Testo
Verbale n. 3
Seduta del 16 febbraio 2011
Il giorno 16 febbraio 2011 alle ore 14,30 si è riunita presso la
sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro 50, la
Commissione Statuto e Regolamento convocata con nota Prot. n. 4464
del 10 febbraio 2011.
Partecipano alla seduta i Commissari:
Cognome e Nome Qualifica Gruppo Voto
FAVIA Giovanni Presidente Movimento 5 Stelle 2 Presente
Beppegrillo.it
MUMOLO Antonio Vicepresidente Partito Democratico 6 Presente
POLLASTRI Andrea Vicepresid. PDL-Popolo della Libertà 6 Presente
BARBATI Liana Componente Italia dei Valori 4 Presente
Lista Di Pietro
BERNARDINI Manes Componente Lega Nord Padania 4 Presente
Emilia e Romagna
BONACCINI Stefano Componente Partito Democratico 4 Presente
CEVENINI Maurizio Componente Partito Democratico 4 Presente
DONINI Monica Componente Federazione della 2 Presente
Sinistra
MONARI Marco Componente Partito Democratico 4 Presente
MONTANARI Roberto Componente Partito Democratico 4 Presente
MORI Roberta Componente Partito Democratico 2 Presente
NALDI Gian Guido Componente Sinistra Ecologia 2 Presente
Libertà - Idee Verdi
NOE' Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 Assente
VECCHI Alberto Componente PDL-Popolo della Libertà 4 Assente
VILLANI Luigi Componente PDL-Popolo della Libertà 1 Assente
È presente l'assessore allo Sviluppo delle risorse umane e
organizzazione, cooperazione allo sviluppo, progetto giovani, pari
opportunità, Donatella BORTOLAZZI.
Hanno partecipato alla seduta: A. Busetto e C. Ceccacci (Servizio
Segreteria e affari generali della Giunta, affari generali della
Presidenza, pari opportunità); R. Ghedini (Servizio Informazione);
M.Veronese (Servizio Coordinamento Commissioni assembleari).
Presiede la seduta: Giovanni FAVIA
Assiste il segretario: Nicoletta Tartari
Resocontista: Nicoletta Tartari
Il presidente FAVIA dichiara aperta la seduta alle ore 14,45.
Sono presenti i consiglieri Barbati, Cevenini, Donini, Monari,
Montanari, Mori, Naldi e Pollastri.
- Approvazione verbali n. 1 del 19 gennaio 2011 e n. 2 del 26
gennaio 2011.
La Commissione approva all'unanimità dei presenti.
- Informativa dell'assessore Donatella Bortolazzi sulle attività e
i progetti in ordine alle politiche di genere, in vista dell'esame
del progetto di legge oggetto 597, concernente Istituzione della
Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena
parità tra donne e uomini .
Il presidente FAVIA saluta e ringrazia l'assessore Bortolazzi,
presente insieme ad Antonella Busetto e Claudia Ceccacci, che si
occupano di politiche di pari opportunità presso il Servizio
Segreteria e affari generali della Giunta. Cede quindi la parola
alla consigliera Mori, relatrice del progetto di legge oggetto 597.
Entrano i consiglieri Bernardini e Mumolo.
La consigliera MORI ricorda che era stato preannunciato un percorso
di approvazione del progetto di legge in cui la Commissione potesse
approfondire i temi delle pari opportunità. Quella odierna è la
prima tappa di tale percorso, nella quale l'assessore Bortolazzi,
che ringrazia, illustrerà l'azione amministrativa della Regione in
materia, consentendo quindi ai commissari di ricostruire il vasto
ambito delle politiche e delle norme in essere, all'interno del
quale collocare la istituenda Commissione regionale per le pari
opportunità, alla quale attribuisce un ruolo importante verso la
costruzione di una democrazia paritaria. Il percorso procederà con
l'audizione delle Consigliere regionali e provinciali di parità,
nominate dal Ministro, che potranno illustrare, attraverso la loro
concreta esperienza, gli elementi delle questioni di genere su cui
la sollecitazione è maggiore. Successivamente sono previsti un
approfondimento sulle politiche europee, che rivestono particolare
importanza nella definizione degli indirizzi in materia, e, su
indicazione del presidente Favia, un incontro di taglio accademico
per esaminare i profili antidiscriminatori nelle politiche pubbliche
non solo sotto l'aspetto di genere. Infine, è contemplata un'udienza
conoscitiva che coinvolga capillarmente tutti gli stake holder.
