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167.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 11 OTTOBRE 2022

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

Sullo svolgimento dell’interpellanza oggetto 5406

PRESIDENTE (Petitti)

RANCAN (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

RANCAN (Lega)

BARUFFI, sottosegretario

RANCAN (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

BARUFFI, sottosegretario

RANCAN (Lega)

 

Svolgimento di interpellanza

 

OGGETTO 5406

Interpellanza per chiarire le cause del distaccamento della quasi totalità della controsoffittatura del nuovo blocco B dell'ospedale di Fiorenzuola d'Arda, verificatosi nel tardo pomeriggio del 4 luglio scorso durante la tempesta che si è abbattuta sul Piacentino. A firma dei Consiglieri: Rancan, Stragliati

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Petitti)

RANCAN (Lega)

BARUFFI, sottosegretario

RANCAN (Lega)

 

OGGETTO 5770

Comunicazione dell'assessore Colla, ai sensi dell'art. 76 del Regolamento dell'Assemblea, su: "Crisi energetica: impatto sul sistema Emilia-Romagna ed iniziative conseguenti".

(Continuazione discussione e conclusioni)

PRESIDENTE (Petitti)

PIGONI (BP)

CASTALDINI (FI)

MASTACCHI (RCPER)

OCCHI (Lega)

PRESIDENTE (Rainieri)

TAGLIAFERRI (FdI)

BONDAVALLI (BP)

PICCININI (M5S)

TARUFFI (ERCEP)

COLLA, assessore

 

OGGETTO 5336

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Partecipazione all'associazione "European Chemical Regions Network"". (52)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BESSI, relatore della Commissione

BARGI, relatore di minoranza

BESSI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

BESSI (PD)

CALIANDRO (PD)

PIGONI (BP)

 

Allegato:

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 5336

Comunicazione prescritta dall’art.69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,46

 

PRESIDENTE (Petitti): Buon pomeriggio.

Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 167 dell’11 ottobre 2022.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza gli assessori Corsini, Donini e Salomoni.

Ai sensi dell’articolo 102-bis del Regolamento interno, partecipano in modalità telematica i consiglieri Costi, Occhi e Zamboni e l’assessore Felicori.

 

Sullo svolgimento di interpellanza

 

PRESIDENTE (Petitti): L’interpellanza n. 5406, a firma dei consiglieri Rancan e Stragliati, è rinviata. Quindi, riprendiamo i nostri lavori dalla discussione…

 

(interruzione del consigliere Rancan)

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Mi scusi, ma è già la seconda volta che questa interpellanza viene rinviata. Vorrei capire perché. Già nell’aula di due settimane fa è stata rinviata, è stata rinviata ancora per l’ennesima volta, credo e immagino con la stessa modalità della scorsa volta, quindi con una mail, una semplice comunicazione, dunque non concordata. Vorrei capire perché, in quanto questo per me è un atto grave e di mancanza di rispetto nei confronti dell’aula.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Ci è stato comunicato ovviamente dalla Giunta, adesso stiamo facendo delle verifiche, poi le diamo la risposta nel merito, ma penso che sia per un’assenza probabilmente dell’assessore di riferimento. Adesso facciamo le verifiche e poi, come le dicevo, le rispondiamo.

L’assessore Donini ci ha comunicato l’assenza per sopraggiunti impegni istituzionali e, quindi, sostanzialmente ha comunicato l’assenza e chiesto il rinvio. Pensavo – sicuramente la prossima volta facciamo anche una verifica ulteriore noi – che ci fosse anche un accordo con i proponenti…

 

(interruzione del consigliere Rancan)

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene. Registriamo l’appunto che lei fa. Poi c’è anche il sottosegretario, quindi lo terremo presente.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Scusi, è sull’ordine dei lavori. A livello regolamentare è possibile, questa cosa? Siamo nel rispetto del Regolamento? Che venga comunicato senza accordo, quindi anche all’ultimo minuto, si può fare? Chiedo. Cioè, la Giunta può fare quel che vuole, il consigliere no.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): No, nessuno può fare quello che vuole. C’è sempre un rispetto dei ruoli, è evidente. Però, è chiaro che quando l’assessore è assente viene rinviata, perché ovviamente avviene su richiesta dell’assessore stesso non essendoci colui che replica.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Siccome questa interpellanza è datata 6 luglio – lo ripeto, 6 luglio –, quindi penso che siano abbondantemente scaduti i termini per la risposta, perché sono trenta e immagino che sia rimandabile di altri trenta, fino a sessanta giorni, se non sbaglio, almeno vorrei la risposta. Quindi, mi aspetto ora una risposta della Giunta. Sennò, saremmo fuori dai termini di Regolamento.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Sottosegretario Baruffi, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Sto facendo verificare, perché, visto che questa mattina ho risposto volentieri ai question time, lo avrei fatto volentieri anche all’interpellanza, se riusciamo a recuperare immediatamente la risposta, così rispondo volentieri. Se non possiamo, quello che posso garantirle è che quest’altra volta l’assessore o il sottoscritto risponderanno senz’altro alla sua richiesta.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, sottosegretario Baruffi. Comunque, immagino che la risposta sia già pronta perché – lo ripeto, e chiedo l’interpretazione del Regolamento – immagino che la scadenza massima per non rispondere a un’interpellanza siano sessanta giorni, o sbaglio?

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene. Adesso l’ha presa in carico il sottosegretario, quindi in qualche modo oggi arriverà la risposta. Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Chiederei di sospendere, quindi, fino a che arrivi la risposta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Stiamo facendo qualche verifica. Vi chiedo qualche minuto di sospensione per capire se riusciamo a recuperare la risposta. Grazie.

 

(La seduta sospesa alle ore 14.54 è ripresa alle ore 14.58)

 

PRESIDENTE (Petitti): Sottosegretario, prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Presidente, non vedo più il consigliere Rancan. Eccolo, è lì. Stiamo recuperando la risposta, quindi gliela do formalmente qui in aula in tempi ragionevoli. Se lei è d’accordo, possiamo, però, sbloccare i lavori, con l’impegno che appena arriva la recuperiamo, chiuso magari il punto dell’assessore Colla.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Va bene. Tuttavia, siccome ho due minuti per poter intervenire a livello di Regolamento, vorrei dire che per me va bene avere la risposta dopo e, quindi, iniziare con l’aula, a patto che si interrompa qualsiasi dibattito in essere per rispondere all’interpellanza. Comunque, nel qual caso trovo molto curioso il comportamento dell’assessore Donini perché, se voi vedete, è già la seconda volta che viene rimandata, questa interpellanza, addirittura nella precedente aula non mi è stata data motivazione alcuna, se non tramite e-mail, su cui oltretutto avrei potuto intervenire, come in questa sede, per due minuti e non è stata data la facoltà. Trovo sconveniente e irrispettoso che un assessore alla sanità, anche visti i problemi che ci sono sulla sanità a livello attuale, non si presenti nemmeno in aula per rispondere a un’interpellanza a due settimane e poi a un mese di distanza. Credo che sia irrispettoso, sbagliato, ma non nei miei confronti, ma nei confronti di chi vuole delle risposte sulla situazione di un ospedale, che è l’ospedale di Fiorenzuola d’Arda, che il 4 luglio – lo ripeto, il 4 luglio – ha visto grosse problematiche relative al distacco di alcuni pannelli della struttura.

Attendo con ansia la risposta, però chiedo che venga interrotto il dibattito in essere nel caso in cui arrivi la risposta all’interpellanza, o meglio, non nel caso in cui, quando arriverà la risposta all’interpellanza.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Ancora qualche minuto di attesa.

Siamo in attesa di ricevere l’interpellanza, in modo che poi possa arrivare la risposta del sottosegretario all’interpellanza dei consiglieri Rancan e Stragliati.

 

(La seduta sospesa alle ore 15.04 è ripresa alle ore 15.12)

 

Svolgimento di interpellanza

 

OGGETTO 5406

Interpellanza per chiarire le cause del distaccamento della quasi totalità della controsoffittatura del nuovo blocco B dell’ospedale di Fiorenzuola d’Arda, verificatosi nel tardo pomeriggio del 4 luglio scorso durante la tempesta che si è abbattuta sul Piacentino. A firma dei Consiglieri: Rancan, Stragliati

 

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i lavori, dopo questa pausa che ci ha permesso di recuperare la risposta all’interpellanza n. 5406.

A questo punto passo la parola al consigliere Rancan sull’interpellanza che serve per chiarire le cause del distaccamento della quasi totalità della controsoffittatura del nuovo blocco B dell’ospedale di Fiorenzuola d’Arda, verificatosi nel pomeriggio del 4 luglio scorso durante la tempesta che si è abbattuta sul Piacentino. Prego, consigliere.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Finalmente!

Questa interpellanza, che ho depositato insieme alla collega Stragliati, per quanto riguarda una tempesta che si è abbattuta violentemente sul territorio piacentino il 4 luglio, sta a segnalare una situazione abbastanza particolare. Nell’ospedale di Fiorenzuola d’Arda, ospedale oltretutto nuovo, per il quale sono stati stanziati 13,5 milioni di euro, per la costruzione di questo nosocomio, inaugurato per giunta l’anno scorso, diventato un centro hub per la riabilitazione delle gravi patologie spinali, c’è stato un evento un po’ particolare: in questa tempesta si sono, praticamente, distaccati i pannelli del controsoffitto all’esterno della struttura. Questo è un atto abbastanza problematico. Come potete capire, i dubbi della popolazione sono parecchi. Un ospedale nuovo, 13,5 milioni di euro. Viene una tempesta, una tempesta sicuramente straordinaria, perché è stata una vera e propria bomba d’acqua, una vera e propria tempesta improvvisa, però quello che è accaduto al Blocco B dell’ospedale di Fiorenzuola è qualcosa di curioso.

Quindi vorremmo capire e sapere dalla Giunta come mai e perché è successa questa cosa, se vi sono stati dei problemi strutturali, dei problemi di progettazione. Questi ‒ diciamolo a livello un po’ folkloristico ‒ coriandoli di controsoffitto si sono praticamente andati a spargere su tutta la via di fronte all’ospedale. Per fortuna ‒ dico “per fortuna” ‒ non passavano persone a piedi, non passavano veicoli. Altrimenti oggi avremmo potuto assistere a danni a cose e persone, quindi a qualcosa di parecchio grave.

Chiedo, quindi, cosa è successo e perché è successo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Rancan.

Risponde il sottosegretario Baruffi. Prego.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

Il violento e straordinario evento meteorologico, come giustamente sottolineato anche dall’interpellante, dello scorso 4 luglio, classificato dagli esperti come “tromba d’aria”, ha interessato anche il presidio ospedaliero di Fiorenzuola d’Arda, provocando ‒ come riferito ‒ il distacco di parte dei pannelli che costituiscono la controsoffittatura presente in un piano del Blocco B del presidio. Sia la struttura che i pannelli risultano posati secondo le indicazioni del costruttore e conformi e idonei per il tipo di installazione. In particolare, la controsoffittatura è stata realizzata tramite struttura doppia incrociata ai pannelli metallici ed è stata rigidamente fissata al solaio tramite barre filettate con contro-venature realizzate con tubolari, mentre i pannelli metallici sono stati posati ricorrendo a scopo precauzionale a molle anti-sganciamento.

Evidentemente anche la corretta opera d’arte nella costruzione, secondo le indicazioni del costruttore, non è stata sufficiente a scongiurare quello che, invece, si è determinato.

Per questa ragione, proprio con l’installatore, con il collaudatore, si sta valutando una modalità di posa dei pannelli alternativa agli standard stessi del prodotto, che permetta una migliore risposta anche in casi di eventi meteorologici eccezionali che hanno prodotto un esito imprevedibile, ma che, a nostro avviso, naturalmente deve essere previsto.

Gli aspetti tecnici sono, quindi, in via di definizione con lo stesso e permetteranno lo svolgersi dell’intervento di ripristino che dovrà comunque concludersi, questo è il termine fissato, entro il mese di febbraio 2023. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, sottosegretario.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie della risposta.

Intanto fa un po’ specie, non perché sia qualcosa di incredibilmente strano, ma perché si prende atto che anche al di là delle indicazioni del costruttore, al di là di quelle che erano le tecnologie in essere al momento della costruzione dell’ospedale, quelle non sono state sufficienti, quindi non sono state abbastanza per proteggere la struttura da possibili problemi, ovviamente problemi che, a sua volta, potevano ribaltarsi sui cittadini che magari passavano in quella zona oppure sulle automobili che passavano in quella via. Dire che non è stato sufficiente non è che mi piaccia tantissimo, ma a quanto pare è così. Qui, però, qualche errore è stato fatto allora, perché se oggi non siamo in grado di progettare una struttura dopo un anno dall’inaugurazione vi è un evidente grosso problema. Questa interpellanza, ripeto, è datata 4 luglio, cioè il 4 luglio è l’evento, 6 luglio l’interpellanza.

