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179.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 6 DICEMBRE 2022

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5951

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Reg. (UE) n. 2021/2115 (Piani strategici della PAC) e L.R. 4 marzo 2019 n. 2, art. 2 - Sottoprogramma regionale in materia di apicoltura del Programma apistico nazionale di cui al Piano Strategico della PAC (PSP) per gli anni 2023-2027". (111)

(Continuazione discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MARCHETTI Francesca (PD)

MAMMI, assessore

LIVERANI (Lega)

 

OGGETTO 5809

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Emendamenti e integrazioni alla proposta di "Piano Triennale di Attuazione 2022-2024" del Piano Energetico Regionale 2030 approvata con DGR 1091/2022 ai fini dell'avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) (artt. 7 e seguenti del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.)". (112)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 5809/1/2/3/4/5 oggetti 60916092609360946095 Presentazione, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PIGONI, relatrice della Commissione

OCCHI, relatore di minoranza

TAGLIAFERRI (FdI)

BESSI (PD)

CALIANDRO (PD)

CUOGHI (FdI)

ZAMBONI (EV)

PICCININI (M5S)

RONTINI (PD)

COLLA, assessore

OCCHI (Lega)

PICCININI (M5S)

ZAMBONI (EV)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti oggetto 5809

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,43

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 179 del giorno 6 dicembre 2022.

È computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza i consiglieri Pillati e Bergamini e gli assessori Calvano, Lori e Salomoni.

Ai sensi dell’articolo 102-bis del Regolamento interno, partecipano da remoto i consiglieri Rancan e Delmonte.

 

OGGETTO 5951

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Reg. (UE) n. 2021/2115 (Piani strategici della PAC) e L.R. 4 marzo 2019 n. 2, art. 2 - Sottoprogramma regionale in materia di apicoltura del Programma apistico nazionale di cui al Piano Strategico della PAC (PSP) per gli anni 2023-2027”. (111)

(Continuazione discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo dall’atto 5951: proposta d’iniziativa della Giunta in materia di apicoltura.

Eravamo nella fase della discussione generale. Si è prenotata la consigliera Marchetti. Prego.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente.

Alcune considerazioni rispetto all’atto che l’assessore ha illustrato prima della pausa, innanzitutto per sottolineare tre questioni a mio avviso importanti, che non vanno sottovalutate, che è stato il metodo con cui è stato redatto questo atto, un metodo partecipato, che ha raccolto molte delle sollecitazioni che gli stakeholder avevano portato all’attenzione dell’Assessorato e che ritroviamo nel documento. Quindi, è stata data un’attenzione anche al lungo percorso di concertazione e di confronto.

Mi preme anche sottolineare l’attenzione che dall’avvio già della scorsa legislatura, ma in particolare in questa si è attivata nei confronti di un settore che, come diceva l’assessore e come avevamo visto anche in Commissione, è in particolare aumento e soprattutto impegna e impiega tante imprese giovani. Credo che questo sia un elemento da sottolineare, perché anche gli elementi di novità che troviamo all’interno dell’atto ritornano proprio su questo aspetto, a valorizzare le competenze, a cercare di qualificare le professionalità di questa filiera in tutte le sue sfaccettature e a cercare anche di far crescere con una serie di servizi e anche di un servizio di accompagnamento, che crediamo siano strategici per tutta la filiera. L’assessore ha già citato l’importanza dell’aumento delle risorse, ma credo che proprio gli elementi di novità, come la salvaguardia del patrimonio apistico, il miglioramento, elemento che avevamo già preso in considerazione nella passata legislatura rispetto alla legge regionale, dicevo, il miglioramento genetico dell’ape ligustica nostrana è sicuramente un’altra questione che viene affrontata tenendo presente molte delle sollecitazioni avvenute anche in quella discussione.

L’altra questione che mi preme ricordare è che, come dicevo, oltre ad un settore in profonda crescita per l’economia agricola regionale ha un indotto importante che nella produzione agricola, anche grazie a tutte le azioni di impollinazione delle api sulle produzioni, è cresciuto e sta crescendo in maniera importante, incrementando anche quei livelli, come dicevo, di professionalità degli apicoltori, con il miglioramento necessario quindi per la qualità delle nostre produzioni.

Sappiamo che molte questioni che vengono affrontate nel documento vanno chiaramente nella direzione di migliorare, come dicevo, la filiera produttiva, ma tenendo sempre presente il tema dell’innovazione, lo sviluppo delle imprenditorialità e anche il cambiamento di prospettiva di considerare gli apicoltori veri e propri operatori economici. Credo che questo sia un percorso che questa Regione sta continuando, proprio mantenendo e sviluppando quella consolidata e specializzata rete di servizi che propongono azioni di supporto sia tecnico che scientifico per la crescita del settore e la sorveglianza e il contenimento delle avversità sanitarie.

Tutto questo credo assuma ancora un particolare valore, soprattutto in questo periodo storico dove l’impatto dei cambiamenti climatici ha determinato, anche per questo settore, delle annate molto difficili e molto particolari anche per la loro sostenibilità. A maggior ragione, quindi, credo che tutto il lavoro che si sta facendo e che si sta continuando a fare, un lavoro, come dicevo, di forte integrazione con tutti gli operatori, gestiti anche dalle forme associate apistiche regionali, come l’organizzazione degli apicoltori, l’osservatorio nazionale del miele, determineranno sicuramente una serie di traguardi che proprio vedono nella concertazione e nella condivisione un obiettivo praticato e non solo enunciato.

Dicevo del miglioramento, certo, della filiera, ma anche della qualità dei prodotti. Lo diceva già l’assessore nel suo intervento: abbiamo la necessità, oltre che di accompagnare la crescita e la qualificazione del settore, anche di accompagnare i consumatori. Penso che tutte le azioni che qui ritroviamo, insieme alla valorizzazione e alla promozione, sul mercato, dei nostri prodotti, sia anch’esso un intervento non solo codificato sul Piano nazionale, su tutti gli strumenti che sono stati citati nei Regolamenti, ma lo troviamo con forza anche su questo documento.

Ultima questione, tutto l’intervento sanitario. Lo dico perché per le aziende ci sono interventi contro le malattie, per la prevenzione delle avversità climatiche, pensiamo a tutti gli acquisti di sistemi elettronici di alert e di monitoraggio, così come il ripopolamento del patrimonio apistico. Questo, insieme ai contributi per le attrezzature, per la lavorazione e il convenzionamento dei prodotti, credo che vadano in un’ottica di accompagnamento, ma anche di crescita e di qualificazione dell’intera filiera.

Non ci sfugge la sollecitazione che faceva il collega Rainieri nell’intervento precedente rispetto alla figura del tecnico apistico. Ricordo che era una risoluzione approvata all’unanimità ed emendata dalla collega Costi, e, da quel che ci risulta, il decreto, visto che c’era una discussione a livello nazionale che riguardava sia la formazione sia la filiera della sanità, non è ancora stato approvato. Credo che sarà negli obblighi della Regione recepire quella norma, quindi credo che dal nostro punto di vista sarà nostra responsabilità monitorare e seguire l’evoluzione che il legislatore terrà rispetto a questa nuova figura.

Oggi scriviamo una pagina importante, come dicevo, anche per come è stato tracciato il percorso dall’Assessorato, che va incontro alle esigenze di un’economia in espansione su tutto il territorio regionale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Marchetti.

Ci sono altri interventi in discussione generale? Consigliera Marchetti, lei vuole intervenire ancora? L’assessore vuole intervenire? Non abbiamo più colleghi in discussione generale, quindi, assessore, se vuole intervenire, prego.

 

MAMMI, assessore: Grazie. Semplicemente per ringraziare la consigliera Marchetti e il consigliere Rainieri per essere intervenuti nel dibattito.

Naturalmente è un atto importante, quello che approviamo, e riguarda un settore che è fondamentale per la salvaguardia della biodiversità e del nostro ambiente, quindi di tutte le attività agricole e di tutte le filiere agroalimentari. Le api sono in grandissima difficoltà a seguito dei cambiamenti climatici e degli stravolgimenti climatici. C’è proprio una riduzione complessiva delle api nel nostro Paese e anche del miele che viene prodotto, il che è certamente un elemento sul quale dobbiamo riflettere e per il quale dobbiamo continuare a percorrere la strada che abbiamo già tracciato anche nel Piano di sviluppo rurale dei prossimi cinque anni, dove grandissima attenzione viene data alla sostenibilità ambientale e alla qualità delle produzioni. Oltre il 40 per cento delle risorse europee che stanzieremo alle nostre aziende agricole è proprio volto a salvaguardare il territorio, il pianeta e l’ambiente, a ridurre le emissioni, ad attività agricole sempre più compatibili, quindi, con la vita delle api, che naturalmente a loro volta ricambiano, restituiscono con il lavoro che in natura svolgono.

Naturalmente, oltre a scegliere iniziative e politiche attente alla sostenibilità ambientale, dobbiamo aiutare gli apicoltori, aiutarli negli investimenti, nella formazione, nell’innovazione, aiutarli negli investimenti materiali che dovranno fare per proseguire l’attività e anche a valorizzare il prodotto sui mercati e tra i consumatori. Questo è l’obiettivo di questo nostro programma che abbiamo presentato, che stanzia maggiori risorse rispetto al passato. Prima non ho ricordato che, oltre a questi 1.300.000 euro annui che stanziamo, e poi ci saranno 40 milioni di euro annui che il nostro Paese stanzierà agli apicoltori e a tutto il settore apistico. Sono le risorse legate alla nuova PAC, nel primo pilastro, all’Eco-Schema 5, e sono risorse inedite, perché in passato non ci sono mai state, non c’è mai stata un’azione diretta rivolta al mantenimento e al sostegno alla filiera degli apicoltori, delle api, 40 milioni che naturalmente verranno distribuiti a livello nazionale.

Per quanto riguarda la figura del tecnico apistico, concordo con quanto veniva detto anche adesso dalla consigliera Marchetti. Come ci è stato chiesto, chiederemo al Governo di istituirla, di regolamentarla, di individuarla e appena verrà fatto lo terremo a riferimento. Lo inseriremo certamente nel nostro programma regionale, che come sapete viene aggiornato ogni anno. Se quindi dovesse arrivare un’innovazione normativa e il riconoscimento di questa nuova figura noi ogni anno aggiorniamo il programma, quindi la inseriamo.

Gli apicoltori sono però comunque seguiti con grande attenzione, con grande competenza e professionalità da associazioni. Abbiamo l’Osservatorio nazionale del miele a Imola, che è una istituzione importantissima – di Castel San Pietro, mi viene ricordato – a livello nazionale, dal punto di vista delle competenze e del bagaglio anche di conoscenze scientifiche, che supporta tutta la filiera a livello nazionale, anche il Governo, anche il Ministero. È con loro, con le associazioni e con l’Osservatorio che abbiamo poi condiviso e costruito questo programma che oggi presentiamo per l’approvazione. Grazie davvero a loro, quindi, oltre che naturalmente a tutti coloro che salvaguardano le api e questo grande patrimonio che per noi è irrinunciabile.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Siamo nella fase delle dichiarazioni di voto sul provvedimento.

Consigliere Liverani, prego.

 

LIVERANI: Grazie, presidente.

Come Lega diamo il voto favorevole. Adesso ho sentito l’assessore che ribadiva che la posizione del tecnico apistico verrà portata avanti. Noi lo sollecitiamo. Sicuramente anche noi al Governo chiederemo questa posizione molto importante che gli agricoltori ci chiedono, e soprattutto un punto importante per andare avanti in questa situazione.

Il nostro voto è favorevole. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in dichiarazione di voto, mettiamo in votazione, per alzata di mano, il provvedimento.

Nominiamo scrutatori i consiglieri Soncini, Molinari e Liverani.

Passiamo alla votazione.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(La deliberazione oggetto 5951 è approvata all’unanimità dei votanti)

 

OGGETTO 5809

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Emendamenti e integrazioni alla proposta di “Piano Triennale di Attuazione 2022-2024” del Piano Energetico Regionale 2030 approvata con DGR 1091/2022 ai fini dell’avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) (artt. 7 e seguenti del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.)”. (112)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 5809/1/2/3/4/5 oggetti 6091 – 6092 – 6093 – 6094 – 6095 Presentazione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora alla proposta di iniziativa della Giunta 5809: emendamenti e integrazioni alla proposta di “Piano Triennale di Attuazione 2022-2024” del Piano Energetico Regionale 2030 approvata con DGR 1091/2022 ai fini dell’avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica con Delibera di Giunta n. 1688 del 10/10/22.

La Commissione Politiche economiche ha espresso parere favorevole nella seduta del 29 novembre 2022 con la seguente votazione: 27 a favore, 13 astenuti e 1 voto contrario, apportando modifiche al testo e al titolo dell’oggetto che viene così riformulato: “Approvazione della proposta di Piano Triennale di attuazione 2022-2024 del Piano Energetico Regionale 2030 e dei relativi allegati, ai sensi della lettera d), comma 4, dell’articolo 28 dello Statuto e dell’articolo 8 della legge regionale n. 26/2004 (Delibera di Giunta n. 1688/2022)”.

La relatrice della Commissione, consigliera Pigoni Giulia, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Emiliano Occhi, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Ciascun consigliere può intervenire nella discussione generale per venti minuti.

 Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI, relatrice della Commissione: Grazie, presidente.

L’importanza strategica di questo Piano penso che sia di assoluta evidenza per tutti, per molte ragioni, soprattutto per questo momento storico.

La crisi energetica trasversale, che sta colpendo l’Europa e il nostro Paese, ha comportato un aumento eclatante dei costi delle materie prime e dei processi ad elevato consumo energetico, con significative ripercussioni su importanti filiere del nostro sistema produttivo regionale, a cominciare dall’industria ceramica.

L’obiettivo comune del Piano che andiamo ad approvare, quindi, è aumentare l’efficienza energetica e tentare di coprire sempre di più i consumi con gli investimenti e la crescita forte delle fonti rinnovabili. Non c’è dubbio che la crisi energetica, acuita dal conflitto in Ucraina, sia stato un acceleratore importante di questa tendenza, rafforzata anche da tensioni internazionali e speculazioni, che hanno reso in molti casi drammatico il caro bollette per imprese e per famiglie.

Il tema energia è ed era già al centro dei pensieri della politica, o almeno di quella politica responsabile e pragmatica che si rende conto che gli approvvigionamenti energetici stabili e costanti ad un prezzo equo per tutti sono basilari per il nostro modello di economia e di società. Ciò comporta un enorme sforzo, tanto buonsenso e una visione a 360 gradi del tema energia, che rifugga dalle ideologie e sia al tempo stesso molto pragmatica, oltre che necessariamente coraggiosa.

Per l’obiettivo ambizioso del 100 per cento di fonti rinnovabili entro il 2035 è stata impostata una traiettoria possibile, che dovremo costruire giorno dopo giorno, con il massimo impegno e con scelte razionali e sostenibili da ogni punto di vista, compreso quello economico e sociale. A livello regionale credo, quindi, sia importante la creazione della task-force per semplificare e accelerare la burocrazia su impianti fotovoltaici ed eolici, oltre che spingere il coinvolgimento delle multiutility per aiutare le famiglie.

Ritengo, infatti, che gli obiettivi debbano essere sempre ambiziosi, ma al tempo stesso che le azioni politiche si debbano misurare con la realtà, il che significa nel concreto spingere verso la direzione desiderata, senza mai strappare, perché la transizione energetica comporta passaggi graduali dal punto di vista della fattibilità delle azioni e persino dal punto di vista culturale.

Abbiamo tutti fame di energia e il processo è irreversibile. Dobbiamo individuare e investire pesantemente e in modo intelligente in fonti energetiche che ci consentano di soddisfare i nostri bisogni primari, ma che garantiscano anche un’evoluzione del nostro Paese lineare ed armonica, senza incappare in ricatti di Governi stranieri tracotanti ed autoritari, o in cartelli internazionali che non tengono in minimo conto le esigenze dei cittadini.

L’obiettivo strategico primario della transizione ecologica non va mai dimenticato. Certamente in questo Piano è al centro delle nostre attenzioni, ma anche nelle future scelte e nei futuri atti delle Istituzioni di ogni livello dovrà essere una linea guida chiara e netta. Del resto, lo sappiamo: la transizione non è a costo zero e non è una passeggiata di salute, ma comporta tanti cambiamenti anche nel nostro stile di vita e deve saper coniugare il rispetto per l’ambiente con la sopravvivenza del nostro sistema industriale anche in termini di competitività internazionale.

