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123.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 2 FEBBRAIO 2022

 

(ANTIMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

Appello nominale dei consiglieri

PRESIDENTE (Petitti)

 

OGGETTO 4254

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Adozione del Programma Regionale FESR dell'Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG.(CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS". (68)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 4254/1/2/3/4/5/6/7/8 - oggetti 4652 - 4653 - 4654 - 4655 - 4656 - 4657 - 4658 - 4659 - Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti)

MORI (PD)

BARGI (Lega)

POMPIGNOLI (Lega)

LISEI (FdI)

POMPIGNOLI (Lega)

CASTALDINI (FI)

ZAMBONI (EV)

SABATTINI (PD)

RONTINI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

FACCI (Lega)

AMICO (ERCEP)

BONACCINI, Presidente della Giunta

LISEI (FdI)

RANCAN (Lega)

TARUFFI (ERCEP)

ZAPPATERRA (PD)

ZAMBONI (EV)

LISEI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 4254 – 4652 – 4653 – 4654 – 4655 – 4656 – 4657 – 4658 – 4659

Emendamento oggetto 4659

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,45

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 123 del 2 febbraio 2022.

È computato come presente, ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta, Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza le consigliere Catellani e Rossi e l’assessora Lori.

 

Appello dei consiglieri

 

PRESIDENTE (Petitti): Procediamo con l’appello dei presenti.

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BARCAIUOLO Michele
  3. BARGI Stefano
  4. BERGAMINI Fabio
  5. BESSI Gianni
  6. BONDAVALLI Stefania
  7. BULBI Massimo
  8. CALIANDRO Stefano
  9. CASTALDINI Valentina
  10. COSTA Andrea
  11. COSTI Palma
  12. DAFFADÀ Matteo
  13. FABBRI Marco
  14. FACCI Michele
  15. GERACE Pasquale
  16. GIBERTONI Giulia
  17. LISEI Marco
  18. LIVERANI Andrea
  19. MALETTI Francesca
  20. MARCHETTI Daniele
  21. MARCHETTI Francesca
  22. MASTACCHI Marco
  23. MONTALTI Lia
  24. MONTEVECCHI Matteo
  25. MORI Roberta
  26. MUMOLO Antonio
  27. OCCHI Emiliano
  28. PARUOLO Giuseppe
  29. PELLONI Simone
  30. PETITTI Emma
  31. PICCININI Silvia
  32. PIGONI Giulia
  33. PILLATI Marilena
  34. POMPIGNOLI Massimiliano
  35. RONTINI Manuela
  36. SABATTINI Luca
  37. SONCINI Ottavia
  38. TAGLIAFERRI Giancarlo
  39. TARASCONI Katia
  40. TARUFFI Igor
  41. ZAMBONI Silvia
  42. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Petitti): 42 presenti.

 

OGGETTO 4254

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Adozione del Programma Regionale FESR dell’Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG. (CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS”. (68)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 4254/1/2/3/4/5/6/7/8 oggetti 4652 - 4653 - 4654 - 4655 - 4656 - 4657 - 4658 - 4659 Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i nostri lavori di ieri dall’oggetto 4254: proposta d’iniziativa della Giunta recante l’adozione del Programma regionale FESR dell’Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del Regolamento n. 1060 e del rapporto ambientale di VAS.

Sono stati presentati otto ordini del giorno: uno a firma del consigliere Occhi, uno a firma del consigliere Pompignoli, l’ordine del giorno 3 a firma dei consiglieri Liverani e Pompignoli, il n. 4 a firma dei consiglieri Delmonte e Pompignoli, il n. 5 a firma della consigliera Zamboni, il n. 6 a firma del consigliere Sabattini e altri, il n. 7 a firma del consigliere Caliandro e altri e poi il n. 8 a firma della consigliera Piccinini.

A questo punto, riprendiamo dal dibattito generale. Chi si iscrive a parlare? Avevamo, tra gli iscritti a parlare di ieri, il consigliere Facci. Chiedo se, eventualmente, vuole mantenere la prenotazione e intervenire.

Altri in dibattito generale? Consigliera Mori, prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Il rafforzamento della propria coesione economica, sociale e territoriale è uno dei principali obiettivi dell’Unione europea, che persegue mediante l’uso di fondi strutturali e investimenti europei.

Direi che le riflessioni di questa mattina possono essere riassunte nella determinazione di quest’aula di cercare misure volte a prevenire e combattere le disuguaglianze, le disuguaglianze sociali, economiche, generazionali, territoriali e di genere, quindi ad affrontare la discussione odierna dando il giusto valore ai fondi strutturali, che sono oggetto della nostra programmazione.

È solo di ieri la presentazione dei dati ISTAT, che ci confortano circa il recupero dell’occupazione femminile a dicembre. La percentuale delle occupate nel Paese è salita in media al 50,5 per cento. Sono 54.000 le lavoratrici in più rispetto a novembre e 377.000 rispetto a dicembre 2020. Considerando anche il leggero recupero dell’occupazione giovanile, questo ci dice che il mercato del lavoro si sta muovendo in modo coerente rispetto alla ripresa economica in atto.

Le rilevazioni, però, ci dicono anche altro, cioè che i contratti a termine in un mese sono oltre 59.000 in più, mentre quelli a tempo indeterminato sono ulteriormente diminuiti (circa 7.000 in meno). Ciò significa che gran parte del recupero è lavoro instabile. Del resto, il nuovo report del Ministero del lavoro, Banca Italia e ANPAL parla chiaro: la ripresa registrata nel 2021 nel Paese ha favorito l’occupazione maschile, di nuovo in crescita come nel biennio 2018-2019, mentre non ha inciso significativamente nella marcata debolezza strutturale dell’occupazione femminile.

In particolare, nel rapporto si legge che “le lavoratrici continuano ad essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente. Nonostante rappresentino circa il 42 per cento della forza lavoro, incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato”.

Tale situazione di endemica precarietà e debolezza è esplosa, come sappiamo bene, nel 2020, quando il tasso di occupazione delle donne, in particolare delle ragazze e delle madri, è sceso per la prima volta dal 2013, scivolando al 49 per cento. Ciò a fronte di un 62,7 per cento di donne occupate nell’Unione europea.

Non possiamo quindi ignorare che la stasi delle imprese femminili, il numero irrisorio di manager donne in posizioni apicali, la recessione registrata in piena pandemia anche in settori tradizionalmente dominati dalla presenza femminile, le condizioni di lavoro peggiori, un’accresciuta fragilità economica e un conflitto vita/lavoro inasprito dall’emergenza hanno penalizzato le donne, in quanto – perdonatemi – soggetto sacrificabile.

A questa situazione lo stesso Governo intende far fronte, rafforzando le condizionalità a favore del lavoro femminile e giovanile, già previste nel PNRR, a cominciare dal 30 per cento di assunzioni dedicato a giovani donne dai bandi, da estendere alle aziende fornitrici della Pubblica Amministrazione comunicate dal ministro Orlando.

Siamo dunque qui a cogliere l’opportunità del FESR, del FSE Plus, ossia dei nostri principali atti di programmazione strategica e operativa, affinché sino al 2027 ci siano garantite risorse europee adeguate ad invertire la rotta delle disuguaglianze, che si approfondiscono frenando la crescita, a cominciare – sottolineo – da quelle di genere, che sono le più profonde e difficili da eradicare.

Siamo l’Emilia-Romagna, con ciò che significa in termini di emancipazione sociale e capacità di intercettare bisogni e trasformarli in opportunità, ma siamo anche consapevoli dell’impatto e del retaggio che ancora gravano sui nostri territori in termini di disparità nell’accesso alle opportunità. Siamo insomma qui per migliorare le condizioni di vita concreta delle persone in una Regione avanzata ed europea per tanti aspetti, dove però quasi 3.000 lavoratrici madri nel 2020 si sono dimesse, volontariamente o meno, per l’impossibilità di conciliare il lavoro con la cura familiare, e dove assistiamo ad una crisi di denatalità, che potenzialmente pregiudica le prospettive di futuro.

I passi in avanti compiuti con il Fondo regionale per l’imprenditoria femminile Women New Deal, l’introduzione della valutazione di impatto di genere ex ante delle norme regionali, la stessa pianificazione recente per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, che sostiene obiettivi puntuali di empowerment e di autonomia femminile, gli indirizzi paritari di Agenda digitale, gli stanziamenti accresciuti sui caregiver familiari sono tutti tasselli recenti e coerenti di una politica regionale giusta, che ci è propria, giusta perché in modo integrato punta costantemente alla piena partecipazione delle ragazze e delle donne allo sviluppo presente e futuro dell’Emilia-Romagna.

I documenti in approvazione oggi sono stati preceduti da passaggi altrettanti importanti, su cui abbiamo coinvolto tutti gli attori sociali ed economici anche su questi temi, il Patto per il lavoro e per il clima, il Documento strategico regionale, il Programma S3 in primis, a ciascuno abbiamo contribuito, in particolare come Gruppo del Partito Democratico e come maggioranza, in chiave di Women New Deal, ossia collegando obiettivi ed azioni alla condizionalità della parità di genere in ogni ambito.

Come sappiamo e come confermano, nero su bianco, i nuovi programmi sui fondi strutturali, che dopo il voto odierno sottoporremo alla Commissione europea, è solo adottando un approccio di gender mainstreaming coerente con il gender impact assessment della Regione che saremo in grado di coinvolgere stabilmente le donne e le ragazze nei processi di crescita e coesione, sostenibilità, innovazione, transizione ecologica e digitale del sistema, azioni positive, dunque, dedicate in particolare alla formazione, alla occupabilità e occupazione femminile, accanto ad azioni premiali e antidiscriminatorie trasversali.

Questa è la via complicata, difficile e faticosa da percorrere con determinazione e senso di urgenza, consapevoli di fragilità epocali che stanno esplodendo e richiedono potenti processi di innovazione sociale. È fondamentale, perciò, l’investimento sul capitale umano, sulle persone sin dai primi anni di vita, per dotarci di un’infrastruttura educativa e formativa che sappia assicurare a tutte e a tutti il diritto di accedere a servizi di qualità fin dalla prima infanzia, di innalzare le proprie conoscenze e competenze tanto nella fase che precede l’ingresso nel mercato del lavoro quanto durante l’intera vita professionale.

Oggi l’Emilia-Romagna è agganciata ai treni dell’innovazione e della competitività del NextGenerationEU per diverse ragioni, storiche e proprie di una visione politica orientata ad una società inclusiva, da cui non abbiamo mai deragliato. Aver mantenuto salda culturalmente la centralità della persona, sia come destinataria di servizi che come protagonista attiva dei processi sociali civili, ci ha consentito di non disperdere energie positive e di mettere a frutto differenze e diversità.

Abbiamo mantenuto nel tempo performance economiche e sociali migliori della media nazionale e oggi stiamo rafforzando la nostra resilienza alle crisi, perché abbiamo creato un ecosistema aperto ai cambiamenti e alle nuove energie, perché abbiamo sempre investito su una presenza più capillare, accessibile ed efficiente dei servizi educativi all’infanzia e di conciliazione dei servizi sociosanitari alla persona, consentitemi, anche perché abbiamo incluso l’associazionismo femminile e il terzo settore nella progettualità territoriale di sistema, dotandoci, non a caso, di una legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere che ci allinea con l’Europa. Terzo settore che dovremmo tenere bene a mente e con grande riconoscimento e riconoscenza rispetto all’attuazione della legge, del Codice del terzo settore.

Se vogliamo, come vogliamo, contribuire ad una crescita duratura ed equa da consegnare alle giovani generazioni, la strategia trasversale di contrasto alle disuguaglianze di genere è un approccio irrinunciabile.

L’integrazione operativa tra i programmi regionali dovrà tradursi anche in bandi, in opportunità concrete e servizi corrispondenti ai bisogni reali e ai cambiamenti che affronteremo insieme. Lo dico perché è chiaro che, in questo processo di innovazione, l’apparato dirigente che costruisce le condizioni tecniche per attuare indirizzi chiari, integrati e di visioni che oggi andiamo ad approvare dovrà cesellare parole e obiettivi di parità, affinché nessuna sottovalutazione si frapponga tra noi, i bandi, le opportunità, il presente che ci meritiamo e il futuro che vogliamo.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Mori.

Continuiamo con gli interventi. Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Grazie, presidente.

Esaurirò in questo intervento sia il tema del FESR che dell’FSE+, anche perché...

 

(interruzione)

 

BARGI: Visto che il leitmotiv della discussione su entrambi i POR è stato che bisogna fare in fretta e bene, cerchiamo di rubare meno tempo possibile per poter arrivare velocemente all’approvazione.

È inutile dire che abbiamo sottolineato fin da subito in I Commissione, che in quel caso aveva un ruolo consultivo, il fatto che mettere insieme nella stessa frase “fretta” e “far bene” suona un po’ come una figura retorica, spesso usata. È difficile poter affrontare velocemente il percorso di un atto e poterlo anche integrare correttamente con delle proposte di buonsenso che vadano nell’interesse della nostra collettività.

Ci è stato, però, detto che questa in fin dei conti era ‒ non che ci fosse bisogno di dircelo ‒ la manifestazione pratica della strategia definita nel DSR e nell’S3. Quindi, fondamentalmente, sembrava quasi riduttivo ripetere la discussione su questo oggetto, visto che era già stata fatta allora. Eppure, in Commissione, al momento di approvare l’atto si è creato un certo qui pro quo, perché è stato detto che è un atto molto tecnico, molto chiuso, che non possiamo modificare perché va presentato in una certa maniera all’Unione europea, quindi non possiamo metterci le mani in maniera troppo pesante, però non mi sembra che all’interno dell’atto manchino le componenti politiche. Faccio un esempio su tutti.

Se si va a vedere l’obiettivo politico 2113 all’azione 134, in cui fondamentalmente siamo all’interno delle strategie per lanciare nuove imprese, viene citato, tra le varie possibilità da seguire, i worker buyout, che, se vogliamo usare termini meno anglosassoni, possiamo definire “andare a fer da cooperativi” in idioma nostrano, che può essere un tema sul quale ci può stare dibattito, ma che sicuramente è un tema di natura politica, su cui questa Amministrazione va a puntare evidentemente, e questa Assemblea, almeno una parte della maggioranza, ha sicuramente – immagino, spero, mi auguro per i consiglieri di maggioranza – influito nell’andare a risaltare, perché non è che viene definita una strategia, viene detto “anche i worker buyout”.

Magari da parte dell’opposizione c’erano altri solleciti che potevano arrivare e potevano essere contenuti in quest’atto, ma, quando è stato il momento, è stato detto “non possiamo, è rigido, facciamo fatica a modificarlo”, allora – uno dice – quella famosa sensazione che ogni tanto riporto di ruolo da passacarte di questo Ente, che giustifica anche poco i nostri compensi, mi viene da riportarla anche in questo caso, ancor di più quando su questi strumenti pesa tanto la derivazione delle politiche fondamentalmente europee, che, come dicevamo, si nota già dal bilancio, di spingere tanto per andare ad attrarre dei capitali europei che sono fortemente vincolati (l’80 per cento per i due obiettivi della transizione, quindi mi pare molto evidente il vincolo forte europeo), quindi vuol dire che la battaglia politica non la facciamo qui.

Capisco quindi da un lato anche la voglia di fare in fretta, perché tanto stiamo qua a discutere poco, ma c’è un “però”: questo Ente ha lo scopo di metterli a terra tramite i bandi, e come si vanno a costruire i bandi definisce anche la qualità dell’azione, perché quello rimane, quindi quella è la qualità dell’azione politica di questo Ente, quindi è fondamentale per noi poter intervenire almeno su come si va a scegliere di strutturare questi strumenti.

Alcune proposte (non sono stato a ripeterle, perché tanto bisogna fare in fretta e bene, non c’è tempo) che avevamo fatto durante il dibattito su DSR ed S3 e che, a nostro avviso, doveva essere importante vederli qui nello strumento pratico e soprattutto vederli nei bandi, che però sono stati bocciati allora, quindi sembrava riduttivo tornarci dietro. C’è tutto il tema dei disoccupati di lungo periodo, che si va ad associare a quello delle politiche per i giovani e il lavoro. Anche lì ci sarebbe da aprire un capitolo. Però, mentre questi vengono evidenziati molto forte negli strumenti, sui disoccupati di lungo corso si fa molto meno riferimento. Noi sollecitavamo due tipologie di interventi, l’uno sulle aziende per incentivarle a fare quello che è un comportamento magari per loro non proprio in linea con le logiche aziendali, perché andare ad assumere un ultracinquantenne sapete bene che, soprattutto per una grande azienda, che ha anche la capacità di tirar su il personale e formarselo un po’ all’interno, potrebbe essere una strategia che va contro le logiche aziendali, quindi l’incentivo serve per forza, e dall’altro di dare una mano, un contributo economico a queste persone perché possano formarsi nei percorsi anche di formazione nostra.

