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Legislatura IX - Commissione IV - Verbale del 26/02/2013 antimeridiano

     

     

     

     

     

    Verbale n. 5

    Seduta del 26 febbraio 2013

     

    Il giorno 26 febbraio 2013 alle ore 10.30 si è riunita in udienza conoscitiva presso la sede dell’Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali, convocata con nota prot. n. 7047 del 15 febbraio 2013.

     

    Partecipano alla seduta i Consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    DONINI Monica

    Presidente

    Federazione della Sinistra

    2

    presente

    PIVA Roberto

    Vice Presidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    VECCHI Alberto

    Vice Presidente

    PDL - Popolo della Libertà

    5

    presente

    BARBATI Liana

    Componente

    Italia dei Valori – Lista Di Pietro

    2

    presente

    BARBIERI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    CARINI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    5

    presente

    CORRADI Roberto

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    4

    presente

    DEFRANCESCHI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it

    2

    presente

    FIAMMENGHI Valdimiro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    GRILLINI Franco

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    LEONI Andrea

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    2

    presente

    MARANI Paola

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MAZZOTTI Mario

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    NALDI Gian Guido

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà - Idee Verdi

    2

    presente

    NOÈ Silvia

    Componente

    UDC - Unione di Centro

    1

    assente

    PARUOLO Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    POLLASTRI Andrea

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    4

    presente

    RICHETTI Matteo

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    RIVA Matteo

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

     

     

    Sono presenti i consiglieri Gabriella MEO e Marco MONARI.

     

     

    Hanno partecipato ai lavori della Commissione: A. Lombardini (Serv. Veterinario e igiene degli animali), G. Squintani (Resp. Serv. Veterinario e igiene degli animali), A. Celletti (Serv. Informazione e comunicazione istituzionale).

     

     

    Presiede la seduta: Monica DONINI

    Assiste la Segretaria: Nicoletta Tartari

    Resocontista: Nicoletta Tartari

     


    UDIENZA CONOSCITIVA

    del 26 febbraio 2013

    sui progetti di legge abbinati:

     

    3598 - Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri Monari, Meo, Manfredini, Defranceschi, Bazzoni e Barbati: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 febbraio 2005, n. 5 "Norme a tutela del benessere animale"" (05 02 13)

    TESTO BASE

    107 - Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Bazzoni: "Parziale modifica alla legge n. 5/2005 "Norme a tutela del benessere animale" (11 06 10)

    2914 - Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Cavalli: "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 17 febbraio 2005, n. 5 "Norme a tutela del benessere animale"" (02 07 12).

    Relatore consigliere Defranceschi.

     

    Partecipano:

     

    Annalisa

    Amadori

    Resp. LAV Bologna

    Enrico

    Banfi

    Pres. Società ornitologica reggiana

    Davide

    Battistini

    Attivista “Scatenare diritti”

    Bruna

    Bellotti

    Pres. “Diritti senza barriere”

    Roberta

    Benigno

    Comune di Ravenna

    Daniela

    Bombonato

    Comune di Malalbergo

    Virgilio

    Camillini

    Pres. naz. AISAD – Confesercenti

    Lilia

    Casali

    Pres. “Animal liberation”

    Giuseppe

    Cascio

    ANMVI Emilia-Romagna - Confprofessioni

    Giovanna

    Corradin

    LAV Bologna

    Paolo

    Cozzolino

    Dir. Servizio veterinario Ausl Parma

    Marco

    Delledonne

    Dir. Servizio veterinario Ausl Piacenza

    Sergio

    Ferrari

    Pres. Confesercenti Bologna

    Paolo

    Giari

    Vicesindaco Comune di Monzuno

    Cinzia

    Ghirardelli

    Provincia di Ravenna

    Ilaria

    Innocenti

    Resp. naz. settore cani e gatti LAV

    Massimo

    Marendon

    Pres. Amici degli animali Ravenna

    Alessandro

    Marliani

    Servizio veterinario Ausl Bologna

    Luigi

    Parisini

    LAV Bologna

    Simona

    Patella

    Attivista “Scatenare diritti”

    Maurizio

    Pianazzi

    Pres. “Cruelty free”

    Massimo

    Romeo

    Servizio veterinario Ausl Bologna

    Sandro

    Venturelli

    Sindaco Comune di Bibbiano, Presidente Unione Val d’Enza, componente CAL

     


    L’udienza conoscitiva inizia alle ore 10,40.

     

    Presidente DONINI

    Iniziamo i lavori di questa nostra Commissione, convocata in udienza conoscitiva; ringrazio gli ospiti per essere arrivati a questo nostro appuntamento. Io sono Monica Donini e presiedo la IV Commissione, al mio fianco c’è Andrea Defranceschi, che è il relatore della legge. L’udienza conoscitiva è stata convocata per ascoltare interventi, sollecitazioni, rilievi e osservazioni che potranno essere espresse direttamente durante gli interventi in questa udienza conoscitiva, ma potranno essere anche formulate per iscritto e inviate alla mail della IV Commissione o direttamente al relatore Defranceschi anche nelle giornate successive.

    La IV Commissione ha deciso di abbinare tre progetti di legge che nel corso del tempo erano stati presentati, tutti e tre con la richiesta di modifica della legge regionale sul benessere animale, la legge 5 del 2005; sempre la Commissione nella seduta precedente, una decina di giorni fa, ha scelto di individuare come testo base il testo numerato come oggetto 3598, poi ha nominato come relatore il collega Andrea Defranceschi.

    A questo progetto di legge, che è a iniziativa dei consiglieri Monari, Meo Manfredini, Defranceschi, Bazzoni e Barbati sono stati abbinati i testi 107, che era una proposta di legge del consigliere Bazzoni, già presentata nel giugno del 2010, e il 2914, che è un progetto di legge del consigliere Cavalli del 2 luglio 2012, anche questi entrambi con la richiesta di alcune modifiche della legge 5 del 2005.

    Non aggiungo altro, avevo solo il compito di introdurre, dal punto di vista tecnico, l’iter che è questo: dopo questa udienza, attraverso la quale formalizzare una serie di osservazioni, inizierà in IV Commissione l’iter con la discussione generale sul provvedimento, poi l’esame dell’articolato. È la Commissione che deciderà le modalità e i tempi per l’arrivo in Aula della proposta di legge, ma i tempi per quel che mi riguarda saranno tempi stretti perché mi impegnerò, concordando col relatore, a rendere rapidi tutti i passaggi previsti dal nostro Regolamento.

    Do la parola al relatore che introdurrà i contenuti della proposta. Vi ricordo che abbiamo già nove richieste di intervento, altri potrebbero aggiungersi; lo dico all’inizio per evitare di mortificare poi qualcuno, stabilirei i tempi di intervento in otto minuti per intervento, non di più, se possibile, proprio per consentire a più persone possibili, rappresentative del nostro territorio, di poter dare il loro contributo. Ribadisco: continua l’apertura e quindi l’iter partecipato anche attraverso l’invio delle informazioni formalizzate attraverso la posta elettronica.

     

    Consigliere DEFRANCESCHI (relatore)

    Io sarò brevissimo perché lo scopo dell’udienza conoscitiva è ascoltare voi e non certo che voi ascoltiate noi. Da veterinario sono ovviamente contento di questo iter di legge che sta prendendo un’ottima accelerazione. Si tratta di un progetto di legge che è stato depositato già quest’estate, poi ovviamente nella sessione autunnale dei lavori dell’Assemblea, a causa dell’affollamento di diversi progetti di legge di iniziativa della Giunta (pensiamo solo alla finanziaria), ovviamente non è riuscito ad avere l’iter che sta avendo adesso. Sicuramente poi l’impulso del territorio è stato fondamentale, quindi bene che siamo qua a discutere di un progetto di legge sul benessere animale.

    Io credo che con questo progetto di legge si introduca, per quello che è l’argomento principale che è quello della contenzione dei cani alla catena, una novità veramente molto significativa, cioè si ribalta il concetto per cui questo tipo di contenimento è sostanzialmente vietato nella nostra regione.

    Molto brevemente vi dico gli emendamenti sui quali stiamo lavorando, perché è stato fatto velocemente un confronto il più ampio possibile all’interno di chi è al governo di questa Regione, ma anche delle opposizioni che stanno partecipando alla stesura del testo; emendamenti sui quali stiamo lavorando e che volevo anticiparvi anche a beneficio della discussione.

