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Legislatura XI - Commissione I - Resoconto del 15/02/2023 pomeridiano

     

    Resoconto integrale n. 4

    Seduta del 15 febbraio 2023

     

    Il giorno 15 febbraio 2023 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. PG.2023.3035 del 9/02/2023, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede dei Vicepresidenti e dei seguenti membri per Gruppo assembleare: Costi, Marchetti F., Montalti, Pillati (PD); Bondavalli (BP), Amico (ERCEP); Catellani, Occhi, (Lega); Mastacchi (RCPER); Piccinini (M5S); nonché degli altri partecipanti in via telematica in applicazione dell’art. 124, comma 4 bis del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e della delibera dell’Ufficio di Presidenza 26 maggio 2022, n. 26 (Disposizioni per lo svolgimento in modalità telematica o mista delle sedute delle Commissioni assembleari).

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    5

    presente

    BARGI Stefano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    4

    presente

    SABATTINI Luca

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    8

    presente

    AMICO Federico Alessandro

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    7

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    3

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    COSTI Palma

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    EVANGELISTI Marta

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    assente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    GERACE Pasquale

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    assente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

    1

    presente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PILLATI Marilena

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    assente

    Sono presenti l’assessore al Bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale Paolo CALVANO e la Presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti.

     

    Partecipano alla seduta: i parlamentari europei on. A. Basso, P. Guidoni, A. Moretti, M. Salini, M. Gaudina (Capo della rappresentanza della Commissione europea a Milano), M. Molinari (Responsabile dell’Ufficio a Milano del Parlamento europeo).

     

     

     

     


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    UDIENZA CONOSCITIVA

    sulle iniziative di competenza regionale del Programma di lavoro 2023 della Commissione europea

     

    partecipano

     

    Massimiliano

    Bellavista

    Responsabile Pesca e Acquacoltura Emilia-Romagna Legacoop agroalimentare

     

    Pietro

    Mambriani

    Confindustria Emilia-Romagna

    Miriama

    Baldassari

    Assodanza

    Laura

    Monti

    Assessora comune di Cotignola

    Maria Anita

    Parmeggiani

    Dirigente Sanitario COSMED Emilia-Romagna

    Marco

    Tonti

    Presidente Arcigay Rimini

    Elisabetta

    Todeschini

    Federmanager Minerva nazionale e coordinatrice territoriale di Parma

     

    Margherita

    Romanelli

    Responsabile programmi europei, policy e advocacy WEWORLD – GVC

     

     

    COMMISSIONE I

    mercoledì 15 febbraio 2023

     

    Luca SABATTINI. Vicepresidente Commissione I Buon pomeriggio.

    Visto il copioso pomeriggio di lavori, direi di cominciare.

    Sono Luca Sabattini, vicepresidente della Commissione bilancio; il presidente Pompignoli arriverà nel corso della seduta, gli cederò poi la presidenza.

    Intanto, cominciamo con l’appello.

    Bargi Stefano presente in aula.

    Federico Amico, presente in aula.

    Gianni Bessi.

     

    Gianni BESSI. Presente.

     

     SABATTINI. Perfetto.

    Bondavalli Stefania presente in aula.

    Castaldini Valentina, c’è.

    Catellani Maura presente in aula.

    Palma Costi presente in aula.

    Evangelisti Marta, vediamo se è collegata.

    Marchetti Daniele non è ancora collegato.

    Marchetti Francesca presente in aula.

    Mastacchi Marco presente in aula.

    Montalti Lia presente in aula.

    Occhi Emiliano presente in aula.

    Pelloni Simone.

    Piccinini Silvia.

    Pillati Marilena presente in aula.

    Rancan Matteo non è collegato.

    Tagliaferri Giancarlo non è collegato.

    Zamboni Silvia non è collegata.

    Fabbri Marco.

     

    Marco FABBRI. Presente.

     

    SABATTINI. Perfetto.

    Gerace Pasquale non è collegato.

    Gibertoni Giulia non è collegata.

    Okay. C’è il numero legale, quindi possiamo cominciare i nostri lavori.

     

    SABATTINI. Oggi apriamo con l’udienza conoscitiva della Sessione europea, che si aprirà formalmente l’8 marzo con la prima riunione della Commissione I. Abbiamo, come dicevo in apertura, un corposo numero di interventi.

    Come di consueto, dopo i saluti istituzionali ci saranno gli interventi del dottor Gaudina e l’ascolto degli stakeholder e dei nostri rappresentanti al Parlamento europeo.

    Una piccola nota per i nostri lavori. Al contrario della prassi solita che abbiamo utilizzato, anche nel corso degli anni passati, abbiamo deciso, come Ufficio di Presidenza, anche frutto del lavoro che era stato fatto con l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea che porterà poi a una modifica normativa. Quest’anno nomineremo un relatore di maggioranza e un relatore di minoranza della risoluzione che poi sarà presentata in Aula a conclusione della Sessione europea, della fase discendente. Questa è la fase nella quale ci troviamo, li nomineremo ufficialmente nella seduta dell’8 marzo, in sede di apertura.

    Abbiamo pensato di anticipare comunque questa, che sarà poi recepita da una modifica normativa nel corso dei prossimi mesi, probabilmente, in uno dei veicoli omnibus che presenteremo in Aula. Prima di cedere la parola per i saluti istituzionale alla presidente dell’Assemblea, Emma Petitti, ovviamente ricordo che l’iter vedrà coinvolte tutte quante le Commissioni assembleari per argomenti di competenza. Sono tanti i provvedimenti e anche i focus che, già anche dal punto di vista organizzativo, penseremmo di fare per competenza nelle singole Commissioni, e che poi verranno raccolte all’interno della risoluzione finale.

    Oltre a dare il benvenuto quindi a chi è presente in aula e a quelli collegati, ringrazio per contribuire a questo percorso di ascolto e di iniziativa da parte delle Istituzioni regionali di tutto il nostro continente. Noi diamo una grande valorizzazione a questo percorso che abbiamo consolidato nel corso del tempo.

    Per i saluti istituzionali cedo la parola alla presidente Petitti. Per gli interventi, così lo dico inizialmente – grosso modo saranno interventi che chiediamo di contenere all’interno dei dieci minuti per consentire lo svolgersi di tutta quanta la seduta dando la possibilità a tutti di portare il proprio contributo. Prego, presidente.

     

    Emma PETITTI, presidente dell’Assemblea legislativa. Grazie, Luca. Insieme a te ringrazio il presidente Pompignoli della Commissione, ringrazio tutti i presenti, chi ci sta seguendo on line, tutti gli stakeholder che hanno deciso di partecipare a questa importante iniziativa, a questo importante pomeriggio con i loro contributi.

    Ringrazio i parlamentari europei, che non sono mai mancati in questi anni nel contribuire a costruire con noi un percorso di ascolto e di crescita sulle politiche europee. Dopo di me interverrà anche la consigliera Lia Montalti che per l’Ufficio di Presidenza ha proprio la delega alle politiche europee e ai rapporti con la dimensione europea.

    Tengo a sottolineare, ovviamente, questa relazione molto stretta che in questi anni abbiamo sempre mantenuto tra Assemblea e Giunta. L’assessore Calvano potrà arricchire le considerazioni che, come Assemblea, mi sento di condividere con voi. In questi anni abbiamo sempre puntato a vivere questo momento come un’opportunità, proprio per consolidare le relazioni tra la nostra istituzione, i cittadini, le imprese, le associazioni, tutti gli stakeholder, raccogliendo quei suggerimenti, quegli stimoli che devono anche arricchire il nostro confronto politico: Maurizio Molinari, Massimo Gaudina entreranno nel merito di iniziative che riguardano proprio questo programma di lavoro dedicato alla Sessione europea.

    Crediamo che si tratta di un lavoro rilevante, come veniva ricordato dal consigliere Sabattini, che poi, nelle prossime settimane entrerà nel merito delle varie questioni, anche attraverso il coinvolgimento di tutti i consiglieri proprio nelle varie Commissioni competenti.

    Un esercizio di ascolto, se vogliamo definirlo così, che richiama anche il più grande esperimento democratico che l’Unione europea ha promosso: quello della Conferenza sul futuro dell’Europa. Conferenza sul futuro dell’Europa che sappiamo essersi conclusa a maggio dell’anno scorso, e per la quale il Centro Europe Direct della nostra Regione, che ha proprio sede nell’Assemblea legislativa, ha svolto un ruolo prezioso, importante, di hub della Conferenza, insieme agli altri Centri europei. Di questo voglio ringraziare enormemente per il lavoro svolto dal nostro Centro Europe Direct, e crediamo che la Conferenza sul futuro dell’Europa sia stato esso stesso un esercizio straordinario di democrazia partecipativa e deliberativa, proprio su scala europea, un modo che è servito anche a migliorare la definizione delle politiche europee.

    Il successo è stato tale che abbiamo anche modificato il programma di lavoro di quest’anno. È il primo che dà direttamente o indirettamente seguito ad alcune proposte che la Conferenza sul futuro sull’Europa ha avanzato, questo per dire che è un reale esercizio di ascolto e di democrazia partecipativa a cui come Assemblea regionale teniamo molto. Per fare solo alcuni esempi: siamo riusciti ad intervenire rispetto, ad esempio, al riesame della governance economica europea, rispetto al grande tema dei rifiuti alimentari e tessili e al tema della salute mentale.

    Ci sono stati poi i panel di cittadini, quindi, ancora una volta, con il coinvolgimento diretto delle nostre comunità, che in qualche modo riescono a deliberare sulle iniziative del prossimo anno in materia, ad esempio, di sprechi alimentari, mobilità per l’apprendimento e mondi virtuali.

    Alcuni esempi concreti per condividere con voi come il nostro lavoro riesce ad incidere direttamente sulle politiche messe in campo. Quest’anno la Sessione europea si svolge ancora in un contesto che viviamo a livello europeo e a livello nazionale e regionale molto difficile, quindi per tutti i cittadini europei. È passato ormai un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e sappiamo che stiamo ancora vivendo una crisi sanitaria profonda: tre anni di Covid, un anno di guerra e la crisi sanitaria è diventata anche una crisi economica e sociale che si è andata ad aggiungere alla crisi climatica. Quindi, inevitabilmente, un contesto complesso, delicato e critico che chiama in causa, e che rappresenta anche un’opportunità per rivedere il nostro sistema stesso di governance. Tengo però a sottolineare che c’è un aspetto, un elemento che ha caratterizzato tutti gli Stati membri della nostra Europa, le stesse Regioni, la nostra Regione, Regione d’Europa, perché abbiamo saputo dare, di fronte a questi fatti estremamente critici, prova di grande solidarietà, sostenendo i cittadini e le imprese anche per favorire la ripresa economica e non lasciare indietro nessuno.

    Voglio ricordare le parole della Presidente Ursula Von der Leyen, del 14 settembre scorso, che nel pronunciare il suo discorso sullo stato dell’Unione ha detto che un intero continente si è unito all’insegna della solidarietà, e gli europei non si sono mai tirati indietro e non hanno esitato di fronte alla loro disponibilità a dare aiuto.

    Io credo che in queste parole ci siano tutta la forza e tutta la visione di questa Unione europea: c’è la nostra capacità di agire uniti, per dare risposte ai nostri cittadini, soprattutto a coloro che sono più in difficoltà, senza perder mai di vista gli obiettivi più a lungo termine, che sono quelli legati alla sostenibilità e alla costruzione di società resilienti e giuste.

    Credo che questi obiettivi oggi debbano essere anche al centro del lavoro della nostra Conferenza e della nostra udienza conoscitiva, ed è per questo che io auguro a tutti voi e a tutti noi buon lavoro, ringraziando ancora tutti quanti coloro che hanno voluto partecipare.

    Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie, presidente.

    Do conto anche che si è collegato ai nostri lavori il consigliere Tagliaferri.

    Do adesso la parola all’assessore Calvano, che ha aggiunto anche, tra le sue deleghe, pochi mesi fa, i rapporti con l’Unione europea, quindi gli cedo subito la parola.

     

    Paolo CALVANO, assessore. Grazie, presidente, grazie a tutte e a tutti per la partecipazione alla giornata odierna, e anche agli ospiti che ascolteremo negli interventi successivi, a partire dalla rappresentanza della Commissione europea, alla rappresentanza del Parlamento europeo, considerando anche i diversi parlamentari europei che hanno deciso di intervenire, cosa che ci fa enorme piacere.

    L’udienza conoscitiva di oggi sul programma di lavoro della Commissione europea 2023 in realtà sappiamo che arriva pochissimi giorni dopo un’importante seduta straordinaria del Consiglio europeo. Non possiamo non tenerne conto nel corso del dibattito che avremo oggi, e di quello che avremo durante tutta la Sessione europea.

    Il programma di lavoro 2023 nasce, lo diceva bene la presidente Petitti, che ringrazio, in un contesto di grandi crisi e di grandi trasformazioni. Abbiamo avuto prima la pandemia da Covid 19, con le conseguenze ad essa collegate, e successivamente gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, che sta determinando ripercussioni economiche, che sono sotto gli occhi di tutti, e ripercussioni, purtroppo, ancor più gravi, di carattere umanitario.

    Per far fronte a queste emergenze nel programma di lavoro della Commissione vengono inquadrate tre realtà che tra di loro si integrano a vicenda: la prima è quella indubbiamente della necessità di un’Unione Europea salda e unita, perché solo collettivamente si possono affrontare sfide di questa portata. La seconda realtà punta ad accelerare la trasformazione radicale che è stata delineata già dall’inizio dell’attuale mandato della Commissione europea per rispondere all’emergenza climatica e ambientale da un lato, ad avere economie più residenti, industrie più competitive e società più equa. La terza è quella di andare oltre l’ordinaria amministrazione, attraverso interventi strutturali per la riduzione dei costi dell’energia, garantendo la competitività industriale, la sicurezza alimentare, il rafforzamento dell’economia sociale di mercato.

    È evidente, come dicevo in premessa, che queste cose non possono non tener conto di quelli che sono stati gli esiti del Consiglio del 9 febbraio scorso, quando si è discusso su come affrontare il tema della crisi energetica e rispondere all’Inflation Reduction Act messo in campo dagli Stati Uniti.

    Non si è raggiunto un accordo sul fondo sovrano, ma perlomeno si è arrivati a conclusioni che dovrebbero determinare una maggior flessibilità nell’utilizzo degli aiuti di Stato, un’altrettanta maggior flessibilità nell’utilizzo dei fondi europei, nonché, nell’anno delle competenze, il rafforzamento delle competenze per rispondere alle sfide che abbiamo di fronte.

    C’è da sottolineare che lo scambio tra flessibilità negli aiuti di Stato e maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi europei è funzionale soprattutto a quei Paesi che della maggior flessibilità degli aiuti di Stato non possono approfittare perché hanno vincoli di bilancio, debiti molto elevati. È quindi una di quelle cose che potrebbe far bene all’Italia, o comunque ridurre la scarsa possibilità dell’Italia di agire sugli aiuti di Stato, viste le situazioni di bilancio.

    Vedremo poi, nel corso dei prossimi passaggi, cosa succederà.

    Mi preme sottolineare che indubbiamente la crisi pandemica, la guerra in Ucraina, la crisi energetica ed economica hanno impattato in maniera diversa sulle Regioni. Ce lo dice anche il Rapporto annuale dell’Unione europea sullo stato delle Regioni e delle città nel 2022. È evidente che l’Italia è nel gruppo di quei Paesi e di quelle regioni più colpite.

    Su queste ha agito il PNRR, come sappiamo, con un impatto sul nostro Paese, con una fetta per il nostro Paese molto, molto rilevante. Non possiamo negare che nel PNRR c’è una carente prospettiva territoriale nella gestione del PNRR. Questo obiettivamente rischia di trasformarsi, come ha detto il Comitato delle Regioni, in una opportunità persa per l’Unione europea, cosa che non ci possiamo permettere.

    Per questo, quell’approccio che viene definito space-blind, cioè cieco ai luoghi, rischia di essere un approccio che invece di compensare le differenze territoriali non solo tra nord e sud e all’interno dei territori rischia di ampliarle. Ripeto: questo non possiamo permettercelo.

    Per questo, nella recente missione che come regione Emilia-Romagna abbiamo svolto a Bruxelles negli incontri avuti con gli esponenti dell’alta amministrazione dei diversi Commissari, e ringrazio per questo il lavoro prezioso del nostro ufficio a Bruxelles, per noi fondamentale nel costruire quelle relazioni indispensabili per portare a casa più risultati possibili, in quegli incontri abbiamo evidenziato come sia necessario, nel momento in cui si mettesse mano al tema di organizzazione del PNRR, come sia opportuno dare l’opportunità, scusate il gioco di parole, di avere da lì anche un sostegno in termini di assistenza tecnica nei confronti degli enti locali attuatori degli interventi.

    A ciò abbiamo aggiunto la necessità, o meglio, abbiamo chiesto il massimo dell’attenzione sulla politica di coesione. Non vorremmo cioè che le future scelte di bilancio dell’Unione europea mettano in secondo piano la politica di coesione, quella che utilizziamo in Regione Emilia- Romagna, in Italia e in molte Regioni.