Oggi apprendo che sia ancora in via di definizione per poter meglio correggere la situazione in essere. Sono passati tre mesi, tre mesi in cui magari altri eventi potevano succedere. Per fortuna non è successo nulla di grave, ma ricordiamoci che stiamo andando verso l’autunno e andare verso l’autunno significa andare contro, magari, a degli eventi meteorologici più avversi rispetto a quelli dell’estate. Quindi, io chiedo celerità, ma chiedo soprattutto che per le prossime volte i lavori vengano fatti bene. È giusto ed è vero che sono stati fatti secondo le indicazioni del costruttore, ma qui c’è qualcosa che non va, perché anche il costruttore ha parlato, eccetera, e ovviamente oggi ci viene detto dalla Giunta che è stato qualcosa di non sufficiente per garantire la sicurezza della gente.

Chiediamo, quindi, celerità e chiediamo che tutto venga sistemato prima possibile. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

 

OGGETTO 5770

Comunicazione dell’Assessore Colla, ai sensi dell’art. 76 del Regolamento dell’Assemblea, su: “Crisi energetica: impatto sul sistema Emilia-Romagna ed iniziative conseguenti”

(Continuazione discussione e conclusioni)

 

PRESIDENTE (Petitti): Adesso proseguiamo i lavori ritornando alla discussione generale sull’oggetto n. 5770, riguardante la comunicazione dell’assessore Colla, ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento dell’Assemblea, relativa a “Crisi energetica: impatto sul sistema emiliano-romagnolo ed iniziative conseguenti”.

Siamo alla discussione generale. Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore per questa importante comunicazione. Il tema energia non può più essere affrontato con soluzioni tampone o, ancora peggio, con impostazioni ideologiche. Servono misure immediate e concrete per contenere il caro-energia, serve un’azione congiunta che dia in tempi rapidi una mano alle nostre aziende e alle famiglie che stanno già pesantemente arrancando.

Se non sarà possibile ottenere un tetto europeo, e se non è certamente possibile immaginare un tetto nazionale al prezzo del gas, Azione ha già proposto a livello nazionale un piano immediato che preveda un tetto alle bollette della luce e del gas da coprire con un intervento di finanza pubblica. Dovrebbe essere lo Stato, insomma, nell’ipotesi che suggeriamo al futuro Governo, a coprire la differenza tra il prezzo fissato (150 euro a megawattora per la luce e 100 euro al metro cubo per il gas) e le bollette emesse, prevedendo una spesa di 16 miliardi per il 2022 e 24 per il 2023.

Il sistema dei crediti di imposta per le aziende è molto difficile da usare, ed effettivamente si rischia una deflagrazione economico-produttiva con ripercussioni sociali gravissime. Purtroppo, cominciamo già ad intravederle ora.

Occorre quindi arrivare presto ad un taglio radicale delle bollette, che per le PMI significa in media, una riduzione del 50 per cento della bolletta elettrica e del 42 per cento del prezzo del gas. È una manovra dolorosa, ma ormai indispensabile se vogliamo davvero preservare il nostro tessuto economico e sociale.

Purtroppo l’Europa è troppo lenta, quindi dobbiamo rispondere a livello nazionale senza più indugi e ci aspettiamo che tutte le forze politiche convergano su questa proposta, magari suggerendo le modifiche che riterranno opportune.

La domanda, invece, è cosa possiamo fare noi a livello regionale per affrontare questa grave emergenza energetica che sta impattando anche sul tessuto produttivo regionale e sulle nostre famiglie. Certamente non abbiamo troppe leve per modificare un tema oggetto di grandi riflessioni e scontri a livello nazionale, ma soprattutto a livello europeo. Di sicuro sappiamo che oggi, in questa condizione di prezzi energetici, le nostre imprese non possono farcela non solo a rimanere competitive a livello internazionale, ma proprio a sopravvivere. Molte realtà industriali hanno già dovuto trasformare i propri cicli produttivi, li hanno modificati per queste evidenti cause di forza maggiore, ma oggi rischiamo ugualmente la chiusura di centinaia di imprese energivore e la perdita di migliaia di posti di lavoro.

La sospensione della produzione di alcuni stabilimenti ceramici del distretto di Sassuolo, con oltre 1.000 operai già in cassa integrazione, rischia di essere solo un’amara anteprima di ciò che avverrà nei prossimi mesi. Soprattutto sono a forte rischio le piccole e medie imprese, che hanno minore robustezza, minore capacità di reddito, minore capacità di investimento. Alla fine, però, in un contesto così delicato e difficile è evidente che il conto più salato sarà pagato dalla fascia di popolazione più debole. Ecco perché, come ha giustamente sottolineato l’assessore, nostro dovere è continuare intanto a garantire tutti i servizi pubblici essenziali e la sanità nella nostra regione. Poi occorrerà pensare a un’idea di efficientamento e risparmio nel breve periodo sui temi dell’energia. Anche un ingente investimento su tutte le energie rinnovabili sarà necessario, anche se sappiamo di certo non sufficiente. Dobbiamo arrivare gradualmente a una cultura dell’energia di prossimità, dell’autoproduzione e dell’autoconsumo. Il tavolo operativo istituito dalla Regione sull’impatto dei costi dell’energia e sul sistema delle imprese e del lavoro, con i rappresentanti dei sindacati e le associazioni imprenditoriali, è sicuramente un’iniziativa importante.

Di fronte al rischio di una crisi sociale senza precedenti è condivisibile l’urgenza di accelerare e decidere con immediatezza provvedimenti e risorse per far fronte a questa emergenza, seguendo il metodo di lavoro che ci siamo dati con il Patto per il lavoro e per il clima. Restiamo, infatti, convinti che un messaggio di unità e condivisione sia il più efficace anche per rilanciare le nostre richieste al Governo nazionale e alla Commissione europea. L’Emilia-Romagna, anche in questo campo, è pronta a fare la propria parte. Ci siamo impegnati a finanziare in tempi brevi un piano di installazione di impianti di energia pulita che coinvolga il mondo produttivo e il sistema degli Enti locali. Dobbiamo, però, innanzitutto progettare adesso la capacità di avere sempre più autonomia energetica, come Stato e anche come Regione, attraverso fonti certe e non intermittenti.

Il nostro tessuto imprenditoriale richiede proprio questo: infrastrutture e piani a lungo termine. È chiave, in questo senso, la realizzazione del rigassificatore di Ravenna. Il progetto SNAM per l’impianto da collocare a 8,5 chilometri dalla costa di fronte a Punta Marina dovrebbe entrare in funzione da settembre 2024 e rappresenta una risposta sicuramente molto concreta. La nave, come sappiamo, verrà ormeggiata a una piattaforma e riceverà carichi via mare di gas naturale liquefatto per trasformarlo in forma gassosa e immetterlo nella rete di distribuzione tramite un metanodotto di 42 chilometri. Questa piattaforma galleggiante, con una capacità di 5 miliardi di metri cubi, servirà ad aumentare l’autonomia energetica dell’Italia, in linea con le indicazioni del Governo Draghi, fortemente caldeggiate, tra gli altri, dalle rappresentanze datoriali delle imprese, a cominciare da Confindustria.

È necessario agire in tempi molto più stretti rispetto a quelli solitamente utilizzati per un’opera di questo tipo. Auspichiamo caldamente, quindi, l’avvio dei lavori nel primo quadrimestre del 2023. In questo senso, ampie garanzie sono arrivate dai vertici della nostra Regione. Il presidente Bonaccini, che riveste anche l’incarico di commissario per la realizzazione del progetto del rigassificatore di Ravenna, non ha mancato di supportare l’opera in ogni sede, assumendosi pubblicamente l’impegno a portarla a termine. Anche l’assessore Vincenzo Colla ha rimarcato la necessità dell’intervento, motivandolo con la considerazione che la transizione ecologica si fa innanzitutto con il gas e che il rigassificatore oggi è l’unica soluzione che abbiamo. Concordo in pieno. Oltretutto, nel caso di Ravenna, si tratta di un progetto che gode anche di un grande consenso dal territorio. Abbiamo condiviso con la comunità un investimento straordinario per la sicurezza energetica del Paese, per fermare l’aumento delle bollette e per accompagnare la transizione ecologica. Quindi, avanti senza tentennamenti o ripensamenti.

Non possiamo neanche escludere in futuro un via libera a nuove estrazioni di gas naturale nell’alto Adriatico. Abbiamo una risorsa importante a disposizione. Discutiamone, riflettiamo molto seriamente se utilizzarla oppure se continuare ad andare a comprarla all’estero, ma intanto otteniamo l’obiettivo primario di arrivare nel più breve tempo possibile a realizzare ciò che abbiamo deciso e condiviso con il Governo Draghi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Altri in dibattito generale? Consigliera Castaldini, prego.

Dalla regia stiamo cercando di attivare i microfoni.

Sospendiamo un minuto, in attesa che vengano riattivati i microfoni.

 

(La seduta è sospesa per motivi tecnici)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i lavori.

Siamo in discussione generale sulla comunicazione dell’assessore Colla. Abbiamo già degli iscritti, quindi manterrei quell’ordine. Li ricordo, così tutti coloro che si sono prenotati sanno che verranno chiamati: Castaldini, Mastacchi, Occhi, Tagliaferri e Bondavalli.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Eccoci.

Avevo nella mente un certo tipo di intervento, ma è evidente che la relazione dell’assessore Colla mi ha sollecitata e mi fa prendere strade un po’ diverse, con una premessa importante, perché forse a volte ci si dimentica. La richiesta di una seduta specifica sul dramma che stiamo vivendo e sulla crisi energetica è stata posta dalla sottoscritta in una Capigruppo, dopo sottoscritta dal Gruppo di Fratelli d’Italia, ma non era una boutade politica, bensì semplicemente l’esigenza di comprendere quali fossero l’idea e la regia, da parte della Giunta, su un tema così importante.

Onestamente, non basta l’assessore Colla. Ogni volta cioè che cerco di fare opposizione penso a che cosa farei io se fossi al Governo, quale sarebbe la mia responsabilità. Quanto all’idea di chiedere al presidente Bonaccini di venire a fare una relazione in aula, mestamente vi faccio notare che a breve ci dovrà essere per forza un rimpasto di Giunta, di cui non si sa nulla, immagino.

C’è un tema tutto politico: non cito la nostra vicepresidente Elly Schlein, perché ho una particolare perplessità su di lei. Dico semplicemente però che aveva una delega fondamentale, quella per il Patto per il lavoro e il clima, che univa le strategie per le piccole e medie imprese. Faccio notare, almeno io mi sento abbastanza preoccupata, che questa regia è necessaria per poter parlare di crisi energetica, perché ogni Assessorato potrebbe raccontare qual è il punto di vista più debole e più fragile da qui ai prossimi dieci anni e quali sono le strategie politiche per affrontare questo tema.

Sono soddisfatta sicuramente della relazione. Sono soddisfatta della commistione, ad esempio, che ho sentito ieri, e delle cose che ho visto fare dalla Regione Emilia-Romagna, perché l’esempio dei sì detti alla politica sono finalmente la piazza pulita, il fatto che finalmente si possa dire sì a un futuro guardato con decisione, e con una decisione politica che in questo momento storico ci deve essere.

Attenzione, però, perché altrimenti si corre un rischio. Faccio riferimento ai sette punti più altri sei punti enunciati oggi dall’assessore Colla. Evito di dire – perché altrimenti rischio di essere un po’ noiosa e di non interessare molto l’uditorio, ma anche le persone che ci ascoltano – che tutti sanno sempre tutto prima di noi, il che può essere positivo, può sollecitare anche qualche spunto giornalistico, o comunque degli stakeholder che sono fondamentali, oggi.

Io ambisco anche a guardare da fuori al tavolo di crisi. Io cioè vorrei un giorno essere invitata per comprendere la gravità e l’impatto che ci sono, anche per poter proporre cose giuste, che vadano nella giusta direzione.

Ci ritroviamo qui, quindi, a parlare e vorrei mettere a fuoco che noi siamo l’Assemblea legislativa e, quindi, parlerò solamente di quello che può fare la Regione, perché oggi il dibattito deve essere esclusivamente su questo. Cioè io posso raccontare i miei desiderata, oggi, che sono gli stessi, identici – attenzione a non cadere nell’ambiguità politica – a un mese fa, a quando c’era un altro Governo. In teoria, a luglio eravamo già pronti a raccontare questi sette punti, primo perché noi vediamo e abbiamo la possibilità di interfacciarci con le imprese, per cui quei sette punti che riproponiamo al Governo devono anche sollecitare un dibattito interno dell’Assemblea legislativa.

Partiamo dal principio che questa crisi energetica ha dei responsabili, a breve e a lungo termine, perché, se è vero che il conflitto in corso ha fatto sì che si interrompesse la fornitura gas da fonti russe, io non vorrei rintracciare – non ne sono neanche all’altezza – tutto l’iter e il tema che il nostro Paese ha trattato, da Enrico Mattei a oggi, ma anche la incapacità di fare un dibattito serio sulla nostra forza, o almeno quella che dovrebbe essere stata la forza di essere autonomi.

