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Legislatura X- Atto di indirizzo politico ogg. n. 6654

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione per invitare la Giunta ad aprire un confronto con le Università Regionali e l'Ufficio Scolastico Regionale affinché, all'interno dei loro Corsi di laurea si progettino e si realizzino percorsi formativi dedicati all'apicoltura, a sensibilizzare le istituzioni e gli apicoltori avviati al percorso di formazione specialistica in materia di tutela e salvaguardia dell'ape italiana, a sostenere l'attivazione di progetti e iniziative per l'acquisizione e la divulgazione delle conoscenze sulla razionalizzazione e sull'aumento dell'efficienza del servizio di impollinazione, tutelando inoltre il miele comunitario contro le frodi. (13 06 18) A firma dei Consiglieri: Serri, Caliandro, Lori, Bessi, Marchetti Francesca, Torri, Taruffi, Calvano, Poli, Zappaterra, Campedelli, Prodi, Rontini, Tarasconi, Bagnari, Cardinali, Zoffoli, Rossi

Testo:

L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Premesso che:

 

  • il settore dell’apicoltura in Italia è molto importante, certificando 1,2 milioni di alveari in Italia distribuiti nelle varie regioni (2,5 milioni sono quelli negli USA) e 45.000 apicoltori censiti dei circa 70.000 stimati, di cui circa 20.000 fanno dell’apicoltura una professione o una fonte di reddito significativa;
  • l’apicoltura nel 2017 in Italia è stata stimata con giro di affari di 150-170 milioni di euro per la vendita dei vari prodotti ottenuti, quali: miele, cera, propoli, polline, pappa reale, veleno d’api. Il 76% degli apicoltori produce miele di Acacia, che è fra i tipi di miele che rendono di più dal punto di vista dei volumi prodotti, seguito da Castagno (62%), Melata (35%), e Millefiori (31%);
  • in Emilia-Romagna sono presenti 104.556 alveari (poco meno del 10% del totale italiano) con una produzione di 2.677 tonnellate di miele (il 12% del totale);
  • che a questi indicatori economici è da aggiungersi il valore dei servizi eco-sistemici che le api recano mediante il servizio di impollinazione che vede peraltro la Regione Emilia-Romagna storicamente all’avanguardia nel rapporto tra apicoltori e agricoltori e nei servizi produttivi che da questa interazione derivano all’intera economia agricola regionale;

 

Considerato che:

 

  • la struttura produttiva è molto frammentata con un numero di alveari per operatore ben inferiore alla media comunitaria, segno della presenza di molte imprese di piccole o piccolissime dimensioni con capacità professionali spesso molto differenziate;
  • l’Italia è certamente un Paese che ben si presta a sviluppare un’attività di apicoltura grazie all’ampia varietà di fioriture a disposizione (utili a produrre ben 51 tipologie di miele differente);
  • tale predisposizione può essere utilizzata per sviluppare strategie di valorizzazione economica del miele e dei prodotti dell’alveare del territorio regionale;
  • sono presenti sul territorio regionale centri di ricerca specializzati (CREA-AA sezione apicoltura, che è l'ente di riferimento tecnico-scientifico per tutte le attività apistiche);
  • è mutato il quadro normativo nazionale, con la promulgazione della Legge 313/2004 la quale all’articolo 2 (Definizioni) recita: 1. “La conduzione zootecnica delle api, denominata “apicoltura”, è considerata a tutti gli effetti attività agricola ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile, anche se non correlata necessariamente alla gestione del terreno.” 2. “Sono considerati prodotti agricoli: il miele, la cera d’api, la pappa reale o gelatina reale, il polline, il propoli, il veleno d’api, le api e le api regine, l’idromele e l’aceto di miele”;

 

Preso atto che:

 

