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135.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 6 APRILE 2022

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 4676

Risoluzione per impegnare la Giunta a definire tutte le azioni necessarie a generare un'approfondita formazione del personale sanitario e amministrativo del Sistema Sanitario Regionale riguardo la disabilità visiva e a rendere sempre più fruibili l'accesso e i percorsi di cura alle persone ipovedenti all'interno degli ospedali e delle strutture sanitarie. A firma dei Consiglieri: Bondavalli, Caliandro, Marchetti Francesca, Tarasconi, Rossi, Mori, Costi, Sabattini, Daffada', Mumolo, Gerace, Bulbi, Zappaterra, Pillati, Montalti, Fabbri, Rontini, Pigoni, Soncini, Zamboni

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

BONDAVALLI (BP)

STRAGLIATI (Lega)

SONCINI (PD)

 

OGGETTO 4807

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere una riflessione della comunità regionale per realizzare un patto socio-educativo di comunità per definire interventi mirati per dare risposte ai nuovi bisogni degli adolescenti e a sollecitare un'azione capillare di sensibilizzazione volta ad elaborare risposte efficaci e innovative per le bambine, i bambini e gli adolescenti, valutando anche la supervisione di un gruppo scientifico dell'Università. A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Rossi, Montalti, Tarasconi, Bulbi, Maletti, Caliandro, Sabattini, Mori, Pillati, Costi, Daffada', Zappaterra, Bondavalli, Gerace, Mumolo, Fabbri, Rontini, Amico

(Discussione e approvazione)

OGGETTO 4265

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere strategie efficaci e piani di azione per la prevenzione e la cura del disagio psicologico di tutte le fasce d'età della popolazione. A firma della Consigliera: Zamboni

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

MARCHETTI Francesca (PD)

ZAMBONI (EV)

STRAGLIATI (Lega)

CASTALDINI (FI)

LISEI (FdI)

MALETTI (PD)

AMICO (ERCEP)

BONDAVALLI (BP)

PRESIDENTE (Petitti)

MARCHETTI Francesca (PD)

ZAMBONI (EV)

LISEI (FdI)

PICCININI (M5S)

 

OGGETTO 4725

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano riattivati i canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico e ad adeguare i propri piani strategici alla luce della recente pubblicazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai). A firma del Consigliere: Lisei

(Ritiro)

OGGETTO 5021

Risoluzione per impegnare l'Assemblea legislativa e la Giunta ad opporsi all'apertura di nuovi pozzi per l'estrazione di gas in Adriatico. A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione)

OGGETTO 5024

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire nel sollecitare il Governo alla riattivazione dei canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico. A firma dei Consiglieri: Lisei, Bessi, Barcaiuolo, Tagliaferri, Mastacchi, Occhi, Montevecchi, Liverani, Castaldini, Costi, Zappaterra, Pigoni, Daffada', Bondavalli, Rontini, Rossi, Sabattini, Bulbi, Gerace

(Discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

LISEI (FdI)

PRESIDENTE (Petitti)

PICCININI (M5S)

BESSI (PD)

TAGLIAFERRI (FdI)

OCCHI (Lega)

ZAMBONI (EV)

BARCAIUOLO (FdI)

PIGONI (BP)

CASTALDINI (FI)

TARUFFI (ERCEP)

BARUFFI, sottosegretario

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetto 4265

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 09,53

 

PRESIDENTE (Petitti): Buongiorno.

Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 135 del 6 aprile 2022.

Hanno giustificato la propria assenza i consiglieri Fabbri e Montalti e gli assessori Donini e Salomoni.

 

OGGETTO 4676

Risoluzione per impegnare la Giunta a definire tutte le azioni necessarie a generare un’approfondita formazione del personale sanitario e amministrativo del Sistema Sanitario Regionale riguardo la disabilità visiva e a rendere sempre più fruibili l’accesso e i percorsi di cura alle persone ipovedenti all’interno degli ospedali e delle strutture sanitarie. A firma dei Consiglieri: Bondavalli, Caliandro, Marchetti Francesca, Tarasconi, Rossi, Mori, Costi, Sabattini, Daffadà, Mumolo, Gerace, Bulbi, Zappaterra, Pillati, Montalti, Fabbri, Rontini, Pigoni, Soncini, Zamboni

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Iniziamo i lavori di oggi dal seguente oggetto, risoluzione 4676: risoluzione per impegnare la Giunta a definire tutte le azioni necessarie a generare un’approfondita formazione del personale sanitario e amministrativo del Sistema sanitario regionale riguardo la disabilità visiva e a rendere sempre più fruibili l’accesso e i percorsi di cura alle persone ipovedenti all’interno degli ospedali e delle strutture sanitarie. La risoluzione è a firma dei consiglieri Bondavalli, Caliandro Marchetti Francesca, Tarasconi, Rossi, Mori, Costi, Sabattini, Daffadà, Mumolo, Gerace, Bulbi, Zappaterra, Pillati, Montalti, Fabbri, Rontini, Pigoni, Soncini.

Apriamo a questo punto il dibattito generale. Prego, consigliera Bondavalli.

 

BONDAVALLI: Grazie. Grazie, presidente.

Ringrazio anche i Gruppi per la disponibilità a trattare come prima risoluzione questa, una risoluzione che agisce nel grande ambito della tutela del principale diritto di democrazia, ossia quello della salute, e ha come campo specifico di riferimento le persone, appunto, interessate da disabilità visiva, alle quali è a maggior ragione indispensabile assicurare la possibilità di affrontare percorsi di cura con serenità e per quanto possibile anche in autonomia.

Questo è un aspetto di particolare rilevanza, perché accade che in alcune circostanze, questo è stato anche riferito da responsabili delle associazioni di ipovedenti, tra gli ostacoli che coloro che sono interessati da disabilità visiva possono incontrare nella quotidianità ve ne siano anche alcuni che riguardano l’accesso e la fruizione alle strutture sanitarie.

Perché possano dunque essere assicurate a essi, sin dal primo approccio proprio al sistema di cura, accoglienza e anche attenzione, può essere importante proporre una specifica ulteriore formazione a tutto il personale professionalmente impegnato, a partire proprio dall’approfondimento della conoscenza della disabilità visiva, dedicando attenzione particolare agli aspetti relazionali da adottare nei confronti delle persone non vedenti oppure con gravi criticità alla vista.

Per raggiungere questo obiettivo sarebbe inoltre utile istituire, ad esempio, nei pronto soccorso, nelle corsie, negli ambulatori, anche un apposito codice da associare al paziente che ha questo tipo di problematiche, in modo da generare una sorta di identificativo per gli operatori sanitari, funzionale a indicare la disabilità visiva e tutte le difficoltà che naturalmente questa condizione porta con sé.

Allo stesso modo si rivelerebbe importante aggiornare i sistemi eliminacode presenti nelle ASL, e questo per renderli accessibili alle persone con disabilità visiva.

Ecco, è questo l’impegno richiesto alla Giunta regionale attraverso questa risoluzione, peraltro ringrazio anche i tanti colleghi che hanno voluto sottoscrivere questa risoluzione, c’è una grande sensibilità rispetto a questo tema particolare.

L’impegno che chiediamo alla Giunta regionale è quello di adoperarsi in modo da incidere nella duplice direzione della formazione specifica del personale sanitario e della migliore fruizione possibile dei sistemi di cura di chi è portatore di disabilità visiva.

Io ricordo che c’è un forte impegno da parte di questa Regione, un impegno che la Regione Emilia-Romagna ha messo in campo, e c’è anche un’attenzione importante da parte di questa Assemblea legislativa. Chiudo ricordando l’impegno che ci siamo presi: con l’approvazione del bilancio di previsione triennale 2022-2024 abbiamo destinato maggiori risorse, pari a 380.000 euro, all’Unione Ciechi regionale, finalizzate proprio al potenziamento dei servizi a favore delle persone con disabilità visiva, confermando dunque l’impegno di questa Regione a sostenerli nell’affrontare le problematiche e le difficoltà quotidiane.

Credo che questa risoluzione continui da questo punto di vista a percorrere una strada che in questa Regione è già stata tracciata, per dimostrare ancora una volta la sensibilità nei confronti di chi ha fragilità particolari.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Intervengo su questa risoluzione della collega Stefania Bondavalli, che ringrazio perché ha posto l’attenzione su una tematica sicuramente molto importante.

Come Gruppo Lega riteniamo davvero fondamentale porre il focus su percorsi assistenziali per soggetti con bisogni speciali. Riteniamo altresì importante che però questa attenzione venga destinata anche ad altre tipologie di disabilità, non solo a chi è affetto da disabilità visiva, che sicuramente è meritevole di attenzione, ma non dobbiamo dimenticare che vi sono tanti altri pazienti che presentano altre tipologie di disabilità che meritano la stessa attenzione e gli stessi percorsi assistenziali specifici.

Tra i numerosi pazienti/utenti con cui gli operatori sanitari possono interfacciarsi, quindi, è necessario poter tutelare e prendere in carico al meglio soprattutto coloro che sono più fragili e la cui comunicazione risulta maggiormente difficoltosa, soprattutto per coloro che presentano disabilità.

Bene quindi la formazione per la presa in carico di persone con disabilità visiva, ma riteniamo altresì fondamentale porre il focus anche su persone che presentano disabilità uditiva, quindi penso alle persone sorde e alle persone che presentano disturbi dello spettro autistico: sappiamo bene che per queste persone la comunicazione è un problema ed un ostacolo davvero molto forte.

Queste persone necessitano di presa in carico con modalità non convenzionali, nel rispetto della situazione specifica. Per questo motivo è necessario che l’operatore acquisisca strumenti specifici e approfonditi rispetto a quelli di uso quotidiano. Penso alla presa in carico presso i servizi di emergenza-urgenza, come dicevo, delle persone sorde. Mi piacerebbe sapere quanti operatori sanitari sono formati alla LIS, alla comprensione e produzione del linguaggio dei segni. Penso che siano veramente pochi, e comunque dovrebbero trovarsi in turno quando al pronto soccorso accede una persona sorda.

Penso anche, come dicevo, alle persone che manifestano disturbi dello spettro autistico, e penso soprattutto agli autistici a basso funzionamento, che hanno problematiche di linguaggio, spesso sono non verbali, non accettano il contatto fisico e nemmeno il contatto visivo, sono persone che faticano proprio ad approcciarsi e a rapportarsi all’altro. Dobbiamo metterci nei loro panni, soprattutto in una situazione emergenziale, in una situazione nuova.

Queste sono persone che hanno una routine quotidiana ben definita, quindi situazioni nuove possono scompensarli facilmente. Penso a quando accedono ai pronto soccorso e devono anche far capire la sintomatologia che presentano, le problematiche che hanno, con tutte le difficoltà comunicative del caso. Ritengo che la formazione degli operatori sanitari per accogliere, assistere e anche comprendere le necessità di questi pazienti sia fondamentale, e ad oggi mi risulta che operatori formati con una formazione specifica in questa direzione siano veramente pochi.

Nel migliore dei mondi possibili dovrebbero anche esservi spazi dedicati ad accogliere, proteggere e tutelare persone con particolare disabilità nelle sale d’attesa dei pronto soccorso, perché sappiamo bene, come dicevo prima, che queste persone faticano a stare assieme ad altri pazienti. Per cui, bene sicuramente l’impegno proposto dalla collega Bondavalli, ma come Gruppo Lega riteniamo importante lavorare e impegnarsi affinché questa formazione interessi altre tipologie di disabilità.

Ricordo che il 2 aprile si è svolta la ricorrenza relativa alla Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo e, come ha ben evidenziato il ministro per le disabilità Erika Stefani, dobbiamo tutti impegnarci per rendere la società sempre più consapevole non solo durante le ricorrenze, ma 365 giorni all’anno.

Non abbiamo presentato emendamenti in quanto è una risoluzione molto specifica e presentare emendamenti al dispositivo avrebbe implicato uno stravolgimento anche delle premesse iniziali, per cui anticipo che voteremo favorevolmente questa risoluzione, che riteniamo lodevole, però anticipo anche che come Gruppo Lega stiamo già lavorando a una risoluzione che preveda una formazione specifica per gli operatori sanitari e amministrativi che sia rivolta a pazienti che presentano altre tipologie di disabilità, come dicevo, la disabilità uditiva e le disabilità dello spettro autistico.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Stragliati.

Consigliera Soncini, prego.

 

SONCINI: Grazie, presidente.

Ringrazio la consigliera Bondavalli. Abbiamo sottoscritto e condividiamo la risoluzione, che è volta ad attivare atti e azioni che consentano di migliorare le procedure di accoglienza e di accesso al percorso di cura delle persone con disabilità visiva presso le strutture ospedaliere e, più in generale, i servizi sanitari anche mediante, come diceva la consigliera e come è scritto nella risoluzione, l’istituzione di una specifica formazione per il personale sanitario e amministrativo, mirato a fornire adeguata conoscenza nell’ambito della disabilità visiva.

Certamente migliorare l’accessibilità è una questione di civiltà e consente di fare passi avanti nell’inclusione e nelle pari opportunità.

Abbiamo conosciuto e conosciamo da tempo, anche in questi due anni, tantissimo il sacrificio, la passione e l’abnegazione, l’umanità con cui il personale sanitario ci è stato vicino, è stato vicino a chi aveva bisogno, donne e uomini che hanno scelto proprio di prendersi cura della vita, della nostra vita e della nostra salute. Quindi, in un momento in cui le persone hanno bisogno per la loro salute, ogni azione volta a fare sentire le persone più sicure, quindi questo tema della sicurezza, è un’azione veramente importante.

Penso anche che tutto ciò che di positivo nasce dall’esperienza maturata con il Covid, dalla collaborazione per assicurare anche l’accesso alle vaccinazioni, sia da raccogliere, sia da portare avanti. L’obiettivo prioritario rimane quello di sostenere e promuovere obiettivi condivisi con le associazioni di riferimento, dalle attività di segretariato sociale a quelle della formazione. Sono tutte attività positive e sostenibili per il Sistema sanitario regionale.

Si ricordava prima l’impegno sui 380.000 euro messi per quanto riguarda la sezione Unione ciechi regionale per promuovere, tutelare e sostenere i diritti delle persone con disabilità visiva. Quindi è un impegno che prosegue. Sicuramente abbattere gli ostacoli significa mettere al centro non solo un approccio prestazionale, questo, secondo me, è importante, ma relazionale e di presa in carico della persona, innanzitutto nella sua unicità. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Soncini.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno si è prenotato anche in dichiarazione di voto.

A questo punto mettiamo in votazione la risoluzione.

Prima nominiamo i tre scrutatori: consigliera Maletti, consigliere Caliandro e consigliere Liverani.

Si vota per alzata di mano. Lo ricordo visto che siamo tornati in modalità in presenza.

Mettiamo adesso in votazione la risoluzione 4676, a prima firma, Bondavalli.

Dichiaro aperta la votazione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 4676 con votazione per alzata di mano, è approvata all’unanimità dei presenti)

 

OGGETTO 4807

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere una riflessione della comunità regionale per realizzare un patto socio-educativo di comunità per definire interventi mirati per dare risposte ai nuovi bisogni degli adolescenti e a sollecitare un’azione capillare di sensibilizzazione volta ad elaborare risposte efficaci e innovative per le bambine, i bambini e gli adolescenti, valutando anche la supervisione di un gruppo scientifico dell’Università. A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Rossi, Montalti, Tarasconi, Bulbi, Maletti, Caliandro, Sabattini, Mori, Pillati, Costi, Daffadà, Zappaterra, Bondavalli, Gerace, Mumolo, Fabbri, Rontini, Amico

(Discussione e approvazione)

 

OGGETTO 4265

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere strategie efficaci e piani di azione per la prevenzione e la cura del disagio psicologico di tutte le fasce d’età della popolazione. A firma della Consigliera: Zamboni

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso alla risoluzione 4807, risoluzione che impegna la Giunta a promuovere una riflessione della comunità regionale per realizzare un patto socio-educativo di comunità per definire interventi mirati per dare risposte ai nuovi bisogni degli adolescenti e a sollecitare un’azione capillare di sensibilizzazione volta ad elaborare risposte efficaci e innovative per le bambine, i bambini e gli adolescenti, valutando anche la supervisione di un gruppo scientifico dell’Università. La risoluzione è a prima firma Marchetti Francesca.

A questa si abbina la risoluzione 4265, che impegna la Giunta a promuovere strategie efficaci e piani di azione per la prevenzione e la cura del disagio psicologico di tutte le fasce d’età della popolazione, a firma della consigliera Zamboni.

Su tale oggetto sono state presentate due proposte di emendamento a firma della consigliera Stragliati, una però è stata ritirata. Sull’emendamento 2 insiste anche una proposta di subemendamento, a firma delle consigliere Maletti, Francesca Marchetti, Stragliati e Zamboni.

A questo punto apriamo il dibattito congiunto sulle due risoluzioni, sull’emendamento, sul subemendamento.

Consigliera Marchetti Francesca, prego.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente.

Questa risoluzione, questo atto nasce dalla consapevolezza di quanto la pandemia e le restrizioni ad essa connesse abbiano avuto un impatto sui ragazzi e sui bambini. Sono emerse nuove fragilità, se ne sono acuite altre, che riguardano soprattutto le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze, la cui portata probabilmente non abbiamo ancora avuto modo di registrare in tutta la gravità.

Questo è dovuto sicuramente alle restrizioni, che hanno ridotto le occasioni di socialità, i momenti di condivisione, e le gravi conseguenze sul loro benessere psicofisico sono determinate da diversi rapporti che vengono richiamati anche nella risoluzione, perché da poco abbiamo avuto qualche dato anche in questa Regione rispetto all’aumento dei disturbi alimentari, mentre i ragazzi che purtroppo non escono più di casa, il fenomeno degli hikikomori, sono in aumento, come l’aumento delle dipendenze da droghe, di cui sempre meno si parla, e anche le conseguenze dell’irruzione del cyber nelle nostre vite, di tutti i vissuti di paura, ansia, disagio anche in bambini molto piccoli che stanno attraversando questo periodo e che hanno attraversato soprattutto il periodo del lockdown, fino a un aumento, ci dicono gli ultimi rapporti, anche di suicidi che stanno avendo un impatto molto forte anche nella preadolescenza.

