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SEDUTA DI MARTEDÌ 26 SETTEMBRE 2023

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 7142

Interpellanza per conoscere il giudizio della Giunta a seguito del rilievo della Sezione di controllo della Corte dei Conti, relativo all’andamento economico-finanziario della società partecipata Bologna Fiere S.p.A. A firma del Consigliere: Facci

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

FACCI (Lega)

CALVANO, assessore

FACCI (Lega)

 

OGGETTO 7018

Interpellanza per conoscere le tempistiche previste per l’avvio dei lavori per la realizzazione della nuova SP325, nel tratto fra la frazione di Lama di Setta e l’incrocio della SP325 con la SP59 di Monzuno, e dei lavori per il parco fluviale in corrispondenza dell’abitato di Vado. A firma del Consigliere: Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

MASTACCHI (RCPER)

CORSINI, assessore

MASTACCHI (RCPER)

 

OGGETTO 7035

Interpellanza in ordine all’attuazione da parte della Regione Emilia-Romagna della L.R. 19/2018, art. 15, in materia di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE). A firma del Consigliere: Facci

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

FACCI (Lega)

DONINI, assessore

FACCI (Lega)

 

OGGETTO 7059

Interpellanza in merito alle misure che la Giunta sta mettendo in atto per consentire l'accesso a visite allergologiche pediatriche e challenge desensibilizzanti. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 7151

Interpellanza relativa al pareggio di bilancio delle aziende sanitarie e alla continuità nell'erogazione dei servizi. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

Interpellanze oggetti 7154 e 7157 (Rinvio)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Inversione dell’ordine del giorno

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 7235

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2022". (137)

(Approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 6974

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Sviluppo dell'economia urbana e qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi. Abrogazione della legge regionale 10 dicembre 1997, n. 41". (73)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 6974/1/3 oggetti 74467448 –Presentazione, discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6974/2 oggetto 7447- Presentazione, discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

ZAPPATERRA, relatrice della Commissione

CASTALDINI, relatrice di minoranza

CUOGHI (FdI)

FACCI (Lega)

PIGONI (BP)

CORSINI, assessore

PRESIDENTE (Rainieri)

FACCI (Lega)

EVANGELISTI (FdI)

ZAPPATERRA (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 7380

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Misure urgenti a sostegno delle comunità e dei territori della Regione Emilia-Romagna colpiti dai recenti eventi emergenziali". (74)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione)

PRESIDENTE (Rainieri)

RONTINI, relatrice della Commissione

PRESIDENTE (Zamboni)

LIVERANI, relatore di minoranza

PRESIDENTE (Zamboni)

POMPIGNOLI (Lega)

EVANGELISTI (FdI)

PRESIDENTE (Zamboni)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 6974

Emendamenti oggetto 6974

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,39

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 227 del giorno 26 settembre 2023.

È computato come presente, ai fini del numero legale, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta, Bonaccini, assente per motivi istituzionali.

Hanno giustificato la propria assenza la presidente Petitti, il consigliere Delmonte, la vicepresidente della Giunta, Priolo, e gli assessori Colla e Lori.

I consiglieri Fabbri e Paruolo hanno comunicato che si collegheranno da remoto, a norma dell’articolo 102-bis del Regolamento.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Rainieri): Iniziamo con le interpellanze.

 

OGGETTO 7142

Interpellanza per conoscere il giudizio della Giunta a seguito del rilievo della Sezione di controllo della Corte dei Conti, relativo all’andamento economico-finanziario della società partecipata BolognaFiere S.p.A.. A firma del Consigliere: Facci

 

PRESIDENTE (Rainieri): Oggetto 7142: interpellanza per conoscere il giudizio della Giunta a seguito del rilievo della Sezione di controllo della Corte dei conti, relativo all’andamento economico-finanziario della società partecipata BolognaFiere S.p.A..

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie.

In realtà l’interpellanza consta di un’unica domanda e parte da un giudizio che ha espresso la Corte dei conti in uno degli ultimi interessamenti, approfondimenti fatti relativamente al nostro Ente, il giudizio di parificazione del rendiconto 2022, e ha posto l’attenzione sull’andamento economico di BolognaFiere. BolognaFiere S.p.A., come sappiamo, è una società partecipata anche dalla Regione. Non solo. È una società che ha visto un aumento di capitale giusto-giusto poco meno di un anno fa. Eravamo a ottobre-novembre del 2022. Si era deciso di aderire all’aumento di capitale che era stato proposto dal Consiglio d’Amministrazione, nell’ottica di rafforzare questo Ente considerato strategico. E così l’aumento è stato fatto. In realtà, non è stato un aumento a cui hanno aderito tutti i soci, però è stato un aumento che ha visto la Regione comunque protagonista.

In realtà, questo potenziamento di BolognaFiere sembra non esservi stato nel momento in cui l’andamento economico della società è stato un andamento in perdita. La perdita del 2022 ‒ si legge ‒ riguardava un andamento complessivo di 14 milioni a livello di gruppo e un risultato negativo di 5 milioni. Chiedo scusa, una perdita per 14 milioni e a livello di gruppo un risultato negativo di 5.400.000.

Gli amministratori ‒ leggiamo nella relazione ‒, in accordo con il Collegio sindacale, hanno portato al nuovo anche la perdita di esercizio 2022, e infatti per il 2023 sono state portate a nuove perdite per 14 milioni più 35 milioni, quindi complessivi 49.381.000 euro.

La Corte dei conti ha quindi invitato l’Amministrazione regionale (leggo testualmente) “a monitorare costantemente la situazione aziendale, anche per valutare possibili azioni di salvaguardia, al fine di assicurare l’integrità della partecipazione pubblica, tenuto conto ‒ come ricordavo prima ‒ che la Regione medesima ha partecipato con proprie risorse all’aumento del capitale sociale”.

Tra l’altro, siccome c’è anche un prestito obbligazionario convertibile che è stato sottoscritto, il rischio potenziale è anche che, se l’andamento in perdita dovesse essere mantenuto, in questo caso il sottoscrittore potrebbe in qualche modo chiedere il rimborso in luogo della conversione, quindi il rischio è ampio.

L’interpellanza chiede molto semplicemente quale sia il giudizio che esprimere la Regione a seguito del rilievo della Sezione di controllo della Corte dei Conti e quali azioni si intendano adottare a garanzia dell’integrità della propria partecipazione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Assessore Calvano, prego.

 

CALVANO, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere. È di tutta evidenza il fatto che il periodo in esame in merito ai bilanci della Fiera costituisce l’arco temporale esatto nel quale si sono verificati eventi epocali, quali la pandemia da Coronavirus, la guerra russo-ucraina, eventi che nel mercato fieristico mondiale hanno avuto ricadute di portata eccezionale, basti ricordare quanto nei diversi documenti è stato riportato.

Cito brevemente: nel bilancio chiuso al 31/12/2020 viene evidenziato come i provvedimenti governativi e delle autorità regionali e locali hanno portato ad una sospensione dell’attività per l’intero 2020, a partire dal 23 febbraio 2020. L’attività è stata nuovamente interrotta a decorrere dal 26 febbraio 2020.

Se poi andiamo a leggere i resoconti del bilancio 2021, si legge di una sospensione, nel primo semestre, delle attività fieristiche e congressuali in tutto il territorio italiano, disposta dalle normative per il contenimento della pandemia da Covid-19 adottate dal Governo e tutta una serie di limitazioni associate al numero massimo di presenze. Così come nella chiusura del bilancio 2022 emerge come ci sia stata l’impossibilità, nel corso del 2022, di realizzare alcuni eventi importanti, quali ad esempio quello previsto in Cina, con indubbie conseguenze di carattere economico.

Questi argomenti, che ho letto brevemente, argomentano e dimostrano ampiamente le conseguenze economiche che questi fenomeni hanno comportato. Si procederà, pertanto, ad illustrare le cause, le prospettive, alla luce delle azioni in corso attivate dagli amministratori.

È necessario, altresì, un’ulteriore precisazione riguardo al tema del prestito obbligazionario convertibile illustrato nell’interpellanza. In particolare, si riporta di seguito quanto già comunicato formalmente dalla Regione in sede di giudizio di parifica. Cito testualmente: lo scenario proposto, cioè la mancata conversione, ha un primo strumento di tutela a favore della società in quella clausola del contratto di sottoscrizione del prestito obbligazionario convertibile, che prevede il diritto alla conversione in capo a BolognaFiere al verificarsi della quotazione delle azioni sul mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, sia italiano che dell’Unione europea, oppure della fusione diretta o inversa della società con e in un’altra società già quotata in un mercato regolamentato e in un sistema multilaterale di negoziazione, anche in questo caso italiano o dell’Unione europea. La società sta lavorando già da tempo, infatti, al progetto di quotazione azionaria. Nel prossimo turno dovrebbe rendere nota ai soci la prima bozza del progetto, affinché il percorso abbia inizio. In secondo luogo, sia il progetto di quotazione in borsa che il più complessivo piano industriale, posto a base delle operazioni su capitale deliberato nel corso del 2022, costituiscono le misure che gli amministratori hanno predisposto, di concerto con il ceto bancario creditore, affinché fosse garantita la sostenibilità del debito sulla base delle prospettive di recupero del business nell’arco del piano stesso. Si è, infatti, avuto modo di illustrare alla Corte che ulteriori attività intraprese a questo scopo dagli amministratori hanno riguardato la dismissione di asset non strategici, per circa 12 milioni, un valore riferito alla cessione del ramo d’azienda relativo alla gestione della centrale elettrotermica frigorifera, al fine di generare risorse finanziarie fresche, senza, tuttavia, intaccare la capacità di produrre flussi in relazione al business caratteristico. Secondo aspetto: la rimodulazione del programma di rimborso dell’indebitamento, con un impatto fino a 30 milioni, al fine di adeguare il profilo di rimborso del debito alle tempistiche di ripresa del business fieristico.

Quanto alle cause, già abbondantemente illustrate in principio, cioè gli eventi straordinari che hanno colpito tutta l’attività fieristica mondiale, oserei dire, dal 2020 al 2022, rimane una considerazione molto importante da fare: le perdite economiche dal punto di vista della società sono effetto di eventi esogeni e congiunturali, da un lato, cioè dovuti ad un cambiamento rilevantissimo del contesto economico globale.

Quanto alla contrazione dei ricavi, già il bilancio chiuso al 31/12/2023 ha mostrato un deciso recupero a livelli pre-crisi con il record di fatturato, lasciando presagire per il futuro ragionevoli, ulteriori margini di recupero (vedi il mercato cinese) e di crescita.

È giusto quindi rimarcare che essi non dipendono da cause interne, quindi da incapacità degli amministratori, mala gestio, inefficienze gestionali. A questo proposito, bisogna dare atto che gli amministratori hanno approntato un piano industriale di rilievo, per dare risposte al sistema bancario e proseguire nel solco del mantenimento degli investimenti strategici. Gli stessi organi di controllo della società, nel rilasciare i pareri di legge allegati ai bilanci del triennio, non fanno menzione di attività imprudenti o contrarie a norme messe in atto dagli amministratori o che sia venuto meno il necessario presupposto della continuità aziendale.

Sempre rispetto al tema delle perdite economiche, sono effetti di eventi, come dicevo prima, esogeni congiunturali o extra settoriali, avendo la crisi inciso prima sulle generalità delle attività economiche esposte ai rischi di contagio da Covid e poi su tutte quelle attività economiche esposte maggiormente a rischio di tasso d’interesse e sotto il profilo energetico della propria struttura dei costi.

In ragione di ciò, la Regione ritiene che, in merito alle prospettive future, gli amministratori abbiano agito tempestivamente attraverso l’adozione di un piano industriale in grado di reagire agli effetti della crisi, che definisce un ritorno all’equilibrio economico-finanziario nel suo arco temporale.

Per effetto di detto piano, come concordato con il sistema bancario peraltro, lo scorso anno sono state effettuate tutte le attività di consolidamento del capitale ed altre sono ancora da effettuare, in primis il progetto di quotazione della società nei mercati regolamentati, come si citava in precedenza, operazioni che puntano a trasformare, per effetto delle clausole contrattuali del piano obbligazionario, quello che oggi è un debito in capitale della società nel prossimo futuro.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Ringrazio l’assessore Calvano, che in realtà legge una nota di altro assessorato, e non sono soddisfatto. Non sono soddisfatto, perché evidentemente è stata letta male o interpretata male la mia interpellanza.

La mia interpellanza nasce dopo che la Corte dei conti ha espresso il giudizio, cioè non era l’atto d’accusa. Lei mi ha risposto elencandomi tutte le giustificazioni che sono state fornite alla Corte. La Corte le vostre giustificazioni le ha recepite e, alla fine del giudizio, ha espresso le perplessità e le raccomandazioni che io ho elencato.

Quindi, tutta la parte difensiva o di giustificazione, in realtà, non ci serve, non interessa, nel senso che non è l’elemento di rilievo. L’elemento di rilievo è: a fronte di una situazione in cui la Corte dei conti ha espresso un giudizio importante di preoccupazione, che cosa intende fare la Regione? Non si sono neanche espresse motivazioni di ricerca di responsabilità, se c’è stata o non c’è stata mala gestio. Semplicemente si è detto: noi abbiamo una partecipazione azionaria, che è stata importante, che è stata qui portata avanti con un progetto di legge, come necessita, e che ha comunque esposto le nostre risorse a uno sforzo. Che cosa si intende fare?

Ovviamente, le cause esterne che hanno portato nel 2020 e nel 2021 a situazioni precarie le conosciamo. In ogni caso, parliamo di un giudizio formulato nel 2023 rispetto al 2022. Quindi, queste cause, se vogliamo, erano anche già terminate.

Il punto è cosa la Regione intende fare a garanzia della propria partecipazione. Qui non c’è stata risposta. Tra l’altro, apro una parentesi e la chiudo subito, e concludo, quando c’è stata la nostra partecipazione, la nostra decisione di aumentare il capitale, io ero relatore di minoranza e lo ricordo bene, c’era una questione, che io avevo già esposto, sul fatto che si dava una sorta... Non si capiva quale sarebbe stato il dato finale della nostra partecipazione, perché il Comune di Bologna e la Camera di Commercio hanno fatto dei conferimenti in natura che dovevano in quel momento essere ancora valutati. Una valutazione di cui non si aveva ancora conto avrebbe determinato, come ha determinato, una incertezza circa il nostro risultato della partecipazione finale. Tant’è che noi oggi abbiamo una partecipazione inferiore, in termini percentuali, rispetto a quella che avevamo in partenza, prima dell’aumento di capitale, perché sono state fatte delle valutazioni di beni, tra l’altro infruttiferi, che non hanno dato un immediato ristoro, non si sono tradotti in immediate risorse per la società Fiere, perché hanno conferito immobili e, chiaramente, hanno aumentato le loro partecipazioni, quindi abbiamo fatto anche un aumento non dico al buio, ma sicuramente dove non potevamo sapere e non sapevamo quale sarebbe stato il dato finale, per dire che anche in quel momento c’è stato sicuramente un clima di incertezza. Non voglio dire altro.

Oggi, a fronte dei rilievi della Corte dei Conti, noi non sappiamo ancora come la Regione intenda salvaguardare la propria partecipazione già risicata, che ha subìto gli effetti della riduzione per i conferimenti in natura che dicevo prima, quindi indubbiamente è una situazione che dovrà essere tenuta monitorata. Siamo a settembre, arriveremo a dicembre del 2023, vedremo quale sarà stato l’andamento della società BolognaFiere e vedremo se la Regione sia stata rispettosa o meno delle raccomandazioni che la Corte dei Conti ha fatto.

Ad oggi, io questa oculatezza, questa attenzione non la vedo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 7018

Interpellanza per conoscere le tempistiche previste per l’avvio dei lavori per la realizzazione della nuova SP 325, nel tratto fra la frazione di Lama di Setta e l’incrocio della SP325 con la SP59 di Monzuno, e dei lavori per il parco fluviale in corrispondenza dell’abitato di Vado. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 7018: interpellanza per conoscere le tempistiche previste per l’avvio dei lavori per la realizzazione della nuova SP 325, nel tratto fra la frazione di Lama di Setta e l’incrocio della SP325 con la SP59 di Monzuno, e dei lavori per il parco fluviale in corrispondenza dell’abitato di Vado, a firma del consigliere Mastacchi.

Consigliere, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Quello che stiamo per affrontare in questa interpellanza è un argomento che mi tocca in modo particolare perché, avendo fatto il Sindaco a Monzuno per 10 anni, per 10 anni ne ho parlato ed era un argomento che addirittura è più vecchio del 2019, quindi ci stiamo avvicinando a vent’anni di storia su questo argomento.

Nel Comune di Marzabotto nelle frazioni di Lama di Setta e Allocco, fino all’abitato di Vado nel Comune di Monzuno, a seguito dei lavori di realizzazione della variante di valico è stato dismesso il tratto del vecchio tracciato dell’autostrada A1, ora sostituito con un tracciato in galleria.

Per bypassare l’abitato di Vado e alleggerirlo del cospicuo traffico pesante proveniente da sud, in particolare dalla cava di sabbia, che fornisce la materia prima alle industrie ceramiche di Sassuolo, l’Amministrazione chiese che il vecchio tracciato, anziché essere dismesso, come previsto nei progetti, fosse utilizzato per essere trasformato in una viabilità alternativa alla strada provinciale 325.

Nel 2016, dopo anni di trattative, contrariamente a quanto dichiarato fino ad allora, ossia la piena disponibilità a convertire il progetto da parco fluviale a tangenziale di Vado, anche a seguito degli accordi per la realizzazione del Passante di Mezzo di Bologna, Autostrade comunicò all’amministrazione comunale di Monzuno, che avrebbe avviato tutte le procedure tecniche e autorizzative necessarie per la realizzazione del progetto originario.

Quindi, sostanzialmente, dopo anni di lavoro, ci fu una improvvisa retromarcia per ritornare al via per la realizzazione del progetto originario. Si ricorderà bene l’assessore Donini che allora aveva la delega alla viabilità.

A seguito dell’approvazione delle convenzioni necessarie per chiudere l’accordo con Autostrade, furono condivisi i tempi di realizzazione dei lavori che dovevano partire a valle dell’approvazione del Ministero e della Conferenza dei servizi. Il progetto prevede l’utilizzo della prima parte del tracciato della Lama di Setta, in Comune di Marzabotto, fino all’incrocio della 325 con la strada provinciale 59 di Monzuno, in sostituzione del tracciato attuale, utilizzato al momento, in sede di emergenza, per bypassare il tratto della 325 momentaneamente chiusa a causa degli eventi alluvionali del maggio scorso.

Con questo evento in emergenza, si è capito quanto sia importante quel tratto. A parte il vecchio tracciato autostradale, dall’incrocio della 59 fino all’abitato di Vado, deve essere demolito e riqualificato il parco fluviale, che attualmente si trova in forte stato di abbandono, così come i due viadotti che saranno demoliti con un aumento della criticità legata alla caduta dei pezzi di manufatti, essendo gli stessi esposti alle intemperie e non più manutenzionati.

Il risanamento ambientale previsto dal progetto relativo alla sistemazione a parco naturale della parte del territorio di sedime del viadotto della Val di Setta, fortemente danneggiata dalla costruzione della nuova autostrada, che doveva essere risistemata dal punto di vista ambientale e paesaggistico dopo anni, non è neanche iniziato.

I cittadini di quel territorio ormai provato dai forti disagi dei cantieri per la realizzazione della variante di valico attendono con ansia la sistemazione del loro territorio, come promesso in più occasioni e come previsto dai progetti approvati in convenzione.

Considerato che a causa delle ultime frane post alluvione è stato necessario utilizzare una delle due carreggiate del vecchio tracciato della A1 per rendere possibile un utilizzo urgente e temporaneo della viabilità provinciale, per permettere di liberare decine di famiglie che in quel momento erano bloccate a sud delle frane, e considerato che a causa delle ultime frane post-alluvione il piano di attività condiviso da Autostrada con il Ministero e le Istituzioni del territorio prevede la realizzazione di nuovi accordi con la viabilità locale, interventi di pavimentazione e la predisposizione di segnaletica, perché i lavori di ripristino della 325, completamente interrotta, saranno lunghi e con gravissimi danni al territorio. Si chiede alla Giunta i motivi per i quali, ad oggi, ad oltre cinque anni dalla chiusura degli accordi, più ulteriori quindici di trattative, come dicevo prima, non sono ancora stati avviati né i lavori per la realizzazione della nuova 325 nel tratto tra Lama di Setta e l’incrocio di Monzuno né i lavori per il parco fluviale in corrispondenza dell’abitato di Vado, che invece dovevano iniziare ‒ come ho detto prima ‒ nel 2018, a conclusione delle procedure di approvazione, e quali sono i tempi previsti per l’inizio dei lavori, considerato che è stato necessario riaprire in emergenza il vecchio tratto della A1 per poter superare il tratto chiuso in corrispondenza dell’Allocco.

