazione il 15,9 per cento degli addetti all’industria e il 5,1 per cento dei lavoratori dell’insieme dei settori di attività economica.

In Emilia-Romagna il settore nel 2019 ha dato lavoro a circa 105.000 persone, di cui 58.000 dipendenti. E se si estende l’analisi all’intera filiera, e considerando tutte le attività collegate, comprese quelle immobiliari, il settore delle costruzioni rappresenta il 21 per cento del PIL regionale. Come filiera, cioè, è in grado di attivare l’80 per cento dei settori economici e la ricchezza che si genera – questo è un elemento virtuoso da considerare – ricade sul territorio stesso in ragione del fatto che la stragrande parte delle imprese e dei fornitori insiste all’interno della Regione.

È un comparto, tra l’altro, che non ha ancora superato la crisi del 2008-2009 e che nel decennio 2009-2010 ha visto sparire 65.000 posti di lavoro.

Dicevo, resilienza e rigenerazione urbana tra i cinque motivi rispetto ai quali siamo chiamati, secondo me, ad intervenire e tentiamo di farlo attraverso il combinato tra il superbonus e il provvedimento in discussione oggi.

Resilienza e rigenerazione urbana. L’abbiamo detto in tanti, lo si dice a ogni piè sospinto, lo hanno ribadito da più versanti: siamo alla ricerca di una nuova urbanità anche alla luce degli eventi di questo tragico 2020, ma comunque con la consapevolezza ormai maturata, anche al netto della pandemia, che alcuni settori del sistema di sviluppo e consumo non sono più sostenibili.

L’opera di ridefinizione degli spazi non può, però, prescindere da un rinnovamento del tessuto esistente immobiliare.

La rigenerazione urbana è una grande occasione per ripensare alle nostre città mettendo al centro il benessere delle persone e la sostenibilità ambientale. Io credo che sia necessario cogliere le opportunità di questa fase per recuperare dal degrado a cui sono stati lasciati interi quartieri delle nostre città.

Il benessere delle persone, dicevo. Fatemi dire quali effetti positivi sui bilanci delle famiglie potrebbe avere l’efficientamento degli edifici in cui vivono quelle famiglie. L’Osservatorio italiano sulla povertà energetica che si è costituito l’8 febbraio del 2019 ci racconta di come negli ultimi 15 anni la crescita dei costi delle materie prime energetiche, insieme alle politiche di decarbonizzazione, ha determinato un aumento dei prezzi che per le famiglie italiane ha significato in dieci anni un più 35 per cento dei prezzi per l’elettricità e un più 23 per cento per il gas. Si badi, l’incidenza della spesa energetica, uno dei fattori principali di vulnerabilità per le famiglie, è più elevata per le famiglie meno abbienti, ovviamente.

Nel nostro Paese nel 2017 vi erano 2,2 milioni di famiglie in povertà energetica, vale a dire l’8,7 per cento del totale. È un fenomeno di cui occuparsi, anche perché gli scenari futuri rischiano di determinare un aumento di famiglie in questa particolare condizione di fragilità. Quali sono gli elementi che potrebbero ulteriormente accelerare la dinamica rispetto a questo fenomeno? I mutamenti climatici da un lato stanno determinando mutamenti nelle abitudini di consumo – già nel 2010 in Italia il picco della domanda di energia elettrica in estate è stato superiore a quello invernale e l’aumento delle temperature non fa altro che incentivare questa dinamica – e dall’altro c’è la transizione energetica, che esercita una pressione al rialzo sui prezzi.

C’è una particolarità tutta italiana. All’aumentare del costo dell’energia nei Paesi UE, almeno quelli che sono stati oggetto di analisi da parte dell’Osservatorio sulle povertà energetiche, ha fatto seguito una riduzione dei consumi. In Italia no. In Germania all’aumento dei prezzi sulle energie c’è stata una contrazione del 10 per cento dei consumi, in Gran Bretagna del 12, in Francia dell’8. Una dinamica simile è legata ai consumi per il riscaldamento delle abitazioni, che pesa circa l’80 per cento dei consumi complessivi di energia. In Spagna una contrazione del 20 per cento, in Germania del 16. Da noi, invece, consumi sostanzialmente stabili.

Tra le azioni più rilevanti per combattere la povertà energetica, che ‒ voglio essere estremamente esplicito ‒ significa non avere sufficiente reddito per scaldare la propria abitazione e per acquistare servizi energetici essenziali, c’è l’efficientamento energetico delle abitazioni. Tra gli strumenti a disposizione per favorire il conseguimento di questo obiettivo troviamo regolamenti che rendano obbligatori standard di costruzione (materiali isolanti, ad esempio), meccanismi per l’installazione di impianti da parte dei fornitori del servizio, i cui costi sono poi ripagati dai consumatori nel tempo attraverso la fornitura, e il sistema delle detrazioni, di cui il superbonus è un esempio.

Che contrastare la povertà energetica sia un’urgenza lo ha detto chiaramente la Commissione europea nella sua raccomandazione del 14 ottobre scorso. Cito: “Nel 2018 quasi 34 milioni di europei non si sono potuti permettere di riscaldare adeguatamente le loro abitazioni. Eppure un’erogazione adeguata di calore, raffrescamento, illuminazione ed energia per alimentare gli apparecchi è essenziale per un tenore di vita dignitoso e per la salute. L’accesso ai servizi energetici è imprescindibile ai fini dell’inclusione sociale. La transizione equa verso un’unione climaticamente neutra entro il 2050 è al centro del Green Deal europeo, in cui un elemento strategico è l’ondata di ristrutturazioni degli edifici esistenti”.

Da ultimo, ma sempre guardando i bilanci delle famiglie italiane, va ricordato che il 60 per cento del risparmio complessivo delle nostre famiglie è investito nel patrimonio immobiliare e che i prestiti alle famiglie per mutui immobiliari ammonta a 385 miliardi di euro. Intervenire riqualificando quel patrimonio significa anche aumentare sensibilmente il valore di quegli edifici, quindi contribuire al miglioramento delle condizioni di stato patrimoniale delle famiglie italiane.

Nel ringraziare, avviandomi a conclusione, l’assessore Barbara Lori per il lavoro fatto a monte dell’elaborazione di questo testo e tutti i colleghi della maggioranza che mi hanno dato l’opportunità, in queste settimane, di essere relatore del progetto di legge e dai quali sono arrivate numerose sollecitazioni, che io credo abbiano modificato in meglio il testo iniziale e, laddove non abbiamo messo mano al testo, hanno comunque messo sul tavolo alcuni ambiti di riflessione estremamente pregnanti di significato, che meriteranno di essere svolti anche nelle prossime settimane e mesi. Ma ringrazio anche i colleghi della minoranza, a partire dal correlatore Massimiliano Pompignoli, senza escludere alcuno, perché davvero da ogni parte politica sono arrivate, nell’ambito dei lavori della Commissione, apporti significativi alla discussione.

Dopo aver detto tutto questo e dopo aver ricordato quali sono i motivi di urgenza che ci chiamano a far cogliere appieno le potenzialità dello strumento delle detrazioni straordinarie introdotto dallo Stato per i motivi che ho ricordato, io credo che con questa legge possiamo dare un contributo importante al raggiungimento degli obiettivi ambientali, economici e anche e soprattutto sociali che ho appena descritto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Costa.

Agli emendamenti di cui ho detto prima se ne sono aggiunti altri, quattro a firma della consigliera Piccinini e uno a firma dei consiglieri Occhi e Pompignoli.