La Regione Emilia-Romagna è fermamente intenzionata a dare il proprio contributo ideale e concreto sotto forma di risorse pubbliche straordinarie messe a disposizione del Piano energetico regionale, che potrà contare, quindi, su 4,5 miliardi di euro. Saremo in grado di mettere insieme una somma davvero considerevole, che ci consentirà di programmare investimenti importanti. Le risorse pubbliche 2022-2024 prevedono, infatti, poco più di 2 miliardi di euro dal PNRR, ulteriori risorse dallo Stato per 1,7 miliardi, più 301 milioni dal FESR, 58 dall’FSE e 423 milioni direttamente dalla Regione Emilia-Romagna.

Come ha sottolineato l’assessore Vincenzo Colla in Commissione e a più riprese, per ogni euro pubblico c’è più di un euro messo in campo dalla parte privata.

Vogliamo e dobbiamo fare presto. Ecco perché il Piano sarà una roadmap utile per intervenire nell’immediato e superare anche l’inverno. Sempre molto importante, come modalità di azione efficace e politicamente inclusiva è il coinvolgimento di tutti gli stakeholder nella definizione dei nostri obiettivi e delle strategie per perseguirli, un coinvolgimento non solo di facciata, ma che è stato operativo, perché dal confronto sono arrivati contributi e stimoli fondamentali.

Il nostro Piano triennale di attuazione si colloca oltretutto all’interno di uno scenario energetico in rapido cambiamento e di evoluzioni tecnologiche che dovranno rispondere con celerità a sfide sempre più grandi, sia di carattere ambientale, che economico.

Per questa ragione, noi e tutti gli stakeholder dovremmo continuare un dialogo costruttivo, che permetta ad ognuno di continuare a dare un contributo fattivo, e a noi di continuare ad essere regia e guida, e di saper fare sintesi per le prossime azioni in materia di energia e di ambiente.

Come già sapete, il Piano approvato per il triennio 2017-2019 è stato prorogato fino ad oggi, ma alcuni parametri sono stati modificati dall’Unione europea. Il pacchetto al 2030 prevedeva il 40 per cento di riduzione di emissioni, il 27 per cento di risparmio e il 27 per cento di energia prodotta grazie al contributo da fonti rinnovabili. Obiettivi già recepiti dalla Regione, con il Patto per il lavoro e per il clima che ha innalzato gli obiettivi.

Con REPowerEU la Commissione europea ha poi portato il livello delle fonti rinnovabili al 45 per cento, il calo di emissioni al 55 per cento e il risparmio al 32 per cento. Se oggi la situazione è favorevole è perché la strategia regionale è coerente con questi obiettivi.

Un contributo a questi obiettivi potrà senza dubbio arrivare dalla costituzione di un crescente numero di Comunità energetiche anche sul territorio, e dall’attivazione di gruppi di autoconsumo consapevoli di rinnovabili. È proprio per animare e sostenere questa leva diffusa sul territorio per cittadini, imprese e mondo del Terzo settore che abbiamo scelto di dotarci di una propria legge e di una specifica politica per le Comunità energetiche.

Ci saranno anche temi concreti inerenti all’energia che riguardano non il futuro dell’energia, ma il presente, e coinvolgono direttamente i nostri territori, che saranno grandi protagonisti di questa fase, partendo ovviamente dal rigassificatore di Ravenna, che ha visto la recente firma del decreto autorizzativo di via libera, un iter partito l’8 luglio scorso e che in tempi record (appena 120 giorni) ha reso possibile un investimento da quasi 1 miliardo di euro, che tra due anni permetterà al Paese di avere 5 miliardi di metri cubi di gas in più disponibili. Si tratta dell’8 per cento circa del fabbisogno, ottenuto attraverso una nave RFSU di ultima generazione, attraccata ad otto chilometri dalle spiagge di Punta Marina, collegata ai gasdotti nazionali da 40 chilometri di condotte.

Sicuramente si tratta di un fatto storico per modalità, tempi e ingegneria degli investimenti. Abbiamo dimostrato come sia possibile autorizzare un impianto per cui in media si aspettano 10 anni, senza venire meno ad alcun vincolo, controllo o garanzia di legalità e sostenibilità.

La scelta di Ravenna è certamente strategica, non solo per le dotazioni energetiche già disponibili, ma per la posizione baricentrica rispetto a tutti gli assi di trasporto gas più importanti, che qui convergono. Oltretutto, i poli di Ravenna e di Piombino, insieme garantiscono il 50 per cento della capacità di rigassificazione del Paese, proprio vicino ai punti di maggior consumo, ossia nell’area più industrializzata ed energivora.

Sempre in tema di energia e territorio, segnalo il grande progetto relativo al Parco eolico e del fotovoltaico, sempre al largo delle acque dell’Adriatico, che sarà tra i più grandi d’Europa, un’opera altrettanto importante senza alcun dubbio, perché siamo tutti pienamente consapevoli che il futuro si giocherà proprio sul terreno delle energie rinnovabili.

Questi, vista la distanza, saranno senza impatto sulla costa, senza costituire quindi alcun elemento dannoso per la fruibilità della Riviera romagnola da parte dei turisti, perché l’obiettivo deve essere sempre quello di coniugare tutela paesaggistica e tutela del nostro sistema spiaggia.

Trovo fondamentale che i progetti di nuovi impianti a fonti rinnovabili siano cuciti addosso al territorio in cui verranno inseriti, che coinvolgano la società e le Istituzioni locali e che rispettino gli ecosistemi presenti, puntando a migliorarne lo stato ecologico, dando un contributo fattivo a livello locale e non all’altrettanto fondamentale tema energetico.

In Emilia-Romagna un grande ruolo potrà essere giocato anche dall’agri voltaico, una delle soluzioni più promettenti per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Riassumendo i cardini del Piano, la Regione si muoverà con convinzione su tre grandi asset: abitare, mobilità e produzione. Questi macro temi saranno declinati attraverso 9 assi, sui quali fare perno prevedendo un ampio panorama di azioni. Si parte da ricerca, formazione e innovazione, indispensabili per contribuire a creare una vera e propria cultura green, poi c’è tutta la rete degli interventi con i grandi gestori, le partecipate, le multiutility.

Nel capitolo delle infrastrutture, reti e aree produttive sono compresi, invece, lo sviluppo delle Comunità energetiche, l’idrogeno verde, i progetti per lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili, la qualificazione energetica e ambientale delle aree produttive. Gli investimenti saranno tutti di prossimità.

In relazione alla transizione energetica delle imprese, i macrotemi da affrontare sono: il sostegno all’efficientamento energetico; i progetti di filiera; nuove imprese green; finanza agevolata; produzione di agroenergie. Tanto lavoro e tanta attenzione dovrà riguardare la mobilità intelligente e sostenibile attraverso la diffusione di veicoli a ridotte emissioni, il potenziamento del trasporto pubblico locale, in particolare del trasporto ciclopedonale, di treni e bus, dell’elettrificazione della rete ferroviaria, dell’implementazione del trasporto su ferro di merci e persone. Sono assolutamente da sostenere anche le azioni di sistema e il rapporto con gli Enti locali, monitoraggio del Piano, city manager, sportelli energia, oltre alle azioni trasversali di sistema.

Come in tutte le azioni del nostro Ente, fondamentale sarà il livello di integrazione tra il Piano energetico e gli altri strumenti della Regione, e non, come ad esempio il Piano rifiuti, il Piano aria e gli strumenti di programmazione urbanistici. L’obiettivo è creare, proprio grazie all’apporto integrato di tutti gli strumenti, un coordinamento politico efficace di tutti gli interventi che vada verso l’obiettivo della sostenibilità, nella chiave molto concreta dell’economia circolare, del risparmio e del riuso. Sarà anche importante il monitoraggio complessivo e costante su tutti i progetti.

Sul tema istruzione e formazione, anche gli ITS dovranno essere implementati nella direzione di una maggiore cultura energetica, bisognerà investire anche sui giovani sul piano della consapevolezza e della comunicazione per spiegare i passaggi e le caratteristiche di una corretta transizione energetica.

Il percorso approvativo intrapreso è stato sicuramente ricco di spunti e discussioni finalizzati a migliorare il Piano stesso. I tanti emendamenti che abbiamo ricevuto ci hanno fatto capire, da un lato, la complessità dei temi affrontati e, dall’altro, che il dialogo e il confronto sono sempre e comunque elementi positivi della discussione politica.

Sono chiaramente in gioco aspetti decisivi per il futuro della nostra regione e per questo le decisioni non sono così semplici, così come non sono semplici i problemi da sviscerare ed affrontare. Ci sono aspetti che andranno nel tempo ancora implementati e migliorati, ma sono altrettanto convinta che abbiamo già solidissime basi per approvare oggi un Piano energetico in grado di dare un concreto aiuto ai cittadini e alle imprese dell’Emilia-Romagna.

Abbiamo finito la scorsa settimana il processo di votazione degli emendamenti in Commissione. È stato un grande lavoro che ha coinvolto tutti i Gruppi consiliari, che hanno contribuito ad arricchire il Piano di proposte e specifiche fondamentali sul fronte energetico. Abbiamo approfondito il tema della formazione: occorre infatti aumentare attraverso la scuola la cultura energetica dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, anche attraverso percorsi specifici di approfondimento sui temi della transizione energetica. Abbiamo voluto sottolineare la grande importanza che dovremo dedicare alle reti e alle infrastrutture energetiche, e ci torneremo anche dopo, in un ordine del giorno che abbiamo condiviso. Dobbiamo infatti fare in modo che tutti gli investimenti programmati nelle fonti rinnovabili possano arrivare ad essere utilizzate come fonti vicine anche territorialmente alle imprese e alle famiglie.

Ritengo inoltre che sia indispensabile considerare come prioritaria, in questa fase, la risorsa del gas metano, indispensabile per accompagnare nel più breve tempo possibile una transizione energetica alla quale tutti crediamo.

Abbiamo voluto anche specificare maggiormente l’importanza dell’agrivoltaico, cui facevo riferimento prima, nella direzione di un supporto e ottimizzazione delle attività agricole. Ecco perché penso che l’Emilia-Romagna debba intraprendere con decisione anche questa strada. Abbiamo poi deciso di sottolineare e incrementare le funzioni di monitoraggio del Piano stesso, un monitoraggio che andrà fatto in modo costante e non solo alle scadenze. Occorrerà farlo in modo scientifico e analitico, con uno sguardo politico, ma al tempo stesso anche tecnico, attraverso la raccolta dei dati energetici e dei marcatori specifici. Soltanto un’analisi costante e condivisa di tutte le attività che tenga debito conto delle evoluzioni ad ampio spettro della situazione energetica nazionale e internazionale potrà garantire al Piano di rimanere efficace ed aggiornato, e di raggiungere, in ultima istanza, gli obiettivi così ambiziosi che ci siamo posti.

In conclusione, presidente, tengo veramente a ringraziare non in modo formale l’assessore e tutto il suo staff, la presidente Rontini e tutto lo staff della Commissione attività economiche, e ovviamente il relatore di minoranza, Emiliano Occhi, perché credo che abbiamo fatto davvero un lavoro importante per migliorare questo Piano.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Ringrazio anch’io subito la collega Pigoni, perché abbiamo lavorato su un testo sicuramente molto corposo, molto complesso, pieno di dati, pieno di informazioni e pieno anche di proposte, alcune delle quali anche abbastanza complesse da realizzare. Ma questo è nelle cose, è nel fatto di avere un cambiamento continuo delle norme, un cambiamento continuo anche del contesto geopolitico internazionale. È da questo che bisogna partire per inquadrare bene questo Piano attuativo del Piano energetico regionale.

Contesto geopolitico in continuo divenire, ma nel quale il nostro Paese è arrivato in maniera impreparata. Se partiamo dal 2000, quindi negli ultimi vent’anni, da quando è iniziato il fenomeno della globalizzazione, che ha coinvolto non solo le merci, ma anche il mercato dell’energia, si è pensato di avere a disposizione infinite quantità di energia, si è pensato di poter arrivare in pochissimo tempo un mondo fatto esclusivamente di fonti rinnovabili, un mondo in cui le energie e le materie prime non erano un problema.

Il problema è che adesso invece è un grandissimo problema questo approvvigionamento delle materie prime, energetiche e non energetiche, e siamo arrivati anche al problema dell’alimentazione. Questo perché negli anni, in Italia in particolare, ma siamo andati dietro anche a quelli che erano i diktat, le indicazioni, le sollecitazioni e tutte le suggestioni che un certo mondo ideologico, che proveniva anche dalla Commissione europea, ci portava davanti, un mondo e suggestioni che non facevano i nostri interessi nazionali.

Nel frattempo ci siamo legati a una sola fonte energetica, il gas, che abbiamo anche rinunciato a estrarre nel nostro territorio, rinunciando anche a fare ricerca, rinunciando a fare pianificazione, prospezione. Ci siamo legati ad una fonte energetica e ad un solo fornitore. Questo è stato un errore che, in quel mondo globale che avevamo tanto sognato, poteva essere possibile. La dimostrazione del crollo di questa globalizzazione, perché di crollo si tratta, ci ha portato nelle condizioni in cui siamo ora, con un’inflazione alle stelle, incontrollabile, come vediamo anche adesso che ci stiamo approcciando alla nuova versione del DEFR e alla nota di aggiornamento del DEFR, e vediamo, anche qui, come capire quali saranno gli sviluppi futuri dell’inflazione, dell’andamento del PIL, dell’andamento dei costi energetici sia per tutti estremamente complesso. E in questa fase noi cosa abbiamo fatto? Ci siamo, appunto, legati e non abbiamo fatto quello che dovevamo fare per fare i nostri interessi nazionali. Ricordiamo che la nostra economia è nata negli anni Cinquanta e Sessanta grazie al gas, con una grande azienda nazionale, che aveva come unico obiettivo o come primario obiettivo quello di far pagare meno l’energia alle nostre imprese e alle nostre famiglie. Ebbene, questo sarebbe dovuto essere il faro per tutto il nostro Paese dagli anni Sessanta in avanti. Purtroppo, specialmente negli ultimi vent’anni, ma direi anche in parte gli ultimi trenta, pensiamo all’estrazione del gas passata da 20 miliardi di metri cubi all’anno negli anni Novanta a 3,5 l’anno passato, ci ha portato in questa situazione.

Abbiamo legato la nostra economia, un’economia senza materie prime, quindi un’economia di trasformazione, all’esportazione verso un Paese con il quale adesso siamo “in guerra”, la Russia. Ci siamo legati all’economia tedesca, diventando, al pari della Polonia, una succursale della produzione tedesca. Abbiamo delocalizzato quanto più delocalizzabile della produzione nei Paesi dell’Estremo Oriente. Tutto questo oggi ci porta ad avere un contesto internazionale di questo tipo, nel quale l’Unione europea, la Commissione europea, presa alla sprovvista, ci chiede in poco tempo di trasformare la nostra economia, il nostro modo di produrre energia e il nostro modo di vivere, e a cascata, quindi, il nostro Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) dovrà essere modificato e alla rincorsa modificare tutti i piani regionali.

Questi piani regionali, come il nostro, devono recepire o vogliono recepire – dirò in seguito in che modo recepiscono – questi obiettivi in maniera più o meno critica. Ne cito solo alcuni, quelli più eclatanti. Al 2030 il 55 per cento di minori emissioni di gas climalteranti – è ben noto a tutti ormai il fit for 55 –, il 47 per cento di risparmio energetico, pensiamo al Superbonus, al Sisma Bonus, al 110, quello che doveva essere, che ha avuto di certo non questi risultati e neanche siamo all’inizio di questi risultati del 47 per cento e il dato del 45 per cento di copertura consumi finali da fonti rinnovabili se prendiamo l’ultima versione del REPowerEU. Tutto questo comporta una necessità, per la nostra Regione, di un’installazione, pensiamo per esempio al fotovoltaico, di 5 gigawatt di potenza al 2030: 5 gigawatt ripartito sul livello regionale, a livello nazionale, tolto l’eolico siamo intorno ai 63 gigawatt. Ovviamente, se confrontiamo questo con quelli che sono gli obiettivi raggiunti finora capiamo subito che molta strada c’è ancora da fare.