In questa telenovela sono passati tre assessori, con i quali io stesso ho avuto a che fare: l’assessore Peri, l’assessore Donini e ora l’assessore Corsini. Speriamo che non sia necessario un quarto prima di vedere l’avvio dei lavori.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Corsini, prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie, consigliere. In risposta alla sua interpellanza relativa alla tangenziale di Vado, comunico che questo intervento rientra ‒ come detto più volte ‒ nei progetti delle opere PREVAM della Variante di Valico. Pertanto, così come tutte le opere previste nel programma PREVAM, è costantemente monitorato dagli uffici della Regione mediante riunioni periodiche con Autostrade per l’Italia, che vedono la partecipazione anche dei sindaci dei Comuni coinvolti.

I progetti definitivi riguardanti la demolizione del tratto dismesso della A1 tra il chilometro 214 e il 216 e la riqualificazione parziale del tratto dismesso della A1 tra il 212 e il 214 nei Comuni di Monzuno e Marzabotto hanno ottenuto un’unica approvazione a seguito della Conferenza dei servizi nell’autunno del 2020. Il progetto esecutivo, la cui consegna era inizialmente prevista per agosto 2021, ma avvenuta parzialmente a maggio del 2022, è attualmente in fase di verifica a seguito delle numerose revisioni resesi, purtroppo, necessarie anche a seguito della costante interlocuzione con gli Enti preposti al rilascio delle autorizzazioni. Lo slittamento dei tempi inizialmente previsto è in parte dovuto anche all’adeguamento del quadro economico di progetto, ai prezziari successivamente intervenuti e al caro-materiali registrato nel corso del 2022.

Nel corso della verifica, finalizzata alla validazione del progetto, vengono verificate le ottemperanze alle prescrizioni impartite in sede di Conferenza dei servizi dagli Enti competenti e apportate le eventuali necessarie modifiche.

ASPI prevede di concludere la fase di adeguamento alle osservazioni e di effettuare la validazione nel corso dei prossimi mesi, con l’obiettivo di trasmetterlo al MIT nel primo trimestre del 2024, al fine della successiva approvazione, dopo aver effettuato la preventiva approvazione in CdA.

ASPI riferisce che l’allungamento dei tempi rispetto a quanto inizialmente previsto è dovuto a molteplici concause, tra le quali, oltre all’avvenuto aumento dei costi delle materie prime, si annoverano anche alcune modifiche procedurali, introdotte dal Ministero sui contenuti dei progetti presentati dai concessionari e dalla stessa ASPI, che ha introdotto ulteriori procedure di verifica preventive del progetto.

Considerati i necessari tempi di gara per l’affidamento, ASPI ipotizza di iniziare i lavori alla fine del 2025, per concluderli entro il 2028. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Se devo essere sincero sono senza parole, perché dopo vent’anni sentirsi dire da Autostrade, con una serie di motivazioni che abbiamo già sentito più volte, che i lavori cominceranno nel 2025 queste risposte mi lasciano veramente basito.

Siamo in un Paese in cui pensiamo di realizzare le opere del PNRR in 18 mesi, in 24 mesi, e per un’opera finanziata vent’anni fa, progettata vent’anni fa, con tutti gli accordi fatti, dopo vent’anni abbiamo ancora bisogno di tempi per adeguare i prezzi, per verificare l’aumento dei costi, per verificare il cambio delle procedure.

Io credo che questo intervento, assieme a quello del casello autostradale di Rioveggio (guardo l’assessore Donini, con il quale tante volte abbiamo parlato) e anche quello parliamo di ormai 10 anni dal primo intervento, dall’inizio dei lavori e ancora non si sa che destino avrà, se ci sarà un avvio dei lavori, se faremo in tempo. Con l’assessore Donini, quando parlavamo di queste cose, avevamo ancora tutti i capelli neri e adesso vedo che le cose stanno cambiando anche per lui, e questo è un segnale che il tempo sta passando e non poco.

Mi dichiaro quindi assolutamente insoddisfatto, chiaramente buttando la palla nel 2025 la si butta ad un nuovo assessorato, perché ci saranno le elezioni prossime della Regione Emilia-Romagna, quindi non sappiamo cosa succederà, chi sarà a prendere in mano questa palla, ripartirà tutto daccapo, però la cosa certa è che i cittadini di quella vallata sono ancora là che aspettano il termine dei lavori così importanti e così impattanti nella loro vita e per il nostro territorio, per cui meriterebbe un commento un pochino più aggressivo, ma non fa parte del mio carattere, per cui mi limito a dichiararmi assolutamente insoddisfatto di quanto mi ha appena detto l’assessore, ma in particolare della risposta di ASPI.

 

OGGETTO 7035

Interpellanza in ordine all’attuazione da parte della Regione Emilia-Romagna della L.R. 19/2018, art. 15, in materia di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE). A firma del Consigliere: Facci

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’oggetto 7035: interpellanza in ordine all’attuazione da parte della Regione Emilia-Romagna della legge regionale 19 del 2018, articolo 15, in materia di defibrillatori semiautomatici esterni, a firma del consigliere Facci.

Consigliere, prego.

 

FACCI: Noi in Emilia-Romagna abbiamo una bella legge, la legge n. 19 “Promozione della salute, del benessere della persona e della comunità e prevenzione primaria”, che all’articolo 15 ha una normativa specifica per quanto riguarda la prevenzione delle malattie del sistema cardiovascolare, della morte cardiaca improvvisa, sistema di cardio-protezione regionale.

Questa norma ha una finalità ben precisa. L’obiettivo, ambizioso, sicuramente, è quello di rendere l’intero territorio regionale cardio-protetto.

Come vuole la Regione rendere l’intero territorio regionale cardio-protetto? Sia attraverso attività di prevenzione, sia con uno specifico programma per la diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni (acronimo, DAE).

In particolare, questi defibrillatori devono essere diffusi in tutti i luoghi e mezzi collettivi prioritariamente previsti dalla disciplina statale vigente in materia di defibrillatori automatici esterni, oltre a quelli previsti dalle norme nazionali in materia di attività sportiva, per prevenire gli esiti di arresto cardio-circolatorio e la morte cardiaca improvvisa.

Inoltre, si legge, ne promuove la diffusione all’interno dei condomini, agendo con le associazioni di categoria degli amministratori condominiali e immobiliari presenti sul territorio regionale, poi una registrazione e mappatura permanente della rete dei dispositivi di defibrillazione presenti sul territorio regionale, per monitorarli e ampliarne lo sviluppo, una consultabilità in tempo reale di questa mappatura, formazione permanente degli operatori laici abilitati all’utilizzo. Poi abbiamo, a livello nazionale, recentemente, l’approvazione di una normativa, la legge n. 116/2021, per favorire questa progressiva diffusione e utilizzazione.

Personalmente ho presentato pochi mesi fa un’interrogazione in cui chiedevo tutta una serie di dati, in cui si chiedeva quale fosse lo stato dell’arte, quali fossero le azioni adottate. Tuttavia, in risposta, e questo è il motivo dell’interpellanza, l’assessorato confermava di non aver dato ancora attuazione all’articolo 15 della legge regionale che ho richiamato, perché ‒ si legge ‒ “il programma regionale per la diffusione non risulta ancora completato”. Sono passati cinque anni da questa legge.

Per quanto riguarda le azioni comunque intraprese per dare attuazione al disposto legislativo, su questo non si è fatto cenno, se non la mappatura. Azioni per dare attuazione al disposto, per rendere il territorio regionale cardio-protetto: su questo si è elusa la domanda.

Lo stesso per quanto riguarda le iniziative assunte con le associazioni di categoria degli amministratori condominiali e immobiliari. Anche su questo, in realtà, si fa riferimento a delle iniziative future indefinite. Tradotto: “Non abbiamo ancora fatto niente. Faremo”.

Siccome la Regione, che ha numerose sedi presenti su tutto il territorio regionale e anche nazionale, vigila su 50 Enti, partecipa a 17 società, controlla 70 Enti di diritto privato, è abbastanza sorprendente imparare che gli apparecchi DAE inseriti all’interno del Registro regionale unico dei defibrillatori presenti nella sede della Regione e degli Enti ad essa collegate sono solo 23.

Io sto alle risposte che mi avete dato.

È stata completamente omessa la richiesta di conoscere quante siano state le risorse economiche complessivamente investite per dare attuazione al disposto legislativo, distinte per annualità e ambiti di intervento. Avevo chiesto anche questo. Anche qui nessuna risposta.

Interpellanza molto semplice, come richiesta. Si chiedono i motivi del grave ritardo con cui la stessa sta procedendo all’attuazione della legge regionale n. 19 del 2018, articolo 15, in materia di dispositivi DAE.

Reitero la richiesta di conoscere le risorse economiche complessivamente investite per dare attuazione al disposto legislativo, distinte per annualità e ambiti di intervento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

La ringrazio, consigliere Facci, perché rimarca un tema a me molto caro, che credo debba acquisire sempre maggiore centralità rispetto alla politica non solo di prevenzione, ma anche di tempestiva risposta in caso di arresto cardiaco dei cittadini.

Mi conforta anche sapere ogni giorno (le cronache dei giornali sono piene, per fortuna) di interventi che vengono svolti anche da laici, attraverso l’utilizzo di defibrillatori.

Certamente il nostro è un percorso, che è quello che lei richiamava, la Regione Emilia-Romagna al momento conta 175 DAE ogni 100.000 abitanti, per un totale di 7.770 defibrillatori pubblici, a fronte dei 3.557 presenti sul territorio nel momento in cui è stata approvata la legge regionale, nel 2018, che ha rappresentato, come lei diceva, un obiettivo ambizioso, un impulso per la diffusione degli strumenti fondamentali per la salute e il benessere dei cittadini.

In cinque anni, quindi, i defibrillatori sul nostro territorio sono raddoppiati, anche grazie alla sinergia con cittadini, imprese, reti di volontariato. È possibile averne conferma visionando anche il sistema di mappatura permanente, aperto a tutti i cittadini tramite il portale 118 e l’app DAE Responder, per facilitarne riconoscibilità e utilizzo in caso di arresto cardiocircolatorio.

Dal 2016 è previsto inoltre l’accreditamento dei centri di formazione, che oggi sono presenti in 103 nuclei formativi, ed erano molto meno cinque anni fa.

Riguardo ai finanziamenti, dal 2019 la Regione Emilia-Romagna ha stanziato 85.000 euro per realizzare corsi di formazione per la promozione della salute e sicurezza dei bambini nei servizi educativi di scuola dell’infanzia della Regione e ha reso strutturale il finanziamento di 150.000 euro all’anno per tutto il mondo del volontariato e le pubbliche assistenze, prevalentemente assegnato a quegli obiettivi.

Le associazioni di volontariato, infatti, ANPAS, CRI, Misericordia d’Italia sono quotidianamente impegnate in accordo con le ASL per erogare alla popolazione corsi di primo soccorso.

Questa sinergia permette alla Regione Emilia-Romagna di proseguire e rinforzare la rete, nonostante il fatto che oggi non sono stati ancora erogati i fondi previsti dalla legge 116/2021, a livello nazionale, che definisce, per l’intero territorio nazionale il programma pluriennale per la diffusione dei defibrillatori semiautomatici e automatici con un finanziamento previsto a livello nazionale e non ancora erogato di 2 milioni di euro all’anno.

Ma siccome 2 milioni di euro l’anno non sono 300 milioni di euro, in attesa che questo finanziamento venga sbloccato, nei prossimi mesi, anzi, nelle prossime settimane saranno messi a disposizione dalla Regione Emilia-Romagna dei fondi propri regionali per 1,4 milioni di euro, proprio a sostegno dell’implementazione della rete della defibrillazione precoce, aggiungendo 1.000 nuovi defibrillatori sul territorio, con interventi che saranno valutati in un tavolo tecnico insieme alla rete del volontariato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, assessore, per la risposta.

La risposta non è stata esaustiva per le mie domande, confermandomi il ritardo, però apprezzo la buona volontà, apprezzo il fatto che ci sia nell’immediato, nel futuro prossimo, una serie di stanziamenti, e che questa materia sia attenzionata.

Vede, lei ha detto “la materia mi è cara”, ed è cara anche a me. Tra l’altro, sono un operatore laico e sono iscritto alla App, anche se a volte, anzi, spesso e volentieri, vengo allertato per interventi a 100 chilometri di distanza, quindi forse qualcosa non funziona ancora.

Sicuramente, è una materia in cui il suo assessorato sta mostrando sensibilità. Io credo che si possa e si debba fare molto di più, questo è il tema. Le risorse che lei ha citato, i 150.000 euro al mondo del volontariato che lei ha citato non credo siano solo per serie di attività. Le azioni specifiche su questo tema, le risorse su questo tema sono certamente quindi inferiori.

Io credo che occorra fare un po’ più ordine e un più di organizzazione, a partire dal fatto che, per esempio, la convenzione o le intese con gli amministratori di condominio immagino non ci siano. Non me l’ha citato lei oggi, non me l’avete citato nella risposta, quindi si glissa sul tema, in realtà non c’è.

In realtà sarebbe un’iniziativa indubbiamente importante, perché più persone possono essere in grado di intervenire. Questo sicuramente determinerebbe un maggior risultato, minori probabilità di incidenti, maggiori probabilità di salvataggi.

Quindi, io la invito a monitorare attentamente questa materia. Va da sé che osserverò gli sviluppi e anche la destinazione delle risorse di cui lei ha fatto cenno prima.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 7059

Interpellanza in merito alle misure che la Giunta sta mettendo in atto per consentire l’accesso a visite allergologiche pediatriche e challenge desensibilizzanti. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Rainieri) Passiamo ora all’oggetto 7059: interpellanza in merito alle misure che la Giunta sta mettendo in atto per consentire l’accesso a visite allergologiche, pediatriche e challenge desensibilizzanti, a firma della consigliera Castaldini.

Consigliera, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente.

Anniversario questo, il nostro, perché nel trattare questa interpellanza è un anno che parliamo di algologia pediatrica, di challenge desensibilizzanti.

Non vorrei tediare lei e l’Assemblea ricominciando dall’inizio di questa storia. Ricordo solo, per dovere di cronaca, che le allergie sono le più frequenti malattie croniche nei bambini e consistono in una risposta anomala del sistema immunitario spesso successiva al contatto con una sostanza esterna normalmente innocua. Questo è importante anche per farci comprendere l’imponenza del tema.

Come ben sa, la corretta presa in carico dei pazienti con queste patologie richiede un’alta specializzazione, in quanto comprende manovre sanitarie complesse che necessitano personale esperto.

Non si può delegare questa capacità ad ambulatori ma per forza bisogna fare riferimento all’ospedale.

Per questo dal 2019 la Regione ha deciso, attraverso una delibera, di offrire un percorso integrato e di stabilire il centro di riferimento regionale della rete di allergologia e malattie respiratorie infantile all’ospedale Sant’Orsola di Bologna.

Esistono diversi ambulatori e servizi di allergologia pediatrica sparsi nella Regione, sia pubblici che privati, presso i quali si possono fare visite e prick test.

Il centro di Bologna, però, è pensato per tutti quei casi gravi che necessitano di un approfondimento soprattutto, e anzi deve essere possibile, svolgere i challenge alimentari. Le procedure, quelle che portano alla desensibilizzazione, devono avvenire attraverso una situazione sempre controllata con un monitoraggio molto efficace ed efficiente, perché il piccolo paziente, a contatto con una minima quantità allergizzante in maniera gradualmente crescente, si può abituare, può abituare il proprio corpo alla sostanza. Questo dà la possibilità di fare passi avanti, soprattutto in età pediatrica.

Come ho riportato già tante volte da anni in questa Regione, che appunto si dichiara sempre la prima in tutto, però ad oggi la situazione in questo ambito è molto grave.

C’è una lista d’attesa enorme, esiste ormai all’interno del Sant’Orsola un unico pediatra, al quale va tutta la mia stima, un unico medico che si occupa di allergologia pediatrica, al quale va tutta la mia stima ma sicuramente anche la sua, e comprensione, dato che deve occuparsi di tutto, dalle urgenze che entrano in un pronto soccorso, alle visite, alla gestione dell’azienda.

Ci è venuto in soccorso, come lei ben sa, l’ospedale Meyer di Firenze, che ha un centro di allergologia pediatrica che ancora funziona, e molti pazienti della nostra Regione si sono riversati in quella struttura.

Abbiamo trattato di questo argomento esattamente un anno fa e all’inizio in un certo senso si era tentennato nel dire che questo problema in effetti c’era. Però dopo lei ha riconosciuto e anche ha dato un’apertura molto significativa sulla possibilità di aumentare il personale.

Io sono chiaramente in contatto, come lei certamente lo sarà, con i pazienti pediatrici che hanno questo problema così importante per la loro vita, e in un certo senso lei si era speso dando la possibilità di nuove assunzioni.

Comprendiamo benissimo anche la situazione del nostro bilancio e quindi anche non di un cambiamento repentino ma almeno di un’indicazione precisa, soprattutto all’interno dell’ospedale Sant’Orsola, che potesse far sperare le famiglie di non dover andare fuori Regione.

Che cosa è successo ad oggi? Alla ASL di Imola è stata concessa un’unità di personale di fatto data all’unità di Bologna, però diciamo che la sua disponibilità è pari – almeno così mi viene riferito – a un pomeriggio al mese. Diciamo proprio bene, ma non benissimo. Quindi, chiedo a lei che tipo di lavoro si sta facendo per permettere in questa Regione una pratica così importante come le desensibilizzazioni pediatriche e per far lavorare a regime un Centro regionale di allergologia pediatrica che un tempo era guardato con molta attenzione, ma che oggi rischia di essere in un certo senso dimenticato e, comunque, non sostenuto come si dovrebbe.

Grazie, assessore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Grazie alla consigliera Castaldini, che mi consente di ripercorrere le vicende almeno dell’ultimo anno.

Premesso che le attività di allergologia pediatrica dell’IRCCS Sant’Orsola di Bologna stanno procedendo con una lista d’attesa che ha smaltito, ha evaso, ha dato risposta alle mille visite rinviate negli anni Covid, ma che comunque si è nutrita ulteriormente di altre richieste, sostanzialmente siamo ancora stabili rispetto a febbraio 2023.

Ad oggi, quindi, sono in lista d’attesa e sono inseriti per challenge per alimenti a test di provocazione per farmaci 168 pazienti, mentre sono 36 i pazienti in attesa per l’attività di desensibilizzazione orale ad alimenti.

Per quanto riguarda l’offerta di prime visite ambulatoriali, si conferma la disponibilità di 12 prime visite alla settimana per pazienti esterni e almeno 5 visite urgenti. Da inizio settembre è stata avviata – lei lo ricordava, perché è ben informata – una convenzione con l’ASL di Imola per potenziare e rafforzare l’attività ambulatoriale attraverso il coinvolgimento di professionisti con competenze specifiche in allergologia pediatrica.

La nuova situazione ha permesso di riattivare i percorsi di desensibilizzazione, attività che deve coinvolgere due professionisti, come lei sa bene. Questa nuova collaborazione ha posto le basi per un miglioramento del servizio sia per i pazienti che per i professionisti già coinvolti, a cui non deve ovviamente mancare, come lei ha fatto, anche il nostro abituale sostegno.

Abbiamo dato l’obiettivo alla direzione generale del Sant’Orsola di predisporre una programmazione, a questo punto, però, strutturata. Il problema è stato che nel pensionamento del 2022, l’ultimo pensionamento che c’è stato, la graduatoria aveva fatto emergere una professionalità pediatrica, ma non con specificità allergologica. Quindi, abbiamo dovuto farci carico di questa convenzione.