Passo ora la parola al relatore di minoranza, consigliere Pompignoli. Prego, consigliere.

 

POMPIGNOLI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Intanto se possiamo abbassare un po’ il riscaldamento perché ci sono duecento gradi in quest’aula, quindi è anche difficile respirare. Per cui, terrò la mascherina a metà.

 

PRESIDENTE (Petitti): È dalle 10 che sono stati avvisati, contiamo di avere a breve un riscaldamento più sopportabile. Prego.

 

POMPIGNOLI: Bene. Grazie, presidente.

Parto con i ringraziamenti anche ovviamente all’assessore Barbara Lori, al dottor Santangelo e al relatore di maggioranza Andrea Costa, che sono ringraziamenti significativi rispetto al percorso che è stato fatto, ringraziamenti che, però, a mio modo di vedere, sono di facciata in ordine al quadro complessivo della normativa che andiamo a trattare. Di facciata perché? Stiamo approvando un progetto di legge che ci è arrivato in Commissione poco tempo fa, un progetto di legge particolarmente complicato, particolarmente tecnico, complesso, sul quale l’opposizione ha mostrato molta attenzione e sul quale abbiamo presentato diversi e innumerevoli emendamenti, tutti bocciati dalla maggioranza. Quindi, se da un lato la maggioranza ritiene che il nostro contributo dovesse essere costruttivo e collaborativo in merito a questo progetto di legge – e così è stato da parte dell’opposizione – dall’altro lato non c’è stato nessun tipo di applicazione in merito a quello che è stato depositato per l’approvazione di alcuni emendamenti.

Il concetto della presentazione di tantissimi emendamenti da parte dell’opposizione fa sì che questo progetto di legge sia un progetto di legge incompleto rispetto alla reale intenzione che il legislatore regionale aveva in mente di fare. Questo pone le basi, ovviamente, ad una discussione e non vorrei togliere tantissimo tempo, come relatore, alla discussione che verrà affrontata in seguito, perché riteniamo e ritengo che qualcosa da dire anche rispetto ad ogni singolo articolato debba essere affrontato in sede di discussione con tutti i commissari presenti e che vorranno intervenire.

Partiamo appunto da un dato. Ho ripetuto che è una normativa particolarmente tecnica; abbiamo affrontato un’udienza conoscitiva complessa, sulla quale poi sono state date delle osservazioni a nostro avviso molto importanti. È successo un fatto in Commissione, all’atto dell’approvazione, secondo il quale l’assessore Barbara Lori ha depositato degli emendamenti, che ha stravolto un po’ nell’impianto e nell’intenzione del legislatore questo progetto di legge, e che poi andrò a dire nel prosieguo della mia trattazione. Ma di fatto è un progetto di legge che, sì, semplifica, molto probabilmente più sulla carta rispetto al concreto e a quello che era la reale intenzione su cui si voleva appoggiare questo progetto di legge.

Quindi, partiamo con un progetto di legge che va ad incidere su diverse leggi regionali: la 15 del 2013, abbiamo detto, la 23 del 2004 e la 24 del 2017, ultima legge urbanistica, peraltro sulla quale io sono stato relatore. Non prende in esame, però, questo progetto di legge una delle altre leggi importanti per le quali dovrà essere effettuata un’approfondita analisi, che è la legge 19 del 2008, quella sulla sismica.

Abbiamo avuto, in sede di Commissione, diverse rassicurazioni da parte della maggioranza rispetto a quelle che possono essere le modifiche di alcune leggi regionali importanti, tanto che molti emendamenti sono stati anche bocciati in ragione del fatto che si pensa poi ad una modifica sostanziale della legge regionale, quella del 2017, sulla quale ovviamente dovremo andare a puntare l’attenzione; rassicurazioni che evidentemente verranno colte positivamente da parte dell’opposizione, ma dovremo capire, anche qui, quali siano i tempi e i modi entro cui noi andremo a modificare una legge sostanziale, importante che è, appunto, la legge del 2017.

Su questo, ovviamente, si pongono tanti interrogativi; interrogativi sui quali non abbiamo avuto ancora risposta.

Entrando nel merito un po’ su vari punti e su macro temi rispetto al PdL che andiamo ad affrontare oggi in discussione ci sono alcuni aspetti che dobbiamo sottolineare e che sottolineo anche sulla base degli interventi che sono emersi in sede di udienza conoscitiva e poi anche in Commissione.

Si passa, quindi, ad una piattaforma unica regionale. Ci è stato detto che c’è una sperimentazione che viene affrontata oggi a Ravenna e a Reggio Emilia, sperimentazione che durerà cinque, sei, sette mesi e che poi, sulla base di questa sperimentazione, si aprirà a tutti i Comuni.

È chiaro che uno dei temi importanti che è stato cavalcato anche in udienza conoscitiva è quello della uniformità delle piattaforme perché è ovvio che arriviamo a un certo punto e allo stato attuale abbiamo diverse interpretazioni tra Comune e Comune.

Dobbiamo e dovremmo togliere questa diversa interpretazione dando delle regole certe, unificate su tutto il territorio regionale, cosa che, ovviamente, noi auspichiamo, ma che da questo progetto di legge non sappiamo se veramente verrà affidato e verrà attuato questo tipo di presupposto, anche sulla base di un determinato ragionamento che riguarda piattaforme analoghe a quelle della piattaforma regionale.

Rischiamo veramente di dare strumenti diversi tra Comuni e Comuni e di dare diverse interpretazioni salvo che non arrivino ovviamente circolari che possano andare a interpretare in maniera uniforme il quadro sostanziale della normativa.

Da qui nasce il tema della uniformità delle norme che dovrà essere applicato su tutto il territorio regionale, cosa che, a nostro modo di vedere, con questa legge non si riesce molto a comprendere. Non vengono dati anche tempi certi rispetto alle risposte che gli enti devono dare. È vero che sono stati presentati alcuni emendamenti anche oggi e ciò a dimostrazione del fatto che è un PdL in costruzione sostanzialmente, quindi lo andremo ad approvare e probabilmente lo andremo a modificare poi in corso d’opera, emendamenti che, comunque, vanno un po’ a migliorare il testo, presentati dal relatore di maggioranza, dando alcuni tempi certi rispetto alle risposte che gli utenti dovranno avere in merito al deposito degli atti nella Pubblica amministrazione, quindi negli enti locali. Da qui, ovviamente, nasce il percorso legato al fatto che, se arriviamo a dare dei tempi certi ai tecnici che dovranno presentare le pratiche negli enti, quindi ai vari comuni, è evidente che si riuscirebbe a mettere in fila una serie di problematiche che allo stato sono evidenti. L’incertezza della Pubblica amministrazione è uno degli elementi fondamentali sui quali, poi, i tecnici hanno sollevato molte perplessità. Questi emendamenti depositati oggi li esaminerò in maniera più complessiva ‒ perché li sto vedendo adesso ‒ nel prosieguo della discussione.

Abbiamo anche alcune problematiche legate a una interpretazione della normativa rispetto alle distanze tra gli edifici e la volumetria, nel momento in cui si parla di demolizione e ricostruzione. Non è tanto chiaro, quando io demolisco e ricostruisco, come le distanze devono essere rispettate e quale volumetria dovrò andare ad applicare.