Sulla formazione abbiamo detto tante volte che bisognerebbe cominciare a passare da una logica che vede una partecipazione pubblica forte nell’elemento di formazione, ma che purtroppo poi ha bisogno di allacciarsi con il mondo privato, perché comunque la formazione funziona se riusciamo poi a dare da lavorare alle persone che fanno questi percorsi. Negli obiettivi della formazione, infatti, se non sbaglio, voi vi date come target tra sette anni di passare dal 47 per cento di coloro che terminano i corsi e trovano occupazione al 50 per cento. In poche parole, state dicendo che proseguite sulla linea che avete tenuto nei sette anni passati, perché questo si sta dicendo. Ma poi ci arriviamo a discutere su questo aspetto.

C’è il tema degli incubatori corporate. Anche qui, in generale insieme alla formazione era uno di quegli elementi che, secondo noi, può aiutare. Visto che, comunque, c’è tutto il tema della semplificazione, che comunque anche nei bandi deve trovare un riscontro, perché una volta che abbiamo deciso in che direzione andare con i bandi come si misura la qualità? Con la capacità che ha l’azienda in maniera snella di arrivare a prendere le risorse. E qui apro una parentesi. C’era stato un ordine del giorno o una risoluzione, adesso non ricordo, sempre nostra, approvata nel mandato precedente, ma poi non le si è data attuazione, si è scelto di fare altre strade. Quindi, anche questo mi porta a capire l’utilità del dibattito sugli ordini del giorno e le risoluzioni, quando in realtà ci sono atti politici sui quali, se si vuole ascoltare le proposte, forse bisognerebbe andare a modificare.

Avevamo detto: superiamo il tema del SUAP-ER ‒ adesso ha cambiato anche nome ‒ e facciamo quello che fanno altre Regioni intorno a noi, ma che fanno anche nel Sud Italia [...] delle Province, ad esempio, sono ancora attive. Appoggiamoci direttamente alle Camere di commercio e al loro sistema ComUnica per creare il famoso fascicolo elettronico di impresa e non rompere le scatole agli imprenditori quando hanno i documenti caricati lì dentro. Anche sui bandi, magari, questo aiuta ad evitare quello che nei compendi riepilogativi associati al DSR veniva definito un certo abbandono, perché era complesso partecipare al bando.

Parliamo spesso e volentieri di piccole realtà. Quello era uno strumento facilissimo. Si è scelta la via complicata. Teniamo due strumenti: c’è ComUnica per le Camere di commercio e SUAP-ER 2.0, adesso mi sfugge il nome, da parte di Lepida. D’altronde, quando si creano posti di lavoro pubblici, facciamo sempre fatica a semplificare, perché magari andrebbe un po’ rivisto l’organico anche delle nostre strutture. Rendiamo più snello anche questo passaggio. Ma non si è fatto. Chiusa parentesi.

Ritorno agli incubatori corporate. Rete Alta Tecnologia, grande presenza pubblica, l’incubatore di Spilamberto. Un modo che noi dicevamo per coinvolgere pesantemente il privato, che in Italia si fa poco, ma che in realtà potrebbe essere una tendenza... Non abbiamo mai detto: diamo il 100 per cento, mettiamo tutte le risorse che abbiamo lì. Ma cominciamo a tendere verso una premialità per quelle realtà imprenditoriali che decidono di incorporare. Capisco che sia una strategia pesante, però, visto che avete il Patto del lavoro e visto che noi non ci siamo, ma voi sì, e visto che ogni volta che vi diciamo qualcosa sul tema ci dite “abbiamo già parlato con gli imprenditori”, dico: cominciare prima era meglio. D’altronde, lo [...] con il DSR. Cominciare ad agevolare quelle imprese che incorporano direttamente dentro la start-up, incorporano direttamente dentro la realtà, che propongono prodotti innovativi. Questo era un tema, a nostro avviso, molto importante, che, da un lato, sgancia dalla logica ultra pubblica della Rete Alta Tecnologia, comunque pesantemente criticata, se vi ricordate, nei compendi... Se non avete cliccato il link del compendio... Ci sono ricerche fatte sui sette anni passati. Lo dicemmo anche l’altra volta: cercare di discostarci da quello che non ha funzionato e provare qualcosa di diverso sarebbe stato più utile.

C’era il tema dell’attenzione sulla creazione di nuovo business. Andiamo a finanziare pesantemente la ricerca, corriamo dietro le transizioni. È fondamentale farlo con la logica di creare ‒ anche qui usiamo una terminologia nostra, perché gli anglicismi ci piacciono poco ‒ un giro d’affari che funzioni nella nostra Regione, cioè creare nuove attività in quei settori, anche perché questo si ricollega fortemente a quelli che sono i rischi di questa strategia, soprattutto legati alle transizioni e a volerle spingere ancora oltre rispetto a quanto già ci vincola l’Unione europea, come del resto veniva dichiarato negli intenti.

Il rischio è da un lato quello di creare beghe, perché, quando si vuole andare a stringere fortemente sul tema della transizione, si rischia di scaricare beghe alle imprese, dall’altro quello di creare bandi che sono talmente selettivi e legati alla materia da rendere complicata la messa a terra delle risorse, e – ripeto – l’ho constatato tante volte.

Ho visto poi su La Repubblica una cosa magnifica l’altro giorno, è un giornale che non guardo, ma mi è capitato di guardarlo, e quando vedi l’andamento del PIL italiano con il crollo al 9 per cento e la salita al 6 per cento, che è qua, dici che c’è un problema, se scendo di 9 gradini e ne salgo 6, non sono più in alto, dove ero prima, quindi bisogna anche che i dati...

C’è un’enfasi particolare sul momento storico, ma io credo che sia invece (lo abbiamo specificato in Commissione) il momento di avere le maniche un po’ larghi e cercare di stimolare in maniera un po’ più aperta il nostro tessuto produttivo, se veramente si vuol fare, come qualcuno dice, da un lato semplificazione, dall’altro politiche espansive.

C’è poi un altro rischio, quello di andare... c’è l’all business, cioè se non hai già da fare tu, se non crei la tecnologia e la componentistica e vai a comprarla, già abbiamo il tema energetico, che ha espresso molto bene il collega Occhi nell’intervento di ieri, se noi, soprattutto sull’elettrico, andiamo totalmente a traino di altri Paesi che fanno le produzioni, il problema c’è.

C’è anche il tema del cosiddetto Women deal (intervenire dopo la collega Mori è sempre un po’ così..). Sull’imprenditoria femminile, come ho detto tante volte, attenzione, perché quando dovevate mettere i criteri di premialità, se uno vuol fare politiche per l’occupazione femminile lo capisco completamente, cioè ha un suo perché e un per come, come del resto capirei quelle per la famiglia in generale, che hanno a loro volta un loro perché è un loro per come, ma mettere criteri di mera premialità vuol dire mettere il merito sotto un altro criterio, che è un criterio basato sul sesso del proponente. Io l’ho già visto fare a livello comunale, quando si dice “i soldi sono questi, mettiamo prima le proposte che arrivano da un’imprenditrice donna, da un rappresentante legale donna rispetto a un rappresentante legale uomo“, a livello pratico a me sembra proprio il contrario di quello che vuole essere, sembra qualcosa di discriminante, ma questo è un altro tema sul quale siamo intervenuti tante volte, dicendo: state attenti perché, come andate a declinarlo, poi rischia di avere delle ripercussioni, a mio avviso, che producono il contrario di quello che si vuole raggiungere e, come spesso accade, si mette il merito in secondo piano, che è la cosa forse peggiore.

In generale, quindi, la sensazione è che siate arrivati un po’ col fiato corto, perché vi hanno spalmato lì l’inizio del nuovo settennio sui fondi europei e il PNRR, che sta dimostrando in tutti e due questi strumenti tutte le loro increspature, i loro cigolii, perché fondamentalmente sono strumenti fortemente burocratici, legati alla burocrazia europea, con tanti elementi vincolati, con tante tempistiche, che rendono la messa a terra di queste risorse quasi più una sofferenza che avere, invece, le mani libere per cercare di dare un input all’economia. Lo vedo anche a livello di sindaci e Comuni: ti vengono quasi sbattuti dei bandi “dai, muovetevi, avviate già un progetto“. Vedo che vengono candidati progetti che già fondamentalmente erano praticamente finanziati. Vengono solo spostati sotto il PNRR, perché tra sei mesi c’è l’altra tranche e l’Italia non vuole fare, ovviamente, brutta figura. Però, capiamoci. Io capisco anche la difficoltà di gestire questo momento storico e questo passaggio, però bisognerebbe avere anche un po’ in coscienza propria la libertà politica. Poi, capisco che il partito detentore del vincolo esterno in Italia non ce l’abbia questa libertà politica di dire “signori, abbiamo davanti a noi degli strumenti che rischiano di essere farraginosi e di non centrare l’obiettivo“, che era quello della ripresa, ripresa che, ripeto, oggi è fortemente già frenata, anche per cause esogene, se vogliamo, alla politica nostra, ma non del tutto, perché anche sul tema del gas e dell’energia si sapeva. Non è una novità di oggi la nostra forte dipendenza. Quindi, ridursi in una certa situazione vuol dire incapacità di veduta lunga anche dei Governi.

Insomma, la sensazione nostra, per concludere, è che si rischia di rivedere il protrarsi in avanti di politiche e strumenti che abbiamo già visto nei sette anni passati, senza scostarsi, senza andare a cercare quel coinvolgimento in più del mondo privato, che va oltre, secondo me, il semplice patto dove si va a presentare a loro cosa si decide di fare e fondamentalmente sono costretti a venire a traino, e lo si fa in un momento storico in cui non è che alcuni dicono “abbiamo subìto due crisi e nella seconda ci siamo ancora dentro“, abbiamo la prima, quella finanziaria del 2008, che ci sta ancora addosso e non ci si è mai staccata di dosso, che ha toccato delle punte durante gli anni 2012, dell’austerità massima, giusto per farci capire la politica liberale dove ci ha condotto. Dall’altra parte, hai l’altra crisi, quella legata al Covid, che già frena la famosa risalita e già ci pone un ulteriore alert. Io non lo vedo come un “evviva, stiamo salendo“, ma lo vedo come un “attenzione, perché, se stiamo qui a gongolare, il prossimo anno siamo di nuovo punto e accapo“.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bargi.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Presidente, faccio intervenire il consigliere Lisei, che si era scollegato e ricollegato prima.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene.

Consigliere Lisei, prego.

 

POMPIGNOLI: Io intervengo dopo.

 

LISEI: Grazie, presidente. Ringrazio anche il collega.

Questo documento è emerso in maniera molto chiara da dove proviene e come nasce. Il riassunto rispetto a questo documento... E lo dico ringraziando, ovviamente, i tecnici che hanno lavorato al documento, ringraziando tutti i dipendenti, perché ovviamente sono documenti molto compositi, che richiedono e hanno alle spalle ore e ore di lavoro. Io l’ho detto in Commissione e ho voluto centrare il punto facendo una domanda ben precisa: se il documento era emendabile. Il documento è inemendabile. La linea l’ha dettata Bruxelles. Questa è la verità. Lo spazio che i colleghi, che l’aula ha di modificare il documento, per la Giunta è una correzione grammaticale, neanche fossimo dei professori di italiano. Sì, se c’è da cambiare qualche virgola, se c’è proprio un errore macroscopico, abbiamo scritto la “a“ senza l’acca, magari lo potete cambiare. Questo era lo spazio per gli emendamenti lasciato all’aula. Perché? Perché il documento è complicato, è tecnico, è difficile e perché abbiamo avuto interlocuzioni con Bruxelles difficili.

Purtroppo, il punto politico rispetto a questi documenti, che sono documenti che hanno ricadute importanti sul territorio, è chi fa cosa e chi ha delle funzioni. Oggi la funzione dell’aula è meramente di esprimere, attraverso degli ordini del giorno, degli auspici, se così vogliamo dire. Questo la dice lunga sull’invasività dell’Europa rispetto alle scelte di politica territoriale. Questo la dice lunga anche sulla sovranità che conserva il nostro Paese e che conserviamo noi rispetto a una moltitudine di tematiche.

La linea la detta Bruxelles, la linea la detta Bruxelles e peraltro ci detta una linea vecchia, perché i documenti che oggi andiamo a discutere sono documenti che non tengono in considerazione che in sei mesi è cambiato il mondo e che sta cambiando ulteriormente il mondo, perché la crisi energetica è in tutta evidenza un problema devastante, che modificherà radicalmente probabilmente l’economia del nostro Paese, oltre forse alla geopolitica mondiale.

In tutti questi documenti, per carità, all’interno ci sono alcuni princìpi condivisibili, altri non condivisibili, ma l’altro aspetto che non ci convince è la carica di retorica e l’impegno autocelebrativo che sono contenuti all’interno sempre di questi documenti e che peraltro ho sentito anche da molti colleghi in aula della maggioranza.

Un’autocelebrazione che vedo e vediamo completamente distante da quello che sta accadendo oggi nel Paese, cioè parlare e continuare a vantarsi dell’aumento del PIL del 6 per cento fa ridere, è ridicolo! È ridicolo sia perché, come qualcuno ha ricordato, si pensa che i cittadini italiani siano smemorati, quindi non ci si ricordi quanto abbiamo perso l’anno precedente, ma è ridicolo perché quel 6 per cento non descrive le difficoltà che sono attualmente in essere nel Paese, che riguardano appunto il rincaro energetico.

Quello è un 6 per cento che non racconta, e dire che siamo aumentati del 6 per cento e continuare con questa retorica autocelebrativa e ottimistica non tiene conto che, da qua a qualche mese, centinaia di migliaia di aziende chiuderanno, e sono a rischio anche tanti sistemi di servizi sul territorio.

Pensate soltanto alle piscine, che hanno avuto dei rincari delle utenze di quasi il 100 per cento e rischiano di chiudere, di non erogare più servizi, pensate alle miriadi di imprese, le piccole imprese, perché l’altro problema che scontate, a mio avviso, è un difetto che avete e che ho notato francamente da un po’ di tempo, che però si può correggere, che è la presbiopia. Siete un po’ presbiti, fate fatica a vedere da vicino. Siete bravissimi a vedere da lontano, ma da vicino avete alcune difficoltà. Si può correggere. Ci sono gli occhiali! Sono utili. Tra un po’ li metterò anch’io per l’età avanzata. E quando dico questo è perché da lontano vediamo le grandi imprese, c’è una grande attenzione alle grandi imprese del territorio, molte sono eccellenze su questo territorio, chiaramente rappresenta un fiore all’occhiello, la gran parte di queste imprese, ma se si guarda da lontano e non ci si mette gli occhiali da vicino si fa fatica a capire la sofferenza delle piccole imprese. Capisco, anche rispetto alle dichiarazioni del Governo di cui fate parte, che c’è poco interesse anche da parte del presidente del Consiglio, ma il nostro territorio è fatto anche di tante piccole imprese e saranno quelle che sconteranno di più il caro genetico, perché la grande impresa ha le spalle grosse e in qualche modo forse se la cava anche, ma la piccola impresa non le ha le spalle grosse. Anche all’interno di questo documento l’attenzione che c’è alle piccole imprese è un’attenzione carente, a nostro avviso, perché sicuramente in parte è importante la digitalizzazione, l’innovazione, tutto quello che vuoi, ma alla fine della prossima settimana centinaia di piccole imprese dovranno pagare la bolletta. Questo problema – ne approfitto che è in aula – lo conosce bene l’assessore Colla, che ha partecipato al convegno di Torbole e condivido integralmente le sue parole, perché ho sentito anche tanti interventi in quest’aula che oggettivamente sono ormai fuori dal tempo. Ho sentito sul rinnovo energetico richiamare la Germania come esempio, un Paese che ha il 30 per cento del mix energetico da carbone. Da carbone! Ha il 12 per cento di nucleare. E lo prendiamo come esempio? Quando noi, se fosse per certe persone, non dovremmo far niente? No-TAV, no-gas, no-trivelle, no-nucleare, no-niente, fatto sta che siamo il Paese più dipendente dall’approvvigionamento di fonti energetiche esterne e siamo quelli che paghiamo più a caro prezzo in Europa l’assenza di politiche lungimiranti rispetto al tema energetico. Bene le rinnovabili, ma o vogliamo fare come la Germania facendo i bulli e dicendo “siamo il Paese che ha più pale eoliche“, salvo poi avere il 30 per cento di carbone, perché le promesse poi vanno mantenute, oppure da qualche parte bisogna andare.

Per questo condivido le parole dell’assessore Colla a Torbole. Noi abbiamo giacimenti in Adriatico. Non risolveranno i problemi energetici del Paese, ma è vergognoso che siamo passati da 17 (quasi 20) miliardi estratti a 4 miliardi, oggi, di gas estratto nell’Adriatico offshore. Cioè, non i problemi di subsidenza che abbiamo qua. Da qualche parte bisogna ripartire.

Quelli sono giacimenti che abbiamo. Peraltro, inutilizzati recano ancora più danni all’ambiente che se fossero utilizzati. La Regione ha un margine di manovra su questi. Non è che è sempre tutta colpa nazionale. Poi, è chiaro, ci sono organismi sovraordinati, la tassonomia, stanno parlando e stanno discutendo, ma non ho sentito ancora una parola rispetto a questo, rispetto alla possibilità di sfruttare quei giacimenti. Per carità, in transizione, perché sappiamo che non è che siano sufficienti, però quantomeno ci consentirebbero di essere un minimo più autosufficienti, anche per dare una risposta a quelle aziende che nel 2019 spendevano 8 miliardi per l’energia e nel 2022 spenderanno 37 miliardi.