Si diceva principalmente, quindi, che abbiamo bisogno di elettrificare i consumi e abbiamo bisogno di risparmiare energia. Questa sicuramente è una necessità sulla quale noi concordiamo. Non è in discussione la transizione energetica ecologica, sapere che tra dieci, venti, trenta, quarant’anni, ormai, gli idrocarburi di origine fossile saranno quasi residuali e probabilmente utilizzando un corretto mix di varie fonti rinnovabili, tutte, potremmo garantire una programmabilità del nostro fabbisogno energetico. Teniamo conto che alcune energie non sono programmabili, quindi c’è tutto il tema di come il nostro sistema elettrico regge, di evitare blackout, di rendere le reti più intelligenti. Ma di questo riparleremo.

Dicevo, anche qua ne abbiamo parlato varie volte in Commissione, che c’è la necessità di integrare questo Piano con tutti gli altri piani, lo diceva anche la collega Pigoni: avere il Piano dell’aria, fondamentale, e anche i piani urbanistici e tutti i piani territoriali e di gestione anche delle aree naturalistiche: penso alle SIC-ZPS, Rete Natura 2000, perché sappiamo benissimo che sta arrivando il decreto sulle aree idonee. C’è un tavolo tecnico, attualmente, in Regione, di cui io sono venuto a conoscenza, ma credo che forse anche la Commissione avrebbe potuto essere informata almeno del documento di questo tavolo tecnico, che è un documento molto interessante, di cui sono venuto in possesso soltanto perché qualcuno me lo ha fatto vedere, ma nel quale sono contenuti degli interessanti dati di incrocio della normativa regionale attuale e le prospettive sull’arrivo del nuovo decreto delle aree idonee.

Questo per dire che questi compiti a casa sono fondamentali e quindi l’integrazione con gli altri piani urbanistici sarà fondamentale. Questa volta ci sono tante risorse (PNRR, risorse europee e risorse regionali, ulteriori risorse statali), ma la domanda è: riusciremo davvero a spendere queste risorse?

Vengo a quelle che per me sono le critiche più rilevanti che faccio a questo Piano. Questo Piano, per esempio, non ci spiega per quale motivo abbiamo mancato gli obiettivi al 2020, e siamo già al 2022. Per normative farraginose? Non c’è scritto. Ostacoli burocratici? Non c’è scritto. Mi sarei aspettato, per esempio, un elenco di problematiche rilevate, per esempio varie problematiche, vari punti per affrontare e risolvere queste problematiche che hanno rallentato il Piano già in essere.

Scritto così, assessore, è un po’ un libro dei sogni, sono quasi 900 pagine, molti argomenti sono ripetuti, giustamente la normativa prevede che ci sia un rapporto ambientale, prevede che ci sia un sacco di carta, diciamo così, ma poi nel succo magari era meglio inserire anche, un po’ per punti, quali sono i colli di bottiglia e come magari risolverli, andare a eliminarli.

Forse, come è già presente in alcune delle osservazioni, per questo Piano potevamo ripartire dal quadro conoscitivo, ma perché? Perché in effetti questa volta ci stava, è cambiato tutto, è cambiato il mondo, è cambiato il contesto geopolitico rispetto al 2017, quando fu approvato il primo Piano energetico.

Manca anche una critica costruttiva al continuo innalzamento degli obiettivi europei, in un contesto in cui invece i Paesi vanno in ordine sparso. Vedi il price cap, che ormai è diventato una barzelletta, questo price cap. Ogni Paese vuole fare il suo, ogni Paese si sta muovendo da solo. Questo è già un brutto segnale di quello che potrebbe essere un collasso dell’integrazione europea, in atto. La Germania si muove da sola, la Polonia si muove da sola, la Francia e la Germania fanno accordi bilaterali, lasciando fuori Spagna e Italia. Bruttissimo segnale. Non dico che il Piano regionale debba parlare di un contesto geopolitico mondiale, però almeno mettere i puntini, cercare di dare una spiegazione, fare un focus su quelle che sono delle problematiche che esulano, che sono sopra le nostre teste, che però vanno a incidere sulla realizzazione di questo Piano e potrebbero anche cambiare l’andamento di tutte le nostre previsioni.

D’altronde, manca una critica agli obiettivi europei. Ma se siamo la Regione che con il Patto per il lavoro e per il clima al 2035 prevede il 100 per cento di energie rinnovabili, chiaramente non posso pretendere che si faccia una critica costruttiva agli obiettivi europei. Noi vogliamo fare sempre i più bravi della classe, ma rischiamo poi di steccare.

Pensiamo, per esempio, al biometano, che è una delle energie rinnovabili più peculiari del bacino padano, che ha anche un grosso problema di inquinamento dell’aria, e lo sappiamo, al quale bisognerà dedicare una trasformazione della nostra agricoltura, una trasformazione che deve essere incentivata e accompagnata, ma nella quale il biometano e la produzione di digestato fondamentalmente per ridurre l’utilizzo di concimi chimici sono fondamentali.

Troppe poche istanze ancora. Questo lo diciamo nel Piano. L’obiettivo di 260 milioni di metri cubi al 2030 immessi in rete è forse un po’ poco? L’Unione europea prevede 35 miliardi. Forse ci sta. Ma per fare questo cosa bisogna fare? Bisogna incentivare al massimo l’utilizzo delle tecnologie disponibili e utilizzare al massimo le prescrizioni tecniche attuali sul biometano. E cosa si fa, invece? Si va a recepire un’osservazione che impedisce di incentivare gli impianti che avrebbero bisogno, invece, di incentivazione, quelli che si devono trasformare, per esempio, da biogas a biometano, quelli che vogliono utilizzare le colture anche di secondo raccolto, che è previsto dalla normativa, anzi, la normativa prevede che per avere biometano di ottima qualità sia necessario utilizzare anche coltura di secondo raccolto: colture di secondo raccolto che vanno incontro anche a un cambio paradigmatico dell’agricoltura. Non si faceva il secondo raccolto così come viene fatto adesso, senza arature, e questo è anche uno stoccaggio di azoto, stoccaggio di carbonio. Questo è stato come un colpo al cuore per coloro che vogliono passare al biometano di nuova generazione, diciamo così, sia per il trasporto che per l’immissione in rete.

Geotermico. Anche qui, il tema, assessore, non è tanto che negli obiettivi del geotermico non c’era niente, perché dopo, per carità, abbiamo sistemato in Commissione con degli emendamenti che sono stati recepiti ed è corretto. Però io mi chiedo: la Regione, con i suoi uffici, nel suo servizio geologico fa degli studi, quindi pagati dalla Regione, con fondi della Regione, nel quale ci sono degli obiettivi, anzi c’è un potenziale molto forte sul geotermico, in bassa entalpia, quello proprio che permette di installare le pompe di calore, e questi dati della Regione non entrano nel Piano. La domanda che io mi sono posto allora è questa: ma si parlano, le strutture, in questa Regione? Perché è vero, abbiamo delle strutture di eccellenza: per esempio, il servizio geologico della Regione Emilia-Romagna è un servizio da sempre di eccellenza, che produce, però poi non viene recepito nei piani. Mi chiedo quindi: come pensiamo di affrontare obiettivi così impegnativi se le nostre strutture non si parlano neanche correttamente tra di loro, e anche gli studi portati avanti non vengono recepiti?

Non si parla poi nel dettaglio, e anche qua avrei voluto un dettaglio, su come si preservano i nostri comparti energivori (i comparti industriali energivori e gasivori) dalla scure dei poco realizzabili obiettivi europei. Anche qua, un capitoletto, un passaggio.

Adesso, con l’emendamento della collega Pigoni, almeno è stato fatto un passaggio sul gas. Mancava totalmente il passaggio della transizione del gas, del ruolo fondamentale anche della nostra Regione nel gas, non solo come giacimenti, ma anche come know-how, come potenzialità estrattive, come il Polo di Ravenna, per esempio.

Non si parlava, dicevo, di gas. Ma perché? Le imprese e i comparti produttivi devono poter programmare. Se non possono programmare – si parla del biogas, come per le ceramiche – non fanno neanche gli investimenti, perché non recepiscono gli investimenti che noi proponiamo nel Piano, che sono promessi con i finanziamenti.

Un’altra cosa importante, secondo me, è che non si parla esaurientemente o neppure dei rapporti con le nostre multiutility, nel bene e nel male. Io continuo a definirle “nostre multiutility” perché sono le ex municipalizzate, ed è per questo che bisogna parlare anche di loro nel Piano, di come possono aiutare. Pensiamo alle Comunità energetiche, possono aiutare, non possono aiutare, l’installazione, tutte queste cose.

Mi riservo di fare un passaggio anche sugli emendamenti, però è chiaro che questo Piano poteva essere, secondo me, aggiustato, poteva essere, secondo me, meglio tarato su quelle che sono le problematiche che ci sono in questo momento nel nostro Paese, nella nostra Regione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Passiamo ora alla discussione generale. Prego, consigliere Tagliaferri.

 

TAGLIAFERRI: Grazie, presidente.

Il dibattito sul Piano energetico regionale mi lascia abbastanza freddo, non perché io non vedo o neghi l’enorme crisi energetica che ci attanaglia, quanto perché dare rilevanza a questo Piano significa nascondere e nascondersi i veri motivi della crisi attuale.

Le Regioni hanno, come sappiamo, una competenza limitatissima nel grande, grandissimo gioco degli approvvigionamenti energetici, roba da geopolitica seria, temi di politica nazionale e internazionale su cui le Regioni giustamente toccano palla in maniera – ahimè – molto marginale.

La politica energetica dovrebbe quindi essere un tema squisitamente ministeriale e le Regioni dovrebbero ragionare, avanzare richieste, prefigurare scenari e fabbisogni, da trasmettere prima a Roma e poi a Bruxelles, per costruire una mappa rispondente ai bisogni e poi per mettere in atto le decisioni prese a livelli sovraordinati. Ecco cosa clamorosamente, ma anche in questo dibattito è la prospettiva europea.

La politica energetica avrebbe dovuto essere uno dei temi di peculiare sviluppo europeo, ma, come tante altre tematiche continentali, è stata bellamente dimenticata. Di più, quell’Unione europea nata sugli accordi della CECA, quella Comunità europea del carbone e dell’acciaio, avrebbe dovuto tenere conto dell’esigenza primaria di una politica unitaria sull’energia, mentre non solo ha consentito il più totale lassismo in merito, ma addirittura ha chiuso entrambi gli occhi per evitare di notare come ad Amsterdam stesse nascendo e crescendo la quintessenza della speculazione, una borsa energetica ben diversa e lontana da qualunque borsa merci, basata sulla speculazione più totale, dove put e future dominano la scena di quelle che sono vere e proprie scommesse al buio, degne dei migliori azzardo da casinò. Il problema è, però, che il prezzo della speculazione viene scaricato su noi europei.

In questo scenario, o forse sarebbe meglio parlare di assenza di scenari, ecco il Piano energetico regionale. Non un documento inutile, per carità, ma buttato un po’ lì, privo di una reale prospettiva organica europea e nazionale. È vero che in questo documento vengono riprese le linee guida della Commissione in ambito europeo, ma esperti, studiosi ed economisti di fama mondiale hanno più volte mostrato un chiaro scetticismo sugli obiettivi che l’Europa si è data, strizzando palesemente l’occhiolino al populismo più gratuito. Insomma, non serve a nulla dare numeri a casaccio, senza capire realmente come mettere a terra tali obiettivi.

Questo è l’aspetto principale dove Bruxelles ha latitato, così come si è squagliata, come neve al sole, la prospettiva di un solidarismo europeo sul tema energetico, a fronte di un price cap europeo o di una ridistribuzione degli extraprofitti per la vendita degli idrocarburi, la Norvegia – tanto per fare un esempio – ha risposto picche, quindi per evitare di sottolineare l’ennesima mancanza di quella che dovrebbe essere un’Unione Europea, avanti con i Piani regionali e con qualunque altro elemento riempitivo, nella speranza che nessuno si accorga del vuoto principale.

Entro il 2035, quindi, la Regione dovrà essere totalmente green. Bellissimo proponimento, certo. Ma nessuna parola su come si voglia ottenere quel risultato. I più disattenti tra noi potranno rispondermi che i bandi che discendono da questo Piano siano la testimonianza plastica di come si voglia cambiare il futuro più prossimo, ma mi permetto di dissentire anticipatamente. Davvero qualcuno pensa sul serio che le risorse messe in campo dalla Regione siano sufficienti a determinare un cambiamento così profondo in tempi così brevi? Davvero pensate che le imprese energivore baseranno i propri piani futuri per tentare di sopravvivere alla speculazione pensando al Piano energetico regionale? Siamo seri. I bandi regionali avranno il merito di stimolare un minimo la nostra economia, ma per un cambiamento così radicale occorrerebbe un più stretto legame sia con il Governo nazionale, che in ambito europeo, con un piano di risorse doppio rispetto a quello del PNRR.

Piccola nota a margine: la riserva al rigassificatore di Ravenna. Ritengo che la Regione si sia comportata molto bene su tale partita con un iter autorizzatorio molto rigoroso e attento ad ogni aspetto, e che tale autorizzazione sia arrivata in tempi record. Ma inserire quella che è un’infrastruttura strategica nazionale in un Piano regionale fa un po’ sorridere. Non è che dal rigassificatore, che scioglierà il gas metano, compattato in mega cubetti di ghiaccio, discenda una condotta energetica non riservata, quindi le ricadute del rigassificatore sono di sistema per tutto il Paese, e non specifiche per il nostro territorio.

I temi del rigassificatore sono di competenza statale, e l’Emilia-Romagna ha l’unico merito di ospitare generosamente le infrastrutture e nulla più. E qui veniamo all’altro aspetto del Piano regionale, quello di una sottile propaganda politica che pervade tutto il documento presentato, un messaggio subliminale teso a sottolineare l’attivismo della Regione Emilia-Romagna rispetto all’inazione del Governo nazionale insediatosi poche settimane fa dopo le storiche elezioni dello scorso settembre.

La realtà quotidiana delle cronache ci parla di un Governo Meloni, quindi, che sta continuando l’azione impostata dalla Presidenza Draghi, dare un futuro energetico al nostro Paese, in un momento storico molto incerto, dominato da speculazione, incertezza e grandi egoismi europei.

Ed eccoci arrivati alla chiusura del ragionamento con alcune semplici domande: quanto è in linea questo documento con le linee di intervento nazionali? È stato concertato con i Ministeri competenti? Si è realmente operato per dare a questo Piano una coerenza nazionale? Dalle critiche che ho sentito durante il percorso nelle varie Commissioni assembleari da parte della maggioranza che governa questo ente sembrerebbe di no, soprattutto se si considerano le pseudo frecciatine sulla mancanza di decreti attuativi sulle Comunità energetiche, o quando si critica la ripresa delle trivellazioni in Adriatico.

Concludo rivolgendomi al presidente assente – assente per i motivi che conosciamo. Presidente Bonaccini, trovo inadeguato questo tentativo di accreditare la nostra Regione di un ruolo internazionale che non ha in materia, per dare ancora più importanza alla sua figura. Lei è già persona importante, nel bene o nel male, per questa Regione, ma credo che il Piano energetico debba rimanere in secondo piano rispetto alle sue più che legittime mire di crescita personale all’interno del suo partito. Ne va del futuro delle nostre imprese e dei nostri cittadini.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Bessi, prego.

 

BESSI: Grazie, presidente. Grazie, colleghi e colleghe.

L’atto che oggi siamo chiamati ad approvare riguarda appunto il Piano Triennale di attuazione 2022-2024 del Piano energetico Regionale 2030.

Già le date che sono poste ci pongono il tema dell’importanza di come il Piano approvato per il triennio 2017-2019 è stato in primis prorogato fino ad oggi, ma alcuni parametri sono stati modificati nel corso di questi turbolenti anni dall’Unione europea, come giustamente ha presentato e spiegato la relatrice di maggioranza, Giulia Pigoni, che ringrazio del lavoro svolto.

Inoltre, la Commissione europea e il Consiglio d’Europa di cui fanno parte tutti i Paesi membri, quindi il Parlamento europeo, di cui fanno parte tutti i Gruppi parlamentari, hanno posto obiettivi su questi temi molto precisi.