Ripeto: l’obiettivo che abbiamo dato è quello di predisporre una programmazione strutturata, a questo punto, per riprendere il livello di produzione pre-Covid, con personale adeguatamente profilato per questo. L’azienda è in contatto e tiene vivo, questo è l’altro mandato che abbiamo dato, con le associazioni dei familiari dei pazienti. Nuovi incontri si svolgeranno in questi mesi per condividere questa nuova progettualità.

Speriamo di poter avere alle spalle questo periodo non di grande soddisfazione per quello che riguarda la presenza dei professionisti e di attivarci presto per avere strutturalmente e stabilmente quelli che sono i professionisti profilati proprio per questo tipo di prestazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Chiaramente, faccio questo tipo di domande non perché ho il piacere di trattare alcuni temi rispetto ad altri, ma semplicemente perché il contatto delle associazioni mi aiuta a comprendere vicende che ho seguito. Le associazioni raccontano una storia diversa o, comunque, forse non recepiscono il lavoro che c’è. Io non dico di no, però c’è un punto nella politica in cui ci si ferma e ci si guarda in faccia. Credo sia utile chiedere una Commissione. Chiedo anche alla presidente della Commissione Sanità di aiutarmi nella tempistica. Trattare questo tema credo che ormai sia necessario, soprattutto guardando in faccia le associazioni che hanno questo tipo di problema e anche le istanze che loro portano avanti.

Grazie, assessore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 7151

Interpellanza relativa al pareggio di bilancio delle aziende sanitarie e alla continuità nell’erogazione dei servizi. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, ora, all’ultima interpellanza, oggetto 7151, relativa al pareggio di bilancio delle aziende sanitarie e alla continuità nell’erogazione dei servizi, a firma della consigliera Castaldini.

Il documento in oggetto contiene dati riservati, ai sensi della normativa sulla privacy.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Me le hanno messe tutte insieme. Aveva la faccia del lamento. Per quello, presidente. Andiamo avanti.

Assessore, questa interpellanza deriva da un’affermazione di maggio, ma in realtà riguarda tutta la legislatura e in generale il tipo di gestione della politica sanitaria.

Andiamo con ordine. Ogni anno la Regione invia indicazioni alle aziende sanitarie sulla programmazione annuale, sui risultati attesi e sul budget assegnato. Su questo documento le aziende predispongono i bilanci preventivi che vengono approvati dalla Giunta.

Ogni tre mesi c’è un controllo, che spero sia ferreo, della spesa finché si arriva ai bilanci consuntivi che tirano la riga finale e decretano per ogni azienda se ha ottenuto il pareggio o no: questo giusto per rimettere ordine al grande tema del bilancio della sanità.

L’anno scorso nei bilanci di chiusura del 2022, per la prima volta si è registrata una perdita al consuntivo di 84 milioni, fatto inedito, per questa Regione. Non tutte le aziende, però, erano finite allo stesso modo. Alcune avevano i bilanci in pareggio, altre avevano diversi milioni di euro di perdita.

Quando ha presentato i bilanci consuntivi 2022 in Commissione, l’ingegner Baldino ha affermato – cito testualmente – “abbiamo deciso di non dire alle aziende che dovevano essere in pareggio di bilancio perché sapevamo che non era possibile, quindi abbiamo preferito dare degli obiettivi di contenimento dei costi”, e così è stato.

Però, con un accesso agli atti, chiedo gli obiettivi di budget assegnati e anche qui trovo scritto che si “invita altresì azienda ad individuare qualora presenti ulteriori azioni aziendali che concorrano all’obiettivo di migliorare la stima previsionale del risultato d’esercizio”. Quindi, alla fine di questa vicenda arrivano le valutazioni dei direttori generali, e l’unico malus che trovo su 13 aziende è di chi? È questa la stranezza, ed è per quello che io mi trovo a riferirmi a lei, proprio in un momento come questo, dove dovremmo riaffrontare tutto quello che abbiamo vissuto l’anno scorso, anche in termini diversi. Quindi, l’unico malus che trovo in 13 aziende è di chi è riuscito a risolvere in pareggio una situazione di bilancio critica. La causale è coerenza/tempestività tra il risultato d’esercizio finale e preconsuntivi. Preconsuntivi che, sempre, ad articolo 33, le aziende non sono tenute a presentare.

Quindi, in sostanza, per far chiarezza anche a chi ascolta, un’azienda è penalizzata perché contrariamente al preventivo è riuscita a risolvere la situazione. Allora a me in questo caso vengono in mente alcune domande: perché in realtà non si tende a premiare i bravi dirigenti, persone che arrivano a un pareggio di bilancio, e si fa esattamente il contrario?

Io non so, non credo che ci sia una volontà politica di far rilevare che le aziende sanitarie arrivino in un momento di sofferenza e poi, giustamente, voi in questo momento state spingendo moltissimo affinché il Governo guardi con attenzione questa situazione. Io non credo che in questo ci sia una strana coincidenza, non vorrei mai dirlo.

Però, diciamo che la domanda sul perché rimane e quindi la rivolgo a lei.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore. Grazie, presidente.

Grazie, consigliera Castaldini. Sono io che mi ritengo non soddisfacente, perché lei mi pone una domanda che attiene ad una valutazione tecnica, peraltro con tantissimi parametri, che ogni anno viene fatta e ogni anno ha anche delle modificazioni abbastanza rilevanti. Poi voi ovviamente prendete ogni anno le valutazioni, da un organismo di valutazione indipendente, autonomo, che valuta appunto, in ragione di tanti criteri, le performance delle direzioni generali e in ragione di questi criteri stila una graduatoria.

Ovviamente, il fatto che una direzione generale possa non condividere questi criteri, o possa chiedere ulteriormente spiegazioni, o attiene alle prerogative della stessa direzione generale coinvolte.

Per quello che riguarda l’assessorato e il sottoscritto in particolare, come parte politica dell’assessorato, io ho una modalità di lavoro comune con le direzioni generali e il rapporto di fiducia si basa sul lavoro comune, quindi su quanto siano realizzati gli obiettivi che per me sono strategici.

Certamente sono quelli di tendere al pareggio di bilancio ma sapendo bene che non possiamo imporre un pareggio di bilancio con un fondo che non è adeguatamente finanziato a livello nazionale. Se non appunto, nel corso di questi mesi, trovare noi a livello regionale, in rapporto con il Governo, speriamo, le risorse necessarie. Però, considerare attraverso questi organismi autonomi di valutazione tutte le azioni che le ASL, le direzioni, mettono in campo.

Quello che per me è importante sono anche altri temi, come per esempio le direzioni generali mettono e metteranno a terra le riorganizzazioni, che per noi sono riforme importantissime, per esempio dell’emergenza-urgenza. Penso a come interpreteranno un nuovo cantiere che stiamo aprendo per migliorare sensibilmente i tempi di attesa delle prestazioni specialistiche, diagnostiche e chirurgiche, sulla base anche di una riorganizzazione, di un’ottimizzazione della produzione sanitaria, e non solo in rapporto con il privato accreditato e con un lavoro che attiene anche all’appropriatezza della domanda soprattutto a livello territoriale, come mettere a terra il cronoprogramma degli investimenti del PNRR.

Diciamo che io le posso rispondere dal lato mio, che è quello di un assessore che lavora con le direzioni generali, li misurerà in termini di fiducia rispetto a questi obiettivi macro, che per noi sono il segno distintivo di un Sistema sanitario regionale che vuole rimanere ai vertici a livello nazionale.

Per quello che riguarda lo specifico quesito che lei ha posto, la separazione tra la sfera politica e quella tecnico-operativa dell’organismo autonomo e indipendente di valutazione mi spinge a non entrare nel merito, se non per riferire quello che è falso anche sugli organi di stampa, cioè che una direzione generale può chiedere delucidazioni e chiarimenti allo stesso organismo di valutazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Assessore, in un certo senso per fortuna faccio le interpellanze, perché questo nuovo cantiere a noi interessa abbastanza, quindi vuol dire che lei sicuramente farà una legge e ne discuterà con noi, essendo un nuovo cantiere e una legge.

Come opposizione chiediamo con forza almeno questo, perché abbiamo capito che ad oggi (non era questo un parametro di valutazione) i direttori verranno valutati a seconda della efficienza ed efficacia dei CAU e di come l’attuazione sarà resa concreta e anche visibile nel tempo. Io ho alcune perplessità rispetto alla velocità, all’attuazione e anche all’inversione che dovrà per forza esserci nel dialogo con le categorie, quindi questo è un nuovo parametro di valutazione che siamo contenti di apprendere qui.

Vorremmo anche comprendere quale sarà questo nuovo cantiere, che darà un’indicazione alle liste d’attesa, ai cittadini che in questo momento attendono, siamo fiduciosi, anzi, anche qui io credo che ci voglia una Commissione per comprendere qual è il tipo di lavoro che lei sta svolgendo.

Per quanto riguarda i CAU, almeno da parte mia, non mancherà una proposta anche per migliorare l’idea iniziale, almeno, che avete avuto, anche rispetto alle dichiarazioni di stampa che ci sono state negli ultimi giorni.

Grazie, assessore.

 

Interpellanze oggetti 7154 e 7157 (Rinvio)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ricordo che le interpellanze 7154 e 7157, per accordi intercorsi tra la vicepresidente Priolo e gli interroganti sono state rinviate.

 

Inversione dell’ordine del giorno

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora alla richiesta da parte del consigliere Sabattini, di inversione dell’ordine del giorno per trattare prioritariamente il seguente oggetto 7235: Bilancio consolidato della Regione Emilia- Romagna per l’esercizio finanziario 2022.

Un intervento a favore ed eventualmente uno contro. Nessun intervento.

Nomino gli scrutatori: Dalfiume, Daffadà e Pelloni.

Mettiamo ai voti la richiesta di inversione dell’ordine del giorno.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvata.

 

OGGETTO 7235

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2022”. (137)

(Approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo alla proposta di iniziativa della Giunta “Bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2022 (delibera di Giunta n. 1335 del 31 7 del 2023)”.

La Commissione bilancio affari generali e istituzionali ha espresso parere favorevole nella seduta del 20 settembre 2023 con la seguente votazione: 25 voti a favore, 15 contrari, nessun astenuto. Siamo in discussione generale.

Ricordo che sono dieci minuti per ogni consigliere.

Nessuno interviene. La Giunta non interviene.

Dichiarazioni di voto. Nessun intervento in dichiarazione di voto.

Mettiamo in votazione il provvedimento, oggetto 7235.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

(La delibera oggetto 7235 è approvata a maggioranza dei presenti)

 

OGGETTO 6974

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Sviluppo dell’economia urbana e qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi. Abrogazione della legge regionale 10 dicembre 1997, n. 41”. (73)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 6974/1/3 oggetti 7446 – 7448 –Presentazione, discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 6974/2 oggetto 7447- Presentazione, discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, ora, all’oggetto 6974: progetto di legge “Sviluppo dell’economia urbana e qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi. Abrogazione della legge 10 dicembre 1997, n. 41”. (Delibera di Giunta n. 974 del 12 giugno 2023).

Il testo n. 5/2023 è stato licenziato nella Commissione Politiche economiche nella seduta del 19 settembre 23, con il seguente titolo: “Sviluppo dell’economia urbana e qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi. Abrogazione della legge regionale 10 dicembre 1997, n. 41, e modifica della legge regionale 5 luglio 1999, n. 14”.

Il progetto di legge è composto da 18 articoli.

La relatrice della Commissione, consigliera Zappaterra, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

La relatrice di minoranza, consigliera Castaldini, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Su tale oggetto insistono cinque proposte di emendamento: quattro a firma della consigliera Castaldini; una a firma dei consiglieri Cuoghi, Evangelisti e Tagliaferri.

Insistono anche due ordini del giorno: n. 1 a firma Castaldini; n. 2 a firma Cuoghi, Evangelisti, Tagliaferri.

Passiamo ora al procedimento. Chiedo alla relatrice di maggioranza, la presidente Zappaterra, di svolgere la relazione. Prego.

 

ZAPPATERRA, relatrice della Commissione: Grazie, presidente.

Parto con un ringraziamento, non rituale, ma assolutamente sentito, alla relatrice di minoranza, collega Castaldini, ai colleghi tutti e a tutte le associazioni per il contributo dato non solo in udienza conoscitiva, ma anche attraverso emendamenti, riflessioni e confronti che ci sono stati durante incontri singoli che sono pervenuti. Credo davvero abbiano tutti contribuito a migliorare un testo già ben fatto dall’assessorato, che ringrazio sia per il contributo tecnico dei funzionari in particolare, della dottoressa Bissi, anche nell’aiuto a riformulare alcuni emendamenti per raggiungere gli obiettivi. Così come ringrazio l’assessore Corsini per la disponibilità, comunque, al confronto nel non considerare il testo blindato.

Qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi sono obiettivi qualificanti del programma di legislatura, insieme al rilancio del commercio al dettaglio, dei pubblici esercizi e dei servizi alle imprese dell’economia urbana. Lo scenario per queste tipologie di attività – lo sappiamo bene – è caratterizzato dai noti problemi strutturali – sono molti, ne cito alcuni – relativi alla scarsa redditività, alla difficoltà nel ricambio generazionale, alla dimensione ridotta e alle difficoltà nello sviluppo di reti e forme di aggregazione, che risulterebbero, invece, oggi indispensabili per rafforzare il marketing, le strategie di vendita e il posizionamento sul mercato, oltre, ovviamente, al limitato rinnovamento della cultura d’impresa in termini di innovazione organizzativa, tecnologica, digitale e di qualificazione del capitale umano. Questi sono problemi che questi settori hanno.

Tra tutti poi, a nostro parere, permane anche un approccio culturale a questo tipo di imprenditorialità, che sarebbe urgente superare perché è fortemente limitante, cioè quello di considerare queste attività, che spesso sono piccolissime e piccole imprese, principalmente forme di auto occupazione più che veri e propri progetti imprenditoriali, mentre dovrebbero essere considerati progetti imprenditoriali veri e propri.

Tutti questi problemi strutturali, mentre le sfide da affrontare sono tante e complesse, dalla digitalizzazione all’e-commerce, all’uscire indenni dalla fase della pandemia, all’introduzione dello smart-working, alla riduzione dei redditi e alla perdita di potere d’acquisto (il tema dell’inflazione è all’ordine del giorno anche delle agende politiche delle Istituzioni). Tutto questo ha accelerato il processo di profonda trasformazione, che comunque era già in corso nell’approccio al consumo, nel vivere le città, in particolare i centri storici e i piccoli centri collinari e montani, e ha cambiato anche il rapporto tra pianura, collina e montagna.

 È quasi banale dire che l’economia delle città è un motore di sviluppo. È evidente che, quando si parla di città ma anche di piccoli centri, si parla di veri e propri motori sociali ed economici, capaci di creare identità, coesione e sviluppo, ma che soprattutto riescono ad essere luoghi di connettività, creatività e innovazione, e hanno nel DNA la capacità di essere attrattivi ed inclusivi.

È altrettanto chiaro che, per poter parlare di sviluppo dell’economia urbana e qualificazione ed innovazione della rete commerciale dei servizi, è indispensabile tenere insieme commercio, botteghe artigiane, ristorazione e bar, edicole punto digitale, valorizzazione delle tipicità, imprese culturali e di intrattenimento, artistiche, creative e turismo.

Va considerato poi che le imprese destinatarie della nuova legge che andiamo ad approvare oggi sono di fatto la catena di trasmissione tra la produzione e il consumo, e concretizzano la tenacia delle aree dove non ci si arrende a sentirsi periferia, che sono il presidio sociale, che disegnano con le loro luci e le loro vetrine il profilo estetico, sono le insegne dove storico diventa turismo e dove smart diventa servizio.

Il commercio, i servizi e, in generale, l’attività del terziario sono in grado di contribuire a ricucire città e territori e a valorizzare le diversità tra città e città e tra quello che succede all’interno dei centri storici.

Le città costituiscono quindi gli attori principali per promuovere uno sviluppo sociale avanzato con un grado elevato di coesione sociale e di servizi innovativi, e per orientare lo sviluppo verso modelli innovativi di organizzazione spaziale e relazionale dei territori più resilienti, sostenibili e competitivi.

Per tutte queste motivazioni di premessa, quella che ci apprestiamo ad approvare oggi è una legge molto attesa dalle categorie economiche, dalle associazioni di rappresentanza delle piccole imprese, del commercio e dei pubblici esercizi, ed è una legge che si pone l’obiettivo di sviluppare una normativa più avanzata rispetto a quella attualmente in vigore, che conosciamo ormai tutti, sia chi ha fatto l’amministratore nei Comuni o in provincia, ma anche chi è solo alla prima esperienza in Consiglio regionale, come l’ormai storica legge regionale n. 41 del 1997, una legge che ha prodotto e sta producendo ancora risultati importanti, ma come è normale che sia dopo un periodo di applicazione così lungo, nonostante restyling e migliorie fatte in questi anni, proprio per adeguarla alle mutate esigenze del commercio, aveva bisogno di una profonda rivisitazione.

Abbiamo quindi ritenuto di non procedere ancora con modifiche sulla 41, abbiamo ritenuto più opportuno lanciare il cuore oltre l’ostacolo, abrogandola definitivamente in favore di una nuova normativa che parta appunto dal presupposto che le attività commerciali vanno considerate all’interno di un contesto più ampio: quello dell’economia urbana, mettendo al centro della nostra riflessione e del nostro testo normativo anche gli incentivi, le misure di sostegno, la rete dei piccoli esercizi commerciali, sia in sede fissa che su suolo pubblico, oltre naturalmente ai pubblici esercizi. Tutto però, come dicevo, in un contesto più largo: quello delle città grandi, medie e piccole, focalizzando l’attenzione naturalmente sulle attività commerciali, ma senza perdere di vista le dinamiche sociali ed economiche delle città della nostra regione, perché le città svolgono naturalmente un ruolo fondamentale come motore dell’economia, come centri di prossimità e anche in termini di attrattività turistica.

L’obiettivo, lo dicevo anche prima, è quello di promuovere uno sviluppo economico e sociale più avanzato. L’obiettivo è quello di orientare lo sviluppo urbano verso modelli innovativi di organizzazione degli spazi, dando risposte al settore del commercio.

Gli ultimi dati pubblicati da Unioncamere dicono che gli esercizi commerciali che da ormai oltre un decennio soffrono per un delta, che rimane purtroppo ancora negativo rispetto alla differenza fra le nuove aperture e le chiusure di piccole attività commerciali e anche artigianali nelle nostre città. Questo, ovviamente, è legato a fattori di carattere congiunturale, primo fra tutti, naturalmente, l’esplosione e la modificazione degli stili di acquisto, soprattutto in seguito all’avvento dei grandi player del mercato on-line.

Questa legge si pone proprio l’obiettivo di operare un forte rilancio del settore commerciale, del settore dei servizi pubblici attraverso una fortissima innovazione delle politiche regionali per la qualificazione e lo sviluppo del settore nell’ambito dello sviluppo dei centri urbani di riferimento.

Il nuovo dettato normativo guarda allo sviluppo dell’economia urbana come a un motore dello sviluppo complessivo delle nostre città e, quindi, anche delle attività che insistono nei nostri centri urbani, innovando gli strumenti di incentivazione, cioè quelli che oggi sono propri e tipici della legge n. 41 di incentivazione e di qualificazione delle strutture e delle imprese, ma con questa nuova legge guardiamo anche all’innovazione delle azioni di marketing delle aree commerciali, agendo anche sulla governance attraverso l’introduzione di nuovi strumenti.

La riforma si prefigge l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti di riferimento dell’attuale legge n. 41 del 1997, sia la componente pubblica sia la componente privata, sia gli strumenti di marketing sia gli strumenti di supporto e di sostegno, come i Consorzi Fidi, utilizzando anche come elemento ispirativo dal punto di vista dell’innovazione il cluster dell’economia urbana, che, insieme a quello del turismo, è stato introdotto nel corso dell’anno scorso, del 2022, proprio per mettere in relazione attori pubblici e attori privati, Istituzioni, università, centri di ricerca, imprese, per promuovere e favorire, appunto, l’innovazione e la competitività del sistema commerciale delle aree urbane.