    Per quanto riguarda il discorso della contenzione alla catena, stiamo pensando a una modifica che possa dare anche nel periodo transitorio la possibilità di regolare questo tipo di contenimento, in particolare dei privati. Per cui vorremmo introdurre una certificazione, da parte del medico veterinario curante e verificata anche dall’Asl, del fatto che temporaneamente non sia possibile ricorrere a mezzi alternativi e la nostra intenzione sarebbe di mettere tempo sei mesi, in modo che qualunque privato possa avere il tempo necessario per adottare i sistemi che devono essere indicati dall’Asl e per i quali si deve fare esplicito richiamo - perché non è possibile mettere questo tipo di indicazione all’interno di un progetto di legge - al regolamento sul benessere animale che deve poi fare la Giunta.

    Regolamento che attualmente riguarda sostanzialmente gli animali da allevamento, non gli animali da compagnia o da affezione, mentre noi indichiamo chiaramente che è la Giunta, essendo poi lei titolare, a dover introdurre un regolamento che riguardi anche gli animali da compagnia.

    A proposito della definizione di animali da compagnia e di affezione, che è anche abbastanza confusa a livello di normativa nazionale, è nostra intenzione introdurre uno specifico richiamo alle leggi nazionali ed europee che sostanzialmente definiscono quelli che sono gli animali da compagnia e d’affezione. Per scendere nel pratico e dissipare ogni dubbio, i cani che vengono utilizzati per attività venatoria o per la raccolta di funghi in questo modo sono assolutamente definiti come animali da compagnia e d’affezione; c’è un’assoluta distinzione da quelli che sono gli animali d’allevamento e da quello che può essere un allevatore di cani e gatti.

    Queste sono sostanzialmente le idee sulle quali stiamo lavorando. Per il resto tutte le idee, critiche, osservazioni sono ovviamente benvenute, come diceva la presidente; le raccoglieremo e poi saranno a disposizione per tutti gli altri consiglieri, anche per quelli che si troveranno poi il testo in aula, sia oggi e da domattina in poi - ovviamente, il più presto possibile è sicuramente meglio - tutte le osservazioni scritte che possono venire in mente. Grazie.

     

    Presidente DONINI

    Grazie collega Defranceschi. Iniziamo ad ascoltare le vostre sollecitazioni. Il primo intervento è quello di Davide Battistini, lo invito ad avvicinarsi per poterlo svolgere. Davide Battistini rappresenta una campagna promossa da lui, anche esponendosi personalmente, di lui sappiamo e abbiamo letto, che è l’esito di una petizione pubblica “Stop cani alla catena”, che ha raccolto in queste settimane quasi 11.200 sottoscrizioni.

     

    Davide BATTISTINI (Attivista “Scatenare diritti”)

    Buongiorno a tutti. La petizione è arrivata 11.801 persone che hanno firmato. Oggi per me è un giorno di festa perché ho festeggiato il bellissimo successo elettorale che porta un po’ di aria pura in questa società parecchio corrotta; le parole che ho sentito adesso mi stanno rovinando la festa.

    La proposta che noi faremo la faremo attraverso il blog, vogliamo lasciare una traccia scritta della proposta che faremo.

    Il 12 febbraio mi è stato chiesto di interrompere il digiuno che portavo avanti da 43 giorni, della fame, con delle precise rassicurazioni da parte di tutti i partiti; nessuno mi aveva parlato, come sento oggi, di un periodo transitorio di sei mesi per dare a questi “cittadini” – io li chiamo carnefici – la possibilità di tenere altri sei mesi il cane alla catena. Io dal primo gennaio al 5 ho vissuto con una catena al collo legata con un lucchetto. Defranceschi, ti assicuro che ci ho dormito, ci ho fatto la doccia, non ci ho mangiato perché non mangiavo, ti assicuro che è parecchio devastante a livello psicologico. Mi date altri sei mesi. Questi non erano i patti. Nessuno ha parlato il 12 febbraio di altri sei mesi. Avete chiesto 60 giorni per far la legge, attendiamo che i patti vengano mantenuti. Grazie.

     

    Ilaria INNOCENTI (Resp. naz. settore cani e gatti LAV)

    Io sono responsabile del settore cani e gatti LAV. Siamo qua grazie a un’iniziativa che è partita da un privato cittadino e che ha raccolto il consenso non solo delle associazioni ma anche di moltissimi cittadini che non condividono la detenzione dei cani alla catena.

    La detenzione dei cani alla catena è sbagliata per tutta una serie di motivi che sono motivi di tipo etologico; è una prassi normata, ma è contraria anche alla legislazione a tutela degli animali perché in pratica è contraria sia all’articolo 727 del codice penale, ma anche all’articolo 544 ter del codice penale, perché nella detenzione a catena, oltre ad esserci sofferenza psicofisica, non vengono assolutamente rispettate le caratteristiche etologiche dell’animale, non vengono rispettate le cinque libertà fondamentali, che sono la libertà dalla paura, la libertà dalla fame, molto spesso dalla sete (perché non è detto che vengano alimentati, questi animali, ogni giorno come purtroppo spesso si verifica), la possibilità di vivere in maniera appropriata e in maniera consona alla specie.

    All’animale che vive alla catena praticamente viene negato tutto: viene negata la possibilità di esplorare il territorio e la possibilità di interazione; la catena poi è spesso usata anche per rafforzare l’istinto della guardia quindi anche l’animale è pericoloso, quindi anche sotto un profilo di sicurezza pubblica è senz’altro un metodo decisamente sbagliato.

    Ovviamente è superfluo dire che gli animali sono degli esseri senzienti e che hanno una loro natura; la natura del cane è quella di essere un animale sociale, l’animale vive appieno la sua vita solo se inserito in un gruppo e la detenzione alla catena praticamente gli nega la relazionalità, gli nega la socialità e gli nega la possibilità di vivere una vita secondo quelle che sono le proprie caratteristiche di specie specifiche.

    Anch’io personalmente ritengo che sei mesi per adeguarsi siano veramente molti, poi possono esserci delle situazioni in cui si dà un tempo determinato per mettersi a norma, è chiaro, se deve essere fatto un recinto. Però sono situazioni che devono essere valutate caso per caso, sei mesi sono veramente molti, per cui anch’io vi invito a rivedere questo aspetto e a fare un lavoro anche di monitoraggio e di verifica delle varie situazioni che ci sono, ma non inserirei assolutamente un periodo transitorio.

    Volevo ricordare - tanto per avvalorare l’importanza di istituire questo divieto che poi è la restituzione di una libertà, non è l’abolizione di un divieto - che ci sono state importanti pronunce della Corte di Cassazione che hanno riconosciuto come la detenzione a catena costituisca un maltrattamento e vorrei ricordare anche un episodio che è accaduto proprio qua, in provincia di Modena, durante l’esondazione del fiume Secchia, di un cane a catena che purtroppo è deceduto. Un altro cane è deceduto in provincia di Firenze l’anno scorso. Nel primo caso, quello di Modena, ci siamo costituiti parte civile come LAV, fortunatamente questa persona è stata condannata per maltrattamento aggravato dalla morte; nell’altro caso accaduto a Firenze dove il cane, detenuto a catena all’interno di un recinto, si è impigliato con la catena all’ombreggiante ed è morto dopo due giorni d’agonia perché non poteva neppure respirare. Questo episodio, grave ovviamente quanto l’altro, però dimostra come molto spesso gli animali che sono detenuti a catena poi non sono monitorati giornalmente, perché altrimenti questo cane non sarebbe morto fra queste sofferenze atroci.

     

    Presidente DONINI

    Il relatore Defranceschi ha richiesto di intervenire perché vorrebbe fare una precisazione.

