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94.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 14 SETTEMBRE 2021

 

(POMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 3692

Interpellanza sul Regolamento per la gestione venatoria delle aree contigue del Parco del Delta del Po per il periodo 2021-2026. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

GIBERTONI (Misto)

LORI, assessore

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 3534

Interpellanza circa attività svolte e compenso percepito da Stefano Accorsi, nominato Ambasciatore delle Città d’Arte e del Cineturismo dell’Emilia-Romagna per il triennio 2020-2022. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

BARCAIUOLO (FdI)

CORSINI, assessore

BARCAIUOLO (FdI)

 

Interpellanza oggetto 3710 (Rinvio)

PRESIDENTE (Zamboni)

 

OGGETTO 3682

Interpellanza circa le misure necessarie per dotare la Casa Protetta di Montese (MO) del personale necessario a ripristinare la sua originaria capacità di accreditamento degli ospiti. A firma del Consigliere: Pelloni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

PELLONI (Lega)

DONINI, assessore

PELLONI (Lega)

 

OGGETTO 3686

Interpellanza circa l'attuale situazione del Pronto Soccorso di Castel San Giovanni (Piacenza). A firma della Consigliera: Stragliati

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

STRAGLIATI (Lega)

DONINI, assessore

STRAGLIATI (Lega)

 

Appello dei Consiglieri

PRESIDENTE (Zamboni)

 

OGGETTO 1767

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: “Istituzione del servizio di Psicologia di base”. A firma dei Consiglieri: Pelloni, Bergamini, Bargi, Facci, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Rancan, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Montevecchi, Liverani, Catellani

(Discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 1767/1 - “Non passaggio all’esame degli articoli” - Approvazione)

PRESIDENTE (Zamboni)

PILLATI (PD)

 

OGGETTO 3542

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Atto di indirizzo triennale in materia di programmazione e amministrazione del trasporto pubblico regionale per gli anni 2021-2023" approvazione - (art. 8 L.R. n. 30/98 e s.m.i.). (52)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Zamboni)

BULBI (PD)

COSTA (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

TAGLIAFERRI (FdI)

FACCI (Lega)

ZAMBONI (EV)

CORSINI, assessore

ZAMBONI (EV)

FACCI (Lega)

ZAMBONI (EV)

FACCI (Lega)

ZAMBONI (EV)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 1767/1 - 3542

Comunicazioni ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,42

 

PRESIDENTE (Zamboni): Buon pomeriggio.

Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 94 del giorno 14 settembre 2021.

È computato come presente, ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza la presidente Petitti, le consigliere Montalti e Soncini e gli assessori Mammi e Salomoni.

 

Svolgimento di interpellanze

(Interpellanza oggetto 3710 – Rinvio)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Riprendiamo i nostri lavori dallo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 3692

Interpellanza sul Regolamento per la gestione venatoria delle aree contigue del Parco del Delta del Po per il periodo 2021-2026. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Zamboni): La prima interpellanza è la 3692: interpellanza sul Regolamento per la gestione venatoria delle aree contigue del Parco del Delta del Po per il periodo 2021-2026, a firma della consigliera Gibertoni, che ha la parola per illustrarla.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Spero che si senta. Buongiorno, assessore.

L’interpellanza riguarda, come è stato annunciato con il titolo, il Regolamento in particolare di caccia nelle aree contigue al Parco del Delta del Po. Perché questa interpellanza, anche così dettagliata? Mi sono permessa di fare una serie di domande alla Giunta, in particolare al suo Assessorato e anche all’Assessorato alla caccia, quindi all’Assessorato dell’assessore Mammi.

Questo Regolamento ha un valore simbolico, ormai, secondo me, indiscutibile, ossia è l’ennesimo Regolamento che sembra esistere in Regione Emilia-Romagna per garantire il diritto non tanto alla biodiversità di sopravvivere, di esistere e di coesistere con il mondo antropizzato, non tanto di garantire un’area protetta così importante per il nostro ecosistema naturale come il Parco del Delta del Po, ma, come tante volte abbiamo visto, di garantire il diritto inviolabile alla caccia per i cacciatori che ancora esercitano un potere così grande, incomprensibile, in questa Regione. Quindi, un diritto addirittura che diventa un diritto inviolabile, una tradizione, qualcosa di intoccabile, però con dei profili di illegittimità, quelli che io ho cercato di spiegare nell’interpellanza, che sono, secondo me, contenuti inappropriati, se non illegittimi, perché sembrerebbero proprio contrastare con la legge-quadro sulle aree protette del ’91, con diverse direttive comunitarie e con le leggi regionali n. 6 del 2005 e n. 24 del 2011, in cui si dice che “la pressione venatoria deve essere inferiore a quella dei relativi territori cacciabili contermini”, cioè le aree esterne rispetto a quelle contigue al Parco del Delta del Po in questo caso.

Invece, il regolamento so che nel frattempo – dopo che io ho protocollato questa interpellanza, c’è stato di mezzo agosto e proprio ad agosto l’avete approvato – lo avete approvato, poco dopo Ferragosto, dopo un veloce passaggio alla Consulta del Parco. Passaggio scandaloso, troppo breve, un passaggio il 19, con l’approvazione, pochi giorni dopo, ma soprattutto che non ha preso una posizione vicina ai temi ambientalisti e animalisti, anzi, molto distanti, secondo me.

Da un lato, quindi, l’aggiornamento, l’approvazione che la Giunta si è trovata a fare ad agosto, poi me lo conferma, non denota un lavoro sostanziale e nemmeno un lavoro degno di questo nome rispetto alla bozza di regolamento precedente. Anzi, forse è peggiorativo, questo regolamento, nella forma con cui è uscito dalla Giunta, rispetto anche a quelli precedenti dei tempi passati, nel silenzio, o comunque nella mancanza di cura, a mio avviso, di un Ente parco che secondo me non avrebbe dovuto accettare alzando le mani, in modo così pedissequo, i diritti dei cacciatori come diritti fondamentali, ma rendersi conto che quel parco è una risorsa preziosa, così come lo sono le aree contigue al Parco.

Dal Regolamento non si capisce se questo principio, tra l’altro, quello della legge regionale n.6 del 2005 sia stato rispettato. Non viene dimostrato cioè in chiave analitica e con dati numerici la differenza fra pressione e densità venatoria interno all’area contigua e quella appunto dei territori esterni, ma si limita a parlare di sub-comprensori e cacciatori per ettaro, ma il sistema di calcolo ovviamente si presta ad approssimazioni.

In base a questo Regolamento, quindi, non è chiaro almeno se ci si possa fare un’effettiva comparazione fra densità e caccia dell’area contigua e dei territori esterni. Poi, in base a questo Regolamento, vengono addirittura escluse diverse aziende faunistico-venatorie, determinando così una evidente sottostima della pressione venatoria, quindi della caccia. Questo fa supporre un notevole aumento, invece, della caccia, delle possibilità dei cacciatori di spadroneggiare ancora una volta anche in quei territori rispetto ai regolamenti precedenti.

L’impressione è che quel Regolamento, alla fine – ho già letto anche l’approvazione, il testo finale uscito dalla Giunta intorno a Ferragosto – parrebbe indirizzato più che alla protezione, alla conservazione e alla salvaguardia degli ecosistemi, a garantire, anzi, ad elevare il diritto alla caccia a diritto inviolabile e prioritario anche in un’area protetta che, come tale, dovrebbe avere ben altre finalità.

Assessore, ascolto la sua risposta in merito.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera.

La parola all’assessore Lori per la risposta.

 

LORI, assessore: Grazie.

In riferimento all’interpellanza in oggetto, che è stata appena illustrata, vorrei intanto precisare che la Consulta del Parco è stata convocata intorno alla metà di agosto e il verbale è pervenuto presso i nostri uffici il 20 agosto, precedentemente, naturalmente, all’approvazione della delibera di Giunta con cui si dà conto della regolarità del Regolamento, che naturalmente era stato proposto, così come previsto dalle norme in materia, da parte del Parco.

Il Regolamento risulta coerente con la legge regionale n. 6/2005, che al comma 1 dell’articolo 38 cita testualmente che “nelle aree contigue” perché di questo stiamo parlando “dei parchi regionali l’esercizio venatorio è ammesso nella formula della caccia programmata e l’accesso dei cacciatori è consentito in base al criterio della programmazione delle presenze, riservandolo prioritariamente ai cacciatori residenti anagraficamente nei Comuni del Parco e dell’area contigua”. Questa è la norma di riferimento per quanto riguarda questo Regolamento sulla caccia.

Nel caso in cui i posti disponibili siano assegnati a cacciatori non residenti, sempre citando la norma, per il sub-comprensorio prescelto e solo in base all’effettiva disponibilità si è scelto di applicare precisi criteri di precedenza.

Con una determinazione dirigenziale del 25 agosto è stata istituita l’Azienda faunistico-venatoria Valli di Comacchio. Lo studio e la valutazione di incidenza, che è una valutazione necessaria per questo tipo di situazione, sono stati redatti coerentemente alle disposizioni di legge.

Le superfici ricadenti in Aziende faunistico-venatorie non vengono considerate nel calcolo della densità venatoria, poiché si tratta di tipologie di istituti faunistici a gestione privata, soggette a tassa di concessione regionale, il cui accesso è consentito esclusivamente al titolare della concessione e ai cacciatori autorizzati dal titolare stesso. Pertanto, non è stimabile la densità venatoria delle Aziende faunistico-venatorie e, di conseguenza, non considerabile ai fini del calcolo totale.

La scelta, invece, degli orari deriva dal riconoscimento di tradizioni locali consolidate nel tempo, fermo restando che prevedendo comunque chiusure anticipate rispetto agli orari del restante territorio regionale si possano ottenere condizioni più restrittive.

Per quanto riguarda il numero dei posti disponibili per l’esercizio venatorio, si rimanda al quadro conoscitivo e studio di incidenza ambientale allegato alla proposta di Regolamento di settore in oggetto, dove, per ogni sub-comprensorio si è stabilita la superficie complessiva di area contigua e relativo numero di cacciatori ottimali, facendo riferimento agli indici di cui alla delibera di Giunta regionale n. 143 del primo febbraio 2021, che fa riferimento alla legge regionale n. 8 del 1994 e successive modificazioni, in particolare all’articolo 8, che definisce gli indici di densità venatoria negli ambiti territoriali di caccia dell’Emilia-Romagna per la stagione venatoria 2021- 2022.

Gli ultimi regolamenti emanati sono andati progressivamente nella direzione di una uniformità tra le due province: questo per rispondere al quesito che fa riferimento a presunte differenze nell’esercizio dell’attività venatoria tra le province di Ravenna e di Ferrara, e conferma una tendenza nella direzione indicata, quindi si va a tutti gli effetti verso una progressione uniformità.

In fase di istruttoria e approvazione è stato garantito l’allineamento temporale di validità del Regolamento con la validità del Piano faunistico venatorio: questo per quanto riguarda le tempistiche. In generale, il monitoraggio effettuato attraverso i tesserini di caccia consente di controllare carnieri giornalieri e stagionali.

In merito al prelievo massimo del germano reale, come per le altre specie cacciabili, lo stesso è determinato dal calendario venatorio annuale, nel rispetto delle indicazioni contenute nel Piano faunistico venatorio a cui si fa rinvio. Cordiali saluti.

Naturalmente, l’auspicio è di aver risposto ai quesiti articolati e anche numerosi che sono stati posti rispetto a questo atto, che come dicevo, assente, dopo averne verificato la regolarità, a quanto proposto dal Parco, dopo aver naturalmente acquisito l’approvazione dei vari organismi di governance, compresa la Consulta del Parco.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola alla consigliera per una replica.

Consigliera Gibertoni, è ancora collegata?

