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216

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 7 GIUGNO 2023

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5142

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla Legge regionale 23 dicembre 2004, n. 29 (Norme generali sull'organizzazione ed il funzionamento del Servizio Sanitario Regionale). Modifiche alla Legge regionale 24 maggio 2004, n. 11 (Sviluppo regionale della Società dell'Informazione)". A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Pelloni, Stragliati, Facci, Catellani, Occhi, Rainieri, Liverani, Delmonte, Bergamini, Rancan, Bargi, Pompignoli, Montevecchi

(Discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 5142/1 “Non passaggio in esame degli articoli” – Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione 5142/1 oggetto 6944 – Presentazione, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

MOLINARI (PD)

STRAGLIATI (Lega)

MOLINARI (PD)

STRAGLIATI (Lega)

EVANGELISTI (FdI)

PILLATI (PD)

AMICO (ERCEP)

SABATTINI (PD)

MARCHETTI Daniele (Lega)

PRESIDENTE (Petitti)

PILLATI (PD)

ZAMBONI (EV)

 

OGGETTO 6679

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Autorizzazione alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna all'Associazione "Hydrogen Europe"". (66)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 6679/1/3 oggetti 69486950 – Presentazione, discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6679/2 oggetto 6949 – Presentazione, discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

PIGONI, relatrice della Commissione

OCCHI, relatore di minoranza

ZAMBONI (EV)

RONTINI (PD)

CUOGHI (FdI)

COLLA, assessore

AMICO (ERCEP)

PIGONI (BP)

OCCHI (Lega)

ZAMBONI (EV)

PIGONI (BP)

OCCHI (Lega)

SABATTINI (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 6679

Emendamenti risoluzione 5142/1 oggetto 6944

Ordine del giorno 5143/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 09,57

 

PRESIDENTE (Petitti): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 216 del giorno 7 giugno 2023.

Ricordo che è computato come presente ai soli fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza gli assessori Calvano, Lori, Mammi e Salomoni.

I consiglieri Gerace e Zappaterra hanno comunicato che si collegheranno da remoto, a norma dell’articolo 102-bis del Regolamento.

 

OGGETTO 5142

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: “Modifiche alla Legge regionale 23 dicembre 2004, n. 29 (Norme generali sull’organizzazione ed il funzionamento del Servizio Sanitario Regionale). Modifiche alla Legge regionale 24 maggio 2004, n. 11 (Sviluppo regionale della Società dell’Informazione)”. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Pelloni, Stragliati, Facci, Catellani, Occhi, Rainieri, Liverani, Delmonte, Bergamini, Rancan, Bargi, Pompignoli, Montevecchi

(Discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 5142/1 “Non passaggio in esame degli articoli” – Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione 5142/1 oggetto 6944 – Presentazione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): L’oggetto 5142, da cui riprendiamo i nostri lavori, prevede il progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri recante “Modifiche alla legge regionale 23 dicembre 2004, n. 29 (Norme generali sull’organizzazione ed il funzionamento del Servizio sanitario regionale). Modifiche alla legge regionale 24 maggio 2004, n. 11”.

Il progetto di legge è a firma del consigliere Marchetti Daniele e altri.

È pervenuta una proposta di ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato, a firma della consigliera Soncini.

Siamo nella fase della discussione generale. Ieri è intervenuto il relatore della Commissione, il consigliere Marchetti Daniele. Adesso siamo in discussione generale. Chi si iscrive a parlare?

Aggiungo anche che è stata presentata proprio ora una risoluzione abbinata all’oggetto 5142, la risoluzione 5142/1 “Risoluzione che impegna la Giunta a estendere a tutto il territorio regionale il sistema delle agende parallele e a renderle accessibili anche tramite l’FSE” a firma del consigliere Marchetti Daniele e altri.

Discussione generale. Chi si iscrive a parlare? Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Chiedevo se era possibile ricevere il testo della risoluzione abbinata prima di procedere…

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì, adesso la stanno stampando, perché è arrivata poco fa, e verrà distribuita.

Io l’ho appena comunicato, proprio perché è arrivata ora.

Stiamo distribuendo la risoluzione abbinata, la risoluzione 5142/1 a prima firma Marchetti Daniele.

Poi, come ho già detto, riprendiamo con il dibattito generale sul progetto di legge 5142.

Bene. La risoluzione è stata abbinata.

Riprendiamo con il dibattito generale.

Passo la parola al consigliere Molinari. Prego, consigliere.

 

MOLINARI: Ho ascoltato ieri le parole del consigliere Marchetti, che ha aperto una discussione, poi le mie colleghe i miei colleghi entreranno nel merito dei contenuti, anche tecnici, come è normale nella vita di Assemblea, però l’intervento del consigliere Marchetti è stato aperto e quindi è necessario specificare una piccola cosa che, però, essendo premessa di tutto il ragionamento successivo, quantomeno coinvolgendomi direttamente, ci tenevo a sottolineare.

Questa specifica è legata ad un errore, in buona fede, presumo, per mala informazione, legata a come, almeno sul territorio piacentino, sia stato avviato il dibattito per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema ospedaliero.

L’assessore regionale è venuto a Piacenza. Non è venuto in un circolo PD, come detto dal consigliere, presumo che sia un errore, perdonabile, quantomeno, è venuto in un luogo aperto, in un luogo in cui c’è stata la partecipazione di persone normali, alcuni iscritti al PD, consiglieri di maggioranza, di minoranza dei Comuni.

L’assessore Donini ha fatto un intervento che riguardava tutto il sistema e la situazione della sanità regionale, nazionale, eccetera.

Quando è stato sollecitato l’assessore Donini, e questo tengo a sottolinearlo (sulla mia buonafede e correttezza e sulla buonafede e correttezza dell’assessore, secondo me, è importante sottolinearlo), quando è stato contattato in merito alla riorganizzazione del sistema, ha ribadito un concetto semplicissimo: la decisione per quanto riguarda l’assetto, le scelte che verranno fatte sul territorio piacentino, sarà fatta dai sindaci all’interno della Conferenza sociosanitaria, che si è riunita nei giorni scorsi e si riunirà ancora nel giro di qualche settimana.

Aggiungo che, in merito anche all’incontro organizzato e utilizzato, ripeto, come premessa di tutto il ragionamento, ci ho tenuto anche personalmente, per come intendo bene o male il mio ruolo, a chiarirmi e a confrontarmi con la presidente della Conferenza sociosanitaria, proprio martedì scorso, se non mi sbaglio. Ci siamo chiariti. Lei stessa, dal punto di vista dei contenuti del dibattito, ha confermato assolutamente la buonafede e comunque la correttezza dal punto di vista del tono e il rispetto dei ruoli. Mi ha fatto un’osservazione, che incasso, per quanto riguarda forse il titolo fuorviante dell’iniziativa. Però, proprio perché non siamo in Cina, come ha ricordato Marchetti... Il bello di non essere in Cina, uno, è che incontri politici di ambo le parti possono essere fatti e, soprattutto, può essere espresso il libero pensiero, la contestazione. Soprattutto, inviterei volentieri alcuni miei colleghi della minoranza, forse è un difetto nostro, proprio il pensiero unico, ahimè, non ci appartiene. È più facile per noi, che organizziamo anche confronti di questo tipo, magari avere confronti duri, scontri e critiche all’interno delle nostre sedi, piuttosto che anche nei confronti, a volte, con la minoranza stessa.

Visto che, al di là dei contenuti, su cui ovviamente si dibatterà in aula, la premessa è stata citare un evento come il simbolo di una scorretta procedura istituzionale, ci tengo a sottolineare che, dal punto di vista dei metodi, dei contenuti, quindi anche delle procedure istituzionali, l’assessore non ha fatto nulla di quello che è stato velatamente sostenuto dal consigliere Marchetti. Quindi, stiamo sul pezzo, sugli argomenti di cui si dibatterà, sul confronto sulle diverse opzioni, e anche quello è il bello, penso, di un’aula, però terrei, proprio per quanto riguarda l’evento a circoscriverlo forse a una non corretta comprensione, forse, da ambo le parti, di quello che è successo, che è stato semplicemente un confronto aperto in cui si è parlato dei problemi della sanità, dei problemi della Regione, dei problemi economici, riorganizzativo, della carenza di medici, ovviamente in un confronto totalmente aperto, quindi non a porte chiuse, non riservato agli iscritti, come ogni tanto piace anche a fare.

Quindi, non siamo in Cina, non sono nostalgico né del regime cinese, né del regime di Putin, a differenza di altri. Di conseguenza, andiamo avanti parlando di contenuti, però cerchiamo magari un attimo di superare l’argomento dell’incontro su Piacenza, e soprattutto la correttezza dell’assessore Donini.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Molinari.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Mi corre l’obbligo di rispondere al collega Molinari, di Piacenza, facendo dovute precisazioni, in quanto “qua nessuno è fesso”.

Collega Molinari, se avete pubblicato una locandina rossa con il seguente titolo “Piano di riorganizzazione emergenza-urgenza agli ospedali di Castel San Giovanni e Fiorenzuola e Nuovo ospedale di Piacenza – Ne parliamo con Raffaele Donini, assessore; modera Gianluigi Molinari, consigliere regionale (simbolo PD, Circolo di Castel San Giovanni, circolo di Fiorenzuola d’Adda, circolo di Piacenza); intervengono Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza, Carlo Berra, segretario provinciale PD, giovedì 11 maggio, 18,30, cooperativa sociale Germoglio Piacenza”. Ora, tutto ciò prima della Conferenza territoriale sociosanitaria che si è svolta martedì 30 maggio ultimo scorso. Per cui, evidentemente, collega Molinari, al di là del titolo fuorviante, come dice lei, il circolo del PD di Castel San Giovanni, e ricordo, il PD di Castello non è nemmeno rappresentato in Consiglio comunale, ed evidentemente ci sarà un motivo ben chiaro, ha spoilerato, nonché anticipato i contenuti della riforma di riorganizzazione della rete di emergenza-urgenza sulla sua pagina Facebook e su reiterati articoli sulla stampa locale. Quello che hanno presentato in CTSS l’assessore Donini e il direttore generale dell’AUSL di Piacenza, dottoressa Bardasi, noi l’abbiamo appreso in anticipo sulla pagina Facebook del PD, con un post lunghissimo, ovviamente attaccando anche la sottoscritta, perché ultimamente il PD di Castello pubblica comunicati stampa attaccando l’attività del consigliere regionale di Castello, e mi fa anche piacere, perché evidentemente gli do anche un motivo per esprimersi, visto che non sanno fare altro, e poi anche su libertà. Ho gli articoli in mano, nonché la locandina dell’evento di cui parlava lei e che ha organizzato lei, caro collega, l’11 maggio, quindi ben prima della CTSS.

Ora, se l’assessore Donini, invece, in Azienda metropolitana di Bologna va a presentare il Piano di riorganizzazione della rete di emergenza-urgenza prima e poi va legittimamente nei circoli del PD, a Piacenza non si può dire che abbia fatto la stessa cosa. Punto. Al di là di una locandina con un titolo più o meno fuorviante, perché così è stato.

Quindi, è inutile cercare di travisare la realtà o giustificarsi. Avete sbagliato? Ammettete l’errore. Con tutta la stima, lei lo sa, che provo per lei, collega Molinari, c’è stato questo errore. Devo dire che poi l’assessore è stato molto disponibile in CTSS perché è rimasto lì tutta la mattina, ha ascoltato, ci mancherebbe altro. Su questo non ho nulla da dire, sulla disponibilità dell’assessore Donini io non discuto, però sul fatto che prima si sia presentato e si sia espresso… Sono stata io a riferire al collega Marchetti in una sede di partito, ma era la sede di una cooperativa, però, di fatto, l’evento era organizzato dai circoli del PD di Castel San Giovanni, Fiorenzuola e Piacenza, e non potete dire il contrario. Così è stato. Punto. È stata un’anomalia. C’è stato un errore da parte vostra. Ammettetelo e andiamo avanti.

Per cui, il collega Marchetti non ha detto nulla di sbagliato. Ha detto solo ed esclusivamente la verità e la realtà dei fatti. Punto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

Consigliere Molinari, prego.

 

MOLINARI: Non voglio trasformarlo in un confronto piacentino perché gli argomenti sono altri e non voglio nemmeno trasformarlo nell’argomento della campagna elettorale sul Comune di Castel San Giovanni su cui auguro il bene a tutti per quanto riguarda le scelte che verranno fatte.

Ho dovuto precisare perché, comunque, in quest’aula le parole sono importanti, e correggere la premessa. Come anche lei, consigliera Stragliati, ha ammesso che non si è svolto all’interno di un circolo PD, che è una differenza importante, perché ovviamente sarebbe stata un’iniziativa chiusa.

Confermo, anche simpaticamente, anche con altri colleghi piacentini ci siamo confrontati, che il titolo, non il colore della locandina... Permettetemi. Non seguo correnti di scelte del colore, e mi interessa anche poco. Però in questa discussione, e questo ci tengo a sottolinearlo... Al di là dei dettagli di cui stiamo trattando, è la cosa fondamentale. L’assessore, al momento, e questo penso che anche la consigliera Stragliati, confrontandosi con i consiglieri presenti... Quando è stato sollecitato nel dettaglio ha risposto, quindi è qui la sostanza, che l’argomento della riorganizzazione è un argomento della Conferenza sociosanitaria e dei sindaci. Tant’è che la discussione vera apparirà e ci sarà nelle prossime settimane. Così come i circoli, gli stessi consiglieri... Perché i contatti della parte tecnica con i sindaci, al di là della Conferenza sociosanitaria, stanno andando avanti da tempo, da giorni. Con i sindaci, informalmente, il confronto è stato effettuato. Sono, non dico, segreti di Pulcinella, però, di fatto, l’argomento, il dibattito su come sul territorio piacentino vorremmo riorganizzare il servizio ospedaliero sanitario sarà argomento della Conferenza sociosanitaria. La Regione potrà arrivare con delle proposte e, a loro volta, i sindaci reagiranno con delle controproposte e con delle scelte.

Ci tenevo a dirlo perché all’interno di quel dibattito, che è stata, ripeto, la premessa di tutto il ragionamento, non è stata fatta rivelazione, discussione. Tutto si è rispostato dall’altra parte. Ho visto, legittimamente, che anche dopo la discussione è uscito anche un comunicato stampa da parte vostra che annunciava l’apertura h24, non ancora decisa, rivendicando ‒ e su quello ci stanno le battaglie fatte anche da voi ‒ la paternità o la maternità. Ci sta. Stiamo parlando di cose che non sono campate o, comunque, non sono cose non note, se non nei dettagli, agli addetti ai lavori. Però ci tenevo a dirlo. Soprattutto, sono stato punzecchiato sulla Cina e la cosa, ovviamente, è talmente lontana dalle mie idee, dal mio modo di fare che ho ritenuto necessario effettuarlo.