La mia e la nostra preoccupazione è soprattutto anche rispetto alle piccole imprese. Ricordiamo che in questa fase siamo in un lockdown di fatto. Almeno nei lockdown c’erano i ristori. Adesso non sta ripartendo l’economia di molte piccole imprese (bar, ristorazione, tutto quello che è sempre stato nelle chiusure). Sono completamente bloccati. Leggiamo tutti le pagine dei giornali e gli appelli accorati delle associazioni di categoria. E non ci sono neanche i ristori.

Quindi, quello che manca in questi documenti è, secondo me, un’attenzione alla piccola impresa e al singolo cittadino, che noi vediamo un po’ lasciati a loro stessi. È ovvio che non è responsabilità unicamente di questa Regione. Questo documento nasce da una programmazione europea, gran parte della quale abbiamo criticato proprio per la scarsa attenzione a ciò che stiamo e che abbiamo sommessamente evidenziato in aula.

Mi stupisce e mi ha stupito anche la carenza, all’interno di questi documenti, di attenzione rispetto a dei temi che sono centrali per la nostra Regione, come lo sport, la cultura, lo spettacolo, che sono in un angolo, sono citati poco e sono citati per esser citati, perché non potevano dire che non c’è lo sport, che non c’è attenzione alla cultura. Li vedo però molto marginali, invece sono settori importanti delle filiere, sono settori importanti che in questa fase sono in particolare sofferenza, anche più di altri.

Non abbiamo presentato emendamenti, perché non si poteva emendare il documento, era scritto sulla pietra, ci avete detto che questo è e questo era, francamente non vogliamo fare i professorini di italiano, non ci accontentiamo come Fratelli d’Italia di cambiare le virgole o di aggiungere qualche h, crediamo che l’aula e la documentazione dovrebbe avere una sovranità.

Dico che questa è la seconda volta, perché è avvenuto anche con il PRIT, che ci viene presentato e viene presentato all’aula un documento inemendabile, inemendabile, tant’è vero che non è stato accolto alcun emendamento, se non quelli che la Giunta si auto fa. Credo che questo sia grave, posso capirne in parte le ragioni, capisco che la linea la detta l’Europa, capisco che sono documenti tecnici importanti e significativi, ma credo fortemente nella sovranità dell’aula.

Grazie per averci concesso la possibilità di presentare ordini del giorno, gli ordini del giorno li possiamo presentare anche normalmente con le risoluzioni. Noi faremo così, abbiamo scelto di non presentare ordini del giorno perché hanno una valenza che è comunque riconosciuta all’aula, quando vengono presentati questi documenti ci dovrebbe essere la possibilità di incidere sui documenti, questa non c’è, ne prendiamo atto, ne prendiamo atto che per l’ennesima volta l’aula ha un ruolo evidentemente marginale per la Giunta, ci dispiace.

È chiaro che una parte degli interventi è anche condivisibile, una parte della progettualità è anche condivisibile, bisognerà vedere quali saranno le ricadute. Aggiungo un’altra cosa che mi viene in mente adesso, perché io parlo sempre a braccio e quindi a volte sono forse un po’ ostico, ma un altro tema che ho posto anche in un’altra occasione sarà il tema dei fondi del PNRR.

Lo dico perché oggi i Comuni, tutti i Comuni sono lasciati a se stessi, non hanno le capacità e le potenzialità tecniche, i tecnici per partecipare a molti di questi bandi, questa rappresenta un’emergenza, perché è fondamentale per i Comuni accedere a quelle risorse, e anche questo documento e in questo documento questo tema non viene sufficientemente, secondo me, trattato. Io spero che su questo ci sia un’inversione di rotta, perché per molti Comuni sarà esiziale accedere a quei fondi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Ovviamente facciamo una discussione unica sui due argomenti, perché credo che sia necessario affrontarli in maniera unitaria rispetto alla suddivisione di tematiche che gli stessi argomenti presentano.

Non vorrei essere sovrabbondante rispetto a quello che è stato detto dai miei colleghi, anche in ragione del fatto, tutte ovviamente note e condivisibili, che si tratta di un documento su una programmazione 2021-2027 particolarmente complesso. Lo abbiamo visto in Commissione. In Commissione, ovviamente, ci è stato detto dal sottosegretario che è un documento preconfezionato sostanzialmente dall’Europa e sul quale si può poco incidere. Come Gruppo avevamo presentato una serie di emendamenti, emendamenti che poi sono stati ritirati in ragione, appunto, della presentazione di ordini del giorno, che poi andrò ad illustrare, quelli che competono al sottoscritto. Però, un punto fondamentale bisogna, comunque, accennarlo rispetto a questo tema.

Abbiamo detto che sostanzialmente questi documenti rappresentano la messa a terra dei fondi del Documento strategico regionale presentato dalla Giunta l’anno scorso, sul quale ovviamente noi abbiamo posto diversi interrogativi, abbiamo presentato diversi emendamenti e non lo abbiamo condiviso. Chiaro è che, se avessimo condiviso quel documento e se avessimo, comunque, condiviso il percorso fatto, avremmo sostenuto il presidente Bonaccini nella campagna elettorale del 2020. Non è così. Siamo, comunque, opposizione. Questo dovreste ricordarlo, dovremmo ricordarlo ogni tanto.

 

(interruzione)

 

POMPIGNOLI: Dovremmo ricordarcelo ogni tanto, perché ovviamente avremmo scritto quel documento in maniera diversa, avremmo scritto il documento secondo quelle che sono state le nostre programmazioni come Centrodestra e avremmo, ovviamente, fatto un percorso diverso. Questo è bene ogni tanto ricordarlo ed essere sul punto.

Questi documenti, però, oggi ci consentono di verificare se quanto tradotto nel Documento strategico regionale viene, poi, applicato nei fondi POR FESR. Sostanzialmente, è in linea con la strategia regionale. Non è in linea con la nostra idea. Noi avremmo sicuramente posto maggiore attenzione a quelle che sono state le deficienze degli anni 2014-2017, che abbiamo comunque evidenziato nel DSR, tra occupazione, formazione, innovazione, tutela per le aree più svantaggiate. Avevamo evidenziato tutta una serie di problematiche che erano comunque emerse nel settennio precedente e che probabilmente non sono state corrette nel DSR 2021-2027 e oggi nel POR FESR.

Quindi, ed è normale, sulla base di queste evidenze, la nostra posizione è contrapposta rispetto a quella vostra. In ragione di ciò, comunque, essendo opposizione anche costruttiva, abbiamo predisposto degli ordini del giorno (prima emendamenti, poi ordini del giorno) sui quali riteniamo si possano apportare, in caso di accoglimento, dei correttivi rispetto alle strategie che sono state evidenziate proprio dal documento.

Solo un breve accenno sugli ordini del giorno, perché ritengo sia importante non ripetere in ogni intervento le indicazioni che verranno date. Gli ordini del giorno che ho sottoscritto e che ho presentato... Ne evidenzio tre, ne leggo tre, ne riassumo tre, che ritengo particolarmente importanti. Il primo è il ruolo importante che devono rivestire gli strumenti finanziari nella programmazione 2021-2027, ponendo quale pilastro fondamentale del lavoro il valore dell’impresa. Noi siamo una Regione costituita da tantissime piccole e medie imprese che hanno sofferto sicuramente in questi anni. Gli strumenti di garanzia necessari per l’accesso al credito devono essere comunque implementati.

Con l’ordine del giorno noi chiediamo un impegno della Giunta regionale a promuovere e confermare il ruolo del Fondo di garanzia, di cui alla legge n. 662/1996, quale piattaforma nazionale per l’accesso al credito delle imprese, soprattutto quelle con minor merito creditizio, prevedendo, coerentemente con gli obiettivi della riforma del Fondo stesso, la costituzione di nuove sezioni speciali regionali, destinate a favorire l’accesso al credito a potenziali beneficiari, non rientranti nelle gestioni speciali già in essere.

Così come è stato evidenziato anche dal consigliere Lisei, abbiamo notato che in questo documento la parola “sport“ è poco inserita, da una ricerca abbiamo visto che la parola “sport“ è stata inserita una sola volta in entrambi i documenti. Noi riteniamo che lo sport sia fondamentale per questa Regione, quindi richiediamo un impegno della Giunta regionale a riconoscere il valore sociale della pratica sportiva, sostenendone e incentivandone la diffusione anche attraverso la realizzazione di progetti e di investimenti in linea con quanto previsto dalla legge del 31 maggio 2017 n. 8.

Altro settore che ha subìto dalla crisi pandemica gravi perdite economiche è il comparto turistico. Anche su questo tema abbiamo presentato un ordine del giorno, rilevato che appare comunque importante garantire ai nostri territori, in particolar modo a quelli montani e a quelli di Riviera, che sono accomunati dalle attività lavorative stagionali, di tutelare queste attività, garantendo la permanenza qualificata dei lavoratori rispondente ai fabbisogni formativi e professionali del comparto turistico, in particolare quello stagionale.

Come abbiamo visto nel DSR, c’è una discrasia tra la formazione che viene effettuata, quindi la scuola, rispetto alla richiesta delle imprese. Questo deve essere ovviamente corretto, cioè occorre che venga fatta una vera e propria piattaforma, nella quale le imprese riconoscano già il lavoratore che viene formato dalla scuola e si crei questa sinergia, per far sì che occupazione e impresa siano, comunque, a stretto contatto. Questo speriamo che venga fatto nel corso del tempo, ma sono evidenze importanti, sulle quali occorre porre l’attenzione, che la Regione Emilia-Romagna deve, comunque, garantire rispetto alla tutela degli interessi del lavoro, dell’economia e delle imprese che attualmente sono in regione Emilia-Romagna.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pompignoli.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Ci troviamo ad affrontare una discussione molto importante, anzi l’abbiamo già affrontata, credo di essere l’ultimo intervento, poi forse ascolterò le parole o del sottosegretario Baruffi o del presidente Bonaccini, però sono molto curiosa perché, in realtà, mentre noi stiamo discutendo di un tema fondamentale per la Regione Emilia-Romagna, accadono tantissime cose. Ne farò presente alcune, ma c’è un tema che mi capita di incrociare ormai in tutti i dialoghi relativi al PNRR, ma anche ai contributi europei, cioè che tutto quello che un imprenditore in questo momento ha proposto, anche di fatto partecipando ai bandi PNRR, si è trovato a fare un’offerta relativa a dei costi che oggi sono il 20 per cento in più. Su questo noi dovremmo fare un lavoro serio, cioè materie prime, costo dell’energia. Sei mesi fa era tutta un’altra storia. Chi ha partecipato soprattutto in Emilia-Romagna a determinate politiche o alla richiesta di far parte di un sistema così importante come quello dei contributi europei oggi si trova a dover ricalcolare quello che aveva chiesto e domandato. È un tema che seguirò nei prossimi mesi, ma immagino che la Giunta abbia ben ascoltato già la voce di imprenditori, che sottolineano proprio la grave difficoltà del tempo completamente cambiato nel giro di sei mesi.

Chiaramente oggi farò un focus sui temi a me cari e, in particolare, cercherò di evidenziare alcune preoccupazioni. Come il più delle volte ho ripetuto, PNRR, FS+ e FESR devono essere sempre in totale e assoluta sinergia e complementarietà, però su certe questioni ancora oggi non sappiamo praticamente nulla. Stiamo cominciando a fare dei passi importanti sul PNRR, a scoprire sempre più dettagli, il Piano regionale Gol, ad esempio, deve essere inviato ad ANPAL a fine febbraio per l’approvazione. C’era qua l’assessore Colla, ma sicuramente ascolterà o qualcuno glielo dirà. In teoria, dopo le consultazioni delle parti sociali, ho chiesto in un’interrogazione che sia al più presto messo a disposizione, perché ad oggi nessuna notizia. È un progetto fondamentale, importantissimo, che contiene e deve contenere enormi novità dal punto di vista della formazione, anche andando verso tempi così particolari.

Il secondo punto non è solo formale, ma è sostanziale. FSE+ e FESR sono documenti attuativi di un Documento strategico regionale che l’aula ha approvato. Lo conosco bene, perché sono stata relatrice di minoranza. Quel documento è stato emendato da più parti ed è stato votato e approvato da quest’aula.

Faccio presente che molte di quelle modifiche non sono state recepite dai documenti che esaminiamo qui oggi, ma non come punto politico dolente; semplicemente vorrei, con questo mio intervento, evidenziare che certe dimenticanze, poi, sono dimenticanze che fanno male alla politica di maggioranza.

Nel DSR approvato erano stati inseriti, ad esempio, due punti, un’apertura, per andare oltre i servizi per la prima infanzia. Io ho sempre la preoccupazione che continuare a impostare la politica regionale esclusivamente su una fascia d’età, quella 0-3, dove il dato demografico, purtroppo, ci segnala situazioni di gravi criticità, e non aprirsi a politiche, anche scritte nei documenti, oltre i 3 anni vuol dire essere un po’ miopi, perché in questo momento sono le famiglie che hanno bisogno di sostegno. Ad esempio, si vedranno i dati, perché la domanda si potrà fare entro fine febbraio, poi aperta... L’assegno unico familiare, ad esempio, slegato dall’ISEE e dal reddito ritengo che avrà un enorme successo.

Le famiglie, soprattutto quelle che hanno vissuto la pandemia, hanno vissuto situazioni di disagio, sono quelle che molte volte rischiano di essere dimenticate e sono quelle dei bambini dai 3 anni in su, soprattutto in situazioni di grave difficoltà di apprendimento o di spesa che, purtroppo, la sanità pubblica non può sostenere, perché esclusi da questa rete.

Terzo punto. Io mi sarei aspettata un’attenzione maggiore in termini di assegnazione di risorse relativamente a due parole di cui noi parliamo sempre, montagna e disabilità.

Sulle strategie territoriali per l’occupazione non sono inserite tutte quelle forme di sostegno a chi decide di rimanere e investire nella montagna, e pochissimi fondi sono stati espressamente dedicati. Qui sono già stati fatti degli interventi e altri sono sicuramente più bravi di me ad indicare le falle di questo tipo di politica, però è importante sottolinearlo.

Inoltre, proprio perché prima ho parlato delle famiglie e dei loro bisogni, io ricordo che più aspettiamo, più perdiamo tempo, più rischiamo di dimenticarci una fetta importantissima, quella dei BES. Avrei voluto presentare un ordine del giorno, come sapete, un Gruppo ha la possibilità di scegliere solamente un tema, ho rinunciato in questo ambito (non lo farò certamente nella mia azione politica) a presentare un ordine del giorno su questo tema specifico.

I numeri stanno aumentando in maniera esponenziale, i genitori sono totalmente fuori da un circuito di protezione, se non a pagamento al 100 per cento, le scuole sono molto attente e cercano di dedicare ambiti specifici su questo, ma ritengo che sia importante dare un’attenzione maggiore, focalizzata esattamente su questo tema.

Presenterò invece un ordine del giorno, su questo c’è stata apertura, per cui ringrazio in questo caso la maggioranza, ringrazio la Giunta per aver compreso, avevo già provato a sottolineare l’importanza di questa professionalità, ovvero del Case manager. Esiste in altre regioni, è una figura fondamentale, una figura professionale specializzata, con competenze di carattere psicosociale, capace di accompagnare la persona nella fruizione di diverse tipologie di servizi (inserimento lavorativo, sociosanitario, housing, riabilitativo).

Le funzioni dei Case manager sono tantissime, ma sono – semplificando – quelle persone che si mettono in relazione tra le famiglie che vivono una disabilità e l’esigenza di trovare lavoro, un lavoro che sia esattamente alla portata e anche esattamente possa compiere il desiderio pieno di attività che una persona con disabilità può fare. In un certo senso agevola le relazioni, che sono molto difficili per chi cerca e per chi offre un lavoro a questa categoria così speciale. Credo che sia l’inizio di un percorso fondamentale. La possibilità che la Regione Emilia-Romagna apre oggi approvando questo ordine del giorno è quella di formare persone che possono agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro, che è una delle richieste più pressanti da parte delle famiglie, che abbiamo anche visto in alcune Commissioni ad hoc e ascoltando moltissime associazioni.

Grazie per questo inizio di percorso. Sono molto contenta. Sicuramente non è solamente una felicità mia, ma lo deve essere di tutta l’assemblea.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Prego, consigliera Zamboni. Le ricordo solo il tempo, perché è intervenuta anche ieri, quindi ha poco più di tre minuti. Prego.

 

ZAMBONI: Velocemente, per illustrare altri due ordini del giorno, visto che si fa un dibattito generale congiunto.