Uno dei punti cardine, però, a mio avviso, da valutare è l’articolo 10-bis della legge regionale n. 13/2015, che è lo stato legittimo. Noi partiamo da un presupposto. A oggi, con l’introduzione del Decreto Semplificazioni, quindi del superbonus, l’attività tecnica non è affatto partita. Anche perché i tecnici si trovano di fronte a una situazione particolare, nel senso che devono asseverare la legittimità dell’immobile. È difficile, oggi, riuscire a trovare, soprattutto negli edifici ante ’67 e quelli molto datati, una certificazione chiara che possa consentire a chi va ad asseverare di depositarla senza avere particolari problemi. Di fatto, oggi ci troviamo in uno stato di fermo in relazione al fatto che questa diversa o errata o complicata interpretazione di questa normativa ti possa consentire di non depositare le pratiche per avere timore di essere sanzionato.

Sullo stato legittimo, quindi, occorre ovviamente porre l’attenzione in merito a tutte le certificazioni che devono essere presentate ai Comuni rispetto proprio alla titolarità dello stato dell’immobile. Qui ne deriva e ne viene anche un altro tipo di ragionamento, che non è previsto in questa legge, ma che noi, con alcuni emendamenti, abbiamo cercato di poter affrontare, ossia la digitalizzazione degli archivi dei Comuni, perché ovviamente ci troviamo che molti archivi comunali sono ancora in forma cartacea, quindi, a parte la tempistica di tirare fuori i documenti, non è molto certo il quadro cartaceo che poi ci viene presentato. Quindi, la digitalizzazione sarebbe, visto che andiamo nell’era digitale, uno degli elementi fondamentali per i quali si possa in maniera celere trovare tutta una serie di documenti immediati, anche per poi accelerare i tempi delle domande.

Da questo punto di vista abbiamo un progetto di legge non talmente preciso rispetto a quelle che erano le reali volontà del legislatore iniziale in ragione anche del fatto – l’ho detto in premessa – che di punto in bianco, e non so quali siano state le motivazioni che hanno portato a questa cosa, l’assessore di riferimento ha presentato emendamenti abrogando due articoli importanti di questa legge, che sono i permessi di costruire in convenzione, che ovviamente potevano dare quel respiro di sollievo a tutti i tecnici in ordine proprio alla questione legata alla pianificazione territoriale degli enti comunali e al PUG.

Non so e non ho ancora capito – ci è stato spiegato in maniera un po’ raffazzonata – i modi e i tempi per i quali si è arrivati a questa decisione, però è chiaro che lascia un po’ basiti e perplessi il fatto che inizialmente si è pensato di mettere questo strumento e in corso d’opera, invece, questo strumento è stato eliminato, vuoi per problemi interni alla maggioranza, questo non lo so, ma posso sicuramente immaginare che sia questo – a volte a pensar male ci si prende –, però è evidente che questo sgambetto è dirimente rispetto a una valutazione complessiva positiva di questo progetto di legge.

Allora, se si era pensato ex ante di fare un progetto di legge introducendo questo tipo di permesso di costruire in convenzione e poi si è ritirato, è evidente che qualcosa non ha funzionato e la sola giustificazione di andare a inserirlo in un ragionamento complessivo, perché ci è stato spiegato in Commissione più volte che su tutti i vari emendamenti bocciati dobbiamo fare un ragionamento complessivo su tutte le varie leggi, lascia interdetti, tanto che, allora, non era così necessario arrivare veloci ad approvare questo progetto di legge, ma probabilmente ci voleva un altro po’ per assorbire quell’effetto che questo PdL doveva dare alle attività e soprattutto ai tecnici che devono intervenire su questo progetto di legge. Quindi, diciamo che abbiamo una valutazione del tutto estemporanea rispetto ad un ragionamento complessivo sul quale il legislatore doveva andare con questo progetto di legge. Si è tolto un qualcosa che va a snaturare ancora di più le intenzioni; ne prendiamo atto, però è evidente che non possiamo arrivare – e su questo l’abbiamo fatto anche con il bilancio, che poi vedremo domani – sempre con l’acqua alla gola su progetti di legge particolarmente complessi e tecnici da recepire in 15 giorni.

Questo è stato uno dei motivi per i quali nella scorsa legislatura ci siamo lamentati che arrivavano sempre a ridosso delle votazioni i progetti di legge; stiamo ripetendo lo stesso errore e vi stiamo ribadendo nuovamente che o ci coinvolgete nei progetti di legge o, viceversa, ve li fate, come è stato l’attuale, ve li approvate senza chiedere alle opposizioni impegno e comunque costruzione di un percorso che di fatto non c’è mai stato. Nel momento in cui io presento più di trenta emendamenti a questo progetto di legge e neanche uno viene approvato, è evidente che l’intenzione era quella di dire: questo è il progetto, chiusa la partita, è inutile discutere. Allora, ditecelo all’inizio, così non lavoriamo neanche per quindici giorni, nei quali appunto abbiamo fatto questo percorso.

Quindi, ne prendiamo atto su questo progetto di legge. Poi faremo le varie valutazioni in merito agli emendamenti che ancora sono in costruzione e valuteremo il voto finale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pompignoli.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Allora, è evidente, assessore, che questo progetto di legge va in qualche maniera in una direzione che era stata auspicata, che è auspicata, ed è stata richiamata più volte anche dalle minoranze, che è appunto quella della semplificazione, parola della quale spesso ci si riempie la bocca ma altrettanto spesso poi non si traduce in fatti concreti.

Questo progetto di legge va in quella direzione, guarda in quella direzione, ma a nostro avviso non raggiunge l’obiettivo, perché questa era l’occasione per fare un intervento complessivo che poteva davvero cambiare in maniera significativa quelle che sono oggi una serie di procedure burocratiche che rappresentano un costo non tanto e non solo per le imprese, ma tanto e soprattutto per i cittadini, perché quando aumenti la burocrazia, quando un’impresa, un ingegnere, un architetto, un professionista deve andare venti volte negli uffici comunali, deve presentare venti documenti, deve andare al catasto, deve richiedere, deve ritornare, ogni ufficio comunale ti chiede quello che gli pare, perché anche qua non c’è uniformità e quindi alcuni ti chiedono dei documenti altri Comuni ti chiedono altri documenti altri te ne chiedono altri documenti ancora. In alcuni Comuni c’è una classificazione diversificata, quindi un ingegnere non sa cosa accade a Bologna piuttosto quello che accade da un’altra parte. Deve studiare quello che avvede a Bologna piuttosto che in altri Comuni. Questa si chiama burocrazia e questa burocrazia ricade in costi sui cittadini, perché saranno i cittadini che devono pagare di più questi professionisti che devono svolgere una serie di incombenze per venire incontro alle richieste di burocrazia che vengono fatte dai singoli uffici.

Bene, è chiaro che si cerchi di uniformare, è chiaro che si cerchi di migliorare la situazione attuale. Vorrei dire che sui temi e sulle leggi che questa Regione ha approvato, il centrodestra già allora disse che avrebbero creato dei problemi, cosa che si è realizzata, tanto che oggi poi andiamo a intervenire, perché se oggi dovessimo ragionare ancora con i lacci e lacciuoli delle precedenti leggi che sono state approvate molti interventi di riqualificazione e di rigenerazione urbana non potrebbero essere conseguiti, perché oggi di questo parliamo, oggi parliamo di rigenerazione e riqualificazione urbana, quindi parliamo di dare la possibilità ai cittadini di fare quello di cui tanto parliamo in tutti i documenti di programmazione e di pianificazione a livello regionale a livello nazionale. Rigenerare.