Poi penso che sarà più interessante, magari, entrare nel merito delle proposte e degli argomenti di cui ha parlato nel resto dell’intervento il consigliere Marchetti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Collega Molinari, mi spiace, ma io ho buona memoria.

Ergo, riporto un articolo pubblicato da Libertà, che notoriamente è più spostato dalla vostra parte che dalla nostra: “26 maggio, Val Tidone: il pronto soccorso di Castello riaprirà H24, sette giorni su sette”, articolo del PD di Castello; sottotitolo: “il PD anticipa i contenuti del Piano di riorganizzazione dell’emergenza che l’assessore regionale Donini proporrà in Conferenza territoriale”. Questo è un articolo di giornale, che magari non ha neanche visto, e nel caso non ne fosse in possesso, glielo giro, ergo, tutto ciò va a smentire ciò che lei e i suoi colleghi del PD avete detto sinora. Quindi, ripeto: articolo di Libertà, il PD ha anticipato ciò che l’assessore regionale alla sanità è venuto a proporre in CTSS dopo che ha presentato questo piano al PD. Per cui, basta; le cose stanno così, questi sono i fatti. Lei dice che non segue i colori; forse dovrà adeguarsi un po’ alla segretaria del suo partito, che con l’armocromia evidentemente ci va a nozze, quindi magari le conviene adeguarsi al nuovo corso del Partito Democratico in tema di colori.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri interventi in dibattito generale?

Ricordo che siamo sul progetto di legge a prima firma Marchetti Daniele, 5142, al quale è stata abbinata una risoluzione, sempre a prima firma Marchetti Daniele, rispetto al quale progetto di legge è anche pervenuta una proposta di ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato, a firma della consigliera Soncini.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

Vorrei allargare un pochino la riflessione…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, un po’ di silenzio in aula, per cortesia, perché sennò non si riesce a sentire chi interviene.

Grazie.

 

EVANGELISTI: Prendo spunto – grazie, presidente – dalla proposta del consigliere Marchetti e del Gruppo Lega, ma anche dalle notizie che abbiamo appreso ieri e in questi ultimi giorni riguardo le innovazioni proposte dall’assessore Donini.

Riteniamo, come Fratelli d’Italia, che oggi, nella nostra assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera manchi una visione di fondo che ancora non è chiara, e seppure viene esplicitata in alcuni modi, i fatti e le operazioni sul territorio rendono conto di altro.

Si parla di porre il paziente al centro e noi vorremmo che questo accadesse veramente, puntando alla personalizzazione e all’integrazione dell’assistenza, con modelli organizzativi per l’assistenza territoriale e per le reti ospedaliere di riferimento davvero nuovi, innovativi, ma che davvero sappiano rispondere ad alcune esigenze.

È imprescindibile per noi, lo abbiamo detto, e lo vogliamo ritirare, è il ruolo dei medici di base, medici di famiglia, medici di medicina generale, così come si chiamano oggi, che debbono essere punti di riferimento per le comunità e quindi per i pazienti.

Quindi, a nostro avviso, debbono essere definiti i ruoli sia quelli degli infermieri di comunità che quelli dei professionisti, con particolare attenzione anche ai livelli di competenza e di responsabilità.

Da qui alcune nostre perplessità, e vengo anche al progetto di legge che ci è stato presentato, su alcune proposte di cui anche ieri si è parlato, come quella dei CAU, che, seppure condividiamo nelle finalità, quella cioè di alleggerire il carico dei pronto soccorso e di dare risposte certe al paziente e in termini anche più celeri, a nostro avviso, dovrebbe essere chiaro che non possono però essere sostitutivi dei pronto soccorso, soprattutto di quelli di Provincia, e che alcuni chiarimenti rispetto a questa proposta dovrebbero essere chiari. Non è chiara la loro apertura, se sarà h24 o h12, la loro collocazione, chi opererà all’interno di questi ambulatori, quali saranno le attrezzature a disposizione. Tutti rilievi peraltro evidenziati anche dai sindacati più rappresentativi dei professionisti, ai quali ci siamo associati.

Quindi, da un lato parliamo di riorganizzazione legata all’efficienza, dall’altro lato parliamo di riorganizzazione anche legata alle risorse.

In questi temi si inserisce bene il progetto di legge presentato dal consigliere Marchetti.

Torno un attimo al tema dei CAU per significare anche, visto che di informazioni ne sono state riportate tante anche in quest’aula, anche questa mattina, che non risulta che il progetto, così come presentato, abbia trovato il placet del ministro Schillaci.

Lo dico perché è vero che c’è stata un’interlocuzione, ma è anche vero che il progetto deve essere ancora valutato.

Quindi, ci piacerebbe che queste valutazioni fossero fatte anche all’interno dell’aula, fossero fatte anche nei luoghi deputati, come, ad esempio, la Conferenza Territoriale Socio Sanitaria, che è un organo consultivo, la cui espressione dovrebbe essere tenuta in considerazione anche dall’assessorato alla salute. Significo come, ad esempio, a Cento si sia appresa di recente la chiusura anche del reparto di Ginecologia, la parziale chiusura. Era aperto h24. Improvvisamente hanno appreso dell’apertura h12 e, nel caso di urgenze, con una infermiera formata. Non l’hanno appreso all’interno della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria, ma l’hanno appreso all’interno del presidio ospedaliero.

La proposta presentata dal consigliere Marchetti e dal Gruppo Lega ha in animo di modificare la legge n. 29/2004 e la legge n. 11, soprattutto in un momento significativo come questo, dove, da una parte, la Regione Emilia-Romagna propone significative innovazioni, per così dire rivoluzioni, ma in un momento segnato anche dal post-pandemia, in cui i cittadini si aspettano risposte celeri e concrete. Si concentra, il progetto di legge, su alcune delle cause che hanno concorso e concorrono a non rendere particolarmente efficiente oggi il servizio. Uno dei temi che abbiamo affrontato spesso all’interno anche di quest’aula è quello delle liste di attesa, ma il progetto, a nostro avviso, va anche oltre, anche con una certa ambizione. Attraverso la razionalizzazione e l’evoluzione dall’interno del sistema sanitario, mira anche a una governance più innovativa, una governance che, come ho detto poc’anzi, deve essere adeguata anche all’evoluzione di questo modello assistenziale richiesto. Dà uno sguardo anche importante all’altro tema importante, che è la presa in carico del paziente, ma anche alla ottimizzazione delle spese, con particolare attenzione alla razionalizzazione degli acquisti.

È per questo motivo che, a nostro avviso, questo progetto di legge meritava più attenzione. Sicuramente ha trovato il favore e la condivisione del Gruppo di Fratelli d’Italia.

Anticipo anche la dichiarazione di voto sulla risoluzione, che sarà a favore.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Evangelisti.

Altri in dibattito generale? Consigliera Pillati, prego.

 

PILLATI: Grazie, presidente.

C’è stata, in Commissione, un’ampia discussione su questo progetto di legge. Mi perdonerà il collega Marchetti, ma io fatico a ritrovare in questo testo quella che lui definisce una vera e propria riforma del Sistema sanitario regionale.

Affronta certamente dei temi importanti, questioni su cui abbiamo discusso, anche in varie Commissioni. La prima ha a che fare con l’equilibrio economico e finanziario del sistema regionale, che – leggo dalla relazione – “è messo a dura prova dalla mancata copertura totale da parte dello Stato delle spese sostenute dalla Regione per il contrasto alla pandemia”, e su questo non posso che essere d’accordo.

L’altra questione che affronta il progetto di legge è quella delle liste d’attesa, “che – prendo sempre a prestito le parole della relazione – fra blocchi e sospensioni non rendono virtuosa ed efficiente la nostra Regione”. Io su questo sono invece un po’ meno d’accordo, visto che l’Emilia-Romagna si conferma la prima Regione in Italia nell’assicurare le prestazioni sanitarie ai propri cittadini ed è il Governo a definirla virtuosa e a riconoscerle la premialità più elevata di sempre.

Sono temi seri sfidanti, per affrontare i quali però non bastano le scorciatoie. Non possiamo non tener conto delle difficoltà con cui il nostro sistema sanitario deve fare i conti quotidianamente: le difficoltà finanziarie, dovute non solo alla mancata copertura delle spese Covid e del caro-energia, ma anche al sottofinanziamento del Fondo sanitario nazionale. Peraltro, sappiamo bene che il Governo ha approvato un documento di economia e finanza che prevede, nei prossimi anni, la discesa della spesa corrente sanitaria sul PIL al 6 per cento, collocandola tra le ultime dei Paesi dell’Unione europea.

A questi problemi si aggiungono le difficoltà a trovare prima, e a fidelizzare poi, personale sanitario nel servizio pubblico, a fronte di una concorrenza impari del privato, ma anche di altri Paesi che hanno remunerazioni e condizioni di lavoro migliori di quelle italiane.

Ma vediamo quali sono le soluzioni che il PDL propone. Sono soluzioni capaci di segnare un nuovo corso per la sanità della nostra Regione? Che cosa propone il PDL per le liste d’attesa e la presa in carico dei cittadini? Si propone di ribadire quello che la legge prevede, cioè che deve essere garantita la presa in carico. Giusto. Esiste un Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, siglato con l’intesa Stato-Regioni, che prevede che la presa in carico del paziente debba essere sempre garantita, senza impedimenti alla prenotazione delle prestazioni dovuti alla indisponibilità di agende o altri strumenti di pianificazione. Quindi, fin qui ci siamo, è così.

Prevede anche il miglioramento dei tempi d’attesa quale indicatore per gli obiettivi dei direttori generali, quindi la loro valutazione. Anche questo è già così.

Riscrivere quello che la legge già prevede non è sbagliato, ma non aiuta a risolvere il problema. Questo è il tema. Serve certamente una soluzione, ma non sulla carta. Le soluzioni probabilmente non richiedono una nuova norma che ribadisce quello che la legge già prevede. Quello che invece è innovativo è quello che è previsto al comma 2 dell’articolo 1, ovvero un sistema che vede premiate le strutture più virtuose che riescono ad evadere le prenotazioni delle prestazioni nei tempi previsti e penalizzare le strutture che risultano in ritardo, creando un disservizio. Qui si introduce un meccanismo di premialità e penalità molto pericoloso, che rischia di allontanare dall’obiettivo di risolvere il problema. Non si può affrontare, né tantomeno risolvere, un problema come le lunghe liste d’attesa che si generano, lo voglio ricordare a partire da uno squilibrio tra la domanda e l’offerta, senza tener conto delle cause: la carenza di personale, le risorse insufficienti a disposizione, l’insufficienza talvolta delle infrastrutture, ma anche l’immigrazione sanitaria da altre Regioni dovuta alla qualità delle strutture sanitarie.

Se ci sono strutture o aziende in maggiore difficoltà rispetto a questo tema, potrebbe al contrario essere necessario fornire loro un sostegno aggiuntivo, sia a livello finanziario che organizzativo, per evitare che delle specificità delle aziende di un territorio influiscano sulla qualità dei servizi offerti agli utenti.

È fondamentale garantire che tutti i cittadini abbiano pari accesso a cure sanitarie di qualità, indipendentemente dalle difficoltà organizzative che potrebbero sorgere all’interno delle aziende locali. Senza dimenticare, davvero, che l’alta reputazione delle strutture sanitarie genera un aumento della domanda e, dunque, favorisce l’allungamento dei tempi d’attesa per le prestazioni.

C’è un recente studio dell’Istituto Bruno Leoni sui provvedimenti analoghi adottati dalla Regione Lombardia, che chiarisce che le strutture che hanno volumi maggiori di domanda sono generalmente quelle che hanno i migliori indicatori di qualità e che un meccanismo di penalità rispetto ai ritardi delle prestazioni rischia di togliere risorse alle strutture migliori, senza, di fatto, ottenere nulla in termini di riduzione delle liste d’attesa. Nel medio periodo non ci si può attendere altro che una riduzione della quantità e della qualità delle prestazioni erogate da queste strutture. Se si vuole aumentare il volume delle operazioni presso certe strutture ‒ questo è il suggerimento dello studio ‒ è necessario aumentarne la capacità produttiva, cioè mettere più risorse a disposizione, non meno, vincolandole, ovviamente, a standard di qualità del servizio ed economicità ed efficienza della gestione. E, aggiungo io, forse, anche lavorare sull’appropriatezza, in modo da controllare la domanda.

Quindi, le nostre perplessità trovano conferma anche in esperienze di altre Regioni.

L’altro fronte su cui il PDL interviene è l’efficientamento amministrativo-tecnico degli apparati regionali. La formulazione è molto generale, non è chiarissima, ma l’intento sì. Si tratta di concentrare in un’unica struttura regionale le diverse procedure amministrative, tra cui gli acquisti, le procedure di assunzione del personale, sulla base della esperienza di altre Regioni in cui questa realtà è stata creata per ottenere economie di spesa.

La Regione già oggi, con le norme regionali vigenti, promuove processi di integrazione e di efficientamento, ma ha scelto di mantenere una forte autonomia delle aziende sanitarie locali, che gestiscono direttamente i propri servizi amministrativi, con il coordinamento della Regione. Questa è una scelta che punta a evitare la perdita di autonomia e flessibilità delle singole aziende, a evitare una maggiore burocratizzazione dei processi decisionali operativi e una minore partecipazione e coinvolgimento degli operatori sanitari e dei cittadini.

Tuttavia, la Regione non ha rinunciato e non rinuncia all’integrazione dei servizi amministrativi delle varie aziende sanitarie, che ha realizzato attraverso diversi strumenti e livelli di coordinamento, come ad esempio la costituzione delle aree vaste che sono, lo ricordo, un sistema di relazione tra gli enti del Servizio sanitario regionale, volto a ottimizzare e razionalizzare le attività amministrative, tecniche e sanitarie in un ambito sovraziendale, ma anche attraverso la possibilità di affidare a uno o più aziende sanitarie regionali la gestione accentrata di alcune funzioni e attività di interesse, quali ad esempio la gestione dei flussi informativi, la formazione del personale, la gestione dei sistemi informativi, ma anche, e lo ha ricordato correttamente anche il collega Marchetti, attraverso la centrale degli acquisti Intercent-ER che, com’è stato sottolineato anche nella sua relazione, ha prodotto risparmi anche nell’ultimo bilancio che si è stimato essere di circa 200 milioni di euro.

A questo ovviamente si aggiunga anche la scelta che, con la piena condivisione dei territori, è stata fatta in questi anni di portare avanti dei progetti di unificazione delle aziende della città di Parma e Ferrara.