Ritiene che tale percorso per l'istituzione della Commissione
regionale per le pari opportunità possa anche svolgere un ruolo di
promozione delle politiche pubbliche di genere.
Entra il consigliere Bonaccini.
L'assessore BORTOLAZZI ricostruisce innanzitutto il contesto
normativo comunitario e nazionale delle politiche di genere. Gli
orientamenti comunitari sul mainstreaming di genere sono espressi in
diversi documenti, tra cui la cosiddetta Road map 2006-2010 e la
Carta europea per l'uguaglianza e le parità delle donne e degli
uomini nella vita locale; di quest'ultima, deliberata dal Consiglio
dei Comuni e delle Regioni d'Europa, sono stati condivisi e fatti
propri i principi ed obiettivi con la delibera di Giunta 689/2007. È
già stata adottata, con una comunicazione della Commissione europea,
anche la Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015, che,
tra l'altro, è d'impulso per tutti gli Assessorati regionali a
disegnare ed attivare tutte le proprie politiche valutandone gli
impatti in ottica di genere. In tale documento sono state elencate
cinque priorità strategiche, che presentano molte analogie con
quelle già individuate dalla Regione: pari indipendenza economica;
pari retribuzione per lo stesso lavoro e lavoro di pari valore;
parità nel processo decisionale; dignità, fine della violenza sulle
donne, contrasto alle mutilazioni genitali femminili (argomento sul
quale è stato presentato un atto in Assemblea); parità tra donne e
uomini nelle azioni esterne per la cooperazione. Inoltre, si
considera come trasversale a tutti questi obiettivi il contrasto
agli stereotipi sessisti. A livello di legislazione nazionale cita
il Codice delle pari opportunità, adottato con d. lgs. 198/2006.
Prima di esaminare le politiche di genere regionali, l'assessore
fornisce alcuni dati sulle donne dell'Emilia-Romagna: sono il 51%
della popolazione complessiva, ma poiché sono più longeve (anche se,
anticipa, non godono di maggior salute) sono il 65% della
popolazione con più di 80 anni. Anche in Emilia-Romagna, come in
molte altre zone dell'Unione europea, la condizione femminile
presenta luci ed ombre e va ammesso che i molti progressi compiuti
non hanno eliminato le disparità di genere in diversi settori, come
nel mercato del lavoro: le donne sono più presenti nei settori meno
remunerati e sono sottorappresentate nei posti di responsabilità. Le
imprenditrici sono il 20% dei lavoratori autonomi, contro il 33%
dell'Europa, e la maternità abbassa l'occupazione femminile, che
pure in Emilia-Romagna è maggiore rispetto alla media italiana,
essendo cresciuta fino a raggiungere già da alcuni anni l'obiettivo
del 60% fissato per il 2010 dalla strategia di Lisbona. Tuttavia le
donne emiliano-romagnole guadagnano meno degli uomini: circa il 30%
in meno per il lavoro dipendente e il 38% in meno per il lavoro
autonomo. Continua ad esistere quindi una differenza di retribuzione
a parità di mansioni. Infine, nonostante un positivo incremento del
numero di imprenditrici, dirigenti, libere professioniste, le donne
continuano ad essere sottorappresentate nelle posizioni apicali.
Sono state individuate delle criticità, che sono in sintonia con le
strategie previste dall'Unione europea, che riguardano soprattutto
l'opportunità di accesso e la permanenza stabile nel lavoro
qualificato e nei livelli più alti della carriera: esiste una sorta
di segregazione verticale.
A proposito della conciliazione tra lavoro e famiglia, che comprende
anche la cura degli anziani e non solo dei bambini, l'assessore
sottolinea che non si tratta di una questione che riguarda solo le
donne - anche se le donne continuano a lavorare di più in casa - ma
tutta la società, e che a tutt'oggi è una questione ancora molto
presente e non pienamente risolta. Circa la violenza di genere,
l'assessore dichiara che i numeri sono ancora molto alti, forse
anche perché in Emilia-Romagna vengono denunciati.