La Regione opera su tre grandi asset: abitare, mobilità e produzione, questo è il nostro perimetro di gioco, declinati su otto assi, Ricerca e formazione, Infrastrutture e reti, al cui interno ci sono le Comunità energetiche e l’idrogeno verde, la transizione energetica per le imprese la riqualificazione e i privati, la rigenerazione urbana, il patrimonio pubblico, la mobilità intelligente, il rapporto con gli Enti locali, il monitoraggio, i city manager, le azioni trasversali di sistema ovvero il protocollo d’intesa con terzi, e soprattutto le attività del Comitato Tecnico-scientifico.

In questo perimetro sono d’accordo con le parole dell’assessore Colla, quando ha detto che il Piano triennale presentato è una sterzata rispetto al 2017, sicuramente per le tante cose che sono successe in questi anni, ma non solo, “entro il 2023 – ha continuato – apriremo un confronto con tutti coloro che possono dare un contributo (Università, ENEA, CNR e altri), in un’ottica di partecipazione per elaborare un nuovo quadro conoscitivo per il nuovo PER”.

Questi sono passaggi, il perimetro e ciò che riguarda il suo percorso, che penso siano da sottolineare e siano di estrema importanza.

Il perché sono i cinque anni passati, e in politica si dice spesso che cinque anni o tre anni sono un’era geologica, a cui va posto rimedio, ma non solo perché ce lo dice la politica, ma ce lo dice la nostra società, una società che, al netto degli eventi purtroppo che tutte le volte che interveniamo ricordiamo con amarezza, Covid e guerra, stiamo vivendo una realtà ben anche precedente dove la velocità, anzi le accelerazioni sono le costanti della definizione della nostra quotidianità, e spesso non ce ne accorgiamo, ma non solo noi impegnati nell’ambiente della politica, un po’ tutti quanti. Ci richiama, questo fattore, la contemporaneità, e il tema energetico ne è un esempio, se non l’emblema. Anche qui si è usata spesso un’altra parola, rivoluzione, per quanto riguarda il tema energetico, e questo ci dà ancora l’idea del cambiamento e dell’evoluzione in atto e in corso, che non si fermerà sicuramente né oggi né con il nostro Piano energetico, ma a cui noi dovremo dare comunque risposta per le nostre responsabilità.

A questo si intreccia l’altra grande rivoluzione, forse anche parallelamente, che determina anche parte del cambiamento del nostro tema energetico e della gestione energetica, che è la rivoluzione digitale, dove ormai questi due argomenti si incrociano e dove pongono la tecnica della gestione delle risorse, scarse, molto prima ancora più della disponibilità delle stesse risorse.

Ecco, allora, come l’esempio che abbiamo sotto gli occhi in questo periodo, in queste ore, ovvero il tema dell’energia e del risparmio dell’energia, sia quanto mai non solo di attualità, ma preponderante. In questi mesi, dopo lo scoppio della guerra, dopo i temi, che non citerò più, della crisi dell’approvvigionamento o altro, siamo stati chiamati a importanti risparmi e abbiamo raggiunto importanti percentuali, oltre il 20 per cento in alcuni settori anche economici. Tutto ciò non è dovuto solo perché abbiamo deciso di abbassare i gradi delle nostre abitazioni oppure di adottare un certo tipo di orientamento nell’utilizzare le tecnologie a livello di imprese, o usare le nostre produzioni anche in altri orari, o perché il clima è migliorato, ma perché proprio è stato determinato non solo per l’urgenza, ma anche per l’occorrenza e per il bisogno, e abbiamo scoperto che sicuramente è un mondo su cui occorre, ed è nostro dovere fare molto di più. È stato anche dimostrata da parte di questo sistema, che si basava su un’abbondanza di risorse e di prezzi abbastanza contenuti, nonostante l’aumento dei prezzi, una resilienza che ha stupito non solo molti osservatori, non solo analisti, ma anche gli stessi dati. Se noi pensiamo che i dati economici di quest’anno raggiungono quasi il 4 per cento del PIL, e non sto qui a ricordare tutti i dati economici usciti dell’Istat da qualche giorno, si capisce come certi approcci e certe narrazioni anche di pessimismo siano stati smentiti dai fatti, dalla resilienza del nostro sistema, quindi dalla nostra capacità di mettere in campo ingegneria e capacità intellettuale.

Di fronte al nostro Piano, che pone questo tema ai primi posti sul risparmio energetico, credo che siamo sulla strada giusta per migliorare, perché servono comunque strumenti pianificatori. I dati non bastano, non bisogna decantare quello che è stato, sono decisioni già prese. Giustamente però come ha ripetuto Colla – lo cito per la seconda volta, e poi non credo di fargli né torto né una decantazione straordinaria – gli strumenti pianificatori occorre che siano flessibili e modulabili, secondo le parole che ho citato prima, per il fatto che occorre questo tipo di innovazione.

Ecco come la scelta della gestione delle risorse e quelle della tecnologia diventa una delle sfide principali del nostro non domani, presente. Ecco anche, quindi, la positività delle risorse finanziarie poste nei fondi 2022-2024, che non vado a citare, dei diversi strumenti, perché la collega Pigoni ha perfettamente posto il punto nella sua relazione.

Comunque, torniamo con qualche considerazione, perdonatemi, su questa rivoluzione. Tutto ciò conduce inevitabilmente a nuovi equilibri tra l’economia reale e quella finanziaria. Lasciatemi dire che anche paradossalmente questa crisi energetica, questa fase di tensione ha posto il tema della rivincita dell’economia reale, la rivincita dell’importanza della produzione, non solo della produzione orizzontale, cioè quella di riprodurre beni e servizi in maniera standard, ma anche di quella verticale, di quanto sia importante innovare il sistema e avere quei salti nella tecnologia che ci portano non solo ad utilizzare le risorse, ma anche a gestire le risorse, quindi l’importanza delle materie prime.

Ci siamo accorti di quanto serva l’economia reale (passatemi il termine e il passaggio retorico, molti di voi se ne sono accorti sicuramente molto prima di me). Ecco come le nostre decisioni su energia, ambiente, Piano dell’aria, dei trasporti si connettono con questi nuovi equilibri, e – lo ripeto – come la gestione delle risorse esistenti sia la preoccupazione principale, ma anche la capacità di portare innovazione non solo alle tecnologie presenti, ma anche a quelle future.

Questa rivoluzione ci ha posto di fronte tre sfide: la sicurezza, i prezzi, la sostenibilità. Non possiamo eludere nessuno dei tre aspetti, tant’è che alcuni attenti osservatori e anche operatori economici, politici o altro parlano del trilemma sul fronte dell’energia.

Si sarebbe definito quindi, citando (passatemi anche qui la citazione, il parallelismo) Moro, che servono equilibri più avanzati nel campo energetico, non possiamo accontentarci della nostra retorica del passato di contrapposizioni che spesso sono sterili, serve un equilibrio pragmatico, come questo Piano energetico pone nella sua consapevolezza del presente e che bisogna chiaramente fare i conti con il presente e con i processi che ci sono, quelli che citavo prima, che possono essere orizzontali o verticali.

Vado a concludere. Quando dico che serve il pragmatismo di gestire il presente e di progettare un domani in sicurezza e con la sostenibilità riguarda l’ambiente, l’economia, la società stessa.

Come conclusione personale, in questa esperienza di legislatura in Regione o comunque nel fare politica, vorrei anche lasciare un auspicio, cioè di superare alcune contrapposizioni che citavo prima, che spesso sono sterili, per esempio quella che vede in contrapposizione le molecole con gli elettroni. Le molecole, la CO2 e il gas, non sono sempre cattive, possono essere anche buone, a volte sono verdi, come per esempio l’idrogeno o il biometano, ma anche utili, perché possono nel presente essere utilizzate e renderci in equilibrio e soprattutto poter progettare un domani sicuramente più da gestire con strumentazioni e tecnologie che passano, appunto, da quei salti tecnologici verticali che ci auguriamo. E non sempre l’elettrone risolve tutti i problemi, perché anche l’elettrone ha i suoi limiti.

Per concludere, ringrazio innanzitutto per il lavoro svolto da parte delle Commissioni competenti, dei relatori di maggioranza e di minoranza, dei tecnici che hanno partecipato durante il percorso della presidente Rontini, ma anche per come sono stati condotti i lavori perché, oltre ad avere pianificato e ad aver portato a compimento questo passaggio programmatorio, abbiamo sicuramente imparato, credo, tutti molto da questa esperienza e da questo atto che andiamo oggi a votare.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Io sentivo il bisogno di partecipare al dibattito su questo Piano per una serie di ragioni, una è chiaramente di carattere tutta istituzionale. Nell’ambito del percorso che ha portato all’approvazione in Commissione, in quanto presidente della Commissione Ambiente mi sono dovuto astenere da valutazioni politiche che avrebbero in qualche modo potuto…

 

(interruzione del consigliere Bessi)

 

CALIANDRO: No, non è un problema, collega Bessi.

Dicevo, nell’ambito del dibattito chiaramente mi sono dovuto astenere per ragioni di opportunità istituzionale, non reputavo opportuno cimentarmi in una discussione nel merito che questo Piano a mio giudizio, invece, offre al dibattito di quest’aula, e lo offre perché è un percorso innanzitutto politico, prima ancora che amministrativo, quello che con l’assessore Colla e i due relatori è stato condiviso. Dicevo politico perché io sono convinto che il messaggio che abbiamo dato con il Patto per il lavoro e per il clima all’inizio di questa legislatura, nel 2020, trovi in questo appuntamento istituzionale il senso stesso del nostro mandato amministrativo. Ci siamo molte volte cimentati in dibattiti che sono stati legati alle politiche attive sul lavoro e al modo in cui il Patto per il lavoro e per il clima poteva intervenire, lo abbiamo fatto anche con altre leggi. Ma oggi a mio giudizio si mette a sistema quello che l’Emilia-Romagna consegna al Paese, non solo alla Regione stessa.

Ci sono due grandi target, li ricordava anche il collega Bessi un attimo fa: la decarbonizzazione prima del 2050, le rinnovabili entro il 2035. Sono due appuntamenti importanti, c’è poco da fare. Noi abbiamo un mondo che è impazzito, abbiamo un clima che è impazzito. La nostra transizione energetica, allora, la nostra trasformazione passa da alcuni appuntamenti. Questi appuntamenti hanno delle gambe economiche, delle gambe politiche sulle quali si costruiscono. Non v’è dubbio che la cifra che viene stanziata è imponente. Ma è imponente per una ragione di lungimiranza: 4,5 miliardi di investimento distribuiti evidentemente tra PNRR e altre fonti comunitarie, altre fonti regionali che l’assessore Colla ha messo a disposizione del nostro dibattito sono effettivamente la cifra politica di un grande investimento sistematico che trasforma la nostra Regione. Ma allo stesso tempo ci dicono qual è l’approvvigionamento energetico del quale necessitiamo. Noi con questo Piano sostanzialmente diciamo che l’obiettivo è il calo delle emissioni – il 55 per cento – così come pensiamo che le rinnovabili in questa Regione debbano diventare il 45 per cento, e che il nostro risparmio energetico debba essere il 32 per cento.

Intendiamoci: si tratta di numeri, e molto spesso coi numeri ci si può giocare, soprattutto nelle sedute di bilancio, diciamola così. In verità però i numeri portano dietro delle buone pratiche. All’interno di queste buone pratiche non vi è dubbio che vi siano gli asset fondamentali sui quali noi costruiamo la nostra Emilia-Romagna. Lo facciamo sulle fonti rinnovabili, lo facciamo sull’agrivoltaico, lo abbiamo fatto sulle Comunità energetiche. Non esiste oggi, in questa Regione, realtà alcuna che non sappia che le Comunità energetiche sono il futuro. Pensate alle grandi distese industriali che abbiamo, ai milioni di alberi che ci siamo proposti di piantare in risposta ai milioni di chilometri quadrati di cementificazione di questa Regione. La Comunità energetica è lo strumento con il quale io dico che, se ci sono dei capannoni, ci sono delle zone che sono a vocazione solamente industriale, possono diventare occasione di rilancio e di risparmio energetico. Bene, in questo Piano c’è questo, in questo Piano c’è un’idea di Regione, un’idea di ripensamento della nostra stessa rete elettrica che cambia le regole, i nostri asset. Aver discusso e discutere in un Piano triennale di idrogeno verde, quando abbiamo un’Italia che è ancora ferma al fossile, a mio giudizio è una scelta di grande intelligenza. In alcune realtà (penso a Bologna, per esempio) ad idrogeno andranno gli autobus nel giro di due anni.

Il tema è come inseriamo questo Piano nelle politiche che abbiamo nel nostro territorio. Abbiamo iniziato già alcuni anni fa a discutere di economia circolare, del Piano di gestione dei rifiuti, lo stiamo facendo ancora oggi con questi asset, con queste azioni, per cercare di creare trasporto sostenibile.

In buona sostanza, il mio obiettivo non è quello, evidentemente, di fare la controrelazione o la relazione integrativa su un Piano strategico, ma è quella di evidenziare come la ricerca necessiti di alcuni investimenti.

Il tema, cari colleghi, è che questo processo di transizione, questo processo di trasformazione del nostro sistema industriale necessiterebbe non soltanto di uno sguardo lungo, ma anche di uno sguardo profondo. Noi proponiamo di modificare lo stile in cui si abita nelle nostre abitazioni, lo stile con il quale ci muoviamo nella nostra Regione e lo stile con il quale produciamo in questa Regione.

Occorre però che questa Regione non sia sola. Ha la necessità, se vuole essere una locomotiva, che anche il Governo accenda una luce. Il grande assente in finanziaria è proprio questo, lo sappiamo, è un dramma, noi ci siamo cullando sugli allori di un sistema che abbevera alle fonti del PNRR gran parte degli investimenti, ma io mi augurerei (questo è un auspicio che lascio al dibattito futuro, non agli interventi di quest’oggi) che il nostro prossimo appuntamento sia quello in cui andiamo a verificare quanti ulteriori investimenti vengano fatti su questo Piano triennale.

Abbiamo fatto molto, ma molto ancora può essere fatto. Penso, quindi, che l’asticella, l’aspettativa – qui noi siamo evidentemente la minoranza che in questo momento governa il Paese – sia quella di creare una sintesi di proposta un po’ più alta di quella che viene offerta, altrimenti rischiamo di sentirci terribilmente soli in questa battaglia.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Cuoghi, prego.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Un Piano energetico si basa sostanzialmente su tre pilastri. Sono già stati detti, ma li voglio ripetere. Il primo è l’approvvigionamento dell’energia, senza il quale non si può neanche definire, ovviamente, un Piano energetico. Il secondo è il fatto che questa energia sia disponibile alle famiglie e in particolare alle imprese anche a un prezzo competitivo, a un prezzo adeguato, in modo che le imprese possano mantenere la competitività sui mercati. Il terzo è, ovviamente, il tema ambientale e tutto il tema che identifichiamo come transizione ecologica.

Queste tre regole sono tre pilastri, come tre gambe di uno sgabello, dove se ne manca una ovviamente lo sgabello cede, o se una gamba è più lunga o è più corta lo sgabello non ha stabilità. Pertanto, dobbiamo cercare di dare un equilibrio quando andiamo a scrivere un Piano energetico con queste tre regole e dobbiamo fare in modo che il nostro Piano si adatti a tutte le attività che coinvolge in modo equilibrato, rispettando queste tre regole.

A noi sembra che questo Piano non abbia questo requisito, non abbia questa particolarità. Mi riferisco in particolare a un settore produttivo a me vicino territorialmente, quindi anche caro in un certo modo, che è quello della ceramica, un settore che viene semplicemente definito tra quelli hard-to-abate, dove le emissioni sono difficili da diminuire, e perciò viene un po’ relegato. Ovviamente anche il settore della ceramica è citato in questo Piano e sono citate anche alcune soluzioni, che dopo andrò a elencare meglio, ma su un documento di diverse centinaia di pagine tra quello che è il Piano, quelle che sono le valutazioni, quelli che sono i vari documenti collegati, giusto poche parole messe lì in una frase per dire che non ce ne siamo dimenticati. Mi sembra, invece, che un pochino la cosa si sia dimenticata o che, almeno, ci si sia dimenticati di quelli che sono i punti cardine di questo Piano energetico.