Questa è già una direzione di impegno della Regione, e certamente si può valutare se esistano ulteriori spazi per realizzare delle economie di scala che non crediamo richiedano nuove norme, a meno che non si voglia un’organizzazione che di fatto limita fortemente l’autonomia delle aziende e dei territori. Questo è il modello che altre Regioni hanno scelto, ma che non è una scelta condivisa dal Partito Democratico.

I margini per l’ulteriore efficientamento, semmai possono individuarsi in ulteriori azioni. Non crediamo possano compensare il sottofinanziamento strutturale di un sistema sanitario la cui organizzazione e gestione, è vero, compete alla Regione, ma il cui finanziamento e le modalità di reclutamento e trattamento del personale necessario al funzionamento sono di competenza del Governo e del Parlamento.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pillati.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale.

A questo punto, chiedo se il relatore vuole…

Consigliere Amico, prego.

Prima del relatore, la parola al collega Amico e poi Sabattini.

Prego, consigliere Amico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Credo che il dibattito di questa mattina si inserisca all’interno di una riflessione più ampia e complessiva, che da diverso tempo stiamo facendo attorno alla sanità regionale, sapendo che questa ha iniziato a presentare una serie di questioni, mi viene da dire una serie di conti all’indomani del termine dell’emergenza della pandemia e che ancora oggi preoccupa molti di noi, che siano di maggioranza o di opposizione, all’interno di quest’aula, ma soprattutto preoccupa cittadine e cittadini sul territorio emiliano-romagnolo, rispetto alle prospettive di rilancio effettivamente della sanità pubblica sul territorio emiliano-romagnolo.

Per lungo tempo abbiamo assistito anche a una sollecitazione da parte dell’opposizione circa elementi di trasparenza rispetto alla portata dei conti, delle difficoltà economiche che abbiamo attraversato, che abbiamo soprattutto messo in ordine non più tardi di qualche settimana fa all’interno della Commissione IV, riportando, anche grazie all’intervento straordinario che il bilancio della Regione ha apportato ai conti della sanità, che abbiamo potuto consegnare dei bilanci in pareggio per quanto riguarda la sanità regionale, cosa che, spesso e volentieri, è sempre stata agitata come un elemento di dissesto, di malagestione, di mala conduzione dell’attività sanitaria in Emilia-Romagna. Certo, i problemi ci sono, i problemi economici sono sicuramente riconducibili, lo abbiamo detto e sentito e anche approfondito a più riprese, in merito a quelli che sono stati dei costi energetici crescenti che la sanità ha dovuto affrontare nel corso del 2022, nella mancata restituzione di quelle che sono state le spese straordinarie per l’allestimento dei punti di hub vaccinali sul territorio emiliano-romagnolo, così come la questione legata a una programmazione errata dei fabbisogni strutturalmente presenti non solo sul territorio emiliano-romagnolo del personale medico, del personale infermieristico, che ha condotto ad una serie di difficoltà che oggi tocchiamo con mano e che impongono una riflessione rispetto a quella che può essere anche la prospettiva della sanità.

Certo è che quello che ci preme ribadire (penso che non sia questo l’intento del progetto di legge presentato dal consigliere Marchetti) è come la sanità pubblica universalistica voglia essere in qualche maniera migliorata e promossa sul territorio emiliano-romagnolo.

Da lì le soluzioni che il progetto di legge che qui oggi viene presentato e ci troviamo a discutere, per il quale anche noi voteremo a favore rispetto al tema del non passaggio all’esame dell’articolato, nel merito ci trova molto perplessi, se non addirittura contrari per alcuni aspetti.

Ad esempio, il tema, evocato forse in forma più colloquiale che nel merito specifico del progetto di legge, dell’istituzione di una cosiddetta Azienda Zero, una sorta di sovra-azienda rispetto alle Aziende sanitarie locali, è un tema che ci vede particolarmente contrari, perché non va nella direzione del semplice efficientamento della spesa (poi arriverò anche al tema dell’efficientamento della spesa), ma arriva a costruire, come è stato spesso e volentieri ribadito dalle stesse opposizioni, delle sovrastrutture rispetto alla gestione amministrativa delle Aziende sanitarie, da un lato allontanandole dalle esigenze del territorio, e qui abbiamo il DM 77, che ci dice che dobbiamo andare verso una sanità territoriale, ma una sovra-azienda ci allontana da questo, e soprattutto non tiene conto di quella che può essere invece una prerogativa della struttura sanitaria assessorile della Regione, che invece ha il compito non solo amministrativo, ma anche di contemperamento delle necessità territoriali che le singole aziende portano all’interno della sede politica di valutazione, di prospettiva, di programmazione che è specifica della Regione.

Se l’Azienda Zero è intesa come elemento di efficientamento della spesa per condurre, tramite la centrale di Intercent-ER, una serie di acquisti che abbiano maggiore economicità dal punto di vista della spesa sanitaria, giustamente per recuperare risorse da reinvestire all’interno del Sistema sanitario, vorrei anche ricordare che questo avviene positivamente e senz’altro, in termini di efficientamento della spesa per quanto riguarda l’acquisto dei materiali, molte più perplessità desta in noi, credo, tutto quanto il tema degli appalti e dei servizi. Spesso e volentieri, nel momento stesso in cui le offerte economicamente più vantaggiose, rispetto agli acquisti e le centrali di appalto, secondo il Codice degli appalti, secondo la concorrenzialità delle aziende, si scaricano oggettivamente e materialmente su quelle che sono le condizioni dei lavoratori, il ribasso ai servizi di pulizia o ai servizi di guardiania... Lo stesso consigliere Marchetti si è interessato, al pari di me, di quelle che sono le condizioni dei contratti lavorativi dei servizi guardiania, che sono oggettivamente al di sotto di una soglia di salario minimo complessivamente intesa. Sono quelli su cui le aziende che erogano servizi di steward, di vigilanza, di pulizie comprimono su quelli che sono i costi vivi del personale di pulizia, di vigilanza e di steward all’interno dei servizi locali.

Quindi, attenzione, credo, a dire che l’efficientamento della spesa avviene solo attraverso una migliore concorrenzialità dei servizi e degli acquisti. Un conto sono gli acquisti di materiali che possono essere i vaccini, le garze, le mascherine o altro; altro conto è la messa a gara di servizi che hanno questi riflessi. Tant’è che, complessivamente, nell’ambito di quello che è l’orizzonte del Patto per il clima e per il lavoro, l’orizzonte del lavoro di qualità e del lavoro ben retribuito, questi elementi sono gli elementi di tensione, sui quali spesso e volentieri dai banchi della maggioranza, così come dai banchi dell’opposizione, ci misuriamo per trovare quell’equilibrio, che difficilmente può essere, a condizioni date dal Codice degli appalti, perseguito e che un’azienda, una sovra-azienda di carattere generale, invece, astrae da quelle che sono le relazioni sul territorio, sulle imprese del territorio, sulla conoscenza delle imprese sul territorio, che spesso e volentieri non sono solo ed esclusivamente imprese profit.

Penso anche a quanto abbiamo discusso nella recentissima Commissione IV circa la valorizzazione dell’apporto dei soggetti di volontariato per quanto riguarda i trasporti sanitari, per quanto riguarda i trasporti dell’emergenza-urgenza. Anche queste minacciate da meccanismi di concorrenzialità a favore di aziende non presenti sul territorio che mettono a gara questi elementi, disarticolando una rete di servizi e situazioni che, invece, vedono anche il protagonismo e l’attivismo civico. Credo che quello vada in una direzione diversa dall’orizzonte complessivo politico che vogliamo perseguire complessivamente.

Quindi, sul tema di Azienda Zero, sul tema dell’efficientamento dei servizi, lo stesso consigliere Marchetti ha richiamato come già, senza neanche la necessità di un procedimento legislativo, di un apporto legislativo, la Regione Emilia-Romagna abbia promosso acquisti assieme ad altre Regioni, producendo effettivi risparmi. Di nuovo, quella è una condizione, diciamo così, già in essere spesso e volentieri però rifiutata dalle altre Regioni anziché dalla stessa Regione Emilia-Romagna. È chiaro che tutto quanto questo dibattito si inserisce all’interno di una discussione più ampia e complessiva, come dicevo all’inizio, che ha degli elementi dal nostro punto di vista di merito e di contrarietà – li ho provati a esplicitare – che però sta in un quadro che ancora oggi non trova una cornice fattiva nel Governo attuale, così come nel Governo precedente.

Vorrei ricordare che l’unico incremento concreto di risorse per quanto riguarda il sistema sanitario nazionale è stato condotto con la legge di bilancio approvata a fine 2019 – allora era presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ministro della sanità Roberto Speranza – che implementava la spesa sanitaria nazionale di 2 miliardi ogni anno.

Dopodiché, è arrivata la pandemia, quei 2 miliardi sono diventati assolutamente una goccia nel mare rispetto all’emergenza che abbiamo affrontato, e nessun Governo, né quello Draghi, né quello Meloni, in questo momento, sta approntando un sistema che veda un’implementazione del Fondo sanitario nazionale. Questo dobbiamo dircelo e dobbiamo complessivamente riconoscerlo. Un implemento del Fondo sanitario nazionale consentirebbe non tanto solo di remunerare quelle spese straordinarie, ma consentirebbe magari anche di affrontare un tema che è assolutamente endemico della carenza del personale, una carenza del personale che migra verso il privato, perché le condizioni economiche del privato, oltre che quelle di carattere gestionale, sono più favorevoli.

Ad oggi, lo ricordava la consigliera Pillati, se le remunerazioni nel nostro personale medico e infermieristico sono inferiori di gran lunga... Leggevo un articolo, qualche giorno fa, per cui il personale medico in Germania ha una remunerazione del 60-70 per cento superiore a quella italiana. È chiaramente dovuto al fatto che ci sono delle condizioni da un lato contrattuali e delle altre che sono di capienza del Fondo sanitario nazionale, che stride e che quindi non attira medici specialisti, specializzandi e personale medico all’interno della struttura sanitaria nazionale.

 Se quindi vogliamo perseguire l’obiettivo della riduzione delle liste d’attesa per un aumento delle prestazioni da parte del personale medico, che non può essere spremuto fino al nostro, ma deve essere nelle condizioni di poterlo esercitare con strutture e personale adeguato, ovviamente noi abbiamo bisogno di fare una riforma complessiva, dove la Regione Emilia-Romagna fa la sua parte, come l’ha fatta nel momento stesso in cui ha portato a pareggio i bilanci di tutte le ASL con fondi propri, oltre che con quella premialità che è stata illustrata a proposito di discussioni all’interno delle Commissioni effettuate, che è stata illustrata dall’assessore Donini in Commissione sanità circa la premialità del perseguimento dei Livelli essenziali di assistenza, che hanno dato risorse maggiori alla Regione Emilia-Romagna proprio per il raggiungimento di quegli obiettivi.

 È chiaro però che quella sanità territoriale, quella capacità di attrazione del personale medico, quella capacità di tenuta economica, quell’efficientamento della spesa avviene nel momento stesso in cui tutti i vari pezzi siano messi nelle condizioni di poter fare la loro parte.

Noi crediamo che i compiti che la Regione ha svolto nel corso di questi anni difficilissimi e negli anni difficilissimi che ci attendono, perché è finita l’emergenza pandemica e i costi energetici stanno entrando in contenimento, ma non sta rientrando l’emergenza del numero dei sanitari nell’emergenza urgenza così come nell’anestesia, così come in ostetricia, così come in tante altre discipline.

Questo tema, come abbiamo detto più e più volte, deve trovare un modo di rivendicare nei confronti dello Stato – ribadisco - della Repubblica, quindi non tanto per quanto riguarda il colore del Governo, ma dello Stato e della Repubblica, che deve garantire e mettere nelle condizioni le Regioni, i Comuni, le Aziende sanitarie, tutti i cittadini di poter accedere a un Servizio sanitario nazionale.

I problemi sono grandi, la coperta è cortissima, le risorse mancano, la flessibilità di bilancio, anche a livello nazionale, è difficile da ottenere. Credo che, però, il primo, al pari di quello che è il ripristino o la condizione... Scusatemi. Ci sono due emergenze, sostanzialmente, oggi all’ordine del giorno, credo io, per tutti e tutte. Da un lato, c’è l’emergenza climatica e, dall’altro, c’è l’emergenza del ripristino sanitario. Su questi due temi io credo che un ragionamento più corale e quasi costituente possa essere fatto.

Abbiamo, però, bisogno di rimettere in fila l’ordine dei problemi e trovare i meccanismi giusti perché ogni singolo pezzo (Stato, Repubblica, Regioni, Comuni, Aziende sanitarie) possa fare la propria parte. In questo senso, credo che le soluzioni individuate nel progetto di legge presentato a prima firma del consigliere Marchetti aiutino ad affrontare questo tema in una maniera positiva, anche all’interno di quest’aula. Le soluzioni lì individuate non credo siano quelle corrispondenti alle necessità di cui abbiamo bisogno oggi.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Presidente, le chiederei, cortesemente, qualche minuto di sospensione, perché stiamo lavorando un po’ per vedere se c’è una quadra per gli emendamenti alla risoluzione presentata dal collega. Però ci serve ancora qualche minuto. Se cortesemente, può...

 

PRESIDENTE (Petitti): Per il consigliere Marchetti va bene.

Perfetto. Qualche minuto di sospensione per questi lavori in corso.

 

(La seduta sospesa alle ore 10,55 è ripresa alle ore 11,04)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo i nostri lavori.

Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri, oggetto 5142, a prima firma Marchetti Daniele.

Nel procedimento di discussione siamo arrivati alla replica del relatore.

Passo, quindi, la parola al consigliere Daniele Marchetti. Prego.

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Una replica penso sia più che doverosa, soprattutto in seguito al dibattito che si è sviluppato in queste ultime ore in aula sul progetto di legge che abbiamo depositato e che, finalmente, oggi voteremo. Voteremo, purtroppo, con un esito negativo, dal momento che dalle parole della maggioranza, ma era già scontato questo, apprendiamo che non c’è condivisione sulle proposte che abbiamo presentato. O meglio, mi pare di capire che non ci sia condivisione sulle modalità che abbiamo impostato e predefinito presentando un progetto di legge, dal momento che, a vostro avviso, le diverse iniziative che sono contenute nella nostra proposta potrebbero essere portate avanti con atti amministrativi. Questo però ce lo siamo già detti in Commissione, ce lo siamo ripetuti in queste ultime ore.

Devo però fare alcune puntualizzazioni, dal momento che credo che alcuni aspetti siano stati sicuramente approfonditi, altri un pochino meno. Per questo ritengo che sia un peccato non poter esaminare tutto l’articolato, dal momento che avete presentato la solita tagliola (chiamiamola così), perché sarebbe stato opportuno a mio avviso trattare i singoli temi con discussioni dedicate, facendo tesoro anche di tutto ciò che è stato detto in discussione generale.