Oggi per molti cittadini è impossibile rigenerare perché ci sono ancora delle resistenze all’interno dei sistemi, delle resistenze all’interno dei Comuni, delle resistenze anche da parte di alcuni partiti politici anche sulla rigenerazione, perché c’è qualcuno che pensa e che vorrebbe che non si toccasse nulla, che non si muova neanche uno spillo, perché anche rigenerare è un pericolo per l’ambiente. Questa è la realtà.  Diversamente non ci troveremo qui e non ci saremmo trovati qui a dover ripresentare due articoli che l’assessore e i tecnici avevano presentato, che in Commissione hanno abrogato e che oggi noi ripresentiamo in Aula. Li abbiamo ripresentati pari-pari, perché erano due articoli che andavano nella direzione della semplificazione, ed erano due articoli che avevano un fondamento. Tanto avevano un fondamento che lo stesso assessorato spiegava nella presentazione del PdL quanto fossero importanti quei due articoli, il 30 e il 32. Però, evidentemente, le pressioni politiche hanno portato l’assessorato a dover depositare un emendamento che abrogava gli articoli che aveva presentato. Un qualcosa che credo non si sia mai visto. Un qualcosa che credo non si sia mai visto. E allora oggi li ripresentiamo noi, perché crediamo che quegli articoli avevano un senso e hanno un senso.

Non possiamo pensare che le rigenerazioni avvengano da sole. Non possiamo pensare di continuare a mantenere i lacci e i lacciuoli che ancora le burocrazie mantengono e che ricadono sull’utente finale.

Vede, assessore, glielo dico francamente, anche alcuni emendamenti che abbiamo presentato e che abbiamo ripresentato... Alcuni, non tutti. E in questo ringrazio il relatore di maggioranza, ringrazio il relatore di minoranza, ringrazio l’assessore, che ha recepito in parte, in minima parte, ovviamente, gli emendamenti che avevamo presentato. Importante, molto importante, è quello di fornire un termine preciso per il rilascio dei pareri delle CQAP. Importante perché molte Commissioni tenevano appese per mesi opere che, invece, erano indispensabili, di rigenerazione urbana. Ripeto: è di questo che stiamo parlando. Ci sono alcuni, probabilmente, che vorrebbero ancora che alcuni edifici fatiscenti rimanessero così in tutte le nostre città. Se fosse per loro, oggi molti di quegli edifici continuerebbero a essere consumiferi di energia, perché non possono essere riqualificati.

Ad ogni buon conto, bene l’accoglimento di quell’emendamento; bene che con il relatore di maggioranza, e anche con la condivisione, credo, che ci sarà anche di molti colleghi, perché è uno di quegli emendamenti che incentivavano la creazione di white list, verrà recepito con un ordine del giorno che stiamo condividendo con il relatore di maggioranza e che vogliamo condividere con tutti i Gruppi, perché poneva un tema importante, che è quello delle infiltrazioni mafiose nell’edilizia tra privati. Questo è un tema fondamentale, un tema fondamentale nel quale noi dobbiamo trovare un rimedio, perché oggi io, soggetto privato, mi rivolgo a un’azienda ed è un affidamento fiduciario ad occhi chiusi, perché io non so se l’azienda alla quale mi rivolgo, e non lo so perché non ho la possibilità di recepire quell’informazione, è un’azienda che ha infiltrazioni o è soggetta a infiltrazioni o magari rispetti tutte le normative vigenti, proprio perché c’è l’impossibilità per il privato di chiedere l’informativa sull’antimafia.

È necessario, allora, in questo senso creare una white list, anche magari volontaria, trovare le forme giuridiche, le forme migliori per la creazione di una white list volontaria alla quale si iscrivono le aziende. Non so quali saranno. È ovvio che in questo ordine del giorno chiediamo un impegno agli uffici a lavorare alla creazione di una white list alla quale i soggetti privati possono accedere, verificare e scegliere un’azienda che sia inserita in quella white list.

Quindi, dicevo bene l’accoglimento di questi due emendamenti, non bene il non recepimento di tutta un’altra serie di emendamenti, che tra l’altro erano stati presentati dall’Ordine degli ingegneri di Bologna, quindi non dai pericolosissimi costruttori, perché alcune posizioni ancora guardano in maniera retrograda anche alle imprese. Noi no. Però, credo che l’Ordine degli ingegneri sia abbastanza distante dalla volontà di fare speculazione, ma aveva portato e ha portato alcuni emendamenti che abbiamo ritenuto di recepire che andavano proprio nella direzione della semplificazione, vedasi l’emendamento all’articolo 5-bis sulla possibilità che le opere e, quindi, i vincoli riguardassero soltanto l’esterno degli edifici e non l’interno, perché all’interno degli immobili sottoporre una modifica dell’interno dell’immobile, lo spostamento di una porta di un edificio che non ha alcun vincolo è semplicemente un ulteriore carico e onere per gli uffici.

È chiaro che gli immobili per i quali c’è, da parte dei Comuni o da parte della Sovraintendenza, la volontà di adottare una tutela superiore questa può essere adottata anche per le parti interne. È chiaro. Mi rendo conto che l’articolo 32, comma 8, della legge n. 24 in qualche maniera va in questa direzione, così come ci è stato risposto; ma è altrettanto chiaro che così non è, perché l’articolo 32, comma 8 della legge 24 non viene rispettato da alcuni Comuni e non verrà rispettato nella redazione dei PUG. E noi scarichiamo, quindi, il mancato rispetto sul soggetto privato, che sarà costretto magari di adire al TAR non so bene io dove, perché il Comune non ha rispettato queste previsioni. E allora tanto vale farlo prima, tanto vale farlo in una fase antecedente, tanto vale e tanto valeva ribadirlo all’interno di questo documento.

Così come alcune proposte, che mi rendo conto non abbiamo neanche ripresentato, quella di consentire un minimo di appuntamenti piuttosto che altre richieste che sono state rigettate e non le abbiamo neanche ripresentate in questa sede, comprendendo che possono mettere in difficoltà alcuni uffici. Ma il tema principale è che la semplificazione non deve essere una bandiera che viene sventolata, ma deve essere un risultato concreto che va perseguito.

Con questo testo, quello che oggi è approdato in aula, la si raggiunge ancor meno che con il testo che era stato presentato in Commissione, proprio perché le manine notturne di qualcuno che vorrebbe bloccare ogni cosa hanno fatto sfilare due articoli che invece erano importanti. A quelle manine auguriamo di dover ristrutturare casa, di dover riqualificare l’immobile e di doversi confrontare con la burocrazia che c’è. Perché è facile parlare di ambiente, ma poi bisogna concretizzare in qualche maniera. E allora, se io non posso rigenerare, se non posso alzare la classificazione energetica del mio immobile, se non posso fare determinati interventi perché mi sono preclusi perché qualcuno ha deciso che potrebbe essere una grande speculazione, il problema rimane.

Il problema rimane perché – qua concludo – con questo progetto di legge noi andiamo a favorire le rigenerazioni e allora dobbiamo farlo veramente e non per finta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

Passo la parola al consigliere Tagliaferri. Prego, consigliere.

 

TAGLIAFERRI: Eccomi, presidente. Mi sentite, presidente?

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, la sentiamo.

 

TAGLIAFERRI: Presidente e colleghi, oggi dobbiamo esprimerci sull’ennesima occasione mancata sia da questa Regione che dal Governo nazionale.