In definitiva, l'assessore ritiene che, come emerso in un recente
convegno di imprenditrici, la condizione delle donne in
Emilia-Romagna può essere descritta tramite quattro parole chiave:
potere, che le donne non hanno nella stessa misura degli uomini
perché poco o nulla presenti nelle sedi decisionali della politica e
dell'economia; libertà, perché le donne non sono completamente
libere di scegliere se e quando fare figli; dignità, che è violata
non solo dal perdurare della violenza sulle donne ma anche dal
perdurare degli stereotipi sessisti; uguaglianza, che ancora non c'è
tra donne e uomini.
Esaminando l'attività della Regione, l'assessore premette che
l'indirizzo politico regionale prevede, oltre alle competenze
specifiche in tema di pari opportunità che le sono state affidate,
un coinvolgimento di tutti gli Assessorati, chiamati a lavorare in
un'ottica di genere in ogni settore d'intervento. Per quanto
riguarda le proprie specifiche competenze sul versante della
promozione delle politiche di genere, l'assessore ricorda che anche
nelle precedenti legislature si è sempre operato alla luce degli
indirizzi dell'Unione europea. Per l'Emilia-Romagna l'uguaglianza
tra uomini e donne e il principio del mainstreaming di genere sono
un obiettivo da conseguire principalmente attraverso due direttrici
d'intervento: programmazione delle politiche di genere basata sul
coordinamento, l'integrazione e con un approccio partecipativo, che
coinvolga tutti gli attori socio-economici del territorio;
integrazione della prospettiva di genere in tutti gli ambiti di
intervento politico, presidiando la sinergia di più fonti di
finanziamento (europeo, nazionale, privato).
Con la delibera di Giunta 1057/2006 è stata istituita un'area
integrazione del punto di vista di genere e di valutazione del suo
impatto sulle politiche regionali, che ha permesso di affrontare le
politiche di genere in modo integrato. Questo ha portato anche al
piano interno integrato delle azioni regionali in materia di pari
opportunità di genere, approvato con delibera di Giunta 1500/2008,
con il quale sono messe a sistema le varie azioni e definiti
obiettivi strategici per le politiche regionali di genere. Tra i
principali punti di riferimento di tale piano sottolinea l'analisi
della situazione femminile, realizzata con il documento Le donne in
Emilia-Romagna. Quadro conoscitivo per la costruzione di un punto di
vista di genere (che dopo la prima pubblicazione 2008, è stato
aggiornato a marzo 2009 e a marzo 2011 è previsto un terzo
aggiornamento) e i riferimenti normativi comunitari già citati. Gli
obiettivi strategici indicati nel piano sono riconducibili a sei
ambiti di intervento delle politiche pubbliche per la parità di
genere e richiamano quelli dell'Unione europea già ricordati:
inclusione sociale; lavoro e imprenditorialità femminile;
conciliazione vita e lavoro; diritti del corpo e salute; contrasto
alla violenza; società della conoscenza, diffusione della cultura di
genere e conseguente lotta agli stereotipi.
Nel 2010 è stato eseguito un primo report di monitoraggio intermedio
2007-2009, mentre nel 2011 si compirà il report sull'intero piano
integrato e si intende avviare il secondo piano interno integrato.
Da tale monitoraggio emergono una notevole varietà di azioni svolte
e ipotesi di collaborazione, ivi compresi momenti di formazione
finalizzati a sviluppare il processo di integrazione tra le diverse
Direzioni e la diffusione di una cultura di genere. L'assessore cita
alcune delle attività realizzate: nel 2008 è stato pubblicato un
numero della rivista Le istituzioni del federalismo dedicato alla
promozione delle politiche di genere in Emilia-Romagna; nello stesso
anno è stato creato Labdi, laboratorio sul tema della
discriminazione, affrontato in diversi contesti, che ha portato alla
pubblicazione di un Lessico delle discriminazioni tra società,
diritto ed istituzioni .