Lascio stare le associazioni ambientaliste. Lascio stare la politica dei 5 Stelle e per fortuna il referendum fallito sulle trivelle nel 2016. È stato fino ad oggi un approccio ideologico. Quello che mi fa sperare è che, di fronte alla grande infrastruttura che noi avremo nel porto di Ravenna, il rigassificatore, non ci sono magicamente più polemiche. Evidentemente il buon senso ha prevalso. Sono terrorizzata che, forse, invece qualcosa avverrà, ma almeno c’è un punto stabile, che è la necessità di evitare polemiche che rischiano di non accontentare non solamente un’idea, ma anche il bisogno che abbiamo di lavoro e di essere floridi dal punto di vista economico e quindi poter offrire tanti servizi che abbiamo il compito di offrire.

Cosa rimane, però, alla Regione Emilia-Romagna? Qual è il compito che oggi abbiamo? Investire sulle rinnovabili, primo punto. Però, anche su questo, nella fantastica narrazione che molto spesso la Regione è abile a fare, dovevamo raccontarcela tutta, cioè dovevamo raccontarci la verità. Faccio esempi piccoli, ma chi abita in un condominio non ha lo spazio per poter installare pannelli fotovoltaici, ed è evidente che chi conosce oggi la realtà sa benissimo che – faccio un piccolo esempio – oggi i tempi di installazione per pannelli fotovoltaici sono a un anno. Non parliamo di idroelettrico ed eolico, che hanno costi non sostenibili per i privati cittadini.

Con riferimento all’altra possibilità di ridurre i consumi, su questo ci stanno dando una mano, evidentemente, tutti i bonus statali, come il 110, che permettono di innalzare gli standard di prestazione energetica, ma gli interventi sono di diversi mesi, sempre che si trovi un’impresa disponibile a seguire i lavori, perché evidentemente ‒ lo abbiamo ripetuto ‒ mancano materie prime e personale.

Io dico che in questo momento, almeno nei punti, quelli che sono stati enunciati, che sono le questioni aperte a livello regionale, mancano i bandi. Stiamo parlando da tantissimo tempo di rinnovabili, ma mancano... Con un punto di vista fondamentale. E qui faccio appello anche al buonsenso dell’assessore Colla. Studi dell’Università di Bologna, che si stanno facendo in questi mesi, affermano che circa il 50 per cento dell’energia utilizzata nell’industria dell’Emilia-Romagna è un’energia sprecata. Seppur l’industria abbia il maggior tasso di efficientamento energetico (si parla circa del 3,1 per cento medio annuo), forse è il caso di spingere e investire esattamente su questo aspetto, cioè iniziare da lì, iniziare dalle aziende che vogliono farlo, che non hanno la competenza, perché sono piccole e medie imprese, ma che hanno tecnopoli e università che possono dare un servizio esattamente su questo.

Possiamo a tutti i cittadini insegnare ad essere bravi, virtuosi. La Regione ha spinto tenacemente su politiche che portino a usare l’elettricità. Ha installato pompe di calore, induzione per cucinare, ha comprato l’auto elettrica. Adesso, però, dobbiamo cominciare a dare risposte anche a loro, sennò rischieremo che non usciranno di casa, non riusciranno a ricaricare. Faccio un esempio piccolo: basta guardare i parcheggi della regione Emilia-Romagna, basta guardare se esistono pensiline per poterle ricaricare. È evidente che non c’è.

Ultimo punto: le Comunità energetiche. Attenzione. Qui c’è un grande inganno. Delle Comunità energetiche, delle quali si parla tantissimo, e pochi ancora ne capiscono l’effettiva istituzione, la Regione e una parte di forze politiche ne hanno fatto una narrazione molto ambigua. C’è un rischio vero. Abbiamo la responsabilità di dire e di chiamare le cose con il proprio nome. I loro problemi non saranno risolti con le Comunità energetiche. Lo sappiamo tutti. La Comunità energetica ha come scopo sicuramente quello di educare al consumo energetico. Al consumatore finale che utilizza energia, nel momento in cui viene prodotta, generalmente quando c’è il sole, arriverà un rimborso di qualche centesimo. Perché dico che è importante dirlo? Perché l’educazione, invece, al consumo ‒ quello sì ‒ è fondamentale.

Quando al sesto punto si dice di avviare il tavolo, finalmente, che riguarda il Fondo rotativo Energia rivolto alle imprese, ma in particolare aprire questo tavolo di confronto sulle fonti rinnovabili e sulle comunità energetiche, dico che abbiamo investito anche del denaro pubblico. Nella legge ci sono certamente poche risorse per creare un tavolo, per creare risposte, perché il punto, oggi, è che i sindaci non trovano un punto di riferimento e si rischia che il mercato si stia aprendo in maniera molto confusa. È difficile condurli per mano su una strada che evidentemente ha una visione non per domani e non per far risparmiare i cittadini, ma abbiamo il compito di essere seri e rigorosi.

Quindi, il ruolo di ART-ER qual è? Perché a loro è stato consegnato questo ruolo e soprattutto sono loro che devono riuscire a interfacciarsi con chi poi investirà sulle comunità energetiche, in particolare i sindaci e quelli dei piccoli Comuni, che molte volte sono avanti rispetto alle grandi città. Bologna ne è un esempio.

Io, chiaramente, credo che sia molto difficile, oggi, per chi ha la responsabilità di essere seduto in questa Assemblea legislativa, non indicare una strada o almeno trovare delle soluzioni concrete. Ridico la formula che mi sono permessa di indicare questa mattina: la velocità, il fatto che non ci sia una burocrazia che porti gli investitori ad andare in altre Regioni. Accade soprattutto sull’aspetto agricolo, perché c’è ancora molta confusione. Io non sono mai portata a dire che la responsabilità è di un altro. Dico semplicemente che è giusto chiedere questi sette punti, come era giusto chiederlo anche in passato, anche in precedenza, perché queste emergenze sono ancora più emergenze oggi. Dico, però, che tutti i punti che sono di competenza regionale che lei, assessore, ha citato, sono punti di assoluto buon senso. Mi troverà dalla sua parte, sulle infrastrutture sempre dalla parte di chi decide di investire per le imprese, per il lavoro in questa Regione Emilia-Romagna. Però, vi prego, sappiate, così come il Covid, che se non c’è una regia unica, cioè la capacità di gestire questa emergenza che non è pari, è nettamente superiore al Covid, se non si coinvolge l’opposizione in questo, se i tavoli di crisi sono sempre tavoli chiusi, il rischio è che non si vadano a mirare esattamente le politiche fondamentali che l’Assemblea legislativa può fare e che può essere, come sempre, traino di tutta l’Italia, anche se c’è un altro Governo e anche se c’è, evidentemente, qualcuno, come ha detto ieri giustamente… Termino.

Il presidente Bonaccini nell’evento che si è tenuto diceva che il Governo non è un nemico, perché quello è anche il suo Governo. Bene, questo è il mio stesso pensiero. Lo è sempre stato quando ha governato un’altra parte. Per fare questa partita bisogna avere lo stesso tenore e la stessa postura di quando abbiamo affrontato il Covid.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Consigliere Mastacchi, prego. Ricordo che i prenotati sono i colleghi Occhi, Tagliaferri, Bondavalli e Piccinini.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Un brevissimo intervento solo per ribadire alcuni concetti anche dopo la riflessione fatta a valle della Commissione di ieri, nella quale abbiamo parlato di questo argomento, Per quanto mi riguarda, nello specifico, ho presentato una risoluzione che tratta l’argomento del rigassificatore di Ravenna, che se non sbaglio stasera sarà oggetto di un’assemblea pubblica, quindi ci sarà un ulteriore passaggio di aggiornamento anche di quelli che sono i sentimenti popolari.

Per quanto mi riguarda, l’ho detto ieri e lo ribadisco oggi, credo che sia un investimento assolutamente necessario, anche se ribadisco che credo che ci siano alcuni punti che dovrebbero essere rivisti e meglio chiariti.

Nello specifico, parlo del tema del circuito aperto versus circuito chiuso. Nella mia risoluzione di ieri ho evidenziato che già a pochi chilometri di distanza da Ravenna c’è un’esperienza analoga di un rigassificatore con analoghe caratteristiche, che ha dato diverse difficoltà e diverse problematiche. Il circuito aperto infatti prevede di prelevare l’acqua dal mare, utilizzarla per riscaldare il gas con l’aggiunta di prodotti chimici, di componenti chimici, e poi di ributtarla in mare, in sostanza sterilizzando quell’area dove la nave è installata.

La richiesta che era nella mia risoluzione di ieri sollecitava la Giunta ad impegnarsi a modificare l’impianto installando un impianto a circuito chiuso che ha un costo di investimento di utilizzo… Non tanto di investimento, di gestione che è stimato al di sotto dell’1 per cento, e che quindi non ha una differenza di costo per le aziende che gestiscono questo impianto così impattante da non essere ritenuto economicamente sostenibile.

Questo perché il fatto di pensare, in mezzo al nostro Adriatico, che è un mare chiuso, che ci sia un mega frullatore che preleva dal mare tutto il contenuto dell’acqua e lo ributta in mare sterilizzato, crea chiaramente l’idea che ci sia una forte penalizzazione dell’ambiente e in particolare delle attività di pesca. Seppur si sappia che quella è un’area già preclusa alla pesca, come ho detto ieri, in parallelo alla mia esperienza di montanaro, laddove le aree precluse alla caccia diventano bacini di riproduzione della fauna, allo stesso modo le zone precluse alla pesca diventano a loro volta zone dove vengono riprodotti i pesci che poi possono essere pescati nelle zone circostanti.

Dette queste cose, vorrei però fare alcune valutazioni perché, riguardando i documenti di ieri, ci sono alcune considerazioni in chiave politica più che dal punto di vista tecnico e ambientale, che non mi quadrano. Infatti, anche ieri ho citato un’interrogazione che era stata…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ più di silenzio in aula, per cortesia. Grazie.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Dicevo, un’interrogazione che era stata presentata nel 2014 dall’allora consigliere Damiano Zoffoli alla presidente Palma Costi, alla quale aveva risposto l’allora assessore Gian Carlo Muzzarelli, la quale aveva ribadito che le preoccupazioni dell’installazione di navi a circuito aperto erano fondate (preoccupazioni che erano espresse appunto nell’interrogazione) in merito a possibili impatti che il rigassificatore poteva avere sull’ecosistema marino e sulla pesca, e concordava sulla necessità di miglioramenti impiantistici, in particolare sul funzionamento dell’impianto di raffreddamento a ciclo chiuso, che comporta indubbiamente notevoli miglioramenti dell’impatto ambientale e così via.

Lì si impegnava l’allora assessore Muzzarelli, si impegnava la Giunta ad assumere ogni iniziativa utile per richiedere l’utilizzo dell’impianto di raffreddamento a ciclo chiuso. Quindi, sul piano politico, mi chiedo che cosa è cambiato, perché questa è una Giunta che mi risulta in continuità rispetto a quella precedente. Ci saranno stati un po’ di cambiamenti nelle singole persone, però i colori politici… Addirittura c’è stato un cambiamento, se vogliamo, sbilanciando l’equilibrio verso la parte più ambientalista, quindi teoricamente mi sarei aspettato un posizionamento esattamente contrario rispetto a quello che stiamo avendo. Per cui mi chiedo perché si utilizza una tecnologia così obsoleta, dismessa un po’ in tutta Europa. In Nord Europa le stanno dismettendo e mettendo quelle a ciclo chiuso, mentre noi ne acquistiamo una già in esercizio per installarla da noi.

Ci sono poi, come dicevo prima, i precedenti di Porto Viro. C’è una sentenza del tribunale nella quale il consulente tecnico dice cose molto puntuali e molto precise e evidenzia che il pompaggio dell’acqua, combinato con il trasferimento e la refrigerazione prodotta dall’acqua, in uno scambio termico, con conseguente distruzione delle cellule algali, in un’area già caratterizzata da trofismo, con riconnessa liberazione di composti tensioattivi in grado di provocare schiume persistenti con fenomeni, eccetera. Quindi, l’ISPRA stessa dice queste cose. Ci sono una serie di documenti che mi stupisco non siano tenuti in considerazione.

Sollecito ancora una volta. So che la votazione della risoluzione è già stata fatta, che la maggioranza ha preso una posizione netta su questo, però, in questo caso, sollevo un pochino le problematiche ideologico-politiche che emergono.

In ultimo, volevo aggiungere due parole in merito alle Comunità energetiche, anche in questo caso per sollevare un problema che avevo evidenziato non ricordo con quale strumento. Avevo chiesto alla Regione di interessarsi per far sì che diventasse di facile reperimento la localizzazione delle cabine. Io stesso ho in corso dei contatti con delle aziende che sarebbero interessate a progettare una Comunità energetica, al netto del fatto che sarebbe utile che ci fosse un’accelerazione sulle norme che devono essere emanate. Ma già questo, a prescindere dalle norme, il fatto di sapere che il mio vicino di casa o l’azienda vicino alla mia fa parte del mio stesso bacino di utilizzo, quindi ha la stessa cabina piuttosto che di un’altra, sarebbe già un aiuto grande. Aiuta comunque la progettazione. Mentre oggi il rischio è che le aziende si mettano assieme, le famiglie si mettano assieme, comincino a progettare e, poi, magari, in corso d’opera, di progettazione e di realizzazione della Comunità energetica, scoprono che fanno parte di una cabina di fornitura diversa e vanificano un po’ tutte quelle che sono le attività progettuali che sono state fatte.