 

GIBERTONI: Assessore, ho ascoltato la sua risposta. Mi spiace dover sempre rilevare che c’è uno sbilanciamento gravissimo dal lato della caccia, dei cacciatori, che per me è tuttora incomprensibile. Non possono essere quei 30.000 cacciatori in Emilia-Romagna a fare il brutto e il cattivo tempo. Il bel tempo non lo fanno di sicuro. Soprattutto, quello che mi scandalizza non è questo, perché fanno i loro interessi, ma che la Giunta si volti dall’altra parte, e che lo faccia l’Ente Parco. Questo è clamoroso.

Rispetto alle modifiche che voi avete apportato e che voi stessi, peraltro, definite “alcuni modesti adeguamenti alla normativa regionale”, vi confermo che sono molto modesti. Voi parlate di un’organizzazione del testo, al fine di renderlo più chiaro e comprensibile. Insomma, vi siete trovati un Regolamento fatto così, non avete modificato nulla, se non l’ortografia. Stiamo parlando di poca cosa, lo dite voi quando dite che sono modesti. Non dovrebbero nemmeno essere proposti testi regolamentari che non siano già chiari e comprensibili. Quindi, le vostre modifiche sono effettivamente formali, ma non cambiano la sostanza.

Tra l’altro, mi permetto di dire, che si debba fare riferimento, e lo dico rispetto all’approvazione che avete fatto ad agosto, nelle settimane intorno a Ferragosto, che si debba fare riferimento ‒ dicevo ‒ alla cartografia con l’aggiunta di un comma, è ovvio. Con il punto, invece, in cui precisate che l’Ente di gestione per i parchi può provvedere a ulteriori provvedimenti limitativi... Insomma, non ci sono cose che fanno capire che voi potete controbilanciare, che voi potete esercitare un filtro.

Così come si vede ben poca cosa rispetto anche alla rivisitazione del Regolamento che avevamo chiesto alla Giunta regionale. Complessivamente non l’avete fatta. L’avete inviato alla Consulta, che mi scandalizza che su questo non abbia sollevato maggiori criticità. Credo che questo Regolamento ‒ e concludo ‒ mantenga intatta tutta la sua impostazione indirizzata non alla protezione degli ecosistemi naturali, come sarebbe lecito aspettarsi, ma tenda a garantire questo diritto alla caccia, fino a elevarlo a diritto inviolabile e prioritario, anche in un’area di assoluto valore.

Le uniche specie che vengono davvero garantite in questa Regione sono sempre i cacciatori, che però si tutelano benissimo da soli.

Dato che esiste la delega alle aree interne, alle aree protette, l’assessore Mammi ha la delega alla caccia, vorrei che la Giunta esercitasse le sue deleghe, senza delegare le sue deleghe a qualcun altro, ad esempio ai cacciatori, che non si giri dall’altra parte, che eserciti le sue deleghe.

L’ultima nota che faccio prima di chiudere è che, se ammettete che addirittura avete escluso un numero di cacciatori, che non sapete neanche quanti sono, perché nel vostro computo non rientrano le Aziende faunistico-venatorie, state ammettendo che il vostro calcolo non è un calcolo. Non è un calcolo. È un continuo lasciar passare, lasciar andare. Vedete voi.

Io concludo dicendo che voi non state esercitando le vostre deleghe, e il Parco non sta esercitando la sua funzione primaria. Questo lo trovo veramente scandaloso.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera.

 

OGGETTO 3534

Interpellanza circa attività svolte e compenso percepito da Stefano Accorsi, nominato Ambasciatore delle Città d’Arte e del Cineturismo dell’Emilia-Romagna per il triennio 2020-2022. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo ora all’interpellanza 3534: Interpellanza circa attività svolte e compenso percepito da Stefano Accorsi, nominato Ambasciatore delle Città d’Arte e del Cineturismo dell’Emilia-Romagna per il triennio 2020- 2022, a firma del consigliere Barcaiuolo, che ha la parola per illustrarla.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente.

L’interpellanza è molto chiara, anche abbastanza asciutta nei contenuti. Si rifà appunto a questa contrattualizzazione che era stata messa in essere con l’attore Stefano Accorsi, che prevedeva un compenso, per il triennio, di 100.000 euro all’anno più IVA, quindi 300.000 euro all’anno più IVA, quindi oltre 360.000 euro di costo per le casse pubbliche, rispetto alla sua attività di Ambasciatore delle Città d’arte e del Cineturismo nell’Emilia-Romagna nel triennio 20-22.

La domanda specifica dell’interpellanza chiede quali sono state le attività svolte da Stefano Accorsi in merito al periodo dal 27 aprile 2020, che credo sia la data della stipula del contratto al 27 aprile 2021.

Io, dopo aver fatto ricerche, non ho trovato moltissimo rispetto a questo periodo temporale, quindi chiedo appunto alla Giunta, in modo particolare all’assessore Corsini, che ringrazio, ovviamente, per la sua presenza fisica qui, una risposta sul punto.

 

PRESIDENTE (Zamboni): La parola all’assessore Corsini per la risposta.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Relativamente al primo punto dell’interpellanza, riguardante le attività di comunicazione, sottolineo che il progetto che vede come protagonista Stefano Accorsi, dal titolo “Via Emilia, un viaggio contemporaneo”, è stato pensato, progettato e sviluppato per raccontare al mondo la cultura dell’Emilia-Romagna attraverso la tradizione, l’innovazione, i luoghi e le persone lungo la via Emilia.

È un progetto che nasce per il digitale, perché ricordo che con l’attore Stefano Accorsi abbiamo sviluppato anche un format televisivo. Accorsi, di questo progetto digitale è non solo protagonista, ma anche coautore insieme a Fabio Bonifacci.

Ora, rispetto alla richiesta ovviamente legittima del consigliere Barcaiuolo di elencare le attività che sono state oggetto del contratto del progetto digital direi che elencarle oggi sarebbe poco significativo e, soprattutto, sarebbe foriero di un tempo molto lungo di rappresentazione.

Quindi, per facilitare la conoscenza e per integrare anche le cose che sto dicendo, invieremo all’interrogante un file che riporta tutti i link a tutti i post Instagram e Facebook prodotti e postati da Stefano Accorsi sui suoi account social, relativi al periodo ‒ come si faceva riferimento ‒ aprile 2020-aprile 2021, che sono stati poi rilanciati dagli account Travel Emilia-Romagna, che sono gli account social gestiti da APT Servizi, linkati direttamente al portale Emilia-Romagna turismo e blog Travel Emilia-Romagna.

Inoltre, si procederà con l’invio al consigliere, tramite WeTransfer, in quanto si tratta di un file molto pesante, ricordo che stiamo parlando di un progetto esclusivamente di carattere digitale, della rassegna stampa 2020 relativa a Stefano Accorsi, ambasciatore dell’Emilia-Romagna, il cui progetto e la cui collaborazione con la nostra Regione fu presentata con una conferenza stampa svoltasi il 15 luglio nell’Aula Magna della Regione.

Per quanto riguarda il compenso, confermo che, rispetto all’anno 2020, APT Servizi ha ovviamente erogato il corrispettivo pattuito nel contratto stipulato con l’attore, pari a 100.000 euro più IVA.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, assessore.

La parola al consigliere Barcaiuolo per la replica.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore per l’anticipo di risposta, nel senso che, ovviamente, gradirò ricevere tutto quello che lei ha annunciato ha intenzione di inviarmi. Solo dopo aver “visionato” questo materiale è chiaro che potrò dare un gradimento di soddisfazione o meno all’interpellanza.

Come lei ha giustamente detto, quando c’è stata la conferenza stampa di presentazione, in cui erano state enunciate tutte le attività che il signor Stefano Accorsi avrebbe svolto per promuovere Regione Emilia-Romagna, l’unica cosa che non avevate annunciato alla stampa era il compenso.

Visto che questi atteggiamenti nelle Giunte Bonaccini si sono susseguiti, perché tra artisti, cantanti, eccetera... Oltre 30.000 euro a Laura Pausini, 103.000 euro ad Andrea Delogu, 289.000 euro ad Alberto Tomba, più di 30.000 euro a Stefano Bandini, 219.000 euro a Paolo Cevoli, altri 36.000 euro a Razzoli. Sono tutte scelte legittime, per carità, che però dovrebbero essere messe a sistema con una pubblicità assoluta rispetto al compenso.

Quando dei professionisti, alcuni di questi veri e propri professionisti dello spettacolo, altri più in funzione di testimonial, quindi non propriamente professionisti dello spettacolo, ricevono dei compensi pubblici, deve essere chiaro ai cittadini qual è il compenso che percepiscono. Su questo invece continuo a notare, e ho notato negli anni, una sorta di ombra, anzi, di penombra inquietante quando vengono annunciate queste collaborazioni che, spesso, nel modo con cui vengono costruite e nella narrazione che anche la stampa dà, sembrano quasi degli atti d’amore nei confronti della Regione a cui appartengono.

Non è così. Ripeto, è legittimo, uno può valutare la bontà o meno dello spendere determinate somme in determinate attività. Io su alcune ho dei dubbi, su altre, invece, credo che si sia, ad esempio, investito bene, però è chiaro che su questo la trasparenza è assolutamente fondamentale, invece, al netto di attendere con ansia i file  annunciatimi dall’assessore, credo che su tutto questo complessivo di documentazione e di contratti fatti, sia sempre mancata, invece, questo non ho problemi a dirlo, da parte della Giunta della Regione Emilia-Romagna una trasparenza propositiva, mentre c’è sempre stata, eventualmente, una trasparenza indotta o dalla […]  dei consiglieri di opposizione, o da cose di questo tipo.

Oggettivamente, credo in cose di questo tipo non faccia onore ad una buona amministrazione il voler non dico celare, ma il voler non rappresentare in maniera completa le spese che il pubblico e quindi tutti noi abbiamo rispetto ad iniziative di questo tipo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ora avremmo due interpellanze cui deve rispondere l’assessore Donini, che ci ha comunicato che ha difficoltà di collegamento dall’ufficio, per cui ci raggiungerà a piedi. Nella modernità della tecnologia funzionano ancora i piedi, meglio delle connessioni.

Aspettiamo. Chiedo ai consiglieri di portare pazienza.

L’ultima interpellanza (oggetto 3710), sempre a firma della consigliera Gibertoni, l’interpellanza su “Piano di prelievo del cinghiale in selezione e in forma collettiva per la stagione venatoria 2021-2022” viene rinviata ad una prossima seduta, sulla base di un accordo intercorso tra la consigliera Gibertoni e l’assessore Mammi, che era incaricato di rispondere a nome della Giunta.

Tra un paio di minuti penso che l’assessore Donini ci raggiungerà. Riprenderemo dalle interpellanze, perché, come sapete, quelle non le possiamo sospendere e riprendere.

 

(La seduta sospesa alle ore 15,05 è ripresa alle ore 15,10)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ringraziamo l’assessore Donini, che ci ha raggiunto.

Direi che possiamo riprendere i lavori.

 

OGGETTO 3682

Interpellanza circa le misure necessarie per dotare la Casa Protetta di Montese (MO) del personale necessario a ripristinare la sua originaria capacità di accreditamento degli ospiti. A firma del Consigliere: Pelloni

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’interpellanza 3682: Interpellanza circa le misure necessarie per dotare la casa protetta di Montese del personale necessario a ripristinare la sua originaria capacità di accreditamento degli ospiti, a firma del consigliere Pelloni, che ha la parola per illustrarla.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

Negli anni ’70, il Comune di Montese si è dotato di una casa protetta per anziani e nel tempo ha sempre realizzato numerosi interventi per migliorarne gli spazi e la qualità dei servizi, arrivando ad ottenere l’accreditamento di ben 59 posti ad alta intensità sanitaria e l’inserimento di personale dell’azienda USL di Modena, tanto che la struttura è diventata un fiore all’occhiello e punto di riferimento per l’intero distretto sanitario di Vignola.