Gli ambiti prioritari d'azione trasversale che emergono dal piano
integrato, sui quali secondo l'assessore occorre concentrare
l'azione, sono: conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro;
presidio dei fondi strutturali secondo una prospettiva di genere;
contrasto alla violenza; lotta agli stereotipi. In tema di
conciliazione, nel 2010 è stata approvata una convenzione con il
Dipartimento pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei
ministri, nella quale sono stati interessati tre Assessorati
regionali (a tal proposito l'assessore ringrazia l'assessore
Marzocchi che l'ha coinvolta fin dall'inizio del progetto: proprio
questo deve essere il modo di lavorare), il cui ambito di intervento
riguarda i voucher per i nidi e il reinserimento lavorativo delle
donne. Riguardo agli altri ambiti d'azione, l'assessore cita la
prima parte di una ricerca sugli strumenti di contrasto alla
violenza di genere pubblicata nel 2009 e la presentazione nel 2010
di un approfondimento sui dati Istat sulla violenza di genere e
sulla percezione della sicurezza tra le donne in Emilia-Romagna,
nonché la realizzazione di due indagini in tema di stereotipi
condotte nel 2007 e nel 2009. Sempre con riguardo alla lotta agli
stereotipi, l'assessore ricorda il premio Giochiamo alla pari
istituito dalla precedente assessore Muzzarelli per l'anno
scolastico 2009-2010 e rivolto agli studenti delle scuole secondarie
superiori. La presentazione dello spot vincitore avverrà il prossimo
8 marzo presso la Cineteca e l'Assemblea legislativa. Per favorire
un cambiamento culturale proprio nei giovanissimi, in particolare
degli istituti tecnici, nel 2010, in collaborazione con l'Ufficio
scolastico regionale, è stato indetto un premio volto a valorizzare
gli istituti che introducano nella propria offerta formativa il tema
del contrasto agli stereotipi di genere. Infine, segnala un progetto
condotto con l'Assessorato alle politiche sociali per la rilevazione
della rappresentazione dei generi e degli stereotipi per i bambini
in età 0-6 anni. Tra le attività precipue dell'Assessorato da lei
ricoperto, accenna anche alla gestione del sito Alla pari , nato
per volontà della precedente assessore Muzzarelli, che sarà
ulteriormente implementato, nel quale, tra l'altro, si è dato spazio
ai soggetti istituzionali del territorio che si occupano di pari
opportunità. L'assessore segnala inoltre gli incontri svolti con gli
assessori provinciali e dei comuni capoluogo, dai quali è emersa la
sostanziale omogeneità delle priorità emerse sul territorio e delle
azioni svolte, pur se la delega delle pari opportunità è
accompagnata ad altre, anche diverse; la relazione sarà mantenuta
costante, così da favorire uno scambio reciproco.
L'assessore procede quindi ad una panoramica delle principali
attività in ambito di pari opportunità svolte dagli altri
Assessorati e Direzioni generali. Sul tema dell'inclusione sociale
segnala le attività della Direzione generale Cultura formazione
lavoro (per il rafforzamento delle potenzialità occupazionali delle
donne in condizioni di disagio e un progetto transnazionale di lotta
alla tratta) e della Direzione generale Sanità e politiche sociali
(progetto per una rete di associazioni di donne migranti e italiane,
Centro regionale contro le discriminazioni, programmi di contrasto
alla povertà ed esclusione sociale, sostegno alle detenute).