Questo ordine del giorno riguarda gli FSE e, in particolar modo, la realizzazione di corsi di formazione e azioni di sistema volta a formare figure complesse, quali il green manager, il mobility manager e l’energy manager. Qual è la motivazione alla base di questo invito alla Giunta a impegnarsi per promuovere questo tipo di formazione? Il fatto che sul mercato del lavoro stia aumentando la ricerca di nuove figure professionali dotate di conoscenze e competenze plurime legate alla transizione energetica, alla sostenibilità ambientale di Enti pubblici e aziende. D’altra parte, gli Enti locali, che sono i riferimenti istituzionali di primo livello per i cittadini, possono svolgere anche un ruolo di promozione di comportamenti e di investimenti atti a favorire la conversione ecologica e spesso nel caso di piccoli Comuni non possiedono al proprio interno queste figure professionali né dispongono delle risorse necessarie a formarli. Quindi, con questo ordine del giorno si chiede, appunto, la realizzazione e il sostegno a favorire la formazione dei green manager, che hanno competenze plurime, dei mobility manager, che sono quelli che, per esempio, sono obbligatori per le imprese al di sopra dei 100.000 dipendenti, ma che anche al di sotto di questa cifra possono essere molto utili nell’organizzare gli spostamenti casa-lavoro dei propri dipendenti, e infine degli energy manager, che devono favorire la pratica dell’efficienza energetica, quindi anche a vantaggio dei propri bilanci nel caso delle imprese, ma anche delle bollette delle famiglie. Qui, parlando di energy manager, naturalmente, si parla di imprese. Quindi, utilizzare questi fondi per creare figure che, in maniera puntuale sul territorio, capillare, possano favorire la transizione ecologica ed energetica.

Infine, c’è un ordine del giorno. Ringrazio il collega Stefano Caliandro che lo ha accolto, quindi che mi permette di presentarlo. Come monogruppo potevo presentare solo un ordine del giorno associato ad ogni programma che stiamo approvando in questa giornata. Questo ultimo ordine del giorno riguarda il sostegno alla diffusione dei Community Charger, ossia quelle colonnine di ricarica per veicoli elettrici autogestite da gruppi di automobilisti o di possessori di veicoli elettrici. Ci sono degli esempi anche nella nostra regione (a Medicina, per citarne uno). Oppure sono gestite dagli Enti locali. Hanno il vantaggio di mettere a disposizione le ricariche a un costo dell’elettricità molto inferiore rispetto a quello delle colonnine gestite dai provider energetici, che spesso vedono l’elettricità costare addirittura tre volte di più di quanto non si paghi con la bolletta di casa.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Grazie, presidente.

Qualche riflessione e qualche ripresa di interventi dei colleghi. Bisogna partire, come hanno fatto anche altri, nel ringraziare gli uffici, la Giunta e chi ha predisposto... Abbiamo potuto apprezzare tutti i documenti, anche rispetto ai documenti delle passate programmazioni, estremamente più evoluti.

Credo siano anche frutto di un anno e di una scelta politica molto chiara, fatta già dall’inizio della legislatura, ovviamente impattata fortemente dalla pandemia. Come abbiamo anche sottolineato all’interno della discussione sul bilancio, l’anno 2021, soprattutto, è stato l’anno della programmazione. Come ricordava anche il collega Pompignoli prima, questi sono atti fortemente politici, molto integrati all’interno della programmazione.

Io non sento come componente di maggioranza, con probabilmente anche la responsabilità principale di tracciare la direzione della nostra Regione nei prossimi anni, di subire pressioni esterne da Enti sovraordinati.

Io credo che la direzione chiara che noi abbiamo preso con gli atti di programmazione, con il Patto per il lavoro e il DSR, che sono stati frutto di grandi discussioni anche qui, tracci in maniera assolutamente coerente con le disposizioni europee, integrate all’interno di questa programmazione dei Fondi europei del settennato 2021-2027 in modo assolutamente coerente, ed è certamente vero che questa è la direzione che noi vogliamo dare ai prossimi anni.

Io non mi sento, come diceva il collega Lisei, non in grado di vedere da vicino, credo che però, per tracciare le strade, si debba avere una visione di lungo periodo e anche la consapevolezza che stiamo in un mondo che non è soltanto binario, ma è estremamente complesso, la complessità non è soltanto una reazione di causa-effetto, ma è frutto di grandi elementi di interdipendenza.

Le soluzioni non si trovano con un’azione, ma si trovano con azioni collegate, integrate e soprattutto programmate, e credo non faremmo un buon servizio al compito che come gruppo dirigente siamo chiamati a svolgere, se affrontassimo queste discussioni guardando il particolare e prendendo decisioni sul particolare, pensando che questo sia il generale.

All’interno di questi documenti di programmazione vedo la complessità, la volontà e la consapevolezza che non esiste soltanto un’azione necessaria. L’abbiamo dimostrato muovendoci e creando opportunità anche nella legislatura precedente, e oggi stanno dispiegando i frutti. Pensate alla scelta importante di intercettare e di costruire in Emilia-Romagna quella che viene definita la Data Valley, sicuramente di riferimento del nostro Paese e anche della parte sud del nostro continente. Quella è una scelta lungimirante, da una parte, che ha una serie di esternalità trasformative anche del nostro territorio, che ancora oggi forse nel complesso non riusciamo ad apprezzare. Ed è qui che si inseriscono, credo, questi atti che stiamo andando a votare oggi, in perfetta coerenza con i cinque documenti programmatori, li richiamo di nuovo, il Patto per il lavoro, il Documento strategico regionale, la Strategia di specializzazione, la Strategia regionale dell’Agenda 2030 e l’Agenda digitale.

Tutto questo, come ricordava anche il sottosegretario nella presentazione iniziale, si inserisce in un periodo storico e in una programmazione che mai aveva visto tante risorse a disposizione, perché oggi stiamo affrontando – qui voglio tornare su un altro punto strettamente politico – il tema relativo al significato dell’utilizzo anche delle risorse pubbliche. Se è vero che stiamo affrontando una fase di grande trasformazione, di doppia trasformazione, quando parliamo di quella ambientale e di quella digitale, ma anche di trasformazione di una società, la leva delle risorse pubbliche è fondamentale, ma è fondamentale se viene utilizzata per accompagnare una trasformazione che, ovviamente, si scontra con la velocità della tecnica e una velocità diversa della trasformazione della società, soprattutto quando questa ha necessità di essere trasformata nel profondo e trascinarsi dietro tutta quanta la collettività, che sono i cittadini e che sono le imprese.

Altrettanto necessario, quando si affrontano questi grandi elementi di trasformazione, è non pensare che soltanto una leva possa riuscire ad essere efficace. Qui si inserisce un elemento che, secondo me, è nella carta d’identità della nostra Regione, quello di tentare di mettere al tavolo tutti quanti quei soggetti, consapevoli del fatto che le Istituzioni, da una parte, o il mondo privato soltanto le dinamiche, al di là delle Istituzioni, non possono affrontare sfide di questa natura. Questa è la ragione per la quale credo che la programmazione che portiamo oggi in discussione, all’interno di quella che è una logica di concertazione, da una parte, e di accordo, dall’altra, tratto distintivo della nostra Regione, crei nuovi protagonismi e consolidi anche quelli che oggi ci sono.

Credo che soltanto attraverso il lavoro collettivo da parte di tutti e la condivisione di queste strategie possiamo mettere a terra ‒ come ci siamo detti più volte ‒ quelle che sono le tante opportunità e le tante risorse, che ovviamente devono essere il più distribuite possibile. Distribuite in quale elemento? Non alla logica dei voucher. E qui torniamo al ragionamento su come utilizzare questa importante leva pubblica. Pensare di distribuire un po’ di risorse a tutti quanti i territori senza una strategia complessiva, avrebbe, ovviamente, una miopia. Dare più spazio al soddisfacimento dei prossimi due anni rispetto a quella di sfruttare questa grande opportunità per trasformare la nostra Regione.

Uno degli obiettivi principali che questa programmazione deve avere è quello di rendere il nostro territorio... Accompagnare, sì, come dicevamo, le transizioni, ma soprattutto renderlo più resiliente, perché oggi ci sono quelle che abbiamo definito transizioni “ambientale” e “digitale”. Domani possono esserci altri shock altrettanto importanti. La capacità di rendere più flessibile anche il nostro territorio passa anche da come riusciremo a mettere a terra queste risorse. Per rendere più flessibile questo territorio occorre rafforzare il capitale umano, sia all’interno delle imprese, ma anche all’interno delle nostre comunità.

Io mi aspetto che nei prossimi vent’anni ci siano altri elementi che trasformeranno in maniera molto importante rispetto al mondo nel quale abbiamo vissuto un’altra parte della vita e la capacità di accompagnare farà la differenza. Si inserisce qui la volontà di presentare (mi avvio a concludere) un ordine del giorno, che grosso modo credo possano condividere anche le opposizioni, essendo abbastanza simile all’ordine del giorno presentato dai colleghi della Lega.

La volontà è quella che si inserisce, come tanti interventi hanno sottolineato, in una delle sfide principali che abbiamo davanti, che è la lotta al cambiamento climatico. Sempre in questa logica, la necessità è quella di non scegliere una sola strada per raggiungere un obiettivo talmente importante, ma cercare di attivare tutti i soggetti in campo.

Uno dei soggetti principali è certamente il nostro sistema delle piccole e medie imprese, delle imprese anche più grandi, che hanno fatto investimenti importanti, soprattutto sul tema del risparmio energetico, che però forse ancora hanno bisogno di una leva, di uno stimolo per quanto riguarda gli investimenti per la riduzione delle emissioni in atmosfera.

La volontà è quella di inserire all’interno degli obiettivi, sia l’OP1 che l’OP2, quindi sia sui processi che sulla parte impiantistica, un’azione diversa e innovativa rispetto a quello che è stato fatto in passato. Questo si sposa già con il documento presentato, quindi abbiamo scelto di utilizzare lo strumento dell’ordine del giorno, che vuole andare a inserire un’azione che permetta a chi ha un progetto che sia integrato con le energie rinnovabili, ma anche che riguardi sia il processo che l’ammodernamento degli impianti, con l’obiettivo puntuale di avere una riduzione strutturale delle emissioni in atmosfera.

Abbiamo bisogno di utilizzare la leva moltiplicativa pubblica, che è il grande elemento di questa programmazione, delle programmazioni del PNRR, anche di quelle dell’FSC per attivare in una maniera più forte quello che è uno dei settori rispetto al quale non possiamo non ingaggiare con energia sulla riduzione delle emissioni in atmosfera.

Badate, discussioni su questo tema ne abbiamo fatte tante e ne faremo ancora tante. Ai richiami etici sulle riduzioni o sui comportamenti sostenibili credo poco. O noi riusciamo a generare investimenti, lavoro e soddisfacimento dei bisogni con comportamenti diversi, oppure fisseremo obiettivi sfidanti sui documenti, ma produrremo soltanto elementi di sostenibilità o eccellenze che diventano sostenibili, ma il popolo sulla sostenibilità non si sentirà mai ingaggiato a sufficienza. Questa è una proposta che sottoponiamo all’aula.

Con questo chiudo, ringraziando ulteriormente il lavoro fatto dagli uffici e dall’Assessorato, ovviamente rimanendo sempre al fianco della Giunta e del presidente Bonaccini nel richiedere al più presto al Governo principalmente di attivarsi nelle parti che riguardano i fondi FSC e nella parte che riguarda soprattutto il tema delle aree montane e delle aree interne, perché questi sono elementi complementari e fondamentali anche per fare in modo che tutte le opportunità che oggi si sono aperte con questa programmazione possano essere integrate con le altre, perché gli obiettivi che abbiamo tracciato con questi documenti di programmazione e con i precedenti sono assolutamente importanti e su questi verremo valutati.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Sabattini.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

La discussione di questa mattina mi fa fare un intervento leggermente diverso da quello che avevo immaginato dopo aver ascoltato i colleghi. Però, anch’io mi voglio unire al coro dei ringraziamenti, che sono stati fatti in primis alle strutture della Giunta, nelle persone che sono sedute dietro di noi, la dottoressa Morena Diazzi, la dottoressa Ferrara, la dottoressa Bergamini, il dottor Savino Dal Monte, che ci hanno accompagnati in Commissione durante tutto il percorso che ci porterà oggi in aula ad approvare questi due importanti strumenti, con cui ci poniamo l’obiettivo di dare gambe, forza, struttura a quella ripresa che si intravede. Ringraziamenti che voglio estendere anche alla struttura della Commissione assembleare Politiche economiche, che ho la responsabilità di presiedere, in primis nelle persone di Agata e Monica, che hanno sempre messo tutti i commissari, tutti i consiglieri rappresentanti delle diverse forze politiche in condizione di fare il loro lavoro non emendativo, ma di proposta, di approfondimento, di discussione su quelli che sono i contenuti di questi due programmi.

Ci tengo a dar conto anche all’aula di quello che è stato il nostro lavoro, perché, come ci siamo detti all’inizio, come ci aveva esortato a fare il sottosegretario Baruffi, fare presto per dare al nostro sistema dell’Emilia-Romagna strumenti concreti di ripresa e fare bene, cioè fare una discussione articolata, che andasse al merito dei temi, al cuore delle cose, noi abbiamo dedicato cinque sedute della Commissione, abbiamo ascoltato le parti sociali, abbiamo audito i membri del tavolo del Patto per il lavoro e per il clima, sono state più di quaranta le audizioni a quella seduta, tanti gli interventi, tante le osservazioni che hanno indicato anche a noi quale dovesse essere la strada.

Tra l’altro, ci avviamo ad approvare questo nuovo ciclo di programmazione in un momento che è ancora di grande incertezza per le nostre comunità, per l’economia mondiale, un momento di profonde trasformazioni. Ce lo siamo detti più volte, la pandemia anche in Emilia-Romagna ha accentuato tendenze e cambiamenti che erano già in atto sia a livello globale che a livello territoriale, ha acuito le disparità, ha accelerato la trasformazione digitale delle società e delle economie e ha – penso e spero soprattutto – rafforzato la consapevolezza di tutti noi, perlomeno di tutti noi che siamo qui in aula questa mattina, della gravità di una crisi climatica che rende la transizione ecologica un imperativo oramai non più dilazionabile. Dicevo, però, alcune affermazioni dei colleghi mi spingono, e spero che mi sia consentito, a fare qualche ragionamento anche di carattere politico, perché io, a differenza del consigliere Lisei, non ho fatto studi di oculistica, non mi intendo di presbiopia o di astigmatismo, non so se facciamo fatica a vedere da vicino, ma penso di sapere – la dico così perché sono abituata a lasciare il giudizio finale su quelle che sono le nostre politiche ai cittadini elettori – che soprattutto in un momento di pandemia come quello che stiamo, ahinoi, ancora vivendo non serva una politica dei due tempi, non serva una politica che dà oggi ristori e da domani, quando finirà la pandemia, si incaricherà di iniziare a ragionare di quello che serve per il futuro delle nostre comunità. Io penso, ed è quello che abbiamo cercato di fare, sia necessario tenere l’accompagnamento delle imprese, delle famiglie e dei cittadini che abbiamo fatto nelle fasi più acute dell’emergenza insieme alla tensione, a cui non abbiamo mai smesso di dedicare energie, a progettare il futuro delle nostre comunità. Le esigenze di rilancio di breve periodo vanno tenute assieme alle trasformazioni strutturali di lungo termine.

Così come penso che non porti da nessuna parte la contrapposizione che ho sentito fare questa mattina in aula tra piccole, medie e grandi imprese. Quella sì che è vecchia. Ce lo ricorda costantemente l’assessore Colla. L’approccio che ci siamo dati e a cui cerchiamo di dare, giorno dopo giorno, sostanza è quello delle filiere. Abbiamo individuato alcuni settori strategici, prioritari, perché su quelli pensiamo che si possa sviluppare la competitività delle aziende, perché pensiamo che si possa su quelli far lavorare le grandi aziende, così come le piccole e medie, nonché tutto l’indotto. Abbiamo ben presente quello che è il tessuto imprenditoriale di questo territorio. Quindi, non la contrapposizione, ma un approccio che tiene insieme.

Una battuta me la consentirà il collega presidente Pompignoli, perché ho sentito che questi due PR (si chiamano PR, io continuo a chiamarli POR, ma sono PR, anche se noi romagnoli per PR pensiamo a quelli delle discoteche), questi programmi, regionali Pompignoli diceva – cito testualmente – che “sono preconfezionati dall’Europa e su cui si può poco incidere”. Allora, lui, che è un brillante avvocato del Foro, saprà che questi sono contratti che noi facciamo nell’ambito dell’accordo di partenariato con la Commissione europea, quindi nei contratti le due parti, i due soggetti firmatari devono essere d’accordo.

Poi però l’ho anche sentito dire che, nell’auspicio che prima o poi ci siano loro a scriverli, allora metteranno le loro priorità, quindi, delle due, l’una, o li scrive l’Europa, o, come è stato, com’è e come sarà, sono un contratto, quindi sono la messa a terra, nell’ambito di una cornice di priorità che l’Europa ci consegna, di quelli che sono gli obiettivi che noi ci siamo dati fin dall’approvazione del programma di mandato in quest’aula, obiettivi che non provengono dalla nostra presunzione, ma sono il frutto del confronto che noi abbiamo in questa Regione sempre avuto l’abitudine di fare, anche quando il termine “concertazione” non andava più di moda.

Una concertazione e un confronto che facciamo con le parti economiche e sociali, che facciamo con i territori, con le comunità, con i sindaci, con le diverse articolazioni territoriali che sono i principali destinatari delle nostre misure, naturalmente in stretta coerenza con le principali strategie europee e nazionali, che individuano nella transizione ecologica e digitale i due pilastri dello sviluppo economico e sociale dei territori in piena complementarietà (almeno questo è il nostro obiettivo) con il PNRR.