Considerato che si apprende con forte amarezza che la gestione della struttura nell’ultimo periodo ha subìto un forte decadimento, con il ridimensionamento della capienza da 59 a 40 ospiti circa, in quanto il gestore non sarebbe più in grado di fornire il personale infermieristico nella misura necessaria di otto unità di personale, riducendola a quattro unità soltanto.

Ciò ha comportato e comporta gravi conseguenze per gli ospiti, che necessitano di assistenza sanitaria continuativa, e non consente l’ingresso di ulteriori ospiti, con dimissioni ospedaliere protette, producendo un grave danno al servizio svolto dalla struttura.

Si interpella la Giunta regionale e l’assessore, che ringrazio per averci raggiunto, per sapere se e come intenda attivarsi per dotare la Casa Protetta di Montese del personale necessario a ripristinare l’originaria capacità di accreditamento di 59 posti presso la struttura.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliere.

La parola all’assessore Donini per la risposta a nome della Giunta.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Chiedo scusa per il ritardo, ma ogni volta che mi collego da remoto, all’ultimo istante, il collegamento non funziona. Chiedo scusa per aver fatto perdere qualche minuto.

Il consigliere Pelloni ha posto un tema molto importante, che riguarda sicuramente la struttura di Montese, ma che è un tema più generale: la carenza del personale infermieristico, che non riguarda solo l’Emilia-Romagna, ma riguarda tutto il Paese.

Tra l’altro, avendo assorbito una buona parte del personale infermieristico attraverso i concorsi pubblici, nelle strutture pubbliche, molto spesso questo personale infermieristico è giunto dalle strutture private, dalle CRA o da altre realtà accreditate. C’è un tema che abbiamo posto con forza a livello nazionale, di estendere tutte quelle possibilità per ampliare la disponibilità del personale infermieristico.

Ho divagato un attimo, ma mi sembrava molto centrale l’interpellanza che faceva il consigliere Pelloni.

La CRA di Montese è una CRA del distretto di Vignola, come ha ricordato, autorizzata per 59 posti accreditati, di cui 57 coprono il fabbisogno del distretto di Vignola. Il contratto di servizio vigente, prorogato fino al 31 ottobre 2021, prevede che il gestore garantisca l’assistenza infermieristica sulle 24 ore tramite una dotazione organica di 8 infermieri a tempo pieno e circa 12 ore settimanali di referente assistenziale e sanitario. Attualmente gli ospiti presenti in struttura sono 42. Il ridimensionamento del numero dei posti letto, come per le altre CRA, è il risultato di diversi accadimenti collegati alla pandemia e alla gestione dell’emergenza, dal blocco di nuovi ingressi durante il lockdown alla necessità di mantenere libere almeno due camere per garantire eventuali quarantene ‒ questa, ovviamente, è una misura cautelare ‒ e anche per la fase di filtro per gli ospiti in ingresso.

Nonostante la ripresa degli ingressi negli ultimi mesi, non si è mai superato il numero massimo di 52 ospiti. Il recente turnover del personale infermieristico, che il gestore non ha avuto la possibilità di sostituire, non per volontà, ma perché non ci sono, ha via via ridotto da otto a quattro il numero di infermieri in servizio, imponendo una graduale diminuzione a 44 posti per gli ospiti presenti, per mantenere il rapporto di un infermiere ogni 11 ospiti, come previsto dal contratto di servizio e come ovviamente in linea con le prestazioni qualitative.

È stato aperto un tavolo di confronto tra il gestore e l’azienda ASL, a livello provinciale e distrettuale, per garantire l’assistenza infermieristica, nonostante la nostra difficoltà a reperire i numeri adeguati di professionisti. In particolare, è stato affrontato il problema degli infermieri di CRA, che avendo partecipato a concorsi pubblici indetti dalle aziende sanitarie ospedaliere o territoriali, risultavano essere in graduatoria per l’assunzione nelle aziende stesse.

È stato quindi sottoscritto un protocollo d’intesa, a carattere sperimentale, tra azienda ASL e gestore, che prevede fino al 31.12.2021 Il mantenimento di quegli infermieri, assunti dalla ASL, a seguito di concorso presso le CRA, per garantire l’assistenza in attesa che il gestore riesca ad assicurare la sostituzione del personale.

Come vede, noi possiamo agire a livello locale con questi strumenti. Il tema di come ampliare la disponibilità e l’offerta di personale infermieristico è un tema che ovviamente va collocato in ambito nazionale.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie assessore.

La parola al consigliere Pelloni per la replica.

 

PELLONI: Grazie, presidente, grazie all’assessore per la risposta.

Mi ritengo moderatamente soddisfatto, nel senso che comunque permane… Come è stato detto, so che è una tematica nazionale, che non si risolverà a breve, nel senso che già ne abbiamo parlato anche in fase di assestamento, quando avevamo avanzato anche delle proposte per cercare in qualche modo di poter sopperire nel breve e medio termine, in attesa che magari si possa formare ancora di più personale infermieristico, e quindi di poter avere più personale a disposizione.

Mi ritengo quindi moderatamente soddisfatto, perché magari nel breve si può provare a sopperire, però la carenza nella programmazione arriva magari da lontano, quindi, la coperta è talmente corta che adesso magari riusciremo a coprire Montese, ma magari si scopre da altre parti.

Se poi si aggiunge anche, che è un tema, ovviamente, non oggetto di questa interpellanza, il grande tema del personale che verrà sospeso in seguito, magari per mancanza di vaccinazione, questo potrebbe ulteriormente peggiorare il personale sanitario a disposizione.

Sfrutto il fatto che abbiamo avanzato queste proposte. Noi chiedevamo, come magari anche Regione Veneto aveva fatto, di fare qualche specializzazione agli OSS presenti in più per riuscire in un qualche modo, in maniera sperimentale, per ora, a sopperire alla mancanza del personale infermieristico, per non chiudere dei servizi essenziali. Non sono solo essenziali per gli ospiti, ma in alcune realtà, come Montese, e in tante altre zone di montagna queste strutture sono anche posti di lavoro. Sono un indotto importante che per il sistema Paese, di questi Paesi, è fondamentale. Ovviamente, a 360 gradi vanno guardate queste strutture. È un ottimo servizio per gli ospiti, è un fondamentale servizio per le famiglie, ma anche per tutta la collettività sono servizi fondamentali.

Rimane il fatto che, mentre dovremmo ragionare per implementare i posti, visto che la popolazione anziana e, purtroppo, non autosufficiente aumenta, mentre dovremmo ragionare ‒ dicevo ‒ di ampliare i posti accreditati nel Paese e nella regione Emilia-Romagna, purtroppo ad oggi, invece, ci troviamo a ragionare di come almeno garantire i posti che abbiamo fino a poco tempo fa garantito.

Il ragionamento non deve fermarsi qua, ma trovare soluzioni nuove, magari con dei protocolli nuovi o, come in parte magari è già stato fatto, sperimentali, però qualcosa che possa, anche nel lungo periodo, garantire che non diminuiscano i posti, anzi possano aumentare. Le liste d’attesa, a quanto sapevo, nei nostri distretti era di 170 persone, ma so che anche a Bologna e in alcune zone dove la popolazione anziana e non autosufficiente, purtroppo, è in aumento sono ben più corpose e ben più ampie.

Grazie, presidente. Grazie, assessore.

 

OGGETTO 3686

Interpellanza circa l’attuale situazione del Pronto Soccorso di Castel San Giovanni (Piacenza). A firma della Consigliera: Stragliati

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo all’ultima interpellanza, la 3686: interpellanza circa l’attuale situazione del pronto soccorso di Castel San Giovanni. È a firma della consigliera Stragliati, che ha la parola per illustrarla.

Colgo un attimo l’occasione per avvertire ‒ comunicazione di servizio ‒ che effettivamente ci sono dei gravi problemi al server, che stanno cercando di superare. Quindi, se avete difficoltà a connettervi, dipende da questo, ma ci stanno lavorando.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore Donini per la presenza. Un saluto a tutti i colleghi.

L’interpellanza è stata depositata a fine giugno, ma ritengo che sia ancora attuale, in quanto si riferisce alla situazione del pronto soccorso dell’ospedale di Castel San Giovanni, che attualmente è aperto solo dalle ore 8 del mattino alle ore 20.

Con la presente interpellanza quindi chiedo quando il pronto soccorso tornerà operativo H24, oltre ad altri quesiti che poi presenterò. Tengo a fare una doverosa premessa, a costo di essere ripetitiva, in quanto ho presentato diversi atti ispettivi rispetto a questa importante struttura sanitaria che è l’ospedale della mia città. Come ho detto più volte in questa Assemblea, è stato il primo ospedale Covid d’Italia e d’Europa, quindi, dall’inizio della pandemia non è più lo stesso ospedale di prima.

I residenti della Val Tidone, con grande senso di responsabilità, hanno sempre accettato di avere un ospedale, di fatto, ridotto e depotenziato. Al momento riteniamo che, fortunatamente, la situazione pandemica sia maggiormente sotto controllo, anche in virtù del buon andamento della campagna vaccinale, e che quindi la situazione contagi sia migliorata.

Pertanto, a nome dei miei concittadini e di tutti i residenti della Val Tidone, e anche dei Sindaci del territorio, interrogo nuovamente la Giunta per sapere quando il nostro ospedale potrà tornare operativo, come durante la situazione pre-pandemia.

Abbiamo appreso che in data 7 giugno il pronto soccorso è stato riaperto, come dicevo prima dalle 8 alle 20. Abbiamo accolto favorevolmente questa notizia, però al momento, ripeto, non vi sono notizie certe rispetto alla riapertura H24, se non una comunicazione a mezzo stampa del primo settembre, del direttore generale dell’ASL di Piacenza, ingegner Luca Baldino, che ha dichiarato “non c’è ancora una data stabilita per la riapertura 24 ore su 24 del pronto soccorso dell’ospedale di Castel San Giovanni, se ne parlerà in questi giorni”.

Io sinceramente speravo se ne parlasse prima, visto che a luglio in una comunicazione l’assessore Donini aveva dichiarato che il pronto soccorso sarebbe tornato operativo H24 entro la fine dell’estate, quindi, presumo a breve. Al momento, però, non abbiamo ancora comunicazione di una data certa.

Auspico anche che la riapertura H24 avvenga con la stessa dotazione organica pre-pandemica, quindi con la stessa disponibilità di personale medico e sanitario pre-pandemia. Diversamente, sarà un depotenziamento conclamato di questa importante struttura ospedaliera.

Ci tengo a far notare che da novembre 2020 è stato un continuo ‒ anche dall’inizio della pandemia ‒ “apri e chiudi”. All’inizio della pandemia tutti i reparti, anche il pronto soccorso, sono stati chiusi e trasferiti presso l’ospedale di Piacenza. Poi il pronto soccorso è stato riaperto, sempre con orario diurno, e poi richiuso. Insomma, è stato un continuo “apri e chiudi”. Io ho fatto richiesta di accesso agli atti per conoscere le tempistiche di intervento dei mezzi di soccorso intervenuti in Val Tidone dal 20 novembre 2020 al 3 giugno 2021, in quanto è stato riscontrato che, a seguito della chiusura del pronto soccorso, anche gli interventi tramite i mezzi di primo soccorso in Val Tidone si sono allungati. Non è una dichiarazione della consigliera Stragliati. Sono dati oggettivi.