    Lo diciamo perché un terzo del bilancio dell’Unione europea è legato alla politica di coesione, e confidiamo che tale rimanga, perché attraverso quella politica di coesione possono essere messe in campo quelle politiche di valorizzazione delle differenze territoriali, e al contempo, di intervento per ridurre le differenze tra le diverse Regioni e all’interno delle Regioni tra i diversi territori. Una cosa che l’Emilia-Romagna ha fatto e definito attraverso il Documento Strategico regionale, dove abbiamo dato una grande centralità alle ATUS E STAMI, cioè alle politiche territoriali sia delle città che delle zone montane e periferiche, delle cosiddette aree interne, così come abbiamo cercato il massimo di integrazione tra FESR, FSE Plus, FEASR e Fondo di coesione e sviluppo, oltre che ovviamente il PNRR nella strategia inquadrata nel Patto per il lavoro e per il clima.

    Abbiamo ritenuto opportuno, e abbiamo presentato all’Unione europea il nostro sistema di monitoraggio sul PNRR, che oggi ci consente di avere un monitoraggio al minuto su cosa sta succedendo in Emilia-Romagna in termini di risorse che arrivano, di PNRR e loro utilizzo. Siamo a 6,5 miliardi, se non se non vado errato, con una 35 per cento di coloro che dovranno attuare il PNRR, che sono i Comuni capoluogo. Più in generale, i soggetti maggiormente coinvolti come soggetti attuatori sono proprio le realtà territoriali.

    C’è stata anche grande capacità di mettere in campo progetti di network con il coinvolgimento di Regioni, enti locali, ASL, ACER e società partecipate, a testimonianza di quello che vuole essere l’approccio al PNRR da parte dell’Emilia-Romagna, cioè come un approccio di governance partecipativa. In tal senso va anche la cabina di regia che abbiamo messo in campo insieme ad ANCI, UPI, Città metropolitana e UNCEM.

    La Regione inoltre sta investendo e sta cercando di fare la sua parte sul rafforzamento della capacity building degli enti locali, sia attraverso l’attuazione del Progetto “1.000 esperti”, sia attraverso i programmi di riordino territoriale, così come abbiamo un ruolo strategico nella cooperazione territoriale europea attraverso il progetto ADRION che ci consentirà di utilizzare 160 milioni di euro per affiancare agli investimenti infrastrutturali anche la costruzione di relazioni e di reti fondamentali per l’oggi e per il domani.

    In conclusione, come Emilia-Romagna abbiamo lavorato per individuare i temi del programma di lavoro della Commissione 2023 di maggiore interesse per il nostro territorio, temi che sono confluiti nel documento da presentare e poi discutere nella Sessione europea.

    Questo esercizio di individuazione degli obiettivi strategici da declinare a livello regionale si svolge con attenzione e consapevolezza della centralità degli interessi degli enti locali e di tutti gli altri portatori di interesse, secondo un metodo, quello della sussidiarietà.

    La Sessione europea inoltre rappresenta un modello virtuoso di decision making process, e l’esperienza della rete europea regionale credo ne sia un’ulteriore testimonianza.

    In sostanza, credo che il metodo che abbiamo utilizzato per il Patto per il lavoro e per il clima in Emilia-Romagna non sia solo un modo di fare, ma è soprattutto un modo di essere, anche nelle nostre relazioni europee. Consentitemi di dire che fase discendente e fase ascendente le potremmo tradurre così: l’Emilia-Romagna cresce anche grazie all’Europa e l’Europa non può fare a meno dell’Emilia-Romagna.

    Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie, assessore Calvano.

    Mi dicono che il dottor Molinari ha qualche problema di collegamento. Darei quindi la parola alla consigliera Lia Montalti, consigliera rappresentante dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea, con delega agli affari europei, per portare il suo saluto.

    Prego, Lia.

     

    Lia MONTALTI, consigliera rappresentante dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea, con delega agli affari europei. Molto rapidamente, perché oggi è un momento di ascolto, ritengo molto positivo il fatto che ci siano tanti rappresentanti della comunità regionale che si sono iscritti ad intervenire per questo nostro avvio della Sessione europea 2023.

    Come sentiremo poi, in una sintesi di quello che è il programma di lavoro della Commissione europea, sono sul piatto tantissimi temi che andremo a sviluppare e ad approfondire all’interno delle Commissioni: il tema della tassazione delle imprese, il pacchetto anticorruzione, il nuovo mercato dell’energia elettrica, il pacchetto per rendere più ecologico il trasporto merci, il tema della salute mentale, gli aiuti per le piccole e medie imprese, questo proprio a titoli, per citare alcune delle tante politiche che sono inserite dentro al programma della Commissione europea.

    Lo dico perché c’è un senso nel percorso che noi facciamo come Regione e come Assemblea legislativa per partecipare alla fase ascendente della formazione delle politiche europee e a quella discendente.

    In questi anni stiamo lavorando affinché questo percorso, che da un lato è un percorso formale, perché è previsto per norma che le Regioni partecipino alla formazione delle politiche europee e poi anche alla loro attuazione; dall’altro, però noi come Regione Emilia-Romagna vogliamo rendere sempre più questo percorso, un percorso di reale e viva partecipazione non solo istituzionale, ma allargata, come dicevo, a tutta la comunità emiliano-romagnola. Questo per quale motivo? Perché le politiche europee hanno profondamente a che fare con la vita istituzionale, democratica, economica quotidiana di ciascuno dei cittadini emiliano-romagnoli.

    In questi anni quindi noi ci siamo posti il problema di come riuscire a rendere la Sessione europea un momento vivo di partecipazione, un momento in cui noi esploriamo le politiche nel loro orizzonte, in quello che può essere il loro compimento positivo e anche in alcuni aspetti critico rispetto alla comunità emiliano-romagnola, rispetto ai territori emiliano-romagnoli. In tutto questo, l’Emilia-Romagna vuol essere sempre di più un soggetto attuatore, un soggetto protagonista della dimensione del quadro europeo.

    Abbiamo una legge, la legge n. 16 del 2008, che è stata riformata nel 2018, ma che stiamo cercando davvero di rendere sempre più uno strumento utile per accompagnare l’attività istituzionale e quella delle Commissioni. Negli anni abbiamo anche attivato degli strumenti importanti: la rete europea regionale, una rete che mette insieme, che mette a sistema tutti gli stakeholder, i rappresentanti della comunità regionale, con l’obiettivo e l’ambizione di poter attuare delle consultazioni anche rapide, perché ci siamo accorti che spesso le politiche europee hanno dei momenti di accelerazione in cui è fondamentale riuscire, però, a dialogare con la comunità regionale, in modo da poter rendere partecipi tutti i soggetti di quello che capita o di quello che capiterà. Sappiamo anche infatti che accanto ai momenti di accelerazione ci sono anche alle volte lunghi momenti di gestazione delle politiche europee, in cui però è importante essere presenti, intervenire e cercare di portare la voce dell’Emilia-Romagna a Bruxelles.

    Tutto questo è la Sessione europea. È un percorso, come dicevo, che parte oggi, ma che va avanti di fatto durante tutto l’anno, perché anche se noi abbiamo attorno a maggio un’Assemblea legislativa straordinaria, legata proprio ai temi europei, le Commissioni però, durante tutto l’anno sono interessate dalla partecipazione agli atti, alle consultazioni attivate dall’Unione europea.

    Poi come dicevo, c’è questa grande sfida della rete europea e anche della consultazione on line, più rapida, degli stakeholder, che è stata avviata già lo scorso anno, per esempio sul dossier del Data Act, sul tema del Piano europeo della lotta contro la violenza alle donne, che sempre di più noi vogliamo utilizzare come strumento per poter rendere costanti questo rapporto e questo dialogo tra Regione Emilia-Romagna, l’Assemblea legislativa e la comunità emiliano-romagnola.

    Concludo qua, sapendo che ci saranno altri momenti di confronto e di approfondimento, ringraziandovi davvero della vostra presenza qua oggi.

     

    SABATTINI. Grazie, consigliera Montalti. Guardo un attimo la regia.

    In attesa che si stabilisca il collegamento con il dottor Molinari, proseguirei con gli interventi. Cederei la parola al dottor Gaudina, capo della rappresentanza della Commissione europea a Milano per la presentazione del programma di lavoro per il 2023.

    Prego, a lei la parola.

     

    GAUDINA, capo della rappresentanza della Commissione europea a Milano. Grazie, presidente, grazie alla presidente Petitti, un saluto a tutti i presenti, naturalmente anche all’assessore Calvano, alla consigliera Montalti e all’amico Molinari, che prima o poi riusciremo a vedere e sentire da Strasburgo, a tutti gli eurodeputati, i consiglieri, i cittadini e gli stakeholder che sono presenti a questo evento.

    Io ripeto quello che avevo detto l’ultima volta che avevo presentato il programma di lavoro della Commissione, un paio d’anni fa, e cioè che l’Emilia-Romagna continua ad essere una Regione interessante e importante per l’Europa sia nell’utilizzo delle opportunità che l’Europa offre, che si parli di fondi strutturali, di PNRR, e di quant’altro, sia proprio in questo percorso di partecipazione dei cittadini e degli attori socioeconomici di tutta la Regione alla discussione, al dibattito, all’elaborazione delle proposte future. Non succede questo nel resto d’Europa e nel resto d’Italia. Succede in alcune Regioni – questa è sicuramente una delle esperienze di punta – più partecipative, quindi, l’avevo già detto ma lo ripeto, perché se non lo ripeto poi pensate che non sia più vero, invece, continua ad essere vero che siete una storia di successo anche in questo campo.

    Il programma di lavoro è sostanzialmente una lista di atti legislativi che la Commissione europea vuole adottare, o sta già adottando in questo 2023. Proposte legislative che evidentemente si collocano all’interno di un contesto di cui si è già parlato in questi primi interventi, un contesto molto speciale: tre anni di pandemia, un anno di guerra, un’emergenza climatica, invece, destinata a durare ancora di più, quindi prioritaria anche nella risposta che le istituzioni internazionali devono dare; un contesto di policrisi, com’è stato definito, policrisi che non deve portarci al pessimismo, perché com’è già stato detto anche nelle crisi possono nascere delle opportunità, e soprattutto queste crisi stanno spingendo, stanno accelerando, e non frenando sulla doppia transizione: quella verde e quella digitale, di cui la presidente Von der Leyen già parlava nel 2019, al momento del suo insediamento, e che continuano ad essere le due pietre miliari di questa attuale Commissione, naturalmente, insieme alla crescita economica che accompagna questa doppia transizione.

    Il programma 2023 in cifre: 43 nuove iniziative politiche, otto iniziative per la semplificazione normativa, 116 proposte prioritarie pendenti, cioè che sono già state proposte in passato e che sono attualmente nelle varie fasi procedurali europee, una proposta di abrogazione e una proposta di ritiro.

    Prima di vedere un po’ più nel dettaglio alcune di queste proposte – ovviamente non parleremo di tutte e 43, anche perché l’idea quest’oggi è soprattutto di stare all’ascolto –, la strategia politica in generale si concentra, come dicevamo, sulla neutralità climatica da raggiungere entro il 2050, con la tappa intermedia del 2030, il futuro digitale, la nostra economia, un’unione di prosperità e un’unione più forte nel mondo. Prima di parlare di tutto il resto, però, ovviamente dobbiamo soffermarci su quella che è stata l’emergenza più drammatica, che continua ad essere l’emergenza più drammatica che riguarda la guerra in Ucraina, l’invasione da parte della Russia, che tra poco, il 24 febbraio avrà segnato il primo anno di guerra. Su questo, come sapete, l’Europa è stata più unita che mai e più rapida che mai, perché dopo due giorni dall’inizio della guerra sono state subito decise le prime sanzioni da parte dell’Unione europea, a cui sono seguiti altri otto pacchetti di sanzioni, quindi nove pacchetti in totale. Si sta parlando del decimo pacchetto che è stato preannunciato la scorsa settimana al Consiglio europeo di Bruxelles e che la Commissione europea sta preparando, che uscirà a breve. Naturalmente, le sanzioni non sono la soluzione del problema, o non sono l’unica soluzione del problema, ma sicuramente sono uno degli strumenti che il diritto internazionale consente di utilizzare per aiutare un Paese aggredito e per indebolire un Paese aggressore. È questo che l’Unione europea ha fatto sin dall’inizio, anche con altre iniziative, evidentemente. Voglio ricordare i 67 miliardi di euro che l’Unione europea ha stanziato in questi ultimi dodici mesi in vari campi, in varie aree di intervento: dagli aiuti umanitari agli aiuti per la ricostruzione, all’aiuto alla rete energetica ucraina. Ci sono state iniziative in tanti campi, dall’aiuto alle scuole ucraine, con il dono di autobus, alla creazione di una piattaforma in Europa per riconoscere e tradurre i titoli e le qualifiche professionali di tanti lavoratori e professionisti ucraini che sono venuti in Europa e che sono riusciti, integrandosi, a dare una mano anche all’economia europea, in una situazione che possiamo definire win win nel quadro della tragedia di cui si parla, ma che comunque ha facilitato l’integrazione di tante persone. Ricordiamo 8 milioni di rifugiati, di persone che sono fuggite dall’Ucraina verso l’Unione europea, 4 milioni delle quali hanno ottenuto la cosiddetta protezione temporanea, uno strumento giuridico molto preciso, che permette di avere accesso all’istruzione, al lavoro, alle cure sanitarie, eccetera. Anche da questo punto di vista, quindi c’è stato un grosso sforzo.

    Ovviamente, la guerra in Ucraina continua ad essere la priorità, se ne è parlato al Consiglio europeo. Vedremo che cosa succederà nei prossimi mesi, ma evidentemente tutto sarà fatto da parte europea per cercare di porre fine a questa guerra nel modo più giusto possibile, che è minimizzare le perdite e aiutare soprattutto la ricostruzione.

    Già si parla di ricostruzione, c’è stata una grande conferenza a Lugano, e anche su questo l’Europa e l’Ucraina sono pronte a lavorare insieme, nel quadro di un processo di avvicinamento dell’Ucraina che, come sapete, ha fatto domanda di adesione all’Unione europea insieme alla Moldavia e alla Georgia, quindi c’è un cammino che è stato intrapreso, sul quale già ci sono dei progressi in questi pochissimi primi mesi.

    Questa naturalmente è una priorità che viene prima delle proposte legislative di cui di cui parlavo, ma evidentemente non se ne può fare a meno.

    L’Unione della solidarietà. Sono già state sottolineate le parole di Ursula Von der Leyen “un intero continente si è unito nel segno della solidarietà, gli europei non si sono nascosti, né hanno esitato”, così ha detto a settembre, davanti al Parlamento europeo. "Solidarietà” è stata la parola chiave e continua ad essere la parola chiave nei confronti degli ucraini, ma continua ad essere anche la parola chiave nei confronti dei cittadini europei che stanno subendo delle conseguenze di questa guerra. Basti pensare alla crisi energetica che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo, anche se si sono fatti dei grossi passi avanti, anche in termini di sicurezza alimentare, un altro settore messo a dura prova dalla guerra in Ucraina. È la stessa solidarietà che è stata dimostrata durante la pandemia dalle Istituzioni, ma anche dai cittadini, tutti insieme, con la volontà di uscire da un’emergenza e da una crisi evidentemente imprevedibile, ma che siamo riusciti con una strategia vaccinale, con delle nuove terapie, con una grande mobilitazione dei cittadini stessi, e soprattutto con l’azione congiunta di 27 Governi che hanno deciso di andare insieme con la Commissione europea a negoziare in un’unica modalità e con un unico interlocutore questi vaccini: tutto questo ha fatto parte dei risultati recenti che dobbiamo sottolineare.

    Per quanto riguarda l’energia, la Commissione ha stabilito misure di intervento di emergenza sul mercato per far fronte ai recenti aumenti dei prezzi. Con il REPowerEU la Commissione ha compiuto anche qui i primi importanti passi di solidarietà, ci sono state molte iniziative: c’è questa politica, questa strategia, che si basa sulla diversificazione delle fonti, sul risparmio energetico e sull’aumento degli investimenti nelle rinnovabili, che è stata la risposta europea alla troppa dipendenza dal gas russo, cosa di cui dovremmo fare a meno in futuro. Questa strategia per questi mesi sta decisamente funzionando.

    Due parole sullo stato della democrazia, lo Stato di diritto e il ruolo dei cittadini. Questo programma di lavoro 2023 è centrato molto sulle priorità e sulle esigenze dei cittadini, molte delle quali sono state espresse, peraltro, nella già citata Conferenza sul futuro dell’Europa, che ha coinvolto 4 milioni di cittadini, in formato reale o virtuale in tutta in tutta Europa, che si parli di [...] come abbiamo già detto, di sanità, di innovazione, di crescita, di lavoro, di diritti, di competenze – ci arriviamo fra un attimo, soprattutto alle competenze – quindi adesso possiamo passare in rassegna molto rapidamente le sei priorità della Commissione Von der Leyen, attorno alle quali sono state raccolte le 43 proposte legislative.