Nell'ambito lavoro e imprenditorialità femminile, sono state svolte
azioni da parte della Direzione generale Cultura formazione lavoro
(interventi per la stabilizzazione occupazionale, voucher per l'alta
formazione, azione pilota Spinner - donne, tecnologia e
innovazione ), della Direzione generale Attività produttive
commercio e turismo (azioni per l'innovazione, priorità per le
imprese femminili sui bandi relativi a misure per l'innovazione
nell'ambito del POR-FESR), della Direzione generale Agricoltura
(rafforzamento dell'imprenditoria femminile in agricoltura,
specifica pagina web nel sito Ermes-agricoltura per promuovere le
informazioni sulle specifiche azioni di genere, azione a sostegno
della realizzazione di infrastrutture internet a banda larga nelle
zone rurali, che potranno fra l'altro facilitare la conciliazione
per le donne che vivono nelle aree rurali). Sempre nell'ambito delle
politiche agricole, l'assessore Bortolazzi segnala anche alcune
idee, esposte in un recente convegno, per far diventare gli
agriturismi anche fattorie sociali o micro-nidi. Per quanto riguarda
la conciliazione tra vita e lavoro e le politiche familiari, oltre
ai già citati voucher conciliativi che hanno visto coinvolti tre
Assessorati, ricorda ulteriori attività della Direzione generale
Sanità e politiche sociali (progetto Primo anno in famiglia ,
Centri per le famiglie, progetto Banche del tempo, emersione e
qualificazione del lavoro delle assistenti familiari, sostegno alle
famiglie con persone non autosufficienti), che ha messo in campo
anche diverse azioni nell'ambito dei diritti del corpo, salute,
riproduzione, sessualità (azioni per la diagnosi precoce dei tumori
delle donne e screening oncologico, programma salute della donna e
dell'infanzia, promozione della salute per disturbi del
comportamento alimentare, programma di vaccinazione anti-HPV). La
stessa Direzione ha realizzato azioni per contrastare la violenza
sulle donne (progetto Oltre la strada , coordinamento regionale dei
Centri antiviolenza, corsi per gli operatori dell'accoglienza) ed
altre sono state attivate dal Servizio politiche per la sicurezza e
polizia locale, anche in collaborazione con Comuni e Province.
Infine, per quanto riguarda società della conoscenza e della
diffusione della cultura di genere, riferisce delle azioni
realizzate dalla Direzione generale Cultura formazione lavoro (tra
cui lo sportello online Informagiovani; l'assessore sottolinea che
proprio nelle politiche per i giovani possono trovare spazio
significativo le azioni per le pari opportunità) e dalla Direzione
generale Attività produttive (progetto Opta - Opportunity by
technology adoption ).
Esce la consigliera Barbati.
Il presidente FAVIA, aprendo il dibattito, ringrazia l'assessore per
il dettagliato intervento svolto.
Il consigliere POLLASTRI, dopo aver seguito con attenzione
l'esaustiva relazione, da consigliere di minoranza di una
Commissione che ha già avuto modo di discutere della valutazione
delle politiche, si chiede - e in tal senso si rivolge all'assessore
- come una tale quantità di progetti ed azioni (che, come è stato
richiamato, coinvolgono diversi Assessorati e attuano o hanno
ricadute sulle normative di diversi livelli, da quello comunitario a
quello locale) possa essere adeguatamente verificata, come si possa
valutare se le risorse impiegate ottengano un risultato concreto o
non vengano disperse, pur riconoscendo come meritori i fini che si
intendono perseguire, quali il contrasto alla violenza di genere, la
lotta all'esclusione sociale o l'incentivazione del lavoro e
dell'imprenditoria femminili. Porta l'esempio di Pulcheria ,
un'iniziativa che si svolge a Piacenza da qualche anno, quando egli
era consigliere comunale, sulla quale molti esprimono perplessità
rispetto agli effetti che poteva avere per il mondo femminile. È
consapevole che molti progetti si realizzano nell'arco di diversi
anni, quindi comprende come il report che parte dal 2007 possa
essere ancora non completamente chiuso, ma chiede come si possa
avere un riscontro quantitativo sul loro svolgimento.
Per quanto riguarda la Commissione di cui al progetto di legge
oggetto 597, sia in Aula - in occasione del recente dibattito su una
risoluzione proposta dalla consigliera Barbati - che in Commissione
ha già avuto occasione di sollecitarne la costituzione, ritenendo
che tale istituzione sia stata frenata dalla prospettata
assegnazione della presidenza alla consigliera dell'UDC, pur se su
questo punto ha ricevuto delle smentite da parte delle colleghe
consigliere. Ribadendo i propri dubbi per la quantità di temi
affrontati, dichiara che, insieme agli altri colleghi del proprio
gruppo assembleare, seguirà il percorso preannunciato per l'esame
del progetto di legge, riservandosi di giudicare se le risorse
pubbliche siano adeguatamente impiegate.