Porto l’esempio di un Comune dell’Alta Val Tidone. La media del tempo di trasporto in ospedale è di 43 minuti. Se poi facciamo riferimento alla media del tempo di arrivo sul posto dalla sede dei mezzi di soccorso, 26 minuti. Media del tempo di stazionamento sul territorio, 20 minuti. Questo in Alta Val Tidone. Poi ci sono anche altri Comuni. I tempi si sono nettamente allungati. Anche perché i mezzi di primo soccorso devono continuamente fare la spola tra la Val Tidone e il pronto soccorso dell’ospedale di Piacenza, essendo il pronto soccorso dell’ospedale di Castel San Giovanni operativo solo a metà. Quindi, non è più un pronto soccorso, ma un punto di primo intervento.

La situazione, come ho avuto occasione di rappresentare più volte, è preoccupante. Ritengo che questa interpellanza sia ancora attuale. Oltre a chiedere quali codici e quali sotto-classificazioni possono essere prese in carico presso il punto di primo intervento dell’ospedale di Castel San Giovanni, chiedo alla Giunta se ha intenzione di attivarsi, di concerto con l’ASL, affinché venga prevista la riapertura H24 di questo pronto soccorso e anche quando inizieranno i lavori di costruzione del nuovo pronto soccorso di Castel San Giovanni, promessi dalla dirigenza generale dell’ASL in data 16 ottobre 2020, in occasione della visita del ministro Speranza, per il quale era stato previsto di stanziare 3 milioni di euro.

Grazie, assessore.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera.

La parola all’assessore Donini per la risposta.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente, grazie consigliera Stragliati.

Dopo un opportuno confronto con l’azienda ASL di Piacenza, si forniscono in questa risposta le informazioni riguardanti ciò che lei ha indicato, una parte di quello che ha indicato come richieste, per quello che riguarda il pronto soccorso dell’ospedale di Castel San Giovanni.

L’organizzazione della rete prevede che i pronti soccorsi periferici operino ovviamente sempre in sinergia con quello di Piacenza, attraverso il consolidato sistema hub and spoke. Le patologie tempo-dipendenti, cioè l’ictus, l’infarto e via dicendo, gestite dalla centrale 118 vengono quindi indirizzate direttamente verso il pronto soccorso di Piacenza, come i codici di gravità 3 e 2, e i codici 1 (pediatrici, gravide e psichiatrici).

Le patologie non tempo-dipendenti sono invece prese in carico e trattate nelle sedi spoke, quindi più periferiche, e solo se necessario portate a Piacenza.

Al pronto soccorso di Castel San Giovanni le patologie più ricorrenti sono quelle traumatiche o degenerative (dolore toracico, alterazione del ritmo, ipertensione, respiratorie, infettive, infiammatorie), le patologie del tratto gastrointestinale e neurologiche. Il pronto soccorso tornerà ad operare 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, entro la prima metà di ottobre, tenendo ovviamente conto dell’andamento dell’epidemia.

Il pronto soccorso subirà in futuro una profonda trasformazione, che comporterà la sua realizzazione su un’area aziendale, adiacente all’ospedale, idonea a garantire la continuità assistenziale agli utenti. È già stato realizzato, dai tecnici dell’azienda, un primo studio di fattibilità della nuova struttura, finanziato come altri interventi per il territorio piacentino, e in via di perfezionamento, in questo caso, per un valore di 3 milioni di euro.

Dal momento dello sblocco del finanziamento, i tempi di lavorazione saranno i seguenti: sei mesi per la progettazione, sei mesi per la gara (aggiudicazione) e 24 mesi per il termine dei lavori (ovviamente, poi ci sarà l’attivazione).

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, assessore.

La parola alla consigliera Stragliati per la replica.

 

STRAGLIATI: Grazie, assessore.

Non mi ritengo soddisfatta, in quanto i tempi continuano ad allungarsi. Se cioè a luglio mi era stato comunicato che il pronto soccorso sarebbe tornato operativo H24, sette giorni su sette, entro la fine dell’estate, quindi io speravo entro il 21 settembre, adesso mi viene riferito entro la prima metà di ottobre. Non c’è ancora una data. Quindi, le tempistiche continuano a slittare.

Quando si tratta di salute pubblica, sinceramente, come Lega, non arretriamo di un millimetro. Vigileremo affinché la riapertura del pronto soccorso di Castel San Giovanni H24 avvenga il prima possibile, perché è una struttura sanitaria fondamentale per tutta la Val Tidone. Tutti i residenti hanno il diritto di avere una data certa per la riapertura e la piena operatività del pronto soccorso H24 il prima possibile.

Ripeto: ai miei atti ispettivi viene risposto con un continuo dilazionamento delle tempistiche. Questo, sinceramente, mi rammarica. Per cui, tornerò quanto prima sull’argomento. Auspico veramente di avere una data certa per la riapertura H24 del pronto soccorso.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): È stato risolto il problema del server. Tutti i consiglieri da remoto risultano collegati. Riprendiamo i lavori e procediamo con l’appello nominale.

 

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Zamboni risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BERGAMINI Fabio
  3. BESSI Gianni
  4. BONDAVALLI Stefania
  5. BULBI Massimo
  6. CALIANDRO Stefano
  7. COSTA Andrea
  8. COSTI Palma
  9. DELMONTE Gabriele
  10. FABBRI Marco
  11. FACCI Michele
  12. GERACE Pasquale
  13. GIBERTONI Giulia
  14. MALETTI Francesca
  15. MARCHETTI Daniele
  16. MARCHETTI Francesca
  17. MASTACCHI Marco
  18. MORI Roberta
  19. MUMOLO Antonio
  20. OCCHI Emiliano
  21. PARUOLO Giuseppe
  22. PELLONI Simone
  23. PICCININI Silvia
  24. PIGONI Giulia
  25. PILLATI Marilena
  26. POMPIGNOLI Massimiliano
  27. RONTINI Manuela
  28. ROSSI Nadia
  29. SABATTINI Luca
  30. STRAGLIATI Valentina
  31. TAGLIAFERRI Giancarlo
  32. TARASCONI Katia
  33. TARUFFI Igor
  34. ZAMBONI Silvia
  35. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Zamboni): Direi che il numero legale c’è, per cui possiamo aprire la seduta pomeridiana.

 

OGGETTO 1767

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: “Istituzione del servizio di Psicologia di base”. A firma dei Consiglieri: Pelloni, Bergamini, Bargi, Facci, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Rancan, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Montevecchi, Liverani, Catellani

(Discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 1767/1 - “Non passaggio all’esame degli articoli” - Approvazione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dalla seduta antimeridiana riapriamo il dibattito generale sull’oggetto 1767 Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri recante: “Istituzione del servizio di psicologia di base”. A firma dei consiglieri Pelloni, Bergamini, Bargi, Facci, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Rancan, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Montevecchi, Liverani, Catellani.

Il testo era stato licenziato dalla Commissione politiche per la salute e politiche sociali nella seduta del 23 luglio 2021 con parere contrario.

Qualcuno si iscrive al dibattito generale?

Consigliera Pillati, prego.

 

PILLATI: Grazie, presidente. Ho ascoltato prima della pausa, con attenzione, la presentazione del collega Pelloni, relatore del progetto di legge, e certamente condivido con lui un punto: l’emergenza pandemica ha aggravato la condizione psicologica della popolazione e ha quindi aumentato la domanda di supporto psicologico.

Nella prima fase dell’emergenza sanitaria sappiamo che le aziende USL dell’Emilia-Romagna hanno cercato di dare risposta ai bisogni psicologici dei cittadini, con l’obiettivo di prevenire e ridurre l’impatto psicologico e sociale sulla popolazione della pandemia.

Ogni azienda ha messo in campo diverse linee di azione che, pur con pesi e risorse diverse, hanno cercato di prevedere interventi a supporto di una pluralità di soggetti: cittadini ricoverati, contagiati, quarantenati, i loro familiari, così come i familiari delle persone decedute. Ma anche un supporto specifico agli operatori sanitari, ai soccorritori, così come alle persone con pregresse fragilità o già in carico ai servizi.

A distanza di oltre un anno da quella prima risposta emergenziale, la domanda di supporto psicologico non è diminuita ed è sempre più composita. Questo per molte ragioni. Ci sono le conseguenze della malattia, ma anche le paure generate sia dalla possibilità del contagio che dalle conseguenze economiche e sociali della pandemia. Ci sono gli effetti psicologici delle restrizioni della libertà conseguenti alle misure adottate, così come gli effetti negativi delle iper-connessioni alla rete, che ‒ come sappiamo ‒ possono generare fenomeni complessi, come il ritiro sociale o altre fobie scolastiche.

Come sempre succede nei momenti di crisi, in questo anno e mezzo si è registrato un aumento di depressione, ansia, stress o di altri disturbi mentali, di cui più volte abbiamo parlato in aula o in alcune delle Commissioni. Voglio ricordare, ad esempio, che in occasione della relazione sul monitoraggio delle azioni di contrasto alla povertà minorile, educativa e relazionale e di contrasto al fenomeno del ritiro sociale di preadolescenti e adolescenti, abbiamo proprio discusso del peggioramento delle condizioni psicologiche delle ragazze e dei ragazzi, proprio determinato dalle misure restrittive per contenere l’infezione. Secondo gli operatori dei servizi della Regione, i ragazzi mostrano difficoltà a relazionarsi. Sono aumentati i problemi di insonnia, le crisi di ansia, gli attacchi di panico, i disturbi alimentari, così come gli atti di autolesionismo. Ma sono in aumento anche tra i ragazzi casi di depressione, e non solo tra gli adolescenti. I casi più gravi si sono registrati anche per bambini più piccoli.

Sono aumentate le dipendenze non solo da sostanze, ma anche dalla tecnologia. Dunque, davvero un quadro composito e complesso di un bisogno che, anche sul piano quantitativo, non tende a diminuire.

Il progetto di legge che stiamo discutendo propone di rispondere a questi bisogni di assistenza psicologica, che appunto l’emergenza sanitaria, come si diceva, ha reso sempre più diffusi ma anche più eterogenei, attraverso l’istituzione di una nuova figura: quella dello psicologo di base, cioè un libero professionista che dovrebbe operare in rapporto convenzionale, al pari dei medici di medicina generale, o dei pediatri di libera scelta.

La proposta ne definisce i compiti, prevede l’istituzione sia di un elenco regionale degli psicologi di base, sia di un osservatorio regionale con funzioni di controllo e di programmazione. La figura dello psicologo di base, così come viene proposta, dovrebbe operare in contesti diversi da quelli delle cure primarie, mentre crediamo che sia assolutamente necessario potenziare le dotazioni di queste importanti figure professionali in diversi contesti: penso agli ospedali, ai centri di salute mentale, ai centri sulle dipendenze patologiche, o alla neuropsichiatria infantile, per citarne alcune.

Per poter rispondere a questo aumento di disagio e di fragilità, noi crediamo sia importante agire adeguando gli organici in capo alle aziende USL, come la Regione ha fatto, e non avventurandosi nella istituzione di nuove figure professionali perché, come lo stesso consigliere Pelloni ha ricordato, non esiste ancora una legge che prevede l’istituzione dello psicologo di base all’interno del Sistema sanitario nazionale.

La norma non consente che questo tipo di competenza sia attribuita alle Regioni, attualmente, quindi manca un riferimento normativo nazionale. Crediamo che quindi sia utile, importante e necessario incardinare nuovi professionisti nell’organizzazione attuale, in grado quindi di valutare, trattare direttamente i disturbi, ma anche capaci di muoversi all’interno della rete dei servizi, individuando di volta in volta il percorso più adatto alla persona.

La delibera approvata dalla Giunta nel mese di luglio di questo anno (Approvazione delle linee di indirizzo delle aziende sanitarie per l’area Psicologia clinica della salute e di comunità e definizione del monitoraggio relativo all’applicazione delle linee stesse nell’ambito del territorio regionale) è proprio in questa direzione che si muove, quindi non solo aumenta il numero degli operatori per ciascun distretto, perché l’offerta sia diffusa sul territorio, ma agisce anche attraverso nuove linee guida e dunque definisce quelle che sono le nuove priorità, le linee di sviluppo dei servizi proprio legate ai nuovi bisogni della popolazione conseguenti alla pandemia.