  • l’indagine dell’osservatorio Nazionale del Miele evidenzia come il comparto produttivo sia avviato in maniera significativa verso la produzione biologica, anche alla luce di un mercato, non solo nazionale, che identifica nel miele un prodotto naturale, biologico per definizione, indipendentemente dalle certificazioni;
  • l’Italia è al vertice mondiale sia nel comparto dell’apicoltura – che la vede detentrice di una razza di api (Spinola, 1806) nota e diffusa nel mondo come la più produttiva, mansueta, adattabile ai mutamenti climatici e resistente alle patologie – sia come numero di aziende e superfici coltivate a biologico e tale mercato ha ormai indicato la via, lenta e silenziosa, di una rivoluzione dei consumi verso alimenti a maggior contenuto di sostenibilità;
  • attualmente circa un decimo degli apicoltori è certificato per la produzione biologica, ma un’altra importante percentuale attua le medesime tecniche di allevamento pur rinunciando alla certificazione. Si stima infatti che un terzo dei produttori sia a biologico;

 

Evidenziato che:

 

  • le api sono un bio-indicatore per l’ambiente, mentre la produzione di miele, con le sue aziende tutte uguali e tutte diverse nella tipologia del prodotto che realizzano, sono un bio-indicatore sociale di quel mondo che crede in una competizione che non si traduca solo in una rincorsa all’abbattimento dei costi e alla massimizzazione del profitto;
  • non si può pensare infatti di utilizzare le stesse logiche per imprese che richiedono grandi investimenti e che implicano business dai grandi numeri per poter raggiungere il break even, ma che credono invece possibile un equilibrio economico generato da un armonico equilibrio ambientale;
  • è importante tutelare e salvaguardare il patrimonio apistico e delle popolazioni locali di Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806) anche attraverso misure utili a preservare la nostra biodiversità;

 

Considerato inoltre che:

 

  • l’apicoltura può costituire un’opportunità di sviluppo economico, culturale, sociale e ambientale. È però un’opportunità non scontata, da coltivare con passione, competenza e impegno. Non lascia spazio a improvvisazione;
  • i mutamenti delle condizioni ambientali segnatamente i cambiamenti climatici, la riduzione della biodiversità ed in alcuni casi una applicazione di fitofarmaci poco attenta, stanno mettendo in grande difficoltà l’apicoltura italiana. La stagione dello scorso 2017 è stata disastrosa per il comparto, segnando un vero e proprio record negativo, complice la siccità ma anche le gelate di aprile, così come gli incendi che hanno devastato il Paese nei mesi estivi (sono state colpite particolarmente le regioni settentrionali) e si sono registrati cali estremamente significativi anche nella produzione di polline e pappa reale;
  • secondo la FAI-Federazione Apicoltori Italiani, nella sua veste di Centro di Riferimento Tecnico per la Salvaguardia dell’Ape Italiana, che sul territorio dell’Emilia-Romagna trova numerose aziende impegnate nella selezione a fini commerciali di api regine e che richiede pertanto azioni mirate al mantenimento in purezza della sottospecie di Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806).

 

Ritenuto che:

 

  • il miele può fare come in questi anni ha fatto il vino, cercando alleanze sul territorio che consentano di creare isole di qualità ambientale dove prodotti di eccellenza lavorino sinergicamente per trovare una via sostenibile allo sviluppo;
  • per ridurre la possibilità di errori professionali o imprenditoriali “è fondamentale avvicinarsi all’apicoltura con prudenza. Un progetto prudente che deve prevedere un percorso professionalizzante prima di cimentarsi con l’allevamento in proprio. Un progetto prudente è il presupposto per vivere l’apicoltura, per passione o per reddito, con le gratificazioni che essa è in grado di offrire;

 

Preso altresì atto che:

 

  • sono state affrontate a livello comunitario alcune importanti criticità, rappresentate dal difficile rapporto della chimica con l’agricoltura, partendo dalla scottante questione dei pesticidi molto usati in agricoltura che risultano molto tossici per tanti insetti, tra cui le api;

 

Valutato positivamente che:

 