Anche da questo punto di vista, quindi, chiedo se c’è la possibilità di accelerare uno strumento, di sollecitare Enel, non so quale può essere la strada giusta, se possono essere utilizzati degli strumenti, per far sì che queste informazioni diventino di dominio pubblico o quantomeno reperibili, perché agevolerebbero parecchio.

Ci sarebbe tantissimo da dire sul perché di questa situazione. Si è già detto tanto. Qualche mio collega prima ha fatto qualche accenno. Credo che quello, purtroppo, non possa dipendere dalla politica regionale, che arriva fino a un certo punto, però i politici che sono qui seduti hanno anche dei corrispondenti. Alcuni di noi, addirittura, sono partiti o in partenza per la destinazione Roma e credo che sia lì il luogo vero dove si può comunque risolvere, almeno in parte, la situazione della problematica energetica che stiamo vivendo. Purtroppo sappiamo bene tutti che si parla tanto delle conseguenze energetiche derivanti dal conflitto bellico, ma è altrettanto vero che sappiamo bene che il tutto è cominciato prima, quindi che dietro questo momento che stiamo vivendo c’è sicuramente un movimento di speculazione internazionale importante, che, se non emerge, se continuiamo a giustificare anche politicamente questa cosa, il rischio è che alimentiamo coloro che su questa cosa stanno facendo delle grandi speculazioni che, guarda caso, sono anche quelli che magari in alcuni casi traggono anche beneficio da alcune azioni che noi facciamo magari cercando di far risparmiare loro qualche punto decimale sulla gestione di impianti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Mastacchi.

Il consigliere Occhi è collegato. Interviene da remoto. Passo la parola al consigliere Occhi. Prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Credo che una situazione come questa di oggi, con la relazione dell’assessore Colla, serva però a partire da un’introduzione sulla situazione politica, ovvero che il XX secolo non è finito, non è ancora finito, anzi è tornato. La guerra è tornata ad essere un modo per tutelare gli interessi nazionali, almeno in Europa, perché in altri continenti, purtroppo, non ha mai smesso di esserlo, ma è tornata in Europa.

Per anni ci siamo approvvigionati del gas russo, senza pensare alle conseguenze che ci sono poi state, ma era un do ut des, nel senso che la Russia aveva bisogno di aiutare la loro moneta e di vendere il loro gas e noi del loro gas. Né noi né la Russia, però, abbiamo superato la dipendenza dalle nostre materie prime, ovvero noi per sfruttarle e la Russia per venderle.

Volevo rassicurare anch’io l’assessore Colla che il gas a Tarvisio ancora fortunatamente arriva e spero che continui ad arrivare, perché, se così non fosse, è vero che abbiamo avuto la rassicurazione sugli stoccaggi, ma, attenzione, noi dobbiamo traguardare non solo il 2022-2023, ma anche il 2023-2024. Anche il rigassificatore sarà pronto nel 2024, così come le altre misure per la differenziazione delle fonti di approvvigionamento saranno a regime nel 2024, nel 2025, nel 2026. Dobbiamo quindi stare attenti a non pensare che sia solo un anno, perché se si interrompesse completamente il gas russo, già a febbraio saremmo a un 20 per cento degli stoccaggi. Invito quindi a fare molta attenzione anche ai messaggi che diamo alla popolazione e che vengono veicolati sui giornali e sulla stampa.

Ma io direi anche questo. È la decarbonizzazione che ha già mandato il gas russo in Cina. Pensiamo questo: se noi diciamo a un produttore come la Russia, ma come anche altri produttori di gas naturale di idrocarburi, se gli diciamo: guardate, c’è che l’Europa nel 2040, o nel 2050 non avrà più bisogno di gas, quindi faremo a meno di voi. È chiaro che in questo modo tutto l’impianto degli investimenti in questi Paesi si dirotta su altri Paesi, o altri continenti, in particolare la Cina, che ha avuto un grandissimo sviluppo industriale, specialmente nella ripresa dopo il Covid.

È lì infatti che è iniziata la grande crisi energetica, è stato lì, con un aumento esponenziale della domanda di gas e di energia in generale post-Covid: con un’offerta che data la carenza di investimenti, la diminuzione di investimenti, non è riuscita a compensare. Da qui è nato tutto. Poi sappiamo bene della speculazione e di tutto il resto.

Ma siamo stati noi a iniziare questo cambio rivoluzionario, con la speranza di una decarbonizzazione troppo accelerata. Qualcuno pensava di poter fare a meno del gas da subito, con la fede cieca nelle rinnovabili. Ebbene, sappiamo che molte delle rinnovabili non sono programmabili, che non possono sostituire appieno le centrali di potenza e necessitano di grandi investimenti sulle reti.

Tutto questo lo abbiamo fatto in contrasto con i nostri interessi nazionali, che invece sono ben rappresentati ancora dall’ENI, che è uno dei più grandi player internazionali anche nella ricerca e nella prospezione. ENI ha continuato a cercare gas nel Mediterraneo, e l’ha trovato, lo vedremo successivamente.

Un altro esempio di contrasto agli interessi nazionali è il sistema ETS: non vorrei approfondirlo, ma i sistemi delle ceramiche e delle energivore lo conoscono bene. È un miracolo che siamo ancora la seconda manifattura europea: lo dobbiamo alle nostre aziende, lo dobbiamo alla nostra voglia di lavorare, specialmente in una regione come l’Emilia-Romagna, ma questa credo che sia l’ultima possibilità che abbiamo di cambiare il nostro paradigma.

Mattei, che oggi è stato citato più volte, negli anni Cinquanta aveva capito che un Paese trasformatore, allora potenzialmente trasformatore come il nostro, necessita di energia. E già allora lui si batté per la indipendenza energetica. Adesso, per esempio, noi stiamo parlando dei rigassificatori, del gas algerino, del gas libico, ma rischiamo in questo momento di spostarci da un monopolio a un altro. Attenzione, perché noi con l’Algeria potremo avere dei forti contrasti sulle zone economiche esclusive. Attenzione, perché a breve potrebbe scoppiare qui un altro bubbone di geopolitica internazionale, e anche qui i messaggi che noi diamo ai nostri concittadini sono comunque importanti. E dobbiamo riprendere un ruolo dell’Europa nel Mediterraneo.

È incredibile che l’Italia con l’Europa, ma in particolare il nostro Paese, non abbiano un’influenza diretta sulle sponde opposte. Quasi tutti i Paesi, quelli che vogliono essere i primi, i Paesi più importanti, hanno un controllo dei propri confini, ma questo lo voglio dire non solo in chiave migranti, ma in questo momento in chiave principalmente energetica. Rapporti con l’Algeria, rapporti con la Libia, rapporti con la Tunisia, rapporti con l’Egitto, il ruolo che la Turchia ha nel Mediterraneo, che ha soppiantato completamente l’Italia nel ruolo centrale che aveva l’Italia nel Mediterraneo, anche questo, su una spinta a una elettrificazione dei consumi, peraltro, che sta avvenendo, ma, come diremo, va lasciata fare insieme a quella che è l’innovazione tecnologica. Rischiamo di abbandonarci a un know-how cinese. Cerchiamo invece di reinternalizzare anche nelle nostre aziende – il reshoring, ma io preferisco la parola italiana – insomma, tutta questa transizione energetica, che sarà utile, ma deve essere rivista in metodi e tempi sulla base dell’interesse nazionale.

E qua vengo alla distruzione totale dell’Europa. Noi siamo stati sempre un Paese che ha creduto nell’Europa. La Lega ha sempre detto che invece non vedeva una pari partecipazione degli altri Stati, e lo vediamo chiaramente dalla Germania. Adesso cosa succede? Che i Paesi che hanno maggiore capacità fiscale usciranno prima dalla crisi, abbandonando gli altri? È questa l’Europa unita? È questa la Germania? La Germania che riapre alle centrali a carbone, che riapre al nucleare? Giusto, si fa i propri interessi. È difficile in questo momento avercela con la Germania, perché è un Paese che ha deciso di fare i propri interessi. Sta facendo delle misure di sostegno alla bollettazione, che però sono misure che vanno anche nella direzione di incentivare il risparmio.

Attenzione, invece, alle misure fatte da noi, qui in Italia, che sembra che si incentivi il consumo. Invece dobbiamo imparare e insegnare che esiste anche una fase di risparmio. Altrimenti la distruzione della domanda arriverà.

Cosa possiamo fare? Nell’immediato, certo, una riduzione della domanda andrà fatta. Già esiste il nostro decreto, che è stato appena fatto. È giusto utilizzare anche il carbone, come stiamo facendo. Abbiamo riaperto le centrali a carbone. Però, attenzione: credo che in sede europea lo strumento, cui accennava anche l’assessore, l’attivazione del SURE, sia quello che meglio si può adattare alle necessità degli Stati in questo momento. Il price cap, invece, in molti stanno pensando ancora al price cap, è stata un’idea del nostro Paese, non verrà accettato. Non verrà accettato perché? Perché porterebbe a una distruzione della domanda dal punto di vista politico. È un discorso un po’ tecnico, però chi conosce il settore del gas lo sa. Ed è per questo che i Paesi europei non lo accetteranno. Ma il futuro, nonostante tutto, sarà aumentare l’offerta di gas, quindi nuove prospezioni, nuove stazioni, nuovi gasdotti. Per esempio, come Italia, dobbiamo lavorare nella realizzazione dell’EastMed, che ci permetterebbe di sfruttare i nuovi giacimenti di Cipro scoperti dall’ENI, così come lo Zohr, un giacimento enorme da 800 miliardi di metri cubi. E poi sicuramente ripensare al nucleare, anche qui, per le prossime generazioni.

Vengo alla nostra Regione. Il PiTESAI, per esempio, e il gas release. Avevamo fatto una risoluzione ad aprile. Il ministro Cingolani aveva promesso dei decreti sul gas release. Il PiTESAI è un qualcosa che blocca completamente la nostra prospezione di gas, la nostra ricerca di gas. Va interrotto subito il PiTESAI, va rivisto completamente, se non abrogato completamente.

Sulle Comunità energetiche i miei colleghi si sono già espressi. C’è una grande aspettativa. Si parla di Comunità energetiche come di risoluzioni dei problemi energetici. Non è così. Stiamo sempre attenti ai messaggi che diamo ai cittadini. Mancano ancora tutte le norme. Anche sugli incentivi. Devono ancora essere fatte. Tutto il discorso del Permitting, ma verrò sul FER successivamente. Siamo un Paese che non ha un piano minerario. Dobbiamo ancora fare l’integrazione delle reti, il potenziamento delle reti. Vedo i decreti FER. È il fallimento. Mancano i decreti sul Permitting. Ancora il Permitting fa acqua da tutte le parti. Non abbiamo ancora un decreto sulle aree idonee. Ci sono delle manine nei Ministeri che...

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Occhi, solo per dirle che ha sforato di un minuto, quindi le chiederei di iniziare a concludere.

 

OCCHI: Comunque, sono quasi in fondo.

Ovviamente, intervenire da fuori è diverso che in aula.

 

PRESIDENTE (Petitti): Esatto. Ha ragione. Prego.

 

OCCHI: Sono quasi in fondo.

Vengo ai decreti del FER di cui parlava l’assessore. Anche qui, se non ci sarà un aumento della velocità…

Noi abbiamo fatto una risoluzione per il fotovoltaico flottante nelle ex cave, e anche qui c’è un rallentamento. Qualche manina, anche della Regione, probabilmente, sta mettendo i bastoni tra le ruote. Ecco, la Regione deve capire dove andare, se continuare a giocare su due campi o prendere posizioni chiare.

Gli obiettivi che la Regione consegna al Governo vanno bene, ma vanno visti con un’ottica più generale, anche di controllo delle strutture e di quella burocrazia che tende a rallentare l’interesse nazionale.

Chiudo dicendo che avremmo voluto sentire dall’assessore un discorso, quindi, che recepisse anche il dato geopolitico e di posizionamento necessario per il futuro del nostro Paese.

Una Regione importante come la nostra nella manifattura deve essere il traino per un Paese intero, anche nel richiede un cambio di passo.

Grazie.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Occhi.

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Grazie, presidente.

Colleghi, assessore, per settimane, quando in campagna elettorale andava di moda l’agenda Draghi, ci siamo sentiti raccontare in tutti i telegiornali che l’Europa stava per sposare la linea del premier che tutto il mondo ci invidiava, stava per arrivare il tetto al prezzo del gas e tutti saremmo stati felici.

Noi di Fratelli d’Italia avevamo detto molto chiaramente che credevamo che la strada intrapresa dall’Esecutivo nazionale fosse tortuosa e di difficile applicazione, ma il PD, in primis, tentò di etichettarci come disfattisti. Purtroppo, i fatti ci hanno dato amaramente ragione e ora gli italiani assistono ad un’impennata dei prezzi determinati in massima parte dalla speculazione, come sappiamo. Ad oggi non sappiamo se l’azione del Governo Draghi potrà arrivare ad un risultato, ma già da ora sulla partita segnaliamo come la sinistra stia tentando di dare a Giorgia Meloni responsabilità che solo una persona in malafede può avanzare, il tutto mentre il PD, a fronte dell’assoluta inazione dei mesi scorsi, ora si affanna dichiarare che era un grande fautore della soluzione del disaccoppiamento dei costi energetici; soluzione proposta al tempo da Fratelli d’Italia, ma guardata con sufficienza dal partito di Letta e Bonaccini.