Ecco, da ultimo ci tengo a un’osservazione finale sulla proposta di legge, che spiega perché non voteremo questa proposta di legge e perché non abbiamo nemmeno tentato di emendarla. Lo ha ricordato il consigliere Pelloni, questo testo riprende i contenuti di due leggi regionali già presentate (lo ha ricordato correttamente), nella Regione Campania e nella Regione Puglia, ma queste leggi regionali sono state entrambe impugnate dalla Presidenza del Consiglio per illegittimità costituzionale, con delle contestazioni precise, cioè: i rapporti delle pubbliche amministrazioni con i professionisti possono essere disciplinate solo con legge statale; l’individuazione delle figure professionali con i relativi profili è riservata allo Stato; contrasto con le competenze statali in materia di coordinamento della finanza pubblica e previsione dell’assunzione a tempo determinato (questa, ovviamente, è una cosa specifica di una di quelle due leggi) di psicologi per l’assistenza di base, prescindendo dall’effettiva sussistenza di esigenze temporanee o eccezionali. Tra l’altro, segnalo che proprio nel corso del mese di luglio la Corte costituzionale si è già espressa proprio sull’illegittimità di quella della Regione Puglia.

Quindi, in sintesi, condividiamo la necessità di dare risposta a un bisogno di assistenza psicologica forte e composito, ma non crediamo davvero che la risposta di istituire una figura che attualmente l’ordinamento nazionale non prevede sia possibile e nemmeno efficace. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera.

Ci sono altri consiglieri e consigliere che vogliono intervenire nel dibattito generale? Qui in Aula non ci sono richieste e pare neanche da remoto.

Voi sapete che a questo progetto di legge è associato l’ordine del giorno n. 1767/1 di non passaggio all’esame dell’articolato, ordine del giorno a firma della consigliera Maletti. Quindi apriamo le dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno 1767/1.

È aperta la procedura di voto. Non ci sono dichiarazioni di voto, quindi direi di partire con la votazione. Chiudiamo le operazioni di voto.

 

Votanti 32

Favorevoli 21

Contrari 11

 

È approvato.

 

L’ordine del giorno è approvato e non si procede all’esame dell’articolato del progetto di legge 1767.

 

OGGETTO 3542

Proposta d’iniziativa Giunta recante: "Atto di indirizzo triennale in materia di programmazione e amministrazione del trasporto pubblico regionale per gli anni 2021-2023" approvazione - (art. 8 L.R. n. 30/98 e s.m.i.). (52)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo, quindi, alla proposta di iniziativa della Giunta 3542 recante: atto di indirizzo triennale in materia di programmazione e amministrazione del trasporto pubblico regionale per gli anni 2021-2023. Approvazione. Articolo 8, legge regionale n. 30/98. Delibera di Giunta n. 840 del 9 giugno 2021.

La Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità ha espresso parere favorevole nella seduta del 7 luglio 2021 con la seguente votazione: 26 voti favorevoli, 15 contrari, nessun astenuto, apportando qualche modifica al testo.

Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Apriamo la discussione generale sul provvedimento.

Il consigliere Bulbi ha chiesto di intervenire. Probabilmente voleva integrare il suo voto.

 

BULBI: Sì, esatto. Volevo aggiungere il mio voto favorevole.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Aggiungiamo il voto favorevole alla votazione precedente del consigliere Bulbi.

Riapro la discussione generale sulla proposta di iniziativa della Giunta, l’atto di indirizzo triennale in materia di programmazione del trasporto pubblico regionale.

Non ci sono richieste di intervento né in aula né da remoto.

Scusi. Il consigliere Andrea Costa. Prego.

 

COSTA: Grazie, vicepresidente. Non è colpa sua, ma è colpa del tasto che non andava.

Il punto è stato illustrato e discusso in Commissione, come è stato ricordato adesso nella presentazione. In quella seduta c’è stato un dibattito piuttosto interessante. Voglio cogliere, rinnovando a mia volta l’auspicio che si possa effettuare, l’invito che arrivava dalle minoranze ad audire in Commissione III le aziende che si occupano di trasporto pubblico locale per fare un po’ la fotografia dell’andamento di quest’ultimo biennio, molto tribolato, e anche un approfondimento rispetto alle novità in ambito tariffario che la Regione, secondo me, in maniera molto intelligente ha messo in campo.

Detto questo, nell’atto che stiamo discutendo ci sono alcuni punti, secondo me, di forza. Primo fra tutti, perché è l’architrave da cui discende tutto il resto del ragionamento, è il focus sulle Agenzie della mobilità, che tornano ad essere rilanciate a livello provinciale come il luogo nel quale agire una piena regia di confronto tra istituti pubblici e anche portatori di interesse privati, al fine di definire qual è la migliore organizzazione del trasporto pubblico locale.

Tradotto: quali sono le linee sulle quali investire e quali le carenze da recuperare, quali le novità da mettere in campo e come articolare quella stessa organizzazione.

Siccome in un passato neanche troppo remoto, l’idea che le Agenzie della mobilità potessero essere razionalizzate, accorpando più territori, è stato un pensiero, trovare invece rilancio a livello territoriale dell’ente strumentale Agenzia della mobilità, così, per come descritta in questo atto, secondo me è un elemento estremamente importante.

Secondo punto di forza è la valorizzazione del rapporto tra il pubblico e il privato nell’organizzazione stessa del servizio. Le aziende private concorrono a coprire circa il 30 per cento dei servizi di trasporto pubblico locale di cui i nostri territori necessitano. Abbiamo visto, alla luce anche delle esigenze che la pandemia ci ha messo di fronte, come la risposta del privato a integrare l’organizzazione pubblica sia stata determinante, non solo e non soltanto per le limitazioni e la capienza. Dentro questo atto c’è un focus importante rispetto alla valorizzazione di questo rapporto tra pubblico e privato, ed è un secondo elemento, secondo me, di forza, anche nell’ottica della maggior flessibilità del servizio che ci viene richiesta, non solo e non soltanto in questa particolare congiuntura di emergenza ancora legata alla gestione della pandemia.

C’è poi un capitolo piuttosto importante legato agli investimenti. Ci sono gli investimenti sul ferro che assommano a 240 milioni di euro di interventi sulle linee regionali ferroviarie per l’elettrificazione. Buona parte di questi milioni di euro sono già tradotti in cantieri, alcuni dei quali – io vengo da un territorio, come quello della provincia reggiana, in cui questi cantieri sono già alle battute finali, e segnano però il rinnovato interesse regionale rispetto allo sviluppo del trasporto pubblico locale su ferro – si accompagnano a qualcosa che per qualcuno potrebbe sembrare secondario e che invece è estremamente importante, e poi dirò perché. Un’altra sessantina di milioni di euro vanno per la risoluzione di quelle interferenze tra ferro e gomma, cioè eliminazione dei passaggi a livello e realizzazione di opere di viabilità alternative. Perché sono importanti? Da un lato perché cuciono il territorio. Noi abbiamo molte linee ferroviarie che attraversano, tagliandoli, i nostri centri abitati. Questo è un problema. Risolvere quelle interferenze significa anche mettere a pieno valore gli investimenti che si stanno facendo sull’elettrificazione.

Un paio di esempi banali. Se l’implementazione di sistemi di sicurezza fa sì che, ad esempio, i tempi di attesa oggi a un passaggio a livello siano più lunghi di quelli di qualche anno fa, il cittadino, per assurdo, potrebbe vedere gli investimenti che stiamo facendo in termini di elettrificazione, quindi potenzialmente di aumento del numero dei convogli in transito sull’asse ferroviario regionale, non positivamente. Quindi, noi abbiamo il dovere di risolvere queste interferenze, facendo sì che gomma e ferro non cozzino l’una con l’altro.

E poi, appunto, servono a ricucire il nostro tessuto urbano. Questi investimenti di risoluzione di queste interferenze e di realizzazione di nuova viabilità alternativa vanno fatti, come si stanno facendo, in un rapporto sinergico con i territori, che sono pronti ad accompagnare le strutture regionali, penso in particolare a FER, in questo processo di pieno restyling, rinnovo delle linee ferroviarie regionali. Risolvere queste interferenze significa poter sfruttare appieno la velocità dei nuovi convogli elettrici, ad esempio, che, con molti meno incidenti, come quelli che si registrano oggi, dovuti alle interferenze, possono sviluppare appieno la loro velocità, quindi risultare competitivi. Io in Commissione ho fatto un esempio, che rifaccio anche in quest’aula. Se da Guastalla a Reggio impiego 58 minuti per fare il tragitto su linea ferroviaria, può anche darsi che non valuti competitivo il treno rispetto all’automobile. Se, invece, grazie alla risoluzione delle interferenze, all’aumento della sicurezza e agli investimenti per l’elettrificazione, quindi con locomotori che sviluppano una fase di accelerazione più importante, quei 58 minuti dovessero diventare 40, allora sì che il ferro sarebbe competitivo rispetto alla gomma e io rinuncerei a raggiungere il capoluogo dalla Provincia in automobile.

Questi investimenti sul ferro si accompagnano a quelli sulla gomma. 212 milioni di euro sono già in campo per il rinnovo del parco mezzi. Sono già 600 gli autobus sostituiti del parco mezzi che afferisce alla gestione del trasporto pubblico locale, per arrivare ‒ si immagina ‒ a un totale di 1.200 veicoli.

E poi c’è, come dicevo, la parte, secondo me molto importante, della scontistica che viene finanziata con interventi regionali (sono circa 22 milioni di euro) con una particolare attenzione alle fasce più giovani della popolazione, in particolare agli studenti che utilizzano, o devono utilizzare sempre di più il trasporto pubblico locale per fare il tragitto casa-scuola e scuola-casa.

Perché è importante intervenire con delle tariffe dedicate su questa fascia di popolazione? Perché si sviluppa un’abitudine, io credo: ragazzi che imparano ad utilizzare e trovano efficiente il trasporto pubblico locale, saranno un domani adulti che continueranno a usare il trasporto pubblico locale e non l’auto individuale, così decongestionando il traffico nei centri urbani più densamente abitati.

Secondo me c’è tanto, dentro questo atto di indirizzo, che non nasconde anche gli ambiti di intervento, con le criticità sulle quali intervenire, però mi sembra che abbia, tanto come cornice quanto nella concretezza di alcuni numeri che si declinano in investimenti da realizzarsi, o già in corso di realizzazione, le linee e l’idea di un trasporto pubblico locale che è al centro delle riflessioni di questa Regione, quindi dei nostri territori.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ha chiesto la parola il consigliere Tagliaferri.

Prego.

 

TAGLIAFERRI: Mi sentite, presidente?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Benissimo, prego.

 

TAGLIAFERRI: Grazie, presidente.

Presidente, colleghe e colleghi, oggi siamo chiamati all’ultimo atto del documento programmatorio sul trasporto pubblico regionale per il prossimo triennio. Un atto amministrativo su cui noi andremo ad esprimere il nostro voto fortemente influenzato dall’emergenza Covid. È chiaro a tutti quindi che le responsabilità per una programmazione che noi giudichiamo insufficiente e fallimentare non sono in capo solo alla Giunta emiliano-romagnola. Ciononostante, i problemi sono sotto gli occhi di tutti.

Non volendo e potendo replicare, la discussione puntuale che abbiamo avuto in Commissione assembleare, mi limito ad enunciare i macrotemi su cui giudichiamo negativamente questo documento.

Al di là del profluvio di numeri che si sciorinano quando si vuole porre una particolare enfasi solo su alcuni aspetti di un tema, vale la pena ricordare gli aspetti negativi ancora ben presenti, sia per chi lavora nel settore del trasporto pubblico che per gli utilizzatori del servizio.