Dobbiamo, infatti, votare la cosiddetta legge regionale sulla rigenerazione urbana che, nel recepire e armonizzare il cosiddetto Decreto Semplificazioni, strano nome per un documento che non semplifica nulla e che anzi è riuscito a creare ancora più confusione su temi già particolarmente vessati dalla burocrazia, avrebbe dovuto segnare un passo in avanti anche per una più attenta applicazione della legge urbanistica regionale.

Peccato che di semplificazione si sia visto molto poco, che l’Assemblea sconti delle tensioni interne alla maggioranza di tale portata che hanno costretto l’assessore Lori a chiedere l’abrogazione di quell’articolo, il 32, se non erro, che proprio sulla legge urbanistica regionale andava ad agire snaturando, di fatto, un provvedimento atteso e richiesto da tanti.

Ma questa, purtroppo, è anche una triste storia di scaricabarili, perché il Decreto Semplificazioni, che conteneva la norma del superbonus edilizio del 100 per cento, poteva essere anche una buona idea per risanare il patrimonio abitativo privato e contestualmente dare una grossa mano ad un settore, quello dell’edilizia, in grave crisi come quasi tutta l’economia nazionale.

Peccato che il Governo, nel partorire una buona idea, non sia riuscito a seguirlo in maniera adeguata e abbia riversato l’onere dell’armonizzazione alle varie Regioni. Ecco il primo scaricabarile.

Veniamo alla nostra Regione. Nel presentare la prima versione della legge così com’era stata varata dalla Giunta compare il famoso articolo 32 che veniva descritto, cito testualmente, come “l’introduzione di un’importante semplificazione delle modalità di attuazione delle previsioni del nuovo Piano urbanistico regionale previsto dalla legge regionale n. 24 del 2017”.

La ratio quindi era agire sulla regolamentazione regionale del permesso di costruire convenzionato per interventi su piccole porzioni di territorio entro il perimetro già urbanizzato. Ottima cosa, soprattutto perché si trattava di un passaggio richiesto da tanti portatori di interessi. Peccato che quando ci si è trovati ad approvare il testo che doveva approdare in aula la stessa assessora Lori è dovuta intervenire sconfessando palesemente un intendimento della Giunta, segno di tensioni pesanti nella maggioranza, che hanno imposto un intervento in extremis ben oltre il tempo dato per la presentazione degli emendamenti.

Sul tema del doppio binario tra Giunta e Assemblea permettetemi di fare una piccola puntualizzazione. Capisco che la Giunta sia vista come organismo di eletti, che tutto può e decide e che in seno a tale organismo ci sia il presidente Bonaccini che non appartenga al genere dei comuni mortali, ma trovo francamente inaccettabile che le regole e le richieste dell’Assemblea vengano sempre mortificate sull’altare delle ragioni e dei tempi della Giunta.

Nel progetto di legge sulle grandi derivazioni idroelettriche è emersa chiaramente l’esigenza di un ulteriore approfondimento su un tema di straordinaria importanza. Dopo una movimentata udienza conoscitiva, si è blindato un testo per l’approvazione con estrema urgenza. Urgenza di cosa, mi domando. Con questa legge si fa la stessa cosa. Trovo estremamente grave che la legittima richiesta della collega Piccinini, per un ulteriore approfondimento dell’articolo [...] di legge, soprattutto in una materia così tecnica come questa, non sia stata accolta. Sia chiaro, con la collega Piccinini ho politicamente ben poco in comune, ma parimenti trovo grave che non sia stata degnata neppure di una risposta motivata [...].

Torniamo alla nostra legge. Nell’udienza conoscitiva sono state sollevate una pletora di osservazioni e richieste, ma tra queste due hanno colto la mia attenzione in maniera particolare: la denuncia di quanto arretrati siano gli archivi edilizi dei Comuni emiliano-romagnoli e la farraginosità di un processo che scarica sui Comuni alcuni delicati passaggi autorizzativi. Ed ecco servito il secondo scaricabarile, sempre e comunque a danno dell’ente sottordinato.

A questo punto, mi sarei aspettato un intervento forte da parte della Giunta per promuovere l’informatizzazione di questi archivi, magari mettendoli in rete, ma nulla ho visto neppure in questo caso. Credo, quindi, che il percorso di questa legge regionale testimoni molto bene il caos tra Governo nazionale e Regioni e come non ci sia né l’intenzione né la volontà di applicare una reale semplificazione, bensì ci sia solo la voglia di mostrarsi molto solerti ed impegnati nel fare cose, senza una visione realmente strategica di quei processi che possono far progredire i nostri territori e la nostra economia.

Per questi motivi, ovviamente, non potrò votare a favore del provvedimento e mi asterrò.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Consigliera Piccinini, prego. Ha venti minuti. Sono le ore 12.47. Utilizzerei ancora un po’ di tempo.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intanto oggi ci troviamo a parlare di un provvedimento che a livello nazionale è un provvedimento storico, il Superbonus 110 per cento, che riguarda la rigenerazione degli edifici privati, un provvedimento che non si era mai visto prima, lo facciamo però attraverso un progetto di legge recependo alcune modifiche che derivano dalla legge Semplificazione, lo facciamo con questo progetto di legge regionale che ha due criticità, una nell’iter e una nei contenuti.

Intanto sono state modificate tre leggi, ben tre leggi regionali, tutte molto tecniche e molto complicate: ventuno modifiche alla legge regionale n. 15/2013 sulla semplificazione edilizia, otto modifiche sulla legge n. 23/2004 sulla vigilanza e il controllo sull’attività edilizia e la legge n. 24/2017 che prevedeva tre modifiche alla legge che prometteva di ridurre il consumo di suolo, e tre norme transitorie, per un totale di trentacinque articoli, tutti tecnici, su materie di settore, come dicevamo, urbanistica ed edilizia, che toccano anche recenti decreti nazionali, il tutto esaminato in due sedute, più l’udienza conoscitiva, con l’illustrazione fatta il 7 dicembre e deliberato nella Commissione del 16 dicembre. Dieci giorni per deliberare un progetto di legge di tale portata, senza peraltro – qui lo dico non come accusa nei confronti del personale regionale – aver neanche avuto il testo coordinato. Quindi, soprattutto per i mono-Gruppi andarsi a vedere ogni volta di tre testi di legge che cosa è stato modificato è un impegno in più che ha gravato sui consiglieri. Lo ribadisco, non lo dico come accusa verso il personale regionale, però mi pare che ci sia stato anche un mancato passaggio di consegne con il personale nuovo che gestisce le Commissioni, che ha tutto il mio rispetto e che, secondo me, lavora bene, però questo è un dato di fatto.

Tutto questo con in mezzo due giorni di Assemblea legislativa, dove dentro c’è il progetto di legge sulle grandi derivazioni, progetto di legge importante e molto tecnico. In più, c’è stata l’informativa sull’alluvione del modenese, che non era prevista, quindi un impegno in più. Mentre con le Commissioni eravamo in piena sessione di bilancio. Capite bene che è complicato lavorare così.

Io non so qui dentro quanti abbiano letto questo progetto di legge cosiddetto “Semplificazione”. Come dicevo, l’iter velocissimo non ha sicuramente aiutato in questo senso. Avevo chiesto la cortesia di fare una seduta in più per poterlo affrontare nei modi e nei tempi dovuti, anche perché come Movimento 5 Stelle – lo sapete – questa è una misura che è stata voluta soprattutto da noi, quindi chiedevo la possibilità di esaminare nel merito, con i tempi dovuti, soprattutto gli articoli che riguardano il superbonus; richiesta che è stata purtroppo respinta.