I giorni, le settimane e i mesi sono passati e nulla è stato fatto. Il gas ha continuato a crescere e gli italiani, nel totale disinteresse del centrosinistra, si ritrovano ora nelle piazze a bruciare le bollette in segno di protesta e sperare nell’arrivo del prossimo Governo Meloni, che nonostante si insedierà solo alla fine del mese di ottobre sta già lavorando per garantire una transizione tra quanto è stato fatto da Cingolani e Draghi e quanto dovrà essere messo in pratica in futuro. Purtroppo, però, la crisi energetica sta già mordendo ora, e su questo la responsabilità è tutta in capo al Partito democratico che è da anni ininterrottamente al Governo di questo Paese.

Con le elezioni dello scorso 25 settembre gli italiani hanno inequivocabilmente bocciato l’inattività di un Pd che non ha mai dato l’impressione di capire quanto stesse accadendo, men che meno abbozzare uno straccio di risposta per l’Italia.

Solo ora i Dem a parole stanno dando segni di risveglio, ma il danno è stato fatto, e a questo si è aggiunta la beffa di consigli surreali di risparmio, fatti passare come buona saggezza popolare. Ci hanno infatti detto che per risparmiare sul costo del gasolio potremmo cuocere la pasta spegnendo il fornello un po’ prima del solito, fare la doccia in due – magari in tre, in quattro – mettere un maglione in più in casa: infinite stupidaggini spacciate per azioni di governo, come se gli italiani non sapessero da soli come stringere la cinghia, visto che è dieci anni che siamo sempre più poveri e visti i vari Governi, da Monti a Draghi, a cui Fratelli d’Italia ha legato la fiducia, conquistando così quella degli italiani.

Discuteremo a breve una nostra risoluzione, quindi rimando gli argomenti più tecnici in quella sede. Vale la pena però avanzare una serie di considerazioni squisitamente operative, di cui si è persa ogni traccia, che paiono abbandonate a se stesse e che fanno sospettare come la Giunta, oltre a qualche bello slogan, non abbia puntato alcuna energia.

Nello specifico, ci riferiamo al risparmio energetico degli edifici pubblici. A parte qualche risposta, data a singoli atti ispettivi, non si sa nulla in merito, e della conversione al fotovoltaico per queste strutture. Da settembre 2021 il progetto sembra essersi perso nelle nebbie. Nulla, se non, ripeto, qualche slogan, giusto per riempirsi la bocca sulle comunità energetiche. Dopo una rapida approvazione in Commissione e Assemblea, infatti, non abbiamo potuto apprezzare alcuna azione concreta nell’attuazione di questa legge regionale, e ciò ci fa sospettare che la legge sia considerata solo come un contentino concesso all’Assemblea e nulla di più.

Che dire poi del famoso rigassificatore a Ravenna? Nonostante la Commissione svoltasi proprio ieri sul progetto, e gli annunci di incontri serrati sul territorio sul tema, permane l’incertezza su come entrerà materialmente in azione, e comunque vale la pena chiarire alla Giunta e a tutti noi che tale infrastruttura, pur apprezzando gli sforzi messi in atto, non è e non sarà mai una bacchetta magica in grado di risolvere ogni problema. È per questo che gradiremmo tanto risposte azioni concrete sull’estrazione del gas in Adriatico: a che punto siamo con l’utilizzo di questa preziosa risorsa tanto vituperata dai benpensanti italiani e che i nostri dirimpettai croati, invece, utilizzano a piene mani?

Denuncio inoltre uno strano silenzio che ci inquieta sulla sovrapressione a cui si vorrebbero sottoporre i depositi naturali, come in quel di Baricella nel bolognese. Qui voglio essere chiaro: la Regione deve impegnarsi e non demandare il problema a livello nazionale, perché, viste le azioni impalpabili compiute fino ad oggi, semplicemente non si può fare finta di niente e fare morire famiglie e imprese.

Stoppiamo insieme il caro-energia e mettiamo in campo risposte serie e credibili. Della vostra propaganda non se ne può davvero più. In queste settimane abbiamo avanzato precise proposte, ora bisogna passare dalle parole ai fatti. Per fortuna non toccherà a voi del Centrosinistra metterci una pezza, altrimenti – è proprio il caso di fare una tristissima ironia – staremmo proprio freschi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Abbiamo intrapreso, dopo due anni e mezzo, la strada di uscita da un’emergenza sanitaria senza precedenti. Sappiamo quanto questa emergenza abbia complessivamente generato in termini di effetti negativi sull’ambito sociale, associazionistico, commerciale, imprenditoriale. Ecco, era credo pressoché impossibile immaginare di incontrare un’ulteriore emergenza di portata straordinaria. Invece, il drammatico e perdurante conflitto militare in Ucraina sta determinando – come peraltro è emerso dalla puntuale e lucida informativa dell’assessore Colla, che naturalmente ringrazio – un caro-energia, un aumento dei costi e un’inflazione che, nel passaggio dall’autunno all’inverno, destano davvero forti preoccupazioni sulla possibilità reale di tenuta e sostenibilità delle comunità, in ogni loro espressione.

Si tratta, di conseguenza, inevitabilmente da alcuni mesi di una questione di discussione e dibattito quotidiano. Un dibattito che, ovviamente ed evidentemente, è ad ogni livello, nel tentativo di individuare azioni urgenti in grado di contenerne gli effetti, non sfuggendo ovviamente dalla indispensabilità del definire politiche e strategie di natura sicuramente più strutturale.

Sono ormai quotidiane le espressioni pubbliche di grande preoccupazione da parte, in modo particolare, delle associazioni di impresa. Solo per dare qualche dato, un rapporto di Confindustria afferma che i costi energetici delle imprese italiane sono stimati in aumento per 110 miliardi di euro nella media del 2022, per il totale dell’economia rispetto ai livelli pre-Covid, con un’incidenza complessiva che sale dal 4,6 per cento al 9,8 per cento. Sono dati insostenibili a cui fa seguito un aumento eterogeneo per settore dei prezzi di vendita. Secondo un’indagine condotta da CNA sulle realtà produttiva affiliate, ad esempio, i costi energetici sostenuti dalle imprese nei primi otto mesi del 2022 sono triplicati rispetto allo stesso intervallo temporale del 2021. Dallo stesso elaborato emerge che la criticità non riguarda soltanto i soggetti energivori, ma un ampio campo di esperienze artigiane, che arrivano a ratificare costi energetici superiori al 40 per cento di quelli complessivi di produzione.

Ancora, da un rapporto di Legacoop Emilia-Romagna si evince che un’impresa su dieci è a rischio chiusura, con una proporzione che sale a una su quattro nei settori dei trasporti e della logistica. Ad essere in difficoltà sono comunque tutte le filiere produttive, insieme alle aziende meno strutturate dal punto di vista patrimoniale, con aumento di costi per quasi la metà dei soggetti pari ad oltre il 200 per cento.

Questi sono numeri chiari, sono numeri netti, inequivocabili, che rendono irrinunciabili interventi e azioni che devono essere, ovviamente, immediate.

È evidente, come ha affermato anche recentemente il presidente della Regione Emilia-Romagna, Bonaccini, che è sull’asse Europa-Stato italiano che si gioca la parte più rilevante di questa sfida con l’Unione europea, alla quale va chiesto di recitare il medesimo ruolo che ha avuto in pandemia, con l’Italia, che è chiamata a farsi parte attiva nei confronti di Bruxelles affinché ciò si verifichi. A partire dall’approdo al tetto massimo al prezzo del gas, obiettivo che ‒ ricordiamo ‒ l’Italia ha posto per prima e che costituisce una sorta di condizione macro attorno alla quale costruire un piano di interventi di portata complessiva, a beneficio di famiglie e a beneficio di imprese.

Bene le dichiarazioni della presidente della Commissione europea, che ha fatto riferimento a una stima di due settimane per la definizione di una proposta in merito, però è davvero arrivato il tempo di concretizzare.

Per quanto riguarda il livello regionale, come disse il presidente, riteniamo opportuna e condivisibile l’avvenuta attivazione di un tavolo permanente di crisi con le parti sociali e le associazioni imprenditoriali, in coerenza con quanto messo in atto con il Patto per il lavoro e per il clima. Infatti, confermare il metodo del confronto e della condivisione, come siamo abituati a fare in questa Regione, degli indirizzi su criticità così delicate e nello stesso tempo urgenti è sicuramente l’unica via da percorrere. Ed è ciò che questa Regione sta facendo.

Altro elemento di contesto indiscutibile è rappresentato dalla velocità, la velocità dei tempi in cui definire i primi provvedimenti concreti a beneficio di famiglie e aziende. Si tratta di un livello di interventi non rinunciabili per provare nell’immediato a mantenere in equilibrio ambito sociale, da un lato, e produttivo, dall’altro. Tra essi, penso vada evidenziata la richiesta a cui faceva riferimento proprio questa mattina, durante la propria informativa, l’assessore Colla, avanzata al Governo nazionale, di una moratoria sulla restituzione della quota di ammortamento dei mutui, come già avvenne peraltro durante la fase più severa della pandemia. Ecco, si tratterebbe di una misura utile a prendere il tempo necessario per non far ricadere da subito aumenti di bolletta e costi energetici, mettendo a repentaglio, perché questo è il rischio che stiamo correndo, evidentemente, la tenuta di un intero sistema.

Poi, vi è un secondo livello, da contraddistinguere con scelte, indirizzi, azioni di natura strutturale, allo stesso modo non più derogabile dal punto di vista temporale. Costituiscono un contributo importante in questa direzione l’approvazione prossima del Piano energetico regionale, così come la prosecuzione dell’impegno sulle comunità energetiche rinnovabili. Non di meno risulta significativo il programma regionale FESR, che prevede investimenti, ricordiamo, per la riqualificazione energetica e la diffusione delle rinnovabili, pari a 190 milioni di euro messi a disposizione di imprese, edifici pubblici e del consorzio di enti pubblici CEV.

Su questo piano di natura più generale credo vada espresso e ribadito anche un orientamento politico teso a superare almeno alcuni di quegli ostracismi che sino ad oggi non sono mancati nella discussione pubblica e hanno, in parte, determinato la condizione di dipendenza dell’Italia da altri Paesi in termini di disponibilità energetica.

Dunque, il rispetto e la conciliazione con la sostenibilità ambientale sono un valore e un obiettivo non discutibili, ma una misura che sulle rinnovabili consenta linearità e tempi possibili di realizzazione di impianti ad esse finalizzati va sicuramente individuata.

Stanno in questa logica interventi come il rigassificatore e il parco eolico del fotovoltaico di Ravenna. Sono scelte essenziali che la Regione Emilia-Romagna ha disposto con il consenso di Enti locali e parti sociali, che trovano, ovviamente, la mia convinta adesione.

Se vi saranno le condizioni per agire in quest’ottica, per proseguire su questa strada tracciata, penso che la crisi energetica, da un certo punto di vista, possa anche rappresentare un’opportunità per accelerare finalmente quel processo di riconversione energetica che nel nostro Paese è atteso da decenni.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Ringrazio l’assessore Colla per questa informativa. È evidente che il tema del caro-bollette prevede risposte nell’immediato che travalicano anche i confini dell’Emilia-Romagna. Il Movimento 5 Stelle è stata la prima forza politica a indicare alcune soluzioni: penso al price cap, quindi al tetto al prezzo del gas, all’Energy Recovery Fund, al tema di disaccoppiare il prezzo del gas dall’energia elettrica.

È ovvio però che anche la Regione Emilia-Romagna deve fare la propria parte, e la deve fare avendo una strategia di breve, medio e lungo periodo. In questo senso la parola chiave è indipendenza energetica. Lo ricordo perché dalla relazione dell’assessore io ho sentito molto la parola “gas”, le parole “GNL”, “GNL gas”, che significano, come è stato peraltro anche detto da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, nella sostanza, semplicemente cambiare il fornitore.

Ho sentito parlare del rigassificatore, che però, come ho detto ieri, entrerà in esercizio se va bene alla fine del 2024, forse – è possibile, si parla anche del 2025 – per 25 anni. Questo lo voglio dire a chi associa la parola “rigassificatore” alle parole “transizione ecologica”: è un ossimoro. Quando io avrò 65 anni, cioè, forse dismetteremo il rigassificatore.

Il rischio è quello di ipotecare anche il futuro dei nostri figli e delle future generazioni. Ricordo anche che non abbatterà i costi il prezzo del gas. Penso che ormai abbiamo tutti imparato a capire che è frutto della speculazione sulla Borsa virtuale di Amsterdam. Anche qui quindi raccontiamoci le cose per quelle che sono.

È vero però che la Regione Emilia-Romagna le risposte le ha. Penso alle rinnovabili, di cui sento parlare troppo poco e in maniera troppo debole. Ho chiesto ieri in Commissione, e c’era una disponibilità di massima anche della presidente della Commissione III, Rontini, a fare un’informativa rispetto all’impianto che dovrà nascere al largo delle acque di Ravenna, quindi fotovoltaico e eolico (AGNES), proprio perché anche in questa Regione bisogna dare voce a questi progetti, a queste alternative che ci sono, esistono e vanno conosciute.