Il progetto si compone di diciotto articoli, che non sto ad illustrare, perché i colleghi li conoscono benissimo. L’assessore ha già comunicato anche in Commissione che, subito dopo l’approvazione della legge, verrà data una prima attuazione ad una misura contenuta nel POR FESR, destinando risorse per supportare, appunto, le imprese del commercio e dei pubblici servizi, per incentivare l’ammodernamento e la qualificazione delle strutture.

Saremo nelle condizioni di mettere a disposizione, oltre alle risorse proprie della legge n. 41 e della nuova legge sull’economia urbana, uno degli strumenti più importanti che il POR FESR della programmazione 2021-2027 mette a disposizione, appunto, per le piccole imprese del commercio e della ristorazione, uno stanziamento di 18 milioni di euro. Credo che, davvero, la cifra di per sé dia l’idea di quanto su questo settore stiamo investendo.

Una parte di queste risorse sarà destinata ad un primo bando sull’economia urbana per le attività commerciali dei pubblici servizi, subito dopo l’approvazione di quest’aula.

Dicevo che l’articolato si compone di 18 articoli, che non ho intenzione di illustrare. Faccio però un rapido accenno all’articolo 4, che è quello particolarmente importante, che promuove appunto l’istituzione e l’attivazione di quella che è l’innovazione più significativa che introduciamo con questa legge sull’economia urbana: i cosiddetti “hub urbani” e “hub di prossimità”, dei quali a lungo abbiamo discusso anche nelle Commissioni nelle quali ci siamo confrontati.

Gli hub urbani sono quelli delle città di più grandi dimensioni, gli hub di prossimità sono quelli che io amo chiamare dei centri più piccoli, non dei centri minori (io li chiamo centri più piccoli perché mi piace riferirmi alla dimensione, non a minore o maggiore).

Abbiamo voluto distinguere i due tipi di hub proprio per dare valore non solo ai grandi centri urbani della nostra Regione, le città capoluogo e le città con popolazione superiore ai 50.000 abitanti, ma anche a tutti quei centri storici e quegli assi urbani che hanno una consistenza commerciale oggi in difficoltà, ma che comunque è ancora ben presente e svolge un servizio non solo dal punto di vista commerciale, ma anche dal punto di vista del presidio sociale. Fatemi dire che questo intervento è assolutamente coerente con lo sforzo che questa Regione sta facendo sugli asili nelle aree interne, sugli asili in montagna, e conoscete tutti i provvedimenti, quindi stiamo andando in coerenza con l’obiettivo di evitare che questa Regione vada non dico a due velocità, ma a più velocità.

Anche questo intervento si inserisce perfettamente in quell’obiettivo, proprio per avere un’attenzione particolare anche ai centri più piccoli e decentrati della nostra regione e per favorire i processi di rilancio socioeconomico.

Ci siamo già detti anche in Commissione che i criteri attraverso i quali la Regione, su proposta dei Comuni e sentite le principali associazioni di categoria, definirà i requisiti per riconoscere gli hub urbani e per finanziare gli hub urbani e di prossimità saranno definiti con provvedimento della Giunta. Credo di poter dire però che con il lavoro che è stato fatto in Commissione con la relatrice di minoranza e anche con gli emendamenti pervenuti anche da altri colleghi del PD (mi riferisco al collega Sabattini), il testo che andiamo ad approvare oggi fa uno sforzo di definizione anche degli hub rispetto al testo proposto dalla Giunta, inizialmente.

Abbiamo davvero raccolto tutti i contributi propositivi che fossero coerenti con quella che, dobbiamo sempre tenerlo presente, è una legge sul commercio che va ad abrogare la legge 41.

La sfida vera di questa legge, il vero obiettivo da perseguire, a mio parere, però, non deve essere solo quello di sostenere determinate tipologie di attività economiche, poi solo tra virgolette, nel senso che sostenere quelle attività non è poco, ci mancherebbe, ma non basta.

L’obiettivo della legge deve essere anche quello di delineare veri e propri nuovi modelli di governance delle economie urbane dei nostri territori, e i modelli ai quali dobbiamo puntare devono essere fortemente partecipativi e capaci di valorizzare un approccio cooperativo.

Lo sviluppo di nuovi modelli di costruzione dell’offerta al cittadino per la creazione di nuovi prodotti, servizi e spazi di vita deve essere in grado di rispondere non solo alla domanda di crescita dell’economia, ma anche alle nuove domande di welfare, di cultura e di socialità.

Insieme a questa nuova legge, la sfida è anche quella di sviluppare politiche integrate di miglioramento della qualità della vita urbana. È necessario che siano coinvolte in questo la dimensione urbanistica, quella sociale, economica e culturale e anche quella tecnologica.

Lo sviluppo delle varie componenti che costituiscono la società e l’economia urbana deve tener conto anche della riqualificazione, sostenibilità, accessibilità, potenziamento e innovazione della rete dei servizi.

È necessario puntare alla realizzazione di veri e propri ecosistemi che integrino una serie di misure mirate di sostegno, agevolazione, detassazione e infrastrutturazione, così come è cruciale il sostegno alle aree e ai piccoli centri caratterizzati da abbandono demografico, fenomeni di rarefazione del sistema distributivo e dei servizi, quelle che anche in un intervento fatto nel precedente mandato sugli esercizi polifunzionali, chiamiamo le botteghe di servizio, i piccoli esercizi di comunità, le imprese polifunzionali con valenza sociale di presidio, che rappresentano un asset strategico per ridisegnare un nuovo rapporto e nuove forme di interdipendenza tra città e vallate, tra pianura, collina e montagna, quindi rappresentano un elemento fondamentale nelle politiche di sviluppo e di coesione territoriale.

Così come è importante promuovere forme di sostegno al credito mirate e innovative e la formazione di partnership pubblico-private. Altrettanto strategico è puntare allo sviluppo di nuove tecnologie e modelli per la pianificazione, la simulazione e il monitoraggio degli usi e delle funzioni delle città, anche attraverso i gemelli digitali in ambito urbano e territoriale, l’utilizzo di open e big data e l’intelligenza artificiale. Così come lo sforzo che dobbiamo fare è anche quello di impostare sistemi innovativi di rilevazione, monitoraggio e misurazione degli esiti e degli effetti trasformativi dell’impatto e predittivi delle politiche che deriveranno da questa nuova legge.

Insomma, la legge che andiamo ad approvare complessivamente è un punto di partenza per il rilancio della rete commerciale e del settore del commercio, è un punto di partenza che rappresenta un pilastro importante, al quale dovranno seguire molte altre azioni, ma mi sento di dire che il coraggio di abrogare la legge n. 41, di non fermarci solo a finanziare quella, ma la volontà di rilanciare il settore del commercio lanciando il cuore oltre l’ostacolo e integrando il commercio con tutte le altre politiche credo potrà essere la chiave di volta che in questa regione rilanci non solo le imprese di quei settori, ma più complessivamente lo sviluppo delle nostre città.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI, relatrice di minoranza: Grazie, presidente.

Cerco di riproporre il tema e il contenuto che ho già trattato in Commissione con alcune considerazioni e anche, inevitabilmente, dei ringraziamenti, perché questo lavoro, come anche il lavoro degli emendamenti fatto e l’ampia disponibilità da parte della collega Zappaterra, relatrice di maggioranza, è stata la premessa – questo è per me uno sforzo politico non da poco – e mi ha condotto a convincermi della necessità di un voto a favore di una legge come questa. Nel mio intervento spiegherò perché, ma spiegherò anche che c’è un dato politico e anche un po’ ontologico. Ritengo che in questa legge si cambi proprio il punto di vista. Si comprende l’importanza del commercio, si mettono da parte anche i tanti timori che da sempre la mia parte politica dimostrava nei confronti di una crescita a dismisura dei centri commerciali, della poca attenzione ai piccoli centri. Qua, in realtà, è contenuta anche una sorta di risposta e anche un passo, anzi molti passi avanti rispetto a una legge nuova che era necessaria.

Un recente studio, condotto a livello europeo da McKinsey & Company ed EuroCommerce, stima che per vincere entro il 2030 la triplice sfida della sostenibilità, della digitalizzazione, delle competenze e dei talenti, il settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso dell’Unione europea dovrebbe investire fino a 600 miliardi di euro, stimabili in almeno 70 miliardi a livello italiano.

Secondo questo studio, ci sono degli ambiti prioritari ben definiti su cui dovranno concentrarsi gli investimenti delle imprese e del retail moderno: accelerazione sulla digitalizzazione (le imprese infatti dovranno investire per diventare omnicanale e automatizzare e digitalizzare i processi), rafforzare la cyber security, contribuendo ad accelerare la trasformazione digitale dell’economia nel suo complesso.

C’è poi tutto il tema legato alla modernizzazione dei negozi, ovvero le imprese del settore devono investire per reinventare il proprio negozio fisico con nuove funzioni, nuovi servizi, includendo tecnologie, per facilitare la ricerca dei prodotti, l’accesso alle informazioni, l’acquisto e i pagamenti, tutte le cose che noi stiamo vedendo utilizzate di fatto anche dai più giovani.

Questi squarci sul futuro confermano anche che, evidentemente, di una nuova legge noi avevamo fortemente bisogno, da parecchio tempo stavamo sollecitando la Giunta a questo passo, visto che la recente legge, che pure è stata così importante per il nostro territorio, è datata 1997, e nel frattempo il mondo del commercio è profondamente cambiato.

Se per un periodo (questo era nell’introduzione al mio discorso) abbiamo pensato che il futuro sarebbe stato quello dei mega poli commerciali, a volte sbagliando, fuori dai centri abitati, e che da questo modello non ci sarebbe stato ritorno, ora anche la grande distribuzione ci dice che le superfici minori giocano oggi un ruolo molto importante, anzi negli ultimi anni vivono una stagione di grande popolarità, che ha portato, sia nel settore alimentare che in quello no food, a sviluppare, anche grazie alla formula di franchising format più contenuti di maggiore vicinanza e di prossimità, spesso in un’ottica di rigenerazione urbana e il recupero di aree dismesse.

La grande sfida del futuro del commercio e della distribuzione è certamente l’integrazione tra questi canali e il canale digitale.

Su questo testo ‒ lo ammetto ‒ è stato fatto un grandissimo lavoro di ascolto di tutti gli stakeholders, e anche per questo credo che ci sia una responsabilità, almeno da parte mia, a guardare con favore questa legge. Anche all’interno della Commissione II è stato possibile per tutti portare un proprio contributo.

Molte delle mie sollecitazioni, come è stato detto, sono state accettate. Altre sollecitazioni, però, vorrei riproporle, so come andrà a finire la votazione, però mi sembra giusto, perché penso che rimangano temi aperti per le future delibere attuative.

La precedente legge, la n. 41 del 97, tendeva a dare contributi a pioggia a molti, ma non a tutti, indipendentemente dal valore del progetto presentato. Il modello che questa legge riprende è quello dei distretti urbani del commercio, con differenze però già applicati in Lombardia, Piemonte, Veneto e Puglia, che invece finanziano progetti specifici su un orizzonte temporale ben definito. Vengono chiamati hub, invece che distretti, con l’ambizione di essere maggiormente innovativi in un’ottica di maggiore integrazione con i servizi turistici, le nuove tecnologie e la rigenerazione urbana.

Sicuramente ci troviamo di fronte a una normativa quadro ampia, ben fatta, che necessita, come ho detto sin dall’inizio, di delibere attuative, come nel caso della legge sui talenti. Parlando con gli assessori del commercio di piccoli comuni, e medi, è emerso chiaramente che oltre alle associazioni di categoria anche le amministrazioni comunali possono attuare politiche efficaci, soprattutto rispetto al grave problema del decoro urbano.

Quei negozi, quelle realtà, quella vita possano aiutare a guardare in maniera diversa i piccoli centri commerciali, perché le saracinesche abbassate di piccoli esercizi commerciali alla fine vengono circondati da situazioni di enorme decadenza che noi conosciamo bene.

In queste situazioni, oltre a lasciare massimo spazio alla creatività degli hub per integrarsi con attività turistiche o della pubblica amministrazione, sono necessarie misure che prevedano l’applicazione di un canone progressivo, comunque calmierato, per gli immobili commerciali e privati, coinvolgendo le associazioni dei proprietari immobiliari, le associazioni di categoria e le Camere di commercio.

Alcuni Comuni hanno intrapreso o stanno intraprendendo questa strada molto particolare e faticosa. Chiedo oggi, con un ordine del giorno che presento qui in Assemblea, che la Regione possa verificare la fattibilità di un protocollo generale che diventi un modello regionale.

Per quanto riguarda il mio lavoro in Commissione, ho chiesto di definire meglio nel testo cosa siano gli hub e a quali criteri devono rispondere, tema per me fondamentale.

Questo è il nodo politico della legge. Un primo lavoro è stato fatto, ma dal mio punto di vista non è ancora soddisfacente in maniera totale, perché effettivamente sarà la Giunta ad avere il mandato su questo.

È stato approvato, poi, un emendamento per incentivare maggiormente gli hub che fanno interventi e investimenti per l’occupazione, soprattutto giovanile e femminile. Di questo sono molto soddisfatta.

Per quanto riguarda gli emendamenti che oggi sono stati accettati, ho chiesto una maggiore attenzione alla governance che è stata inserita, ma senza delineare una figura di raccordo precisa. Questo un po’ mi preoccupa, perché avevo previsto – lo riproporrò anche oggi – la figura del manager di hub, che rispecchia quella del manager di distretto, che dovrebbe, invece, essere un raccordo con le Istituzioni e un sostegno nella presentazione di progetti complessi e nella rendicontazione, problema che viviamo quotidianamente nel dialogo con i sindaci di piccoli paesi.

Per ogni nuova legge viene costituito un nuovo osservatorio. Non si capisce perché le strutture interne già esistenti non possano essere di supporto. Penso all’attuale Osservatorio sul commercio. Presento oggi un emendamento per far convergere nella struttura dell’Osservatorio del commercio competenze aggiuntive che evitino questa duplicazione.

Sono molto contenta di ripresentare un emendamento per reinserire la possibilità che le Cooperative di comunità possano entrare come soggetto attivo in questa legge. Spero che su questo ci sia molta attenzione da parte di tutti.

È necessaria massima trasparenza sui criteri e sui punteggi dell’assegnazione delle risorse ai progetti degli hub. Non è una mia richiesta, ma dei tanti amministratori e associazioni di categoria che ho potuto ascoltare. In tanti hanno il dubbio che dietro a parole importanti e a termini complicati si nascondano equivoci e, quindi, poca chiarezza. Visto che la proposta della Giunta già conteneva nell’articolo 14 la possibilità di mettere a disposizione le sue strutture e le sue agenzie, è stata naturale la mia proposta di formulare un emendamento specifico per coniugare il supporto alla massima trasparenza. Credo che tutti gli interpellati, almeno le persone che ho ascoltato, abbiano guardato in maniera molto positiva la proposta che ho fatto e che ho cercato di mettere sotto forma di emendamento.

Il dubbio rimane su come si pensa di trattare la mole di documenti e di proposte che i vari hub avanzeranno. A mio parere ci sono strumenti molto più efficaci e moderni che possono darci la possibilità di gestire in maniera efficiente ed efficace anche le richieste da parte dei cittadini. Se non abbiamo timore di trasparenza, assessore, io ripresenterò questo emendamento, che non è passato in Commissione, perché io credo che la collaborazione con Intercent-ER possa essere totalmente nuova, un’innovazione vera e propria sotto questo punto di vista, perché in questo modo le procedure, tutto quello che viene richiesto e anche i bandi che verranno trattati all’interno di un tema come quello del commercio possono essere visti in una piattaforma, che ben conosciamo, in massima trasparenza.

Questo è il motivo per cui ripresento questo emendamento. Io non vorrei rubare spazio chiaramente ai miei colleghi, ritengo che questa, come sempre, sia un’ottima occasione, so bene che la campagna elettorale vedrà uno dei temi trattati, questo sul commercio e su una nuova legge che da tanti anni ci si aspettava.

Credo che, anche in vista di una votazione che vede il favore dell’opposizione, si arrivi a concretizzarli in maniera piena sentendo anche la responsabilità dei tanti, che io conosco e che lei conosce sicuramente in maniera più numerosa di me, che ci chiedono di tenere vivo il commercio non guardando quelli che chiudono, ma guardando con un occhio benevolo e magnanimo chi resiste in un ambito così delicato, così importante per la vita dei piccoli paesi, ma anche per il decoro delle grandi città.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Passiamo ora alla discussione generale. Consigliere Cuoghi, prego.

 

CUOGHI: Grazie, presidente.

Questo progetto di legge che discutiamo oggi sullo sviluppo dell’economia urbana, delle reti commerciali e dei servizi contiene degli obiettivi sicuramente condivisibili e ha un’impostazione che per molti aspetti può sicuramente essere condivisibile, ma noi crediamo che all’interno di questo manifesto serva andare ad evidenziare e a definire meglio alcuni contenuti.

Mi riferisco in particolare ad alcune cose che adesso andrò ad elencare. Quando si parla in generale di rete commerciale o di servizi, quindi di pubblici esercizi, che siano a vocazione commerciale, quindi i negozi in senso stretto, che siano esercizi di somministrazione di cibi e bevande o semplicemente di somministrazione di servizi, dobbiamo sempre, per poter parlare di sviluppo di economia legata a questi locali, guardare di creare una connessione tra l’esercizio commerciale in sé e il cliente, la clientela e le persone che poi questi locali devono frequentare, o come acquirenti, o come frequentatori dei servizi, eccetera. Perché le persone frequentino ed utilizzino perciò questi esercizi commerciali sono necessari, secondo noi, tre punti, in particolare, alcuni dei quali sono, ripeto, all’interno di questo progetto di legge, ma che in alcuni casi crediamo debbano essere definiti meglio. Sono tre punti che possiamo riassumere in maniera molto semplice e anche mnemonica, con questo A, B, C, cioè accessibilità, bellezza e convenienza, cioè la rete commerciale, l’hub, com’è stato chiamato in taluni casi, o comunque queste reti di servizi devono essere accessibili. Il cittadino, il cliente, la persona deve poter arrivare, deve potersi avvicinare, deve poter girare all’interno di questa rete, deve potersi muovere, e dobbiamo perciò agevolare questo.

Deve esservi una condizione, ovviamente, di decoro, ecco perché parliamo di bellezza: sia all’interno della struttura urbana che all’interno del locale in sé dobbiamo cercare di valorizzare quello che viene realizzato, e questa direi che forse è la parte a cui questo progetto di legge maggiormente si interessa. Poi il cliente cerca anche una sua convenienza nell’essere acquirente di questi locali. Ecco perché diciamo A, B, C, “accessibilità”, “bellezza”, “convenienza”.

Se vogliamo veramente insistere su questi punti, che sono quelli che abbiamo detto servono ad avvicinare il cliente all’esercizio commerciale, come accessibilità dobbiamo cercare di fare di più di quello che è contenuto in questa legge. Noi abbiamo perciò presentato un emendamento molto semplice che all’articolo 6, dove si parla di progetti di riqualificazione sostenibile e valorizzazione delle aree a vocazione commerciale, è un articolo che riguarda contributi che vengono dati ai Comuni in forma singola o associata per progetti che gli enti propongono dopo aver sentito le organizzazioni maggiormente rappresentative e che già prevedono una riqualificazione e una valorizzazione commerciale urbana, quindi di vie, piazze e aree dei centri storici eccetera, prevedono la promozione di marketing del territorio, noi andiamo ad inserire anche progetti di trasporto pubblico locale o anche progetti di trasporto veicolare privato laddove non è disponibile il trasporto pubblico locale, quindi in termini di accessibilità, in termini di parcheggio, in termini di arrivabilità a queste aree e a questi centri.

Per quello che riguarda, invece, il terzo punto, il secondo abbiamo detto che è quello su cui questa legge maggiormente si concentra, per cui ci sembra già in qualche modo assolto, ma per quello che riguarda il terzo punto, che è la convenienza, ovviamente questo è un qualcosa su cui noi possiamo intervenire o tramite agevolazioni sui commercianti, sperando che poi queste si ribaltino in qualche modo sull’acquirente finale, oppure andando direttamente proprio ad aiutare quello che è l’acquirente in determinate condizioni. In questo caso abbiamo presentato, invece, un ordine del giorno, ordine del giorno che si rivolge al credito al consumo. Cioè, chiediamo alla Regione di farsi in qualche modo parte attiva tra gli esercizi commerciali, gli istituti di credito e le società finanziarie, coinvolgendo eventualmente anche i Consorzi Fidi, per creare linee di credito al consumo, linee agevolate di credito al consumo.