Non voglio dimenticare come anche in questa Regione i fenomeni relegati alle cosiddette baby-gang e all’escalation di violenza degli scontri urbani, abbia interessato diverse città della nostra regione, con tutto un importante incremento di segnalazioni che si stanno manifestando anche nei territori. Un disturbo, quindi, post-traumatico da stress, legato al lockdown e a questi ultimi due anni, che richiedono un supplemento di riflessione e di azione politica e strategica rispetto alla vita e alle azioni che mettiamo in campo per i nostri ragazzi.

Molti Comuni capoluoghi, ma anche tante piccole realtà hanno istituito organismi di coordinamento per contrastare questo problema: penso a Parma, Bologna, Rimini, anche con le Prefetture, un dialogo molto importante e significativo per accordarsi e provare ad affrontare questi fenomeni che, come dicevo, sicuramente hanno visto l’acuirsi delle fragilità che già c’erano nella pre-pandemia, e vederne nascere delle nuove.

Siamo consapevoli dell’importanza delle diverse programmazioni messe in campo dalla Regione, come il Piano sociale sanitario, il Piano per l’adolescenza, le linee di indirizzo sulla promozione del benessere e la prevenzione del rischio in adolescenza, tutti i programmi di prevenzione, quelli sul disturbo del comportamento alimentare, la grande azione che la vicepresidente, anche col percorso di YOUZ attuato in questi mesi, i programmi rispetto alle azioni di contrasto alla povertà minorile che abbiamo avuto modo di affrontare anche nelle Commissioni, con un’azione di monitoraggio, ci hanno fornito dati importanti sui quali riflettere.

È da questa riflessione che a nostro avviso risulta necessario ridefinire e rimettere in campo una nuova azione della nostra Regione. Nelle prossime settimane sono già previsti anche degli incontri di approfondimento rispetto al benessere dell’adolescenza, anche rispetto alla ridefinizione del Piano sociosanitario. Quello che vogliamo sottolineare è la necessità, a nostro parere, di rafforzare una forte alleanza territoriale, che può consentire la costruzione delle migliori risposte possibili.

Le nuove complessità socio-educative, che sono cresciute, credo ci impongano la responsabilità di attuare una nuova riflessione, perché non sono più praticabili le strategie di tamponamento che venivano messe in atto in precedenza sia dai singoli che dalla collettività. Alla luce anche delle nuove misure che, a livello nazionale, hanno visto un’importante attenzione rispetto ai cosiddetti “ristori educativi”, nuove fonti di finanziamento che, appunto, vanno a individuare e a cercare di colmare quelle lacune che sui temi dell’aggregazione e dei patti di comunità, riteniamo e proponiamo, quindi, alla Giunta e a tutto il Consiglio la necessità e anche la possibilità, visto che questa è una Regione che ha nel suo DNA un’attenzione particolare proprio anche alla concertazione con i territori, di mettere insieme, rafforzare e ripensare, proprio attraverso questo valore sociale, un patto di comunità regionale in grado di dare adeguate risposte al periodo che stiamo vivendo e anche, in prospettiva, di rafforzare quella continuità nella filiera delle risposte al disagio e di promozione dell’agio, perché è evidente che di fronte a queste nuove criticità, nella tenuta anche della risposta a situazioni complesse delle realtà operanti sul territorio, risulta necessario prevedere nuovi modelli del sistema territoriale.

Da qui anche la necessità di studiare e, quindi, anche la proposta di una supervisione e di una collaborazione anche con le università e il mondo scientifico, perché probabilmente i prossimi mesi dovranno interrogarci e dovremo approfondire gli effetti, che ancora oggi non vediamo, della pandemia sui nostri ragazzi, quindi una collaborazione anche con il mondo dell’università, proprio per ricostruire quella comunità educante e rilanciare questa azione della comunità educante territoriale. Un dialogo, quindi, tra le Istituzioni, le agenzie educative, la scuola, il territorio, ridefinendo anche le azioni e le scelte, con una mappatura dei bisogni, che non è più rinviabile.

I cambiamenti che sono in atto richiedono nuove risposte, efficaci, preventive, e credo che questa possa essere una strada proprio per andare in quella direzione di cercare di dare una risposta attuale ai nuovi bisogni che i bambini e le ragazze stanno evidenziando e di cui c’è un grande bisogno.

Insieme a questo, a quello che noi abbiamo definito un patto socio-educativo di comunità, chiediamo anche che venga fatta una importante azione di sensibilizzazione, informazione, orientamento e quello che definiamo di solito supporto e formazione a tutti coloro che hanno a che fare con il mondo dei ragazzi, i genitori, i docenti, gli educatori, e di fare quel percorso anche di partecipazione, di maturare le decisioni insieme ai ragazzi.

Ho citato non a caso il percorso di YOUZ già in atto perché crediamo che accompagnare anche le figure educative nella capacità di riconoscere tempestivamente ogni segnale di disagio sia un’azione importante sempre nell’ottica della prevenzione. È già in atto una cabina di regia. Sappiamo che sono diverse le misure e anche i tavoli di confronto, ma chiediamo di rafforzare, di coordinare questo processo complessivo attraverso una cabina di regia, appunto, tra Regione e territori per elaborare insieme quelle risposte anche efficaci e nuove per quei nuovi bisogni che le bambine, i bambini e gli adolescenti stanno manifestando.

Concludo così. C’è un bellissimo proverbio africano che dice che il campo che si coltiva a più mani dà buoni frutti. Ecco, io credo che questa immagine possa essere anche una bella immagine per rappresentare quello che questa Regione intende per comunità educante, quindi azioni che rispondono ai nuovi bisogni, che diano anche le risposte a quei diritti negati in questi due anni di pandemia.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Marchetti.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Questa risoluzione che presenta il Gruppo di Europa Verde era stata depositata il 18 novembre e faceva seguito a un question time che il Gruppo Europa Verde aveva presentato il 12 ottobre 2021, sempre sul tema del disagio psicologico di bambini e adolescenti, per richiamare all’attenzione della Giunta regionale su questa emergenza scatenata dalla pandemia.

Possiamo considerare, infatti, i disturbi psicologici che già aveva rilevato nel suo intervento la consigliera Marchetti come una sorta di componente del cosiddetto long Covid, ossia il permanere di sindromi di disagio psicofisico anche a guarigione avvenuta dal Covid. In particolar modo, ci sono vari dati e varie ricerche che testimoniano di questo persistere del disagio non solo nella popolazione di bambini e adolescenti, ma anche negli adulti.

Da qui era nata appunto l’idea di questa risoluzione, per richiamare ulteriormente la Giunta ad impegni precisi per fornire un supporto psicologico. Sappiamo che i servizi di supporto psicologico non sono ancora all’altezza del bisogno e soprattutto dei nuovi bisogni che si sono determinati in seguito alla pandemia, che però non sono solo legati alla pandemia.

Da molti anni, infatti, l’emergenza psichiatrica nella fascia 0-18 anni è una questione di grande attualità in tutto il mondo e la pandemia da Covid-19 ha fatto da detonatore a fragilità latenti che in altri periodi probabilmente non sarebbero evolute in disturbi di salute mentale. Questo è un primo richiamo nelle premesse della risoluzione.

L’andamento di questo disagio è stato diverso. In Italia, con il primo lockdown nella primavera del 2020 si era assistito in realtà ad una minore richiesta di aiuto in campo psico-psichiatrico, sia per la resistenza ad andare in ospedale perché si temeva di potersi contagiare, sia perché in quella fase lo stress era vissuto in modo meno intenso.

Al contrario, con la seconda ondata pandemica partita nell’autunno del 2020, i dati sono esplosi in maniera drammatica. Nel 2021 (con questi dati abbiamo aggiornato la risoluzione che era già stata depositata), tra aprile e maggio 5.713 giovani hanno partecipato all’indagine on line “Ora parliamo noi”, promossa da Cittadinanzattiva, con il sostegno di Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica. Questa indagine era rivolta direttamente a ragazzi dai 14 ai 19 anni o attraverso le scuole con cui Cittadinanzattiva collabora.

Il risultato è stato drammatico, perché più di 1 su 3, il 37 per cento degli interpellati, ha avuto l’esperienza diretta di persone care contagiate o addirittura di una perdita per quasi 1 su 4, il 23 per cento. Due terzi dei ragazzi e delle ragazze hanno grande paura di contrarre il virus, più della metà (il 58 per cento) riconosceva che sono aumentati tra i loro pari le forme di disagio psicofisico. Tra i principali motivi di sofferenza, in ordine di importanza venivano indicati la lontananza dalle persone più care, che per il 75 per cento era motivo di disagio, il divieto di potersi muovere liberamente (74 per cento), quello di incontrare amici e compagni di scuola (71 per cento). Nell’ultimo anno, la stragrande maggioranza dei giovani intervistati ha sperimentato sbalzi di umore (63 per cento degli interpellati), seguiti da disturbi del sonno (57 per cento). Al terzo posto vengono dati in aumento i disturbi dell’alimentazione, come già ricordava la consigliera Marchetti, questo per quasi la metà (46 per cento degli interpellati), seguiti dal desiderio di stare da soli – ecco di nuovo un richiamo a quello che diceva già la consigliera Marchetti, con la sindrome di hikikomori (39 per cento) e dalla consapevolezza di essere iper-connessi (quasi il 38 per cento). Dati quindi veramente preoccupanti, perché è chiaro che nella fase evolutiva vivere un disagio psicologico di questa natura è veramente pericoloso per il futuro dello sviluppo della personalità.

Nella nostra regione rispetto ai tentativi di suicidio ed autolesionismo tra minori e adolescenti, i dati regionali dimostrano un calo degli accessi in pronto soccorso. Nel 2020 e fino a marzo 2021 non è stato rilevato alcun incremento rispetto agli anni precedenti. Questo dato, però, per gli esperti, non significa che la pandemia non abbia prodotto effetti psicologici anche importanti sulle giovani generazioni. D’altra parte, l’incremento degli accessi nel 2021 (62.353 nel 2019) con una battuta di arresto nel 2020 è dovuta verosimilmente a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.

Durante la seconda ondata della pandemia, anche in Emilia-Romagna si è registrato un forte aumento di richieste d’aiuto da parte di bambini e adolescenti. Angelo Fioritti, presidente del Collegio nazionale dei Dipartimenti di salute mentale e responsabile di quello dell’AUSL di Bologna, a fine marzo 2021 spiegava che dal punto di vista psicopatologico troviamo sindromi ansiose nei più piccoli espresse soprattutto attraverso la sfera somatica, manifestandosi cioè con mal di pancia, mal di testa, aumento o perdita di peso, incubi e altri disturbi. Anche Paolo Bordon, direttore dell’ASL di Bologna, sottolineava che i servizi devono aumentare la capacità di ascolto e prevenzione.

Fatte tutte queste premesse è arrivata un’altra ricerca, questa condotta da Nomisma su 500 cittadini residenti sempre nella nostra regione, che è stata presentata l’11 novembre, che ha evidenziato forti ripercussioni della pandemia da Covid-19 su tutta la popolazione, quindi non solo sulle fasce più giovani, rilevando un generale peggioramento dello stato emotivo generale. Da quando è iniziata la pandemia, il 29 per cento degli intervistati si è sentito teso, nervoso e irritabile, mentre il 46 per cento ha dichiarato di non seguire un’alimentazione equilibrata e sana. Inoltre, il 6 per cento degli intervistati ha iniziato, dopo la pandemia, a fare uso di sonniferi, farmaci ansiolitici e antidepressivi. La paura più forte è quella di essere contagiati dal virus.

Il quadro è chiaro. Dall’indagine di Nomisma si conferma la presenza anche in Emilia-Romagna, tra l’altro, di un forte stigma che ancora circonda il disagio psichico, quindi chi si sente in difficoltà ha anche vergogna a manifestarla e a farsi aiutare. Nomisma ha rilevato, infatti, una quota consistente di popolazione, soprattutto nella fascia più anziana, che, pur presentando oggettivi livelli di disagio, dichiara di non sentire la necessità di un supporto psichico o psicologico.

In Emilia-Romagna gli utenti dei centri di salute mentale hanno visto nell’ultimo decennio una crescita costante, superando quota 82.000 nel 2019, a cui ha fatto seguito nel 2020, a causa della pandemia, una brusca frenata, con un calo del 10 per cento dei pazienti, ma non perché non ci fosse bisogno di ricorrere a questo tipo di supporto, bensì per la paura di essere contagiati, a cui poi più tardi si può essere aggiunto anche il fattore della vergogna.

È una situazione, questa, che richiede un maggiore intervento da parte della sanità pubblica, ma anche in forma di prevenzione, quindi cura del disagio che già si manifesta, ma anche interventi preventivi. Quindi, la risoluzione impegna la Giunta, alla luce dei dati allarmanti presentati da Nomisma e nel perdurare della fase di stress sociale dovuto alla pandemia, a proseguire con l’allocazione di risorse, anche straordinarie, a favore di strategie efficaci e piani di azione per la prevenzione e la cura del disagio psicologico di tutte le fasce d’età della popolazione, a partire dal costante monitoraggio della curva del disagio e dal rafforzamento dei servizi territoriali, in modo da intervenire tempestivamente prima che tali problematiche si aggravino o, peggio ancora, si cronicizzino. L’altro punto: sostenere la diffusione di buone pratiche e servizi di ascolto e sostegno psicologico nelle scuole e nei territori per intercettare proattivamente il disagio, quindi andare a cercarlo. Come ha detto il direttore dell’ASL, Paolo Bordon, bisogna anche andare a cercarlo, il disagio, non aspettare che ti venga a bussare alla porta, anche per questi fattori di stigma sociale che spingono le persone a non esplicitare questo tipo di problema. A considerare, poi, nei prossimi piani sanitari le problematiche psicologiche come un aspetto della cosiddetta sindrome di long Covid, come dicevo in apertura dell’intervento.

Infine, e vado a concludere, l’ultimo punto delle richieste alla Giunta è che riferisca periodicamente in Commissione Politiche per la salute e politiche sociali sull’andamento e i risultati del monitoraggio e sull’aggiornamento dei piani di intervento per il contrasto alle varie forme di disagio psicologico scatenate o aggravate dalla pandemia.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Leggendo le risoluzioni delle colleghe Francesca Marchetti e Silvia Zamboni ho pensato come potremmo votare contro come Gruppo Lega, avendo noi presentato ben due progetti di legge relativi all’ambito psicologico?

Uno riguardava lo psicologo di base, che è già passato in Commissione e in discussione in Assemblea ed è stato bocciato dalla maggioranza con motivazioni francamente davvero poco plausibili, anche perché poi ci siamo visti approvare una risoluzione a prima firma Nadia Rossi, sempre in Assemblea, che praticamente ricalcava la mission del nostro progetto di legge.

Abbiamo inoltre presentato un altro progetto di legge, il cui iter è stato avviato in V Commissione a mia prima firma, relativo alla prevenzione e contrasto dei fenomeni di bullismo, cyberbullismo e baby-gang. L’iter è già stato avviato. Ovviamente la maggioranza non ha accolto la nostra proposta, quindi presumo che anche poi l’esito sarà il medesimo in Assemblea legislativa.

Però la Lega, proprio la Lega, ha già fatto proposte relative alla prevenzione e alla cura del disagio psicologico, perché anche la Lega si occupa di sociale. Non è argomento di esclusivo appannaggio della sinistra. C’è da dire che l’atteggiamento mostrato dal Gruppo Lega non è sicuramente di tipo ideologico, a differenza di quanto dimostrato dalla maggioranza, che invece non perde occasione per bocciare le nostre proposte e poi magari farne uso per i propri atti, le proprie risoluzioni.

Detto ciò, a noi non interessano le bandierine ideologiche, ciò che a noi interessa è il raggiungimento di un risultato che vada nell’interesse degli emiliano-romagnoli, di tutti gli emiliano-romagnoli, a partire dall’età evolutiva, arrivando fino all’età adulta.

Noi siamo partiti per tempo, infatti i nostri progetti di legge sono stati presentati un anno fa, proprio nel cuore dell’emergenza sanitaria, quando è emerso da subito che questa pandemia ha esacerbato problematiche di disagio psicologico preesistenti.

Probabilmente all’inizio della pandemia ci si è concentrati molto sulle problematiche di tipo fisico, in quanto la sintomatologia provocata da questa malattia è stata sin da subito una sintomatologia molto severa, ma noi abbiamo capito fin da subito che le ripercussioni a livello psicologico sarebbero state davvero significative e avrebbero prodotto conseguenze e strascichi che si sarebbero prolungati nel tempo, e così è stato.

Lo abbiamo visto sicuramente, e sono d’accordo con la collega Zamboni quando suggerisce di inserire le problematiche di tipo psicologico nella sindrome del long Covid, perché vi sono anche diversi studi che dimostrano che le problematiche di tipo esperienziale relative all’aver vissuto in prima persona il Covid possono provocare problematiche di tipo psicopatologico, ovvero relative all’insorgenza di disturbi d’ansia e disturbi depressivi. Inoltre, ho letto qualche giorno fa uno studio che ha dimostrato che l’anossia, ovvero la carenza di ossigeno, può provocare danni cerebrali significativi, causati dal Covid.

Le problematiche di tipo psicologico provocate dal Covid sono quindi significative e non bisogna abbassare la guardia, bisogna mettere in campo tutte le azioni possibili per tutelare, sostenere e prendere in carico le persone che manifestano disagio psicologico.

È stato già detto dalle colleghe e abbiamo sempre sostenuto anche noi come Gruppo Lega che i giovani hanno pagato un prezzo davvero molto alto alla pandemia, in quanto sono stati privati sin da subito delle relazioni sociali. La DAD, la cosiddetta didattica a distanza, ha avuto ripercussioni significative su diversi giovani, quindi le problematiche di tipo psicologico sono sicuramente aumentate. Ben vengano, quindi, tutte le iniziative che vanno a potenziare e a migliorare i servizi rivolti alla presa in carico di persone con problematiche di tipo psicologico.

Ho voluto presentare un emendamento alla risoluzione della collega Zamboni che andasse a porre il focus sulla prevenzione del disagio psicologico dei minori, inserendo lo screening psicologico nelle scuole, soprattutto.

Vorrei citare uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry, una rivista annoverata tra le più significative, tra le più autorevoli in ambito psichiatrico, i cui risultati evidenziano che la scuola è la chiave per raggiungere quel 10-20 per cento di bambini e ragazzi in tutto il mondo, che potrebbero trarre beneficio da un intervento sulla salute mentale.

Non dobbiamo dimenticare infatti che infanzia e adolescenza sono finestre importanti per questo tipo di intervento, in quanto il 75 per cento degli adulti che accede ai servizi psichiatrici ha avuto disturbi diagnosticabili prima dei 18 anni.