Dobbiamo recuperare quindici anni di ritardi in materia di produzione di energia da fonti sostenibili, e, aggiungo io, anche di prossimità. Come dicevo, però, bisogna parlarne, e soprattutto bisogna fare. In questo voglio sollecitare l’assessore per quanto riguarda i fondi del FESR. Questi bandi devono uscire, quindi la mia sollecitazione è per accelerare l’uscita di queste opportunità che vanno nella direzione di aiutare e accompagnare anche le piccole e medie imprese nel processo di transizione ecologica, e anche questo va accelerato. Soprattutto, sono soluzioni tangibili, che possono già essere messe a terra oggi. Non dobbiamo aspettare due anni come per il rigassificatore. Soprattutto, è un modello che dobbiamo rivedere, quello attuale, che non può più reggere se non al prezzo di dipendere da altre potenze, da altri Stati, o anche da altri scompensi geopolitici che non controlliamo.

Per questo prima parlavo di indipendenza energetica. Soprattutto, occorre passare da un modello che è accentrato, quindi nelle mani di pochi, a un modello che è decentrato, quindi nelle mani di tanti, che garantisca indipendenza energetica: questo fanno le comunità energetiche. Io rivendico la bontà della legge che abbiamo portato a casa, non perché ne sono stata relatrice, ma perché abbiamo fatto un lavoro straordinario con tutte le forze politiche che hanno contribuito a rendere il testo definitivo un testo che dal mio punto di vista è uno dei più avanzati a livello nazionale.

È chiaro che quel testo deve trovare applicazione. È anche vero, e anche qui se lo dobbiamo dire, che per le comunità energetiche mancano ancora i decreti attuativi, e siamo in estremo ritardo.

So che c’era la volontà di procedere, anche qui, con i nuovi bandi, soprattutto per quanto riguarda la progettazione. Non mi è chiaro se questi bandi usciranno prima che escano i decreti attuativi, quindi se usciranno tenendo conto del regime transitorio in cui stiamo operando, perché sapete che le comunità energetiche, quindi la direttiva europea è stata recepita dal nostro Paese in fase sperimentale, poi è stata recepita in via definitiva, ma mancano ancora i decreti attuativi. È vero però che le disposizioni per operare in via transitoria esistono, ci sono e sono immediatamente applicabili.

Ora, bisogna capire la Regione cosa vuole fare, se cioè vuole fare uscire i bandi tenendo conto del regime transitorio, o aspettare i decreti attuativi (si parla di novembre-dicembre). Io spero che escano prima possibile, si dice entro la fine dell’anno.

Però è chiaro che anche qui la Regione in qualche modo può intervenire con i fondi del FESR. Lo dico per le comunità energetiche, ma anche per tutte quelle opportunità che possono essere messe a terra per quanto riguarda i pannelli, che riguardano Enti pubblici, Enti locali. Anche il tema del caro-bollette, lo leggiamo tutti i giorni sulla rassegna stampa, per quanto riguarda gli ospedali, per quanto riguarda gli Enti locali. Il tema c’è. Anche qui, i bandi della Regione potrebbero dare delle risposte, però devono uscire. Esattamente come le PMI.

Il mio intervento vuole, in qualche modo, puntare a questo. Benissimo, parliamo dei massimi sistemi, però acceleriamo sulle cose concrete che si possono fare. In questo mi dispiace che qualcuno in qualche modo provi a demonizzare una delle soluzioni che guarda al futuro, quella delle Comunità energetiche, perché risponde agli obiettivi che dicevo prima: sostenibilità ambientale, abbattimento delle bollette e indipendenza energetica, che non è un fattore secondario, di cui non possiamo tener conto. L’ho sentito in più interventi da parte dei colleghi, senza, però, andare a puntare a quello che è l’obiettivo corretto. Ho sentito dire: va bene, spostiamo il fornitore, passiamo dalla Russia all’Azerbaigian, a tutti i Paesi da cui adesso acquisteremo gas. Nessuno, però, che abbia parlato del vero punto principale, che è quello dell’indipendenza energetica e dell’approvvigionamento e della produzione di energia di prossimità. Queste sono le Comunità energetiche. Significa non essere più ricattabili da parte di nessuno. E non è un punto secondario. Lo voglio ricordare perché, ripeto, sulle Comunità energetiche, sulla legge regionale abbiamo fatto un grandissimo lavoro, con la collaborazione da parte di tutti. Mi dispiace che qui oggi ci sia qualcuno che, in qualche modo, fa dei passi indietro rispetto al lavoro fatto. Invece su quella legge questa Regione ci deve credere e deve puntare con gli strumenti che abbiamo, che sono i fondi FESR, ovviamente con l’auspicio che dicevo prima, cioè far uscire i bandi e dare possibilità concrete per l’attuazione di queste misure.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Io non ho più nessun iscritto a parlare in discussione generale. Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Devo dire che, in linea generale, ho apprezzato la relazione dell’assessore Colla, che ringrazio non informalmente per il lavoro che sta facendo, in un contesto molto complicato.

Ovviamente l’impatto sul sistema Emilia-Romagna della crisi energetica necessiterebbe non solo di una discussione come quella che stiamo facendo da alcune ore, ma probabilmente di diversi giorni, viste le implicazioni a più livelli e così drammatiche, come sono state richiamate anche in alcuni interventi e come vediamo quotidianamente nelle nostre relazioni, nella nostra vita e sui territori.

È chiaro, c’è un impatto che riguarda il sistema delle imprese, un impatto molto importante, molto significativo, che riguarda le famiglie, che riguarda soprattutto gli strati più deboli della nostra società. È inutile negarcelo. Chi ha una condizione economica più agiata e chi ha più possibilità, in questo frangente, soffre meno. Soffrono sicuramente di più le persone, le famiglie, le lavoratrici e i lavoratori, i disoccupati ancora di più, le persone che hanno bassi redditi. Sono queste le figure sulle quali la crisi energetica e le conseguenze della crisi energetica si scaricano maggiormente. Io credo che da lì dovremmo partire, avendo la consapevolezza che non siamo tutti uguali, non siamo tutti nella stessa condizione, non affrontiamo la crisi e non usciamo dalla pandemia affrontando la crisi energetica tutti nello stesso modo. Io credo che il punto dal quale osservare il mondo debba essere innanzitutto questo.

Penso che nel momento in cui discutiamo dell’impatto che la crisi energetica ha sul nostro sistema regionale innanzitutto, prima di tutto e soprattutto dobbiamo avere in mente che questa drammatica vicenda si scarica sulle fasce più deboli della popolazione e su chi ha meno possibilità.

Ecco, io credo che da lì dovremo partire. Se il problema è uguale per tutti, esistono risposte differenti allo stesso problema. Io credo che noi dovremo mettere in campo, come Regione Emilia-Romagna, risposte differenti da altri, ovviamente in un contesto in cui, e qui apro il primo inciso, è chiaro che nessuna Regione può pensare di far da sé, come nessun Paese può pensare di far da sé, perché siamo di fronte a una condizione e una situazione che riguarda e colpisce l’intera Unione europea, tutto il mondo occidentale e sicuramente l’Unione europea.

Partendo da questo elemento, è chiaro che dobbiamo pensare a due livelli di interventi, uno strutturale che ci consenta di immaginare e pensare, come è stato detto anche nell’ultimo intervento, ad un processo di transizione che porti l’Italia nei prossimi decenni ad un modello in cui le fonti da energia rinnovabile siano la principale fonte di approvvigionamento.

Questo lo dobbiamo fare non solo per l’elemento sociale, pure drammatico, che ricordavo prima, ma anche perché non possiamo mai dimenticare che abbiamo di fronte a noi comunque un’altra crisi che probabilmente le contiene tutte quante, quella climatica.

La scelta quindi non è più se avviare o meno un percorso di transizione verso un nuovo modello di produzione e di distribuzione delle merci e della ricchezza, ma quando e come. Il tema è questo: non possiamo più perdere tempo e dobbiamo averlo ben chiaro. Come portiamo la nostra Regione dentro questo scenario nei prossimi anni quindi è l’elemento, e da qui nasceva l’ispirazione del Patto per il lavoro e per il clima, esattamente su questo punto. Ma non esiste solo il 2030, non esiste solo il 2050 verso cui dobbiamo tendere, esiste anche domattina, dopodomani e domani l’altro ancora, in cui le imprese, le famiglie, come ricordavo, sono in gravi difficoltà. Alcune risposte immediate quindi le dobbiamo dare anche in termini di approvvigionamento.

Su questo tornerò, perché sul tema rigassificatore credo che due parole debbano essere spese. Prima però volevo fare un altro passaggio, perché quando parliamo dell’impatto che la crisi energetica ha sul sistema regionale, ci sono le imprese, ci sono ovviamente le lavoratrici, i lavoratori, le famiglie, ma ci sono anche gli enti pubblici, c’è il sistema pubblico, a partire dal sistema sanitario, dalle strutture sanitarie.

Ora, io apprezzo che alcuni colleghi si siano animati in questi giorni, scoprendo che esiste un problema rispetto alle mancate risorse che lo Stato non ha riconosciuto a questa Regione, come alle altre per le spese Covid, e che quindi mette in difficoltà i bilanci della Regione, ho apprezzato che qualcuno si sia svegliato stamattina. Viene da chiedersi dove fossero questi colleghi quando noi chiedevamo al Governo nelle settimane e nei mesi precedenti di dare risposte, poiché i colleghi che si sono svegliati questa mattina fanno parte di un movimento politico che negli ultimi anni non era in un’altra parte del mondo, ma era al governo del Paese.

Risulta un po’ strano allora pensare che chi ha governato sostanzialmente fino ad oggi –tranne che per un anno e mezzo – in tutti gli ultimi cinque anni della legislatura conclusa, e si appresta a continuare l’opera del Governo perché gli italiani hanno così deciso, pare strano che chi sta nella Lega oggi punti il dito contro la Regione dicendo che mancano i soldi. Non posso usare espressioni gergali, però verrebbe da dire “grazie…”, e ci siamo intesi. Siccome le risorse mancano e mancheranno anche perché abbiamo un impatto molto significativo per l’aumento delle bollette, per le spese sanitarie, anche qui forse una domanda bisognerà farsela sull’Emilia-Romagna e la sanità pubblica. Non è che ci possiamo prendere in giro. L’Emilia-Romagna, rappresentando il 7 per cento della popolazione italiana, ha il 25 per cento delle Case della salute sul proprio territorio. Va da sé che la spesa pubblica per sostenere la spesa sulle bollette di cui si deve far carico la Regione Emilia-Romagna è superiore a quella delle altre Regioni, perché noi abbiamo la sanità pubblica e qualcun altro ha pensato e ha puntato sulla sanità privata. È chiaro che c’è una differenza. È chiaro. Però, che non siano quelli che hanno fatto la campagna elettorale alle regionali chiedendo di privatizzare il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna che ci vengano a spiegare che bisogna difendere la sanità pubblica, perché veramente siamo al paradosso. Soprattutto non lo si può fare animando oggi un tema, quello dei problemi economici e delle preoccupazioni che tutti abbiamo in ordine a quella mancanza, essendo quelli parte integrante del Governo. È qui il problema. Bisogna che ce lo diciamo in italiano. Il Governo della Repubblica deve riconoscere alle Regioni i soldi che le Regioni hanno speso per far fronte a una pandemia, perché sottrarre questo problema vuol dire non raccontarsi la verità.

Aggiungo che dovremmo chiedere al Governo anche di farsi carico di darci una mano a sostenere le spese che l’Emilia-Romagna, più che altre Regioni, dovrà sostenere per il caro-energia.

Penso che su questo dovremmo essere dalla stessa parte e non fare il gioco del cerino, perché, se tuteliamo l’Emilia-Romagna, dobbiamo sapere che il nostro comune obiettivo è chiedere i soldi al Governo, non fra di noi, perché facciamo un’agenzia, facciamo un titolo, ma non spostiamo il problema di un centimetro. Allora, se siamo seri, chi ha responsabilità di governo si assuma quelle responsabilità. Non facciamo il gioco del cerino.

Pure sul rigassificatore, io non voglio infierire, mi piacerebbe, ma non ho né il tempo né la voglia in questo momento di aprire polemiche, vorrei solo ricordare che nel 2017, quando ci fu il referendum per dire basta alle estrazioni del gas e le trivellazioni in mare, Fratelli d’Italia era tra quelli che diceva “fermiamo le trivellazioni”. Adesso io capisco che tutte le volte si cambi. Giorgia Meloni faceva campagna elettorale dicendo “andate a votare contro le trivellazioni”. Ho sentito anche qualcuno fare riferimento a questo.