    Molto rapidamente, come dicevo: priorità n. 1, il Green Deal europeo, cioè la lotta ai cambiamenti climatici, e al tempo stesso una strategia di crescita sostenibile inclusiva per tutta Europa. Quali sono le principali proposte che usciranno quest’anno per il Green Deal? Intanto è uscita due giorni fa una proposta per la riduzione della CO2 dei veicoli pesanti. Questa è già stata presentata due giorni fa, e completa evidentemente il pacchetto delle molte misure nel campo della mobilità, forse Molinari o gli eurodeputati presenti quest’oggi potranno parlare del voto che c’è stato ieri sulla mobilità elettrica, sulle auto del futuro, su cui un accordo è necessario quest’anno.

    Ci saranno ulteriori misure per il clima e l’ambiente, per l’eliminazione del carbonio, per migliorare la qualità dell’aria. C’è una riforma completa del mercato dell’elettricità dell’Unione europea, che comprende il disaccoppiamento dell’effetto dei prezzi del gas sui prezzi dell’elettricità. L’accoppiamento di questi due prezzi è stato una delle cause all’origine dell’aumento dei prezzi dell’elettricità, come sapete. Ci sarà la proposta di creare una nuova banca europea dell’idrogeno per investire 3 miliardi di euro nell’avvio di un mercato dell’idrogeno nell’Unione europea, anche attraverso l’adeguamento dell’offerta alla domanda. L’idrogeno è una delle soluzioni di lungo periodo, evidentemente, nel campo delle rinnovabili al problema energetico. C’è il discorso dell’economia circolare, quindi l’obiettivo di ridurre i rifiuti alimentari, l’obiettivo di migliorare il riciclaggio dei tessuti e molto altro.

    Green Deal, quindi, che resta la priorità n. 1 e che la crisi energetica, la crisi della guerra, la crisi del Covid non hanno rallentato, ma ancora una volta, come dice il nostro Primo vicepresidente, Frans Timmermans, hanno accelerato sulla strada della decarbonizzazione e degli obiettivi 2050 nel lungo periodo e 2030, che è l’obiettivo intermedio, cioè riduzione del 55 per cento di CO2 entro il 2030. Seconda grande priorità: un’Europa adatta e pronta per l’era digitale. Se sui temi ambientali e sostenibili l’Europa è decisamente un leader a livello mondiale, nel campo digitale non è così. Noi siamo dei followers, per usare un termine abusato. Siamo dei followers perché altre potenze nel mondo sono più avanti di noi, e noi venendo dopo di questi abbiamo però il vantaggio di poter evitare certi errori che sono fatti, o che possono essere fatti da chi è partito prima. Ecco perché per noi la trasformazione digitale deve essere prima di tutto etica, trasparente e sicura. C’è una dimensione giuridica, c’è una dimensione sociale e c’è una dimensione etica che accompagneranno le azioni dell’Unione europea in tutto quello che riguarda l’intelligenza artificiale, i metaversi, la cybersicurezza, la digitalizzazione in generale delle nostre società.

    È importante, a proposito di digitale, ricordare il ruolo delle materie prime critiche. Ecco perché ci sarà una proposta di legge europea su queste materie prime, per garantire un approvvigionamento adeguato e diversificato per l’economia digitale europea e per la transizione verde, dando priorità anche qui al riutilizzo e al riciclaggio.

    Oltre a perseguire questi sforzi congiunti, insieme ai 27 Stati membri, quelli del decennio digitale europeo, ci sarà anche una proposta per strumenti per lo sviluppo proprio dei metaversi di cui parliamo, che offrono possibilità nuove per le industrie, i settori dei servizi, le arti creative e i cittadini. Ci sarà una proposta per l’espansione e il miglioramento dell’uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario, che aumenterà la trasparenza delle imprese nel mercato unico. Ci sarà la proposta di un pacchetto di licenze per i brevetti, per contribuire a garantire un ambiente normativo stabile per le nostre imprese nel campo digitale. Si dovranno rimuovere gli ostacoli che ancora frenano le nostre le nostre piccole imprese, e ci sarà un pacchetto di aiuti specifico per le PMI. Inoltre, la Commissione rivedrà la direttiva sui ritardi di pagamento per ridurre gli oneri a carico delle PMI. Ci saranno molte altre iniziative che già sono in corso, e questa città è sempre stata in prima fila su questo: basti ricordare il supercomputer Leonardo, che è stato inaugurato pochi mesi fa, che è uno dei supercomputer più veloci del mondo, che messo in rete con altre realtà simili, di altre città europee, pone l’Europa in questo campo, invece, in primissima fila a livello mondiale. Terza priorità della Commissione Von der Leyen è l’economia al servizio delle persone.

    Andrò velocemente: abbiamo già parlato di quello che è stato fatto per ridurre l’impatto della crisi e della guerra in Russia. Ci saranno nuovi controlli strategici sugli investimenti, sulle esportazioni. La Commissione è pronta a rivedere il regolamento dell’Unione europea sullo screening degli investimenti diretti esteri, è un meccanismo che prevede un monitoraggio degli investimenti che vengono dall’estero, soprattutto per verificarne l’impatto in settori strategici. C’è il lato sociale di tutto questo, il pilastro europeo dei diritti sociali, che prevede, per esempio, un’iniziativa per la digitalizzazione dei sistemi di sicurezza sociale e delle reti di sicurezza sociale a sostegno della mobilità del lavoro.

    Molte iniziative nel campo delle competenze, della riqualificazione professionale, ci arriverò fra un attimo; dal punto di vista economico quest’anno ci sarà anche, molto importante, la revisione del programma, o meglio, del quadro finanziario europeo 2021-2027, cioè tutta la programmazione 2021-2027 europea; quest’anno ci sarà la revisione di questo bilancio settennale, nonché il riesame del Patto di crescita e stabilità, su cui la proposta della Commissione è già uscita, e che sarà discusso dalle altre Istituzioni nel corso del 2023, così come, naturalmente, dobbiamo ricordare il PNRR italiano, ma il PNRR di tutti i Paesi europei che stanno procedendo e che entrano nel vivo del terzo anno della loro programmazione.

    Non voglio dimenticare una revisione della direttiva sui servizi di pagamento per sostenere l’innovazione, garantendo al tempo stesso un uso più semplice e sicuro dei servizi di pagamento on line per proteggere meglio gli utenti da frodi e abusi.

    Passando invece alla quarta priorità, che riguarda il ruolo dell’Europa nel mondo, abbiamo già parlato evidentemente della questione della guerra in Russia; dal lato invece commerciale ricordiamo che la Commissione spingerà per la piena ratifica degli accordi commerciali con il Cile, il Messico, la Nuova Zelanda; continueranno i negoziati con Australia, India, Indonesia, e ci sarà una nuova agenda per l’America Latina e i Caraibi. Ci sarà una proposta per la strategia spaziale europea in campo di sicurezza e difesa, una nuova strategia di sicurezza marittima e il proseguimento delle azioni nel campo della difesa europea, compresa una nuova strategia per la cybersicurezza che prevede, tra le altre cose, anche la creazione di un’Accademia europea di cybersicurezza per esperti del settore.

    Quinta priorità: la promozione dello stile di vita europeo. Qui due parole sull’anno europeo 2023 che sarà dedicato alle competenze. Ci sono 28 settori produttivi in Europa, anche in Italia, che denunciano la carenza di profili formati e adeguati nei loro rispettivi comparti. Ci sono i tre quarti delle aziende europee che sottolineano la difficoltà di trovare questi profili, quindi c’è un gap fra la richiesta del mondo del lavoro e quello che il mondo della scuola e della formazione offrono. Per ridurre questo gap ci sono molte azioni già in corso a livello regionale, nazionale ed europeo, ma quest’anno si vuole veramente mettere l’accento su questa priorità, si vuole coinvolgere l’intera società civile, il mondo dell’impresa, il mondo della formazione, il mondo delle Istituzioni per far passare il messaggio che, come già sappiamo da tanti anni, però senza grandi risultati, non si finisce di studiare quando si esce dai banchi di scuola o dell’università, ma bisogna continuare ad aggiornarsi, a formarsi, a trovare nuove competenze o ad aggiornare quelle già acquisite (la rivoluzione del lifelong learning). Questo riguarda sia i giovani sia gli adulti che sono già nel mercato del lavoro, che devono adattarsi a un mondo del lavoro che cambia in continuazione. Anche qui, quindi, le competenze verdi, le competenze digitali, le competenze trasversali sono quelle che aiuteranno le nostre cittadine e i nostri cittadini non soltanto a una migliore integrazione nel mondo del lavoro, ma anche semplicemente a una migliore integrazione nella vita sociale tout-court di tutti i giorni.

    Sempre nel campo della promozione dello stile di vita europeo c’è anche un altro tema molto importante: quello della salute. Al di là del Covid e della strategia che ci ha fatto e ci sta facendo uscire dalla pandemia, ci sono nuovi piani per cercare di sconfiggere il cancro. Ci sarà la proposta di raccomandazione sui tumori prevenibili da vaccino e un aggiornamento della raccomandazione sugli ambienti senza fumo. E poi c’è una campagna paneuropea che si chiama “BeActive”, una campagna per il benessere psicofisico dei nostri cittadini, che vuole essere un invito all’attività fisica, alla qualità della vita, agli stili di vita sani, che sta attraversando il continente. Tra l’altro, proprio qui a Bologna due settimane fa, in occasione delle finali di Coppa Italia di pallavolo, come rappresentanza a Milano, abbiamo svolto un’azione di comunicazione proprio su questo tema.

    Sesta ed ultima priorità: una nuova spinta per la democrazia europea, che evidentemente non è meno importante delle altre. Qui, però, c’è tutto il discorso sulla libertà dei media, con una nuova proposta di legge europea, nuove iniziative per intensificare la lotta contro la disinformazione e sostenere la libertà e il pluralismo dei media e, ancora, misure per aggiornare il nostro quadro legislativo per la lotta alla corruzione.

    Queste, insieme alle iniziative per rafforzare e monitorare lo stato di diritto in Europa, saranno tra le priorità. Non voglio assolutamente dimenticare un’iniziativa faro per i diritti delle persone con disabilità, che sarà lanciata quest’anno.

    Queste sono, in rapida sintesi, alcune delle 43 proposte legislative di quest’anno. Tutto questo sotto l’etichetta della better regulation, cioè del legiferare meglio, il che significa che ogni proposta sarà preparata con un’analisi sull’impatto, su costi e benefici di ciascuna proposta, come già da alcuni anni è il caso. Come è già stato detto, molte delle sfide di cui abbiamo parlato e di cui stiamo parlando oggi possono essere affrontate solo collettivamente. La parola “collettivamente”, quindi, è quella che va sottolineata. Così come vanno sottolineate le parole “trasformazione” e “accelerazione”. Queste trasformazioni stanno avvenendo in modo sempre più accelerato. Una terza parola chiave è che le crisi di oggi e le emergenze di oggi non possono essere affrontate con un approccio business as usual. Sono temi nuovi, sono crisi nuove, sono emergenze che richiedono nuove reazioni, nuove modalità, nuove procedure. Lo abbiamo visto con la crisi pandemica e lo abbiamo visto con la crisi ucraina. C’è bisogno di nuove reazioni, nuove forme, nuove flessibilità. “Flessibilità” è un’altra di queste parole chiave.

    Come dicevamo, e concludo, l’Anno europeo delle competenze sta cercando di far passare il messaggio che c’è bisogno di molte competenze trasversali per superare le emergenze e le difficoltà di oggi. Una di queste competenze trasversali è proprio quella dell’ascolto. Saper ascoltare è una delle qualità che sarà sempre più importante per i cittadini. Questo vale anche per le Istituzioni. Ecco perché questa è una sessione soprattutto di ascolto da parte nostra, anche se ho parlato più del previsto. Sarò lieto, quindi, di ascoltare i vostri input.

    Grazie ancora.

     

    SABATTINI. Grazie, dottor Gaudina.

    Prima di passare agli interventi degli stakeholder, recuperiamo il dottor Molinari, responsabile dell’Ufficio a Milano del Parlamento europeo, al quale cedo la parola.

     

    MOLINARI, responsabile dell’Ufficio a Milano del Parlamento europeo. Mi sentite?

     

    SABATTINI. Perfetto. Prego, a lei la parola.

     

    MOLINARI, Scusate. Oggi abbiamo un po’ di problemi di connessione. Spero che gli onorevoli presenti, quando si collegheranno, non abbiano gli stessi problemi che ho avuto io.

    Vi ringrazio molto per aver ospitato il Parlamento europeo, insieme alla Commissione europea, in questa pratica che ormai si ripete da anni e che penso sia molto utile per tutti noi, per i deputati europei che ascolteranno, per gli stakeholder, per l’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna e per noi, come rappresentanti in Italia della Commissione e del Parlamento europeo.

    Io ho ascoltato le parole di Massimo Gaudina, che saluto, come saluto tutti gli stakeholder, il presidente, il vicepresidente e i consiglieri dell’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna. Saluto gli eurodeputati presenti. So che ce ne dovrebbero essere cinque. Sono molto contento della loro partecipazione.

    In un brevissimo saluto, vorrei sottolineare che questo 2023 ci pone di fronte ‒ Massimo ne ha parlato in dettaglio ‒ fondamentalmente a tre sfide che io definirei esiziali, esistenziali, senza voler essere troppo apocalittico. La prima è la guerra della Russia contro l’Ucraina, l’invasione russa dell’Ucraina, e le conseguenze di questa guerra e di questa invasione sia a livello di prezzi dell’energia sia a livello, in primo luogo, di conseguenze sulla popolazione, sull’Ucraina in particolare, sulla popolazione ucraina, che è quella che sta soffrendo di più. Stanno combattendo per noi. L’Unione europea, il Parlamento, la Commissione dovranno farsi trovare pronti di fronte a questa sfida.

    La seconda sfida è quella del cambiamento climatico. Ci rendiamo conto ‒ lo vediamo proprio in questi giorni ‒ che gli agricoltori si stanno attrezzando. Per esempio, in Italia, immagino sia un grosso problema anche per la Regione Emilia-Romagna lottare contro la siccità, che probabilmente ci sarà di nuovo in estate. Abbiamo avuto uno degli inverni più caldi della storia, ma probabilmente sarà uno dei più freschi dei prossimi anni, purtroppo. Questo ci indica i problemi che ci troviamo ad affrontare. Ricordiamo, per esempio, il voto in Parlamento europeo sulle emissioni delle auto, sul vietare la vendita dei veicoli, delle auto a benzina e a diesel dal 2035. Voto che, io so, i parlamentari europei e italiani hanno preso con opinioni diverse. Ci sono state molte critiche anche a questo voto, come ci sono state, invece, posizioni più di apprezzamento. Per fortuna avete cinque eurodeputati da poter ascoltare. Ognuno potrà dire la sua e potrà dare la visione del suo Gruppo e partito politico. Anche sul cambiamento climatico dobbiamo, come Unione europea, farci trovare pronti. Se non ora, quando?

    La terza sfida, che riguarda tanto anche la Regione Emilia-Romagna, è la questione legata all’economia, quindi l’inflazione, quindi il caro-prezzi per l’energia, quindi l’utilizzo dei fondi del PNRR, quindi il permettere al nostro Paese, alla vostra Regione di utilizzare, per esempio, i fondi del PNRR nella miglior maniera possibile. Stiamo entrando proprio nel cuore, negli anni più importanti per l’utilizzo del PNRR. Il PNRR è stato concepito come uno strumento che doveva risollevare l’Italia, l’Europa dopo la pandemia, ma che doveva anche cambiare il Paese. Il 2023, quindi, sarà un anno chiave anche per la possibilità del nostro Paese e della vostra Regione di cambiare e di migliorare grazie al PNRR.

    Io la chiuderei qui. Resto in ascolto. Ringrazio ancora l’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna, il presidente e tutti i consiglieri regionali per l’ascolto e per l’opportunità che danno al Parlamento europeo e ai deputati europei di poter ascoltare e condividere le proprie idee, le proprie opinioni.

    Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie mille, dottor Molinari.

    Partiamo con l’ascolto degli stakeholder. Sono diversi quelli che si sono iscritti a parlare a questa nostra udienza conoscitiva. Entriamo, quindi, a pieno titolo nell’ascolto degli stakeholder territoriali.

    Partiamo con Massimiliano Bellavista, responsabile pesca e acquacoltura Emilia-Romagna, Legacoop Agroalimentare. Prego, a lei la parola.

    Ricordo a tutti di cercare di stare entro massimo dieci minuti per intervento. Grazie.

     

    BELLAVISTA, responsabile pesca e acquacoltura Emilia-Romagna, Legacoop Agroalimentare. Io parlerò di pesca e di acquacoltura.

    Con oltre 2.300 imprese nella pesca e nell’acquacoltura e più di 3.000 occupati addetti, a cui si aggiungono imprese e occupati di tutto l’indotto (trasformazione, commercializzazione e tutti gli altri settori economici collegati), il settore rappresenta, con i suoi 130 chilometri di costa, una componente importante per l’Emilia-Romagna non solo economicamente, ma per il valore storico, culturale e sociale che le marinerie dell’Emilia-Romagna rappresentano, divenendo un punto di riferimento e di innovazione per la pesca marittima in Italia e per la molluschicoltura in Europa.