     

    Consigliere DEFRANCESCHI (relatore)

    Forse ho parlato troppo velocemente prima per dare spazio a voi, ma l’ipotesi che stiamo valutando riguarda una deroga per un periodo non superiore a sei mesi, che vuol dire da una settimana a sei mesi, in base a questioni documentabili che sono certificate dal veterinario curante e successivamente verificate dal competente Servizio veterinario dell’Unità sanitaria locale. Non è che semplicemente c’è un tempo di sei mesi per tutti, urbi et orbi, stiamo parlando di situazioni particolari di adeguamento delle strutture per la contenzione di un animale che devono essere certificate nella loro difficoltà a farlo in una settimana da personale qualificato, sia pubblico che privato. Questo lo dico a beneficio della discussione, senza voler entrare nel merito.

     

    Marco DELLEDONNE (Dir. Servizio veterinario Ausl Piacenza)

    Io ringrazio la presidente per l’invito, è la prima volta che succede un fatto del genere, auspicherei anche che potesse avvenire in futuro anche su altre tematiche di competenza dei servizi territoriali, se non altro per sentire anche la nostra opinione in merito alla applicabilità di alcune norme che vengono poi passate in Consiglio regionale.

    Riguardo alle tre proposte di oggi penso che siano un atto di civiltà perché spesso e volentieri noi, servizi locali, poi veniamo messi, come organo pubblico, in difficoltà dal dover valutare situazioni che di fatto non sono espressamente vietate dalla legge. Quindi sul discorso abolizione della catena mi trovate perfettamente d’accordo.

    Rimangono delle problematiche applicative, qui lo dico come organo tecnico; ho sentito parlare del fatto che i servizi delle Asl dovrebbero comunque intervenire per dare eventualmente dei pareri sulle certificazioni dei liberi. Ecco, tenete conto che i servizi stanno via via riducendo gli organici e la molteplicità dell’attività, soprattutto nel settore della sicurezza alimentare, impegnano molto i servizi. Quindi si tenga presente nel caricare i servizi di ulteriori compiti di verifica, che non è che i servizi non vogliono svolgere, ma si tengano presenti queste cose.

    Io volevo aggiungere anche un’altra cosa che riguarda non solo il discorso “catena” e che fa parte di una delle proposte presentate e riguarda anche gli spazi da riservare a questi animali: un’altra difficoltà per i servizi è spesso di dover intervenire in situazioni in cui c’è un discreto numero di animali, non necessariamente di razza, quindi non necessariamente allevati con finalità produttive-riproduttive, magari anche raccolte da persone che in quel momento in cui svolgono questo tipo di attività pensano anche di far qualcosa di utile e poi però noi ci troviamo a dover gestire il problema di questi animali che non vengono collocati in situazioni ottimali. Non sto dicendo che un canile sia meglio di un soggetto privato che decide di prendersi cura di un determinato numero di animali, ma sto dicendo che lasciare, come oggi, piena libertà di detenzione al soggetto privato di un certo numero di animali, senza tenere conto sia degli spazi, sia delle strutture che poi devono essere utilizzate per accogliere questi animali, crea poi delle difficoltà a livello locale ai servizi, che vengono interessati su degli esposti, eccetera.

    Quindi suggerirei, se posso, che venisse introdotto un numero di animali detenibili dal privato oltre il quale possano scattare, per esempio, le norme già previste in regione Emilia-Romagna da una delibera di giunta regionale del 2006, che oggi si applicano solo agli allevatori. Oggi chi è allevatore non fa quello che gli pare, ma è soggetto a una normativa specifica della nostra Regione, che gli dà delle indicazioni sugli spazi, come devono essere i box a seconda della taglia dell’animale, eccetera. Secondo me sarebbe utile introdurre anche questa regolamentazione per le detenzioni private che superano un certo numero di animali. Poi sul numero possiamo anche metterci a discutere, posso anche buttar lì, visto che ho proposto la cosa, potrebbe essere oltre i cinque animali; possiamo discutere che è troppo, diciamo almeno tre. Però oggi non c’è un limite alla detenzione degli animali e noi a volte andiamo a confliggere con queste realtà.

    Il mio intervento non ha nessuna finalità, diciamo così, di andare incontro alle esigenze né di chi la pensa in un modo, né di chi la pensa in un altro; ho semplicemente voluto rappresentare anche alcune difficoltà dei servizi che poi devono applicare alcune norme.

     

    Sandro VENTURELLI (Sindaco Comune di Bibbiano, Presidente Unione Val d’Enza, componente CAL)

    Io porto il pensiero e la preoccupazione dei sindaci del nostro territorio, che è un territorio prevalentemente agricolo, sono anche veterinario e quindi ho anche qualche cognizione di causa rispetto a questo argomento.

    La nostra preoccupazione è questa: questa norma può funzionare molto bene nei centri urbani, in quanto le abitazioni o sono appartamenti o sono villette a schiera con giardino recintato; in territorio di campagna si presenta il problema di tante case sparse, che non hanno recinzioni e in cui la modalità di contenzione del cane avviene attraverso la catena, catena più o meno lunga che dà la possibilità comunque al cane di interagire rispetto a ciò che lo circonda, pur con le limitazioni che ci sono.

    Il tema è questo: l’obbligatorietà dell’abolizione della catena porta con sé, secondo il nostro parere, che il proprietario va a realizzare un box di dimensioni date nella propria proprietà, con dei costi per realizzare questo box a norma di legge che sono sicuramente non di secondaria importanza e questa opzione secondo noi può indurre molti dei proprietari, viste anche le condizioni economiche che stiamo vivendo in questo periodo, a rinunciare al cane, quindi con conseguente ulteriore aggravio delle presenze nei canili in cui i Comuni svolgono questa funzione. Allora io chiedo che questa opzione sia prevista e sia prevista una norma regionale che copra questi costi che derivano dall’entrata in vigore di questa norma. Noi già adesso come Provincia di Reggio Emilia sosteniamo oltre due milioni all’anno di spese per il mantenimento dei cani nelle nostre strutture. Occorrerebbe aprire una parentesi sulla legge sull’anagrafe canina, a distanza di quasi 25 anni, per fare un po’ il punto sulla situazione e per capire questo continuo mantenimento di cani nelle nostre strutture da cosa è dovuto, perché non credo che i nostri territori, a distanza di 25 anni, producano tutto questo abbandono di cani nei nostri canili; occorrerebbe fare qualche riflessione sul perché nel nostro territorio si continua a generare questa continua produzione di cani abbandonati e credo che potremmo avere anche qualche sorpresa.

    Quindi quello che chiedo io è questo: che ci sia una previsione di una copertura economica per i Comuni in questa fase in cui, paradossalmente, abbiamo l’obbligo di mantenere i cani nelle strutture, ma non abbiamo l’obbligo di aiutare le famiglie che hanno problemi sociali o di disoccupazione o di sfratti o d’altro. Mi pare che in questa situazione che stiamo vivendo questo è un tema che va tenuto in conto e la Regione dovrebbe provvedere perché questo tipo di norme hanno delle ricadute economiche che non possono essere sempre a carico dei Comuni.

    Concludo con una piccola considerazione da veterinario: è vero che vivere alla catena provoca delle conseguenze, ma anche vivere in un box di 3 metri per 3 credo che non abbia conseguenze tanto migliori, soprattutto se la collocazione dei box è al margine delle proprietà e non viene mantenuta quella interazione con i proprietari. Perché il maltrattamento se un proprietario è poco sensibile può avvenire se il cane è alla catena, ma può avvenire anche in una noncuranza, nel non prendersi cura del cane all’interno di un box. Il box è uno strumento, non è il mezzo che consente il benessere del cane.

    Quindi questo è quello che mi preme sottolineare, altrimenti il parere, anche come membro del CAL su questa proposta di legge, è un parere vincolato e negativo qualora non ci fosse una copertura finanziaria che prevedesse quella fattispecie che ho detto: nel momento in cui l’applicazione di questa legge comporta rinunce di proprietà da parte dei proprietari che non ritengono di avere a sufficienza disponibilità economica per far fronte alla realizzazione dei box o andare a recintare la propria proprietà in toto con determinate caratteristiche, chiediamo che questo venga preso in considerazione perché le spese che i Comuni sostengono già adesso non sono ulteriormente incrementabili con una nuova ondata di rinunce di proprietà.

     

    Virgilio CAMILLINI (Pres. naz. AISAD - Confesercenti)

    Buongiorno a tutti, dunque io rappresento la categoria AISAD - Confesercenti, la categoria dei negozi italiani e siamo molto attivi nella regione Emilia Romagna.