Ritengo quindi che lo screening psicologico sia uno strumento di prevenzione molto importante, per segnalare poi ai vari servizi di presa in carico psicologica, come lo sportello psicologico nelle scuole, i consultori delle ASL e anche i centri per le famiglie, i minori che manifestano disagio psicologico.

Con lo screening intendo uno screening che vada a intercettare in anticipo il disagio psicologico. Al momento sono molto utilizzati gli screening per fare diagnosi di DSA (acronimo di Disturbi Specifici dell’Apprendimento); alcuni sono diffusi e sono anche molto efficaci durante la scuola dell’infanzia.

Ebbene, io ritengo che anche lo screening per intercettare in anticipo il disagio psicologico sia molto importante, ritengo che sia uno strumento davvero molto efficace. Anticipo quindi che voteremo favorevolmente le due risoluzioni, il nostro emendamento è stato accolto.

Tengo ad evidenziare l’atteggiamento collaborativo, propositivo del Gruppo Lega che invece si scontra con le preclusioni di tipo ideologico da parte della maggioranza che, ripeto, non esita mai a mortificare e a bocciare le proposte di legge che arrivano dal Gruppo Lega.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Stragliati.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Ascoltando con attenzione l’intervento della consigliera Stragliati, mi permetto di offrire a noi dell’opposizione un altro punto di vista politico, tenendo conto, giustamente, di quello che lei dice.

Io credo che questa risoluzione possa avere come titolo “Consolazione”, cioè la consolazione che si ha nel trattare determinati temi, essere minoranza, non essere ascoltati, e invece in questo momento sia Europa Verde che il PD chiedono esattamente le nostre stesse cose alla loro Giunta. Quindi, facendo una deduzione, vuol dire che evidentemente in qualche punto c’è una falla, c’è una crepa, cioè la Giunta non risponde a esigenze che noi abbiamo e che sollecitiamo, ma semplicemente anche loro provano a dire in maniera elegante, con grandissimo stile – lo riconosco alla presidente Marchetti – che gli stessi problemi che noi viviamo sono i loro stessi. Per cui, di fatto qui ci dovrebbe essere una persona seduta, cioè la persona che risponde a queste politiche. Cioè, dovrebbe dire: ci sono, eccomi, sono pronta, sono pronta a fare un percorso con voi.

Del resto, sugli adolescenti e sui giovani stiamo parlando da circa due anni, ripetendo la stessa identica storia, e cioè che sono loro quelli che hanno i più grossi problemi, che hanno vissuto i problemi della pandemia, dobbiamo guardarli con attenzione. Ecco, è difficile non essere d’accordo con questa risoluzione, se non per un punto: chi risponde? Chi è che risponde – un conto è l’opposizione – alla maggioranza? Chi è che decide di cominciare il tragitto che qui è iniziato o, almeno, vuole iniziare? Perché c’è una Commissione. Perché anche questo è un altro tema: tutte le volte che cerchiamo di porre questioni relative agli adolescenti e alla scuola, il punto è che si torna in Commissione, si va in Commissione, perché quello è il luogo ideale. Bene, noi siamo prontissimi a fare questo tipo di discussione, noi siamo pronti a cominciare un percorso con la maggioranza, lo siamo sempre stati, e lo dimostrano le parole di Valentina Stragliati, lo dimostra, credo, tutte le volte che cerco di fare il punto su un tema così importante. Però, vorrei anche sottolineare, proprio in virtù di questa introduzione importante, un aspetto. Attenzione a non porre l’adolescenza come una malattia grave, a non porre l’adolescenza come un punto dove l’unica risoluzione è la medicalizzazione, perché questo è un rischio che toglie la responsabilità, la responsabilità degli adulti, la responsabilità di fare bene gli insegnanti, la responsabilità di fare bene gli educatori, la responsabilità di fare bene gli osservatori e i formatori, la responsabilità di fare bene politica, perché, scusate, temo che gli strumenti per rispondere a tutti questi drammi, grandi, piccoli, di famiglie noi ce li abbiamo tutti. Basta fare bene politica, basta fare in fretta, basta convocare i tavoli. Volete un esempio? Oggi noi non abbiamo informazioni su quello che avverrà nei centri estivi, e tra un mese partono. I centri estivi servono a dare una risposta, ad uscire da un ambito ristretto. Esempio: c’è bisogno, siamo sicuri, di un percorso di ascolto di 2.000 studenti, certo piacevole, durante l’estate, che si chiama YOUZ. Sarà evidentemente costato. Ma sul serio noi non abbiamo il polso, la capacità di parlare con gli insegnanti, con chi si occupa di adolescenza per capire qual è il punto? Noi siamo sicuri di non sapere che servono luoghi di incontro, di aggregazione? È il motivo per cui occupano le scuole. O diciamo che non va bene oppure andiamo un po’ più avanti nella domanda profonda, che c’è.

Allora io credo che abbiamo tutti gli strumenti e che ognuno debba fare per bene il proprio compito, cioè perbene la politica. Se ha gli strumenti e la possibilità di governare e di fare proposte, deve farlo adesso, ora. Deve sedersi con chi è già un interlocutore e proporci delle iniziative. Basta, basta andare in giro a chiedere opinioni. Vogliamo fatti.

Uguale identico, oggi, e questa è la notizia, alla maggioranza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Noi abbiamo… Questi ordini del giorno ci preoccupano. Ci preoccupano perché pongono dei quesiti e delle problematiche che sono sicuramente veri, sicuramente presenti, sicuramente gravi e sicuramente esistenti e sono, appunto, quelli tracciati all’interno delle premesse.

Sono problematiche che in qualche modo anche le minoranze hanno affrontato e sulle quali hanno sollecitato degli interventi, ma ci preoccupano perché l’impressione, anche e soprattutto vedendo i percorsi che vengono poi realizzati – qua ne vengono citati due, il bando per l’adolescenza e il percorso di YOUZ, percorsi realizzati dalla Regione Emilia-Romagna –, vedendo i contenuti e come ricadono poi i buoni propositi, ci viene il dubbio che in alcuni casi, non in tutti, perché è evidente che nel bando per l’adolescenza, ad esempio, ci sono tanti progetti assolutamente meritevoli e utili, così come anche nelle occasioni del confronto che è stato YOUZ, ci viene il dubbio che certi temi e certe problematiche siano poi lo strumento per raggiungere altri fini.

Lo dico chiaramente: la creazione di consenso, la diffusione di idee a una platea giovanile che siano affini a quelle della maggioranza che governa questa Regione, anche il sostegno ad associazioni che sono affini, vicine alla maggioranza che governa questa Regione.

Il dubbio che ci viene è che in realtà questi percorsi non siano inclusivi, ma siano percorsi esclusivi, siano percorsi ai quali aderiscono sempre le stesse realtà, che coinvolgono sempre le stesse persone e che invece non vanno ad intercettare il disagio di tanti adolescenti che magari non frequentano alcune associazioni, che non possono intercettare quelle associazioni, magari adolescenti che io spesso vedo in città e che non sempre si ritrovano nelle associazioni, proprio perché sono i più esclusi, i più emarginati e magari non sono vicini ad alcune tematiche portate da alcune associazioni del terzo settore, quindi che in realtà le ricadute e le finalità che i progetti messi in campo hanno non centrino l’obiettivo.

D’altro canto, la Regione ha sicuramente una storia di attenzione verso il mondo degli adolescenti, ma prima o poi ci dovremo porre anche nell’ottica di capire quali sono i risultati e le ricadute dei progetti e dei tanti finanziamenti che mettiamo in campo.

Queste sono le ragioni per le quali c’è un po’ di perplessità quando vengono presentati ordini del giorno che hanno sicuramente tanti contenuti condivisibili nelle premesse e forse li hanno anche nelle finalità, ma che, in realtà, trattano tematiche molto specifiche, che dovrebbero meritare e richiedere degli interventi molto specifici, in maniera molto macro. Il tema dell’adolescenza, il coinvolgimento di qualsiasi tipo di settore, che è giusto, per carità, ma a nostro avviso ci sono alcune Istituzioni che debbono giocare un ruolo, altre Istituzioni che debbono giocare un ruolo, ogni Istituzione ha un ruolo diverso che va a giocare e ha un peso diverso nell’intercettare i problemi dell’adolescenza.

Una risoluzione che parla in maniera molto generale del problema dell’adolescenza, che parla in maniera molto generale di progetti per l’adolescenza non trova il nostro favore e non troverà il nostro voto favorevole, perché probabilmente in parte spingerà e solleciterà interventi che sono anche utili; ma probabilmente, come è stato fatto sinora, in parte promuoverà e solleciterà interventi che a nostro avviso non sono stati utili – o almeno, magari sono stati utili a qualcuno – al perseguimento degli obiettivi che invece ci siamo dati, che ci dovremmo dare. Obiettivi che purtroppo a volte sono talmente tanto generici che consentono di introdurre contenuti anche politici, lo dico molto chiaramente, che dovrebbero essere estranei alle finalità delle normative e dei progetti che vengono realizzati, ovvero, appunto, la prevenzione del disagio.

La nostra impressione, purtroppo – senza nulla voler togliere alla presentatrice dell’ordine del giorno, che sicuramente è redatto in maniera puntuale e precisa, nel senso che è sicuramente forbito nei modi – è che esso sia però troppo generico e non ci consenta, non ci consentirà di esprimere un voto favorevole.

Il nostro voto sarà di astensione. Non è una dichiarazione di voto, ma lo anticipo per porre sul tavolo e al dibattito, ovviamente, secondo me un tema di specificità.

Dobbiamo iniziare a intervenire in maniera chirurgica e non in maniera generalizzata.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

Altri in dibattito generale? Consigliera Maletti, prego.

 

MALETTI: Grazie, presidente.

Credo che l’aula di oggi stia dando un segnale chiaro, nel senso che sia la maggioranza che la minoranza hanno una preoccupazione rispetto alle giovani generazioni. Una preoccupazione rispetto al loro disagio, all’aumento di situazioni di ansia, di depressione, di autolesionismo, di disturbi alimentari.

Questo sicuramente è causato dal nostro tempo, che è stato delineato da due anni di pandemia, di DAD, di assenza di relazioni. Ed ecco che allora quando un adolescente ha bisogno del fare gruppo, della relazione, dell’intessere relazioni con dei pari, adesso anche, purtroppo, con la guerra in corso, tutti i messaggi che arrivano dalla televisione, dai giornali, tutto questo credo che aumenti il senso di precarietà, il senso di non speranza rispetto al futuro, un senso di non futuro. Ecco, tutto questo grava sui giovani, grava soprattutto sui giovani, perché hanno sicuramente meno anticorpi, hanno bisogno di essere strutturati, di costruire una propria coscienza, un proprio senso civico rispetto al loro futuro.

Io condivido quello che ha detto la consigliera, che l’adolescenza non è una malattia grave. Assolutamente no. Per questo, noi non dobbiamo sicuramente sanitarizzare tutto un insieme di percorsi. Però, dobbiamo chiederci quali azioni mettere in campo proprio per aiutare gli adolescenti a diventare donne e uomini strutturati, donne e uomini forti, per affrontare il loro futuro, ma anche per costruire una nuova comunità dove loro abitano. Ecco, su questo ci sono diverse proposte. Noi, ad esempio, ci siamo confrontati, alcuni mesi fa, sulle linee guida dei servizi psicologici, il Ministero dell’istruzione ha messo in campo ingenti risorse rispetto agli sportelli all’interno delle scuole. Occorre forse mettere in campo delle cose che coordinino i vari interventi, nel senso che noi abbiamo tante azioni sul campo, però c’è un tema a volte di accesso, ma anche di coordinamento di tutte queste risposte.

Noi, allora, abbiamo bisogno di ridefinire e sicuramente di costruire un nuovo patto educativo, con la scuola, con le famiglie, con le associazioni, nelle nostre singole comunità, proprio per costruire insieme una nuova comunità, perché comunque il Covid ci ha cambiato, ci ha cambiato tutti, ma anche su un tema di prevenzione del disagio, sia psicologico che educativo. Ecco, su questo abbiamo alcuni strumenti in campo. Stiamo lavorando sul nuovo Piano sociale e sanitario. Lunedì prossimo ci sarà proprio un confronto sulle varie tematiche relative agli adolescenti e ai minori.

Dobbiamo, quindi, adottare, come tra l’altro abbiamo scritto anche nel subemendamento all’emendamento presentato dalla consigliera Stragliati, tutti gli strumenti di prevenzione e individuazione precoce del disagio, tra cui anche lo screening psicologico, che è importante, ma non può essere l’unica modalità per fare questo strumento di prevenzione.

Io credo che questo tragitto noi l’abbiamo iniziato. Forse avremmo dovuto farlo più velocemente. Abbiamo messo in campo tutto un insieme di dati e indicazioni alle Aziende USL e di assunzione anche di psicologi, per arrivare nel 2024 a due psicologi per casa della comunità, proprio perché individuiamo la casa della comunità e le azioni che la casa della comunità deve fare, cioè la presa in carico del cittadino con le sue fragilità, con le sue patologie, ma anche con il suo benessere, proprio per dare risposte alla nostra comunità e anche e soprattutto dare risposte rispetto a questo disagio, non in una logica di contrapposizione.

Io credo che tutti quanti noi dobbiamo collaborare, poi abbiamo a volte dei pensieri diversi, per raggiungere la finalità. Però io vorrei mettere in valore positivo quello che è emerso oggi dall’aula, cioè che tutti quanti siamo molto preoccupati rispetto a questa fragilità per le giovani generazioni e che tutti quanti vogliamo arrivare a raggiungere un maggior benessere.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Maletti.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Volevo anche ringraziare la presidente Marchetti per la sollecitazione che ci arriva oggi attraverso questa risoluzione, che credo che sia anche frutto di un lavoro fatto congiuntamente alla Commissione Parità, all’ufficio della Garante per l’infanzia.

È a più riprese argomento approfondito all’interno delle due Commissioni sulla base di un’analisi puntuale e precisa svolta in collaborazione con ANCI da parte dell’ufficio della Garante, che ci ha consegnato una serie di indicazioni, stimoli e suggestioni che credo questa risoluzione vada a cogliere.

È un’analisi puntuale sui bisogni e sull’intreccio tra povertà e povertà educativa, un intreccio che va al di là della questione di carattere sanitario, che va anche al di là della questione semplicemente di carattere sociale e che oggi questa risoluzione ci consente di affrontare all’interno di quest’aula.

Io vorrei anche soffermarmi sul fatto che la Regione Emilia-Romagna da diverso tempo ha un impianto che consente di intrecciare alcuni passaggi che hanno a che fare con l’infanzia e con l’adolescenza. Partono dal ragionamento sullo 0-6 e arrivano al bando adolescenza, arrivano a una relazione positiva tra i soggetti, gli Enti locali, i Comuni e i soggetti e le agenzie educative (chiamiamole in questo modo) anche auto organizzate sul territorio. Penso agli enti religiosi ma anche alle organizzazioni di terzo settore, penso alle associazioni sportive dilettantistiche, penso a tutte le opportunità che questa Regione mette in campo da un punto di vista generale di orizzonte e di indirizzo, ma anche pratico, attraverso fonti di finanziamento, definizione di obiettivi da raggiungere, computo delle persone a cui destinare gli interventi, che è piuttosto solido.

Questo impianto era sicuramente solido nel 2019, un impianto che ha bisogno di essere rafforzato anche alla luce dei due anni che abbiamo passato, attraversati dalla pandemia, che hanno fortemente messo in difficoltà le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze sul territorio emiliano-romagnolo, una difficoltà che parte da quella che è stata l’esperienza difficile della segregazione nel lockdown, e poi dopo la didattica a distanza, le difficoltà di partecipazione non solo all’interno delle attività scolastiche, ma anche all’interno di quelle che sono le attività sociali e ricreative.

Io credo che per fare un nuovo quadro, oltre che definire attraverso quello che la presidente Marchetti traccia nella risoluzione, ci siano degli elementi imprescindibili, sicuramente quelli di essere in stretta relazione con le Istituzioni, sicuramente quelli di essere in stretta relazione con i soggetti e le agenzie educative del territorio, sicuramente anche i destinatari di quelle che sono le iniziative che noi vogliamo andare a proporre.

In questo senso io ritengo che una determinazione da un punto di vista istituzionale non sia sufficiente a colmare quel disagio che stiamo leggendo nei vari numeri delle ricerche sui giornali, ma che ci sia bisogno di un coinvolgimento diretto delle persone, dei ragazzi e delle ragazze presenti sul territorio emiliano-romagnolo, che non possa essere costruito un piano, un patto socio-educativo senza il diretto coinvolgimento dei destinatari.

In questo senso, l’azione che l’Assessorato alle politiche sociali e la vicepresidente Schlein hanno condotto nel corso di questi mesi attraverso il programma YOUZ, con l’ascolto, con il coinvolgimento attivo di ragazzi e ragazze. Credo che sia un elemento distintivo di quella che è l’azione che noi possiamo mettere in campo, quindi lo rivendico anche come un passaggio importante, che non ha niente di paternalistico, che non ha niente di determinante dal lato delle soluzioni, ma che cerca di coinvolgere e co-costruire assieme a queste persone gli obiettivi da raggiungere, le soluzioni da apportare, i bisogni da cogliere.

Questo ragionamento dovrà entrare a far parte, per esempio, del Piano sociosanitario, per esempio anche della ridefinizione degli obiettivi del bando adolescenza, per esempio di quelli che sono gli strumenti di finanziamento che sostengono i centri giovani all’interno dei nostri Comuni per costruire un terreno comune, un patto sul territorio emiliano-romagnolo per contrastare quei fenomeni che vanno dal bullismo, al cyberbullismo, alle baby-gang, ai NEET, agli hikikomori. Occorre trovare delle occasioni per correlare, così come cerchiamo di fare e richiamiamo su altri elementi di carattere trasversale; io penso anche alle politiche di genere, che non hanno solo esclusivamente un aspetto singolo da tenere in considerazione, ma che attraversano sostanzialmente la società anche per quanto riguarda l’infanzia e l’adolescenza. Pur essendo una condizione temporaneamente in transito, è qualcosa che riguarda a tutto tondo la persona, il bambino, la bambina, il ragazzo e la ragazza. Credo dunque che una stimolazione alla costruzione di un patto possa essere importante.