Quando si parla di spostare al 100 per cento di rinnovabili entro il 2035, è evidente che non si sta parlando di un settore come quello della ceramica, ma di nessun settore hard-to-abate. Attenzione, mi riferisco alla ceramica. Ho detto che è un settore che sento vicino, ma io credo che sia un settore che sia vicino a ciascuno di noi, in Regione Emilia-Romagna, perché la ceramica è un’eccellenza di questa Regione, ma non è un’eccellenza nazionale, e nemmeno un’eccellenza europea; è un’eccellenza mondiale, che abbiamo in questa Regione, che interessa circa 200 imprese, con 20.000 addetti, 40.000 se si considera l’indotto, molti di più se consideriamo anche i servizi, il commercio e tutto quello che ci sta dietro.

Ecco allora che pensare ad una conversione rinnovabile di questo settore produttivo è assolutamente impossibile: impossibile da un punto di vista tecnico. Questo è un settore che avrà bisogno del gas, ne ha bisogno adesso e ne avrà bisogno per molto tempo.

Ne avrà bisogno per molto tempo anche per un’altra ragione: ne avrà bisogno per molto tempo, perché se noi vogliamo che veramente ci siano degli investimenti importanti sul gas, come questa Regione ha sinceramente fatto, ad esempio con il rigassificatore di Ravenna, sicuramente nell’ambito di un progetto nazionale, ma che qui è stato fatto grazie a uno sforzo che ha visto la Regione in prima linea, ma penso anche a investimenti delle imprese energetiche, dobbiamo dare ovviamente una prospettiva più lunga. Gli impianti devono infatti essere avviati, devono essere ammortizzati e devono poter produrre per un po’ di tempo.

Perciò, non dobbiamo dare dei riferimenti troppo brevi, troppo stringenti, o che non vadano a completare un investimento di un ciclo produttivo come può essere quello del gas. Non credo nemmeno, come è stato presentato, che una soluzione per questo settore possa essere l’idrogeno verde. È vero, ci sono progetti-pilota che stanno partendo, ci sono due aziende che stanno installando progetti per produzione di idrogeno verde per l’immissione dell’idrogeno nella combustione dei forni, con cui poi viene cotto il materiale ceramico.

Questi sono progetti che prevedono un uso dell’idrogeno a circa un 10 per cento rispetto al volume complessivo del gas, quindi sono residuali rispetto ai consumi e perciò alle emissioni, ma se anche rimanessero residuali, potrebbero dare un aiuto.

Il problema è che questo non può essere un obiettivo verso cui può andare il mondo dell’industria ceramica per una ragione molto semplice: se ciascuna di quelle 200 aziende installasse un impianto a idrogeno (ogni azienda, soprattutto le grandi, hanno ben più di un impianto, ma ci limitiamo a questo) e se anche aumentasse con la produzione di idrogeno per arrivare al 50 per cento del gas che entra nel ciclo di combustione, avremmo bisogno di una quantità incredibile di acqua, perché potremmo anche, finanziando la ricerca, avere degli elettrolizzatori sempre più efficaci (ora il rendimento di un elettrolizzatore è sotto al 50 per cento, ma potremmo con la tecnologia arrivare oltre questo limite).

Da una molecola di acqua, però, non estrarremo mai più di due atomi di idrogeno, per cui abbiamo proprio un limite fisico e chimico, per cui ci serve tanta, tanta, tanta acqua, acqua che dovremmo andare a prendere dalle falde, acqua che dovremmo quindi togliere da tutto l’uso agricolo, il consumo che se ne fa nella propria vita, perché l’acqua ovviamente è vita.

A questo punto viene da chiederci: è davvero sostenibile questa come strada, è davvero una soluzione verso cui vogliamo andare? Secondo noi, ovviamente, questa non è una soluzione.

Le soluzioni però vanno trovate, perché a quelle tre regole che ho enunciato all’inizio non vogliamo sottrarci, perché altrimenti non avrebbe avuto senso citarle. È certo che una produzione come quella ceramica debba anch’essa rispettare le tre regole, per cui debba avere il rifornimento di energia, che però al momento può essere solamente il gas, perché con l’elettricità non si riesce ad ottenere le temperature e la garanzia di calore che serve nel processo produttivo, è vero che lo deve avere a un prezzo accessibile, adeguato e perciò competitivo, è vero che questo ciclo produttivo deve diventare sostenibile.

Le soluzioni in realtà si conoscono e sono, anche queste, appena timidamente enunciate nel documento del Piano energetico, un’enunciazione che non ci soddisfa perché non traccia, di fatto, una strada ma, come dicevo prima, mette lì un concetto, una frase, un’idea, senza poi andare a svilupparla. Queste soluzioni sono agire sulle emissioni oppure agire sul carburante. Agire sulle emissioni significa sostanzialmente catturare la CO2, un sistema che, a onor del vero, ancora presenta qualche difficoltà nel procedimento di produzione dell’industria ceramica, ma crediamo, in questo caso sì, veramente che la ricerca possa fare tanto, possa aiutare, possa arrivare ad aiutare a risolvere il problema. Quell’altro è cambiare il tipo di carburante e, quindi, spostarsi da un discorso gas a un discorso che comprenda sempre più il biometano, biometano, come è già stato detto anche dal consigliere Occhi, relatore di questo progetto di legge, che è un altro dei punti carenti di questo Piano energetico, quando invece è uno degli aspetti su cui noi crediamo sia necessario spingere e investire, anche nella ricerca, nelle idee e nei finanziamenti, perché qui mettiamo anche dei finanziamenti, perché non sarebbe solo la sostituzione, come grossolanamente ho detto poc’anzi, del combustibile che entra nel procedimento produttivo, sarebbe proprio un rivedere tutto quello che è un percorso di produzione agricola, cioè sarebbe vedere una riorganizzazione di quelli che sono i campi, di quelle che sono le concimazioni, di quelle che sono anche le raccolte dei liquami, fino anche a un discorso di riorganizzazione spesso dei rifiuti. Abbiamo, tra l’altro, aziende nella nostra regione che producono biogas e biometano proprio dalla raccolta, dallo stoccaggio e dalla successiva frammentazione dei rifiuti. Ecco, queste strade noi non le vediamo tracciate. Ci dispiace perché, come dicevo prima, la ceramica è un’eccellenza in questa regione, ed è un’eccellenza perché ha sempre saputo anche investire, ha sempre saputo anche ammodernarsi, ha sempre saputo trovare delle soluzioni. La ceramica è vero che è un settore che ha forti emissioni in fase di produzione, ma ha un prodotto che poi dura decine di anni, per cui, alla fine del ciclo di vita del prodotto ceramico le emissioni non sono nemmeno così alte; dobbiamo ammettere però che sono concentrate nel momento della produzione.

Questo comporta il fatto che probabilmente ha bisogno di un’attenzione particolare e di idee, che vengano anche, tramite piani come questo, tracciate delle soluzioni, sostenute dalla politica e dalla Regione.

Un’ultima cosa. È stato detto che con questo Piano vengono stanziati 4,5 miliardi pubblici, ai quali si aggiunge, per ogni euro, oltre un euro privato, quindi con un effetto-leva che va a più che raddoppiare i denari messi in campo. Non vorremmo che le regole troppo stringenti siano non un incentivo per le imprese ad investire, ma un obbligo. In quel caso, quell’euro che viene messo in campo dai privati non sarebbe più un euro investito, ma sarebbe ovviamente un euro che in qualche modo obblighiamo a pagare, quindi un ulteriore balzello che noi andiamo a mettere per il completamento di questo Piano.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri colleghi in discussione generale? Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Anch’io voglio iniziare ringraziando la relatrice di maggioranza, consigliera Pigoni, così come il relatore Occhi e chiaramente anche l’assessore Colla per come è stato condotto il confronto all’interno della Commissione circa questo importante atto strategico per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna, i cittadini dell’Emilia-Romagna e le imprese dell’Emilia-Romagna. Così come voglio ringraziare anche la struttura di Giunta che ha accompagnato, sia nella redazione del corpo del documento, ma anche nel confronto che ha saputo portare all’interno della Commissione circa gli emendamenti che sono stati prima promossi dalla stessa Giunta, che trovano successivamente approdo in Commissione e oggi anche in aula, perché è evidente che anche su un Piano così ambizioso e sfidante per quanto riguarda gli obiettivi di carattere generale, sia per la produzione energetica, sia per l’efficientamento energetico, la capacità con la quale la Regione Emilia-Romagna si è messa in cammino per arrivare ad oggi è una capacità che ha saputo anche promuovere un ascolto e un confronto molto approfondito.

Questo per quanto riguarda i lavori d’aula, ma penso anche a tutta la consultazione del tavolo del Patto per il lavoro e per il clima, le imprese, i sindacati e tutta la capacità concertativa che ha contraddistinto la Regione, con la novità, che credo vada rivendicata oggi rispetto a questa legislatura, per cui anche altri soggetti, soprattutto quelli di matrice ambientalista, hanno partecipato sia al tavolo per il Patto per il clima e per il lavoro, sia alla discussione del Piano energetico regionale.

Credo che questo sia un elemento rafforzativo del Piano Energetico che discutiamo oggi, che ha visto la partecipazione di diversi portatori di interesse per quanto riguarda la parte ambientale, ma, come abbiamo sentito in Commissione, anche la stessa parte di impresa chiede di intervenire rispetto a tutte le questioni non solo di produzione energetica tout court, ma di un orientamento alla sostenibilità sia della produzione che del consumo energetico.

Una necessità di coordinamento che è essenziale, per non dire imprescindibile, nel momento stesso in cui noi stiamo affrontando, da un lato, un documento di programmazione, dall’altro, lo inseriamo all’interno del quadro complessivo della sostenibilità che dobbiamo portare avanti come Regione, come nazione, come Europa e come pianeta nel suo complesso, e che non può prescindere al concorso di tutti.

Non può essere che, nel momento stesso in cui noi ragioniamo di efficientamento energetico, di produzione energetica sostenibile, al di là delle contingenze che fanno sì che oggi i costi energetici siano diventati molto gravosi, al di là di questo, se lo vogliamo accompagnare in questo senso negli obiettivi sfidanti del Patto nostro, ma anche di quelli dell’Agenda 2030, non possono non prescindere dal coinvolgimento di tutti i soggetti, quindi ognuno deve fare la propria parte.

Credo che con questo atto la Regione faccia la propria, indirizzando con chiarezza dove questo montante complessivo importante di risorse vuole andare, a quali obiettivi vuole tendere, e che apre una strada anche molto concreta per far sì che questa sostenibilità venga raggiunta. In che modo? Privilegiando e definendo come le energie da fonti non fossili, ovvero le energie rinnovabili, debbano essere fortemente volute e sostenute da parte della Regione Emilia-Romagna, per tantissimi motivi. Io credo perché siano non solo più economiche, non solo più redistributive, non solo più prossime alla necessità dei singoli cittadini e delle imprese, ma perché sono effettivamente anche energie a tutti gli effetti – l’abbiamo detto in altre occasioni –, sono energie di pace, sono energie che ci tirano fuori da quella che è la dinamica del conflitto che stiamo vivendo oggi alle porte dell’Europa, che vedono il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini e delle imprese di tutte e tutti in una chiave di ridistribuzione energetica.

È evidente, il Patto per il clima lo richiama, ma anche il Piano energetico lo richiama chiaramente, che quelle diseguaglianze a cui adesso assistiamo da un punto di vista economico hanno un chiaro riflesso rispetto all’approvvigionamento energetico di chi è maggiormente difficoltà dal punto di vista economico. Oggi chi paga maggiormente la crisi energetica sono le figure e le persone che hanno delle difficoltà economiche e che non riescono a reggere l’aumento delle bollette, che nel momento stesso in cui arriveremo effettivamente a praticare questo Piano avranno beneficio in quanto ci sarà una produzione di energia di prossimità, una produzione di energia a minor costo, ci sarà un efficientamento del consumo energetico degli immobili.

Lo facciamo perché siamo convintissimi, credo qui tutti ormai, che non ci sono altri pianeti da salvaguardare se non questo, che abbiamo bisogno di andare nella direzione della sostenibilità della produzione e anche dell’efficientamento. Io credo che non solo il Piano ci disegni uno scenario di carattere strategico, ma credo che poi questo possa essere facilmente o “più facilmente” praticato nel momento stesso in cui queste risorse che noi indichiamo come orizzonte vengono già messe a terra. Io penso a quanto già oggi è stato annunciato nel promuovere tre bandi che iniziano a impiegare queste risorse per l’efficientamento energetico delle piccole e medie imprese, per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici. Oggi abbiamo ragionato a lungo, nella seduta mattutina, di quelli che sono i problemi della sanità, dal punto di vista di carattere economico, che derivano anche dal rincaro energetico. Se quindi oggi promuoviamo bandi per 30 milioni di euro a favore dell’efficientamento energetico degli edifici pubblici, immagino che possano essere destinati a questi.

Così come oggi si affaccia per la prima volta, nonostante il quadro ancora d’incertezza a livello nazionale per quanto riguarda i decreti attuativi, una messa in atto di quello che è il percorso che ci porterà alla costituzione delle Comunità energetiche con questo bando da 2 milioni di euro che ci accompagnerà alla loro costituzione. Penso che da un lato noi abbiamo una chiave di lettura strategica rappresentata complessivamente dal Piano energetico, e nello stesso tempo iniziamo a vedere concretamente una serie di misure che iniziano a dire come questo Piano possa essere declinato più nell’immediato e non essere solo un orizzonte a cui tendere, ma qualcosa che inizia ad avere della pratica.

Io sono anche particolarmente soddisfatto dell’accoglimento che in sede di confronto con l’Assessorato, poi riportato anche in Commissione, si è fatto per condurre un monitoraggio costante e complessivo su quelli che sono sia i fabbisogni sia anche le risultanze del Piano. Credo che questo sia molto utile per capire se la direzione che stiamo intraprendendo oggi, con l’approvazione di questo Piano possa confermare quegli obiettivi molto sfidanti che ci siamo dati, obiettivi che in chiave inerziale non potremo mai raggiungere, ma che devono essere stimolati da risorse politiche, attenzione e, appunto, monitoraggio.

Nelle varie declinazioni, che sono molte e molto articolate, che toccano dalla produzione di biogas anche per impianti legati al mondo agricolo, anche solo in autoconsumo, fino all’agrivoltaico, fino alla trasformazione del trasporto pubblico locale, sia questo su ferro, con l’elettrificazione delle linee, sia su gomma, per l’idrogeno, anche per alcune questioni che credo che i miei colleghi e colleghe illustreranno dopo, con gli ordini del giorno, credo che questo Piano energetico rappresenti un punto di svolta per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna. La questione della sostenibilità, lo abbiamo detto diverse volte anche in quest’aula, nelle passate legislature è stata parecchio timida e che, invece, oggi, all’indomani della pandemia, nel pieno della crisi energetica che il conflitto alle porte dell’Europa ha fatto esplodere, sta andando in quella direzione. Lo fa con questo Piano, lo fa sicuramente coordinandosi rispetto alle discussioni che continueremo a condurre sul Piano dell’aria, sul Piano dei rifiuti, lo fa mettendo a sistema degli obiettivi di carattere generale, che però iniziano a essere anche molto, molto concreti.

Penso che da qui, anche con i provvedimenti e i bandi che escono in queste ore, iniziamo effettivamente a vedere concretizzato quello che molti di noi in quest’aula, ma penso anche molti fuori da quest’aula chiedono a gran voce per affrontare i tempi che verranno.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Anch’io voglio iniziare dai ringraziamenti alla struttura, all’assessore, alla relatrice di maggioranza, al relatore di minoranza, del lavoro del quale ho beneficiato, infatti ho anche sottoscritto due suoi ordini del giorno (spero che non se ne offenda).

Non voglio perdere troppo tempo del mio intervento sulla crisi energetica, perché ormai si sono spesi fiumi di parole, si sono scritti fiumi di inchiostro sulla crisi energetica. In realtà, era scoppiata già prima della guerra in Ucraina, certo è stata aggravata dalle sanzioni alla Russia, ma secondo me era già partita prima, sembrava quasi una forma di vendetta, di ritorsione verso la transizione energetica rinnovabile che stava prendendo quota, della serie “siccome avete bisogno del gas nella transizione, cominciamo a stangarvi”.

Hanno ricreato l’oggetto del desiderio del gas metano, in una fase invece in cui bisogna uscire dall’uso dei fossili.