Sappiamo che per molti articoli queste linee esistono già. Pensiamo a elettrodomestici, pensiamo all’elettronica in generale (computer, telefoni cellulari). C’è per oggetti di valore, quali possono essere automobili eccetera. Non ci sono per altri tipi di articoli, penso all’abbigliamento, penso a chi per un’occasione particolare potrebbe aver bisogno o aver voglia di acquistare un abito diverso, che costa magari qualcosina di più e che intende pagare a rate. Su questo difficilmente ci sono linee di credito. Se magari ci facciamo parte attiva e cerchiamo di mettere insieme tutti quanti i soggetti, possiamo aiutare anche in questo senso.

Ecco allora che questi due atti che abbiamo presentato, uno in forma di emendamento e l’altro in forma di ordine del giorno, vanno secondo noi a completare questo A, B, C, che ruota intorno al commercio e al rapporto che il commercio ha con la propria clientela, e vanno pertanto a definire meglio l’impianto, che riteniamo buono, di questo progetto di legge, che però non assolve in pieno alla definizione di quelli che sono i metodi con cui raggiungere gli obiettivi elencati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ricordo che siamo in discussione generale.

Ci sono altri colleghi che vogliono intervenire? Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Due parole su questo progetto di legge sono doverose, perché questo è un progetto di legge sicuramente impattante nel momento in cui va ad abrogare una legge regionale e vuole ridefinire tutta la materia della rete commerciale in un’ottica appunto di sostegno, di sviluppo, di sostenere i territori.

Se guardiamo le finalità che considera l’articolo 1, quindi i vari obiettivi, vediamo che sono anche ambiziosi, se vogliamo usare questo termine, anche perché arriviamo nella parte successiva a considerare le tecnologie moderne. Si parla di intelligenza artificiale, cioè indubbiamente si abbraccia con questo progetto tutta una serie di modalità differenti, che naturalmente non possono essere le medesime per ogni territorio, nell’ottica di sostenere l’economia urbana.

La relatrice di maggioranza senza dare i dati ha citato la crisi del settore e i dati di Unioncamere, che a mio avviso vanno citati. Vanno citati perché sono la fotografia della crisi di un settore.

Che poi si voglia trovare una giustificazione nel fatto che comunque la congiuntura negativa, una congiuntura universale – usiamo questo termine – possiamo anche aderire a questa impostazione. Noi però ragioniamo sul nostro territorio, e il nostro territorio ci dice che… Io ho preso ovviamente un periodo abbastanza ampio, non certamente il periodo del Covid, ma il periodo ampiamente pre-Covid per capire quale fosse in quel momento lo stato dell’arte. Per esempio, senza guardare il complessivo delle attività registrate, le imprese registrate alla Camera di Commercio, ma prendendo solo quelle del commercio al dettaglio, noi avevamo nell’ultimo trimestre del 2016 49.584 imprese iscritte, e attive 46.404; all’ultimo dato disponibile, che è il trimestre 2023, ne abbiamo 44.343 iscritte, 41.429 attive, cioè un delta superiore al 10 per cento, in termini assoluti.

Allora è chiaro che questo è un settore che soffre molteplici condizioni, molteplici fattori. Voglio pensare, ad esempio, anche al fatto di quanto il commercio online, o le grandi realtà online siano mortifere per moltissime attività.

Allora è chiaro però che a fronte di questa situazione, lo sforzo, l’attenzione devono essere precisi. Questo progetto di legge abbraccia tutto e, passatemi il termine, il contrario di tutto. Lascia dei margini ampiamente indefiniti di quelle che saranno le successive attività, le successive azioni.

Va da sé che un intervento occorre, quindi, che ci sia una positività in questo impegno indubbiamente è innegabile.

Il punto è come ci si attrezza, come si agisce a fronte di uno scenario che, appunto, è in ogni caso in difficoltà, un contesto che è in difficoltà. Lo ha ricordato anche la relatrice di minoranza quanto i centri commerciali abbiano fondamentalmente determinato effetti negativi sul piccolo commercio al dettaglio. Tant’è che, per fortuna, oppure, se vogliamo, tardivamente, si è arrivati alla conclusione che occorre una disciplina differente. Quindi, quando c’è stata la grande rincorsa, la grande accoglienza a braccia aperte a queste realtà, poi queste realtà hanno ucciso il commercio al dettaglio. E ora, quando si parla di resilienza dei territori, mi viene da pensare che per creare la resilienza dei territori occorre dare servizi ai territori, per dare servizi ai territori bisogna creare le condizioni affinché vi sia il servizio che parte dal bar del paese e che arriva all’attività più organizzata e con l’offerta più articolata, per arrivare naturalmente anche alle attività artigianali. Quindi, i servizi di prossimità e quanto oggi sono importanti i servizi di prossimità. Ce ne rendiamo conto nel momento in cui avevamo a che fare, per esempio, con realtà istituzionali, realtà pubbliche, penso alla scuola, penso ai servizi sanitari, in cui non troviamo personale addetto perché mancano i servizi di prossimità, perché i servizi di prossimità non sono uguali dappertutto. Ecco, allora, quanto diventa importante dare un contenuto a un’azione, in questo caso finalizzata al mondo del commercio, in un contesto complessivo di supporto a una economia e a una azione amministrativa a tutto tondo.

Ci sono, allora, due questioni, fatta questa premessa generale, che vorrei affrontare in maniera costruttivamente critica, spero. La prima è che quando si va a parlare, all’articolo 7, dei progetti per gli esercizi commerciali polifunzionali richiamiamo la legge n. 14/1999, l’articolo 9, che abbiamo modificato recentemente, lo abbiamo modificato nel 2017, che riguarda le attività nei Comuni delle aree montane, gli esercizi commerciali nelle aree montane e rurali, nonché nei Comuni e nei Municipi che hanno una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti, cioè tutte quelle realtà caratterizzate dalla cosiddetta “rarefazione” del sistema distributivo e dei servizi.

Mi aspettavo, in una logica di sostegno alla resilienza, di sostegno alla periferia, alle aree montane, di cui continuamente noi parliamo, che ci fosse qualcosa di più in questo articolo 7 rispetto a quanto già previsto dall’articolo 9 della legge n. 14. Io questo qualcosa di più non lo trovo. Ed è il motivo per il quale ho presentato, abbiamo presentato come Gruppo due emendamenti, che adesso sono in distribuzione, dove vorremmo in qualche modo rendere più strutturale, più articolato, più consistente il sostegno della Regione a queste realtà. Così già lo illustro.

Il primo riguarda il comma 3 dell’articolo 7, quindi il contributo che la Giunta regionale può prevedere per quanto riguarda le spese per le scorte necessarie alla realizzazione dei programmi di investimento. Qui è fissato un limite del 30 per cento. Riteniamo che questo contributo debba essere almeno raddoppiato, con le modalità che si richiamano all’articolo 17. L’articolo 17 riguarda le modalità attuative. Anche qua, ovviamente, si fa un atto di fede e si auspica che, poi, in sede attuativa la Giunta regionale vada a disciplinare misura di contributi, criteri e modalità in maniera coerente. Non abbiamo oggi motivo di dubitare di questo, però stabilire in una legge quadro che il contributo è del 30 per cento ci impedisce poi di aumentarlo.

Va da sé che allora riteniamo, nella logica di sostenere questi esercizi polifunzionali, di portarlo al 60 per cento.

Lo stesso al comma 7, cioè il sostegno non deve essere una eventualità, il sostegno deve essere una certezza, quindi il comma 7 dell’articolo 7, “la Regione può concedere contributi” dovrebbe essere “la Regione concede contributi”.

Occorre che chi oggi decide di continuare a tenere un’attività in zone soggette alla cosiddetta “rarefazione”, ovvero chi vuole ex novo aprire un’attività per vari motivi in realtà di questo tipo abbia una garanzia. La garanzia è il fatto che nella legge quadro la Regione istituzionalizza il suo sostegno.

Da qui questo è il secondo emendamento che abbiamo presentato su questo aspetto.

L’altro aspetto che volevo evidenziare è la questione degli hub, nel senso che hub urbano e hub di prossimità cosa vuol dire? Che contenuto diamo a questo tipo di struttura o sovrastruttura?  Mentre potremmo in qualche modo decifrare l’hub urbano e individuarlo, l’hub di prossimità ci lascia un po’ perplessi, per il fatto che l’indeterminatezza, l’imprecisione, la fumosità di queste caratteristiche potrebbero a nostro avviso, soprattutto perché parliamo di realtà extraurbane, quindi periferiche, che possono essere in realtà montane, realtà comunque lontane dalle realtà cosiddette urbane, portare a delle distorsioni di quello che in realtà questo progetto di legge vorrebbe raggiungere, cioè la resilienza dei territori.

Il fatto che debbano e possano sopravvivere, comunque, una rete commerciale che chiaramente è minuta, è una realtà di dettaglio, una realtà piccola.

Quindi, siccome le realtà piccole hanno già sofferto abbastanza la grande distribuzione commerciale, e hanno sofferto eccome, i dati sono noti, li possiamo andare a guardare anche territorio per territorio, ahinoi è molto semplice, noi riteniamo che questa indeterminatezza, in questa nozione anche molto astratta in una legge-quadro non sia un aspetto da sottovalutare. Se vogliamo, non dico che debba essere un aspetto da temere, ma certamente un aspetto sul quale non possiamo qui invece fare alcun atto di fede.

Ci sono anche le questioni legate ai finanziamenti, perché fondamentalmente questo progetto di legge in qualche modo destina le risorse agli enti locali, non completamente, la maggior parte, quindi, un’ulteriore mediazione nel sostegno alle attività commerciali.

Questo potrebbe essere un ulteriore elemento di rallentamento e di efficacia delle disposizioni che invece vorrebbero sostenere, quindi la finalità “sosteniamo la rete commerciale”, il fatto che ci siano più soggetti intermedi, questo a nostro avviso potrebbe frustrare per certi aspetti l’obiettivo di fondo.

Sono quindi delle osservazioni critiche, che non potevo non fare, in un contesto, ripeto, che comunque meritava l’intervento, che meritava attenzione, che meritava l’intervento anche per migliorare una normativa per certi aspetti datata, che chiaramente deve fare i conti con gli usi mutati, i costumi mutati, le modalità oggi di approcciarsi del singolo, delle realtà, delle famiglie, dei privati, anche delle attività commerciali al settore del commercio, indubbiamente era necessaria. Noi riteniamo che le modalità di impostazione di questa legge quadro potessero essere più precise, più definite, meno fumose, più chiare, anche per dare una risposta ai tanti, a partire dalle associazioni di categoria, ma non solo, che si attendevano un intervento da parte dell’Amministrazione regionale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Penso che, visto tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, sia davvero necessario operare una riforma strutturale per il rilancio del settore commerciale, dei pubblici esercizi e dei servizi, con l’obiettivo di assicurare maggiore competitività e attrattività a tutto il sistema.

L’obiettivo di fondo è reperire più risorse per il commercio, perché non c’è dubbio che questa fase storica sia particolarmente complicata, e non solo dal punto di vista della congiuntura economica.

Sappiamo che il piccolo commercio al dettaglio soffre da moltissimi anni per la crescita delle piattaforme di acquisto digitali, per le abitudini di consumo che cambiano, ma soprattutto per la costante erosione del potere d’acquisto delle famiglie. Per farlo, occorre rinnovare le politiche regionali per la qualificazione e lo sviluppo di questo importantissimo settore nell’ambito dello sviluppo dei centri urbani. Servono strumenti di incentivazione alla qualificazione e innovazione delle strutture e delle imprese, oltre ad azioni di marketing delle aree commerciali. Occorre agire anche sulla governance attraverso nuovi modelli che, partendo dall’esperienza positiva dei centri commerciali naturali, sviluppino e stimolino la realizzazione di una strategia di interventi comune tra tutti i soggetti interessati, con un approccio unitario alle risoluzioni dei problemi e alla gestione delle opportunità per rivitalizzare i nostri centri storici.

Dovremo essere in grado di spingere la realizzazione di progetti pubblici attraverso un modello partecipativo dal basso, focalizzando l’attenzione sul territorio e su quelle che sono le reali necessità e potenzialità di ogni specifica realtà territoriale, per rendere le azioni il più efficace possibile. Un contributo significativo in questo senso arriverà proprio dalla collaborazione con i soggetti dell’ecosistema regionale della ricerca e dell’innovazione, a partire dalla rete di cluster, e in grado di mettere in rete azioni e attori, pubblici e privati, istituzioni, università, centri di ricerca, imprese.

Quando pensiamo al cuore delle nostre città, ma anche ai tanti piccoli centri, io scorgo subito un’importanza strategica, in quanto rappresentano veri e propri motori sociali ed economici, capaci di creare identità, coesione e sviluppo, a maggior ragione quando riescono a diventare luoghi di connettività, creatività, innovazione e con quella capacità di essere attrattivi e inclusivi tipica delle nostre terre.

Tenere le nostre strade vive e vissute è, inoltre, il miglior presidio sociale che possiamo pensare. Rafforza l’intera comunità ed è decisivo anche relativamente ai temi della sicurezza urbana.

Sono evidenti anche i benefici in campo di attrattività turistica. Quando il commercio innova e diventa smart è in grado di attrarre in modo automatico più pubblico, perché intercetta i nuovi stili di consumo e adegua il proprio modello di business alle esigenze dei consumatori.

Oltre a dare impulso all’economia, queste nuove azioni di governance e marketing, che andranno a riqualificare la rete commerciale e distributiva nelle comunità locali, porteranno anche allo sviluppo della qualità dei servizi rivolti ai cittadini.

Sottolineo, infine, anche l’aspetto metodologico. Questi provvedimenti sono, infatti, frutto di un lungo e approfondito lavoro, un percorso di confronto e scambio di idee che la Regione ha portato avanti con tutti i soggetti interessati: imprenditori, associazioni, Comuni, cooperative e consorzi. Un approccio partecipativo per l’innovazione e la crescita del nostro territorio, che ritengo sempre fondamentale. Una delle principali novità previste dalla legge, che naturalmente, poi, andrà testata nel concreto, è l’istituzione e l’attivazione degli hub urbani e degli hub di prossimità, strumenti innovativi per sviluppare progetti di rilancio socioeconomico delle aree urbane, anche attraverso partnership pubblico-privato, con una forte attività di promozione, indispensabile per l’ottenimento dei risultati desiderati. Un’idea che prende spunto da alcune importanti esperienze che esistono a livello nazionale, ma soprattutto europeo. Nella prima fase di questo esperimento verranno date risorse ai Comuni per progettare gli hub coinvolgendo tutti gli stakeholder, a cominciare dalle associazioni di categoria. Si tratta di ingaggiare non solo i commercianti, che sicuramente saranno in prima fila, ma anche tutte le diverse attività che concorrono allo sviluppo e alla caratterizzazione di un determinato ambito territoriale, quindi attività di artigianato, di servizi e liberi professionisti.

Nello specifico, tornando alla proposta di legge, saranno decisive le risorse destinate alle imprese commerciali, per complessivi 18 milioni di euro. Nel 2023 sarà attivato un primo bando rivolto a supportare le imprese del commercio e dei pubblici esercizi, incentivando investimenti per l’ammodernamento e la qualificazione delle strutture, oltre che per il miglioramento e l’ampliamento delle attività offerte. Sarà importante anche il contributo dei Comuni e delle Unioni di Comuni, ai quali andranno risorse per progetti finalizzati alla riqualificazione sostenibile e alla valorizzazione di vie, aree o piazze a vocazione commerciale e alla promozione e al marketing del territorio.

Credo quindi di poter dire con grande chiarezza che questo progetto di legge può essere un grande lancio per questo settore commerciale di cui abbiamo bisogno, quindi anticipo già da ora il nostro voto positivo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, chiedo alla relatrice di maggioranza se voglia intervenire per la replica. No.

Consigliera Castaldini? No.

Assessore Corsini, a lei la parola.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Anch’io parto con alcuni ringraziamenti, prima di tutto, naturalmente, alle due relatrici di maggioranza e di minoranza, che con competenza hanno disegnato un quadro completo, approfondito e di merito, che fa da contorno a questa proposta, a questo progetto di legge, argomentando anche nel merito l’articolato rispetto agli obiettivi che la Giunta si è data nel momento in cui ha fatto questa proposta alle parti sociali, agli stakeholder e all’Assemblea.

Ringrazio anche tutti gli altri consiglieri e consigliere che sono intervenuti nel dibattito e, da ultimo ma non per ultimo, l’assessorato, il Servizio commercio, la dottoressa Paola Bissi e i suoi collaboratori.

Volevo ringraziare naturalmente anche tutti i soggetti pubblici e privati, che sono stati più volte ascoltati, con cui c’è stato un confronto importante in questi mesi, per costruire una proposta non chiusa, ma aperta al contributo dell’Assemblea, ma con un’impostazione, con una griglia di criteri che rispondesse alle esigenze di riformare una normativa, quella sul commercio, che risale a 25 anni fa e che quindi, nonostante gli ottimi risultati che questa normativa ha prodotto sul territorio regionale, aveva evidentemente bisogno, per raggiunti limiti di età, di essere riformata in maniera sostanziale.

Tengo a sottolinearlo perché la legge 41 è stata la legge che ha fatto scuola in Italia nell’ambito della valorizzazione del sostegno alle piccole imprese di vicinato, al commercio di vicinato, dei pubblici esercizi e noi, con tutta l’umiltà e la modestia del caso, pensiamo e contiamo che anche questa legge possa rappresentare un elemento importante di innovazione per dare sostegno, forza e resilienza, come si dice oggi, al tessuto delle piccole e piccolissime imprese commerciali, e non solo commerciali di cui le nostre città sono piene e di cui queste imprese costituiscono senz’altro l’ossatura portante, non solo dal punto di vista dei servizi che erogano ai cittadini, e in molti casi anche ai turisti, perché non dimentichiamoci che la rete commerciale, soprattutto nelle destinazioni turistiche, ha una capacità attrattiva importante anche dal punto di vista delle presenze turistiche, ma rappresentano anche, soprattutto in alcuni contesti di aree interne, o di aree collinari o di montagna, ma anche in frazioni di città importanti, di Capoluoghi di Provincia, certamente un presidio sociale assolutamente fondamentale, che va preservato, valorizzato, riqualificato, sostenuto.

Secondo elemento in premessa è che la nuova legge sul commercio è uno dei punti qualificanti del programma di legislatura del presidente della Regione, quindi noi oggi, con questo atto, con questa, mi auguro, approvazione, manteniamo un impegno che ci siamo presi con i cittadini e gli elettori, in particolare, in questo caso, che ci siamo presi con le associazioni di categoria, che rappresentano le imprese del commercio e dei pubblici esercizi, rispetto alla quale va anche il mio ringraziamento, perché con loro abbiamo costruito non solo nell’ambito della formulazione di questa legge, ma attraverso tutta una serie di misure e di sostegni – penso ad esempio alla fase molto drammatica del Covid – una serie di incentivi, di sostegni per consentire a questo settore di tenere dal punto di vista del proprio presidio sociale, economico e anche di occupazione.