    Cosa sarebbero i nostri porti regionali senza i pescherecci? Quale impatto avrebbe sul comparto turistico emiliano-romagnolo l’assenza dei nostri pescatori e delle loro barche? Penso che tutti abbiamo contezza dell’importanza di questo settore e del valore che esso rappresenta anche per il mondo turistico e della ristorazione. Eppure, se il settore sta vivendo una profonda crisi, dettata non solo dall’impennata dei costi energetici piuttosto che dalle disposizioni europee derivanti dalla politica comune della pesca, che impongono ogni anno una riduzione delle giornate di pesca... Siamo arrivati a poco più di cento giornate all’anno. Noi, come rappresentanti di questo settore, siamo fortemente preoccupati, perché la riduzione delle giornate mette fortemente a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese di pesca.

    La crisi energetica globale, che non risparmia, ovviamente, il nostro settore da questa emergenza, ha creato una forte spinta verso lo sviluppo di strategie tese ad aumentare la capacità di ottenere fonti energetiche alternative anche in ambito marino. Per armonizzare la gestione dello spazio marittimo e favorire la coesistenza tra i diversi settori economici della blue economy, già dal 2014 l’Unione europea ha emanato la Direttiva sulla Strategia di gestione dello spazio marittimo, la n. 89/2014, cui l’Italia oggi è sottoposta a procedura di infrazione e messa in mora per il mancato inoltro dei Piani di gestione dello spazio marittimo. Però, in questi ultimi mesi ha cercato di porvi in fetta e furia rimedio, senza, tuttavia, rispettare l’articolo 9 della medesima direttiva, che prevedeva l’impegno a consultare gli stakeholder fin dalle fasi iniziali dell’elaborazione dei Piani di gestione dello spazio marittimo, anziché, come è accaduto, consultando i portatori di interesse a lavoro concluso.

    L’accelerata verso fonti energetiche, tuttavia, sta creando non poco scompiglio in ambito marittimo, in cui accade uno spostamento del baricentro da mare come fonte di cibo e di approvvigionamento alimentare a mare come fonte minerale e approvvigionamento energetico, creando un’inevitabile e complessa competizione tra settori economici che operano nel medesimo spazio marittimo.

    L’ambizioso obiettivo della Commissione europea, proponendo che il 30 per cento della domanda di elettricità sia soddisfatta dai parchi eolici offshore, non solo sottrae ai pescatori cospicue zone di pesca tradizionali, ma mette anche a repentaglio l’attività degli stessi pescatori, scontrandosi con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 per quanto riguarda il tema dell’approvvigionamento e della sicurezza alimentare.

    La Regione Emilia-Romagna, ovviamente, è al centro dello sviluppo delle risorse energetiche marine, di cui tutti siamo a conoscenza. Da mesi sosteniamo che un rigassificatore a ciclo aperto possa compromettere l’ecosistema marino e la riproduzione alieutica, basandoci sull’esperienza di quanto realizzato nella vicina Regione Veneto. Premesso che il settore della pesca non è contrario alla realizzazione di un rigassificatore, purché sia a circuito chiuso, e tantomeno alla realizzazione di impianti eolici offshore, così come sono già realtà in diverse parti dell’UE.

    Nel mese di dicembre ho avuto modo di porre alcune domande al Commissario Sinkevičius in merito al rigassificatore a circuito aperto, ma i miei quesiti non hanno sortito alcuna risposta. Ve li voglio citare brevemente. La Commissione europea è favorevole alla realizzazione dei rigassificatori a circuito aperto nei mari e negli oceani europei? Quali monitoraggi vengono presi in considerazione dagli organismi scientifici europei per verificare l’impatto che tali attività, il rigassificatore tanto quanto le trivelle, hanno sullo stato delle risorse ittiche? Il Comitato tecnico-scientifico ed economico europeo della pesca è a conoscenza di queste iniziative in campo energetico offshore, che hanno un forte impatto sulla conservazione e riproduzione delle risorse alieutiche? Come l’UE garantisce il rispetto e il monitoraggio degli standard ambientali, sociali e di sicurezza su tutte le attività e le industrie economiche che operano nel mare e sul mare? La Commissione, infine, come intende valutare l’impatto degli altri settori economici? È facile monitorare l’impatto della pesca sulle risorse, ma tutti gli altri (traffico marittimo, turismo, eccetera) che incidenza hanno sull’impatto delle risorse? Tutti hanno qualcosa da dire.

    Due cenni sulla strategia Farm to Fork e sul Green Deal. L’Europa importa oltre il 60 per cento del proprio fabbisogno ittico, prodotti che arrivano dall’Asia piuttosto che dai Paesi indo-pacifici, che spesso vengono pescati e commercializzati senza rispettare alcuna norma. Parliamo di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. La Commissione europea si appresta a breve a varare un Regolamento che vieta l’immissione sul mercato UE di prodotti fabbricati in violazione dei diritti umani dei lavoratori. Noi chiediamo che questa direttiva includa anche i prodotti della pesca e dell’acquacoltura. Si stima, a livello globale, che oltre 27 milioni di persone siano costrette al lavoro forzato. Ed è per questo motivo che è opportuno che l’Europa tenga in considerazione anche tutto il tema del lavoro forzato a bordo delle barche da pesca. Non solo delle barche da pesca che operano a livello extra UE, perché come parti sociali europee ci risulta che anche nei Paesi UE ci siano casi di lavoro forzato. Un aspetto particolarmente difficile, che richiederà un’attenzione rispetto all’attività di emanazione di questa direttiva.

    Come parti sociali, siamo disponibili a collaborare affinché il settore della pesca, i prodotti della pesca siano inclusi. I consumatori europei devono poter acquistare solo prodotti ottenuti in modo etico e sostenibile. Una qualsiasi forma di lavoro indegno è contraria ai valori dei Trattati dell’UE. Il lavoro forzato è estremamente vietato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

    Su questo tema, una cosa che chiediamo da tanti anni è che la tracciabilità dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura non si fermi nelle cucine dei ristoranti, ma arrivi direttamente sulle tavole dei consumatori. È facile proporre un fritto misto dell’Adriatico a 12 euro quando, poi, di Adriatico non vi è nulla (un anello di calamaro del Pacifico, gamberi asiatici bombati di additivi chimici e di coloranti). Maggiori informazioni ai consumatori, acquisti responsabili e consumi responsabili.

    Due cose al volo, e poi chiudo, rispetto all’eolico. Quello che chiediamo a livello centrale e, magari, anche a livello europeo, è una sorta di linee guida, una legge quadro nazionale che regolamenti l’accesso, la navigazione e la gestione delle aree in concessione agli impianti eolici offshore. Dubitiamo che ci sia qualsiasi comandante di Capitaneria di porto che possa emanare singole ordinanze che consentano di accedere a queste aree, nonostante i proponenti dei progetti... Se avete avuto modo di analizzare le valutazioni di impatto ambientale, tutti parlano di queste aree in cui i pescatori artigianali potranno accedere. Peccato che i pescatori artigianali della piccola pesca operano entro le 3 miglia e questi impianti sono verso le 12 miglia. Vuol dire rifare le flotte, riqualificare il personale e tutto quello che ne consegue.

    È stato citato l’Anno europeo delle skills professionali, e ho finito. Legacoop ha aderito al Patto europeo delle skills professionali. Stiamo lavorando. A livello regionale abbiamo bisogno di rivedere e riformare il repertorio regionale delle qualifiche e delle competenze per adattarle alle necessità di questo settore.

    Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie.

    Ricordo a tutti gli stakeholder che, se vorranno inviare alla Segreteria della Commissione anche i loro contributi, avremo modo di girarli a tutti i commissari.

    Proseguiamo con Miriam Baldassari, AssoDanza.

    È in collegamento. Vediamo se funziona tutto. Perfetto.

    Prego, a lei la parola.

    Microfono. Non la sentiamo.

     

    BALDASSARI, AssoDanza. Mi sentite?

     

    SABATTINI. Perfetto. Prego.

     

    BALDASSARI, Ringrazio innanzitutto per questa partecipazione, che per il nostro settore è importantissima. Siamo orgogliosi di poter rappresentare il settore delle scuole di danza d’Italia, che in questi due anni di pandemia ha sofferto davvero moltissimo.

    La danza abbraccia due mondi: abbraccia il mondo sportivo e il mondo della cultura. In entrambi i casi stiamo parlando di una numerica molto estesa, che raggiunge praticamente ‒ si può dire ‒ quasi tutte le famiglie italiane. Chi non ha un figlio o una figlia impegnati in questa attività, sia a livello di danza sportiva sia a livello di danza accademica?

    Per noi oggi è importante essere qui per due motivi. Il primo: la nostra disciplina abbraccia tutti i temi trattati, che vanno dall’educazione all’inclusione sociale, all’innovazione tecnologica. Chiaramente, stiamo facendo grandissimi progressi anche in questo, nell’aiutare il nostro mondo, il mondo della cultura a transitare verso un maggiore uso più responsabile della tecnologia, ma anche e soprattutto coinvolgiamo le famiglie dei nostri allievi, generando un volano di buone pratiche anche nel consumo e nel risparmio energetico.

    La danza può parlare tanti linguaggi. Può parlare un linguaggio prettamente performativo, ma soprattutto, in un territorio variegato, generalizzato come quello dell’Emilia-Romagna, in questi due anni pandemici si è dimostrata capace di parlare davvero tanti linguaggi, tra cui in particolare quello del sociale. Come ben sapete, abbiamo nominato con enorme importanza ‒ perché ne ha ‒ la situazione drammatica di questa guerra, che nessuno immaginava potesse andare così avanti, ma in realtà mi sa che durerà ancora per molto. Attraverso la danza siamo riusciti ad accogliere, ospitare e integrare tantissime famiglie, intere famiglie di ucraini. Lo abbiamo fatto attivamente lavorando sia nelle zone di confine, ma anche con tutti i ragazzi, giovani e giovanissimi, ragazzi e ragazze, che sono entrati da questo Paese in sofferenza. Essendo culturalmente abituati alla danza, intimamente legati alla danza, si sono riversati ‒ dove? ‒ esattamente nel nostro tessuto. A dimostrare, quindi, proprio come la danza sia veicolo, sia uno strumento, un canale importantissimo attraverso il quale la Regione si può porre come veramente porta aperta nei confronti dei cittadini.

    Noi abbiamo una capillarità di rappresentanza sul nostro territorio. Abbiamo oltre 1.800 realtà che seguono i lavori che portiamo avanti. A livello istituzionale, a livello concreto, abbiamo collaborato con la Regione Emilia-Romagna fattivamente, sotto molte problematicità trattate in pandemia. Siamo qui soprattutto per ricordare che siamo disponibili a mettere a frutto la rete già esistente tra queste strutture del mondo culturale per la formazione, per la produzione a disposizione delle Istituzioni, soprattutto per poter ottimizzare queste grandi possibilità economiche che arrivano dai fondi del PNRR.

    Non solo, quindi, ribadisco la nostra collaborazione, ma continuo a pormi in ascolto di tutte le possibilità che arriveranno dalle Istituzioni qui presenti e anche dai colleghi, dagli altri stakeholder presenti, per poter ampliare sempre di più il concetto di rete e renderci sempre più attivi per ottimizzare queste possibilità.

    Grazie molte.

     

    SABATTINI. Grazie mille.

    Passiamo al prossimo intervento. Dottor Mambriani, Confindustria Emilia-Romagna. Prego.

     

    MAMBRIANI, Confindustria Emilia-Romagna. Grazie mille.

    Ringrazio innanzitutto la Commissione europea, il Parlamento e la Commissione per l’organizzazione di questo appuntamento, che secondo noi è molto importante per un confronto sulle tematiche d’interesse di tutto il sistema regionale.

    Vorrei toccare tre argomenti principali. Il primo riguarda la politica di coesione, che ‒ come diceva l’assessore Calvano ‒ è un tema molto importante, soprattutto dal lato impresa, rispetto anche alle attività che la regione Emilia-Romagna mette in campo in termini di supporto per la competitività delle imprese. Abbiamo visto in questi mesi un forte impegno della Regione nell’utilizzo delle risorse europee sul tema della digitalizzazione, della ricerca e dell’innovazione, degli investimenti e della ricerca.

    Sul tema digitale nel nostro Osservatorio c’è stata una forte risposta, oltre che di numeri anche di qualità dei progetti. Dopo un paio d’anni di mancanza di risorse per il settore produttivo in termini di competitività, questa iniezione di bandi è sicuramente un punto importantissimo. Visto che siamo all’inizio della programmazione, stiamo comunque lavorando per capire dove e come questi bandi possono migliorare, anche nel futuro, nei prossimi anni.

    In termini di supporto alle imprese, vorrei segnalare un tema che ci sta abbastanza a cuore e che riguarda la provvista BEI per la Regione Emilia-Romagna (Italian regions EU blending programme) che verrà presentata, se non sbaglio, domani per il settore del turismo. Sicuramente è un elemento importante per il rilancio degli investimenti.

    Quello che pensavamo potesse essere importante era aggiungere ‒ dove possibile ‒ ulteriori risorse regionali. Fino adesso è stato fatto rispetto al settore del turismo, quindi è l’Assessorato del turismo che ha messo a disposizione delle risorse. Se queste risorse si ampliassero a tutti i settori, si potrebbe utilizzare il fondo, la provvista BEI messa a disposizione della Regione Emilia-Romagna per tutti i settori produttivi. Questo sicuramente potrebbe essere un punto importante. Parliamo di 150 milioni di euro.

    Questo era un primo intervento legato alla parte di sostegno e alla competitività delle imprese.

    Un altro tema che avete toccato tutti voi è quello del Green Deal, del Fit for 55 e tutta la legislazione che negli anni scorsi, quest’anno e negli anni futuri la Commissione europea proporrà. Su questo, il nostro punto centrale è che, non contestando, naturalmente, anzi essendo estremamente d’accordo con i target, con il raggiungimento di determinati target (decarbonizzazione, Net Zero e altro), il tema della strada da percorrere per il raggiungimento di questi target ci vede, sotto alcuni aspetti, un pochino, non dico preoccupati... Ci dà l’opportunità di riflettere sulla strada da percorrere per evitare che in alcuni settori la competitività delle imprese abbia riflessi negativi. Mi riferisco ‒ l’avete citata ‒ alla decisione sui motori a benzina e diesel, eccetera.

    Tornando al Programma della Commissione, c’è una proposta di Regolamento su cui siamo particolarmente attivi a livello europeo, quindi con i colleghi di Bruxelles, e a livello anche di Roma, quindi con la Camera dei deputati. Si tratta del Regolamento sugli imballaggi, sui rifiuti da imballaggio.

    Qui ovviamente entra in gioco il concetto della neutralità tecnologica, che è un po’ quello che si potrebbe anche riportare in modo generale anche alla parte dei motori diesel e benzina. Ovvero, dove si dà ampio spazio, in questo regolamento nello specifico, al riuso e riutilizzo al posto del ciclo, è ovvio che questo potrebbe avere delle implicazioni rispetto a dei settori: uno su tutti quello della costruzione dei macchinari per il confezionamento che sappiamo in Regione essere molto importante, hanno impostato la loro produzione negli ultimi decenni proprio sul concetto di riciclo, seguendo peraltro anche le direttive proprio europee. Questo, quindi era un punto di attenzione.

    Un terzo ed ultimo elemento che volevo trattare era quello degli aiuti di Stato. Anche qui, sempre l’assessore Calvano prima citava il Consiglio europeo. La flessibilità sugli aiuti di Stato è effettivamente un elemento importante, però da solo evidentemente può creare degli aspetti concorrenziali un po’ problematici rispetto alla disponibilità delle risorse degli Stati membri. Questo dal punto di vista generale.

    Il punto più specifico su cui magari potremmo confrontarci anche a livello un po’ più tecnico, ma qui lo accenno e basta, è quello della consultazione sulla revisione del regolamento degli aiuti di Stato de minimis che, tornando al punto iniziale sulla politica di coesione, è un elemento fondamentale perché ovviamente gran parte del supporto che passa attraverso la politica di coesione si scarica poi sul de minimis. Qui la proposta della Commissione è stata, dal punto di vista dell’elemento più importante che poi è il plafond, dell’aumento del plafond un po’ timida, secondo noi, da 200 a 275.000 euro, per due ragioni. La prima è che era dal 2006 che non si toccava il tetto, perché il regolamento scadrà al 2030, per cui evidentemente sembra solo un adeguamento all’inflazione e al costo del denaro.

    Su questo, ovviamente, a livello di Confindustria abbiamo risposto alla consultazione, auspicando un raddoppio del plafond de minimis, ma ovviamente la Regione, con le altre Regioni italiane, ovviamente, ha un tavolo specifico sugli aiuti di Stato quindi, si confronta ai massimi livelli delle Istituzioni. Anche su questo quindi diamo la nostra disponibilità anche ad approfondimenti.

    Grazie.

     

    SABATTINI. Grazie.

    Cedo la presidenza al presidente Pompignoli. Vi ringrazio per il lavoro fatto fino a qui.

     

    Massimiliano POMPIGNOLI.Presidente Commissione I Grazie. Ringrazio il vicepresidente Sabattini, scusatemi del ritardo.

    Riprendiamo subito gli interventi con Laura Monti, assessore del Comune di Cotignola, che è in collegamento.

     

    MONTI, assessora del Comune di Cotignola. Salve, mi sentite?

     

    POMPIGNOLI. Sì, la sentiamo e la vediamo. Prego.

     

    MONTI, assessora del Comune di Cotignola. Salve.