Penso che il lavoro che ci apprestiamo a votare ci metta in condizione di avere a disposizione, fin dalle prossime settimane (da qui era il fare presto), strumenti concreti, più di 2 miliardi di euro, quindi lo strumento principale che avremo per rilanciare e ridare nuovo fiato all’azione di questa Regione. Io non lo so se siamo autocelebrativi nel dirlo, però penso che anche l’importante dotazione che avremo a disposizione e che il buon uso di quella, sì, che sarà responsabilità nostra non sia il frutto del caso, sia il frutto di un lavoro di credibilità e di autorevolezza che abbiamo saputo fare nel dialogo con le Istituzioni europee.

Penso che nel lavoro dei bandi dobbiamo tenere sempre a mente alcuni spunti che ci sono arrivati dal confronto, ovvero la semplificazione, perché siamo in un momento storico in cui non abbiamo bisogno di aggravare chi vuole fare, chi vuole intraprendere con ulteriori carichi, e la flessibilità, perché le situazioni cambiano. Se ripenso anche solo a quando abbiamo approvato in quest’aula il bilancio di previsione, la bolla dell’energia, la bolla degli aumenti del gas e delle materie prime non aveva quella forza, non aveva quel peso sui nostri cittadini, sulle nostre famiglie, sulle nostre imprese, di cui siamo perfettamente consapevoli, che ha oggi.

Penso che da domani avremo gli strumenti a disposizione per coniugare la qualità e la quantità del lavoro, l’incremento della produttività e del valore aggiunto, l’innovazione tecnologica, ambientale e sociale, l’attrattività e l’apertura internazionale, insieme a un grande investimento che con l’FSE facciamo sulle persone per accrescerne la competitività, perché pensiamo che dall’educazione, dalla formazione passi l’opportunità che loro hanno poi di avere un ruolo, una chiave nella società. Inoltre, dobbiamo fare ogni sforzo per rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono alle persone di avere pari possibilità e pari opportunità, a partire dalle donne e dai giovani, che non sono solo i soggetti su cui ha pesato di più la crisi economica e la pandemia, ma che possono aiutarci a scrivere pagine ancora più belle per questa regione.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Prego, consigliere Facci.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Intervengo su questo Piano regionale, il Fondo di sviluppo regionale, il Fondo europeo di sviluppo regionale, e dopo poi, a parte, farò l’intervento su quello che invece riguarda gli FSE. Vorrei tenerli distinti, anche se ci sono ovviamente ampi punti di convergenza, a partire dal fatto che sono risorse europee che dovremmo gestire al meglio, quindi come comune denominatore credo che questo sia sicuramente un punto di partenza necessario.

Qualcuno dei miei colleghi ha ricordato come di fatto ci troviamo di fronte a un pacchetto fondamentalmente preconfezionato, che addirittura abbiamo dovuto modificare e che la Giunta ha dovuto modificare perché le linee di indirizzo europee erano leggermente differenti e certe cose non erano in qualche modo percorribili, quindi, di fatto, dobbiamo fare una valutazione di questo pacchetto. La valutazione però va fatta alla luce della realtà, e questo credo sia il dato che è ricorso negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, tutti i colleghi fondamentalmente (ovviamente la sottolineatura critica è giunta solo da questi banchi).

Siccome ci troviamo di fronte un pacchetto precostituito, il pacchetto precostituito ci dice che queste risorse devono avere questi due pilastri, transizione ecologica e transizione digitale, che vengono declinati in quattro ambiti di priorità, che non sto a ripetere (mobilità sostenibile, qualità dell’aria, ricerca e innovazione, sostenibilità e decarbonizzazione, attrattività, coesione e sviluppo territoriale, termini molto ampi, nei quali sta veramente dentro di tutto).

Poi, però, cosa abbiamo come elemento che, a mio avviso, va preso in considerazione in maniera più netta e più importante, per andare poi a capire quali sarà, a livello pratico, la declinazione di queste azioni? Criteri di premialità sono stati definiti, priorità-premialità: nuove generazioni, contrasto alle disuguaglianze di genere, sul quale dopo spenderò qualche parola in più, sostegno alla transizione ecologica, contributo allo sviluppo digitale, riduzione delle disuguaglianze territoriali. Io credo che il collega Occhi abbia parlato, nella giornata di ieri, in maniera molto precisa, articolata e puntuale su tutta la questione energetica, quindi non la ripercorrerò, salvo aggiungere, come in replica ad alcune argomentazioni che ho sentito dai banchi della maggioranza, che non possiamo sottrarci, però, a quella che è la discussione generale a livello europeo. D’altronde, se l’Europa ci impone delle modifiche, ci impone delle indicazioni rispetto all’utilizzo di questi fondi, e l’Europa è il faro al quale si sta guardando, nel bene o nel male, volenti o nolenti, io credo, allora, che la discussione che oggi c’è in Europa su forme nuove di energia, che magari nuove non sono, ma sono di nuova generazione, come per esempio la discussione sul nucleare, non può essere aprioristicamente rifiutata. Discussione, discussione! Capisco che la maggioranza abbia problemi di tenuta su questo argomento, ma una discussione deve essere fatta. Parentesi chiusa.

Allora, dicevo, poiché arrivano con questi fondi strutturali, con questi fondi di sviluppo, risorse europee spalmate su due filoni per circa 800 milioni, che noi andiamo a integrare con la quota nazionale e la quota regionale per oltre 600 milioni su entrambi i filoni, per cui parliamo complessivamente di 2,048 miliardi di euro, io credo che, quando si andrà a fare questa azione sul territorio, occorrerà tenere conto, ripeto, della situazione reale. Ebbene, la situazione reale – il collega Bargi ha correttamente richiamato dei valori e degli indicatori – è fondamentalmente una situazione di crisi, dettata da tanti fattori. Sicuramente l’emergenza economica connessa all’emergenza sanitaria è la principale, è quella che deve destare principale preoccupazione.

Ma, allora, che cos’è che ritengo che manchi in questo programma regionale di sviluppo? Manca una corretta ponderazione dei cosiddetti “indici di premialità”, di quelle che sono considerate le priorità-premialità.

Continuare a insistere sulle disuguaglianze di genere come elemento premiale credo che sia un insulto a quello che è accaduto e che sta accadendo, un insulto, continuare a sostenere che questo debba essere assunto al livello di criterio massimo! Sicuramente dovrà essere tenuto in considerazione, ma non deve essere a mio avviso un criterio primario. Piuttosto domandiamoci se non sia il caso, una volta per tutte, di porre fine alla ipocrisia che c’è intorno al fatto che tutte le volte sosteniamo che debbano essere mantenute le zone più di fragili, le zone più lontane, le zone periferiche, montane, all’interno, e poi in realtà il criterio delle disuguaglianze territoriali debba essere paragonato o messo addirittura ultimo della lista di questi criteri di riferimento.

Io ritengo che oggi le disuguaglianze territoriali debbano essere l’elemento principale, perché coinvolgono tutti, generi compresi. Non è che io risolvo la condizione femminile in Appennino, se do delle premialità alle disuguaglianze di genere, io devo dare le premialità alle disuguaglianze territoriali e allora lì avrò ricompreso anche condizioni femminili, condizioni di genere o non di genere, li comprendo e inglobo tutti, e questo non c’è.

Non c’è anche perché ci troviamo di fronte un ulteriore disallineamento, che avevo richiamato durante il mio intervento in Commissione, quando l’assessore Corsini giustamente, perché ovviamente mi dava una risposta tecnica, aveva detto con queste risorse noi non possiamo intervenire sulle infrastrutture, perché hanno delle azioni diverse, che possono essere complementari, ma non è che con queste risorse possiamo fare una strada.

Non possiamo considerarlo, però, in maniera disallineata o come un ragionamento a compartimenti stagni, perché io le disuguaglianze territoriali le vado a superare nel momento in cui ho a fianco, addirittura prima o precedentemente completato un percorso, un assetto infrastrutturale che può permettere, alla fine, la reale applicazione delle misure che anche con questo fondo di sviluppo e con queste azioni si intendono mettere in campo. Quindi, questo non può essere un argomento sganciato. La partita delle infrastrutture è sganciata dal ragionamento sulle disuguaglianze territoriali, perché le disuguaglianze territoriali fondamentalmente sono create dalla carenza infrastrutturale sia di carattere digitale sia di carattere tradizionale, quali sappiamo tutti essere le infrastrutture.

Questo per me è un ragionamento che manca anche nell’accompagnare questo tipo di programma. Quando si fa un ragionamento rispetto a chi saranno i destinatari degli interventi, e sentivo dire che le giovani generazioni hanno sofferto, prevalentemente loro, la pandemia, ebbene la pandemia l’hanno pagata tutti. Io, però, nella logica di dare un supporto a uno sviluppo andrei a capire e, ovviamente, a individuare chi più di tutti ha pagato dal punto di vista del deficit economico. Sicuramente le imprese, sicuramente gli artigiani, sicuramente i lavoratori che oggi non sono più occupati. Ne parleremo eventualmente nella seconda parte, quando parleremo di occupazione e di formazione. Qualcuno prima ha parlato di ristori. Giustamente non si parla più di ristori, perché sappiamo che i ristori sono una misura una tantum che è – non voglio usare il termine “contentino” – sicuramente un palliativo, un segnale di apertura. Non risolve i problemi. I problemi devono essere risolti in maniera strutturale e profonda. Come risolvere i problemi in maniera strutturale e profonda del divario economico? Mettendo in movimento azioni, mettendo in movimento politiche di supporto che non siano, appunto, solo di supporto, ma siano in qualche modo legate a potenziale sviluppo. E torniamo daccapo: lo sviluppo lo puoi fare soltanto se hai tutte le proprie componenti allineate, a partire da quelle infrastrutturali. Quante aziende hanno chiuso, quante persone hanno perduto il posto di lavoro anche in età adulta? Poi benissimo, noi dobbiamo pensare ai giovani perché la stanno pagando dal punto di vista della scuola, dell’istruzione, delle possibilità occupazionali, ma non è che possiamo pensare in maniera scollegata, quindi dal mio punto di vista è errata l’individuazione delle priorità premialità, come oggi sono declinate in questo Piano di sviluppo.

È errata perché non si tiene conto della realtà, non si tiene conto del fatto che occorre dare maggiore risalto, quindi individuare meglio, più puntualmente chi oggi paga questo tipo di situazione a livello sociale e a livello economico.

Certo, questo è un manifesto, saranno le azioni concrete che dovranno essere sviluppate successivamente, saranno i bandi, perché i bandi sono importanti, nei bandi si stabilisce chi partecipa e chi non partecipa, chi può e chi non può, dai bandi si capisce come si vuole impostare un’azione premiale o di supporto.

Dico anche che sarebbe il caso, però, di capire se riusciamo noi Regione, una volta che abbiamo a disposizione queste risorse, a fare in modo che effettivamente vi sia chi ne possa beneficiare in maniera il più possibile semplice, quindi semplificazione della burocrazia.

Ho seguito gli interventi precedenti, qualcuno ha richiamato un’eccessiva burocrazia anche nella gestione di queste risorse. Abbiamo impiegato mesi su mesi per arrivare a dare dei ristori, non so poi alla fine quanto tempo impiegheremo per mettere in campo queste azioni.

Dico anche che mi sono trovato assurdamente ad assistere a casi in cui, in zone considerate svantaggiate, anzi bandi apposta per territori svantaggiati, una burocrazia quasi borbonica ha di fatto escluso persone che avevano correttamente i requisiti, ma semplicemente per questioni documentali che avrebbero potuto essere integrate con una semplice richiesta.

Dobbiamo anche capire che, se vogliamo aiutare i territori, le aziende, nel momento proprio in cui andiamo a dedicare loro dei bandi ad hoc, delle risorse ad hoc, dobbiamo comunque adeguare i nostri uffici. Lo dico alla Giunta, prima c’era il presidente Bonaccini, lo dico ovviamente agli assessori che ascoltano, al sottosegretario Baruffi: bisogna adeguare i nostri uffici anche a questo. Se veramente riteniamo che debbano essere la priorità, queste azioni, perché devono essere superate queste difficoltà, bisogna veramente che ci mettiamo anche a livello di gestione un cambio di passo per fare in modo che effettivamente le risorse arrivino in tempi rapidi e soprattutto che non vengano esclusi i soggetti che ne hanno i requisiti. Posso capire chi non ha i requisiti, chi non ha la regolarità fiscale e contributiva. Comunque, anche se su questo si potrebbe aprire una discussione, perché a volte la regolarità contributiva o la regolarità fiscale può essere la conseguenza di uno stato deficitario che è stato causato dalle stesse cause per le quali oggi si interviene, ma sarebbe un argomento un po’ troppo complesso. Ma quanto meno chi ha tutte le carte in regola e magari non ha ottemperato ad adempimenti secondari, che possono essere ripristinati in maniera diversa, io credo che, allora, sia come chi predica bene e razzola male. Cerchiamo di fare in modo che anche i nostri uffici si allineino a questo tipo di nostra impostazione.

Io credo, e concludo, che questo programma regionale di sviluppo per quanto riguarda i territori della montagna e delle aree interne sia abbastanza deficitario, sia insufficiente, non tenga conto della situazione reale. Ripeto, non è possibile che continuiamo a dare una esaltazione a queste disuguaglianze di genere mettendo allo stesso piano le disuguaglianze territoriali. Basta con questa ideologia. Lasciamola fuori, per favore, da queste azioni. Noi dobbiamo dare le risorse ai territori che ne hanno bisogno. Questi manifesti ideologici credo che ormai abbiano fatto il tempo e ritengo sia il caso di cambiare pagina.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Ho seguito il dibattito di ieri pomeriggio e di questa mattina anche con interesse rispetto a questo documento che ci accingiamo ad approvare, che secondo me rappresenta anche uno scenario d’orizzonte positivo per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna rispetto all’impiego dei fondi strutturali, su cui in molti riversiamo una serie di aspettative.

Ho sentito nella discussione di queste due fasi di Assemblea anche parlare molto di miopia, presbiopia, capacità di visione, così come di incapacità di lettura dei dati del contesto. Anche chi mi ha appena preceduto richiamava, come rispetto ad alcune priorità che all’interno dei piani che qui ci troviamo a discutere, si sia identificata una serie di priorità o di elementi di premialità che riguardano alcune cose definite ideologiche, preconcette, precostituite sulla base di una visione complessiva del mondo.

Io vorrei rivendicare la capacità di avere delle visioni del mondo e quindi di avere anche dei sistemi valoriali predefiniti, che però si ancorano anche a dei dati di fatto, perché se da un lato esistono le diseguaglianze territoriali, sappiamo benissimo anche dai dati Istat degli ultimi mesi, anche dagli ultimi che ci vengono presentati, come la capacità occupazionale della componente femminile sia quella che maggiormente ha sofferto, al pari della componente under 30, delle difficoltà di questi ultimi due anni, sia in termini di tipologia contrattuale, quindi di precarietà, di instabilità, sia in termini di condizioni di lavoro.

Abbiamo quindi diffusamente discusso, all’interno della Commissione parità, ma anche all’interno delle Commissioni che hanno accompagnato l’approdo in aula di questi due programmi, di una serie di fattori presenti anche sul territorio emiliano-romagnolo, preoccupanti per quanto riguarda la condizione lavorativa femminile.

Abbiamo affrontato il tema delle dimissioni volontarie, di come progressivamente le donne abbiano anche rinunciato a mettersi nelle condizioni di occupabilità, a fronte delle differenze salariali che esistono e sussistono, a parità di ruolo, tra i generi, che quindi hanno spinto diverse persone di genere femminile a rinunciare ai propri obiettivi lavorativi, costruendo a tutti gli effetti degli spazi di possibile segregazione economica per quanto riguarda le donne, rendendole quindi dipendenti dalle provvidenze economiche che la componente maschile determina all’interno della famiglia. Ecco, io credo che quella priorità che è indicata come centrale all’interno dei due piani operativi che andiamo a discutere sia quanto mai emergenziale alla stregua della difficoltà dei rincari energetici, quanto mai prioritaria alla stregua di quelle che sono le condizioni necessarie per uno sviluppo economico della regione Emilia-Romagna. Del resto, nel momento in cui noi dovessimo raggiungere anche una piena occupabilità della componente femminile all’interno del territorio emiliano-romagnolo, che comunque non è tra gli ultimi da questo punto di vista, tutti i dati ci indicano come anche la capacità produttiva del territorio emiliano-romagnolo avrebbe la capacità di crescere e, quindi, di portare benessere ai cittadini, senza contare quanto questo abbia possibilità di ripercussione positiva sulla qualità della vita delle persone e sulla capacità e la possibilità delle donne di potersi anche emancipare, autodeterminare e costruire un orizzonte di vita proprietario.

Se a questo agganciamo anche quelle che sono le condizioni di progettazione infrastrutturale, sappiamo benissimo anche come le progettazioni infrastrutturali siano sostanzialmente e genericamente rette dal genere maschile. Tant’è che, nel momento stesso in cui noi definiamo parametri urbanistici o di necessità infrastrutturale, li tariamo sostanzialmente sulle esigenze del maschio bianco e quarantenne, che sembra essere il punto di riferimento per tutte quante le statistiche. Mentre un’attenzione anche a quelli che sono i flussi di spostamento, per esempio, del genere femminile, che spesso e volentieri ha anche altri tipi di esigenze, credo gioverebbero a una definizione anche urbanistica e infrastrutturale differente.