È vero che, come ricordavano molti consiglieri, il saldo fra le nuove aperture e le chiusure è un saldo negativo da ormai vent’anni, però è anche vero – non è un dato consolatorio, lo dico in premessa – che noi e la Lombardia, in questo quadro nazionale negativo rispetto al saldo fra nuove aperture e chiusure di attività commerciali, i pubblici esercizi seguono un’altra dinamica, soprattutto quelli della ristorazione, che hanno visto in questi anni crescere in maniera significativa il numero di unità, è pur vero, dicevo, che noi e la Lombardia, in questo quadro, appunto, che rappresenta negativamente il saldo fra imprese aperte e imprese chiuse, siamo quelle che hanno perso di meno. Lo dico, ripeto, non perché dobbiamo consolarci di questo dato, ma perché questo qualcosa starà pure a significare, e cioè che, nonostante un trend nazionale, ripeto, non è un trend solo della nostra regione, tutt’altro, gli strumenti, gli incentivi che la legge n. 41 ha comunque garantito in questi anni ai Comuni dal punto di vista delle riqualificazioni degli ambiti urbani, dove insistono attività commerciali, ma anche le misure di sostegno alle imprese hanno, comunque, consentito in molti casi di contenere una emorragia di chiusure, che in altre realtà regionali è stata, purtroppo, molto, ma molto più significativa. Però, dobbiamo guardare, appunto, avanti, ed è per questo che abbiamo costruito questa proposta, che porta in una nuova dimensione, in una nuova legge, in una nuova normativa tutto quello che di positivo c’è ancora nella legge n. 41, che noi intendiamo riproporre con nuove modalità, con alcuni elementi particolarmente significativi di forte innovazione. Quando parlo di forte innovazione, naturalmente mi riferisco agli hub in particolare, all’introduzione di quelli che qualcuno ha chiamato distretti, mutuandoli da esperienze di altre regioni. Noi li chiamiamo hub perché non sono un “copia e incolla” di modalità che hanno adottato altre Regioni, con successo alcune, con meno successo altre, ma sono una cosa diversa rispetto ai distretti commerciali. Vedremo se saranno più efficaci o meno. Questo, naturalmente, sarà il tempo a definirlo. Gli hub rappresentano il punto più avanzato in termini di innovazione di questa normativa, che noi, dopo una discussione anche piuttosto approfondita, a volte con alcune divergenze, che poi sono state ricomposte, con alcune associazioni di categoria, abbiamo concepito come motori dell’economia urbana. Il salto vero di paradigma tra la vecchia legge e questa è che tutte le attività, tutte le imprese che sono in un contesto urbano, che sono presenti in un contesto urbano, di una grande città, di una media città, di una frazione di una grande città, ma anche in aree più marginali, noi le consideriamo come dei motori di sviluppo dell’economia urbana. Ed è per questo che abbiamo previsto il finanziamento di questi hub dal punto di vista della progettazione. Quindi, noi premieremo attraverso contributi che saranno previsti nelle risorse ordinarie della Regione per finanziare, oltre alle altre misure, anche i progetti che i Comuni, di concerto con le associazioni di categoria rappresentative delle imprese di quel determinato contesto urbano, presenteranno alla Regione per progettare nuove modalità di sviluppo, di riqualificazione, dove, naturalmente, le piccole attività commerciali dei pubblici esercizi, dell’artigianato, dei servizi del terziario rappresentano il fulcro della proposta legata alla progettualità dell’hub, ma dove lo sviluppo delle attività va contestualizzato a una serie di elementi di contesto che nella vecchia normativa non sono presenti.

Quando parliamo di economia urbana dobbiamo, naturalmente, prevedere che in questo progetto, che i Comuni presenteranno alla Regione, siano inclusi anche elementi di sostenibilità ambientale, di accessibilità, lo avete detto durante il dibattito, quindi di mobilità, quindi di logistica delle merci, che è un altro grande tema che ha creato problemi in questi anni di rifornimento, soprattutto nei centri storici, alle piccole imprese commerciali, creando anche problemi dal punto di vista della mobilità, del traffico e della logistica. Ma anche rigenerazione urbana, cioè considerare nel progetto dell’hub una serie di elementi di contesto che ci consentiranno di premiare quei progetti che terranno insieme tutti questi elementi.

Non abbiamo voluto volutamente ‒ scusate il gioco di parole ‒ entrare troppo nel dettaglio dei requisiti che dovranno essere presentati nel momento in cui i Comuni si approcceranno a questa tematica, perché abbiamo bisogno di confrontarci con le associazioni di categoria che hanno condiviso l’impianto della legge, ma rispetto al quale dobbiamo condividere e confrontarci anche sui requisiti che entrambi gli hub, sia quelli urbani che quelli di prossimità, dovranno avere. È un’altra discussione che dovremo fare, un altro confronto che dovremo fare, coinvolgeremo in questo anche la Commissione competente, quindi c’è un secondo tempo di questa legge, che è quello delle delibere attuative che dovranno sostanziare i principi e le linee guida di questa normativa.

Mi impegno fin d’ora, come ho già detto in Commissione, a confrontarmi non solo con le associazioni di categoria e con i Comuni, ma anche con la Commissione competente per definire i criteri che dovranno guidare la costituzione degli hub.

Così come questa legge parte con una dotazione di risorse particolarmente significativa, perché noi l’approviamo nel momento in cui stiamo proponendo molti bandi con le risorse del POR FESR, che ‒ ricordo ‒ sono risorse che provengono dall’Unione europea, ma che sono cofinanziate per il 25 per cento dalla Regione Emilia-Romagna con risorse proprie.

Dopo l’approvazione di questa legge, oltre alle risorse ordinarie, che sono quelle che in questi anni ci hanno consentito di proseguire sulla strada del sostegno e della riqualificazione delle attività commerciali e soprattutto degli ambiti urbani su cui queste insistono, avremo ‒ ripeto ‒ una dotazione particolarmente significativa di 18 milioni di euro per sostenere la riqualificazione delle imprese commerciali e dei pubblici esercizi, sulla base, naturalmente, di criteri che dovranno recepire gli orientamenti politici di questa normativa e che anche in questo caso noi ovviamente discuteremo e definiremo insieme alle associazioni di categoria maggiormente rappresentative, sentita anche la Commissione competente.

Questo è un punto importante, perché la scelta, punto politico molto importante, di destinare 18 milioni di euro al commercio e ai pubblici esercizi delle nostre città è una scelta politica molto forte, che non ha precedenti e che noi abbiamo voluto fare proprio per sostenere dei presìdi che sono certamente presìdi di carattere commerciale, ma, come dicevo all’inizio, in molti contesti urbani e periferici delle nostre città rappresentano anche dei presìdi sociali particolarmente importanti.

L’ultima considerazione che voglio fare è questa: si dice che le leggi devono essere, soprattutto quelle importanti, condivise e socializzate con una serie di attori.

Noi qui abbiamo peraltro una norma che si rivolge alle imprese – prevalentemente alle imprese, naturalmente, perché il focus sono le imprese nel commercio e nei pubblici esercizi – ma non solo, perché negli hub ci sono anche altre imprese, naturalmente, perché in un contesto storico di una città, di un centro storico naturalmente ci possono essere anche attività artigianali di servizio, e più in generale imprese di varia natura.

Ci rivolgiamo ai Comuni perché la misura che abbiamo introdotto nella precedente legislatura, che ha aggiornato la legge 41, che è quella di riqualificare assi commerciali o piazze per i Comuni della nostra Regione è una misura che riportiamo anche in una nuova normativa, quindi ci sono misure anche a sostegno dei Comuni. Fra l’altro, stanno concludendo, e io sto partecipando a tante inaugurazioni, progetti che i Comuni hanno presentato alla Regione per riqualificare piazze o vie. Questo dimostra che quella misura è stata particolarmente efficace. Proprio per questo la riproporremmo anche nella nuova normativa.

Ci rivolgiamo ai centri di assistenza tecnica, che magari a qualcuno non dicono niente, ma i cosiddetti CAT delle associazioni di categoria, che hanno sempre svolto una funzione un po’ burocratica, di pura assistenza, noi pensiamo che con questa normativa, anche su richiesta delle associazioni stesse, possano diventare anche dei soggetti che elaborano, che innovano e sperimentano nuove forme di marketing urbano e di innovazione nel campo del commercio.

Ci rivolgiamo ai confidi, che sono uno strumento fondamentale, lo abbiamo visto anche in questa fase, in cui con due provvedimenti abbiamo costruito un sistema di garanzie-ponte, in attesa che arrivino i ristori da parte del Governo per le imprese, per consentire alle imprese dell’artigianato. del commercio, del turismo di avere risorse a tasso zero per iniziare la ricostruzione delle imprese danneggiate dall’alluvione.

Ricordava prima la consigliera Zappaterra il cluster dell’economia urbana, anche questo previsto nel nuovo programma POR-FESR, insieme a quello del turismo: abbiamo messo attorno a un tavolo anche i centri di ricerca e le università, proprio perché potrebbero fornire, nell’ambito del lavoro dei cluster, delle suggestioni, ma anche degli esempi virtuosi di innovazione nel campo del commercio e del marketing urbano utili a dare una implementazione e una concretezza più immediata e più rispondente agli obiettivi della legge alla nuova normativa.

Io ho concluso. Davvero ringrazio tutti coloro che hanno concorso non solo all’elaborazione iniziale di questo testo, ma anche al suo miglioramento, che nel corso del percorso in Commissione e in Assemblea è stato aggiornato, migliorato e reso ancora più rispondente agli obiettivi che ci siamo posti all’inizio di questo percorso che abbiamo intrapreso.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Ricordo che su questo progetto di legge sono stati presentati altri due emendamenti, uno a firma della consigliera Zappaterra e uno a firma dei consiglieri Facci e Stragliati, e un altro ordine del giorno a firma dei consiglieri Zappaterra, Marchetti Francesca, Costi, Daffadà, Bulbi, Costa, Dalfiume, Sabattini e Maletti.

Iniziamo con l’esame dell’articolato.

Articolo 1.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 1.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 2.

Insiste un emendamento, il n. 1, a firma Castaldini.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 1, a firma Castaldini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Mettiamo in votazione l’articolo 2.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 3.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 3.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 4.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 4.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 5.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 5.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 6.

Insiste un emendamento a firma Cuoghi, Evangelisti e Tagliaferri, il n. 5.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 5.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Mettiamo in votazione l’articolo 6.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 7.

Insistono tre emendamenti: il n. 2, a firma Castaldini; il n. 7, a firma Facci, Rancan e Stragliati; il n. 8, a firma Facci, Rancan e Stragliati.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 2, a firma Castaldini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 7, a prima firma Facci.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Emendamento n. 8, a prima firma Facci.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Mettiamo, ora, in votazione l’articolo 7.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 8.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 8.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 9.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 9.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 10.

Insiste un emendamento, il n. 6, a firma Zappaterra.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 6, a firma Zappaterra.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Mettiamo in votazione l’articolo 10.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 11.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 11.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 12.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 12.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Sull’articolo 13 insiste un emendamento, il n. 3, a firma Castaldini.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 3, a firma Castaldini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Mettiamo in votazione l’articolo 13.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 14.

Insiste l’emendamento n. 4, a firma Castaldini.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’emendamento n. 4.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

 

Mettiamo in votazione l’articolo 14.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 15.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 15.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 16.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 16.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 17.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 17.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Articolo 18.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Mettiamo in votazione l’articolo 18.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

 

Passiamo ora alla discussione generale sugli ordini del giorno che, come ho detto prima, sono tre.

Dieci minuti per ogni consigliere.

Se non ci sono interventi in discussione generale sugli ordini del giorno, passiamo alle dichiarazioni di voto finali congiunte sul progetto di legge e sugli ordini del giorno. Cinque minuti a Gruppo.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Brevemente, perché credo nell’intervento che ho fatto di avere un po’ riassunto le perplessità del nostro Gruppo su questo progetto di legge che, ripeto, muove da una premessa assolutamente condivisibile, abbraccia anche degli aspetti della materia che meritano certamente un intervento anche organizzativo e di approfondimento da parte della nostra amministrazione. Riteniamo che le modalità con cui si è raggiunta questa legge (di fatto legge-quadro) che abroga una precedente disposizione, e che in qualche modo poi richiama tutta una serie di altre norme, tant’è che nella copertura finanziaria si vanno a modificare rispetto al bilancio approvato i capitoli di spesa afferenti a quelli specifici ambiti di intervento, il nostro è un voto di astensione.

Lo abbiamo evidenziato nella votazione dei singoli articoli: condividiamo, ma non condividiamo la partenza, condividiamo anche una serie di modalità, ma non condividiamo in pieno laddove si lasciano margini di indeterminatezza, di discrezionalità, quindi anche di incertezza.

Venendo più nello specifico agli ordini del giorno, quello che interessa particolarmente è l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza, perché l’ordine del giorno della maggioranza a nostro avviso tradisce una mancanza, evidenzia una mancanza: il fatto che in qualche modo, nello sforzo di comprendere tutto quello che può essere oggetto della rete commerciale dei servizi, ci si sia dimenticati qualcosa. Tant’è che nell’impegno di questo del giorno si “impegna la Giunta a valutare la possibilità di adottare misure di incentivazione volte all’innovazione e alla qualificazione di altra tipologia di imprese artigiane e di servizi che non rientrino nell’ambito della nuova disciplina legislativa relative allo sviluppo dell’economia urbana e qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi”. Si dà atto, sostanzialmente, che verosimilmente si è lasciato indietro qualcosa.

È chiaro che questo ordine del giorno ci lascia un po’ perplessi. Tant’è che ci viene da chiedersi se forse c’è stata troppa fretta nell’andare a chiudere questo progetto di legge, magari non ascoltando fino in fondo quelle che sono state le osservazioni delle associazioni di categoria o dei portatori di interesse. Del resto, va da sé: se si presenta una legge quadro, una legge cornice, tra l’altro una legge che lascia, demanda poi alla Giunta regionale tutta una serie di modalità attuative, quindi lascia ampio spazio, il fatto stesso che si chiuda con un invito di questo tipo, ripeto, tradisce sicuramente il fatto che forse si è fatto un po’ tutto troppo in fretta.

Su questo, quindi, per coerenza con l’impostazione che ci siamo dati su questo progetto di legge, manterremo un voto di astensione, ma verrebbe da fare più di un’osservazione critica.

Per quanto riguarda l’ordine del giorno che presenta la collega Castaldini, fa una digressione nell’ambito della questione del prezzo del canone per immobili commerciali, qui fa un focus specifico che sicuramente merita attenzione, merita la nostra adesione. anche perché coinvolge in questa riflessione le associazioni dei proprietari immobiliari e le associazioni di categoria, le Camere di commercio. Insomma, diciamo che viene istituzionalizzato questo tipo di supporto.

Egualmente…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere…

 

FACCI: Chiedo scusa. Mi è scappato il tempo.

Anche sull’ordine del giorno di Fratelli d’Italia voteremo favorevolmente, nel momento in cui invita a un approfondimento rispetto alla questione legata ai finanziamenti, quindi capire esattamente quali possono essere le forme di finanziamento agevolato per il credito al consumo, quindi certamente questo è meritevole di accoglimento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Evangelisti, prego.

 

EVANGELISTI: Grazie, presidente.

La legge n. 41, è vero, lo ha detto l’assessore Corsini, è sicuramente una legge che ha fatto scuola, è una legge che ha inventato un modello e questo modello lo ha mantenuto vivo anche in maniera fattiva per diversi anni.

Lo ha fatto in un contesto territoriale e sociale che era assai diverso rispetto a quello attuale, e non so se potremo dire altrettanto di questa nuova legge sul commercio, una legge su cui, come ha anticipato l’assessore Corsini, il mandato del presidente Bonaccini investe e investirà molto.

È del tutto evidente che le finalità di questo progetto di legge sono condivisibili, tutti noi auspichiamo politiche volte al miglioramento dei centri storici, dei contesti urbani, dei centri urbani più in generale, e, nello specifico, di quelle aree marginali, periferiche o comunque in maggiori difficoltà che molti di noi conoscono bene, come sono le aree montane. Appartiene anche alla tradizione di questo Gruppo politico puntare sugli acquisti del panorama italiano e comprare locale, molteplici sono stati gli slogan in questo senso che abbiamo declinato anche nell’ultimo programma elettorale, che conteneva appunto un programma specifico in merito.

Guardando però a questo progetto di legge, è evidente che poi il tema diventa un tema del tutto politico, che attiene e atterrà a quelle che saranno le scelte della Giunta. Sarà quindi la Giunta a decidere in sostanza come si intenda perseguire e realizzare questi obiettivi.

Non ci dispiace il progetto di legge, anche se risulta ad oggi ancora, a nostro avviso, piuttosto astratto. L’iter di miglioramento dei centri urbani è abbastanza farraginoso, focalizzo soltanto l’attenzione, anche alla luce degli emendamenti che sono stati approvati e non, sulla questione, ad esempio, dei contributi che verranno dati agli hub urbani di prossimità, all’articolo 5, posto che a noi in realtà il termine hub non piace tantissimo e ci riporta subito a quel modello hub e spoke che in sanità non ha avuto molta fortuna a nostro avviso, quindi speriamo qui non sia altrettanto.

Intanto, come dice l’articolo 5, occorrerà attendere che la Giunta individui i criteri, quindi la scelta sarà una scelta politica, per poi definire successivamente, dal punto di vista normativo quali saranno questi criteri, e per l’ammissione dei contributi, per come saranno ammessi questi contributi agli hub.

Si dovrà poi passare per lo stanziamento dei contributi che andranno concessi ai Comuni, i quali a loro volta potranno utilizzare questi fondi eventualmente per redigere bandi. Tra le altre cose si prevede uno studio di fattibilità che certo non è una idea nuova per azioni di promozione e di riqualificazione.

Che cosa serve al commercio locale, secondo noi? Lo diceva prima in un intervento il consigliere Facci: servono i servizi. Quali sono questi servizi se guardiamo ai nostri centri più marginali? Le infrastrutture, i parcheggi, i mezzi di collegamento, quindi, senza voler banalizzare, tutto ciò che facilita l’accessibilità a queste attività.

È vero, necessita anche il decoro urbano. Moltissimi centri dei nostri Comuni hanno beneficiato anche grazie alla Regione di misure di finanziamento. Ad oggi, però, riscontriamo un certo numero di serrande abbassate.

Quindi, che cosa serve? Canoni calmierati, è vero, quindi in questo senso va a nostro avviso nella giusta direzione l’ordine del giorno presentato dalla consigliera Castaldini, una pressione fiscale accettabile, che ovviamente non si può risolvere soltanto a livello locale, ma anche a livello della fiscalità nazionale, e il Governo sta andando in questo senso, e poi anche a livello territoriale. Che cosa serve ancora? Una contribuzione, contributi che non possano essere soltanto eventuali, ma che molto spesso scontano di non essere accessibili, perché comunque si chiede un’anticipazione.

La realtà, oggi, delle nostre attività commerciali è proprio una difficoltà anche nell’anticipare. Poi, connessione: connessione alla rete, per fare aggiornamenti di software. Abbiamo letto alcune settimane fa di un’importante azienda dell’Appennino che non riesce a fare aggiornamenti al proprio programma di lavoro per i pagamenti, ma anche per la trasmissione dei dati.

Infine, anche, magari, meno concorrenza da parte dei centri commerciali vicini, ma anche del commercio online.

Ci ha detto, assessore, che in realtà questo progetto di legge manca ancora di qualcosa, noi l’avevamo pensato, lei ce lo ha anticipato: mancano le delibere attuative e manca un secondo tempo con cui questa legge troverà in realtà completa attuazione.

Quindi, da parte nostra bene la partenza, ma manca ancora un po’ di concretezza. Forse si è voluto correre un pochino troppo, vista anche questa campagna elettorale permanente in cui ormai ci troviamo da tempo. Proprio perché la tematica è importante, perché comunque un contributo abbiamo cercato di darlo e perché comunque auspichiamo che il nostro territorio, soprattutto quello più marginale, possa riprendere, quindi meritare la ripresa anche economica, a cui dovrebbe essere consono, il voto di questo Gruppo sarà di astensione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Ricordo che siamo in dichiarazione di voto. Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Molto velocemente, alcune osservazioni sui due ordini del giorno. Dico i due del Gruppo di Fratelli d’Italia e del Gruppo di Forza Italia, perché, ovviamente, non commenterò quello che ho presentato io, che è finalizzato a raccogliere gran parte delle osservazioni che sono arrivate in audizione anche da parte di Confartigianato e CNA, che non potevano essere accolte nel testo, trattandosi di legge del commercio, ma che era comunque giusto raccogliere come sollecitazioni. Quindi, l’ordine del giorno che impegna la Giunta ci pareva assolutamente opportuno.

Per quanto riguarda l’ordine del giorno della collega Castaldini, pone un tema reale. Il problema degli affitti è davvero un problema con il quale le imprese del commercio si confrontano. Sui canoni di affitto, come Regione, noi non abbiamo competenze, però accogliamo questo ordine del giorno come suggerimento per verificare se ci sono le condizioni per un protocollo volontario, che sia una sorta di moral suasion, verificando la possibilità tra tutti i soggetti, aggiungendo anche i Comuni a quelli già citati... Mentre è diverso il discorso degli incentivi. Non credo che avremo risorse tali per coprire una cosa così impegnativa, né tantomeno, probabilmente, come Regione potremmo riuscire a gestire un bando regionale per calmierare gli affitti, perché davvero non credo sia gestibile a questo livello. Però, magari, potremmo farci carico di sollecitare i Comuni e le Camere di commercio a intervenire su questo.