Non volendo affondare il colpo della polemica sui mezzi strapieni in periodo di Covid, come denunciato anche da eminenti esponenti della società civile vicini alle posizioni politiche della sinistra, aspetto con molta ansia i primi dati che emergeranno dai vari tavoli aperti nelle varie prefetture sui primi dati del servizio in corrispondenza dell’apertura delle scuole.

Il trasporto pubblico è il primo indiziato per la diffusione del contagio. Avremmo voluto una presa di posizione più decisa da parte della Regione, all’avanguardia su tutto, di fronte a certi bizantinismi per gestire alla meno peggio il tema del trasporto pubblico con quello della sicurezza sanitaria.

Vanno bene, quindi, bus aggiuntivi. Va bene il ruolo di dissuasione dei controllori. Vanno bene le App per indicare il livello di capienza dei mezzi che stanno arrivando. Ma la sintesi è che garantire il distanziamento è e sarà una pia illusione e l’aria non verrà in alcun modo sanificata all’interno dei mezzi solo perché ‒ prendo ad esempio gli autobus urbani ‒ aprono di frequente le porte per l’afflusso e il deflusso dei passeggeri.

Insomma, sembra di essere alle comiche. Sottolineando, poi, come per “trasporto pubblico” si intenda ancora in stragrande parte il trasporto urbano su gomma, dimenticando o lasciando a se stesso tutto il trasporto su ferro, va rilevata la totale assenza di integrazione con taxi e Noleggi con conducente, che fanno il paio con le innumerevoli iniziative per l’integrazione tariffaria dei servizi, che ad oggi hanno prodotto solo una giungla di nomi fantasiosi e altisonanti che ben poco hanno chiarito la situazione all’utilizzatore finale.

Anche il ricorrente generico richiamo alla digitalizzazione dei servizi ci trova particolarmente scettici, soprattutto se riferito alle fasce più deboli della nostra popolazione.

Per concludere, vorrei citare un ultimo esempio. Con l’arrivo del PNRR e del Next Generation EU, le Amministrazioni hanno scoperto le meraviglie della transizione ecologica. La Giunta di questa Regione non fa differenza in merito, e così ecco comparire come un fungo da qualche tempo a questa parte la mobilità ciclabile. Badate bene: non parlo di piste ciclabili, comunque essenziali per circolare in sicurezza, ma della bicicletta, mezzo assolutamente ad uso privato, elevata a sistema quale soluzione trasportistica di massa. Tutto bene, quindi, niente da eccepire. Se non fosse per un dettaglio: come si può incentivare, sempre in maniera molto generica e vaga, l’uso massivo della bicicletta per gli spostamenti se non si prevedono adeguate forme di tutela per tale mezzo? Si fa presto a dire che la bicicletta deve divenire l’interfaccia di mobilità preferita una volta che si arriva alla stazione ferroviaria dall’hinterland.

Chiunque faccia un giro intorno alle stazioni dei nostri territori sa bene che lasciare la bicicletta in sosta in tali luoghi è compiere una scommessa, spesso perduta in partenza, sul furto del mezzo.

E comunque, anche la mobilità ciclabile avrebbe bisogno di una maggiore integrazione con tutti gli altri mezzi che compongono il trasporto pubblico locale, cosa che francamente si fa fatica a vedere in prospettiva in questo documento.

Per tutte queste ragioni, per una programmazione che sembra un meraviglioso libro dei sogni, a noi, cari colleghi, non rimane che ribadire il convinto voto contrario che abbiamo già espresso in Commissione, fermo restando che continueremo a monitorare l’applicazione di queste linee di indirizzo e non smetteremo di intervenire ogniqualvolta la pratica si discosterà radicalmente da questa teoria alquanto fantasiosa.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente. Si sente bene?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sì, la sentiamo benissimo.

 

FACCI: Perfetto.

Si tratta necessariamente di ribadire quello che era già stato detto in occasione della Commissione dello scorso luglio. A dire la verità, praticamente due mesi fa, ci aspettavamo quantomeno anche solo a livello di nota integrativa, un aggiornamento dei valori e un aggiornamento dei numeri, perché già in quella sede avevamo sottolineato come alcuni dati riportati nell’atto di indirizzo sostanzialmente non fossero aggiornati, quindi non erano in grado, e sono in grado, oggi, di dare un riscontro puntuale a quelle che sono le osservazioni e le note che sono la premessa a questo documento.

L’elemento più critico da fare a questo atto è sostanzialmente questo: a fronte di una dichiarata – perché nelle premesse questo atto non […] – preoccupazione per quelle che saranno le conseguenze della pandemia, che non è ancora esaurita, quindi al sentimento di disaffezione, o anche di preoccupazione nei confronti del trasporto pubblico da parte dell’utenza, a fronte della netta consapevolezza di questo, non ci sono azioni conseguenti. Se le azioni conseguenti sono il ristoro alle aziende di trasporto o un’estensione delle gratuità, è sicuramente una misura tutt’altro che efficiente. Proprio perché, a fronte di una problematica seria e severa come quella di adottare misure strutturali di contrasto al Covid, rispetto al trasporto pubblico, occorre che vi siano delle modifiche anche nel sistema trasportistico, che non è semplicemente quello della capienza o come misuriamo la capienza, si tratta proprio di modificare strutturalmente il mezzo per poter offrire quel trasporto in sicurezza che oggi viene richiesto.

Il distacco, la paura, passatemi anche questo termine, che oggi l’utenza ha nei confronti del trasporto pubblico, proprio perché è un contesto in cui necessariamente si verificano degli assembramenti, non si vince se io offro allo studente il vantaggio economico. Anzi, se vogliamo, lo incentivo a utilizzare un mezzo che, però, non ha le condizioni di sicurezza che oggi, invece, occorrerebbe ci fossero.

Quindi, una modifica radicale. L’adozione di strumenti di sanificazione a bordo, di riciclo dell’aria. Una serie di modifiche strutturali, come avviene oggi in ogni ambiente di lavoro o in ogni ambiente in cui vi è la presenza di più persone. Questo oggi non c’è.

Siccome questo atto parte dal presupposto, parte dalla consapevolezza che riguarda il periodo post pandemico, quindi triennio 2021-2023, in cui si dà atto che questo periodo di emergenza contraddistinguerà tutto questo periodo, ci aspettavamo qualcosa di più. Ci aspettavamo qualcosa di più, di importante, che non fossero misure di tamponamento. Tra l’altro, se dobbiamo andare a parlare di incentivazione del mezzo pubblico, di integrazione, abbiamo già criticato ampiamente questo discorso degli abbonamenti per studenti e della loro sostanziale non dico inutilità, perché comunque alla fine un minimo di vantaggio lo portano, ma non sono quelli che naturalmente oggi servono.

L’abbonamento per i più piccoli, per gli studenti più piccoli gratuito, in realtà presuppone che poi vi sia l’adulto che paga, quindi in realtà è un mezzo per garantire alle aziende di trasporto pubblico una copertura, un trasferimento di denaro, sapendo perfettamente che questi abbonamenti non saranno utilizzati, così come invece formalmente risultano.

In realtà, quindi, è un modo per dare una mano alle aziende di trasporti. Per l’amor di Dio, ci sta tutto: le aziende di trasporto garantiscono posti di lavoro e svolgono una funzione importante. Però il punto vero è quantomeno di dire le cose come stanno, e non diciamo che si regala a tutti gli studenti un trasporto che in realtà non faranno mai.

Quello che è interessante è sicuramente quello per le fasce superiori, una gratuità sicuramente importante. C’è il limite dell’ISEE, e questo sicuramente ci sta. Il problema, come abbiamo visto e come è stato denunciato anche nelle settimane scorse da comitati di pendolari, è che non riguarda tutti. Vi sono infatti territori, specie quelli di montagna, quegli appenninici, in cui praticamente questa integrazione, per il fatto che devono fare tratte anche con trasporto su gomma extraurbano, il trasporto su treno fondamentalmente rimarrebbe scoperto, o viceversa.

Lo studente cioè che è costretto a prendere due mezzi di trasporto pubblico non ha la gratuità sull’intera tratta, ma soltanto su uno dei due mezzi.

Se vogliamo trattare gli studenti in eguale misura, dobbiamo allora in qualche modo prevedere la gratuità per tutti. Questa è una ulteriore falla nel sistema, così come quando c’è l’abbonamento, la gratuità del trasporto urbano nelle grandi città per chi ha l’abbonamento sul treno, la stessa gratuità non c’è quando l’abbonamento a monte è un abbonamento, in realtà, sull’extraurbano, sul trasporto su gomma extraurbano.

Ci sono dei provvedimenti che, ripeto, saranno sicuramente importanti, ma non sono uguali per tutti. E allora non sono giusti nel momento in cui non sono uguali per tutti.

In ogni caso, e concludo, qui da remoto non riesco a calcolare il tempo, il punto vero è che, se noi vogliamo fare in modo che il trasporto pubblico sia fruito e sia utilizzato dall’utenza, dobbiamo creare le condizioni di sicurezza, dobbiamo fare in modo che effettivamente le persone lo possano efficacemente considerare come uno strumento utile e sicuro. Ed è anche per questo... Siccome questa situazione di incertezza esiste tuttora, perché non ci sono dati aggiornati [...]. Questo atto riporta i dati del 2019 sulla misura dei trasporti, su quanto effettivamente è stato utilizzato. Si dà atto che la pandemia ha allontanato l’utenza. Questa, se vogliamo, è una deduzione facilissima.

Il punto è, e faccio un’ulteriore riflessione: ha ancora senso oggi insistere nella realizzazione di nuove strutture, di strumenti, nuove infrastrutture di trasporto pubblico? Penso al tram a Bologna e penso all’assessore Priolo, che lo ha sempre sbandierato come una misura che avrebbe risolto tutti i mali della città. Ha ancora senso, oggi, quando in realtà il trasporto pubblico locale è messo in discussione nella sua fruizione? Mettiamo in sicurezza quello che c’è, per ridare fiducia all’utenza, senza inventarci nuovi mezzi che non sappiamo che impatto potranno avere, visto che non sappiamo se dalla pandemia ‒ lo speriamo tutti ‒ siamo definitivamente usciti.

In un atto di programmazione a tre anni mi sarei aspettato misure straordinarie per ritornare alla normalità di prima. Qui non ci sono queste misure straordinarie, perché oggi nei mezzi pubblici c’è ancora assembramento, ci sono ancora condizioni in cui la garanzia di isolamento, la garanzia di sicurezza non c’è. Su questo mi sarei aspettato che la Giunta con questo atto si esprimesse in maniera chiara, con misure strutturali che appunto mancano.

Pertanto, il voto sarà certamente e decisamente contrario, pur condividendo, per quel che possono essere naturalmente positivi, degli interventi economici che sicuramente porteranno beneficio a qualche famiglia, ma non daranno le risposte che tutta la collettività si aspettava e che si sarebbe aspettata da questo atto, o comunque dagli atti di programmazione da parte dell’Amministrazione regionale.

Grazie.

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Volevo fare un paio di osservazioni, a cominciare dai cosiddetti servizi di MaaS (quindi mobility as a service), quindi la necessità di rafforzare questi servizi che parlano di mobilità come servizio, le piattaforme tipo ROGER, per renderle più funzionali, per renderle anche più comprensibili dagli utenti e per fare in modo che riescano ad espletare la loro funzione nel modo più completo possibile. Bisogna quindi investire.

Il secondo punto riguarda il potenziamento e il rinnovo della flotta degli autobus. Si dice, nel documento in discussione, che i prossimi anni si investirà tra diversi capitoli risorse nazionali, regionali e aziendali 438 milioni per 1.600 nuovi autobus.