    Io volevo porgere l’attenzione più che altro sulle sanzioni che sono state inasprite in questa proposta di legge. Mi trovo molto contrariato perché, a nostro dire, poi ne daremo comunicazione anche per iscritto, sarà un danno su molti aspetti.

    Sulla catena non è che non siamo interessati, anche se sinceramente non è che ci riguarda più di tanto, però è giusto che come associazione di categoria nazionale noi collaboriamo per quello che ci compete, si può provare ad essere utili come categoria nazionale per dare dei suggerimenti, eccetera. Io credo che questo tema qui vada affrontato con molta attenzione, va sviscerato attentamente e condivido in pieno quello che ha detto il sindaco appena poco fa, quindi c’è una tematica che va sicuramente esaminata per bene.

    Per quanto riguarda le sanzioni, io credo che sia un effetto devastante perché avevamo delle sanzioni e sinceramente non colgo le necessità che per una questione di catena poi si sia inserito anche tutto questo inasprimento delle sanzioni.

    Ricordo la legge 5 sul benessere degli animali della Regione Emilia-Romagna, oggi noi ne siamo anche orgogliosi per aver collaborato a suo tempo nella Commissione ai lavori e ricordo che l’Emilia Romagna è l’unica Regione che ha recepito l’accordo Stato-Regioni datato 2003. Noi più di una volta abbiamo suggerito, abbiamo segnalato la questione anche alla conferenza Stato-Regioni, ai vari Ministeri per far sì che lo Stato riprenda in mano questa inadeguatezza della totalità delle Regioni, perché ci troviamo poi anche a fare una concorrenza sleale fra gli operatori di una regione rispetto ad un’altra. Auspichiamo che si ascoltino queste parole e lo Stato finalmente cerchi di fare di risolvere i problemi, non facendo poi fare risolvere i problemi ai Comuni con tutti i regolamenti, che ormai sul territorio abbiamo una problematica che non si riesce più a seguire. Nella regione Emilia-Romagna la legge ha trattato sul nostro lavoro di operatori, quindi ci siamo dovuti adeguare come dimensione degli spazi, abbiamo diviso gli animali da prede e predatori, le misure delegabili, il numero degli animali, la tenuta anche generale, la temperatura, la reazione, cioè cose a livello che si può anche verificare anche nel campo umano, credo. Quindi per il livello dei nostri negozi, credo che la cultura è aumentata notevolmente, la legge ci ha imposto di fare dei corsi di formazione (siamo l’unica Regione) a noi operatori per aprire un negozio, per gestire un negozio di animali da compagnia; quindi molti operatori a suo tempo hanno chiuso i battenti, hanno dovuto ristrutturare le aziende, abbiamo per legge dovuto nominare un veterinario di fiducia all’interno delle nostre strutture, quindi anche la collaborazione, il lavoro assieme a una persona qualificata

    Abbiamo fatto anche un’indagine nel 2010 con SVG di Trieste dove è emerso che a livello nazionale almeno in due casi siamo risultati quelli più affidabili: quando vendiamo gli animali, per le informazioni che diamo alla gente, quindi per fare sempre più delle vendite consapevoli, e siamo risultati quelli più affidabili nel caso in cui una persona decide per vari motivi di non poter tenere l’animale con sé. È chiaro, per il cane diventa un po’ più difficile, però su tutti gli altri animali siamo degli anti-abbandono perché diamo quel servizio di ritiro, quindi l’animale difficilmente va liberato.

    Operiamo anche con la massima (la quasi totalità) garanzia della tracciabilità, io intendo tracciabilità a tre stadi: la tracciabilità igienico-sanitaria, documentale e fiscale. In tempi come oggi, in cui la tracciabilità è necessaria, è dovuta e si sta perseguendo in tutti i modi per garantire questo, allora noi per legge siamo ispezionabili in qualunque minuto, vendiamo degli animali che nella totalità hanno la tracciabilità garantita per tutta la documentazione, per tutta una serie di microchip, perché dobbiamo iscrivere gli animali all’anagrafe.

    Voglio arrivare a terminare il mio ragionamento, poi se volete sono a disposizione. La tracciabilità è dovuta all’interno delle nostre strutture soprattutto in Emilia-Romagna, che ci ha imposto tutta questa gestione. L’Emilia-Romagna - lo sapete però ve lo voglio ricordare - a livello di avanzamento dell’iscrizione all’anagrafe canina degli animali, è la terza, la prima regione è il Veneto, la seconda è il Piemonte. Però io non ho fatto un conto veloce in base alla popolazione residente eccetera, però mi vien da dire, con dei conti da lavandaia, che la regione Emilia-Romagna possa essere addirittura la prima regione italiana per avanzamento dell’iscrizione degli animali all’anagrafe canina.

    Scusate, ma quando un animale è tracciato e iscritto all’anagrafe canina, io credo che l’abbandono non esiste e quindi andiamo a incidere anche col numero dei cani nei canili per il costo della gestione; quindi c’è tutta una serie di benefici se l’animale viene venduto da persone autorizzate che garantiscono la tracciabilità, io credo che molti problemi vengono automaticamente risolti.

    Un altro dato che vi do è che il 20% degli animali venduti in Italia transita nelle strutture nostre e questo significa che l’80% della vendita degli animali da compagnia in Italia transita nel sommerso e negli ultimi anni come sapete è internet la rete che la fa da padrone. Lì diventa difficilissimo fare controlli, ci sono rischi igienico-sanitari, tant’è vero che stanno ritornando malattie pericolose in Italia, quindi laddove gli animali non vengono controllati si crea tutta una serie di problemi.

    Io avrei tante altre cose da dire ma non voglio togliere tempo, l’ultima cosa è che comunque la nostra associazione è a spese nostre e la Regione ci aveva indicato - ci aveva obbligato, direi - quando vendiamo gli animali da compagnia di dare delle schede tecniche per la formazione. Ci siamo presi l’impegno, l’abbiamo fatto all’interno di un percorso con le Università, con la Regione e l’abbiamo fatto a costo nostro, quindi noi lavoriamo, ma secondo me è la Regione che ha il dovere di formare culturalmente non solo un pezzo di una gestione, ma addirittura l’opinione pubblica, d’informare come si acquistano gli animali, eccetera. Su questo c’è da investire tantissimo a livello culturale, a livello informativo, poi se non basta è chiaro che anche le sanzioni hanno la loro utilità. Però per una sanzione che andava dai 100 ai 250 euro, ora trovarci una sanzione che va dai 100 ai 1000 euro (praticamente il doppio di una pensione sociale) noi riteniamo che questo sia come aumentare l’Iva per la ripresa dei consumi, quindi sia devastante e noi ci opporremo. Grazie.

     

    Enrico BANFI (Pres. Società ornitologia reggiana)

    Bene, sono Enrico Banfi, presidente della Società ornitologica reggiana e delegato della Federazione ornicoltori italiani, quindi mi occupo di uccellini, non certamente di cani, però la passione per gli animali porta ad occuparsi anche di questi animali particolari per noi, che sono di grande diffusione.

    Due osservazioni, due informazioni sulla catena, per la quale noi non è che siamo direttamente coinvolti come categoria, ma in un caso come questo credo che valga la pena di raccogliere tutte le informazioni possibili.

    La prima osservazione è questa: credo che se ragioniamo in termini di spazi, di libertà per l’animale, occorre considerare che la catena rappresenta un grado di movimento che va da 8 a 10 volte rispetto al box. I box sono codificati a livello nazionale, se vogliamo cambiarli si può fare, ma non lo può fare la Regione, lo deve fare il Ministero, in base all’accordo Stato–Regioni, però ovviamente tutte le cose sono motivabili. Prendendo in considerazione, ad esempio, il regolamento di Ferrara che nella nostra regione è il più evoluto (quasi tutti i capoluoghi di provincia hanno già a oggi una normativa in questo senso, tutti prevedono l’uso di catena), prevede delle condizioni migliori rispetto ad altre realtà: abbiamo 4,5 metri quadrati a disposizione nel box previsto dall’accordo Stato–Regioni, abbiamo a disposizione circa 70 metri quadrati nella soluzione di Ferrara. Questo non vuole dire niente, perché se dal punto di vista etologico la catena non è accettabile, la catena non è accettabile. Aggiungo anche un altro aspetto: come cittadino mi sento più cautelato da un box che da una catena, perché non riesco a capire dove arriva il cane e se è un cane mordace qualche problema me lo pone.