Voteremo a favore dell’ordine del giorno, prendendolo con la cautela conseguente alla difficoltà di una gestione di questo tipo. Mentre non siamo in condizioni assolutamente di condividere quello del Gruppo di Fratelli d’Italia, ma semplicemente perché c’è un errore oggettivo: è un ordine del giorno che impegna la Giunta a promuovere forme di credito al consumo. Peccato che però nel testo siano citati i Consorzi fidi, che proprio non possono far credito al consumo, e questo in aggiunta al fatto che la legge che andiamo ad approvare è una legge che sostiene il comparto del commercio, ma sostiene le imprese e non i cittadini, i consumatori, per il tipo di impostazione di questo ordine del giorno siamo costretti a votare contro.

Ciò detto, 30 secondi, presidente, perché credo che i colleghi dei Gruppi di Fratelli d’Italia e della Lega, che hanno deciso di astenersi su un provvedimento come questo, semplicemente perdano un’occasione.

Questa è una nuova legge largamente condivisa, come abbiamo visto in udienza conoscitiva, da tutte le associazioni di categoria, fortemente attesa dalle imprese del settore del commercio, con le quali è stato fatto un percorso lungo e articolato per pervenire a questa legge. È condivisa con tutti, quindi fatico a capire l’astensione dei colleghi, tra l’altro su un tipo di attività e di imprenditoria con il quale loro stessi molto spesso si confrontano.

Noi, invece, siamo convinti che la legge sia assolutamente positiva, può contare su una dotazione di 18 milioni, che sono risorse non banali, quindi ovviamente anticipo il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico, ma credo davvero che chi non sostiene questo testo perda un’occasione. Avremo modo di confrontarci poi anche con le imprese sui territori rispetto a questo posizionamento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in dichiarazioni di voto, mettiamo in votazione gli ordini del giorno.

Ordine del giorno n. 1, a firma Castaldini.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

(L’Ordine del giorno 6974/1 oggetto 7446 è approvato all’unanimità dei votanti)

 

Ordine del giorno n. 2, a firma Cuoghi, Evangelisti e Tagliaferri.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È respinto.

(L’Ordine del giorno 6974/2 oggetto 7447 è respinto)

 

Ordine del giorno n. 3, a firma Zappaterra, Marchetti Francesca, Costi, Daffadà, Bulbi, Delmonte, Sabattini, Maletti.

Favorevoli? Contrari? Astenuti?

È approvato.

(L’Ordine del giorno 6974/3 oggetto 7448 è approvato a maggioranza dei presenti)

 

Passiamo, ora, alla votazione finale con il dispositivo elettronico del progetto di legge, oggetto 6974.

La votazione è aperta.

La votazione è chiusa.

 

Presenti 40

Favorevoli 25

Contrari 0

Astenuti 14

 

È approvato.

 

OGGETTO 7380

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Misure urgenti a sostegno delle comunità e dei territori della Regione Emilia-Romagna colpiti dai recenti eventi emergenziali”. (74)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 7380: “Misure urgenti a sostegno delle comunità dei territorio della Regione Emilia-Romagna colpiti dai recenti eventi emergenziali (Delibera di Giunta 1510 dell’11 settembre 2023)”.

Il testo 3 del 2023 è stato licenziato dalla Commissione territorio, ambiente e mobilità nella seduta del 20 settembre 2023. Il progetto di legge è composto da sette articoli. La relatrice della Commissione, consigliera Rontini, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Liverani Andrea, ha preannunciato di svolgere relazione orale. Su tale oggetto insiste una proposta di ordine del giorno a firma dei consiglieri Piccinini e Amico. Darei la parola alla relatrice della Commissione, presidente Rontini. Prego.

 

RONTINI, relatrice della Commissione: Grazie, presidente.

Non nascondo un po’ di emozione nell’intervenire oggi in aula su questo tema, dovendoci occupare di quello che è successo ai nostri cittadini lo scorso maggio.

Lo voglio ricordare in apertura. Quello che è successo è stato definito dal Global Report Catastrophe Recap la peggiore terza catastrofe nel mondo del 2023, come emerge dal rapporto di AON, un gruppo internazionale per la gestione dei rischi e dei relativi programmi assicurativi.

Avremo modo, poi, tra oggi e domani, di confrontarci sulle cause di quello che è stato, su quello che dobbiamo fare per ricostruire il nostro territorio, per consegnarlo ai nostri cittadini più forte e più resiliente di prima. Oggi ci occupiamo di una parte del percorso necessario alla ricostruzione del territorio, quella che attiene alla parte dei rimborsi. Come sapete, come è noto a quest’aula, pur nel tempo breve, dovuto a una necessità cogente, in cui lo abbiamo affrontato, questo progetto di legge si occupa di fare sostanzialmente due cose. Da una parte, autorizza la Regione Emilia-Romagna ad utilizzare le risorse delle donazioni, il frutto della straordinaria generosità di persone, aziende, cittadini, famiglie che, in alcuni casi con poche decine di euro e in altri anche mettendo a disposizione 1 milione di euro, hanno donato risorse preziose per l’Emilia-Romagna, per la sua rinascita, volendo contribuire concretamente alla ripresa di quei territori. Dall’altra parte, questo progetto di legge mette a disposizione 5 milioni di euro di risorse, risorse proprie, risorse che prendiamo dal nostro bilancio regionale, per fare tre cose. Da una parte, andiamo a implementare, a completare, a dare compiutezza alla misura di cui ci eravamo occupati, mettendola a terra, anche in quest’aula, nell’ultima seduta di luglio, che riguardava il rimborso del bollo auto, la tassa automobilistica regionale, dando la possibilità a tutti i cittadini intestatari di un veicolo che è stato alluvionato e che non hanno, quindi, più nelle loro disponibilità, di recuperare quella tassa. Per fare questo andiamo a mettere a disposizione delle popolazioni, dei nostri cittadini 1 milione di euro di risorse.

Ci occupiamo, poi, del granchio blu, che per le persone e le attività che insistono sulla costa romagnola è un altro flagello, un’altra emergenza, e mettiamo a disposizione un altro milione di euro - lo ripeto -, utilizzando risorse del bilancio della Regione Emilia-Romagna, per andare a ristorare i pescatori, coloro che si occupano di pesca nelle nostre coste, che hanno visto, ad esempio, le coltivazioni di vongole aggredite da questo granchio alloctono, risorse che andranno ad accompagnare i 2,9 milioni di euro che il Governo ha messo per ora a disposizione di tutto il Paese.

So che nel pomeriggio c’erano riunioni e tavoli, e auspichiamo che l’attenzione del Ministero sia costante, possano essere anche da quel livello incrementate da una parte le risorse, dall’altra gli strumenti a disposizione.

Infine, sempre con risorse del nostro bilancio regionale andiamo ad occuparci dei Comuni colpiti dagli eventi meteorologici, che nel mese di luglio si sono abbattuti su tantissimi Comuni dell’Emilia-Romagna come una potenza per quelle comunità non inferiore a quanto è successo a maggio nei territori alluvionati. Tra l’altro, alcune di quelle comunità, alcuni di quei territori hanno subito l’alluvione del 2 maggio prima, la seconda alluvione di maggio e poi la furia del tornado e delle trombe d’aria.

Lo facciamo (mi si consenta di ricordarlo anche in quest’aula, pur senza alcun tono polemico) mentre attendiamo di capire per quei cittadini cosa pensi di fare il Governo, cosa pensi di fare la ministra Meloni.

I colleghi che hanno partecipato all’udienza della Commissione consiliare III lo scorso venerdì avranno avuto modo di ascoltare la testimonianza del Sindaco di Alfonsine, che insieme a Voltana nel Comune di Lugo e a Savarna nel Comune di Ravenna è una delle comunità più colpite, parliamo di un Comune di 11.900 abitanti in cui solo per quel territorio sono 700 gli edifici scoperchiati, tra abitazioni private, capannoni, sedi di aziende, edifici a servizio dell’agricoltura, che in quella parte del territorio costituisce una risorsa davvero fondamentale per l’economia e per l’intera società. Attendiamo e auspichiamo che anche qui ci sia la stessa risposta di attenzione che il Governo ha promesso per i cittadini colpiti dall’alluvione.

Ma torno al merito del provvedimento, torno più dentro a quella che è la prima parte dell’articolato. È un progetto di legge, lo sappiamo, molto snello, sono sette articoli; è una cornice semplice, quella che abbiamo messo a disposizione, quella che la Giunta ha pensato, che ha le maglie abbastanza larghe, ma dietro questa semplicità di approccio c’è un’idea: c’è l’idea di cercare di essere il più flessibili possibile da una parte e maggiormente omnicomprensivi nel dare le risposte alle nostre comunità.

L’articolo 2 si occupa di dettagliare come andremo ad utilizzare le risorse oggetto di liberalità, le risorse oggetto delle donazioni. L’idea è quella di metterle da una parte a disposizione dei cittadini residenti che siano intestatari di veicoli danneggiati dagli eventi alluvionali. Ci tengo a sottolinearlo: con il termine “veicolo” andiamo ad includere anche i motoveicoli, perché sia motoveicoli che autoveicoli sono compresi nella categoria dei veicoli, e l’aver utilizzato in questa formulazione – e ne va dato merito alla Giunta, all’assessore Calvano, ai suoi uffici – il termine “danneggiati”, penso ci possa consentire di dare una risposta la più comprensiva possibile, la più ampia possibile. Cercheremo perlomeno di farlo, perché abbiamo ascoltato con attenzione gli interventi dei Sindaci da una parte e dei Comitati dall’altra. È vero, ci sono persone che hanno deciso, hanno scelto di rottamare le proprie auto; ma ci sono persone che nella frenesia di quei giorni le macchine le hanno consegnate a soggetti che poi le hanno vendute, oppure hanno fatto un tentativo per provare a ripararle, per non dover buttare via tutto, perché in alcuni casi parliamo anche di macchine di valore, che magari avevano significato un investimento importante per quelle famiglie.

Il termine “veicoli danneggiati” che andremo ulteriormente a dettagliare, ad ampliare con un emendamento a firma dell’assessore Calvano, ci consente di dare una risposta che speriamo essere la più larga possibile. Dall’altra parte, c’è la possibilità di intervenire in risposta alle famiglie, alle persone, là dove soprattutto ci sono condizioni e situazioni particolari di fragilità, sia economica che sociale.

Questo progetto di legge ci mette nelle condizioni di poter rispondere anche alle imprese, e su questo, magari, dettaglierò meglio nel corso del dibattito, dando la possibilità alle Camere di commercio, eventualmente, di avere risorse per poter dare e mettere in campo un primo aiuto. Anche in sede di Commissione ho riportato il caso sia della Camera di commercio della Romagna che di quella di Ravenna-Ferrara, che proprio in queste ore ha chiuso il bando che aveva aperto a disposizione delle aziende di quella Provincia. Sono 1.800 le domande presentate. Il plafond, se non erro, è di 2,5 milioni di euro. È un plafond, tra l’altro, a cui hanno già contribuito sia il Comune di Ravenna che le due Unioni della Bassa Romagna e della Romagna Faentina, per far sì che quelle aziende abbiano in mano risorse di un certo rilievo. Come si era paventato alla presentazione del bando, ci potrebbe essere l’opportunità di destinare alle Camere di commercio ulteriori risorse per aumentare il plafond.

Infine, si parla anche degli Enti locali. Lo voglio specificare. Si parla degli Enti locali relativamente a interventi straordinari su beni immobili pubblici, quali possono essere le scuole, le attività culturali e sociali e l’impiantistica sportiva.

Questo è lo schema, lo scheletro di questo progetto di legge, che abbiamo approvato con un percorso accelerato. Penso che vadano ringraziate tutte le forze politiche presenti in quest’aula, al di là del merito che esprimeranno sui temi oggetto degli articoli. La scorsa settimana abbiamo svolto cinque sedute di Commissione. Fatemi ringraziare anche il presidente Caliandro, la struttura della Commissione assembleare Territorio, ambiente e mobilità, che lui presiede, che ci ha dato la possibilità di operare tempestivamente, ma senza lasciare indietro nessun passaggio.

Ci siamo voluti confrontare con le rappresentanze dei sindaci, dei presidenti delle Province, con i rappresentanti dei comitati degli alluvionati.

Mi fa piacere che la proposta che avevo portato all’attenzione dell’Ufficio di Presidenza proprio della Commissione III sia stata in quella sede approvata all’unanimità.

 Guardate, il confronto, soprattutto in queste ore, soprattutto in queste settimane, soprattutto in questi mesi, è fondamentale per cercare di inquadrare nella maniera più completa possibile quello che è successo. Mi sento anche di poter dire che noi viviamo in una Regione e compartecipiamo all’amministrazione di un Ente che non ha mai avuto la presunzione di avere da solo le risposte che servono ai cittadini, che servono alle comunità. Non è un caso che lo strumento di cui si sono dotati il presidente e la Giunta sia quello del Patto per il clima e per il lavoro, con cui, insieme a tutte le rappresentanze economiche e sociali, a chi si occupa di associazionismo, agli istituti di credito e alle scuole, si affrontino di volta in volta le questioni.

Penso che abbiamo dato una bella immagine di noi, una bella immagine del territorio quando a trattare con il Governo Meloni, a rappresentare quello che è successo siamo andati insieme con i sindaci di ogni colore politico e con il tavolo del Patto.

Voglio anticipare che noi cercheremo, proprio per tener fede alla sobrietà dell’impianto legislativo, alcuni ordini del giorno con cui andremo ad accompagnare quella proposta. Uno di questi, a mia prima firma, si occupa di ribadire, anche in questa sede, una cosa che riteniamo importante: abbiamo bisogno che 1 miliardo e 200.000 euro di risorse, che erano state messe in disponibilità di alcuni Ministeri per i territori alluvionati e che parlava alle imprese che esportano, da una parte, e alla Cassa integrazione, dall’altra, che non sono state utilizzate, perché su 1 miliardo e 200.000 euro sono stati utilizzati circa 42 milioni di euro, possano dal Governo essere al più presto messe nella disponibilità del Commissario Figliuolo, a cui colgo l’occasione di augurare buon lavoro.

Come sapete, il Gruppo politico del Partito Democratico di cui faccio parte già a luglio scorso aveva chiesto di poter avere un confronto in Assemblea legislativa, indipendentemente da quella che sarà la sede, un confronto con lui per capire come la struttura si sta muovendo, con quali tempi, con quali strumenti, sono impegnati, insieme all’Agenzia di Protezione civile regionale, insieme alla vicepresidente Priolo a ricostruire il nostro territorio.

Sempre in quell’ordine del giorno e con quell’ordine del giorno, rafforziamo una richiesta che è in discussione in queste ore in Parlamento, con cui chiediamo altre due cose: da una parte che vengano rafforzate le strutture dei nostri Comuni; ci sono alcuni Comuni più robusti, più grandi, che hanno avuto dei territori alluvionati (penso a quello di Ravenna), ma ci sono anche piccoli Comuni (penso al Comune di Sant’Agata), e le osservazioni che sono arrivate su questo progetto di legge sono arrivate proprio dal sindaco Enea Emiliani, un grido d’allarme, una preoccupazione, un invito a far sì che i bandi con cui daremo attuazione concreta all’utilizzo di queste risorse siano il più semplici possibili da una parte, ed evitino di sovraccaricare ulteriormente le strutture dei Comuni già fragili che in questi mesi e in queste settimane si sono occupati, ad esempio, tra le tante altre cose, di vagliare le domande di CIS e di CAS, il contributo di immediato sostegno e quello di autonoma sistemazione, che sono le uniche risorse che ad oggi i nostri cittadini hanno avuto.

Infine, con quell’ordine del giorno, chiederemo ancora una volta che venga sbloccata la possibilità di utilizzare il credito d’imposta come misura celere per mettere in mano a delle imprese risorse da poter subito reinvestire nel riammodernamento, nell’acquisto di macchinari e di tutte le strumentazioni necessarie a far ripartire un intero territorio.

Vado a chiudere perché ho visto che mi rimangono solo alcuni minuti, ringraziando il Partito Democratico, ma l’intera maggioranza per avermi fatto fare la relatrice di questo provvedimento. Guardate: sento tutta la responsabilità di quello che noi stiamo facendo, sento tutta la responsabilità che è nelle cose che andremo a discutere più tardi e domani. Vengo, come sapete, come il relatore di minoranza, Andrea Liverani, voglio ringraziare anche lui per il confronto che abbiamo sempre avuto, a volte da punti di vista diversi, ma a volte portando in quest’aula le stesse istanze, da un territorio, quello di Faenza, che ha visto 22.800 persone colpite. Siamo 58.000, gli abitanti. Ha visto quasi 10.000 unità immobiliari danneggiate. Chi ha avuto solo la cantina e il garage, ma in alcune famiglie l’acqua è arrivata oltre il secondo piano. Più di un migliaio di auto alluvionate. Ancora, 140 nuclei che sono sfollati in albergo. Un altro dato che ci dà la misura: sono 4.300 le domande di CIS e 1.790 che alla prima scadenza erano state depositate. Questo ci dà la misura, se ce ne fosse bisogno, di quello che è successo. Ma non penso.

Lasciatemi rinnovare anche in questa occasione una promessa che io avevo fatto in quest’aula, ma che avevo fatto ai cittadini dell’Emilia-Romagna. Noi non mancheremo di ripetere qui e in tutte le sedi istituzionali che avremo a disposizione, con tutta la forza che i nostri concittadini meritano, non smetteremo mai di chiedere che tutte le risorse che doverosamente i cittadini emiliano-romagnoli hanno necessità di avere per ricostruire quello che hanno perduto, in alcuni casi tutto o quasi tutto, saranno l’obiettivo del nostro impegno delle prossime settimane, finché staremo seduti in questi banchi. Chiederemo di fare il meglio alla nostra Regione, ai nostri assessori, alla Giunta, ma con la stessa forza non abbiamo timore di chiedere quello che ci spetta, guardate, non all’Emilia-Romagna, ma agli emiliano-romagnoli, anche al Governo centrale, senza timidezza.

Ed è il motivo per cui anche in questa sede vi invito, colleghi, come ho fatto in Commissione, nelle sedute della settimana scorsa, a valutare l’approvazione all’unanimità di questo progetto di legge, perché penso che ci darebbe più forza nell’interlocuzione con gli altri livelli istituzionali. Una forza che dobbiamo continuare a mettere in campo per ristorare imprese, famiglie e cittadini, che doverosamente hanno diritto di riavere quello che hanno perso.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

PRESIDENTE (Zamboni): Relatore di minoranza, consigliere Liverani, ha la parola.

 

LIVERANI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Questo progetto di legge è importante per i cittadini che sono stati colpiti gravemente nel mese di maggio e fatica a non ricordarlo, perché per le persone che hanno vissuto questa grande tragedia è una cosa impressionante, e oggi siamo qui per questo progetto di legge, ringraziando tutti i cittadini e le imprese che hanno partecipato attivamente alla raccolta fondi dedicata agli alluvionati, e a questo persone va detto grazie perché hanno donato persone che... e chi è venuto a toccare con mano quello che è successo sul territorio romagnolo può rendersi conto veramente di quello che è successo.

La cifra raccolta è di circa 51 milioni di euro, circa 47 saranno dati a chi è stato colpito gravemente. Il progetto di legge evidenzia, nel nome dell’affinità, misure urgenti a sostegno della comunità e dei territori della Regione Emilia-Romagna colpiti dai recenti eventi emergenziali. Come eventi emergenziali si intendono gli eventi alluvionali di maggio, che hanno portato alla disperazione totale famiglie e imprese. Come dicevo prima, c’è chi ha perso il lavoro, chi ha perso l’attività, chi ha perso la casa, l’auto, quindi sicuramente questo progetto di legge andrà aiutare un pochettino le persone che sono state gravemente colpite.

La solidarietà si è mossa velocemente, sempre velocemente si sono costituiti comitati in rappresentanza degli alluvionati e dei loro bisogni. Per questo vanno ringraziate le persone che hanno creato questi comitati per aiutare queste persone e per cercare di migliorare questa legge, cercando - almeno questo è quello che pensiamo come Lega - di indennizzare l’intera cifra a chi è stato alluvionato, perché penso che il pensiero delle persone che hanno fatto una donazione sia per quelle che hanno perso tutto.