Chiudo, negli ultimi secondi, presidente, sul tema rigassificatore, che sta in questa discussione, ovviamente, dal nostro punto di vista, in modo articolato. Lo voglio dire in modo chiaro. Penso che il tema della durata del posizionamento di quella struttura e la durata, quindi, di 25 anni, siano un elemento di preoccupazione sul quale bisogna provare a lavorare. Non ho dubbi sul fatto che la Conferenza dei servizi stia facendo il lavoro nel miglior modo possibile. Penso, però, che sia compito della Regione stare dentro quel dibattito, indicando anche una soluzione temporale differente, e chiudo, presidente, perché nel frattempo noi non possiamo pensare di continuare a risolvere il problema solo con il gas energetico, di approvvigionamento energetico, ma dobbiamo puntare anche su altre alternative, a partire dai parchi eolici, a partire dalle Comunità energetiche, a partire dalle tante cose che possiamo fare per puntare sulle energie rinnovabili.

Chiudo, presidente, però credo che tra di noi sia utile e necessario mantenere sempre, almeno in quest’aula, quel minimo di onestà intellettuale, evitando di tirarci addosso il cerino, perché non facciamo un favore né all’Emilia né alla Romagna.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi, che è sempre un piacere ascoltare. Peccato che sia finito il suo tempo.

Assessore Colla, prego.

 

COLLA, assessore: Grazie.

Intanto ringrazio tutti i consiglieri e le consigliere. Penso che abbiamo fatto la cosa giusta facendo questa discussione in Assemblea. Possiamo avere e abbiamo opinioni anche diverse, ma è il tema prioritario di cui nessuno può fare a meno. Sia che sia il Governo sia che sia il Governo di questa Regione, diventa una priorità inderogabile.

Per quanto ci riguarda, come Regione, daremo massima collaborazione al Governo che ci sarà, sapendo che questo è un punto inderogabile. Il fatto che una Regione come l’Emilia-Romagna sia in grado di formulare proposte con quella condivisione dal punto di vista delle rappresentanze, e mi sembra anche dal punto di vista di questa Assemblea, penso debba essere un patrimonio positivo per tutti.

Mi sembra di poter dire che il contenitore Europa tutti lo riconosciamo come il contenitore che deve arrivare. Lì si gioca la vera partita dal punto di vista del ritornare a dare fiducia alla prospettiva di tenuta dell’Europa stessa.

Permettetemi, magari sono un po’ fuori dal coro: non mi appassiona questa discussione sulla Germania, che è una Germania che va in recessione, credetemi, che per l’Emilia-Romagna non è la discussione principe che mi aspetto, nel senso che mi aspetto più una Germania che al tavolo del 20 ottobre sia in grado almeno – io sono di quelli che pensa che si debba costituire un fondo alla portata dei Paesi più esposti sugli energivori e quant’altro - di dare una risposta e che anche la Germania ci stia, perché la Germania è il soggetto a maggior export di questa Regione. In questo percorso ho sentito alcune valutazioni, voglio dare alcune prime risposte, senza il pensiero di poter dare, ovviamente, dei fatti compiuti.

Il tema non è il tubo di Putin, il problema è Putin che ha deciso di fare la guerra. Non è che mi sono innamorato del tubo. È Putin che gestisce quel tubo e che ha deciso di fare la guerra. Su questo c’è la nettezza, altrimenti quel tubo sarebbe stato intonso dal punto di vista anche della discussione politica.

Detto questo, per quanto mi riguarda, dal punto di vista della discussione che dobbiamo fare noi di carattere generale, vi ho detto alcuni passaggi che consegneremo, ovviamente, già a questo Governo e a quello che ci sarà in una discussione di collaborazione e di responsabilità. Dico, però, che sono d’accordo con chi poneva il tema del che cosa fa questa Regione. Permettetemi, questa Regione posiziona il più grande investimento sulle politiche energetiche strategiche mai fatto in questa Regione, che è il Piano energetico regionale. Mai sono state investite… Sapete che non sono abituato a dire “miliardi”, sto sempre attento, ma un Piano energetico che viene consegnato alla discussione di questa Assemblea, che ha per certezza tra trasferimenti PNRR e soldi del FESR e risorse del FESR nostre, FES, 4,5 miliardi con un moltiplicatore – questa è storia di questa Regione - di investimento privato uguale e identico. Penso che la discussione non solo debba avere una discussione a tale portata, ma credetemi che un’operazione di tale portata non ha precedenti nella storia. Qual è la cultura che noi posizioniamo o almeno che proponiamo alla discussione? La cultura che quel Piano energetico deve andare sulla scia della sterzata evidente, che ci sarà.

Io condivido la scelta europea; poi magari possiamo governare la transizione in modo che non sia un precipizio, ma la scelta di andare nella direzione del cambiamento è una scelta che fanno le imprese, è una scelta che sta facendo la finanza, è una scelta che sta facendo il mondo.

Si va da quella parte. E qual è la parte? Quella di fare scelte tali che sempre più l’energia sarà di prossimità. Non ci saranno più le grandi centrali e ci sarà sempre più la prossimità di autoconsumo, di autoproduzione, quindi i soggetti diventano loro stessi titolari dell’energia quale nuova dimensione culturale.

Se non andiamo lì, perdiamo di vista la scelta strategica che faranno le imprese, che faranno i cittadini, e che secondo me deve fare anche la politica istituzionale di questa Regione, con nettezza. Se si va in quella direzione, e andiamo in quella direzione, vi do solo i titoli indispensabili per la nostra Regione, di questa discussione: non a caso abbiamo fatto protocolli con ENEL, con GSE, con SNAM, con Terna: perché per far reggere un sistema di tale portata hai bisogno di avere una strategia di sistema; per far reggere le comunità energetiche – poi dirò –, per far reggere gli investimenti delle imprese, per far reggere ovviamente gli allacci devi avere le reti. Uno dei più grandi investimenti che noi faremo sarà sulle reti.

Oggi per l’energia hai bisogno di digitale, hai bisogno di reti, hai bisogno di tubi, hai bisogno di fili, hai bisogni di centraline, hai bisogno di colonnine, hai bisogno di materiale in grado di far reggere le nuove tecnologie, come ad esempio quella dell’idrogeno. Quello sarà il più grande investimento che facciamo in combine con gli istituti di ricerca, in combine con queste partecipate, in combine con le nostre imprese, in combine anche con le nostre Istituzioni.

Questa operazione non è un pranzo di gala. Ma dire che andiamo a fare il più grande investimento fotovoltaico a Ravenna vuol dire utilizzare nuovi materiali dal punto di vista di un investimento che non ha precedenti. Sono d’accordo, sono pronto, l’ho già detto alla Commissione, siamo pronti a presentare quel progetto. L’impresa è disponibile a presentare il progetto AGNES, sia per dinamiche, per dimensioni, ma anche tecnologie di quel progetto, quindi non solo pale eoliche, ma fluttuante rispetto anche a cosa vuol dire nel mare un’operazione di tale portata, di grandi dimensioni. Attenzione però: noi abbiamo candidato Ravenna ad essere un hub anche sui temi della ricerca. Lì ci sarà un grande investimento sul tema fotovoltaico e idrogeno; lì ci sarà un grosso investimento per quanto ci riguarda, l’elettrico per le navi, quindi le banchine, il cosa vuol dire, quindi diventa un hub anche di ricerca e di sviluppo strategico, in un luogo strategico, come lo è un porto, quindi anche la nuova logistica, perché per fare un’operazione di tale portata la mobilità green diventa la nuova cifra della discussione di una grande regione manifatturiera oppure il come costruisco l’abitare diventa la nuova discussione di questa Regione.

Non si preoccupi, consigliere Piccinini. È un’ottima legge quella delle Comunità energetiche, però non mi ha ascoltato sul fatto che facciamo il bando entro novembre. Mi creda, sono registrato. Lo facciamo perché possiamo farlo fino a 200 chilowatt. Stiamo aspettando il decreto fino a un megawatt, sugli incentivi, ma fino a 200 chilowatt il bando lo facciamo uscire, perché ce lo stanno chiedendo le piccole imprese, ce lo stanno chiedendo tutti. Macchina avanti tutta. Lo facciamo a novembre. Abbiamo i soldi per aiutare la progettazione, abbiamo i soldi per accompagnare quelli che sono in difficoltà a progettare, a sapere dove c’è la centralina. Abbiamo fatto il Comitato scientifico. Abbiamo il Comitato dove ci sono dentro tutte le rappresentanze per non perdere l’occasione. Abbiamo il fatto che io penso che in questa Regione il tema delle Comunità energetiche sarà un fatto di grande spessore.

Detto questo, vi comunico anche che usciamo a novembre con il bando sulla filiera delle piccole e medie imprese. A novembre usciamo anche con quel bando, che, tra l’altro, dà risorse a fondo perduto, oltre che il FESR, oltre al fatto che c’è una quota di risorse a fondo perduto... Sapete perché? Perché le piccole imprese, quell’artigiano che ha quel capannone, se non fa l’investimento delle rinnovabili non solo sul tetto, ma sul suo processo produttivo per fare efficienza, efficacia, risparmio e fa il suo investimento proprio sul suo progetto energetico in quel capannone, dopo cinque anni, considerata la velocità della tecnologia in quella direzione, quel capannone non è più il capannone dal punto di vista patrimoniale che ha conosciuto oggi. Quindi, il tema di andare in quella direzione diventa indispensabile anche per il sistema strutturale manifatturiero della nostra regione.

Faccio il bando entro novembre anche per il tema dei luoghi pubblici. Abbiamo bisogno di aiutare tutto il sistema del patrimonio pubblico. Anche lì, facciamo il bando per mettere a disposizione risorse pubbliche, per il sistema pubblico.

Sono d’accordo con Igor Taruffi: il tema dei costi sull’energia della sanità è un tema vero, perché lì non puoi interrompere il riscaldamento. Lì si va h24. Quindi, il tema non è dire al prossimo Governo. Il tema della sanità è in tutta Italia. Lì il tema del come affrontiamo i costi energetici e della tenuta del sistema pubblico rispetto ai bisogni diventa un fatto molto importante.

Se è così, permettetemi, stiamo facendo operazioni, anche già esistenti, di investimento con i nostri Centri di ricerca sull’economia circolare e il CNR sui temi dei materiali, la digitalizzazione e iniziamo a discutere le aree idonee. Questo è l’impianto che noi vi volevamo consegnare. Davanti abbiamo tutta la discussione completa sul Piano energetico.

Permettetemi: se il Governo vuole mettere le mani al PiTESAI... Però quel PiTESAI, per correttezza, è stato approvato ad aprile del 2022. Si può cambiare tutto, ma avere la dimensione della correttezza che quel PiTESAI l’ha fatto questo Governo. Ci sono delle modifiche? Nessun problema. Però è stato votato il 16 aprile 2022. Quindi, correttezza tra di noi. Non buttiamoci addosso qualcosa che molto probabilmente si è deciso anche con questo Governo, tutti insieme, sia maggioranza che minoranza. Altrimenti rischiamo di farci del male tra di noi, dal punto di vista di posizionamenti che poi non hanno merito consapevole.

Grazie e buon lavoro a tutti noi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Colla.

È così concluso l’oggetto 5770.

 

OGGETTO 5336

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Partecipazione all’associazione “European Chemical Regions Network””. (52)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, ora, al progetto di legge n. 5336.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’informativa eventualmente dopo.

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Finito questo punto. L’ordine dei lavori è questo. Non possiamo cambiarlo.

Stavo dicendo, passiamo al progetto di legge 5336 “Partecipazione all’associazione ‘European Chemical Regions Network’”, con delibera di Giunta n. 1026 del 20 giugno 2022.

Il testo n. 7/2022 è stato licenziato dalla Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali nella seduta del 5 ottobre 2022.

Il progetto di legge è composto da 6 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Gianni Bessi, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Stefano Bargi, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Consigliere Bessi, prego.

 

BESSI, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

L’adesione della nostra Regione all’associazione European Chemical Regions Network si inserisce in una progettualità che abbiamo affrontato anche in Commissione, insieme all’assessore Colla, che ha relazionato anche sullo sviluppo e sullo stato attuale della chimica non solo regionale, ma anche italiana.

Questo è un po’ il contesto generale, che credo sia importante ricordare per sottolineare anche come queste adesioni a queste importanti associazioni siano funzionali per un posizionamento della nostra Regione non solo sul singolo tema, ma anche sul quadro generale di un così importante settore strategico. Finora abbiamo parlato, giustamente, della crisi energetica che tocca anche il tema della chimica, sia direttamente con la crisi energetica e i temi delle materie prime, mi riferisco chiaramente agli idrocarburi in particolare, ma anche al loro futuro e al loro raccordo di quello che noi conosciamo nella storia dell’economia industriale italiana come quadrilatero padano.

Con il presente progetto di legge, l’Assemblea legislativa si appresta, quindi, ad autorizzare l’ingresso della nostra Regione in questa associazione, fondata recentemente, nel 2018, ma con esperienze sia di carattere di progettazione europea tipo in questo caso il progetto Interreg, fin dal 2004, in materia di cooperazione e condivisione di informazioni e best practice nel settore chimico. Abbiamo toccato uno degli aspetti che volevo evidenziare con la mia breve premessa.

Nello specifico, la Regione farà parte, come membro a tempo pieno, dell’associazione governata, a livello di diritto belga, assieme ad altre Regioni, Province e altre realtà istituzionali con sede in Germania, nei Paesi Bassi, in Belgio, in Polonia.