In Italia sappiamo delle nostre arretratezze, l’anno scorso, a settembre, erano già state fatte richieste per 110 gigawatt di rinnovabili, ne abbiamo installato uno solo, dovremmo installarne almeno sette all’anno per garantire il raggiungimento degli obiettivi europei. Mentre Enel si è data l’obiettivo di essere carbon neutral al 2040, l’ENI al 2030 pensa al 25 per cento di rinnovabili, cioè siamo veramente in una situazione preoccupante, perché, siccome invece l’emergenza climatica procede, ce l’hanno detto tanti fatti, è inutile qui stare a ricordarli, aumento di temperatura, effetti meteo estremi, siccità, ci ritroviamo in una situazione in cui a cinquant’anni dalla pubblicazione dello studio del MIT di Boston “The Limits to Growth”, i limiti alla crescita, tradotto erroneamente “limiti allo sviluppo”, con tutte le polemiche che ne sono seguite, oggi quella scarsità di materie prime, in particolar modo di petrolio, quindi di fonti energetiche, che denunciava quello studio, oggi questa scarsità, che è vera, è però l’altra faccia della medaglia di una necessità all’opposto, che è quella di lasciare i fossili là dove sono.

Veniamo a questo Piano, che direi è uno dei piani che qualificano questa legislatura. È un grande Piano di investimento, è già stato detto, ma d’altra parte non è secondario il fatto che dal 2022 al 2024, considerato che oggi siamo a dicembre 2022, quindi in due anni, la prospettiva è di 4,5 miliardi di investimento di risorse pubbliche tra quelle nazionali, quelle regionali e quelle europee, che con l’effetto leva porteranno ad un investimento complessivo di 8 miliardi. Allora, chiudere gli occhi di fronte a questa positività mi sembra impossibile. Ed è per questo che Europa Verde voterà a favore. Certo, l’obiettivo del 22 per cento di rinnovabili al 2024 sembra incomparabilmente lontano da quel 100 per cento di rinnovabili al 2035 che ha fissato il Patto per il lavoro e per il clima, ma questo 22 per cento è prudenziale rispetto al tempo e alle risorse a disposizione.

È un Piano d’attuazione che sconta un “peccato originale”, che non è neanche suo, ma l’ha ereditato, questo peccato originale, ed è il Piano energetico a cui fa riferimento, Piano energetico che ancora era fermo a dei valori lontanissimi dai target della legge sul clima europea, approvata l’anno scorso, che fissa una riduzione del ben 55 per cento di emissioni di CO2 al 2030, e quindi siamo in un contesto completamente diverso da quello che aveva disegnato il Piano energetico di riferimento di questo Piano di attuazione. Giustamente, però, a mio parere, la Giunta e la maggioranza hanno scelto di non rifare tutto l’iter del Piano energetico, di aggiornarlo almeno nella parte dati, quindi rimetterlo nella contemporaneità, e però aprire la strada agli investimenti, perché se no facciamo tanti piani, ma non si investe e non si concretizza niente, invece c’è bisogno di correre.

Se pensiamo che Confindustria non più tardi di due settimane fa, per bocca del suo presidente di Confindustria Emilia ha dichiarato che le imprese della nostra Regione, quindi una Regione avanzata – stiamo parlando dell’Emilia-Romagna – utilizzano appena il 3 per cento di rinnovabili sul consumo totale di energia. Se quindi è indietro il settore pubblico, non parliamo di quello produttivo e industriale.

Quali sono gli elementi che convincono di più Europa Verde di questo Piano? Innanzitutto che non sono previsti incentivi a impianti a biomasse dedicate, e questo è un passo importante, che aiuta a superare la contrapposizione tra produzione di cibo e produzione di energia, che è una contrapposizione assolutamente insostenibile, se pensiamo che cinque anni fa in Italia già un italiano su quattro mangiava cibo d’importazione, cioè non siamo più autosufficienti nella produzione alimentare.

L’altro tema che trovo importante è il fatto che ci sia il rispetto di un ordine del giorno che aveva promosso Europa Verde in sede di discussione e approvazione dell’S3, che è quello di concentrare le risorse, gli investimenti, se si parla di idrogeno, sull’idrogeno verde. Come ha confermato l’assessore, non ci sono risorse pubbliche per la produzione di idrogeno blu e cattura della CO2 con gli impianti CCS conseguenti. Dopodiché, se un’impresa si vuol fare il suo impianto di CCS, auguri: se lo fa, ma se lo finanzia da solo, non quindi collegato alla produzione di idrogeno blu.

Veniamo adesso ai contributi che Europa Verde ha portato per arricchire ulteriormente questo Piano. Uno riguarda il monitoraggio. Noi sappiamo che spesso le buone intenzioni sono lastricate dalla cattiva burocrazia, quindi gli investimenti sono stoppati da iter autorizzativi che fanno veramente pena. Ecco perché tra i nostri emendamenti approvati in Commissione ce n’era uno che chiedeva di fare un monitoraggio per individuare le criticità nel percorso autorizzativo, quindi un po’ monitoraggio che permetta di individuare subito dove sono i colli di bottiglia autorizzativi.

Un altro emendamento che abbiamo portato è quello per la valorizzazione degli impianti solari termici, che è una tecnologia matura economicamente ed energeticamente molto positiva, ma chissà perché qui in Italia non sfonda, mentre se uno va in Grecia o in Spagna vede tutti i tetti coperti da collettori solari per la produzione di aria calda tramite calore solare, qui niente.

Poi il sostegno anche agli impianti geotermici a bassa entalpia, una passione che condivido con il consigliere Occhi, perché si dimentica che, oltre a sole, vento, moti ondosi, che poi sono comunque tutti collegati all’energia solare, anche la temperatura costante della terra a 100-120 metri di profondità è una fonte energetica gratuita e va sfruttata con la geotermia a bassa entalpia, collegata alle pompe di calore.

Su questo abbiamo presentato un paio di emendamenti, che sono stati approvati in Commissione.

Un altro emendamento di cui sono particolarmente soddisfatta è quello che parla del progetto di Riviera Adriatica eolico solare. Questo è un progetto che può avere anche una chiave di promozione turistica, ossia tu fai una Riviera Adriatica dove punti alla decarbonizzazione della produzione di energia con le rinnovabili, quindi eolico offshore, solare termico e fotovoltaico a terra sulle strutture ricettive, sugli stabilimenti balneari, e crei anche un brand turistico, che può attecchire Oltralpe, dove c’è una grande sensibilità per queste tematiche.

L’altro emendamento che è stato approvato riguarda l’installazione di impianti fotovoltaici sulle cave dismesse riempite d’acqua a fini irrigui. Anche questa può essere un’ottima associazione, quindi raccolgo l’acqua che mi serve nei periodi di siccità, la ricopro di pannelli fotovoltaici, così produco elettricità e, contemporaneamente, con queste piattaforme contrasto l’evaporazione.

Poi abbiamo sottolineato con un altro emendamento il carbon farming. Il carbon farming è un termine che fa riferimento a una serie di pratiche in agricoltura, che favoriscono il sequestro della CO2, perché tra le operazioni da fare in un Piano energetico c’è naturalmente anche quella di sequestrare CO2. Lo puoi fare come i famosi sistemi nature based, che non sono altro che forestazione e riforestazione, e lo puoi fare anche proprio liberando suolo agricolo o facendo le coltivazioni in un certo modo.

Sulla voce relativa ai bandi dei finanziamenti, avevo chiesto una particolare cura nelle analisi di DNSH, e cioè fare il minor danno possibile. Può sembrare una cosa strana, perché qualcuno potrebbe anche dire: ma come, non bisogna fare nessun danno. Però, questa è una nuova metodica di valutazione degli impianti che ci viene dall’Europa.

Adesso vengo brevemente ai nuovi emendamenti che ho depositato oggi. Sono due emendamenti che fanno riferimento a un altro processo di cui si parla poco e che, invece, è fondamentale anche ai fini del controllo della qualità dell’aria, e mi riferisco alla decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento. Il Piano di attuazione prevede all’azione dell’Asse 4 la riqualificazione del patrimonio privato e all’azione dell’Asse 5.5 la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio pubblico. Ebbene, qui vorremmo, se verranno approvati questi emendamenti, inserire un riferimento specifico alla decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento.

Ho poi depositato un ordine del giorno, che è stato sottoscritto anche dalla consigliera Giulia Pigoni e dal consigliere Federico Amico, che riprende un’azione che è stata avviata adesso in Francia, ossia la promozione dell’installazione di pannelli fotovoltaici sui parcheggi. In Francia, nel provvedimento che è stato approvato dal Senato il 4 novembre, sono stati molto tranchant, perché estendono quest’obbligo non solo ai parcheggi che si faranno, ma anche a quelli già fatti e a quelli in via di realizzazione. Qui per questioni normative l’ordine del giorno impegna la Giunta a valutare la definizione di un provvedimento, per quanto di competenza, volto alla promozione, con eventuali incentivi o facilitazioni normative. Le facilitazioni normative, per esempio, si potrebbero applicare alle aree private che sono pertinenziali agli edifici.

Infine, ho un ordine del giorno, che presenterò in altra sede, che fa riferimento alla possibilità di inserire un’ulteriore premialità per le Comunità energetiche, facendo riferimento a quelle imprese che sono in possesso di certificazione sociale d’impresa. Questo per il momento è rimandato a un’altra sede.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Tanto è già stato detto rispetto a questo Piano. È evidente che noi oggi dobbiamo fare i conti con le conseguenze, sicuramente, di una guerra che è in corso. Naturalmente il caro-prezzi non deriva da quello, ma quelle dinamiche ci hanno messo il carico, se così la vogliamo dire. Anche per noi quindi si tratta di capire effettivamente cosa fare per divincolarci da dinamiche geopolitiche che purtroppo non possiamo controllare, né gestire, ma di cui evidentemente oggi paghiamo le conseguenze.

È quindi un tema che ci riguarda anche come Regione, oggi. Non parliamo tanto di quante risorse, perché quelle non mancano di sicuro, ma parliamo di come spendiamo queste risorse che sono a nostra disposizione. Lo dico anche rispetto ad alcuni dati che ci riguardano da vicino: penso per esempio alla copertura dei consumi elettrici che questa Regione ha, che è ben al di sotto della media nazionale e su cui dobbiamo sicuramente recuperare terreno.

Come dicevo, quindi, il modo in cui spendiamo le nostre risorse a disposizione ha a che fare con il modo in cui impostiamo le nostre politiche energetiche, come diversifichiamo le nostre strategie, ed evidentemente l’approccio che questo Piano porta non può essere il nostro. Ne riconosciamo alcuni aspetti positivi, che sono frutto anche delle proposte del Movimento 5 Stelle. Evidentemente però ci sono alcuni aspetti che non ci convincono e che ci vedono addirittura contrari. Primo fra tutti è il ruolo che si dà, l’importanza che si dà alle multiutility, e questo lo dico anche in relazione a tutto il tema delle Comunità energetiche. Le multiutility stanno cercando in qualche modo di inserirsi all’interno di questo strumento; le norme di legge vietano la loro compartecipazione, come membri delle Comunità energetiche, però è evidente che stanno cercando di ritagliarsi anche la loro fetta di mercato, cosa legittima, però spesso ad una condizione: queste multiutility cioè effettivamente ti fanno l’investimento, ma tu utente poi sei obbligato in qualche modo a comprare l’energia da loro, quindi c’è questa sorta di condizionalità che dal mio punto di vista snatura un po’ quello che è il senso della comunità energetica, dove i membri devono assolutamente essere liberi di approvvigionarsi dal fornitore che ritengono più si addica alle proprie esigenze.

Il secondo approccio che non ci piace tanto è quello del rigassificatore, anche qui di puntare tutto sul rigassificatore. In Commissione si parlava del fatto che il gas fosse una fonte di transizione, ma non è il caso del rigassificatore, perché la nave è stata autorizzata per vent’anni, quindi capite bene che vent’anni non sono sicuramente un tempo di transizione, ma è un investimento strutturale su cui questa Regione ha deciso di puntare, su cui noi abbiamo qualche difficoltà a convergere, perché dal mio punto di vista bisognerebbe seguire ciò che fa Piombino, quindi utilizzare questa “strategia”, questo mezzo transitorio per il tempo necessario a superare la crisi energetica che stiamo vivendo.

Anche la narrazione in questo senso di fare di Ravenna questo grande hub del gas non ci vede concordi, anzi io ritengo che in qualche modo stiamo condannando quel territorio nel lungo periodo alla marginalità, se non puntiamo oggi sulla riqualificazione di quelle competenze sull’utilizzo delle fonti rinnovabili, quindi se non si affianca a quelle competenze un reskilling che deve essere lungimirante, altrimenti davvero quel territorio rimarrà indietro. Probabilmente potrà rimanere competitivo per il tempo in cui il gas sarà ancora necessario, dopodiché, se non abbiamo fatto niente in questo tempo, come dicevo lo condanneremo alla marginalità.

Come dicevo nelle premesse, però, ci sono alcuni aspetti positivi, che sono frutto anche delle proposte che il Movimento 5 Stelle ha portato in quest’aula. Penso al tema (ce lo diciamo tante volte) dell’elettrificazione delle linee ferroviarie. Ricordo sempre che nello scorso mandato c’era l’intenzione di dismettere alcune di quelle linee e non c’era assolutamente intenzione di investire, oggi abbiamo completamente cambiato rotta (lo dico in senso positivo) e puntiamo molto di più sulla mobilità elettrica.

Sulla mobilità elettrica abbiamo anche stanziato risorse anche per gli Enti locali per svecchiare il parco auto. Poi c’è tutto il tema delle Comunità energetiche. Questa Regione si è voluta dotare meritoriamente di una legge regionale, sappiamo che siamo ancora in fase di definizione dei decreti attuativi, è da poco uscito lo schema di decreto attuativo, che è sottoposto alla consultazione pubblica, i cui termini dovrebbero scadere il 12 di questo mese, sperando sempre che anche questi decreti attuativi non inseriscano ulteriori complicazioni, come sembra essere, perché già lo strumento Comunità energetiche non è semplice da mettere in campo, bisognerebbe evitare di complicarlo ancora di più. Questo lo dico anche rispetto alla legge che abbiamo fatto, e c’è stata una discussione. Parliamo di una legge che è stata approvata sei mesi fa, non tre anni fa. C’è stata una discussione, all’interno della quale abbiamo ascoltato tutta una serie di attori che hanno fatto delle proposte, alcune sono state accolte, altre no, faccio riferimento alle premialità, perché aveva un senso quella discussione. Cioè, abbiamo detto: quella legge deve in qualche modo avere un taglio sociale e, quindi, avere l’obiettivo di provare ad affrontare il tema della povertà energetica e, quindi, tenere insieme le fasce più fragili, le fasce economicamente più in difficoltà della nostra popolazione, e metterli in condizione di concorrere, al pari di tutti gli altri, alle fonti rinnovabili, cosa che non è sempre possibile evidentemente, ma noi con quel meccanismo proviamo a dare una risposta anche in quel senso.

Ricordo che le premialità sono per le CER sociali e sono le prime tre premialità, appunto le Comunità energetiche, all’interno delle quali ci sono persone economicamente svantaggiate, o quelle Comunità energetiche che tengono dentro i soggetti del terzo settore, o quelle Comunità energetiche che fanno progetti di inclusione sociale, quindi hanno un obiettivo preciso, cioè guardare agli ultimi. Poi le premialità che riguardano i territori, e anche qui provare a dare le risposte a quei territori montani o interni dove nascono le Comunità energetiche, anche con lo scopo di evitare quel fenomeno noto a tutti dello spopolamento. Abbiamo provato anche a premiare quei Comuni che mettono in campo dei progetti, perché oggi la difficoltà vera è avere dei modelli ai quali guardare, e i Comuni possono in qualche modo anche trainare la messa a terra delle Comunità energetiche. Quindi, abbiamo voluto premiare gli Enti locali anche in questo senso, che fanno progetti o che mettono a disposizione i propri tetti.