Questo progetto di legge tocca dei temi sensibili, oltre al superbonus. Il permesso di costruire in convenzione, con l’articolo 14, strettamente legato alla proroga dei PUG, di cui si è rimandata la partenza con l’assestamento di bilancio; la misura per accelerare la conclusione dell’istruttoria dei condoni edilizi pendenti e, come dicevo, il superbonus, una misura che è nata dalla volontà del Movimento 5 Stelle, che è un volano per il rilancio del settore edilizio, come ha indubbi benefìci anche per l’ambiente.

Ci dite, assessora, che gli interventi di questo progetto di legge servono per agevolare l’accesso al superbonus 110 per cento. Quello che però non dite è che per fare questo, grazie al comma 6 dell’articolo 6 che avete inserito, si consente indirettamente di usufruire di questa misura anche in presenza di abusi edilizi, senza nessun obbligo di sanarli prima e contestualmente. Questa è una discussione che andava fatta con i modi e i tempi dovuti, lo ribadisco. La richiesta c’è stata ed è stata totalmente inascoltata.

Faccio un esempio di un caso pratico. Ho una villa singola, con un ampliamento abusivo e sottotetto trasformato in appartamento con cucina e bagno; faccio l’intervento di cappotto nella parte di casa concessionata a piano terra e piano primo, evitando di fare interventi sull’ampliamento abusivo del sottotetto. Con la norma nazionale non potrei usufruire del 110, perché l’asseverazione viene fatta su tutto l’immobile, con la norma che state inserendo regionale invece lo stato legittimo lo limitate alle parti della casa interessate dal 110. Quindi, traducendo il tutto nella pratica, posso di fatto rifarmi casa gratis a spese dello Stato, che non mi dà il 100, mi dà il 110 per cento, consentendomi anche di risparmiare sulle bollette per il miglioramento delle due classi energetiche. Tutto questo senza sanare alcun abuso. Perché? Perché state interpretando a vostro piacimento, in maniera estensiva, ciò che fu fatto nel DL Semplificazioni con una certa logica per i soli condomìni, ovvero asseverazioni solo sulle parti comuni in caso di utilizzo del 110 e non sulle singole unità immobiliari. Senza quella previsione normativa, gli interventi del 110 solo su quella tipologia di edifici non sarebbero mai partiti, perché un caso di irregolarità nell’appartamento del mio vicino poteva bloccare i lavori su tutte le parti comuni per gli interventi trainanti, impedendo così agli altri condòmini in regola di poter godere del superbonus 110.

Questo principio voi lo estendete a tutte le tipologie di abitazioni, indiscriminatamente, anche a quelle singole in cui l’abuso e la sua sistemazione non può dipendere da altri se non da me che l’abuso l’ho fatto. Per chi non lo sapesse, la possibilità di sanare c’è e anche con cifre affrontabili che si aggirano intorno ai 1.000 euro. Quindi, non è questo ostacolo che qualcuno potrebbe pensare. Non solo. Proprio dentro a quel DL con la modifica dell’articolo 9 del Testo unico dell’edilizia è stato inserito il certificato di stato legittimo di un immobile ovvero una dichiarazione asseverata che attesta che l’immobile è stato costruito nel rispetto della legislazione urbanistica ed edilizia o che lo stesso presenta tolleranze costruttive che non compromettano l’agibilità dell’immobile, il famoso 2 per cento come soglia di tolleranza valido questo non solo per le compravendite, ma anche per usufruire delle agevolazioni fiscali che non sono riconosciute per i fabbricati da legge nazionale, questo la legge ci dice, non sono riconosciute per i fabbricati su cui sono stati realizzati interventi abusivi. Infatti, uno degli aspetti del superbonus da sempre sottolineato dai tecnici in tutte le occasioni è che quello degli immobili con abusi edilizi non sanati non possono mai beneficiare oltre che delle altre agevolazioni fiscali anche del superbonus 110, articoli 49 e 50 del Testo unico dell’edilizia.

Al fine di poter di poter accedere al superbonus serve un certificato di conformità urbanistica che permetta di verificare se l’immobile presenta una difformità o un abuso edilizio. Grazie ad esso è possibile stabilire se l’immobile è in regola oppure no e in questo ultimo caso l’entità dell’abuso. Sono mesi che viene ricordato come un mantra in tutti i dibattiti di sanare l’abuso e poi procedere con la richiesta dei lavori di superbonus, sanare l’abuso e poi accedere al superbonus. Questo aspetto, oltre che essere giusto e rispettoso di chi rispetta le regole, soprattutto tiene conto che si stanno dando più soldi di quelli che uno spende e sarebbe una stortura concedere questa possibilità a chi non è in regola con le normative edilizie.

Tra l’altro giova ricordare che il superbonus proprio ieri, in sede di esame del bilancio a livello nazionale, è stato prorogato al 2022 con un accordo di maggioranza, quindi, assessora, è coinvolto anche il Partito Democratico in questo senso, per estenderlo al 2023, i tre anni che tutti ci chiedono.

In legge di bilancio, inoltre, si permette ai Comuni di assumere più personale dedicato esclusivamente al superbonus, quindi io credo che tutte le obiezioni sollevate anche da ANCI, che peraltro parlava delle situazioni ante 1967 non di tutti gli immobili indiscriminatamente, perché se c’è un problema loro lo hanno rilevato per gli edifici che riguardano le annate prima del 1967. Voi lo allargate a tutti.

Credo che cadano anche tutte le obiezioni dei Comuni sulle tempistiche per adempiere agli obblighi che riguardano questa misura.

Tra l’altro, vorrei ricordare che ci sono Comuni che si sono messi avanti con la digitalizzazione delle pratiche. Penso al Comune di Bologna. Molti altri in questi anni non hanno fatto nulla. Mi viene da chiedere lei in questo anno che cosa ha fatto per favorire la digitalizzazione. Non si può pensare che un problema lo si svincoli così, non facendo più nessun controllo. Se per semplificazione ed accelerazione si intende permettere a tutti di poter eseguire superbonus su immobili non conformi, con abusi, non credo che si possa esitare ad essere contrari.

Tra l’altro, non ha nemmeno senso che sia la Regione a disciplinare questo aspetto, perché quello che vale per noi non vale per i cittadini di altre regioni. Andiamo a creare, così, cittadini di Serie A, che hanno percorsi agevolati, dove avranno le asseverazioni fatte solo sulle parti del 110, e cittadini di Serie B di altre regioni, che queste agevolazioni non le avranno.

Se i problemi sono i tempi delle pratiche e se il problema è quello del personale nei Comuni, bisogna agire lì e il personale va implementato, e lo si fa anche con le misure che sono state prese a livello nazionale. Non è pensabile risolvere soltanto con qualche controllo. Non stiamo parlando di lungaggini. Questa è la base dell’edilizia.

Tutto questo io lo dico con grande dispiacere. Avevo colto una disponibilità in Commissione a rivedere questo articolo, anche cercando dei compromessi, che a me non piacciono, dico la verità, però ho anche fatto l’emendamento per dire: andiamo, concentriamoci solo sugli edifici ante ’67. È una cosa che io non avrei mai fatto, però se serve per evitare la liberalizzazione che si sta facendo tout court per me possiamo fare anche questo. È un passo che io voglio fare in avanti nei vostri confronti.