Anticipo quindi che noi saremmo assolutamente per dare questi soldi a chi è stato alluvionato.

E poi voglio fare dei passaggi che non bisogna mai, mai dimenticare. Se ci troviamo in questa situazione, lo dico ogni volta che intervengo su quello che è successo: non possiamo dimenticare le persone che vivono il territorio ogni giorno, chi lavora nell’agricoltura, chi si sporca le mani, chi conosce il territorio, magari anche molto meglio di noi, più volte hanno segnalato le problematiche dei nostri fiumi, la non pulizia dei fiumi.

Sentire che questa è la terza catastrofe del mondo, su questo punto non sono d’accordo, ma perché basta sentire le persone che incontriamo tutti i giorni, noi, le persone che lavorano la terra, che lavorano vicino a un fiume, ricordare i nostri avi, che hanno sempre detto che i fiumi vanno puliti, che va fatta manutenzione, cosa che hanno sempre perennemente fatto. Questo non ce lo possiamo dimenticare: basta vedere negli archivi le foto che c’erano, e i fiumi non erano ridotti in questo stato. Diversamente, mi chiedo: perché adesso, per quale motivo i nostri fiumi vengono rasi al suolo? Per quale motivo vengono puliti?

Se fino all’altro giorno dicevate chiaramente che la colpa non era della non pulizia dei fiumi, adesso li state pulendo, anche in modo massiccio? Questo lo dico perché io sono d’accordo, lo ribadisco, l’ho sempre detto: la Meloni ha detto che i soldi arriveranno al 100 per cento, però, guardando al futuro, dobbiamo ricordarci che queste cose non devono capitare più. Non devono capitare più, e dobbiamo sempre cercare di tenere il nostro territorio pulito e in ordine, cosa che non è stata fatta in passato.

Poi, sentendo persone che hanno lavorato all’interno, in questo periodo, dopo tutto quello che è successo, avevano chiesto con forza anche di metterci le mani e di dare una pulizia, un ordine dei nostri fiumi, anche gratuitamente. Questo non è stato permesso. Penso che una deroga per persone che lo fanno volontariamente... Penso non ci sia nessun problema. Anzi. Adesso andiamo a spendere milioni e milioni di euro per la pulizia dei fiumi. Spendiamo tanti soldi per la pulizia dei fiumi. Soldi che si potevano risparmiare. Soldi che si potevano usare in un altro modo. Invece li stiamo usando adesso per questa pulizia. Soldi che potevano essere usati in un altro modo. Potevano essere usati, magari, per aiutare le persone che sono state colpite. Credo sia stato un errore importante di chi amministra questa Regione.

Il mio intervento non voglio portarlo più a lungo di così. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dopo l’intervento della relatrice della Commissione e del relatore di minoranza, apriamo la discussione generale.

Chi si iscrive a parlare? Non vedo richieste di intervento.

Sono arrivati, intanto, altri ordini del giorno. Adesso predisponiamo la distribuzione.

Gli emendamenti sono 15, ma non sono ancora stati distribuiti.

Se nessuno chiede di intervenire, sospenderei la seduta per cinque minuti per consentire la distribuzione degli emendamenti che sono arrivati.

Si è accesa però una lampadina verde del consigliere Pompignoli che chiede di intervenire.

Consigliere Pompignoli, ci dica, vuole intervenire?

 

POMPIGNOLI: Certo.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Bene, ha la parola.

 

POMPIGNOLI: Mi perdoni, mi stavano marcando a zona gli altri colleghi della maggioranza, non vedevano l’ora che intervenissi, però giustamente il tema è molto sentito, molto caldo, abbiamo discusso in questa settimana rispetto alla tematica legata al PdL delle alluvioni.

Mi preme sottolineare alcuni aspetti di carattere generale, che vanno dall’inizio della presentazione di un mio question time con risposta da parte del sottosegretario Baruffi fino alla richiesta da parte di questo Gruppo di sentire i comitati degli alluvionati, che devono decidere in autonomia.

Io ricordo che circa un mese fa più o meno, forse anche prima, chiesi in un question time di comprendere come la Regione Emilia-Romagna intendesse distribuire le risorse legate alle donazioni. Mi ricordo che in quella circostanza il sottosegretario prese la parola e nel suo intervento fu molto chiaro rispetto agli intendimenti della Giunta, chiarezza che poi è stata tradotta in questo progetto di legge.

Nella discussione il sottosegretario diceva “il 50 per cento delle donazioni che sono arrivate in Regione Emilia-Romagna verrà dato per le auto, e il 50 per cento, quindi altri 24 milioni, verrà erogato agli Enti locali per gli impianti sportivi e tutta una serie di problematiche legate a interventi sugli immobili pubblici”. Chiaro è che in quel momento ancora non erano state ben definite le richieste dei cittadini alluvionati, e già era un primo passo di partenza rispetto al quale ci si interrogava su queste donazioni, tenuto conto che c’era un momento di difficoltà normativa che riguardava il fatto che la nomina del Commissario Figliuolo era intervenuta in un determinato momento e parte delle risorse legate alle donazioni intervenute successivamente alla nomina di Figliuolo e al decreto che poi, istituiva questa nomina, venivano invece lasciate proprio alla Protezione civile, quindi nella disponibilità del generale.

Rispetto a questa discussione, ovviamente, ci hanno informato in un Ufficio di Presidenza allargato ai presidenti di Commissione, di voler introdurre con questo progetto di legge uno strumento normativo per distribuire queste risorse. Questo i primi di settembre. In questo Ufficio di Presidenza allargato ai presidenti, ovviamente ero presente anch’io, e già in quell’occasione feci qualche osservazione a questo progetto di legge e al suo iter dicendo che fondamentalmente era inusuale, da un punto di vista procedurale, fare un progetto di legge in una settimana.

Era assolutamente necessario condividere le scelte fatte su queste risorse con gli alluvionati, cioè con chi aveva subìto il danno per capire e comprendere la loro destinazione, cioè le volontà di chi ha subìto in ragione di questa situazione.

Ebbene, siamo arrivati, sostanzialmente in due giorni. Si è provveduto a licenziare questo progetto di legge in Commissione. Nei due giorni successivi alla votazione in Commissione si è proceduto a sentire i Comitati degli alluvionati, i Sindaci dei territori colpiti, e oggi in aula c’è la discussione per poi fare la votazione.

Una delle prime osservazioni che faccio all’assessore Calvano, ovviamente, rispetto a questo progetto di legge, è questa: si lascia ampia libertà alla Giunta di decidere i criteri secondo i quali i fondi che sono arrivati dalle donazioni verranno distribuiti.

Chiaro è che consegniamo alla Giunta un progetto di legge sostanzialmente vuoto, demandando a loro ogni individuazione di carattere tecnico e distributivo. Questo, a mio modo di vedere, non va nell’ottica di una concertazione con l’Assemblea legislativa, ma la stessa Assemblea viene esautorata da ogni tipo di idea, costruzione rispetto a questo percorso.

È chiaro che viene individuato in un articolo precipuo dell’impianto normativo di questo PDL il fatto che debba essere sentita la Commissione competente. Abbiamo visto questa mattina, in un altro provvedimento, sempre nel mio question time, come il “sentita la Commissione competente” possa essere superato in qualsiasi modo. Questo, ovviamente, consegna un quadro legato a un importo delle donazioni che non ci consente di controllare la filiera, cioè come verranno determinati criteri, chi stabilirà questi criteri, quando verranno erogate le somme, come verranno erogate le somme, quali saranno le percentuali rispetto a quello che è previsto dall’articolo 2 delle somme che dovranno essere distribuite sulle quattro lettere indicate dal medesimo articolo, cioè quanto andrà ai cittadini residenti che siano intestatari di veicoli danneggiati da eventi alluvionali (abbiamo detto il 50 per cento, ma oggi dobbiamo capire le modalità e la tempistica); quanto andrà alle famiglie, alle persone residenti o con dimora principale, abituale o prevalente nei medesimi territori in particolari situazioni di fragilità economica e sociale; quanto andrà alle imprese e agli altri soggetti privati che operano nei medesimi territori o che hanno subìto danni a causa dei predetti eventi e quanto agli Enti locali delle aree interessate dagli eventi alluvionali per interventi straordinari relativi ai beni immobili pubblici adibiti a scuole, a impianti sportivi e ad altro.

L’articolo 3 dice che la Giunta regionale, con propri atti, stabilisce criteri, condizioni e modalità. Questa è una delle prime perplessità che ci hanno indotto a discutere di questo progetto di legge e a sollevare le criticità di questo PDL, forse fatto troppo in fretta.

Un’altra perplessità che arriva stavolta non da consiglieri regionali, membri dell’opposizione, ma dagli stessi Comitati è legata all’articolo 2, lettera d). Io ho ascoltato con attenzione sia le parole della relatrice di maggioranza che dell’assessore Calvano, al momento dell’illustrazione del progetto di legge. Entrambi hanno specificato in maniera tassativa come queste risorse andranno anche agli enti locali, senza se e senza ma.

Non ci sono assolutamente stati cambi di linea dopo che venerdì abbiamo ascoltato i comitati. I soggetti interessati cioè e destinatari di questi provvedimenti hanno detto tutt’altro, in palese contrasto anche con le dichiarazioni dei Sindaci dei territori colpiti, almeno per quelli che abbiamo sentito.

Se cioè il Sindaco ritiene necessario che queste risorse debbano andare anche agli enti locali i comitati dicono “assolutamente no”. Lo ha detto l’avvocato che rappresentava i comitati a livello regionale, lo hanno detto i Comitati locali, lo hanno ribadito con richieste su richieste. Ma nonostante questa voce, la Giunta ci presenta questo progetto di legge oggi in discussione.

Mi sarei aspettato qualche emendamento rispetto a questo tema, da parte della maggioranza, ma probabilmente non si vuole ascoltare o si fa finta di non aver capito dove dovranno andare queste risorse.

Poi mi si dice, in extremis, da parte dell’assessore Calvano, che noi intanto lo mettiamo; poi, vedremo. È abbastanza singolare, questo ragionamento: perché dobbiamo prevedere una serie di cose se noi sappiamo già a monte che quella determinata categoria non deve essere inserita in un progetto di legge?

A volte mi viene da pensare che probabilmente non si ascoltano troppo i comitati che si sono costituiti per capire e comprendere le varie decisioni che vengono messe in campo dagli Enti locali, e questo suscita ovviamente in noi forte perplessità in ordine a un progetto di legge che consegna alla Giunta ogni tipo di decisione.

Sotto questi profili, quindi, dobbiamo cercare di essere granitici e stabilire esattamente quelle che sono le condizioni di approvazione di questo progetto di legge. Ci si chiede l’unanimità, che avrebbe un senso qualora la maggioranza ascoltasse anche l’opposizione. Questo ragionamento ovviamente sta nel capire, qualora vengano fatte queste osservazioni, se la Giunta, o in questo caso la maggioranza, modifichi il proprio orientamento e assetto.

Al momento, ovviamente, non ci sono interventi da parte della maggioranza che ci possano consentire di capire se il PDL sia flessibile o meno. Credo, interpretando un po’ l’iter di questi ultimi quattro anni, che, nel momento in cui c’è un progetto di legge da parte della Giunta, difficilmente si pongano delle modifiche o si inseriscano delle modifiche.

 È quindi evidente che ci troviamo in una difficile posizione, dove, da un lato, noi riteniamo che queste somme debbano andare direttamente a chi è stato danneggiato, dall’altro, invece, abbiamo una visione diversa, quindi difficilmente ci farete cambiare idea sulla bontà del vostro provvedimento.

È emerso inoltre come all’interno di questo PDL un po’ cornice, perché all’interno ci sono pochi contenuti, non vi siano risorse, se non quelle che vengono enunciate in conferenza stampa, e anche su questa tematica sarebbe bene riuscire ad essere chiari e precisi su quanto e su come si intenderà individuare esattamente l’importo che poi dovrà essere destinato agli alluvionati nelle modalità previste dall’articolo 2.

Ebbene, tutti questi ragionamenti per dire che era necessario provvedere in maniera celere alla distribuzione di queste risorse; che era necessario ascoltare i destinatari e beneficiari di queste risorse; che è necessario ed era necessario coinvolgere l’Assemblea o le Commissioni sui criteri di scelta; e tutto ciò che era necessario non è stato fatto da parte della maggioranza.

È naturale quindi che ci troviamo di fronte a un bivio e dobbiamo capire come la maggioranza stessa intenda sviluppare queste argomentazioni, senza poi entrare in discussioni che possono riguardare le cause che hanno determinato l’evento, l’evento eccezionale degli ultimi 6 milioni di anni, un evento straordinario… Non si vuole andare al momento ad individuare questo. Stiamo parlando di un progetto di legge che distribuisce risorse.

Su questo ovviamente dobbiamo intervenire, dobbiamo disquisire. Ovviamente, all’interno di questo progetto di legge ci sono altre risorse che vengono messe in campo dalla Regione (il granchio blu, piuttosto che il bollo auto e quant’altro). Queste ovviamente sono risorse sulle quali c’è poco da dire, è necessario comunque fare, attuarle, quindi c’è piena condivisione. Però, su un atto così importante ci si aspettava maggiore flessibilità da parte della Giunta, e maggiore ascolto, cosa che ovviamente non è avvenuta.

È evidente quindi che la discussione non poteva trovare certamente convergenza, se non attraverso atti, o comunque discussioni che la Giunta e che la maggioranza vorrà fare rispetto a queste modifiche che a mio modo di vedere appaiono fondamentali e sostanziali affinché si cerchi e si provi a trovare una unità di intenti rispetto a un PDL che è assolutamente necessario e condivisibile nell’impianto legato alla distribuzione immediata delle donazioni.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Ha chiesto di intervenire la consigliera Evangelisti.

 

EVANGELISTI: Presidente, in realtà vorrei utilizzare tutto il tempo a disposizione, quindi chiederei, visto l’orario, di poter intervenire domani.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Se nessuno pensa di poter fare un intervento breve, direi che sospendiamo la seduta, quindi ricominciamo domani, dalla consigliere Evangelisti, che avrà tutti i venti minuti a disposizione.

La seduta, quindi, è chiusa.

 

La seduta ha termine alle ore 18,19

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Stefano BARGI; Fabio BERGAMINI; Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI; Andrea COSTA, Palma COSTI, Luca CUOGHI, Matteo DAFFADÀ, Mirella DALFIUME, Marta EVANGELISTI, Marco FABBRI, Michele FACCI, Pasquale GERACE, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Gian Luigi MOLINARI; Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI; Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI; Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI; Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Silvia ZAMBONI; Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

gli assessori Paolo CALVANO, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Paola SALOMONI, Igor TARUFFI e il sottosegretario Davide Baruffi.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano BONACCINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la Presidente dell’Assemblea Emma PETITTI, il consigliere Gabriele DELMONTE; gli assessori Vincenzo COLLA, Barbara LORI, Irene PRIOLO.

 

Votazione elettronica

OGGETTO 6974

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Sviluppo dell'economia urbana e qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi. Abrogazione della legge regionale 10 dicembre 1997, n. 41". (73)

 

Presenti: 42

Favorevoli: 27

Astenuti: 14

Presente non votante: 1

Assenti: 8

 

Favorevoli:

AMICO Federico Alessandro; BONDAVALLI Stefania; BULBI Massimo; CALIANDRO Stefano; CASTALDINI Valentina; COSTA Andrea; COSTI Palma; DAFFADÀ Matteo; DALFIUME Mirella; FELICORI Mauro; GERACE Pasquale; MARCHETTI Francesca; MOLINARI Gian Luigi; MONTALTI Lia; MORI Roberta; MUMOLO Antonio; PIGONI Giulia; PILLATI Marilena; RONTINI Manuela; ROSSI Nadia; SABATTINI Luca; SONCINI Ottavia; TARUFFI Igor; ZAMBONI Silvia; ZAPPATERRA Marcella; FABBRI Marco; PARUOLO Giuseppe.

 

Astenuti:

BARGI Stefano; BERGAMINI Fabio; CATELLANI Maura; CUOGHI Luca; EVANGELISTI Marta; FACCI Michele;

LIVERANI Andrea; MARCHETTI Daniele; MASTACCHI Marco; MONTEVECCHI Matteo; OCCHI Emiliano; POMPIGNOLI Massimiliano; RANCAN Matteo; TAGLIAFERRI Giancarlo

 

Presente non votante:

RAINIERI Fabio

 

Assenti:

BONACCINI Stefano; DELMONTE Gabriele; GIBERTONI Giulia; MALETTI Francesca; PELLONI Simone; PETITTI Emma; PICCININI Silvia; STRAGLIATI Valentina

 

Emendamenti

OGGETTO 6974

Progetto di legge d'iniziativa Giunta recante: "Sviluppo dell'economia urbana e qualificazione e innovazione della rete commerciale e dei servizi. Abrogazione della legge regionale 10 dicembre 1997, n. 41". (73)

 

Emendamento 1, a firma della consigliera Castaldini

«Si sostituisce all'Articolo 2 "Definizioni", la lettera "d-bis" con il seguente testo:

d-bis) per Manager di Hub: un'apposita figura di coordinamento che ha il compito di garantire la regia unitaria dell'Hub, interagendo con gli aderenti all'hub e in grado di presentare proposte progettuali anche complesse, di coordinare e di fornire supporto tecnico-organizzativo nello sviluppo nell'attuazione delle azioni previste, di organizzare e convocare le riunioni periodiche, di occuparsi della rendicontazione.».

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma della consigliera Castaldini

«Si chiede di modificare l'Articolo 7 "Progetti per l'insediamento e lo sviluppo degli esercizi commerciali polifunzionali" comma 2) come segue:

"2. Dei contributi di cui al comma 1 possono beneficiare le piccole e medie imprese, anche organizzate in cooperative di comunità, del commercio, di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande e di servizio, per interventi concernenti:

………….[………….]».

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma della consigliera Castaldini

«Si chiede di modificare il comma 3 dell'Articolo 13 "Comitato regionale di monitoraggio e Osservatorio regionale" sostituendo il comma 3 come segue:

"3. Anche al fine di supportare l'attività del Comitato, la Regione svolge funzioni di Osservatorio sullo sviluppo e le dinamiche connesse con l'economia urbana, avvalendosi dell'Osservatorio del commercio istituito con l'art. 14 della legge regionale n. 14 del 1999, eventualmente integrato con le necessarie ulteriori competenze."»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma della consigliera Castaldini

«Si chiede di aggiungere all'Articolo 14 "Assistenza tecnica" il seguente comma 2:

2. Attraverso la piattaforma gestita dall'Agenzia lntercent E-R saranno raccolte le domande di tutti gli hub e tutte le procedure di contributi previsti in questa legge.»

(Respinto)

 

Emendamento n. 5, a firma dei consiglieri Cuoghi, Evangelisti, Tagliaferri

«All'articolo 6 "Progetti per la riqualificazione sostenibile e la valorizzazione delle aree a vocazione commerciale" inserire un ulteriore lettera recante:

c) All'integrazione di servizi di trasporto pubblico locale, ovvero la pianificazione dell'accessibilità veicolare privata.»

(Respinto)

 

Emendamento n.6, a firma della consigliera Zappaterra

«Al comma 3 dell'articolo 10, dopo le parole:

"in proporzione all'importo globale delle"

è aggiunto il seguente periodo:

"garanzie anno per anno emesse sulle diverse"»

(Approvato)

 

Emendamento n.7, a firma della consigliera Stragliati

«All'art. 7, comma 3, sostituire il periodo "limite massimo del 30 per cento", con il periodo "limite massimo del 50 per cento".»

(Respinto)

 

Emendamento n.8, a firma della consigliera Stragliati

«All'art. 7, sostituire il comma 7, con il seguente comma:

"La Regione concede contributi al funzionamento degli esercizi commerciali polifunzionali nei territori soggetti a fenomeni di rarefazione del sistema distributivo e dei servizi, come individuati ai sensi dell'art. 9 della L.R. 14 del 1999, con le modalità di cui al successivo art. 17".»

(Respinto)

 

I PRESIDENTI

 

I SEGRETARI

Rainieri - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

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