Questo lo dico anche nel momento stesso in cui all’interno del piano troviamo una serie di interventi e di novità dal mio punto di vista positive e di attenzioni positive rispetto a quelle che sono le possibilità che questo piano vuole mettere in atto, a partire – l’hanno richiamato diversi colleghi prima di me – dal sostegno all’accesso ai servizi educativi per i minori, pensandolo innanzitutto come prospettiva pedagogica, ma anche sotto il profilo della conciliazione dei tempi di vita, ma penso anche a quelle che sono le potenzialità che possiamo mettere in campo attraverso questi programmi dal punto di vista della formazione professionale, del supporto a quelli che sono i servizi ad alto tasso di innovazione sociale, che spesso e volentieri impiegano persone di genere femminile, che spesso e volentieri vengono relegati solo esclusivamente a servizi a bassa qualità, mentre invece attraverso questo piano noi potremmo innalzare, dal punto di vista dell’innovazione non solo tecnologica, ma anche sociale, una serie di risposte che vadano incontro ai cittadini e, soprattutto, qualifichino le persone che in quegli ambiti operano.

Si tratta di ambiti all’interno dei quali operano diversi soggetti, non solo di natura strettamente economica, quindi con la qualifica di imprese tout-court, ma, come è scritto a chiare lettere all’interno dei piani, una possibile ed eventuale partecipazione, nell’ottica dell’innovazione sociale, anche dei soggetti di terzo settore in forma di impresa.

In questo senso, se c’è da rimarcare una serie di differenze di visione, al di là delle lenti che si possono indossare, se miopi o presbiti, io credo che la questione dell’attenzione al genere femminile sia l’elemento che distingue maggiormente la visione che questa Regione vuole rappresentare agli occhi della propria cittadinanza, agli occhi del panorama anche della Comunità europea in quel contratto che si stabilisce con la Comunità europea, agli occhi di chi guarda alla Regione Emilia-Romagna come a un laboratorio positivo di buone pratiche.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Dichiaro chiusa la fase della discussione generale.

Ha chiesto la parola il presidente Bonaccini. Prego.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente.

Tutti gli interventi di ieri e di oggi, che ringrazio per l’ampio dibattito che c’è stato, su una questione hanno trovato convergenza, il fare presto e bene. Sul bene non sta e non starà a me giudicare, né a noi dell’Esecutivo, quindi ognuno di voi potrà, nel corso dei prossimi mesi e anni, valutare se le politiche che mettiamo in campo avranno raggiunto gli obiettivi e se quegli obiettivi erano adeguati alle nostre aspettative e speranze.

Sul presto, credo che facciate fatica a mettere in dubbio che non siamo arrivati primi. Questa è la prima Assemblea legislativa di venti Regioni italiane che approverà la programmazione strategica di FSE e FESR. Eravamo già stati i primi, nettamente, ad approvare – lo ricorderete – la biennalità del Piano di sviluppo rurale 2021-2022, in attesa della riforma della PAC il prossimo anno, con 400,8 milioni di euro in più rispetto alla biennalità precedente, che aumentavano del 35 per cento i fondi del Piano di sviluppo rurale. Tant’è che ieri con l’assessore Mammi, a riprova della velocità, come Regione abbiamo già presentato i primi due bandi che per 120 milioni di euro usciranno nei prossimi giorni per le imprese, per i territori.

Arrivare presto è fondamentale sia perché tutti diciamo, o la gran parte di noi… Io ci vedo poco da vicino, ma da lontano ci vedo bene e non mi sembra di vedere quelli che mi dicono che ci vedo poco da vicino. Se stessero in aula, forse potrebbero quantomeno ascoltare le argomentazioni che io ho ascoltato con grande attenzione. Dicevo, fare presto è determinante perché tutti abbiamo detto, o la gran parte di noi: il Governo duri fino a fine legislatura perché c’è bisogno, al di là delle opinioni individuali o per appartenenza politica e ideologica, che non si perda quest’anno che è quello decisivo per la messa a terra dei progetti del PNRR che entro sei anni dovranno essere finanziati dall’Europa. Se questo è vero, ciò che a noi darà una competitività di vantaggio… Questo è indubbio. Chi affermasse il contrario sarebbe uno da psicanalizzare. È decisivo aver programmato fondi europei settennali con il PNRR per evitare il rischio di doppioni nei finanziamenti e, quindi, la sottrazione delle tante risorse che avremo a disposizione.

Fare presto è decisivo perché, siccome abbiamo detto che c’è una crisi drammatica, che si chiama emergenza energetica – ci verrò più tardi –, abbiamo bisogno che le famiglie e le imprese percepiscano che la parte che riguarda noi, perché su quella emergenza noi abbiamo ben pochi strumenti, come ne hanno pochi i miei colleghi presidenti di Regione, ma almeno che in casa nostra noi si sia pronti a mettere a disposizione più risorse possibili, nel minor tempo possibile, per sostenere quella crescita, che adesso andiamo a vedere cos’è.

Partiamo dai fondamentali, che è bene che tutti abbiamo, perché altrimenti qualsiasi dibattito può andare “per li rami”. Partiamo dai fondamentali, e, siccome i numeri non sono né di Destra, né di Sinistra, se qualcuno li vuole confutare, anche qui dopo lo faremo ascoltare da qualcun altro.

Crescita italiana attorno al 6,3 per cento (c’è chi dice 6,5, adesso vedremo gli ultimi dati). Credo si debba ritornare al 1976 per avere una crescita in un anno così alta. L’Emilia-Romagna chiude con il 6,9, a fronte della previsione del 5,5 di sei mesi fa, prima Regione italiana insieme al Veneto, sesto anno consecutivo come prima Regione italiana per crescita.

Sull’export, quando avremo i dati del 2021 ci accorgeremo che sarà il record del dopoguerra, nonostante siamo ancora nella pandemia. Ho sempre detto che il merito non è nostro, è di straordinarie imprese, che con le loro maestranze producono manufatti, che hanno un costo del lavoro mediamente più alto che da altre parti o in quasi tutte le parti del mondo, ma sono inimitabili o difficilmente raggiungibili per qualità.

Non solo, il surplus commerciale due anni fa era di 27 miliardi di euro per l’Emilia-Romagna, seconda solo al Baden-Württemberg, a fronte di 63 miliardi totali del Paese. Il 2021, quando avremo i dati, che però non li abbiamo, potremmo stare addirittura alla metà da soli del totale del surplus italiano, cioè la differenza tra export e import.

La disoccupazione al 2025 nelle previsioni dovrebbe addirittura stare attorno al 4-4,5 per 100, a fronte del 5,5 che veniva descritto, però mancano tre anni, può succedere di tutto, lo tengo lì solo per dire che, se questi sono i fondamentali inconfutabili, se faremo bene le cose che siamo chiamati a fare (è tutto da dimostrare che noi si sia capaci), possiamo accompagnare questa crescita, renderla strutturale, non congiunturale e soprattutto andare verso quella che è la nostra ossessione da sette anni: garantire che tutti possano avere un posto di lavoro.

Lo dico subito, da questo punto di vista è evidente che noi abbiamo due emergenze, che si chiamano giovani e donne. Veniva detto prima, si chiamano lavoro precario, ancora troppo alto, e si chiamano donne, pur essendo nella Regione italiana che, con il Trentino Alto Adige, ha la più alta occupazione femminile, con un tasso ben sopra la media europea. Quell’elemento mi fa dire che la proposta che oggi vedevo, che peraltro nel PNRR è contenuta, ma io credo noi dovremmo verificare nel Patto per il lavoro e per il clima come adattarla e se si può adattare anche agli appalti pubblici del territorio, quando il ministro Orlando oggi dice “giovani e donne una quota certa, fissa delle assunzioni” io credo dica una cosa giusta e sacrosanta. Abbiamo bisogno di rispondere lì, e abbiamo bisogno di rispondere lì accompagnati da una politica – anche a questo ci verrò tra poco – che, essendo noi quelli che faranno tra pochi mesi la prima legge regionale d’Italia sulla attrattività e sul trattenimento dei talenti di questa regione post diploma e post laurea, dobbiamo lavorare per garantirci che lì ci sia anche una qualità degli stipendi. In campogallianese: sono pagati troppo poco. E se sei pagato troppo poco anche con due lauree o con un diploma qualificato, vai all’estero, se non hai figli e famiglia, dunque radici, posto che andare all’estero è un’esperienza in ogni caso che fa bene, non male. Ma devo avere la possibilità di poter rimanere qui o tornare se vado all’estero per farmi un’esperienza. Ma certamente una quota di giovani e di donne che, oltre al PNRR, che lo prevede già, fosse estesa ad altri appalti pubblici, io credo sarebbe una cosa giusta, anche questa, e buona, e vogliamo studiarla e percorrerla.

Cosa si aggiunge ai fondamentali che ho detto? PNRR. Non ne parliamo oggi ovviamente, ma sappiamo tutti, e io sono grato al Governo italiano per una quantità di risorse che il Governo Conte II ha messo in campo, che il Governo Draghi ha confermato e definito anche nel ricevere immediatamente l’okay alla programmazione di quei 230 miliardi di euro, che sono un volume talmente enorme e un’occasione talmente irripetibile nella storia che hanno bisogno di essere accompagnati – questo tocca a noi – ad una efficace programmazione territoriale e strategica. Il fatto che tutte le scelte le stiamo decidendo insieme al Patto per il lavoro e per il clima, tutte, cinquantacinque parti sociali, il fatto che le stiamo condividendo tutte con i sindaci delle province e i sindaci dei comuni capoluogo, che non mi pare appartengano tutti al perimetro del Centrosinistra, dà l’idea che, quando si affermano certe cose, bisognerebbe andare a parlare con loro, non con me, con loro! Loro che giustamente, fuori da ogni appartenenza politica, perché quando amministri lo fai per tutti i tuoi cittadini, e ci mancherebbe altro, hanno condiviso con noi, ad esempio, il fatto che dal 1 febbraio (mi corregga Baruffi, se sbaglio, vado a memoria) i 62 esperti che verranno assegnati all’Emilia-Romagna li metteremo tutti a disposizione dei territori e dei Comuni, e non ne teniamo uno solo per la Regione Emilia-Romagna.

Spero lo facciano anche le altre Regioni, non perché l’abbiamo deciso noi, ma perché ce l’hanno chiesto i Comuni, i sindaci, giustamente, a partire da quelli più piccoli, perché è stato rilevato da tutte le forze politiche, comprese quelle di opposizione, e avete ragione, che servono due cose sul PNRR per aiutarci, se abbiamo programmato bene (anche questo è tutto da verificare): 1) un aiuto tecnico ai Comuni, in particolare quelli più piccoli, 2) semplificazione delle norme, che stiamo attendendo. Con le norme attuali fai fatica, visto quanti anni ci si impiega a realizzare un’infrastruttura in questo Paese, a differenza del resto del mondo.

C’è la programmazione dei fondi europei, e anche qui so che non dipende da noi, la Commissione europea ha recentemente definito l’Emilia-Romagna la Regione più innovativa d’Italia nella programmazione europea. Il Governo giallo verde, non io, definì l’Emilia-Romagna tre anni fa la prima Regione per programmazione e spesa dei fondi europei. D’altra parte, nel 2019, al 31 dicembre, noi risultammo aver già impegnato il 98 per cento dei fondi assegnati, quei 2,4 miliardi di euro.

Anche qui, siccome è da tempo immemore che risultiamo primi o tra i primi per spesa dei fondi europei, cambiano i Governi, cambiano i presidenti, cambiano gli assessori, vuol dire che c’è una struttura tecnica che è capace di fare, e penso che sia un patrimonio, dai dirigenti all’ultimo dei dipendenti di questa Regione, che ci permette e mi permette, ogni volta che vado a Bruxelles, l’ultima volta ai quattro commissari europei e all’ambasciatore italiano presso la Commissione europea, di fare bella figura.

Vedete, 2014-2020. Adesso abbiamo la possibilità di partire con il 2021-2027. I 400,8 milioni di euro del PSR, abbiamo detto che era una quota molto più grande di quella che pensavamo di ottenere, i 2 miliardi di FSE e FESR sono 780 milioni di euro in più rispetto a quelli del settennato precedente. 780 milioni di euro in più su 2 miliardi vuol dire che, se saremo bravi, per le imprese, per le università e i centri di ricerca, per i Comuni e gli amministratori locali abbiamo qualcosa di potenzialmente molto forte.

Noi siamo, peraltro, in attesa di altri due strumenti di capienza economica forte, i cosiddetti FSC, Fondi sviluppo e coesione. Peraltro, in queste ore verranno confermate le prime risorse che andranno direttamente sulla parte ferroviaria. Più in generale, stiamo attendendo, e ho parlato con la ministra Carfagna anche recentemente, perché da un lato quelli per investimenti sul territorio, mediamente sono medie opere, e dall’altro la SNAI, le aree interne, per le quali abbiamo detto che vorremmo mettere in campo cinque progetti, quattro sono già attivati. Abbiamo nove province, ne capite il ragionamento. Ho detto alla ministra: se ce ne finanziate anche tre e ci permettete il resto di farlo a risorse nostre, noi saremo in grado di finanziarle tutte e cinque, in parte con risorse nostre. È molto importante perché la combinazione di Fondi sviluppo e coesione, da un lato, e di SNAI aree interne, dall’altro, ci permette di venire incontro – anche questo è stato detto trasversalmente da questa Assemblea, e lo condivido – e di dare una mano ai territori più in difficoltà.

La proposta che viene presentata oggi è una proposta che, ovviamente, tiene conto di seguire, da un lato, i due pilastri, il Green New Deal e il NextGenerationEU, che l’Unione europea indica, cioè la transizione ecologica e digitale. Su quella ecologica, io sono uno di quelli che dice, senza imbarazzi, che l’utilizzo del gas andrebbe aumentato. Parlo dal punto di vista della possibilità di produzione italiana in via straordinaria, per una fase straordinaria. Anche qui, però, non prendiamoci in giro tra noi, noi abbiamo bisogno di accelerare sulla transizione ecologica, per passare ad un Paese, a un mondo che investa sulle rinnovabili. Noi presenteremo il Piano energetico della Regione a breve, e lì indicheremo la strada nella quale questa Regione, che prova a fare il suo compito in casa, prova a investire sempre di più in quella direzione, perché abbiamo detto che c’è un’emergenza, speriamo venga risolta.

Ieri ho letto, come voi, della telefonata tra Mario Draghi e Vladimir Putin, spero che abbia qualche risvolto dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, sono settimane che pubblicamente chiedo che l’Italia, il Governo, l’Unione europea e i ministri interessati, in primis il ministro Cingolani, in seconda battuta il ministro Giorgetti, transizione ecologica e sviluppo economico, ci aiutino, e l’autorevolezza del premier a livello internazionale deve essere “utilizzata” anche in questo senso, perché è chiaro che noi lì possiamo fare davvero poco.

Abbiamo bisogno di dare una risposta a cittadini, a famiglie, a imprese, ma – attenti – quando diciamo questo, dimentichiamo il circolo ricreativo che si trova una bolletta raddoppiata e non sa come fare a tenere aperto per l’aggregazione dei propri soci, o le piscine private o pubbliche, che mi stanno scrivendo a decine, che hanno il tema di rischiare di chiudere gli impianti, o i centri sportivi in quanto tali.

Ce la caveremo, ma i 30-40 milioni di euro previsti in più per la spesa energetica di ospedali, case della salute, a fronte delle risorse che ti arrivano, che, investendo lì, non puoi investire per altro. O la coppia giovane che mi ha scritto ieri l’altro, che chiede: “noi come facciamo a pagare una bolletta a livello familiare se gli aumenti sono questi per i prossimi mesi?”, e questa è la condizione di tantissime famiglie e cittadini, qualcuno persino a rischio di taglio delle forniture.

Dicevo di quello che abbiamo preparato e presentato dentro la transizione ecologica, ovviamente poi c’è quella digitale. Perdonatemi, se posso permettermi, non ho sentito da questi banchi una parola sul Tecnopolo. Non è lesa maestà, ci mancherebbe. Ma credo che dovrebbe essere motivo d’orgoglio di tutti sapere che in questa regione, per tutta l’Unione europea, arriveranno il Centro Meteo Europeo, a proposito di studio dei cambiamenti climatici, con, a proposta di attrattività dei cervelli, ricercatori che arriveranno da tutta Europa, non a caso il Governo italiano sposta l’Agenzia Italia Meteo da Roma e la mette qui, così come il supercomputer di calcolo, che ci fa avere una potenza di calcolo talmente straordinaria, che però noi vogliamo mettere al servizio, ovviamente, del Paese e dell’Europa, che ci pone come una regione che sta sulla stampa nazionale e internazionale. Credetemi da questo punto di vista quando vi dico che molti miei colleghi mi chiedono: ma come avete fatto? Senza le risorse del Governo e dell’Unione europea non ce l’avremmo mai fatta. Adesso toccherà a noi, tutti insieme, con il Governo e l’Unione europea, fare in modo che quel progetto sia davvero importante e strategico per quella transizione digitale che abbiamo detto è strategica per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Vado verso la chiusura. Oggi mettiamo a terra un progetto, approviamo delle linee guida, una programmazione che è condivisa con le parti sociali e gli amministratori locali. Credo che qui ci stia una ragione del motivo per cui in questi anni abbiamo saputo intercettare una crescita come nessun altro. Dicevo, fare presto e fare bene. Sul bene non lo so: valutatelo voi. Ma quei numeri indicano che forse un po’ di bene l’abbiamo fatto. Il fare presto è dovuto al fatto che abbiamo dimostrato che si può discutere in tanti, perché mettere insieme decine di soggetti non è una passeggiata. Questo chi ha fatto l’amministratore locale in particolare lo capisce immediatamente. Ma si può fare insieme anche presto.