Ora, dopo soli sei mesi, andare a complicare un meccanismo, e quindi andare a dire… Peraltro oggi è uscito il bando, quindi mi sembra assurdo, lo dico molto chiaramente, intervenire su una legge che è stata approvata sei mesi fa, dove abbiamo detto dei no rispetto a delle premialità che venivano anche dal mondo associativo, cooperativo di tutta una serie di portatori di interesse che noi abbiamo ascoltato, e le cui proposte le abbiamo rigettate. Proprio perché il taglio era quello e aveva quegli obiettivi, oggi andare a complicare un meccanismo, andare a dire che le regole che abbiamo approvato sei mesi fa oggi le vogliamo già cambiare penso sia un errore. Penso sia un errore e penso che perlomeno dobbiamo guardare quali saranno le ricadute della legge che abbiamo approvato non tanto tempo fa.

Peraltro, tutti quanti noi abbiamo avuto la possibilità di fare delle proposte. Non si capisce perché adesso dobbiamo andare a stravolgere una legge che io penso sia una legge che è stata fatta bene, che è stata fatta con una ratio, che è stata fatta con una certa logica. Da questo punto di vista quindi troverete sempre la mia contrarietà ad andare a stravolgere quella legge e il senso che abbiamo voluto dare a quella norma.

Dopodiché, io credo anche che ci sia un altro tema da affrontare rispetto a come mettiamo a terra quello strumento. Lo accennavo all’interno della discussione che abbiamo fatto in Commissione rispetto ad una strada che ha percorso, per esempio, la Regione Lazio. In questo senso va anche l’ordine del giorno che ho approvato, perché rischiamo, in questo momento, di non dotare tutti quanti delle giuste informazioni per provare a mettere in campo questi progetti che, come dicevo già di per sé non sono semplici, però noi dobbiamo mettere nelle condizioni tutti quanti di poter iniziare ad approcciarsi a questo argomento. Se voi chiedete oggi a un cittadino comune da dove iniziare a fare una Comunità energetica, la risposta è: non lo so, non si sa. Perché? Perché o ci si affida alla multiutility che evidentemente ti dà il pacchetto completo, però con quelle limitazioni che dicevo prima; oppure evidentemente serve fare molta formazione sui territori per far capire come si costituisce, lo statuto come va fatto, quali sono le forme di statuto, tutti i passaggi formativi che servono anche al semplice cittadino per provare a mettere in campo un progetto che risponda anche al caro bollette, che riguarda tutti, non riguarda solamente le imprese, riguarda anche il cittadino comune. Quindi nel Lazio cosa hanno fatto? Hanno fatto un accordo con l’Università per provare ad arrivare in modo capillare sui territori, quindi, quando ci sono gruppi di cittadini interessati a provare ad approfondire e a mettere in campo progetti di Comunità energetiche, l’Università con i propri formatori porta le informazioni necessarie sui territori, allargando così anche la conoscenza e dando a tutti la possibilità di provare a far fronte ad un problema legato al caro bollette.

Il testo che noi andiamo ad approvare dal mio punto di vista è un Piano con luci e ombre, non lo nascondo, le posizioni sull’energia del Movimento 5 Stelle le conoscete ormai da tempo, non sono di oggi, però è chiaro – lo ribadisco – che, se l’unico strumento su cui davvero abbiamo puntato molto come Assemblea legislativa, perché quella legge è stata approvata da tutti, con la collaborazione di tutti, viene toccato e stravolto, io penso che ci saranno dei problemi.

Lo dico in maniera esplicita, perché la collaborazione da parte mia non è mai mancata, non è mai mancata, abbiamo sempre approvato su temi diversi (ne è dimostrazione anche l’atteggiamento che abbiamo tenuto stamattina sul tema della sanità), quindi la nostra collaborazione non è mai mancata e, quando c’è stato bisogno di dare il nostro supporto, lo abbiamo dato, purché però che la collaborazione sia reciproca, perché altrimenti nascono i problemi, e io non vorrei dover affrontare tematiche – ripeto – che abbiamo già affrontato in un determinato contesto e non ha senso arrivare in maniera estemporanea a fare delle modifiche che, dal mio punto di vista, stravolgerebbero la legge e il riferimento alla legge sulle Comunità energetiche.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

In chiusura di questo dibattito, prima di ripassare la parola ai relatori e prima di ascoltare l’assessore Colla, ci tenevo anch’io a fare qualche considerazione in merito al Piano triennale 2022-2024 di applicazione del Piano energetico regionale che oggi è all’attenzione di quest’aula. Come diceva il consigliere Caliandro prima, avendo avuto la responsabilità in Commissione, in queste settimane, di regolare il traffico, mi sono concentrata in quella sede più sul metodo e oggi l’aula mi offre la possibilità di fare anche qualche piccola considerazione di merito, e le faccio a partire da alcune considerazioni dei colleghi e in particolare da alcune – me lo consentirete – che, ascoltandole con attenzione prima, dal mio punto di vista perlomeno, ho ritenuto un po’ stonate, perché da qualche collega ho sentito parlare di “un Piano buttato un po’ lì”, testuali parole. Questo mi dà lo spunto anche per ricordare quello che è stato il percorso che ci ha portati qui oggi, lato Assemblea legislativa e lato Commissione. Sono state sei le sedute della Commissione Politiche economiche, che ho la responsabilità di presiedere, che hanno accompagnato l’iter del Piano energetico, e una di questa è stata dedicata ad ascoltare gli stakeholder, la società regionale, le loro proposte, perché ci siamo convocati in udienza conoscitiva, un appello che hanno raccolto venti soggetti, decidendo poi di intervenire con proposte, con osservazioni, con valutazioni, in sette.

Sempre in Commissione, grazie al lavoro di tutte o forse – dovrei dire – quasi tutte le forze politiche, penso di poter dire che, al di là del posizionamento politico di ciascuno di noi, abbiamo fatto un buon lavoro di miglioramento ulteriore della proposta che l’assessore ci aveva consegnato. Sono stati cinquantuno tra emendamenti e subemendamenti che sono stati discussi, la maggior parte dei quali – lo ricorderete, perché la Commissione si è svolta la settimana scorsa – è stata approvata all’unanimità. Quindi, mi sia consentito di ringraziare, anche a me, per questo percorso la relatrice, la consigliera Giulia Pigoni, il relatore di minoranza, il consigliere Emiliano Occhi, tutte le forze politiche che hanno partecipato attivamente a quella discussione, l’assessore Colla e le sue strutture, e qui dietro ci sono l’ingegner Attilio Raimondi e la dottoressa Antonella Cataldi, che hanno accompagnato sempre con grande disponibilità, attenzione, dedizione e competenza il percorso in Commissione, e per ultimo anche la struttura della Commissione Politiche economiche, Agata, Daniela e Monica, che ci hanno messo in condizioni, giorno dopo giorno, di poter lavorare nel merito, mettendo a disposizione documenti di lavoro e tutto il materiale che i diversi stakeholder ci avevano consegnato.

Non mi pare quindi un Piano un po’ buttato là né per quanto aveva fatto la Giunta prima, al tavolo del Patto per il lavoro e per il clima, né per quanto abbiamo fatto noi, dopo e durante, in Commissione.

Ho poi sentito chiedere se davvero le imprese della Regione presteranno attenzione a questo Piano. Io penso che le imprese della Regione presteranno grande attenzione a questo Piano, e mi piacerebbe poterci ritrovare qui, il giorno dopo che ad esempio saranno scaduti i termini di presentazione delle domande ai bandi che proprio oggi, nella pausa dei nostri lavori, l’assessore e il presidente hanno presentato. Io scommetto, e sono pronta, nel caso, invece, a dire che ho sbagliato, che ci saranno più domande, eventualmente, di quelle che saremmo capaci di finanziare con le risorse messe a disposizione in questa tranche. Guardate: io penso che la bontà di questo Piano stia in alcune sue caratteristiche. L’aver certamente individuato tre grandi asset su cui lavorare, l’abitare, la mobilità e la produzione, stia nel fatto che mentre chiediamo e non abbiamo mai smesso di farlo all’Europa e al Governo, indipendentemente da chi c’era e chi c’è a capo del nostro Governo nazionale di fare la propria parte, come Regione Emilia-Romagna non ci siamo sottratti e non ci sottraiamo dal fare la nostra. Con questo Piano quindi mettiamo a disposizione, l’assessore ce lo ha ricordato più volte, una dotazione straordinaria: 4,6 miliardi di euro che ne mobiliteranno quasi 9, se consideriamo le risorse private che gli investimenti porteranno con sé.

Ci sono in questo Piano degli obiettivi sfidanti. Ci sono, come diceva la relatrice, oggi in apertura degli obiettivi ambiziosi, ma sono accompagnati da azioni politiche che fanno i conti con la realtà e con la quotidianità. Penso che non sia un caso che oggi, mentre stiamo finendo di discutere di questo Piano, mentre andremo tra poco a votare in merito alla proposta della Giunta, siano già stati presentati i primi tre bandi rivolti alle imprese, riferiti agli edifici pubblici di proprietà degli Enti pubblici e rivolti a tutti coloro che daranno il via alla realizzazione di Comunità energetiche, perché – faceva bene la consigliera Piccinini a ricordarlo poco fa – quella è una legge che abbiamo approvato all’unanimità qualche mese fa qui in aula, quella è una legge che porta con sé un grande cambio di approccio al tema dell’energia, della sfida della transizione ecologica energetica. Questa Regione ha deciso – non da sola, ma insieme ai soggetti che compongono il tavolo del Patto – di passare da un modello centralizzato ad uno scenario in cui l’energia possa sempre più essere di prossimità, che veda l’autoproduzione, l’auto consumo, una sfida che riguarda le imprese, ma anche le famiglie e tutti i nostri cittadini e le nostre cittadine. C’è un lavoro culturale da continuare a fare, un cambio di approccio, ci sono obiettivi ambiziosi e sfidanti e ci sono le prime risorse concrete già a disposizione.

Chiudo su un’ultima considerazione rispetto a quanto ascoltavo. Qualcuno parlava invece del fatto che negli atti, nei documenti mancasse totalmente il ruolo del gas, anche in termini di competenze. Su questo ad alcuni può far piacere che si sia tornati a parlare di gas, ad altri meno, ci sono sfumature diverse anche all’interno della maggioranza e anche all’interno della minoranza. Io mi attesto a quanto ha sempre detto l’assessore Colla, avanti tutta sulle rinnovabili (cito quasi testualmente), con la consapevolezza che la transizione energetica non potrà che avvenire a gas. Tutta questa rinnovata attenzione di qualcuno rispetto al gas mi coglie però con un po’ di stupore, perché nel marzo 2019 a Ravenna, in piazza del Popolo, insieme all’allora assessore Palma Costi, al collega Gianni Bessi, ai Sindaci, alle associazioni d’impresa, ai sindacati, alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto “oil and gas”, alle competenze diffuse che questa Regione, quel territorio, che è il mio territorio esprimeva, c’ero. Eravamo quasi 2.500 e difendevamo un pezzo di economia, di capacità, di competenze che possono essere motivo di sviluppo anche all’interno di quella che è l’intera economia della regione Emilia-Romagna.

Mi piacerebbe, quindi, che su questi temi non ci fosse la memoria corta, non ci fosse la memoria ad uso e consumo delle tappe e degli step diversi che si affrontano, ma che si cercasse di portare avanti un lavoro, che sicuramente, come dicevo anche prima, e vado a concludere, ha caratteristiche diverse da parte della maggioranza e da parte della minoranza, ma che possa mettere a disposizione dei cittadini, delle imprese e delle famiglie strumenti concreti per affrontare il caro-bollette, che riguarda tutti, che non ci lascia indifferenti, che ci ha interpellato fin dall’inizio e che oggi ci porta ad approvare un Piano, un documento, che non è naturalmente la soluzione tout court, ma mette un tassello importante nel dare una risposta alla società regionale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri in discussione generale, chiedo alla relatrice di maggioranza. Non intende intervenire. Chiedo al relatore di minoranza. Non intende intervenire.

Assessore Colla, a lei la parola.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente.

Volevo veramente ringraziare tutti, a partire dai due relatori, anche per la responsabilità, pur avendo posizionato anche valutazioni diverse, ma di grande correttezza. Ringrazio i presidenti delle Commissioni. Proviamo a vivere anche un patrimonio che abbiamo fatto di un percorso, che è durato otto mesi, di partecipazione preventiva fatta con gli stakeholder, fatta con i soggetti, fatta con le associazioni territoriali e con le università. Non siamo arrivati qui per caso. Poi, io penso che con i vostri emendamenti e con le vostre proposte il testo sia stato non solo migliorato, ma anche qualificato nella discussione politica e istituzionale. Il pluralismo è sempre un patrimonio di tutti noi.

Devo dire che siamo dentro uno scenario molto delicato quando si parla di energia. Ovviamente si parla sempre di geopolitica e di geoeconomia, ma anche di democrazia, con grande attenzione allo scenario. Però, permettetemi di dire che, se oggi siamo in grado di parlare di un investimento che non ha precedenti nella storia di questa Regione, non solo sull’energia, e come storia voglio dire degli investimenti in questa Regione, non si è mai visto che su una programmazione ci fosse una svolta di 4,5 miliardi di investimenti in tre anni. Un fatto inedito, che non a caso avviene sull’energia.

In questa operazione un altro ancoraggio. Facciamo attenzione: possiamo avere le nostre valutazioni sull’Europa, però 3 miliardi di questo Piano energetico arrivano dal Green Deal europeo. Se non ci fosse stato quel Green Deal europeo noi oggi non avremmo quei 3 miliardi che ci permettono ovviamente di fare investimenti di tale portata, che avvengono nel nostro territorio, tutti a planata nel nostro territorio. Penso quindi che possiamo dire, non solo ne sono convinto, ma certamente siamo di fronte a un fatto che segnerà anche la storia degli investimenti dal punto di vista innovativi green della nostra Regione nel tempo. Si va in una direzione che è ineluttabile. Poi possiamo avere posizionamenti diversi sulla transizione, sui tempi, ma non dove stiamo andando. Su dove stiamo andando c’è un’unanimità; sul fatto di dire che la transizione abbiamo bisogno di governarla, con questo Piano energetico in realtà stiamo facendo un’operazione, permettetemi, che consegna anche una grande novità alle nuove generazioni. Non finisce con noi un investimento di tale portata, perché sancisce la traiettoria di questa Regione, la sancisca e la ferma. Sapete perché? Perché fuori da noi c’è un terreno molto fertile in questa direzione. Ho avuto modo di discutere con imprese, con fondi, anche la finanza si sta spostando lì, perché c’è una novità: tutti hanno capito che bisogna andare in quella direzione, perché sta diventando molto conveniente la traiettoria di fare energia in autoproduzione, in autoconsumo, di prossimità. Non ci saranno più le grandi centrali, avremo una situazione in cui gli investimenti, che sia un soggetto privato civile, imprenditoriale, dei servizi, sempre più avrà una finanza che lo spinge a fare investimenti nella sua proprietà, in un condominio, in cooperazione, investimenti che vanno nella direzione che abbiamo messo nel Piano. Quelle 900 pagine non sono un fatto burocratico, sono la sterzata senza precedenti di un’idea nuova di come vogliamo una Regione sostenibile.

In questa operazione, permettetemi, la responsabilità di questa Regione non viviamola a fasi alterne. Permettetemi, lo posso dire, per delega del commissario, nonché presidente, abbiamo gestito rigassificatori in 120 giorni, ma sui rigassificatori ho aperto una discussione con Cingolani, l’ho chiusa con Pichetto, perché quando si parla di responsabilità per aiutare il tuo Paese rispetto all’emergenza, non guardi in faccia ai colori politici, ma guardi in faccia al bisogno del tuo Paese. Abbiamo discusso benissimo con due ministri, perché sapevamo che avevamo una responsabilità. Certamente, sarebbe anche sleale dire che nel percorso della transizione non si utilizza il gas, sarebbe anche un po’ codardo dirlo, ma macchina avanti tutta sul sistema delle rinnovabili. Perché dico di prossimità? Perché non è solo il fotovoltaico o l’eolico, sapendo che – permettetemi – forse vi è sfuggita la dimensione dei due investimenti che noi faremo nel mare dell’Emilia-Romagna, quello che si fa a Ravenna di 700 megawatt, quello che si fa a Rimini di 300 megawatt, soltanto quell’investimento che non ha paragoni per dimensione, che è 1 giga, non c’è nessun investimento nel nostro Paese che abbia 1 giga di fotovoltaico flottante, di pale eoliche in mare, quindi stiamo parlando di un fatto inedito. Mentre si fa quella cosa, nello stesso luogo dove metti il rigassificatore fai anche l’assenso e il consenso su quell’operazione, ed è un fatto non banale. In questa operazione, quando dico, ad esempio, investimenti di prossimità, essendo noi una grande Regione manifatturiera, in questo Piano noi sappiamo che avremo investimenti molto più rispetto al passato di biogas, biometano. Supporto anche le valutazioni del consigliere Occhi sulla geotermia, le sue valutazioni ci hanno consegnato anche il riaprire la discussione con grande responsabilità sul tema della geotermia, quindi sempre più di prossimità, biogas biometano.