Ringrazio la consigliera Pillati per l’attenzione che ha dedicato al progetto di legge sia in Commissione che oggi qui in aula con i suoi interventi, motivando poi la posizione del suo Gruppo, così come ringrazio anche tutti gli altri consiglieri che sono intervenuti e hanno dato la loro opinione sulle proposte avanzate dalla Lega con questo progetto di legge. Riprendo però un passaggio della consigliera Pillati, che dice “fatico a trovare una vera e propria riforma all’interno di questo testo”. Sarà pur vero, secondo il vostro punto di vista, ma io per primo ieri ho detto che non pretendiamo assolutamente di avere la verità, ma soprattutto la soluzione in tasca.

È incontestabile però il fatto che ad oggi sia l’unica proposta che è arrivata qui, in aula, di riforma del Servizio sanitario regionale, poi può piacere o non piacere nelle sue soluzioni, nelle sue proposte, nell’idea che abbiamo di sanità, ma questo è un altro discorso, sta nella democrazia avere punti di vista differenti, però, ad oggi, ciò che vediamo è la bocciatura del nostro testo e al tempo stesso una riforma più o meno velata, che si sta portando avanti a livello territoriale con diverse presentazioni che al momento, nelle varie Conferenze sociosanitarie, a parte qualche sbavatura territoriale, come è già stato chiarito dai colleghi piacentini in apertura questa mattina, è una riforma che al momento riguarda solo l’emergenza urgenza, con questi famosi CAU, questi nuovi centri che dovrebbero affiancare le strutture ospedaliere esistenti.

Sono strutture che, si dice, per quanto riguarda la loro attività e apertura, “tendenzialmente” e “probabilmente” dovrebbero garantire un servizio h24 ma, come si evince dalle vostre stesse presentazioni, non è ancora chiaro, perché, quando si va sul territorio a dire “tendenzialmente” e “probabilmente”, significa che non avete ancora una minima idea di come verranno gestiti questi centri; così come nessuno ha capito se in realtà affiancheranno, nel vero senso della parola, l’attività del pronto soccorso, ove esiste, o lo andrà a sostituire con un semplice servizio di medico di guardia o di medico di medicina generale.

Ieri è stato siglato un mezzo accordo, da quel che ci risulta, proprio sui centri assistenziali d’urgenza, i cosiddetti CAU; un accordo parziale perché alcune sigle lo hanno condiviso e altre no. Anche qui ci apprestiamo ad affrontare questo salto nel vuoto, senza avere delle garanzie di copertura di personale. Noi oggi stiamo lanciando delle idee… Noi… Voi state lanciando delle idee di nuovi servizi senza avere idea di quante ore garantiremo, dove li andremo ad aprire, se andranno a sostituire o meno i pronto soccorso, se li andranno ad affiancare, chi coprirà che garantirà questo servizio. Il medico di continuità assistenziale? Il medico di medicina generale? Quello che appartiene a una sigla sindacale sì, l’altro no?

Non è certamente un metodo per andare verso una gestione virtuosa del servizio sanitario regionale senza nascondere, ovviamente, le difficoltà che ci sono. Ci sono per un contesto internazionale e nazionale, dettato un po’ da una gestione pandemica che ha lasciato i segni, a nostro avviso anche per via di molti errori che sono stati commessi a livello regionale, ma ovviamente questo è il nostro punto di vista. Secondo noi, la proposta che abbiamo presentato poteva rappresentare il primo passo per andare verso una vera riforma del servizio sanitario regionale.

Il tema delle liste d’attesa l’abbiamo trattato. Voi ribadite il fatto che comunque è ridondante specificare nella legge regionale ciò che è previsto dalla legge nazionale. Ribadisco e ripeto che non è assolutamente ridondante, dal momento che purtroppo è un fenomeno, quello delle agende chiuse, che esiste eccome, quindi è bene andare a specificare nelle nostre normative regionali questo principio.

Un sistema di premialità per quelle aziende che rispettano questo principio non lo vedo assolutamente un ostacolo alla buona gestione della sanità a livello territoriale. Ci sono tantissimi criteri di premialità ai direttori generali delle aziende sanitarie. Questo potrebbe rappresentare un paletto fondamentale per garantire dei servizi efficienti alla nostra cittadinanza.

Come dicevo ieri, un cittadino, quando si rivolge al CUP per prenotare una visita specialistica, non ci va certamente per divertimento, ma ci va perché il proprio medico curante gliel’ha prescritta. Quindi, è nostro dovere prendere sempre e comunque in carico il paziente nel momento in cui si rivolge agli sportelli per la prenotazione.

Per quanto riguarda l’efficientamento, mi sono preso qualche appunto sempre dalle parole espresse dalla consigliera Pillati. Ci ha riportato l’esempio delle aree vaste, già messe in atto a livello regionale. Lasciatemi dire, però, che le aree vaste non sono altro che una moltiplicazione dei livelli decisionali e burocratici a livello sanitario. La nostra è una proposta che andrebbe a razionalizzare ulteriormente le risorse di organico, di personale e, di conseguenza, anche economiche, per quanto riguarda la parte dirigenziale, però, senza andare a tagliare sulle prime linee di chi vive sulla propria pelle le difficoltà della nostra sanità, ovvero gli operatori del comparto, che vanno assolutamente tutelati.

L’esempio di Azienda Zero è uno dei tanti esempi, modelli che potrebbero essere attuati, ma potremmo trovare tantissime altre formule. L’esempio che ho riportato, anche l’altro giorno in Commissione Sanità, e che ho ricordato ieri durante la mia illustrazione, del direttore dell’Unità operativa complessa qualità e governo clinico dell’ASL Romagna, che è stato nominato recentemente, a nostro avviso, secondo il nostro punto di vista, per ritagliare una posizione dirigenziale a una figura che era rimasta sostanzialmente “a piedi” in seguito al cambio di Governo nazionale.

Sono tutte figure che, a livello aziendale, di singole aziende, non hanno più senso di esistere. Una figura dirigenziale che ha come obiettivo quello di garantire la qualità dei servizi, a nostro avviso, potrebbe essere centralizzata in un unico soggetto regionale emiliano-romagnolo. Da Piacenza a Rimini, l’obiettivo primario dovrebbe essere quello di garantire una buona ed eccellente qualità dei servizi. Non è che ci siano aziende sanitarie che hanno questo obiettivo e altre no. Ci dovrebbero essere delle linee uniche regionali.

Replico e rispondo anche al consigliere Amico, che ha ricordato giustamente un mio intervento per quanto riguarda il trattamento economico ad esempio dei servizi di vigilanza, che è sicuramente un aspetto da tenere in considerazione. Infatti, come abbiamo precisato anche nel nostro testo, nella nostra relazione, l’efficientamento e il risparmio va ottenuto grazie alle economie di scala, non riducendo la qualità dei servizi offerti, ma ovviamente anche la qualità dei contratti che vengono offerti ai lavoratori.

Non possiamo risparmiare sulla pelle di chi lavora in portineria, di chi fa il portantino, di chi lavora in una cooperativa interna alla struttura ospedaliera: i diritti dei lavoratori vanno sicuramente garantiti e non dobbiamo risparmiare su questo. Questo è un principio che abbiamo ben chiarito nel nostro progetto di legge.

Le idee che abbiamo cercato di mettere in campo sono diverse, toccano tutti i fronti della nostra sanità, compreso quello degli acquisti, che credo fortemente possa rappresentare una via efficace per ottenere risorse economiche importanti.

Prendiamo atto, ovviamente, della posizione espressa dalla maggioranza in quest’aula, che ringrazio comunque per il lavoro e il confronto che c’è stato, soprattutto alla luce degli emendamenti che si stanno distribuendo adesso sulla risoluzione che abbiamo presentato in mattinata, una risoluzione che insiste sempre sul tema delle agende chiuse. L’obiettivo primario resta quello di garantire una presa in carico del paziente nel momento in cui si rivolge al CUP, quindi la nostra proposta resta centrale, perché lo dobbiamo nei confronti dei cittadini emiliano-romagnoli.

Ringrazio ancora per il confronto che c’è stato, anticipo già che gli emendamenti che sono stati presentati verranno accolti dalla Lega, perché riteniamo che sia un buon punto d’incontro per andare a risolvere un problema che c’è, esiste, perché possiamo dire tutto quello che vogliamo, ma, nel momento in cui un cittadino si rivolge al CUP e si sente dire “riprovi più avanti”, è un disservizio che non è più tollerabile, e abbiamo il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti necessari per risolverlo.

Restano sicuramente le problematiche legate al personale, alle risorse economiche, alla capacità di garantire i servizi in un tempo congruo. Questo è un altro problema, però la presa in carico la dobbiamo garantire perché, nel momento in cui una persona viene rimandata a casa, non risulta nelle liste d’attesa e quindi, di conseguenza, non abbiamo nemmeno contezza di quante persone siano in attesa di una prestazione sanitaria.

Quindi, queste sono le osservazioni che mi sentivo di fare in fase di replica, facendo tesoro anche delle opinioni espresse da tutti i colleghi, che ringrazio nuovamente. Come dicevo ieri, mi auguro di poter discutere e confrontarmi su una riforma complessiva della sanità, che mi auguro non arrivi vincolata e già impacchettata, al più presto sia in Commissione che qui in aula.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Marchetti.

Su questa risoluzione, sulla risoluzione sempre a prima firma Marchetti, sono state presentate quattro proposte di emendamento a firma dei consiglieri Pillati, Costi, Soncini, Zamboni Maletti, Amico, Pigoni.

Apriamo il dibattito generale sugli emendamenti. Chi si iscrive a parlare? Nessuno si iscrive a parlare sugli emendamenti.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto. Dichiarazioni di voto congiunte su emendamenti, risoluzione e ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato.

Chi si iscrive a parlare in dichiarazione di voto? Consigliera Pillati, prego.

 

PILLATI: Grazie, presidente.

Come ho avuto modo di esplicitare nel corso della discussione generale, il nostro parere rispetto al PDL e rispetto alla non efficacia delle proposte che sono contenute nel testo non significa che non siamo consapevoli delle questioni da cui il PDL muove.

In particolare, rispetto al tema della lista d’attesa, crediamo davvero che, in attesa di quelle risposte strutturali, che, a nostro parere, sono necessarie per affrontare compiutamente il tema, dobbiamo cercare di mettere in campo tutto quello che è possibile per migliorare la risposta ai bisogni di salute dei nostri cittadini. È per questo che abbiamo valutato positivamente la risoluzione presentata dai colleghi della Lega e abbiamo presentato alcuni emendamenti, proprio nella volontà, davvero, di condividere, anche in esito alle riflessioni che in Commissione e in Assemblea sono emerse, una modalità di impegno comune proprio rispetto a questa questione specifica.

Ovviamente, voteremo favorevolmente ai quattro emendamenti e ancora favorevolmente alla risoluzione emendata.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pillati.

Altri in dichiarazioni di voto? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Molto velocemente. Intervengo sull’adesione di Europa Verde ai quattro emendamenti di maggioranza. In particolar modo, ho ritenuto importante l’emendamento che richiede di prevedere ulteriori risorse dal Fondo sanitario nazionale. È vero che le risorse vanno bene amministrate, vanno bene investite, ma ci devono essere. Noi abbiamo assistito da anni a tagli lineari alla spesa sanitaria. Siamo in una fase, veramente, dove il sistema rischia il collasso, ma a livello nazionale, non solo della nostra Regione. Quindi, o si mettono a disposizione le risorse necessarie o, davvero, qualsiasi tipo di riforma rischia di restare al palo. Su questo ci vuole la massima attenzione e la massima percezione del rischio che sta correndo, ripeto, il Sistema sanitario nazionale.

È importante anche questo passaggio, dove si richiede che vengano affrontate, inserite, adottate modalità efficaci per reperire le figure professionali necessarie, cioè questi sono i due pilastri di una sanità pubblica che possa funzionare: risorse sufficienti, personale medico e infermieristico sufficiente.

I problemi ci sono per quanto riguarda le liste d’attesa. Con questi emendamenti si affronta anche questo tema, di cui ovviamente Europa Verde è bene al corrente, sia per quanto riguarda le liste d’attesa delle visite specialistiche, sia per quanto riguarda gli interventi. Non è possibile quindi che queste difficoltà creino ulteriori differenze sociali tra chi, ad esempio, può ricorrere alle assicurazioni private, che non a caso stanno conoscendo un boom incredibile, chi può ricorrere così alla sanità privata, che a volte concede la possibilità di interventi chirurgici che non sono possibili nella sanità pubblica in tempi più ristretti.

Il tema della sanità e delle risorse adeguate sta quindi diventando anche un tema di natura sociale, perché rischiano di acuirsi ulteriormente le differenze tra chi può e chi non può, mentre il nostro Sistema sanitario nazionale è nato proprio come sistema di assistenza sanitaria universalistica. Questo vuol dire accesso per tutti e non può essere che ci siano delle possibilità per chi non trova risposta nel pubblico di andarle a trovare nel privato, ma pagando di tasca propria.

Ci sono anche delle vertenze sulle quali Europa Verde è intervenuta, come la sospensione, ad esempio, all’ospedale Bellaria di un’assistenza che veniva fatta alle pazienti affette da tumori oncologici dell’apparato genitale femminile. Lì venivano offerte cure che davano sollievo anche dal punto di vista psicologico, perché le cure ormonali, per esempio, inducono la menopausa anticipata, quindi per una donna che si trova a trent’anni, a seguito della cura ormonale, a rinunciare alla possibilità di una gravidanza è chiaro che ciò rappresenta anche uno shock di tipo psicologico, non solo un passaggio fisiologico.

Purtroppo il venir meno di risorse sta cancellando anche servizi che sono importanti, come quello, ad esempio, sempre nell’ambito dell’assistenza a pazienti oncologiche affette da tumore all’apparato genitale femminile, il servizio dell’agopuntura, che è un altro tipo di trattamento che aiuta a meglio affrontare non solo la malattia, ma anche le cure chemioterapiche e ormonali legati alla malattia.

Infine, vale come sempre, sarà pure un refrain che Europa Verde ripete in ogni caso, ma ricordiamoci che alla base poi di un’efficace assistenza sanitaria ci deve essere la prevenzione primaria, quindi garantire condizioni ambientali e di alimentazione sane che prevengano il formarsi delle malattie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Altri in dichiarazioni di voto? Io non ho altri in dichiarazioni di voto.

A questo punto passiamo alle votazioni.

Prima nominiamo i relatori. Gli scrutatori, scusate. Consigliere Molinari, consigliera Costi, consigliera Stragliati.