  • una Risoluzione del 27 aprile 2018 dell’UE ha abolito l'uso dei neonicotinoidi (Imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam), giudicati dannosi per le api: non saranno più utilizzabili in pieno campo dalla fine del 2018. Verranno vietati tutti gli usi all''aperto delle tre sostanze e l’utilizzo sarà permesso solo nelle serre permanenti, dove non è prevista l''esposizione alle api;
  • inoltre recentemente (marzo 2018) il Parlamento Europeo ha approvato una importante risoluzione a sostegno dell'apicoltura, che prevede l’obbligo dell’origine in etichetta, la guerra alle adulterazioni, più risorse al settore e difesa delle api dalle criticità ambientali e dall’inquinamento degli ecotipi e del patrimonio apistico locale;
  • la Regione Emilia-Romagna è da tempo impegnata nella riduzione dei problemi di convivenza tra i settori agricolo ed apistico, e ne è la prova il Protocollo siglato a Cesena il 27 gennaio 2017 tra mondo apistico e rappresentanti del mondo sementiero;
  • così come è opportuno segnalare con favore l’analogo Accordo siglato al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) il 24 ottobre 2017 con la partecipazione anche delle rappresentanze del settore dell’ortofrutta.

 

Ritenuto infine che:

 

  • la scelta migliore, tra quelle possibili, per iniziare un percorso di apicoltura produttiva è, oltre ad acquisire un’apposita formazione scolastica e/o universitaria, oltre che eventualmente partecipare ad un corso organizzato da associazioni autorevoli con docenti qualificati che adottano metodologie didattiche innovative e professionalizzanti;
  • sarebbe inoltre opportuno formare figure tecniche addette al controllo della filiera a supporto degli operatori

 

Tutto ciò premesso e considerato

L’Assemblea Legislativa

esprime soddisfazione

 

per l’approvazione della Risoluzione che ha abolito l’uso di pesticidi neonicotinoidi in ambito europeo, come chiesto anche dal nostro Paese e che, insieme alle azioni di tutela delle popolazioni autoctone di api italiane presenti, consentirà un rafforzamento dello sviluppo del settore;

 

invita la Giunta

 

  1. ad aprire un confronto con le Università Regionali e l’Ufficio Scolastico Regionale affinché, all’interno dei loro Corsi di laurea (quali Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari Medicina Veterinaria, Scienze Naturali, Scienze Biologiche) e della programmazione didattica degli Istituti tecnici e professionali agricoli, si progettino e si realizzino percorsi formativi dedicati all’apicoltura con la finalità di:

-          formare competenze adeguate in particolar modo alla gestione sanitaria degli alveari;

-          formare ed approfondire aspetti di gestione, di razionalizzazione e di diversificazione delle produzioni dell’alveare anche in base alla vocazione dei diversi territori;

  1. sensibilizzare le istituzioni e gli apicoltori avviati al percorso di formazione specialistica in materia di tutela e salvaguardia dell’ape italiana, nello specifico la sottospecie Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806) che in Emilia-Romagna è oggetto di allevamenti specialistici di rilevanza nazionale ed internazionale.
  2. sostenere l’attivazione di progetti e iniziative per l’acquisizione e la divulgazione delle conoscenze sulla razionalizzazione e sull’aumento dell’efficienza del servizio di impollinazione tramite l’uso delle api anche attraverso un miglioramento delle specie coltivate che contemplino una maggiore attrattività nei confronti dei pronubi;
  3. l’approfondimento della ricerca al fine di trovare soluzioni capaci di tutelare il patrimonio apistico minacciato dai cambiamenti climatici e dalle moderne tecniche di coltivazione agricola realizzate anche con l’utilizzo di agenti inquinanti;
  4. a sostenere nelle sedi opportune, prima tra tutte in quella europea, un’azione per la tutela del miele comunitario contro le frodi.

 

 

Serri Luciana

Caliandro Stefano

Lori Barbara

Bessi Gianni

Marchetti Francesca

Torri Yuri

Taruffi Igor

Calvano Paolo

Poli Roberto

Zappaterra Marcella

Campedelli Enrico

Prodi Silvia

Rontini Manuela

Tarasconi Katia

Bagnari Mirco

Cardinali Alessandro

Zoffoli Paolo

Rossi Nadia

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