Infine, concludo: nella risoluzione questo viene precisamente indicato, fissando anche quali sono i soggetti da coinvolgere per costruire questo patto. Io credo, ma è una riflessione, non un tema da porre all’interno della risoluzione – magari ci lavoreremo nelle prossime settimane – che anche alla luce di quella che è stata la discussione che abbiamo fatto ieri sulle risorse che abbiamo a disposizione, che metteremo a disposizione per quanto riguarda anche le comunità locali rispetto a tutta la presenza di profughi ucraini che sappiamo benissimo essere quasi al 50 per cento costituito di minori, noi avremo anche il compito e la necessità di introdurre all’interno di un ragionamento di un patto di comunità educante anche una modalità di aggancio e interazione con questi minori presenti sul nostro territorio, ai quali, dicevamo anche ieri, va offerta un’accoglienza materiale, un tetto, un pasto, una casa, la scuola, la sanità, ma va offerta anche una possibilità che va al di là di quelli che sono i bisogni materiali immediati e va costruito anche uno spazio che, proprio magari attraverso il coinvolgimento diretto dei ragazzi e delle ragazze emiliano-romagnole, può trovare una nuova lettura in chiave solidaristica, in chiave partecipativa, in chiave di ingaggio nuovo e diverso delle stesse persone, che oggi sono a rischio di disagio, di autoreclusione, come l’hikikomori, di non volontà di ricerca di studio e di lavoro.

Io credo che quello possa essere un terreno di sfida interessante, con l’utilizzo di linguaggi che possano essere appropriati per età tra le persone. Viviamo in un mondo, dicevamo, molto interconnesso. Le canzoni che ascoltavano le ragazze che erano con noi di ritorno dall’Ucraina erano canzoni di Sfera Ebbasta, come a dire che ci sono dei linguaggi che travalicano anche i confini e che, quindi, possono essere utilizzati. Ebbene, credo che quello possa essere – lo metto qui alla riflessione, per eventualmente lavorarci in maniera successiva – uno stimolo proprio per agganciare, coinvolgere e rendere attivi proprio quelle persone, quei ragazzi e quelle ragazze di cui oggi siamo tutti quanti preoccupati.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Intervengo molto velocemente, perché i colleghi sono entrati nel merito di un tema che sta – lo diceva molto bene la collega Maletti – molto a cuore, e si è visto, ma ovviamente è giusto che sia così. È un tema che abbiamo più volte trattato in modo particolare in questi due anni di emergenza sanitaria. Ringrazio in particolare la presidente Marchetti che ha posto un’attenzione specifica a questo ragionamento, a questo tema, partendo dalla convinzione che, purtroppo, l’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto e sta ancora avendo, perché è vero che lo stato d’emergenza è terminato, è pur vero, però, che non possiamo dire di essercela già totalmente lasciata alle spalle, dicevo, l’impatto che ha avuto sui nostri bambini e sulle nostre bambine, sui nostri ragazzi e sulle nostre ragazze davvero molto significativo. Guardando l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza all’interno del suo report (siamo, però, a maggio 2021) si evidenzia che i bambini e gli adolescenti, in particolare modo i più vulnerabili, sebbene non siano stati coinvolti in maniera importante nella battaglia al virus, continuano a subire più o meno indirettamente gravi ripercussioni a diversi livelli, dal piano emotivo a quello educativo, da quello fisico a quello psicologico.

È dunque una situazione che ha avuto un impatto, penso, per certi versi anche devastante sulle vite dei nostri ragazzi, sul loro presente, ma inevitabilmente anche sulle loro prospettive future. È perciò quanto mai importante provare proprio a rafforzare gli strumenti già messi in campo dalla nostra Regione e anche a livello nazionale a favore di questa fascia d’età, così da comprendere anche dove intervenire, perché l’obiettivo deve essere quello di potenziarne l’efficacia e, qualora necessario, anche provare a ragionare su idee nuove.

È una delle ragioni per cui ho firmato anche con convinzione questa risoluzione, in un momento peraltro contrassegnato ancora dalla pandemia, come si diceva, e da questo senso di incertezza che permane anche e che per certi versi si è anche riacceso in queste ore a causa del drammatico scenario internazionale, che i ragazzi e i giovani percepiscono.

Quello che sta accadendo a livello internazionale, le immagini drammatiche e sconcertanti che arrivano dall’Ucraina entrano anche nella vita dei nostri ragazzi e ci entrano attraverso peraltro i social network, ad esempio, che loro in particolare sono più propensi a utilizzare.

Allora ritengo possa essere un’importante opportunità quella di, in un certo senso, provare a coinvolgere tutta la comunità regionale per realizzare quel patto socio-educativo di comunità a cui si faceva riferimento, insomma una rete di collaborazione che pone al centro i nostri giovani, agendo naturalmente insieme ai servizi, all’associazionismo, alle scuole, agli enti locali, per individuare, lo dicevo prima, e mettere in campo non soltanto azioni valide ma mirate, in grado di fornire un aiuto sulla base dei problemi di oggi, che peraltro sono, come si diceva, cambiati in un’epoca post-pandemia, come è cambiata del resto la nostra realtà. Sono d’accordo anche sul diretto coinvolgimento dei destinatari, come veniva giustamente ricordato dal collega Amico che mi ha preceduta.

Anticipo il parere favorevole da parte della nostra lista.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale congiunto sulle risoluzioni.

Passiamo al dibattito sugli emendamenti.

Qualcuno vuole intervenire? Non è prenotato nessuno sugli emendamenti.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto. Dichiarazioni di voto congiunte sulle risoluzioni e sugli emendamenti.

Chi si iscrive a parlare? Consigliera Marchetti Francesca, prego.

 

MARCHETTI Francesca: Brevemente, perché sugli emendamenti la collega Maletti ha già espresso la posizione del Partito Democratico, però permettetemi alcune considerazioni anche rispetto al dibattito.

Credo che il primo risultato sia quello che per quasi un’ora l’Assemblea ha parlato di bambini, bambine, ragazzi e ragazze, quindi credo che il primo risultato sia già questo e voglio raccogliere in modo positivo anche le diverse sfumature che sono emerse dal dibattito e dalle colleghe dell’opposizione che sono intervenute, dicendo questo.

Credo che siamo tutti chiamati, di fronte a una realtà che cambia, a dare a questi nuovi bisogni delle nuove risposte e non c’è una logica di contrapposizione Assemblea/Giunta o maggioranza/Giunta, ma c’è la consapevolezza che, partendo da un approccio integrato, forse possiamo trovare insieme la strada in quell’ottica di reciprocità con cui tutti gli attori in campo, con pari dignità, devono iniziare a compiere un passo in più rispetto a quanto di importante c’è già in questa Regione.

Il collega Amico citava l’importante seduta congiunta del monitoraggio e dei risultati del monitoraggio che è stato posto rispetto temi e programma che proprio dall’iniziativa dell’Assemblea legislativa, anche con lo stanziamento di risorse, portò a quel programma.

Questo per dire che già in quell’occasione ponemmo alcune questioni, ma è evidente che con l’evolversi della situazione, prima, seconda, terza, quarta ondata, i bisogni continuano a cambiare ed evolversi. Credo che questa nuova assunzione di responsabilità sia importante in quell’ottica di lavoro insieme che si sta attuando, i contributi e anche i diversi strumenti. Io credo infatti che il problema della Regione Emilia-Romagna non sia quello di non avere strumenti, ma forse di mettere, di integrare in modo sempre più coordinato i diversi strumenti che si mettono in campo. E questo non può che avvenire con il sistema territoriale, con tutto quel potenziale straordinario che abbiamo nelle nostre realtà.

Lo dico perché la comunità educante credo che sia questo, e questi sono anche la logica e lo spirito della risoluzione, in quell’ottica dove sicuramente gli aspetti e gli interventi psicologici sono fondamentali.

Vorrei però richiamare anche la necessità di riporre il dibattito sull’importanza degli interventi educativi e sulle occasioni da fornire ai nostri ragazzi in termini di opportunità, dopo due anni complicati in cui l’aumento delle disuguaglianze e le perdite educative che ci sono state ci richiamano anche al dover rimettere in campo quelle possibilità di viaggio, di sport, di aggregazione, quello stare insieme che nell’infanzia e nell’adolescenza sono passaggi fondamentali per la costruzione della propria identità, e che sono mancati in questi anni.

Grazie, quindi, anche del dibattito e delle sollecitazioni. Questo credo che sarà un obiettivo che anche con la Commissione presieduta dalla collega Soncini e dal collega Amico sarà importante continuare ad approfondire, monitorare e discutere.

Il parere su entrambe le risoluzioni, così come su quella della Zamboni emendata, è favorevole.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Marchetti.

Altri in dichiarazioni di voto? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Velocemente, solo per dichiarare che ovviamente voterò favorevolmente alla risoluzione che abbiamo presentato e anche a quella della maggioranza e agli emendamenti che sono stati presentati alla risoluzione di cui sono prima firmataria.

Anch’io voglio apprezzare uno spirito unitario che ho sentito da una parte della minoranza. Non ho molto condiviso – anzi, non ho per niente condiviso – alcune osservazioni che spero non fossero riferite alla mia risoluzione, ossia, voler andare a marcare un territorio per acquisire vantaggi di consenso politico. Allora, non perché nell’azione di una forza politica non ci sia la ricerca del consenso. Del resto, o governiamo con il consenso oppure governiamo con l’arroganza e la sopraffazione. Quindi, direi che il consenso democratico sia la base per poter fare attività politica. Però, un conto è parlare di ricerca di consenso democratico, un conto è parlarne in tema di manipolazione, cioè di spacciare interessi che uno in realtà non ha, ma che fa semplicemente in maniera strumentale. Ecco, per quanto riguarda la mia risoluzione, francamente mi sento di poter dire in tutta coscienza e onestà intellettuale che il mio interesse era di richiamare un problema che vedevo non affrontato adeguatamente. Prova ne sia che questa risoluzione, che – lo ripeto – è datata 18 novembre, quindi non vuol portare via la bandierina a nessuno, è stata preceduta da un question time di ottobre, a riprova che era un tema che stavo monitorando. Quindi, diamoci almeno la fiducia che, quando presentiamo dei provvedimenti, lo facciamo perché ci interessa la materia e non in maniera strumentale. Perlomeno, non è il mio modo di agire.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Altri in dichiarazioni di voto? Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Intervengo per dichiarazione di voto, che in parte ho anticipato nel corso del mio intervento, che però è stata parziale, come mi ha ricordato l’intervento della collega di Europa Verde, perché il nostro voto sarà di astensione rispetto al provvedimento proposto dal Partito Democratico, invece sarà un voto favorevole rispetto alla risoluzione di Europa Verde, che in realtà contiene altre caratteristiche ed è più incentrata su una peculiarità, che è il recupero e l’attenzione verso la cura del disagio psicologico in particolare legato al Covid, e soprattutto è anche abbastanza specifica nelle richieste rispetto alla curva di monitoraggio e al rafforzamento dei servizi territoriali, e in questo caso per servizi territoriali intendiamo le strutture istituzionali socio-sanitarie che si occupano di disagio psicologico, e quindi ha finalità molto più specifiche e dettagliate rispetto, invece, alla risoluzione proposta dal Partito Democratico.

L’intervento che mi ha preceduto mi sollecita anche una specifica, perché forse sono stato male interpretato. Io non ritengo… A parte che anche le risoluzioni strumentali e l’essere strumentali verso alcuni temi fa parte della politica, non ritengo che l’ordine del giorno presentato dal Partito Democratico sia strumentale e che gli intenti non siano nobili. Ritengo che, purtroppo, quando gli ordini del giorno vengono presentati in maniera molto generica e trattano dei temi in maniera troppo generica e generalizzata, le ricadute non perseguono spesso le finalità che questi ordini del giorno contengono.

È chiaro che nessuno può fare un processo alle intenzioni di chi presenta un ordine del giorno. Dico che l’impressione è che, in molte circostanze, certe tematiche rappresentino lo strumento per poi introdurre e portare sul territorio temi o obiettivi che sono differenti in realtà da quello che è il contenuto dell’atto stesso.

Quando si parla di progettualità senza specificare esattamente le finalità, ma si parla genericamente di bullismo, ci sono 800 tipi di bullismo. Già il bullismo è un tema molto specifico, però nella lotta contro il bullismo spesso ho visto progetti che, a mio modo di vedere, non c’entravano nulla nella lotta contro il bullismo. Quando si parla di disagio adolescenziale o quando si parla di macro-tematiche in maniera generica, si rischia e c’è il rischio che poi dopo le ricadute e i progetti specifici che vengono posti in essere non sempre colgano l’obiettivo che in realtà avevano i proponenti.

Basta guardare il bando e la graduatoria degli adolescenti come all’interno ci siano progetti assolutamente meritevoli e altri che, a mio avviso, non sono o sono meno meritevoli; come all’interno del percorso YOUZ ci sia tutta una serie di tematiche che sono sicuramente interessanti. Altre tematiche mi paiono molto politicizzate.

Mi pare che spesso queste progettualità siano autoreferenziali, coinvolgano solo ed esclusivamente determinati soggetti e in realtà non vadano a cercare tutta una serie di soggetti e di adolescenti che non frequentano l’ARCI, che non frequentano l’UISP, che non frequentano l’Arcigay, che non frequentano tutta una serie di soggetti che sono interessati, perché non frequentano. C’è una marea di adolescenti che sta lobotomizzata su TikTok, non frequenta queste associazioni. La necessità di intercettare quel mondo di adolescenti, la necessità di intercettare un mondo di persone che non possiamo pensare che usufruisca solo di alcuni servizi, che alcune associazioni – per carità, meritevoli – non riescono ad intercettare, la necessità delle pubbliche Istituzioni di interrogarsi e intercettare settori nuovi.

Mi sembra che spesso siamo avvitati su dinamiche un po’ autoreferenziali, un po’ eterodirette, sulle quali facciamo eccessivo affidamento, ma che in realtà non vadano a colpire in maniera chirurgica il pubblico e le problematiche di disagio che noi citiamo all’interno degli atti che presentiamo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Ci tengo a ringraziare la collega Marchetti, ma anche la collega Zamboni che oggi portano qui questo tema delicato, che riguarda come la Regione vuole affrontare il disagio psicologico di bambini e ragazzi.

È un tema che avevamo affrontato come Movimento 5 Stelle anche nella scorsa legislatura, e faccio riferimento alla problematica degli hikikomori, laddove chiedevamo un protocollo d’intesa per cercare di arginare questo fenomeno.

Oggi posso dire che in questo senso la Regione si è mossa, è la prima ad aver fatto le linee di indirizzo, quindi un apprezzamento per questo e per il fatto che oggi si chiede di intervenire e lo fa l’Assemblea legislativa, quindi dal mio punto di vista acquisisce un valore ancora maggiore rispetto al patto educativo di comunità.

Per questo esprimo il nostro parere favorevole su entrambe le risoluzioni.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Altri in dichiarazioni di voto? Io non ho altri in dichiarazioni di voto.

A questo punto passiamo alle votazioni e partiamo dalla votazione della risoluzione 4807, a prima firma Marchetti Francesca.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 4807 con votazione per alzata di mano, è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Ora mettiamo in votazione gli emendamenti e partiamo dal subemendamento all’emendamento n. 3, a firma delle consigliere Maletti, Francesca Marchetti, Stragliati e Zamboni. IL subemendamento insiste sull’emendamento alla risoluzione 4265.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Mettiamo ora in votazione l’emendamento n. 2, a firma della consigliera Stragliati.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Passiamo ora alla votazione della risoluzione 4265, a firma della consigliera Zamboni.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione oggetto 4265 con votazione per alzata di mano, è approvata a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 4725

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano riattivati i canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico e ad adeguare i propri piani strategici alla luce della recente pubblicazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI). A firma del Consigliere: Lisei

(Ritiro)

OGGETTO 5021

Risoluzione per impegnarsi e impegnare la Giunta ad opporsi a qualsiasi ipotesi di apertura di nuovi pozzi per l’estrazione di gas in Adriatico e a confermare la necessità di accrescere e accelerare gli investimenti in materia di energie rinnovabili. A firma della Consigliera: Piccinini

(Discussione)

OGGETTO 5024

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire nel sollecitare il Governo alla riattivazione dei canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico. A firma dei Consiglieri: Lisei, Bessi, Barcaiuolo, Tagliaferri, Mastacchi, Occhi, Montevecchi, Liverani, Castaldini, Costi, Zappaterra, Pigoni, Daffadà Bondavalli, Rontini

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso alla risoluzione 4725, che impegna la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano riattivati i canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico e ad adeguare i propri piani strategici alla luce della recente pubblicazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, a firma del consigliere Lisei, a cui è abbinata la risoluzione 5021 della consigliera Piccinini, che impegna l’Assemblea legislativa e la Giunta ad opporsi all’apertura di nuovi pozzi per l’estrazione di gas nell’Adriatico. Infine, la risoluzione 5024, sono ovviamente tutte e tre abbinate, a firma dei consiglieri Lisei, Bessi, Barcaiuolo, Tagliaferri, Mastacchi, Occhi, Montevecchi, Liverani, Castaldini, Costi, Zappaterra, Pigoni, Daffadà, Bondavalli, Rontini, che impegna la Giunta a proseguire nel sollecitare il Governo alla riattivazione dei canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Anche per chiarire ai colleghi e a chi segue l’aula, io avevo presentato una prima risoluzione, appunto la 4725, alla quale abbiamo portato un corposo nucleo di modifiche, e di questo ringrazio il collega Bessi, che ha suggerito una serie di modifiche che non snaturavano la sostanza della risoluzione che avevo presentato originariamente, ma che, anzi, andavano a implementare e a rendere più puntuale in alcuni aspetti la risoluzione stessa. Siccome le modifiche erano molteplici, abbiamo evitato entrambi di portare al voto una serie di emendamenti, ma ho presentato direttamente il testo della mia nuova risoluzione già emendata e modificata, anche per rendere più semplice il lavoro dell’aula. Quindi, comunico che ritiro quella originariamente presentata e metto, ovviamente, al voto quella emendata e modificata con gli emendamenti che sono, ovviamente, accettati dal proponente, cioè dal sottoscritto, e anche dai firmatari.