In questo momento io non ho avuto nessuna disponibilità né al dialogo né al confronto, al contrario di quanto si era detto in Commissione, e me ne dispiace. Questa è una misura ‒ come sapete ‒ di bandiera del Movimento 5 Stelle. Faccio molta fatica ad accettare quel comma 6 dell’articolo 6 che avete inserito interpretando malamente la norma nazionale.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Sono le ore 13. Dichiaro chiusa la seduta.

Riprendiamo i lavori alle ore 14.

Grazie a tutti.

 

La seduta ha termine alle ore 13.

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI,

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Elena Ethel SCHLEIN

 

 

Hanno giustificato l’assenza gli assessori Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Paola SALOMONI.

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

2195 - Interrogazione a risposta scritta circa interventi straordinari di difesa della costa nonchè a sostegno del settore turistico. A firma dei Consiglieri: Montevecchi, Pompignoli, Liverani, Bergamini

 

2196 - Interrogazione a risposta orale in commissione sulle attività di studio, divulgazione e reportistica portate avanti dal Registro Tumori regionale, sulla gestione dati epidemiologici relativi alla provincia di Bologna e sui tempi di recupero dei ritardi accumulati dai programmi di diagnostica precoce dei tumori a causa dell'emergenza Covid-19. A firma della Consigliera: Zamboni

 

2197 - Interrogazione a risposta scritta circa i collegamenti ferroviari pomeridiani tra Piacenza e Voghera, soppressi durante il lockdown e non ancora ripristinati. A firma dei Consiglieri: Stragliati, Rancan

 

2198 - Interrogazione a risposta scritta circa un progetto di allevamento avicolo intensivo a San Mauro Pascoli (FC). A firma della Consigliera: Piccinini

 

2199 - Interrogazione a risposta scritta circa iniziative a supporto di circoli e associazioni culturali. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

2201 - Interrogazione a risposta scritta circa la durata dei periodi indennizzati ai cittadini evacuati dalle proprie abitazioni a causa dell'alluvione dovuta alla rottura dell'argine del fiume Idice nel Comune di Budrio nel novembre 2019.               A firma dei Consiglieri: Paruolo, Caliandro

 

2202 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa i contagi da Covid-19 nella popolazione scolastica in Provincia di Modena. A firma della Consigliera: Castaldini

 

2203 - Interrogazione a risposta scritta circa il contratto collettivo applicato agli addetti al servizio di stewarding per l’AUSL Romagna, nelle strutture sanitarie delle province di Ravenna e Forlì-Cesena. A firma dei Consiglieri: Amico, Taruffi

 

2204 - Interrogazione a risposta scritta circa il potenziamento del trasporto pubblico in previsione della ripresa della didattica in presenza nel gennaio 2021. A firma del Consigliere: Lisei

 

2205 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato dell’acquedotto di Montese (MO). A firma della Consigliera: Castaldini

 

2207 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa le attività di studio, divulgazione e reportistica del Registro Tumori regionale, con particolare riguardo ai dati epidemiologici relativi alla provincia di Bologna. A firma dei Consiglieri: Zamboni, Caliandro

 

2208 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa il progetto di demolizione e ricostruzione di fabbricati destinati all'allevamento avicolo nel Comune di San Mauro Pascoli, Provincia di Forlì-Cesena. A firma della Consigliera: Zamboni

 

2209 - Interrogazione a risposta scritta circa attività economiche escluse dagli indennizzi previsti dal Decreto Ristori nonché circa interventi della Regione a sostegno delle medesime attività. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2210 - Interrogazione a risposta scritta circa gli esami c.d. tampone per i pazienti dei centri dialisi. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2211 - Interrogazione a risposta scritta circa il numero dei contagi da Covid-19 a Modena e provincia. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2215 - Interrogazione a risposta scritta circa il recesso dei Comuni di Budrio e Castenaso dall'Unione Terre di Pianura. A firma del Consigliere: Lisei

 

2216 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato degli attraversamenti stradali dell'Autostrada A15 in provincia di Parma. A firma del Consigliere: Rainieri

 

2217 - Interrogazione a risposta scritta circa il nuovo ponte che attraversa il fiume Santerno a Imola. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

2218 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa il progetto di un allevamento avicolo nel Comune di San Mauro Pascoli in Provincia di Forlì-Cesena. A firma della Consigliera: Zamboni

 

2219 - Interrogazione a risposta scritta circa l’andamento e la gestione dei contagi da COVID-19 nelle CRA di Imola. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

2220 - Interrogazione a risposta scritta circa il posizionamento della provincia di Rimini nella classifica “Qualità della vita 2020” redatta dal Sole 24 Ore. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2222 - Interrogazione a risposta scritta circa la sostituzione nel prontuario farmaceutico del medicinale Anastrozolo Accord Healthcare con un equivalente generico. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Stragliati, Bergamini, Pelloni

 

2223 - Interrogazione a risposta scritta circa le difficoltà di utilizzo della telefonia mobile, anche per la connessione a internet, nelle località di Scambio, San Savino e Rossetta, nel Comune di Fusignano (RA).A firma della Consigliera: Rontini

 

2224 - Interrogazione a risposta scritta circa gli affidi di minori. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2225 - Interrogazione a risposta scritta circa la sperimentazione del c.d. “plasma iperimmune” in Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2226 - Interrogazione a risposta scritta circa la riorganizzazione del Servizio Emergenza Territoriale 118 nella provincia di Modena. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2227 - Interrogazione a risposta scritta circa la salvaguardia dei diritti delle persone disabili e delle loro famiglie. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

2229 - Interrogazione a risposta scritta circa le future vaccinazioni Anti-Covid. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2231 - Interrogazione a risposta scritta circa l’operato dei vertici dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale. A firma della Consigliera: Zamboni

 

2232 - Interrogazione a risposta scritta in merito all’intenzione di far partecipare la Regione al CdA di Formula Imola. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

2233 - Interrogazione a risposta scritta circa la disponibilità di vaccini anti-pneumococco. A firma dei Consiglieri: Stragliati, Marchetti Daniele, Pelloni, Bergamini

 

2235 - Interrogazione a risposta scritta circa le vicende della "Azienda valliva particolare di caccia Valli di Comacchio", con particolare riguardo all'eventuale danno erariale subito dalla Regione Emilia-Romagna.