    Questo per dire che tutti gli aspetti vanno presi in considerazione quando si deve assumere una decisione che è una decisione storica, cioè il cane è legato da secoli, quindi non è una roba che abbiamo inventato ieri e quindi un qualche problema c’è, la decisione che da domattina non si legano più i cani deve tenere in considerazione il fatto che questo ha delle conseguenze di carattere pratico, le rappresentava il Sindaco di Bibbiano, sicuramente verranno tenute in considerazione. Quello che credo non si debba fare è evitare di pensare a come gestire le conseguenze, perché queste devono secondo me essere comunque gestite.

    Veniamo invece al secondo aspetto della proposta di legge che riguarda le sanzioni, su queste siamo invece molto più interessati. La prima reazione che abbiamo avuto nel leggere questa proposta è come mai si triplicano le sanzioni, a fronte di quali fatti, di quali avvenimenti, dal momento che le sanzioni attualmente in vigore sono previste da una legge del 2005 (che è di ieri per i tempi della nostra politica, 7 anni, 8 anni sono praticamente nulla) e non riusciamo a capire, noi non riusciamo a capire cosa sia accaduto da richiedere delle sanzioni così elevate. Perché sono elevate? Lo ricordava prima Camillini, 1000 euro di massimo sono un salario di un operaio, due volte la pensione sociale e non sono indicazioni banali queste, perché chi detiene un cane normalmente…

     

    (interruzioni)

     

    Non è vero, non è vero, vi invito a leggere bene le leggi, perché le leggi dicono anche che nel comminare le sanzioni si deve stare all’interno di certe cose, fra cui anche il reddito e la situazione in cui si sono verificate le violazioni. Ma a prescindere da questo, il portare da 250 a 1000 prevede che ci sia una motivazione, vorremmo riuscire a capirla, molto serenamente e molto semplicemente; se è stato accertato che in regione ci sono stati numerosi casi in cui si sono verificate violazioni degli articoli che sono quasi tutti quelli della legge 5, bene, ci ragioniamo sopra.

    Il secondo aspetto è che stiamo parlando di rapporto fra uomo e animale e sono dei rapporti che riguardano prevalentemente la popolazione comune, i cittadini comuni. Ora, se cambiamo delle leggi e abbiamo intenzione di presidiarle fortemente perché riteniamo che siano da presidiare per i loro valori, ed è il caso di cui stiamo parlando, i cittadini comuni è bene che siano informati, non tanto perché evitino la sanzione quanto perché rispettino la norma e perché la rispettino in maniera costante e continuativa, deve diventare un fatto culturale. Se culturalmente ci siamo trascinati dietro che il cane sta a catena, se alla gente non lo andiamo a dire (alla gente intendo ai cittadini, non a uno come me, che essendo a capo di un’organizzazione queste cose le deve comunque conoscere), se non glielo andiamo a dire in maniera efficace, questo anche non volendo continua a violare le norme.

    Quindi c’è un grosso problema d’informazione, lo dico perché di questo dobbiamo essere consapevoli e perché ognuno di noi deve fare la sua parte. Prima il presidente di AISAD ricordava quel fascicoletto che è messo a disposizione non solo dal sito della Regione, fra l’altro, ma è anche distribuito dai commercianti a chi acquista un animale, perché sia consapevole di quello che sta facendo. Per quanto riguarda noi come società ornitologica, come federazione di ornicoltori, oltre ad aver partecipato alla stesura della legge 5 e ad avere un costante dialogo con il Ministero, a insistere con il Ministero perché l’accordo Stato–Regioni sia attuato in tutte le sue parti e ancora non lo è, abbiamo autonomamente adottato un disciplinare volontario sul benessere dei nostri animali nel 2008, disciplinare che è stato approvato dal Centro nazionale per il benessere degli animali e che è adottato da tutti i nostri associati. Non solo: quel disciplinare è diventato un punto di riferimento anche per le attività industriali che nel frattempo hanno dovuto cambiare, per adattarsi a quelli che sono gli standard di tutta una serie di attrezzature, gabbie comprese, e quindi hanno fatto degli investimenti. Quel disciplinare è uno degli elementi e degli strumenti di formazione/informazione che ci consente, dopo tre anni, di essere più convinti che coloro che detengono gli uccelli li rispettano secondo quelle regole, ma lì è stata fatta un’azione molto forte di informazione.

    Quindi da questo punto di vista credo che non basta aumentare le sanzioni, credo che debbano essere motivate se vengono aumentate in maniera molto forte, perché è diventato molto facile per le istituzioni risolvere il problema aumentando semplicemente l’aspetto sanzionatorio, creando anche delle situazioni assolutamente ridicole, mi viene in mente questa: se vi muore il pesciolino rosso e vi azzardate a metterlo nel pattume, la sanzione va da 27mila a 70mila euro, tanto perché ci capiamo, per la casalinga che ha in casa il pesciolino. Allora questo tipo di sanzioni hanno a loro volta delle ripercussioni sul cittadino che dovrà essere reso edotto di queste entità e quindi anziché comprare l’animale per il proprio bambino e quindi iniziare in casa una forma di educazione e di convivenza, che credo sia uno dei pilastri della nostra società o debba esserlo, comprerà un Nintendo: costa più o meno la stessa cifra e non ha bisogno di essere attentamente valutato per le conseguenze dal punto di vista sanzionatorio. Quindi stiamo attenti su queste cose. Le parti che riguardano i commercianti le ha citate prima Camillini, per cui vi dico che aldilà della catena, toccare queste cose significa mettere in moto dei meccanismi che è bene valutare prima di assumere le decisioni.

     

    Luigi PARISINI (LAV Bologna)

    Volevo partire velocemente dal discorse dei sei mesi utili per permettere di adeguare le varie situazioni; ci hanno spiegato che non sono tassativamente sei mesi, ma è un termine massimo. Vorrei richiamare l’attenzione sulla differenza tra le disposizioni di legge e l’attuazione dei controlli nel nostro territorio e nel nostro paese, che sono due punti estremamente distanti. Quindi tutto sommato i sei mesi, augurabile che siano ridotti nell’applicazione, a mio parere diventano una garanzia per molti aspetti per gli animali stessi, perché ci siamo già trovati in situazioni dove per adeguarsi alle normative nuove è successo che i cani spesso sono stati o soppressi o abbandonati per impossibilità o non volontà del proprietario di adeguarsi. Quindi direi che sei mesi potrebbe essere il tempo massimo ragionevole, ma l’importante non è la differenza, visto che sono anni che i cani rimangono in situazioni improponibili, io credo che sei mesi veramente non siano nulla. A fronte di questo va incentivato invece il controllo, l’effettiva verifica che poi si venga a trovare nelle disposizioni nuove.

    Un altro punto che ritengo di toccare è il numero dei cani detenuti dai privati: capisco l’intervento di chi ha toccato questo argomento, ma più che il numero dei cani, che a mio parere non può essere sostanzialmente normato a legge perché è un privato, l’importante è che si verifichi che i cani in sostanza siano tenuti secondo le disposizioni o comunque siano tenuti veramente bene.

    Altro punto che volevo sottolineare è il discorso relativo alla normativa che riguarda la tenuta dei cani dei privati e volevo sottolineare il fatto che dovrebbero essere comunque condizioni non peggiorative rispetto ai cani detenuti nei canili. Credo che sia un punto molto importante questo perché a questo punto, ad esempio, andrebbe inserito in regolamento che una zona prospiciente alla cuccia sia magari sopraelevata con pallet o cose di questo tipo per evitare, come molto spesso abbiamo verificato, che il cane rimanga in condizioni di fango in caso di acqua, eccetera. Quindi, in un riassetto relativo alle normative sui cani privati, sarei per suggerire di verificare le condizioni dei cani e dei canili.