Facendo un rapido calcolo spannometrico, emerge una media di circa 273.750 euro per ogni autobus. Questo farebbe pensare che non si punta agli autobus elettrici, ma a quelli diesel. Infatti, un diesel euro 6 costa più o meno 250.000 euro, più o meno quanto un autobus a metano e un po’ più dell’ibrido.

Se però guardiamo al costo dell’autobus elettrico, che è l’unico veramente ad emissioni zero, sia emissioni di gas inquinanti, sia di rumore, è l’unico mezzo che garantisce di contrastare contemporaneamente l’inquinamento atmosferico e l’inquinamento acustico. Se poi l’elettricità che viene usata è elettricità da fonti rinnovabili, è anche la miglior soluzione contro le emissioni climalteranti.

Come Europa verde, non a caso qualche giorno fa abbiamo fatto un flash mob davanti alla sede di TPER, proprio per chiedere che rafforzino la flotta di bus elettrici, che è quello che sta facendo, per esempio, il Comune di Milano. Vorremmo che Bologna si allineasse al Comune di Milano, che punta ad una flotta completamente elettrica.

Per quanto riguarda gli autobus a idrogeno, adesso c’è questo innamoramento per l’idrogeno, io ho visitato Bolzano, dove c’è una mini flotta di vetture a idrogeno e un paio di autobus a idrogeno, che sono stati, però... Credo, anzi, sia solo uno: un autobus, in realtà, è stato realizzato grazie a dei fondi europei. Queste sono vetture che hanno ancora dei costi pazzeschi. Anche l’alimentazione non è così semplice.

Piuttosto che avventurarsi in questa nuova moda dell’autobus a idrogeno, Europa pensa che sarebbe meglio puntare, invece, su una tecnologia già a impatto zero, acustico ed atmosferico, e già collaudata, perché di questi autobus elettrici ne girano tanti. Sarebbe importante che anche in Regione si spingesse sulle aziende di trasporto, indirizzando i finanziamenti alla sostituzione dei bus a diesel puntando a quelli elettrici.

L’ultimo punto che volevo citare riguarda il PRIT 2025, che ‒ come sappiamo ‒ fu adottato dalla Giunta, ma non è stato approvato in Consiglio regionale. Quindi, prima o poi ci tornerà. Rispetto a questo PRIT, la richiesta è, visto che ci sono i nuovi obiettivi europei, il 55 per cento di riduzione dei gas climalteranti al 2030, se, prima di riproporre il PRIT così come fu adottato dalla Giunta, non si pensi di rivedere i parametri alla base di quei ragionamenti, in funzione dei nuovi obiettivi europei.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, passerei la parola all’assessore Corsini. Prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Alcuni chiarimenti, ma soprattutto alcune risposte sono tenuto a darle perché ci sono stati alcuni interventi che mi hanno ‒ diciamo così ‒ sollecitato. Naturalmente non mi soffermerò sull’impianto complessivo dell’atto di indirizzo, che è un documento importante, appunto perché delinea le strategie e gli indirizzi di carattere politico sulla mobilità pubblica nella nostra regione, a cui poi seguirà il patto per il TPL, che è un documento più di carattere politico, che esploderà indirizzi strategici contenuti in questo atto di indirizzo e sarà oggetto di una condivisione, che in parte è già iniziata, perché anche questo atto di indirizzo è stato già oggetto, appunto, di questa condivisione, con tutti gli attori del TPL, quelli pubblici, naturalmente, quindi Province e Comuni, le aziende, le Agenzie per la mobilità, i sindacati e le organizzazioni dei consumatori.

Non starò naturalmente, l’abbiamo fatto in Commissione, a ripercorrere i punti salienti dell’atto di indirizzo, ma mi limito a dare alcune risposte, partendo dalle considerazioni fatte dal consigliere Tagliaferri, che ha parlato di programmazione fallimentare e di comiche (questi sono i termini che sono stati utilizzati). Ora, al di là naturalmente, della propaganda, io ritengo che siano anche abbastanza ingenerosi nei confronti innanzitutto dei Prefetti, che hanno coordinato, su indicazione del Ministero, del Governo, i tavoli per la programmazione del trasporto pubblico locale, sulla base di una condivisione e di una programmazione fatta incrociando le esigenze delle scuole, in termini di popolazione scolastica, in termini di orari. Un lavoro prezioso che hanno coordinato i Prefetti, a cui va il mio ringraziamento, e a cui abbiamo dato naturalmente come Regione tutto il supporto necessario, di carattere tecnico e di carattere istituzionale. È ingeneroso nei confronti del mondo della scuola, che ha contribuito alla stesura di questi nove piani, che sono stati inviati celermente al Ministero.

Il  ministro Giovannini, peraltro, ieri ha ricordato la Regione Emilia-Romagna come una Regione, da questo punto di vista, virtuosa rispetto all’organizzazione dei servizi per la ripartenza delle scuole e anche rispetto al numero di autobus aggiuntivi che sono stati inseriti nella programmazione ordinaria. È ingeneroso nei confronti di tutti gli Enti locali, delle Province, che ripeto, hanno fatto un lavoro importante e prezioso, che non è assolutamente fallimentare, anche perché i giudizi sul fallimento di una programmazione si fanno alla fine, eventualmente, o comunque in corso d’opera, non dopo un giorno. Le scuole sono iniziate ieri. Non mi risulta ci siano stati problemi di sovraffollamento oltre l’80 per cento. Naturalmente, i primi giorni sono quelli più difficili perché anche gli orari scolastici non sono fermi. Abbiamo avuto segnalazioni di scuole che hanno terminato prima del previsto l’attività didattica. Questo poteva comportare qualche problematica rispetto all’erogazione dei servizi di trasporto pubblico. Questo non si è verificato.

Ricordo anche che l’80 per cento della capienza sui mezzi significa cinque persone in un metro quadro. Quindi, se il consigliere Tagliaferri pensa che con l’80 per cento gli autobus siano mezzi vuoti, non ha ben contezza delle misure di un autobus e di che cosa significhi “80 per cento”.

Detto questo, riteniamo ci sia la necessità di una riforma complessiva del trasporto pubblico locale. È un percorso che ha avviato anche il Governo. Questo atto di indirizzo prefigura una serie di scelte che, ripeto, non sto a ripercorrere perché sono state ampiamente illustrate durante la Commissione, sono state anche discusse nel CAL e saranno oggetto di un successivo approfondimento, che poi porterà alla stesura del Patto per il lavoro.

Mi soffermo su due aspetti che sono stati evidenziati anche dalla consigliera Zamboni. Fanno parte di un tema fondamentale, che è uno dei pilastri, dei punti strategici di questo documento, ossia quello della digitalizzazione, che dovrà sempre di più essere un elemento caratterizzante e qualificante il trasporto pubblico. La pandemia ha inevitabilmente comportato una reazione anche di respingimento, a volte, dell’utilizzo del trasporto pubblico locale. Con questo atto di indirizzo e con i passi successivi, con le fasi operative, cui seguirà l’atto di indirizzo, dobbiamo cercare di mettere in campo, come veniva ricordato, tutte quelle misure per riconquistare ‒ diciamo così ‒ una parte della fiducia che l’utente deve avere nei confronti del trasporto pubblico locale. Non perché, come dice il consigliere Tagliaferri, al quale chiederei di farci sapere, di informarci sulle fonti che lo hanno portato a dichiarare che il trasporto pubblico locale è il principale vettore del virus. Io non ho contezza di dati scientifici di questa natura; se ce li vuole fornire, saremo ben lieti di esaminarli.

Al contrario, non ci sono evidenze scientifiche che testimoniano questo. Questo non significa naturalmente che all’interno degli autobus il virus non circoli. Circola in tutti quei luoghi dove probabilmente non vengono rispettate le regole basilari per il contrasto alla pandemia.

La digitalizzazione però è sicuramente un tema, e l’applicazione ROGER deve essere implementata. È stata una felice innovazione, che oggi ha bisogno di essere ulteriormente implementata, sviluppata, migliorata in molti suoi aspetti ed estesa a tutto il territorio regionale, con una forte integrazione anche con i servizi privati.

È già stato fatto l’accordo con i tassisti e con gli NCC perché anche la mobilità pubblica erogata da soggetti privati entri a pieno titolo nella cornice complessiva del trasporto pubblico locale, così come il tema della transizione ecologica, che è uno dei contesti di riferimento principali attorno al quale abbiamo costruito questo documento rappresenta ovviamente una bussola di riferimento fondamentale attorno al quale si sviluppa, ad esempio, il tema della sostituzione del parco autovetture-bus della nostra Regione.

Qui c’è un problema. Non esiste quello delle risorse, nel senso che noi avremo a disposizione, con i fondi ministeriali e con la quota aggiuntiva del PNRR le risorse necessarie per fare, nei prossimi dieci anni un piano completo, totale di sostituzione dei mezzi più inquinanti. Certamente, l’obiettivo è quello di arrivare alla completa elettrificazione, come stiamo facendo per le linee ferroviarie. Non sarà però ovviamente un passaggio che avverrà in poco tempo, o in maniera netta, dall’oggi al domani. In questo piano di sostituzione, però, soprattutto per quanto riguarda i mezzi urbani, ci sarà un netto incremento dei mezzi elettrici, e sicuramente la dismissione totale dei mezzi diesel, che dovrà essere effettuata, io penso e credo, anche in tempi più veloci di quelli previsti in tutti i documenti di programmazione. Quei documenti di programmazione, quelle tempistiche di programmazione, infatti, non tenevano conto dell’accelerazione che il Governo ha voluto dare in termini di risorse economiche, per accompagnare la sostituzione di mezzi più inquinanti con mezzi in parte a metano, in parte elettrici, che dovranno essere immessi sulle nostre strade nei prossimi anni, io dico nei prossimi cinque anni, con l’obiettivo, naturalmente, di velocizzare il più possibile questo tipo di transizione.

Questo lo dico perché abbiamo fatto anche una serie di verifiche tecniche. Il tema vero non è quello di avere le risorse per poterlo fare. Il tema vero è che le aziende che producono questi mezzi non sono in grado in tempi veloci ‒ non sono tantissime nel mondo le aziende che hanno una capacità produttiva particolarmente significativa ‒ di produrre mezzi meno inquinanti nei tempi che le Amministrazioni pubbliche richiedono. Se considerate che oggi c’è una spinta fortissima e anche tantissime risorse per rinnovare la flotta degli autobus e le aziende, che a livello internazionale sono poche, parliamo di quattro-cinque aziende che hanno una capacità produttiva significativa, devono corrispondere rispetto agli ordini, c’è un problema di questa natura. Quindi, anche quando ragioniamo di incentivare gli investimenti sulla mobilità sostenibile, anche con incentivi di carattere pubblico, credo che dovremmo essere molto attenti a quelle imprese che decideranno ‒ so che ci sono già alcune aziende che stanno provando a riconvertire i propri processi produttivi ‒ di investire per aprire nuovi stabilimenti per la produzione di veicoli, di autobus a bassissimo o nullo impatto ambientale.

Volevo semplicemente dare alcune risposte.

Per rispondere anche al consigliere Costa, che ora non vedo più in aula, se c’è una richiesta specifica da parte della Commissione di chiamare in Commissione le aziende pubbliche per fare un confronto, una riflessione rispetto anche ai loro piani di investimento nei prossimi anni in Emilia-Romagna, c’è tutta la nostra disponibilità, naturalmente, a farlo, quando la Commissione, quando l’Assemblea deciderà di farlo nelle prossime settimane o nei prossimi mesi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Passiamo, ora, alle dichiarazioni di voto sul provvedimento. Cinque minuti per ogni Gruppo.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Dichiaro il voto favorevole di Europa Verde.