La risoluzione è molto chiara. È inutile che torno sul tema energetico. Fratelli d’Italia ha posto in essere tutta una serie di atti e risoluzioni per sollecitare interventi rispetto alla crisi energetica. A differenza di altri partiti e di altre forze politiche, Fratelli d’Italia, per la risoluzione più prossima della crisi energetica e per il raggiungimento di un’autonomia energetica, che diventa la vera emergenza nazionale, ritiene che vadano perseguite a 360 gradi tutte le soluzioni che possano consentire di raggiungere un abbattimento significativo dei costi al consumo per i nostri cittadini, che oggi si trovano delle bollette stratosferiche. Quindi, c’è grande attenzione rispetto a questo tema, ragione per la quale, al fianco di altri provvedimenti che sono stati posti all’attenzione di quest’aula, alcuni atti, il nostro sull’implementazione del fotovoltaico sugli edifici pubblici, la creazione di parchi energetici, i giusti progetti di legge presentati rispetto alle Comunità energetiche, crediamo che un’Istituzione seria non possa precludersi a priori una possibilità importante e significativa, che è quella di utilizzare le risorse esistenti e di cui è dotata, come appunto i circa 90 miliardi di metri cubi di metano presenti nell’Adriatico, comprandoli invece altrove, da soggetti terzi, magari da Paesi i cui processi democratici sono quantomeno dubbi. Meno dipendiamo da altri Paesi, meglio è. Abbiamo delle risorse nell’Adriatico, dei giacimenti importanti, significativi di metano. Crediamo che valga la pena di sfruttarli quanto più possibile, con una priorità, e qui entro, ovviamente, nel merito anche della successiva discussione. Ovviamente la priorità è la riattivazione, intanto, dei giacimenti esistenti e la riattivazione, intanto, dei pozzi esistenti, che sono stati fermati per responsabilità politica di chi oggi ha bloccato e ci ha costretto a una condizione di completa dipendenza energetica da Paesi terzi, perché la politica del no ha paralizzato la nostra autonomia energetica.

Per questo è chiaro che la risoluzione è finalizzata a sfruttare quello che abbiamo, a sfruttare i pozzi che sono già esistenti e che però richiedono, e c’è stato un lungo processo di approvazione del PiTESAI che non ripercorrerò, ma che è ripercorso anche un pochettino all’interno della risoluzione, una volontà politica quanto più unanime possibile e quindi richiedono che non ci sia soltanto una spinta nazionale, ma che ci sia anche una spinta locale da parte della Regione anche all’interno della Conferenza Stato-Regioni.

È un impegno che, tra l’altro, è stato manifestato in modo apprezzabile dall’assessore Colla e che mi sono permesso di citare all’interno della risoluzione proprio perché condividiamo integralmente le sue preoccupazioni e le sue affermazioni rispetto alla crisi energetica. Il famoso paragone del bicchiere, rispetto ai giacimenti dell’Adriatico, con la “doppia cannuccia”, quella dalla quale tira la Croazia e invece noi la stiamo a guardare, è un paragone assolutamente efficace che è stato portato non solo dall’assessore Colla, ma da diversi operatori di settore. Quindi, da qui la necessità, appunto, di ripartire, riiniziare e spingere quanto più possibile per riattivare quei giacimenti.

Quei giacimenti risolveranno il problema energetico? No, ne siamo assolutamente consapevoli, come siamo consapevoli che 90 miliardi di metri cubi coprono il nostro fabbisogno di gas metano a malapena per un anno e mezzo, ma è chiaro che da 0 a 100 ritagliarsi una piccola quota comunque di autosufficienza di approvvigionamento della componente metano è una quota assolutamente importante e significativa.

Stiamo parlando di giacimenti off-shore, quindi stiamo parlando di giacimenti in mezzo al mare, non di giacimenti in-shore. Noi – lo dico chiaramente – non abbiamo neanche preclusioni rispetto alla creazione e realizzazione di nuovi pozzi estrattivi, e lo dico anche per gli ordini del giorno che sono stati collegati. È chiaro che la priorità devono essere quelli attualmente già realizzati, già esistenti, che tra l’altro richiederanno degli investimenti significativi da parte delle compagnie, che pertanto richiedono che le Istituzioni garantiscano che si voglia andare in quella direzione, perché prima di investire milioni di euro giustamente si vuole avere la garanzia che dopo questi milioni vengano compensati dalle estrazioni.

Per questo ovviamente ringrazio i miei colleghi del Gruppo, con i quali condividiamo la strategia energetica, ma anche i colleghi che hanno ritenuto di firmare questa risoluzione, in particolare il collega Bessi, che ha apportato delle migliorie che sono significative e anche i colleghi del Gruppo della Lega, di Rete Civica e di Forza Italia, che hanno firmato la risoluzione, ma anche di tutti gli altri Gruppi che riterranno di firmarla e di sostenerla.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

La risoluzione 4725 si intende, quindi, ritirata.

Siamo in dibattito generale congiunto sulle due risoluzioni, 5021 e 5024.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Questo è un tema che abbiamo già affrontato ieri, durante il question time, e alcune risposte che ci sarebbe piaciuto non avere purtroppo le abbiamo avute.

Rispetto a quello che diceva il collega Lisei, tengo però a precisare che il Partito del no, che non è quello degli ambientalisti di sicuro, è quello che ci ha portato oggi a dipendere per il 42 per cento dal gas della Russia, evitando di fare investimenti sulle energie rinnovabili.

Si citava poi questa grande potenzialità del nostro territorio di 90 milioni di metri cubi ancora potenziali da estrarre, che ci bastano per un anno, per un anno! Noi oggi siamo in un’emergenza e tra l’altro ci sono leader politici che chiedono addirittura l’embargo dal gas russo, quindi io mi chiedo come nuove trivelle possano sopperire a questa esigenza che abbiamo oggi, quando quelle quantità di gas bastano per un anno e soprattutto non sono immediate, perché per aprire nuovi pozzi ci vuole una media di due o tre anni, perlomeno, quando, e queste sono le prospettive del Governo, saremo già indipendenti dal gas russo, perché il Governo si sta muovendo in questo senso. Note sono le dichiarazioni sia di Draghi che del ministro Cingolani, in questo senso.

Ovviamente, abbiamo un’emergenza a cui far fronte e ovviamente ci si sta muovendo, e non possiamo aspettare i tempi dell’apertura di nuovi pozzi, se non altro, detto, come ripeto, che non basterebbero.

Il presidente Draghi lo ha detto in maniera molto chiara quando in Parlamento, alla Camera, ha dichiarato che il ripensamento dell’energia non deve essere effettuato con la sostituzione delle rinnovabili con le fossili. Sappiamo che le fonti fossili sono destinate a un non utilizzo in futuro, esattamente come Cingolani ha ribadito la necessità di diversificare le fonti, ma sulla scala di semestri, non pluriennale. Se anche noi decidessimo, seguendo le procedure accelerate, di aprire nuovi pozzi in giacimenti italiani, tecnicamente questo necessiterebbe di numerosi anni, quindi non sarebbe una risposta immediata al problema.

Il punto sono proprio i nuovi pozzi e dove vogliamo andare: dove vogliamo andare come Governo e dove vogliamo andare anche come Regione. Tra l’altro, noto adesso che questa risoluzione è a doppia firma, Partito Democratico, Lega e Fratelli d’Italia. È arrivata adesso, quindi l’ho letta en passant. C’è però un particolare che mi ha colpito: nella prima versione del documento presentato da Fratelli d’Italia infatti si sottolineava come non venisse presa in considerazione la possibilità di perforare nuove riserve.

Nella risoluzione nuova, questa cosa è stata molto limata, e addirittura si scrive che non sono necessarie sempre nuove piattaforme. Siamo quindi passati dalla risoluzione del collega Lisei, dove si dice no a nuove piattaforme ad una risoluzione in cui si apre. Mi fa piacere che ci sia questa consonanza d’intenti; non è la linea, ovviamente, del Movimento 5 Stelle, perché, come spiegavo, non c’è alcuna necessità di dare il via a nuove trivellazioni, a nuove concessioni. Assolutamente, noi dobbiamo guardare al futuro, perché quando si dice nuove prospezioni si parla anche di futuro, non si parla di far fronte all’emergenza, ma si parla di futuro.

In quale direzione vuole andare questa Regione? Vogliamo fare battaglie di retroguardia, o vogliamo guardare alle rinnovabili? Perché il punto è questo: io vorrei sentir parlare in questa Regione di semplificazioni rispetto al fotovoltaico. Abbiamo un grande potenziale inespresso e, anziché parlare di trivelle, mi piacerebbe sentir parlare di energie rinnovabili e di come metterle a terra, quindi di semplificare i procedimenti, che peraltro abbiamo anche in essere al largo di Ravenna, al largo di Rimini. E invece niente. Sentiamo parlare di nuove trivellazioni. Mi dispiace perché come Movimento 5 Stelle penso che ci potrebbero essere, e ci devono essere, terreni di confronto. Da parte mia la disponibilità è sempre stata massima a collaborare. Lo sapete, le interlocuzioni sono varie e variegate su diversi temi. Ovvio che questa risoluzione non aiuta. È evidente, non aiuta. Non aiutano le dichiarazioni di ieri, non aiuta la risoluzione di oggi. Fermo restando – ci tengo a ribadirlo – che fino a pochi mesi fa le dichiarazioni espresse dalla Giunta erano dichiarazioni che andavano in senso contrario. Sia l’assessore Colla sia il presidente Bonaccini avevano escluso pubblicamente la possibilità di fare nuovi pozzi. Questo è il tema centrale, tema centrale che nella risoluzione oggi depositata – torno a dire – smentisce quello che era scritto nella risoluzione del collega Lisei, che era l’unico passaggio, le uniche tre parole che io condividevo di quel documento. Oggi, invece, nel documento che viene presentato dai Gruppi Lega, Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Bonaccini Presidente si dice – torno a ribadirlo – che non sono necessarie sempre nuove piattaforme, e quindi apre alla possibilità, un’apertura che prima non c’era.

A me francamente dispiace molto, dispiace anche alla luce di alcuni impegni che sono contenuti nel Patto per il lavoro e per il clima, dove si dice, giustamente e correttamente, che entro il 2035 questa regione deve arrivare al 100 per cento di rinnovabili, ma con questa risoluzione si fa un passo indietro. E mi dispiace doverlo dire, mi dispiace perché dall’altra parte ci sono progetti di legge che mirano a puntare sulle rinnovabili, però chiaramente non è che si può andare avanti di pari passo con l’una e con l’altra. Dobbiamo scegliere in che direzione dobbiamo andare, a che futuro vogliamo guardare. È il futuro di nuove trivelle? Posto che, come dicevo ieri, dovremo pensare al phase-out del gas, non a investire ancora di più, come vorrebbe il Comune di Ravenna, con dichiarazioni note e stranote, più volte ripetute, con un Consiglio comunale che a larghissima maggioranza continua a dire che bisogna continuare a estrarre in mare e anche a terra. Io quel Consiglio comunale l’ho visto e ho sentito delle dichiarazioni allucinanti, allucinanti alla luce delle esigenze dei cambiamenti climatici e non vorrei che si utilizzasse come scusa l’emergenza che noi abbiamo di ricerca di indipendenza dal gas russo per continuare a investire sulle fonti fossili.

Ribadisco, non c’è nessuna necessità. L’emergenza ce l’abbiamo oggi e aprire nuovi pozzi non risolve l’emergenza che oggi noi abbiamo. Ribadisco che addirittura il dibattito è sull’embargo del gas russo oggi e nuove trivelle significa prendere almeno due o tre anni di tempo.

Quindi, il tema vero è che cosa vogliamo fare da qui in avanti, che non è rispondere all’emergenza climatica. Su quello ci sta già pensando il Governo con il ministro Di Maio e con gli accordi che stanno facendo, però la prospettiva non deve essere quella di investire ancora sulle fossili, ma deve essere sostenere e investire in maniera convinta in rinnovabili.

A questo proposito, io ho voluto abbinare un documento, una risoluzione che va proprio in questo senso e che chiede una presa di posizione netta e chiara, in linea col Governo, in linea col Governo di cui tutti facciamo parte. Quindi chiediamo alla Giunta… Tutti, tranne naturalmente Fratelli d’Italia.

Chiediamo alla Giunta, quindi, di opporsi con forza a qualsiasi ipotesi di apertura di nuovi pozzi per l’estrazione di gas in Adriatico e di confermare la necessità di accrescere e accelerare gli investimenti in materia di rinnovabili senza alcuna retrocessione dall’obiettivo del 100 per cento, appunto, di energie rinnovabili entro il 2035, che è un impegno, torno a dirlo, che questa Regione si è meritoriamente presa all’interno del Patto per il clima e per il lavoro.

La risoluzione che noi andiamo a votare oggi, non questa, naturalmente, ma quella presentata da Fratelli d’Italia, ci fa fare un passo indietro rispetto a quell’obiettivo. Lo dico in maniera chiara perché bisogna che ci intendiamo su che cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare e su che cosa vogliamo investire e su come vogliamo affrontare i problemi legati al cambiamento climatico.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Bessi, prego.

 

BESSI: Grazie, presidente.

Intervengo cercando, nella sintesi del mio intervento, nell’esprimere il voto favorevole sulla risoluzione presentata insieme al collega Lisei e invece nella discussione generale, intanto che ci sono, cercando di dare alcune motivazioni che chiaramente giustificano anche il voto contrario alla risoluzione presentata dalla collega Piccinini.

Al di là del ringraziamento per le parole espresse dal collega Lisei, che sono immeritate, nel senso che, come credo che sia buon uso e anche tradizione e si veda in molti atti che escono da questa Assemblea, il confronto e la collaborazione tra tutto l’arco di questa rappresentanza che noi svolgiamo in rappresentanza dei cittadini, degli elettori, delle persone che abitano in Emilia-Romagna deve svolgersi con questo tipo di finalità, almeno per quanto mi riguarda e credo anche per quanto riguarda il Gruppo del Partito Democratico è sempre stato uno dei punti fondanti e fondamentali, come quello della responsabilità e del rispetto delle normative vigenti nell’ordinamento nazionale.

È qui il punto, secondo me, di motivazione principale. La recente pubblicazione del PiTESAI, che è stato promosso dal Governo Conte 1, poi è stato prorogato per tre anni dal Governo Conte 2 e poi di fatto è stato pubblicato e validato dal Governo Draghi, a gennaio-febbraio scorso, ha di fatto sbloccato l’estrazione di gas metano in Adriatico e ha dato una pianificazione e una programmazione, come del resto è nelle competenze nazionali, a questa attività che nella risoluzione si definisce come un Piano regolatore, che dovrà integrarsi infatti con l’intera pianificazione marina imposta dall’Unione europea.

Questo tipo di coerenza regolatoria credo che vada non solo ricordata, essendo il punto di riferimento della nostra azione di amministratori, quando ci sono delle norme chiaramente sopra regionali a cui fare riferimento.

È qui il punto. Le parole sono definite da queste norme, le parole e le definizioni di quelle cose che noi andiamo a descrivere. Per quello ci ritroviamo nell’impegno che la risoluzione dà alla Giunta: perché dà, a proseguire, diversi impegni, coerentemente alle norme che sono definite a livello nazionale, e non assolutamente in maniera non coerente.

Credo sia per questo che vada sottolineato come, visto uno dei riferimenti nei “considerato”, sia assolutamente necessario perseguire obiettivi di miglioramento ambientale, di transizione energetica, di decarbonizzazione e sostenibilità, e di sviluppo di capacità produttiva delle energie rinnovabili, ma tenendo conto chiaramente delle norme nazionali, giustamente, perché sono il riferimento, come dicevo, e della sostenibilità ambientale, economica, sociale e culturale di tutto il sistema Paese.

Su questo credo che vada sempre in questa strada di coerenza l’articolato degli impegni e anche delle proprie definizioni e conseguenze tra cui anche le attività estrattive, definite così dalle norme nazionali e dalle indicazioni che negli ultimi tre anni, Conte 1, Conte 2 e Draghi hanno dato. Noi come Regione, quindi, credo che dobbiamo seguire questo tipo di indicazioni.

Quanto alle varie disquisizioni sulle parole, io sono sempre molto prudente e attento, perché quando si parla, per esempio, di strutture esistenti o meno, è sulla definizione, e anche qui invito tutti, della fase regolatoria che sottende alle autorizzazioni di ogni singolo intervento, che sono norme, nel corso degli anni, quelle delle estrazioni stratificate e diversificate nei vari passaggi della presentazione delle autorizzazioni da parte di coloro che andranno a presentare progetti di carattere estrattivo basandosi sulla regolamentazione fatta dal PiTESAI, perché dobbiamo stare in un quadro legislativo ben presente, contando, per esempio, su una delle norme cardine, che è il divieto di attività entro le 12 miglia. Quindi, fuori dalle 12 miglia queste cose si possono presentare, e sarà chi ha questo tipo di capacità a presentarle. Dentro non si può fare. Quindi, siamo sempre a un ping-pong di parole che molto spesso è fuorviante e forse crea anche un po’ di confusione. Badate, confusione a cui io partecipo attivamente, non è che mi escludo.

Qui concludo, e può essere una chiosa personale. Prendetela come più vi pare, per essere molto diretto e quasi da bar dello sport. Ogni metro cubo prodotto di gas in house (cioè, in casa) è un metro cubo in meno che noi sostituiamo automaticamente a quello importato, che, se torniamo al discorso dell’emergenza o della prospettiva, è uno degli elementi che, secondo me, è cardine. Ma dobbiamo fare lo stesso ragionamento, per esempio, con le attività come il biometano, ma anche con le stesse rinnovabili, perché le rinnovabili hanno proprio questa funzione, secondo me, ovverosia quella di andare a limitare nella produzione di energia elettrica questo tipo di aspetti, e rafforziamo ancora di più il concetto, perché andiamo a sostituire tutto ciò che è risorsa primaria di importazione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Bessi.

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Grazie, presidente.

Con la guerra alle nostre porte, che di giorno in giorno sta manifestando tutto il suo portato distruttivo, sia sul campo che in ottica mondiale, siamo obbligati a fare un punto della situazione, ritracciare le nostre posizioni e prendere provvedimenti non solo in favore delle popolazioni direttamente colpite dagli eventi bellici, ma più in generale per tutte le società e le economie mondiali.