    Intanto, ringrazio per quest’invito importantissimo a noi stakeholder. Io sono assessora del Comune di Cotignola, e ritengo importante portare all’attenzione quanto a seguire.

    Penso che sia necessaria una proposta che include le esigenze anche degli enti locali, sempre più toccati dal caro-energia e dall’inflazione, situazione delicata, come anche ricordato dalla presidentessa Petitti e dall’assessore Calvano.

    Pertanto, apro una parentesi, ma non è poco importante, la flessibilità degli aiuti di Stato è, ad oggi, non più rimandabile; i maggiori costi del gas e della luce hanno inciso sui bilanci degli enti locali, precludendoci interventi sul sociale, sull’educazione e su altri settori rilevanti. I mancati aiuti del Governo e i sempre minori trasferimenti dallo Stato e da altri enti pubblici, aggrava ulteriormente la situazione.

    Ritengo quindi che sia giusto proporre incentivi europei per gli enti locali, che investono in opere pubbliche tese al risparmio. I bandi pubblicati devono mirare a una maggiore semplificazione, a una maggiore premialità per gli enti anche virtuosi.

    Vanno infine aiutati anche gli enti in difficoltà, che hanno comunque come scopo il miglioramento energetico del proprio territorio, attraverso agevolazioni nella compilazione dei bandi, e perché no, con l’aiuto di risorse e anche di personale esterne all’ente. Un’Europa forte è un’Europa che non si dimentica dei propri territori e delle proprie articolazioni, per quanto piccole siano, ma li aiuta a migliorare il complesso dei beni e dei servizi.

    Oltre agli enti locali su questo tema vanno premiate anche aziende e privati che investono sul verde e sul risparmio energetico. I singoli enti locali faranno sempre più fatica a incentivare, già così, ancora a lungo tali virtuosità, viste le mancate risorse nei bilanci comunali. Pertanto, è necessario un intervento della Regione sul tema.

    Allo stesso tempo, è essenziale una legge che incentivi l’alimentazione sostenibile e una politica che faccia conoscere gli impatti di un’alimentazione sana anche sull’ecosistema, senza dimenticare i diritti degli animali che vanno ampliati, come ad esempio il foie gras, che non è rispettoso del benessere animale, ma voglio citarne neanche altri, non solo allevamenti intensivi, ma anche, ad esempio, la bollitura di aragoste vive, oppure l’uccisione dei pulcini maschi. L’agevolazione [...] aiuto e benessere dell’uomo e degli animali, anche come riflesso di benessere ambientale ed evoluzione della società sono le parole guida per questa transizione ecologica, che aiuta anche un mondo di pace, non dimentichiamolo, soprattutto in questo momento di difficoltà.

    In ultimo luogo, ma non meno importante, è necessario investire nell’agevolazione al lavoro, in Unione Europea e nei trasferimenti dei nostri lavoratori. La ricerca e l’assunzione del personale devono avvenire in modo quanto più uniforme sul territorio europeo, in maniera più equa, come ad esempio non distinguendo più solo uomo e donna, nelle candidature, come avviene purtroppo spesso in Italia, e grazie al cielo in molti Paesi europei questo già non avviene più, quindi, rispettando l’identità di genere, ma vanno anche create le condizioni perché ogni Stato europeo rispetti tali diritti, e con metodi che permettano una maggiore connessione tra i territori, come ad esempio consentire una maggiore agevolazione come maggiori possibilità di pubblicare curriculum, ad esempio, in lingua inglese.

    Il quadro della mobilità per l’apprendimento dell’Unione europea va aggiornato, ma anche potenziato. Consentire agli studenti di spostarsi agevolmente nell’Unione Europea significa garantire un’Europa forte e un progresso della società anche per i singoli Stati.

    Non discriminare un lavoratore perché proviene da altro Stato europeo, che in quel momento non si trova sul territorio dello Stato; agevolare quindi l’assunzione di lavoratori di Paesi membri che vogliono trasferirsi dal Paese di origine.

    Serve creare quindi un ruolo rilevante dell’Unione europea in merito alle assunzioni di personale, così come per la formazione dei lavoratori e del loro benessere. Ambiente e lavoro devono quindi essere i princìpi su cui fondare l’azione dell’Unione europea di raccordo con le Regioni e con gli enti locali. Grazie.

     

    POMPIGNOLI. Grazie.

    Ora, in collegamento era prenotata anche Maria Rita Parmeggiani, ma non la vedo più collegata. Passerei quindi a Tonti Marco, presidente Arcigay di Rimini, che è in presenza. Prego.

     

    TONTI, presidente Arcigay di Rimini. Grazie, presidente.

    Io oggi intervengo come parte della rete degli Arcigay dell’Emilia-Romagna. Questa Regione si è sempre contraddistinta per attenzione e tutela dei diritti delle persone LGBTQI+, e dal 2019 si è dotata di una legge regionale contro le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere.

    Questa legge, purtroppo, stenta ancora un po’ a prendere forza e a dimostrare pienamente la sua efficacia. Grazie a questa legge però si è potuta condurre una rilevazione che ha rivelato un fenomeno molto pesante: cioè che almeno un quinto delle persone LGBT hanno subìto una qualche forma di violenza almeno una volta nella loro vita. Lo ripeto: un quinto, il 20 per cento.

    Purtroppo, l’effettività delle tutele previste dalla Regione è fortemente limitata dalla mancanza di una legislazione di livello nazionale, o sovranazionale, che dia forza ad un’azione concreta ed efficace in grado non solo di perseguire i crimini d’odio e di farlo con efficacia, ma soprattutto di prevenirli, perché questo è un equivoco che bisogna sottolineare e bisogna superare: non è la punizione, quella che ci interessa, ma la prevenzione di questi crimini, di questi atti odiosi che distruggono la vita delle persone.

    La cosa più preoccupante è che non solo non si vedono all’orizzonte questi passi avanti, ma ci sono anche preoccupanti rischi concreti di passi indietro rispetto a una situazione che nei confronti di una media europea è già terribilmente arretrata.

    L’appello che quindi mi sento di fare come Arcigay dell’Emilia-Romagna è in particolare in riferimento agli obiettivi 31 e 32, già approvati dalla risoluzione dell’anno scorso da questa Commissione, dalla Regione Emilia-Romagna – e faccio riferimento precisamente alla tutela europea della genitorialità, perché in Italia ci sono le famiglie omogenitoriali e le famiglie arcobaleno che sono pervicacemente tenute fuori da qualsiasi forma di riconoscimento giuridico e quindi di tutela, soprattutto dei e delle minori – ma anche la n.  32, e precisamente l’indipendenza degli organismi antidiscriminazioni, perché in questo momento, lo ricordo, l’UNAR, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni italiano è una diretta emanazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

    Non voglio neanche immaginare cosa potrebbe succedere se in quel ruolo ci fosse qualcuno che sostiene le stesse posizioni di Orban.

    Tornando al punto precedente, occorre sottolineare che la nostra forza di autotutela come associazioni, ma anche come persone, come gruppi LGBTQI+ è estremamente limitata, tra vincoli e perenne assenza di finanziamenti e di strutture, e anche una certa mancanza di riconoscimento, che naturalmente limita fortemente la nostra azione nei confronti della società.

    Noi vorremmo che l’Europa contribuisse a fornirci le risorse e le strutture per autotutelarci, in mancanza di una tutela statale, con centri di ascolto e di accoglienza e con le risorse per sostenere strutture, professionisti, iniziative di sensibilizzazione, soprattutto in modo strutturato. Esistono bandi naturalmente di questo tipo a livello europeo, però non sono facilmente accessibili per delle piccole realtà. Sarebbe importante che la Regione, in questo caso mi rivolgo alla Regione, si facesse carico anche di questa possibilità, quindi di mettersi magari capofila e sostenere la creazione di una rete di centri di questo tipo.

    La Regione Emilia-Romagna ha stanziato complessivamente per i prossimi due anni su questi temi, insieme alla lotta per la parità di genere, 2 milioni di euro, ma siamo convinti che un’iniziativa europea orientata a creare una rete territoriale di centri LGBTQI+, con la forza appunto delle Istituzioni europee avrebbe un impatto molto, molto superiore.

    Un’altra iniziativa fondamentale, e questa è una proposta originale che viene fatta per la prima volta in questa sede, soprattutto riconoscendo il colloquio diretto che si può avere con l’istituzione europea, è quella di equiparare a livello legislativo europeo la discriminazione omobitransfobica alla discriminazione razziale. In effetti, il concetto di razza si è focalizzato nel corso del tempo, perdendo la sua definizione ottocentesca, al punto che oramai è chiaro, anche nelle parole di Paolo Grossi, l’ex Presidente della Corte costituzionale, che la razza non esiste, ma esistono i razzismi. Il senso da dare perciò a questo fenomeno, quello razziale, è quello caratterizzante tutte le discriminazioni, tutte le azioni d’odio, ed eventualmente arricchito di sfaccettature con i singoli aspetti, ma è decisamente una questione generale, legata alle discriminazioni e caratterizza tutti i fenomeni discriminatori, tra cui omofobia e transfobia.

    Una posizione analoga è stata adottata dalla Corte suprema del Brasile, quindi per via giudiziaria, ma io credo che l’Europa potrebbe farsi carico di questa equiparazione, perché sarebbe perlomeno, per quegli Stati dove vige una legge antidiscriminazione, che discrimina le persone LGBTQI+ almeno una forma di tutela e di supporto per avere una copertura di natura giudiziaria e penale.

    Una Regione avanzata come la regione Emilia-Romagna è sicuramente un grande vantaggio per noi persone LGBTQI+, però anche qui sono presenti degli attacchi beceri, omofobici, anche di natura politica. Non sono estranee a questo Consesso, infatti, interrogazioni strumentali per colpire e intimidire realtà che poco alla volta stanno cercando di strutturarsi e organizzarsi per contrastare gli effetti dell’odio omotransfobico. Cito solo le interrogazioni consiliari contro il registro alias di una scuola di Rimini, e le polemiche strumentali sulla casa di accoglienza che sta nascendo a Reggio Emilia.

    Naturalmente, in questi casi esiste una competenza regionale, la Regione non ha competenze su queste cose quindi, è evidente l’intento intimidatorio di questi atti. Oppure, si potrebbe trattare di una forma di analfabetismo istituzionale: le due cose naturalmente non si escludono.

    Non si dimentichi inoltre lo sguaiato applauso dell’Aula del Senato alla bocciatura della cosiddetta legge Zan, che doveva estendere la legge antidiscriminazioni anche ai reati d’odio contro le persone LGBTQI+. Una scena abominevole rappresentata in un’Istituzione che dovrebbe rappresentare tutte e tutti.

    Ci troviamo perciò in una situazione estremamente precaria, privi di efficaci strumenti di difesa, privi di risorse, e con addosso il mirino di costante avversione di natura politica, oltre che fisica e verbale. La nostra speranza è che l’Europa e il Parlamento europeo, con la sua autorevolezza e buonsenso possano aiutarci in questa guerra quotidiana che conduciamo sui nostri corpi e con le nostre vite.

    Grazie.

     

    POMPIGNOLI. Grazie.

    Passiamo al prossimo intervento. Todeschini Elisabetta, membro del Comitato esecutivo Federmanager Minerva. È collegata.

     

    TODESCHINI, membro Comitato esecutivo Federmanager Minerva. Buongiorno, mi sentite?

     

    POMPIGNOLI. Buongiorno. La sentiamo e la vediamo.

    Si prepari Romanelli Margherita. Poi, all’esito dell’intervento di Romanelli Margherita, inizieranno gli interventi dei parlamentari europei.

    Prego.

     

    TODESCHINI, Mi scusi ma non sentivo.

    Adesso ho il collegamento audio aperto.

     

    POMPIGNOLI. Prego, le lascio la parola.

     

    TODESCHINI. Buongiorno.

    Vi ringrazio, sono Elisabetta Todeschini, di Federmanager, rappresento oggi qui la voce delle donne dirigenti dell’industria.

    Chiedo se è possibile attivarmi la condivisione degli strumenti, in modo da poter presentare delle slide. Grazie.

    Ho ascoltato con grande interesse gli interventi precedenti, e proprio sul punto n. 6 delle priorità dell’Unione europea e del governo Von der Leyen volevo partire, in questi miei minuti a disposizione, per condividere con voi la situazione in Europa, in particolare con un focus sull’Italia della Gender Equality, “com’è la tua vita se sei una donna in Italia”.

    Dopodiché, volevamo, in quanto manager dell’industria proporre, dopo aver analizzato dati, ricerche, e anche provato con progetti pilota sul campo delle attività, quelle che secondo noi potrebbero essere delle best practice che vi proponiamo perché sicuramente con l’aiuto della Regione potrebbero diventare uno strumento molto potente, che raggiunge molte più donne.

    Come vedete, la situazione in Italia dell’equità di genere è assolutamente negativa. Il gap è molto grande, siamo fanalino di coda. Io non dico di paragonarci ai Nordic Countries, che sicuramente sono molto lontani da noi come cultura, ma vorrei farvi notare come all’interno di quei Paesi che economicamente sono paragonabili all’Italia noi siamo fanalino di coda. Siamo assolutamente sotto la media europea e raggiungiamo quest’anno un indice di 65 rispetto a 100. Abbiamo avuto un miglioramento, prima del Covid, in quattro partivamo veramente da una situazione di arretratezza totale, ma purtroppo dal 2019 questa nostra crescita si è arrestata. Sono quindi differenti gli ambiti di cui si costituisce questo indice. Vi vorrei portare però a conoscenza del fatto che l’indice sul lavoro in Italia è l’ultimo. Noi ci collochiamo in Italia come ultimi nella graduatoria dei Paesi membri, una cosa sicuramente inaccettabile.

    Sicuramente, quando si parla di democrazia, si può guardare alla condizione femminile per definire lo stato di democrazia di un Paese. E se noi guardiamo la situazione italiana, sicuramente non si può parlare di una situazione di democrazia piena quando si guarda alla situazione femminile. Anche perché accesso al lavoro significa indipendenza economica, e l’indipendenza economica è sicuramente uno dei primi motivi per poter combattere la violenza sulle donne.

    Com’è quindi la tua vita in Italia se sei una donna? In Italia lavora meno di una donna su due, e siamo all’ultimo posto, come abbiamo detto, nella classifica europea. Il divario tra il tasso di occupazione delle donne e degli uomini – perché ovviamente non possiamo nasconderci che anche il lavoro maschile, il lavoro in generale in Italia ha delle criticità, però per le donne di più – per un 20 per cento peggiora la situazione se sei una donna.

    Un terzo delle donne lavoratrici hanno dei contratti part-time, che significa tutta una serie di mancanza di tutele di precarietà, e le donne lavorano in media dieci anni in meno rispetto agli uomini. Anche questo ha un’incidenza non solo sull’indipendenza economica durante la propria vita attiva, ma ovviamente ha delle ricadute molto negative anche sull’età della pensione, durante la quale le donne, in un momento di fragilità come quella della vecchiaia, si ritrovano anche con un potere economico ridotto.

    Il salario, lo stipendio delle donne è inferiore di un quinto rispetto a quello degli uomini, anche questo credo che sia un punto di democrazia assolutamente inaccettabile. Quanto al tempo, le donne spendono quattro volte più tempo per fare tutti quei lavori di cura nei confronti sia della casa che della famiglia, figli o genitori anziani. Vorrei soffermarmi un attimo per riflettere su una cosa. Spesso vediamo delle statistiche, ultimamente l’Istat diceva che l’incremento del lavoro femminile porterebbe diversi punti di PIL al nostro Paese, ed è vero. Non sono calcoli molto difficili, basta che noi pensiamo a tutte quelle ore che qui sono quantificate in quattro volte di più rispetto agli uomini, tutte queste ore è lavori sommerso, lavoro non pagato, come vogliamo chiamarlo, un lavoro che in quanto non pagato non entra nel PIL, ma non viene neanche riconosciuto come lavoro, è uno sfruttamento, fatemi dire.

    Quando una donna lavora, invece, non solo si genera il suo posto di lavoro, ma lei stessa genera posti di lavoro, che aumentano, perché quel lavoro che lei faceva non pagato nelle mura domestiche viene esternalizzato, quindi produce nuovi posti di lavoro, che sono nuovi asili, oppure una gastronomia, una lavanderia in più, dei servizi, quei servizi che oggi vengono fatti gratuitamente dal lavoro sfruttato femminile.

    È stata citata prima la legge Golfo-Mosca che in Italia garantiva, ancor prima che in Europa – in Europa questa legge è stata emanata il 22 novembre 2022, mentre in Italia già dal 2011 abbiamo potuto contare su di essa – che nei consigli di amministrazione della pubblica amministrazione e delle quotate il genere fosse rappresentato per un 30 per cento (che ora è diventato anche un 40 per cento per i non esecutivi).

    Ora, in quanto rappresentante delle donne manager in Italia, voglio ricordare che le donne dirigenti sono all’incirca 6.000, mentre nella dirigenza maschile dell’industria sono 54.000, quindi sono grandi numeri, piccoli quelli delle donne, per i motivi che abbiamo visto prima.