Noi dobbiamo correre adesso e dobbiamo correre di fronte a questa potenzialità di numeri così importanti, di tante risorse a disposizione, che fanno venire anche un po’ il timore di non saperli spendere tutti, ma è un’occasione che abbiamo detto è formidabile per portare questa Regione nel futuro e metterla al riparo da scosse e scossoni, che non vorremmo vedere. Certamente questa emergenza energetica, di cui per troppo tempo non si è parlato e che oggi esplode nella sua drammaticità, è ciò che per l’Emilia-Romagna, per il Veneto, per la Lombardia, per la Basilicata, per la Sicilia, per la Sardegna, per qualsiasi Regione mette in difficoltà possibili elementi di crescita e di sviluppo.

Auguriamoci che nei prossimi mesi Italia e Unione europea sappiano risolvere questo problema, noi diamoci però da fare per affrontare gli altri due problemi che abbiamo. Uno l’ho detto prima, serve un lavoro che, oltre che in disponibilità, sia buono e sia sicuro. Buono vuol dire sempre più contratti a tempo indeterminato, sempre più lavoro stabile, sicuro, sempre meno infortuni sul lavoro, che sono una piaga vergognosa di questo Paese e anche in questi territori.

Abbiamo bisogno di farlo, sapendo che questa Regione ce la farà se investirà sui cervelli, sui saperi, sul capitale umano. Da questo punto di vista, l’investimento sulla scuola in quanto tale, a partire dalla prima infanzia, perché abbiamo visto che nelle prove INVALSI chi ha fatto il nido e la materna è sempre un passo più preparato degli altri, a partire dal fatto che garantire servizi può essere una delle condizioni per permettere che si torni indietro in futuro (di questo abbiamo sempre parlato troppo poco. a partire da me) dall’altra grande emergenza che si chiama denatalità per l’Emilia-Romagna, per l’Italia, per l’Europa, che però deve avere condizioni per garantire alle coppie giovani di poter avere qualcosa di certo per garantire un futuro ai loro figli, per le donne di poter lavorare, ma avere anche servizi che permettano loro di stare, tranquille rispetto alla qualità di ciò che viene offerto ai loro bambini e ai loro ragazzi, dall’altra l’opportunità, perché abbiamo detto che investire sui saperi garantisce ciò di cui hanno bisogno questa Regione e questo Paese.

Non c’è solo un tema dell’infanzia, che peraltro è decisivo, c’è un tema delle scuole, abbiamo detto degli ITS, che il Governo nel PNRR indica come pilastro e parla degli ITS dell’Emilia-Romagna.

Al netto di tutto, credo che più formazione diretta tra scuola e imprese sia fondamentale per garantire alcuni posti dove la disciplina e la preparazione tecnico-professionale è stata troppo abbandonata in questi ultimi decenni in questo Paese, e oggi mette imprese che avrebbero voglia di assumere nella impossibilità, perché mancano le figure adeguate, così come essere uno dei Paesi che sforna meno laureati al mondo e in Europa è un problema. È vero che noi siamo sopra la media, ma la media è sempre troppo bassa, quindi su questo noi abbiamo il dovere di fare un investimento strategico e straordinario.

L’ultima questione è legata al tema del rapporto con l’estero. Proviamoci insieme, visto che siamo una delle Regioni che ha più relazioni internazionali, oltre che europee. È importante. È importante per stare posizionati dentro un mondo che cambia così rapidamente. È importante per cercare anche di dare, anche in questo caso, al nostro mondo produttivo le opportunità di relazioni che servono.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Siamo ora alla discussione generale sugli ordini del giorno e sulle proposte di eventuali emendamenti. Vedo, però, che ce n’è uno solo sull’ordine del giorno n. 8.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Presidente, come Ufficio di Presidenza ci siamo dati delle regole rispetto alla presenza in aula. Lo dico perché richiamare sempre chi è presente e chi non è presente, visto che ci siamo dati delle regole, visto che esiste anche il digitale e visto che ci sono i collegamenti, siamo in collegamento parziale, peraltro vista la situazione di pandemia in teoria siamo in un numero in aula superiore probabilmente a quello che ci potrebbe stare, quindi continuare a richiamare chi è presente e chi non è presente è sgradevole. Capisco che lei non venga molto in aula e non sia presente h24 in aula, noi praticamente lo siamo, ma ci sono tanti colleghi che sono collegati da remoto. Quindi, fare l’appello quando si interviene, richiamando l’assenza di Gruppi, credo che sia sgradevole. È sgradevole perché noi la ascoltiamo sempre con piacere, ma c’è il collegamento on-line, quindi la ascoltiamo on-line, la ascoltiamo dai monitor, e lo facciamo anche per cercare di preservare il numero di presenze in aula, che in questo momento è superiore alle regole che ci siamo dati come Ufficio di Presidenza. E glielo dice il partito che fino a ieri si è battuto per tornare e cercare di essere il più possibile in presenza in aula. Lo dico e spero che non avvenga di nuovo, perché se no dovremmo far contare quante volte lei, presidente, non c’è. Siccome io so che lei non c’è e magari è collegato da remoto, ci ascolta comunque, e quindi lo do per scontato.

 

(interruzione del presidente Bonaccini)

 

LISEI: No, non mi sono sentito colpito. Dico che è sgradevole. Capisco che lei non venga tanto in aula, che non venga tanto alle Capigruppo, che non partecipi e che non sappia le regole che ci siamo dati come Capigruppo, ma purtroppo c’è un tema di presenza che cerchiamo sempre di contingentare. Quindi, secondo me è buon gusto e correttezza reciproca non tirar fuori delle questioni che non c’entrano niente con la partecipazione ai lavori, perché io l’ho ascoltata molto bene da fuori, così come tutto il nostro Gruppo, credo anche tutti i consiglieri che non sono presenti, non per mancanza di rispetto, però credo che sottolineare chi è presente e chi non è presente sia una mancanza di rispetto nei confronti dell’aula in questo momento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Altri interventi in discussione generale sugli ordini del giorno? Nessuna richiesta di intervento.

Passiamo, quindi, alle dichiarazioni di voto congiunte sugli ordini del giorno e sul provvedimento. Cinque minuti per Gruppo. Ci sono interventi in dichiarazione di voto? Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Molto brevemente, perché nel merito sono entrati bene i colleghi della Lega che sono intervenuti in questi giorni. Ovviamente noi stiamo parlando di un documento oggi che nei fatti ci è arrivato, come è stato già detto, preconfezionato, dove c’è stato detto in modo gentile di cambiare gli emendamenti con ordini del giorno, ordini del giorno sui quali rendo merito alla Giunta di aver ascoltato e aver anche condiviso ciò che viene oggi votato in questi ordini del giorno, ma perché ci sono delle necessità impellenti.

Parliamo, ad esempio, di tutela dei lavoratori del turismo, parliamo di formazione del personale sanitario, parliamo di sport, parliamo di sostegno e premialità a tutte quelle aziende che si impegnano per la decarbonizzazione.

Qui mi permetto di fare un inciso su quello che diceva prima il presidente Bonaccini, perché la sfida sull’energia sicuramente è la sfida del futuro, una sfida che per tanti anni abbiamo abbandonato e per tanti anni non si è parlato di questa transizione ecologica che oggi è nell’agenda del futuro.

Ricordiamoci però che sulla questione del gas, per dismettere, per aiutare, per tutto quello di cui abbiamo parlato non serviranno due giorni, ma serviranno decenni probabilmente.

Ci sono delle energie che sicuramente possono essere utili, poi magari potremmo anche parlare in altre sedi di energia nucleare, che è un’energia che probabilmente l’Europa riconoscerà come energia green, e questa è una sfida per il futuro sulla quale dobbiamo confrontarci, sulla quale dobbiamo iniziare a porre anche delle tematiche necessarie, perché il nucleare è un’energia che può essere utilizzata anche dalla nostra Regione e anche dal nostro Paese.

Su questi documenti che noi oggi stiamo andando ad approvare si è fatto in fretta. Sul bene – sono d’accordo con il presidente Bonaccini – vedremo successivamente come sarà. Poi come verranno messi a terra questi fondi, come verranno spesi, come verranno impegnato, questo lo sappiamo. Però, sul fatto di aver fatto così presto, perché fare alla svelta è una questione, ma fare molto presto, obiettivamente questa cosa è stata anche criticata dalla maggioranza stessa, perché io mi ricordo che, in Commissione, c’è stata una consigliera che è intervenuta dicendo che i tempi per la discussione su questi punti sono stati strettissimi, strettissimi. Quindi, ovviamente, la maggioranza stessa ha criticato la tempistica, anche perché forse si poteva approfondire meglio, non per forza perché bisogna arrivare primi nell’universo, ma sicuramente si poteva fare qualcosa di più puntuale.

Su questo programma, e parliamo di programmazione, quindi programmazione pluriennale, perché parliamo di sette anni, dove ci sono anche delle questioni che sono relative al passato o altro, noi abbiamo cercato di porre le nostre proposte. È comunque un atto obiettivamente complesso. Vi è poi la lunga mano su quello che è il DSR, che abbiamo già discusso e sul quale abbiamo fatto le nostre considerazioni. Come veniva detto anche prima da alcuni consiglieri, noi abbiamo fatto proposte e rimarcato che, secondo noi, si poteva ragionare in modo diverso su occupazione, innovazione, formazione e anche sulle aree svantaggiate, che in una qual parte sono state messe da parte. Questo, ovviamente, è un atto politico, dove ci viene detto che per tutto è stato ascoltato, Patto per il lavoro nei mesi scorsi, anche se molte volte a noi viene detto dagli stessi soggetti del Patto per il lavoro che più che un coinvolgimento vengono date delle comunicazioni all’interno di quel tavolo. Poi, siamo d’accordo anche sul fatto che ci possa essere una semplificazione, ma una semplificazione vera. D’altronde, quando è passato in quest’aula il Patto per la semplificazione, che sembrava che dovesse essere la risoluzione di tutti i problemi, magari poi inizieremo a vedere quali sono effettivamente i risultati di questo Patto per la semplificazione nel concreto relativamente alle norme della nostra Regione.

Le proposte che sono state fatte sono, comunque, proposte di buon senso. Noi siamo assolutamente critici su questi programmi, perché obiettivamente ci sono delle gravi carenze, che abbiamo fatto rilevare anche in discussione e per le quali voteremo contrario a questo programma.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ci sono altri interventi in dichiarazione? Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Abbiamo esposto, nei nostri interventi ieri e oggi, le ragioni per le quali ovviamente esprimeremo un voto favorevole ai documenti che sono alla nostra attenzione.

Ieri ho ringraziato le strutture, in particolar modo le strutture della Giunta, della parte tecnica che ha assistito il lavoro di queste settimane e di questi mesi. Aggiungo ovviamente il ringraziamento per il confronto che non è mai mancato e per il lavoro proficuo, in particolar modo con il sottosegretario Baruffi e ovviamente anche la presidente della Commissione Rontini per il lavoro che è stato fatto e anche la modalità con la quale abbiamo potuto confrontarci su questi oggetti.

Ieri nel mio intervento ho citato alcuni aspetti che considero particolarmente strategici nei documenti che abbiamo sottomano. In particolar modo facevo riferimento al tema delle politiche per l’occupazione, che devono rappresentare un elemento fondamentale e strategico, perché, come dicevo ieri, possiamo parlare di tante cose, ma se manca il lavoro e mancano le opportunità di lavoro, tutto il resto corre il rischio di venire meno.

Lo dico anche in una Regione in cui, come sappiamo, i livelli di occupazione sono mediamente superiori a quelli nazionali, ma non può bastare il riferimento alle statistiche, perché esistono aree del nostro territorio in cui ci sono problemi e, per chi singolarmente, soggettivamente vive un problema legato alla mancanza di lavoro oppure vive una condizione di lavoro precario, sapere che il livello medio regionale è superiore a quello nazionale non è una grandissima consolazione, quindi dobbiamo provare a insistere per risolvere anche questi problemi, che pure esistono.

Volevo però cogliere l’occasione, visti anche gli interventi che si sono susseguiti in queste due giornate, per lanciare un segnale, un appello sul tema del costo dell’energia, che è un tema decisivo, in questo momento molto sentito dalle famiglie e dalle imprese. Credo che sia giusto, necessario, fondamentale che tutti quanti chiediamo al Governo di fare la propria parte, le risorse stanziate sino adesso non sono sufficienti – va detto – non sono sufficienti per contrastare quello che è stato un aumento spropositato del costo dell’energia, che si abbatte ovviamente sulle famiglie, sulle persone che hanno redditi più bassi, sulle imprese e sul sistema complessivo delle imprese, con tutto quello che questo comporta.

È giusto, è fondamentale ed è doveroso fare pressioni sul Governo ed è utile che il Governo mostri una sensibilità diversa da quella che ha mostrato fino adesso. Io, però, aggiungo anche un’altra parte. Visto che in questa regione esistono delle multiutility, che sono soggetti controllati non a maggioranza, ma in modo significativo dagli Enti pubblici, dagli Enti locali, dai Comuni, io credo che una discussione e un confronto serio tra la Regione, gli Enti locali e le multiutility di questa regione debbano essere messi in campo. Del resto, è giusto, è doveroso ed è necessario chiedere al Governo, però è altrettanto doveroso chiedere alle multiutility, soprattutto ai grandi soggetti che operano in questa regione e che sono controllati in modo significativo dai Comuni… Guardate, i Comuni che sono chiamati a dover intervenire in quanto soci e azionisti di riferimento delle multiutility sono Comuni che oggi, sia Hera che Iren, sono amministrati non in modo univoco, ci sono Amministrazioni anche di segno diverso che guidano quelle realtà. Io credo che sia compito della politica, tutta la politica, farsi carico di questo problema e, quindi, chiedere anche agli Enti locali, nel confronto con gli Enti locali, di mettere in campo qualche risposta chiedendo ai soggetti che gestiscono di porre un limite, un freno a queste dinamiche, che ovviamente hanno a che fare – concludo, presidente – con le politiche internazionali e con i problemi dei rifornimenti a livello europeo. Lo sappiamo bene. L’abbiamo tutti in mente. Però, non possiamo accettare passivamente di vedere quello che sta succedendo.

Questo è un tema che ho già sollevato un paio d’anni fa, quando si discuteva allora dei compensi che si erano attribuiti i CdA, in particolar modo in quel caso di Hera, ma anche di Iren. Io credo che il ruolo pubblico dei Comuni all’interno di quelle multiutility non possa passare sotto silenzio. Quindi, la politica e le Istituzioni un colpo lo devono battere e forse sarebbe anche il caso di farlo in un momento come quello di cui stiamo parlando, perché è vero che sono soggetti che stanno tutti sul mercato allo stesso modo, è vero che i problemi sono di tutti, però è anche vero che, se c’è un ruolo pubblico all’interno di quei soggetti, quel ruolo pubblico non può passare sotto silenzio, perché altrimenti vorrebbe dire che non c’è differenza tra una società al cui interno sono anche soggetti pubblici e una società che sta solo sul mercato, i cui azionisti sono solo privati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Non avendo nessun altro iscritto... Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Alla luce del dibattito che c’è stato e anche del contributo che ha dato in discussione il presidente, mi viene abbastanza facile anticipare il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico, peraltro ringraziando per l’importante lavoro che è stato fatto dal Sottosegretario, dagli uffici, dai funzionari, dalle due Commissioni (la presidente Rontini e altri l’hanno già fatto, quindi non ci torno).

Siamo tra le prime Regioni, il presidente diceva la prima Regione, ad approvare i due PR, e non perché sia una gara ad arrivare primi, ma per essere pronti il prima possibile a cogliere tutte le opportunità offerte dall’Europa in un momento in cui c’è bisogno di essere veloci ed efficaci.

Quella che andremo ad approvare è una programmazione chiara, con una visione lunga, per mettere il nostro sistema in grado di affrontare al meglio questa fase finale di pandemia e per metterci nelle condizioni di ricominciare a correre non appena la pandemia finirà.

È già stato detto molto nel dibattito, non riprendo tutto. Sono state impegnative e importanti anche le discussioni nelle Commissioni, facciamo scelte significative di accompagnamento delle aziende, di sostegno alla buona occupazione, anche femminile e giovanile (non è secondario), alla crescita delle comunità, con particolare attenzione alle periferie. È già stato toccato tutto il tema della transizione energetica, e io non ci torno.