È ovvio che nessuno può essere paragonato alle sofferenze che stanno vivendo le popolazioni ucraine, ma anche la nostra società sta pagando un prezzo salato a causa dell’aggressione russa. In particolare, mi riferisco alla forte dipendenza del nostro Paese nei confronti degli idrocarburi russi, come sappiamo. Noi non siamo la Francia, che gestisce la transizione ecologica con una rete di centrali nucleari da cui trae energia elettrica a basso costo, non abbiamo il pragmatismo della Germania, che annuncia, con buona pace dei movimenti ecologisti tedeschi, la riattivazione delle centrali a carbone per far fronte all’emergenza ucraina. Niente di tutto questo. Noi, invece, abbondiamo di assolutisti e di opportunisti, che di fatto complicano, e non poco, la situazione energetica italiana. Gli assolutisti sono, a mio avviso, quegli ecologisti che perseguono gli obiettivi di tutela ambientale con un fuoco sacro che li rende del tutto avulsi dal contesto che vivono. Per loro la transizione ecologica deve essere attuata ad ogni costo e a dispetto di ogni senso della realtà. Tale transizione deve attuarsi con un click come se si accendesse o spegnesse un interruttore, nessun riguardo per la realizzazione di manufatti, reti di trasporto e distribuzione dell’energia, una prospettiva, francamente, al di fuori del tempo che viviamo e lo dico da persona che, come tanti tra noi, prestano giustissimo sguardo alla tutela dell’ambiente.

Poi ci sono gli opportunisti, coloro i quali non hanno mai avuto interessi concreti sull’ambiente e che forse non si preoccupavano neppure della bilancia energetica ma, annusando interessanti spazi elettorali, si travestono da sacerdoti dell’ambiente per prospettare e proporre interventi assolutamente estemporanei, ma spesso assolutamente dannosi e controproducenti per la nostra economia e per i nostri concittadini.

Volendo rimanere il più distante possibile da queste posizioni, ma avendo eguale rispetto sia per l’ambiente che per l’economia, credo che in questo momento straordinario si debbano mettere in campo azioni straordinarie, azioni straordinarie, ripeto, per tentare di mitigare al massimo le ricadute della crisi energetica che stiamo vivendo.

Per dare una risposta a questa enorme problematica trae spunto la nostra risoluzione, che poi è stata fortunatamente e felicemente condivisa. Purtroppo niente di epocale, ma ciò è più che logico vista la limitata capacità di player di una Regione su questi temi. Ciò nonostante, credo che sia più che lodevole e condivisibile questo documento d’indirizzo a testimonianza di un livello amministrativo regionale molto più in sintonia con le esigenze del Paese reale rispetto a quanto messo in campo fino ad ora dal Governo nazionale. Non mi trova per nulla soddisfatto, infatti, lo stanziamento fatto dal governo Draghi per mitigare il caro bollette e sono preoccupato dai tanti proclami e dalle pochissime azioni attuate sui carburanti.

Mentre assistiamo agli stage del ministro degli esteri, che accompagna chi sembra veramente gestire la politica estera italiana, quantomeno sui temi dell’energia, alla ricerca di fonti di approvvigionamento alternative a quelle russe, rimango stupito che nessuno si sia ricordato del patrimonio energetico che abbiamo al largo delle nostre coste adriatiche. In un clima del genere da parte del Governo Draghi, ecco che le risoluzioni come questa acquistano un valore del tutto peculiare.

Fa poi piacere constatare come su questi temi vi possa essere una convergenza al di là di ogni posizionamento politico, ma semplicemente basandosi sui bisogni primari e reali della nostra Nazione, una realtà che ci dice chiaramente come il tessuto produttivo, emiliano-romagnolo in primis, non possa permettersi la stretta energetica che si sta palesando.

In altri termini, in questa Regione in particolare non possiamo assistere senza fare nulla ad aziende che ci dicono apertamente come per loro sia meglio chiudere rispetto a produrre con questi costi aumentati. Analogamente, sul versante delle famiglie, abbiamo l’obbligo di fare ogni cosa per abbassare il costo della bolletta energetica.

Per arrivare a sfruttare al massimo il potenziale energetico di cui disponiamo, dobbiamo entrare nell’ordine di idee di attuare ogni tipo di facilitazione per sbloccare le ancora numerose pastoie burocratiche, che spesso sono ulteriori inciampi in questo momento così particolare e drammatico.

Per progredire, infatti, abbiamo l’obbligo di utilizzare tecnologie e risorse reali, mitigando in ogni modo le eventuali ricadute sull’ambiente, ma non possiamo e non dobbiamo cedere in alcun modo ai disegni retrogradi di visionari pseudo-ecologisti, che fino a poco tempo fa teorizzavano la decrescita felice, senza neppure rendersi conto di cosa rappresentasse tale frase.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Tagliaferri.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Partirò da una considerazione che avevo già fatto in aula tempo fa, ovvero che la reale sovranità politica di un Paese deve passare dalla sovranità energetica. Questo era già prima della guerra, in un momento in cui i costi dell’energia stavano aumentando per la ripresa economica, quindi per dire quanto la ripresa economica abbia influito sull’energia e sui costi, quasi ad annullare i vantaggi di una stessa crescita economica, e infatti le stime del PIL purtroppo sono in ribasso.

La guerra in questo caso acuisce e apre elementi, elementi all’interno dei Governi europei, elementi all’interno della Commissione europea. È successo quello che un anno fa era impensabile, è successo che la Germania ritorna al carbone, è successo che la Commissione europea riapre al gas e al nucleare. Solo pochi mesi fa parlavamo di “Fit for 55” e c’era chi diceva che fossero idee inapplicabili e irrealizzabili, almeno nei tempi proposti.

Il tema principale è proprio che io vorrei chiarire non dico definitivamente, ma provare a chiarire il fatto che non c’è una reale dicotomia, una reale contraddizione tra quelle che sono le fonti rinnovabili e le fonti fossili. Ovvero, tutti siamo convinti del fatto che bisogna andare avanti sulle rinnovabili, che le rinnovabili dovranno avere – e l’avranno – una sostituzione progressiva delle fonti fossili, giusto, e che bisogna mettere in campo tutte le azioni per aumentare la possibilità di installazione di rinnovabili: tutte, non solo alcune.

Ma il tema è quando, in che modo e in che tempi. Questa è la problematica. E la guerra ha finalmente aperto le menti sul tempo, sul quando. Dobbiamo anche sapere, e questo ci viene dalla conoscenza dei processi industriali, che molte forze politiche sembrano ignorare completamente; ma anche dei processi fisici e chimici che molte forze politiche paiono ignorare completamente. Per esempio: è inimmaginabile, ad oggi, sostituire completamente il gas in alcuni processi produttivi. Ma perché? Perché ci sono dei processi industriali che non saranno mai decarbonizzabili, per esempio il cemento, la vetreria. Hanno visto che utilizzando forni elettrici le rese calano completamente. Abbiamo quindi un problema industriale.

A meno che non ci sia quindi un cambio epocale della tecnologia anche dei forni, anche della produzione siderurgica, dell’acciaio, non potremo mai superare una cifra di gas. Gas inteso come idrocarburo, come fonte enorme di energia, concentrata in un piccolo volume. Questa è stata la forza degli idrocarburi rispetto alle rinnovabili come il fotovoltaico, l’eolico, che non sono programmabili, ma hanno anche la difficoltà a produrre tanto in poco tempo.

È per questo che esistono ancora le centrali a gas del capacity market, quello che ci permette di governare i processi industriali nel breve termine, quando c’è necessità di grande potenza in poco tempo.

Io credo che il nostro Paese, essendo la seconda manifattura europea, e facendo parte del G8, quindi essendo uno dei più grandi Paesi industrializzati, abbia per troppo tempo dimenticato questo. Abbiamo creduto alle sirene di un ambientalismo ideologico che ci dicevano che noi eravamo senza fonti naturali, senza materie prime, e che quindi dovevamo puntare quasi esclusivamente sul turismo. Ma questo è nei fatti smentito, perché siamo ancora un grande Paese industriale e manifatturiero. Abbiamo creduto alle sirene della globalizzazione che ci dicevano che avremmo potuto produrre all’estero per sempre, che avremmo potuto tenere noi l’ambiente pulito, condannando intere popolazioni a vivere nel degrado, nell’inquinamento e nella sofferenza. Ecco, gli ultimi anni ci hanno fatto capire che queste sirene del globalismo erano sirene di follia e oggi ci troviamo senza la differenziazione di fonti energetiche, stretti e costretti a non poter esercitare la nostra libertà, perché si tratta proprio di libertà anche politica, perché siamo legati quasi esclusivamente a una sola fonte energetica e a un solo fornitore, quasi esclusivamente.

Vorrei ricordare il 1994, anno in cui in Italia si estraevano circa venti miliardi di metri cubi di gas italiano. Vorrei ricordare quanto l’ENI aveva in Libia, per esempio. Adesso dalla Libia – andate a vedere i dati – arriva poco gas, pochi miliardi di metri cubi. Sapete benissimo cosa è successo dopo il 2011. Anche qua è mancata totalmente una capacità di visione verso il futuro. Quindi, non è vero che noi non abbiamo risorse. Noi le abbiamo e abbiamo un know-how straordinario. Noi siamo stati dei profeti. Io credo che, se noi siamo il Paese manifatturiero, lo dobbiamo principalmente a una persona, a un certo Enrico Mattei, che negli anni Cinquanta e Sessanta è riuscito a portare il gas in Italia. Cioè, abbiamo trovato il gas. Grazie al gas, l’Italia ha smesso di essere un Paese agricolo ed è diventato un Paese industriale. Grazie agli idrocarburi. Non c’era petrolio, ma avevamo il gas. E noi siamo andati in giro per il mondo. L’ENI ha inventato un intero sistema di perforazione e di estrazione e l’abbiamo portato in giro per il mondo. Quindi, siamo stati i profeti nel mondo. Adesso abbiamo voluto rinunciare a questo know-how, abbiamo voluto rinunciare a questo patrimonio di competenze, fatto di competenze scientifiche, tecniche. Le piattaforme petrolifere le abbiamo praticamente inventate noi con l’ENI e ci è stato detto che dovevamo rinunciare a tutto questo.

Noi abbiamo sbagliato, avremmo dovuto differenziare. Ha sbagliato anche la Francia. La Francia ha puntato solo, troppo sul nucleare e, ora che ha le centrali in manutenzione, anche lei non sa come approvvigionarsi di energia elettrica, e anche in Francia stanno ricominciando a salire i costi dell’energia. Quindi nessuno ha fondamentalmente fatto quello che doveva fare, ma noi peggio degli altri.

Quindi questa risoluzione noi la voteremo convintamente. Io ne ho presentata una simile in Commissione e infatti pensavo che sarebbe arrivata molto più rapidamente di quella dell’aula. È arrivata prima quella del collega Lisei in aula, ma comunque condividiamo appieno il senso di questa mozione, della nostra volontà, che abbiamo sempre espresso, di conciliare quelli che sono i processi industriali con anche la capacità di portare avanti i nostri interessi nazionali.

C’è l’intero comparto di Ravenna, dei lavoratori. Quando si dice che in Italia potremmo arrivare… Ma anche se arrivassimo ai dieci miliardi di metri cubi all’anno… Tenete conto che adesso, con l’ultimo decreto energia, il governo punta ad aumentare di due miliardi di metri cubi, sfruttando al meglio i giacimenti Cassiopea, quelli che sono nel canale di Sicilia. Bene, facendo questo noi dovremmo semplicemente cercare di tornare indietro, ma anche un aumento di qualche miliardo di metri cubi di estrazione nazionale avrebbe degli impatti importantissimi anche su tutta la filiera italiana, in particolare emiliano-romagnola e quella del ravennate.

Quindi, noi dobbiamo convintamente votare questa risoluzione e sono contento del fatto che si sia unito anche il Partito Democratico. Credo che su questi temi, su queste problematiche sia necessario trovare un’unità di intenti. Come Regione siamo una Regione fortemente interessata non solo perché abbiamo i giacimenti, ma abbiamo anche il know-how, abbiamo le capacità, abbiamo una storia.

Mi fa piacere che parta da questa aula e da questa Regione questa unione, che dovrebbe essere un’unione per l’interesse nazionale da portare poi a tutti i livelli.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Io penso che nessuno si meraviglierà di quello che sto per dichiarare, a cominciare dal fatto che questa risoluzione Europa Verde non la può votare.

Che ci sia un problema caro-energia è sotto gli occhi di tutti e non è che noi Verdi lo neghiamo. Ma pensavamo ci potessero essere altre forme per rispondere a questo problema che pesa sulle aziende, pesa sulle famiglie, pesa sugli Enti locali, che si trovano anche loro a dover far fronte a bollette energetiche raddoppiate.

Perché il Governo non impiega il surplus di IVA che ha fatto proprio grazie a questi rincari, visto che ha raddoppiato le entrate dell’IVA, perché non utilizziamo quelle anziché pensare di risolvere il problema malamente, con nuove trivellazioni? Ci sono dei dati del CNR, Luca Pardi CNR, secondo cui le riserve bene che vada sono 100 miliardi di metri cubi, corrispondono al consumo di un anno.

L’amministratore delegato della società Gas Rimini (per uscire da un ambito che può sembrare sospetto), Bruno Tani, dichiara: “Si stimano risorse in Adriatico per circa 90 miliardi di metri cubi, mentre l’Italia ne consuma circa 70 all’anno, e i giacimenti sono in corso di sfruttamento, e questi che sono in corso di sfruttamento si stanno esaurendo”. Secondo il ricercatore del CNR che ho citato prima “le riserve italiane di gas nel sottosuolo ammonterebbero a 20 milioni di tonnellate certe nelle zone interne, 28 milioni di tonnellate certe in mare, quindi siamo a 48, alle quali andrebbero aggiunti altri 20 milioni di tonnellate di probabile presenza nelle zone interne e 30 milioni in mare, 50 milioni complessivamente, più altri 7 di possibile”. Ecco, con questo pensiamo davvero di risolvere il problema di energia dell’Italia? In realtà, andremmo a fare altri problemi e altri danni, perché si sa che l’estrazione dai giacimenti in mare incrementa il fenomeno della subsidenza, a danno di città come Ravenna e come Venezia, porta a incrementare il fenomeno della cosiddetta “ingressione salina”, cioè la risalita di acqua salata nel Delta del Po, e siamo già a 10 chilometri di ingresso di acqua salata verso l’interno del Po e possiamo immaginare anche lì gli squilibri, tanto più adesso, in periodo di siccità prolungata da mesi.

C’è poi il tema dell’erosione delle coste. Come si risponde all’erosione delle coste? Andando a prendere le cosiddette “sabbie fossili” al largo, quindi creando problemi su problemi. Ogni anno anche la nostra Regione investe decine di milioni di euro per il cosiddetto “ripascimento” delle spiagge.

Che dire anche degli extraprofitti dell’ENI, perché non si pensa a quelli? No, si pensa ad aiutare ENI a far altre estrazioni, dove magari nasce la favola – è nata la favola – che poi invece lì andremo a depositare la CO2 residua del processo di estrazione dell’idrogeno dal metano: cioè, un avviluppamento energetico che non ha alcuna sostenibilità economica, ambientale e, diciamolo pure, neanche energetica. E noi saremmo il “partito del no”? Noi siamo il “partito del sì”. Ormai gli ambientalisti sono abituati a questa caricatura, a questa narrazione dove noi saremmo “quelli del no”. Noi siamo “quelli del sì”.

Purtroppo abbiamo il torto marcio, lo riconosco, di vedere sempre i problemi in anticipo, quando gli altri ancora non li vedono. Per cui, siamo destinati al ruolo di Cassandra: li vediamo troppo presto. Quando parlavamo della crisi climatica, io ricordo il mio giornale, La Nuova ecologia, fece un articolo sul global warming già a fine anni Ottanta. Sembravamo dei pazzi. Però io che avevo studiato in Germania, sapevo che lì ne parlavano già. Purtroppo, vedere le cose troppo presto ti fa passare per un visionario.

E qui ci siamo di nuovo: noi sono anni che diciamo di puntare sulle rinnovabili, di puntare sulle rinnovabili… Invece, in Italia, i piani energetici li hanno sempre fatti ENI ed ENEL, con la differenza che oggi ENEL ha capito, e al 2040 sarà carbon neutral: ENEL sarà carbon neutral, emissioni zero; e al 2030 investe 210 miliardi in rinnovabili; ENEL, non Legambiente.

E cosa fa ENI? ENI al 2030 pensa di ridurre le emissioni climalteranti che secondo la legge europea vanno ridotte del 55 per cento, al 25 per cento. Questo è il grande contributo di ENI a risolvere il problema della crisi climatica, che di nuovo, non è una pazzia visionaria dei Verdi, ma è una roba che è attestata dall’IPCC: fanno tutte queste conferenze sul clima, che purtroppo producono quello che riescono a produrre ogni anno, proprio perché il problema c’è, non ce lo siamo inventati noi, in una notte in cui magari avevamo digerito male, quindi abbiamo avuto gli incubi dei cambiamenti climatici.

Anche con questa risoluzione quindi si guarda al passato, ma si guarda al passato anche in maniera da non risolvere il problema. Cioè, il limite doppio: tu guardi al passato e in più non risolvi il problema, perché sarai punto e accapo tra un anno, se davvero troverai quel gas che speri di andare a trovare. Nel frattempo, avrai creato tutti quegli altri problemi di natura ambientale.

Pensate che la Germania, la locomotiva d’Europa – noi siamo la seconda manifattura, la Germania notoriamente è la prima –, nel Piano del Governo, il Governo rosso, verde e giallo, il cosiddetto “Governo semaforo”, ha come obiettivo al 2030 l’80 per cento di rinnovabili, e noi stiamo ancora qui andare a cercare qualche goccia di metano nell’Adriatico. In ogni caso, anche in Italia, volendo, c’è chi le vuol fare le rinnovabili. Terna, nei primi dieci mesi del 2021, ha ricevuto richieste di autorizzazione per l’installazione di rinnovabili per 150 gigawatt. Quanti ne abbiamo installati davvero? Uno. Noi, al 2030, dovremmo installarne sette ogni anno. Con quelli avremmo doppiato l’obiettivo al 2030. No. Invece, si vuole trivellare. Intanto c’è chi vuol fare l’eolico al largo di Ravenna e al largo di Rimini. Bloccati. Per carità, meglio trivellare. Vuoi mettere sfruttare l’eolico? E così si guarda sempre al passato, calpestando una logica ambientale, climatica, energetica, ma anche economica, perché se continuiamo a fare investimenti sbagliati i problemi li ritroveremo sempre punto e accapo, che è quello che si vuol fare con la cosiddetta “tassonomia verde”, dove si vuole mettere la Francia il nucleare, perché, come ricordava il consigliere Occhi, ha un problema enorme di centrali decotte, di cui deve scaricare la manutenzione e anche la chiusura sui fondi europei, che invece sono stati individuati tramite questa tassonomia verde come fondi di investimento ambientalmente affidabili. Quindi, metterci dentro gas e nucleare è chiaro che va a distorcere il valore di questi fondi sui mercati finanziari.