    Noi abbiamo come gruppo quello di favorire l’accesso, intanto ai ruoli di governance, in quanto ovviamente sono quelli più attinenti alle nostre qualifiche. Ma in generale, vogliamo cercare di favorire l’inserimento e la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, proprio per aumentare la democrazia e l’indipendenza delle donne. La strategia è quella di fare rete, di partecipare e di renderci disponibili con le nostre capacità e le nostre idee, anche ad esempio, in questo caso con gli enti, il Governo, la Regione Emilia-Romagna.

    Noi vorremmo, come fa del resto la Regione, che tutte le donne di tutte le età, residenti e domiciliate nella Regione Emilia-Romagna potessero essere prese per mano e portate dalla situazione in cui sono ad una situazione migliorativa di accesso al mondo del lavoro.

    Possono essere, e qui abbiamo fatto una piccola casistica, giovani donne che devono ancora entrare nel mondo del lavoro, fino ad arrivare alle donne che sono uscite dal mondo del lavoro per curare la famiglia, e si ritrovano a cinquant’anni che i figli non hanno più bisogno e magari sono in una situazione per cui non hanno più un marito, quindi devono rientrare nel mondo del lavoro per ritrovare un’autonomia.

    Ecco le proposte che noi facciamo. Della prima la regione Emilia-Romagna si è già fatta partner in quanto è stato fatto, anche con la partecipazione della Città Metropolitana di Bologna, il progetto “Woman on board”. La prima edizione di fine 2022 ha licenziato circa 200 donne dai profili, dai curriculum professionali molto ricchi che hanno seguito un percorso di aggiornamento per poter entrare nei consigli di amministrazione.

    Spesso sento dire che gli enti o le aziende quotate non trovano donne da mettere nei consigli di amministrazione. Qui ce ne sono 200 pronte a poterci entrare. Speriamo che questo possa essere continuato non solo negli anni, ma anche diffuso, come best practice, in quelle che sono le aziende private. Siamo convinti, e ci sono dati alla mano che lo possono dimostrare, che la diversity all’interno dei consigli di amministrazione porti ad affrontare meglio crisi, o policrisi come quelle che stiamo affrontando in questi tempi, dal post-Covid alla guerra, alla crisi energetica, alla crisi climatica.

    Un altro progetto che vi proponiamo è quello del mentoring. Sempre come donne dirigenti, abbiamo molte esperienze e ci mettiamo a disposizione per cercare di sviluppare i talenti femminili, ma soprattutto di permettere anche alle giovani ragazze di poter sognare di essere quello che vogliono. Il tema delle STEM, noi siamo convinte che dipenda molto dagli stereotipi. Molto spesso le ragazze non si possono permettere di sognare di essere quello che vogliono perché si sentono costrette dentro stereotipi che vengono tratti dalla nostra cultura e che noi vorremmo in qualche modo scalfire e demolire.

    Crediamo in generale che le donne abbiano bisogno di empowerment, dopo tanti secoli, anni e decenni, in cui sono sempre state relegate in ruoli di cura e un passo indietro. Proponiamo quindi anche un progetto di crescita, di empowerment, che deve passare assolutamente dalla crescita digitale, della conoscenza attraverso un’alfabetizzazione dell’Agenda 2030, perché crediamo che solo se ogni cittadino ha queste conoscenze può agire dei comportamenti sostenibili. Per ultimo, un’educazione economico-finanziaria fin dalle scuole superiori, per arrivare a donne di tutte le età, perché solo attraverso una capacità e una coscienza, attraverso l’educazione e una cultura finanziaria, noi siamo convinte che le donne possano avere quella consapevolezza che permette loro di affrontare il mondo del lavoro e in autonomia.

    Questi servizi – ma non vorrei andare avanti, vi mando il materiale – abbiamo anche pensato su come debbano essere veicolati. È una proposta quindi che noi facciamo alla Regione, che possiamo vedere magari in un tavolo di lavoro più specifico.

    Io vi ringrazio per l’attenzione. Qui ci sono i miei contatti. Continuerò ad ascoltare questa giornata molto interessante.

    Vi ringrazio, buon pomeriggio.

     

    POMPIGNOLI. Grazie a lei.

    Se può mandare anche questo materiale che ha appena illustrato alla Commissione, così lo girerò a tutti i membri della Commissione Bilancio. Grazie mille.

    Ultimo intervento degli stakeholder, di Romanelli Margherita, responsabile programmi europei. È in collegamento.

     

    ROMANELLI, responsabile programmi europei. Buongiorno. Grazie moltissimo per questa occasione. La riteniamo molto preziosa per poter cercare di avere un dialogo con l’Istituzione regionale ed europea e creare proprio questo contatto.

    Noi lavoriamo da tanti anni con l’Istituzione regionale e anche con le Istituzioni europee. Io rappresento l’organizzazione non governativa WeWorld GVC, che è nata proprio a Bologna, in Emilia-Romagna, più di cinquant’anni fa e che rappresenta una delle prime dieci organizzazioni nazionali, a livello italiano. Lavoriamo in oltre 25 Paesi nel mondo e anche in Italia e in Europa.

    Rispetto al Programma delle priorità per il 2023 della politica europea, dunque anche all’intervento della regione Emilia-Romagna su questi temi, vogliamo evidenziare almeno tre aspetti e poi aggiungerne uno più trasversale. Il primo è quello legato alla priorità del New Deal. Ovviamente noi lavoriamo da tantissimi anni e vediamo soprattutto gli effetti del cambiamento climatico nelle regioni, nelle aree dove questo si manifesta in maniera più significativa. È chiaro che c’è bisogno di fare un cambio di passo. Questo lo si diceva negli interventi iniziali. Non è sufficiente il business as usual, ma bisogna fare un salto significativo. Riteniamo, però, vada compiuto in maniera da abbracciare tutta la cittadinanza. Noi coinvolgiamo in maniera significativa anche i giovani. Abbiamo fatto, insieme ad Ipsos, un’indagine che ha coinvolto oltre 23.000 giovani in tutta Europa, Italia e territorio emiliano-romagnolo compresi, che ci ha evidenziato che, fondamentalmente, gli stili di consumo e di produzione non sono considerati da loro sostenibili, ma è necessario un modello economico diverso, più sostenibile. Soprattutto, nonostante la loro intenzione, il loro impegno di poter essere su questi temi, ravvisano una certa frustrazione nel poterlo fare. Se vanno al supermercato ‒ banalmente ‒ e non trovano un’etichetta, quindi non riescono a scegliere un prodotto che sia più sostenibile, è difficile, poi, essere coerenti con l’obiettivo di andare in una direzione diversa.

    È anche vero, però, che c’è bisogno che questa attenzione che ravvisiamo nei giovani, spesso, abbracci un pochino tutta la popolazione. Da questo punto di vista, la nostra prima richiesta è quella relativa al fatto di avere un investimento maggiore per quanto riguarda le politiche regionali e del territorio, oltre a quelle europee, che sappiamo andare in questa direzione, ma chiaramente non sono sufficienti, rispetto anche a un cambiamento culturale. Quindi, attività di informazione, attività di sensibilizzazione, attività nelle scuole, ma anche attività fuori dalle scuole, quindi in ambienti non formali o informali. Si parlava di lifelong education. Anche white light education, aggiungerei. In questa direzione non si sta compiendo abbastanza. È difficile trascinare, rispetto a certe scelte, una popolazione a seguirle e anche, forse, a creare dei consensi rispetto a decisioni che dovranno essere abbastanza ambiziose riguardo alla protezione dell’ambiente, se non c’è una sensibilità in questa direzione.

    Chiediamo che la regione Emilia-Romagna si impegni in maniera ulteriore e ancora più significativa proprio in interventi che possano andare in questa direzione e anche nella costruzione di quelle competenze trasversali ‒ che dicevamo ‒ che passino oltre le competenze, il curriculum specifico scolastico, ma che, magari, entrino nelle scuole con altre tipologie di interventi di accompagnamento più esperienziali, che possano dare l’opportunità ai giovani e anche ai meno giovani di incontrarsi e di immaginare un futuro diverso.

    L’altro aspetto, l’altro attore che pensiamo sia abbastanza importante... O due attori, per meglio dire. Proprio dal dialogo con i giovani... D’altronde, la maggior parte dei fondi sappiamo che vengono dal pacchetto chiamato Next Generation EU, che mette al centro proprio le politiche giovanili. Sono quelli dei Governi, locali e nazionali, e quelli delle imprese. I giovani ‒ sempre per la stessa indagine; mi piace un po’ riportarla, così almeno diamo un po’ una voce, seppur indiretta, a loro ‒ ritengono, per più della metà, che siano le aziende i principali attori che devono agire per affrontare il tema del cambiamento climatico e anche i Governi nazionali e i Governi locali.

    Rispetto a questo tema, noi da anni stiamo seguendo l’iter di una direttiva inserita all’interno delle proposte prioritarie in sospeso, ovvero la n. 53, una direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. È una direttiva che chiede alle imprese di rispettare i diritti umani e i diritti ambientali. È una direttiva in corso di elaborazione e poi di emanazione, che si basa sui princìpi guida delle Nazioni Unite per quanto riguarda imprese e diritti umani e anche le linee guida OCSE. Per cui, gli strumenti concettuali ci sono.

    Da questo punto di vista, noi chiediamo alla regione Emilia-Romagna, proprio per il suo carattere di innovazione che spesso e volentieri ha avuto, di giocare un ruolo attivo in questa direzione, quindi spingere proprio per una direttiva che sia fondamentalmente efficace e, soprattutto, iniziare sin da subito, sin dal 2023, ad assumere degli impegni verso una due diligence almeno nei confronti del procurement pubblico della stessa regione Emilia-Romagna, che darebbe un indirizzo significativo in una certa direzione.

    È chiaro che tutto questo, poi, significherà anche supportare le imprese in questo percorso che c’è da fare, ma riteniamo anche che questo rappresenti un elemento di competitività per il nostro sistema, e non solo, e di rispetto dei diritti umani e dei diritti ambientali, che è alla base dell’operatività che chiediamo e anche alla base dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030.

    L’ultima richiesta è quella più legata ad alcuni soggetti. Intanto, quello dei giovani. Ho citato i giovani non a caso. È importante che anche in questi momenti di confronto siano coinvolte in maniera più assidua, più strutturale le nuove componenti. Parlavamo di Next Generation EU. Oggi, però, non so quanti giovani prenderanno la parola. Come coinvolgerli? È una sfida. Bisogna farlo. Il mondo dell’associazionismo, del volontariato, dell’attivismo in città, della scuola, eccetera, è disponibile a creare dei ponti, però è importante anche inserire all’interno delle programmazioni un ruolo reale dei giovani, e facilitarlo, chiaramente prendendo coscienza anche di come si muovono i giovani. C’è bisogno, per esempio, di aprire anche a gruppi informali. La maggior parte dell’attivismo giovanile avviene all’interno di gruppi e di iniziative informali.

    Per ultimo, ma non per ultimo, anzi prioritario in termini di trasversalità, perché va a toccare ogni ambito della programmazione, e mi ricollego all’ultimo intervento, è quello di avere una particolare attenzione alle politiche di genere e alle politiche di contrasto alla violenza, supportando in prima battuta il tema della prevenzione, anche a noi molto caro, soprattutto nelle attività educative, e anche quello dell’autonomia economica dei gruppi più vulnerabili. Oltre ai gruppi dirigenziali, allargare a tutti, con una capacità, anzi, di trascinarsi a vicenda.

    In questi termini dico anche che c’è un protagonismo giovanile e femminile. Le ragazze sono le più attente, le più attive per quanto riguarda la transizione ecologica. Ce lo dicono tutti gli studi. Ce lo dicono anche le nostre indagini. Abbiamo dati e informazioni a disposizione. Bisognerebbe prestare un’attenzione specifica ‒ e ce lo aspettiamo dalla Regione Emilia-Romagna ‒ proprio verso questo target, per riconoscerlo, per valorizzarlo e per poterlo sostenere.

    Vi ringrazio molto. Resto a disposizione, chiaramente, per integrazioni.

     

    POMPIGNOLI. Grazie a lei dell’intervento.

    Ora passiamo agli interventi dei parlamentari europei. Il primo intervento è dell’onorevole Alessandra Basso, che è collegata. So che avete avuto qualche problema in Parlamento con l’occupazione del popolo curdo.

     

    BASSO, europarlamentare. Buongiorno. Sì. Abbiamo perso tutti, purtroppo, la prima ora, perché c’è stata un’invasione di manifestanti, che si sono aggrappati alle balaustre chiedendo la liberazione di Ocalan. Quindi, abbiamo dovuto rinviare i voti dalle 12 alle 3. Per cui, non ci siamo potuti collegare prima. Alla fine, è andato tutto bene e nessuno si è fatto male. Si temeva qualche problema. C’era il rischio che questi si lanciassero dall’ultimo piano della Plenaria.

     

    POMPIGNOLI. Le lascio la parola, onorevole. Ha dieci minuti, come da accordi che abbiamo già preso. Grazie.

    Prego.

     

    BASSO, Mi sentite?

     

    POMPIGNOLI. Sì, la sentiamo bene e la vediamo.

     

    BASSO, Grazie.

    Io ho ascoltato con attenzione gli interventi di tutti i portatori di interesse. Farò qualche intervento spot su materie che, magari, sono più relative alla mia Commissione o cose delle quali mi sono occupata. Magari poi lascio a qualche altro collega interventi su altri temi. Per esempio, sul primo intervento della pesca magari alla collega Ghidoni, che qualche giorno fa ha incontrato i rappresentanti di Coldiretti Pesca.

    È stato fatto un intervento da Miriam Baldassari, delle scuole di danza, che ha fatto un accenno alla pandemia. È un tema ancora molto presente qui nelle Istituzioni europee, tant’è che è stata appena votata la costituzione di una Sottocommissione della Commissione ENVI, quella che si occupa di ambiente, competente per queste materie. È stata decisa la costituzione di una Sottocommissione per la sanità pubblica, proprio a seguito di quella che, in qualche modo, è stata una strada, ormai intrapresa, di una Unione europea della salute, per cercare di dare delle risposte che, come sappiamo bene, non sempre sono state le migliori. Comunque, in questi momenti di crisi questo comporterà un accentramento a Bruxelles anche di competenze in materia di sanità pubblica. Questa, capite, è una cosa ben diversa da quanto finora è avvenuto.

    Quanto all’intervento del rappresentante di Confindustria, ha toccato vari punti. Ho preso qualche spunto di riflessione su cose che attualmente sono state votate oppure in itinere di decisione. Sul tema del digitale, in Commissione ITRE, in Commissione Industria, Ricerca e Energia, è stato appena votato un programma dell’Unione per una connettività sicura per il periodo 2023-2027, quindi per la creazione di un sistema satellitare, spaziale che garantisca una connettività sicura per le comunicazioni governative in materia di difesa, protezione delle infrastrutture, infrastrutture critiche, sorveglianza e gestioni delle crisi.

    Un cenno, poi, lo farei sul turismo, un tema importante anche per la regione Emilia-Romagna. Tutta la nostra riviera, ma non solo, è a vocazione turistica. È in discussione, è appena stato pubblicato, un testo della Commissione per quanto riguarda le locazioni a breve termine. Su questo testo già esistono normative regionali, se si vuole. È un testo ‒ ho avuto modo di leggerlo, è interessante ‒ che riguarderà soprattutto le strutture ricettive di genere (B&B, sostanzialmente), con la previsione dell’assegnazione ad ogni struttura di ricezione di un numero di registro che porterà, poi, al proprietario, alle caratteristiche dell’immobile e alla capacità di ospitalità che questa struttura ha. Questo nell’intento di evitare truffe. Sappiamo che quasi tutte le estati escono su qualche giornale notizie di stranieri, e non solo, che hanno preso in locazione un immobile per una settimana di ferie e che, poi, invece, si sono trovati di fronte al nulla oppure con immobili che non avevano le caratteristiche promesse.

    Questo testo ‒ appena arrivato in Commissione IMCO, per il mercato interno e la tutela dei consumatori, della quale sono membro effettivo ‒ ritengo possa essere risolutivo di tante situazioni, per cercare di fare chiarezza su quello che tante volte è un mercato selvaggio, che fa concorrenza, invece, alle strutture alberghiere. Questo per quanto riguarda il tema del turismo.

    È stato fatto un accenno da più persone a tutto quello che può essere ‒ chiamiamolo così ‒ il Green Deal, con le emissioni di CO2 delle autovetture. Sapete quante criticità ci sono dietro questa votazione che è stata fatta l’altro giorno e quante problematiche potrà creare, per ovvi motivi.

    Così come un altro testo che abbiamo sottomano ‒ penso ne abbiate sentito parlare tutti, perché sui giornali sono usciti tanti articoli ‒ è quello famoso sull’efficientamento degli edifici. In regione Emilia-Romagna abbiamo tante città con strutture medievali, piuttosto vecchiotte, con tutto quello che comporterà questa richiesta di adeguamento alle varie categorie energetiche. Ovviamente da parte nostra, da parte del mio partito c’è stata una forte opposizione su questo, cercando comunque di limitare le opposizioni e di portare avanti ‒ quantomeno nella tempistica, visti anche i tempi di crisi, di problematiche di reperimento delle materie da costruzione ‒ questa richiesta che proviene dall’Europa.