Siamo assolutamente convinti che questi siano due PR assolutamente innovativi, come lo sono state le nostre programmazioni precedenti e come è anche la nostra capacità di spesa, riconosciuta da tutti.

Vorrei fare un accenno però al metodo con il quale siamo arrivati fin qua, e alle osservazioni di alcuni colleghi vorrei ribadire che non è accettabile l’affermazione in base alla quale era impossibile modificare il documento. Bisogna che su questo siamo molto chiari, è già stato spiegato che è un contratto con l’Europa e dobbiamo essere altrettanto chiari nel dire che l’Assemblea è sovrana, avremmo potuto modificare quello che volevamo, però che sia chiaro che è stata la maggioranza – noi ce ne assumiamo la responsabilità – a decidere che preferivamo non cambiare niente, perché riteniamo i contenuti pienamente coerenti, anzi riteniamo i contenuti di questi due PR la piena traduzione degli obiettivi di legislatura, degli obiettivi di mandato, degli obiettivi della Giunta e del presidente, come tutti i ragionamenti fatti nell’ambito del Patto per il lavoro e per il clima. Secondo noi, questi due piani regionali sono la programmazione che concretizza tutti gli atti di programmazione ragionati e discussi fino adesso. Noi di questo siamo convinti come maggioranza. Posso comprendere che le minoranze non siano d’accordo, ma credo che possiamo anche essere tutti convinti che fa parte della dinamica di maggioranza e di Governo. È chiaro che con la Giunta noi ragioniamo. Però, credo sia un errore anche da parte dei colleghi di minoranza avere sempre a riferimento la Giunta anche quando è l’aula che decide. Questo ve lo dico perché è una scelta, questa, che abbiamo fatto consapevolmente.

Certo, i tempi sono stretti. Si vorrebbe sempre avere più tempo, discutere di più, approfondire di più. Però, non so chi in Commissione abbia posto il tema del tempo. So perfettamente, invece, che come maggioranza, ma mi pare in tutte le Commissioni, anche con i vicepresidenti, la gestione della tempistica e delle convocazioni sia stata assolutamente concordata.

Finisco, presidente, per non usare altro tempo, rispetto alla contrarietà di voto già dichiarata dai Gruppi di minoranza. È assolutamente legittima, per carità, non la voglio mettere in discussione, però penso che astenersi sui due programmi in tutte le Commissioni, accettare spontaneamente di ritirare gli emendamenti e trasformarli in ordini del giorno, che noi abbiamo accolto, che voteremo, quindi noi siamo stati seri in questo lavoro particolarmente impegnativo di presa in carico degli ordini del giorno delle minoranze e andremo avanti così come abbiamo concordato, però fatemi dire che questa decisione di votare contro dopo questo percorso è legittima, ma mi fa un po’ pensare. Poi, va bene. Ho capito che in quest’aula la conduzione è quella. È successo così anche per il PDL sulle Case degli illustri votato ieri: fatto tutto in collaborazione, fatto tutti insieme, approvati gli emendamenti, ringraziate la maggioranza e il relatore e ci si è astenuti. Sui due PR lo sforzo è stato ancora maggiore e qualcuno vota contro. Benissimo. Noi siamo seri e sugli ordini del giorno manterremo la parola data, su quelli che ci convincono sui contenuti, e li voteremo. Però, segnalo che non mi sarei aspettata una dichiarazione di voto di questo genere, che poi – ribadisco – è legittimissima.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Intervengo per annunciare il voto favorevole di Europa Verde. Come ho già avuto modo di dire ieri, questi due provvedimenti si danno obiettivi ambiziosi, in linea con quanto già approvato, peraltro, con il DSR, e in linea con gli obiettivi del Green Deal.

Ci aspettiamo naturalmente che poi ci sia un passaggio anche rispetto ai bandi con l’Assemblea, in modo da poter seguire, a ricaduta di quanto approvato con questi strumenti, quello che verrà dopo.

Per quanto riguarda le osservazioni che sono state fatte sul nucleare, capisco che non sono all’ordine del giorno, ma, visto che sono state fatte, vorrei esprimere il punto di vista di Europa Verde, perché già ieri veniva detto da un consigliere di minoranza che le posizioni contro il nucleare sono posizioni ideologiche.

Non si capisce perché siano quelle contro il nucleare ad essere ideologiche e non quelle filonucleari ad esserlo, tanto più che dei dati dimostrano che per il nostro Paese, ma per altri Paesi il ritorno al nucleare non ha senso, e la forzatura che sta avvenendo a livello di Commissione europea è chiaramente orchestrata dalla Francia, che ha un super parco di centrali nucleari e che sta affrontando adesso sui bilanci dello Stato sui quali sono iscritti i bilanci di EdF, che è notoriamente la Enel francese, che registra danni economici ai bilanci di Areva, la società che deve realizzare una centrale a Flamanville, che è in costruzione da anni e doveva essere chiusa nel 2012, non lo è, e sta accumulando debiti.

Questa quindi è l’idea del nucleare, traghettato dalla Francia dentro la tassonomia verde, poter usufruire di investimenti e risorse europee che, in base all’attuale tassonomia, sono invece indirizzate alle fonti sostenibili, e oggi cercare di far passare per sostenibile il nucleare francamente è un triplo salto mortale, che – ripeto – solo le difficoltà di bilancio della Francia a far fronte alle perdite del nucleare possono spiegare.

Perché non ha senso per l’Italia ritornare su questa pista, che peraltro è già stata chiusa da due referendum popolari? Magari se si tenesse conto anche della volontà referendaria, non sarebbe male nel rispetto della democrazia. Comunque, l’improbabile ritorno al nucleare del nostro Paese lo sostiene anche il neo Premio Nobel Giorgio Parisi, che ha definito il nucleare più vecchio del transistor. È un Premio Nobel per la fisica, scusate. L’esorbitante costo del chilowattora nucleare, come si registra nel contratto tra EdF, gruppo francese, e il Governo inglese per il reattore EPR, quello che ci voleva portare in Italia Berlusconi con l’accordo che fece con Sarkozy, delle quattro centrali EPR, poi bocciato dal referendum. Ecco, questo accordo stabilisce per trentacinque anni il prezzo di 113 dollari per megawatt prodotto, cioè una cosa assolutamente assurda essendo un costo da cinque a dieci volte superiori a quello del solare fotovoltaico.

Proprio in Italia, inoltre, abbiamo ancora il problema insoluto del confinamento in sicurezza delle scorie degli impianti chiusi, Caorso, qui nella nostra regione, Latina, Garigliano e Trino Vercellese. Poi, ripeto, i tempi di realizzazione degli impianti nucleari sono tali da essere non programmabili. L’impianto di Olkiluoto in Finlandia e l’altra centrale EPR di Flamanville in Francia sono in costruzione da decenni. Non si riesce a chiudere, e non si riesce a chiudere perché le richieste, le necessità, le indicazioni per la sicurezza rendono sempre più complicata la realizzazione di questi impianti. Quindi, i costi sono alle stelle. Ma quello che più conta, se vogliamo parlare davvero di lotta ai cambiamenti climatici, è appunto il fattore tempo. Noi abbiamo bisogno di accelerare una transizione energetica che ci porti già oggi a sostituire le fonti fossili, se ci affidiamo al nucleare i tempi sono biblici e, quindi, non all’altezza del problema.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ci sono altri che vogliono intervenire in dichiarazione di voto? Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Molto brevemente, avendo già fatto un intervento in sede di discussione, nel quale ho ripreso tutti i contenuti per i quali voteremo contro a questo oggetto. Le parole del presidente, seppur possono essere confortanti da alcuni punti di vista, perché quanto meno ha confermato alcune priorità che avevamo indicato e alcuni problemi che abbiamo evidenziato in questa discussione, ma non solo in questa, che ci sono particolarmente cari, come quello dell’affiancamento ai Comuni sulle opere del PNRR e sul grosso problema energetico che è in atto.

Restano delle criticità nel documento, criticità che sono in parte confermate anche dalla rincorsa a voler arrivare primi, che dà l’orgoglio di dire che siamo stati i primi tra le Regioni a farlo. È chiaro che, quando parti per primo, sconti magari anche un cambiamento delle condizioni in essere, quindi chi è partito dopo avrà forse il vantaggio di poter deviare un pochettino la rotta e correggere dove può correggere, cosa che invece se hai l’esigenza o fai la scelta di voler dire di essere stato il primo, hai più difficoltà a fare. Questo è dimostrato anche dalla volontà, dichiarata in diverse sottolineature, di non toccare questo documento, perché già perfetto ad avviso della maggioranza.

La inemendabilità del documento è la dimostrazione di come, per quanto si voglia ricamare e cucire sopra come una scelta della maggioranza quale è stata spiegata in tutti i modi (“il documento è troppo tecnico e non può essere modificato, perché poi dobbiamo andare a Bruxelles, è una scelta nostra, è il documento più bello del mondo, è già perfetto”), il dato di fatto è che presentare un documento di fatto inemendabile, perché è il risultato finale quello che conta, a prescindere da dove nasca la volontà, ma viene presentato un pacchetto fatto, finito, regalato, che, se ti piace, bene, se non ti piace, presenti un ordine del giorno, a nostro avviso è svilente del ruolo dell’opposizione, delle possibilità di contributi che potevano dare le opposizioni.

Mi sembra che nel corso della discussione e alcuni anche in Commissione, quelli che avevano creduto probabilmente di poterlo emendare, hanno presentato diversi emendamenti e hanno provato in qualche modo a dare un contributo. Non siamo quelli che si accontentano, lo abbiamo dimostrato anche di recente, nelle ultime votazioni, non ci piace accontentarci come Fratelli d’Italia, e per questo voteremo contro il provvedimento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in dichiarazione di voto, mettiamo in votazione gli ordini del giorno e l’emendamento.

Nominiamo gli scrutatori: consiglieri Costa, Costi e Stragliati.

Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno n. 1, a firma del consigliere Occhi.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 41

Favorevoli 39

Contrari 0

Astenuti 1

 

È approvato.

 

Passiamo ora all’ordine del giorno n. 2, a firma del consigliere Pompignoli.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 45

Favorevoli 45

Contrari 0

Astenuti 0

 

È approvato.

 

Passiamo ora all’ordine del giorno n. 3, a firma Liverani e Pompignoli.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 44

Favorevoli 42

Contrari 0

Astenuti 0

 

È approvato.

 

Passiamo all’ordine del giorno n. 4, a firma dei consiglieri Delmonte e Pompignoli.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 43

Favorevoli 41

Contrari 0

Astenuti 0

 

È approvato.

 

Mettiamo in votazione l’ordine del giorno n. 5, a firma Zamboni.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 43

Favorevoli 26

Contrari 16

Astenuti 0

 

È approvato.

 

Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno n. 6, a prima firma Sabattini.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 43

Favorevoli 27

Contrari 0

Astenuti 15

 

È approvato.

 

Mettiamo in votazione l’ordine del giorno n. 7, a prima firma Caliandro.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 44

Favorevoli 26

Contrari 16

Astenuti 0

 

È approvato.

 

Ordine del giorno n. 8, su cui insiste l’emendamento n. 1, a firma Zappaterra.

La votazione sull’emendamento è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 42

Favorevoli 25

Contrari 2

Astenuti 14

 

È approvato.

 

Passiamo ora alla votazione dell’ordine del giorno n. 8, a firma Piccinini.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 43

Favorevoli 26

Contrari 0

Astenuti 16

 

È approvato.

 

Passiamo ora alla votazione dell’oggetto n. 4254.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 43

Favorevoli 27

Contrari 14

Astenuti 1

 

È approvato.

 

Si concludono così i lavori della seduta antimeridiana, che riprenderanno alle ore 14,30. Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,02

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano BONACCINI

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI,

gli assessori Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Mauro FELICORI, Alessio MAMMI, Elena SCHLEIN.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l’assessora Barbara LORI e le consigliere Maura CATELLANI e Nadia ROSSI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 4254

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Adozione del Programma Regionale FESR dell'Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG.(CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS". (68)

 

Titolo: 4254/1 - ODG (a firma cons. Occhi) (Oggetto 4652)

 

Presenti al voto:42

Favorevoli/Si:40

Astenuti:1

Non votanti:1

Assenti:8

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zappaterra Marcella; Occhi Emiliano

 

Astenuti

Piccinini Silvia

 

Non votanti

Rainieri Fabio

 

Assenti

Barcaiuolo Michele; Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Liverani Andrea; Petitti Emma; Rossi Nadia; Zamboni Silvia

 

Titolo: 4254/2 - ODG (a firma cons. Pompignoli) Oggetto 4653)

 

Presenti al voto:45

Favorevoli/Si:45

Assenti:5

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Petitti Emma; Rossi Nadia

 

Titolo: 4254/3 - ODG (a firma cons. Liverani, Pompignoli) (oggetto 4654)

 

Presenti al voto:45

Favorevoli/Si:43

Non votanti:2

Assenti:5

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella; Bonaccini Stefano

 

Non votanti

Gibertoni Giulia; Rainieri Fabio

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Petitti Emma; Piccinini Silvia; Rossi Nadia

 

Titolo: 4254/4 - ODG (a firma cons. Delmonte, Pompignoli) (oggetto 4655)

 

Presenti al voto:43

Favorevoli/Si:41

Non votanti:2

Assenti:7

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zappaterra Marcella

 

Non votanti

Gibertoni Giulia; Rainieri Fabio

 

Assenti

Barcaiuolo Michele; Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Petitti Emma; Piccinini Silvia; Rossi Nadia; Zamboni Silvia

 

Titolo: 4254/5 - ODG (a firma cons. Zamboni) (oggetto 4656)

 

Presenti al voto:43

Favorevoli/Si:26

Contrari/No:16

Non votanti:1

Assenti:7

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Contrari/No

Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Occhi Emiliano; Pelloni

Simone; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Non votanti

Rainieri Fabio

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Montalti Lia; Petitti Emma; Piccinini Silvia; Rossi Nadia

 

Titolo: 4254/6 - ODG (a firma cons. Sabattini) (oggetto 4657)

 

Presenti al voto:43

Favorevoli/Si:27

Astenuti:15

Non votanti:1

Assenti:7

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio;

Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia;

Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Astenuti

Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Pompignoli

Massimiliano; Rancan Matteo; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Non votanti

Rainieri Fabio

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Montevecchi Matteo; Petitti Emma; Piccinini Silvia; Rossi Nadia

 

Titolo: 4254/7 - ODG (a firma cons. Caliandro e altri) (oggetto 4658)

 

Presenti al voto:44

Favorevoli/Si:26

Contrari/No:16

Non votanti:2

Assenti:6

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi

Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Contrari/No

Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Occhi Emiliano; Pelloni

Simone; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Non votanti

Bessi Gianni; Rainieri Fabio

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Petitti Emma; Piccinini Silvia; Rossi Nadia

 

Titolo: 4254/8 - EM. 1 (a firma cons. Zappaterra e altri)

 

Presenti al voto:43

Favorevoli/Si:26

Contrari/No:2

Astenuti:14

Non votanti:1

Assenti:7

 

Favorevoli/Si

 

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella; Bonaccini Stefano

 

Contrari/No

Bargi Stefano; Tagliaferri Giancarlo

 

Astenuti

Barcaiuolo Michele; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Piccinini Silvia;

Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Stragliati Valentina

 

Non votanti

Rainieri Fabio

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Facci Michele; Gibertoni Giulia; Petitti Emma; Rossi Nadia; Sabattini Luca

 

Titolo: 4254/8 - ODG (a firma cons. Piccinini) (oggetto 4659)

 

Presenti al voto:43

Favorevoli/Si:26

Astenuti:16

Non votanti:1

Assenti:7

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia;

Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Astenuti

Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Facci Michele; Gerace Pasquale; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Occhi Emiliano; Pelloni

Simone; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Non votanti

Rainieri Fabio

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Montalti Lia; Montevecchi Matteo; Petitti Emma; Rossi Nadia

 

4254 - proposta (Adozione del Programma Regionale FESR dell'Emilia)

 

Presenti al voto:44

Favorevoli/Si:27

Contrari/No:14

Astenuti:1

Non votanti:2

Assenti:6

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Gerace Pasquale; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio;

Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia;

Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Contrari/No

Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Occhi Emiliano; Pelloni Simone; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Stragliati Valentina; Tagliaferri Giancarlo

 

Astenuti

Piccinini Silvia

 

Non votanti

Mastacchi Marco; Rainieri Fabio

 

Assenti

Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gibertoni Giulia; Montevecchi Matteo; Petitti Emma; Rossi Nadia

 

Emendamento

 

OGGETTO 4659

Ordine del giorno n. 8 collegato all'oggetto assembleare 4254 Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Adozione del Programma Regionale FESR dell'Emilia-Romagna 2021-2027 in attuazione del REG.(CE) n. 1060/2021 e del rapporto ambientale di VAS". A firma della Consigliera: Piccinini

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Zappaterra, Costi, Taruffi

«Al primo punto del dispositivo, dopo le parole "atti di programmazione e ai bandi regionali", è aggiunto il seguente testo:

"previa verifica di carattere organizzativo che salvaguardi la qualità, l'efficacia e l'efficienza dell’azione amministrativa. ".»

(Approvato)

 

 

I PRESIDENTI

 

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini - Montalti

 

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