Il tema, ovviamente, è quello della transizione. È chiaro che una parte di gas la dovremo continuare a usare. Gli esperti ambientalisti lo sanno benissimo. Ne siamo consapevoli. Una parte di gas dovremo continuare a usarla. Ma se questa famosa transizione non l’abbiamo mai, ripeto, ci troveremo sempre periodicamente a ricordare gli stessi problemi, senza mai arrivare a una soluzione, magari avendone creati dei nuovi, come quelli che comporta continuare a estrarre gas in Adriatico.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente.

Con il massimo rispetto personale, non nascondo che sono basito nell’ascoltare gli interventi come quelli che mi hanno preceduto. Io credo realmente che, se esistesse un reato di distruzione di politica energetica nazionale, gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che è stato al Governo in questa legislatura, dovrebbero essere tutti indagati e dovrebbero essere chiamati in correità i Governi degli ultimi 10 anni.

La completa assenza che l’Italia ha avuto nella capacità di avere una visione energetica negli ultimi decenni è un qualcosa che ha costruito l’attuale situazione e negarlo o provare a nasconderlo credo che sia veramente un qualcosa non solo di miope e di assolutamente scorretto, ma vuol dire proprio non saper guardare il futuro per evitare che gli errori che abbiamo fatto in passato possano ripetersi.

In Italia manca una politica energetica dai tempi di Enrico Mattei e sappiamo la fine che gli hanno fatto fare. Forse solo il Governo del centrodestra, l’ultimo designato dagli italiani in libere elezioni, nel triennio 2008-2011 ha provato con accordi con la Libia ad aumentare la capacità di autonomia energetica italiana rispetto alla dipendenza, che tuttora l’Italia ha, nei confronti di Paesi stranieri e sappiamo anche in quel caso come è andata a finire.

Qualcuno ha fatto scoppiare una guerra e quella guerra non era una guerra di territorio, ma era una guerra di approvvigionamento energetico in cui qualcuno dei nostri attuali alleati dell’Unione europea ha ottenuto dei vantaggi significativi, in modo particolare la Francia e Total, e qualcuno ci ha rimesso tanto, in modo particolare l’Italia e l’ENI.

Quindi, cercare di addirittura non guardare a quello che abbiamo in casa, e la risoluzione parla ovviamente dei pozzi di gas che abbiamo in Adriatico, mi sembra eufemisticamente folle. Le coste adriatiche sono disseminate di pozzi di gas, molti dei quali da tre anni non funzionano, perché manca il sostegno autorizzativo, cioè qualcuno, la politica, chi governa ha scelto di non far estrarre gas ad oltre la metà dei posti già esistenti, su 1.298 pozzi che già esistono. Nessuno sta parlando di pozzi nuovi, già ci sono le trivelle, già ci sono le infrastrutture, su 1.298, 752 sono pozzi attivi non eroganti.

Di questo si sta parlando nella risoluzione: di far sì che i pozzi attivi non eroganti possano tornare ad essere eroganti. Cosa bisogna fare per questo? Aprire il rubinetto, nulla di più. Nessuno sta chiedendo nuove trivellazioni, non c’è scritto nella risoluzione, poi, per essere ancora più chiaro, qualora un domani ce ne fosse bisogno io non sono contrario a valutare eventualmente la possibilità di creare nuovi pozzi, ma non è questo il tema del dibattito.

Noi stiamo cercando di dire che quelle infrastrutture già esistenti, su cui si è già investito e che sono ricche di gas metano, dovrebbero essere utilizzate, perché 1) lo dice la logica, 2) lo dice la situazione attuale, a meno che coloro i quali, secondo me, dovrebbero essere chiamati a giudizio per la distruzione della politica energetica nazionale, non vogliano essere responsabili anche civilmente dell’aumento delle bollette per famiglie e imprese italiane, aumento che sta impoverendo le famiglie e distruggendo la nostra capacità di produrre ricchezza. Questa è l’alternativa.

Nel 2021 sono stati estratti in Italia da questi pozzi 3,34 miliardi di metri cubi di gas, in un anno se ne potrebbero estrarre almeno 10 volte tanto, ossia 30 miliardi, invece abbiamo scelto di estrarre solo il 6 per cento di gas di cui abbiamo bisogno, e il restante 94 per cento lo acquistiamo all’estero, tra l’altro con differenze di spese notevoli, perché il gas estratto in Italia ci costa 5 centesimi al metro cubo, il gas che compriamo dagli Stati stranieri, in modo particolare il 29 per cento di quel 94 dalla Russia, ci costa 70 centesimi al metro cubo, 12 volte di più.

Qualcuno ha delle perplessità? Ripeto: pozzi attivi non eroganti, cioè da aprire il rubinetto e basta? Qualcuna delle perplessità di fronte a quello che sta succedendo, di fronte a una società italiana, quindi anche della nostra regione, che è in ginocchio?

Ci sono imprese che preferiscono chiudere e non produrre perché i costi delle loro bollette non sono sostenibili. Chiudono non perché non riescono a vendere la merce che producono; ma chiudono perché non possono far fronte ai costi fissi. E quando chiudono, non è che ci vuole molto a capirlo, c’è un impoverimento generale, perché si produce disoccupazione, e quei disoccupati poi vanno a casa e pagano le bollette alte triplicate, o quadruplicate per le scelte che qualcuno ha fatto.

Vede, consigliera Zamboni, lei ha citato la Germania. Francia e Germania stanno aumentando l’uso del carbone. La Francia è disseminata di centrali nucleari; la Germania le ha chiuse da pochissimo, ma ne ha avuto per molti lustri buon gioco.

In Italia, purtroppo – e sottolineo purtroppo – nel 1987, un referendum il cui risultato, non possiamo nascondercelo, è figlio dell’ondata emotiva dell’incidente di Chernobyl dell’anno prima, ci ha messo ulteriormente in ginocchio. Oggi, evidentemente, la fissione nucleare non è più attuale, ma bisogna studiare sul nucleare la fusione, che ha tempi di attuazione sicuramente più brevi, che è il futuro e su cui l’ENI sta grazie al cielo lavorando.

Se non abbiamo questo tipo di orizzonte, vuol dire che sognate un’Italia povera, l’Italia della decrescita felice, l’Italia che non produce ricchezza, ma che se non produce ricchezza non potrà mai redistribuirla. Questo è quello che a me sembra lapalissiano, al netto di ogni posizione politica che ovviamente è legittima.

Quando dico che è lapalissiano, io onestamente non capisco come non possa essere condiviso questo ragionamento al netto delle posizioni di ognuno. Chiudo questo intervento, ovviamente ringraziando anche chi ha contribuito a strutturare in maniera anche diversa da quella che era stata l’origine del documento di Fratelli d’Italia, un documento che va in quella direzione, un documento che speriamo possa essere di stimolo a un Governo che anche sulla politica energetica sta fallendo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Barcaiuolo.

Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Tra i tanti effetti nefasti del conflitto in corso, non c’è dubbio che la questione energetica sia tra i temi principali. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in varie occasioni, il fatto che l’Unione europea non sia indipendente dal punto di vista energetico è un fattore di debolezza assoluta del nostro sistema, che dobbiamo cercare di mitigare e del quale stiamo già pagando, questa volta non soltanto in modo metaforico, un conto molto salato.

Oltre a diversificare con urgenza l’approvvigionamento dall’estero di energia, dobbiamo rilanciare ad ogni livello una politica energetica seria, che porti a un aumento significativo della percentuale di autosufficienza. Come ormai sappiamo bene, i costi dell’energia stanno, infatti, drammaticamente mettendo in ginocchio le nostre imprese e le nostre famiglie. Dobbiamo intervenire presto, anche a livello locale, non solo con sostegni concreti alla popolazione in difficoltà, e su questo sicuramente il progetto di legge che abbiamo approvato ieri in Assemblea legislativa ha dato un aiuto importante, per far sì che crisi di questo genere siano scongiurate in futuro.

Ecco perché questa risoluzione è positiva, questa risoluzione che impegna la nostra Giunta a proseguire nell’azione di sollecito nei confronti del Governo italiano e soprattutto nell’impegno ad adottare ogni iniziativa utile per la riattivazione dei canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico.

Di fronte alle difficoltà nel reperire a costi adeguati il gas dall’estero, pensiamo, ad esempio, che serva far ripartire in via provvisoria le centrali a carbone e che sia necessario realizzare i rigassificatori per accedere alla risorsa gas liquido. Pensiamo anche che si debbano riattivare tutte le perforazioni nel Mediterraneo, che sappiamo avere importanti risorse di gas da estrarre. Lo ricordavano prima alcuni colleghi: le riserve di metano presenti nel sottosuolo italiano ammontano a circa 90 miliardi di metri cubi. I costi di estrazione del gas a chilometro zero sono stimati in 5 centesimi di euro al metro cubo, mentre il gas di importazione ha un costo di circa 50-70 centesimi di euro al metro cubo.

Già questo fatto, davanti a bollette maxi che stanno mettendo in grave difficoltà tante famiglie e davanti ad aziende che hanno già dovuto fermare la produzione per gli eccessivi costi, porta alla conclusione che occorre accelerare per capire come poter sfruttare le nostre fonti energetiche interne.

Riconosco il merito al Governo italiano di aver messo in campo provvedimenti tampone per calmierare i prezzi e, di conseguenza, l’impatto di questa crisi energetica, ma ovviamente i provvedimenti tampone sono molto costosi per le casse dello Stato, non risolvono del tutto i problemi di famiglie ed aziende e soprattutto possono avere una durata temporale limitata.

Gli effetti più gravi si avranno proprio sulle attività produttive, in modo particolare sulle imprese e sugli artigiani che usano elettricità e gas come fonti per la loro attività. La nostra regione è caratterizzata da insediamenti produttivi, quali ad esempio le ceramiche, le vetrerie, la cantieristica, che oggi rischiano realmente la chiusura con conseguenze negative in termini economici di PIL e, soprattutto, di posti di lavoro. Ecco perché siamo favorevoli ad aggiornare gli impianti dei giacimenti ancora attivi e a riattivare le riserve ferme da anni, superando velocemente l’impasse e tutti i problemi burocratici o politici del caso.

Occorre aumentare la produzione di metano dai depositi dell’alto Adriatico, in modo da contribuire concretamente alla corsa che è in atto, a tutti i livelli, per trovare fonti nuove di approvvigionamento energetico. Si diceva, appunto, che non sono peraltro necessarie neanche nuove piattaforme, essendo riutilizzabili in larghissima parte tutte le strutture esistenti da riadattare con tecnologie che consentano nuove estrazioni in totale sicurezza. Sinceramente non mi scandalizzerei nemmeno se in questa fase si pensasse anche di realizzarne di nuove e con questa dichiarazione ovviamente già dichiaro anche il voto contrario alla risoluzione abbinata della collega Piccinini.

La politica a livello europeo, ma in modo particolare a livello italiano, è stata infatti deficitaria su questo fronte per troppi anni, sottovalutando il tema energetico che mai è stato al centro di investimenti strategici veri e, pur con tutta la stima che la collega Zamboni sa nutro nei suoi confronti, mi permetto anche di dire se la sua preveggenza, il suo vedere prima le cose ci potesse dire anche che cosa può succedere se continuiamo a tenere chiuse le produzioni delle nostre imprese nella nostra regione. Io la vedo molto chiaramente la conseguenza che questo potrebbe avere sulle nostre famiglie e, appunto, sulle imprese stesse.

Con questo di certo non nego che sia necessario perseguire il miglioramento ambientale. La transizione energetica e la decarbonizzazione sono sicuramente temi fondamentali che dobbiamo appunto perseguire e a cui dobbiamo guardare, ma questo obiettivo deve necessariamente coesistere con una sostenibilità sociale ed economica.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Prego, consigliera Castaldini.

 

CASTALDINI: Interverrò brevemente, perché chiaramente ho sottoscritto la risoluzione e sono totalmente d’accordo.

Credo che oggi abbiamo il compito di guardare non solo a quello che sta accadendo in Italia, ma anche alla discussione che in queste ore si ha in Europa, al tetto che si sta cercando di avere sugli stoccaggi.

È evidente che la discussione sarà lunghissima e molto interessante, dovrà rivedere i patti che ci sono stati fino ad oggi, anche perché si tratta di un rischio evidente sulla tenuta del sistema produttivo e riguarda famiglie in primo luogo e imprese.

Se vogliamo costruire una vera unione dell’energia, dobbiamo diversificare le fonti, affrancarci dalla Russia, serve coraggio, superando, come hanno già detto moltissimi colleghi, le varie divisioni, la frammentazione sul mercato europeo del gas, quindi fare di tutto affinché questo possa liberarci da una situazione che è sempre più complessa, sempre più difficile, e ogni strategia deve essere attuata subito. Questo è realismo politico.

Il mio lavoro in questa legislatura è sempre stato molto attento al tema energetico delle materie prime, ho presentato già ad ottobre una proposta, affinché la Regione potesse sostenere l’economia delle famiglie e delle imprese, e la sospensione sul gas metano e sulle accise.

Ripresento questa risoluzione, spero che se ne possa discutere oggi, non possiamo avere uno sguardo rivolto al qui ed ora, ma dobbiamo pensare a quello che evidentemente potrà accadere, in vista anche di una guerra che purtroppo non sta finendo e rischia di mettere veramente in ginocchio il nostro sistema produttivo, che è in questo momento in assoluta necessità.

Il mio voto sarà quindi assolutamente a favore e spero che non ci possano essere perplessità su un tema fondamentale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Ho ascoltato con attenzione il dibattito, i colleghi del centrodestra che hanno invocato indagini – ovviamente in modo ironico, immagino – per chi ha distrutto le politiche energetiche nazionali, ho sentito parlare di opportunisti o assolutisti, ho sentito etichettare alcune forze politiche come forze che ignorano completamente i processi industriali. C’è un dibattito, al di là del tono della voce, moderato e compunto. Io vorrei partissimo, invece, al netto dei diversi punti di vista che esistono… Per fortuna esistono, perché se fossimo sempre d’accordo su tutto verrebbe da chiedersi per quale motivo qualcuno siede da una parte e qualcuno siede dall’altra dell’aula. Invece, esistono punti sui quali abbiamo visioni differenti, come sulle politiche energetiche.

Ora, siccome il tema energia è serissimo, e lo è diventato ancora di più, ovviamente, alla luce delle conseguenze della drammatica guerra in Ucraina, tutto quello che non abbiamo fatto a livello nazionale in questi anni, ricordo en passant al consigliere Barcaiuolo che negli ultimi dieci anni, al Governo del Paese, e negli ultimi vent’anni, al Governo del Paese, tra quelli che dovrebbero essere indagati ci sono anche esponenti della Lega, ci sono suoi compagni del centrodestra, della Lega e anche altri.

Ma se guardiamo alle mancate politiche energetiche dell’Italia, penso che forse dobbiamo fare qualche passo indietro rispetto agli ultimi dieci anni. Detto questo, oggi noi scontiamo gli errori che ci sono stati a livello nazionale sulle mancate programmazioni, sulla mancata definizione di un piano energetico nazionale che oggi ci costringe a ragionare di dipendenza rispetto ad altri Paesi e ad altri contesti che in questo momento sono evidentemente un grosso problema.

In questa discussione, però, avendo ben presente che cosa significa per le imprese, avendo ben presente che anche questa favola… Scusate, c’è qualcuno che ha più confidenza o più conoscenza dei processi industriali del mondo delle imprese, e qualchedun altro no, una barzelletta che archiviamo e mettiamo da parte.

Siamo ben consapevoli di che cosa significa per le imprese, per il sistema produttivo far fronte all’impennata dei costi dell’energia, così come per le famiglie, specie per quelle a più basso reddito, che cosa significa fare i conti con l’aumento delle bollette, eccetera. Abbiamo ben presente, come un chiodo fisso, quelle che sono le conseguenze e le azioni che bisogna mettere in campo per ovviare a questi problemi, non possiamo, mai, in nessun momento, perché sarebbe un errore drammatico, non considerare l’altra non più emergenza, ma la catastrofe verso la quale siamo diretti dal punto di vista ambientale.

Guardate, io ho ascoltato tutti sempre con attenzione, ma non è derubricabile, mai, in nessun momento, quello che stiamo vivendo dal punto di vista della catastrofe ambientale verso cui il modello di sviluppo nel quale viviamo ci sta portando. Bisogna dirlo, ragazzi. C’è un problema drammatico nel sistema economico e produttivo nel quale viviamo: sta producendo un disastro ambientale che corre il rischio di essere definitivo per il pianeta. E non è una cosa secondaria. Ad alcuni consiglieri che sono intervenuti vorrei ricordare che, vivaddio, esistono le innovazioni tecnologiche, esistono le rivoluzioni industriali, esistono i cambiamenti, per cui se fino a un certo punto abbiamo estratto carbone e abbiamo fatto funzionare il sistema energetico attraverso il carbone, a un certo punto non si può non dire che quel modello produce disastri e, quindi, va sostituito. E questa discussione, quando parliamo di temi energetici, non possiamo, mai, mai, mai, metterla in secondo piano, perché sarebbe contribuire alla catastrofe.

Abbandonare, quindi, l’utilizzo dei combustibili fossili è un imperativo categorico. Non è più un dibattito su chi aveva ragione e chi non aveva ragione. Tra l’altro, c’è questo leitmotiv in tutti gli interventi: quando si parla di energia, tutti si professano per le energie rinnovabili e tutti sono ambientalisti, poi aggiungono due lettere “ma”, che a me ricorda molto quando tutti dicono “io non sono razzista, però”, “io non sono contro gli immigrati, però”. Ecco, quel “però” apre a un fronte che sconfessa la proposizione iniziale. Io tutte le volte che sento qualcuno che dice che è per le energie rinnovabili, che è per l’ambiente “però” vivo la stessa sensazione, perché la conclusione del discorso è sempre la stessa: però questo non si può fare, quest’altro non si può fare, questo non si può fare. Il risultato è che non cambia mai nulla.

Conservare il modello di sistema produttivo così com’è oggi produce morte. Bisogna che ce lo diciamo, perché le morti per inquinamento non è che sono diverse dalle altre morti, sono morti. Noi non possiamo continuare a pensare di mettere in contrapposizione interessi economici e interessi ambientali per una ragione molto semplice, che all’interno dell’ambiente esiste l’economia. Sta dentro all’ambiente, perché se abbiamo distrutto il pianeta, l’economia la andiamo a fare su Marte.