Allora, passiamo quindi alle votazioni, alle votazioni degli emendamenti.

Il consigliere Marchetti ha già dato l’assenso nel suo intervento.

Emendamento n. 1, a prima firma Pillati.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 2, a firma Pillati.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 3, sempre a prima firma Pillati.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Emendamento n. 4, a prima firma Pillati.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Siamo adesso alla votazione della risoluzione, sempre per alzata di mano.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

(La risoluzione 5142/1 oggetto 6944 è approvata all’unanimità dei votanti)

 

Votazione dell’ordine del giorno per alzata di mano.

Ovviamente sappiamo che l’ordine del giorno è per il non passaggio all’esame dell’articolato.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’Ordine del giorno 5143/1 “Non passaggio in esame degli articoli” è approvato a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 6679

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Autorizzazione alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna all’Associazione “Hydrogen Europe””. (66)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 6679/1/3 oggetti 6948 – 6950 – Presentazione, discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6679/2 oggetto 6949 – Presentazione, discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo, adesso, all’oggetto 6679: progetto di iniziativa della Giunta recante “Autorizzazione alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna all’Associazione ‘Hydrogen Europe’”.

Il testo è stato licenziato dalla Commissione Politiche economiche nella seduta del 30 maggio.

Il progetto di legge è composto da 6 articoli.

La relatrice, consigliera Giulia Pigoni ‒ colleghi, un po’ di silenzio, per cortesia ‒ ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Emiliano Occhi, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Ricordo che sono pervenute due proposte di ordine del giorno: una a firma dei consiglieri Amico Zamboni, Pigoni, Zappaterra e una a firma del consigliere Occhi.

Apriamo il dibattito generale, la discussione sul progetto di legge. Partiamo con la relazione della relatrice della Commissione, la consigliera Pigoni. Prego, consigliera.

 

PIGONI, relatrice della Commissione: Grazie, presidente.

Innanzitutto parto ringraziando sentitamente l’assessore e tutta la struttura dell’assessorato, la presidente Rontini e tutto lo staff della Commissione II e, ovviamente, il relatore di minoranza, Emiliano Occhi, con cui anche in questa occasione c’è stata piena collaborazione.

La filiera dell’idrogeno dovrà recitare un ruolo da protagonista nel percorso di transizione energetica dell’Europa, che, come sappiamo, si è posta lo sfidante obiettivo di divenire il primo continente a zero emissioni entro il 2050, puntando anche sulla crescita dell’utilizzo dell’idrogeno fino alla quota del 13-14 per cento a partire dall’attuale 2 per cento nel mix energetico.

L’Italia ha impostato una prima direzione, attraverso il PNRR, con uno stanziamento di oltre 3 miliardi di investimenti, per promuoverne la produzione, la distribuzione e gli usi finali. Sappiamo, però, anche che la filiera italiana dell’idrogeno deve non solo crescere, ma anche farlo rapidamente, e deve affrontare e superare anche alcune criticità.

Un’interessante indagine condotta dall’Associazione Italiana Idrogeno, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha permesso di tracciare il profilo del settore dell’idrogeno in Italia, che appare in forte evoluzione, ricco di PMI molto attive e innovative e di grandi e grandissime imprese in grado di intrecciare partnership strategiche con altri settori industriali, nazionali e internazionali, e costruire insieme la rete di infrastruttura necessaria allo sviluppo della domanda di idrogeno, sia per la mobilità sia come vettore energetico per l’industria.

Le aziende del comparto si sono dichiarate pronte ad investire, anche se la cornice legislativa è attualmente ancora in evoluzione. Potenzialmente queste imprese potrebbero esprimere una maggiore forza se il quadro politico normativo fosse più certo.

Sul fronte delle necessità, in prospettiva saranno necessarie competenze altamente qualificate e forti investimenti in ricerca e sviluppo, per affrontare le sfide della diminuzione dei costi e del minor utilizzo di materie prime critiche.

Le imprese italiane si stanno impegnando con determinazione per la nascita di una vera e propria filiera dell’idrogeno, a maggior ragione nel contesto attuale di crisi energetica. Esistono già tante competenze ed esperienze maturate in altri settori, che possono essere utilizzate per eccellere anche nel campo dell’idrogeno.

Nello stesso tempo, le aziende sottolineano l’importanza del coinvolgimento pubblico per normative chiare e di lungo periodo, strategie di sviluppo della domanda e sostegno per la costruzione dell’infrastruttura di distribuzione nazionale.

Tornando quindi al nostro punto di osservazione, resto convinta che la transizione energetica anche nella nostra Regione da un lato non sia più rinviabile, dall’altro sia una sfida da giocare con concretezza, pragmatismo, senso della realtà, moderazione e apertura mentale.

L’obiettivo della decarbonizzazione energetica e industriale è per tutti un impegno concreto e imminente, sia per le Istituzioni europee che per quelle nazionali e, di conseguenza, anche per quelle regionali. Una delle azioni che sarà determinante è l’adesione dell’Emilia-Romagna alla prestigiosa rete europea Hydrogen Europe, associazione che rappresenta l’industria, le realtà nazionali e i centri di ricerca europei attivi nel settore dell’idrogeno e delle celle a combustibile.

Questa è la principale organizzazione europea con sede a Bruxelles e raggruppa le più importanti aziende del continente, ma anche gli attori pubblici intenzionati a muoversi verso una vera transizione ecologica. È sicuramente un ulteriore tassello importante per far crescere l’ecosistema regionale dell’idrogeno e proiettarlo in una dimensione globale di iniziative e di relazioni.

 Già oggi in Emilia-Romagna esistono filiere industriali di eccellenza in diversi comparti, infrastrutture di prim’ordine per la ricerca e lo sviluppo, attività di trasferimento tecnologico, caratteristiche queste essenziali per crescere anche in altri settori.

Nell’ambito dell’associazione sarà costruita una piattaforma regionale, per supportare le attività messe in campo dalle Istituzioni per sviluppare attività e progetti, oltre che favorire lo scambio di informazioni, conoscenze e avviare sinergie con l’industria.

La missione e le finalità perseguite da questa associazione sono sostanzialmente le stesse che ispirano le azioni regionali nell’ambito delle politiche sull’idrogeno. La partecipazione può rappresentare anche uno stimolo a proiettare la realtà emiliano-romagnola in una dimensione globale di iniziative e relazioni, offrendo un contributo cruciale alla realizzazione degli obiettivi della Strategia regionale per l’idrogeno.

Tra gli obiettivi principali dell’associazione, infatti, c’è quello di promuovere l’adozione delle tecnologie dell’idrogeno, questo facendosi portavoce a livello europeo con diversi attori dell’industria dell’idrogeno, ma anche favorendo e coordinando la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione delle tecnologie pulite.

Hydrogen Europe, insieme ai suoi membri, promuove l’idrogeno come catalizzatore di una società a emissioni zero. L’associazione rappresenta attualmente più di 462 soggetti, tra cui 345 aziende industriali e non, 35 associazioni nazionali, 32 regioni europee, insieme ad una pluralità di altri soggetti distribuiti tra laboratori di ricerca, enti no profit e agenzie.

Tra l’altro, l’Emilia-Romagna ha scelto, penso anche giustamente, di puntare alla produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse. L’obiettivo è la realizzazione di nuovi siti di produzione di energia pulita, soprattutto nelle zone dove vi siano insediamenti produttivi energivori, come le ceramiche del distretto di Sassuolo, che conosco bene, ma anche cementifici, cartiere, aziende petrolchimiche e tutto il sistema della logistica.

La Regione sta cominciando a sostenere gli investimenti delle imprese interessate. È stato, infatti, predisposto un primo finanziamento a fondo perduto di 19,5 milioni di euro, con le risorse del PNRR stanziate dal Governo in seguito all’adesione regionale, già lo scorso anno, alla manifestazione di interesse prevista da un bando del Ministero della Transizione ecologica.

Il primo bando andrà a selezionare progetti per la realizzazione di impianti di produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse, individuate dalla pianificazione urbanistica dei Comuni, unitamente a uno schema di accordo da sottoscrivere con il Ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica.

Una sfida strategica ad accogliere senza incertezze, soprattutto in un momento in cui i costi energetici rischiano ancora di mettere in difficoltà il mondo della produzione. La Regione dimostra, quindi, di credere fermamente nell’idrogeno come vettore energetico pulito del futuro. Per questo siamo pronti a sostenere attività di produzione su larga scala.

L’idrogeno, come accennavo in apertura, ha uno spazio importante nella transizione energetica, in particolare nella combinazione delle diverse fonti che ci devono portare all’obiettivo finale della decarbonizzazione. L’utilizzo di aree industriali dismesse, inoltre, permette il recupero di superfici abbandonate e chiude così un ciclo virtuoso che consente di evitare nuovo consumo di suolo, sfruttando spazi già urbanizzati.

La Regione punta a stimolare la domanda sia in ambito industriale sia della logistica e del trasporto locale. Infatti, l’utilizzo di idrogeno in combustione ha un più alto rendimento di trasformazione e può trovare impiego in settori industriali nei quali è più difficile abbattere le emissioni di gas serra.

Credo, quindi, che sia molto opportuno questo progetto di legge, che chiede di portare la Regione Emilia-Romagna all’interno di questa associazione nazionale e internazionale europea.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Ora siamo arrivati alla relazione del relatore di minoranza, consigliere Occhi, a cui passo la parola.

 

OCCHI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Purtroppo, i nostri impegni ci richiedono la continua presenza.

Il tema dell’idrogeno si inserisce all’interno di una questione molto più ampia, di cui abbiamo dibattuto spesso in quest’aula, che è quella della transizione energetica. La transizione energetica ha una valenza anche economica, che si riverbera direttamente sulla nostra Italia, sul nostro Stato e sulla nostra Regione.

La necessità di differenziare le fonti energetiche e creare nuovi modelli di sviluppo, quindi anche nuove forme di energia è all’interno di un panorama europeo, con obiettivi ben precisi. Obiettivi che, secondo noi, dovrebbero essere ritarati, non tanto sulla capacità o presunta tale di poter impattare direttamente su un cambiamento climatico che è ormai nei fatti e che ha una propria inerzia, quindi sarà difficile fermare entro breve tempo, ma credo che, a livello, invece, più cogente ci sia la necessità per il nostro Paese di differenziare le fonti energetiche.

Abbiamo visto, per esempio, come un Paese come la Germania sia pesantemente in crisi, sia entrato in una fase di recessione. Quelli che si interrogano sul perché di questa fase di recessione hanno, tra le prime cause, individuato quella della mancata capacità di differenziare le fonti energetiche, quindi come la Germania, la prima manifattura europea, paghi di più i costi dell’energia. Quindi, le aziende tedesche, che per anni hanno avuto la fortuna di avere costi di energia estremamente bassi (pensiamo al gas russo), si sono trovate improvvisamente a non poterlo più utilizzare e quindi a dover trovare delle altre fonti energetiche, addirittura riaprire le centrali a carbone, per poter continuare a far funzionare la locomotiva tedesca.

Noi come nazione dobbiamo quindi cercare di differenziare al massimo, trovare nuove fonti energetiche, però credo che dobbiamo farlo tenendo ben presente qual è l’evoluzione tecnologica. L’idrogeno, per esempio, come altre fonti energetiche, ma ancora di più, ha una tecnologia ancora non matura, quindi chi ci dice che entro pochissimo tempo o addirittura è già possibile utilizzare l’idrogeno in piena sostituzione di altri tipi di carburante o di gas dice sostanzialmente una cosa non vera, quindi attenzione a chi fa i salti in avanti su tecnologie che non sono ancora mature.

L’idrogeno è un vettore energetico che sarà utilissimo nei settori hard-to abate, come prevede anche il programma europeo, perché se andiamo a guardare i programmi europei, alla fine dentro tutti questi vari pacchetti un briciolo di realtà c’è, ovvero che prima dobbiamo pensare alla diminuzione dei consumi energetici in tutti i settori industriali ed economici, successivamente trovare anche nuove forme di energia, tra cui l’idrogeno.

L’idrogeno avrà quindi una funzione molto importante nei settori hard-to abate e nel trasporto pesante navale. Più difficile è invece pensare a un suo utilizzo per esempio in sostituzione del gas metano o nel trasporto leggero. Qui, per esempio, altre tecnologie come quella elettrica dimostrano di essere comunque più avanti rispetto all’idrogeno e all’utilizzo delle celle a combustibile.

Dico questo perché abbiamo avuto tanti Comuni in Europa che in una spinta green, forse eccessiva, anzi sicuramente eccessiva, alla decarbonizzazione, hanno fatto dei salti in avanti. Per esempio, hanno ordinato intere flotte di bus a idrogeno. Questo significa che io, però, devo poterlo produrre questo idrogeno.

E come lo producono l’idrogeno? O utilizzo dei poli produttivi come quelli, che noi ci poniamo di fare, delle Hydrogen Valleys, o i poli produttivi dismessi o utilizziamo, appunto, delle aree non più utilizzate in cui si produce idrogeno verde, perché noi sappiamo che già altri tipi di idrogeno vengono abbondantemente prodotti anche per altri usi, non solo energetici, ma anche nella chimica pesante.

Qual è il problema? Che se io produco idrogeno e poi non posso trasportarlo, a meno che utilizzi delle cisterne per mantenerlo a oltre 200 gradi sottozero a elevatissime pressioni, capite bene che io non posso portare questo idrogeno vicino ai centri abitati. Quindi, trasporto l’idrogeno, lo produco lontano dai centri abitati e lo porto. Magari per far andare una flotta di autobus, lo trasporto via camion. Questo è uno di quei corto circuiti assurdi.

Per questo diciamo che la tecnologia dell’idrogeno va sviluppata, e anche qui il nostro Paese può diventare importante nella produzione di questo vettore energetico, però tenendo ben conto di quelle che sono attualmente le limitazioni. È per questo che… Al netto del fatto che questo è un progetto di legge, appunto, abbastanza semplice. È la partecipazione a una lobby europea. Ricordiamoci che il termine lobby non è sempre, anzi non dovrebbe essere considerato con un’accezione negativa. Sono dei portatori di interesse che cercano di sviluppare, in questo caso senza fini di lucro, determinate tecnologie, in questo caso idrogeno.

Quindi, è un progetto di legge molto semplice, ma si inserisce all’interno del nostro Piano energetico regionale, all’interno di quelli che sono i nostri programmi di sviluppo e anche di quello che potrebbero essere, per esempio, l’utilizzo di fondi europei o altri tipi di fondi da parte della nostra Regione per aiutare lo sviluppo, per esempio, delle Hydrogen Valleys.