Ringrazio l’assessore che si è soffermato sulle osservazioni che avevo fatto. Sì, il mezzo elettrico è la risposta ideale in termini di abbattimento di inquinamento acustico e atmosferico. Se le aziende tipo TPER si dotassero di pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione di elettricità da fonte rinnovabile faremmo veramente tombola.

D’altra parte, se escludiamo Hera, che vende un’energia elettrica che ha come componente rinnovabile solo il 29 per cento, il mix energetico nazionale è già arrivato ad oltre il 40 per cento da fonte rinnovabile. L’elettricità in commercio, quindi, dal punto di vista del mix energetico è già migliorata rispetto al passato.

Volevo solo fare un brevissimo passaggio sulla questione del tram di Bologna. Io ho fatto parte di una Giunta che era riuscita ad avere i finanziamenti per il tram, che allora aveva come progetto il ramo Borgo Panigale-San Lazzaro e poi Centro-Corticella. Purtroppo, perdemmo le elezioni e il centrodestra mise nel cestino quel progetto. Stiamo ancora aspettando il tram.

Io spero che questa sia veramente la volta buona, perché il tram è quel mezzo elettrico che consente di trasportare molte persone. Lo fa senza rumore, perché i moderni tram non sono rumorosi, non ha emissioni, e in città come Firenze, dove è stato realizzato, si è anche visto che gli edifici che sono limitrofi alla tramvia vedono il proprio valore aumentare.

Se tra i fiorentini c’erano state riserve, all’inizio, all’apertura dei cantieri, oggi ormai la città è arrivata alla quarta linea, e sono tutti entusiasti di quel mezzo di trasporto. Spero quindi che anche per Bologna ci sia la possibilità di viaggiare sul tram.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri in dichiarazioni di voto? Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente.

In realtà ritenevo di aver efficacemente spiegato i motivi di contrarietà del nostro Gruppo a questo provvedimento e non ero intenzionato a intervenire.

Io credo che le parole che sono state appena pronunciate, che gridano vendetta, gridano vendetta e meritano una risposta. Innanzitutto, stando sull’atto, rispetto a questo atto, come ho detto prima, la premessa dell’atto di indirizzo è che, e leggo testuale, “si registra una crescita della percezione di insicurezza e di pericolo nell’utilizzo del mezzo pubblico, che sta allontanando l’utenza dal TPL. Tale tendenza, che non si ritiene giustificata, potrà incidere sulla domanda dei prossimi anni, anche in condizioni post pandemiche. Un tema da non sottovalutare per le possibili ripercussioni sulle abitudini di mobilità dei cittadini”.

Questo atto parte da questa consapevolezza. Pertanto, la reazione quale dovrebbe essere? Quella di ‒ e leggo testualmente ‒ ripristinare un pieno rapporto di fiducia e garantire il diritto di ogni cittadino a una mobilità più ambientalmente sostenibile e di qualità e rinnovarsi tenendo conto di modifiche orari scuola e generali stili di vita, naturalmente ‒ sottinteso ‒ in condizioni di sicurezza. Diversamente, non sarebbe in linea e in coerenza con quello che è stato detto prima.

In questo contesto, in cui occorre una modifica, oggi parlare di nuovi impianti è obiettivamente un controsenso. È un controsenso concettuale. La contrarietà al tram, oggi, in teoria, dovrebbe nascere anche da questa consapevolezza che l’Amministrazione regionale ha, cioè che bisogna rivedere e riconquistare un rapporto di fiducia.

Ciò premesso, non è che se dobbiamo far lavorare delle cooperative possiamo fare qualsiasi lavoro sul nostro territorio. Altrimenti asfaltiamo anche Piazza Maggiore! Qua mi pare di capire che far lavorare a tutti i costi, come il passante di mezzo [...] forse vogliamo dare da lavorare a qualche cooperativa di troppo. Guardiamo all’interesse della città, dei cittadini. Il CIVIS, che avete fortemente voluto anche voi, perché il pasticcio è stato sicuramente generalizzato... Alla fine sul CIVIS sappiamo come sono andate le cose. Un altro CIVIS a Bologna, cara consigliera Zamboni, ex assessore, non lo vogliamo. Non vogliamo un altro CIVIS. Non vogliamo un’altra devastazione. Si può tranquillamente risolvere il problema della mobilità pubblica, che va certamente incentivata, ma migliorando l’esistente, come in questo atto amministrativo si dice. Si tratta di migliorare l’esistente, per ristabilire un rapporto di fiducia. Il rapporto di fiducia non lo ristabilite se fate un tram elettrico, che però, per essere realizzato, devasta una città. Questo è il tema che non capite. O meglio, lo capite solo perché evidentemente ci sono altri interessi, che non so quali siano, non so neanche di chi.

Quando si vuole insistere su opere che sono osteggiate dalla cittadinanza, vuol dire che qualcosa di altro c’è. E mi fermo qui.

La dichiarazione di voto è assolutamente contraria. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Zamboni, lei è già intervenuta. Se è un fatto personale…

 

(interruzione della consigliera Zamboni)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ma non c’è il fatto personale, l’ha solo citata nella sua dichiarazione.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Aspetti, che non ha la parola.

 

ZAMBONI: È stato affermato a microfono e in streaming che ci sono evidentemente altri interessi da verificare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Mica era rivolto a lei…

 

ZAMBONI: Lo ha riferito ad un intervento sul tram. E chi ha fatto l’intervento sul tram dopo il suo? L’ha riferito a se stesso? Se l’ha riferito al consigliere Facci, io non insisto. Se lo ha riferito a chi è intervenuto sul tram, in risposta alle sue dichiarazioni, chiedo il ritiro formale di quelle parole.

Ricordo al consigliere Facci che la ALSTOM non è una cooperativa. Cito una grande azienda di trasporto su ferro. Richiedo quindi assolutamente un chiarimento e che le frasi “sugli interessi di altra natura da chiarire” non erano rivolte a me.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Facci, vuole intervenire per chiarire, o vi mettete d’accordo al bar?

(interruzione della consigliera Zamboni: “no, ci chiariamo qui in aula…”)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’aula la dirigo ancora io, per il momento. Se il consigliere Facci vuole intervenire…

 

FACCI: Certo.

Voglio tranquillizzare la consigliera Zamboni che non mi riferivo ad interessi personali della consigliera Zamboni. Io ho fatto un riferimento più ampio.

Io ritengo che dietro la partita del tram, come dietro la partita del Passante di Mezzo, così lo allarghiamo, ci sia qualcuno che evidentemente ha interesse a costruire a tutti i costi, a prescindere…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Benissimo.

La ringrazio, consigliere Facci. Abbiamo detto la stessa cosa, abbiamo rassicurato entrambi la consigliera Zamboni, quindi andiamo avanti con le dichiarazioni di voto, nel caso ce ne fossero altre.

Non ci sono altre dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione il provvedimento.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 35

Favorevoli 22

Contrari 11

Astenuti 1

 

È approvato.

 

Il provvedimento 3542 è approvato.

Consigliera Zamboni? Benissimo, aggiungiamo il voto della consigliera Zamboni favorevole.

Con questo provvedimento si chiudono i lavori di oggi pomeriggio.

Grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 16,49

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI; Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE; Giulia GIBERTONI, Marco LISEI; Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI; Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI; Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Irene PRIOLO.

È assente per motivi istituzionali ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Alessio MAMMI, Paola SALOMONI, la Presidente dell’Assemblea Emma PETITTI e i consiglieri Lia MONTALTI e Ottavia SONCINI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 1767

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: “Istituzione del servizio di Psicologia di base”. A firma dei Consiglieri: Pelloni, Bergamini, Bargi, Facci, Marchetti Daniele, Stragliati, Occhi, Rancan, Pompignoli, Rainieri, Delmonte, Montevecchi, Liverani, Catellani

 

Titolo: 1767/1 - votazione odg non passaggio all'esame degli articoli

 

Presenti al voto:34

Favorevoli/Si:22

Contrari/No:11

Non votanti: 1

Assenti: 16

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zappaterra Marcella; Bulbi Massimo

 

Contrari/No

Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Facci Michele; Gibertoni Giulia; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Pelloni Simone; Pompignoli Massimiliano; Stragliati Valentina

 

Non votanti

Zamboni Silvia

 

Assenti

Barcaiuolo Michele; Bonaccini Stefano; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Lisei Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Petitti Emma; Piccinini Silvia; Rainieri Fabio; Rancan Matteo; Soncini Ottavia; Tagliaferri Giancarlo

 

OGGETTO 3542

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Atto di indirizzo triennale in materia di programmazione e amministrazione del trasporto pubblico regionale per gli anni 2021-2023" approvazione - (art. 8 L.R. n. 30/98 e s.m.i.). (52)

 

Titolo:3542 - votazione proposta (programmazione trasporto pubblico regionale 2021-2023)

 

Presenti al voto:37

Favorevoli/Si:23

Contrari/No:12

Astenuti:1

Non votanti:1

Assenti:13

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zappaterra Marcella; Zamboni Silvia

 

Contrari/No

Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Delmonte Gabriele; Facci Michele; Gibertoni Giulia; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Tagliaferri Giancarlo; Stragliati Valentina

 

Astenuti

Piccinini Silvia

 

Non votanti

Rainieri Fabio

 

Assenti

Barcaiuolo Michele; Bonaccini Stefano; Catellani Maura; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Petitti Emma; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Rontini Manuela; Soncini Ottavia

 

Comunicazione ai sensidell’art.69 del Regolamento Interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

3932 - Interrogazione a risposta scritta circa l'esclusione dei comuni montani, della provincia di Bologna, dai fondi stanziati con delibera di Giunta n. 1289 del 2 agosto 2021. A firma del Consigliere: Lisei

 

3933 - Interrogazione a risposta scritta circa gli interventi di taglio della vegetazione ripariale. A firma del Consigliere: Taruffi

 

3935 - Interrogazione a risposta scritta circa l'opportunità di programmare in un unico appuntamento la terza dose di vaccino anti-Covid e la vaccinazione antinfluenzale. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

3936 - Interrogazione a risposta scritta circa gli aspetti igienico-sanitari riguardanti la ristorazione ospedaliera, con particolare riguardo a quanto accaduto il 9 settembre durante la distribuzione dei pasti al reparto di Medicina Oncologica del Policlinico di Modena. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

3940 - Interrogazione a risposta scritta circa la predisposizione di un vademecum di organizzazione e programmazione delle visite e delle uscite degli ospiti di strutture per anziani o per persone disabili. A firma del Consigliere: Lisei

 

3941 - Interrogazione a risposta circa le azioni da porre in essere affinché siano preservate le condizioni di igiene alimentare presso i locali di preparazione dei pasti nel Policlinico Ospedaliero di Modena. A firma dei Consiglieri: Bargi, Pelloni

 

RISOLUZIONI

 

3937 - Risoluzione per impegnare la Giunta a prevedere un riordino dell'impianto normativo che regolamenta il finanziamento, il riparto e il monitoraggio del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza. (14 09 21). A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Pelloni

 

3938 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad effettuare una verifica puntuale sull'utilizzo del Fondo regionale per la non autosufficienza, coinvolgendo gli Uffici di Piano e i Comitati di distretto dei 38 distretti socio-sanitari. (14 09 21). A firma dei Consiglieri: Maletti, Zappaterra, Zamboni, Taruffi, Piccinini, Pigoni, Costi, Pillati, Marchetti Francesca, Mori, Caliandro, Bondavalli, Tarasconi

 

3942 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi per l'ampliamento, in assoluta sicurezza, della capienza degli impianti sportivi indoor che ospiteranno, a breve, gli eventi della nuova stagione sportiva. (14 09 21). A firma della Consigliera: Pigoni

 

(Comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 14 prot. NP/2021/2566 del 15/09/2021)

 

 

 

I PRESIDENTI

IL SEGRETARIO

Rainieri - Zamboni

Bergamini

 

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