Da questo punto di vista e ben consapevole che l’altro tema fondamentale sono i posti di lavoro… Veramente qualcuno pensa qua dentro di fare una discussione sul tema energia senza considerare ovviamente non solo le difficoltà del sistema produttivo, non solo le difficoltà delle famiglie e dei ceti più deboli, ma anche i posti di lavoro?

È evidente che tutti quanti noi dobbiamo avere a cuore il destino dei posti di lavoro, la salvaguardia dei posti di lavoro. Sarebbe anche questo un errore incredibile non avere questa preoccupazione in cima alla lista, però anche qui, anche nel mondo delle imprese, anche nel sistema produttivo esistono moltissime imprese che ci stanno chiedendo e chiedono al sistema pubblico di sbloccare quelli che sono gli attuali vincoli, le attuali problematiche dal punto di vista burocratico e amministrativo per produrre energia da fonti rinnovabili, producendo posti di lavoro, producendo energia pulita e aiutando, contribuendo, non risolvendo.

Anche qui, non prendiamoci in giro. Lo sappiamo tutti che la transizione ecologica e l’utilizzo di diverse fonti di energia non si fa con un interruttore. Ci vuole una programmazione, ci vuole del tempo, ci vogliono degli anni, ma produrre energia da fonti rinnovabili contribuisce evidentemente a evitare all’Italia una dipendenza da altri Paesi nell’approvvigionamento energetico.

Purtroppo, per come sono collocati… Da nessuna parte perché, guardate, anche quelli che dicono l’Algeria, la Libia… Andiamo a vedere però cosa succede. Adesso noi giustamente puntiamo l’attenzione sulla guerra in Ucraina e diciamo no al gas russo. Diciamo, insomma, tendiamo a dire perché poi la sostanza è un’altra, ma guardate che purtroppo non è che da altre parti del mondo da cui pensiamo di dover prendere il gas i diritti umani vengano… Là i diritti umani chi se ne frega? Facciamolo questo discorso fino in fondo. Allora, se siamo in grado – e concludo – produrre e investire, perché la risoluzione di oggi, come tutte le risoluzioni... perché ci accaloriamo (io per primo), però le risoluzioni sono atti di indirizzo che indicano quale dovrebbe essere la strada da seguire, in questo caso stiamo chiedendo alla Giunta di chiedere al Governo, quindi di questo stiamo discutendo, io trovo però un aspetto politico, da che parte vogliamo andare?

Penso che non possiamo continuare a dire che va tutto bene madama la marchesa, non possiamo dirlo, noi dobbiamo andare da un’altra parte e dobbiamo anche cominciare a scrivere che dobbiamo andare da un’altra parte e dobbiamo anche cominciare a farlo, tenendo conto responsabilmente – concludo – di tutte le cose di cui ho detto, che chi governa a qualunque livello non può non avere ben in mente: i cambiamenti climatici, che sono al primo posto, le difficoltà del sistema delle imprese e delle famiglie, i posti di lavoro.

Governare questi aspetti con responsabilità è molto complicato, è molto difficile, ma inevitabile, e non possiamo sottrarci a questo impegno, quindi continuare a dire “andiamo avanti su quello che abbiamo, riapriamo” – ho addirittura sentito nel dibattito – “le centrali a carbone” non si può, non si può, non si può, e la direzione verso la quale dobbiamo andare non può essere quella!

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Io non ho altri in dibattito generale, quindi passo la parola al sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Non interveniamo spesso nel corso dei dibattiti generali sulle risoluzioni, perché è il momento nel quale la Giunta ascolta e assume gli indirizzi che l’Assemblea licenzia, però la rilevanza del tema, anche in vista degli adempimenti che saremo chiamati ad assumere nel corso dei prossimi giorni, non solo dei prossimi mesi, impone un supplemento di ascolto attento di tutto il dibattito (ho ascoltato tutti gli interventi, anche quando ho dovuto assentarmi ero collegato da remoto e li ho ascoltati tutti) e una valutazione d’insieme, per capire se possa uscire un indirizzo coerente sul quale muovere con i nostri strumenti di programmazione e pianificazione.

Io credo che ci siano elementi anche divisivi in questa discussione, non vanno rimossi, faccio presente che il 95 per cento della parte divisiva attiene a questioni che non afferiscono alla programmazione che quest’aula e la Giunta saranno chiamate ad assumere, il che non rimuove, naturalmente, la rilevanza dei temi il fatto che se ne discuta in quest’aula e che non c’entrino rispetto alla nostra discussione. Ma non possono nemmeno sostituirsi a ciò che attiene invece alle prerogative che saremo chiamati ad esercitare fino in fondo nel corso dei prossimi giorni, come dicevo, delle prossime settimane.

Visto che è una discussione di carattere politico generale, io credo che vada anche collocata all’altezza giusta rispetto agli shock che stanno investendo il nostro Paese, purtroppo, e non solo il nostro Paese, partendo da una considerazione di laicità.

Dentro la crisi in cui siamo, la navigazione è a vista, purtroppo. Non per l’Emilia-Romagna, ma per il Paese, per l’Europa e anche per il mondo. Certo, per l’Europa di più, e per il nostro Paese, che si trova più esposto sul fronte energetico ancor più di altri Paesi europei. Faccio questo riferimento non per discutere d’altro, ma per dire che il primo ombrello protettivo va costruito lì rispetto allora all’indirizzo politico che assumiamo.

Io credo che mai come in questo momento avvertiamo la necessità che sia l’Europa ad assumere provvedimenti efficaci, incisivi, tempestivi straordinari rispetto alla postura che ha tenuto fino ad alcuni mesi fa, in questi ambiti.

D’altra parte, così è stato per la pandemia. L’Europa non si è mai occupata di misure di sanità pubblica nel continente. Però è arrivato il Covid, abbiamo deciso di acquistare insieme i vaccini, una scelta straordinaria, di cui il nostro Governo è stato uno dei fautori, e abbiamo costruito una politica comune di protezione.

Così è stato anche per contrastare gli effetti della pandemia. Abbiamo ricordato più volte in quest’aula il fatto che si sia ricorso, nella stagione dell’austerity, a un certo punto, all’assunzione di debito comune per mettere in campo misure anticicliche, per mettere in sicurezza il lavoro, l’economia, la società ha avuto un rilievo di primaria rilevanza.

Così deve essere, naturalmente, anche sul fronte della politica di difesa, della politica estera, ci mancherebbe, ma non è oggetto di questa discussione. Deve esserlo sul fronte della politica energetica, e oggi questo è il dibattito, questa è la discussione n. 1 che stiamo facendo: cioè, quanto può, la Commissione, su autorizzazione del Governo, quindi del Consiglio, assumere iniziative e misure su un ambito nel quale la programmazione nazionale e la regolazione europea oggi sono totalmente fuori fase, totalmente spiazzate. Io credo che la prima parola la dovremmo spendere su questo. Il nostro Paese, insieme a tutti gli altri e anche in questo caso, come nella pandemia, più di tutti gli altri, fuori da quell’ombrello è più esposto e, quindi, ha bisogno del consorzio europeo per gli acquisti, al netto delle iniziative significative e positive che il nostro Governo sta assumendo in questo ambito, anche nelle relazioni internazionali, ha bisogno dell’Europa e ha bisogno di intervenire anche nella regolazione, cioè nel mercato dei prezzi, perché fuori da questo non ci sono misure sufficienti che il nostro Governo possa assumere per mettere in protezione il sistema delle imprese, le famiglie e gli obiettivi strategici che ci siamo anche dati sia dal punto di vista del Piano di ripresa e resilienza, sia dal punto di vista della transizione, sia dal punto di vista della coesione sociale.

In questo ambito l’azione del Governo, secondo me, è positiva, il giudizio che noi dobbiamo dare è complessivamente positivo perché, anche su iniziativa delle rappresentanze sociali, anche su iniziativa delle rappresentanze territoriali, anche su iniziativa della Regione Emilia-Romagna – la metto per ultima –, ha messo al centro questo tema, che noi abbiamo sollecitato ben prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina, questo tema dell’energia, che stava emergendo come questione di primaria rilevanza nella vita della nostra economia. Sarà perché abbiamo anche i settori manifatturieri che risultano più esposti di altri, lo abbiamo visto per tempo. Certo, non avevamo previsto tutto, assolutamente, per l’amor di Dio. Siamo molto più esposti di quanto non temessimo e non paventassimo. Io penso positivi, ripeto, nelle misure di protezione, penso positivi nelle istanze portate all’interno del Consiglio europeo. Credo positivi anche nella necessità di tenere insieme gli obiettivi strategici che ci siamo dati, e dicevo del Next Generation Italia e del PNRR. Sulla transizione ecologica è giocata la più parte delle risorse di quel piano. Questo deve rimanere un caposaldo. Lo dico anche rispetto a sollecitazioni che sono venute su un riorientamento delle risorse e quant’altro. Quella resta una priorità strategica. E sulla possibilità, al tempo stesso, di affrontare lo shock, cioè con misure immediate, anticicliche che non mettano in contrapposizione, ancora una volta, l’ambiente e il lavoro, cioè la necessità di chiudere le imprese per tener fede agli obiettivi di transizione o, viceversa, abbandonare gli obiettivi di transizione per difendere solo il lavoro. Sono due beni comuni che vanno tutelati insieme.

Ora, dentro queste scelte, il Governo ha assunto anche degli atti, anche precedenti allo scoppio del conflitto. Il PiTESAI è antecedente di tre mesi al conflitto in Ucraina. Lo segnalo così, come elemento di cronaca e di fatto cronologico. Il ritardo di 10 anni: io però sottolineo positivamente che questo Governo ha assunto quella scelta. Mi pare di non aver lesinato anche critiche su altri atti di strumenti di programmazione generale del Governo. Penso che in questo caso non vada lesinato neanche un riconoscimento. Quel piano è stato assunto tra mille difficoltà. Abbiamo discusso, perché è tornato in Conferenza tre volte per il parere. Tre volte: non succede a tutti gli atti.

Segnalo, a proposito della discussione che facevamo anche col consigliere Marchetti ieri mattina nel question time, che su una parte abbiamo dovuto esprimere l’intesa, quella per cui è richiesto il parere unanime di tutti, su un’altra parte no. Sulla parte offshore non è richiesta l’intesa delle Regioni perché non compete alle Regioni esprimersi nel nostro ordinamento su quella parte.

Noi ci siamo espressi sulla parte, invece, che riguarda la cosiddetta terraferma e lo abbiamo fatto anche con una certa puntualità, sia come Conferenza nell’intesa sia nelle osservazioni puntuali che abbiamo mosso come sistema regionale. Anche qui, non è che la necessità primaria faccia passare in cavalleria le questioni ambientali, di sicurezza e quant’altro. Ci sono tutte e quindi non è che ci sia una liberatoria, adesso tutto.

Lo dico perché giustamente una risoluzione affronta il tema politico e lo prende tutto insieme. Io condivido con il consigliere Bessi che poi, quando si entra nel merito delle vicende specifiche, ogni concessione ha una sua storia e va verificata nella sua condizione oggettiva, non in termini di fattispecie astratta. Quindi noi puntualmente siamo intervenuti sito per sito, segnalando le compatibilità, le incompatibilità, le agibilità e le inagibilità dal punto di vista ambientale, della sicurezza e quant’altro.

In questo quadro, anche la Regione deve fare la sua parte. Io quindi sono partito da lì e torno lì, e chiudo, chiedendo scusa, presidente, se l’ho fatta lunga.

La prossima settimana vareremo il Piano attuativo triennale del Piano energetico regionale, questa sera incontriamo su altri temi il tavolo del Patto per il lavoro e per il clima e annunceremo, come sto facendo prima qui, che la prossima settimana vareremo la proposta di base, che poi metteremo a disposizione della discussione di tutte le rappresentanze economiche e sociali, oltre che naturalmente delle Commissioni e dell’Assemblea nel suo insieme, che avrà tempo e modo di esaminare, discutere e alla fine approvare migliorando e quant’altro.

Vedrete che, a proposito della discussione che abbiamo fatto oggi, di cui ho preso appunti e faccio tesoro, in quel Piano si tengono insieme questi due elementi, la necessità di rispondere a uno shock, quindi le politiche che il Governo dovrà mettere in campo di diversificazione degli approvvigionamenti e financo di revisione della quota di approvvigionamento interno, con la necessità di accelerare nella transizione ecologica e soprattutto energetica in questo caso, perché il nostro Paese, per mettersi in sicurezza, deve lavorare sull’autonomia.

Comunque la si voglia vedere, che nel mix energetico sia contemplata la quota domestica mi pare un’ovvietà, poi discuteremo dove, come, quanto, ma deve essere così, non può essere diversamente. Che questo possa rallentare il ricorso alle rinnovabili sarebbe un peccato capitale, perché vorrebbe dire continuare ad esporre nel medio termine alla vulnerabilità e all’instabilità il nostro Paese.

Io concordo con il consigliere Taruffi, credo che la tecnologia ci stia aiutando. Lo dico perché è intervenuta da ultima la consigliera Pigoni, se siamo arrivati dentro le ceramiche del distretto di Sassuolo a sostenere progetti che contemplano l’idrogeno, vuol dire che mentre si fanno le discussioni c’è anche chi poi prova, attraverso la ricerca, attraverso gli investimenti, a fare quei salti tecnologici che tutti evochiamo, oltre al gas e all’energia elettrica, poi riuscirà, non riuscirà...

Noi ne abbiamo discusso quando abbiamo fatto la nostra programmazione dei fondi strutturali, decidendo che l’idrogeno era meritorio di un sostegno in questa direzione e che va assunto tra le direttrici possibili che possono far fare un salto generazionale al nostro Paese, posto che il nucleare non è un’opzione praticabile né nei tempi, né nei modi, né nelle indicazioni della politica, per come sono state democraticamente espresse.

Non è che possiamo rimanere fermi a quella discussione. Bisogna che proviamo ad accelerare e quanto più siamo indietro, tanto più possiamo anche provare a fare un salto di tipo tecnologico. La discussione fatta quindi come ho detto rileva; incide relativamente rispetto ai contenuti di programmazione e pianificazione che noi dovremmo assumere, come ben sapete, perché al più siamo chiamati, per quanto riguarda le concessioni a terra, ad esprimere dei pareri. Non siamo nemmeno parte in causa rispetto a quelle off-shore: lo dico perché a volte negli impegni usiamo – giocoforza, è la politica – affermazioni un po’ apodittiche, ma poi c’è la complessità nel dipanare il merito e nel trovare una rilevanza rispetto alle nostre prerogative.

Non c’è dubbio che la Giunta si senta impegnata, ma sarebbe difficile fare diversamente, a tenere al centro questa questione, e la possibilità che alle nostre famiglie e alle nostre imprese sia assicurata l’energia che serve a poter funzionare come economia e come società.

Teniamo fermi gli obiettivi sfidanti che abbiamo messo nel patto. Questo comporta anche che assumeremo un piano triennale che sarà contraddittorio rispetto al piano energetico che guardava al 2030 preso nella passata legislatura, perché noi abbiamo bisogno di accelerare. Anticipo già quindi una discussione che faremo. Abbiamo un piano triennale che va più veloce del piano energetico che avevamo adottato qualche anno fa. In mezzo c’è stato il Next Generation, in mezzo c’è stato il Green Deal, in mezzo c’è stato lo shock di cui stiamo parlando in questi giorni.

L’Emilia-Romagna quindi la interpreta in questo modo, la propria prerogativa rispetto agli obiettivi. Io credo che su questo ci potremmo anche dividere, ma potremmo fare tesoro di tutta la discussione che è stata fatta, perché non ho sentito un solo intervento che sia fuori dalla coerenza di questi obiettivi, che sono la parte che compete a noi.

Noi su questo lavoreremo, quindi dalla prossima settimana cominceremo a lavorare su questo piano. Credo quindi che venga pertinente la discussione che stiamo facendo. A quel punto, se dovremo dividerci, lo faremo sui contenuti che rilevano per le nostre prerogative. Noi proveremo a farlo tenendo insieme, ancora una volta, non solo l’istituzione, perché penso che su questo si possa provare a ricercare un consenso largo, ma anche il patto sociale che nel Patto per il lavoro e per il clima abbiamo sottoscritto, e sul quale vogliamo portarci insieme il sistema delle imprese, il sistema del lavoro, il sistema delle associazioni, le associazioni ambientaliste e tutte le rappresentanze dei corpi intermedi che fanno parte di quel Patto.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario. Qualche minuto in più, ma mi sembrava giusto e corretto condividere le informazioni e gli elementi che ci ha dato.

Sono le ore 13, colleghi. Alle ore 14,30 riprendiamo con le dichiarazioni di voto e con la votazione separata delle due risoluzioni.

Buona pausa pranzo a tutti.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,02

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini.

gli assessori Paolo CALVANO, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Elena Ethel SCHLEIN.

Hanno comunicato di non poter partecipare gli assessori Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Paola SALOMONI e i consiglieri Marco FABBRI e Lia MONTALTI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 4265

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere strategie efficaci e piani di azione per la prevenzione e la cura del disagio psicologico di tutte le fasce d'età della popolazione. A firma della Consigliera: Zamboni

 

Emendamento 1, a firma della consigliera Stragliati

«L'emendamento riguarda il secondo punto dell'impegno e ha la seguente dicitura "a sostenere la diffusione di buone pratiche di prevenzione tramite screening psicologici, di presa in carico tramite servizi di ascolto e sostegno psicologico nelle scuole e nei territori per intercettare proattivamente il disagio psicologico di bambini e adulti".»

(Ritirato)

 

Emendamento 2, a firma della consigliera Stragliati

«L'emendamento riguarda il secondo punto dell'impegno e ha la seguente dicitura "a sostenere la diffusione di buone pratiche e servizi di ascolto e sostegno psicologico nelle scuole e nei territori per intercettare proattivamente il disagio psicologico di bambini e adulti adottando a fini di prevenzione anche lo strumento dello screening psicologico".»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma delle consigliere Maletti, Marchetti Francesca, Stragliati, Zamboni

«Nel testo dell'emendamento 2, il periodo dopo le parole:

“disagio psicologico di bambini e adulti” è sostituito dal seguente:

"adottando tutti gli strumenti di prevenzione e individuazione precoce del disagio, tra cui anche lo screening psicologico."»

(Approvato)

 

LA PRESIDENTE

IL SEGRETARIO

Petitti

Bergamini

 

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