Per questo, sempre per fare quello che io chiamo un bagno di realtà, e la realtà è la tecnologia attuale, ho proposto un ordine del giorno molto semplice, che va nella direzione di dire: attenzione, l’idrogeno come vettore energetico esiste, è utilizzato, utilizziamolo, cerchiamo di seguire quella che è la naturale evoluzione tecnologica, in modo da evitare di finire in rami morti.

Vi dicevo prima della questione dei bus. Alcuni di quei Comuni che fecero il salto in avanti stanno tornando indietro, abbandonando le flotte a idrogeno. Questo sta accadendo in Germania, per esempio. Perché? Si sono resi conto, poi, della difficoltà del trasporto di questo idrogeno e si è capito che, a quel punto, è meglio utilizzare un bus elettrico, alimentato, magari, direttamente con un impianto fotovoltaico, invece di utilizzare un impianto fotovoltaico per far andare un elettrolizzatore per produrre idrogeno verde per, poi, magari, trasportare questo idrogeno via camion a dei serbatoi all’interno delle città, per alimentare bus a idrogeno.

Quindi, il mio ordine del giorno va nella direzione di dire: attenzione, seguiamo le tecnologie, seguiamo la tecnica... Le tecnologie più promettenti, ad oggi, sono quelle nel trasporto pesante, nei settori delle acciaierie, dei cementifici, delle vetrerie, della chimica pesante. Attenzione, invece, ad altri ‒ come li definisco ‒ rami secchi, che va a finire che io, magari, vado a mettere dei fondi in quelle determinate categorie che, poi, risultano essere, invece, poco produttive, poco utili.

Questa dovrebbe essere una linea guida per tutte le energie rinnovabili che noi andiamo a promuovere all’interno dei nostri strumenti legislativi, di programmazione e di pianificazione della Regione. Utilizzare le migliori tecnologie, assecondare l’industria e l’imprenditoria indirizzandoli verso quei settori che sono più utili anche all’interno di una competizione globale. Perché questa competizione globale sarà quella che... Lo abbiamo visto con la crisi energetica. Non è finita la crisi energetica. Questa crisi energetica dipende sostanzialmente da una riarticolazione dell’intero sistema di globalizzazione del mondo, ovvero da una disarticolazione del sistema della globalizzazione del mondo, con Paesi che si contendono il fatto di essere primi nella manifattura anche sui costi energetici e sull’approvvigionamento energetico.

 Questa Regione, dove sono installate tra le più grandi industrie e imprese italiane, ha una fortissima componente manifatturiera, e penso al settore delle ceramiche, per esempio, settore che noi dobbiamo incentivare al massimo.

Per i rami secchi che invece altri invece chiamano greenwashing lascerei stare altri tipi di applicazioni, che hanno dimostrato di non portare poi da nessuna parte. Altre tecnologie, per esempio l’elettrico, sul trasporto leggero, possono essere più utili.

 Anche sulla possibilità nel riscaldamento vi faccio presente che ad oggi è più economico utilizzare un fotovoltaico per alimentare una caldaia a pompa di calore piuttosto che pensare di alimentare a idrogeno oppure a miscele di idrogeno e gas metano le nostre reti. Anche qui la tecnologia dimostra che attualmente è meglio utilizzare la pompa di calore, quindi è inutile andare a cercare delle tecnologie che per noi non sono altro che freddo per il letto, cercando invece di utilizzare e spingere al massimo nei settori che meglio possono essere utilizzabili l’idrogeno.

Questo progetto di legge sicuramente va nella direzione che noi vorremmo auspicare, però credo che mettere i puntini sulle “i”, attenzione a non fare troppi salti in avanti, troppi voli pindarici, ma contenere questa spinta naturale verso una transizione ecologica, rimanendo all’interno di alcuni paletti, per evitare di spendere inutilmente dei fondi per impiantare tecnologie che si sono dimostrate non utili.

Mi tocca ricordare come in questo Paese più volte abbiamo realizzato delle cattedrali nel deserto, spendendo soldi pubblici e realizzando nulla di interessante veramente per la competizione del nostro Paese. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi.

Apriamo il dibattito generale su questo progetto di legge. Chi si iscrive a parlare? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Che la nostra Regione partecipi ad un consorzio, appunto, per l’approfondimento delle possibilità di utilizzo dell’idrogeno lo trovo positivo, ma penso anch’io, come ha appena delineato il consigliere Occhi, che alcuni miti vadano sfatati e che si devono concentrare poi gli investimenti sulle piste che davvero portano a risultati.

Sono d’accordissimo anche sul primo caposaldo del suo intervento, che è quello che anch’io ripeto sempre come un mantra. Prima di pensare a come e a quali fonti ricorrere per la produzione di energia, in particolar modo di energia elettrica, ovviamente per i Verdi queste devono essere le fonti rinnovabili, bisogna occuparsi anche dell’efficienza energetica, perché è illusorio pensare, a consumi invariati, di poterli coprire tutti con le fonti energetiche. Il primo intervento è quello dell’efficientamento, cioè il taglio dei consumi.

Per quanto riguarda l’idrogeno, come Verdi noi siamo favorevoli all’idrogeno solo nella forma dell’idrogeno verde, ossia quello ottenuto da fonti rinnovabili. È un dibattito che c’è già stato qui in aula e nel quale ero intervenuta anche presentando un ordine del giorno collegato al DS3, col quale, appunto, si impegnava la Regione a non partecipare ai progetti cosiddetti CCS, ossia di cattura e stoccaggio della CO2, che è un procedimento che è legato proprio all’estrazione dell’idrogeno da fonti fossili, in particolare, ovviamente, dal gas metano. Ecco, è un procedimento che va proprio in direzione opposta rispetto all’efficienza energetica, perché è un procedimento questo energeticamente costoso e negativo.

Quindi, se parliamo di idrogeno verde, e in questo senso va anche l’ordine del giorno che ho sottoscritto, come idrogeno verde Europa Verde c’è, ma sull’idrogeno blu, ottenuto con questi processi, ripeto, che non hanno senso dal punto di vista energetico, che producono CO2, che poi va catturata e stoccata, quindi in direzione contraria, anche proprio concettualmente, ai processi di decarbonizzazione che dobbiamo affrontare se vogliamo contrastare i cambiamenti climatici. Abbiamo proprio di recente, qui, nella nostra regione, visto cosa vuol dire il cambiamento climatico rispetto a fenomeni meteo estremi. La strada dell’idrogeno verde è una strada che ha senso, fa uso di fonti rinnovabili per la scissione dell’atomo dell’idrogeno da quello dell’ossigeno, ma tutto il resto, veramente, è solo controproducente.

Bene il trasporto pesante. Penso in particolare alle navi, non certo agli aerei, tantomeno, per esempio, al trasporto pubblico locale. Anche i treni. Abbiamo visitato a Francoforte, con la delegazione dell’Assemblea, una stazione di produzione dell’idrogeno collegata al trasporto ferroviario.

Questi sono i settori dove ha senso. Va benissimo anche l’idrogeno verde nei settori hard-to abate, okay, però la strada contorta dell’idrogeno blu è una strada che è bene che la Regione Emilia-Romagna non percorra. Ci sono, poi, tecnologie che sono già mature, quindi è bene puntare su queste, come l’elettrico, anche per il trasporto pubblico locale.

Per quanto riguarda raffrescamento e riscaldamento, c’è lo strumento delle pompe di calore. Quindi, se vogliamo fare una decarbonizzazione che veda al suo interno un contributo dell’idrogeno o è a idrogeno verde da fonti rinnovabili o perdiamo tempo, energie e soldi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri in dibattito generale? Consigliera Rontini, prego.

 

RONTINI: Grazie, presidente.

Velocemente, volevo aggiungere un ringraziamento e l’apprezzamento per la proposta di questo progetto di legge arrivata dall’assessore Colla, di cui ci siamo occupati nelle settimane scorse nella Commissione assembleare Politiche economiche, che ho la responsabilità di presiedere. Come è stato detto questa mattina dai relatori, che ringrazio per il lavoro, per il contributo che hanno apportato, l’idrogeno è una delle componenti chiave per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione energetica e industriale dell’Unione europea, così come abbiamo ribadito più volte in tutti i documenti che hanno accompagnato le risorse strutturali che abbiamo la responsabilità di mettere a terra, proprio perché vogliamo che questa transizione energetica sia al più presto realtà e quotidianità.

Questa rete, a cui aderiscono più di 300 imprese, più di 30 Regioni (31 per l’esattezza, se non erro) tra le più avanzate d’Europa, 37 associazioni nazionali, più di 73 organismi di ricerca europei, è un’organizzazione leader a livello europeo per la promozione dell’idrogeno come fattore abilitante di una società a emissioni zero.

 Come è stato ribadito più volte anche nel corso dell’udienza conoscitiva che abbiamo svolto durante l’iter di approvazione, quindi, fare rete, essere rete, confrontarsi, essere nei luoghi dove si discute di innovazione, dove ci si confronta con i massimi stakeholder mondiali, è una grande opportunità a cui la Regione Emilia-Romagna fa bene ad aderire, perché questa transizione non sia più rinviabile e, dall’altra parte, come diceva la collega Pigoni, sia una sfida da giocare con grande pragmatismo e con senso della realtà, come ci richiede il nostro tessuto imprenditoriale, le aziende dell’Emilia-Romagna.

Non è una novità per la nostra Regione lo stimolo a proiettarci in Europa, l’assessore Colla ci ripete sempre che l’Emilia-Romagna o sta nel mondo o non è, quindi con il progetto di legge che andiamo ad approvare oggi qui, in aula, facciamo un altro passo, piccolo ma importante, all’interno di una strategia che abbiamo costruito con coerenza fin dall’inizio di questa legislatura, per far sì che l’idrogeno faccia sempre più parte della nostra quotidianità, faccia sempre più parte di una regione che vuole essere ecologica, ma che non vuole rinunciare ad essere competitiva in Europa e nel mondo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rontini.

Consigliere Cuoghi, prego.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Hydrogen Europe è un’associazione che raggruppa oltre 400 soggetti, tra soggetti industriali, enti eccetera, tra cui alcune regioni europee e che, appunto, promuove l’uso dell’idrogeno, ma soprattutto promuove le idee, le prassi, le informazioni. Promuove le soluzioni che possono stare intorno all’uso dell’idrogeno nella produzione di energia. Questo è sicuramente un valore importante. La conoscenza è un valore importante, la conoscenza di queste tecnologie che sono da sviluppare, certamente un valore importante per le nostre imprese e quindi per la vita nella nostra regione.

È un valore importante anche per quello che questa legge si prefigge, cioè il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Pertanto la partecipazione a questa associazione crediamo sia del tutto positiva, ma con i distinguo che già qualcuno prima di me ha elencato e che comunque voglio sottolineare ed evidenziare.

L’uso dell’idrogeno è certamente un fattore che può aiutare la decarbonizzazione e che può, quindi, aiutarci a raggiungere questi obiettivi. Attualmente, però, e nel medio periodo è assolutamente inutilizzabile, almeno dalle imprese. Questo per i costi operativi che ancora l’uso dell’idrogeno comporta. Facendo l’esempio di una delle eccellenze che abbiamo nelle nostre regioni e quindi le imprese ceramiche, che già hanno costi di produzione altissimi rispetto ad altre parti del mondo, hanno già costi che sono il doppio rispetto alla Spagna, il triplo rispetto alla Turchia o ai Paesi arabi, l’uso dell’idrogeno, anche rapportato a un costo del gas leggermente più alto di quello che sarebbe adesso, sarebbe di circa il triplo dell’uso del gas.

Questo non vuol dire che la tecnologia vada abbandonata o che non si possa perseguire, ma costi operativi così alti vanno ad annullare tutti quelli che possono essere i possibili benefici, anche da sovvenzioni, contributi che possono arrivare dalla Regione, come dal PNRR, così come da altri Enti. Non è tanto il costo dell’impianto, quindi la spesa in conto capitale, ma sono proprio i costi operativi, che vengono oltremodo aumentati. Solamente guardando questo dettaglio.

Questo ci fa capire quanto sia importante andare a sviluppare anche tecnologie, quanto sia importante sviluppare ricerca e quanto sia importante mettere in circolo le idee e le informazioni.

Oltre a questo, c’è un problema di produzione, cioè se la produzione dell’idrogeno deve essere centralizzata o se deve essere decentralizzata. Quando è decentralizzata abbiamo sicuramente un alto rendimento degli elettrolizzatori, ma poi abbiamo un problema di trasporto, trasporto che può avvenire tramite la rete del gas, quindi dedicando alcune linee della rete del gas pian piano passandole dal gas naturale all’idrogeno e utilizzare quello, oppure la produzione in loco, che, però, ha un rendimento inferiore. Anche qui, la produzione dell’idrogeno, per i vari passaggi, ha diverse perdite in rendimento. L’elettrolizzazione ha una sua prima perdita, la rigenerazione dopo, per combustione o tramite le celle a combustibile, ha un’ulteriore perdita, e via discorrendo.

Al momento, i progetti che riusciamo a realizzare tramite l’idrogeno... Abbiamo un esempio che è stato realizzato dalla Provincia di Modena in una scuola di Carpi, dove il riscaldamento della palestra è reso possibile grazie all’idrogeno elettrolizzato da pannelli solari messi sul tetto della stessa. Ovviamente, questo è un impianto che economicamente non si sostiene. Lo si può fare perché l’Ente pubblico, decidendo di investire più su un’idea che su un modello, quindi per spingere verso quella direzione, ha deciso di metterci dei soldi, che sono più di quelli che sarebbero necessari. Ovviamente questo non si può chiedere a un’impresa, non si può chiedere alle imprese, non si può chiedere alle famiglie, non si può realizzare su larga scala. Ecco che allora questi modelli non li dobbiamo - io credo - buttare via, li dobbiamo mettere in rete, li dobbiamo capitalizzare, dobbiamo cercare di fare in modo che dalla diffusione e dal confronto di queste idee, di queste informazioni, di questi progetti riusciamo a ottenere quello che alla fine sarà un risultato buono (spero anche in tempi rapidi) sull’idrogeno, ma che comunque non dovrà rimanere l’unica strada che non solo nella nostra Regione, ma anche la nostra nazione vorranno perseguire per la produzione di energia.

In merito alla produzione di energia in questi mesi di guerra, trovandoci legati al gas e in particolare ad un unico fornitore di gas, abbiamo visto come questo possa sconvolgere l’economia di un Paese. Pertanto la differenziazione delle fonti, così come la differenziazione delle forniture, è sicuramente un altro aspetto da valutare e da tenere in considerazione.

In questo l’idrogeno sicuramente ci aiuta, in quanto è una delle fonti, in realtà non è una fonte, diciamo che è un metodo di trasporto e conservazione dell’energia, ma ci aiuta come tecnologia per utilizzare al meglio quelle che sono le fonti rinnovabili, fonti rinnovabili che spesso non sono disponibili quando ne abbiamo bisogno e quindi necessitano di essere immagazzinate.