Esce il consigliere Bernardini.
La consigliera DONINI ha apprezzato la relazione dell'assessore, che
ritiene rivelatrice della complessità dei temi da affrontare. Tra
questi è certamente compresa anche la valutazione, ma a questo
proposito ribatte al consigliere Pollastri che non si tratta di uno
strumento dell'opposizione, ma di un aspetto della funzione degli
organi elettivi nella loro interezza, funzione che in questo senso
viene ripensata negli ultimi anni, affinché le politiche pubbliche
contemplino già durante la loro elaborazione la possibilità di
misurarle, non solo sotto l'aspetto del controllo della spesa ma
anche del raggiungimento delle finalità perseguite.
Sulle politiche di genere, la consigliera premette che, a suo
avviso, le donne non possono essere considerate alla stregua di una
specifica categoria sociale (errore che si compie sia a destra che a
sinistra): sono il 51% della società emiliano-romagnola. Dunque si
tratta di una parte dell'agenda politica che può avere una propria
autonomia, per la quale occorre riconoscere che esiste un problema
di giustizia sociale e di deficit democratico, ma che deve essere
guardata da tutti i punti di vista. Difende l'approccio trasversale
che la Regione ha adottato da diversi anni e che ritiene sottoponga
tutte le politiche pubbliche regionali al vaglio della domanda:
serve a migliorare le condizioni di vita delle donne? Se la risposta
è positiva, crede che quella politica sia utile all'intera società
regionale. Proprio per questo motivo fin dal 2007 è stato istituito
presso il Gabinetto della Presidenza della Giunta una sorta di
gruppo di lavoro integrato che coinvolge tutti gli Assessorati.
Considera che questa struttura tecnica necessiti di una realtà
politico-istituzionale presso l'Assemblea nella quale poter svolgere
lo scambio tra attività dell'esecutivo e attività di indirizzo e
controllo dell'Assemblea (tra le quali rientra senza dubbio il
diritto-dovere di formulare clausole valutative).
Pertanto secondo la consigliera l'istituzione della Commissione
regionale per le pari opportunità non può essere considerata solo un
adempimento statutario, né una sottrazione di competenze per le
altre Commissioni, ma l'occasione per articolare maggiormente l'iter
decisionale delle politiche pubbliche, colmando un vuoto tramite
l'inserimento di un particolare interlocutore, con un preciso punto
di vista e di analisi. Questo forse non si traduce in maggior
semplificazione, ma personalmente ritiene che le esigenze di
semplificazione e riduzione dei costi non giustifichino la
compressione degli spazi per la discussione e l'elaborazione delle
politiche. A tal proposito, per rispondere ancora alle
considerazioni del consigliere Pollastri, cita l'esperienza dei
Senati statali degli Stati Uniti, nei quali ci si concentra molto
sul controllo delle politiche pubbliche come continuazione
dell'esercizio della funzione propria delle Assemblee, che non
termina nel momento dell'approvazione di una legge o di un atto: si
torna ancora ad occuparsi di quella legge o quell'atto, senza che
però questo venga strumentalizzato da una parte dell'assemblea,
perché la discussione si concentra nel momento dell'elaborazione
della politica, quando le diverse opinioni si confrontano e si
effettua una scelta, e non nel momento della verifica, che si avvale
anche delle risultanze di organismi bipartisan.
Dunque, secondo la consigliera, occorre istituire la Commissione,
come prevede lo Statuto, con la consapevolezza che i compiti che il
progetto di legge le affida si inseriscono in un contesto sociale
dinamico, che le istituzioni devono saper cogliere, e che devono
essere raccordati con quanto altri soggetti, quali la Giunta e gli
enti locali, già fanno nell'ambito delle pari opportunità, così come
devono intrecciarsi con i bisogni espressi dalle associazioni di
categoria. In questo modo si potrà in maniera utile rispondere
all'esigenza, tuttora centrale, di parità tra donne e uomini,
esigenza sottolineata dalla stringata previsione statutaria. Il
progetto di legge, sottoscritto da tutti i gruppi assembleari, può
quindi definire i compiti di questa Commissione tenendo conto delle
azioni già realizzate in diversi contesti e della loro diffusione e
utilizzazione. Per questo giudica fondamentale l'approfondimento con
la Giunta e in generale con il sistema regionale e per questo non
accetta che si sollevi ripetutamente l'osservazione che la
Commissione non viene istituita per non affrontare la nomina del
Presidente della stessa. Dichiara la propria insofferenza verso un
certo tipo di polemica, prettamente maschile, che in modo
strumentale (e funzionale ad un uso mediatico, anche scorretto)
riduce un dibattito generale su un contenuto ad una questione di
nomine: crede che questo uso del tema delle donne rechi un tributo
ad un certo tipo di politica che non porterà alcun risultato.