A firma della Consigliera: Gibertoni

 

2236 - Interrogazione a risposta scritta circa il blocco delle assunzioni dei medici specializzandi. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2237 - Interrogazione a risposta scritta circa la riduzione dei treni veloci che interessano Ferrara. A firma del Consigliere: Bergamini

 

2239 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula per sapere quali siano le azioni messe in campo per prevenire l’estendersi del contagio all’interno dell'Ospedale di Bentivoglio (BO). A firma del Consigliere: Mastacchi

 

2240 - Interrogazione a risposta scritta sul nuovo progetto di centrale Enel Teodora di Porto Corsini (RA) e l'impatto sull'ecosistema circostante. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

2241 - Interrogazione a risposta scritta circa misure di sostegno a maestri e scuole di sci nonché circa la riapertura degli impianti sciistici. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

2242 - Interrogazione a risposta scritta circa la ripresa delle lezioni scolastiche. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

2243 - Interrogazione a risposta scritta circa contromisure alla apertura di locali e ristoranti nelle serate natalizie nella Repubblica di San Marino. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

2244 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il turnover infermieristico nell'Istituto ospedaliero di Montecatone (BO) A firma della Consigliera: Marchetti Francesca

 

2245 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la progressiva riconversione del parco veicolare di proprietà degli enti locali, verso nuovi veicoli ad alimentazione elettrica. A firma della Consigliera: Piccinini

 

2246 - Interrogazione a risposta immediata in Aula circa la presenza di bambini nelle carceri dell’Emilia-Romagna, la loro gestione e la possibilità di individuare misure alternative alla reclusione. A firma del Consigliere: Amico

 

2247 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula inerente la mancanza di ristori per le aziende del commercio di prodotti alimentari per l’indotto dello spettacolo e dell’entertainment (cinema, parchi, intrattenimento e stadi). A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Daffada', Costi, Rontini, Fabbri, Marchetti Francesca

 

2248 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula in merito ai disservizi degli uffici postali sul territorio delle province di Modena e Reggio Emilia. A firma delle Consigliere: Pigoni, Bondavalli

 

2249 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il finanziamento delle misure previste nelle risoluzioni approvate sulla mobilità ciclistica e le school street. A firma della Consigliera: Zamboni

 

2250 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula sulle criticità provocate dai lavori sulla linea ferroviaria Direttissima Prato-Bologna. A firma del Consigliere: Lisei

 

2251 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula riguardante l'impatto della pandemia da COVID-19 sul settore sportivo. A firma dei Consiglieri: Liverani, Pelloni, Facci, Marchetti Daniele, Montevecchi, Stragliati, Occhi, Pompignoli, Catellani, Bergamini, Rainieri, Bargi, Rancan, Delmonte

 

2252 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il processo di fusione della Camera di Commercio di Piacenza con quelle di Parma e Reggio Emilia. A firma del Consigliere: Rancan

 

2253 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa il contrasto delle nuove povertà e il sostegno alle famiglie in difficoltà. A firma della Consigliera: Castaldini

 

INTERPELLANZE

 

2230 - Interpellanza circa il ripristino integrale del percorso Natura in sponda sinistra del fiume Panaro. A firma del Consigliere: Pelloni

 

2234 - Interpellanza circa le grandi derivazioni idroelettriche ed evoluzione del quadro normativo nazionale. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

RISOLUZIONI

 

2200 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale all'estensione delle modalità dello screening per i tumori al seno. (14 12 20) A firma dei Consiglieri: Rossi, Caliandro, Tarasconi, Mori, Marchetti Francesca, Montalti, Zappaterra, Costi, Pillati, Costa, Fabbri, Bulbi, Bondavalli, Amico, Soncini, Mumolo

 

2228 - Risoluzione per impegnare la Giunta Regionale ad adottare interventi nei confronti del Governo affinché gli Agenti di Polizia Penitenziaria vengano dotati di dispositivi di autodifesa. (16 12 20) A firma dei Consiglieri: Rancan, Pelloni, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Bergamini, Facci, Pompignoli, Liverani, Catellani, Bargi, Montevecchi, Rainieri, Delmonte

 

2238 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a reperire le risorse necessarie alla predisposizione di un Fondo apposito per il “decentramento” dei servizi della Pubblica Amministrazione. (17 12 20) A firma dei Consiglieri: Bergamini, Pelloni, Facci, Marchetti Daniele, Occhi, Stragliati, Delmonte, Pompignoli, Liverani, Rainieri, Catellani, Montevecchi, Bargi, Rancan

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:

 

1618 - Interrogazione a risposta scritta circa le problematiche presenti nella gestione organizzativa del parco Delta Po. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

1676 - Interrogazione a risposta scritta circa la procedura concorsuale per il reclutamento di Direttori dei servizi generali ed amministrativi del personale ATA (DSGA). A firma della Consigliera: Castaldini

 

1881 - Interrogazione a risposta scritta circa la Politica Agricola Comune (PAC) post 2020. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

1901 - Interrogazione a risposta scritta circa lo stato di vetustà della rete idrica presente sul territorio Ferrarese con particolare riguardo alla direttrice Monestirolo-Argenta. A firma del Consigliere: Bergamini

 

1909 - Interrogazione a risposta scritta circa l’opportunità di rinviare le elezioni consortili indette per il dicembre 2020 dal Consiglio di amministrazione del Consorzio di bonifica di Piacenza. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

1913 - Interrogazione a risposta scritta circa i danni causati dalla fauna selvatica. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

1935 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione e le prospettive occupazionali dell'azienda CEFLA con sede a Imola. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

1950 - Interrogazione a risposta scritta circa provvidenze per il settore degli agriturismi. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

1956 - Interrogazione a risposta scritta circa la app dappertutto. A firma della Consigliera: Castaldini

 

1957 - Interrogazione a risposta scritta circa la connessione digitale delle scuole. A firma della Consigliera: Castaldini

 

1958 - Interrogazione a risposta scritta circa le elezioni dei Consigli di Amministrazione dei Consorzi di bonifica con particolare riguardo al Consorzio di Bonifica di Piacenza. A firma della Consigliera: Castaldini

 

1968 - Interrogazione a risposta scritta circa lo svolgimento del Gran Premio di Formula Uno a Imola (BO). A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

2016 - Interrogazione a risposta scritta circa l’adozione di interventi volti a consentire lo svolgimento dell’attività musicale in presenza negli istituti scolastici e nelle scuole di formazione. A firma dei Consiglieri: Facci, Stragliati, Marchetti Daniele, Occhi, Bergamini, Rainieri, Bargi, Montevecchi, Pelloni, Pompignoli, Rancan, Catellani, Delmonte, Liverani

 

2070 - Interrogazione a risposta scritta circa i dati aggiornati dell’Osservatorio sulle violenze di genere di cui all’art. 18 della L.R. 6/2014 e all’art. 7 della L.R. 15/2019 nonché circa il controllo sui progetti finanziabili ex delibera di Giunta 983/2020. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele.

 

In data 15 dicembre 2020 è stata data risposta orale, presso la Commissione Politiche economiche alla interrogazione oggetto n. 2058:

 

2058 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa la sospensione delle attività dei servizi di ristorazione collettiva a seguito del DPCM 3.11.2020. A firma dei Consiglieri: Facci, Rancan, Bargi

 

In data 16 dicembre 2020 è stata data risposta orale, presso la Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità alla interrogazione oggetto n. 2126:

 

2126 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa le problematiche relative ai lavori di manutenzione sulla linea ferroviaria “Direttissima Bologna Prato” e gli effetti sui tempi di percorrenza per i passeggeri. A firma del Consigliere: Mastacchi.

 

In data 17 dicembre 2020 è stata data risposta orale, presso la Commissione Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità ala interrogazione oggetto n. 2134:

 

2134 - Interrogazione a risposta orale in commissione riguardante la proposta di riaprire virtualmente i teatri regionali, per permettere agli artisti di esibirsi in sicurezza sul palcoscenico. A firma della Consigliera: Stragliati

 

Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), del Regolamento interno, circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione del seguente decreto, dal 04/12/2020 al 16/12/2020

 

DPGR n. 224 del 7/12/2020

Modifica della composizione della Consulta regionale degli studenti istituita con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 13/2008, ai sensi della L.R. n. 15/2007 e ss. mm. ii.

 

(Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno - n. 15 prot. NP/2020/3746 del 18/12/2020)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini – Montalti

 

 

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