    Un paio di persone hanno parlato di lavoro e di lavoro soprattutto femminile. Segnalo due cose. Tempo fa mi sono occupata di un provvedimento che riguardava i posti riservati nei Consigli di amministrazione delle Spa. Devo dire che, almeno da quel punto di vista, la quota femminile presente in questi Consigli di amministrazione è già superiore alla quota che viene richiesta dalla Commissione europea. Quindi, da questo punto di vista, l’Italia non è messa malissimo. Vero è che comunque credo ci sia ancora molto da fare per quanto riguarda la parità, magari, di stipendio, che ancora non c’è.

    Come ‒ probabilmente ne ha fatto cenno Elisabetta, di Federmanager, se non sbaglio ‒ per quanto riguarda il lavoro femminile. A fine marzo la Commissione incontrerà, nella [...] sessione, l’ONU. Si parlerà molto anche di questo. Ieri ho fatto un intervento proprio in Plenaria su questo, sull’istruzione, sull’istruzione delle donne, sulla questione, ovviamente, del mancato loro accesso alla carriera o, comunque, agli studi cosiddetti “STEM”. Sostanzialmente, ho ribadito che comunque, al di là di tutto, purtroppo per tanti milioni di persone (parliamo di 700 milioni di persone) manca addirittura l’istruzione di base. Si parla proprio di analfabetismo per 700 milioni di persone. Due terzi di queste sono donne. Ovviamente ho ricordato che l’istruzione è fondamentale e che molte volte “istruzione” vuol dire indipendenza economica, quindi una forma di libertà per la donna. Purtroppo, credo che su questo ci sia ancora molto da fare.

    Per quanto riguarda l’intervento del rappresentante di Arcigay, il tema delle violenze contro persone LGBT è assolutamente ricorrente nelle discussioni qui in aula e nei fascicoli. Mi spiace dire che se si parla di violenze contro le comunità LGBT si dovrebbe parlare anche di violenze, a mio avviso, contro altri gruppi di persone. Parlo, per esempio, dei cristiani perseguitati nel mondo. Però, quando dalla parte politica nostra vengono proposte soluzioni o dibattiti su questo tema, dei cristiani perseguitati non si parla. Se ne parla solo da parte musulmana, ma non c’è, in questo caso, una volontà di discutere di tutte le violenze. Per un qualcosa di ideologico. Per cui qui si parla esclusivamente di violenze contro persone LGBT. Diciamo, però, che le violenze nel mondo sono nei confronti di tante altre categorie di persone, chiamiamole così, che per razza o per religione o per orientamento sessuale possono subire discriminazioni e violenze. C’è una proposta in Commissione giuridica che riguarda anche le persone LGBT, una proposta che riguarda il riconoscimento di una specie di ‒ chiamiamola così ‒ filiazione europea. È una proposta della Commissione, ancora al vaglio della Commissione giuridica.

    Sono tutti temi dei quali parliamo molto spesso, dimenticandone o trascurandone altri.

    Io mi fermerei qui. Lascio il tempo anche agli altri colleghi. Grazie.

     

    POMPIGNOLI. Grazie mille, onorevole Basso.

    Adesso passo la parola all’onorevole Ghidoni Paola, che ho visto collegata.

    Buongiorno, onorevole. Prego.

     

    GHIDONI, europarlamentare. Buongiorno a tutti. Spero mi sentiate e mi vediate, perché sono collegata con il cellulare.

     

    POMPIGNOLI. La sentiamo e la vediamo benissimo. Prego, a lei la parola.

     

    GHIDONI, europarlamentare. Grazie mille.

    Intanto ringrazio per l’invito e per aver organizzato questo pomeriggio, che è un punto d’incontro sempre utile con il territorio. Gli stakeholders rappresentano una parte importante del territorio. Ringrazio anche la collega Basso, che mi ha preceduta, con cui condivido l’appartenenza al medesimo Gruppo. Sostanzialmente, quindi, la sua posizione nei temi che ha trattato coincide con la mia.

    Per cui, magari parlerò più nello specifico di quello che mi riguarda direttamente, quindi della Commissione di cui faccio parte. La collega stessa mi ha fornito l’assist per parlare della questione di una parte dei pescatori, con particolare riferimento al rigassificatore.

    Mi spiace non aver sentito tutta la parte iniziale relativa a questa questione, alla questione pesca e alla questione agricoltura, perché è quello di cui in realtà mi occupo. Io mi soffermerò su queste questioni. Faccio parte della Commissione DG Agri e anche, per alcuni aspetti, della Commissione ambiente ENVI. Molto spesso queste due Commissioni si intersecano, nel senso che una deve dare il parere all’altra su alcune questioni. Nello specifico, io sono relatore per il dossier sui fitofarmaci. All’interno delle varie questioni che sono sul piatto, relative al tema agricoltura e al tema ambiente, la questione dei fitofarmaci è particolarmente importante. C’è un progetto molto ambizioso da parte della Commissione, in particolare della Commissione ENVI, nei confronti dell’ambiente. Devo dire che su questo non possiamo che essere tutti d’accordo. È evidente che tutti quanti noi teniamo all’ambiente che ci circonda. Sappiamo in che situazione si trova. Auspichiamo, quindi, tutti quanti, anzi vogliamo che vengano messe in atto misure a tutela dell’ambiente. Questo, però, non può penalizzare o addirittura massacrare, in alcuni casi, le aziende agricole, chi si occupa di agricoltura, chi si occupa di territorio, perché comunque gli agricoltori sono i principali attori in tal senso. Si occupano di territorio, presidiano il territorio e lo mantengono, contribuiscono a mantenerlo in buone condizioni, altresì sarebbe abbandonato a se stesso con conseguenze in alcuni casi nefaste.

    Il dossier che stiamo seguendo in Commissione AGRI è una proposta che è stata fatta da parte della Commissione.

    È una proposta ambiziosa, che prevede di dimezzare del 50 per cento, entro il 2030, l’uso di fitofarmaci e di eliminarli completamente entro pochi decenni, si parla del 2050.

    Questo è uno dei dossier più importanti che sto seguendo e più complicati perché, se da un lato siamo tutti d’accordo nel diminuire l’uso dei fitofarmaci, cosa che comunque gli agricoltori italiani stanno facendo da molti anni, dall’altro occorre, nel frattempo, non mantenere in modo che possano lavorare le aziende agricole italiane e, soprattutto, quello che vorrei sottolineare in questa occasione è il fatto che questo progetto così ambizioso non può essere applicato nella stessa misura all’interno dell’Unione europea, perché i territori sono molto diversi e quindi le stesse regole non si possono imporre in maniera generalizzata con riferimento, per esempio, alla Pianura Padana o comunque alle aziende agricole che si trovano nell’area del Mediterraneo rispetto ad altre aziende agricole, ad altre situazioni, ad altri territori, magari del nord Europa, che hanno un tipo di agricoltura che è completamente diversa rispetto alla nostra. In particolare, la nostra è un’agricoltura che ha una quantità di lavoro importante, è un’agricoltura in parte di trasformazione e non si può paragonare, per esempio, ai campi d’erba irlandesi, per fare soltanto un piccolo esempio.

    La sfida, secondo me, all’interno dell’Unione europea, in questo momento, in questo particolare settore, che è quello di cui mi occupo, che è appunto l’agricoltura, è quella di portare le istanze, le esigenze dei territori all’interno dell’Unione.

    È evidente che siamo tutti europei, siamo tutti a favore dell’Unione europea, però occorre che l’Unione europea tenga presente le diversità territoriali che sicuramente ci sono.

    La collega che mi ha preceduto ha toccato vari temi. Ha parlato anche di pesca. Ho sentito la persona che ne ha parlato prima di noi con riferimento al rigassificatore. Io di recente ho potuto confrontarmi con i pescatori dell’alto Adriatico e devo dire che ci sono parecchie preoccupazioni su questo tema, perché il rigassificatore a circuito aperto, come si è detto, avrebbe un impatto importante sulla pesca nell’alto Adriatico.

    Siccome comunque i pescatori hanno già molti altri problemi, che tra l’altro si portano avanti da moltissimo tempo, che non sono ancora stati risolti, perché comunque l’equilibrio, soprattutto nell’alto Adriatico, quindi all’interno della laguna veneta soprattutto, ma anche nella parte di Comacchio, quindi anche nella parte vostra, gli equilibri sono molto delicati e comunque devono affrontare periodicamente problemi proprio di tipo ambientale che si presentano di anno in anno, aggiungere anche questo ulteriore problema, in questo momento, non credo sia il caso. Qui c’è tutta una discussione che deve essere portata avanti. C’è tutta una situazione di centinaia di persone che lavorano nel settore, tutta la filiera. Questa questione è importante e ho piacere che sia stata presentata in questa occasione.

    Ritornando alla questione “agricoltura”, che è quella di cui mi occupo, quello che mi preme sottolineare è che in questa proposta della Commissione c’è una posizione che è abbastanza ideologica e molto poco scientifica o per lo meno molto poco razionale, nel senso che si definiscono in maniera così generalizzata degli obiettivi senza dare delle alternative. Poi è anche un po’ questo il problema. Si parla di tutelare l’ambiente, e su questo, come si è detto, siamo tutti d’accordo, però occorre anche avere delle proposte concrete.

    Il fatto di ridurre i fitofarmaci va benissimo, gli stessi agricoltori sono d’accordo su questo e lo hanno fatto nel corso degli anni. Tra l’altro, c’è anche tutto un tema di accaparramento di questa, che è una materia prima importante e che scarseggia. C’è tutto un tema di aumento dei prezzi sconsiderato che c’è stato in quest’ultimo periodo anche per questo tipo di prodotti, per i prodotti sintetici, e quindi anche per questi. Perciò, sicuramente gli agricoltori sono intenzionati o comunque fanno di tutto per ridurre l’uso dei fitofarmaci.

    Però, ci sono alcune situazioni in cui, evidentemente, eliminarli del tutto vorrebbe dire eliminare una fetta importante di produzione, soprattutto di prodotti italiani, quindi di prodotti mediterranei, nello specifico italiani, della Pianura Padana, tra l’altro prodotti di eccellenza italiani, con tutto quello che ne consegue, con tutta la filiera, per esempio.

    Questo è un tema sicuramente importante, che va trattato con la giusta cautela. Oltretutto, aggiungo io, siamo nella parte finale della legislatura e quindi assumere una decisione così impattante, secondo me, anche da un punto di vista istituzionale, non sarebbe corretto.

    Occorre approfondire la questione. Noi abbiamo chiesto come gruppo di avere un’analisi dell’impatto che faccia capire i numeri, anche perché si parla di rimborsi, ma nella proposta della Commissione non ci sono i dati. Abbiamo chiesto che venga rifatta un’analisi sull’impatto di questo tipo di normativa e quindi un approfondimento importante che richiede del tempo.

    Volevo poi dire due parole sulla questione delle pari opportunità, perché l’argomento mi interessa particolarmente perché negli anni mi sono spesso occupata di questo tema, soprattutto di lavoro femminile. La relatrice che ha parlato di pari opportunità ha dato parecchi spunti.

    Volevo soltanto aggiungere, a quello che ha detto la collega Basso sul tema, la questione dei minori in Italia, dei minori che vivono in situazione di povertà, soprattutto dopo quello che è successo con il Covid, con l’aumento dei prezzi, le perdite di lavoro, tutta quella che è stata la conseguenza di quanto accaduto negli ultimi anni.

    Io ho fatto un intervento in Assemblea plenaria proprio sul Fondo europeo per l’infanzia, perché volevo evidenziare che in Italia abbiamo 1,3 milioni di minori che vivono sotto la soglia di povertà. La prima conseguenza del fatto di vivere in povertà è l’abbandono scolastico. Sono persone che avranno sicuramente minori opportunità rispetto ai loro coetanei.

    In un Paese come il nostro, che comunque è un Paese avanzato, un Paese industrializzato, un Paese che ha un PIL importante, questo credo sia inaccettabile.

    Con questo ringrazio ancora. Chiudo e lascio spazio ai miei colleghi. Grazie.

     

    POMPIGNOLI. Grazie a lei, onorevole Ghidoni, dell’intervento.

    Nell’attesa di ripristinare il collegamento con l’onorevole Gualmini, ho visto che è collegata l’onorevole Moretti. Lascerei la parola a lei. Vediamo un attimo. Eccola.

    Buon pomeriggio, onorevole.

     

    MORETTI, europarlamentare. Buon pomeriggio a voi. Piacere di ritrovarvi. Sono molto contenta di essere con voi e vi ringrazio.

     

    POMPIGNOLI. È un piacere anche per noi. Grazie.

    Le lascio la parola.

     

    MORETTI, Ho dieci minuti?

     

    POMPIGNOLI. Sì, dieci minuti.

     

    MORETTI, Perfetto. Grazie.

    Ho ascoltato con molto interesse i vari interventi che si sono susseguiti, anche se non dall’inizio, perché eravamo in Aula, però volevo rispondere ad alcune sollecitazioni e dirvi come siamo messi.

    Io faccio parte della Commissione ENVI, la Commissione Ambiente, faccio parte della Commissione Salute. Tra l’altro, nasce proprio in questi giorni la sottocommissione salute ed è una risposta molto importante che l’Europa ha dato, visto che anche per i cittadini italiani, non solo per quelli europei, la salute è considerato l’elemento più importante per i cittadini europei che chiedono all’Europa di occuparsene sempre di più, con maggiori competenze. Quindi, l’intuizione dopo il Covid di andare verso la costruzione di un’Unione europea della salute ha trovato in questa sottocommissione, che nasce in questi giorni, un primo passo importante.

    Dobbiamo, come socialisti, credo, soprattutto marxisti, considerare il tema della salute prioritario e quindi garantire un sistema sanitario pubblico di qualità per tutti. Dobbiamo combattere le profonde discriminazioni che ci sono nel mondo tra Paesi europei che non possono garantire un sistema di salute di qualità, così come dobbiamo garantire anche un accesso ai farmaci e alle cure di qualità per tutti i cittadini.

    Detto questo, oltre alla Commissione, Ambiente, faccio parte della Commissione Diritti delle donne e la Commissione Esteri. Ho ascoltato con molta attenzione l’appello della Federmanager, ho anche ascoltato con molto interesse l’appello relativo alla tutela delle diversità e della lotta contro ogni forma di discriminazione.

    Su questo la Commissione europea, l’Europa ha fatto molto in questi mesi, tra l’altro, perché, per quanto riguarda la direttiva “Women on boards”, noi abbiamo raggiunto un accordo storico proprio nei mesi scorsi per garantire la parità di genere nei consigli di amministrazione in tutte le società quotate in borsa nell’Unione europea, definendo che almeno il 40 per cento degli amministratori non esecutivi dovranno essere donne.

    Grazie al Parlamento le aziende dovranno rispettare questo obiettivo entro il 30 giugno 2026 rispetto al 2027 che la Commissione aveva proposto. Questo è un punto di vittoria molto importante.

    Proprio oggi abbiamo votato, invece, un altro provvedimento importante, una relazione che riguarda l’uguaglianza di genere e l’affermazione, la sottoscrizione della Convenzione di Istanbul contro le violenze sulle donne, che purtroppo non è stata ratificata da tutti gli Stati membri, in particolare da Governi conservatori, come quello polacco.

     

    POMPIGNOLI. Sentiamo dalla regia se riusciamo a ripristinare il collegamento.

    Il collegamento c’è, quindi dovrebbe sentirmi l’onorevole Moretti.

    Ci siamo?

     

    MORETTI,. Ci sono ancora.

     

    POMPIGNOLI. Perfetto.

     

    MORETTI,. Scusate, è caduto tutto.

    Riprendo da dove ero rimasta.

    Sostanzialmente noi chiediamo alle autorità nazionali e ai Governi conservatori, come quello polacco in particolare, di sottoscrivere la Convenzione di Istanbul e di sensibilizzare anche l’opinione pubblica contro fenomeni di disinformazione pesante.

     

    POMPIGNOLI. Non riusciamo a sentire.

    Non so se sia un problema nostro o un problema suo. Oggi è più loro.

     

    (interruzione)

     

    POMPIGNOLI. Il problema è loro. Ma non dipenderà da quello che è successo là. Non credo.

     

    (interruzione)

     

    POMPIGNOLI. Addirittura!

    Vediamo se riproviamo, perché il collegamento è attivo. Non riusciamo a sentirla.

    Nel frattempo, anche l’onorevole Gualmini ancora non si è collegata. Mi dicono che il problema è più suo che nostro.

     

    MORETTI, Eccomi. Mi sentite?

     

    POMPIGNOLI. Sì, la sentiamo.

     

    MORETTI, Qui, però, c’è qualcosa che non va, perché con la Lega andava tutto bene. Ci dobbiamo chiedere se c’è qualche strumento…

     

    POMPIGNOLI. Non l’ho boicottata io, onorevole Moretti.

     

    MORETTI,. Mi state boicottando. Complotto, complotto!

     

    POMPIGNOLI. Le lascio la parola.

     

    MORETTI,. Grazie, presidente.

    Parlavo di gender pay gap. Anche qui ci stiamo mobilitando. Sapete che il divario retributivo di genere è tanto in Europa, ma anche in Italia. Nel mese di agosto del 2021 abbiamo promosso questa ulteriore azione legislativa per compensare il gender pay gap a livello europeo.