    Le sanzioni: devo dire che ho ascoltato un intervento veramente scioccante, perché le sanzioni non sono il massimo, si parte da un minimo ad un massimo, e di conseguenza – per noi sono sempre basse – dipende sempre da come l’animale viene considerato. Chiaramente rispetto a certe associazioni o a certi punti di vista abbiamo idee completamente diverse, è una questione di sensibilità. Se siamo qui oggi è perché la Regione assieme alle associazioni sono arrivate a considerare prevalente questo aspetto: il cane è da considerarsi un oggetto. Si parlava del Nintendo: magari!, magari si chiudessero i negozi dei cani, magari prendessero i genitori il Nintendo anziché il cucciolo per far giocare il bambino e poi liberarsene nel momento meno opportuno! Questi non sono giudizi miei ma sono verifiche sul campo; comunque, ripeto, ho distinto la differenza di punti di vista che per fortuna c’è.

    L’altro punto è che questa normativa ci pone ad un passo veramente importante, al di sopra di molte altre Regioni e qui si ha la preoccupazione di creare delle differenze tra le Regioni. Secondo noi, secondo me, deve essere un’iniziativa di traino per portare determinati risultati anche alle altre Regioni, è sempre stato così dal punto di vista del progresso, da un punto di vista dell’emancipazione e in questo caso da un punto di vista della considerazione che dobbiamo avere verso gli animali.

    Un altro punto che a noi preoccupa molto e che dovrebbe trovare spazio all’interno di queste nuove disposizioni sono proprio i negozi che commercializzano e gli allevamenti che producono. Capisco che sia importante il lato economico, però ho sempre avuto un dubbio e mi rimane: i cani che non vengono venduti o i cani che vengono fuori con qualche difetto dagli allevamenti, ma che fine fanno? I cani nei negozi, tenuti in vetrina, e che non vengono venduti, ma che fine fanno? Sono queste le considerazioni, prima della commercializzazione o della salvaguardia dei posti di lavoro, cioè qui bisogna fare delle scelte di campo che a mio parere sono importanti.

    Poi qualcun altro ha accennato al microchip, ma il microchip non è assolutamente garanzia di salvaguardia per il cane, l’abbiamo constatato anche di recente, perché l’uomo è capace, determinate specie di persone, che qui non dico, sono capaci anche di togliere il microchip dal cane e di abbandonarlo, bene che vada, ma molto spesso di annegarlo o farlo finire nella raccolta differenziata. Questo è successo di recente, per cui facciamo attenzione alla questione del microchip.

    Altra questione è il discorso dello spazio, della differenza tra la catena e il box. Per molti versi rimangono alcuni dubbi, però il problema della catena non è misurabile nello spazio che il cane ha per correre o muoversi; è un legame, è un legame che l’uomo dà ed è una coercizione assolutamente inaccettabile da un punto di vista etologico. Non stiamo a misurare questi problemi con il metro, dobbiamo tenerle in conto queste questioni.

    Poi se mi è consentito - anche se vado un attimo fuori tema, ma io credo non tanto e sarò velocissimo - volevo chiedere una mia richiesta da un punto di vista personale, su una questione di cui s’è parlato per tanto tempo. Nel primo articolo si parla di animali per pet therapy e animali negli spettacoli televisivi, in questo concetto sto cercando di infilare anche il cavallo, dato che soprattutto in queste situazioni di chiusura degli ippodromi, che sono drammatiche, proprio il cavallo, a mio parere, che dà la propria vita in condizioni veramente estreme negli spettacoli pubblici, dovrebbe essere tutelato, io mi auguro a costo zero. Cioè la mia idea è quella di imporre agli ippodromi – credo che sia una cosa molto difficile – una percentuale da trattenere sui biglietti di ingresso degli spettacoli e sulle scommesse per costituire un fondo che vada a garanzia per poter pagare a peso di carne, anche se non dovrebbe essere consumata, per riscattare sostanzialmente la vita dell’animale a fine carriera, che dopo aver trottato e galoppato per anni finisce al macello, per poter pagare il proprietario a peso di carne e rendere l’animale disponibile per l’adozione. Grazie.

     

    Maurizio PIANAZZI (Pres. “Cruelty Free”)

    Buongiorno. Tutte le volte che si parla di modifiche di qualcosa salta sempre fuori il problema economico e forse è normale che sia così. Non vorrei fare un discorso eccessivo, ma vi ricordo che quando è stata abolita la schiavitù degli umani si creò un problema economico: prima c’era manodopera a prezzo zero e poi il problema economico è stato forte. Il dibattito è stato intenso e c’è stata una guerra, come sapete. In realtà quando si fanno dei cambiamenti sono altre le cose che ci devono spingere, cioè un senso di giustizia ed equità.

    Diciamo che ci tengo a mettere un po’ in fila le cose perché il discorso è molto complesso. Innanzi tutto l’uso della catena, per la mia esperienza personale e di molte persone che si occupano di difesa degli animali, in molti casi non è necessaria, secondo le necessità indicate e che ha indicato anche chi mi ha preceduto. Io ho visto giardini recintati, con i cani legati alla catena, corta. Quindi questo è anche un discorso culturale: sì, c’è la cultura che il cane lo si può tenere alla catena lunga quanto si vuole come uno gli pare. Il cambio di una norma la prima cosa che fa, ed è la più importante, è un cambio di cultura, poi sappiamo tutti, come diceva il collega, che le applicazioni sono lunghe, penose e spesso le leggi non vengono applicate, non si fanno controlli, però il primo passaggio è sempre un passaggio di tipo culturale e in questo senso la Politica, con “P” maiuscola, è quella che deve fare questo passo, cioè un passo culturale. Questa è la prima valutazione che volevo fare.

    Seconda cosa, entriamo nel merito. Ci tengo a dire che noi a Bologna abbiamo aggregato tredici associazioni, ci incontriamo regolarmente e lavoriamo assieme. Anche in questo caso noi abbiamo prodotto alla Commissione le nostre valutazioni unitarie.

    Altro punto importante: è assolutamente vero che l’abolizione della catena senza che sia indicato anche una modalità di detenzione del cane, comporta un rischio importante: che una persona con una sensibilità sotto la suola delle scarpe, e purtroppo ce ne sono molte, trasferisca il cane dalla catena al trasportino. Questo avviene perché molti cani, diciamo di cacciatori, se volete vi dico anche dove sono, andiamo a vederli assieme, sono dentro un gabbiotto di un metro per un metro, al freddo d’inverno e al caldo d’estate. Con questo tipo di mentalità quindi il problema non si risolve. Io ritengo che questa norma sia comunque importante perché una parte di animali probabilmente si libererà, purtroppo io ho parlato con persone che non riuscivano a capire di quello di cui io parlavo: “scusi, lei ha un giardino, recintato, il cane è buono, magari le fa anche la guardia, perché lo lascia alla catena di un metro?” e lui diceva “ma è sempre stato così”, quasi che non ci fosse coscienza di quello che può significare per un animale come il cane rimanere legato alla catena. Però è indubbio che la problematica del passaggio da una condizione di costrizione di catena ad una condizione di costrizione in un luogo piccolo c’è. Indubbiamente quindi andrebbero a mio avviso inserite anche alcune norme minime di garanzia per il cane. Come voi sapete esiste in Emilia-Romagna una circolare datata ’99 e quindi non recente, che indica le condizioni di detenzione e anche strutturali dei cani all’interno dei canili. Questo tipo di dimensioni sono abbastanza rispettose, rispetto anche a quello che abbiamo come norme a livello nazionale, si parla ad esempio di 9 metri quadrati per un cane all’interno di un recinto, dimensioni direi significative. Purtroppo a livello regionale, la legge 5, che avrebbe dovuto essere seguita da norme tecniche di attuazione in vari campi, non ha mai normato – ed è comunque una lacuna – la detenzione degli animali privati, quindi non esiste a livello regionale nessuna norma che dia definizione sulla condizione dei privati. Siamo quindi in una condizione pressoché “grottesca” in cui potenzialmente un cane ha una tutela nella struttura, facciamo di tutto perché vada presso un privato e rischia di andare a finire in una situazione peggiore.