Da fonte rinnovabile disponibile di giorno - tanto per fare un esempio terra terra - immagazzino l’energia dell’idrogeno che poi uso di sera per l’illuminazione. In realtà, andiamo poi su scale molto diverse, perché stiamo parlando di scale industriali, ma il senso è questo.

Credo quindi che l’idrogeno non sia una soluzione per oggi e forse nemmeno per domani, ma sicuramente, passato domani, l’idrogeno potrà aiutarci a rendere il nostro sistema produttivo, almeno dal punto di vista energetico, un po’ più al sicuro, un po’ più pulito e, se veramente riusciamo a sviluppare al meglio questa tecnologia, agli stessi costi con cui adesso possiamo utilizzare altre fonti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Cuoghi.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri iscritti a parlare in dibattito generale.

A questo punto chiedo ai relatori se vogliono replicare alla consigliera Pigoni o al consigliere Occhi. Non ci sono repliche.

Quindi, passo la parola all’intervento della Giunta, l’assessore Colla. Prego, assessore.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio i relatori per il lavoro fatto, la Commissione. Penso che questa discussione stia dentro all’impianto teorico che abbiamo deciso dentro al Piano energetico regionale, che ha questa volontà teorica di stare nelle migliori esperienze applicative. Quella è stata l’elaborazione del dove vogliamo andare. Adesso dobbiamo dimostrare che è possibile andare in determinate direzioni.

Ovviamente il nostro obiettivo è la decarbonizzazione. Il nostro obiettivo è l’indipendenza energetica, anche quale ruolo, io penso, geopolitico dell’Europa e del nostro Paese. Abbiamo visto il disastro di avere una dipendenza da un tubo che dà sempre conflitti. Quindi, il tema dell’indipendenza energetica forse ci porta a riscoprire anche una nuova idea di politica energetica in questo Paese, che era un vuoto, per lo meno ventennale, che abbiamo bisogno di colmare, tra l’altro dentro al più grande fattore di cambiamento culturale mondo, che è, appunto, la transizione energetica.

Quindi, ci troviamo dentro a un contesto che non ha precedenti dal punto di vista, da una parte, dell’elaborazione, ma anche delle possibilità e ovviamente anche delle giuste attenzioni, per non sbagliare la cadenza della transizione. In questo scenario, l’altro credo che io credo si debba mettere in campo è che noi dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie. Sulla autonomia energetica dobbiamo essere pronti, perché il mondo sta andando lì, l’Europa sta andando lì. Dobbiamo essere in grado in questa regione, io direi anche nel nostro Paese, di non lasciare niente al caso sull’utilizzo di tutte le tecnologie che ci portano e ci consegnano una transizione per la decarbonizzazione.

La transizione è sempre un mix tecnologico, un mix di soluzioni. Ora, se ci pensate, l’idrogeno potenzialmente è l’elemento dei miracoli, nel senso che ti porta a essere… Nell’operazione utilizzi l’acqua. Quindi, potenzialmente, se uno lo guarda dal punto di vista del suo approdo, potrebbe essere visto così.

Oggi raccolgo tutte le sollecitazioni che ci sono state. Le condivido. Il tema è renderlo conveniente in modo verde, che è il nostro obiettivo sancito nel Piano energetico. La convenienza, ovviamente, ha bisogno di economia di scala in tutti i fattori energetici, ma anche in tutti i fattori di processo produttivo. Perché dietro a una soluzione energetica c’è sempre un’economia di scala produttiva.

Se ci pensate, ieri discutevamo di un rigassificatore. Oggi siamo dentro l’idrogeno. Per dire come sta cambiando anche la nostra discussione, il nostro tratto culturale di come affrontiamo a sistema una discussione importante e indispensabile.

L’Unione Europea ha messo a disposizione sul tema idrogeno 5,2 miliardi di investimenti. Cito il testo dell’Europa, per capirci. Tra l’altro, il nostro ordine del giorno è anche più avanzato delle diciture dell’Europa, anche dal punto di vista della discussione. 5,2 miliardi per favorire l’impiego a idrogeno verde e a basse emissioni di carbonio. Il nostro ordine del giorno, ovviamente, va in una direzione anche più forte, nel senso che scommette sull’utilizzo della decarbonizzazione, questo strumento energetico, per decarbonizzare.

In questo scenario, penso che ci sia una fotografia che dobbiamo fare. Questa Regione su questa fotografia deve stare molto attenta. Altrimenti siamo circondati e non vediamo le possibilità. Guardate che tutte le grandi case della mobilità hanno progettato e sono in grado di mettere in produzione vettori di mobilità pesante a idrogeno. Così la Toyota. Anche qui, in questa Regione, la Toyota, che è a Bologna e a Ostellato, che fa carrelli elevatori... Quindi sto sempre parlando di mobilità pesante. Che sia dentro l’industria o fuori, nelle strade, stiamo parlando di mobilità pesante. La taglia oggi è quella lì. Non è per niente conveniente sulla mobilità leggera, perché uno dei problemi è proprio il contenitore del come sono in grado di fare lo storage dell’idrogeno, che diventerebbe molto pesante sulla mobilità leggera, ma sta diventando molto attraente sulla mobilità pesante. La Toyota va in quella direzione. La Man, la Mercedes. Gli armatori stanno... Ormai il green diventa anche un fatto di attrattività per i sistemi del turismo, il green sta prendendo sempre anche più piede dal punto di vista della convenienza di un racconto commerciale, armatori come MSC stanno andando in quella direzione, hanno già ordinato navi che guardano all’idrogeno, Fincantieri sta progettando e ha già prototipazioni sull’idrogeno, come i treni (qui è stato citato Siemens Bosch che va in quella direzione).

Quando si muovono quei grandi gruppi, succede sempre che, se non stai attento, quei grandi gruppi ti arrivano addosso, mentre invece anche noi, essendo una grande Regione manifatturiera, dobbiamo stare attenti ad andare in rete con quei soggetti, per non perdere la possibilità della componentistica, della progettazione, di stare su un sistema così innovativo.

 Tra l’altro, l’idrogeno ha un’altra qualità: mantiene, se lo guardate sulla mobilità, la stessa componentistica. Non è così nell’elettrico, l’idrogeno mantiene la stessa componentistica nel motore a scoppio, mentre nell’elettrico hai una batteria, un inverter, quindi cambia tutto.

Se guardo però l’economia di scala che è stata fatta sull’elettrico, è incredibile, chi avrebbe mai detto che ci sarebbe stata un’esplosione di gigafactory in Europa (una l’avremmo spero a breve anche noi in Italia), uno dei più grandi impianti, ad esempio, se guardo ad un’altra tecnologia come quella del fotovoltaico, lo sta facendo Enel a Catania, investimenti incredibili stanno andando in tutte le direzioni della transizione delle tecnologie.

In questa operazione, il più grande progetto – permettetemi - innovativo sull’idrogeno nel bando PNRR, che abbiamo deciso di fare così proprio perché c’è un tema di economia di scala, non abbiamo fatto un’operazione a pioggia, abbiamo messo dei criteri in questa Regione sul bando che è andato a prendere 19,5 milioni, che anche la Pigoni citava, per un progetto di 22 milioni, che sarà fatto da Hera e Snam, è il progetto più innovativo che abbiamo visto rispetto alla frammentazione dei progetti, perché la frammentazione dei progetti mette in difficoltà non solo le economie di scala, ma anche la possibilità di prendere le migliori tecnologie sul campo.

 Quell’operazione è un’operazione di verità, quel progetto è una discarica dismessa fotovoltaico ed elettrolizzatori, per fare 1 giga di idrogeno servono elettrolizzatori che costano 3-4 milioni, per darvi l’idea di cosa vuol dire fare un’operazione di questa portata, ma lì avremo elettrolizzatori per 3 giga di energia, che verrà messa sia come sperimentazione nei tubi per miscelare il gas. Era già questa tecnologia. Due, per la mobilità pesante, perché lì, tra l’altro siamo anche sulla Brennero. C’è un investimento molto forte anche a Bolzano. Tre, per prevedere distribuzione e un distributore ad idrogeno.

Quindi siamo all’applicazione di quella tecnologia e, quando poi ci sono investimenti di quella portata, noi pensiamo che vada sempre a irradiare anche un indotto, un sistema di piccole e medie imprese; ma abbiamo anche, tra l’altro, imprese nel nostro territorio che stanno investendo in quella direzione.

Ho visto anche negli altri appalti di altre Regioni che un’impresa come la CPL sta investendo moltissimo nello storage e nell’utilizzo dell’idrogeno, come ci sono investimenti anche nel sistema produttivo che sembrano agli inizi, ma poi parte anche lo scatto emulativo. Lo dico al consigliere che conosce, Pigoni. Conoscono quell’area. Il più grande investimento industriale, secondo me, che si sta facendo è su un’azienda di ceramiche che conoscete benissimo. È l’IRES. Quella fa un immobile nuovo…

 

(interruzione)

 

COLLA, assessore: IRIS. IRES. Stavo sui fiori. IRIS, 25.000 metri quadrati di immobile nuovo con del fotovoltaico, produce idrogeno insieme alla SNAM. Non a caso quell’azienda poi. È più facilitata adesso la SNAM. Produce idrogeno e fa una sperimentazione di idrogeno nel tubo, come miscela del gas. Lì mi si dice, 30 o 40 per cento, ma anche se fosse 20, mettere idrogeno da fotovoltaico dentro il tubo di quell’azienda saremmo a un’operazione, dal punto di vista del valore aggiunto, incredibile, perché il costo dell’energia nel sistema industriale della ceramica quota il 50 per cento dei costi. Poi c’è l’impianto, ma la manodopera in realtà è marginale rispetto al costo dell’impianto.

Quindi, per dire dove stiamo andando e la discussione che stiamo facendo, discussione non solo giusta, ma che è coerente con l’innovazione strategica di questa Regione. Tutte le università le abbiamo messe in rete col cluster, le abbiamo messe in rete con anche il Tecnopolo per gli studi, anche di digitalizzazione, di questi sistemi innovativi.

Ora, e concludo, ci sono bandi già aperti del trasporto pubblico locale che vanno in questa direzione. C’è quello del TPL che ha fatto TPER. Ce ne sono stati in Lombardia. Quindi, i bus stanno andando in quella direzione. Quando avvengono questi fatti, poi, si trova anche l’economia di scala.

Questo è il tratto del perché noi abbiamo deciso di entrare in questa associazione europea. Non so se è lobby e Consorzio. È un’associazione che raggruppa i maggiori soggetti che stanno facendo investimento nell’idrogeno. Perché noi dobbiamo entrare lì? Perché non vogliamo perdere l’occasione degli investimenti che farà l’Europa in quella direzione. E per andare a prendere quegli investimenti non ci va solo una Regione. Ci va una Regione in alleanza con altre Regioni, ci vanno le imprese in alleanza con queste Regioni, con imprese di queste Regioni che fanno alleanze anche con le imprese che sono dentro quell’associazione. Stiamo già discutendo in quella direzione. Tra l’altro, stiamo discutendo anche in relazione con la Regione Lombardia, per andare a fare alleanze in quella direzione, per fare investimenti di tale portata. È ovvio che lì dentro abbiamo Ansaldo, abbiamo ENI, abbiamo Fincantieri, abbiamo IVECO, abbiamo Landi. Abbiamo dentro soggetti che sono di livello internazionale. Aver messo anche nella discussione che abbiamo fatto anche dentro al Tecnopolo questi soggetti... È ovvio che stiamo discutendo progetti europei sul tema della transizione energetica anche sull’idrogeno.

Preparatevi, perché saremo pronti a partecipare a dei bandi europei proprio anche tramite il marchio dell’associazione. Stiamo facendo una cosa che sembra una cosa... “Associazione” uno pensa che sia una cosa piccola. Non c’è niente di piccolo in quell’associazione, perché muovono relazioni e possibilità di elaborazione di ricerca progettuale incredibile. Se non stai in quel palcoscenico sei fuori. E l’Emilia-Romagna non sta fuori a niente. Sta dentro a tutti i sistemi del cambiamento.

Penso che oggi stiamo facendo un’operazione di grande qualità, di innovazione tecnologica e di ricerca, di prototipo, ma anche di investimento per questa Regione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Colla.

A questo punto, passiamo all’esame dell’articolato.

Ricordo che abbiamo un progetto di legge di 6 articoli.

Partiamo dall’articolo 1.

Dibattito generale.

Non è presente la consigliera.

Sostituisco la consigliera Stragliati con la consigliera Catellani. Ricordo, quindi, che gli scrutatori sono il consigliere Molinari, la consigliera Costi e la consigliera Catellani.

Partiamo dall’esame dell’articolato, più precisamente dall’articolo 1.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 1.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 2.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 2.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 3.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 3.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 4.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 4.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 5.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 5.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 6.

Dibattito generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 6.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Ora siamo agli ordini del giorno.

Dibattito generale sugli ordini del giorno, che ricordo essere tre, il primo a firma Amico, Zamboni, Pigoni, Zappaterra e Rontini, il secondo a firma Occhi, il terzo a firma Pigoni, Maletti, Sabattini, Daffadà, Costa, Caliandro e Rontini.

Qualcuno vuole intervenire sugli ordini del giorno? Io non ho richieste di interventi sugli ordini del giorno.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Semplicemente, brevemente, per illustrare le motivazioni che ci hanno spinto ad avanzare questo ordine del giorno collegato alla legge che ci accingiamo ad approvare. È stato detto, c’è stato un dibattito. È un tema che è stato toccato anche nel dibattito precedente. Oltre a entrare a far parte, attraverso questo procedimento legislativo, di una rete complessiva che ci consente di entrare nella dinamica della ricerca attorno all’idrogeno, abbiamo inteso con questo ordine del giorno accompagnare o, meglio, sottolineare quanto avevamo già discusso, approvato e approfondito quando abbiamo affrontato la S3, quando abbiamo cercato di dare corpo al Piano energetico regionale.

Nel momento stesso in cui il novero delle energie sostenibili complessive, per quanto riguarda la transizione energetica, deve essere affrontato, deve essere affrontato in una chiave che traguardi al futuro. È chiaro che la transizione non si fa in quattro minuti. Non risolve le questioni in quattro e quattr’otto, però è ovvio che anche il tema della ricerca, il tema della impostazione con la quale noi ci accingiamo a sedere all’interno di quel consesso, deve tener conto delle linee di indirizzo che abbiamo discusso nei vari documenti di programmazione approvati in quest’aula.