    Vado adesso alla parte più economica, quella cioè che ha destato anche molte polemiche in questi giorni, perché ieri il Parlamento europeo, come avete ricordato bene, ha approvato il Regolamento europeo sulle emissioni di CO2 per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri. Per la nostra parte politica e, quindi, dal nostro punto di vista, è stata una vittoria per l’ambiente e per l’industria europea italiana. Abbiamo previsto una deroga per i piccoli produttori, come la Ferrari, ad esempio, quindi il tema del Motor Valley è stato considerato, e devo dire che la regione Emilia-Romagna ha fatto molto con il suo presidente Bonaccini a sollecitare l’attenzione nostra per sostenere questo emendamento, che è stato presentato dalla sottoscritta e dalla collega Simona Bonafè, e quindi siamo riusciti a convincere tutto il gruppo a stare su questa linea per cui abbiamo ottenuto per i piccoli produttori una deroga dal sistema previsto da questo regolamento.

    Questo è un regolamento che va, a mio avviso, a contribuire agli obiettivi climatici 2030 e 2050, riducendo significativamente le emissioni di CO2, a offrire vantaggi ai consumatori, che avranno una più ampia diffusione di veicoli a emissioni zero, e poi a stimolare l’innovazione tecnologica del nostro comparto industriale.

    Dobbiamo, però, precisare che dal 2035 non è che se uno ha una macchina a diesel o a benzina non la potrà più usare, ma dal 2035 non potranno più essere immessi nel mercato autoveicoli a benzina o a diesel. Questo è un elemento molto importante, perché sento qualcuno che sta strumentalizzando questa cosa. Quindi, se uno ha una macchina a diesel o a benzina nel 2035 potrà continuare ad utilizzarla. Invece, i produttori – segnalo, tra l’altro, che i produttori italiani sono estremamente evoluti, perché hanno già tecnologie estremamente avanzate – non potranno, ovviamente, mettere sul mercato questo tipo di autoveicoli.

    L’altro punto di cui vi volevo parlare è la normativa nel nuovo regolamento, di cui, tra l’altro, io sono relatrice principale, sull’ecodesign. È una proposta di regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili che andrà in votazione a luglio di quest’anno. Lo scopo di questo regolamento è far sì che per tutti i prodotti, a partire dai prodotti tecnologici, quindi il tema degli elettrodomestici, per esempio, per arrivare ai prodotti tessili e ai mobili di arredamento quindi, ci sono interi comparti che saranno coinvolti da questa normativa, venga ridotto l’impatto ambientale su clima e ambiente. In altri termini, lo scopo è quello di abbandonare il modello “prendere, produrre, usare e gettare” e utilizzare una nuova tecnologia di progettazione ecocompatibile.

    La nuova proposta si applicherà ad un’ampissima e vasta gamma di prodotti, in particolare, come vi dicevo, tessili, mobili, penumatici, detergenti, vernici, lubrificanti, ma anche ferro, acciaio e alluminio, che incidono, come sapete, molto sull’ambiente. Quindi, con questa proposta puntiamo a far sì che i prodotti siano più durevoli, più affidabili, più riutilizzabili, più facili da migliorare, riparare, mantenere e ricondizionare, oltre che essere, evidentemente, più efficienti da un punto di vista energetico.

    Una parte molto importante riguarda l’informazione sul prodotto e, quindi, su questo passaporto digitale del prodotto, per cui il consumatore saprà e potrà avere tutte le informazioni su come è nato quel prodotto, quanto durerà e come ripararlo. Ma è altrettanto molto importante il tema della prevenzione della distruzione dei beni di consumo invenduti, in particolare sull’obbligo di trasparenza che il consumatore richiede. Quindi, devo dire che questa…

     

    POMPIGNOLI. Niente, non ce la facciamo a terminare l’intervento. Riproviamo. Si poteva interrompere quando parlava delle macchine, che non era propriamente la mia idea. Eccola.

     

    MORETTI,. Eccoci. Mi sentite?

     

    POMPIGNOLI. Sì, la risentiamo.

     

    MORETTI,. Bene.

    Dicevo, capiamo che questo regolamento è essenziale, presidente, perché [interruzione audio].

     

    POMPIGNOLI. Proprio non la fanno parlare, onorevole Moretti. Riproviamo. Eccola. Ci siamo?

     

    MORETTI, europarlamentare. Eccoci.

    Il miglioramento della tecnologia appare assolutamente necessario. Un settore molto interessante, di cui anche la regione Emilia-Romagna si è interessata, riguarda il settore del Made in Italy relativamente al settore tessile. Ovviamente anche questo settore beneficerà di questa nuova regolamentazione, di questa maggiore coscienza del legislatore europeo, ovviamente perché è un settore già estremamente evoluto da un punto di vista della tutela ambientale, e i consumatori, soprattutto i giovani consumatori, vogliono conoscere da dove viene quel prodotto, come viene realizzato, quali princìpi, quali valori vengono rispettati, non solo ambientali ma anche, per esempio, il rispetto dei diritti dei lavoratori, soprattutto quando questi prodotti vengono da Paesi terzi. Quindi, noi imporremo anche ai Paesi terzi da cui provengono molti di questi tessuti di rispettare la regolamentazione.

    Chiudo con la revisione sulla direttiva sugli imballaggi e i rifiuti. Ho sentito prima un importante intervento su questo tema. Noi siamo molto critici nei confronti di questa direttiva e vigileremo affinché non ci siano penalizzazioni per sistemi nazionali già molto performanti, come quello italiano, questo tema. L’Italia – va da sé – ha già raggiunto e superato gli obiettivi di riciclo 2025 previsti dall’attuale direttiva. Ci sono 80.000 aziende coinvolte, 7 milioni di posti di lavoro, per cui noi cercheremo di fare in modo che questa direttiva non vada a incidere negativamente sul nostro settore produttivo e industriale. Le nostre osservazioni sono già state fatte proprie e sono a conoscenza, ovviamente, della Commissione, che su questo ha subìto già una forma di rallentamento, perché è una direttiva che sta procedendo con una certa lentezza proprio per raccogliere tutti gli emendamenti e le osservazioni e costruire un framework legislativo che sia il più possibile aderente alle esigenze di interi comparti.

    Ho chiuso il mio intervento. Vi saluto e vi ringrazio. Buon lavoro e a presto.

     

    POMPIGNOLI. Grazie. Buon lavoro e buona giornata.

    Ora passiamo la parola all’onorevole Salini, ultimo intervento. Vediamo se poi l’onorevole Gualmini si collegherà, ma al momento non c’è. È collegato l’onorevole Salini? No, neanche l’onorevole Salini è collegato. Aspettiamo due minuti.

    Eccolo, si è ricollegato. Proviamo a dare la parola all’onorevole Salini. Buon pomeriggio, onorevole.

     

    SALINI, europarlamentare. Buon pomeriggio a voi.

     

    POMPIGNOLI. Prego, le lascio la parola.

     

    SALINI, . Grazie.

    Vista la concitazione della giornata qua in Parlamento europeo, purtroppo non ho potuto seguire i lavori per come si sono svolti nella loro interezza, ho potuto sentire la parte finale dell’intervento della collega Moretti. Do uno spaccato per quel che riguarda il mio angolo visuale delle priorità sulle quali si sta lavorando in seno al Parlamento europeo, ma soprattutto un breve spaccato alla luce delle imponenti sollecitazioni che riceviamo da fuori Europa.

    Oggi abbiamo come principale punto di lavoro e come sfida, non certo semplice da affrontare, il pugno nello stomaco che abbiamo ricevuto dall’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, una misura particolarmente importante sulla quale concentrarsi con estrema attenzione, perché è come se avesse la forza di ridefinire un po’ le regole del gioco non solo a livello geopolitico, ma soprattutto verticalmente a livello economico, perché con questo provvedimento gli Stati Uniti hanno, come è noto, deciso di destinare un imponente quantitativo di risorse economiche ad investimenti strategici. Ma quel che più rileva non è tanto la quantità del danaro che hanno riservato alla ripartenza dell’economia americana, con l’obiettivo di ridimensionare l’impatto dell’inflazione, l’elemento più rilevante di questo intervento degli Stati Uniti è la formula di fatto sbrigativamente definibile come neoprotezionistica che è stata individuata per spingere l’economia americana. L’esempio è molto semplice: viene finanziata la produzione di energia da fonti rinnovabili, viene finanziato l’acquisto della pala eolica, a condizione che la pala eolica sia prodotta negli Stati Uniti.

    La modalità con la quale dobbiamo reagire deve essere commisurata all’impatto che abbiamo ricevuto da questa formula. Stiamo studiando proprio una risoluzione, che dovrà essere votata domani, peraltro, in Parlamento, che va nella direzione di segnalare alle Istituzioni europee nella loro totalità le priorità che dovremo tenere a mente nella risposta a questa importante decisione degli Stati Uniti. Purtroppo, come spesso accade, la mediazione che si sta avendo all’interno del Parlamento europeo nella costruzione di questa risoluzione non è soddisfacente, perché vi è una porzione del Parlamento che tende a diminuire l’impatto, la forza di questa risoluzione, quindi anche delle misure che adotteremo. Diminuirle perché si tende a far prevalere una logica che non è orientata allo sviluppo in quanto tale, alle regole dello sviluppo. Le regole dello sviluppo sono molto semplici: per dare un futuro ai cittadini e per dare una speranza ai talenti che abbiamo in Italia non possiamo far prevalere le nostre preoccupazioni di carattere ideologico. Badate, questo non significa che dobbiamo snaturarci dal punto di vista culturale, significa semplicemente che dobbiamo partire dalla realtà, non dall’idea che noi abbiamo della stessa.

    Faccio un esempio molto concreto, che fa riferimento, guarda caso, al provvedimento adottato ieri sul tema dei target della riduzione delle emissioni di CO2 per autoveicoli al 2035. Quel provvedimento, che è un provvedimento fortemente orientato alla tutela dell’ambiente, contiene al suo interno alcuni piccoli dettagli che andrebbero raccontati con precisione. Io ero relatore della opinion che è stata espressa da una delle Commissioni competenti. In quel provvedimento si decide di spingere perché al 2035 ci sia la possibilità di immatricolare solamente veicoli elettrici, perché il metodo di calcolo utilizzato per calcolare la performance ambientale del veicolo è la verifica allo scarico, cioè al tubo di scappamento (per essere pratici). Cioè, si è rifiutato di utilizzare come metodo di verifica il cosiddetto “life cycle approach”, cioè la verifica sull’intero ciclo di vita di quel veicolo. Perché questo è importante e perché c’entra con il richiamo alla realtà di cui parlavo poco fa? È importante perché, se noi andiamo a considerare che cosa succede nella parte del mondo dove si è deciso di spingere di più sui veicoli elettrici, cioè la Cina, possiamo scorgere un particolare che certamente può ridimensionare l’entusiasmo di chi ha deciso di sostenere il provvedimento votato ieri, e cioè nella parte del mondo dove si è deciso di investire molto sulla mobilità elettrica l’energia elettrica viene prodotta con il carbone. In altri termini, l’energia elettrica, quindi il nuovo carburante, viene realizzata inquinando molto di più.

    In Europa, invece, dove si è deciso di adottare, almeno fino ad oggi, un mix tecnologico, con l’approccio neutrale dal punto di vista tecnologico, che storicamente ha costituito il segreto del modello di sviluppo su cui il mercato europeo è diventato il mercato interno più brillante al mondo, e quindi starei molto attento a cercare di cambiare le regole su cui si è fondato questo sviluppo, nel mercato europeo classicamente, attraverso l’approccio della neutralità tecnologica di cui parlavo, si è sviluppato, da un lato, stando al tema verticale di cui trattiamo, un modello in cui si compensano le varie tecnologie, per cui si investe sui carburanti alternativi, si investe sull’idrogeno, si investe sull’elettrico, si crea un mix tecnologico che consente alla mobilità di essere sostenibile e, al contempo, caratterizzata con varie formule, anche di diverso impatto economico per le tasche dei cittadini.

    Abbiamo investito enormi quantità di danaro nella ricerca sui biocarburanti, ad esempio, o sui carburanti di ultima generazione, sintetici, che consentono all’autovettura, pur avendo una trazione con motore a combustione interna, di avere un impatto ambientale minimo. Ecco, proprio lì dove in Europa abbiamo garantito un mix tecnologico di questo tipo l’energia elettrica è prodotta in grande parte e in parte sempre più importante da fonti rinnovabili, a differenza di quel che accade fuori dall’Europa, dove l’energia elettrica non è prodotta, se non in minima parte, da fonti rinnovabili.

    Allora per quale motivo forzare sulla modifica di questo mix, creando una stortura che, peraltro, non genererà vantaggi ambientali? Del resto, il modello Cina lo dimostra, ma lo stesso modello Stati Uniti lo dimostra, se andiamo a vedere che cosa succede dal punto di vista dell’impatto ambientale della mobilità non solo in Cina, ma anche negli Stati Uniti. Allora perché noi abbiamo deciso – io lo ribadisco sempre, anche commentando il tipo di reazione che dobbiamo avere all’Inflation Reduction Act statunitense – che dobbiamo partire dalla realtà per garantire un futuro florido ai nostri cittadini? Perché nella realtà vengono svelate le stranezze di alcune soluzioni che sulla carta, e sulla carta patinata dell’ideologia più fortemente legata a modelli dall’alto verso il basso e non dal basso verso l’alto, su quei modelli che teoricamente sembrano risultare vincenti, in realtà si rivelano essere molto spesso modelli particolarmente dannosi e soprattutto, nel caso specifico di cui abbiamo appena parlato, limitando ad una tecnologia e, quindi, escludendo tutte le altre, si ripercuotono negativamente anche sulla nostra capacità di innovazione. D’altronde, come è ben noto a tutti, quando si riduce ad una soluzione la platea delle soluzioni possibili si riduce anche l’impatto in termini di innovazione tecnologica.

    Sono molti gli ambiti su cui dobbiamo essere vigili, esattamente come ho cercato di descrivere l’ambito più rilevante e più mediaticamente accattivante negli ultimi giorni. Gli ambiti sui quali in particolare io lavoro, quelli legati alla strategia energetica italiana ed europea, sono ambiti che certamente oggi mettono a dura prova la nostra capacità di decisori politici. L’impatto della guerra sui costi dell’energia ci ha costretto a rivedere il nostro modello di mix energetico e soprattutto di rivedere le nostre interlocuzioni con i fornitori, individuando nuove strategie e soprattutto – questo costituisce, secondo me, un pilastro interessante dell’azione dell’attuale Governo, sulla quale tutti dovrebbero essere fortemente proattivi – una nuova strategia sul Mediterraneo, quindi quell’area del continente vicino al nostro continente, di confine con il nostro continente che può contenere il segreto di un nuovo rinascimento energetico (per usare una formula che forse è un po’ troppo altisonante). Questo certamente potrebbe vedere un protagonismo europeo dell’Italia come hub, attraverso il quale far transitare i nuovi flussi energetici, dopo una lunga storia, dopo un lungo periodo nel quale i flussi energetici si sono spostati da est verso ovest, come è noto, quindi dalla Russia verso il Centro Europa, poi dalla Germania verso il resto d’Europa.

    Il nuovo corso energetico non solo vedrà un mix diverso, tendenzialmente sempre meno dipendente dalle fonti fossili, ma non da domani mattina, come qualcuno in modo irrealistico pretenderebbe, ma certamente un mix energetico nel quale le fonti fossili sostenibili, come il gas, che rimarranno ancora al centro del nostro mix energetico, non transiteranno più da est verso ovest, ma da sud verso nord e, quindi, attraverso l’Italia verso il resto d’Europa. Questo ci permetterà sicuramente – questo è un altro grande compito dell’Europa – di sfruttare lo scacchiere mediterraneo, così determinante dal punto di vista energetico, anche per risolvere altri grandi temi che in quello scacchiere sono presenti, come quello dei flussi migratori.

    Una sintesi non è semplice da fare. I punti che tocco sono punti che, a mio modo di vedere, trasversalmente ne intercettano molti altri. Il supporto che abbiamo dal nostro Paese per esercitare correttamente la nostra funzione di parlamentari europei è fondamentale ed è dirimente che il dibattito sia sempre più alto, il che non significa che deve diventare teorico, significa che deve semplicemente non ridurre le proprie ambizioni.

    Vi ringrazio.

     

    POMPIGNOLI. Grazie a lei, onorevole Salini.

    Non vi sono più interventi, in quanto con l’onorevole Gualmini non si è riusciti a trovare il collegamento, per cui terminerei l’udienza conoscitiva, con la prosecuzione dei lavori della Sessione Europea, che inizieranno ufficialmente l’8 marzo, da lì avremo tutta una serie di attività in tutte le Commissioni competenti, chiuderemo (mi sembra di ricordare) il 3 maggio e poi andremo in Aula a metà maggio per il voto sulla risoluzione.

    Come vi diceva in anticipo il vicepresidente Sabattini, quest’anno verranno nominati, a differenza di altri anni, due relatori, che già informalmente sono stati individuati nel collega Stefano Bargi e nella collega Lia Montalti per quanto riguarda il Partito Democratico, che faranno un lavoro di rifinitura della risoluzione, per poi andare a discuterla in aula.

    Grazie a tutti degli interventi e buona giornata.

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