    Personalmente credo che la soluzione del problema possa essere quella di integrare i punti che sono stati presentati con delle condizioni minime di detenzione, per poi passare a livello regionale invece all’attuazione della legge 5 con una vera e propria regolamentazione molto dettagliata. Altrimenti c’è il rischio importante che i cani non vadano a migliorare la loro condizione. Tra l’altro questa lacuna era stata anche citata dal consigliere Cavalli nel suo progetto di legge, dove nota anche lui che non esiste regolamentazione per il privato ed indica una piccola modifica, a mio avviso insufficiente. Io credo che la cosa migliore da fare, anche la più concreta, sia quella di studiare – eventualmente lo faremo noi e faremo pervenire alla Commissione le nostre valutazioni al riguardo, facendo riferimento anche a norme che esistono già a livello regionale, quindi non sono cose inventate – come garantire un minimo di benessere agli animali che sono tolti dalla catena che io do come una cosa assolutamente di civiltà, sulla quale non si può assolutamente derogare.

    Concludo nel dire una cosa: io sarò curioso di chiedere alla Provincia di Reggio Emilia il resoconto di due milioni di euro spesi per il canile perché non ci risulta che le associazioni locali prendano due milioni di euro. Io vorrei che fossero tali, perché il benessere potrebbe essere migliore di quello che non è. Comunque non mi risulta essere due milioni di euro di costo.

     

    Lilia CASALI (Pres. “Animal Liberation”)

    Salve a tutti. Parto dalle sanzioni: io sono andata a rivedermi adesso per sicurezza per quali articoli sono proposti questi innalzamenti di sanzioni. Lasciare un animale privo di cibo, di acqua: allora come la mettiamo? È una cosa così lieve? Qui c’è la morte preceduta da una gravissima sofferenza e dolore. Amputare le ali: fatevi voi amputare un pezzo di braccio, poi vediamo che sanzione riterreste adeguata per la persona che vi sottoponesse ad una simile violenza. Io credo che bisogna parlare con conoscenza e competenza. Queste sanzioni sono previste da un minimo ad un massimo, voi sapete tutti che spesso si applicano dei calcoli standard, raramente si arriva al massimo, per quanto in caso di conseguenze così gravi e dolorose io credo che rimetterci lo stipendio è molto meno che rimetterci la vita. Sulle sanzioni quindi io esprimo, a nome della mia associazione, ma anche di tutte le tredici associazioni che hanno inviato una lettera nei giorni scorsi con una valutazione su queste proposte, le associazioni non speciste, esprimo la nostra piena condivisione.

    Il rischio degli abbandoni paventato, devo dire che io ho 63 anni, il che ha degli inconvenienti ma anche dei vantaggi dati dall’esperienza: nella mia vita io ho visto in alcune occasioni importanti che l’argomento “rischio di abbandoni” è stato portato più volte per ostacolare l’emanazione di leggi importanti. Ad esempio la legge sull’anagrafe canina e il tatuaggio che nell’88 introdusse questi strumenti, fu molto osteggiata proprio portando l’argomento che le persone avrebbero in massa abbandonato i cani per paura delle responsabilità civili a cui sarebbero andati incontro. Sicuramente ci saranno stati casi di cani abbandonati per questo, però credo che nessuno oggi oserebbe dire che l’emanazione di quella legge fu sbagliata. Dobbiamo saper progredire, non dobbiamo avere sempre così tanta paura del nuovo, perché tutti noi umani abbiamo, credo, un istinto conservativo che è quello di restare in quello che conosciamo già. L’ignoto ci fa paura, ma l’ignoto può essere anche meglio della realtà attuale e soprattutto se introdotto con spirito progressista lo è.

    Sul numero di animali massimo detenuti proposto da un relatore, anch’io concordo con Luigi Parisini della LAV: non è il numero, ma la qualità della vita che deve guidarci. Quindi che problema c’è se una persona ha un numero di cani e questi cani stanno bene? Il problema è se questi cani stanno male. Allora noi chiediamo un’applicazione piuttosto severa della legge, che tra l’altro definisce che la custodia privata oltre tre fattrici e undici cuccioli l’anno è considerata allevamento, per cui c’è già una limitazione forte nella legge, ma se una persona ha un numero di cani - non fattrici, non cuccioli che vengono prodotti ogni anno oltre questi numeri - tenuto bene, non vedo che problema ci sia. Il problema vero c’è, noi l’abbiamo incontrato anche a Budrio quando denunciammo e chiedemmo l’interevento delle autorità, insieme come associazioni, perché una squilibrata, seguita da i servizi sociali per cui molto difesa in realtà da certe aree istituzionali, teneva sessanta cani con i cuccioli che nascevano e non erano sterilizzati, gli adulti sbranavano i cuccioli e si sbranavano tra di loro, con uno sporco ed un degrado incredibile, abbiamo faticato sette camicie per ottenere che questi cani le venissero tolti.

    Il problema allora non è solo fare leggi buone e sensate, ma farle applicare. Noi chiediamo che ci sia più controllo e severità nell’andare a rimuovere quelle situazioni private e pubbliche, anche canili. Abbiamo denunciato come Animal libertation, Cruelty free ed altre associazioni per anni cose gravi che accadevano al canile di Castiglione dei Pepoli, quindi in convenzione con il Cosea, il consorzio dei Comuni, con quattordici Comuni convenzionati che mandavano in questo canile e abbiamo trovato orecchie da mercanti per anni. Il Vicesindaco Benedetti ha detto a me, che gli ho portato delle fotografie, portavo quindi conoscenze ed informazioni, “lei viene qui a provocare”. Il proprietario e gestore del canile di Castiglione dei Pepoli, Ambrogi, è stato una anno fa, a seguito delle denunce, condannato da un giudice per maltrattamento di animali. Allora vuol dire che per anni finché un magistrato non è intervenuto, chi doveva fare i controlli, non li ha svolti a dovere di legge e comunque questo canile continua a funzionare.

    Ci sono dei vuoti legislativi e normativi assurdi e anacronistici che lasciano spazio all’arbitrio soggettivo, uno di questi è la custodia privata degli animali. Voi sapete che la nostra Regione ha normato i requisiti minimi di detenzione nei canili solo con una circolare regionale, emanata nel ’99, lasciata lettera morta per anni, poi la Provincia di Bologna a seguito di un gruppo di lavoro ha deciso che questa circolare non essendo in contrasto con nessuna norma superiore gerarchicamente era valida e da applicare. In altre province questo lavoro non è stato fatto. Alcune Province seguono il dettato della circolare, altre no. Noi auspichiamo che questa circolare venga recepita nella delibera in preparazione in Regione sui canili e divenga delibera e non più circolare, ma diventa assurdo che ci sia un vuoto totale nella custodia privata di animali, per cui noi diciamo assolutamente “sì” al divieto di uso della catena. Io ho visto cani tenuti alla catena sempre, ai quali addirittura la catena era penetrata sotto la pelle e l’hanno dovuta rimuovere con interventi chirurgici. Allora io chiedo: chi ha parlato parzialmente o totalmente a difesa della catena, ha mai visto o sa che avvengono cose del genere, sa cosa significa avere un vincolo al collo permanentemente? Il cane lo sente questo vincolo, anche se può fare un metro in più o in meno, il vincolo lo sente. È un vero maltrattamento etologico, psicologico ed impedisce al cane una giusta ginnastica funzionale perché è troppo coercitivo. Poi la catena può impigliarsi. Io ho visto cani con una catena lunga che alla fine non avevano più niente di catena perché si era attorcigliata ed impigliata. Chi va a vedere? Credo che in questa legge dovrebbe trovare posto non solo il divieto della catena ma requisiti minimi standard nel detenere cani nella custodia privata.

    Nei canili la circolare, emanata dal dott. Paganelli nel ’99, che fu poi firmata dall’allora assessore regionale Bissoni, prevede che se ci sono aree di sgambamento aggiuntive ogni cane debba avere 9 metri quadrati con 7 metri quadrati per ogni cane aggiunto. Il riparo più semplice, la tipologia più semplice di riparo che questa circolare prevede, sono cucce coibentate, poste sotto tettoie e con una pedana rialzata. Ma questo vi sembra logico che non debba esserci anche per un privato? Vuol dire esporre i cani ad una sofferenza incredibile. Ci sono cani che muoiono congelati l’inverno: lo sappiamo o no? Io lo so. So che sono d’accordo tutte le associazioni non speciste e anche le altre al di fuori di questa aggregazione e faremo avere delle proposte di alcuni emendamenti per inserire spazi e ripari adeguati per i cani nella custodia privata.