Infine, ricorda che l'istituzione di Commissioni in Assemblea è
sempre stata motivo di dibattito e che solitamente sono state
istituite con deliberazione dell'Ufficio di presidenza. In questo
caso non è possibile procedere in questo modo perché lo Statuto
dispone che sia istituita con una legge regionale e non ha previsto
né una delega all'Ufficio di presidenza, né ha istituito
direttamente la Commissione: secondo la consigliera le ragioni di
questa scelta risiedono nella necessità che su questo tema si compia
un dibattito politico, che si colleghi fortemente alla realtà
regionale. Ribadisce l'invito a tutti ad impegnarsi affinché si
colga l'occasione dell'esame di questo progetto di legge (che si
augura completi il proprio iter nel modo unanime con cui è iniziato)
per promuovere un dibattito pubblico, ponendo come tema centrale
dell'agenda politica la condizione delle donne nella società
emiliano-romagnola.
Esce il consigliere Montanari.
L'assessore BORTOLAZZI, ringraziando i consiglieri intervenuti,
risponde al consigliere Pollastri a proposito della valutazione
delle azioni realizzate: non è un percorso agevole. Per i progetti
finanziati con fondi comunitari è previsto il giudizio di un
valutatore; per quelli regionali, va considerato che la loro
trasversalità non ne facilita la valutazione. Il report intermedio
che ha illustrato è un primo tentativo in tal senso, certamente
perfettibile, che mira ad estrapolare dalle attività di ogni
Assessorato ciò che può far riferimento, anche come ricaduta
economica, alle politiche di genere. Una volta concluso, pur con i
propri limiti, potrà servire per elaborare il successivo piano
integrato.
Per quanto riguarda l'istituzione della Commissione regionale per le
pari opportunità, considera necessario che siano chiare e condivise
le competenze che le si intende attribuire, dato che
l'interpretazione fornita dalla consigliera Donini appare più estesa
di quanto una prima lettura del progetto di legge farebbe pensare.
Questa chiarezza e condivisione sarà successivamente utile a tutti,
Giunta compresa.
Il consigliere POLLASTRI precisa le proprie osservazioni: poiché ha
rispetto sia delle donne che delle istituzioni, non intendeva
strumentalizzare il dibattito citando la questione della presidenza,
che per un certo periodo era però apparsa con frequenza sulla
stampa. L'intervento della consigliera Donini lo rassicura che non
vi è alcun legame tra i tempi del progetto di legge e eventuali
accordi per l'assegnazione della presidenza della istituenda
Commissione. Il ragionamento principale che voleva condurre riguarda
comunque quello delle competenze della Commissione, per questo
considera importanti le precisazioni della consigliera Donini.
Ringrazia l'assessore per la franchezza, non consueta, con cui ha
ammesso le difficoltà nel quantificare i risultati delle politiche
realizzate. Con l'espressione delle proprie perplessità intendeva
portare un contributo costruttivo, che ritiene l'assessore abbia
colto, proprio per realizzare con efficacia valutabile le politiche
future.
Il presidente FAVIA, chiudendo la seduta, considera che nella
prosecuzione del dibattito ci sarà modo di discutere anche
dell'eventuale estensione dei temi che la Commissione regionale per
le pari opportunità dovrà trattare.
La seduta termina alle ore 15,50.
Approvato nella seduta del 23 marzo 2011.
Il Segretario Il Presidente
Nicoletta Tartari Giovanni Favia