Per quanto riguarda l’Italia, c’è già stata a livello storico l’adesione della Regione Lombardia, altro punto importante del quadrilatero padano, non solo con la sede a Mantova, ma anche con tutta la parte della chimica storica del nostro Paese.

Quali sono gli obiettivi di questa associazione? Nell’articolato chiaramente sono evidenziati, io ne sottolineo tre: il contributo a costruire, a rafforzare catene del valore europeo sostenibile competitive basate sul settore della chimica; favorire lo scambio di buone pratiche e di competenze, nonché il rafforzamento dei rapporti di collaborazione internazionale sui temi del settore, anche per la partecipazione e progettazione di ricerca e di innovazione nel campo europeo; il terzo, quello che credo sia anche più interessante, più consono al nostro Statuto è favorire il confronto tra la Regione e le istituzioni dell’Unione europea a supporto del settore (in questo caso chimico).

Tali obiettivi riflettono pienamente le finalità che ci siamo posti con il Documento di economia e finanza regionale 2023-2025, e nel Patto per il lavoro e per il clima nelle cui file molto spesso, lo ricordiamo, vengono richiamati una serie di obiettivi che si intrecciano chiaramente con queste finalità: l’implementazione delle tecniche per la produzione di energia tramite le rinnovabili, tema che abbiamo toccato precedentemente nell’interessante e profonda discussione sulla crisi energetica; l’ottenimento di una corretta economia circolare (ricordiamo il nostro Piano dei rifiuti, per intenderci); l’abbattimento della produzione di materiale plastico. Questo è uno degli argomenti, e chiaramente anche questo identifica i piani sia energetico, sia dei rifiuti, sia anche quello della qualità dell’aria che ci vede come legislatori procedere in questi due anni e mezzo di legislatura, soprattutto per quanto riguarda i settori più interessanti per l’evoluzione del nostro settore, non solo della chimica ma anche di tutte le filiere manifatturiere: quello della chimica verde. Basti pensare ai campi della biotossicologia applicata all’agricoltura, a quello delle acque, a quello dell’alimentazione e al mondo del trattamento delle biodiversità.

In particolare, voglio sottolineare il rapporto tra chimica e agricoltura, che è uno degli argomenti di cui la Regione Emilia-Romagna ha non solo delle attitudini settoriali, ma ha anche già avviato attività di carattere proprio economico per l’incontro tra questi due importanti settori.

Vediamo un po’ l’articolato, brevemente. In questa breve relazione che sto cercando di evidenziare, anche perché ritengo importante soffermarsi su questa adesione, le condizioni di partecipazione della Regione Emilia-Romagna, appunto, sono chiare, ma le ricordiamo: nessuno scopo di lucro, democraticità interna, autonomia patrimoniale e associazione. Con l’approvazione del presente PDL si conferiscono appunto alla Regione, al presidente della Regione e suoi delegati i poteri per perfezionare gli atti necessari alla partecipazione. Partecipazione che poi si sviluppa in una governance dove l’associazione da Statuto è diretta da un executive board composto da tre membri dell’Assemblea, di cui facciamo parte anche noi, che siamo considerati e definiti full member, entro la rosa dei nomi candidati avanzati dalle Regioni.

La carica dura due anni e sono rieleggibili. Sono previsti limiti sulla base della nazionalità. Ogni Paese membro partecipante può esprimere al massimo un nominativo nell’executive board, salvo che nello stesso Paese non vi siano più di cinque Regioni ed entità partecipanti a questo network. Questo per evidenziare e sottolineare che, chiaramente, la sinergia anche naturale con la Regione Lombardia, ed eventuale e auspicabile ingresso anche di altre Regioni, deve muovere l’Italia e il sistema, appunto, della chimica in particolare del quadrilatero padano, coordinandoli.

Sul lato finanziario, la partecipazione – la evidenziamo solo per “dovere di cronaca” – è una quota annuale di 11.000 euro. Si aderisce nella fase triennale 2022-2023-2024. Chiaramente, per fare ciò occorre avere la copertura. Il riferimento è il fondo speciale di cui alla Missione 20, Fondi e accantonamenti, del Programma 3, altri fondi eccetera, eccetera, quello che noi troviamo, il cosiddetto Fondo speciale per far fronte agli oneri derivanti da provvedimenti legislativi regionali in corso di approvazione, del bilancio 2022-2024.

Ecco, un’ultima chiosa e poi ho concluso. Al di là della governance e del grande interesse delle linee d’azione, io credo che questa adesione giustamente, come è stato sottolineato anche in Commissione dall’assessore Colla, non debba essere solo di carattere formale o routinario, perché appunto partecipa alle prime principali realtà europee, ma deve andare in un coinvolgimento della rete dei nostri tecnopoli, degli istituti tecnici, delle università proprio per scandagliare, evidenziare e portare all’attenzione, e soprattutto a sistema, tutte quelle sinergie che ho cercato di elencare, che la chimica sottende; una visione, un’azione del futuro che questo importante settore non solo può, ma gioca e dovrà giocare per uno sviluppo sempre più sostenibile a livello ambientale, a livello economico e a livello sociale.

Credo sia stato anche importante, da parte dell’assessore, qui lo ricordo per evidenziarlo, che anche il tema della chimica sia evidenziato e sottoposto in un approfondimento ad hoc. Grazie anche a questo tipo di adesione, abbiamo avuto il primo passaggio di discussione e di confronto con i miei colleghi, che ringrazio. Anche se può essere stato un momento di un progetto di legge molto definito e diretto, ci permette di toccare uno di quegli argomenti che sono fondamentali ‒ come dicevo ‒ per uno sviluppo sostenibile ambientalmente, economicamente e socialmente della nostra regione, del nostro Sistema Italia e d’Europa.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Sarò molto breve, anche perché il contenuto del progetto di legge è molto chiaro ed è già stato esposto, anche toccando un po’ il tema del settore su cui agisce quello chimico, in particolare nella nostra regione, da parte del relatore di maggioranza.

Al di là della forma che deve assumere il provvedimento per poter accogliere questa adesione, ovvero quella della legge, in realtà stiamo parlando fondamentalmente dell’adesione a una rete, a un network di Enti locali a livello europeo più rappresentativi del settore della chimica, ovvero dove vi sono più insediamenti, più occupati e più attività.

La regione Emilia-Romagna si colloca in questo contesto, anche perché, se andiamo a vedere il numero di occupati, con circa un 12 per cento nel settore della chimica in Italia, arriva dopo la Lombardia, che fa un po’ la parte del leone e, veniva detto prima, già da diverso tempo è entrata in questa associazione con un 40 per cento, ma si colloca dopo, più o meno pari al Veneto. Insieme a queste due Regioni va a formare il famoso quadrilatero della chimica.

Lo scopo dell’associazione è chiaro: fare massa critica tanto per gli Enti locali quanto per il settore privato, per poter rappresentare al meglio negli obiettivi di crescita sostenibile e di buone pratiche, come venivano elencati prima, ma anche a livello normativo, così da potersi scambiare a livello legislativo e trovare una sorta di assonanza europea sul settore e quindi non trovarsi troppe disuguaglianze all’interno del contesto europeo, oltre a fare la massa critica e la voce grossa anche nei confronti dell’Europa stessa, avendo alle spalle, ovviamente, parlo delle imprese private, avendo alle spalle anche il blocco degli Enti locali che sono più rappresentati da questo settore.

Ecco, lo scopo è chiaro. Gli obiettivi chiaramente ci vedono interessati perché, come abbiamo detto prima, la nostra Regione ha una forte collocazione, una forte presenza di attività e di operatori in questo settore. È un settore ad altissima specializzazione, anche sul fronte della ricerca e sviluppo, che anche per renderlo sempre più sostenibile offre chiaramente la possibilità di attrarre investimenti, senso della ricerca. Insomma, crediamo che in questo contesto la Regione si possa tranquillamente collocare all’interno di questa associazione, che comunque vede già un partecipante italiano, che è la Regione Lombardia, che tra l’altro ha espresso in precedenza, e anche oggi, la Presidenza. Quindi, vede il nostro famigerato quadrilatero una rappresentanza ancora più forte che trova giovamento dell’apporto che vi introduce anche l’Emilia-Romagna. Sicuramente va a dare ancora più forza al settore chimico, soprattutto in Italia. Da parte nostra, insomma, non ci sono preclusioni. Anzi, accogliamo favorevolmente questa adesione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Passiamo ora alla discussione generale.

Non ci sono interventi in discussione generale. Chiedo al relatore di maggioranza se vuole replicare.

 

BESSI: Non replico. Ringrazio il collega dei vari passaggi. Al limite, preannuncio… Presidente, quando dobbiamo fare la dichiarazione di voto, intervengo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene.

Consigliere Bargi? No.

Giunta? No.

Passiamo ora all’esame dell’articolato.

Nomino i consiglieri Bondavalli, Mumolo e Stragliati come scrutatori.

Passiamo all’articolo 1.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 1.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 2.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 2.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 3.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 3.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 4.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 4.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 5.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 5.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 6.

Nessun emendamento.

Discussione generale. Sappiamo che ci sono dei problemi sulla votazione. A meno che non votino in dissenso, le mettiamo come votazione dell’appartenente al Gruppo.

Articolo 6.

Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 6.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Passiamo alle dichiarazioni di voto sul progetto di legge. Consigliere Bessi, prego.

 

BESSI: Il voto del Partito Democratico è favorevole. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri in dichiarazione di voto? Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Presidente, volevo chiedere il voto elettronico per l’atto finale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Caliandro, io eseguo sempre le sue richieste, ma sappia, per sua conoscenza, che era già prevista.

Non c’è nessun altro in dichiarazione di voto.

Mettiamo, quindi, in votazione il progetto di legge nel suo complesso, come da richiesta del consigliere Caliandro, con il voto elettronico.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 34

Favorevoli 33

Contrari 0

Astenuti 0

 

È approvato.

 

Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Mi comunica, l’assessore Felicori, che sta tentando di votare da casa, non gli è possibile, chiede di aggiungere il suo voto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Perfetto. Facciamo lo stesso sistema di prima. Grazie mille.

Si concludono così i lavori di questa seduta.

Buonasera a tutti e grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 17,24

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Marta EVANGELISTI; Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario Davide BARUFFI;

gli assessori Vincenzo COLLA, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Irene PRIOLO.

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

Hanno comunicato di non partecipare alla seduta gli assessori Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Paola SALOMONI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 5336

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Partecipazione all’associazione “European Chemical Regions Network””. (52)

 

Presenti: 37

Favorevoli: 36

Presenti non votanti: 1

Assenti: 13

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BARCAIUOLO Michele; BARGI Stefano; BESSI Gianni; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; CATELLANI Maura; COSTA Andrea; DAFFADÀ Matteo; EVANGELISTI Marta; FABBRI Marco, FACCI Michele; GERACE Pasquale; MALETTI Francesca; MARCHETTI Daniele; MARCHETTI Francesca; MASTACCHI Marco; MOLINARI Gian Luigi; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PELLONI Simone; PIGONI Giulia; POMPIGNOLI Massimiliano; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; STRAGLIATI Valentina; TARUFFI Igor; ZAPPATERRA Marcella; COSTI Palma; FELICORI Mauro; OCCHI Emiliano

 

Presenti non votanti:

RAINIERI Fabio

 

Assenti:

BERGAMINI Fabio; BONACCINI Stefano; CASTALDINI Valentina; DELMONTE Gabriele; GIBERTONI Giulia;

LIVERANI Andrea; MONTEVECCHI Matteo; PETITTI Emma; PICCININI Silvia; PILLATI Marilena; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo; ZAMBONI Silvia

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

5802 - Interrogazione a risposta scritta per conoscere la stima dei danni all'agricoltura regionale derivanti dalla siccità del 2022 e per sapere quali misure la Giunta intenda adottare per sostenere il comparto agricolo contro gli effetti del cambiamento climatico. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

5803 - Interrogazione a risposta scritta per sapere quali misure la Giunta intenda adottare per assicurare l'avvio degli screening per HIV e se intenda fornire gratuitamente i kit diagnostici per HIV ad organizzazioni del terzo settore convenzionate con le strutture ospedaliere e impegnate sul fronte della prevenzione della malattia. A firma della Consigliera: Piccinini

 

5804 - Interrogazione a risposta scritta relativa ai metodi adottati per contenere la popolazione di Aedes albopictus, la cosiddetta zanzara tigre, in Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Occhi, Delmonte, Pompignoli, Pelloni, Facci, Rainieri

 

5806 - Interrogazione a risposta scritta per sapere quali siano i problemi che impediscono una corretta e continua manutenzione del Boscone della Mesola, risorsa naturale e turistica del Ferrarese. A firma del Consigliere: Bergamini

 

5808 - Interrogazione a risposta orale in commissione in ordine ai nuovi interventi di sostegno alla pratica motoria e sportiva per i nuclei familiari. A firma dei Consiglieri: Facci, Pompignoli, Delmonte, Pelloni, Montevecchi, Occhi, Bergamini, Catellani, Marchetti Daniele, Stragliati, Rancan, Rainieri, Liverani, Bargi

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno - n. 16 prot. NP/2022/2296 del 12 ottobre 2022)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini - Montalti

 

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