    Per finire, vorrei dire questo: la definizione di “animali da compagnia” per noi è molto giusta e condivisibile com’è adesso nella legge 5 perché si definisce tale ogni animale tenuto, o destinato a esserlo, dall’uomo, senza fini produttivi o alimentari. Questa è una bella definizione che non introduce distinzioni discriminatorie, assurde tra animali della stessa specie e alla quale sarebbe opportuno aggiungere a titolo esemplificativo una serie di animali tra i quali anche cavalli e cani usati nell’attività venatoria. Perché un cane è un cane, che sia poi tenuto in casa per pura e semplice compagnia o usato per la caccia, le esigenze sono le stesse. Abbiamo avuto anche delle sentenze del tribunale in questi anni che hanno affermato questo. Quindi è importante che la Regione Emilia-Romagna approvi ed introduca queste cose.

    Infine un rifiuto della proposta del consigliere Bazzoni, perché escluderebbe tutti gli altri animali dalla possibilità di essere salvaguardati nell’essere usati come premi, quindi non solo gli animali da compagnia ma ogni animale è un essere senziente, ogni animale non deve essere trattato come mera merce. Grazie.

     

    Presidente DONINI

    A questo proposito, mentre invito - perché nel frattempo ha chiesto di intervenire - Annalisa Amadori ad avvicinarsi, vorrei chiarire un aspetto tecnico-procedurale: dal momento che la Commissione ha scelto l’abbinamento di questi tre testi e ha scelto il testo base, che è il testo Monari, Meo e altri, numerato come 3598, le osservazioni, le integrazioni, le proposte di emendamento vanno predisposte riferite a questo testo, perché questo è il testo base; gli altri due testi non sono in discussione. Questo per chiarirsi perché sono arrivate emendamenti e osservazioni agli altri testi che non sono il testo base.

    Noi gli interventi li avremmo chiusi, però se qualcuno chiede di intervenire lo facciamo intervenire perché è nostro costume far parlare tutti, però se entro l’intervento della signora Annalisa Amadori non ci sono altre richieste, terminato il suo intervento, daremo la parola a Defranceschi per fare le sue conclusioni e sospenderemo la seduta.

     

    Annalisa AMADORI (Resp. LAV Bologna)

    Vorrei solo ribadire quello che hanno detto i miei compagni di lavoro e di viaggio rispetto alle norme sulle detenzioni per i privati. Noi siamo assolutamente favorevoli all’emanazione di norme da questo punto di vista e ci auguriamo che parallelamente al divieto di detenzione a catena sia proprio elaborata anche una delibera attuativa che riprenda tutte le norme, anche perché in tanti regolamenti comunali sono già in vigore norme che danno indicazioni dal nostro punto di vista quantomeno dignitose per le condizioni in cui sono detenuti questi animali, e non solo dei cani, almeno il regolamento comunale di Bologna e altri a cui abbiamo partecipato hanno norme che veramente spaziano ad ampio raggio. Purtroppo non è possibile prendere in considerazione il benessere degli animali da reddito, per ora, però per tutti gli altri direi che c’è una normativa abbastanza completa e quindi ci sono già dei riferimenti. Mi associo quindi a quello che diceva Pianazzi, che mi ha preceduto, siamo assolutamente disponibili a proporre un testo base da poter poi essere preso in discussione e mi auguro approvato.

    Un’altra cosa che volevo sottolineare è che è stato citato spesso l’accordo Stato-Regioni e anche il riferimento alle misure degli spazi per ogni singolo animale: l’articolo a cui si fa riferimento è l’articolo 5 “Commercio, allevamento, addestramento e custodia a fini commerciali”, quindi non c’entra nulla con la detenzione dei privati e secondo noi non può essere assolutamente preso a riferimento; misure che sono purtroppo state approvate per il commercio, che secondo noi sono assolutamente troppo costrittive per gli animali, non possono essere previste per animali che vi passeranno tutta la loro vita, non come negli istituti di commercio e allevamento un periodo, si spera più temporaneo possibile. Per questo c’è l’esigenza di normare tutto quello che è la detenzione privata.

    Nel ringraziare per l’aver recepito, devo dire che la Regione Emilia-Romagna si è spesso dimostrata molto ricettiva rispetto alle nostre proposte e io penso che il fatto di essere la prima Regione che ha fatto determinati passi o la Regione che ha la normativa migliore debba essere solo vista come un aspetto positivo, non come aspetti capestro per tutto quello che comporta l’adeguamento.

    Altra cosa fondamentale è che veramente, come diceva Davide Battistini, se uno non commette un illecito non è sanzionato, l’importante è non commettere l’illecito; sono d’accordissimo che sia importante l’informazione più capillare possibile e questo noi come associazione abbiamo sempre cercato di farcene carico, anche in collaborazione con la Provincia, con la Regione e quindi su questo io prometto un impegno a una informazione più capillare possibile, ma non per questo la difficoltà di informare i cittadini può essere un elemento che ci ostacola ad emanare una normativa più avanzata.

    Ultima cosa, questa è una proposta: io lavoro in ospedale e tante volte le persone ricoverate anche per lungo tempo - lavoro in un reparto di riabilitazione, quindi da me stanno anche dei mesi ricoverate - sentono moltissimo la mancanza di poter ricevere la visita del loro cane, del loro gatto. Perché questi animali, se sono certificati, accompagnati da un certificato che ne assicura la buona salute da un punto di vista veterinario, non possono entrare, come un bambino, come la sorella, come la mamma a trovare la persona ricoverata? Perché penso che se io fossi in quelle condizioni avrei veramente anche un grosso beneficio avere il mio cane che mi viene a trovare insieme alla mia mamma o al mio amico.

    E così anche nelle case di riposo: abbiamo avuto a Bologna delle esperienze positive di animali introdotti all’interno delle case di riposo, tutelati nel modo migliore possibile, ma che diventavano proprio la compagnia di persone che tante volte non hanno nessun altra compagnia. Quindi anche questo se fosse preso in considerazione a me piacerebbe molto.

     

    Consigliere DEFRANCESCHI (relatore)

    Abbiamo tutti fortemente voluto questa udienza conoscitiva e credo che non è scontato nell’iter dei progetti di legge, una volontà comune c’è stata. Credo che questa mattinata ha dimostrato che avevamo ragione, nel senso che, per citare l’ultimo intervento, vedo molto l’utilità di un confronto come pure la nascita di proposte a seguito di tutte le critiche che ci possono stare. Lo dico senza retorica, dato che non mi appartiene minimamente, credo si sia colto anche stamattina la difficoltà di quello che può essere definita l’arte della politica, nel senso che qualunque cosa si faccia ovviamente si vanno a toccare interessi che sono diversi, difficoltà anche di comprensione tra diverse parti.

    Penso che anche con questo progetto di legge, per quanto possa essere magari semplice, si vanno a toccare le sensibilità che sono ampiamente diffuse nella popolazione per quanto riguarda il benessere animale, alle quali voglio sperare che non si contrappongano, sicuramente vanno considerate nell’insieme, anche le esigenze di chi in questo mercato, in questo settore ci lavora, che ne ha quindi un reddito o lo fa per esempio per passione senza guadagnarci assolutamente nulla. Questa è sicuramente una difficoltà e credo che questo sia compito, responsabilità nostra, di tutti i consiglieri che oggi, secondo me, vista la loro partecipazione, hanno avuto delle indicazioni molto interessanti.

    Chiudo con una piccola soddisfazione perché credo che tutti quanti abbiano colto la portata, il livello - che non possiamo definire storico, perché questo paese avrebbe bisogno di altri interventi storici per uscirne - il grado di innovazione culturale che, cambiando poche parole, si può fare anche all’interno di un tema, che magari secondo alcuni può essere definito marginale, e spero che questo possa essere da traino per altre Regioni e anche per un livello nazionale di un cambio di passo. Vi ringrazio tutti e restiamo in contatto nei modi che abbiamo descritto.

     

     

    La seduta termina alle ore 12,15.

     

    Approvato nella seduta del 5 marzo 2013.

     

    La Segretaria

    La Presidente

    Nicoletta Tartari

    Monica Donini

     

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