Quindi, sebbene il punto dell’idrogeno non risolva oggi una serie di problemi della difficoltà energetica che abbiamo attraversato nei mesi passati, di certo non partecipare allo stadio della ricerca è negativo. Soprattutto di certo è negativo non pensare che gli investimenti che noi potremmo orientare, anche dal punto di vista della ricerca, non vadano a toccare, a sviluppare e a inserirsi in quella che è la costruzione di una filiera regionale dedicata al cosiddetto idrogeno verde; idrogeno verde che, appunto, è prodotto da fonti rinnovabili e che non attiva una serie di procedimenti e processi che altrimenti non ci fanno fare passi avanti complessivamente rispetto a quello che è l’orizzonte complessivo. Rischierebbe di diventare solo ed esclusivamente un tamponare una situazione dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, ma non farci fare passi avanti rispetto alla decarbonizzazione, che è un obiettivo che ci siamo posti con il Patto per il lavoro e per il clima, che è coerente con quelle che sono le indicazioni anche della Comunità europea, che ci spinge a leggere quelli che sono i provvedimenti, come quello dell’interruzione della commercializzazione dei veicoli a combustibile fossile da qui al 2035, che, quindi, ha bisogno di attivare tutta una serie di elementi che consentano di trasformare progressivamente la nostra capacità produttiva, di trasporto, di produzione energetica nel suo complesso.

In questo senso, questo ordine del giorno vuole ribadire queste questioni. Sono anche soddisfatto che sia stato sottoscritto da tutti i Gruppi della maggioranza.

Grazie.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Altri sugli ordini del giorno? Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Solo per presentare molto brevemente l’altro ordine del giorno. Ringrazio i colleghi che lo hanno sottoscritto insieme a me. Abbiamo soltanto voluto scrivere quanto raccontato in fase di relazione anche oggi e parzialmente anche in fase di discussione, sottolineando quali sono i principali settori in cui l’idrogeno potrebbe trovare applicazione e, in modo particolare, impegnare la Giunta: a proseguire il percorso per l’evoluzione nella produzione e utilizzo di idrogeno con tecnologie sempre più efficienti e in tutti i possibili settori di applicazione, utilizzando il prezioso lavoro di ricerca e sviluppo sviluppato dalle Università e dai Centri di ricerca, citati, ovviamente, anche dall’assessore in fase di replica conclusiva; a promuovere azioni concrete per diffondere l’utilizzo dell’idrogeno nelle industrie e nella mobilità, candidando, così, l’Emilia-Romagna tra le Hydrogen Valleys italiane; a chiedere una rendicontazione annuale all’Assemblea dei risultati del protocollo d’intesa tra la Regione stessa e SNAM, che è stato citato anche prima in questo caso.

Questa, brevemente, l’illustrazione dell’ordine del giorno.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Altri sugli ordini del giorno? Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Come dicevo prima, l’ordine del giorno ha la volontà, vorrebbe avere la volontà di permettere alla nostra Regione di seguire l’evoluzione della produzione e dell’utilizzo dell’idrogeno, però al fine di indirizzare al meglio i fondi a propria disposizione verso le tecnologie più efficienti. Come dicevo prima, alcune tecnologie sono molto promettenti, altre rischiano di diventare dei rami morti, quindi vorremmo evitare di spendere male i soldi pubblici e di dirottare le giuste forze, che si stanno indirizzando sull’idrogeno, verso questi rami morti, dirottandole invece verso tecnologie più efficienti.

Abbiamo tutta la capacità, con i cluster di cui si parlava prima, di seguire la produzione e l’evoluzione tecnologica, ed evitare di alimentare invece cortocircuiti tecnologici. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Occhi.

Altri in dibattito generale sugli ordini del giorno? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Annuncio il voto favorevole di Europa Verde all’ordine del giorno n. 6679/1 di cui è primo firmatario il consigliere Amico, che vede la firma di tutti i rappresentanti dei Partiti di maggioranza. Questo è un ordine del giorno che fa chiarezza rispetto alla posizione che deve tenere l’Emilia-Romagna nel rispetto di atti che sono già stati votati, quindi quello della strategia intelligente che aveva specificato che si parlava di idrogeno verde fuori da ogni ambiguità, e l’altro ordine del giorno collegato, che fu promosso da Europa Verde, che impegnava la Giunta a non partecipare finanziariamente a progetti di CCS. Se poi l’azienda con le sue risorse lo vuol fare, può sprecare benissimo il suo denaro, purché non siano coinvolti i fondi pubblici.

Questo ordine del giorno fa chiarezza sia rispetto all’idrogeno verde, sia nel richiamare atti già votati, che trovavano Europa Verde assolutamente favorevole.

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Altri? Io non ho altri sugli ordini del giorno.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto, che sono dichiarazioni di voto finali, congiunte, sull’intero progetto di legge e sugli ordini del giorno che, come dicevo, sono 3.

Chi si iscrive a parlare? Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Voteremo favorevolmente l’ordine del giorno collegato n. 1 e il n. 3. Ho già avuto modo, invece, di spiegare anche personalmente al collega Occhi che purtroppo, dal nostro punto di vista, l’ordine del giorno a sua prima firma non è accoglibile, per le motivazioni che abbiamo esplicitato in fase di relazione e di discussione. Quindi, voteremo contro invece all’ordine del giorno n. 2.

Invece, ovviamente, favorevolmente al progetto di legge.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dichiarazioni di voto? Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Noi voteremo favorevolmente, ovviamente, all’ordine del giorno a firma Lega. Ci asteniamo sugli altri due ordini del giorno e ci asteniamo sull’intero provvedimento per le motivazioni che dicevo prima, perché, quando comincio a sentire parlare di bus, per esempio, a idrogeno o treni a idrogeno, credo che siano tecnologie non perseguibili. Quindi, secondo me, ci deve essere anche una proposta di realtà, da questo punto di vista.

 

PRESIDENTE (Petitti): Altri in dichiarazione di voto? Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Grazie, Presidente.

Solo per aggiungere qualche riflessione in merito al dibattito che si è svolto sia in Commissione che oggi in aula su questo provvedimento, cercando anche di provare a collocarlo all’interno di una discussione che sta anche oltre ovviamente, l’abbiamo sentito anche da alcuni contributi, ben oltre alla partecipazione all’associazione, che è ovviamente oggetto del PDL che stiamo andando ad approvare, che approveremo fra poco.

Io credo che, come su questo tema e anche su altri che abbiamo affrontato, quando si parla di tecnologie, quando si parla di ricerca, quando si parla di elementi di innovazione che oggi hanno una realtà, ma che sono ovviamente soggetti a grandi elementi sia di investimento, per quello che riguarda la ricerca, ma anche a elementi di grande trasformazione, ognuno di questi l’abbiamo affrontato quando parlavamo dei rifiuti, l’abbiamo affrontato quando parlavamo del Piano energetico regionale. Ed è anche qui la motivazione per la quale anche nell’ordine del giorno, che abbiamo sottoscritto convintamente come maggioranza, lasciamo aperti tutti quanti gli utilizzi, un po’ perché è una transizione energetica e anche ambientale che deve coinvolgere non soltanto un settore, non soltanto la parte produttiva, ma deve coinvolgere sia il nostro modo di vivere, di muoverci e di produrre, ma anche le nostre abitudini.

I grandi investimenti che sono concentrati sulla ricerca, che riguarda certamente l’idrogeno, ma riguarda anche tante altre fonti energetiche. Non possiamo immaginare oggi quale sarà l’effetto in prospettiva. Credo che la scelta di tenere tutte quante le possibilità vada nel solco di quello che abbiamo sostenuto anche quando abbiamo trattato il tema della riqualificazione energetica, del Piano energetico regionale. Il che significa che non esiste un solo interruttore o una sola tecnologia che può risolvere un problema così importante, ma con la stessa logica con la quale abbiamo operato in altri temi, anche su questo noi crediamo che una vera transizione energetica e ambientale passi da un utilizzo di tutte le leve a nostra disposizione, che siano combinate in funzione di come la ricerca si sta evolvendo in questo momento. Per quello che riguarda l’idrogeno, certamente la ricerca è molto più avanti per quello che riguarda le grandi produzioni ei grandi consumi sul posto dell’energia prodotta, ma questo non significa che non dobbiamo immaginare questa come una fonte energetica importante, che magari aiuti in prospettiva anche quella che è una riconversione elettrica che stiamo facendo. Penso, soprattutto, ovviamente, al tema della mobilità.

Ed ecco, qui, il valore di stare all’interno di un circuito internazionale, che permetta anche alla nostra Regione di poter agganciare gli elementi di innovazione e, credo, anche di portare a beneficio di tutti, ben oltre il territorio regionale, quelli che sono anche i grandi valori di ricerca, di artigianato e di innovazione che la Regione Emilia-Romagna è in grado di mettere in campo, che è anche, credo, una cifra importante dello sviluppo economico che siamo riusciti a costruire nelle nostre terre.

Ed è per questo che il nostro voto è convintamente favorevole a questo provvedimento, non prima ovviamente di aver ringraziato per il lavoro svolto i due relatori e del dibattito che è avvenuto in aula questa mattina.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dichiarazioni di voto? Io non ho altri in dichiarazioni di voto.

A questo punto, mettiamo in votazione prima gli ordini del giorno per alzata di mano.

Siamo al primo ordine del giorno, a firma Amico, Zamboni, Pigoni, Zappaterra e Rontini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’Ordine del giorno 6679/1 oggetto 6948 è approvato a maggioranza dei presenti)

 

Secondo ordine del giorno, a firma Occhi.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

(L’Ordine del giorno 6679/2 oggetto 6949 è respinto)

 

Ordine del giorno n. 3, a firma Pigoni, Maletti, Sabattini, Daffadà, Costa, Caliandro, Rontini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

(L’Ordine del giorno 6679/3 oggetto 6950 è approvato a maggioranza dei presenti)

 

Ora siamo alla votazione del progetto di legge che riguarda l’autorizzazione alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna all’Associazione “Hydrogen Europe”, con dispositivo elettronico.

Dichiaro aperta la votazione con dispositivo elettronico sulla legge.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Favorevoli 26

Astenuti 14

 

È approvato.

 

Sono le ore 12,48. Siamo arrivati alle risoluzioni. Ricordo che la prima risoluzione è la 6612, la risoluzione che impegna la Giunta a continuare il confronto, in sede di Conferenza delle Regioni, direttamente con il Governo affinché siano completati gli atti al fine della ripartizione dello stanziamento immediato dei fondi FSC, a prima firma Zappaterra.

Avevamo già iniziato la discussione con alcuni iscritti a parlare. Sono quasi le ore 12,50. Direi che non abbiamo il tempo per entrare nel dibattito pieno.

Dichiaro chiusa la seduta del mattino e riprendiamo alle ore 14,30.

Grazie a tutti.

 

La seduta ha termine alle ore 12,48

 

ALLEGATO

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI; Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME; Gabriele DELMONTE; Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI; Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

gli assessori Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Mauro FELICORI, Igor TARUFFI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Paolo CALVANO, Barbara LORI, Alessio MAMMI, Paola SALOMONI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 6679

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Autorizzazione alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna all'Associazione "Hydrogen Europe"". (66)

Presenti: 43

Favorevoli: 28

Astenuti: 14

Presente non votante: 1

Assenti: 7

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; COSTA Andrea; COSTI Palma; CUOGHI Luca; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; EVANGELISTI Marta; FABBRI Marco; FELICORI Mauro; MALETTI Francesca; MARCHETTI Francesca; MOLINARI Gian Luigi; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PARUOLO Giuseppe; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TAGLIAFERRI Giancarlo; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; GERACE Pasquale; ZAPPATERRA Marcella

 

Astenuti:

BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; CATELLANI Maura; DELMONTE Gabriele; FACCI Michele; LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MONTEVECCHI Matteo; OCCHI Emiliano; PELLONI Simone; POMPIGNOLI Massimiliano; RAINIERI Fabio; RANCAN Matteo

 

Presente non votante:

PETITTI Emma

 

Assenti:

BONACCINI Stefano; BONDAVALLI Stefania; CASTALDINI Valentina; GIBERTONI Giulia; MONTALTI Lia; PICCININI Silvia; STRAGLIATI Valentina

 

Emendamenti

 

Risoluzione 5142/1 Oggetto 6944

Risoluzione per impegnare la Giunta ad estendere a tutto il territorio regionale il sistema delle cosiddette "Agende parallele" per gli esami diagnostici e le visite specialistiche di primo accesso. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Stragliati, Rancan, Pompignoli, Catellani, Rainieri, Bargi, Bergamini, Montevecchi, Occhi, Pelloni

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Pillati, Costi, Soncini, Zamboni, Maletti, Amico, Pigoni

«Nel premesso che, dopo le parole "Sistema sperimentale che consiste", il testo è così modificato:

"Nell'apertura di Agende di presa in carico, limitatamente alle situazioni in cui ci sono criticità sulle liste di attesa".»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Pillati, Costi, Soncini, Maletti, Zamboni, Amico, Pigoni

«Dopo il premesso che è inserito il seguente punto:

"Verificato che:

esistono altre sperimentazioni nei sistemi aziendali volti a superare l'attuale situazione di difficoltà nel rapporto domanda/offerta per specialistica e diagnostica".»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Pillati, Costi, Soncini, Zamboni, Maletti, Amico, Pigoni

«Nel considerato che, è inserito il seguente punto:

"È necessario comunque prevedere ulteriori risorse dal fondo sanitario nazionale e soprattutto modalità efficaci per reperire le figure professionali necessarie, oggi mancanti, oltre ad attuare la riforma dell'assistenza sanitaria territoriale (DM77) con una forte attenzione alla appropriatezza delle prescrizioni e alla valorizzazione dei medici di medicina generali."»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma dei consiglieri Pillati, Costi, Soncini, Maletti, Zamboni, Amico, Pigoni

«L'impegna la Giunta regionale è così sostituito:

“Ad estendere a tutto il territorio regionale il sistema delle cosiddette "Agende di presa in carico" per gli esami diagnostici e le visite specialistiche di primo accesso, limitatamente alle situazioni in cui ci sono criticità sulle liste di attesa, oltre a tutte le sperimentazioni già presenti nelle aziende della Regione;

A monitorare il suddetto sistema e redigere apposito report annuale da tramettere alla commissione assembleare competente.”»

(Approvato)

 

Ordine del giorno

 

Ordine del giorno 5142/1 per il non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Marchetti Daniele e altri recante: "Modifiche alla Legge regionale 23 dicembre 2004, n. 29 (Norme generali sull'organizzazione ed il funzionamento del Servizio Sanitario Regionale). Modifiche alla Legge regionale 24 maggio 2004, n. 11 (Sviluppo regionale della Società dell'Informazione)”. A firma della consigliera Soncini

 

«L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare "Politiche per la salute e politiche sociali";

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Petitti

Bergamini – Montalti

 

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