Quegli investimenti sono non solo possibili, ma hanno un’innovazione incredibile al giorno d’oggi con gli impianti. Vi comunico che già avremo, dopo l’approvazione del Piano, diverse richieste che vanno in quella direzione, quindi c’è un salto anche di velocità.

Non guardate solo le percentuali, ma guardate la traiettoria di quegli investimenti, che creerà lavoro. La vera operazione che stiamo mettendo in campo è che con quella traiettoria noi siamo in grado di creare lavoro, se non stiamo lì, lo perdiamo. Queste filiere della sostenibilità sono le filiere che creeranno lavoro, ma fatta la produzione di energia potrei dire cosa vuol dire le filiere industriali. Se io dico mobilità, io so già che è idrogeno, è elettrico, è biometano. E quella va lì. Anche le ceramiche, consigliere Cuoghi, mi permetta. Con le ceramiche, insieme a Confindustria Ceramica abbiamo presentato un Piano nel PNRR per far sì che tutte le ceramiche abbiano il diritto di poter usufruire dell’idrogeno. Se fosse solo il 10 per cento di tutte le ceramiche, mi creda, avremmo fatto un’operazione incredibile dal punto di vista dell’impatto. E sappiamo che già alcuni in autonomia fanno quell’investimento. Ma non lasciamo niente al caso. Come, ad esempio, penso che ci sia un investimento incredibile nel sistema delle filiere su risparmio, riuso e riciclo quale nuova dimensione produttiva che crea produttività, che crea valore aggiunto. Questa è la direzione che noi abbiamo messo in campo e in questa operazione ci siamo dati l’impegno di un monitoraggio costante. Serve a noi, serve per parlare fuori, serve per essere coerenti con quello che abbiamo detto. E il monitoraggio lo faremo insieme. Abbiamo bisogno di essere trasparenti su come andranno a buon fine questi investimenti. Ma, permettetemi, la coerenza vuole che adesso siamo in grado di fare i bandi. Già oggi abbiamo annunciato tre bandi. Il bando sulle Comunità energetiche e sulla legislazione vigente, e quindi lì c’è la possibilità di allargare questo sistema che ci permette di tenere insieme – badate bene – pubblico e privato, piccole imprese con il sistema pubblico. Lì il ruolo dei Comuni sarà fondamentale. Le piccole e medie imprese, un bando di 13 milioni – sono i primi bandi, poi andremo a ritmo – sulle piccole e medie imprese per l’efficientamento energetico. E lì noi diamo soldi a fondo perduto del 30-35 per cento, ma il 65-70 per cento lo mettono loro. Ecco il moltiplicatore privato delle risorse, perché in ogni euro pubblico che noi mettiamo su queste filiere c’è più di un euro di investimento privato. E potrei dire l’altro terzo bando sulla pubblica amministrazione, sull’efficientamento degli immobili pubblici. Ma se io mi muovo col pubblico è ovvio che do anche degli esempi positivi sul territorio. Quindi, questi tre bandi hanno anche la fisionomia della discussione che noi e voi abbiamo fatto insieme.

In questa traiettoria io vedo una grande novità, la novità di aver posizionato oggi – poi la possiamo aggiustare anche strada facendo – una grande operazione politica e strategica per questa regione e per il suo futuro, per la tenuta di un sistema manifatturiero green sostenibile, ma che sia in grado anche di governare la giusta transizione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Passiamo ora alla discussione sugli emendamenti.

Se non ci sono interventi in discussione sugli emendamenti, discussione generale, invece, sugli ordini del giorno. Benissimo, non ci sono dichiarazioni di voto congiunte su emendamenti, ordini del giorno e provvedimento. Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente. Molto rapidamente.

Noi su questo Piano ci asterremo. Le motivazioni sono quelle che richiamavo nella discussione precedente: è un Piano che sebbene contenga delle cose interessanti, degli obiettivi interessanti, e sebbene sia stato anche migliorato nella fase emendativa della Commissione, quindi ringrazio ancora la collega Pigoni, ringrazio tutta la Commissione e ringrazio sicuramente anche la struttura dell’Assessorato, anche perché ci hanno dato delle interessanti chiavi di lettura e hanno spiegato anche alcuni dubbi. Sta di fatto che è un Piano che non dice come arrivare anno per anno agli obiettivi, ma è questa la fase complicata, nel senso che forse in un momento diverso sarebbe stata anche accettabile questo tipo di struttura. In questo momento che le cose stanno cambiando rapidamente, forse un dettaglio maggiore come riuscire ad agevolare nel pratico, per esempio, le fonti rinnovabili, cercando magari di eliminare i colli di bottiglia che dicevo precedentemente.

Non è un Piano nel quale noi volevamo per esempio, che si parlasse di nucleare, per esempio, non ci volevamo spingere così avanti. Però dare uno scenario su quelle che erano la programmabilità e la non programmabilità di alcune fonti rinnovabili, secondo me era comunque importante.

Spiace per il discorso del biometano, lo richiamavo. Secondo me qualche investimento si rischia di rallentarlo nel momento in cui non c’è certo necessità di rallentare gli investimenti. Verificheremo poi tutti questi bandi che usciranno. Noi cercheremo sempre di portare pragmatismo nella nostra azione politica, e anche in questo Piano credo che lo abbiamo comunque dimostrato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Altri interventi in dichiarazioni di voto? Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Sarò brevissima, anche perché il tempo è poco.

Come dicevo in premessa, questo per noi è un Piano con luci e ombre, però torno a sottolineare un aspetto che mi premeva, che riguarda la legge sulle Comunità energetiche. Lo dico davvero con molta serietà, come sarà serio il voto che porteremo oggi su questo documento per i motivi che spiegavo in premessa, quindi ci sono parti che condividiamo e parti che, per ovvi motivi, non condividiamo, però è evidente che quella che è una legge, secondo me, lungimirante, che questa Regione meritoriamente ha fatto e che io ho sempre rivendicato come la miglior legge che c’è in campo sul territorio nazionale che viene dalle Regioni, è una legge che va salvaguardata.

Torno a dire che la discussione l’abbiamo fatta a maggio, e lì era la sede per alzare il dito e fare delle proposte. Intervenire oggi e dire sicuramente che andremo a modificarla, dicendo a tutto il mondo che le regole che abbiamo definito anche all’interno dei bandi le andremo a stravolgere è un messaggio sbagliato, è una scelta politicamente errata. Io lo voglio dire in maniera chiara, perché torno a dire che la mia collaborazione c’è sempre stata, però, se cambia qualcosa, assicurerò che la navigazione di questa maggioranza non sarà tranquilla.

Il mio voto oggi sarà, per i motivi di cui sopra, di astensione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Il voto di Europa Verde, invece, sarà convintamente favorevole, perché si tratta di un Piano di investimenti senza precedenti, parliamo di 4,5 miliardi di euro, che arriveranno ad 8 con gli investimenti privati.

Grazie anche agli emendamenti, agli ordini del giorno, al contributo di Europa Verde e degli altri consiglieri, penso che siano stati portati in evidenza ulteriori elementi, che fanno di questo Piano uno strumento davvero positivo per la transizione energetica dell’Emilia-Romagna.

Io non sono abituata, né a fare né a subire ricatti, ognuno si prenderà la responsabilità delle proprie azioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Non ho altri interventi in dichiarazione di voto, quindi mettiamo in votazione per alzata di mano – chiedo un po’ di attenzione, per favore – l’emendamento n. 1, a firma Zamboni.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 2, a firma Zamboni.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 3, a firma Occhi.

Favorevoli?

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il n. 3.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Se vuole glielo leggo tutto.

 

(interruzione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Bene.

Emendamento n. 3, a firma Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 4, a firma Occhi. Ritirato.

Emendamento n. 5, a firma Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Passiamo ora agli ordini del giorno. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.

Ordine del giorno n. 1, a firma Occhi, Pigoni, Zamboni.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5809/1 oggetto 6091 è approvato all’unanimità dei votanti)

 

Ordine del giorno n. 2, a firma Occhi, Pigoni, Zamboni.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5809/2 oggetto 6092 è approvato all’unanimità dei votanti)

 

Ordine del giorno n. 3, a firma Pigoni, Occhi, Zamboni, Costi, Rontini, Caliandro, Gerace, Zappaterra, Sabattini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5809/3 oggetto 6093 è approvato a maggioranza dei presenti)

 

Ordine del giorno n. 4, a firma Pelloni, Pigoni, Costi, Gerace, Fabbri, Zappaterra, Sabattini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5809/4 oggetto 6094 è approvato a maggioranza dei presenti)

 

Ordine del giorno n. 5, a firma Piccinini, Pigoni, Amico, Costi, Rontini, Fabbri, Zappaterra, Sabattini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’ordine del giorno 5809/5 oggetto 6095 è approvato a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo ora alla votazione della proposta n. 5809.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La deliberazione oggetto 5809 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

Sono le ore 17,28. Si concludono così i lavori della seduta pomeridiana del 6 dicembre.

Grazie e buona serata.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,28

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Stefano BARGI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE; Marta EVANGELISTI; Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

gli assessori Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Mauro FELICORI, Alessio MAMMI, Igor TARUFFI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

Hanno comunicato di non partecipare alla seduta gli assessori Paolo CALVANO, Barbara LORI, Paola SALOMONI e i consiglieri Fabio BERGAMINI, Marilena PILLATI; Matteo RANCAN.

 

Emendamenti

OGGETTO 5809

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Emendamenti e integrazioni alla proposta di "Piano Triennale di Attuazione 2022-2024" del Piano Energetico Regionale 2030 approvata con DGR 1091/2022 ai fini dell'avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) (artt. 7 e seguenti del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.)". (112)

 

Emendamento 1, a firma della consigliera Zamboni

«Nell'Allegato 5 "Piano Triennale di Attuazione 2022-2024", capitolo "4.2 Assi, Azioni e Risorse del PTA 2022-2024", Tabella 7 — "Assi e azioni del PTA 2022-2024"

Pag. 167 di 899 (Pag. 77)

All'Azione (indicativa) dell'Asse 4 "4. Riqualificazione del patrimonio privato":

dopo le parole: "residenziale privata" sono aggiunte le seguenti parole:

"compreso il sostegno alla decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento"»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma della consigliera Zamboni

«Nell'Allegato 4 “Piano Triennale di Attuazione 2022-2024", capitolo "4.2 Assi, Azioni e Risorse del PTA 2022-2024”, Tabella 7 - "Assi e azioni del PTA 2022-2024"

[Pag. 167 di 899 (Pag. 77)]

All'Azione (indicativa) dell'Asse 5 "5. Rigenerazione urbana e riqualificazione del patrimonio pubblico":

dopo le parole:

"residenziale pubblica"

sono aggiunte le seguenti parole:

"compreso il sostegno alla decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento"»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Occhi

«A pagina 100 dell’allegato 4.

“A pagina 31 di 899, la proposta di emendamento formulata dalla Giunta è così riformulata: "Sarà esclusa dai finanziamenti regionali la realizzazione di impianti per la produzione di biogas o biometano il cui approvvigionamento preveda l'utilizzo di prodotti agricoli da colture dedicate di primo raccolto, fatta eccezione per le colture previste nella tabella 1-B DEL DM 6/7/2012 e richiamate puntualmente nelle procedure applicative GSE del DM 2/03/2018 e s.m.i. Il monitoraggio delle azioni e dei risultati del piano terrà conto degli impianti per la produzione di biogas o biometano attualmente esistenti in Emilia-Romagna, per valutarne la produttività e le fonti di materia con le quali viene soddisfatto il fabbisogno di ciascun impianto, nell'ottica di contribuire alla riduzione dell'utilizzo di suolo agricolo e di altre risorse per colture dedicate alla produzione di bioenergie."”»

(Respinto)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Occhi

«A pagina 99 allegato 4.

A pagina 185 di 899, dopo le parole: "Parco Agrisolare" aggiungere il seguente periodo: “ln merito alla rimozione dell'amianto, è previsto lo stanziamento e la creazione di nuovi bandi per finanziare la rimozione dell'amianto sui capannoni agricoli e l'installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia rinnovabile."»

(Ritirato)

 

Emendamento 5, a firma del consigliere Occhi

«A pagina 99 allegato 4.

A pagina 185 di 899, dopo le parole: "cogenerazione e biometano" aggiungere il seguente periodo: "La Regione fornirà un importante supporto affinché si vengano a creare tutte le opportunità possibili agli Enti Locali che intendono creare delle green communities, specialmente in caso di gestione e/o installazione di impianti impattanti (es impianti eolici, impianti onshore), per garantire che tali iniziative vadano a supporto dell'economia locale."»

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

6075 -  Interrogazione a risposta scritta in merito ad alcune segnalazioni relative agli Ospedali di Reggio Emilia e Castelnovo ne' Monti, con particolare riguardo ad episodi di utilizzo improprio dei posti letto di Pronto Soccorso e di ausili per l'incontinenza nei reparti di Medicina. A firma dei Consiglieri: Catellani, Delmonte

 

6076 -  Interrogazione a risposta scritta per sapere quali misure siano state adottate dall'Istituto carcerario dell'Arginone di Ferrara, a seguito dei problemi giudiziari che hanno coinvolto un medico che prestava servizio all'interno del carcere. A firma dei Consiglieri: Bergamini, Facci

 

6077 -  Interrogazione a risposta orale in commissione per sapere quali azioni la Giunta intenda intraprendere per risolvere il problema dell'eccessiva presenza di cinghiali nelle zone appenniniche del territorio regionale. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

6078 -  Interrogazione a risposta scritta circa la possibilità di assumere a tempo indeterminato il personale socio-sanitario che abbia maturato almeno 18 mesi di servizio presso l'AUSL di Modena mediante contratto di somministrazione. A firma dei Consiglieri: Cuoghi, Evangelisti, Tagliaferri

 

6079 -  Interrogazione a risposta scritta relativa agli interventi da realizzare per prevenire e contrastare il rischio frane e, più in generale, il rischio di calamità naturali nel territorio regionale. A firma dei Consiglieri: Evangelisti, Tagliaferri, Cuoghi

 

6080 -  Interrogazione a risposta scritta circa i criteri che hanno condotto alla scelta di classificare nuclei abitati, quartieri di città o centri urbani come Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) sull'intero territorio regionale. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

6081 -  Interrogazione a risposta scritta circa l'attività di controllo su consumi e spese per l'acquisto di dispositivi medici da parte del Servizio sanitario regionale. A firma dei Consiglieri: Facci, Bergamini, Pelloni, Marchetti Daniele, Stragliati

 

6082 -  Interrogazione a risposta scritta in merito a criticità segnalate all'interno del reparto Chirurgia Vertebrale dell'Istituto Ortopedico Rizzoli. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

6083 -  Interrogazione a risposta scritta in merito ad un presunto caso di cumulo di incarichi all'interno dell'AUSL di Bologna. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

6084 -  Interrogazione a risposta scritta in merito al regolamento aziendale sull'utilizzo della posta elettronica e di Internet dell'Istituto Ortopedico Rizzoli. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

6085 -  Interrogazione a risposta scritta in merito a progetti di cooperazione internazionale in Burundi cofinanziati dalla Regione Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Rainieri, Occhi

 

6086 -  Interrogazione a risposta scritta per sapere se la Giunta ritenga la richiesta di ampliamento della cava di gesso di Monte Tondo compatibile con le norme di tutela ambientale vigenti e con la candidatura a Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. A firma della Consigliera: Zamboni

 

6090 -  Interrogazione a risposta scritta in merito al depotenziamento dei servizi sanitari, con particolare riguardo alla situazione delle aree montane del Bolognese. A firma della Consigliera: Evangelisti

 

(Comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 20 prot. NP/2022/2841 del 07/12/2022)

 

IL PRESIDENTE

LA SEGRETARIA

Rainieri

Montalti

 

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